Voicu2014 Gematria e Acrostico Di Adamo Nuovi Testimoni

April 4, 2018 | Author: Apocryphorum Lector | Category: Book Of Enoch, Latin, Greek Language, Religion And Belief, Languages


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Sever J. VOICU Roma GEMATRIA E ACROSTICO DI ADAMO : NUOVI TESTIMONI This note supplements an article on the same subject published in Apocrypha in 2007. It discusses new bibliographical items, but also some previous research which had escaped the author’s attention. Two final paragraphs deal with topics neglected in 2007, namely, the spreading of the acronym across the vernacular languages of Western Europe and its « translation » into Latin, attempted around the year 1200 by Pope Innocent III. Cette note est pour l’essentiel un complément à un article publié icimême en 2007, avec une présentation de la bibliographie récente, mais aussi de recherches plus anciennes qui avaient échappé à l’auteur. Elle met en valeur aussi deux thèmes qui avaient été négligés en 2007 : la transmission de l’acrostiche d’Adam dans les langues vernaculaires de l’occident européen et sa « traduction » en latin par le pape Innocent III vers l’an 1200. Dato il suo enorme valore simbolico, non è sorprendente che la figura di Adamo, il biblico progenitore del genere umano, sia stata oggetto di svariate speculazioni nella tradizione giudeocristiana. Anzitutto, il nome di Adamo ha condiviso la sorte di altri personaggi scritturistici ed è stato interpretato ricorrendo a spiegazioni etimologiche, più o meno fondate. Semmai, nel suo caso si può osservare che le etimologie sono particolarmente numerose, come rivela questo passo tratto dal repertorio, tuttora insuperato, di Wutz, che ne elenca ben dieci : Ἀδὰμ γῆ σαρκουμένη ἢ μαρτυρία ἢ γηγενὴς ἢ ἄνθρωπος ἢ χοῦς ἢ μέχρι ποῦ ἢ γῆ ἐρυθρὰ ἢ αἷμα ἢ ὁμοίωσις ἢ αὐτόχθων ἐκ τῆς αὐτῆς ἐρυθρᾶς γῆς (βελτίων ταύτης, οὐκ ἔστιν ἄλλη) 1. 1. F. Wutz, Onomastica sacra : Untersuchungen zum Liber interpretationis nominum Hebraicorum des hl. Hieronymus. I : Quellen und System der Onomastika ; II : Texte und Register (Texte und Untersuchungen, 41, 1-2), Leipzig 1914-15, II, p.  685, la cui punteggiatura è stata leggermente modificata. 10.1484/J.APOCRA.5.103631 Apocrypha 25, 2014, p. 181-193 182 S. VOICU Adamo è terra trasformata in carne 2 (1), oppure testimonianza (2), oppure nato dalla terra 3 (3), oppure uomo (4), oppure terra (5), oppure fin dove ? (6), oppure terra rossa (7), oppure sangue (8), oppure somiglianza (9), oppure nato da quella stessa terra rossa (10), di cui non ve ne esiste un’altra migliore. Ma il nome di Adamo è stato oggetto anche di altri tipi di speculazioni che si fondano sulla forma greca ΑΔΑΜ. Si tratta, da un lato, di una gematria, che assume i valori numerici delle lettere greche che compongono la parola, il cui totale è 46 ; dall’altro, di un acrostico formato a partire dalle iniziali dei quattro punti cardinali in greco (ἀνατολή, δύσις, ἄρκτος e μεσημβρία). Se il ricorso alla gematria è abbastanza frequente, nella tradizione giudeocristiana, ma anche in quella pitagorica, per spiegare la natura di un nome 4, non si può dire altrettanto dell’uso dell’acrostico, di cui non si conoscono altri esempi applicati a personaggi biblici 5. Nel 2007 chi scrive ha tentato di ricostruire la storia e la diffusione dell’acrostico, passando in rassegna le fonti note 6. Queste erano, ma limitatamente alla più antica tradizione latina, anche le uniche che trasmettevano la gematria. Trattandosi di un tema tutto sommato marginale, è abbastanza sorprendente che, a meno di un decennio dall’articolo originale, un aggiornamento non appaia superfluo, per l’accumulazione di documentazione vecchia (non reperita al momento opportuno) e nuova. Prima però di presentare queste testimonianze può essere opportuno riassumere le principali articolazioni del lavoro del 2007. L’acrostico di Adamo : 1) è attestato per la prima volta dagli Oracula Sibyllina (ii secolo a.C.), nello stesso ambiente in cui probabilmente è sorto : il giudaismo ellenistico alessandrino ; 2)  verso la metà del iii secolo d.C. l’acrostico si ritrova nell’Africa romana, associato alla gematria ; 3)  questo ramo della tradizione latina è stato ripreso da 2.  Vale a dire « incarnata ». 3.  Questo è il senso etimologico di γηγενής. Tuttavia, nella tradizione patristica il termine diventa sinonimo di « mortale ». 4.  In questo senso ci si può accontentare di rinviare all’Apocalisse giovannea. La bibliografia sulla gematria sembra piuttosto scarsa e non molto attendibile. Comunque, si veda F.  Dornseiff, Das Alphabet in Mystik und Magie, 2. Aufl. (Στοιχεῖα, 7), Leipzig – Berlin 1925 [= Leipzig 1979]. Altra bibliografia viene menzionata da Paola Marone, « L’acrostico ΑΔΑΜ e la ghematria nella letteratura cristiana antica e medievale », Rivista Biblica 63 (2013), p. 225-246, qui p.  229, nota  41. 5.  Tranne forse il caso, non del tutto comparabile, di ΙΧΘΥΣ = Ἰησοῦς Χριστὸς υἱὸς θεοῦ σωτήρ, sul quale si vedano i lavori di Franz Joseph Dölger, in particolare Das Fisch-Symbol in Frühchristlicher Zeit. ΙΧΘΥΣ als Kürzung der Namen Jesu ΙΗΣΟΥΣ ΧΡΙΣΤΟΣ ΘΕΟΥ ΥΙΟΣ ΣΩΤΗΡ, 2. verm. Aufl., Münster in West. 1928 (Ιχθύς,  1). 6. S.J.  Voicu, «  Adamo, acrostico del mondo  », Apocrypha 18 (2007), p. 205-229. GEMATRIA E ACROSTICO DI ADAMO 183 Agostino (†  430), il quale è diventato a sua volta la fonte privilegiata della tradizione latina posteriore (ma spesso con l’omissione della gematria) ; 4)  nella tradizione latina più tardiva e in quella slava, che ne dipende, i termini greci che designano i quattro punti cardinali sono stati traslitterati, anche se, con il tempo, sono stati deformati in maniera più o meno vistosa ; comunque il loro significato è mutato, poiché sono passati a indicare i nomi di quattro stelle collocate alle quattro estremità del mondo ; 5)  la tradizione greca dell’acrostico è piuttosto povera, ma si estende fino al xvi secolo ; 6) la tradizione latina viene rielaborata probabilmente in Irlanda, forse già nel vii  secolo, quando l’acrostico viene associato stabilmente al trattatello De plasmatione Adam, che descrive la composizione dell’essere umano a partire da otto elementi ; 7) prima del xiii  secolo questa nuova redazione è stata tradotta dal latino in paleoslavo, diventando nel xv secolo la fonte di un’interpolazione tardiva del cosiddetto Enoch slavo. Ebbene, quasi tutti questi punti sono stati oggetto di aggiornamenti, talvolta consistenti, nella letteratura recente. Inoltre, verranno toccate due nuove direttrici trascurate nel 2007 : la diffusione dell’acrostico nelle lingue medievali dell’Europa occidentale, nonché la sua « traduzione » in latino. L’inossidabile mito dell’Enoch slavo A questo punto è necessario, forse indispensabile, premettere un’osservazione, anzi un lamento : spesso, in barba a quanto risulta inequivocabilmente dall’edizione critica, il cosiddetto Enoch slavo (detto anche II Enoch o Libro dei misteri di Enoch) viene ancora citato come un testimone antico dell’acrostico. Quest’opera, composta forse in una lingua semitica, sopravvive soltanto in una versione paleoslava eseguita nel x-xi secolo su un testimone greco perduto. Da questa traduzione derivano due recensioni slave, una breve, che è quella che si avvicina di più al modello greco, e una lunga, che è il risultato di un rimaneggiamento tardivo, caratterizzato soprattutto da numerose e lunghe interpolazioni, operato in ambiente bulgaro-serbo verso la fine del xv secolo 7. La traduzione inglese di entrambe le recensioni è stata pubblicata da Charles su colonne parallele 8. 7.  Si veda A. Vaillant, Le Livre des secrets d’Hénoch. Texte slave et traduction française, 2e éd. (Textes publiés par l’Institut d’Études slaves, 4), Paris 1976 [= 1952], p.  XXI-XX. Si corregga Voicu, « Adamo », p. 224, dove la recensione lunga è stata attribuita all’area moldava, che è invece soltanto l’ambito geografico-culturale in cui è stato trascritto il manoscritto che la tramanda. 8. Vedi R.H.  Charles, The Apocrypha and Pseudepigrapha of The Old Testament in English…, I. Apocrypha ; II. Pseudepigrapha, Oxford 1913, II, p.  431-469, qui p.  449. 184 S. VOICU Assieme ad altre aggiunte della recensione lunga, il passo relativo all’acrostico 9, che, come nella tradizione latina, è associato all’opuscolo De plasmatione Adam, è stato espunto nella edizione critica di André Vaillant 10. Vaillant ha peraltro segnalato, sia pure senza entrare in dettagli, le fonti di alcune aggiunte della recensione lunga 11. Sulla scorta delle indagini di Anissava Miltenova 12, si può ormai affermare che il revisore dell’Enoch slavo ha utilizzato una recensione paleoslava di domande e risposte su questioni teologico-esegetiche, nella quale l’acrostico era già associato al De plasmatione Adam. Poiché però questo opuscolo è sconosciuto in greco, mentre in latino la sua associazione con l’acrostico è anteriore alla fine del vii  secolo, è evidente che la trafila slava dipende per forza da un modello latino 13. Tuttavia, senza nessun accenno all’esistenza di un problema critico, l’interpolazione viene citata a riprova dell’antichità dell’acrostico, sia da Andrei A. Orlov 14, sia da Paola Marone 15. Pur consapevole della divergenza fra le due recensioni slave, Silviu N.  Bunta, finisce per assumere la stessa posizione di Orlov 16. 9.  Capitolo 11 nella numerazione di Vaillant, ma capitolo 30, 13 di Charles e [31] della traduzione del 1987. 10.  Vaillant, Le Livre des secrets d’Hénoch, p. 101. Si veda inoltre A. Vaillant – M. Philonenko, «  Le Livre des secrets d’Hénoch », La Bible. Écrits intertestamentaires, I, éd. A. Dupont-Sommer – M. Philonenko et alii, Paris 1987, p. 1165-1223, qui p. 1192 : « Les chapitres XXXI et XXXII n’existent pas dans le texte court ». 11.  Vaillant, Le Livre des secrets d’Hénoch, p. XVI-XVII. 12.  Vedi A. Miltenova, Erotapokriseis.Съчиненията от кратки въпроси и отговори в старобългарската литература, Sofija 2004. 13.  Si veda Sever J. Voicu, « D’Alexandrie aux Balkans : à propos du Livre des secrets d’Hénoch (Charles 31 = Vaillant 11)  », Conférence scientifique internationale « Le centenaire de la naissance du prof.  Ivan Dujčev », Varna, 5-7 octobre 2007 (= Annuaire de l’université de Sofia « St. Kliment Ohridski ». Centre de recherches slavo-byzantines « Ivan Dujčev », 97 [16]), 2011, p.  11-25. 14.  Andrei A. Orlov, « “Without Measure and Without Analogy” : The Tradition of the Divine Body in 2 (Slavonic) Enoch », The Theophaneia School : Jewish Roots of Eastern Christian Mysticism (Scrinium, 3), Sankt-Petersburg 2007, p.  233-258, qui p.  241-243. L’autore deduce dall’interpolazione che « 2 Enoch […] might have been composed […] in the Alexandrian Diaspora of the first century CE ». 15.  Marone, « L’acrostico ADAM e la ghematria », p. 226. Nello stesso contesto l’autrice sembra difendere l’alta antichità del De plasmatione Adam. 16. Silviu N. Bunta, « Too Vast to Fit in the World : Moses, Adam, and tzelem elohim in the Testament of Moses 11 :8 », The Theophaneia School : Jewish Roots of Eastern Christian Mysticism (Scrinium, 3), Sankt-Petersburg 2007, p.  258-278, qui p.  263-265. Si veda, in riferimento al capitolo 31 : « […] suffice to say, at the present stage of the research on 2 Enoch, that the tradition behind the text dates from before 70 C.E. » GEMATRIA E ACROSTICO DI ADAMO 185 Con qualche esitazione, Johannes Magliano-Tromp sembra accettare le conclusioni di Vaillant circa la seriorità della versione lunga, pur senza nascondersi che, se le interpolazioni tardive vengono tralasciate, l’immagine di Adamo che ne deriva è profondamente diversa 17. La leggenda urbana del De pascha computus La nascita di un secondo mito è più recente. Come afferma correttamente Cerbelaud in un primo articolo 18, il trattato pseudociprianeo De pascha computus trasmette soltanto la gematria 19. In un secondo momento, per ragioni ignote, Cerbelaud addita lo scritto tra i testimoni dell’acrostico : « L’acrostiche du nom d’Adam aura un grand succès […] Dans la tradition latine, outre […] un autre écrit également attribué à Cyprien […] le De Pascha computus, les auteurs suivants l’attestent […] » 20. Forse indipendentemente, la stessa affermazione viene ripetuta da Paola Marone : « Due sono le opere che ci sono giunte sotto il nome dello Pseudo-Cipriano in cui compare l’acrostico ΑΔΑΜ in associazione alla ghematria, ovvero il De duobus montibus Sina et Sion e il De Pascha computus » 21. L’origine giudaicoellenistica L’acrostico, che poggia sulla forma greca ΑΔΑΜ e si ricollega ai nomi greci dei quattro punti cardinali, deve essere sorto per forza in un ambiente grecofono in cui circolavano tradizioni giudaiche. L’area principale in cui si è diffuso il giudaismo ellenistico è stata Alessandria 22 17. Johannes Magliano-Tromp, « Adamic Traditions in 2 Enoch and in the Books of Adam and Eve », New Perspectives on 2 Enoch : No Longer Slavonic Only. Edited by Andrei A. Orlov and Gabriele Boccaccini ; associate editor : Jason M. Zurawski (Studia Judaeoslavica, 4), Leiden 2012, p.  283-304, qui p.  286-289. A p.  288 si corregga l’affermazione secondo la quale il De plasmatione Adam risalirebbe al ix secolo. 18. D. Cerbelaud, « Le nom d’Adam et les points cardinaux : recherches sur un thème patristique », Vigiliae christianae 38 (1984), p.  285-301, qui p.  292293. 19.  De pascha computus 15 : G. Hartel, S. Thasci Caecili Cypriani opera omnia. III (Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum, 3, 3), Vindobonae 1871, p. 263. 20. D. Cerbelaud, « Thèmes de la polémique chrétienne contre le judaïsme au iiie  siècle : le De montibus Sina et Sion », Revue des sciences philosophiques et théologiques 91 (2007), p.  711-729, qui p.  721. 21.  Marone, « L’acrostico ADAM e la ghematria », p. 230. 22.  Senza però dimenticare che la diaspora giudaica si è diffusa in altre zone del mondo mediterraneo, come la Siria oppure Roma. Le più antiche testimonianze dell’acrostico in ambito grecofono non sono di molto aiuto : se Zosimo (anche se il passo fosse interpolato) sembra puntare verso l’Egitto e la misteriosofia, Severiano di Gabala favorirebbe un entroterra siriaco. Questa 186 S. VOICU e non sembra un caso che il più antico testimone dell’acrostico sia un testo di probabile origine alessandrina, gli Oracula Sibyllina 23. Un’interessante novità riguarda la messa in luce di eventuali connessioni tra l’acrostico e il giudaismo rabbinico 24. Alcuni contributi recenti hanno individuato la permanenza in aramaico di motivi che sembrano derivati dall’acrostico o comunque affini ad esso 25. Anche se i paralleli addotti non sembrano particolarmente convincenti, si tratta di un aspetto degno di ulteriori ricerche, che investe il complesso tema degli influssi greci sulla cultura ebraica, poiché l’apocrifo è impossibile in una lingua semitica, e la sua presunta derivazione dalla versione greca dei Settanta è perlomeno problematica) 26. La gematria in greco La gematria è la somma dei valori numerici greci delle quattro lettere che compongono il nome ΑΔΑΜ, cioè Α = 1, Δ = 2, Α = 1, Μ = 40, per un totale di 46. L’interpretazione fornita dal trattato pseudociprianeo De duobus montibus Sina et Sion 27 riferisce questa cifra ai quarantasei anni richiesti dalla costruzione del Secondo Tempio secondo il Vangelo di Giovanni (2,19-21). Poiché però il passo evangelico non sembra dipendere da fonti giudaiche 28, è probabile che l’intervallo temporale sia di origine cristiana. Comunque l’associazione tra la gematria e l’acrostico è evidentemente secondaria e occasionale, provocata dalla comunanza dell’argomento piuttosto che da quella dell’ambito di produzione. seconda localizzazione verrebbe confortata dalla circolazione (non chiarissima, a dire il vero) dell’acrostico nel giudaismo rabbinico. Tuttavia, vista la diffusione carsica del tema, forse è meglio sospendere il giudizio sulla sua origine. 23. Ovviamente, trattandosi di un testo poetico, il presunto « errore » nella sequenza dei punti cardinali, segnalato da Bunta, « Too Vast to Fit in the World », p. 263, non sussiste, ma va addebitato a ragioni metriche. 24.  Sull’uso degli acrostici in ambiente giudaico (compresi i riferimenti ad Adamo), si veda anche P. Farinella, « L’esaltazione della croce tra scrittura e gematria », Sapienza della Croce 19 (2003), p. 327-350, su www.paolofarinella. eu/linked/ l_esaltazione%20croce-%20tra%20scrittura%20e%20gematr%ECa.pdf (consultato settembre 2014). 25. Vedi Orlov, « “Without Measure and Without Analogy” », p.  243-244, il quale menziona Gen. Rabbah, 8, 1, Pirke de Rabbi Eliezer 11 e altri passi analoghi. Si veda anche Bunta, « Too Vast to Fit in the World », p. 266-267. 26.  Per un diverso parere sulle fonti bibliche dell’acrostico si veda D. Cerbelaud, « Le nom d’Adam » ; Id., « Thèmes de la polémique chrétienne », p. 721. 27.  Cap. 4 : C. Burini, Pseudo Cipriano, I due monti Sinai e Sion. De duobus montibus (Biblioteca patristica, 25), Firenze 1994, p. 152-157. 28. O, almeno, non risulta dalla raccolta di H.L. Strack – P. Billerbeck, Kommentar zum Neuen Testament aus Talmud und Midrasch. II. Das Evangelium nach Markus, Lukas und Johannes und die Apostelgeschichte erläutert aus Talmud und Midrasch, München 1924, p. 411-412, ad loc. GEMATRIA E ACROSTICO DI ADAMO 187 Fino al 2007, nonostante le sue ovvie connessioni con la cultura greca, la gematria era nota soltanto da fonti latine 29. In quello stesso anno è stata pubblicata l’edizione critica del tardivo Trattato sui misteri delle lettere egizie 30, il cui capitolo finale riporta la prima (e finora unica) attestazione della gematria in greco. Al pari della tradizione latina, il passo greco la combina con l’acrostico e forse anche con la formazione di Adamo a partire dai quattro elementi della fisica classica 31. Ἀδὰμ αὐτὸν ὁ θεὸς προσαγορεύσας τῶν τεσσάρων περάτων τῆς κτίσεως τῆς ἐκ τεσσάρων στοιχείων συγκειμένης στάσεως συναναφέρεται. Τὸ μὲν γὰρ Α σημαίνει ἀνατολήν, τὸ δὲ Δ σημαίνει δύσιν, τὸ δὲ ἄλλον Α δηλοῖ τὴν ἄρκτον, τὸ δὲ Μ || τὴν μεσημβρίαν σημαίνει. Ὅθεν καὶ ὁ ἐν Ἱεροσολύμοις ναὸς ἐν μς´ ἔτεσιν ᾠκοδομήθη, κατὰ τῇ προσηγορίαν τοῦ προκειμένου ὀνόματος, λέγω δὴ τοῦ Ἀδάμ, τοῦ σημαίνοντος καὶ διερμηνεύσαντος τὰ δ´ πέρατα τοῦ κόσμου· ἀνατολήν, δύσιν, ἄρκτον καὶ μεσημβρίαν· Ἀδὰμ ὄνομα γὰρ ψηφιζόμενον μς´ ἀριθμὸν ἀποτελεῖ· μία καὶ δ´, ε´ καὶ ἄλλη μία, ἰδοὺ ς´ καὶ τὸ Μῦ, μ´, ἰδοὺ τὰ πάντα μς´ 32. 29.  Anzi, addirittura è stato ipotizzato, un po’ affrettatamente, che la gematria potesse essere stata creata da un autore latino che conosceva il greco. Vedi D.  Cerbelaud, « Thèmes de la polémique chrétienne », p.  722 (« Le PseudoCyprien est-il l’inventeur de cette spéculation gématrique ? C’est possible »). Cerbelaud colloca la composizione dell’opuscolo nella prima meta del iii  secolo : « À vrai dire, il n’y a à mon sens aucune raison de situer son écrit plus tard que les années 220 » (p. 726). Per una datazione più precisa (e più convincente) poco dopo il 250, vedi Patricio de Navascués, « De montibus Sina et Sion : judíos, magos y mártires entre apocalíptica y donatismo », Vetera Christianorum 37 (2000), p.  271-315, qui p.  312-313 ; l’acrostico vi viene menzionato a p. 284-285. 30.  Il trattato (o almeno la recensione giunta fino a noi in greco) è posteriore alla diffusione delle opere dello Pseudodionigi, vale a dire ai primi decenni del vi secolo. Lo Pseudodionigi viene menzionato esplicitamente al capitolo 23 ; si veda λέγω δὴ τῶν τῆς ἐκκλησίας μυσταγωγῶν τῶν περὶ τὸν μακάριον Διονύσιόν τε καὶ Κλήμεντα (p.  158, linn. 14-15). Poiché l’intero trattato gira esplicitament attorno a un passo dell’Apocalisse giovannea (vedi Apc 1, 8 e paralleli), la sua origine egizia sembra ragionevolmente sicura. 31. Questo tema, da non confondersi con la più tardiva spiegazione latina della composizione dell’uomo a partire da otto elementi, è esplicito (e mutilo) in un’unica fonte greca : Zosimo, Sulla lettera omega ; vedi Voicu, « Adamo », p. 210-212. Tuttavia, nel Trattato sui misteri la formulazione è ambigua, poiché non consente di discriminare se il termine στοιχεῖον significa « elemento » oppure, più semplicemente, « lettera ». 32. Cordula Bandt, Der Traktat « Vom Mysterium der Buchstaben ». Kritischer Text mit Einführung, Übersetzung und Anmerkungen (Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altchristlichen Literatur, 162), Berlin – New York 2007, p. 202-204 (capitolo 42 ; si veda anche il capitolo 17 : p. 144). Il greco appare problematico nella parte iniziale. Nondimeno, il senso generale non può discostarsi molto da quello della testimonianza, che verrà presentata in seguito, dell’Etymologicum Gudianum. 188 S. VOICU Per dare un nome ad Adamo, Dio riunisce insieme <dalle> quattro estremità del creato la natura eretta ( ?) 33 composta dai quattro elementi / lettere. Infatti l’alfa indica l’oriente, il delta indica l’occidente, l’altro alfa segnala il settentrione e il my indica il meridione. Ed è per questa stessa ragione che il tempio di Gerusalemme è stato edificato in quarantasei anni, secondo la designazione del nome già menzionato, cioè quello di Adamo, di colui che indica e spiega le quattro estremità del mondo : oriente, occidente, settentrione e meridione. Quando si fanno i conti, il nome di Adamo raggiunge il valore numerico quarantasei : uno e quattro uguale cinque ; più uno, ecco sei e, assieme ai quaranta di my, il totale equivale a quarantasei. Particolarmente importante appare un altro testimone africano della gematria, il già menzionato trattato pseudociprianeo De pascha computus, il quale era stato trascurato nel 2007, poiché, come si è visto, non contiene l’acrostico. Restitutum est igitur templum in nomine protoplasti, qui dictus est Adam […] post annos  XLVI. sic autem ostenditur in nomine Adam, cum apud Graecos prima littera nominis eius dicitur a alfa μία, secunda autem delta τέσσαρες, tertia iterum alfa μία, et quarta mi τεσσαράκοντα et sic fit numerus sex et quadraginta 34. Il tempio è stato quindi ricostruito nel nome del protoplasto, che si chiamava Adam […] dopo 46 anni. Infatti, così si manifesta nel nome di Adamo, poiché in greco la prima lettera del suo nome si chiama alfa (cioè) uno, la seconda poi delta (cioè) quattro, la terza nuovamente alfa (cioè) uno e la quarta my (cioè) 40 ; e così si ottiene il numero 46. Rispetto alle formulazioni del Trattato sui misteri delle lettere egizie e dello pseudociprianeo De duobus montibus Sina et Sion, quella del De pascha computus, che è l’unica in cui la gematria non viene associata all’acrostico, oltre a essere quella più antica, sembra quella che più si avvicina al tenore della perduta speculazione primitiva. Nuovi testimoni greci Stando ai risultati dell’articolo del 2007, l’acrostico sembra aver goduto di scarsa popolarità in greco : dopo gli Oracula Sibyllina, è stato possibile elencare soltanto una o due testimonianze di età patristica 35, seguite poi da due passi bizantini e da una glossa slava che dipende verosimilmente dalla tradizione greca. 33.  Il senso di στάσις non è chiaro in questo contesto, dalla sintassi zoppicante. 34.  De pascha computus 15 : G. Hartel, S. Thasci Caecili Cypriani opera omnia. III (Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum, 3, 3), Vindobonae 1871, p. 263. 35.  Il passo alchemico di Zosimo sembra avventizio, ma, comunque, con ogni probabilità, è il risultato di un’interpolazione tardoantica. GEMATRIA E ACROSTICO DI ADAMO 189 A queste menzioni si possono aggiungere ora altri passi greci, di fattura modesta, il quali però dimostrano che l’acrostico ha avuto una diffusione un po’ più estesa. Anzitutto, si tratta di una nota marginale che è stata individuata e pubblicata da Margherita Losacco. Essa è stata apposta da una mano risalente al xiv  secolo al celebre manoscritto fiorentino di Cosma Indicopleuste 36 : τοῦ ἀδὰμ ὄνομα τοῦτο ἑρ|μηνεύεται· ἄλφα ἀνατολή | δ´ δύσης ( !)· ἄλφα ἄρκτος | καὶ μ´ μεσημβρία.. Il nome di Adamo si spiega così : alfa oriente, delta occidente, alfa settentrione e my meridione 37. Un’altra occorrenza dell’acrostico in greco, già pubblicata, è stata segnalata sempre da Losacco 38. Si tratta di una voce, trasmessa da uno dei manoscritti dell’Etymologicum Gudianum, il Parigino Suppl. gr.  172. Ἀδάμ· τοῦτο το ὄνομα τὰ τέσσαρα στοιχεῖα ἤτοι τὰ τέσσαρα πέρατα τοῦ κόσμου ἐν ἑαυτῷ περιέχει· τὸ μὲν πρῶτον στοιχεῖον τὸ ἄλφα σημαίνει ἀνατολή, τὸ δὲ δεύτερον ἤτοι τὸ δ´ δύσις, τὸ δὲ τρίτον ἤτοι α´ ἄρκτος, τὸ δὲ τέταρτον ἤτοι τὸ μ´ μεσημβρία … 39. Adamo : questo nome contiene i quattro elementi / lettere, vale a dire le quattro estremità del mondo. La prima lettera, cioè l’alfa, indica l’oriente ; la seconda, cioè il delta, l’occidente ; la terza, cioè l’alfa, il settentrione ; infine la quarta, cioè il my, il meridione 40. La natura di una terza testimonianza greca è più evanescente. Piuttosto che essere affermata esplicitamente, si lascia indovinare dalle linee iniziali di un trattatello di natura medica sui quattro umori ippocratei. La comparazione con la versione latina di un opuscolo analogo 41 rende 36.  Laur. Plut. 9. 28, f. 121v : Margherita Losacco, « “Il libro del Cristiano” : indagini sul Laur. Plut. 9.28, testimonio della Topografia cristiana di Cosma Indicopleuste », Segno e Testo 10 (2012), p.  305-342, qui p.  331. L’articolo è stato anche tradotto in inglese ; vedi Ead., « Codicological and palaeographic description », The Christian Topography of Kosmas Indikopleustes (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 9.28) : the Map of Universe Redrawn in the Sixth Century ; with a Contribution on the Slavic Recensions. Edited by Jeffrey C. Anderson..., Roma 2013 (Folia Picta, 3), p.  1-17, qui p.  13. 37.  Losacco, « “Il libro del Cristiano” », p.  332 ; Ead., « Codicological and palaeographic », p. 14. 38. Vedi Losacco, « “Il libro del Cristiano” », p.  332-333, nota  77 ; Ead., « Codicological and palaeographic », p. 14, nota 76. 39.  Ed. Aloysius de Stefani, Etymologicum Gudianum quod vocatur ; recensuit et apparatum criticum indicesque adiecit..., Lipsiae 1909-20, I, p.  20. 40.  Si noti il riferimento esplicito alle lettere / elementi e alle estremità del mondo, presente nel già citato Trattato sui misteri delle lettere egizie. 41.  Cf. Jacques Jouanna, « La théorie des quatre humeurs et des quatre tempéraments dans la tradition latine (Vindicien. Pseudo-Soranos) et une source 190 S. VOICU evidente il carattere avventizio dell’acrostico, trasmesso da un unico manoscritto tardivo : Ἐκ τεσσάρων περάτων φασὶ τὸν κόσμον συνίστασθαι, ἤγουν ἀνατολῆς, δύσεως, ἄρκτου καὶ μεσημβρίας 42. Si dice che il mondo è composto da quattro estremità, cioè est, ovest, settentrione e meridione. Nuovi testimoni latini La tradizione latina è molto ampia e in genere dipende da Agostino oppure dalla più tardiva recensione combinata con l’opuscolo De plasmatione Adam, noto anche sotto la designazione di De octo partibus 43. Tuttavia esiste una testimonianza che merita di essere segnalata, da un lato, per la sua affinità formali con le glosse marginali greche delle quali si è già detto, dall’altro con la tradizione latina che associa l’acrostico ad altre considerazioni sulla creazione dell’uomo. La si trova in un importante manoscritto liturgico latino, il cosiddetto Sacramentarium Pragense, che è stato trascritto poco prima dell’anno  794, i cui fogli iniziali sono occupati da un opuscolo De creatione mundi, della mano di uno scriba coevo 44 : Quomodo constitutum est nom<en> adam ? IIIIor stellis. Et ubi sunt stellae ? In quattuor angulis caeli. Quomodo nominantur ? Ar<c>tus duxie anatholi mesimbria... 45. grecque retrouvée », Revue des études grecques 118 (2005), p.  138-167, qui p. 140-142. 42.  Jacques Jouanna, « Anonyme, Sur les quatre eléments (Laur. plut. 75.19, fol. 26v-27r) : publication d’un nouveau témoignage sur la chronobiologie quotidienne des quatre humeurs », Galenos 3 (2009), p.  75-89, qui 77. 43.  Sulla data dell’opuscolo, si veda l’articolo di Max Förster, « Das älteste mittellateinische Gesprächbüchlein », Romanische Forschungen 27 (1910), p.  342-348, il quale, traendola dal manoscritto Sélestat, Bibliothèque Humaniste 1093, trascritto attorno all’anno  700, presenta una nota secondo la quale l’opu­ scolo sarebbe stato prodotto quod Langobardi in Italia praesiderunt V dcclxx et ii anni, tempore Iustiniano imperatore (p. 348), vale a dire verso la metà del vi  secolo. Tra l’altro, Förster pubblica anche l’acrostico (vedi p.  344). 44. E.A. Lowe, Codices Latini antiquiores : A palaeographical guide to Latin manuscripts prior to the ninth century. X. Austria, Belgium, Czechoslovakia, Denmark, Egypt, and Holland, Oxford 1963, no 1563. 45. Alban Dold – Leo Eizenhöfer, Das Prager Sakramentar [Cod. O. 83 (fol. 1-120) der Bibliothek des Metropolitankapitels]. II. Prolegomena und Text­ ausgabe. Mit zwei Anhängen : I. Die dem Sakramentar vorangehenden Texte über die Creatio mundi etc. II. Die auf das Sakramentar folgenden Messperikopen (Texte und Arbeiten. Abt. 1, Beiträge zur Ergründung des älteren lateinischen christlichen Schrifttums und Gottesdienstes, 38-42), Beuron in Hohenzollern 1949, p. 186* e apparato di p. 187*. GEMATRIA E ACROSTICO DI ADAMO 191 Come è stato formato il nome di Adamo ? Da quattro stelle. E dove stanno le stelle ? Nei quattro angoli del cielo. E come si chiamano ? Arctus, duxie, anatholi, mesimbria. Riguardo alla tradizione latina dell’acrostico va menzionato, anche se non apporta dati nuovi, un articolo di Marie-Thérèse d’Alverny risalente al 1976, che ne ricorda la popolarità nel mondo britannico 46, il che può introdurre adeguatamente il paragrafo seguente. L’acrostico nelle letterature medievali Questo è un aspetto che era stato totalmente trascurato nell’articolo del 2007 per mancanza di documentazione adeguata. Ormai anche questa area è stata coperta da un volume di Brian  Murdoch dedicato alle versioni in lingue volgari della Vita Adae et Evae 47. Queste versioni dipendono tutte in ultima analisi dalla recensione inglese dell’apocrifo 48. Il panorama che rivela il libro di Murdoch è molto ricco, poiché elenca la presenza (o la sopravvivenza) dell’acrostico in vari componimenti tardomedievali, di cui in questa sede può essere sufficiente offrire un elenco 49. In inglese medievale, la versione in prosa della Lyff of Adam and Eue, trasmessa dal manoscritto Bodleian 3939 (Engl. Poet. a 1, ff.  393r-394v), della fine del xiv secolo 50. In medio alto tedesco, il poema di Lutwin, composto attorno all’anno 1300, trasmesso, in condizioni poco soddisfacenti, da un unico manoscritto : Vindob. 2980 (Ambras. 250), risalente alla metà del xv secolo 51. 46.  Marie-Thérèse d’Alverny, «  L’homme comme symbole  : le microcosme », Simboli e simbologia nell’alto medioevo : 3-9 aprile 1975... I (Settimane di studio della Fondazione Centro italiano di studi sull’alto Medioevo, 23), Spoleto 1976, p.  123-183, qui p.  165-171. 47. Brian Murdoch, The Apocryphal Adam and Eve in medieval Europe : vernacular translations and adaptations of the Vita Adae et Evae, New York 2009. Si vedano in particolare le p. 269-276, con una lunga lista di opere, trasmesse in una quindicina di lingue occidentali, che, in misura variabile, dipendono dalla Vita Adae et Evae. 48. Di cui ormai si può consultare l’edizione critica di Jean-Pierre Pettorelli, Vita latina Adae et Evae... (Corpus Christianorum. Series Apocryphorum, 18-19), Turnhout 2012. Per l’acrostico vedi p. 177-179. 49.  La lista elenca soltanto quei componimenti che, secondo indicazioni esplicite di Murdoch, trasmettono l’apocrifo, spesso abbinato al De plasmatione Adam. 50. Vedi Murdoch, The Apocryphal, p. 90-92. L’acrostico si trova in C.  Horstmann, Sammlung altenglischer Legenden, grösstentheils zum ersten Male herausgegeben, Heilbronn : Gebr. Henninger, 1878, p. 221, linn. 12-19. 51. Vedi Murdoch, The Apocryphal, soprattutto p. 155 e 158. L’acrostico, che è incompleto per la mancanza del passo relativo a dysis, si trova in Konrad Hofmann - Wilhelm Meyer, Lutwins Adam und Eva, zum ersten Male her- 192 S. VOICU In francese medievale, dal poema La création du monde di Robert de Blois (metà del xiii secolo), conservato nel manoscritto Arsenal 5201, ff. 67r-87v 52. Sempre in francese medievale, la cronaca in prosa Ly myreur des histoires di Jean d’Outremeuse (1338/9-1400), trasmessa da sei manoscritti 53. Come « tradurre » l’acrostico in latino Probabilmente il titolo stesso di questo paragrafo farà sorridere, poiché è ovvio che un acrostico concepito in greco non può essere tradotto in senso stretto in un’altra lingua. Eppure una trasposizione è stata tentata e rivela un alto grado di ingegnosità. Come è già stato ampiamente osservato, le testimonianze latine dell’acrostico si trovano davanti a un bivio riguardo ai nomi dei quattro punti cardinali : devono scegliere tra imbarcarsi in una spiegazione del loro senso in greco (ed è questa la soluzione adottata da Agostino e da coloro che ne dipendono), oppure modificare, in qualche misura, il senso dell’apocrifo, conservando i nomi greci, sia pure al prezzo di deformazioni e fraintendimenti, ma presentarli come designazioni arbitrarie delle quattro estremità del mondo o delle stelle che vi si trovano (ed è questa la scelta operata invece invece da tutti i testimoni latini che associano l’acrostico al De plasmatione Adam). Ma, attorno all’anno 1200, papa Innocenzo III, noto al secolo come Lotario dei conti di Segni, imbocca una terza strada, in cui le lettere iniziali dei quattro punti cardinali in latino vengono utilizzate per formare la parola homo, sia pure al prezzo di una comparazione un po’ forzata tra greco e latino : Hanc quadrigam quatuor mundi cardinum ab humano genere possidendam praefiguravit nomen Adae, ex quatuor nominibus quatuor cardinalium stellarum compositum, quae sunt ἀνατολή, δύσις, ἄρκτος, ausgegeben... (Bibliothek des Literarischen Vereins, in Stuttgart, 153), Tübingen 1881, p. 5, linn. 141-152. 52. Vedi Murdoch, The Apocryphal, p. 210. L’acrostico si trova in Jacob Ulrich, Robert de Blois Sammtliche Werke. Zum ersten Male herausgegeben. I : Beaudous. Ein alftranzösicher Abenteuerroman des XIII. Jahrhunderts Robert’s von Blois, nach der einzigen Handschrift der Pariser Nationalbibliothek heraus­ gegeben ; II. Floris und Liriopé. Ein alfranzösischer Roman des XIII. Jahrhunderts Robert’s von Blois, zusammen mit der Chansons d’Amors und den lyrischen Gedichten. Nach den beiden Haupthandschriften herausgegeben  ; III. Die didactischen und religiösen Dichtungen Robert’s von Blois. Nach der Arsenalhandschrift herausgegeben, Berlin, Mayer & Müller, 1889-95, qui III, p.  83, linn. 100-84, lin. 109. 53. Vedi Murdoch, The Apocryphal, p. 218. L’acrostico si trova in Ad. Borgnet – Stanislas Bormans, Chronique de Jean des Preis dit d’Outremeuse, Bruxelles 1864-67, p. 308-309. GEMATRIA E ACROSTICO DI ADAMO 193 μεσημβρία, ex quorum nominum capitibus compositum est nomen Adam. Similiter et hoc generale nomen homo ex his quatuor nominibus, oriens, occidens, meridies, septentrio est compositum, h posita, pro s ut septem pro ἑπτά, sex pro ἕξ 54. Il nome di Adamo ha prefigurato che questa quaterna dei quattro cardini del mondo sarebbe stata posseduta dal genere umano, il quale è composto dai quattro nomi delle stelle cardinali, che sono ἀνατολή, δύσις, ἄρκτος, μεσημβρία, dalle cui iniziali è composto il nome di Adamo. In maniera simile, anche il termine generico homo è composto a partire da questi quattro nomi : oriens, occidens, meridies, septentrio, se si muta la esse in acca, come avviene in septem rispetto a ἑπτά o in sex rispetto a ἕξ. Chissà cosa avrà potuto capire l’uditorio di Innocenzo  III da questo ingegnoso excursus che non soltanto spiega la terminologia greca, ma la traspone in latino con una soluzione degna di un settimanale enigmistico. Comunque, questa « traduzione » dell’acrostico è entrata anche nella storia dell’arte, poiché è stata raffigurata in un affresco della cosiddetta Cripta Anagnina, cioè la cripta della cattedrale di Anagni 55. --Per sua natura, la presente rassegna mal si presta a una conclusione. Tuttavia, le nuove testimonianze qui raccolte confermano la notevole diffusione dell’acrostico nella letteratura tardoantica e medievale. Al tempo stesso contribuiscono, sia pure in misura ridotta, a chiarire l’origine della gematria. Sever  Voicu [email protected] 54.  Sermo IX. In festo martyrum : PL 217, 635 A. 55. Vedi Lorenzo Cappelletti, Gli affreschi della cripta anagnina : iconologia, Roma 2002 (Archivum historiae pontificiae, 65), p.  72-73 e p.  308, Ill.  10.
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