Storia Contemporanea I - Banti B - 6



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Storia contemporanea I – Banti B – La crisieconomica e le democrazie occidentali 1. La crisi del ’29: a. i beni di consumo durevole: i. sistema dell’acquisto a rate e dei prestiti: aumento della domanda e della produzione; ii. ritmo di sostituzione delle merci piuttosto basso: rapida saturazione del mercato dopo il grande dinamismo iniziale; iii. rallentamento della crescita delle imprese in questo settore; b. l’euforia, l’inerzia, il crollo: i. l’ondata di euforia: acquisto di titoli azionari emessi dalle imprese; ii. saturazione del mercato, ma prosecuzione degli acquisti: effetto inerzia; iii. la bolla speculativa: gli operatori di Borsa comprano e poi rivendono le azioni, realizzando utili maggiori di quelli percepibili dai dividendi delle imprese; iv. l’autunno del ’29: nessuna relazione tra l’andamento economico delle imprese e il valore delle azioni; v. vendita delle azioni: panico tra i possessori e crollo del valore; vi. il 29 ottobre 1929: crollo della Borsa di Wall Street; c. le conseguenze: i. crisi delle banche: impossibilità di riottenere i soldi dei prestiti, che hanno media o lunga scadenza, e difficoltà nel pagare gli interessi ai creditori; ii. allarmismo dei risparmiatori di fronte alle difficoltà delle banche: ritiro del denaro dei depositi; iii. fallimento di qualche piccola banca ed esplosione del panico: crisi anche delle banche più solide; iv. mancanza di risorse per i prestiti alle imprese; d. i problemi delle imprese: i. mancanza di denaro dalle banche: difficoltà nel pagamento degli stipendi e delle materie prime; ii. flessione delle domande; iii. chiusura o rallentamento della produzione: licenziamento di operai e impiegati, diminuzione delle retribuzioni e abbassamento dei prezzi; iv. gli operai licenziati o sottopagati non alimentano il mercato dei beni; v. il crollo del mercato nelle aree rurali: caduta della domanda per l’indisponibilità di denaro; e. la grande depressione: i. fallimento di banche, esercizi commerciali, imprese; ii. contagio della crisi alle economie europee: legame tra il sistema finanziario statunitense e quello tedesco, e, attraverso di esso, italiano, francese, britannico; iii. le banche e i risparmiatori non investono sui titoli tedeschi e chiedono la restituzione dei soldi prestati: crisi delle banche tedesche e delle imprese tedesche, che non ricevono più prestiti o anticipazioni; iv. diminuzione della produzione tedesca e aumento della disoccupazione e diminuzione delle retribuzioni: crollo della domanda e discesa dei prezzi; f. i tentativi di soluzione: i. svalutazione della moneta e il caso della sterlina (1931): facilitazione delle esportazioni; ii. reazione generale: innalzamento delle tariffe doganali; iii. conseguente crollo del commercio internazionale; g. l’impatto psicologico e sociale: i. paura, rabbia, inquietudine; ii. disperato bisogno di sicurezza; iii. crisi dei sistemi democratici: rinnovamento o distruzione. 2. Il New Deal di Roosevelt: a. il governo Hoover (1929-33): i. fiducia nelle potenzialità dell’economia statunitense; ii. autorizzazione di prestiti diretti dal governo federale a banche e aziende; iii. preoccupazione di conservare il pareggio di bilancio: taglio delle spese pubbliche e aumento della pressione fiscale; iv. ortodossia liberista e perdita di consensi; b. la vittoria elettorale di Roosevelt (1932): i. candidato democratico; ii. la campagna elettorale: il new deal e l’attenzione al people; iii. vittoria elettorale (1932) ed entrata in carica (1933); c. il New Deal: i. non piano organico, ma azione pragmatica: intervento attivo dello Stato e orientamento delle attività economiche; ii. riordino del sistema bancario: monitoraggio sulle banche e sanzioni contro le politiche creditizie troppo pericolose; iii. programmi di intervento per il sostegno a gruppi sociali in difficoltà: concessione di fondi agli Stati o alle amministrazioni locali e misure di sostegno creditizio; iv. programma di lavori pubblici: assunzione di molti disoccupati; v. costituzione della National Recovery Administration (agenzia federale per coordinare le relazioni tra imprenditori e sindacati), di un’agenzia di monitoraggio su Wall Street, della Works Progress Administration; vi. le leggi del 1935: sindacati come rappresentanza collettiva dei lavoratori e misure di previdenza e assistenza sociale per i lavoratori; d. la teorizzazione di Keynes (Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, 1936): i. assiduo intervento dello Stato nell’economia, soprattutto in fasi negative; ii. politica di opere pubbliche: circolazione di risorse, anche a costo di portare il bilancio in passivo; iii. rilancio dell’economia: potere d’acquisto per i lavoratori, che consumano e rilanciano la domanda; e. gli effetti politici del New Deal: i. fiducia nelle istituzioni rappresentative e vasto consenso attorno al Partito democratico; ii. avvicinamento dell’elettorato nero al Partito democratico; iii. entusiasmo delle masse operaie urbane e dei sindacati; iv. rielezione di Roosevelt nel 1936, nel 1940 e nel 1944. 3. Roosevelt, un presidente per il popolo: a. le fireside chats: i. grande diffusione della radio; ii. interventi radiofonici del presidente, non troppo frequenti, ma annunciati con un certo anticipo; iii. stile insolito, amichevole e intimo: voce calma, poche parole al minuto, termini semplici; iv. grande successo; v. diversa fruizione: poche famiglie afroamericane possiedono una radio; b. la questione nera: i. legislazione di assistenza anche per i neri; ii. la questione razziale non è affrontata direttamente: la base elettorale di Roosevelt poggia sui bianchi; c. la donna: i. donna come regina della casa; ii. eredità degli anni Venti: la donna moderna, disinvolta e attraente, dotata di sex appeal; iii. la pubblicità: modello di donna autonoma e indipendente; iv. mantenimento costante della percentuale di impiego femminile, ma crescita delle donne laureate; v. attivismo politico: Eleanor Roosevelt e la First Lady; vi. la Women’s Trade Union League: organizzazione sindacale femminile; vii. la ministro del Lavoro Frances Perkins: parti importanti della normativa del New Deal; viii. programmi di intervento a favore della maternità. 4. Le democrazie europee: a. il Regno Unito: i. ridimensionamento dei conservatori alle elezioni (1929): governo di coalizione presieduto dal laburista MacDonald; ii. emergenza della crisi economica: tagli alla spesa pubblica, aumento della pressione fiscale; iii. risultati modesti: mancata ripresa, disoccupazione, proteste operaie; iv. ampliamento della coalizione di governo: inclusione dei conservatori; v. svalutazione della sterlina (1931); vi. disapprovazione del Partito laburista per la politica economica: espulsione di MacDonald, che fonda il Partito laburista nazionale; vii. elezioni del 1931: crollo dei laburisti e vittoria dei conservatori, che confermano MacDonald come Primo ministro; viii. attivazione del British Commonwealth: miglioramento degli scambi commerciali; ix. dimissioni di MacDonald, malato, e nuova vittoria elettorale dei conservatori (1935): Baldwin (1935-37) e Chamberlain (1937-40; x. riduzione dell’imposta sul reddito e del prelievo diretto sugli stipendi dei dipendenti pubblici; b. la Francia: i. grandissima instabilità dei governi; ii. il Fronte popolare (1936): alleanza tra socialisti, radicali e comunisti e vittoria elettorale; iii. formazione del governo Blum: nazionalizzazione dell’industria bellica e della Banca di Francia, riduzione dell’orario di lavoro, aumento dei salari; iv. aumento dei salari: reazione degli imprenditori e aumento dei prezzi e impennata dell’inflazione; v. difficoltà dei percettori di redditi fissi di fronte all’aumento dei prezzi e difficoltà dell’industria nelle esportazioni; vi. dimissioni di Blum (1937) e scioglimento del Fronte popolare (1938). 5. Demografia, famiglia e rapporti tra i generi: a. la demografia: i. andamento decrescente dei tassi di natalità; ii. assottigliamento del saldo tra natalità e mortalità; iii. in Francia: bassa natalità perché molte donne lavorano; iv. nel Regno Unito: ampia diffusione delle pratiche anticoncezionali; v. il discorso nazionalista: necessità di fare figli per il bene della nazione; b. le donne e il lavoro: i. riduzione dell’impiego femminile per il riassorbimento dei lavoratori maschi; ii. il lavoro casalingo delle donne di classe alta: direzione delle domestiche; iii. le donne di classe medio-bassa: lavoro come forma necessaria di guadagno e come espressione di autonomia e indipendenza; c. la pianificazione delle nascite: i. impiego di tecniche anticoncezionali; ii. sistematico ricorso all’aborto: dalla clandestinità al diritto civile; d. eguaglianza degli uomini e delle donne di fronte alla legge (ma eleggibilità delle donne solo nel Regno Unito).
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