Javier Cercas - Il Movente

March 27, 2018 | Author: torre74 | Category: Novels, Poetry


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JAVIER CERCAS IL MOVENTE Traduzione di Pino Cacucci UGO GUANDAEDITORE IN PARMA . guanda.A.. 2001 © 2004 Ugo Guanda Editore S.Titolo originale: El móvil Il nostro indirizzo internet è: www.p. Viale Solferino 28.it Visita www.it il grande portale del romanzo ISBN 88-8246-690-6 © Javier Cercas.InfiniteStorie. Parma . 2001 First published in Spanish language by Tusquets Editores. Barcelona. e cogliere con precisione la complessità del reale. Io sono fatto allo stesso modo: per trovare l'oro non mi fermo di fronte a nulla. sui problemi della scrittura e della perdita di contatto con il reale.Dove si trova il confine tra realtà e letteratura? Esiste? Si lascia attraversare nei due sensi? Possono formularsi così le domande che l'autore di Soldati di Salamina sembra porsi in questo giallo sui generis. il protagonista rimane in bilico tra la fantasia e la propria vita. Premio Grinzane Cavour). uno scrittore di nome Alvaro. Per raggiungere il suo scopo. accolto da uno straordinario successo internazionale. El vientre de la ballena e.» Gustave Flaubert . Era una figura retorica che si riferiva agli avari. Fra i suoi libri: El inquilino.guanda. ma anche un'indagine sul senso della letteratura. «C'è una locuzione latina che dice all'incirca: "Raccogliere un soldo nello sterco con i denti". la cui trama si snoda intorno al destino tragico di uno di essi. fonte preziosa di aneddoti e informazioni. Il movente non è soltanto un sofisticato gioco intellettuale. non c'è niente di più facile che ispirarsi ai suoi condòmini: una giovane coppia di sposi con gravi problemi economici. Come in uno specchio che distorce l'immagine riflessa. Javier Cercas. Càceres. un vecchio reazionario che partecipò alla guerra civile e una portinaia dagli appetiti incontenibili. Il nostro indirizzo internet è: www. Sospeso tra il serio e il grottesco. nato nel 1962 a Ibahernando. Il protagonista.it Disegno e grafica di copertina di Guido Scarabottolo Nel testo in nero i numeri di pagina sono posti in basso. è impegnato con tenacia e dedizione a costruire l'opera letteraria definitiva. Ma il perfetto meccanismo narrativo di Alvaro comincia a vacillare quando le persone in carne e ossa si rivelano sempre più simili ai personaggi del suo romanzo. Soldati di Salamina (Guanda 2002. collabora abitualmente con «El Pais» e dal 1989 è docente di letteratura spagnola all'Università di Gerona. chiedendosi se sia davvero possibile scegliere. . alla più detestabile mancanza di rigore. sfogliando il giornale e ascoltando la radio. avrebbe potuto accedere esigeva un impe9 gno pressoché esclusivo. ma nessuno l'ha vista. Considerava la letteratura come un'amante esclusiva. Fenomeni estranei alla creazione propriamente detta ag- . preparava il caffè. il pane tostato con burro e marmellata e faceva colazione in cucina. Riteneva che in effetti la letteratura era stata abbandonata nelle mani dei dilettanti. interessi. dello scrittore del fine settimana. Quel posto gli consentiva di disporre delle mattine per dedicarle al suo compito principale e lo liberava da ogni responsabilità che potesse distrarlo dalla scrittura. O la serviva con attenzione e devozione assolute o lei lo avrebbe abbandonato al proprio destino. Come tutte le arti. Si liberava dal torpore con una doccia fredda e andava al supermercato a comprare il pane e il giornale. Tertium non datur. amicizie. affidata all'improvvisazione e al caos. le uscite serali o diurne. come laureato in legge. significava abbandonarla nelle mani del dilettante. Una 10 prova inconfutabile: solo i meno illustri dei suoi contemporanei erano totalmente dediti a lei. l'uso indiscriminato di forme obsolete. pronto a iniziare la giornata lavorativa. Ricordando la celebre sentenza sull'amore emessa da un severo moralista francese. Imperversavano senza ritegno la frivolezza. tutto era in funzione di quella. possibilità di miglioramenti economici o nell'attività lavorativa. E dato che la maggior parte dei lavori ben remunerati ai quali. la miopia e addirittura il disprezzo per qualunque alternativa ai consolidati percorsi di un gretto provincialismo. Alvaro aveva preferito un modesto impiego da consulente legale in un modesto studio di commercialisti.1 Alvaro prendeva seriamente il suo lavoro. Aveva subordinato la propria vita alla letteratura. ambizioni. la letteratura è una questione di tempo e lavoro. diceva a se stesso. Alvaro pensava che l'ispirazione è come i fantasmi: tutti ne parlano. Quindi. il mercimonio conformista nei confronti della tradizione. l'assenza di un'ambizione autentica. Al ritorno. Si alzava ogni giorno alle otto in punto. Disdegnava qualunque cosa non costituisse uno stimolo per il suo fine. Alle nove si sedeva alla scrivania nello studio. In caso contrario. accettava il fatto che ogni creazione è il risultato di un uno per cento di ispirazione e di un novantanove per cento di traspirazione. e gli offriva anche l'indispensabile tranquillità economica. Alvaro si sentiva corresponsabile di un simile stato di cose.. anzi. però i titoli di tali libri variano per ciascun individuo. come sosteneva Flaubert. dei nostri aneliti più intimi. Diffidava. aveva creduto che i versi fossero per definizione superiori alla prosa.. un grande lettore. i giochi. dall'emarginazione o dalle mani impolverate di eruditi studiosi. Sapeva che uno scrittore si riconosce dalle sue letture. anche se per fare ciò occorresse riscattarla dall'oblio. gli sembrava troppo dispersivo nella sua esecuzione. tuttavia.è individuare nella letteratura dei nostri avi un filone che ci rappre12 senti pienamente. trop- . L'essenziale è avere dei progenitori. gli abissi. Per qualche tempo. Di rigore. tutte le sue magie. della nostra più abietta realtà. per quanto periferica o esigua.non impoverisce affatto il testo. Riteneva che non vi fosse letteratura. di un ambiente propizio al lavoro e fertile di manifestazioni attinenti al campo artistico. innanzi tutto. Tre o quattro libri racchiudono. L'essenziale è riprendere tale tradizione e inserirsi fino ad assumerla come propria. Si era servito di tra11 duzioni soltanto per accedere a opere fondamentali delle letterature classiche o marginali. Il genere lirico. perché questo non è che la partitura sulla quale l'interprete esegue l'opera. tutta la saggezza a cui può avere accesso un uomo. Aveva preso in considerazione diverse opzioni. ciò . che sia l'emblema di noi stessi. tutte potenzialmente giuste. persino il meschino arrivismo. che si avvaleva della promozione culturale come rampa di accesso a determinati posti di responsabilità politica. L'essenziale rifletteva Alvaro durante i lunghi anni di meditazione e studio precedenti il concepimento della sua Opera . Scorse con sguardo soddisfatto i volumi nelle quattro lingue da lui conosciute. lo dota di un numero pressoché infinito di interpretazioni e forme. l'essenza dell'atteggiamento letterario sta nel rileggere. Ogni scrittore dovrebbe essere. della superstizione secondo la quale ogni traduzione è inferiore al testo originale. Ecco perché doveva concepire un'opera ambiziosa di portata universale che spronasse i colleghi a proseguire sulla via da lui intrapresa. che non contenesse tutti gli elementi della Letteratura. tuttavia.giungevano confusione al desolante panorama: la carenza di un ambito sociale stimolante e colto. la letteratura è una forma di oblio indotto dalla vanità. L'essenziale è crearsi una solida genealogia.avrebbe osservato più tardi . bensì la nobilita. Tale constatazione non la umilia. Intuiva che leggere è un atto di indole informativa. che il romanzo fosse . era lo strumento 14 adeguato per esprimerla. decretò. Ma l'uso del verso comportava un inevitabile allontanamento dal grande pubblico. c'erano stati due appelli a una certa distanza di tempo l'uno dall'altro. Il primo avrebbe agonizzato in uno sperimentalismo iperletterario. sottratti quindi al proficuo controllo di un apprendistato tenace e inclini a manifestarsi in chi possedeva un temperamento più ardito del suo. il secondo . Se c'era un genere letterario in cui interveniva ciò che i classici definivano romanticamente ispirazione. se uno dei due interlocutori scompare. per quanto l'idea gli ripugnasse. asfissiante e verbosamente autoreferenziale. era positivo. Qui senza dubbio l'intervento dell'impeto momentaneo era riducibile all'ordine dell'aneddotica. Disdegnò la superiorità del verso sulla prosa. Dunque. Ma si potevano ancora scrivere romanzi? Il suo secolo si era impegnato alacremente a demolirlo scalzandolo dalle fondamenta. pur senza impugnare il verdetto. distruggendo il genere per non avere successori. il processo ne resta irrimediabilmente mutilato: il testo perde la sua efficacia. ma si limitava a un modesto orizzonte. nonostante cercasse di preservare la grandezza del genere letterario. la fatalità.po istintivo e sporadico. Ogni frase doveva possedere la solidità marmorea del verso. Un testo è il dialogo dell'autore con il mondo e. L'opera sarebbe quindi rimasta confinata nell'ambito di una cerchia ristretta. la sua musicalità. era nato proprio così: come epopea in prosa. la segreta armonia. come il precedente. Di fronte a questa sentenza di morte. era negativo e tutto sommato accettava la sentenza. pensava.intimamente convinto. Il romanzo nasceva con la modernità. questo era il genere lirico. aveva scelto di considerarlo obsoleto: la poesia lirica è un anacronismo. E questo lo mise sulla strada di un nuovo assillo: il bisogno di elevare la prosa al rango del verso. con risultati analoghi: il primo. Optò per il tentativo di realizzare un'epopea in prosa. e riteneva conveniente evitare la tentazione di rinchiudersi in una concezione della letteratura come codice per iniziati. i più stimabili romanzieri si erano riproposti di non lasciare eredi. il secondo. 13 Avrebbe più tardi valutato la possibilità di scrivere un poema epico. essendo cosciente della propria incapacità di praticarlo. intuiva che certi fenomeni che sfiorano la magia. Decise di scrivere un romanzo. Ma forse il romanzo. E non scarseggiavano certo i testi con cui sostenere i suoi propositi. intorbidivano l'atto della creazione. Un'arte zavorrata fin dal principio dal fardello di una plebea mancanza d'ambizioni era un'arte condannata a morire di frivolezza. 16 . come un amante che vede tradita la propria fede. perché sprecarli sarebbe stato quanto meno stolto.morto . 15 Malgrado i colpi inferti dal secolo. dunque. e con questi magri surrogati rinunciava in partenza alla volontà di cogliere aspetti dell'esistenza umana e della realtà in modo completo e totalizzante. prendendo nel frattempo nota dei contributi tecnici apportati nell'arco di un secolo. Ma sarebbe stato possibile combattere la notoria agonia del genere solo tornando al periodo del suo massimo splendore. a Flaubert. in generi minori quali il racconto e la novella. l'arte non avanza né indietreggia: l'arte accade.si era rifugiato. dunque. lo considerava un pericoloso pregiudizio hegeliano. In quanto al suo certificato di avvenuto decesso. Nessun altro strumento era in grado di cogliere con maggior precisione e ricchezza di sfumature la prolissa complessità del reale. Era d'uopo tornare al XIX secolo. era sacrosanto continuare a credere nel romanzo. Alcuni lo avevano già capito. pensava. ciò che conta è il modo di esprimerla. la coppia decide di assassinare un vecchio misantropo che abita nello stesso edificio.2 Alvaro aveva concepito un progetto forse smisurato. Sconvolto. il protagonista. afflitti da difficoltà economiche che ne distruggono la convivenza e minano alla base la loro felicità. Uno di loro. che è poi lo stesso del romanziere. In maniera del tutto arbitraria. desideri. In fin dei conti. Tracciato il piano generale dell'opera. decide che la coppia del suo romanzo ucciderà a colpi d'ascia il vecchio benestante. Si riproponeva di narrare l'epopea inaudita di quattro personaggi all'apparenza insignificanti. L'argomento è soltanto un pretesto. nulla va lasciato al caso. optò infine per quello che giudicava più tollerabile. Ambisce a costruire un meccanismo di perfetta orologeria. Per ogni personaggio stila schede in cui annota minuziosamente il decorso di indecisioni. Alvaro redige i primi abbozzi. nostalgie. convinto di conoscere l'identità degli assassini. Esaminati diversi argomenti possibili. la coppia sta trasportando un oggetto oblungo avvolto in carta da pacchi. atteggiamenti. una volta rientrato in casa. scopre il cadavere del vecchio che viveva modestamente nel condominio del romanziere e della giovane coppia. Un giorno lo scrittore incontra i vicini in ascensore. si sente in colpa perché. la scelta del tema è una questione secondaria. Qualunque tematica è buona per la letteratura. il 18 romanziere. le discussioni si alternano a pianti e riconciliazioni di breve durata. è uno scrittore ambizioso che scrive un ambizioso romanzo. Oltre allo scrittore di 17 questo romanzo. dopo lunghe titubanze. il movente del crimine è il furto. A mano a mano che lo scrittore del romanzo di Alvaro scrive il proprio romanzo. la pacifica convivenza della coppia di vicini si complica e si altera: le mattinate trascorse a letto tra moine e tenerezze si trasformano in mattinate di liti furibonde. fluttuazioni. quel mattino stesso. Qualche giorno dopo mette il punto finale al romanzo. pur in maniera confusa. pensieri. Secondo la polizia. Il vecchio è stato assassinato a colpi di accetta. lo scrittore immagina che sia un'ascia e. La portinaia. Il romanzo nel romanzo narra la storia di una giovane coppia di sposi. erro- . intuisce che è stato il suo romanzo a indurli a commettere il crimine. il romanzo di Alvaro comprende altri tre personaggi: una giovane coppia che sgobba da mattina a sera per tirare avanti e un anziano che vive in condizioni modeste all'ultimo piano del loro condominio. la stesura del romanzo in cui si immerge il protagonista modifica a tal punto la vita dei vicini da farlo poi sentire responsabile del crimine che hanno commesso. di non aver potuto o voluto evitare quella morte. descrizioni dei personaggi e dell'ambiente in cui si muovono.ri.è avviare un processo di osmosi tramite il quale. In maniera volontaria o involontaria. Ben presto avverte che l'essenziale . trascinato dal suo fanatismo creativo o dalla mera incoscienza. dormono. Riempie centinaia di fogli con osservazioni.e al tempo stesso il compito più arduo . comincia la prima stesura del romanzo. respirano assieme a lui. sognano. passeggiano. Le schede diventano sempre più voluminose. orinano. I suoi personaggi lo accompagnano ovunque: lavorano con lui. episodi. si siedono davanti al 19 televisore. l'autore è responsabile di non aver capito in tempo. in modo alquanto misterioso. Alvaro si dedica totalmente al lavoro. appunti. rettifiche. 20 . Quando ritiene di possedere una quantità sufficiente di materiale. bevono. mezza dozzina di uova e un po' di frutta. L'ascensore arrivò.la porta di casa era già aperta e lui aveva la mano sinistra sul pomello . e fino ad allora avevano limitato i rapporti agli imbarazzati silenzi in ascensore e ai saluti di rito. il silenzio. che a quell'ora era quasi deserto. infilò tutto nelle sportine di plastica. Entrò nel solito supermercato. Il vecchio stava aspettando l'ascensore. Uscì. Risultava evidente che. si alzò. la fisionomia stessa: tutto coincideva con i tratti attribuibili al personaggio. Entrarono. Pensò: «Questo facilita le cose». l'aspetto decrepito vagamente penoso. eh?» e fece un cenno di complicità perfettamente superfluo che l'anziano accolse con un rigurgito di sorriso. Mentre l'anziano posava i suoi pacchetti sul banco della cassiera. quando stava per uscire . il profilo asimmetrico. il corpo lievemente ricurvo. corse per la strada assolata e giunse ansimante sul portone. Alvaro rientrò in casa convinto che l'uomo anziano dell'ultimo piano fosse il modello ideale per il vecchio del suo romanzo. La luce limpida e gradevole d'inizio primavera inondava la strada. Alvaro fece un commento come se pensasse ad alta voce: «Che splendida mattinata! Si vede proprio che è arrivata la primavera.3. Il signor Montero abitava in un appartamento all'ultimo piano del condominio in cui vive21 va Alvaro. per poi trincerarsi in un silenzio scontroso. riflettendo nell'opera un modello reale. alle otto in punto. il pane. corrugando appena la fronte e inar22 cando leggermente le sopracciglia scure. sarebbe stato molto più semplice rendere verosimile ed efficace il personaggio . uscì dal supermercato. valutandone la statura. Comprò il latte. Il vecchio rispose con un grugnito. Alvaro lo osservò attentamente. Il suo burbero mutismo. come sempre. la mascella volitiva. Fece una doccia fredda e.indugiò per un istante. Il giorno in cui Alvaro avrebbe iniziato la stesura del romanzo. Alvaro pregò la cassiera di affrettarsi. la fronte sfuggente. come se stesse dimenticando qualcosa o se l'ala di un uccello gli avesse sfiorato la fronte. Poi. Quando si mise in fondo alla piccola coda davanti alla cassa. notò l'anziano minuto e spigoloso che lo precedeva. Quando arrivò il suo turno. «Buongiorno» disse Alvaro con il tono più affabile e gentile che gli consentiva il respiro affannato. Era il signor Montero. le mani solcate da grosse vene. nella finzione.perché confinavano con il suo . in modo da ricrearle nel romanzo con un alto livello di verosimiglianza. con un po' di fortuna. dai risultati incerti. familiari e amici. Non vi era un solo dato che non lo interessasse. In uno abitava una giovane giornalista con la faccia devastata dai brufoli che. Da tali considerazioni emergeva naturalmente la convenienza di trovare una coppia di coniugi che. con notturna assiduità e intenzioni non del tutto chiare. l'immediata vicinanza della coppia avrebbe semplificato in maniera straordinaria il suo lavoro. ma. E se era vero che il lettore poteva prescindere da molti di quei dettagli . dato che a suo giudizio costituivano la base per ottenere il precario e delicato equilibrio tra coerenza e incoerenza sul quale si fonda la verosimiglianza di un personaggio e che sostiene l'ineludibile impressione di realtà suscitata dagli individui reali. tutte le sue attività.fittizio. o quando le urla si sovrapponevano ai rumori di fondo. servisse da modello per la coppia innocentemente criminale del suo romanzo. D'altra parte. Tutto poteva contribuire ad arricchire il suo personaggio e a ricostruirlo opportunamente alterato o deformato . Le conversazioni dei suoi vicini (quelli del piano di sopra e quelli che abitavano di 24 fianco a lui) oltrepassavano facilmente i sottili mattoni forati dei muri divisori.ad Alvaro interessavano comunque.infatti 23 non c'era motivo di includerli tutti nel romanzo . A quel punto era doveroso ottenere anche la massima quantità di informazioni riguardo alla loro vita.almeno due erano da scartare sin dall'inizio. E dei tre appartamenti che avrebbe potuto spiare . evitando in tal modo il rischio di un salto mortale dell'immaginazione nel vuoto. per gli stessi motivi del vecchio. con maggiori dettagli e una proficua vivacità. perché non solo sarebbe stato in grado di osservarli con maggiore attenzione e continuità. Doveva dunque informarsi in modo più approfondito riguardo alla vita passata e presente del signor Montero. ma gli giungevano attutite e solo nei momenti in cui il silenzio regnava sull'intero edificio. l'altro appartamen- . avrebbe potuto ascoltare conversazioni ed eventuali discussioni coniugali. lo interrompeva regolarmente per chiedergli intempestivi prestiti di zucchero o farina. Tutto ciò rendeva piuttosto improbabile quella sorta di missione di spionaggio. a quel punto bastava basarsi sui tratti e sugli atteggiamenti dell'individuo in questione. Un altro inconveniente si aggiungeva ai già menzionati: Alvaro conosceva a malapena di vista i suoi condomini. fonti di guadagno. quando espletava le funzioni corporali. benché fosse stato per lei. assomigliasse a quella fittizia.pantalo- . un autentico redentore. bisunto e sudaticcio. Scartato l'appartamento lasciato vuoto dalle due donne. flaccido. che gli giungeva sorprendentemente nitida attraverso la finestrella aperta. altri sostenevano che quel passato non era affatto passato e tanto meno oscuro. Però non sarebbe stato facile carpire informazioni da lei senza suscitare sospetti. ossuta e pettegola. secondo molti. non solo il compito di spiare si semplificava e diminuivano le difficoltà di ascolto. una volta scelto l'ipotetico modello. magra. alta.to era rimasto vuoto da quando madre vedova e figlia zitella. Da chi avrebbe potuto ottenere informazioni riguardo al vecchio Montero e ai vicini di pianerottolo? La risposta non lasciava dubbi: la portinaia era probabilmente l'unica persona dell'intero condominio a conoscere in ogni dettaglio la vita dei suoi abitanti. matura e innamorata del suo cane. con un volto dall'aspetto vagamente equino. un uomo più basso di lei. tutti erano d'accordo sul fatto che la vera vittima dei suoi comportamenti disinvolti fosse il marito. Doveva 26 guadagnarsi la sua fiducia a ogni costo. ma aumentavano anche i candidati. Spesso. si apriva come una presa d'aria sul cortile interno dell'edificio. Bastava informarsi e. Nel circondario giravano voci a non finire su di lei. prestare tutta l'attenzione possibile. anche se ciò significava superare l'istintiva ripugnanza che provava nei confronti di quella donna dai modi servili e untuosi. I meglio informati (o forse i più maliziosi) assicuravano che. Di conseguenza. nel 25 suo bagno. Quindi. erano state sfrattate. grosso modo. restava solo un appartamento in grado di ospitare una coppia che rispondesse ai requisiti del suo romanzo. sebbene l'aspetto abituale del portinaio . E forse in uno poteva anche vivere una coppia che. Alcuni affermavano con aria di mistero che il suo oscuro passato rappresentava un peso di cui non si sarebbe mai liberata. che la portinaia trattava con una sufficienza e un disprezzo illimitati. aveva colto al volo qualche chiacchiera dei vicini. gli altri quattro erano occupati. poiché nessuno ignorava l'assidua frequentazione non solo del portinaio del condominio di fianco ma anche del salumiere del quartiere. approfittando della nuova risorsa. Allora si ricordò della finestrella che. per non aver pagato l'affitto. cinque mesi addietro. considerando l'opportunità di poter origliare le conversazioni di tutti i vicini del suo stesso piano. Ben lungi dal lusingarlo. Così. con sommo imbarazzo. avrebbe dovuto approfittarne. convinto di mentire: «Tornerò un altro giorno». Pur ignorando tali voci. La portinaia sembrava nervosa ed eccitata. suo malgrado. posò distrattamente una mano sulla coscia sinistra di Alvaro. In quell'istante si rese conto di non aver neppure escogitato un pretesto per giustificare la sua visita. Alvaro ebbe la sensazione di stringere un rospo. il che portava il malessere della donna a eccessi di violenza. cioè quando il marito. stupore e vergogna di Alvaro.e l'aria di perenne sfinimento astioso indicassero il 27 contrario.ni cadenti e canottiera da muratore . L'insopprimibile ripugnanza per quella don29 na non era un motivo sufficiente. quando la 28 giumenta aprì la porta. quindi. tolse dal tavolo un vaso di fiori e una statuina e gli offrì il caffè. Sorrise con una bocca di denti disciplinati e gli tese la mano. era fuori a lavorare. Stava per scappare di corsa su per le scale. Poi si alzò di scatto e farfugliò una scusa. A un certo punto. che nonostante la magrezza era stranamente vischiosa: fredda e un po' umida. sulla porta. E adesso. come del resto ignorava qualsiasi cosa riguardasse i vicini. Solo così si potevano interpretare gli sguardi e gli strofinamenti che. «Grazie ancora di tutto» ripetè. Si sedettero sul divano della sala da pranzo. Mentre la donna trafficava in cucina. che fece finta di niente e finì di bere il caffè. quelle evidenti insinuazioni avevano aumentato in lui la repulsione. Arrivato a casa si sentì sollevato. appena bevuto il caffè. accertatosi che il marito di lei fosse andato al lavoro. si disse. Lo invitava spesso a prendere un caffè a casa sua al mattino. la cui fede bovina nella fedeltà della moglie era una garanzia di stabilità per il vicinato. E aggiunse. ringraziò la portinaia. Lo fece entrare. l'indomani. Alvaro pensò che stava commettendo una pazzia. era incapace di compiere i doveri coniugali. per . Alvaro non poteva negare un dato di fatto che avrebbe accorciato il tragitto verso l'intimità della portinaia: era evidente che lui l'attraeva. ma di lì a poco il sollievo si trasformò in scoramento. rispondendosi da sola alle domande. sarebbe tornato subito a casa. lei aveva più volte deliberatamente provocato quando si incontravano in ascensore o sulle scale. Parlava senza sosta. La portinaia si ripresentò con due tazze. Andò a sedersi ancor più vicino ad Alvaro. suonò il campanello della portineria. però di tanto in tanto gli arrivavano lettere da una donna con timbri di un paese sudamericano. che si astenne da qualsiasi commento e preferì non pensare a niente di particolare. non riceveva mai visite. per pura curiosità. e questo lo costringeva a giocare 31 solo saltuariamente. soltanto alcune righe di luce giallastra tigravano il pavimento. Alvaro portò a termine la missione con finto entusiasmo su un vetusto lettone dal capezzale in legno su cui pendeva un crocifisso che. il letto. per farsi coraggio .mettere in pericolo un progetto di così grande portata e accuratamente elaborato. preparargli qualco- . Probabilmente lei era l'unica a frequentarlo: saliva a casa sua ogni giorno per fare le pulizie. disse che a intrigarlo di più era il signor Montero. La portinaia. una volta finita.le differenze di ogni ordine e grado tra una donna e l'altra sono meramente soggettive. Il fumo delle sigarette si addensava contro le strisce luminose. Non ne era sicura. perché alla sua età c'era poco da stare allegri. Il fatto lo aveva reso ancor più scontroso. La sua unica passione confessata erano gli scacchi. Era per questo che odiava visceralmente i politici. Alvaro si mise a parlare dei vicini. era un eccellente giocatore. stando a quello che lui stesso asseriva senza falsa modestia. Inoltre . nel culmine dell'euforia adultera e per effetto degli scossoni inevitabili in tali situazioni. Aveva contribuito a fondare un circolo la cui sede si trovava troppo lontano da dove abitava adesso. le pareti. La nuova normativa militare lo aveva costretto ad andare in pensione con un certo anticipo rispetto alle previsioni. senza ottenere altro che incarichi subalterni. La mattina seguente tornò in portineria. ma pensava avesse un'ottantina d'anni. era rimasto nell'esercito. si staccò dal gancio e cadde sulla testa di Alvaro. Adesso la stanza era in penombra. sapere qualcosa di più sulla vita del signor Montero. ignorava se avesse dei familiari.concluse. Stavolta non ci fu bisogno di tergiversare. Per quanto ne sapeva lei. il quale ammise apertamente che gli sarebbe piaciuto. avvolta nel torpore della sazietà. Aveva partecipato alla guerra civile e. Le informazioni che avrebbe potuto carpire alla portinaia avevano un valore ben superiore al prezzo da pagare con il sacrificio dei suoi stupidi scrupoli. La portinaia spiegò (la sua voce acquistava a tratti una sfumatura gradevole alle orecchie di Alvaro) che il vecchio aveva perso la moglie da qualche anno e da allora si era trasferito nell'appartamento in cui abitava attualmente. 30 sembrava ignorare le parole di Alvaro. Raccontò aneddoti che credeva fossero divertenti. ad Alvaro risultava più fastidiosa di quella fisica. soddisfatta. accese una sigaretta. Si voltò verso di lui. Vincendo la pigrizia. mais on ne veut pas être ri33 dicule». sente le gambe cedergli e. neanche le interessava . Teneva lo sguardo fisso sul soffitto e parlava con una serenità che Alvaro non le conosceva. come un corridore di fondo che. ha finito per mostrarmela. Ma non era mai entrata in confidenza con lui .del resto.sa da mangiare e sbrigare altre faccende domestiche.» 32 Contro il biancore delle lenzuola. perché riteneva che l'intera vita fosse riducibile a un certo numero di citazioni. per qualche motivo. Queste soddisfazioni da poco lo facevano sentire meglio.a parte i superficiali rapporti di circostanza. E subito dopo si chiedeva: ma chi si incaricherà dell'edizione critica? Un sorriso di beata idiozia gli illuminava . sulla tempia si intravedevano appena le diramazioni delle vene. ma si mise egualmente a parlare dei vicini di pianerottolo. Alvaro fece il proprio dovere. All'inizio non capivo da dove prendesse il denaro. Era esausto. Alvaro accese una sigaretta. ma poi. fece i nomi dei suoi vicini e parlò delle due donne che avevano dovuto lasciare l'appartamento perché non pagavano l'affitto. La donna si voltò. La donna affondò il volto nel cuscino. Disse che lo incuriosivano: gli sembrava un delitto che dopo due anni di convivenza nello stesso condominio li conoscesse solo di vista. ma sapeva quanto lui fosse burbero e diffidente con il resto del vicinato. La vita è come un'antologia di autori vari. orgoglioso com'è della sua cassaforte. compie un ultimo sforzo titanico. Dice che non si fida delle banche. stringendo i denti.» Alvaro chiese se secondo lei custodiva molto denaro lì dentro. Doveva riconoscere che il vecchio la trattava con una certa deferenza. «Pensa un po'» continuò la portinaia. la pelle della portinaia sembrava diafana. Si sentì soddisfatto per aver ricordato una citazione così adatta alla situazione. «Ogni settimana prende i soldi che mi deve da una cassaforte nascosta dietro un quadro. appoggiò la guancia sul cuscino (i suoi occhi erano di un azzurro acquoso) e lo baciò. «Non credo che la pensione sia granché. la cui brusca transizione dal «lei» al «tu» instaurò tra i due un'intimità verbale che. Alvaro pensò: «On veut bien être méchant. sul punto di raggiungere il traguardo. pensava. ma risultavano soltanto grotteschi. ridendo per la situazione in cui si trovava.«Non avrà più di trentacinque anni» . Forse il fatto di abitare nella parte alta della città li spingeva a scelte dispendiose indubbiamente eccessive per il loro status sociale. Una coppia di giovani immigrati dall'aspetto moderatamente felice. fine e accurata nel vestire. Alvaro rispose di no. E uscì. notò che la signora Casares. la cabina era già ripartita. cioè montava alle quattro e finiva a mezzanotte. carica di pacchetti che si trascinava appresso insieme al carrello portaspesa. Alvaro scherzò sulla sua condizione di casalingo. «Grazie mille. Risero entrambi. Quando arrivarono davanti all'ascensore. La portinaia chiese se sarebbe tornato un altro giorno. situazione economica moderatamente sana. Alvaro rispose chissà. te ne sono davvero 35 grata» disse la signora Casares. Avevano due figli. Alvaro intuì che fossero quel tipo di persone la cui normalità invulnerabile al pettegolezzo esaspera le portinaie. ad Alvaro fece piacere che gli avesse dato del tu. Irene Casares era minuta. visto che era la prima volta che si rivolgevano la parola. Aspettò l'ascensore. modi moderatamente gentili e riservati. Anziché infastidirlo. che abitavano al secondo piano. gli chiese se sarebbe tornato l'indomani. Sistemandosi il nodo della cravatta davanti allo specchio. nel turno serale. Lei spiegò che il marito .il volto mentre la portinaia continuava le sue chiacchiere. statura media. scala C. Alvaro pensò che il tono della portinaia era intriso del tipico rancore che provano i mediocri nei confronti delle persone felici. sebbene non potesse fare a meno di stupirsi. Alvaro. La portinaia rimproverava loro (parlava di tutti i vicini come se lei potesse decidere della vita di ciascuno) di impartire 34 ai figli un'educazione al di sopra delle loro possibilità economiche e di un livello sociale superiore. Si affrettò ad aiutarla. i suoi modi pote- . Alvaro si alzò bruscamente. vedremo.lavorava alla Seat. Quando stava aprendo la porta per entrare. Parlò dei coniugi Casares. infilava a fatica la chiave nella serratura del portone. Le aprì il portone e prese alcuni pacchetti posati a terra. La signora Casares scherzò sulla sua condizione di casalinga. si rivestì senza dire una parola. Disse che li aveva presenti e istigò la donna a parlarne. La moglie si occupava della casa e dei figli. La portinaia si coprì il corpo nudo con una vestaglia. Poi sbirciò dallo spioncino della porta per controllare che l'atrio fosse deserto. il lavoro gli occupava soltanto i pomeriggi. ma non artefatti. si piazzò allo spioncino aspettando che il signor Casares uscisse per recarsi al lavoro. Casares rifiutò. mangiò. fece qualche battuta maliziosa sulla portinaia. Enrique Casares uscì. Alvaro si 37 offrì di accompagnarlo con la propria auto. Poco dopo. Si salutarono. Alvaro insistette. Casares finì per accettare. Alvaro avviò la conversazione: disse che proprio quella mattina aveva scambiato due chiacchiere con sua moglie. una certa insicurezza. Alvaro si mostrò affabile. Durante il tragitto i due conversarono con immediata scioltezza. I suoi occhi erano chiari. la sua bellezza.vano sembrare studiati. Si incontrarono davanti all'ascensore. forse. «Con l'autobus» rispose Casares. fece qualche battuta maliziosa sulla portinaia. in cosa consistesse il suo lavoro in fabbrica e. sciorinò le sue conoscenze automobilistiche maturate grazie a un incarico di relativa responsabilità. gesticolando tanto da denotare una vitalità esuberante e. I tratti del viso apparivano singolarmente attenuati. Gli chiese con quale mezzo si recasse in fabbrica. Fece domande e ottenne risposte. Alvaro notò che era più grasso di quanto sembrava a una prima occhiata e ciò gli dava un'aria più affabile. Alvaro uscì a sua volta. Il signor Casares sorrise con sobrietà. 36 si lanciò in una accorata difesa della vita di quartiere. Casares si mise a sua volta a raccontare. preparò il pranzo. Rimasero a chiacchierare sul pianerottolo. le labbra. La signora Casares concluse che doveva ancora preparare da mangiare e si salutarono. Arrivati alla Seat. per guadagnarsi la sua complicità. si rammaricò per la superficialità dei suoi rapporti con il vicinato e si lanciò in una accorata difesa della vita di quartiere. per guadagnarsi la complicità della donna. le parole. con malcelato orgoglio. Alvaro fece una doccia. come se la dolcezza che emanavano i suoi gesti. Alvaro spiegò che faceva il consulente legale per uno studio e. incamminandosi verso il grande . forse perché in lei la naturalezza era una sorta di delicata disciplina. Casares lo ringraziò per essersi preso il disturbo di accompagnarlo. al pari di lui. Alvaro si rammaricò per la superficialità dei suoi rapporti con il vicinato. Eppure la sua eleganza e la dignità nascondevano a stento un'apparenza in qualche maniera volgare. riconoscendo di essersi estraniato purtroppo da sempre. riconoscendo di essersi estraniato purtroppo da sempre. A partire dalle tre. Poi si allontanò. umile. li rendessero più soavi. qualcosa o qualcuno lo indusse a voltarsi. e questo per Alvaro era essenziale. rivolto al prato. la passione descrittiva. intatti. Quella notte. Alvaro era solito complimentarsi con se stesso per la ferrea convinzione della validità di tali principi.capannone metallico. lungo il parcheggio disseminato di auto. no38 nostante sapesse che al di là lo aspettava ciò che stava cercando. Nei giorni seguenti il suo lavoro cominciò a dare i primi frutti. come chi stesse raccontando avvenimenti che non riesce a comprendere del tutto o come se il rapporto tra il narratore e i suoi personaggi fosse simile a quello che lo stesso narratore ha con i propri strumenti di pulizia personale. mentre il piacere estetico che procurano i sentimenti è soltanto un'emozione triviale. I due pilastri stilistici sui quali stava costruendo l'opera restavano. Il romanzo prendeva corpo senza incertezze. se la presenza di modelli reali per creare i personaggi facilitava da una parte il lavoro e gli forniva un punto d'appoggio sul quale la sua immaginazione poteva riposare o prendere nuovo impulso. Malgrado ogni tanto le . Alvaro sognò che camminava su un prato verde dove pascolavano dei cavalli bianchi. Sulla cima comparve una porta bianca con il pomello dorato. dall'altra introduceva nuove variabili che avrebbero necessariamente alterato il corso della narrazione. genuinamente artistico è il piacere impersonale delle descrizioni. La aprì e. Andava a trovare qualcuno o qualcosa. anche se deviava parzialmente dallo schema prefissato negli appunti e nella struttura stilata in precedenza. la porta bianca socchiusa. la mano sinistra sul pomello dorato. inoltre. era doveroso narrare gli eventi con lo stesso tono neutro che dominava i passaggi descrittivi. Del resto. 39 4. Saliva per il dolce declivio di una collina senza un albero. Ma Alvaro permetteva che fluisse senza intoppi in quel precario e difficile equilibrio tra la scrittura di getto che determinate situazioni e personaggi impongono e il necessario rigore del piano generale che costituisce l'ossatura di un'opera. riteneva che. un cespuglio o un uccello. Da un lato. a restare in piedi sulla verde cima della collina. appropriandosene. Verificò anche l'efficacia della postazione d'ascolto in bagno. che offre la possibilità di costruire un duplicato fittizio della realtà. tut40 tavia. Dall'altro. e aveva la sensazione di galleggiare sull'erba fresca. sbrigavano le faccende domestiche. suscitate da qualche banale dissidio domestico o coniugale. Nel silenzio della notte. non era difficile distinguere quelle dei coniugi Casares. le risate e i sussurri che coglieva dalla finestrella lo esa- . i respiri affannati. Alvaro si sedeva sulla tazza del water e ascoltava trattenendo il respiro. arrivandogli nitide dalla finestrella che dava sul cortile interno.che non vi fossero contrasti tra i coniugi accanto. tutto ciò che giungeva dalla finestrella accanto. collegando l'apparecchio alla presa sopra il lavandino. Si spazientiva per il fatto che tutte quelle chiacchiere non risultavano di alcuna utilità per i suoi 42 scopi. andavano a fare la spesa. le frasi sussurrate nell'accogliente penombra della camera. Ogni coppia attraversa i suoi momenti difficili e non gli sembrava troppo chiedere che anche loro si attenessero alla norma.conversazioni dei vicini si mescolassero tra loro. non solo perché al mattino gli altri appartamenti erano immersi nel silenzio sporadicamente rotto dal tintinnio di pentole e bicchieri. malgrado le deboli proteste al principio. E invece. a semplificargli enormemente il compito. aiutandolo a proseguire senza intoppi. mangiare. preparare la colazione. udiva le risatine gaudenti di lei. per cui le voci giungevano assolutamente nitide. il signor Casares. Si era procurato diverse audiocassette per registrare.all'inizio con una certa perplessità . Alvaro si sorprese nel rammaricarsi . Che peccato. che. ma 41 anche perché . Sarebbero bastate poche discussioni. Adesso che aveva imbastito il libro. svegliare i bambini. adesso che i nodi della trama stavano cominciando a stringersi saldamente. nel bel mezzo delle faccende domestiche.la finestrella dei Casares era situata proprio accanto alla sua. Ma perché registrare quel mucchio di materiale inutile? Ne avrebbe potuto utilizzare a malapena una piccola parte per il suo romanzo. Alvaro ascoltava attentamente. preparavano il pranzo. i gemiti.a quanto potè ben presto constatare . lavarsi. Confusi nel formicolio mattutino del condominio. il ritmico cigolare del letto e quindi il silenzio. Una mattina li sentì fare la doccia insieme tra le risate. li sentiva alzarsi. poi. si arrese subito senza opporre resistenza. aveva bisogno più che mai di un punto di appoggio reale che gli consentisse di condurre con mano ferma l'argomento verso il pieno sviluppo. A quel punto i due mettevano a posto la casa. saltò addosso alla signora Casares. un'altra. Poi l'uomo accompagnava i bambini a scuola e rientrava poco dopo. scherzavano. Si sedettero in salotto. Per alleggerire la tensione che il vicino portava stampata in faccia. «Preferirei andare al sodo. Con un astio che per Alvaro contrastava con l'amabile aspetto grassoccio. Alvaro parlò del gradevole approssimarsi delle ferie estive. e Alvaro si offrì di accompagnarlo in fabbrica. dargli un consiglio riguardo a un problema personale che lo preoccupava. visto che era un giurista e vicino di casa.» Casares lo guardava negli occhi con franchezza. Poi ci fu una pausa di silenzio.» Alvaro osservò che. Alvaro pensò che la vitalità del vicino si fosse convertita in un rancore quasi nevrotico. «Se mi sono deciso a parlartene è perché mi trovo in una situazione critica e perché credo di potermi fidare di te. Casares lo interruppe. 43 Qualche giorno dopo tornò a spiare l'uscita di Enrique Casares. e lui lo guardò allontanarsi nel vasto piazzale sotto il sole calcinante del pomeriggio. L'auto si fermò nel parcheggio della fabbrica. L'indomani. A quanto pareva.speravano fino al parossismo. Si incontrarono ancora una volta in ascensore. Alvaro si schiarì la voce. Casares declinò cortesemente l'invito. attento a ogni parola. Sarò franco con te. Enrique Casares spiegò che la sua impresa 45 . nonostante lui continuasse a dare del «lei» ai coniugi. La cosa non lo disturbava affatto. Con evidente sollievo. Casares disse che era incredibile che un governo di sinistra commettesse simili canagliate. Scambiarono due chiacchiere. Rimasero d'accordo di vedersi il giorno dopo. 44 Alvaro affermò che sarebbe stato un piacere poterlo aiutare. Casares criticò aspramente il governo. e gratitudine. Casares si presentò a casa di Alvaro. i Casares non erano disposti a fargli alcuna concessione. Enrique Casares si accomiatò. contro i lavoratori. Strofinandosi nervosamente le mani. Alvaro annuiva. loro avevano definitivamente adottato il «tu». adesso non nascondeva l'imbarazzo. Parlarono di politica. Casares non scese subito e Alvaro capì che voleva aggiungere qualcosa. disposto a prestare tutta la sua attenzione. Il caldo appiccicoso delle quattro del pomeriggio non impedì loro di continuare la conversazione fra le astratte proteste dei clacson e i fumi grigi dei tubi di scappamento. e proprio contro quelli che lo avevano votato. Confessò di averlo votato nelle precedenti elezioni. Alvaro gli chiese se voleva bere qualcosa. ma ora se ne pentiva. Casares gli chiese se non gli dispiaceva. a mezzogiorno. In effetti non lo farei se tu non mi ispirassi fiducia. aveva avviato un processo di ristrutturazione. più rilassato. Il suo caso. le esaminò accuratamente. immobile sulla poltrona. bevvero insieme. Lo pregò di non farne parola con nessuno. almeno. 47 5. Giunse alla conclusione che. il sindacato aveva rotto le trattative con l'azienda e con il ministero. con buone probabilità di successo. Per la maggior parte dei lavoratori colpiti da tali misure. confrontò il caso con altri analoghi. effettivamente. Alvaro rimase in silenzio. Prese in considerazione due opzioni: a) Se avesse fatto ricorso. aprì due birre. pagherò quello che c'è da pagare». Si procurò tutte le informazioni necessarie. Alvaro promise di prendere in esame il suo caso con la massima attenzione e assicurò che gli avrebbe comunicato tempestivamente qualsiasi risultato ottenuto. Si salutarono. aveva bisogno dell'aiuto di un avvocato. le studiò a fondo. era possibile fare ricorso. disse che non stava esagerando le cose. Disse che adesso accettava la birra offertagli prima. Le riduzioni della pianta organica lo avrebbero colpito in pieno: stavano già preparando la sua lettera di licenziamento. invece. perché lo stipendio 46 che guadagnava in fabbrica costituiva l'unico sostentamento della famiglia. contro il licenziamento. Alvaro dedicò gran parte delle sue energie a studiare il caso di Enrique Casares. le controllò più volte. Casares puntualizzò i dettagli che rendevano diversa la sua situazione. Chiarita la situazione. si distingueva dagli altri. l'indennizzo che l'azienda avrebbe dovuto elargire in caso di licenziamento sarebbe stato almeno il doppio dell'esigua liquidazione assegnata al suo vicino. Come aveva potuto leggere sui giornali. senza accennare la benché minima reazione. la situazione era disperata. per non perdersi nella giungla di decreti e leggi che non conosceva. probabilmente Casares avrebbe conservato il posto di lavoro o. Alvaro andò in cucina. Aggiunse: «Ovviamente. aveva tenuto segreta la questione per non far preoccupare inutilmente la moglie. i lavoratori erano scesi in sciopero. rifletté con cautela. Casares. L'altro sembrava essersi liberato dal peso di un grave fardello. Disse che non sapeva se fosse possibile impugnare la lettera di licenziamento con qualche probabilità di successo e. La stesura del romanzo rimase ferma per qualche tempo. il danno sarebbe stato di gran lun48 . Nel peggiore dei casi. A tutto c'era rimedio nella vita. In tal caso . le ricerche compiute presso il ministero e il sindacato. la sua piena amicizia in un momento così duro. si inventò incontri e mentì con freddezza.ga minore . era sicuro che il fatto di perdere il lavoro . aggiunse dati messi a disposizione dall'azienda.sua unica fonte di entrate . Concluse: «Non credo vi sia alcuna possibilità che il ricorso venga accettato». chiarì nel dettaglio alcuni risvolti giuridici. mantenere la serenità. che la tempra di un uomo si misura in simili occasioni. Questo gli avrebbe semplificato straordinariamente il lavoro. b) Se avesse lasciato che gli eventi facessero il loro corso. che disperarsi non sarebbe servito a nulla. ma avrò anche perso tempo e denaro. respirava a fatica.si sarebbe ripercosso sui rapporti coniugali. 49 Fissò un appuntamento con Casares.mi sarò guadagnato la gratitudine di Casares. infine.nell'ipotesi che l'azienda decidesse di appellarsi a un paragrafo di legge in cui si specificava che non aveva l'obbligo di riassumere il lavoratore licenziato. Casares guardava oltre la finestra della sala da pranzo. Alvaro gli offrì tutto il suo appoggio e. Alvaro non gli avrebbe chiesto un centesimo per tutto il tempo generosamente speso per lui. di ottenere del materiale realistico per l'elaborazione della sua opera.continuava Alvaro . Dopo un lungo silenzio durante il quale a Casares si arrossarono gli occhi. ora più che mai. Gli spiegò quali passi aveva fatto. da tanto tempo attesa. senza dubbio utili al suo romanzo. Gli disse che era doveroso. D'altro canto. dalla sua postazione in bagno. si sarebbe egualmente guadagnato l'amicizia e la stima del vicino. teneva le mani intrecciate e i gomiti appoggiati sulle ginocchia. senza intervenire. L'espressione sul volto di Enrique Casares era passata dall'ansiosa attesa allo scoramento. Alvaro si rese conto che il vicino era fra50 stornato. illustrò la situazione attraverso esempi analoghi. offrendogli la possibilità. Si allentò il nodo alla cravatta. L'uomo si alzò e si diresse alla porta chiedendo scusa per il disturbo arrecato e ringraziandolo di tutto. per di più. perché non ho alcuna intenzione di abbassarmi a chiedergli un onorario. Alvaro sminuì con modestia l'impegno profuso e disse ci man- . deteriorandoli al punto da dare ad Alvaro la possibilità di origliare. Un piccione si posò sul davanzale. sebbene il loro rapporto si fosse instaurato da poco. che avrebbe compreso e apprezzato l'impegno disinteressato con cui si era preso a cuore il problema. le vicissitudini del processo di deterioramento. assicurò. Per il momento. il condominio sembrava un formicaio di rumori confusi. Adesso sentiva chiaramente quelle dei coniugi accanto. piazzò l'apparecchio sopra il tavolino. Modificando alcuni dettagli. Rispetto al vecchio. A differenza di quanto accadeva con la giovane coppia. Un attimo dopo. Si sedette. insieme a un taccuino e una penna. migliorandone altri. pregandolo di aiutarlo. Da qualche parte. la conversazione sarebbe risultata di un vigore e una vivacità straordinari. era soddisfatto. che dovevano adattarsi. a partire dalla settimana seguente. qui Alvaro era sprovvisto di punti d'appoggio o di riferimento per proseguire . il fragore di uno sciacquone irruppe nel dialogo. non aveva voluto un centesimo. non c'era molto di cui essere ottimista. disse che Alvaro le ispirava fiducia. Per giunta. Ogni volta che iniziava una fase di ascolto. Casares se ne andò a testa bassa. le pause. Tornato il silenzio. riaccese l'apparecchio e udì la donna che cercava di tranquillizzare l'uomo. un tavolino e il registratore. Lui stava spiegandole la situazione. La trama si snodava senza difficoltà per quanto concerneva la coppia. l'udito doveva abituarsi a quel mormorio diffuso per poter distinguere le voci. La donna non lo rimproverò.cherebbe altro. gli appoggiò una mano sulla spalla e ribadì il suo sostegno incondizionato. 52 L'indomani riprese la stesura del romanzo. Dall'appartamento di fianco giunse una musica assordante: la giornalista brufolosa ascoltava Bruce Springsteen a tutto volume. si sarebbero sviluppate anche durante le sue assenze. le incertezze. Spronato da quell'iniziale successo. La donna chiese cosa c'entrasse Alvaro in tutto ciò. disse che non c'era soluzione possibile. prese in considerazione l'eventualità di installare nel bagno un dispositivo di registrazione permanente per le conversazioni dei vicini. anzi. Lui mormorò che Alvaro aveva usato le 51 stesse parole per consolarlo. confortandolo affettuosamente. invece. Alvaro non si irritò. il sincero interesse che aveva dimostrato per il suo caso. gli eventi fluivano con scioltezza. soprattutto tenendo conto che. Lui confessò di aver consultato il vicino perché sapeva che era un avvocato. Alvaro bloccò la registrazione e farfugliò un'imprecazione. Diceva: «A tutto c'è rimedio nella vita». prendendosi a cuore una rogna non da poco. Pensò che avrebbe messo a frutto integralmente il dialogo appena ascoltato. con i suoi eloquenti silenzi. Alvaro portò in bagno una sedia. Sulla soglia. L'uomo elogiò la sua generosità. gli amici ci sono per questo. Come se non avesse inteso la sconclusionata risposta di Alvaro. La donna chiese con voce sdolcinata: «Come ti vanno le cose?» «Male» rispose Alvaro in tono aspro. Era indispensabile. con un tono che mescolava in dosi uguali la gentilezza posticcia ed eccessiva. La portinaia aveva smesso di prestargli attenzione e si guardava in giro con aria distratta. «Ne ho le palle piene di lei!» sbraitò. Sulla porta comparve la giumenta. La portinaia lo squadrò dapprima sorpresa. poi. La portinaia nitrì. con una vaga indignazione equina. accidenti. aggiunse con aria stupita: «Senti un po'. entrare in contatto con il vecchio quanto prima. «Non credo di meritare un simile tratta- . parla» lo pregò. La donna lo fissò stupita: «C'è qualcosa che non va?» «Sì. Perché sebbene si incontrassero quasi quotidianamente nel supermercato. «Ti fai desiderare. con atteggiamento non del tutto indegno di Florence Nightingale. inquieto. questo avrebbe appianato le difficoltà incontrate dal romanzo su quel versante. Ma il problema era come instaurare un rapporto di amicizia con lui. Fece una pausa e subito dopo riattaccò. l'immaginazione vagava nel vuoto. Continuò in automatico: «E tutto questo?» «Puzza di cavallo» sbottò Alvaro. che sembrava riemergere dagli abissi di una approfondita riflessione domestica. il tuo appartamento è un vero disastro. dunque. «È un pezzo che non ci si vede» disse lei in un sospiro. eh?» Alvaro annuì rassegnato. a malapena si scambiavano un saluto: la sua scontrosità non lasciava alcun varco alla gentilezza. Suonò il campanello. Mi pare proprio che qui manca la mano di una donna». e lui non riuscì a impedirle di infilarsi in casa. scattando come una molla. premurosa: «Vuoi che te la dia io?» «Nulla mi sarebbe più sgradito. Alvaro disse che era molto occupato. la portinaia.» «Dài. Era rimasto in piedi. signora» ribatté Alvaro. impantanandosi: sia il personaggio sia le azioni erano carenti della solidità fornita dall'esempio reale. Abbozzò una smorfia che vole53 va forse essere un sorriso malizioso o un affettuoso rimprovero.con la storia. spostava il peso da una gamba all'altra. in assenza di ciò. non fare così. il mero insulto e forse anche il timore viscerale per il 54 probabile doppio senso che la frase poteva albergare. la portinaia gli aveva parlato della passione del vecchio Montero per gli scacchi. «Ho solo cercato di essere gentile con te e aiutarti in quello che posso. Alvaro si presentava con una valigetta che conteneva appunti. In quel periodo. Alvaro rimase in piedi al centro della sala. comprò un computer con cui giocava lunghe partite ossessive che lo tenevano sveglio fino a notte fonda. Questi accettarono di buon grado. gli tremava la gamba sinistra. Qualche breve frase che fungeva anche da saluto all'inizio della partita. La portinaia sbatté la porta. 57 . Tornò alla scrivania in stato di agitazione. fogli bianchi. Quindi si immerse nella lettura di libri ancor più specialistici. Alvaro represse un insulto e mormorò: «Sicuro». nel secondo incontro. Alvaro pensò che fosse il punto debole su cui puntare l'attacco. senza altri preamboli.» Si diresse all'uscita. Se non vuoi rivedermi. Acquisì una certa padronanza teorica del gioco. Organizzò degli appuntamenti con amici che non vedeva da tempo. e si alzava presto per riprendere la partita interrotta nel cuore della notte. perché gli scacchi sembrarono loro un pretesto per riannodare un'amicizia interrotta senza alcun motivo apparente. Non si era mai interessato agli scacchi e conosceva a malapena le regole. si voltò e disse con un tono quasi di supplica: «Sei sicuro di non volere niente?» Facendo ricorso a tutta la pazienza residua. ma quella stessa mattina si recò nella libreria più vicina e acquistò un paio di manuali. Alvaro aveva sempre un impegno urgente e se ne andava subito. non hai che da dirlo chiaro. fece a meno di loro e. scambiava a malapena due parole o beveva qualcosa durante le partite. Nonostante gli sforzi degli amici. vedendosi costretto a rimandare nuovamente la stesura del romanzo. Li studiò con fervore per diversi giorni. per affinare ulteriormente le sue doti. libri sottolineati. perché Alvaro sosteneva che influiva negativa56 mente sul suo livello di concentrazione. Al termine.mento» disse. dormiva poco e male. Con la mano sinistra sul pomello della porta socchiusa. Quando constatò con soddisfazione di essere ormai riuscito a vincere la scarsa resistenza degli avversari. non si poteva neppure ascoltare della musica. matite e penne. ma gli mancava la pratica. Allora ricordò che. 55 Respirò a fondo più volte e si calmò. e questo avrebbe potuto mettere in pericolo l'intera operazione. fingendo una petulanza spocchiosa. Arrivati al portone. preoccupato perché forse si era spinto troppo in là. Alvaro elencò brevemente. secondo lui le loro scale erano le più pulite del circondario. Mentre la risposta spirava sulle labbra della commessa. Sul volto del vecchio comparve un sorriso sprezzante. esagerando le proprie capacità. Alvaro manifestò tutto il suo entusiasmo. sciorinò certe varianti che al momento opportuno non aveva messo in atto e affermò che il suo computer disponeva di sette livelli di gioco e solo a partire dal quinto cominciava a creargli qualche difficoltà. che si stava già dirigendo verso la cassa. si alzò. Alvaro si sentì al contempo soddisfatto e preoccupato. i limoni ammucchiati in ceste di vimini. fece qualche battuta 58 maliziosa sulla portinaia. Parlò del tempo. guardando le arance. Uscendo. ma per la verità sono un giocatore superiore alla media» disse Alvaro. cedendogli il passo. alle otto in punto. nella speranza di ottenere la sua complicità. Richiudendo la porta di casa. Chiese alla commessa quando sarebbero arrivate le fragole quell'anno. Parlò del computer che si era comprato. Meno sorpreso che irritato per la vanità del vicino. Alvaro cambiò argomento. Alla fine si 59 diedero appuntamento per l'indomani a casa del vecchio Montero. «So che non sta bene dirlo. le pere. «Ma non mi dica!» ribatté sarcastico. temeva di essersi mostrato eccessivamente sicuro di se stesso. E a quel punto vide il vecchio. Si incollò al suo fianco nel tragitto di ritorno. Fece una doccia gelata e si recò al supermercato. lo utilizzava soprattutto per giocare a scacchi. il vecchio ammise che anche lui giocava a scacchi. come sempre. di quanto erano sporche le scale. dei troppi venditori a domicilio che imperversavano nel condominio. L'uomo anziano lo squadrò con occhi di cristallo freddo ed elogiò la portinaia.6. gli aprì la porta. Gironzolò nel reparto della frutta. in previsione del fatto che il vec- . ricorrendo al linguaggio più tecnico e appropriato di cui disponeva. alcune delle sue vittorie. Il giorno in cui si sentì pronto ad affrontare il vecchio. inoltre. che lo aiutava nelle faccende domestiche. Alvaro si precipitò dietro il vicino. ma il vecchio non c'era. Soddisfatto perché aveva finalmente raggiunto l'obiettivo di accedere alla casa del vecchio e poteva contare sulla possibilità di entrare in confidenza con lui. Alvaro tornò dalla cucina con una bustina piena di sale. si mise a ripassare le aperture che conosceva a memoria. Angosciato dal timore del fallimento. ultimamente.» «E dell'olio?» «Nemmeno. Notò che gli faceva male lo stomaco. . allora dammi un po' di sale. Così mi sono detta: Alvaro potrà sicuramente prestarmene qualcuna. «Scusa se ti disturbo. Lui è così previdente!» Alvaro rimase chiuso in un mutismo impaziente.chio Montero si sarebbe dimostrato un giocatore di gran lunga più esperto di lui e.» «E va bene. ma stavo preparando qualcosa da mangiare quando mi sono accorta che ero rimasta senza patate e a quest'ora il supermercato sarà già chiuso. perché doveva avere una ventina d'anni. guardò la ragazza. Da dove era saltata fuori la convinzione che fosse una giornalista? A vederla. L'angoscia lo colpiva sempre allo stomaco. 60 Sospettando che fosse la portinaia. se lo avesse battuto facilmente. «Ce l'hai un paio di patate?» «No. era appena un'adolescente. «Alvaro!» insistette la giornalista. pensò che tutt'al più stesse studiando per imparare il mestiere. mettendo in pericolo addirittura la possibilità di finire il romanzo. Andò ad aprire infuriato senza sbirciare dallo spioncino. ci avrebbe fatto la figura del fanfarone. «Salve!» disse la giornalista dalla faccia brufolosa. A quel punto suonarono alla porta. che se ne stava al centro della sala con l'aria di chi visita delle rovine romane. no?» La ragazza emise un sospiro e sorrise rassegnata. non si alzò neppure dalla poltrona. Con 61 una mano sul pomello della porta socchiusa.» La giornalista si intrufolò in sala da pranzo. ma anche vedendo praticamente svanire la speranza di instaurare un qualche rapporto con il vecchio. Per un attimo gli sembrò molto più giovane di quanto avesse fino ad allora creduto. nonostante i modi decisi e l'atteggiamento da adulta. fece il gesto di dargliela ma senza mollarla e andò verso l'ingresso. mais on ne veut pas être ridicule. «sei cresciuta un sacco. non solo gettando via così l'ingente quantità di tempo investito nello studio degli scacchi.» Ridicolizzarla sarebbe stato un efficace antidoto contro le sue visite impertinenti. «Senti un po'» disse in tono ironico. Dieci minuti dopo il campanello continuava a suonare. «On veut bien être méchant. sostenne energicamente che chiunque altro al posto suo avrebbe agito allo stesso modo. ricordò il sogno della collina verde con la porta bianca dal pomello dorato. avevano impugnato con la sinistra il pomello tenendo la porta socchiusa. Dopo una pausa carica di attesa. elencò gli indubbi vantaggi ot- . Richiuse la porta sbattendola forte e si sentì grottesco con il sale in mano. Aprì e si salutarono con reciproca simpatia. e sorrise tra sé decidendo che tutte quelle analogie andavano sfruttate per un futuro romanzo. Il campanello suonò nuovamente. che diceva di non voler disturbare e di dover ancora preparare il pranzo. Alvaro la ringraziò per la visita e per le sue parole. Alvaro si ravviò i capelli scompigliati davanti allo specchio dell'ingresso e aggiustò il nodo alla cravatta. Irene Casares con il carrello portaspesa. si rese improvvisamente conto della singolare coincidenza: sia la portinaia che lui.«Per te invece il tempo non passa. sminuì il proprio contributo. Stavolta si avvicinò con cautela alla porta e. sbirciò dallo spioncino. al culmine del ridicolo dopo le due recenti pantomime. la donna dichiarò di essere venuta a ringraziarlo per tutto quello 63 che aveva fatto per il marito. Lui si soffermò ad ammirare la soave serenità della donna: gli occhi di un azzurro limpido. con il tipico entusiasmo appassionato dei convertiti.» Alvaro non potè evitare di arrossire. Lui confessò di aver tentato di smettere più volte. era stata messa al corrente del suo impegno generoso e non sapeva come esprimere la sua gratitudine o come ricompensarlo (Alvaro fece un vago gesto di magnanimità con la mano. Alvaro rimase con la porta socchiusa. lei disse di esserci riuscita cinque anni addietro e. Si sedettero l'uno di fronte all'altra. a indicare che non gli passava neppure per la testa tale eventualità) e che poteva contare sulla sua amicizia per qualunque cosa. Sedendosi alla scrivania. poi andò a rovesciarla nel gabinetto e tirò lo sciacquone. la voce chiara. la convinse a entrare. Lei aprì la porta del tutto e lo salutò. Con un brivido nella schiena. Le offrì una sigaretta che lei rifiutò cortesemente. la mano sinistra sul pomello e la busta di sale nella destra. trattenendo il respiro. Si diede una 62 botta in testa con la busta. Parlarono dei pericoli del fumo. e da tutto il suo corpo emanava una freschezza che armonizzava a stento con il vestiario da principessa povera. lui se ne accese una. con i risultati che si potevano vedere. Malgrado le proteste di lei. delle campagne contro il tabagismo. quando stava per andare a letto. La donna sussurrò che era stufa di vederlo arrivare a casa così tardi e. magari era il caso 65 che si prendesse una vacanza. riconobbe che la loro situazione era disperata. ammise 66 di essere stato con gli amici e di aver bevuto. Corse a prendere il registratore. Alvaro si precipitò alla porta e guardò dallo spioncino. lo accese e aggiunse i suoi cinque sensi alla memoria magnetica dell'apparecchio. inserì una cassetta vergine. Con voce impastata e supplicante. Alvaro si sentiva stanco. Mentre preparava qualcosa da mangiare. Poi concluse che i suoi doveri di casa64 linga le impedivano di restare ancora in sua compagnia. pensò che forse ultimamente stava lavorando troppo. Verso la mezzanotte. Malgrado fosse prevedibile che parlassero a bassa voce. quasi fosse impaziente che la donna uscisse. Lei lo guardò negli occhi con desolata franchezza e mormorò che lui non immaginava quanto ciò fosse importante per la sua famiglia.tenuti. le chiese cosa voleva che facesse tutto il . ciascuno dal lato opposto della porta socchiusa. il marito la pregò di lasciarlo entrare (la lingua gli si incollava al palato e le sue parole erano a malapena un mormorio sommesso). nel silenzio popolato dai respiri notturni udì armeggiare in una serratura vicina. e propose che un giorno di quelli (espressione elastica che lo autorizzava a fissare la data in base ai suoi propositi) venissero a cena a casa sua. Quella sera. e mentre un leggero tremito percorreva le mani appoggiate sul manico del carrello. La signora Casares accettò. Aprì la porta impugnando il pomello con la sinistra e si voltò verso Alvaro come per aggiungere qualcosa. e si sedette un po' davanti al televisore. affinché il marito trovasse un impiego. di ritorno dall'ufficio. Cenò frugalmente. se non era in grado di comportarsi decentemente. Lui si premurò di reiterare le promesse già fatte. poi. Alzatisi entrambi. per quanto scarsa. con un rigurgito di indignazione vagamente virile. il colpo che rivelava la presenza di una catenella interna. infilò la spina in una presa dell'ingresso. I coniugi Casares stavano discutendo. avrebbe fatto meglio ad andare a dormire da un'altra parte. Alvaro sperò che il silenzio complice del condominio gli consentisse di registrare almeno qualche ritaglio di conversazione. Alvaro disse che il suo lavoro gli consentiva di tenersi informato sul mercato lavorativo e che non avrebbe esitato a ricorrere alla propria influenza. Alvaro spense il registratore. riawiò l'apparecchio. Un gorgoglio nello stomaco gli ricordò che aveva una fame atroce. Quella notte tornò a camminare su un prato verdissimo dove i cavalli nitrivano. formaggio e burro e. attraversò di corsa il corridoio. impotente. aveva tutte le membra in tensione. Staccò la presa attento a non fare rumore. i bambini stavano dormendo e per di più i vicini avrebbero potuto sentirli. Alvaro ascoltava con la massima attenzione. se lei non lo avesse abbindolato come un fesso. si udirono dei singhiozzi femminili. dopo averli messi su un vassoio assieme a una lattina di birra. lo collegò alla presa sopra il lavandino. ecco perché si ritrovava ridotto così. sempre la stessa storia. se voleva forse vederlo ridursi a un idiota incollato al televisore. sempre più alterato. L'uomo aveva alzato il tono della voce. Dopo un silenzio percorso dal respiro ansimante del marito. L'uomo tacque. Qualcun altro singhiozzava: era l'uomo. tornò in sala.santo giorno in casa. se non l'avesse sposata. Preparò dei panini al prosciutto. a oziare. La donna gli intimò di non parlare così forte. a forza di rimpinzarsi come un maiale. Intuì carezze e parole di conforto. Con la soddisfazione del dovere compiuto. Dalla finestrella gli giunse il suono di una radio notturna. non sarebbe venuto a vivere in quella città schifosa.. le chiese chi si credeva di essere. Nel silenzio turbato soltanto dal flebile ronzio del nastro magnetico. lei non poteva dirgli cosa doveva fare. ria68 scoltò il nastro. ingrassando più di quanto già lo fosse. non sarebbe stato costretto a trovarsi un lavoro qualsiasi con uno stipendio di merda per mantenere quella stramaledetta famiglia. Adesso la stanchezza era svanita. Mentre ingurgitava avidamente il cibo. si sedette sul water. La donna piangeva in silenzio. portò il registratore in sala e riawolse la cassetta. Scorse .. e il loro biancore lo spaventò leggermente. si infilò a letto e dormì sette ore filate. Considerò accettabile la qualità della registrazione e magnifico il suo contenuto. Era il finale della sessione d'ascolto. ora la musica sarebbe 67 stata ben diversa. la donna aprì la porta. L'uomo sbraitò che non gliene fregava un cazzo dei vicini e accidenti alle puttane che li avevano messi al mondo. Andò in cucina. E balbettava parole che Alvaro captava come un mormorio indistinto. Temette che potessero avvertire il ronzio del registratore e lo coprì con il proprio corpo. sempre a dare lezioni e consigli stupidi e lui era stufo. avrebbe potuto fare ciò che realmente gli interessava. perché qualcosa o qualcuno lo avrebbe costretto a vol69 tarsi indietro. rivolto al prato. la mano sinistra sul pomello dorato. nubi.in lontananza il dolce declivio della collina e immaginò di essere chiuso in un'enorme caverna. la porta bianca socchiusa. Si era levato un forte vento e i suoi lunghissimi capelli gli sbattevano sulla bocca e sugli occhi. però non aveva freddo: non sentiva niente altro che il desiderio di raggiungere la cima verde della collina senza uccelli. senza anima viva. la porta bianca con il pomello dorato. Si rese conto di essere nudo. Saliva senza alcuno sforzo le falde prive di uccelli. una macchina da scrivere sgangherata e un registratore che emetteva un cigolio metallico. nonostante dall'altra parte vi fosse ciò che stava cercando. 70 . E accettò di buon grado che sopra il prato umido sulla sommità vi fossero una penna e un foglio immacolato. perché il cielo sembrava d'acciaio o di pietra. E quando aprì la porta sapeva già che non sarebbe riuscito a varcare la soglia. a restare in piedi sulla cima verde della collina. Allora il vecchio Montero commise un errore: in due mosse. Giudicò che con il vantaggio concessogli da quel pezzo sarebbe stato costretto. le prime mosse erano prevedibili. possibilmente. Alvaro rispose con cautela. lasciò un cavallo in una posizione pericolosa e dovette sacrificare un pedone per salvarlo. L'uomo anziano disse in tono neutro che la sua ultima mossa era stata alquanto infelice e poteva costargli molto cara. sarebbe stato alla mercé di Alvaro. stabilendo un rapporto confidenziale che andasse al di là della semplice partita a scacchi. l'alfiere bianco. per solleticare la vanità del vecchio. Ma di lì a poco il vecchio Montero dispiegò le sue forze in un attacco che ad Alvaro sembrò precipitoso e quindi ne rimase sconcertato. almeno da quel primo scontro. per arrivare al proprio scopo. Alvaro rifiutò ringraziandolo. Sul tavolo del salotto con le pareti rivestite di carta da parati scolorita. Si ritrovò in una situazione delicata e il vecchio Montero non sembrava disposto a cedere l'iniziativa.7. indurlo a essere più espansivo. Mangiò un pedone riequilibrando la partita. per incrinare il suo atteggiamento chiuso e. Alvaro tentò di riprendere il controllo. L'apertura del vecchio non lo colse di sorpresa. ma il nervosismo prendeva ogni tanto il sopravvento mentre osservava che l'avversario avanzava con feroce determinazione. manifestare la propria superiorità. L'indomani si recò a casa del vecchio. braccato. Un paio di mosse inoffensive del vecchio gli concesse respiro e potè riorganizzare la difesa. doveva dimostrare una sufficiente capacità di gioco per non annoiare il vecchio . Cercò di difendersi con ordine. L'uomo anziano gli offrì qualcosa da bere. raggiungere un difficile equilibrio: da una parte. Sempre più confuso. dall'altra . in tal modo. se non voleva arrivare a vin- .e questa condizione era forse indispensabile quanto la precedente . una scacchiera irta di figure bellicose dimostrava che il vecchio Montero lo stava aspettando. Si sedettero al tavolo. in modo da stimolare il vec71 chio a sfidarlo nuovamente. Spronato dalla sfumatura di disprezzo o di minaccia che cre72 dette di intuire nelle sue parole. Alvaro perse per un attimo la sicurezza con cui aveva stretto la sua mano decrepita e ostile.ma anche tenerlo in scacco per l'intera partita e.una prematura vittoria di questi avrebbe infranto tutte le aspettative di Alvaro . Sapeva che era necessario.doveva uscirne sconfitto. il deterioramento del lo- . concordato un appuntamento per la settimana seguente. a giocare molto al di sotto del livello fin lì tenuto. Il febbrile lavoro veniva interrotto soltanto dalle continue liti dei coniugi Casares. valutarono le possibili varianti. A quel punto Alvaro cercò di avviare la conversazione.a meno che una momentanea caduta del ritmo di lavoro non consigliasse di servirsi di quello stimolo crudamente realistico .cere la partita. La partita si era stabilizzata. e di conseguenza suscitare i sospetti dell'anziano scacchista. per cui qualsiasi futura relazione ne sarebbe stata compromessa. il vecchio Montero rispondeva a monosillabi o in maniera evasiva: aveva capito che Alvaro non era un avversario facile e si concentrava sul gioco. prima che il rapporto tra i due cessasse di essere soltanto una questione di rivalità. Alvaro sostenne che non credeva di esagerare definendo perfetta la serie di mosse. Alle aspre discussioni provocate dalle sbronze e dalle assenze notturne seguivano invariabilmente le carezze e le riconciliazioni. 74 A partire da quel giorno si dedicò totalmente alla stesura del romanzo. era presumibile che rafforzasse le difese. Era evidente che ci sarebbe voluto ancora del tempo prima che il vecchio abbassasse la guardia. Fingendo di provare rammarico per la sconfitta subita . Non riusciva a nascondere la soddisfazione.alle spesso faticose e ripetute liti. Alvaro pensò che in effetti l'alcol rende loquaci e inclini alle confidenze. risistemò i pezzi nella posizione in cui si trovavano quando aveva concepito l'attacco finale. lo salutò. D'altro canto. riuscì nell'intento. non conveniva precipitare le cose: se la mor73 bosa diffidenza del padrone di casa avesse intuito un prematuro e sospetto tentativo di avvicinamento. Il vecchio vinse la partita. che non avrebbe compreso i motivi di una sconfitta di Alvaro in condizioni così favorevoli. Del resto. Bastava accendere il registratore al momento giusto e tornarsene nel suo studio per proseguire tranquillamente con il lavoro.cosa che senza dubbio avrebbe alimentato ancor più la vanità dell'anziano scacchista inventò una scusa e. Alvaro aveva acquisito una tale destrezza nelle registrazioni da non dover assistere in diretta . discussero di alcuni dettagli. Il vecchio gli offrì un bicchiere di vino. Affettuoso ed espansivo. ma per quel primo incontro aveva deciso di essere prudente e preferiva lasciare il vecchio Montero con la voglia di parlare. Manovrò in modo da non bloccare l'alfiere. fece vari commenti sulla disposizione dei pezzi al momento dello scacco matto. fossero improntate a una cordialità esemplare. Alvaro non si rammaricava per il fatto che la giornalista non fosse tornata a chiedergli delle patate o il sale. tentò di riconciliarsi con lei. Per quanto lo addolorasse. adesso era diventata una grassezza untuosa e servile. che le loro relazioni. il pericolo insito nella piega presa dai suoi rapporti con la portinaia. Le partite a casa del vecchio Montero continuarono. Le chiedeva quindi scusa se. Poco alla volta. ma interpretato come una sorta di malevola manifestazione di un alter ego passeggero e abietto. imponeva l'andamento del gioco e propiziava una calcolata alternanza di vittorie e sconfitte che manteneva viva la rivalità e invitava alla confidenza tra i due avversari. Alvaro si affrettò ad aggiungere che in quel periodo si trovava a un punto particolarmen76 te delicato della sua carriera professionale. Le spiegò che ci sono momenti in cui un uomo non è lo stesso di sempre. prevedeva la disposizione degli attacchi. Ciò non impediva. che prima gli conferiva un'aria fiduciosa e 75 soddisfatta. nonostante si mantenessero su un piano strettamente superficiale. Ammaliata dalla fluente retorica di Alvaro come un serpente dal flauto dell'incantatore. il suo comportamento non era stato degno di un gentiluomo. il pallore quasi vittoriano di lei ora la faceva sembrare malaticcia. E arrivare allo scontro diretto era un rischio che non voleva correre. in una certa occasione. ovviamente. La portinaia accettò le sue scuse estasiata. di conseguenza. Scese a farle visita. Alvaro constatava con piacere che si sviluppavano sempre sotto il suo controllo: lui decideva gli scambi di pezzi. le conversazioni prima o dopo la partita si dilatavano fino a occupare più tempo del gioco stesso. tanto da impedirgli di godere della sua compagnia per qualche tempo. compiacente. Comprendeva. in quei momenti infausti. invece. la portinaia annuì a tutto. 77 . disse tra sé. il che non solo spiegava i suoi accessi di malumore. nulla di ciò che fa o dice va preso alla lettera. perde le staffe e non sa controllarsi.ro rapporto influiva sull'aspetto esteriore dei Casares: la leggera tendenza all'obesità di lui. ma lo costringeva a dedicarsi al lavoro in maniera totalizzante e senza concessioni. si vedeva obbligato a rimandare il loro rapporto d'amicizia a quando le circostanze fossero più propizie. Non va mai sottovalutato il potere delle portinaie. con la pelle diafana che rivelava solo una grande stanchezza. nascosta dietro un quadro con un paesaggio amorfo. comunque. A quel punto si alzò in piedi (c'era un fulgore etilico nei suoi occhi acquosi) e andò a scoprire una cassaforte incastonata nella pa79 rete. Parlava anche del suo passato di militare. Lui. perché implica che le élite dirigenti declinino le proprie responsabilità lasciandole alla massa amorfa del popolo. Pochi istanti dopo. il voto di una portinaia non poteva avere lo stesso valore del voto di un avvocato. dissanguatosi mentre lo trasferivano in un pronto soccorso nelle retrovie del fronte. Aveva sempre votato per l'estrema destra e considerava la democrazia un'infezione di cui soffrono solo le nazioni deboli. che avessero rinnegato le proprie origini. erano quasi sempre diretti ai partiti di destra. I suoi strali. Del resto. e raccontava emozionato storie di morti memorabili. Riteneva che fossero venuti meno ai loro principi. Aveva partecipato alla battaglia di Brunete e a quella dell'Ebro. Un giorno. Ogni tanto non riusciva a trattenere le lacrime. una specie di sorda reazione alla generosità tradita. la democrazia si basava su una chimera: il suffragio universale. in piena esaltazione alcolica e riferendosi a quelli che avrebbero ereditato. rievocò la morte avvenuta tra le sue braccia di un giovane portabandiera. ogni tanto gli scriveva. da parte sua. di scontri san78 guinosi ed eroismo. ma si trattava di un rancore generale contro il mondo intero. e un paese senza élite è un paese in rovina. almeno vista l'età. Con altrettanto orgoglio. conservava i risparmi di tutta una vita per lasciarli ai nipoti. meschine invenzioni di usurai ebrei. dichiarò che non si fidava delle banche.Rimase inizialmente sorpreso dalla quantità di alcol che il vecchio ingurgitava. un altro. Il vecchio Montero parlava soprattutto di politica. Alvaro fu percorso da un brivido. Alvaro ogni tanto era commosso dal rancore sentimentale dei suoi rimproveri. Alvaro restava in una posizione di attesa. La sua unica figlia viveva in Argentina. Alvaro reagì e disse che anche lui da qualche tempo accarezzava . Alvaro capì che la diffidenza del vecchio non era rivolta a individui concreti. e che lo induceva a una loquacità disordinata e ossessiva. Un giorno narrò di quella volta in cui aveva visto da lontano il generale Varela. affermò con orgoglio che disponeva di molto più denaro di quanto la sua vita modesta lasciasse supporre. Alvaro annuiva e subito dopo il vecchio inveiva contro il governo. con mani nervose.l'idea di togliere i suoi soldi dalla banca per metterli in una cassaforte. ma non si decideva a farlo perché non era del tutto convinto che fossero sicure e per pigrizia non era ancora andato a informarsi in un negozio specializzato. lui era insaccato in un completo troppo stretto. e mentre bevevano l'aperitivo che aveva preparato e ascoltavano gli ultimi acquisti musicali. le conversazioni che le precedevano e seguivano. la burbera diffidenza iniziale faticosamente supera- . seppe trovare argomenti di conversazione in grado di stemperare l'iniziale imbarazzo fino a rilassare la rigidezza che li attanagliava. il vecchio elencò le virtù della cassaforte e sciorinò spiegazioni sul suo semplice funzionamento. Parlò della vita di quartiere. sebbene tendesse a inibirsi quando si trovava di 81 fronte una personalità più vigorosa o debordante della sua. ma la sua acconciatura era elegante e l'ombra di rossetto sulle labbra. Ciò gli infuse una grande fiducia in se stesso. ma subito dopo comprese che per loro quella cena rappresentava un evento sociale di una certa importanza e provò una vaga compassione per la coppia. Poi entrò nel merito dei suoi rapporti con il vecchio Montero: le lunghe partite a scacchi. lasciando in vista la pettorina di una camicia da battesimo asturiano. confidando nel rispetto che ispirava. e l'enorme pancia gli consentiva di al80 lacciare un solo bottone della giacca. malgrado il suo aspetto emaciato. inventò discordie di dubbio gusto con i portinai. Conversarono del più e del meno prima di sedersi a tavola e Alvaro notò che la donna fumava una sigaretta dietro l'altra. Durante la cena. Alvaro per poco non si mise a ridere per l'aspetto patetico dei Casares. il leggero trucco su occhi e guance esaltavano per contrasto il pallore del viso. l'uomo parlava e rideva con un'allegria stentorea che ad Alvaro parve eccessiva e. ma si astenne da qualsiasi commento. Alvaro. tuttavia. Affermò che era molto più sicura di una banca e che la chiudeva solo quando usciva di casa. Si erano messi in ghingheri per l'occasione. Con lo stesso entusiasmo di un rappresentante. Alvaro invitò i coniugi Casares a cena. dei singolari rapporti che si instaurano tra i vicini. Lei indossava un antiquato vestito viola. alla fine riuscì a condurre la conversazione sul terreno voluto. non sciolse le redini del dialogo e. la donna si mostrava visibilmente compiaciuta per la contagiosa vitalità del marito. Quello stesso giorno. Si presentarono alle nove in punto. ormai senza la pretesa che sembrasse un argomento casuale. 83 8. sottolineò in modo par- . la situazione non presentava speranze di miglioramento. non sapevano come ringraziarlo per tutto il disturbo che si era preso per loro. mentre bevevano caffè e cognac. ciò presupponeva un maggior livello di confidenza. Comunque. Lui disse che era rimasta invariata. descrisse dettagliatamente l'ubicazione della cassaforte e il suo semplicissimo meccanismo. in modo da potersi alzare alle cinque e disporre così di quasi cinque ore di lavoro mattutino prima di sedersi davanti alla scacchiera. il ritmo di scrittura rallentava. Per non sprecare le due mattine in cui era andato a casa del vecchio. ma senza alcun risultato. a suo giudizio. Alvaro dominava la conversazione e non dovette sforzarsi granché per accentrarla. la sera in cui tornarono a cena da lui. Disse che. A cena finita. Rimasero a chiacchierare ancora un po'. del suo assoluto isolamento. poi. glielo avrebbe comunicato immediatamente. mangiava qualcosa di leggero e si rinchiudeva nello studio. Quella settimana fu all'insegna di un'attività febbrile. Le liti tra i Casares infuriavano e.ta con il trascorrere del tempo. La coppia si adombrò. Si diedero appuntamento per il martedì successivo. se fosse saltato 82 fuori qualche posto di lavoro. ma anche di lasciar eventualmente affiorare in superficie il risentimento incubato tra loro negli ultimi tempi. Scriveva anche di notte: tornato dall'ufficio faceva una doccia. fu evidente che l'ostilità tra i due era aumentata. Alvaro ribadì che si considerava ripagato dalla soddisfazione di aver compiuto il proprio dovere di amico e vicino di casa. il che non solo gli 84 consentiva di comportarsi ed esprimersi con più naturalezza. parlò delle pessime condizioni di salute del vecchio. Stavolta non si presentarono vestiti come se andassero a una funzione religiosa. Tornò sulle sue eccentricità. da parte sua. assicurando altresì che conteneva un'enorme fortuna. si dilungò anche sui tanti dettagli che lo rendevano un individuo eccentrico. avrebbe continuato a interessarsene e. almeno a breve termine. ma cresceva anche la certezza che la strada intrapresa fosse quella giusta. si interessò discretamente della situazione lavorativa del suo vicino. le sere precedenti si era coricato molto presto. Si salutarono. aveva effettuato verifiche nel suo ambito ridotto. Avvicinandosi alla fine del romanzo. sul vecchio Montero. Attese invano una reazione dei coniugi. ma Alvaro quasi ne ignorò la presenza. La ragazza sgranava gli occhi simili a due mele azzurre. dichiarò appassionatamente. ma nel susseguirsi delle cene. e quella sera insistette più che mai sul vecchio Montero. Ci fu un silenzio. con lui che restringeva gradualmente le conversazioni a quell'unico argomento. Cambiavano discorso non appena Alvaro faceva una pausa di silenzio nel suo monologo ossessivo. in un'altra occasione. con quel fatalismo che costituisce la saggezza della gente umile. rispose scortesemente. Confessarono la loro preoccupazione per Alvaro. Uscendo. Una sera lo pregarono scherzosamente di smetterla una buona volta con 85 quella storia e Alvaro.ticolare la precisione quasi matematica delle sue uscite ed entrate quotidiane. come se ripetesse una sentenza preparata in anticipo per l'occasione. chiese scusa: «Il fatto è che mi sembra una faccenda appassionante». i coniugi si permisero di invitare la giornalista brufolosa per introdurre un elemento diversivo nei loro incontri. come se si difendesse da un'aggressione inaspettata. i Casares si fermarono a chiacchierare con la giornalista sul pianerottolo. 86 . All'inizio pensò fosse solo questione di tempo. un'altra volta allusero al tema definendolo la sua «mania persecutoria» e lui. «Finirà per succedergli qualcosa» aggiunse la donna. i comportamenti invariabilmente abitudinari. che da qualche tempo sembrava peggiorato: tanta solitudine non gli faceva certo bene. «La solitudine confina con la pazzia» disse l'uomo. l'indifferenza dei Casares si trasformava in irritazione o impazienza. facendo buon viso a cattivo gioco. che avvertì un tentativo di ridicolizzarlo. vo88 leva convincerli che così avrebbero distrutto la propria vita e quella dei figli. perché dei principianti come loro avrebbero commesso errori che non sarebbero passati inosservati alla polizia. ma a quel punto . e quando credeva di averlo trovato. perché. Alvaro. dall'estremità inferiore allargata. riuscì finalmente a infilare la chiave nella serratura. Con mano tremante per il nervosismo. Non aveva dubbi sull'uso che i Casares intendevano fare di quell'ascia. che fosse un'ascia.pensò con un impeto di euforia . tra le foglie morte. le difficoltà di stesura finivano per scoraggiarlo.se davvero valesse la pena di concluderlo a prezzo della morte del vecchio e del probabile arresto dei coniugi. Oltre alle varie borse della spesa. anche se nel migliore dei casi la polizia non li avesse scoperti. fecero qualche commento sulla gradevole giornata e si accomiatarono sul pianerottolo. Aveva tentato di lavorare per l'intera mattinata senza alcun risultato. Uscì a fare una passeggiata nell'incerta luce autunnale. Alvaro pensò. Provava un tremendo senso di oppressione al petto e alla gola. che aspettavano l'ascensore. si lasciò cadere su una poltrona della sala. Ma fu la soluzione che trovò lui. Pensò di chiamare i Casares per convincerli a rinunciare ai loro propositi. incontrò i Casares nell'atrio.sapeva quale finale scrivere per il suo romanzo. E allora si chiese forse a causa dell'insidiosa abitudine intellettuale che porta a considerare ogni obiettivo raggiunto come una fregatura ai danni di qualcun altro . sempre in preda al tremore. a esasperarlo ancor più era constatare che i rapporti tra loro erano migliorati in modo evidente: le liti erano cessate. Entrato in casa. le cene a casa sua sembravano riconciliarli sempre di più.Alvaro non solo era preoccupato perché i coniugi non reagivano come aveva previsto. I Casares lo salutarono con un'allegria che ad Alvaro apparve incomprensibile e che forse era artificiosa. a rendersi conto che era una follia. dissero di essere stati a fare alcune compere 87 in centro. come sarebbero riusciti a . l'aspetto fisico stava riacquistando il vigore perduto. Ma c'era di peggio: non riusciva a escogitare un adeguato finale per il suo romanzo. Doveva assolutamente trovare una soluzione. Di ritorno. in maniera del tutto arbitraria. Ebbe un brivido nella schiena. e che l'idea non era neppure partita da loro: soltanto lui. avevano un oggetto oblungo avvolto nella carta da pacchi. era responsabile di quell'atroce macchinazione. e si accese una sigaretta. perché non sacrificare gli altri? Perché avrebbe dovuto essere più generoso con il vecchio Montero e con i Casares che con se stesso? In quel momento suonarono alla porta. Quando stava per uscire . Ammazzando lui. credette di capire. con un tono di voce che ad Alvaro sembrò troppo solenne: «Grazie infinite di tutto». come avrebbero potuto guardare in faccia i figli senza vergognarsi? Ma forse era troppo tardi.la porta socchiusa e la mano sinistra della donna sul po90 mello . In un lampo di lucidità. gli chiese in prestito il suo. Sbirciò dallo spioncino.e 89 non per questo meno infame . E lui. Chi diamine poteva cercarlo a quell'ora? Con un brivido di paura. non aveva forse preso la stessa decisione? Non aveva deciso di sacrificare tutto sull'altare della sua Opera? E se era disposto a sacrificare se stesso. ma a mani vuote. Aprì. che durante gli ultimi incontri ossessivi forse aveva rivelato che anche lui si era deciso a custodire i propri risparmi in una cassaforte simile a quella del vecchio. sebbene potessero esserci stati an- .si era rifiutato di farlo.sopportare il peso di un simile crimine sulla coscienza. rozzamente. Alvaro lo pregò di aspettarlo in sala e pochi istanti dopo tornò con il cacciavite. disse che stavano sistemando una finestra e avevano bisogno di un cacciavite. Non si era mai chiesto perché prima non avesse avvertito odori né suoni e forse fu anche per questo che rimase sorpreso della loro presenza. Il vicino balbettò. In effetti. Ormai avevano preso la decisione. quasi sollevato. a uccidere il vecchio Montero. Enrique Casares era lì. i Casares non avrebbero ucciso il vecchio: volevano uccidere lui. Non si accorse che la mano di Enrique Casares tremava quando lo prese. ma si sarebbero anche potuti impossessare del suo denaro . attraverso la foschia dell'alienazione mentale. promettendo di restituirglielo quella sera stessa. Si era sbagliato.perché adesso intuiva. sul pianerottolo.denaro che in un certo senso spettava legittimamente a loro .si voltò e disse a mo' di commiato. ma per chissà quale motivo a loro ignoto . non solo si sarebbero vendicati del responsabile della loro disgrazia. La moglie andò a restituirglielo la sera. Scambiarono due chiacchiere in sala da pranzo. rovinando la loro vita e istigandoli poi. rassegnato. pensò che forse i vicini avevano scoperto in qualche modo che lui poteva impugnare la lettera di licenziamento e ottenere che Enrique Casares non perdesse il posto. Era quasi mezzogiorno e non aspettava nessuno. E sulla cima della collina verdissima svolazzavano uccelli color della polvere che andavano e venivano emettendo strida metalliche. 92 . Risaliva il dolce declivio della collina mentre un vento secco increspava la sua pelle nuda. simile a una scia verde costellata di macchie calcaree. e impugnò con la sinistra il pomello dorato e aprì la porta e guardò. soltanto il suolo verdissimo e i cavalli che scalpitavano nitrendo (bianchi e azzurri e neri) contro un cielo di pietra o d'acciaio. e capì che ormai niente e 91 nessuno gli avrebbe impedito di scorgere ciò che lo aspettava dall'altra parte. e si voltava a guardare con un senso di nostalgia la vallata che si lasciava alle spalle. acute come gelidi aghi. benché non vedesse in giro né alberi né letame. E arrivò sulla cima ansimando.che altre volte. ma la cosa più singolare era quella vaga certezza che ormai niente e nessuno gli avrebbe impedito di arrivare alla fine. Camminava su un prato verdissimo che odorava di erba e alberi da frutta e letame. Il gruppo di vicini non sembrava intenzionato a disperdersi e tutti si comportavano come se fossero a una veglia funebre. prese 93 a scattare fotografie da diverse angolature della sala e del corpo inerte. ma la cassafor- . Alvaro cercò con lo sguardo i Casares nel gruppo di curiosi. Li accompagnarono nell'appartamento del vecchio Montero. arrivato poco più tardi. alcuni si intrufolavano nell'ingresso. verso mezzogiorno.un giovane con gli occhiali da vista e un soprabito grigio . descrisse il tipo di ferite riscontrate sul cadavere. l'omicidio poteva essere stato commesso tra il pomeriggio e la notte precedenti. dove venne fermato da un agente di guardia. i giornalisti si accalcarono intorno a lui. si disposero ad aspettare l'uscita dell'ispettore. La fece sedere sulla poltrona. ma l'agente obiettò che aveva ricevuto ordini tassativi di non lasciar passare nessuno. credeva che il vecchio fosse stato ucciso a coltellate. Se la passò a fumare e a sorseggiare caffè freddo finché. La portinaia non smetteva di parlare e gemere. l'ispettore uscì dal94 l'appartamento. assicurò che erano state infette con un cacciavite. Un individuo si aprì un varco fino all'ingresso. poi lo coprirono con un lenzuolo. fumando e chiacchierando ad alta voce. Disse che entro pochi minuti sarebbero potuti entrare a scattare fotografie. suonarono alla porta. Dai suoi gemiti e farfugliamenti non risultò difficile capire che aveva trovato il cadavere del vecchio quando era andata a fare le pulizie quotidiane a casa sua. Di lì a poco. Alvaro era frastornato.disse di essere un giornalista e pretese di entrare. Era la portinaia.9. arrivarono un ispettore e tre agenti. che lo fissavano in un modo strano. Un uomo maturo e con i baffi finissimi. L'indomani non fu per lui una sorpresa constatare che al supermercato il vecchio non c'era. Alvaro preferì non vedere il cadavere. Il movente? Non voleva azzardare ipotesi. una volta informati dal collega circa la situazione. con il volto esangue. ma incrociò soltanto gli occhi spaventati della giornalista. Dopo un quarto d'ora. a giudicare dallo stato in cui si trovava il corpo dell'uomo anziano. cercò di calmarla e telefonò alla polizia. Più tardi arrivarono altri cronisti e. Avrebbero dovuto fare una partita quella mattina. La portinaia sembrava essersi calmata. I vicini si accalcavano sulla porta. Il tizio . ma Alvaro non si mosse da casa. seduti sulle scale o appoggiati alla ringhiera del pianerottolo. ma continuava a parlare senza sosta. perché le aveva carpito informazioni ricorrendo a un'inconfessabile tresca. ricordò: «On veut bien être méchant. con orrore.che soltanto lui era riuscito a entrare in confidenza con il vecchio. e la giornalista (adesso capiva la stranezza del suo sguardo nella confusione dei curiosi!) avrebbe senza dubbio confermato le dichiarazioni dei coniugi. l'idea era troppo cervellotica. osservò la piazzetta deserta. visto che lo aveva lasciato entrare in casa? L'ispettore ripetè che non si poteva scartare a priori nessuna ipotesi. perché sapevano che non li avrebbe denunciati. Forse proprio per questo. La portinaia avrebbe capito. Come aveva giustamente suggerito il giornalista. Tutti gli indizi converge96 vano inesorabilmente su di lui. la giornalista. e magari il resto degli abitanti del caseggiato . c'era il cacciavite. Gli faceva un po' male la testa. Appoggiato alla finestra che illuminava la sala da pranzo. avrebbe pagato per un crimine che non aveva commesso. Nessuno avrebbe mai creduto che i Casares glielo avevano chiesto in prestito per fare in modo di incolparlo. Tutti gli inquilini concordavano sulla scontrosità del vecchio Montero. le macchinazioni con cui era riuscito a rovinare loro la vita. i loro sospetti riguardo all'equilibrio psichico di Alvaro. il modo ossessivo con cui parlava sempre del vecchio. Ma no: se di una cosa era certo. a suo parere.te dietro un quadro era stata aperta e svuotata del contenuto. i Casares avrebbero rivelato la sua fissazione morbosa. erano tutte premature. comunque. era probabile che il movente dell'omicidio fosse il furto. risultava evidente che soltanto un vicino di casa o qualcuno che la vittima conosceva bene poteva essere entrato fino alla sala da pranzo. Per il momento non aveva altro da aggiungere. Il fatto che il cadavere si trovasse in sala da pranzo. gli avevano chiesto il cacciavite («Grazie infinite di tutto»): avevano scoperto i maneggi. era che non sarebbe stato lui a denunciare i Casares. che soltanto lui trascorreva lunghe mattinate a giocare a scacchi e a chiacchierare nella sua casa. Il corso che avrebbero 95 preso le indagini era facilmente prevedibile. Alvaro rientrò a casa sua.la portinaia. Accese una sigaretta e si strofinò gli occhi con la mano destra. Con ironica benevolenza. sì. Tale circostanza lasciava ben pochi dubbi: sì. E per di più. ma aveva riacquistato la calma. non indicava che la vittima conosceva l'assassino. e adesso gliela avrebbero fatta pagare con gli interessi (ecco perché non si erano più inte- . mais on ne veut pas être ridicule». ma sapevano anche . i Casares. grottesco. Era ridicolo. della visione offerta dai personaggi. Un bambino dondolava sull'altalena sotto la luce limpida del mezzogiorno. un notevole passo avanti. del punto di vista. Adesso la cosa più urgente era finire il romanzo prima che lo interrogassero e arrestassero. Alla fine. Revisionò il materiale accumulato e concluse che era abbondante e sarebbe potuto risultare di grande utilità. Quindi. Si alzava ogni giorno alle otto in punto. l'insopportabile tono supponente che emanavano certi passi. la trama stessa. Ma pensò che. Al ritorno. ma addirittura pagine intere della prima versione. doveva anche eliminare. in realtà. A quel punto capì che esisteva una giustizia segreta che gli avrebbe fatto pagare per quell'omicidio. come incentivo comico di carattere retrospettivo. preparava il caffè. L'indomani rilesse tutto ciò che aveva scritto fino a quel momento. il pane tostato con burro e marmel- . Gli sembrò che lo stesse guardando. Quanto tempo gli rimaneva? Guardò nuovamente la piazzetta. forse non tutto il lavoro era stato fatto invano: prenderne coscienza era già. Prima o poi la polizia lo avrebbe accu97 sato del delitto: era solo questione di tempo. comprese che con il materiale del romanzo che aveva scritto avrebbe potuto allestire la propria parodia e autoflagellazione. non solo avrebbe potuto utilizzare una notevole quantità di appunti e osservazioni. Alvaro credette di riconoscere il figlio minore dei Casares. Irene ed Enrique Casares erano i suoi personaggi. la coppia di coniugi ne era responsabile solo superficialmente: avevano svolto il mero ruolo di esecutori. Irene ed Enrique Casares erano due marionette nelle sue mani. Allora cominciò a scrivere: Alvaro prendeva seriamente il suo lavoro. l'introduzione teorica) adesso gli suonavano così pedanti che con qualche ritocco sarebbero serviti perfettamente allo scopo. Ne trasse la conclusione che quella prima stesura fosse infarcita di errori nella scelta del tono. in definitiva. era sbagliata.ressati alle presunte ricerche per procurare un lavoro a Enrique Casares). in qualche modo. Alcuni brani (per 98 esempio. Si liberava dal torpore con una doccia fredda e andava al supermercato a comprare il pane e il giornale. perché in un nuovo contesto avrebbero assunto una sfumatura farsesca. Ma tutto ciò non aveva più alcuna importanza. Era lui il vero colpevole della morte del vecchio Montero. nonostante si vedesse costretto a riscrivere il romanzo dall'inizio alla fine. se era in grado di riconoscere i propri errori. p. Alle nove si sedeva alla scrivania nello studio. pronto a iniziare la giornata lavorativa. sfogliando il giornale e ascoltando la radio.r.l. dalle Nuove Grafiche Artabano Gravellona Toce (VB) Printed in Italy .A. Agrate Brianza (Milano) Finito di stampare nel mese di settembre 2004 per conto della Ugo Guanda S.lata e faceva colazione in cucina. 99 Fotocomposizione Editype s.
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