"Pasolini: Petrolio"

March 17, 2018 | Author: Emo Risaliti | Category: Fascism, Novels, Psychoanalysis, Philology, Politics (General)


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PIER PAOLO PASOLINIPetrolio Tesi di laurea in Filologia moderna di Chiara Distefano MARZO 2012 “Mi sono caduti per caso gli occhi sulla parola petrolio in un articoletto credo de ‘L’Unità’, e solo per aver pensato la parola petrolio come il titolo di un libro mi ha spinto poi a pensare alla trama di tale libro. In nemmeno un’ora questa ‘traccia’ era pensata e scritta”. 1 Petrolio, romanzo incompiuto al quale Pasolini stava ancora lavorando quando fu ucciso, apparve postumo in prima edizione nel 1992 a cura di Maria Careri e Graziella Chiarcossi, con la supervisione di Aurelio Roncaglia, autore di una Nota filologica imponente essenziale per la lettura del testo, il quale si presenta come uno scartafaccio di fogli manocritti e dattiloscritti solo parzialmente numerati, con cassature, aggiunte e correzioni spesso in contrasto tra di loro. Numerose segnature, cerchiature e segni manoscritti ci mettono di fronte a una condizione testuale profondamente magmatica e frammentaria. 1 Appunto di Pasolini posto in calce ad un foglio dello scartafaccio del romanzo risalente all’estate del 1972. 1 Sono pervenute a noi in tutto 522 pagine di cui 492 dattiloscritte. In realtà la stesura, secondo l’autore stesso era arrivata a 600 pagine, così come ci ricorda Roncaglia nella sua Nota. Il critico sottolinea anche la valida prova filologica “interna” in merito al capitolo scomparso Lampi sull’Eni, che si trova nell’Appunto 22a : “ne ho già fatto cenno nel paragrafo intitolato “Lampi sull’Eni”, e ad esso rimando chi volesse rinfrescarsi la memoria.” L’autografo è conservato presso l’Archivio Contemporaneo Alessandro Bonsanti del Gabinetto Vieusseux di Firenze, assieme ad una copia V non autografa che consta, oltre dei vari scritti degli anni ’70, di tutto il materiale giornalistico utilizzato dall’autore nella stesura del romanzo. E ad arricchire ulteriormente le fonti di Pasolini contribuiscono i discorsi tenuti dallo stesso presidente Cefis e la risorsa per eccellenza: la fotocopia del libro di Giorgio Steimetz Questo è Cefis. L’altra faccia dell’onorato presidente (Armi, Milano 1972). All’interno della stessa cartella figura l’importantissima lettera inedita dello psicanalista Elvio Fachinelli del settembre 1974, la quale testimonia che lo stesso medico fornì a Pasolini sia l’originale del discorsi di Cefis tenuto a Modena che la fotocopia del libro di Steimetz. Di Petrolio, monumentale Satyricon dei nostri tempi, esistono quattro o cinque manoscritti a tratti discordanti, per cui la ricostruzione fa fede al confronto tra di essi. Un ruolo chiarificatore hanno le illustrazioni, opere grafiche di stimato livello probabilmente opera dell’autore stesso. Contribuiscono a colmare i vuoti del romanzo gli innumerevoli documenti storici attinenti con la cronaca. I frammenti del romanzo, denominati da Pasolini stesso Appunti, sono in numerazione progressiva e intitolati (ma non tutti). Le numerazioni giungono fino al n. 133, ma considerando i numeri bis, ter, ecc., i numerosi contrassegni alfabetici (a, b, c, ecc.), i fogli tra un Appunto e l’altro e la lettera a Moravia, giungiamo a una stima finale di circa 200 unità. Chiaro il nesso tra i frammenti in successione, più ostico quello tra i vari gruppi di Appunti. Con ciò rifiutiamo facilmente la nozione di ‘associazione mentale’ di stampo psicanalitico: siamo in presenza di una schizofrenia fluviale che non risponde a nessuna logica. A tal proposito è lo stesso Pasolini a chiarire il concetto: “il carattere frammentario dell’insieme del libro fa sì che certi pezzi narrativi siano in sé perfetti, ma non si possa capire, per esempio, se si tratta di fatti reali, di sogni di congetture fatte da qualche personaggio.”2 Il brogliaccio incompiuto di Pasolini è ambientato nell’Italia del boom economico, quell’Italia lacerata da giochi di potere invisibili, da stragi sotterrate col silenzio e da un trasformismo politico che mette sullo stesso piano fascismo e antifascismo. Nell’ambito delle ente petrolifero pubblico italiano (Eni) nasce la doppia storia di Carlo Valletti, ingegnere petrolchimico e protagonista scisso del romanzo. Carlo primo, chiamato Carlo di Polis, viaggia in Oriente alla ricerca del petrolio ricalcando il mitico viaggio degli Argonauti. E’ un cattolico moderato dell’area di sinistra, colto imprenditore d’avanguardia tutto immerso nelle trame torbide che governano l’elitario mondo petrolifero. Correo dell’assassinio di Mattei e della scalata di Cefis, Carlo è l’emblema dell’ambigua fase storica della Resistenza, quella legata al connubio fra i “contrari”, ovvero ai binomi indissolubili delle lobby: laici/cattolici, fascisti/antifascisti, pubblico/privato, politica/crimine. Carlo secondo, chiamato Carlo di Tetis si muove invece tra Roma, Torino e la Calabria ossessionato da perversioni erotiche e incestuose che culmineranno con la sua 2 Pier Paolo Pasolini, Petrolio, Cit., pag. 4. 2 trasformazione in una donna. Ma in realtà questa è la sorte di Carlo primo, vittima come Carlo secondo di un processo di lacerazione dell’identità e di dissociazione ossessiva che rende questo scartafaccio un modello esemplare di antiromanzo. Ultimo protagonista del romanzo è Pasolini stesso, che muore nel mare di Calabria rinascendo nell’acqua fetale, primigenia e fortemente esoterica. Stragi, legami e complotti di Stato costituiscono lo sfondo di un antiromanzo di formazione, che si crea e si distrugge allo stesso tempo. La struttura segreta delle società “brulicanti” da forma al testo conferendogli le sue stesse caratteristiche e generando un romanzo parallelo di stampo economico-sociale accanto quello romanzesco-narrativo. I modelli sociali di Pasolini sembrano dunque Lukàcs e Goldmann, rivisitati in chiave postmoderna dentro un testo “proliferante” scisso tra storia e mito, tra arcaico e contemporaneo. La “borghesizzazione” dei Ragazzi di vita “Ho iniziato un libro che mi impegnerà per anni, forse per il resto della mia vita. Non voglio parlarne, però. Basti sapere che è una specie di “summa” di tutte le mie esperienze, di tutte le mie memorie.”3 In questo scartafaccio Pasolini gettò tua la sua furia stilistica e le sue ambizioni, nell’intento di dipingere in toto il dramma sociale della sua epoca. Sdegno, indignazione e pietà per un affresco spietato dell’ultimo ventennio italiano, scenario di un popolo mercificato e completamente assoggettato alle regole di un neocapitalismo perverso e brutale. Il Petrolio diventava così “il grande protagonista della divisione internazionale del lavoro, del mondo del capitale che è quello che determina poi questa crisi, le nostre sofferenze, le nostre immaturità, le nostre debolezze, e insieme le condizioni di sudditanza della nostra borghesia, del nostro presuntuoso capitalismo.” 4 Durante gli anni ’70 Enzo Biagi intervistava un Pasolini pesantemente combattuto, fiducioso nel progresso ma non nello sviluppo, trovando proprio in quest’ultimo concetto la profonda motivazione della sua disillusione, politica e letteraria al tempo stesso. Le parole dello scrittore corsaro, nell’ambito di quell’intervista rivelarono tutto il ribrezzo di un militante ormai spentosi, disarmato di fronte l’omologazione fisica e spirituale che aveva livellato tutti i ceti, ‘quarto popolo’ incluso. Nel corso degli anni ’50 Pasolini aveva scoperto il mondo della Roma proletaria, scovando in quell’universo il fascino ingenuo del popolo di borgata, completamente avulso dall’omologazione neocapitalistica. La lingua dei suoi “Ragazzi di vita” appariva primigenia, verace e rude. Una lingua incolta, cruda e proprio per questo “pura”, diretta, aliena da qualsiasi artificio. Sempre a Biagi l’autore confidava la sua fede nel Neorealismo, perché “tutte le opere neorealistiche si fondano sull’idea che il futuro sarà migliore..” 5. Ma già nella seconda metà del 1960 si registra un improvviso stravolgimento della civiltà. L’omologazione capitalistica colpisce tutti i ceti, anche le tanto decantate umili borgate. Sono gli anni della “borghesizzazione” del sottoproletariato, dell’inevitabile accettazione 3 Intervista rilasciata da Pasolini a Luisella Re su “Stampa-Sera”, 1 gennaio 1975. 4 Dall’ultimo colloquio tenuto con l’amico e scrittore Paolo Volponi. 5 Dall’intervista di Enzo Biagi, ne “I grandi autori autori italiani del ‘900”, Rai Educational, Einaudi, Tascabili. 3 inconscia della gretta cultura capitalistica. Il Neorealismo artistico e letterario diventa così un retaggio del passato e la storia stessa tende a massificarsi assieme alla cultura. La storia si autoconsuma, prosegue imperterrita verso l’autoannullamento. E’questa forza che mette gli individui su di uno stesso piano, che nega l’individualismo, che rifiuta la specificità del singolo. Pasolini in questo senso si fa paladino di un neo-soggettivismo contrapposto fermamente al processo di nullificazione dell’uomo. Questa fase storica – e di cambiamento sociale – inaugura dunque una poetica nuova per l’autore, fungendo da specchio di un popolo mediocre e governato dalla peggiore politica. Dal 1973 Pasolini parteciperà attivamente allo smascheramento di questa contemporaneità scrivendo articoli incandescenti sul “Corriere della Sera”, alimentando continuamente questo fuoco con autentiche invettive e denunce feroci. E questo fervore incontrollabile gli costerà la vita quella notte all’idroscalo di Ostia tra l’1 e il 2 novembre 1975. Petrolio, romanzo ‘edificante’, nel suo messaggio non è più diretto al proletariato come classe viva. La borgata, amata visceralmente e irrimediabilmente perduta, subisce un processo di “mitizzazione” lasciando la figura del destinatario alla spietata fiera borghese. La creazione della ‘forma’ letteraria Petrolio, scartafaccio illeggibile e torbido, fa della sua incompiutezza una carta vincente. E non si tratta affatto dell’incompiutezza di stampo cartesiano al quale si rifanno i romanzi di Kafka, ma al relativismo di una ‘forma’ che nasce, cresce e muore con la scrittura stessa. Tratteremo un romanzo il cui progetto è svolto in un disegno narrativo non tradizionale, che in parte risulta sviluppato e coerente e in parte totalmente mozzato, con passi completamente estranei al testo stesso. Petrolio, nella sua sagoma talmente irregolare e polimorfa da risultare impercettibile, offre infinite chiavi di lettura, troppe forse. E la moltitudine delle interpretazioni porta irrimediabilmente il lettore all’immersione nel caos, non essendo egli abituato (per cultura e tradizione) a una letteratura che sovverte qualsiasi principio narrativo. Ne consegue il suo allontanamento, una sorta di rifiuto inconscio verso questa schizofrenia ipertestuale. L’antiromanzo, nel suo monumentale progetto, avrebbe voluto essere una summa dell’opera pasoliniana, e per questo in esso riscontriamo tutto il background dell’esperienza dello scrittore, mista di giornalismo, poesia, narrativa, saggistica, teatro e cinema. Ciò, purtroppo, nella sua immensità progettuale, ha generato una perdita di equilibrio e di orientamento anche da parte della critica. L’analisi stilistico-letteraria è pressoché impossibile, ma ho deciso (umilmente e soprattutto priva di competenze) di cimentarmi in essa con l’unico obiettivo di facilitare una lettura talmente complessa da risultare a tratti insopportabile. 4 Parte prima La Prima Rosa dell’Estate e l’Introduzione al tema metafisico Ai bianchi Antefatti, preambolo perfetto di un antiromanzo che non comincia, segue l’Appunto 2, grigio nella descrizione della palazzina ai Parioli nella quale vive in affitto Carlo Valletti. Siamo nel maggio 1960 e la decadenza architettonica del quartiere romano è il riflesso narrativo della condizione esistenziale di un trentenne nevrotico oppresso dalla solitudine e dall’angoscia, irrimediabilmente alienato nei continui fallimenti della sua vita di tecnico. E’ mattino e Carlo si trova nel terrazzino di casa, scialbo e anonimo nel suo degrado come la visuale di una Roma che da lì sembra Beirut, o Atene forse: “Correvano nel cielo nuvole calde, covando in terra, l’umido della pioggia che poco prima vi avevano tristemente scaricato. Pareva che la vita nella città si fosse interrotta. Carlo, come sempre, era oppresso dall’angoscia; il non aver niente da fare se non l’occuparsi della casa – con la certezza che in queste cose hanno gli uomini sui trent’anni – lo obbligava a stare solo con se stesso, come un’ombra; e quindi a recitare quella scena di solitudine di fronte al panorama di Roma (che da lì sembrava una città come Atene o Beirut).” E’ qui che, ad un tratto, vede il proprio corpo cadere ritrovandolo ai suoi piedi supino e privo di sensi. Lucido e accorto è lo scrittore corsaro nella descrizione di quel corpo accasciato, obbediente e passivo nella sua paralisi: “(…) ecco il suo viso pallido, quasi bianco o giallastro di adenoideo, la fronte di persona intelligente e ostinata sotto i capelli lisci e incolori, che, nella sgradevole circostanza, si erano un po’ scomposti in modo ridicolo, ecco gli occhi tondi e cerchiati, che, non protetti dagli occhiali (…) parevano denudati e troppo espressivi; la pelle tirata del viso lungo e liscio, come quello di un bambino, intorno al naso leggermente in su; la bocca, con le labbra arricciate, a culo di gallina, semiaperta a causa dei denti fortemente sporgenti, lunghi e gialli, o forse anche a causa del naso, che era, evidentemente, uno di quei nasi eternamente tappati che costringono a tenere, appunto, la bocca semiaperta per respirare; ed ecco il corpo, lungo e magro, di persona debole ma curata, coperto da un vestito grigio non nuovissimo, e da una camicia bianca con la cravatta (di un colore così discreto da non essere notato).” Quel corpo disteso per terra non era altro che la conseguenza naturale dell’anonima vita di un piccolo borghese, l’atto finale di una vita moderata e conformista. Carlo vede arrivare due entità che si fermano in prossimità di quell’essere spettrale supino: uno è Polis, angelico e pacato; l’altro è Tetis, miserabile e infernale. I due esseri cominciano a parlare una lingua meravigliosa, melodica, chiara, squisitamente onirica. Tuttavia Carlo è consapevole della natura effimera e visionaria di quel linguaggio mistico e assiste inebriato alla disputa su chi dei due sia il detentore effettivo di quel corpo, che per Polis è di un buono, di un obbediente che ha amato il padre e la madre, mentre per Tetis è un involucro, la forma del “Peso” che si porta dentro – quello dell’accettazione del compromesso per l’ascesa politico-sociale – e che lo ha consegnato al demonio.Ogni elogio da parte di Polis di quel corpo di uomo borghese è vanificato dall’ostinata convinzione di Tetis: il Peso che porta dentro quel corpo è suo. Polis non resiste alla determinazione demoniaca di Tetis, è consapevole della sua inferiorità apollinea: 5 si fissano. soprattutto negli Appunti in cui Carlo secondo cerca la realizzazione sessuale attraverso le esperienze più turpi.” Nel corso del romanzo parecchi interventi diretti di Pasolini aiutano il lettore a comprenderne la poetica. sembra che si bacino. genuini e fortunatamente ancora lontani dalle falsità piccolo borghesi dell’era sessantottina. Tuttavia l’illogicità. allegorico e demoniaco. Prefazione posticipata Nell’Appunto 3a l’autore chiarisce il ruolo che la luce. quale nodo essenziale della sua (non) intenzione narrativa: “Poiché non ho intenzione di scrivere un romanzo storico. l’entità dal quale dipende. e io mi prendo ciò che è mio (…) tu ti prendi il tuo Corpo. «come due amici che condividono la vita». che a sua volta lo guarda e lo riconosce. cioè nella forma stessa. che risulta ostica sia nei contenuti che nell’elaborazione della forma stessa. e dei Demoni in particolare nelle ore pomeridiane. osserva Tetis squartare il ventre di Carlo ed estrarne un feto. Carlo di Tetis e Carlo di Polis sono identici. Il corpo sventrato a terra comincia a rianimarsi: Carlo si rialza e si avvicina a Polis. Si tratta di un espediente narrativo – se così possiamo definirlo – ricorrente soprattutto nella prima parte del romanzo e dall’evidente funzione dispersiva per il lettore. quasi incantato da quel fascino demoniaco: «Tu prenditi ciò che è tuo. ma poiché sono tutte analoghe.“Polis sta per un po’ in silenzio. Nell’Appunto successivo l’autore cita Leopardi e il suo interesse verso le visite degli Dei sulla Terra. colma di studenti liceali e universitari. sorridente. ha all’interno del romanzo. In queste prime pagine del romanzo si delinea la scissione-frantumazione del personaggio Carlo. come i grani di un rosario. Non è luce mitica svincolata dalle stagioni. guardando a terra. 6 . la dissociazione ossessiva dell’io esasperano la scrittura stessa. Pensa certo che potrebbe dire altre mille frasi come quelle che ha detto. è luce estiva. quotidiana. dirigendosi verso una piazzetta anonima e animata da diversi passanti nonostante l’afa del meriggio. E non posso che istituirle in ‘corpore vili’. Poi si allontanano. normale. Discostandosi improvvisamente da questo tema. Tornerà più volte nel romanzo.» Polis accetta. sono inevitabilmente costretto a istituire le regole di tale forma. si avvicinano. dovuta esclusivamente alla stipula di un patto col diavolo. l’irrazionalismo. trovandola poi. solo nella trasformazione del suo corpo in quello di una donna. nella Prefazione posticipata (III) Pasolini annuncia l’istituzione di uno schema di viaggio. Pacato e composto. E io mi prendo l’altro Corpo che c’è dentro. E’ in questa esplosione d’azzurro che l’Angelo e il Diavolo passeggiano. chiacchierando e tenendosi a braccetto. E’ un meriggio afoso di fine anni ’50 e i due angeli delle tenebre si recano in Piazza xxx. nessuna di esse potrebbe ottenere effetti diversi da quelle già profferite. identificato irrimediabilmente nella figura dello Stato. ma soltanto di fare una forma.” Polis è un angelo. nella sua fissità. dunque riconoscendo l’impossibilità di dialogo viene a patti con l’Inconciliabile. che cresce in maniera smisurata fino ad assumere i tratti di Carlo. ma che si trova a Siracusa. che lo costringerà ad aspettare fino a sera.è talmente accecante che sembra già meriggio. qualche palazzo signorile e chiese barocche “che testimoniavano una lunga storia del dominio assoluto del potere e di miseria”. Sono gli anni delle stragi di Stato e troppi intellettuali rimangono in silenzio anche di fronte l’evidenza: “E poiché quella persona inutilmente cercata e pregata da Tetis era uno scrittore. Vede case gialle. Essa però. Tetis si reca verso la pensione senza però trovare la donna. Pasolini non rinuncia a quel crudo realismo tipico della poetica dei Ragazzi di vita: “L’aria era greve di un fetore inafferrabile: merda. Risponde alla porta una donna senza età che.” Questo tema del silenzio degli scrittori contemporanei di Pasolini ricorre soprattutto ne La Divina Mimesis. osservando lo squallore di certi paesaggi romani. di un’aggressività nevrotica e intellettuale. E’ passionale ma umana. ma il segreto rimane ibernato: “Era molto probabile che quella persona che Tetis aveva scelto come sua confidente – cioè come depositaria di un segreto che non poteva che essere di enorme valore pubblico. se ne deduce facilmente come nei libri di quello scrittore. di farne buon uso: ma essa evidentemente non lo voleva. e obliqui. come si usa dire nel nostro orribile linguaggio. xxx che non era altro che la polvere della povertà. ora pacifici – fin troppo – ora fiammeggianti ma instabilmente. per quanto pieni e completi in se stessi fossero. per scelta ideologica. aveva deciso di non ascoltarlo. ma la donna.” E’ l’alba e Tetis arriva a Siracusa. e Tetis le stette sempre vicino. evita qualsiasi tipo di confessione da parte di quell’essere demoniaco. e quella luce mattutina delle cinque – quasi fosse una protagonista del romanzo . soffocante. 7 . gas. cloache. che sappiamo essere la scrittrice Elsa Morante per via di alcuni tratti caratteristici. va a cercare qualcuno. una volta rivelato – avrebbe avuto il coraggio.” Tetis ha un importante segreto da confidarle. tempestosa ma docile: “Gli occhi erano azzurri. Ragazzi seminudi e sensuali animano già le strade. zolfo. o. ma anche terra concimata di orti. comunica al diavolo che la persona da lui cercata non è in casa. come quelli di certi gatti. quasi un remake della Commedia trasposta all’era in cui vive lo scrittore. Nella descrizione del viaggio in treno verso la Sicilia. Dunque Tetis si dirige in autobus verso la parte opposta di Roma. Improvvisamente arriva con un compagno. a una fatale ambiguità. e qualcosa di perduto. limoni. nella sua bellezza senza tempo e con lo sguardo felino di sempre.Proprio per questo motivo non cercherò una sistematicità accademica nell’analisi – anche perché impossibile – attenendomi esclusivamente a seguire passo per passo il percorso di uno scartafaccio svincolato da qualsiasi logica oltre che dal più elementare principio di causa-effetto. Ecco allora che Tetis. mancava in realtà ‘qualcosa’: e ciò li destinava. per partito preso. anzi la estremistica temerarietà.” Lo scrittore corsaro sembra condannare la Morante alla mancata presa di posizione intellettuale nell’era del ‘trasformismo’ democristiano. altra sorta di scartafaccio costruito sul nesso Dante-modernità. dimessa e mite. Passarono quindici anni. sale su un altro autobus dirigendosi verso la stazione. di conseguenza. Tornano a Roma con lo stesso treno. Poi è andato in Africa a combattere la sua terza guerra. rifacendosi con questo dell’amore non ricambiato verso mia madre – ed ha cominciato ad ubriacarsi. Pasolini stesso. Si vede che non aveva mai pensato al suo destino come non aveva pensato alla politica.” Carlo protagonista era invece un ingegnere dell’età di Pasolini.Il nome del padre e la “Follia prefatoria” L’Appunto 4 spiega il perché del nome del protagonista. potrebbe essere anche una delle tante forme positive che può prendere quel contenuto negativo che è l’ipocrisia: si. il ‘paese inferiore’. ed avverrebbe fuori dal dominio della coscienza. Ogni suo atteggiamento fu talmente egoistico nei confronti del nucleo familiare che l’autore si pronuncia così. il ‘cattolico di sinistra’ non è altro che il prototipo perfetto del democristiano. sarebbe stato persino capace di uccidere per preservare la sua unità. ricco materialmente ma povero di valori. quindi. controriformistica. Carlo padre non avrebbe mai accettato una dissociazione. Carlo. che la sua onestà morale. bello ma tarchiato. Alla dissociazione prima presiederebbe l’ipocrisia cattolica. storica’ che dicevo. è rimasto prigioniero alcuni anni. ma poco intellettuale per farsi carico delle profonde contraddizioni sociali e politiche del tempo. reale. come fanno gli uomini. figura politica apparentemente moderata e diabolicamente corrotta al contempo. lontano dalla riflessione politica e viziato da una famiglia ricca e decaduta. storica. Dall’infanzia al ’45 vive a Ravenna (la città del padre dell’autore). e viene scelto seguendo un principio irrazionale dato che i due non condividono nulla. Carlo è destinato a diventare un cattolico di sinistra. ed è riapparso a Casarsa. necessaria. il paese di mia madre. quasi fosse un terzo protagonista del romanzo. la vecchia ipocrisia cattolica. L’immagine che Pasolini riporta del padre è terrificante: un ufficiale dell’esercito che aderì al fascismo senza intenderne i principi. Viceversa. Roncaglia nella sua Nota filologica scrive di due versioni contrastanti (così come per le sorelle e altri particolari) negli Appunti. Voglio dire che la dissociazione poteva derivare anche. che egli aveva sempre disprezzato. anche se a sua insaputa e inconsciamente. ugualmente genuini dalla rivoluzione contadina alla prima industrializzazione (l’autore insiste molto sul modello neocapitalistico quale causa della ‘borghesizzazione’ della classe contadina e proletaria). ma data questa sua incapacità di sintesi. classicamente (e classicisticamente) da un meccanismo di conservazione. la sua innocente volontà di non opporsi alla propria dissociazione. In realtà un nesso logico c’è: Carlo Valletti. da cattolico moderato di sinistra si convertirà in un ‘nuovo fascista’ non appena avrà completato la sua ascesa al potere. Carlo protagonista non avrebbe mai finto di essere uno e uno solo. Alla dissociazione seconda 8 . Gli uomini che la abitano sono gli stessi. forma religiosa dettata dall’abitudine e connessa all’educazione familiare e sociale. diligente e moderato. io personalmente credo che questa fosse una mossa strategica dello scrittore per la costruzione-distruzione della sua opera. una città che non cambia dai primi del ‘900 al secondo dopoguerra nonostante il fascismo. necessaria. se fosse riuscito a filtrarle attraverso la coscienza. nasce nel 1932 a Ravenna o forse a Torino. Carlo è il nome del padre di Pier Paolo. senza metafore né mezzi termini: “Si è fatto una famiglia e l’ha terrorizzata. Egli. spiega lucidamente quali siano le origini della trasparenza intellettuale di Carlo: “Si potrebbe dedurre. avrebbe trovato quell’ipocrita unità individuale nutrita di falsi miti. com’è ben noto: e venire poi a coincidere con quella dissociazione ‘reale. In realtà. vive una vita da schizoide dissociato. riconoscendone le caratteristiche come antiche e poetiche. Nel corso della lettura il Carlo dissociato e allucinato dal sesso verrà chiamato Carlo II. un testo che non rimanda a una realtà definita. mentre è in Carlo che si concentrano i caratteri buoni di Karl. Carlo primo invece viaggia per lavoro. ma per la stessa volontà della coscienza. Egli era perfettamente libero di desiderare il potere: sia pure un potere non detto. entra in scena la resistenza alla dissociazione. Inferiorità sociale e bontà coincidono. di cattolico moderato. entità avulsa dal dramma del suo padrone. ma non riesce a gestirne l’inferiorità: “Il secondo Carlo. lo allontana da un modello italiano profondamente contraddittorio e ormai smascherato. ma come ogni dialettica servo-padrone. dove conosce la sociologia americana. trascende letteralmente i limiti della sopportazione borghese. Tetis o semplicemente Carlo. come Carlo secondo. ed è anomala e non classificabile in quanto vive al di fuori del conformismo della ragione. definito solo empiricamente. senza ambizione e con ascetismo. Proprio in virtù di questa condizione. espressa soprattutto attraverso la sfera sessuale. Ogni volta che Carlo si trova di fronte la propria coscienza su questioni morali. la psicanalisi e le nuove correnti di cattolicesimo sociale.presiederebbe l’onestà del vecchio mondo (per coincidenza cattolico) e avverrebbe non solo nel dominio della coscienza. nato a Torino nel marzo del 1932 e diventato ingegnere a Bologna nel ’56. Nell’Appunto 6b il lettore viene avvisato dell’irragionevolezza che impera all’interno del testo. che alla fine è la nostra stessa sopportazione. Ciò. Qui trova terreno fertile per le sue idee e si converte in un cattolico di sinistra. egli non è libero. Tuttavia è in Karl che si concentrano i caratteri cattivi di Carlo.” L’Appunto 5 è dedicato a Carlo primo. Il lettore si accorge della dissociazione inconsciamente. Neolaureato. poiché svincolata dal sociale e quindi dal perbenismo borghese: “Ciò che lo protegge è il non possedere niente e il non appartenere a niente. Dunque la logica interna del romanzo si crea da sé e non risponde a nessuna regola narrativa. Karl. 9 . come tutti gli umili. . non nominato. Lavora per l’Eni e cresce nella Bologna comunista di fine anni ‘50. privi di autorità sociale.” La determinazione apportata dalla sfera professionale non viene recepita da Karl.” Carlo primo è superiore a Carlo secondo per questioni sociali. egli si specializzava in quella particolare scienza italianistica che è la partecipazione al potere. e quasi quasi. sia pure senza vanità. ma la sua ascesa all’interno dell’ente petrolifero nazionale gli mette davanti anche l’altra faccia della medaglia: quella del gioco del potere. allontanamento che provoca la dissociazione. determinandosi col “puro e semplice accumularsi della materia”. tutto ciò che farà Carlo II all’interno del romanzo.” Carlo è il padrone di Karl. La cosiddetta ‘lotta di classe’ che tormenta l’anima di Carlo procurandogli conflitti e dilemmi esistenziali non ha nessun riscontro su Carlo secondo. e che dunque è accettazione al contempo: “Nel momento stesso in cui Carlo si staccava dal’Italia. padrone a sua volta profondamente dipendente dal suo servo in quanto unica valvola di vita. di pragmatico.un po’ come i cani – è buono. vede il mondo e conosce le realtà degli emirati arabi.ogni azione volgare eseguita dal ‘servo’ è lecita. verrebbe voglia di dire. intellettualmente. ma solo e solo a se stesso. La libertà appartiene invece a Carlo secondo. conferma immediatamente la sua indole di buono. discutono il caso di Carlo ecc. Nella sua dissociazione non riscontra alcun conflitto e niente è immorale per lui. quasi da adolescente (…)” L’Appunto 6 ter vede Carlo prendere il treno che lo porterà a Torino. Potrà far bella figura con i suoi capi. donne. Viene dunque incaricato un ‘picciotto’. i primi indizi della nuova epoca che sta per deturpare per l’eternità le vecchie città e le vecchie campagne. e soltanto gli spiriti critici notano. e anche se ne fosse a conoscenza. immaginari come immaginario è l’ambito del potere. perché il nostro protagonista non sospetta di essere spiato. sconosciuto ai cittadini come allo scrittore stesso: “Per la verità la mia totale inesperienza di ogni ambiente che si collochi nello spazio del potere. o meglio la parte demoniaco-sessuale. Mi è difficile immaginare anche i tipi fisici dei personaggi che si radunano.Un testo illogico presuppone dunque anche l’inconsistenza dei personaggi. porre xxx xxx per la sua carriera. pregustando già. l’Italia è ancora intatta. e tutti quei beni che uomini come Carlo si godono con tanta naturalezza e incoscienza. l’appartamento dove la riunione – così importante per il destino del mio protagonista – si svolga. Siamo al di là del conflitto interiore primo-novecentesco: la scissione (diventata frantumazione) non genera più alcuna sofferenza. quasi arabo. città e uomini: “In quel Maggio della fine degli Anni Cinquanta. Gli è andata bene. la città natale nella quale manifesta l’altro uomo che porta dentro e che trascende i limiti della morale (borghese e non) ‘elevando’ il linguaggio dell’autore all’acme della violenza narrativa. Si tratta di un espediente narrativo per ‘giustificare’ il cambiamento drastico di registro linguistico al quale assistiremo. quando l’onda del neocapitalismo sovvertirà il sistema sfigurando paesi. al suo primo incarico importante. si è trasformata in accettazione. non si trova dunque di fronte a difficoltà particolari: è per lui quasi un giochetto. impedisce addirittura a me stesso di immaginare la strada.” I personaggi ombrosi si riuniscono dunque in un appartamento immaginario decidendo all’unanimità di pedinare Carlo. Rimedia al suo disordine interiore e naturale optando per la via dell’ordine. un ragazzo di chiare origini meridionali che l’autore chiamerà Pasquale: “(…) un giovane sui trent’anni con la nuca oblunga. un profilo numismatico. che accetta e al quale non si ribella. macchina. egli sembra essere uno di quei pochi ‘eletti’ coscienti del cambiamento drastico che colpirà l’Italia da lì a pochi anni. l’edificio. quell’ordine borghese di default che è una consuetudine del mondo ‘civilizzato’. con un giudizio negativo dal quale sentivano gratificato il proprio narcisismo. i capelli fitti corti e neri. soldi. Tra paesaggi catastrofici e selvaggi. La delicatezza di Carlo lo classificava per naturale diritto tra questi eletti (…)” Monitorare Carlo è semplicissimo: egli non si cura minimamente di nascondere o rivelare la sua vera identità (se di identità possiamo parlare). il viso molto bruno. nel suo cuore impenetrabile. La compostezza d’animo di Carlo non dà filo da torcere a Pasquale.” 10 . sensuale. Si concede ai più lussuriosi piaceri della carne e non sente neanche la repressione del Potere (che è lo Stato). ciò non costituirebbe un problema: “Pasquale Bucciarelli. le gioie che questa gli avrebbe procurato. Dell’Appunto 6 quinquies. Non posso venir meno a questo assunto. 11 . Pasquale si sveglia a Roma alle prime luci dell’alba. desumendolo dal ‘verbale’ di Pasquale avrebbe fatalmente fatto pendere l’equilibrio del racconto dalla parte della ‘leggibilità’. c’era il tesoro di Pasquale. ci rimane solo il titolo. mentre nel successivo assistiamo al viaggio di ritorno del ‘picciotto’ da Torino verso Roma. Invece il mio dovere di scrittore è quello di fondare ex novo la mia scrittura: e ciò non per partito preso. cioè il suo verbale. per una vera e propria coazione a cui non posso in alcun modo oppormi. tutto ciò che aveva ‘scoperto’ nella vita di Carlo. burocratico. contemporaneamente prolisso e essenziale. egli aveva appuntato in un linguaggio preciso. E il lettore mi perdoni se lo annoio con queste cose: ma io vivo la genesi del mio libro.” L’intento ‘non-narrativo’ di Pasolini è evidente: il romanzo cresce con l’idea. Era quel verbale che egli avrebbe offerto. intitolato “Due parole su questo Pasquale”. Durante tutto quel periodo. come un vero e proprio capolavoro di solerzia e obbedienza. anzi. ai suoi capi. e sul tema del ‘verbale rubato’. infatti. Ma la sua valigia non c’è più. questo scritto doveva per forza essere – anche se magari lessicamente e formalmente – un ‘nuovo ludo’: tutto in esso è greve allegoria. Anche se io non l’avessi deciso e voluto. quasi medioevale (appunto illeggibile). l’autore si pronuncia chiaramente: “Riferire ciò che fece Carlo nel suo soggiorno a Torino. Questo servo dello Stato stragista ha dettagliatamente riportato in un verbale tutti i movimenti di Carlo a Torino: “Dentro quella valigia. e quest’ultima non esiste al di fuori della scrittura stessa.” Addormentatosi durante il viaggio. con la serva e la figlia quattordicenne.” Non sarà l’unica esperienza sessuale con la madre. E noi possiamo liberarci di lui e della sua restrizione linguistica. autore citato spesso in Petrolio (risale a quegli anni la recensione l’edizione delle sue poesie curata da Sanguineti). Lei sta zitta e ricomincia con la sua cipria. (…) Carlo riesce a buttarla sul letto e a montarle sopra. è una summa dell’esperienza di Carlo a Torino secondo gli occhi rozzi di Pasquale: “Tutto questo è stato da me riferito. teso. soprattutto per l’imprevedibilità stilistica della scrittura. Niente potrebbe scomporre maggiormente il lettore. d’ora in poi violento e carnale come mai nella storia della nostra letteratura. supporto alla descrizione della villa nel Canavese appartenente alla famiglia Valletti.Parte seconda Carlo a Torino: l’esasperazione del sesso Con l’Appunto 7 Pasolini comincia a mettere alla prova il lettore. ed essi si abbassano di nuovo sullo specchio e vedono. Pasolini cerca di chiarire ciò che succederà d’ora in poi: 12 . ma quando lei è in piedi. il registro è estremo. ambiguo nido familiare che gli permette di ritrovare se stesso. che apparentemente aulica nel ricordo. come una qualsiasi ragazza o puttana. viene bruscamente interrotta dal drastico cambiamento di registro linguistico. però. Nello stesso incipit dell’Appunto in questione troviamo anche alcuni versi della Signorina Felicita. Carlo non si oppone. mamma». la madre di Carlo. mentre questa “vacca” dai fianchi enormi si prepara per recarsi a una festa. Perché. non solo. costringendola al rapporto incestuoso: “Emma si concentra sul trucco. dritto fuori dai calzoni. Ora Pasquale aveva finito il suo compito. L’Appunto 7 distoglie per un attimo l’attenzione del lettorei con i versi del Totò Merumeni di Gozzano nell’incipit (ripresi anche nell’Appunto successivo). non li comanda lei. Emma dice: «Ma cosa fai?». Gli occhi. senza possibilità di equivoci: il pene di Carlo. duro. Nell’Appunto 8. con ventiquattro minorenni. Fanatico della masturbazione. viene dipinta in tutta la sua sensualità di donna cinquantenne e ancora piacente. è ossessionato dalle esibizioni in pubblico e in privato. l’amica della nonna.” Carlo ha rapporti sessuali completi con tutte le donne di Villa Valletti: la madre. chiamato Consuntivo. Carlo le risponde (è il colmo): «Sta zitta. ma le lecca la schiena. dopo averle strappato le mutande. L’Appunto 19. Carlo tiene questo atteggiamento ogni volta che si reca a Torino. con molta difficoltà. la nonna. Naturalmente non sta succedendo niente. puntato verso di lei. Emma. il realismo è inquietante. le sorelle. e cioè attraverso il suo verbale. e si passa della cipria sul viso: Carlo si china sul suo collo e le dà un altro bacio. Emma allora si spaventa. con una dozzina di donne cinquantenni d’alto borgo. il nostro viscido protagonista trentacinquenne la sorprende da dietro. L’impatto è forte. Carlo avrebbe continuato per tutti i seguenti anni e decenni a comportarsi come si era comportato in quel ritorno alla sua città natale: e ancora peggio. ‘come visto’ da Pasquale. Il livello di crudezza e la libertà così radicale nella rappresentazione narrativa della perversione sessuale rendono queste tra le pagine più turpi e sovversive della nostra letteratura. la prende sotto le ascelle e la spinge verso il letto. e fa per alzarsi dallo sgabello su cui sta seduta e discinta. sia subito chiaro. preso dall’angoscia. erano le tre sorelle di Carlo. cerca di distrarsi pensando all’immenso patrimonio familiare: “Disturbato da quei pensieri che non lo riguardavano. «Taci. che esse chiamavano Viola: era quindi la figlia della serva. Le tre sorelle erano grossolane e umili nei modi. quasi appartenessero a un’altra famiglia o.” E’ il turno della nuova cameriera. e tutto il resto. Carlo. Chiara. In principio per istintiva timidezza. Carlo si riaddormenta. in occasione di un’ulteriore festa mondana. che con quella condizione sociale si erano identificate. Si risarcirono assumendo appunto un modo di fare 13 . si strinse ancora più forte il sesso tra i pantaloni slacciati. conosceva Freud attraverso i libri di divulgazione degli psicanalisti italiani: ma ciò che le capitava era fuori dai limiti. e senza cambiarsi né lavarsi uscì. La foga con cui Carlo penetra la madre è assolutamente innaturale: “Lì dentro la puzza di urina femminile era veramente acuta.” A un certo punto il giardino si svuota e Carlo. tutto quello che Carlo è destinato a fare in quella villa del Canavese e nella vicina Torino non potrà che impallidire al confronto. Carlo si abbottonò i calzoni. guardando tutte quelle donne. puttana» egli le rispose. Era una donna avanzata. rozza nei modi e con un fare elefantesco tipico da massaia.” Alla sera. Carlo e la madre consumano l’ennesimo rapporto. Incapace di non pensare alla sua fissazione morbosa e ossessiva. sentendo fuori delle voci (…) A parlare. Mentre la donna gli serve il pranzo. L’ossessione per il sesso e la sua visione distorta e perversa di esso non lo abbandonano mai durante il soggiorno nel Canavese: “L’unica sua preoccupazione era quella tremendamente piacevole di soddisfare il sesso: quello che stringeva nel pugno. si sveglia e si reca a guardare: “Sempre stringendosi il membro Carlo si alzò. invece.” Vuoto e stanco. Natalia e Emilia. Certamente pensava che suo figlio era pazzo a fare quelle cose che a lui. si alza dalla tavola per dirigersi in stanza. Sporco del suo seme. Con loro c’era una bambina di tredici quattordici anni. nei «cessi di casa Oddone». Ma l’ossessione morbosa per il sesso lo tormenta. vociando. e sentendo delle voci provenire dalla finestra.” Chiara Valletti è invece la sorella più giovane. Carlo si sbottona i calzoni e afferra il fallo con violenza: è pronto per una delle molteplici ‘esibizioni’ sessuali. si rimette a letto riprendendo la masturbazione grazie al pensiero eccitante della madre. nonché quella che accende più di tutte le perversioni sessuali di Carlo. E mentre si masturba fissandola e costringendola a rispondere a domande su figli e famiglia. Poi perché finirono col sentirsene escluse e indegne. raggiungendo rapidamente l’eiaculazione. sentendosi appunto non così ‘lavorate’ dalla condizione sociale come le loro amiche. «Cosa vuoi» disse Emma. agonizzante nella sua condizione. ancor peggio. Carlo si concentra sul pensiero di Viola. la figlia quattordicenne della serva. parevano tanto naturali.“Dopo un simile esordio. avessero riconosciuto il degrado di certa borghesia: “Finirono coll’evitare i luoghi mondani frequentati dalla madre. Se ciò non dovesse accadere Carlo potrebbe anche morire a causa della tensione che gli sta spezzando i nervi. riesce a notare le circostanze ambientali e sociali. questo suo dolore di agonizzante che aspetta di essere restituito alla vita da uno sguardo. La serva gli comunica che le sorelle si trovano dalla nonna e Carlo.sbrigativo. solo nella gioia della meta sessuale.” La gioia nell’angoscia che Carlo prova quando rischia di non essere visto. colpisce i suoi sensi accecandolo. Il sesso è linfa vitale e il non poterne manifestare la potenza sovrumana genera in lui un senso di vuoto incolmabile. l’ansia di esibirsi gli corrode anima e corpo: “Quei suoi occhi dovranno pure alzarsi e posarsi prima su Carlo e poi sul suo grembo. privo di debolezze femminili. Questo è un tema delicato per Pasolini. frequentava l’ambiente culturale ‘comunista’. sanguinante per la ferita che la lontananza dei luoghi dove il sesso poteva. di Dio e del conformismo sociale prendono il sopravvento generando desiderio di morte. Carlo si accinge a entrare nel casale della nonna. Non esiste realtà al di fuori di questa per lui: tutto si riduce a quell’impeto ingovernabile. To shun the heaven that leads men to this hell” Si può evitare l’inferno che conduce gli uomini a questo paradiso? Carlo è afflitto e angosciato. avido. sudato e fremente. si era aggrappato all’unica possibilità di salvezza. ‘attraverso l’inferno raggiungere il paradiso’. Doveva farlo subito. genera un misto di sentimenti che trascendono l’umano avvicinandosi a una sorta di estasi demoniaca. Anche la madre. o con Emilia) ciò che faceva con le bambine ai giardini pubblici o alla stazione. il bisogno di esibirsi sessualmente è talmente forte che potrebbe costargli la vita. si incammina verso la serenità paradisiaca dell’incipit dell’Appunto: “Carlo. Fare con Chiara (o con Natalia. Vedremo più avanti che molti degli individui appartenenti all’Eni assumeranno atteggiamenti in totale antitesi con la loro condizione di uomini della Resistenza durante il secondo conflitto mondiale. è sempre con loro) fanno di loro delle perfette socialiste. sia in politica che nella vita. Ancora la luce. Nel tempo stesso. Alla vista di una bambina. Carlo. un po’ rude e maschio.” Scomparse le sorelle in bici. E’ così che si reca nella tenuta familiare. La luce rossa. nella speranza di realizzare ogni suo desiderio di depravazione. durante il suo soggiorno a Torino si reca spesso alla stazione attendendo qualche minorenne ignara della realtà sessuale che lo noti. rimasta sola con Viola. L’Appunto 10 bis comincia con gli ultimi due versi del sonetto 129 di Shakespeare (ripreso anche nell’Appunto successivo): “All this the world well knows yet none knows well. In villa non trova nessuno. che sostituisse la grazia con la praticità e il comportamento mondano con cultura. Il pensiero della morale. ossessionato dagli atteggiamenti fascisti di certi perbenisti di sinistra. Quando fallisce o non riesce nella sua esibizione. che lo rende già mezzo morto. malinconica e abbagliante lo perseguita insieme al tormento. è una gioia immensa che riempie come una luce tutta la stazione. fino a scomparire con esso nel momento in cui l’anziana donna lo invita a rimanere a 14 . con la sua funzione emblematica all’interno del romanzo. e lo sconforto aumenta. in quella malinconica ora crepuscolare. la figlia della serva.” La genuinità delle sorelle e la loro benevolenza verso le classi meno agiate (Viola. brancolante per la tristezza emanata dalla luce persistente nell’aria. nonostante la mondanità. con la loro luce granulosa e inquieta. Non c’era alcuna illuminazione pubblica. E’ soddisfatto e pronto per l’ennesima masturbazione che culminerà nel solito sonno profondo e improvviso. Nel perno della Ruota vede un groviglio di due serpenti. Carlo è legato nudo a una Ruota enorme sospesa nel vuoto cosmico. E’ una vulva. Al giro successivo. Al giro successivo tutti i personaggi scompaiono: rimane Carlo. proprio quello del buon tempo antico. e non si era ancora alzata la luna. Parla di Shakespeare. Nell’Appunto 17 Pasolini ci racconta un sogno del protagonista non verbalizzato da Pasquale. umanistico e filologico. la luce era scomparsa. L’ennesimo giro e sul perno della Ruota compare un ragazzo in riva al mare spinto da quell’uomo su di una barca che partirà e andrà lontano da lì. Carlo vede i due serpenti separarsi e giacere nel suolo (un suolo anche questo di non-materia) come senza vita. Un coro avverte Carlo che quella era la gioia per eccellenza. pur nella suprema calma. 15 . E ad esso si aggiunge di colpo il linguaggio. nessun tipo di angoscia tormenta il protagonista nel compimento del suo piano. la nonna era contemporaneamente anche una terza cosa: era una piccola borghese.” Stavolta è tutto più semplice. “macchiando quel suo bel vestito bianco di vecchia”. Le stupende stelle della giovinezza. vincente nel suo piano diabolicamente perverso. Viola è stata portata via dal casale da suo padre e la nonna Emilia e Carlo si ritrovano ubriachi davanti un Barolo di collezione privata. trascendentale. tutto è ridotto alla realtà sessuale del protagonista. Al loro posto vede una donna dall’aspetto selvaggio. Non gliene importava niente. Carlo. affiancato da un vecchio santo con la barba bianca e gli occhi da buono. non era che contorno. è pervaso da un sentimento di pace assoluta: “Ormai era proprio notte.cena. ché poi non si guardano quasi più. Carlo non se ne fece un problema. Ma per fortuna era ormai completamente ubriaca. nient’altro se non una maniera banale di nascondere la sua provenienza: “Bifolca o accademica dotata del miglior tipo di sapere. fraterno. mentre un uomo dalle dimensioni incredibilmente piccole (forse un nano) le sta accanto. Restavano le stelle. Una volta lasciata la tenuta di Emilia. All’altezza inguinale un solco profondo. sublime contorno. nell’ubriachezza. intorno. vicino e infinitamente lontano. fu solo felice di godere per qualche istante quel fitto incombere del firmamento su di lui. una qualsiasi Bovary soddisfatta. Tutto si svolge con assoluta libertà e impudicizia: Carlo si sbottona. dimostra le chiari origini volgari di proprietaria terriera rozza come i suoi braccianti. ma inesauribile: sarebbe stato troppo facile pensare ch’esso alludesse alla tristezza e alla morte. era qualcosa di ben di più: era un sapere puro. ma è morto e il suo corpo si è indurito fino a pietrificarsi. Non c’è mito né simbolismo. come se si trovasse allo stato brado. per molti chilometri. La donna. nudo e con il membro scoperto. mentre esse continuano a splendere. del concerto dei grilli. il nipote si dirige verso casa Valletti. si masturba ed eiacula sulla donna. una ferita scura e decisa. Un altro giro e quel corpo marmoreo si trasforma in un fallo gigante. Il loro tremolio insistente era come un linguaggio. lasciando il posto a un buio innaturale. ma senza oggetto. un punto non percettibile nello spazio inconsistente della materia onirica. Il coro dice a Carlo che egli è nato per la seconda volta. Ed era quello il peggior ostacolo al disegno di Carlo. la quale gira portandolo sempre allo stesso punto. un pensiero estremamente significativo.” E’ luce relativa. Dal suo ventre piccolo pende un fallo molle. Tutti due quei linguaggi parevano voler ripetere senza sosta un concetto solo. uno ‘Spirito del Male’. Da questo momento il sogno non è più ambientato nel cosmo vuoto. E lì c’era anche il verbale di Pasquale: “L’intellettuale cominciò a scorrerlo un po’ divertito. coetaneo di Carlo e uomo intraprendente anche se fondamentalmente onesto. Sotto il sole accecante della fiera di Porta Portese e un certo “letterato veneto dal cognome in -on” si muove tra la folla delle bancarelle. presidente dell’ente petrolifero (stiamo parlando di Enrico Mattei). compagno di liceo del protagonista e segretario di Enrico Bonocore. Entrano in scena Guido Casalegno. verrà identificato come il mandante dell’omicidio del presidente Mattei. di nuovo. Guido Casalegno. Ma per un attimo il sogno continuò anche nella veglia: l’attimo necessario perché egli avesse coscienza (una coscienza suggerita. ‘Polis’ o qualcosa di simile (…). decisivo per la separazione dei ‘due’ protagonisti. provocando così l’ennesimo cambio di registro. Il focus si sposta infatti sulla carriera di Carlo primo e sui misfatti dell’Eni. gli stessi di quella rubata nel treno che portava Carlo a Torino. da parte di individui del suo stesso sesso. la famiglia è al completo assieme al padre. provocandogli un dolore lancinante e indescrivibile. Viene attratto da una valigetta piena di libri. Ed ecco arrivare altri giovani uomini nudi e col fallo scoperto. che non è il punto di prima bensì la parte bassa. alla vicepresidenza dell’Eni. da lontananze ormai indescrivibili. e direttore della divisione Segisa. L’impero dei Troya Siamo a Roma. sia linguistico che tematico. nella loro eccitata beatitudine. colui che. personaggio chiave del romanzo facilmente assimilabile alla figura di Eugenio Cefis. Ed è qui che Carlo riceve l’illuminazione: prima o poi avrebbe dovuto subire. grande e imponente. qualcosa come un ‘Diavolo’. con ammirevole imitazione della firma originale del Capo. lo sbirciavano aspettando le sue decisioni (…)” A questo misterioso inciso segue l’Appunto 20. In conseguenza di tale sua sconfinata pazienza manuale. mentre là sotto. Bevono vino e il coro avvisa Carlo che sono tutti fratelli e orfani. dal coro) che tra quei ‘fratelli’ stava sopravvenendo un nuovo personaggio. accucciati accanto alla loro roba.Ancora un altro giro e sul perno c’è il padre di Carlo accompagnato da un uomo senza volto ma con un sesso scuro e imponente. Guido Casalegno. e soprattutto Aldo Troya. i tre napoletani silenziosi. la stessa brutalità corporale che aveva inflitto alle sue vittime. è un ‘tuttofare’ nel senso letterale del termine “(…) era quindi il Casalegno (…) a firmare il corriere ordinario per Enrico Bonocore: siglando per esteso. uomo onesto e disposto a cambiare le regole del gioco capitalistico dell’oro nero. a tavola. quella dell’abisso cosmico. tratto peculiare che gli costerà la vita. E’ la fine del sogno: “In quel momento egli si svegliò.” Il giorno seguente. ma in un deserto nel quale sta per sorgere il sole: due uomini arrivano da due parti opposte e si incontrano: diffidano l’uno dall’altro ma poi si stringono la mano. Carlo lo fissa e ricorda un altro spezzone del sogno nel quale il coro lo avvisa che egli ritornerà in quel punto del Giro. fornito addirittura da un nome. occupava presentemente la carica che abbiamo detto: oltre a essere Dirigente Amministrativo della Snam. controllando così amministrativamente e 16 . L’Eni è il topos del potere e la stampa diventa il mezzo primario della disinformazione: “C’era stato in quegli anni (…) un oscuro spostarsi di pedine in un settore importante per un organismo di potere. riferendosi esplicitamente alle vicende di Cefis: “ne ho già fatto cenno nel paragrafo intitolato “Lampi sull’Eni”. sentimenti necessari per l’inizio di una scalata sociale. ovvero di quell’alter ego che gli impediva di crescere ‘socialmente’. la cui identità viene svelata dall’autore nell’Appunto 22f. Lampi sull’Eni. confinandolo a una vita parallela alla sua in grado di trascendere il concetto stesso di libertà. tutti protagonisti di una trama talmente torbida che non trova chiarezza neppure oggi. Ettore Zolla: costui è. che in qualche modo rappresenta l’inizio di quell’agonia che porterà Pasolini alla morte. diventando così uno dei personaggi principali dell’impero dei Troya. statale e insieme non statale. altri no.” Ecco che allora Carlo e Guido si dirigono assieme verso il salotto della Sig. un centro di ricerche ‘audiovisive’. Comincia qui la sequela infinita di nomi. il cui entourage era formato da uomini di sinistra insospettabili perché attivi durante la fase della Resistenza: erano i nuovi fascisti. giornalisti. nato dalla fusione tra il quotidiano cattolico bolognese e l’omonimo quotidiano lombardo.” Guido Casalegno viene nominato vicepresidente della Nuova Editoriale Italiana Spa. Carlo può cominciare la sua ascesa. Scisso consapevolmente una volta per tutte. la quale “investiva la sua intraprendenza in imprese culturali. Per esempio.. scienziati e uomini politici. Per questo la F. scritto e scomparso misteriosamente dopo la morte dello scrittore. L’Eni aveva una particolare predilezione per questo giornale. alcuni membri del governo. edito dalla Nuova Editoriale Italiana Spa. La prova filologica dell’esistenza di questa preziosa parte del romanzo ci viene data da Pasolini stesso nell’Appunto 22a. e ad esso rimando chi volesse rinfrescarsi la memoria. aveva bisogno di finanziamenti. Ma torniamo all’Appunto 20. ma si dava anche a una certa attività più specifica: una piccola scuola e laboratorio teatrale. La ‘potenza’ dell’amico suscita in Carlo ammirazione e disprezzo al contempo. Egli si è finalmente liberato di Karl (o almeno crede). soprattutto. Eccoci così al rinomatissimo Appunto 21. a distanza di trent’anni.” I soldi di cui ho appena accennato erano garantiti in via ‘amichevole’ dall’Eni (si trattava di fondi abbastanza corposi). usciva a Milano nuovo ‘Avvenire’.” 17 . società e giornali. Non soltanto organizzava quasi settimanalmente dei Ricevimenti (come l’attuale) in cui si incontravano letterati. Si tratta di una borghese appartenente all’elite romana. sia pur minimi: qualche milioncino: diciamo una ventina di milioni in tutto l’anno. Gli stipendi dei redattori e dei collaboratori vennero talmente aumentati da suscitare l’invidia del ‘Corriere della sera’ (…) Il presidente della Nuova Editoriale Italiana Spa diventa uno dei massimi dirigenti dell’Eni. che non si limitava a privilegi pubblicitari. uomo di fiducia di Troya.ra F. com’era l’Eni: il settore della stampa.finanziariamente il ‘Giorno’: ed era entrato a fare parte della piccola fluttuante oligarchia del cosiddetto impero dei Troya. che rimanda più alla figura di Giulio Andreotti che a quella di Cefis individuo. di cui abbiamo già parlato nella parte introduttiva. ‘aveva certi affari urgenti d’importanza nazionale’ (che un giorno o l’altro si sarebbero saputi). Rispetto al libro del misterioso pseudonimo.” Circolavano voci autorevoli già all’inizio degli anni ’70. e a tutti che egli era furbo. senza soluzione di continuità. La somiglianza di questi piccoli soprammobili a delle lapidi marmoree sembra quasi metafora della freddezza omicida dell’uomo. voleva far sapere ininterrottamente. Ciò che non fu mai chiarito riguarda la scomparsa del generale Alfredo Di Dio. abile cinquantenne dal sorriso stereotipato e ammiccante. per carità. L’uso di una vecchia auto non intestata a lui e la volgare collezione di oggetti in ceramica bianca rimandano direttamente alla fonte. mantenendo una posizione di controllo non ufficiale che gli permette di muoversi come vuole: 18 . Come fu ‘secondo’ nella fase della Resistenza dietro il comandante Bonocore. Singolare è la descrizione fisica del presidente. ma non la data: Sacile invece di Cividale.” Il ritratto di Aldo Troya gode di una fonte preziosa e indiscutibile: il libro di Steimetz. Da Giorgio Galli a Eugenio Scalfari vennero lanciate aperte accuse all’ambiguo vicepresidente. sorridendo furbescamente. che lui ‘sapeva certe cose’. cioè. ma ciò che ci rimane è una pagina tristemente bianca sormontata da un titolo. cambia il luogo di nascita di Troya. ‘che lui era così abile e diciamo pure strisciante’ da cavarsela sempre nel migliore dei modi e nell’interesse di tutti. che è un messaggio essenziale. morto in circostanze torbide proprio nei giorni in cui Cefis abbandonò il reparto della formazione partigiana di cui era capo Mattei per entrare a far parte della Divisione di Di Dio: “C’era una formazione mista degasperiana e repubblicana (il misto cominciò subito. paesini entrambi della provincia di Udine. della sua casa e anche del suo ufficio). secondo le quali Cefis avrebbe saputo e mai rivelato i contorni della scomparsa del comandante palermitano. continua ad esserlo all’interno dell’ente petrolifero. L’Appunto 22a è interessante nell’analisi della condizione di ‘vice’ di Aldo Troya. Quindi che lo si lasciasse andare. Ciò pertiene alla frammentarietà del testo e Pasolini non esita a ricordarcelo: “Il mio non è un romanzo ‘a schidionata’.” Bonocore e Troya sono uomini della Resistenza. non certo pezzi rari d’antiquariato. come si vede) che lottava sui monti della Brianza (…)” Il riferimento è chiaro ma il passaggio narrativo è a tratti incomprensibile. mandante certo dell’attentato di Mattei e del giornalista De Mauro: “e si sapeva anche che faceva raccolta di oggetti in ceramica bianca (cosa che dava l’aria di piccoli cimiteri a certi tavolini. viene dipinto dall’autore in maniera impietosa: “Infine questo sorriso esprimeva anche un altro messaggio. questo è un fatto noto. indispensabile e direi quasi sacro in Italia: Troya. ma ‘a brulichio’ e quindi è comprensibile che il lettore resti un po’ disorientato. L’Appunto 21 avrebbe dunque svelato il passato partigiano di Cefis.Aldo Troya. “decisamente un sorriso da colpevole” (come si legge nell’Appunto 22). al comando della Divisione Patrioti nel novarese. Le incongruenze tra il carattere grigio e ascetico di Troya. in tutta la sua fluvialità. Sarebbe troppo lungo. alcune elaborate. d’altronde. di cui si è già parlato precedentemente. Si tratta delle ‘Iniziative culturali’ della Sig. tutta la parte del romanzo concernente il reame di Troya è incentrata sul gioco allusivo di nomi e società reali tratti dalla fonte Steimetz. gli Appunti 20-30.. che è la figura strutturale del mio raccontare. poi. 22i e 23 la protagonista è la napoletana Signora F. ma ciò rispecchia. non si riesce bene a estrapolarne il contenuto.” Il passaggio è oscuro. è proprio l’illeggibilità la chiave di lettura del testo. capitale sociale.” Gli Appunti 22a. Mi limiterò dunque a dare un panorama. Proseguendo. Egli non avanzava. Ci si chiede da dove provengano i soldi che finanziano le sue discutibili attività e a tal fine Pasolini inserisce un grafico. nel romanzo Ivan Troya. Non saliva. riuscire a dare un quadro chiaro e sistematico di tutte le attività oscure della famiglia Cefis. 22b. cioè. o Enti dell’impero di Troya sono tratteggiati: il tratteggio significa cifra. della cui consistenza finanziaria ci è nota appunto soltanto una metà. i cui nomi costituiscono chiari rimandi a società realmente esistenti elencate da Steimetz. L’ultimo rettangolino è tratteggiato solo a metà. mancanti. che nel romanzo diventa Pentavalor. dichiarato e reale. e per me.ra F. trasformata in Sosmel. detentore di Trevalor. richiama la signora Righi del libro di Steimetz. o vortice. Probabilmente egli non lo calcolava. cognata di Aldo e sua prestanome. 22h. mai scritti o magari ‘vuoti’ per l’irrazionale motivo stilistico del romanzo. I rettangoli che rappresentano le varie Società. volutamente storpiati a fini narrativi (se di fini narrativi si può parlare). oro colato per le ricerche di Pasolini sull’«onorato presidente». Il personaggio Quirino Troya e le sue attività alludono invece a quelle che Steimetz attribuisce ad Alfredo Cefis. gestiva piantagioni in America (dal Canada all’Argentina). (chiamato puzzle) spiegato dettagliatamente nell’Appunto 22i: “Il lettore dunque osservi questo grafico. 22c e 22d sono esclusivamente dedicati all’«impero privato» di Troya e della sua famiglia.“In qualità di ‘secondo’ (vicecomandante o vicepresidente). l’intento non-narrativo del nostro meta romanzo: “De Sade m’insegna che non bisogna esigere troppo dal lettore” Negli Appunti 22f. contengono delle bozze .. mentre Amelia Gervasoni. cognata di Cefis e intestataria di una Società Immobiliari e Partecipazioni alla quale facevano capo altre otto società. della Sosvic. La lista è interminabile e sarebbe impossibile. 22g. la sua tendenza ascetica a ‘realizzare’ si attuava molto meglio. accumulava. nella fattispecie. e il lettore deve prenderlo come un divertimento. quale poteva presentarsi a un osservatore nel momento della nostra storia. si espandeva. E’ letteralmente impossibile comprendere questa e altre parti del testo.In ambedue i delitti Carlo prende parte attiva: 19 . impossibile. E’ interessante tuttavia la nota nella quale si accenna alla ‘Visione’ della strage che analizzeremo a breve: “ . ma si limitava semplicemente ad ammassare e costruire il proprio destino secondo la propria natura. La fonte è ancora il libro di Steimetz. anche per lo scrittore stesso. Il fratello Alberto Cefis. ecc. seguire tutta la lenta storia (due decenni) di questa accumulazione e di questa espansione. con il ‘finto’ ritratto fisico che ne ho dato: ma ciò fa parte del brulichio. altre no. 1974)” A questo inciso enigmatico segue direttamente l’Appunto 31. E’ e non è allo stesso tempo. si mecolava alla ‘luce’ di quella verità così profondamente e sinceramente vissuta: e il rosso di certi velluti o carte da parati. come un suo doppio monumentale e nel tempo stesso inafferrabile. e su lui.” Due gruppi di ‘personaggi immaginari’ percorrono questa parte di romanzo: quelli appartenenti ai salotti e quelli che spiano la vita di Carlo. come vedremo più avanti). il verde del vestito più audace di qualche signora. Esso incombe attraverso l’individuo cui appartiene. Torna la ‘luce’. man mano che gli avvenimenti – di cui sono causa o da cui sono giocati – li costringono a una drammatica coerenza. essi tutti ci credevano. Appunto 32: finalmente giungiamo al ricevimento che vedrà l’assunzione di Carlo all’interno dell’ente petrolifero nazionale e l’incarico burocratico assegnatogli che implica un viaggio in Oriente (viaggio reale e mistico.nel I Blocco incoscientemente ( in un abnorme rapporto fra l’Io e l’Es) diventando membro attivo del complotto nel II Blocco allucinatoriamente (facendo esplodere la bomba appunto visionaria alla stazione di Torino) (16 ott. la cui funzione narrativa non è mai definita: torna per illuminare quei morti “coi sorrisi incollati sulle labbra”: “Lo sfavillare della luce. come di una nave ancorata in un porto buio ma in festa. ecco tutto. O forse no. Segnati profondamente nei lardi.rivelandosi agli altri protagonisti.” E’ sconcertante l’attualità dell’ultima scrittura pasoliniana: quei personaggi immaginari sono gli stessi di quelli che potrei immaginare io adesso. differenze e rapporti tra i due verranno chiariti nel corso della lettura. E mi commuove anche l’ingenuità pervicace. In quell’equivoca dimora borghese tra i Parioli e Villa Glori. ma nel pieno dell’attività professionale. Il lettore dunque non si illuda: egli non si imbatterà mai in quei personaggi che misteriosamente si svolgono e si evolvono. mostruosa con cui le vivevano dei vecchi già allora cadenti e ora decrepiti. longevi detentori del potere circondati da menti giovani pronte per essere addestrate e introdotte nell’oblio del potere (statale e non): “Mi commuove quella certa ingenuità in cui cose del genere erano vissute da uomini giovani come Carlo. al culmine del potere sociale. Analogie. con il quale l’autore ci avverte esplicitamente di non provare in alcun modo a dare un quadro psicologico dei personaggi: “In questo mio racconto – su ciò devo essere brutalmente esplicito – la psicologia è sostituita di peso dall’ideologia. si muovono i nostri personaggi immaginari. Non c’è corpo e quindi non ci può essere anima: “Cos’è quest’animo umano? E’ una presenza. nel 2012. o tirati da infauste magrezze. il 20 . oppure uomini e donne soltanto anziani. incallita. ha perso i contorni che lo caratterizzano abbandonando le dinamiche spazio-temporali della realtà.” E’ chiaro l’intento demolitore dell’auctor Pasolini: il ‘personaggio’ è un’entità incontrollabile che ha perso la coerenza psicologica di cui godeva nella letteratura precedente. una realtà. e al lettore. Ci credevano come ci credevano dei morti. con quell’aria provinciale e disorientata di chi non conosce: “Carlo era là. Il fatto è che il suo desiderio di affermarsi e di avanzare apparteneva all’ordine dei desideri clinicamente ansiosi: ed era dunque la ‘malattia’ che provvedeva a preservare l’innocenza. la coscienza della propria furberia e degradazione. si suppone che “l’affabulatore”. La sua descrizione fisica mette in difficoltà il lettore. La prova per l’assunzione di un grande Ente come l’Eni. pronto ad aiutarlo nella conquista del Potere. già incontrato precedentemente alla fiera di Porta Portese. era quasi puramente formale: si trattava di un incarico. con un viso tondo di gatto ritratto tra le spalle. e l’Appunto 34 ter. anche quello “dal cognome contadino in –on”. Nel tempo stesso. coltivava anche il mito della propria innocenza. Con lui ci sono altri intellettuali. di carattere burocratico. giustificando contemporaneamente tutte le povere infrazioni ad essa. come primitiva condizione di grazia. in quell’angolo vivente di un mondo di defunti.ra F. l’unica notizia funzionale al racconto è la sua nevrosi (degenerata in ordinaria pazzia) e l’obiettivo che l’ha condotto a questa. autorevole. si tratta di Giulio Andreotti: “C’era anche un uomo politico – era ministro da dieci anni e poi lo sarebbe stato per altri quindici – seduto su una poltroncina rossa.luccichio degli ori e delle perle: tutto resta lì. Sarebbe stato capace delle azioni più abbiette pur di ottenere il favore di una persona. come abbiamo visto.” L’Appunto 34 bis. sia pure di Stato. con furberia e degradazione. quasi un alter ego dell’autore stesso. un membro del Comitato centrale del Pci (sicuramente Antonello Trombadori) e un politico la cui descrizione non genera alcun dubbio. Petrolio è tutto fuorché questo. Proprio per la posizione dell’Appunto e per il cambiamento improvviso del punto di vista del narratore. tondo e giallastro. sia uno degli ospiti della signorotta dei Parioli. Tra i tanti mezzi a disposizione per raggiungere l’obiettivo. figura creata su quella reale di Ferdinando Camon. era tutt’altro che una semplice azienda. dunque perché porci interrogativi del genere? Di quest’uomo. incaricato di raccontare la storia di un intellettuale di cui non vuole svelare l’identità. intitolato Fine del ricevimento e costituito solo da una nota che analizzeremo tra poco ma che non venne mai elaborata dall’autore. presente-assente. L’intellettuale in questione è un trentacinquenne provinciale. unico scopo della sua anonima vita. che cerca invano di dargli un volto a causa dell’abitudine a una lettura logica e sistematica. che aveva qualcosa di indecente: voleva cioè manifestare.” Tra questi ‘personaggi immaginari’ c’è anche il perno dirigenziale dell’Eni. che si trovava lì. che. affiancato da coloro i quali avevano posto tutte le loro attenzioni su Carlo. come non avesse collo o fosse un po’ rachitico: la fronte grossa di intellettuale era in contrasto col suo sorriso furbo.” La nevrosi cronica gli provoca una visione durante la fase di dormiveglia: è il Diavolo. deferente. è inserito tra la parte dedicata agli incontri nei salotti della Sig.” E’ la prima volta che Carlo entra in contatto con questa dimensione parallela. il Potere: “Non essendo ancora una persona in vista. un intellettuale inquieto (chiaro il richiamo ad Alberto Moravia) e un altro aggressivo. che prevedeva un viaggio in Oriente. l’Intellettuale sceglie la via della 21 . nessuno se ne accorgeva: ma in realtà egli era un repellente mostro di passionale servilismo. Prima fiaba sul Potere (dal “Progetto”). ma continuano a coesistere con essi – fu come una legge della natura: ed egli si voltò indietro. Brown in Corpo d’amore. un solo attimo. Dovevo usare il peggiore per farlo diventare il migliore. Il rigurgito dei bassi sentimenti – che.” Dio avvisa l’Intellettuale che il compromesso da accettare perché egli possa godere del suo perdono è quello di non voltarsi indietro per guardarlo. va a testimoniare tutto questo. vede il Diavolo. è perfettamente consono alla poetica del romanzo: in una realtà caotica e controversa il Bene non può che essere il Male e la Verità non può che coincidere con la Menzogna. e i riferimenti alla “nascita anale” e alla “continua permutabilità di pene e vagina” hanno rispettivamente assunto la funzione di modello per la figura del personaggio Merda (che incontreremo più avanti) e per le trasformazioni di Carlo. un attimo. ecco che raggiunge il delirio estatico. gli confessa l’inesistenza del Diavolo: “E’ stato uno Scherzo. arrivando alla visione di Dio. nella miserabile casa della miserabile città del miserabile mondo. poi mediante la devozione dei cattolici che lo circondano. così come si legge nella nota del maggio 1974: “*seguono le altre storie: il popolo e il potere (com’erano fino a prima del ’68) e come cominciarono a non essere più (…)” L’inciso fiabesco. e il Santo accetta il patto senza esitare: “Ma non aveva fatto una ventina di passi che una curiosità irresistibile si impadronì di lui: fu un nuovo rapimento che lo travolse come un fuscello: non potè. romanzo americano anni ’60 costruito come un montaggio di citazioni e utilizzato molto nella stesura di Petrolio. il nostro Intellettuale-Santo (che ha realizzato pure l’inconciliabilità tra cattolicesimo di sinistra e Vaticano) cade nella disperazione più umana. A questa l’autore avrebbe fatto seguire altre storie sul popolo e il potere. Io me la son messa sul viso e ti sono apparso. e di una arbitraria contraddizione in termini per far trionfare l’assenza di contraddizioni. letteralmente. riconoscendo il Bene che profetizzava come un prodotto del Male e la Verità di cui si faceva portavoce come prodotto della Menzogna. evidentemente. Questa “Forza Luminosa” dal volto anonimo. ma una maschera. Così comincia l’ascesa.” L’Intellettuale-Santo non resiste e. 22 . prima attraverso il prestigio. voltandosi. immediatamente si pietrifica precipitando dal Terzo Cielo. trattenere una forza che alla cervice lo obbligava a torcersi all’indietro e gettare alle sue spalle un ultimo sguardo su ciò che gli era impedito guardare. L’Appunto 34 ter. Fine del ricevimento. Adesso va. e il Diavolo è lì. E mentre cade per terra incosciente mentre il Diavolo gli apre due stimmate nelle mani. Il giorno dopo è già un santo cattolico: rinuncia ai beni materiali del mondo. contiene solo questa nota: “Alla fine del ricevimento riportare frase paziente schizofrenico (Roheim citato da Brown)” Il riferimento è alle frasi dell’antropologo e psicanalista Geza Roheim che riporta Norman O. Il Diavolo non è una persona. Diverse espressioni dei pazienti schizofrenici di Roheim sembrano confarsi alla scrittura dello scartafaccio. torna sulla terra. di un marmo mistico composto da un’infinità di materie sconosciute all’uomo.santità. apparentemente oscuro e lontano dai limiti della ragione. All’acme della fama. dove vivi. pronto ad accontentarlo. si rifugia in un convento e accetta la castità come condizione essenziale della sua nuova esistenza. non sono superati da quelli alti. ma anche estremamente noiosi. con le quali l’artista belga (la cui opera si pone in relazione con la corrente surrealista nonostante egli non abbia mai fatto parte del movimento) si spinse verso la creazione di un alfabeto totalmente reinventato. fondamento del viaggio secondo – ma anche come passaggio di tempo per la maturazione di un ‘tempo politico’: l’arrestarsi della situazione per la sostituzione di Troya al Presidente dell’Eni e quindi dell’assassinio di quest’ultimo. Riporto l’Appunto 36e. avrebbe congiunto dimensione onirica e dimensione reale..Gli Argonauti Il ciclo degli Argonauti costituisce certamente la parte più ostica del romanzo. se questa ‘bozza’ fosse stata portata a compimento. miste a visioni realistiche di viaggi veri (senza nomi o precisazioni. magari di carattere ideografico o geroglifico. nella fase della sua ascesa all’interno dell’Eni: “Serie di ‘visioni’ rifatte sul Mito del Viaggio come iniziazione ecc. linguaggio aulico e turpiloquio.. Questo viaggio mitico in Oriente diventa per Pasolini metafora perfetta per il viaggio di Carlo alla ricerca dell’oro nero. Pasolini si limita dunque a riportare il mito nella lingua originaria. lasciando un vuoto incolmabile nella nostra letteratura. per la mia costruzione autosufficiente e inutile. figure della mitologia greca che. queste pagine stampate ma illeggibili vogliono proclamare in modo estremo – ma che si pone come simbolico anche per tutto il resto del libro – la mia decisione: che è quella non di scrivere una storia. riga per riga.. disegnandosi l’intero libro. compito che non portò mai a termine e di squisita natura neosperimentalista. estremistici. al fine di renderne l’idea: 23 . Del resto l’ha fatto recentemente xxx Michaux (?). al fine di conquistare il vello d’oro (il prezioso mantello dorato di pelle d’ariete in grado di conferire la capacità di volare) partirono sulla nave Argo. si. secondo la leggenda tramandata da Apollonio Rodio nelle Argonautiche.Inteso come iniziazione. trascritta in greco. Ecco perché ho scelto di adoperare. dei materiali apparentemente significativi. in una paziente e infinita invenzione di segni non alfabetici. e stampare l’intero libro così. Ma torniamo agli Argonauti.” Gli Appunti 36 – 36n sono interamente scritti come bozze di un libro a sé stante mai elaborato. A mio modesto parere. L’arrivo di Carlo da un ‘sognato’ viaggio in Oriente lo mette come sognante automa nelle mani dei sicari. L’idea però è chiara: l’opera.) . personaggi mitici e politici. come nei sogni ecc. ovvero quella di costruire una ‘forma’ durante la scrittura stessa: “Ebbene. avrebbe costituito un capolavoro di letteratura sperimentale senza pari.. Ma la mia formazione culturale e il mio carattere mi hanno impedito di costruire la mia ‘forma’ attraverso simili metodi. ma di costruire una forma (come risulterà meglio più avanti): forma consistente semplicemente in ‘qualcosa di scritto’.scriverlo tutto in greco (con la traduzione riassunta telegraficamente ma esaurientemente nei titoli dei paragrafi) .” L’alfabeto a cui fa riferimento l’autore è quello di Henri Michaux nelle due opere Alphabet (1927) e Exorcismes (1943). che addirittura l’autore avrebbe voluto scrivere in greco (o neo-greco) per attenersi alla follia stilistica dell’opera. Sappiamo che il mito sembrerebbe rifarsi ai primi viaggi dei mercanti-marinai proto-greci alla ricerca d’oro.. Non nego che certamente la cosa migliore sarebbe stata inventare addirittura un alfabeto. guidati da Giasone. “Meditazione di Orfeo – La vera nascita è la seconda nascita – L’imitazione. Niente risponde a una logica. dalla pancia gonfia e tonda come le navi persiane) – sono due operai. sia frommiano che lacaniano. Gravità e Solennità. L’Io di Carlo agisce e rimuove in piena libertà. Raramente si è visto giocare con tanta disobbedienza con concetti ‘ubbidientemente’ accettati. anzi provocatori. a mysterious carriage of the body to conceal the defects of the mind Laurence Sterne” Quanto sono consoni. sotto l’albero: tutto è dentro il ventre materno) – Il secondo viaggio è quello vero perché è realistico – Non potrebbe esserlo se non avesse le ‘fondamenta di sogno’ del primo – Noi andiamo sulle tracce di Eracle che ha sognato il nostro viaggio – Facciamo quello che ha fatto Alessandro. sia freudiano che junghiano. immigrati. stendono fuori dalla casetta sulla sabbia un piccolo tappeto scolorito – Lasciano le scarpe sulla sabbia – si siedono a gambe incrociate sul tappetino e cominciano a suonare due loro strumenti (un tamburo e una specie di mandolino molto rustico. Così almeno spero. e che hanno fatto molti altri – Verrà il momento che lo spazio del sogno del viaggio sarà saturo – Ci sarà solo lo ‹…› spazio del viaggio – Noi forse siamo gli ultimi. per l’altra metà è semplicemente un intontimento simile a quello di certi paralitici a cui funziona solo metà del cervello. lo si deve ammettere: e tutte le eventuali implicazioni allegoriche non possono che essere divertenti.” E’ palese la necessità dello scrittore corsaro di voler sovvertire irrimediabilmente ‘regole’ psicanalitiche dogmatiche e universali. siamo marci alessandrini. tali rapporti sono talmente liberi da poter essere lecitamente definiti arbitrari. la nascita culturale. in questo. seguendo leggi che non appartengono alla realtà e che appaiono totalmente disconnesse da questo mondo. molto scuri di pelle. Non c’è oscurità e gravità. e quindi anche il linguaggio pasoliniano si svincola dai limiti del comprensibile: “… la divisione in due dell’Io di Carlo. La rimozione è per metà rimozione classica. (testo greco) L’Appunto 40 sancisce la fine della prima parte del testo inaugurando la seconda (sia ben chiaro che. sia ortodosso che eterodosso. scientificamente analizzabile. L’incipit dell’Appunto è costituito da un passo de L’ABC del leggere di Ezra Pound (1934): “Oscurità e solennità sono del tutto fuori posto nello studio (anche il più rigoroso) di un’arte intesa originariamente ad allietare il cuore umano: Gravity. pone in realtà ogni volta il rapporto tra un Mezzo Io e un Es intero. essendo l’opera incompiuta. e infatti il nostro sogno è molto vicino alla realtà: alla [banale mappizzazione] di ogni luogo – [Siamo ‘tardi’. non è possibile seguire la suddivisione ‘immaginaria’ dell’autore in tre parti) come la vera e propria essenza del romanzo. siamo uomini colti] che chissà come hanno ancora una certa possibilità di iniziazione – Morte di Orfeo (malaria) – Sepoltura di Orfeo – All’ora del crepuscolo nella periferia verso il mare due giovani appena tornati dal lavoro.” 24 . due sudanesi. al rapporto tra l’Io e l’Es di Carlo Valletti? Apparentemente legati. ‹?› – Orfeo – Il viaggio vero è il secondo viaggio – Il primo è sonno (nella caverna. in realtà Soggetto e Inconscio del protagonista vivono due dimensioni distinte e separate: “Dal punto di vista psicanalitico. come un ventennio prima. del suo padrone. le riporto integralmente. vide selvaticamente in disparte. con in bocca il membro. Cinque annotazioni dell’autore potrebbero aiutarci a decifrare il significato del racconto di Tristam. a base di frustate: due se la bambina avesse abbandonato per un solo istante – presa da qualche necessità corporale o da qualche fanciullesca distrazione – il membro del suo padrone: dose che naturalmente era destinata a aumentare in proporzione all’entità della disobbedienza. Apparteneva a una ‘cultura’ uguale.) liberazione della schiava indifferenza della schiava sia alla schiavitù che alla libertà. città nella quale trova (con sorpresa) una situazione analoga a quella africana: “In certi giardinetti irresistibilmente sporchi. facevano il bagno in mutandine dentro una vasca. Passando per Alessandria torna in Inghilterra dopo una sosta di due giorni a Napoli. Sua sparizione senza tracce. Enigma non posto oltre che non risolto ecc. [lasciata a una Missione – lei non si volta indietro a guardare] mescolanza e integrazione culturale mancata: in lei e in lui catabasi: passaggio per Napoli (per nave) – Bambina napoletana – Ceduta di Damasco – Impossibilità di un’integrazione culturale reale. essa assomigliava a Giana. ecc. non esistenza. Iscrizione di Tristam al Partito comunista (conversione al marxismo) 25 . Quella che dava la stessa qualità fisica (…) a quei ragazzini plebei di Napoli che si tuffavano nella fontana e quelli di Khartoum che dormivano nel dormitorio di padre xxx.” Tristam. una ‘scugnizza’ scura e lacera (…) Non c’era dubbio. ma anche qui si tratta di una decisione stilistica in itinere. Giana. il lettore viene colto di sorpresa da un auctor che non ha alcuna intenzione narrativa e che vive il suo “poema” in forma progressiva e magmatica.Queste parole sanciscono la fine della prima parte del romanzo. data l’impossibilità interpretativa: - esperienza della schiavitù (… simbolico ecc.” Tristam si lascia avvolgere dal fetore del parco di Forcella convertendosi di colpo al marxismo (in aeroporto aveva letto il Capitale per la prima volta). La trasgressione a tale obbligo avrebbe dato luogo a una punizione prestabilita. che ha studiato a Cambridge e vive a Londra. Appunto rimasto bianco. è costretta ad assecondare le perversioni falliche del suo padrone. Ciò che è diverso non esistente. ricordando per un istante i giovani e indifesi protagonisti di Salò: “(…) era tenuta a stare sotto il tavolino. Il racconto termina anticipando La storia di xxx e xxx e dei loro tre figli xxx. Trasformazione di Carlo e Visioni di stragi Appunti 41 e 43: due digressioni depistano un lettore stanco e disorientato. vivente [democratica] – Unica possibilità porsene il problema per salvare la coscienza e poi fregarsaene. anche se non necessariamente eretto. Le era quasi sorella. “schiavetta negra” dell’occidentale Tristam. con saggezza legislativa. affida Giana a un padre cattolico olandese e parte per Il Cairo. dove dei bambini. E’ lui che parla. il diavolo per eccellenza Stavrogin de I demoni: “Attraverso i suoi peccati. figlia della Resistenza e incline al più bieco trasformismo. Al contrario . lo fa loro succube – si rovescia in odio in Carlo del Potere. ma l’intento allegorico è evidente. alla stessa ora. quello tanto atteso che vede la trasformazione di Carlo in una donna: “*L’amore di Carlo il mite per i giovani del popolo comunisti – che lo trasforma in donna. più vero. diversi dai precedenti per i contenuti e preceduti da un’annotazione che lascia intuire il tema centrale. sarebbe per sua natura illimitato e illeggibile. L’anarchia sessuale di Carlo secondo richiama analogie e differenze col “male assoluto” di Dostoevskij.Sforzarsi nell’analisi non si addice alla poetica del nostro antiromanzo. sia pur folle e aberrante (…)” Appunto xxx. insieme. aveva. il quale. Precisazione è il titolo del secondo Appunto 42. Ogni notte. soprattutto se si pensa alla continua denuncia di Pasolini al fascismo di sinistra e ai valori costruiti ad hoc dalla nuova e ambigua classe dirigente ‘rossa’. il quale partecipa (inconsciamente in modo però psicoanaliticamente anomalo) alla strage in funzione anticomunista. in pratica. questo poema è il poema dell’ossessione dell’identità e. Mentre è dal secondo motivo (quello dell’ossessione dell’identità e della sua frantumazione) che nascono quelle folate di vita e quella concretezza.” Carlo ‘il mite’ e Carlo di Tetis. irriconoscibile nel saper vestire tutti i ruoli. Guadagnato o perduto. illeggibile. e che dunque lo rende. L’Appunto 43 narra di Sardar e dell’epidemia che causò a Patna e in altri luoghi del Bihar. della sua frantumazione. Polis è Tetis. contrariamente all’apparenza. Ma poiché il valore 26 . dell’ossessione dell’identità e della sua frantumazione. la scissione dell’identità ha lasciato il posto alla sua disintegrazione. Carlo primo è Carlo secondo. si inserisce tra il 43 e il 43a costituendo l’ennesimo intervento diretto dell’autore. lume all’interno dell’oscurità testuale del meta romanzo: “Questo poema non è un poema sulla dissociazione. la stessa idea che ne avevano coloro che l’accettavano e partivano alla sua conquista. com’è giusto che sia. a causa dell’altro motivo. La dissociazione è ordine. né di un controsenso. Ecco che si ripetono gli Appunti 41 e 42. detta le regole della conversazione. Carlo primo e Carlo secondo si incontrano per confrontare le loro esperienze. Stavrogin. Tetis sbadiglia annoiato. della propria società. Ma è vero anche il contrario: cioè sul primo motivo (quello della dissociazione) che fondandosi l’ordine del romanzo si è anche fondata l’idea simbolico-allegorica in cui il romanzo consiste. perché è Carlo primo colui che ha rinunciato al piacere. Ma il loro non è un rapporto equo ed è Carlo secondo che. siamo di fronte un Es frantumato. La dissociazione altro non è che un motivo convenzionale (…). volutamente disattento per non cadere nel tunnel dell’angoscia. Il motivo della dissociazione altro dunque non è che la regola narrativa che assicura limitatezza e leggibilità a questo poema. Gli incontri serali: non c’è numerazione. apollinei o dionisiaci che siano. Anche il nostro Carlo secondo non era privo della piccola dose di demoniaco necessaria a spianargli la via della degradazione. il cui nesso è poco chiaro se non inesistente. ogni volta che Polis tenta di raccontare il suo rapporto con la società. E’ il preludio alle stragi visionarie dei capitoli successivi. L’ossessione dell’identità e la sua frantumazione è il disordine. E non si tratta affatto di una svista dell’autore. un valore è sempre un valore. con orgoglio superiore. o appunto. in quell’imperfetto. ovvero quella di concepire la storia nella sua consistenza. L’imperfetto incoativo. alludendo al passare del tempo e della vita. anche il suo perdersi era modesto. sostituito al presente indicativo con l’intento di evidenziare la continuità e il ripetersi sistematico delle azioni di Carlo. ci descrive un corteo di fine novembre del 1969. banalità e volgarità. inserendosi con irriverenza tra la solitudine di Carlo e la sua ricerca ossessiva del sesso nei pressi della stazione Termini. di proletari. vero e proprio fulcro dello scartafaccio nel quale il corpo di Carlo assume sembianze femminili. preservato com’era. Affascinante è il binomio povertà-corpo nella descrizione del sesso mercificato. anzi. che in realtà coincideva con l’ansia-angoscia provocata dall’attesa del piacere stesso. come un illimitato fiume senza fondo. e molti indossavano giubbotti e casacche grigio-verdi. i calzoni erano più stretti dei soliti. ma come puro schema (…)” L’Appunto 50. allontanato indietro nel tempo. paragonerà l’impero di Troya a quello degli Spigulin.. L’allusione alle profonde ambiguità sessantottine è sempre presente nell’ultimo Pasolini e in Petrolio: “. così. infatti. meccanico ma necessario: “Inoltre il tutto era a sua volta legato a miserabili patteggiamenti di denaro. Tutti lo avevano annodato allo stesso modo elegante e allegro. segue l’Appunto 51. di lavoratori. stando a osservare un ragnetto rosso.vestivano di poveri abiti da lavoro. nella sua materia: “Posso concedermi il passato remoto. Tutti avevano un fazzoletto rosso al collo. È uno sciame confusionario di studenti. nella sua ‘pasta’ popolare. delinquenza: tutto fuori che senso di colpa. americane. denuncia invece lo spessore della storia: lo presenta come un vasto e profondo fronte lavico. sistematicamente si recava presso l’arido mondo della prostituzione per tentare di soddisfare il suo piacere. misteriosa. che. che scorre. spesso troveremo annotazioni con rimandi a I demoni. in cui le azioni e i personaggi si allineino come in una galleria o in una serie di nicchie o di altari. Allora Carlo non aveva capito quale legame intimo e supremo ci fosse tra povertà e corpo: e come il corpo ne fosse avvantaggiato. a un mondo economico reso pericoloso e sfuggente dalla povertà. è l’incarnazione di una nuova forza politica. che era salute.” Non è il primo né l’ultimo riferimento che Pasolini farà all’opera di Dostoevskij.che in tal modo egli perdeva era modesto. i ricchissimi proprietari di una fabbrica all’interno della quale scoppia un’epidemia. da ragazzetti sensuali e spavaldi. è vero: che è un presente.” È da notare l’inciso dell’autore sull’uso dell’imperfetto incoativo. innocenza. Poco dopo. 27 . controversa. intrisa di rosso e di borghesia. dopo l’incontro col suo ‘primo’. (…) Carlo secondo non avrebbe mai lasciato una delle sue minorenni impiccarsi in uno sgabuzzino. ma di una foggia nuova. per pura finzione mitica. di tale scorrere sceglie e indica un particolare che si ripete. barbarie.” Alla parentesi provocatoria su quella ‘borghesizzazione’ della classe proletaria che tanto amareggiò lo scrittore corsaro. Questo Carlo l’avrebbe scoperto in seguito. Ma sia il presente che un simile passato remoto stanno a testimoniare potentemente una volontà: quella di concepire la storia come unica e unilineare. un’abitudine. C’è in gioco una volontà determinata. Carlo secondo dunque. rimasta uguale ancora per un anno o due. Due grandi seni gli pendevano – non più freschi – nel petto. neocapitalista. Tornando all’Appunto 51a.” Da Tonino. ovvero quella del “Progetto” (nel tentativo di creare due forme paradisiache. Subito vide che cos’era successo di lui. lì. ma che lascerei volentieri alla critica ‘ufficiale’. L’Appunto incompiuto (i tre che seguono riportano solo i titoli) porta l’autore quasi all’apice dell’incomprensibilità metascritturale: “L’Acqua Bullicante col pratone notturno com’era alla fine degli Anni Cinquanta. e nel ventre non c’era niente: il pelame gli scompariva tra le gambe. l’Eni aveva investito in Marocco dai 12 ai 15 miliardi: ma non vi si era trovato neanche una goccia di petrolio. Sua descrizione assicurando (giurando) sulla sua autenticità.” Il riferimento è alla Somip. titolo dell’Appunto 55. entità sconosciuta ma certamente poco funzionale al romanzo. la quale è sicuramente esistente. e la fonte è ancora Steimetz: “Attraverso la Comip. A mio modesto parere. comunista l’altra) e quella del “Mistero” (il magma infernale. Improvvisamente e senza rispondere a nessuna logica narrativa. mentre nel XIV canto (maiuscolo) il riferimento era al ruscello in cui si bagnavano le “peccatrici” (prostitute) di Viterbo. Passaggio attraverso essi di Carlo che non osa che osservare. Un’importante notizia trapela in quest’Appunto 54. del resto l’autore ci aveva già avvisati di certe incongruenze narrative. passiamo alla cronaca attraverso il secondo viaggio in Oriente dell’ingegnere Carlo Valletti.” Bullicame è il titolo dell’Appunto 51a: il termine dantesco del XII canto dell’Inferno indicava il liquido in ebollizione in cui venivano puniti i Violenti (Guido di Montfort). come ad aspettarlo. di un’allucinazione o semplicemente di un atto di scrittura schizoide. e come con lui.Non è chiaro se si tratti di un sogno. guardandosi al grande specchio disadorno dell’intimità virile. Altrettante ingenti somme di denaro furono investite a vuoto in Sudan e nel massiccio dello Zagros. L’infinità dei tipi e degli episodi della bolgia notturna. Poi Carlo prende il tram e arriva alla Stazione Termini. Carlo si trova ne “Il pratone della Casilina”. Carlo. specchio della struttura “vorticosa” e “brulicante” del meta romanzo: “Andò dritto in camera e si spogliò. Pasquale Voza e Walter Siti si sono soffermati insistentemente sul viaggio dantesco operato da Pasolini in Petrolio nella costruzione delle due parti che formano il romanzo. è chiaro come Carlo stia per incontrare alla stazione un giovane chiamato Tonino. consumerà il suo primo rapporto omosessuale. Ciò che succederà in questo contesto è talmente imbarazzante che l’autore sente la necessità di rivolgersi al lettore in prima persona: 28 . L’espediente è talmente fragile e inconsistente che non lascia spazio allo sviluppo di una teoria in merito. e solo toccandola e allargandone le labbra. vide la piccola piaga ch’era il suo nuovo sesso. espresso dal caos concettuale e dal turpiloquio linguistico). l’ambigua società con la quale l’ente petrolifero nazionale aveva investito quasi 15 miliardi di lire nel 1958. soprattutto a causa della grave incompiutezza narrativa di fronte la quale ci troviamo. un nesso Dante-Pasolini non può che generare ulteriore confusione e disorientamento. è Tonino. con lo sguardo lucido di chi ha imparato da un’esperienza di bandito la filosofia del povero. quasi certamente. insopportabili fitte di dolore. Gianfranco. anche se. E c’era stato il precipitoso comunicato firmato da un gruppo di intellettuali in cui si dichiarava che egli era stato assassinato dai fascisti – o meglio. Il sorridere e lo scherzare. mio lettore. ancora non si sapeva nulla dei particolari della morte di Feltrinelli: si sapeva solo che il morto era lui. Terminerà concedendosi ‘integralmente’. Avvertiva. la sua enormità. usciti dai loro simulacri di tufo (…)” Si tratta delle pagine più crude di tutta la nostra letteratura. comunque esso fosse? Anzi tale cambiamento. Si parla della morte di Feltrinelli. che lo acceca e che rende quei ragazzi di borgata veri e propri “Dei degli Inferi”: “(…) poveri Dei. militante comunista membro del GAP morto in circostanze mai chiarite nel 1972. fatto con serietà forse un po’ inopportuna. nel caso in cui il suo contributo a tale cambiamento. pur nella tensione dei suoi nervi: tensione dovuta peraltro a un desiderio sessuale così forte e esclusivo da essere in conclusione tragico. Ma il cuore di Carlo era puro. quell’offuscarsi dei valori per colpa del progresso. Carmelo e così via (Carmelo tornerà nell’Appunto 60. I particolari sono di un realismo estremo. non essendo un fascista. astuti e rozzi. non aveva lottato per il possesso di quel mondo. D’altronde l’auctor Pasolini ci aveva avvisati. probabilmente. questo poema ‘decolla’. Sergio.” Senza perderci in dettagli: Carlo consuma un rapporto orale con una ventina di ragazzini. Sandro. Il fatto è che non desidero né sorridere né scherzare sulla mia materia. cioè la Cia – per creare un ambiente favorevole alla destra nelle imminenti elezioni. e come tale certamente abbracciava l’ipotesi secondo la quale l’editore militante morì mentre preparava un ordigno per un attentato: “Carlo aveva interpretato subito in cuor suo che Feltrinelli si era ammazzato da solo. Claudio. sentiva che qualcosa stava cambiando nel panorama italiano. da un’organizzazione non italiana. in qualità di cameriere durante una cena di potenti e come incarnazione del Dio-Sesso). in cuor suo. sublimando così le pulsioni sessuali in estasi mistica. divertite nel nascondersi dietro maschere democristiane: “Anche la sera. abominevole al punto di indurre il lettore alla nausea. Augusto. vorrai ammetterlo. distanziandomene. ipotesi che Pasolini sembra approvare: “Ma il giorno del ritorno di Carlo dalla Siria. è un moderato di sinistra. Ti pregherei di lasciarti trasportare senza opporre troppa resistenza. sinistri e camerateschi.” Eppure Carlo. Senza giustificazioni né smorzamenti di tono. Erminio. ricordiamolo. Eugenio Scalfari parlò di assassinio da parte della CIA. quel senso di angoscia sancito dall’avvento di un’era in cui verità e menzogna camminavano a braccetto. turpe. non veramente eccessiva. Fausto. Comincia intanto col non sorridere all’accenno al cosmo. quella sera del diciotto marzo 1972. non gli garantiva lavoro e successo? 29 . Gustarello. l’autore torna al “Progetto” con il ritorno di Carlo dal secondo viaggio in Oriente. che se ne andavano in giro lasciando dietro a sé il loro odore di cani. non dava altro al cuore di Carlo che terribili. facendo il guerrigliero. fosse stato casuale o insincero. mi sarebbero in realtà di grande aiuto. Possibile che a un uomo come Carlo importasse tanto del cambiamento del mondo? Non aveva contribuito lui stesso a tale cambiamento? O.“A questo punto. E ci aveva implorato di non opporre resistenza. vista la scabrosità di tale materia – o meglio.” Ma Carlo non appartiene a quelle frange estreme. nella notte. a godere almeno tutta la solitudine possibile. senza vomitare nulla. quella che comprende fascisti. trova una e una sola via d’uscita: Carlo secondo: “Era già notte. Certamente egli non era fatto per rimpiazzare un uomo di un’altra natura. che in fondo non è altro che l’immaginazione di una separazione ai fini del raggiungimento della “santità” di Carlo. gli si presentava come una tragedia. Carlo decide di ripercorrere i suoi itinerari notturni. seguono cene. come anguilla in un branco di anguille. il fatto che le cose non fossero più solo come dieci anni prima. fingendo di pisciare – cosa che era contro tutti i suoi principi. e nel momento in cui si trova costretto a fronteggiare la sfera etica e morale che fa di tutto per evitare. La sua vita ‘privata’ per lui doveva indubbiamente considerarsi finita. che costrinse Carlo ad accelerare verso un angolo un po’ in ombra sotto il muraglione. l’avrebbe incaricato. come tutti i piccolo-borghesi intellettuali sapesse questo – sapere dovuto al buon senso – e avesse pronunciato la sua condanna. Dunque come si spiega la sua fuga? Se il lettore non vuole entrare in crisi deve accontentarsi di una sola spiegazione: la nevrosi. non banalmente contro ‘gli opposti estremismi’ con cui i vecchi imbroglioni della politica italiana cercavano di aureolarsi dell’aureola della popolarità. Benché stanco.” Carlo è ossessionato dalla sua accettazione delle regole del potere. gli sorrideva almeno un’idea: avrebbe incontrato Karl. per lui. anche se in realtà Karl aveva fatto la sua comparsa nella vita dell’ingegnere proprio a causa della sua entrata nel gioco del potere. che sa trovare dal fondo dell’oceano la strada che la fa ritornare alla piccola sorgente del torrente alpino. di andarsene fuori. uomini falsamente di sinistra. si fece se possibile. con l’intenzione di caricare una donnaccia in macchina: “La fitta lancinante di dolore che per tutta la giornata gli aveva trapassato le viscere. anzi. e quindi ‘santo’. visioni. Non gli restava che scegliere di essere soltanto ‘pubblico’. accettazioni di compromessi. democristiani e cattolici: 30 . Nel tentativo di rimpiazzare la presenza di Karl. Tuttavia ciò era inevitabile per via dell’ascesa sociale di Carlo all’interno dell’Eni. i responsabili della morte di Feltrinelli sono gli stessi della strage di Piazza Fontana e delle «altre duecento bombe che stragi non ne avevano fatte. Carlo sa e ne è “complice”.” Una cena decreta l’ingresso di Carlo nel tempio della “santità”. che altro non è che la sede della corruzione più fine e segreta dello Stato. ma facevano parte dello stesso programma» . ma disperatamente contro tutti – tuttavia aveva dentro di sé qualcosa che obbediva.” Negli Appunti successivi si racconta della scomparsa di Karl e del profondo dolore che Carlo prova per questa mancanza. era la prima volta in vita sua che lo faceva – vomitò. Il nuovo fascismo culturale e politico si impone con forza nel panorama italiano e l’ingegnere dall’identità frantumata comincia a inglobarne una parte. e comunque si trasformò in un senso di nausea.Invece. quelli delle borgate romane colme di prostitute e delinquenti. o meglio ebbe dei conati di vomito. anche se inconsciamente: “Malgrado che Carlo. incontri. dove. Alla separazione tra Carlo e Karl. come il solito. o almeno costretto a un’altra esperienza. ancora più dolorosa. a un profondo richiamo che io non oso nemmeno nominare. Il cuore. ricattare. meraviglioso. non lo seppe mai pubblicamente. mentre. diplomatico. Carlo trova la sublimazione del Sesso. meridionale.” 31 . visto che è lo stesso autore a comunicarci la sua totale inesperienza su certe cene e certi incontri. quattro meridionali (un siciliano). in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione. figura onirica e simbolo della passività sessuale come atto supremo di realizzazione.” Il riferimento alla presenza di deputati mafiosi siciliani genera il dubbio circa l’identità di questi deputati: vengono citati Andreotti e Franco Restivo. con del buonissimo vino trentino. era sconvolto da un sentimento sconosciuto – e. tanto osannata nella sua funzione all’inizio del romanzo e poi tralasciata fino a questo momento estatico. e gli accenni non sono che supposizioni. Non stiamo qui a cercarne un’identità. seduta davanti quattro piccoli Dei. divinità di bassa statura rispetto al resto. Si mangiò della polenta con lo stracotto. orme. è superiore agli altri Dei: “In altre parole. Nel Fascismo c’è un fascino che nessuno ha mai avuto il coraggio di spiegare. lo ammise e lo seppe in privato. ma come fatto puramente momentaneo. che vede per la seconda volta Carlo riflesso in un corpo femminile. e ancora indietro Pazienza. altri nudi e senza sesso. degli altri invitati. esponente di spicco della Dc siciliana. In realtà io non so niente di cene simili. I riferimenti a personaggi politici derivano da indizi. non lo ammise. il Dio Salvatore Dulcimascolo è economicamente nelle mani degli Dei. ma mai prove oggettive: “Questa descrizione consiste in uno o due timidi accenni (una certa pietanza. con le mani che gli tremavano. era di quelle parti. in cui si fa universale nella sua provenienza dal cosmo.” In quel corpo addormentato. eccettuato Carlo. Crudeltà. sarebbe impossibile elencarli tutti. ma nel tempo stesso anch’egli ha nelle sue mani gli Dei: infatti li potrebbe sempre. Il minimo chiesto da un racconto che non voglia essere campato del tutto in aria. Rabbia. Disobbedienza. risucchiato dall’ubriachezza in un oscuro fondo melmoso. vecchio e seduto accanto una presenza vestita di una tunica romanica: la Previdenza. perché l’onorevole da cui la cena si svolse. Accettazione delle regole del potere e accettazione della trasformazione del sesso si fondono: “Gli Dei e gli altri Celesti. realizzazione onirica del “Mistero” pasoliniano. una certa marca di vino). un po’ all’alpina. Queste pagine. xxx xxx Così lo spostamento a destra di Carlo fu oggettivato. Pietà. Carlo ha una visione nel suo giardino: si tratta di suo padre. Violenza. anticipano la figura di Salvatore Dulcimascolo. Egli non lo disse. lo disse. scuro. Salute. benché abbietto – e forse proprio per questo – esaltante. due erano romani. Ecco che torna la luce. machiavellico. Rassegnazione. Questa sorta di Dio maschio. Volontà. Il giardino è colmo. sospetti. Malattia. Spicca Follia. che l’hanno assunto tra loro. Vicino questi Dei (uno dei quali tiene una falce) Grazia e Parsimonia. L’adesione inconscia al fascismo corrisponde al Secondo momento basilare del poema (Appunto 58).“Mai cena fu più ontologica. guardando verso la strada e il cancello – immobili e frontali – ora voltavano le spalle alla casa. quasi meta-allegoriche direi. nel cui interno Carlo si stava spogliando. Spavalderia.” Dopo quel maledetto incontro. Alcuni di essi sono legati ai polsi. tattico. incarnando il desiderio supremo. che gratta la testa di Potere. abita il potere. Carmelo aiutò Carlo a infilare il cappotto. uno di quei ragazzi che avevano consumato l’amore omosessuale e orgiastico con Carlo. senza soluzione di continuità.Ottobre 1972. in cui si scendeva. era lo stesso che attribuiva a Carmelo: e di fronte a cui. guardandolo come se lo conoscesse (…) Carlo in quegli attimi aveva completamente perso la testa. la conoscenza. e tutto vi stava un po’ stipato: i camerieri accuratamente vestiti di nero col cravattino. L’ingegnere ha subito una trasformazione irreversibile. La felicità di Carlo sfiorava la commozione. le tavole accuratamente imbandite. in quel momento. dunque. con intorno altri piccoli ‘separés’ più alti. la dipendenza sessuale nei confronti di quel giovane servo. Non c’è destra né sinistra. infatti. proseguiva. felice di esserlo). in quel localetto basso. D’altra parte. A quell’improvviso gesto galante – e un po’ ostentato – di aiuto e di protezione. in un modo qualsiasi. irti di pietre e di ciuffi d’erba lurida. nulla avrebbe potuto dargli più gioia del sentirsi di nuovo sottomesso a un giovane ragazzo: “Il piacere cieco di obbedire gli toglieva ogni inquietudine di borghese. lo squallore di tutto ciò che statale. il mistero di maggiore virilità e pienezza. davano naturalmente un senso di lusso e di alto privilegio. Il trasformismo democristiano e il consolidamento dei valori del boom hanno canonizzato la ‘borghesizzazione’ di tutti i ceti. Il suo biondiccio settentrionale divenne. Nessuno mai aveva osato. calda. Ci fu subito complicità tra i due. nella mano di Carmelo: che sentì grossa. che di tutto quel mondo sa solo che c’è: ma si guarda bene dall’approfondirne. cosciente e quasi compiaciuto del prezzo che avrebbe avuto il suo silenzio: “Con un sorriso quasi stucchevole. e dove quindi per eccellenza. Il rituale del cappotto era diventato un atto abituale.” E’ nel guardaroba del Toulà che Carlo sente per un attimo la vita. se possibile. finché Carmelo non diede a Carlo un biglietto con il suo numero di telefono. E tra i ristoranti altolocati emerge il Toulà. il bar in un piccolo vano stretto a destra dell’entrata. recarsi in quello pseudo-ristorante del potere se non per attuare delle manovre politiche. L’indomani mattina il potente uomo d’affari chiamò il giovane cameriere. mafiosi e politici sono gli stessi che frequenta lui. i loro valori si sono amalgamati al punto di renderne impercettibili le differenze. quasi con malumore e rabbia malcontenuta (dovuta a ragioni d’altro carattere e superiori) lasciò scivolare una grossa mancia. si sentiva inferiore (e. i locali frequentati da potenti. attraverso due o tre gradini. gli stessi che frequentava Karl. o Karl. per aiutarlo a salire e a discendere su quei monta rozzi fangosi.” Fu così che Carlo cominciò a frequentare il Toulà in maniera un po’ controcorrente: solo e per mangiare. si incontrarono e si recarono nei quartieri della Roma bassa. governo Andreotti. ma. sede indiscussa per la preparazione delle stragi di Stato: “Questo Toulà. come dire. che egli attribuiva – da razzista – alla qualità di vita dei quartieri di poveri. così pomposamente ufficiale e consacrato esclusivamente al potere politico. pur nel rapporto di sottomissione reciproca. Alla superiorità ‘sociale’ dell’ingegner Valletti corrispondeva l’inferiorità carnale. ancor più duro e tetro. Si tratta di Carmelo. e. Il Dio Salvatore Dulcimascolo è lì che governa corpo e anima di Carlo senza lasciare via d’uscita. non era poi un locale così divino: l’aria vecchiotta era abbastanza triste. tumida. o Carlo secondo. entrando per una porta quasi da edificio burocratico. Carmelo si voltò verso di lui. ed ecco che gli tese galantemente la mano. le cene. Carlo entrò 32 . dura e servizievole. passioni. Con l’Appunto 82. allegoria della crisi italiana negli anni del monopolio democristiano e della lenta degradazione giovanile verso l’omologazione neoborghese. soprattutto nel richiamo all’incompiuta Divina Mimesis dell’autore. E sono le rubriche giornalistiche della seconda metà degli anni ’60 che 6 E. “I Godoari”. Innamoratosi di quell’atto violento che era solito consumare con Carmelo. non dimostrò nulla: l’obbedienza doveva essere cieca. Ferretti l’opera costituisce il punto d’arrivo di una produzione letteraria e cinematografica complessa e articolata. Carlo è finalmente libero dalla sua ossessione. La lettura complessiva di questa parte del meta romanzo è ostica e ancor più frammentaria della prima. dunque di una sorta di Dio. si convinse che quest’ultimo fosse l’incarnazione di Salvatore Dulcimascolo. raccontano storie vagamente allegoriche. La prima parte di questo ‘romanzo’ termina con una serie di Appunti in cui vari narratori. Pasolini sembra voler decretare l’impossibilità di lettura (oltre che di scrittura). dunque l’unica chiave di lettura possibile sta nel rifiuto del definitivo e del compiuto. Il Merda (allegoria di una crisi) e ricovero di Carlo Successivamente alla visione del giardino medievale. totale. La villa romana). non riescono ad abbracciare l’immensa vastità di valori dei quali il meta romanzo si fa portavoce. Tutta la critica al romanzo è incentrata sulla frammentarietà del testo e sul relativismo letterario come chiave unica per la sua comprensione. Della seconda parte rimane poco: ancora una festa a I demoni di Dostoevskij. una nuova e più complessa visione si ha attraverso la storia di un giovane proletario. “Il Resto del Carlino”. La critica Dalla sua pubblicazione nel 1992 ad oggi. il Merda. presenti a un ricevimento ufficiale in occasione della festa della Repubblica (ci sono tutti i notabili e i politici più in vista del tempo). tuttavia. la critica a Petrolio ha sofferto di un’eccessiva povertà di contenuti e di poco interesse da parte della miglior critica. Gatta.come in trance: non disse nulla. 25 ottobre 1992 33 .” I giorni seguenti furono tra i più felici della vita della giovane vergine Carlo. quel ristorante ‘statale’ avrà sostituito il giovane cameriere meridionale con una scialba donnetta nordica. impregnata di miti. Ma poche sere dopo. Carlo si guarda allo specchio riscoprendosi uomo: non ha più i seni ed è ricomparso il membro. niente disperazione. niente dolore. A questa tragedia la soluzione è una e una sola: il ricovero in clinica e la castrazione.6 Per G. Secondo Enrico Gatta l’incompiutezza dell’opera si manifesta a livello quantitativo e qualitativo. Ciò che abbiamo a disposizione non è altro che una raccolta di articoli giornalistici e recensioni che. L’andamento ha sapore dantesco. è tratto dal nome di un popolo barbarico presente in un racconto di Anna Banti. Terzo momento basilare del poema. una passeggiata di Carlo nella campagna e poi nella “nuova periferia” della città (il titolo della sezione. contraddizioni vitali e cruda modernità. Mondadori 2005 34 . Attraverso Pasolini. ha dato vita a Congetture sugli Appunti di Petrolio. giustificano il “non-stile” che l’autore stesso dichiarava nella lettera a Moravia. “La Repubblica”. ma raramente si è discusso del romanzo in termini di critica letteraria. Nonostante questa non sia la sede opportuna. ha felicemente notato come l’incompleta elaborazione formale dell’opera abbia provocato una fondamentale alterazione nella ricezione da parte del pubblico. quelle in cui la libertà di rappresentazione di gesti e atti sessuali sfinisce un pubblico poco incline a un certo tipo di linguaggio. impercettibile se si commette l’errore imperdonabile di soffermarsi sull’esasperazione della sfera sessuale. mentre Enrico Capodaglio. Pasolini discende agli inferi per noi tutti. E la denuncia costante del sistema genera una rabbia nuova. Franco Fortini. Petrolio è un’opera incompiuta. scabroso e violento fino all’inverosimile. Carla De Benedetti e Maria Antonietta Grignani hanno pubblicato nel 1995 una raccolta di saggi di autori diversi intitolata A partire da Petrolio. nutrimento d’ogni infamia e di ogni speranza e il mare di Omero e Ulisse. una ricezione quasi inesistente e un allontanamento irrimediabile da quella che era l’intenzione dell’autore. rotture e da vuoti che restano tali a causa del silenzio politico e mediatico imperante in Italia. 28 ottobre 1992 8 Piergiovanni Permoli. 8 G. con il Mulino. Dal punto di vista esclusivamente letterario. Tutta l’opera di Pasolini nella sua totalità è. mi piacerebbe denunciare l’introvabilità di questi testi. ovvero l’elemento connettivo di storie diverse riunite dal simbolo e dalla metafora. dunque la sospensione del giudizio è necessaria. la problematicità e la molteplicità delle prospettive creano una scrittura quasi barocca nel suo caos.9 Enzo Siciliano ha parlato di un testo tormentato da pentimenti. La crisi che Pasolini trasforma in scrittura è sia politica che culturale. Ne consegue. Einaudi. misteriosa come l’essenza del romanzo. sottolineando la sua severissima e straordinaria attenzione ai fatti politici che hanno macchiato l’Italia dal 1960 al 1980. illustre autore della Nota filologica in appendice al romanzo. Pasolini interroga la letteratura. La ricezione del romanzo Aurelio Roncaglia. Effettivamente. così. in una narratività dal chiaro senso sospeso. Torino 1993 10 Enzo Siciliano Vita di Pasolini. Negli anni di Salò e degli Scritti Corsari la protesta morale e politica dell’autore raggiunge l’acme e in Petrolio il senso del definitivo. tema essenziale della stagione corsara degli anni ’70. i quali avrebbero senz’altro costituito un valido aiuto per la mia dissertazione. “una melassa plurilinguistica o matassa monolitica”. Marchetti crea un parallelismo tra il petrolio.fungono da incipit per quella lunga requisitoria sulle “violentazioni e adulterazioni di uno sviluppo senza progresso”. mettendo in quell’inferno di sesso bestiale e maniacale una carica di distruzione e di contestazione sociale inauditi. come l’autore stesso la definì. “Tempo medico”. l’incompiutezza ha focalizzato l’attenzione del lettore soprattutto nelle pagine più estremistica crudezza. l’immensità dell’opera incompiuta e il delirio nel quale essa affonda. 7 Gian Carlo Ferretti. in Attraverso Pasolini elogia il grande progetto dell’autore. 28 ottobre 1992 9 Franco Fortini. 7 Secondo Permoli la riflessione dell’ultimo Pasolini è acre e impietosa come non mai. 10 Gli articoli apparsi sui giornali saranno un centinaio. scegliendo non i versi in terzine (come aveva fatto in Le ceneri di Gramsci). bensì una prosa standard. dalla forma stessa. e del riscontro dell'alienazione sociale e personale dell'Italia neoindustriale nata col miracolo economico.Gli Appunti. che sembrerebbe tra l'altro contraddire il plurilinguismo difeso da Pasolini e da lui riscontrato anche in Dante. o meglio un doppio di se stesso: il "poeta civile" che Pasolini era negli anni Cinquanta [DM. come lingua franca della seconda industrializzazzione": per questo scrive nella supposta ‘lingua nuova’ caratterizzata soprattutto da libertà e comunicatività espressiva. ma fu pubblicato nel 1975. Petrolio e la parola “illeggibile” La Divina mimesis risale al 1963-65. 6] [1] Pasolini immagina un viaggio nell'oltretomba. Si tratta di un'opera incompleta: ne possediamo solo alcuni canti e appunti per altri canti. ma Pasolini stesso. la storia. ma ne hanno fornito un’immagine rude. al tempo stesso indica un commento al testo dantesco. Pasolini è critico scomodo del suo tempo. la lingua scelta da Pasolini dagli anni Sessanta in poi costituisce un'innovazione fondata su uno studio della realtà linguistica italiana: in tal senso il metodo di Pasolini non è dissimile da quello di Dante. il mito e lo stile. che non è un personaggio esistito né un modello. ma attualizza al presente il testo dantesco. Sul piano linguistico. nel Canto I di La Divina mimesis. con una guida. bruscamente interrotta dalla morte. bensì lo standard basato "sull'italiano parlato nel Nord. che per Pasolini è in effetti "mimesi" (o imitazione) della realtà e dei linguaggi che si adottano per rappresentare la vita. in alcuni particolari elementi di lingua e di stile. 35 . Bisogna quindi allontanarsi da questa visione distorta e analitica e cercare di studiare i frammenti pasoliniani all’interno dello stesso ‘magma’ letterario di cui tanto parla l’autore. Il viaggio nell'Inferno e in due Paradisi (quello capitalista e quello comunista) è. Al fine di comprendere la totalità del suo pensiero. ma poi se ne distacca. altra opera incompleta di cui possediamo solo alcuni canti e appunti per altri canti. l’incompletezza del reale così come appare ai nostri sensi. dalla fine di quei valori ormai trascesi nella volgarità e nel conformismo e dal crollo degli ideali di altezza morale e onestà intellettuale. Al contrario. imperfetta. Il titolo riflette un rapporto con Dante di tipo metalinguistico: mentre è modellato sul sintagma "La Divina Commedia". è irrimediabilmente riflessa in una nuova letteratura ormai svincolata dal canone. in parte lo imita nella suddivisione in Canti. Come Dante. pubblicata nel 1975. La Divina Mimesis. strappati forzatamente dal corpus dell’opera. in Pasolini. l’auctor dichiara che il modello standard di italiano non è più quello letterario. è utile avvicinarsi a La Divina Mimesis. hanno generato non solo un giudizio di valore sterile e riduttivo nei confronti dell’ultimo Pasolini. e diversa dal plurilinguismo riscontrato dallo stesso nel padre della letteratura. Sebbene diversa dalla lingua di Dante. 6]. un viaggio nell'"Irrealtà. Qui il progetto letterario di Petrolio trova dei chiarimenti. "altro luogo non è che il mondo” nell'epoca del neocapitalismo: un universo sociale percorso dal consumismo. Si tratta della disillusione nei confronti tanto del capitalismo quanto delle opposizioni tentate negli anni Cinquanta. Come "nel mezzo del cammin di nostra vita" della Commedia di Dante. "verso i quarant'anni" [DM. l'ideologia. con la passione per il popolo. estrema. che nel De Vulgari Eloquentia individuava le lingue parlate in Italia e ne costruiva una propria basata su quelle. che non è altro dalla nostra realtà. Qui le allegorie dantesche diventano simboli. lontana dalla religiosità di Dante.È visibile l'interesse di Pasolini per Dante non solo sul piano della critica alla società. il percorso teologico del poeta trecentesco viene sostituito da un cammino nuovo. è pronunciata una severa critica anche all'assenza di impegno degli intellettuali: i letterati sono all'Inferno. La Commedia è narrata in prima persona e Dante fa riferimento a sé. ma anche su quello dell'autobiografia.l’articolo del febbraio del 1974 apparso sempre sul “Corriere della sera” intitolato “L’articolo delle lucciole”. simbolico e psicologico. si esplicitano non lasciando al lettore alcun margine di interpretazione. e l'ansia dell'influenza di Pasolini lo porta a staccarsi da Dante accentuando il discorso autobiografico. . intitolato “Aboliamo la tv e la scuola dell’obbligo”.l’articolo apparso sul “Corriere della Sera” il 14 novembre del 1974 intitolato “Che cos’è questo golpe?”.l’epistola che Pasolini scrisse ad Alberto Moravia riguardo le intenzioni stilisticonarrative del romanzo. Le pene dei dannati qui non sono spettacolari come nella Commedia: non c’è niente di più punitivo che l’esserci. risalente all’ottobre del 1992. .l’omaggio di Enzo Siciliano allo scrittore corsaro nell’articolo scritto per il “Corriere della Sera” intitolato “Il mio corpo nella lotta”. .l’articolo di Franco Fortini “Pasolini e le ultime illusioni”. in tal senso operando in parte entro il genere autobiografico. propongo delle fonti indiscutibili e fondamentali per la comprensione del testo: . 36 .l’articolo di Pasolini del 18 ottobre 1975 (lo scrittore verrà assassinato dodici giorni dopo) per il “Corriere”. con un’unica colpa da espiare: quella di non essersi ribellati. per Pasolini. c'è una tendenza laica. Ne La Divina mimesis. apparso sul “Corriere della Sera” nel 1977. . Al contrappasso si sostituisce dunque la contemplazione dell’esistenza. Appendice A seguire. . successivamente pubblicato con il titolo “Il romanzo delle stragi” nella raccolta Scritti corsari. Ne La Divina mimesis. poi pubblicato come “Il vuoto del potere” sempre nella raccolta pubblicata postuma la morte dell’autore. espressione del suo dissenso per il modus operandi democristiano.la Lettera luterana a Italo Calvino dell’ottobre 1975. . illuminante sui temi del “nuovo fascismo” e sulla degradazione regressiva della nuova generazione. E in questo contesto. l’arte ha il compito (laico) di redimere chi vive tra le pene del presente. ) quasi addirittura abolendomi. o come spesso ho scritto le mie poesie in italiano. No: io ho parlato al lettore in quanto io stesso. Ed ecco il consiglio che ti chiedo: ciò che ho scritto basta a dire dignitosamente e poeticamente quello che volevo dire? Oppure sarebbe proprio necessario che io riscrivessi tutto su un altro registro. cioè applicandomi con la più totale serietà). creando l'illusione meravigliosa di una storia che si svolge per conto proprio. Nel romanzo di solito il narratore scompare. "Carlo camminava. per lasciar posto a una figura convenzionale che è l'unica che possa avere un vero rapporto con il lettore. una macchina narrativa che funziona da sola nell'immaginazione del lettore. Ciò vuol dire che non ho fatto del mio romanzo un 'oggetto'..). e non manco neanche di pazienza (non certo della sconfinata pazienza che si ha solo da giovani): potei farlo.. come scrivo a te questa lettera.. è il tempo della vita vissuta e restata 37 . e assumendo le vesti del narratore convenzionale (che. avrei davanti a me una sola strada: quella della rievocazione del romanzo. per le recensioni." ecc. Vero appunto perché convenzionale. scrivendo). Tanto è vero che fuori dal mondo della scrittura . e cioè inventassi la scrittura necessaria a fare di questa storia un oggetto.. e del resto c'è anche una citazione simbolica in questo senso: "Il voyagea. ti mando questo manoscritto perché tu mi dia un consiglio.Lettera ad Alberto Moravia in Petrolio Caro Alberto. a questo punto (ecco la ragione di questa lettera) io potrei riscrivere daccapo completamente questo romanzo. (. non sono digiuno di arte retorica. per certi articoli giornalistici. ma non è scritto come sono scritti i romanzi veri: la sua lingua è quella che si adopera per la saggistica. dovrei per forza accettare quella convenzionalità che è in fondo giuoco. per ogni lettore. E' un romanzo. in carne e ossa. Cioè non potrei far altro che andare fino in fondo a una strada per cui mi sono naturalmente incamminato. Non è voglia più di giuocare (davvero. Ho reso il romanzo oggetto non solo per il lettore ma anche per me stesso: ho messo tale oggetto tra il lettore e me.il vero protagonista della lettura di un romanzo è appunto il lettore. Ora. in un tempo che. Ma se lo facessi. e in tal caso sono passi narrativamente così scoperti ("ma ora passiamo ai fatti".") che ricordano piuttosto la lingua dei trattamenti o delle sceneggiature che quella dei romanzi classici: si tratta cioè di 'passi narrativi veri e propri' fatti 'apposta' per rievocare il romanzo. ripeto. oggettivandolo: cioè scomparendo in quanto autore reale. Ora in queste pagine io mi sono rivolto al lettore direttamente e non convenzionalmente. Se io dessi corpo a ciò che qui è solo potenziale. è molto più reale di quello reale). . e per questo mi sono accontentato di narrare come ho narrato. fino in fondo. Potrei farlo.. Tutto ciò che in questo romanzo è romanzesco lo è in quanto rievocazione del romanzo. o attraverso cui io generosamente negassi me stesso assumendo unilateralmente le vesti di un narratore uguale a tutti gli altri narratori. per le lettere private o anche per la poesia: rari sono i passi che si possono chiamare decisamente narrativi... obbedendo quindi alle leggi di un linguaggio che ne assicurasse la necessaria distanza da me. una 'forma'. e ne ho discusso insieme (come si può fare da soli. (.. Non sono privo di abilità.o se vuoi della pagina e della sua struttura come si presenta a uno della partita . Certo lo farei.. ehi.." Ma perché questo? Tu dici: ". non è un proclama. di Giorgio Bocca.. Si è fatto solo il processo a un mio indimostrabile refoulement cattolico. su “Il Mondo”. o con la nostra .. rivelando come vere realtà quelle cose che erano sembrate semplicemente naturali? . di Livio Zanetti. nel consigliarmi. ed è completamente diverso da quello che egli aspettava | immaginava | ! Tuo Pier Paolo Lettera luterana a Italo Calvino Pier Paolo Pasolini." Ma perché questo? Tu dici: "Viviamo in un mondo in cui l’escalation nel massacro e nella umiliazione della persona è uno dei segni più vistosi del divenire storico (onde criminalità politica e criminalità sessuale sembrano in questo caso definizioni riduttive e ottimistiche. Ma perché questo? Tu dici "I nazisti possono essere largamente superati in crudeltà in ogni momento" Ma perché questo? Tu dici "In altri paesi la crisi è la stessa. ma il preambolo di un testamento. senza più l’ombra di una sfida alle costruzioni repressive. Ma perché questo? Tu dici: "Nella Roma di oggi quello che sgomenta è che questi esercizi mostruosi avvengono nel clima della permissività assoluta. il pericolo vero viene dall’estendersi nella nostra società di strati cancerosi. Ora. 30 ottobre 1975 Tu dici (“Corriere della Sera”.. che il protagonista di questo romanzo è quello che è. Nessuno è intervenuto ad aiutarmi ad andare avanti ed approfondire i miei tentativi di spiegazione.. è il silenzio. tu dici) alla pratica di seviziare e massacrare. di 38 . a parte le analogie della sua storia con la mia. 8 ottobre 1975): "I responsabili della carneficina del Circeo sono in molti e si comportano come se quello che hanno fatto fosse perfettamente naturale. Per esempio il silenzio di Giuseppe Branca. che è cattolico. la testimonianza di quel poco di sapere che uno ha accumulato. E sono finalmente indignato per il silenzio che mi ha sempre circondato..analogie ambientali o psicologiche che sono puri involucri esistenziali. ma incide in uno spessore di società più solido" Ma perché questo? Io sono più di due anni che cerco di spiegarli e volgarizzarli questi perché..esso mi è ripugnante: ho passato un lungo periodo della mia vita in sua compagnia. tu dici)". Questo romanzo non serve più molto alla miavita (come sono i romanzi o le poesie che si scrivono da giovani). e mi riuscirebbe molto faticoso ricominciare da capo per un periodo che sarebbe presumibilmente ancora più lungo.intatta alle spalle. come se avessero dietro di loro un ambiente e una mentalità che li comprende e li ammira".. ma dovrebbe essere assolutamente necessario. uomini! io esisto. utili a dare concretezza a ciò che accade nel loro interno ." Ma perché questo? Tu dici: "Non c’è che un passo dall’atonia morale e dalla irresponsabilità sociale (di una parte della borghesia italiana. Vorrei che tu tenessi conto. come farebbe Lietta Tornabuoni o un giornalista sia pure indignato della Tv. e inoltre. Ho da ridire che tu crei dei capri espiatori. così sobrio. chi parla e tenta di dare spiegazioni magari dal vivo. Le certezze laiche. "i "neofascisti". La loro criminalità ti pare interessante perché riguarda i nuovi figli della borghesia. 39 . perché la loro classe sociale lo pretende. Per razzismo. e circondato dal profondo silenzio. un caso. Dopo tre secoli sarebbe ora). è nel tempo stesso troppo peggiore che dieci anni fa. dissociazione dall’altro. votazioni al referendum. e quelle certezze son rimaste com’erano. Ho da ridire anche su un altro punto del “cahier senza perché”. Così come esse sono non valgono più. dovrebbero avere finalmente il coraggio di definirsi riformisti. Li porti dal buio truculento della cronaca alla luce dell’interpretazione intellettuale. razionali. democratiche. oppure dei “poveri” immigrati a Milano o a Torino. Roma con i suoi Parioli. Ebbene i "poveri" delle borgate romane e i "poveri" immigrati. Il divenire storico è divenuto. Tu hai privilegiato i neofascisti pariolini del tuo interesse e della tua indignazione. Se a fare le stesse cose fossero stati dei "poveri" delle borgate romane. progressiste. quando torinesi. E anche il tuo silenzio a tante mie lettere pubbliche è cattolico. invece. volgarità. come non sei capace di startene te zitto tu ora. cioè i giovani del popolo. anch’essi drogati. "Bisogna aver molto parlato per poter tacere " (è uno storico cinese che. Quanto ai neofascisti (giovani) tu stesso ti sei reso conto che la loro nozione va immensamente allargata: e la possibile crudeltà nazista di cui parli (e di cui da tanto vado parlando io) non riguarda solo loro. Compresa quella dei Parioli o di San Babila. "Roma". I giovani delle borgate di Roma fanno tutte le sere centinaia di orge (le chiamano “batterie”) simili a quelle del Circeo. o con più coraggio ancora luterani. lo dice. che negli assassini del Circeo vede un caso che la riguarda.Claudio Petruccioli. oggi. Parlare come colpevole della città di Roma. ripeto. Tutta. non è affatto peggiore di Milano col suo San Babila. è ripiombare nei più puri anni cinquanta. non se ne sarebbe parlato tanto in quel modo. e troppo migliore.) Dunque parla una buona volta. Risulta evidente da ciò che tu ti appoggi a certezze che valevano anche prima. razzismo.mi sembra come tutta la stampa italiana. stupendamente. una certa accettazione di valori che erano solo di cerchie ristrette. milanesi (friulani) consideravano Roma il centro di ogni corruzione: con aperte manifestazioni razzistiche. che avevo nominalmente invitato a intervenire in una mia proposta di processo contro i colpevoli di questa condizione italiana che tu descrivi con tanta ansia apocalittica: tu. al di fuori della mancanza dei perché. quello che è oggetto della tua "descrittività". Perché? Eppure io ho anche da ridire sul tuo cahier. perché sono borghesi. Lascia che ti dica che non è cattolico. Perché? Tu hai steso un cahier de doléance in cui sono allineati fatti e fenomeni a cui non dai spiegazioni. brutale edonismo) ma è inutile che ti dica perché è migliore (un certo laicismo. E anche il silenzio dei cattolici di sinistra è cattolico (essi. Parlare ancora come colpevole di "parte della borghesia" è un discorso antico e meccanico perché la borghesia. Non sono stato capace di starmene zitto. votazioni al 15 giugno). privilegiato. che sono: "parte della borghesia". possono fare e fanno effettivamente (come dicono con spaventosa chiarezza le cronache) le stesse cose che hanno fatto i giovani dei Parioli: e con lo stesso identico spirito. È inutile che ti dica perché è peggiore (violenza. o di Torino. di Alberto Moravia. Perché i "poveri" delle borgate o i "poveri" immigrati sono considerato delinquenti a priori. Ti sei comportato . aggressività. Le certezze che ti dicevo in un’altra lettera che ci hanno confortato e anche gratificato in un contesto clerico-fascista. Ma tu sai bene come documentarti. intrallazzi di Palazzo passano per avvenimenti seri. cui sono attaccati riducendovi le prospettive politiche reali ("morotei". lo ammetto.magari privi di informazione. Cosa dedurre da tutto questo? Che la "cancrena" non si diffonde da alcuni strati della borghesia (romana) (neofascista) contagiando il paese e quindi il popolo. NB.abbiano qualche probabilità di intuire il senso di ciò che sta veramente succedendo: naturalmente però a patto che tale loro intuire venga tradotto letteralmente tradotto . Manovre. Ma che c’è una fonte di corruzione ben più lontana e totale. La stampa rispecchia fedelmente la quotidianità. E i perché sono ben chiari. Mentre per uno sguardo appena un po’ disinteressato non sono che contorcimenti tragicomici e. Tale "nuova cultura ha distrutto cinicamente (genocidio) le culture precedenti: da quella tradizionale borghese. godevano della stessa libertà condizionale dei pariolini. La loro è una lotta per la pura sopravvivenza. (I fratelli Carlino. infatti. se vuoi rispondermi. realizzandoli (con incertezza e quindi con aggressività). ma certo privi di interesse e di complicità . umanità. Di qui la loro natura sicaria. È cambiato il "modo di produzione" (enorme quantità. L’impunità di tutti questi anni per i delinquenti borghesi e in specie neofascisti non ha niente da invidiare all’impunità dei criminali di borgata. discutere. Lama. Ma la produzione non produce solo merce. nei termini dell’unica scienza la cui realtà è oggettivamente certa come quella della Natura. Il fenomeno riguarda così l’intero paese. Ai modelli e ai valori distrutti essa sostituisce modelli e valori propri (non ancora definiti e nominati): che sono quelli di una nuova specie di borghesia. mitizzata (come sempre la "pratica") in quanto "seria". quelle centinaia di batterie implicano un rozzo cerimoniale sadico. furbeschi e indegni. non importa). Egli è uguale e contrario. "alternativa". cioè l’Economia politica.L’uccisione di Rosaria Lopez è stata molto probabilmente preterintenzionale (cosa che non considero affatto un’attenuante): tutte le sere. I sindacalisti non possono essere di maggiore aiuto. I politici sono difficilmente recuperabili a una tale operazione. da SS. Chiarezza che certo. funzione edonistica). Non importa se Lama è costretto a questo. I figli della borghesia sono dunque privilegiati nel realizzarli. ossia contrario e uguale a Moro. il vortice in cui sono presi e travolti. congiure. I giornalisti autori di tale rispecchiamento sembrano essere complici di tale pura quotidianità. replicare. intrighi. "giungla retributiva"). si pongono come esempi a coloro che economicamente sono impotenti a farlo.) Impunità miracolosamente conclusasi in parte con il 15 giugno. non risulta da questa tabella che ho qui stilato come un telegramma. produce insieme rapporti sociali. e vengono ridotti appunto a larvali e feroci imitatori. alle varie culture particolaristiche e pluralistiche popolari. La realtà e le prospettive sono verbali: ciò che conta è un oggi arrangiato.da scienziati anch’essi platonici. Il "nuovo modo di produzione" ha prodotto quindi una nuova umanità. mentre i democristiani vivono di questo. di Torpignattara. Devono trovare ogni giorno un aggancio per restare attaccati e inseriti là dove lottano (per sé o per gli altri. "dorotei". Ed eccomi alla ripetizione della litania. o i puri verbalismi. E rispecchia anche fedelmente le parole magiche. e. Cosa che finalmente pretendo che tu faccia. sotto cui tutti i facitori di opinione hanno preso l’abitudine di accucciarsi come cagnette in fregola sotto il cane. con cui tratta. ossia una "nuova cultura" modificando antropologicamente l’uomo (nella fattispecie l’italiano). Oggi pare che solo platonici intellettuali (aggiungo: marxisti) . beni superflui. "compromesso". 40 . non saprebbe dirci nulla. naturalmente. Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato.“Il romanzo delle stragi” Dal "Corriere della sera" del 14 novembre 1974 col titolo "Che cos'è questo golpe?" Io so. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace. sia. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere). e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so tutti questi nomi e so tutti questi fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. del 1° novembre 1974 [L'editoriale di Paolo Meneghini era intitolato "L'ex-capo del Sid. Non ho nemmeno indizi. a tamponare il disastro del referendum. tra una messa e l'altra. che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico. Tale verità . anzi neonazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine ai criminali comuni. con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci e della mafia). Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1968 non è poi così difficile. si sono ricostituiti una verginità antifascista. e. Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava. che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà. con tutti i suoi nomi. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti. fino a questo momento. sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi. l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato). che cerca di seguire tutto ciò che succede. come killers e sicari. a tamponare il 1968. Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so perché sono un intellettuale. siciliani o no. hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva. generale Miceli arrestato per cospirazione 41 . Io so i nomi del gruppo di potenti che. e forse per sempre. in seguito. alquanto operettisticamente. la follia e il mistero. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti. senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969). dietro all'editoriale del "Corriere della Sera". Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni. hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi. e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. o a dei personaggi grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli. di conoscere tutto ciò che se ne scrive. Io so.sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia. che coordina fatti anche lontani. Io so i nomi di coloro che. infine. Credo che sia difficile che il "progetto di romanzo" sia sbagliato. dunque. sia i vecchi fascisti ideatori di golpes. a giovani neofascisti. che non abbia cioè attinenza con la realtà. anzi opposte. a Città Ducale (mentre i boschi bruciavano). di riserva. Ma non ho le prove.lo si sente con assoluta precisione . uno scrittore. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. che si sono messi a disposizione. per esempio. quasi da nazione a nazione. Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. È possibile. pur non essendo del potere. in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici. almeno. degli indizi. proprio su queste basi. inoltre. credo oggettivamente. A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio. ha escluso gli intellettuali liberi . come intellettuale. Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici. e inventore di storie. cioè come un Paese nel Paese. un paese colto in un paese ignorante. 42 .dalla possibilità di avere prove ed indizi. perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi. Il potere e il mondo che. Se egli vien meno a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici". corrotto. per definizione. concepita così come io l'ho qui delineata. e.profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana si deferisce un mandato falsamente alto e nobile. un paese umanistico in un paese consumistico. intese nella loro concretezza. Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia. realistico. degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici. In realtà le due morali sono incommensurabili. potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere). Gridare al "tradimento dei chierici" è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere. l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano. nella loro totalità. inetto. È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche. un'isola. niente da perdere: cioè un intellettuale. non può essere una ragione di pace e di costruttività. Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo. non ha. prospettare quel "compromesso". insieme. che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe però in realtà una "alleanza" tra due Stati confinanti. uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione. non è compromesso nella pratica col potere. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo. inteso in senso autenticamente unitario . prove ed indizi.proprio per il modo in cui è fatto . Il Partito comunista italiano è un paese pulito in un paese sporco. base e votanti . Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi. un paese intelligente in un paese idiota. pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano. e quindi partecipare del diritto ad avere.e il resto dell'Italia. Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o. Inoltre. La divisione del paese in due paesi. Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile. l'altro intatto e non compromesso. All'intellettuale . non fanno i nomi. ma. Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch'essi come uomini di potere. compromettermi con esso. tiene rapporti pratici col potere.in un compatto "insieme" di dirigenti. con una certa alta probabilità. Mi si potrebbe obiettare che io. un paese onesto in un paese disonesto. si è aperto un baratro: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un "paese separato". o tra due Stati incastrati uno nell'altro.politica]. a differenza di quanto farebbe un intellettuale . Ma una decina di anni fa. a iterare il proprio modo codificato di intervento. come si dice. E quindi.deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi. 43 . Ebbene.in questo particolare momento della storia italiana . se l'intellettuale viene meno a questo mandato . proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso non pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana. naturalmente. com'è del resto normale. io sottoscrivo tutto. E. L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere. “Il vuoto del potere” Dal “Corriere della Sera” del 1 febbraio 1975 con il titolo “L’articolo delle lucciole” La distinzione tra fascismo aggettivo e fascismo sostantivo risale niente meno che al giornale "Il Politecnico". Infatti la distinzione tra "fascismi" fatta sul "Politecnico" non è né pertinente né attuale. come vedremo.. perché neanche gli uomini politici dell'opposizione. "Qualcosa" che non c'era e non era prevedibile non solo ai tempi del "Politecnico". Questo sarebbe in definitiva il vero colpo di Stato.magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon . Non posso però sottoscrivere il tendenzioso esordio. non fanno i nomi dei responsabili reali.ecco che è. che siano migliori). non può non avere prove. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto. ma nemmeno un anno prima che accadesse (o addirittura." Così comincia un intervento di Franco Fortini sul fascismo ("L'Europeo.prove o almeno indizi.se il potere americano lo consentirà . E lo faccio in quanto io credo alla politica.. o almeno indizi. e pienamente. Lo so bene che non è il caso .questi nomi prima o poi saranno detti.come probabilmente hanno . non della verità politica: quella che .verità politica da pratica politica. Ma queste categorie della politica. mentre accadeva). anch'essi hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico . è successo "qualcosa". Essa poteva valere ancora fino a circa una decina di anni fa: quando il regime democristiano era ancora la pura e semplice continuazione del regime fascista. come me.l'impotente intellettuale è tenuto a servire. non è opportuno. che evidentemente egli sa. credo nel Parlamento e credo nei partiti. se hanno . un traditore. Probabilmente .quando può e come può . 26-12-1974): intervento che. credo nei principi "formali" della democrazia. data l'oggettiva situazione di fatto.puramente morale e ideologico . cioè politici. con somma soddisfazione di tutti. come nel caso americano.di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. dei comici golpes e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono . Non è diplomatico. cioè all'immediato dopoguerra. che in questo momento così drammaticamente ci riguarda. Ora. neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno.non per opportunità. ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento .Nel caso specifico. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista.. cioè non perché sia venuto il momento. Il regime democristiano ha avuto due fasi assolutamente distinte. Ora. la continuità dei codici. da parte degli intellettuali e degli oppositori. In tale universo i "valori" che contavano erano gli stessi che per il fascismo: la Chiesa. era spudoratamente formale. Tale gestione del Vaticano era possibile solo se fondata su un regime totalmente repressivo. Quel "qualcosa" che è accaduto una decina di anni fa lo chiamerò dunque "scomparsa delle lucciole". la Patria. perché allora si nutrivano. in campagna. l'ordine. Paradigmi di questa ignoranza erano il pragmatismo e il formalismo vaticani. Si sperava che tutto ciò non fosse completamente vero.sia gli intellettuali anche più avanzati e critici. con altri scrittori.cioè la massa operaia e contadina organizzata dal PCI . Essi erano informati 44 . che a questo proposito. La prima fase di tale regime (come giustamente hanno sempre insistito a chiamarlo i radicali) è quella che va dalla fine della guerra alla scomparsa delle lucciole. implicandone una certa continuità. si diceva anche allora. e che la democrazia formale contasse in fondo qualcosa. e. dovrò dedicare qualche riga al momento di transizione. insensate speranze. Durante la scomparsa delle lucciole In questo periodo la distinzione tra fascismo e fascismo operata sul "Politecnico" poteva anche funzionare. o almeno discuto. La democrazia che gli antifascisti democristiani opponevano alla dittatura fascista. del passato: e un uomo anziano che abbia un tale ricordo. la moralità. Si fondava su una maggioranza assoluta ottenuta attraverso i voti di enormi strati di ceti medi e di enormi masse contadine. e divenire atroce. Prima della scomparsa delle lucciole La continuità tra fascismo fascista e fascismo democristiano è completa e assoluta. Tali "valori" (come del resto durante il fascismo) erano "anche reali": appartenevano cioè alle culture particolari e concrete che costituivano l'Italia arcaicamente agricola e paleoindustriale. repressivo conformismo di Stato: il conformismo del potere fascista e democristiano. Nei primi anni sessanta. a causa dell'inquinamento dell'acqua (gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti) sono cominciate a scomparire le lucciole. gestiti dal Vaticano. la seconda fase è quella che va dalla scomparsa delle lucciole a oggi. che non solo non si possono confrontare tra loro. a livello diverso. Dopo pochi anni le lucciole non c'erano più. mi si lasci dare una definizione di carattere poetico-letterario di quel fenomeno che è successo in Italia una decina di anni fa. il disprezzo per la Costituzione.Il confronto reale tra "fascismi" non può essere dunque "cronologicamente". (Sono ora un ricordo. non può riconoscere nei nuovi giovani se stesso giovane. totalmente. la violenza poliziesca. Ma nel momento in cui venivano assunti a "valori" nazionali non potevano che perdere ogni realtà. Osserviamole una alla volta. Taccio su ciò. tra il fascismo fascista e il fascismo democristiano: ma tra il fascismo fascista e il fascismo radicalmente. la famiglia. Provincialità. a causa dell'inquinamento dell'aria. delle masse. Poiché sono uno scrittore. il risparmio. Infatti sia il grande paese che si stava formando dentro il paese . e dunque non può più avere i bei rimpianti di una volta). ma sono diventate addirittura storicamente incommensurabili. magari appunto nel "Politecnico": la mancata epurazione. soprattutto. Ciò servirà a semplificare e ad abbreviare il nostro discorso (e probabilmente a capirlo anche meglio). l'obbedienza. Il fenomeno è stato fulmineo e folgorante. E mi soffermo su ciò che ha poi contato in una coscienza storica retrospettiva. e scrivo in polemica. Tutto ciò che risulta chiaro e inequivocabilmente oggi. non si erano accorti che "le lucciole stavano scomparendo". erano uguali sia durante il fascismo sia durante la prima fase del regime democristiano. stupido. prima di passare alla seconda fase. abbastanza straziante. imprevedibilmente nuovo che è nato da quel "qualcosa" che è successo una decina di anni fa. rozzezza e ignoranza sia delle "élites" che. la disciplina. di una sincerità incredibile. periodo in cui il comportamento era completamente dissociato dalla coscienza. Anche qui i valori delle diverse culture particolaristiche sono stati distrutti dalla violenta omologazione dell'industrializzazione: con la conseguente formazione di quelle enormi masse. di quella storia umana le cui scadenze sono millenaristiche. a "tempi nuovi". Ma. Quando il fascismo fascista è caduto. mentre negli altri paesi essa si sovrappone con una certa logica alla unificazione monarchica e alla ulteriore unificazione della rivoluzione borghese e industriale. artigiane) e non ancor moderne (borghesi). ma probabilmente nell'intera storia. Essi sono diventati in pochi anni (specie nel centro-sud) un popolo degenerato. in sostanza formalistiche. Ho visto dunque "coi miei sensi" il comportamento coatto del potere dei consumi ricreare e deformare la coscienza del popolo italiani. I "modelli" fascisti non erano che maschere. risparmio. perché si tratta della prima "unificazione" reale subita dal nostro paese. Basta soltanto uscire per strada per capirlo. purtroppo. per capire i cambiamenti della gente. Cosa che non era accaduta durante il fascismo fascista. Dopo la scomparsa delle lucciole I "valori" nazionalizzati e quindi falsificati del vecchio universo agricolo e paleocapitalistico. che hanno costituito il selvaggio. questa gente italiana. fino a una irreversibile degradazione. Nessuno poteva sospettare la realtà storica che sarebbe stato l'immediato futuro. totalmente "altra" rispetto alla civiltà contadina e paleoindustriale. Scrivo il presente articolo in realtà per una ragione molto diversa. Questa esperienza è stata fatta già da altri Stati. poiché l'industrializzazione degli anni Settanta costituisce una "mutazione" decisiva anche rispetto a quella tedesca di cinquant'anni fa. E non servono neanche più in quanto falsi. moralità non contano più. Vanamente il potere "totalitario" iterava e reiterava le sue imposizioni comportamentistiche: la coscienza non ne era implicata. non più antiche (contadine. tutto è tornato come prima. Ma in Italia essa è del tutto particolare. Eccola. ordine. Chiesa. da mettere e levare. A sostituirli sono i "valori" di un nuovo tipo di civiltà. in opposizione disperata a essi). Io. sia al di fuori degli schemi populisti e umanitari. obbedienza. In Italia sta succedendo qualcosa di simile: e con ancora maggiore violenza. Essi sopravvivono nel clericofascismo emarginato (anche il MSI in sostanza li ripudia). bisogna amarla. benché esso mi stia molto a cuore. aberrante. criminale. È vero: essi continuano a sfoderare radiosi sorrisi. l'avevo amata: sia al di fuori degli schemi del potere (anzi. È ridicolo dunque che Fortini retrodati la distinzione tra fascismo e fascismo al primo dopoguerra: la distinzione tra il fascismo fascista e il fascismo di questa seconda fase del potere democristiano non solo non ha confronti nella nostra storia. ridicolo. Il trauma italiano del contatto tra l'"arcaicità" pluralistica e il livellamento industriale ha forse un solo precedente: la Germania prima di Hitler. Si trattava di un amore reale. Non siamo più di fronte. né identificare quello che allora si chiamava "benessere" con lo "sviluppo" che avrebbe dovuto realizzare in Italia per la prima volta pienamente il "genocidio" di cui nel "Manifesto" parlava Marx.abbastanza bene dalla sociologia (che in quegli anni aveva messo in crisi il metodo dell'analisi marxista): ma erano informazioni ancora non vissute. essi sono diventati delle maschere funebri. famiglia. Era impossibile che gli italiani reagissero peggio di così a tale trauma storico. Io tuttavia non scrivo il presente articolo solo per polemizzare su questo punto. Lo si è visto anche in Portogallo: dopo quarant'anni di fascismo. naturalmente. radicato nel mio modo di essere. come tutti ormai sanno. mostruoso. imponderabile corpo delle truppe naziste. Tutti i miei lettori si saranno certamente accorti del cambiamento dei potenti democristiani: in pochi mesi. di colpo non contano più. il popolo portoghese ha celebrato il primo maggio come se l'ultimo lo avesse celebrato l'anno prima. ma a una nuova epoca della storia umana. patria. Nelle loro pupille si raggruma della 45 . non si troverebbe nemmeno un mucchio d'ossa o di cenere: ci sarebbe il nulla. Come siamo giunti. portando l'Italia al disastro economico. quasi polizie tecnocratiche. anzi più funereamente carnevalesche). antropologico. ancora. già manovrava per gettare la base di eserciti nuovi in quanto transnazionali. meglio. Nella fase di transizione . in tal caso. attuata attraverso l'artificiale rinforzamento dei vecchi apparati del potere fascista. Dico formalmente perché. non stava semplicemente subendo una "normale" evoluzione. È probabile che in effetti il "vuoto" di cui parlo stia già riempiendosi. Gli uomini del potere democristiani hanno subito tutto questo. la "truppa" sarebbe. né. attraverso una crisi e un riassestamento che non può non sconvolgere l'intera nazione. organizzate dal '69 ad oggi. potenzialmente. Son certo che. non un vuoto di potere dirigenziale.vera. "come ci sono giunti gli uomini di potere?". già per sua costituzione. ripeto. Inoltre. senza soluzione di continuità dai tempi del fascismo. di essi. non hanno sospettato minimamente che il potere. che essi stessi continuavano a detenere e a gestire. credendo di amministrarselo e soprattutto di manipolarselo. per esempio. i nostri potenti continuano imperterriti i loro sproloqui incomprensibili. in cui galleggiano i "flatus vocis" delle solite promesse stereotipe. che essi detenevano e gestivano. al risparmio. finora formalmente riuscito. Il potere reale procede senza di loro: ed essi non hanno più nelle mani che quegli inutili apparati che. Ma un vuoto di potere in sé. ma sta cambiando radicalmente natura. è semplice: gli uomini di potere democristiani sono passati dalla "fase delle lucciole" alla "fase della scomparsa delle lucciole" senza accorgersene. fino ad accettare il divorzio. Non si sono accorti che esso era "altro": incommensurabile non solo a loro ma a tutta una forma di civiltà. non sapeva più che farsene del Vaticano quale centro di vita contadina. senza più limiti (o almeno fino ai limiti consentiti dalla permissività del nuovo potere.ossia "durante" la scomparsa delle lucciole . avrebbero potuto contare in eterno sul Vaticano: senza accorgersi che il potere. Gramsci) solo nella lingua si sono avuti dei sintomi. Tuttavia nella storia il "vuoto" non può sussistere: esso può essere predicato solo in astratto e per assurdo. il vuoto. rendono reale nient'altro che il luttuoso doppiopetto. Essi si erano illusi di poter contare in eterno su un esercito nazionalista (come appunto i loro predecessori fascisti): e non vedevano che il potere. non servirebbe a niente (e sia chiaro che. quanto la piena felicità. Cosa che agli elettori piace. In realtà essi sono appunto delle maschere. nazista). a questo vuoto? O. tutto il resto. di conservare comunque il potere. alla moralità: ora il potere dei consumi imponeva a essa cambiamenti radicali nel senso della modernità. ecologico. e ormai. nel tentativo. un vuoto di potere politico in un qualsiasi senso tradizionale. che essi stessi continuavano a detenere e a gestire. retrograda. urbanistico. Quando non si tratti dell'ammiccante luce dell'arguzia e della furberia. a sollevare quelle maschere. La spiegazione è semplice: oggi in realtà in Italia c'è un drammatico vuoto di potere. Il potere reale che da una decina di anni le "teste di legno" 46 . Come sempre (cfr. costretta. Ma questo è il punto: non un vuoto di potere legislativo o esecutivo. il vuoto. Per quanto ciò possa sembrare prossimo alla criminalità la loro inconsapevolezza su questo punto è stata assoluta. peggio che totalitario in quanto violentemente totalizzante).gli uomini di potere democristiani hanno quasi bruscamente cambiato il loro modo di esprimersi. nella realtà. beata luce di buon umore. Essi si sono illusi che nel loro regime tutto sostanzialmente sarebbe stato uguale: che. povera. La spiegazione. Quasi che si trattasse soltanto di "sostituire" il gruppo di uomini che ci ha tanto spaventosamente governati per trenta anni. Ne è un indice ad esempio l'attesa "morbosa" del colpo di Stato. infine. pare. adottando un linguaggio completamente nuovo (del resto incomprensibile come il latino): specialmente Aldo Moro: cioè (per una enigmatica correlazione) colui che appare come il meno implicato di tutti nelle cose orribili che sono state. i potenti democristiani coprono con la loro manovra da automi e i loro sorrisi. In realtà la falsa sostituzione di queste "teste di legno" (non meno. E lo stesso si dica per la famiglia. Eppure m'è difficile resistere alla simpatia per queste pagine: ricchissime non solo di 'chiavi' per le più complesse opere del loro autore ma soprattutto per due costanti. Sono di quelli cui ha dato e continua a dar noia la mitografia editoriale su Pasolini. la volontà di capire e di essere capito. Prepara e inizia (dopo il Vangelo e il suo successo internazionale) quella dilatazione. qui. della incomprensione fra gli intellettuali di Praga e l'ospite Pasolini. Il tono con cui Pasolini parla ai suoi corrispondenti ha l'appassionata capacità di speranza che fu degli anni Cinquanta. i temi e gli interrogativi del linguaggio traspongono proprio quelli.una volontà di essere accettato. sempre più si rivelano lontani dalla 'base' postresistenziale mitizzata e sempre più subalterni alla cultura piccolo-borghese. ancorché multinazionale. l'assenza di riferimenti al moto intellettuale e politico che veniva crescendo in Lombardia e in Piemonte. del Pasolini migliore. ingiusti . di quelli che preferiscono inoltrarsi odiosi. Di tale "potere reale" noi abbiamo immagini astratte e in fondo apocalittiche: non sappiamo raffigurarci quali "forme" esso assumerebbe sostituendosi direttamente ai servi che l'hanno preso per una semplice "modernizzazione" di tecniche. darei l'intera Montedison per una lucciola. anzi con il comunismo italiano.hanno servito senza accorgersi della sua realtà: ecco qualcosa che potrebbe aver già riempito il "vuoto" (vanificando anche la possibile partecipazione al governo del grande paese comunista che è nato nello sfacelo dell'Italia: perché non si tratta di "governare"). E nello stesso tempo avverti qualche impazienza e delusione. quella del rapporto fra socialismo e cristianesimo e quella della riflessione sul linguaggio. di chiaroveggenza e di autodistruzione dei suoi ultimi anni. incomprensivi. quella. appunto. La scena. Avverti qui quasi tutti i nessi dolorosi e vitali di una fase di liquidazione. da vivo. dell'incontro con Lukács. fra loro congiunte.ché tale sono stato con Pasolini vivo . “Pasolini e le ultime illusioni” di Franco Fortini. ancora più recente e ancora più grave. anche geografica. fra un 'popolo' e un 'intellettuale' sotto il segno di un grande partito democratico-popolare. dell''umile Italia' cattolica e della 'speranza' comunista. anche professionale. da “Il Corriere della Sera” (1977) Questi dialoghi con i lettori sono soprattutto dialoghi con dei comunisti. In questi dialoghi giornalistici si consuma una delle ultime illusioni post-resistenziali: quella di un dialogo. Essa mi pare non troppo diversa dalla diffamazione a bassa voce che della sua poesia va diffondendosi ad opera di quelli cui egli aveva. di Pier Vincenzo Mengaldo) è qui al centro di alcuni dei passi migliori: l'intelligenza poetica di Pasolini gli fa intendere che per lui. C'è spesso. etici e politici. Pasolini a poco a poco avverte la impossibilità di mantenere un dialogo che si svolge ormai su temi invecchiati. ossia per la sua opera. dei propri interessi che egli formulerà spesso come allontanamento da una patria che non vuole comprendere più e che si tradurrà nella spirale di angoscia. Ad ogni modo. È impressionante. c'è anche . non solo l'ininterrotto calore della mente.e anche questo fa parte del Pasolini migliore . Quest'ultima (mi fa notare la sensibilità. in particolare quella votata alla memoria necrofila dell'assassinato. data troppa ombra. Quelli che scrivono a "Vie Nuove" e gli argomenti ai quali si chiede risposta. o la incredibile sottovalutazione di quanto stava accadendo in Cina e nel Sudest asiatico. appena accennata. Non è lontano neanche l'accento del "Politecnico".piuttosto che spartire una qualità di ammirazione e di liturgia repellente. e quella pazienza pedagogica che Zanzotto ha così bene messo in evidenza. ossia di una ancora forte capacità poetica che sta però lasciando la pagina lirica per l'avventura cinematografica. danno la misura di come il poeta 47 . quanto a me (se ciò ha qualche interesse per il lettore) sia chiaro: io. di avere un pubblico visibile. fisso come rimase ad una immagine mitica del Nord industriale e contadino (Teorema) e alla irritata. ma in tutta la stampa (che dopo il 15 giugno ha una gran paura di essere a meno appunto dei comunisti). e poi il contraccolpo di una reazione durissima. quanto l'incomprensione degli anni 1967-70. ripeto. Questa ha immobilizzato e medusato tutta una generazione europea. Credo che queste pagine scritte in difesa di un ottimismo che di giorno in giorno si allenta e corrompe saranno molto utili non tanto a chi voglia conoscere qualcosa di ignorato sulla persona poetica di Pasolini quanto a chi voglia comprendere il decennio che va dalle rivolte in Polonia e Ungheria a quelle della gioventù europea. i proletari o i sottoproletari. Io penso dunque che anche il massacro del Circeo abbia scatenato in Italia la solita offensiva ondata di stupidità giornalistica. perché. La gioia di sentirsi confermati in questo antico sentimento populista . come me. ha travolto nella destabilizzazione ideologica anche i maggiori centri di attività intellettuali. che era poi quello di "Officina". Ultimamente un episodio (il massacro di una ragazza al Circeo) ha improvvisamente alleggerito tutte le coscienze e fatto tirare un grande respiro di sollievo: perché i colpevoli del massacro erano appunto dei pariolini fascisti. Infatti i criminali non sono solo i neofascisti. In realtà la stampa borghese è stata letteralmente felice di poter colpevolizzare i delinquenti dei Parioli. i criminali non sono affatto solo i neofascisti. dato che è aprioristicamente assodato che proletari e sottoproletari sono delinquenti. avrebbe indotto. Si pensi al delitto dei fratelli Carlino di Torpignattara. fra il 1960 e il 1965. anche in pagine come queste si interroga sul punto sociale e politico che proprio in quegli anni.delle Ceneri fosse entrato negli anni Sessanta con una incomparabile vitalità ma con un bagaglio ideologico-politico piuttosto leggero. non sono casi: sono. casi estremi di un modo di essere criminale diffuso e profondo: di massa. Infatti. “Aboliamo la tv e la scuola dell’obbligo” di Pier Paolo Pasolini. Dunque c'era da rallegrarsi per due ragioni: 1) per la conferma del fatto che sono solo e sempre fascisti la colpa di tutto. di una Roma popolata da studenti neoborghesi. o all'aggressione di Cinecittà (un ragazzo percosso brutalmente e chiuso dentro il baule della macchina e la ragazza violentata e seviziata da 48 . è persuaso che continuando per la via presente l''ordine' porterà. evidentemente. e irretita. dal “Corriere della Sera” del 18 ottobre 1975 I vari casi di criminalità che riempiono apocalitticamente la cronaca dei giornali e la nostra coscienza abbastanza atterrita. Un ottimismo e una illusione che gli ultimi tempi hanno distrutto. alla pratica generalizzazione della tortura sul territorio nazionale. Si contempla oggi stupefatti la somma delle menzogne 'democratiche' che ormai dalla quasi totalità dell'orizzonte le parti politiche ci vengono raccontando e che zelanti intellettuali vanno ripetendo. che magari hanno votato comunista il 15 giugno. con cui ritrovava gli studi e i maestri di vent'anni prima. in Italia e nel mondo. colpevolizzandoli tanto drammaticamente. nel giro di qualche anno. distruggendo quindi anche Pasolini. ma sono anche allo stesso modo e con la stessa coscienza.e nella solidità dell'annessa configurazione morale . Chi. 2) per la conferma del fatto che la colpa è solo e sempre dei borghesi privilegiati e corrotti. ha ucciso i più sensibili e generosi. E questo può spiegare tanto l'impeto dei suoi interessi linguistici e semiologici degli anni successivi.non è esplosa solo nei giornali comunisti. li privilegiava (solo i drammi borghesi hanno vero valore e interesse) e nel tempo stesso poteva crogiolarsi nella vecchia idea che dei delitti proletari e sottoproletari è inutile occuparsi più che tanto. l'accelerazione del secondo quinquennio. ha restituito milioni di giovani all'angoscia personale e lasciato le redini della società europea a politici senza speranza. Questi delinquenti "popolari" . hanno tanto e così spiritosamente disprezzato come ridicole e ripugnanti nullità. ai soli fratelli Carlino .e per ora mi riferisco. in piccolo borghesi. Che è stata. di un universo criminaloide come quello popolare romano bisognerà dire che non valgono le consuete attenuanti populistiche: è necessario munirsi della stessa rigidità puritana e punitiva che siamo soliti sfoggiare contro le manifestazioni criminaloide dell'infima borghesia neofascista. inventare una nuova maniera di essere liberi. appunto. E a proposito. è vero: ma si pone in un mondo dove le istituzioni borghesi restano solide ed efficienti. coi suoi schemi di comportamento eccetera). perché si realizzino casi come quelli dei sadici pariolini o dei sadici di Torpignattara. cioè della propria cultura particolaristica.m'insegna che non c'è più alcuna differenza vera nell'atteggiamento verso il reale e nel conseguente comportamento tra i borghesi dei Parioli e i sottoproletari delle borgate. esistenziale . Non per niente i seviziatori sottoproletari della ragazza di Cinecittà. Bisogna oggi essere progressisti in un altro mondo. Bisogna ammettere una volta per sempre il fallimento della tolleranza. E' assurdo dunque accusare i giudici che hanno mandato in giro "a piede libero" i neofascisti se non si accusano nello stesso tempo e con la stessa fermezza i giudici che hanno mandato in giro "a piede libero" i fratelli Carlino (e altre migliaia di giovani delinquenti delle borgate romane). ai bei tempi. Un'altra cosa che l'esperienza diretta m'insegna è che questo è un fenomeno totalmente italiano. La mia esperienza privata. E i loro modelli concreti sono proprio quei piccoli borghesi idioti e feroci che essi. Infatti i giovani proletari e sottoproletari romani appartengono ormai totalmente all'universo piccolo borghese: il modello piccolo borghese è stato loro definitivamente imposto. Non c'è stata in loro scelta tra male e bene: ma una scelta tuttavia c'è stata: la scelta dell'impietrimento. sostanzialmente. Fa parte del conformismo. e la sopravvivenza di una retorica progressista che non ha più nulla a che fare con la realtà.sette giovani della periferia romana). che ha scelto la fine della pietà. Quanto a me. Donde l'ambiguità che caratterizza i criminali: e la loro ferocia. Occorrono migliaia di casi come quelli della festicciola sadica del Circeo o di aggressività brutale per ragioni di traffico. prodotta dall'assoluta mancanza di ogni tradizionale conflitto interiore. dell'informazione italiana il consolarsi col fatto che anche negli altri Paesi esiste il problema della criminalità: esso esiste. Cioè che io soprattutto lamenterei è la mancanza di una coscienza informata di tutto questo. Lo dico con scandalo dei benpensanti. La stessa enigmatica faccia sorridente e livida indica la loro imponderabilità morale (il loro essere sospesi tra la perdita di vecchi valori e la mancata acquisizione di nuovi: la totale mancanza di ogni opinione sulla propria "funzione"). poi. trasformandolo in una totale irrealtà. peraltro antiquato. Si lamenta in Italia la mancanza di una moderna efficienza poliziesca contro la delinquenza. godevano cioè della stessa impunità. dove non c'è più scelta possibile tra male e bene. divorati. dall'ansia economica di esserlo? Che cos'è che ha trasformato le "masse" dei giovani in "masse" di criminaloidi? L'ho detto e ripetuto ormai decine di volte: una "seconda" rivoluzione industriale che in realtà in Italia è la "prima": il consumismo che ha distrutto cinicamente un mondo "reale". della mancanza di ogni pietà. e continuano a offrire dunque una contropartita. quotidiana. e soprattutto con scandalo dei benpensanti che non credono di esserlo. soprattutto nel giudicare. le dicevano: "Bada che ti facciamo quello che hanno fatto a Rosaria Lopez". Che cos'è che ha trasformato i proletari e i sottoproletari italiani. lo dico ormai da qualche anno che l'universo popolare romano è universo "odioso".godevano della stessa identica libertà condizionale che i delinquenti dei Parioli. 49 . con precisione documentata. La realtà è la seguente: i casi estremi di criminalità derivano da un ambiente criminaloide di massa. per di più.che oppongo ancora una volta all'offensiva astrattezza e approssimazione dei giornalisti e dei politici che non vivono queste cose . usando di lei come di una "cosa". E ne ho anche indicato le ragioni (perdita da parte di giovani del popolo dei propri valori morali. una volta per sempre. Ora. moralistiche. Non sarebbe nulla. Altrimenti.come di qualsiasi altro "luogo culturale" . di conseguenza e non a priori (l'a priori progressista valido fino a una decina d'anni fa). perché quelle due cose che ha imparato altro non gli procurano che la coscienza della propria ignoranza. suppongo. Quanto alla televisione non voglio spendere ulteriori parole: cioè che ho detto a proposito della scuola d'obbligo va moltiplicato all'infinito. forse sarebbe aiutato a ritrovare un proprio modello di vita. che lo lascia vergine a capire eventualmente nuove cose reali. presuntuoso (a causa di quelle due miserabili cose che ha imparato). col loro insieme.s'intende. dato che si tratta non di un insegnamento.: tutto un imbroglio). ogni apertura a sinistra sia della scuola che della televisione non è servita a nulla: la scuola e il video sono autoritari perché statali. sarebbero sufficienti a garantirgli i giornali murali e 50 . La scuola d'obbligo è una scuola di iniziazione alla qualità di vita piccolo borghese: vi si insegnano delle cose inutili. Inoltre una nozione è dinamica solo se include la propria espansione e approfondimento: imparare un po' di storia ha senso solo se si proietta nel futuro la possibilità di una reale cultura storica. Quanto ai collegamenti informativi del Quarticciolo . nel giudicare. e iniziato l'era dell'edonè. e anteriore rispetto a quello presente. e lo Stato è la nuova produzione (produzione di umanità). Una buona quinta elementare basta oggi in Italia a un operaio e a suo figlio. Certo arrivare fino all'ottava classe anziché alla quinta.col resto del mondo. un piccolo borghese schiavo al posto di un proletario o di un sottoproletario libero (cioè appartenente a un'altra cultura. come per tutti. E se i modelli son quelli. o meglio. magari così come la intende lo stesso "Paese Sera"). Illuderlo di un avanzamento che è una degradazione è delittuoso: perché lo rende: primo. Se dunque i progressisti hanno veramente a cuore la condizione antropologica di un popolo. del decentramento ecc. le nozioni marciscono: nascono morte. Altrimenti tutto ciò che si dice sul decentramento è scioccamente aprioristico o in pura malafede. anche nei casi migliori (cioè quando si invita adulatoriamente ad applicare la falsa democraticità dell'autogestione. 1) Abolire immediatamente la scuola media dell'obbligo. stupide. non vengono parlati. attraverso la televisione. Era in cui dei giovani insieme presuntuosi e frustrati a causa della stupidità e insieme dell'irraggiungibilità dei modelli proposti loro dalla scuola e dalla televisione. Ma poiché oggi in Italia la scuola d'obbligo è esattamente come io l'ho descritta (e mi angoscia letteralmente l'idea che vi venga aggiunta una "educazione sessuale". angosciamente frustrato. è meglio abolirla in attesa di tempi migliori: cioè di un altro sviluppo. ed è stata una delle cause più rilevanti nella degenerazione della masse dei giovani. e la loro funzione dunque altro non è che creare. ma rappresentati. come suggerirebbe Swift: ma semplicemente possono essere messi sotto cassa integrazione. per me. concluso l'era della pietà. come la loro definizione umoristica non si cura minimamente di nascondere. (E' questo il nodo della questione). arrivare alla quindicesima classe. mentre è ben chiaro che chi ha fatto la scuola d'obbligo è prigioniero del proprio infimo cerchio di sapere. e si scandalizza di fronte ad ogni novità). si uniscano intrepidamente a pretendere l'immediata cessazione delle lezioni alla scuola d'obbligo e delle trasmissioni televisive. Quali sono le mie due modeste proposte per eliminare la criminalità? Sono due proposte swiftiane. false. sarebbe. l'optimum. Quanto agli insegnanti e agli impiegati della televisione possono anche non essere mangiati. non avendo futuro. una falsa tolleranza. Bisogna insomma comportarsi. come si può pretendere che la gioventù più esposta e indifesa non sia criminaloide o criminale? E' stata la televisione che ha. Posteriore a quello di una volta. 2) Abolire immediatamente la televisione. praticamente (essa non è che un mezzo). ma di un "esempio": i "modelli" cioè. secondo (e spesso contemporaneamente). tendono inarrestabilmente ad essere o aggressivi fino alla delinquenza o passivi fino alla infelicità (che non è una colpa minore). ma sarebbe anche molto: un Quarticciolo senza abominevoli scuolette e abbandonato alle sue sere e alle sue notti. anche l' espressione è azione. o della ambigua dolorosa virtù del cambiamento. Aveva un'ossessione: che l'Italia stesse vivendo un processo di adattamento alla propria degradazione . ."un paese spoliticizzato.Gettare il mio corpo nella lotta. In una scena notturna.io vorrei soltanto vivere . travolto dalla fantasia pasoliniana e divenuto luogo di non troppo romanzesche infamie. che. e la sua violenza era quella di un innamorato. non è estraneo alla immaginazione narrativa di Pasolini. di una felicità espressiva dal colore mortuario. a essere con prepotenza in primo piano. dal “Corriere della Sera” del 25 ottobre 1992 Nel postumo "Il poeta delle "Ceneri". Oggi si annuncia la pubblicazione. Pasolini. Lo sfondo è la società burocratica di Roma. E che tuttavia pretende d'essere violato. e ne "La divina mimesis". Mai Pasolini ha rappresentato con tanta sacrale e rabbrividita esplicatezza la sensualità omosessuale. lo sappiamo. dell'Italia intera.perché la vita si esprime anche solo con se stessa. come dettata a un intervistatore americano . dove il furore di quelle accuse e della passione innamorata sembrano confondersi in una drammatica necessà sacrificale. tenendo a unificare una buona volta. una crisi culturale oltre che politica. e per autodecisione. un lavoro che pare abbia reso semplice. il tenore di vita con la vita. Questo doppio protagonista. una figura sdoppiata.Vorrei esprimermi con gli esempi."l'Unità": e soprattutto il lavoro. Contro e dentro quel "Palazzo". parlando di progetti futuri. . . un uomo dell'industria petrolifera. della sua cultura. "Petrolio" è dunque. il risultato di un lungo lavoro filologico eseguito sotto la guida di Aurelio Roncaglia. la lettura di un testo tormentato da pentimenti. "Petrolio". Nei brogliacci inediti giovanili. come in un rito che rimargini le ferite dell'anima e insieme le unga di sale. che ubriaca i fogli del libro incompiuto. scrisse: ". Ma se le azioni della vita sono espressive. incarnazione di un bisogno inestinguibile di cambiamento. Ma in "Petrolio" la sostanza è tutta diversa. è già presente. affollato di ragazzi di vita che si lasciano andare al coito orale con il protagonista duplice e infemminito. Lo scrittore sembra aggredire un'emozione recalcitrante alla luce che lui stesso vi proietta sopra. come Pasolini lo fu. un ritmo ripetitivo che rende la vita crudelmente sempre identica a se stessa.. La nostra letteratura conosce pochi scrittori innamorati.. replicante provocatorio del mondo che lo circonda. Le accuse che pronunò erano violente. “Il mio corpo nella lotta” di Enzo Siciliano. nei limiti del possibile.. che non vuole essere violato. Pasolini. suo correlativo dissolutore. delle cinquecento cartelle incompiute. quella che intreccia i propri affari e ricava sostentamento nei luoghi del potere finanziario e statale. del suo paesaggio. un corpo morto i cui riflessi non sono che meccanici". quanto di vissuto e di disperatamente incompiuto.. . in circa seicento pagine a stampa. sono quelle erotiche. è possibile avvertire quanta straziata esperienza umana vi sia sigillata. ecco muoversi il protagonista della vicenda. Le pagine più felici in senso plastico. autobiografia in versi. assumerebbe naturalmente un altro senso. dal profilo androgino. e insieme l'opposto. pur essendo poeta . con le polemiche corsare e luterane. e il lettore ha la sensazione di penetrare in un segreto. In una intervista rilasciata in 51 . è una recidiva. doppio nella sessualità . Di quel processo volle essere insieme il giudice e il ministro. Nel libro. quelli da cui fu ritagliato "Il sogno di una cosa". Negli ultimi due tre anni di vita scrisse cinquecento cartelle di un romanzo che ne avrebbe dovuto contare duemila (così diceva). su un prato di periferia.". della sua gente. con tutti i nomi e i cognomi di sempre. C' è una rabbia nuova. non soltanto da officina letteraria. da rotture. anche da vuoti che restano tali. in quelle pagine.sono versi del 1966 -. da parte della Einaudi. non avrebbe esitato a gettare il proprio corpo nella lotta: ma ve lo gettò da scrittore. La passione erotica. è la crisi italiana. in un simile contesto. E il "Palazzo" che ci si spalanca davanti. una forma di pudicizia sostanziale che sventa qualsiasi illazione. Assorbito nella lettura. il sesso esibito. mostra indifferenza all'atto. si lancia contro la parete vischiosa della nostra società. e non erano certamente le scuole. "Del resto anche la cultura specializzata era degna del suo tempo: ormai la sua organizzazione interna era definitivamente pragmatica: i prodotti intellettuali erano prodotti del loro esserci. casomai. Pasolini aveva detto: "Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. della manutenzione delle istituzioni essenziali al nuovo potere. "Dei "gruppi" (. un kamikaze. Gli disse che le foto avrebbero dovuto illustrare il romanzo cui stava lavorando. Negli scatti di Pedriali pare notte all'esterno: dentro la stanza c' è una cruda luce elettrica... nel modo lucido in cui ne analizza la dissoluzione o la perversa tenacia autoassolutoria. o in piedi vicino al cassettone.Francia. Credo che "Petrolio" rappresentasse per lui la chance estrema per lo scandalo. il corpo asciutto semisdraiato sulla coperta bianca del letto.) facevano del "potere letterario" il loro fine dichiarato o diretto. desunta. 52 . Nella sua fisicità non c'è scandalo. Pasolini sfoglia un libro.. una muscolatura da calciatore. In quell'immagine è la metafora visibile del suo essere tragicamente teso fra il sacro e il profano. ma addirittura gestendo contemporaneamente una funzione moralistica. (.della produzione. sulla metà dell'ottobre 1975. né gli ospedali. sta altrove: sta nell'accanimento con cui Pasolini.spiegata . dal gauchismo pateticamente sconfitto. terroristica e ricattatrice. La malafede era ideologizzata come elemento del modo d'essere colti o addirittura poeti. Il rischio dell'impopolarità' faceva più paura del vecchio rischio della verità . Aveva chiesto. da fuori la vetrata della sua stanza da letto alla Torre di Chia. In quella luce. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro. "L'unica realtà che pulsava col ritmo e l'affanno della verità era quella . a Dino Pedriali che lo fotografasse nudo. non solo senza pudore. al settimanale "Lui". della difesa della moneta. tra il sacro e il profano". anzi un cordone ombelicale.) Sono scandaloso.". con inaudita sfacciataggine. Lo scandalo di "Petrolio".. Lo scandalo sta in pagine come questa: "Degli uomini colti non vi fu uno che avesse il coraggio di alzare la voce per protestare. come cose o fatti: scommesse perse o vinte... Lo sono nella misura in cui tendo una corda. Marra. G. Martellini. Napoli 1967. M. Il Saggiatore. Milano 1966. Pier Paolo Pasolini testimone problematico del nostro tempo. Pier Paolo Pasolini. P. Feltrinelli. Feltrinelli. Benedetti. L’eresia giovanile di Pasolini. Bari 1994. Bruno Mondadori. Asor Rosa. La contrastata rivolta di Pasolini. F. Preludio e fine del realismo. Pasolini. letteratura e cinema. Voza. Torino 1966. Moscati. Firenze 1978. Milano 1998. C. F. Per conoscere Pasolini. Einaudi. Longo editore. Rinaldi. Milano 1968. Fusillo. Saggio sulla letteratura populista in Italia. Gremese. Interpretazioni di Pasolini. Tra continuità e diversità: Pasolini e la critica. G. Torino 1993. 1990. Banti. Mursia. 3 marzo 1963. 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Bruno Mondadori. 8 novembre 1992. blog dedicato a Pier Paolo Pasolini Autori e curatori: Angela Molteni. Pasolini e la morte. Carocci. Bruno Mondadori. 23 ottobre 1992. A. P. “il manifesto”. Il mio corpo nella lotta. Corpi che parlano. Il Petrolio delle stragi. Brucia il Petrolio di Pasolini. Sull’opera mancata di Pasolini. La Porta. I teatri di Pasolini. 25 ottobre 1992. La meta-scrittura dell’ultimo Pasolini. negli archivi e nei sommari potrai trovare gli ipertesti. . “Corriere della Sera”. Effigie edizioni. Su “Petrolio” - P. Venezia 2005. Aspettando il Petrolio. D’Elia. “il manifesto”. Siciliano. Pasolini. Un romanzo di luce. Petrolio brucia. Un uomo irrisolto e il suo laboratorio. Voza. Un romanzo scritto nel nome del padre. G. De Melis. “il Sole 24 ore”. Casi. Il nudo nella letteratura italiana del Novecento. Bazzocchi. Uno gnostico innamorato della realtà. E. Vita di Pasolini. 25 ottobre 1992. gli interventi. 22 ottobre 1992. Tricomi.
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