Il Mondo Bizantino II
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1_Bisanzio II_I-LXXXII7-07-2008 15:20 Pagina i 1_Bisanzio II_I-LXXXII 7-07-2008 15:20 Pagina ii 1_Bisanzio II_I-LXXXII 7-07-2008 15:20 Pagina iii Il mondo bizantino ii 1_Bisanzio II_I-LXXXII 7-07-2008 15:20 Pagina iv Il mondo bizantino i L’Impero romano d’Oriente (330-641) a cura di Cécile Morrisson ii L’Impero bizantino (641-1204) a cura di Jean-Claude Cheynet iii L’Impero greco (1204-1453) a cura di Angeliki Laiou 1_Bisanzio II_I-LXXXII 7-07-2008 15:20 Pagina v Il mondo bizantino ii L’Impero bizantino (641-1204) a cura di Jean-Claude Cheynet Edizione italiana a cura di Silvia Ronchey e Tommaso Braccini Giulio Einaudi editore 1_Bisanzio II_I-LXXXII 7-07-2008 15:20 Pagina vi Redazione: Mario Spina. Ricerca iconografica: Maria Virdis. Traduzioni: Tommaso Braccini, pp. xix-lxxxi, 77-328, 513-40; 553-64; Massimo Scorsone, pp. 1-76; 329-511. Titolo originale Le monde byzantin, II. L’Empire byzantin (641-1204) © 2006 Presses Universitaires de France © 2008 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino www.einaudi.it ISBN 978-88-06-18915-0 1_Bisanzio II_I-LXXXII 7-07-2008 15:20 Pagina vii Indice p. xix xxi Premessa Introduzione metodologica e bibliografica L’Impero bizantino (641-1204) parte prima La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo: gli avvenimenti jean-claude cheynet i. Bisanzio sulla difensiva: la stabilizzazione delle frontiere (dal vii secolo alla metà del ix) 5 11 13 16 21 1. 2. 3. 4. 5. L’avanzata dell’Islam Il temporaneo rinnovamento dell’Impero La minaccia del disastro finale Il consolidamento isaurico (717-80) Alla ricerca dell’equilibrio (780-867) jean-claude cheynet ii. L’espansione bizantina durante la dinastia macedone (867-1057) 29 33 35 36 37 39 43 46 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. L’instaurazione della dinastia macedone La politica estera di Leone VI La ripresa delle ostilità con i Bulgari I successi contro i musulmani La presa di potere di Costantino VII Il trionfo in Oriente Basilio II, l’espansione in Occidente e la salvaguardia dell’Oriente I successori di Basilio 1_Bisanzio II_I-LXXXII viii p. 51 55 58 62 66 68 72 74 7-07-2008 15:20 Pagina viii Indice jean-claude cheynet iii. Bisanzio fra i Turchi e le crociate (1057-1204) 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. L’Impero assalito su tutti i fronti L’avvento di Alessio Comneno Il trauma della crociata Il regno di Giovanni II Le ambizioni di Manuele Comneno Il rapido indebolimento sotto gli Angeli La quarta crociata parte seconda Le istituzioni dell’Impero jean-claude cheynet iv. L’imperatore e il Palazzo 79 85 88 88 90 95 96 99 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. marie-hélène congourdeau e bernadette martin-hisard v. Le istituzioni della Chiesa bizantina i. 100 104 106 109 il patriarcato 1. 2. 3. 4. ii. 112 115 120 L’imperatore e la sua famiglia Dirigere l’impero Le cerimonie imperiali Il Gran Palazzo I titoli imperiali La Corte Gli eunuchi Il territorio del patriarcato (vii-xii secolo) Il patriarca Il patriarca e l’imperatore L’amministrazione patriarcale il governo della chiesa 1. Gli organi principali 2. Le norme dell’ortodossia bizantina 3. Il rito di Santa Sofia iii. il patriarca di costantinopoli nella chiesa universale 121 122 1. Il declino dei patriarcati orientali 2. Roma e Costantinopoli 1_Bisanzio II_I-LXXXII 7-07-2008 15:20 Pagina ix Indice iv. l’organizzazione del clero p. 125 126 128 1. La carriera ecclesiastica 2. Il vescovo 3. La predicazione iv. le minoranze non ortodosse 129 130 132 134 1. 2. 3. 4. I monofisiti I movimenti settari Gli ebrei I musulmani jean-claude cheynet vi. L’amministrazione imperiale 137 140 142 143 144 145 147 i. la fiscalità 1. I fondamenti 2. Le imposte principali 3. Le imposte complementari 4. La pressione fiscale 5. L’esenzione fiscale 6. L’evoluzione dell’xi e del xii secolo 7. Il ruolo dello Stato nell’economia ii. la legge 149 150 151 1. I codici 2. Le novelle 3. La formazione dei giuristi iii. l’amministrazione centrale 152 153 154 155 155 156 157 158 158 1. I consiglieri dell’imperatore 2. Il reclutamento e la remunerazione dei funzionari iv. i principali servizi statali 1. 2. 3. 4. 5. 6. La cancelleria Le finanze Le istituzioni pie Il dromo La giustizia L’evoluzione dell’amministrazione sotto i Comneni v. l’amministrazione provinciale 159 161 1. I temi 2. L’evoluzione dei temi ix 1_Bisanzio II_I-LXXXII 7-07-2008 15:20 Pagina x Indice x jean-claude cheynet vii. L’esercito e la marina p. 165 182 187 189 191 192 200 210 1. 2. 3. 4. Themata e tagmata Il finanziamento dell’esercito e il pagamento dei soldati Perché l’esercito combatte? Conclusione jean-claude cheynet viii. Le classi dirigenti dell’Impero 1. Il rinnovamento dell’alta aristocrazia 2. L’influenza delle élites e le sue modalità 3. Le rivolte parte terza I fondamenti della civiltà bizantina jacques lefort ix. Popolazione e demografia 219 227 230 1. La popolazione 2. La politica degli imperatori 3. Questioni demografiche jacques lefort x. Economia e società rurali i. 237 le condizioni della produzione agricola 1. Le condizioni geografiche ii. i fattori dello sviluppo 249 252 256 1. La crescita demografica e l’aumento della richiesta 2. Il ruolo della struttura del villaggio 3. Il ruolo della struttura latifondistica iii. le forme di sviluppo 262 263 1. La ripartizione delle rendite fondiarie 2. L’artigianato rurale 1_Bisanzio II_I-LXXXII 7-07-2008 15:20 Pagina xi Indice xi michel kaplan xi. Costantinopoli e l’economia urbana p. 265 i. lo sviluppo urbano 1. La popolazione ii. l’organizzazione dello spazio e il paesaggio urbano 268 1. Dalla metà del vi alla fine del ix secolo 269 2. I nuovi sviluppi 271 3. I quartieri portuali iii. la città capitale 273 279 281 284 1. 2. 3. 4. La capitale dell’Impero Le istituzioni di Costantinopoli La città santa La capitale delle reliquie iv. l’economia 285 288 292 295 1. 2. 3. 4. I mestieri Strutture sociali della produzione Il grande commercio Il rifornimento della capitale v. la società di costantinopoli 297 298 299 303 1. 2. 3. 4. Il ruolo preponderante dell’aristocrazia L’ascesa della «borghesia» L’artigianato e i suoi impiegati Esclusi ed emarginati cécile morrisson xii. Moneta, finanze e scambi i. l’organizzazione delle emissioni monetarie 305 307 310 310 1. 2. 3. 4. Le fonti del metallo: miniere e riserve monetarie Cenni del sistema monetario L’organizzazione dell’emissione monetaria Le zecche ii. contrazione, resistenza e adattamento: il secolo buio (fine del vii metà del ix secolo) 312 315 1. Contrazione e adattamenti 2. La sopravvivenza della sfera monetaria e i suoi limiti 1_Bisanzio II_I-LXXXII xii 7-07-2008 15:20 Pagina xii Indice iii. una prima rinascita monetaria: da teofilo a costantino vii (metà del ix-x secolo) p. 318 319 320 1. Una produzione e una circolazione più intense 2. Il contesto fiscale e di bilancio iv. l’espansione e i suoi problemi (fine del x - fine del xii secolo) 321 323 324 325 326 329 1. 2. 3. 4. 5. «L’espansione» dell’xi secolo La crisi di fine xi secolo La riforma di Alessio I e il sistema dell’iperpero La monetarizzazione dell’epoca di Manuele I e le finanze dell’Impero Il bisante nel commercio mediterraneo béatrice caseau e marie-hélène congourdeau xiii. La vita religiosa i. 330 339 l’ordinamento dei fedeli 1. 2. I ritmi della vita La Chiesa e la società ii. le forme della pietà 343 348 350 353 354 355 1. 2. 3. 4. 5. iii. il monachesimo 356 357 363 364 371 376 381 385 397 1. 2. Fondare un monastero Una nuova geografia monastica bernard flusin xiv. L’insegnamento e la cultura scritta 1. 2. 3. 4. 5. I secoli oscuri Il rinnovamento (fine dell’viii-ix secolo) Fozio, Areta e il loro tempo Il regno di Costantino Porfirogenito L’apogeo: xi e xii secolo jean michel spieser xv. L’arte i. 398 La vita liturgica I santi e il loro culto Il ruolo delle immagini La tradizione ostile alle immagini La tendenza mistica: Simeone il Nuovo Teologo linee generali 1. 650-886 1_Bisanzio II_I-LXXXII 7-07-2008 15:20 Pagina xiii Indice p. 399 400 2. 3. xiii 886-1025 1025-1204 ii. i grandi ambiti artistici 402 408 417 1. 2. 3. L’architettura La pittura monumentale e le icone Dalla Corte alla città e alla campagna: arte profana, arti suntuarie, oggetti quotidiani parte quarta Le regioni dell’Impero 429 432 433 440 448 450 460 bernadette martin-hisard xvi. L’Anatolia e l’Oriente bizantino i. dall’oriente all’anatolia (vii - fine del ix secolo) 1. 2. L’Anatolia in guerra La nuova Anatolia ii. l’anatolia e i suoi nuovi confini (fine del ix - metà dell’xi secolo) 1. 2. L’espansione dell’Anatolia L’Anatolia e l’illusione della pace iii. la spartizione dell’anatolia (metà dell’xi secolo - 1204) 466 472 478 481 483 489 496 501 513 515 523 535 1. 2. Il ripiegamento della seconda metà dell’xi secolo La spartizione del xii secolo iv. le isole jean-claude cheynet xvii. I Balcani 1. 2. 3. 4. Le nuove strutture La questione bulgara I Balcani bizantini L’espansione economica jean-marie martin xviii. L’Italia bizantina (641-1071) 1. I territori dell’Esarcato di Ravenna (641-751) e la Sicilia bizantina (641-902) 2. I temi di Langobardia/Italia e di Calabria (fine del ix secolo - 1071) 3. Considerazioni finali 1_Bisanzio II_I-LXXXII 7-07-2008 xiv Indice p. 537 Conclusioni 15:20 Pagina xiv Appendici 543 553 561 563 565 Sintesi cronologica di Tommaso Braccini Glossario Imperatori bizantini Patriarchi di Costantinopoli Indice analitico . Strutture comparate del tema e del tagma. Le principali tappe della svalutazione del nomisma (914-1092). Santa Sofia. tra le pp. Figure. 311 5. (Foto Lessing/Contrasto). xii secolo. 322 6. 197 1. Tabelle. 514 8. Il sistema monetario bizantino (641-1204). Gli effettivi dei vari temi. mosaico della galleria sud. p. 201 2. 92 1. Prospetto genealogico dei Focadi (dal ix secolo all’inizio dell’xi). 6 1. 308 4. Le frontiere dei confini orientali. 52 3. 173 2. particolare. Le zecche bizantine (metà del vii . La discendenza maschile dei Comneni (x-xii secolo).fine del xii secolo). 266 4. 430 5. L’Impero a metà dell’xi secolo circa. L’Impero a metà del xii secolo circa. Istanbul. la Theotokos.1_Bisanzio II_I-LXXXII 7-07-2008 15:20 Pagina xv Indice delle illustrazioni nel testo: Carte. Le dignità a Bisanzio (dall’viii al xii secolo). L’Italia (viii-xi secolo). 482 7. L’Oriente. L’Impero intorno al 750. 24 2. 178 3. . Costantinopoli medievale. I Balcani. 449 6. Tavole fuori testo. 206 e 207: 1. xii secolo. Ibidem. Dommuseum. 17. gli imperatori Giovanni II Comneno e Irene. Fiesole. Codice di Scilitza. xi secolo. Limburg an der Lahn. Nicandro. 1990). 32v. Vitr. miniatura su pergamena. Museo Pu∫kin. Santa Sofia. Firenze. Cristo Pantocrator. 3. Parigi. Limburg an der Lahn. xi secolo. Venezia. mosaico del nartece. Reliquiario della Vera Croce. Madrid. inizi del xii secolo. Firenze. mosaico della galleria sud. 18. mosaico della galleria sud. Placca raffigurante Cristo che incorona gli imperatori Romano II e Berta di Arles o Romano IV Diogene e Eudocia Macrembolitissa. Cristo incorona l’imperatore Costantino VII. x secolo. (Foto Scala. Istanbul. metà del x secolo. miniatura su pergamena. Parigi. volta decorata a mosaico. 1995). 13. particolari dell’esterno. gli imperatori Costantino IX Monomaco e Zoe. Gr. (Foto Scala. Trittico di Harbaville. (Foto Lessing/Contrasto). Santa Sofia. intaglio in legno. 14. battaglia fra la cavalleria bizantina e i Selgiuchidi. Bibliothèque Nationale. (Foto Lessing/Contrasto). xii secolo. 11. Basilio II. Museo Bandini. 9-10. (Foto RMN / Daniel Arnaudet / Archivi Alinari). (Foto Lessing/Contrasto) 6. Firenze. Biblioteca Nacional. (Foto Werner Forman Archive / Scala. 2008). Z. mosaico del vestibolo meridionale. Firenze. Natività. (Foto Lessing/Contrasto). metà del x secolo. xii secolo. . Istanbul. Cod. Monastero di Hosios Loukas (Grecia). (Foto Bridgeman / Archivi Alinari). 12. Musée du Louvre. assedio di Costantinopoli. 5. Istanbul. Reliquiario della Vera Croce. xi secolo. smalto cloisonné. f. interno. 3. miniatura su pergamena. mosaico. avorio. inizi del xii secolo. 4. 7. L’Arcangelo Gabriele. (Foto Bridgeman / Archivi Alinari). Cod. Biblioteca Marciana. ix secolo. Istanbul. smalto cloisonné. x-xi secolo. (Foto Bridgeman / Archivi Alinari). (Foto Lessing/Contrasto). (Foto Photoservice Electa / AKG Images). Monastero di Dafni (Grecia). intaglio in avorio. IIIr. Santa Sofia. Dommuseum. Gr. intaglio in steatite. (Foto Lessing/Contrasto). 234v. 17. 247. miniatura su pergamena. (Foto Werner Forman Archive / Scala. Santa Sofia. Vergine in trono con il Bambino tra gli imperatori Costantino e Giustiniano. 964-65 circa. Parigi. ms Suppl.. 15-16. 2008). Bibliothèque Nationale. Monastero di Dafni (Grecia). (Foto Lessing/Contrasto). uomo inseguito dalle api.1_Bisanzio II_I-LXXXII xvi 7-07-2008 15:20 Pagina xvi Indice delle illustrazioni 2. Codice di Scilitza. mosaico. 964-65 circa. 8. f. xii secolo. Leone VI si prosterna ai piedi del Cristo. 19. Theriaca. fronte e retro. x secolo. f. 20. 26-2. Mosca. 1_Bisanzio II_I-LXXXII 7-07-2008 15:20 Pagina xvii Indice delle illustrazioni 21. l’imperatore Teofilo. Omelie della Vergine. 42v. Cristo in Maestà. miniatura su pergamena. xii secolo. Bibliothèque Nationale. f. 22. xii secolo. 162. xvii Codice di Scilitza. (Foto Bridgeman / Archivi Alinari). . 1208. Parigi. Ibidem. miniatura su pergamena. Maestro di Kokkinobaphos. ms Gr. 1_Bisanzio II_I-LXXXII 7-07-2008 15:20 Pagina xviii . è ripresa dal precedente. affondano in un periodo molto anteriore. Agli occhi dei Bizantini. finendo per trasformare la natura stessa del loro Stato. che caratterizza il primo secolo dell’epoca medievale.1_Bisanzio II_I-LXXXII 7-07-2008 15:20 Pagina xix Premessa Questo secondo volume della serie di tre che saranno dedicati al «mondo bizantino» prende le mosse dal primo. il cui glorioso ricordo aveva superato i secoli. Eraclio figurava tra i pochi imperatori. Come ogni cesura. il 641 che vide la morte di Eraclio. La ripartizione cronologica dei tre volumi lascia agli autori del secondo il compito di trattare cinque secoli e mezzo della storia imperiale. La data con cui si apre questo volume. una simile data è facilmente giustificabile. anche se ci sarebbe voluto ancora quasi un secolo per fissare al Tauro il limite delle conquiste califfali. La volontà di rendere comprensibile l’evoluzione dell’Impero in un arco di più di cinque secoli richiedeva di sviluppare maggiormente la . La scelta del 1204 si giustifica senza difficoltà. l’epoca di mezzo è sfavorita. se si tiene presente quanto la perdita della capitale abbia provocato nei Bizantini un crollo politico e mentale. era stato il primo a utilizzare ufficialmente il titolo di basileus. nonostante le disfatte che funestarono la fine del suo regno. Tuttavia. benché la scarsità di documentazione si attenui a partire dall’xi secolo. con il ritorno delle grandi pandemie e l’indebolimento dell’economia mediterranea. agevole – se si tiene conto dell’esiguità di Bisanzio all’epoca – del periodo dei Paleologhi. essa comporta un elemento di arbitrarietà. e si sforza di rispettarne lo spirito. sia per una concomitante disuguaglianza della distribuzione delle fonti: tra la notevole abbondanza delle fonti tardoantiche e quella. Questa sproporzione si spiega sia per una volontà di coerenza. insieme a Giustiniano. l’Impero nel 641 aveva ormai acquisito la propria identità religiosa e linguistica. a partire dall’epoca di Giustiniano. giacché le radici del declino dell’Impero. ovvero una durata pari a quella trattata dagli altri due volumi messi insieme. inoltre. e i suoi confini. Ancora. diretto da Cécile Morrisson. tutto o in parte: Marie-France Auzépy. La situazione dell’Africa è sommariamente evocata nel primo capitolo di storia evenemenziale. essi restano identici. Ringrazio di cuore i colleghi che hanno accettato di rileggere questo libro. sono state inevitabili alcune sovrapposizioni con il primo volume. Vincent Déroche. che ha alimentato i quadri di queste istituzioni per tutto il corso dell’epoca in esame. è stato dato un ruolo in qualche misura più importante alla storia sociale. . Sophie Métivier. e ciò ha comportato alcune ripetizioni nella bibliografia e. perlopiù nella bibliografia generale. Allo stesso modo. Ai territori occidentali. in quanto si è voluto evitare di rimandare sistematicamente a esso. sono stati aggiunti un saggio sull’aristocrazia bizantina. più di rado. Béatrice Caseau. Allo stesso modo. Bernadette Martin-Hisard. l’indice permette di raccogliere le informazioni. nel testo. Dal momento che i fondamenti della civiltà bizantina erano stati gettati nel periodo tardoantico. Joëlle Beaucamp. limitando i riferimenti alle opere in altre lingue ai lavori di cui non esisteva l’equivalente nelle due lingue summenzionate. e al reclutamento dell’esercito. l’imperatore. Ci siamo sforzati di segnalare le traduzioni esistenti. analisi delle principali strutture. come il ruolo del commercio.1_Bisanzio II_I-LXXXII xx 7-07-2008 15:20 Pagina xx Premessa narrazione degli avvenimenti. fondamenti della civiltà e studi sulle regioni. Infine. Paule Pagès e Constantin Zuckerman. con l’eccezione dell’Italia. La struttura di questo volume è molto simile al precedente: presentazione dei lineamenti principali della storia evenemenziale. mentre gli studi sulle regioni sono più ridotti che nel volume precedente. Abbiamo privilegiato le opere in francese e in inglese. Talora in questa prima parte sono state inserite delle trattazioni di una certa lunghezza su argomenti che non erano trattati altrove: l’Africa perduta alla fine del vii secolo. poiché restarono poco sotto la dominazione bizantina e già intorno al 700 erano stati quasi completamente sommersi dalla conquista araba. viene presentato un numero limitato di fonti. Alle strutture tradizionali. anche se alcune più specifiche sono precisate nella bibliografia dei singoli capitoli. quando alcuni soggetti. per tenere conto della forte diminuzione del territorio bizantino. In linea di massima. sono dispersi in più capitoli. al finanziamento delle guerre quasi permanenti. La bibliografia deve limitarsi a presentare una scelta ridotta di una produzione immensa. e una descrizione del mondo rurale. non è stato dedicato alcun capitolo specifico. o i rapporti tra l’Impero e i crociati occidentali. che ha contribuito in maniera preponderante al rifornimento della megalopoli costantinopolitana. rispetto al primo volume. la Chiesa e l’esercito. 21 voll. AASS AB ACO AnnalesESC AOC BAR BBA BBS BCH BEFAR BHG BMGS BS BSl. Berlin Centro italiano di Studi sull’alto Medioevo. Spoleto «Comptes rendus de l’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres» Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium [13] Corpus Scriptorum Historiae Byzantinae [14] Dictionnaire d’archéologie chrétienne et de liturgie Dictionnaire d’histoire et de géographie ecclésiastiques Dumbarton Oaks Collection [34] Dumbarton Oaks Papers Le Dictionnaire de Spiritualité. Économies. Krüger Corpus Inscriptionum Graecarum. Paris 1932-95 . ByzF BZ CArch. Civilisations» Archives de l’Orient chrétien «British Archaeological Reports» «Berliner byzantinische Arbeiten» «Berliner byzantinische Studien» «Bulletin de Correspondance hellénique» «Bibliothèque des Écoles françaises d’Athènes et de Rome» Bibliotheca hagiographica graeca e Novum auctarium [90] «Byzantine and Modern Greek Studies» «Byzantina Sorbonensia» «Byzantinoslavica» «Byzantion» «Byzantinische Forschungen» «Byzantinische Zeitschrift» «Cahiers archéologiques» Corpus christianorum. a cura di P. Sociétés.1_Bisanzio II_I-LXXXII 7-07-2008 15:20 Pagina xxi Introduzione metodologica e bibliografica abbreviazioni di opere e riviste. Series graeca [10] Corpus christianorum. CCG CCCM CCM CFHB CI CIG CISAM CRAI CSCO CSHB DACL DHGE DOC DOP DS Acta Sanctorum [6] «Analecta Bollandiana» Acta conciliorum oecumenicorum [7] «Annales. Continuatio medievalis [11] «Cahiers de civilisation médiévale» Corpus Fontium Historiae Byzantinae [12] Codex Iustinianus. Byz.. L’Impero romano d’Oriente (330-641). Leiden 1960 sgg. ed. a cura di S. vi-ix Tabula Imperii Byzantini [2] «Travaux et Mémoires». I e II ed. a cura di J. Monogr.-P. JÖBG) Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio [15] Il mondo bizantino. Morrisson. Monographies «Transformation of the Roman World» Variorum Reprints (Collected Studies) Veröffentlichungen der Kommission für die Tabula Imperii Byzantini «Zbornik Radova Vizantolo‰kog Instituta» . a cura di J. Series graeca. Braccini.Collège de France «Travaux et Mémoires». Series latina. I. Migne Patrologia orientalis [19] Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft [781] «Revue des études byzantines» «Revue des études du Sud-Est européen» «Revue Historique» Recueil des Historiens des Croisades «Römische historische Mitteilungen» «Revue de l’histoire des religions» «Revue numismatique» rhalles-potles [20] «Rivista di studi bizantini e neoellenici» «Studies in Byzantine Sigillography» «Sources chrétiennes» [21] Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. Cnrs . Periodica» The Oxford Dictionary of Byzantium [121] Patrologiae cursus completus. a cura di Schoell-Kroll «Orientalia Christiana. Novellae. Analecta» «Orientalia Christiana. Ronchey e T. a cura di C. Torino 2007 «Mélanges de l’École française de Rome. Moyen Âge» Monumenta Germaniae Historica Corpus Iuris Civilis III. «Fontes Minores» «Greek Roman and Byzantine Studies» Histoire du christianisme des origines à nos jours [114] Hommes et richesses dans l’Empire byzantin [489] «Istanbuler Mitteilungen» «Jahrbuch der österreichischen Byzantinistik» (prima del 1969. Migne Patrologiae cursus completus.-P. OCA OCP ODB PG PL PO RE REB RESEE RH RHC RHM RHR RN RP RSBN SBS SC Scriptores TIB TM TM.1_Bisanzio II_I-LXXXII xxii 7-07-2008 15:20 Pagina xxii Introduzione metodologica e bibliografica DTC EEBS EHB EI FM GRBS HC IV e V Hommes IstMitt JÖB Mansi MB I MEFRM MGH Nov. TRW VR VTIB ZRVI Dictionnaire de théologie catholique Epeteris Hetaireias Byzantinon Spoudon Economic History of Byzantium [548] Encyclopédie de l’Islam. it.. g. A. Balard. i volumi finora pubblicati riguardano l’Egeo settentrionale. Licaonia. Le traduzioni. All’inizio di ciascun paragrafo. Atlas d’histoire de l’Église. e. Il Thesaurus Linguae Graecae (TLG) informatizzato. [4] riley smith j. Turnhout 1991. [1] talbert r. Billen. prefazione di J.000. fonti. l’Ellade. Hohlweg. francese rivista e introdotta da M.1_Bisanzio II_I-LXXXII 7-07-2008 15:20 Pagina xxiii Introduzione metodologica e bibliografica xxiii strumenti bibliografici generali. martin j. la Cappadocia.000 e 1:1. Wien 1976 (repertorio e commenti dei siti conosciuti tramite i testi e l’archeologia. Billen. Paflagonia e Onoriade. s. (a cura di). In questa sede non verranno ripresi sistematicamente gli strumenti bibliografici già forniti in MB I. latourette k. In questa sezione sono riunite le principali fonti per la storia bizantina del periodo in esame.. Paris 1996. Berger e J. si rinvia a MB I per la lista dei dizionari. in latino e nelle lingue orientali sono abbondanti e la selezione è necessariamente arbitraria. sia per la facilità di consultazione. Frigia. O. Licia. è uno strumento di lavoro indispensabile sia per la quantità di testi che include (in costante accrescimento). pur non sostituendo le edizioni critiche.. [2] Tabula Imperii Byzantini. Tracia. Sarà possibile completarlo con l’ultima edizione del Dictionnaire des auteurs grecs et latins de l’Antiquité et du Moyen Âge. Basingstoke 2005. The Palgrave Atlas of Byzantine History.000. Barrington Atlas of the Greek and Roman World. È possibile fruire di un repertorio ormai datato. quello di i. limitandosi a ricordare l’indirizzo del principale sito francese. In maniera analoga. Prinz. Quellenkunde zur Geschichte von Byzanz 324-1453. delle enciclopedie e delle storie della letteratura. Repertori. Les églises chrétiennes hier et aujourd’hui. college-de-france/chaires. con eccellenti carte in scala 1:800.-D. Atlas des croisades. Isauria. Topografia. ed.. Buchwald. Pisidia.000). vengono sistematicamente indicate. se necessario. Galazia. che presenta collegamenti con gli altri siti bizantinistici francesi e stranieri: www.. [5] jedin h. Wiesbaden 1982. Princeton 2000 (eccellente cartografia in scala 1:500. tradotto e aggiornato da J. Le fonti in greco. la Tessaglia. saranno fornite informazioni complementari. Turnhout 1990. Panfilia). nel caso ne esistano. Cilicia. weiss. karayannopoulos. Nicopoli e Cefalonia. . [3] haldon j. al quale si rinvia per le biblioteche e i siti online.. a cura di W. di testi agiografici). Berlin 1914-40. [23] «Subsidia hagiographica». [25] allen j. d. (in parte digitalizzato su www. edizioni di riferimento per numerosi storici bizantini. latina. [14] Corpus Scriptorum Historiae Byzantinae. ma alcune edizioni restano insostituite). Paris poi Louvain 1903 sgg. [15] mansi j.. alcune serie sono accompagnate da una trad. [6] Acta Sanctorum. con trad. con trad. a cura di J. Washington DC 1981.(la pubblicazione degli archivi conservati nei monasteri del Monte Athos. 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Vari pretendenti. fu costretto nell’autunno del 641 a consegnare la città nelle mani del generale arabo ‘Amr. assunse il governo dell’Impero. lasciando l’Impero in una situazione critica tanto all’interno quanto all’esterno dei confini. patriarca di Alessandria. il quale l’aveva privata del potere soltanto per venire eliminato a sua volta. Kaplony 130].2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 5 jean-claude cheynet i. all’epoca un fanciullo di appena 14 anni. moriva di malattia dopo soli tre mesi di regno. Nel gennaio del 641 Eraclio muore. Costantino III. Il maggiore degli eredi di Eraclio e già suo successore designato. Ciro. Appunto per tentare di stornare tale pericolo l’imperatore vi aveva fatto sbarcare le truppe di stanza in Tracia. Bisanzio sulla difensiva: la stabilizzazione delle frontiere (dal vii secolo alla metà del ix) 1. nel 644. L’avanzata dell’Islam1. Le regioni dell’Impero maggiormente sottoposte alla minaccia araba erano tre: l’Africa. Fu a quel tempo che Costante II. L’Africa costituiva un altro importante granaio. Ormai gli imperatori non hanno che lo scopo di contenere le offensive degli Arabi che giungono a minacciare la stessa Costantinopoli [Bonner 124. figli di letti diversi. mentre tentava d’impadronirsi del trono. al quale lo stesso califfo ‘Umar aveva affidato il compito di amministrare il paese conquistato. per lo Stato bizantino fonte primaria di approvvigionamenti granari e fiscali. ma si era inimicata le guarnigioni d’Oriente al comando di Valentino. benché certo più modesto dell’Egitto. la Cilicia e l’Armenia. rappresentava un’altra preda appetibile per . Sul fronte delle invasioni. Costante II agisce con determinazione allo scopo di salvare quel che si può. alla morte di Eraclio gli Arabi musulmani erano sul punto di impadronirsi dell’Egitto. a) Il fallimento delle controffensive bizantine. che a titolo eccezionale era stato nominato governatore dell’Egitto. poi respinte dagli Arabi i quali avevano ricevuto rinforzi a seguito dello sfondamento del fronte persiano. ar rd Corinto Slavi Gortina ellade Slavi Carta 1. L’Impero intorno al 750 circa. creta Gangra Mar Nero Alessandria Rodi Mira Sinada Amasea cipro Cesarea Tripoli Eufrate Gerusalemme Damasco Kur Mosul Ti gri califfato omayyade califfato omayyade Trebisonda Costanza Seleucia Tiana Amorio Iconio anatolici Claudiopoli Nicomedia opsikion Ancira Mileto tracesi Smirne Parion Costantinopoli tracia Filippopoli Anchialo Dristra B u lgari D io b anu califfato omayyade Mare Mediterraneo Condominio arabo-bizantino Confini dei temi Siracusa Reggio Va Tessalonica Skopje Otranto Durazzo Nissa Slavi Sirmio Cherson 13:50 sicilia ico ria t Ad Sava 7-07-2008 L on g ob ar d i Napoli re Ma Drava C azari 2a_Bisanzio II_1-76 Pagina 6 . desiderosi di stabilirsi in quella ricca provincia da quando. salvaguardando tuttavia l’Anatolia. senza dubbio. costringendo il sovrano a riparare nel Khorasan e facendo fallire il suo tentativo di alleanza con i Turchi. succeduto a ‘Umar –. infine.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 7 Bisanzio sulla difensiva 7 via del fatto che il suo possesso avrebbe potuto far sperare in una controffensiva indirizzata su Antiochia e sul resto della Siria. era a questo punto libero di sferrare le prime offensive sull’Anatolia e sulle isole del Mediterraneo. dopo essersi aperti il cammino verso l’altopiano iranico nel 642 con la vittoria riportata a Nihawand sul sassanide Yazdagirt. mettendo a profitto l’esperienza maturata durante la spedizione di Manuele. nel 642. I musulmani. ribellatosi nella speranza di rinnovare il successo di Eraclio. In compenso. . ma successivamente acconsentirono a ritirarsi non senza aver ottenuto il pagamento d’un enorme tributo. La cronologia delle operazioni di guerra condotte dagli Arabi in Persia permette di comprendere quali truppe arabe fossero disponibili per fronteggiare gli eserciti bizantini. avevano deciso di munirsi d’una flotta militare. mantenere il controllo sugli altopiani armeni significava sottoporre la Mesopotamia a una minaccia. non pareva un piano irrealizzabile. Nel 645. continuavano a opporsi all’occupazione araba. le sue esigenze fiscali. Il generale Mu’awiyya. Gli Arabi si erano rafforzati giacché. saccheggiata in due riprese nel 649-50 e nel 654. avevano celermente portato a termine la conquista della Libia e sottomesso le locali tribù berbere. erano riusciti ad aver ragione dei loro avversari abbattendone le ultime resistenze grazie alla complicità del comandante di uno degli ultimi eserciti persiani. era celebre per aver sempre rifornito di buoni combattenti gli eserciti imperiali. nei territori in cui delle popolazioni ribelli. L’imperatore fu più fortunato in Africa. nominato da ‘Umar governatore della Siria – ruolo che conservò anche sotto il califfato di suo cugino ‘Uthman. prima fra tutte Cipro. La sconfitta e la morte del monarca sassanide portarono al crollo definitivo del regno persiano. Riconquistare l’Egitto da poco sottomesso. Per lo Stato bizantino. nel 647 attaccarono e sconfissero a Sufetula l’esarca Gregorio. L’Armenia. che cessò di esistere nel 652. accolto con favore dalla popolazione cittadina ma incapace di tenere le posizioni nel momento in cui ‘Amr passò al contrattacco tornando in forze l’anno successivo. i Mardaiti. che mal tollerava l’autorità del califfo e. tenendo conto che gli Arabi non disponevano ancora di una flotta. un esercito al comando del generale Manuele era sbarcato senza incidenti a Alessandria. gli Arabi avevano aperto un nuovo fronte e. che sembra si siano convertite piuttosto rapidamente alla nuova religione. l’armeno Teodoro Restuni. Costante II. Un concilio tenuto a Dvin nel 648 confermò il definitivo rifiuto dei canoni calcedonesi da parte della Chiesa armena. Soltanto tra le montagne del Libano. sconvolto in alcun modo il vigente sistema fiscale. L’accordo stipulato da Restuni non fu accolto con unanime favore dai principi locali. Nelle province da poco occupate dagli Arabi. tuttavia. facendo numerosi prigionieri. i Mardaiti continuarono a compiere scorrerie che preoccuparono a lungo i califfi. potevano essere restituiti alla libertà – si islamizzò. Questa campagna. mentre il resto continuò a sopportare il giogo imposto dai conquistatori. nel 677. Anastasio Sinaita ha descritto le condizioni in cui versavano all’epoca i fedeli. giacché il tributo da essi reclamato era rappresentato da una somma negoziabile e. si erano limitati a esigere dalle truppe armene che fossero disposte a difendere il loro paese. ovviamente in funzione anti-bizantina. se da un lato rese evidenti le difficoltà incontrate dal nemico nel concretizzare un piano di conquista dell’Armenia. che – specialmente i residenti nelle province armene occidentali – guardavano in gran parte ancora a Costantinopoli. massiccia offensiva araba. in luoghi più propizi alla resistenza. nel 653. nel corso d’una nuova.2a_Bisanzio II_1-76 8 7-07-2008 13:50 Pagina 8 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo Il 5 ottobre 641 gli Arabi avevano espugnato Dvin. senza pretendere che sul territorio rimanessero di stanza contingenti armati. eletto dai Bizantini governatore della paese. era giunto di persona in Oriente. riuscì ad annientare uno dei corpi d’armata musulmani. I Bizantini da allora si sforzarono di non contrariare i principi armeni per evitare il rischio di defezioni e alleanze con gli Arabi. in seguito. senza dubbio. Tuttavia già nel 643. Le prime richieste degli Arabi furono modeste. a dispetto delle pressioni esercitate da Bisanzio sull’Armenia quando. ricordando la riscossa di Bisanzio che aveva infine visto Eraclio trionfare sui Persiani. I vincoli tra l’Impero e le sue antiche province si allentarono senza dubbio più lentamente di quanto la rapidità della conquista possa far so- . in particolare quando questi ultimi vennero a risiedere nella vicina Damasco. grazie alla conversione volontaria. una minoranza dei quali –in parte prigionieri di guerra che. Teodoro Restuni optò per la sottomissione al califfo. sede del patriarcato d’Armenia. forse per breve tempo ravvivata alla notizia della sconfitta di Mu’awiyya dinanzi a Costantinopoli. i quali non avevano né modificato i quadri amministrativi del paese né. il trascorrere dei decenni fece svanire anche questa speranza. la popolazione non dovette accettare con troppa difficoltà l’insediamento degli invasori. una volta evacuata la regione dalle truppe bizantine. rivelò d’altro canto alle popolazioni locali l’energia dell’offensiva araba. alla testa di un poderoso esercito. I cristiani in un primo tempo attesero il ritorno del basileus. ma si concorda generalmente che la sua morte sia avvenuta nel 661. L’anno seguente. contrassegnati ancora in base agli anni di regno dell’imperatore. governatore della Siria. La libera circolazione dei mercanti fra le due potenze non fu mai del tutto interrotta. parte della Tracia. ove fece prigionieri numerosi Slavi. Costante II ottenne da Mu’awiyya. Sembra assai verisimile che Costante II avesse concepito. L’Impero poté però godere ancora d’un po’ di respiro a causa di una sconfitta subita in Armenia dagli Arabi. come possono testimoniare le fonti della Cronaca di Teofane. Simboli dell’antico governo. L’imperatore ebbe così il tempo di liberare. Nel corso dei quasi cinque anni successivi all’assassinio di ‘Uthman. giudicava fosse finalmente giunto il momento dell’assalto definitivo a Bisanzio. continuarono ad affrontarsi. anch’egli pretendente alla successione califfale. Il progetto era forse connesso alla notizia della definitiva vittoria conseguita da Mu’awiyya su ‘Ali. nel 658. quali le consuetudini monetarie o le misure di datazione dei documenti. La capitale bizantina continuò a tenersi informata sui fatti di Siria e di Palestina. che temeva di essere attaccato alle spalle. Grazie agli arsenali siriani ed egiziani. oltre a uno schiavo e a un cavallo per ogni giorno di tregua. poteva ormai disporre di una flotta. non scomparvero immediatamente. gli eserciti di Mu’awiyya e del suo rivale ‘Ali. ma le conoscenze di cui disponiamo relativamente a questa fase di transizione permangono ancora troppo frammentarie.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 9 Bisanzio sulla difensiva 9 spettare. b) Abbattere l’Impero. in termini più ampi. e dal 654 preparava un attacco diretto contro la capitale bizantina. L’anno seguente. Costante II salpò per Tessalonica a capo di una flotta. nel 656. i quali dovettero altresì fronteggiare nello stesso periodo una violenta rivolta nella Media e soprattutto la guerra civile scoppiata in seguito all’uccisione del califfo ‘Uthman. Dopo la disfatta della Persia Mu’awiyya. dirigendosi quindi verso Atene pri- . che presupporrebbe la presenza di numerosi monaci palestinesi a Costantinopoli fino all’inizio del ix secolo. un vasto disegno inteso a riequilibrare l’assetto dell’Impero rinforzando le province d’Occidente. che faceva presagire la ripresa dell’offensiva araba? La data dell’assassinio del califfo ‘Ali non può essere determinata con precisione. la flotta araba si era già dimostrata in grado di trionfare al largo delle coste della Licia su quella di Costante II. affidato al figlio il governo di Costantinopoli. riaffermando la sua autorità sui territori balcanici ancora controllati dall’Impero. una momentanea cessazione delle ostilità dietro il versamento di un tributo di 1000 nomismata. per poi – in autunno – raggiungere la Sicilia.2a_Bisanzio II_1-76 10 7-07-2008 13:50 Pagina 10 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo ma di approdare. uno sguarnito centro urbano posto sul litorale meridionale del Mar di Marmara. Costantino IV. tutto sommato. Mu’awiyya moltiplicò allora le spedizioni: l’Impero perdette la Cilicia e Tarso. compiuto nell’autunno del 668 da un armeno. Nel 676. mirante a distruggere l’ultimo Stato organizzato che ancora resisteva ai cavalieri di Allah. nel 670. gli Sclaveni. giunse in Sicilia per far rimpatriare l’esercito che. sferrando il loro primo attacco. Costantino IV. che mirava a conquistare Tessalonica. l’imperatore aveva deciso di risiedere in una delle rare province risparmiate dalle guerre e ancora molto ricche. La tensione che ne derivò in seno all’esercito bizantino fornì senza dubbio il pretesto per l’assassinio di Costante II. infine. Mzezio. difese il resto dell’Impero con difficoltà. rimasto erede dell’Impero. stratega di notevole esperienza e califfo ormai incontestato. e radunò la sua flotta munendola di fuoco greco. senza in effetti aver neppure tentato di liberare l’Italia meridionale dai Longobardi. In Italia. nella primavera successiva. a Taranto. per svernare. Fino a quel momento i Bizantini avevano. Stabilendosi a Siracusa. Perbundo. da vari indizi era possibile arguire che il califfo si accingeva a far ritorno al suo antico progetto. posero sotto assedio la città. contro la Sicilia. figlio del califfo. posto così sotto continua minaccia. comes dell’Opsikion. Rodi venne conquistata e vi fu dislocata una guarnigione araba. La partenza dell’esercito si rivelò peraltro funzionale alla strategia degli Arabi. Dopo un triennio di frequenti incursioni nelle regioni vicine alla capitale e la marcia attraverso l’Anatolia di un numeroso esercito al comando di Yazid. di cui si erano impadroniti. da cui poteva rapidamente intervenire tanto in Italia quanto in Africa. nel 674. fedele alla dinastia regnante. occupata già dal 670. Nell’esta- . Conducendo una serie di incursioni in profondità nel territorio nemico alcuni Arabi. aveva immediatamente provveduto a catturare e giustiziare l’ufficiale ribelle. resistito piuttosto bene rispetto agli ultimi anni del regno di Eraclio. i Longobardi erano giunti a Brindisi e a Taranto. vi venne catturato e messo a morte. un capo slavo. per vendicarsi. avevano trovato riparo a Cizico. D’altra parte. che tuttavia non ebbe seguito. A Roma fu ricevuto da papa Vitaliano. una poderosa flotta araba entrò nelle acque del Mar di Marmara compiendo per sei mesi scorrerie ai danni delle città costiere prima di far ritorno a Cizico. i quali non persero l’occasione di attaccare l’Africa e addirittura di saccheggiare Siracusa. ma cominciavano ormai a perdere terreno. La sua assenza consentì tuttavia ai musulmani di rinnovare con maggiore frequenza le loro scorrerie in Anatolia sotto la guida di Mu’awiyya. Costantino IV prese la risoluzione di combattere. nel frattempo. senza dubbio conclusa nel 679. aveva attraversato il Danubio. ma era stato sconfitto. in seguito alla morte prematura di Yazid. Asparuch. questi provvide a inviare una flotta in soccorso di Tessalonica. nessuna flotta da guerra vi avrebbe più potuto stazionare. costringendo Mu’awiyya a negoziare una tregua. Le basi navali arabe nel Mediterraneo – Cizico. i quali si erano diretti a loro volta a ovest. Il primo assedio di Costantinopoli da parte delle forze di Mu’awiyya era fallito. La vittoria di Costantino IV ebbe immensa risonanza poiché per la prima volta gli Arabi avevano subito una gravissima sconfitta. offrì l’opportunità di una controffensiva bizantina. incappò inoltre in una disastrosa tempesta. che non poteva permettersi di sostenere a lungo una guerra su un fronte se- . Fortunatamente per l’Impero. pressappoco l’attuale Ucraina. L’imperatore riprese possesso della Cilicia. i capi degli Slavi e perfino il qaghan degli Avari inviarono ambasciate allo scopo di felicitarsi con l’imperatore. che venne così liberata dall’assedio degli Sclaveni [Lemerle 91]. sulla rotta del ritorno. Più in concreto. rifiutandosi di lasciare le terre che aveva occupate. in base alla quale il califfo si impegnava a versare annualmente all’imperatore 216 000 pezzi d’oro. L’imperatore. aggravata dalle frequenti ribellioni sci’ite capeggiate dagli ‘Alidi. tale da impedire loro a lungo di tornare a vagheggiare un attacco in forze alla città imperiale. Il successo della politica estera di Costantino IV sarebbe stato perfetto se non fosse stato per il problema bulgaro. Occupando il loro territorio. i Cazari avevano dissolto la confederazione dei Bulgari. Dai territori balcanici. mentre la sua flotta continuò a compiere lungo la costa siriana scorrerie che cessarono solamente quando egli accettò infine l’offerta di un incremento del tributo annuale. Costantino IV si era mosso contro di lui alla testa di un esercito nel 681. Cipro venne smilitarizzata. 2. il califfato conobbe una crisi di successione presto degenerata in guerra civile che. Chio e Rodi – vennero riconquistate o evacuate dal nemico. Costantino IV riguadagnò in gran parte il terreno perduto durante le vicende del conflitto arabo-bizantino. guidando personalmente via terra una spedizione che liberò i dintorni della metropoli balcanica. Il temporaneo rinnovamento dell’Impero. i Bizantini bruciarono parte della flotta nemica. oltre a 50 schiavi e ad altrettanti cavalli pregiati.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 11 Bisanzio sulla difensiva 11 te del 677. Il loro khan. propostagli nel 685 dal califfo ‘Abd al-Malik. e il prodotto della fiscalità insulare fu spartito a metà tra gli avversari. che fu costretta alla ritirata e che. Costantino riuscì a sistemare la questione monotelita durante il concilio di Costantinopoli. Gli sforzi fatti allo scopo di conciliarsi. perdevano di interesse nel momento in cui le genti occidentali continuavano fermamente a professare la loro adesione al credo di Calcedonia. guidati da Kuber. decise di rompere in maniera più netta con le tradizioni ereditate da Bisanzio. popolazioni orientali ormai sottoposte a una dominazione araba che. Con il tempo. in due riprese. Giustiniano II condusse una vasta spedizione lungo la via Egnatia. e dagli Zubayridi in Arabia. tuttora debilitato per via delle guerre civili accese in Mesopotamia da Mukhtar. Giu- . tranquillo sul fronte arabo. ma una reazione militare lo fece presto desistere dal tentativo. finendo per abbandonare la propria lingua prototurca. nel 680-81. facendo numerosi prigionieri slavi che provvide a deportare in Bitinia e che arruolò in massa nel suo esercito. Vinti finalmente quanti si ribellavano al suo governo. Costantino IV concedeva di insediarsi presso Tessalonica. che divenne la loro prima capitale. ‘Abd al-Malik non protestò contro il ristabilimento dell’influenza bizantina in Armenia e negoziò. essi assorbirono i numerosi Slavi che li avevano preceduti. nonostante i recenti successi. su cui non figuravano più né l’effigie imperiale né il busto di Cristo.2a_Bisanzio II_1-76 12 7-07-2008 13:50 Pagina 12 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo condario. poteva ritenere ormai giunto il momento di riprendere l’offensiva contro il califfato. Gli imperatori considerarono la compagine bulgara alla stregua di uno stato cliente. dovette così concedere ad Asparuch le terre comprese tra il Danubio e l’Emo oltre al pagamento di un tributo. ma ottenne che i Mardaiti libanesi andassero a stabilirsi all’interno dei confini dell’Impero liberandosi così d’una fonte di continue preoccupazioni. Nel 688. ove durarono fino al 692. procedette ad arabizzare l’amministrazione ed emise una nuova moneta. attraverso il favore riconosciuto a tale dottrina. L’imperatore si diede inoltre da fare per consolidare la sua posizione all’interno dell’Impero provando a deporre dal loro rango i co-imperatori suoi fratelli. Allo stesso modo. Nel 685 Giustiniano II. I Bulgari stabilirono perciò un campo permanente a Pliska. In altro ambito. da Costantinopoli a Tessalonica. il d¥nÇr. da sovrano energico qual era. sempre preoccupato di rinforzare i territori più vicini alla capitale. Ad altri Bulgari. l’imperatore trasferì in Bitinia anche una parte della popolazione cipriota. un trattato che rinnovava il tributo da versare all’Impero. non pareva affatto dovesse essere rimessa in causa. ‘Abd al-Malik. fece in modo d’imporre come unico erede al trono suo figlio. assurto al potere all’età di 16 anni. Nondimeno. al quale aveva dato il nome indubbiamente allusivo di Giustiniano. di conseguenza. fra il 685 e il 687. rifiutando il tributo inviatogli. L’imperatore si vendicò vendendo come schiavi gli Slavi sopravvissuti. e l’esercito imperiale non fu più capace di impedire le scorrerie nemiche in Cilicia e nel Tauro. già stratego degli Anatolici. Nel 695. in occasione del quale vennero promulgati diversi canoni senza tuttavia tener conto delle consuetudini degli Occidentali. tuttavia. e proprio nel momento in cui le forze di questi ultimi potevano nuovamente godere di condottieri efficienti come Maslama. provocando ogni volta in seno all’esercito epurazioni particolarmente controproducenti sotto il profilo della continuità della resistenza bizantina agli Arabi. Giustiniano II riunì un concilio nel 691-92. La deposizione di Giustiniano II aprì un periodo di instabilità pregiudiziale per l’Impero che. 3. Papa Sergio sconfessò i suoi legati e disconobbe l’autorità del concilio. La minaccia del disastro finale. le necessità belliche avevano già avuto come conseguenza un inasprimento della pressione fiscale. ciascuno destituito con la violenza dal suo successore. quando Giustiniano II riprese il potere. ben sei imperatori si avvicendano sul trono di Costantinopoli. una rivolta a Costantinopoli portò al trono Leonzio. che capitanò una serie di spedizioni nel cuore dell’Anatolia. dopo l’arretramento degli anni quaranta del vii secolo.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 13 Bisanzio sulla difensiva 13 stiniano II ne fece un casus belli. Giustiniano II inviò a Roma un suo rappresentante incaricato di imprigionare il papa. dal momento che erano pochi i vescovi latini presenti. fu mandato in esilio. era riuscito più o meno a mantenere le sue posizioni. giustificato per di più dal fatto innegabile che fino a quel momento i loro sforzi tributari erano serviti a finanziare soltanto delle sconfitte. suscitando il malcontento delle élites. nel 692 fu vinto in battaglia dagli Arabi a Sebastopoli. come nel 699 Eraclio. ma perse quanto aveva conquistato fino allora: l’Armenia passò sotto l’autorità del califfo. però. ostile all’autorità imperiale. . Quando. D’altra parte. gli eserciti di stanza a Roma e a Ravenna presero le parti di Sergio. e Giustiniano II. manifestando in questo modo l’emergere in Italia centrale d’un nuovo sentimento unitario. fratello dell’imperatore Apsimaro. noto successivamente come in Trullo o Quinisesto. Vi furono anche tra i Bizantini uomini di guerra capaci di infliggere sconfitte al nemico. dopo aver subito l’amputazione del naso. Fra il 695 e il 717. tradito proprio nel vivo del combattimento dal contingente dei suoi Slavi. che però venne giustiziato insieme al suo stato maggiore nel 705. i porti avevano cessato di essere utilizzati. sferrarono una nuova offensiva nel cuore della Bizacena. di cui gli esarchi avevano ottenuto il sostegno. La perdita dell’Egitto. lasciò l’Africa esposta alle incursioni da Oriente. approfittando della confusione che regnava in Occidente a seguito dell’assassinio dell’imperatore Costante II a Siracusa. nel corso del vii secolo. si è mantenuta assai più a lungo. capo di una coalizione berbero-bizantina. gli Arabi. Nel 669-70. Furono così gettati i fondamenti per la costituzione di una base musulmana permanente nella stessa Africa. erano però ampiamente cristianizzate. inducendone alcune a converstirsi all’islamismo. benché avessero acquisito la loro indipendenza. L’Africa bizantina nel vii secolo era costituita da una regione molto meno estesa dei territori che avevano visto la riconquista giustinianea. guidati da ‘Uqba ibn Nafi’. Di fatto. Le tribù dei Mauri di Numidia. Negli anni 680 la vittoria riportata da Qusayla. le più ricche. Tali condizioni di fatiscenza spiegano le ragioni per cui la città antica dovette scomparire a favore di Tunisi durante i primi secoli di sovranità musulmana. anche se solo per pochi . del resto. Tuttavia la prosperità. La salvaguardia del paese. non dipendeva tanto da un esercito regolare quanto dalle tribù maure. su ‘Uqba ibn Nafi’. I Bizantini erano ormai confinati alla sola provincia d’Africa che aveva per centro Cartagine. che trovò la morte sul campo di battaglia. Il bilancio di questo ultimo quarto di secolo è disastroso. permise di respingere gli invasori. gli Arabi dovettero essere ostacolati più dalla resistenza dei Berberi che dai Bizantini stessi. Dopo una riconquista difficile. a quel che pare. di quel che si credesse un tempo: gli Arabi stessi si rallegrarono del copioso bottino in oro che si erano procurati al momento della conquista. sostenuta da una produzione ancora abbondante di grano e di olio. presto seguita dall’abbandono della Cirenaica.2a_Bisanzio II_1-76 14 7-07-2008 13:50 Pagina 14 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo a) La perdita dell’Africa. poiché le antiche dimore a peristilio erano state occupate da costruzioni modeste e. la moneta d’oro battuta a Cartagine non aveva subito sensibili alterazioni prima della caduta della città. si erano ritirate nelle città delle due province della pianura. l’Africa bizantina aveva conosciuto finalmente una certa stabilità che aveva consentito all’impresa di Eraclio di essere coronata dal successo nel 610. Le guarnigioni bizantine. I capi musulmani entrarono così in contatto con le tribù maure la cui recente cristianizzazione rimaneva superficiale. a Qayrawan. la Bizacena a sud e la Proconsolare a nord. sia quelle attestate nelle province bizantine dell’interno sia quelle della vicina Numidia. La metropoli era in declino. i Rum cui alludono le fonti arabe della conquista. Del resto. nonostante una rivolta nel 702. parevano pronte alla dissidenza. Baleari. drungario della flotta. si rifugiarono in massa in Sicilia lasciando le loro comunità prive d’un pastore. da Ravenna a Cherson. che privò l’Impero del grano africano e lasciò esposto alla conquista il ricco tema di Sicilia. il quale depose Leonzio nel 698 assumendo il nome di Tiberio III. indubbiamente a motivo del fatto che i suoi quadri dirigenti. La definitiva conquista araba dell’Africa fu tuttavia ritardata ancora dalla resistenza opposta da altre tribù di Mauri. Il cristianesimo africano. Sardegna. fatto tantopiù grave in quanto il monachesimo africano. le truppe arabe scacciarono definitivamente i Bizantini dalla Cilicia e fortificarono Mopsuestia. s’impadronì verso il 695 dell’intera provincia e della stessa città di Cartagine. dal passato così glorioso. Durante questo lasso di tempo. così come provvisoriamente anche la Lazica. In Oriente l’Armenia. l’imperatore Leonzio. Della prefettura d’Africa altro non rimaneva che le isole. al-Kahina2. i marinai proclamarono imperatore Apsimaro. poco sviluppato. Nei primi anni dell’viii secolo. come già il suo illustre predecessore Giustiniano. al-Kahina fu finalmente sconfitta. Corsica. dovendo tuttavia ritirarsi dinanzi al sopraggiungere di rinforzi arabi. fra cui i vescovi. guidate da una «profetessa». si indebolì più rapidamente che in Oriente. Dopo una vittoria conseguita dalle tribù di al-Kahina. considerate alleati molto affidabili. furono tenute sotto saldo controllo dagli Arabi. Il califfo ‘Abd al-Malik inviò in Africa – al comando di un immenso corpo di spedizione – Hasan ibn an-Nu’man al-Ghassani il quale.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 15 Bisanzio sulla difensiva 15 anni ancora. Le località periferiche dell’Impero. grazie all’appoggio fornitogli dalle tribù maure di Libia. fece sbarcare in Africa un esercito che riprese temporaneamente possesso della capitale della provincia. Nell’800. b ) La preparazione del secondo assedio di Costantinopoli. desiderose di salvare la loro indipendenza. In quest’ultima città sarebbe scoppiata la rivolta che. aprendo la via del Maghreb ai conquistatori [Modéran 135]. Tiberio III era stato a sua volta rovesciato da Giustiniano II. Ne risultò la perdita definitiva dell’Africa. che egli ricompensò innalzandolo alla dignità di cesare. e l’Iberia. la Sardegna riconosceva ancora l’autorità dell’Impero. eliminando una . Sulla via del ritorno. Tervel. che progressivamente abbandonarono l’orbita bizantina senza violenza. il quale era riuscito a rientrare a Costantinopoli grazie a uno stratagemma e forte dell’appoggio assicuratogli dal khan dei Bulgari. non poteva supplire a questa mancanza. rendendo la provincia una base per l’espansione nell’altopiano anatolico. disperdendo il naviglio avversario. defezionò schierandosi con Leone III. Il suo predecessore.2a_Bisanzio II_1-76 16 7-07-2008 13:50 Pagina 16 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo volta per tutte Giustiniano II nel 711. offrì agli uomini dell’imperatore maggiori possibilità di manovra. Gli Omayyadi reputarono fosse giunto il momento propizio per riprendere l’offensiva contro Costantinopoli. benché le truppe fossero numerose. dalle forze di terra e di mare del califfo. Gli Arabi furono costretti a svernare. In primavera. due forti contingenti militari arabi penetrarono in Asia Minore per assediare la capitale. Leone negoziò un accordo con Maslama. Nel 716. si era ribellato al governo centrale con la complicità d’un collega. Leone. Il nuovo imperatore venne assediato. Anastasio. causando forti perdite tra le loro file. volle restaurare il monotelismo e. nel luglio del 717. al quale aveva dato in sposa sua figlia. qualora avesse cinto la corona imperiale. aveva provveduto a rinforzare le difese marittime e a immagazzinare provvigioni in previsione di un lunghissimo assedio. il vittorioso avversario di Giustiniano II. Questi tesero una serie di fortunate imboscate in Bitinia ai danni dei rinforzi musulmani che stavano sopraggiun- . venne rovesciato nel giugno del 713 a favore di un civile. Maslama. avrebbe riconosciuto la sovranità del califfo. Anastasio. mentre il fuoco greco. composti di cristiani. cacciato a sua volta nel 715 da Teodosio III. riuscendo così a evitare lo scontro diretto con gli Arabi e a entrare in Costantinopoli nella primavera del 717. proprio mentre lo stratego degli Anatolici. mentre il naviglio arabo gettò l’ancora senza incidenti dinanzi alle coste della Licia per rifornirsi di legname d’opera. rendendosi di conseguenza impopolare. che riuscì a bruciare alcuni legni del nemico. lo stratego degli Armeniaci Artavasde. facendogli intendere che. Le mura di terra dissuadevano gli Arabi dall’osare un attacco diretto e venne così messo in opera il blocco navale. rialzò il morale degli assediati. attraversò l’Anatolia senza incontrare alcuna sostanziale resistenza. molto superiori per numero alle truppe a sua disposizione. Il consolidamento isaurico (717-80). dopo che Teodosio III ebbe rinunciato al potere per abbracciare la vita monastica a Efeso. ma una parte degli equipaggi. i viveri scarseggiassero e l’inverno si rivelasse particolarmente rigido. figlio di ‘Abd al-Malik e governatore di Armenia3. ma una piccola vittoria della marina bizantina. L’instabilità politica giunse al suo apice nel momento in cui Filippico. avrebbe posto fine alla dinastia di Eraclio. imponenti rinforzi giunsero dall’Egitto e dall’Africa. 4. senza venire ulteriormente disturbato. La disputa sulle immagini non costituiva l’unico punto del contenzioso che separava Roma dall’Impero. Leone III non prese altre iniziative.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 17 Bisanzio sulla difensiva 17 gendo via terra attraverso l’Asia Minore. Grecia. Gregorio III. pp. e nel 730. Il trionfo di Leone era completo. presa dai Longobardi che in Liutprando avevano trovato un sovrano energico e vittorioso. levò l’assedio nell’agosto del 718. rigettando l’iconoclasmo. Quello stesso anno. l’una in Sicilia. lasciò la cattedra costantinopolitana per terminare i suoi giorni in monastero. la flotta musulmana venne distrutta da una tempesta. come per i suoi contemporanei. l’ex imperatore Anastasio. nel 740. tutta- . Leone aveva respinto una offensiva dei marinai dell’Ellade e del tema dei Carabisiani. tantopiù che nel 726 una terribile esplosione vulcanica avvenuta nei pressi dell’isola di Thera aveva ricoperto le coste egee con una coltre di fumo e di ceneri. Gangra. informandone con una lettera sinodale papa Gregorio II. il quale perdette temporaneamente la sua capitale. nel corso di una solenne udienza. Per l’imperatore. Peloponneso). le scorrerie arabe continuavano. la porta del Gran Palazzo [Auzépy 123]. in data imprecisata. Sulla rotta del ritorno. Cesarea. Nel momento in cui ormai tutte le antiche eresie erano state confutate. Aveva perciò ordinato di rimuovere l’effigie del Cristo che ornava la Chalke. i cui contingenti continuavano a essere falcidiati dall’epidemia e attaccati alle spalle dai Bulgari. tali difficoltà rappresentavano altrettanti segni dell’ira divina. v. Durante il suo regno. defraudò il papa degli importanti benefici ecclesiastici che gli derivavano dai territori siciliani e calabresi. che avevano sostenuto un usurpatore. Il patriarca Germano. l’altra scoppiata nella capitale stessa e fomentata dal suo predecessore. Il suo successore. e per poco non s’impadronirono di Nicea nel 727. Leone III non recò alcun aiuto all’esarca di Ravenna. Leone credette di ravvisare nella venerazione eccessiva tributata alle icone la causa di tale collera. Sul piano militare. che gli succedette in carica. deliberando inoltre di adattare la geografia ecclesiastica al quadro politico e di riunire al patriarcato di Costantinopoli la parte orientale dell’Illirico (Macedonia. dichiarò la sua ostilità al culto delle immagini. che insisteva sulla venerazione esclusiva della croce. la fece addirittura condannare da un sinodo nel 731. Gli Arabi continuarono tuttavia a dominare incontrastati per terra: devastarono Iconio. Leone III. Anastasio. Finalmente Maslama. Le vibrate proteste del papa si fecero sentire ben oltre l’età dell’iconoclastia (cfr. ufficializzò la nuova dottrina. fino ad allora dipendente dal patriarcato di Roma. 100-1). il quale censurò l’iniziativa. e gli permise di aver ragione di ben due rivolte. Nel frattempo. cap. il che rappresentò dopo molti decenni il primo trionfo riportato in campo aperto dalle armi bizantine. per ripopolarsi. inducendo il loro capo ad accettare la conversione all’Islam. Tuttavia. verso il 737. Per buona ventura di Costantino V. danneggiando in parte anche le mura di Costantinopoli. per la ricostruzione delle quali Leone varò una nuova imposta dell’entità di un miliaresion –.2a_Bisanzio II_1-76 18 7-07-2008 13:50 Pagina 18 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo via. e un terribile terremoto nell’autunno del 740 – che fece crollare intere fortezze in Bitinia e in Tracia. Pare che l’usurpatore avesse anche giocato la carta del sostegno accordato agli iconoduli allo scopo di aumentare il numero dei suoi sostenitori. e in special modo la capitale che. grazie al quale l’Impero fu in grado di esercitare pressioni a nord del Caucaso dapprima sui Persiani. giacché questi nomadi erano attirati dalle ricchezze della Mesopotamia [Noonan 136]. scelse la figlia del loro qaghan come sposa per Costantino. e pose così fine a una guerra civile durata più di due anni. perché già impegnati essi stessi nei conflitti che costituirono i prodromi alla rivolta abbaside [Nichanian 429]. Malgrado tali rovesci. Leone III. dopo di che. dovette addirittura fare appello agli abitanti delle isole e dell’Ellade. il quale però. fu attaccato nel giugno del 742 dal cognato Artavasde che. il futuro califfo Marwan riuscì a sorprendere e a sconfiggere i Cazari. Nel novembre del 744 costrinse alla resa Costantinopoli. soccorso dalle truppe degli Anatolici e dei Tracesi. I Cazari costituivano sin dal regno di Eraclio un asso nella manica della diplomazia costantinopolitana. Entrambi gli avversari sollecitarono a turno l’appoggio del califfo omayyade. iconoclasmo contrapposto a iconodulia. Quando Leone III morì. quindi sul califfato. gli Omayyadi non ne poterono trarre alcun vantaggio. il bilancio del regno era soddisfacente. ricevuti rinforzi anche dal tema navale dei Cibirreoti. Nessuno poteva sapere che quella era . pur avendo condotto l’esercito bizantino alla vittoria durante l’estate del 741 impadronendosi di Melitene. Da parte sua Costantino. pose sotto assedio la capitale. l’erede al trono. era riuscito a farsi aprire le porte della capitale senza colpo ferire. radunate le truppe di Tracia e fatta correre la voce della morte del giovane imperatore. nel giugno del 741. riconoscendo l’importanza di tale alleanza. Una nuova epidemia di peste colpì l’Impero nel 747. Leone – insieme a suo figlio Costantino – sorprese uno dei loro eserciti nei pressi di Akroinos e lo distrusse completamente. nel 743 vinse in due scontri successivi Artavasde e suo figlio Niceta. ridotta alla fame. La contesa tra i due pretendenti al trono è indicativa dei contrasti che dividevano la società bizantina: rivalità regionali. la successione avrebbe dovuto in maniera assolutamente naturale passare a Costantino [Rochow 137]. Gli ultimi anni del . nel 755. completata con la sottomissione di sclavinie (regioni abitate da Slavi) in Macedonia. Sul mare. tantopiù temibili in ragione della capacità degli Arabi di mobilitare risorse finanziarie e umane. L’imperatore mirava a recuperare i possedimenti italici facendo affidamento su mezzi diplomatici. da più di vent’anni. riunito nel 754 nel Palazzo di Hieria. che si erano avvalsi degli eserciti arabi del Khorasan. quindi. rendendo così sicure le sue conquiste in Tracia e in Macedonia. e. Il concilio. condannò il culto delle immagini in un horos. documento che definiva il dogma professato unanimemente dalla Chiesa di Bisanzio. stabilendovi delle guarnigioni e garantendo così a Costantinopoli una difesa a distanza. I vincitori. venivano eletti tra gli avversatori delle icone. deportando dalla città espugnata un gran numero di prigionieri che fece insediare in Tracia. che intorno al 748-50 mobilitò le forze dell’intera ecumene islamica. Costantino ripopolò la Tracia. quindi non inviò contingenti militari alla difesa degli ultimi resti dell’esarcato di Ravenna. Costantino V beneficiò della rivoluzione abbaside. Costantino riprese l’offensiva nei Balcani. e a più riprese – nel 759 e soprattutto nel 763 – sconfisse i Bulgari. avanzò fino a Teodosiopoli agendo allo stesso modo. la marina dei Cibirreoti distrusse una flottiglia nemica nelle acque di Cipro. Costantino decise di riunire un concilio ecumenico sulla questione delle immagini. Costantino V aveva chiaramente considerato primaria la difesa di Costantinopoli. i califfi abbasidi si applicarono. facendo a meno di rappresentanti del papa ostile all’iconoclasmo. Nel 751 l’imperatore assediò Melitene. che andò perduto nel 751. contando sulla tradizionale amicizia dei Franchi. all’osservanza del jihad guidando spedizioni in territorio cristiano. L’imperatore poteva inoltre contare sull’appoggio incondizionato dei tagmata. ma. a maggiore distanza dal confine siriano. a testimonianza di quali fossero il valore degli uomini e la loro rarità. Forte dei suoi successi. non distolse papa Stefano II dal recarsi in Gallia a sollecitare l’aiuto di re Pipino. poiché gli Abbasidi stavano ancora provvedendo a consolidare il loro nuovo regime. da veri musulmani rigoristi. i corpi scelti che egli stesso aveva ricostituito e di cui sceglieva personalmente gli effettivi. Sul fronte orientale. in ultima analisi. giunta ormai al suo apogeo medievale. il trasferimento da Damasco a Bagdad significò che la distruzione dell’Impero di Bisanzio non rappresentava più un obiettivo prioritario.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 19 Bisanzio sulla difensiva 19 l’ultima occorrenza del fenomeno cominciato sotto Giustiniano I. ricollocarono il centro del califfato in Iraq fondando Bagdad. e convocando invece la maggioranza dei vescovi dell’Impero che. In un primo tempo. che succedette a suo padre senza incidenti nel 775. Per garantirsi la lealtà delle province. L’interpretazione delle lotte intestine che ebbero luogo durante il regno di Costantino V è resa difficoltosa dalla griglia di lettura imposta dalle fonti conservate. dal momento che l’opposizione alla decisione dell’imperatore era equiparata a un crimine di lesa maestà. che si era dimostrato ostile anche al culto della Vergine. benché la sua morte debba essere messa senza dubbio in relazione con la congiura del 766 che vedeva coinvolti parecchi alti funzionari prossimi al sovrano. Leone IV morì però nel 780. tutte iconodule ed evidentemente maldisposte nei confronti del sovrano. ma nel 774 riportò una nuova vittoria sul khan Telerig. L’energia dimostrata dalla contestazione iconodula è difficile da apprezzare. venne lapidato con l’approvazione dell’imperatore dalle scholae e dalla folla della capitale. lasciò da parte le personali posizioni di Costantino V. il quale venne umiliato pubblicamente prima di essere decapitato. il quale fu a lungo stratego dei Tracesi. le province di Tracia e di . pare abbia condotto contro i monaci una lotta senza quartiere. mai condannato dalla Chiesa. Michele Lacanodracone. rendendo impossibile continuare la spedizione via terra –. gli Abbasidi ripresero l’offensiva compiendo temibili scorrerie. soprattutto fra i membri dell’aristocrazia costantinopolitana e fra i monaci. Stefano il Giovane. È certo che ci fossero ancora ferventi iconoduli. Ottennero il potere nel momento in cui era in gioco l’esistenza stessa dell’Impero. Sul fronte orientale. cominciava sotto buoni auspici. grazie a una vittoria riportata da Michele Lacanodracone nella regione di Germanicea sugli Arabi nel 778 e all’insuccesso della loro offensiva sferrata l’anno seguente. Il più famoso tra questi. e tre quarti di secolo dopo gli Arabi. Il bilancio del periodo dei tre imperatori isaurici è notevole. e non può perciò passare per convinto iconodulo. soprannominato il Copronimo perché avrebbe lordato l’acqua del suo battesimo. Nel novembre del 765 un monaco. quantunque sempre pericolosi. erano tenuti a freno.2a_Bisanzio II_1-76 20 7-07-2008 13:50 Pagina 20 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo suo regno furono meno fortunati – una intera flotta inviata contro i Bulgari venne distrutta da una tempesta. La Vita di Stefano offre del monaco il ritratto di un martire dell’iconodulia. Nel 770 fu devastato il territorio degli Anatolici. Sta di fatto che il capo della Chiesa era stato scelto dall’imperatore al momento del concilio di Hieria. e nel 772 perfino gli eserciti riuniti dei temi d’Oriente non furono in grado di fermare sulla via del ritorno gli Arabi carichi di bottino. Leone IV. trasformando interi monasteri in scuderie per la cavalleria imperiale. Il suo regno pareva perciò promettere una certa distesione e. e per giunta lo stesso patriarca Costantino. i Bulgari soggiogati. Costantino faceva affidamento su alcuni strateghi fedeli. segno di un ritorno all’equilibrio delle finanze pubbliche. di divenire reggente per conto del figlio. facendosi sconfiggere dai Bulgari nel 792.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 21 Bisanzio sulla difensiva 21 Macedonia riorganizzate e ripopolate. già alto funzionario della capitale. aumentando al tempo stesso la sua popolarità per mezzo di sgravi fiscali. nel 741. sua vedova. L’imperatrice. di modo che Irene fece destituire e accecare Costantino nel 797. non senza aver preso la precauzione di allontanare le truppe con il pretesto di una nuova campagna contro gli Arabi. Ma lo Stato era ancora straordinariamente carente di uomini. Con l’aiuto del patriarca Tarasio. convocò un nuovo concilio a Nicea. non poteva trovare sostegno che presso gli avversari degli iconoclasti. senza dubbio numerosissimi nella capitale. ma i tagmata riuscirono a disperdere questa prima riunione. accumulò un errore dopo l’altro. la pressione degli eserciti tematici la obbligò a cedere il potere al figlio che. 5. chiamando a raccolta – inedita iniziativa – numerosi igumeni. e questo consentì di riorganizzare profondamente le strutture dell’Impero. Nel 790. L’anno successivo. Il nuovo esercito dei tagmata era stato messo alla prova e veniva. la promulgazione di un codice. a) Una nuova crisi del potere imperiale. Tale rinnovata sicurezza delle autorità ebbe per effetto. pare. Suo proposito era perciò epurare la Chiesa e i tagmata. Per assicurarsene la lealtà. l’imperatrice convocò nel 786 un concilio nella chiesa costantinopolitana dei Santi Apostoli. La prematura morte di Leone IV permise a Irene. Costantino VI [Lilie 134. regolarmente pagato. maltrattando il tema degli Armeniaci – che l’aveva sostenuto –. unica potenza universale dell’epoca. però. e le sue risorse rimanevano ben inferiori rispetto a quelle di cui poteva disporre il califfato abbaside. ripudiando la moglie per sposare la sua concubina e provocando così – per iniziativa di Teodoro Studita – lo scisma cosiddetto «mechiano». Alla ricerca dell’equilibrio (780-867). La stabilità politica – nonostante la guerra di successione di Leone III – era ormai consolidata. esercitando . primo tentativo di riorganizzazione delle leggi dal tempo di Giustiniano I. le due istituzioni-chiave del regime. fu indotta a trovare un accordo con gli iconoduli. che avrebbe voluto governare da sola e non essere sorvegliata né dai suoi cognati né dai congiunti di Costantino V. Treadgold 140]. Irene ottenne così che il culto delle icone venisse dichiarato conforme all’ortodossia e che l’alto clero si allineasse alla posizione difesa da Tarasio. l’Ecloga. guidò un esercito da Costantinopoli a Tessalonica per poi recuperare il Peloponneso. decidendo di fregiarsi del titolo imperiale nell’800. e riportò l’anno seguente una vittoria tale da persuadere i Bulgari a sottoscrivere una pace duratura. dal suo cranio ricavò un calice il khan vittorioso che. guidata da Harun al-Rashid. ma non dei Romani. succedutogli sul trono. Michele I Rangabe.2a_Bisanzio II_1-76 22 7-07-2008 13:50 Pagina 22 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo da sola il potere fin quando non venne detronizzata dal suo logoteta del genikon. scagliò la sua offensiva nell’809 e s’impadronì di Serdica (Sofia). accumulando bottino e facendo rispettare l’autorità imperiale. che vide affermarsi i Franchi sulla terraferma e prevalere i Bizantini sui mari. rinnovando le loro incursioni – fra cui una. il fedele eunuco di Irene. nell’811. coincidente con la sottomissione degli Slavi di Grecia e del Peloponneso. L’epoca non godette che d’un momento di splendore. divenne il difensore del pontefice romano. Carlo. giunse sino in Bitinia –. sul genero di Niceforo. la seconda delle quali. sostituendo così il debole Michele [Turner 139]. I Bizantini temettero in un primo tempo che il nuovo imperatore volesse marciare su Costantinopoli. e ciò causò una guerra a bassa intensità nelle regioni dell’Adriatico. fu acclamato imperatore con l’assenso del patriarca Niceforo. Niceforo rifiutò per giunta di riconoscergli il titolo di imperatore. si aprì la strada per Costantinopoli grazie a un nuovo trionfo riportato a Versinikia. al quale dovette pagare la capitazione per se stesso e per suo figlio Stauracio. Il nuovo sovrano difese Costantinopoli dall’assalto di Krum. re dei Franchi e ormai anche dei Longobardi. Niceforo. L’assai rapido indebolimento dei Carolingi contribuì tuttavia ad attenuare le tensioni sotto questo riguardo. Niceforo. si assiste ad una fase di indebolimento dell’Impero. In Occidente. Stauracio. in particolare per il controllo di Venezia. giacché l’imperatore stesso cadde sul campo di battaglia. dove si aspirava a un potere militare forte. già stratego degli Anatolici. Tale grave disfatta fu causa di un colpo di stato a Costantinopoli. Krum. che morirà nell’814. khan dei Bulgari. nell’813. Leone. il figlio del califfo. Dall’ascesa al potere di Irene fino all’815 circa. Infine. Il governo di una donna istigò gli avversari dell’Impero a riprendere l’offensiva. saccheggiata senza difficoltà la Tracia. fu più fortunato con Harun. Niceforo reagì con due campagne belliche. In seguito l’imperatrice sottomise gli . si risolse in un disastro. ad Aquisgrana i legati di Michele I acclamarono Carlo imperatore dei Franchi. Né il successore di Irene. nell’812. ormai califfo. Gli Arabi. pur lasciando loro buona parte delle loro conquiste. costrinsero l’Impero a versare loro un tributo. dopo una estesa consultazione ma contro il parere del patriarca Niceforo e di Teodoro Studita. Leone V – ma anche parecchi Bizantini con lui. Ne dovette soffrire particolarmente la flotta. il quale non disponeva che dei contingenti dell’Opsikion e degli Armeniaci. e anche se alcuni notori iconoduli vennero maltrattati da Teofilo: si possono citare il martirio di Eutimio di Sardi e la cattività del suo discepolo Metodio [Vita Euthymii 96]. da uccisioni o rovesciamento dei sovrani. che si erano ribellati. dopo la condanna dell’iconoclasmo. Leone V fece riunire un sinodo che rimise in vigore lo horos promulgato in occasione del concilio di Hieria. il trono passò a uno dei suoi antichi complici. dopo una guerra civile durata tre anni [Lemerle 132]. Niceforo vi rinforzò l’elemento greco ordinando un trasferimento di popolazione dalle isole e dall’Asia Minore. fra i quali senza alcun dubbio parte dello stato maggiore dell’esercito – aveva constatato che. Michele II l’Amoriano. ma la capitale gli rimase fedele obbligando così Tommaso a svernare in Tracia. e di consentire a una banda di musulmani originari dell’Andalusia. Michele ebbe infine ragione dell’avversario nell’823. gli affari dell’Impero. Un altro loro collega. Gli Slavi del Peloponneso settentrionale. di impadronirsi di Creta. ed esiliati ad Alessandria prima di venirne scacciati. Michele inviò il naviglio disponibile in .2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 23 Bisanzio sulla difensiva 23 Slavi della Tracia occidentale fino a Filippopoli. b) Il secondo iconoclasmo. era difficile. non sembravano affatto beneficiare dell’approvazione divina. La posizione di Michele II. benché tali territori venissero perduti dopo le vittorie di Krum. per quanto Teodoro Studita abbia dovuto subire comunque i rigori dell’esilio. Nell’815. due monaci palestinesi sulla fronte dei quali l’imperatore fece imprimere a fuoco dei versicoli satirici di ispirazione iconoclastica. segnati da pesanti insuccessi. principale rappresentante del monachesimo costantinopolitano e bitinico. si assicurò con grande rapidità l’adesione di gran parte dell’Asia Minore nel corso dell’821 e trovò appoggio preso gli Arabi. Tommaso soprannominato lo Slavo. nell’826. nonché il supplizio dei graptoi (i «marchiati»). Caduto Leone V vittima di una congiura di palazzo nel Natale dell’820. furono sottomessi alla metropoli di Patrasso. si presentò come vendicatore di Leone. ciò che permise agli Arabi d’Africa. La seconda fase dell’iconoclasmo fu alquanto diversa dalla prima. di sostenere in Sicilia un ribelle autoproclamatosi imperatore. connotandosi rispetto a questa come più intellettuale e temperata. facendosi quindi acclamare imperatore dai temi occidentali e dotandosi contemporaneamente di una flotta. Eufemio. per il quale si annunciava una lunga reggenza. benché la dottrina venisse ancora professata da una parte del clero a cominciare da Giovanni il Grammatico. la giovane vedova. L’imperatore ne fece battezzare a Costantinopoli il capo il quale. l’ultima personalmente guidata da un califfo. Dopo un esordio incerto. nel corso di un semplice sinodo – alle posizioni di Nicea II e intronizzare lo stesso giorno Me- . L’abbandono dell’iconoclasmo fu rapido. assunto il nome cristiano di Teofobo e insignito del titolo di patrizio. ritornare – l’11 marzo 843. L’esercito di Teofilo venne sconfitto da uno dei corpi d’armata nemici e poco mancò che l’imperatore stesso fosse fatto prigioniero dagli Arabi a Dazimon. Accresciute così le sue forze e messosi a capo di un potente esercito. Barda e Petrona. Giovanni il Grammatico. Fu un disastro più sotto il profilo psicologico che dal punto di vista militare (anche se il sovrano spedì delle ambasciate in Occidente per caldeggiare una cooperazione militare [Shepard 138]). l’imperatore s’impadronì di Sozopetra facendovi copioso bottino. Michele III. che avevano maturato esperienza come ufficiali [Herrin 127]. benché nell’831 Palermo cadesse infine in mano araba.2a_Bisanzio II_1-76 24 7-07-2008 13:50 Pagina 24 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo Sicilia. AlMu’tasim si vendicò l’anno successivo ponendosi al comando di una poderosa spedizione diretta in Anatolia. anch’egli iconoclasta convinto. giacché il tema dei Tracesi fu in grado con le sue sole forze di annientare una grossa banda di pirati arabi nel corso dell’estate dell’841. ritornò senza problemi a Costantinopoli e vi celebrò un trionfo. A Creta. Bisanzio dovette così lasciare campo aperto ai nemici. che uccisero o catturarono il meglio delle truppe bizantine. i quali s’impadronirono di Ancira per dirigersi poi all’assedio di Amorio. il sovrano bizantino ottenne l’inopinato soccorso di ribelli fuggiti dalla Persia califfale. Teofilo morì prematuramente. che succedette al padre nell’829. La città fu presa d’assalto dagli Arabi. marinai e soldati del contingente imperiale furono messi completamente in rotta dagli Arabi. andando così a formare la coorte dei martiri di Amorio. culla della dinastia regnante e capitale del tema degli Anatolici. allo scopo di corroborare l’iconoclasmo con una serie di trionfi militari. Teofilo aspirava a rinnovare i fasti della dinastia isaurica. Ci volle poco più di un anno per destituire Giovanni. i quali si annetterono l’isola a prezzo di una lenta conquista durata parecchi decenni. era stato educato nell’arte di regnare da uno dei più grandi sapienti del tempo. Gli ufficiali superiori presi prigionieri vennero poi giustiziati. già elevato da Teofilo alla cattedra patriarcale. dove fu recuperata gran parte del terreno perduto. Teofilo. ricevette in seguito dallo stesso Teofilo la mano di una principessa imperiale. lasciando un figlio di due anni. Teodora. poteva contare sui suoi fratelli. non dovette di conseguenza patire che sconfitte minori (a parte in Sicilia. signori di Tarso e di Melitene. L’intransigenza del suo atteggiamento nei confronti dei rappresentanti della setta dualista dei Pauliciani. già emiro di Tarso e governatore dell’Armenia. capo della segreteria imperiale. fu lui a governare di fatto l’Impero. Teodora si era preoccupata che la condanna dell’iconoclasmo non implicasse una condanna per la dinastia che l’aveva sostenuto. c) I successi di Michele III. capo dei Pauliciani. Alla morte del patriarca Metodio. da cui si ricavavano bottino e prigionieri. Una nuova campagna militare per la riconquista di Creta era stata programmata per l’866. il compito del jihad era ormai affidato agli emiri di frontiera. Teodora. che aprì agli eserciti bizantini la via dell’Armenia. Nell’856.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 25 Bisanzio sulla difensiva 25 todio. Nel medesimo anno morirono sia ‘Ali. in territorio musulmano ma prossima alla frontiera bizantina [Lemerle 500]. Durante il primo periodo di reggenza. dove gli Arabi continuarono la loro avanzata verso la parte orientale dell’isola). un siciliano che era vissuto alla corte di Teofilo. Barda fece assassinare Teoctisto con il pretesto di voler conferire il potere a suo nipote. che – quantunque già condannati a morte dal patriarca Niceforo – andavano moltiplicandosi nei temi orientali. un monaco rigorista. trovando rifugio presso gli Arabi. ma . In realtà. confrontatasi – a differenza di Irene – con problemi di minore entità. ricevendo il titolo di cesare. Michele III. sperando che questi sarebbe riuscito a placare le persistenti agitazioni in seno alla Chiesa e soprattutto a riprendere i rapporti con i monaci studiti. comandante di fatto dell’esercito imperiale. li costrinse a emigrare al di fuori dei confini dell’Impero. poi di Chrysocheir – a un piccolo ma alquanto combattivo stato militare concentrato attorno alla piazzaforte di Tefrice. Il potere degli Abbasidi cominciava allora ad affievolirsi e il loro immenso impero a sgretolarsi. che con l’aiuto dei Pauliciani logoravano con continue scorrerie i temi d’Oriente. Sotto il controllo nominale dei califfi. riportando pure qualche successo per alcune incursioni in profondità nel territorio nemico. Teodora fece affidamento su un eunuco. provincia ancora sottomessa al califfato. salvaguardando per tali motivi la memoria del marito. che cadde in combattimento. ‘Amr. sia Carbea. figlio castrato dell’imperatore Michele I. Nell’863 Petrona. riuscì ad accerchiare e a distruggere l’esercito dell’emiro di Melitene. Teoctisto. Essi diedero vita – prima sotto l’autorità di Carbea. l’imperatrice si rivolse a Ignazio. L’emirato di Melitene non riuscì più a sollevarsi del tutto dopo questo rovescio. ricevette gli ordini minori e maggiori. Fozio riunì un nuovo concilio che. v. Michele III. criticava la cattiva condotta di Barda. rimasto fedele a Teodora. inviò in missione presso di lui Costantino e Metodio con il compito di formare il clero slavo locale. Tale elezione poco canonica – quantunque non del tutto priva di precedenti – fu contestata dai fautori di Ignazio. Papa Niccolò I. i cui due obiettivi maggiori erano rappresentati inizialmente dalla conversione della Cazaria e della Moravia. il letterato Fozio (a quel tempo capo della cancelleria imperiale) che. Unica fonte di nuove preoccupazioni erano state. Costantino – il quale prese più tardi il nome di Cirillo – e suo fratello Metodio vennero inviati nell’860 in Cazaria via Cherson. dietro proposta di Fozio stesso. mise a punto un alfabeto che per la prima volta permetteva di scrivere in lingua slava e di tradurre i testi utili alla liturgia. due Stati che giocavano un ruolo essenziale all’interno delle strategie diplomatiche bizantine. acconsentendo a una richiesta fattagli pervenire da Ratislav. Costantino. Al suo posto venne elevato al soglio episcopale della capitale un alto funzionario laico. tentò di convertire al cristianesimo gli ebrei dell’Impero. le cui vicende sono complesse. 123). disconobbe i suoi legati. doveva scon- . Nell’863 Fozio. più con la prospettiva di promozioni che con l’impiego di mezzi coercitivi. delle popolazioni del settentrione. che si tenne nell’860-61 e condusse al trionfo del patriarca. i Rhos4. scomunicò il papa con l’accusa di eresia. già maldisposto per il fatto che nel frattempo la rivalità tra le due Chiese si accentuava in Bulgaria. nell’860. L’impresa si risolse in un insuccesso giacché i Cazari – il cui qaghan nell’861 aveva ricevuto rappresentanti delle tre religioni monoteistiche – si erano già convertiti per loro libera scelta al giudaismo [Zuckerman 141]. che rimaneva per i Bizantini il punto privilegiato d’osservazione dei popoli della steppa. cap. Il patriarca Ignazio che. nell’arco di una settimana. Per reazione. che si appellarono al papa. fu accusato di complotto ed esiliato nell’858. in Crimea. La situazione tuttavia cambiò immediatamente per la caduta di Michele III e la deposizione di Fozio. principe di Moravia. p. facendo quindi ritorno indisturbati alle loro basi di partenza. che avevano compiuto una incursione ai danni di Costantinopoli e del suo immediato circondario. messo per la prima volta a profitto il disaccordo sul Filioque (cfr. La missione.2a_Bisanzio II_1-76 26 7-07-2008 13:50 Pagina 26 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo venne annullata in seguito all’assassinio di Barda. Basilio il Macedone. decise di convocare un concilio sulla questione delle immagini. da filologo esperto qual era. Il primo patriarcato di Fozio fu caratterizzato da un insolito fervore missionario. l’imperatore allora regnante. Nell’867. uomo vigoroso e abile a domare i cavalli. Il bilancio del regno di Michele III. molti commenti. una parte dei sudditi dei khan bulgari – vecchi prigionieri di guerra o nuovi convertiti che fossero – era già cristiana. stanco di subire l’influenza di Barda. Dopo la scomparsa di Metodio nell’885 (Costantino era già morto nell’869). che gli permetteva di consolidare maggiormente il suo potere presso i boiardi e di far entrare il suo paese nel consorzio delle nazioni cristiane. all’epoca dei fatti. così come è stato tendenziosamente dipinto dagli storici della dinastia macedone. assumendo il nome del suo padrino. Boris si volse a Costantinopoli e ottenne il battesimo nell’864. un uomo. trovarono rifugio in Bulgaria. strinse amicizia con Basilio. Fin dal tempo delle conquiste di Krum. khan dei Bulgari. infine. e si arrivò a mettere in dubbio la paternità del figlio di Eudocia. Tali gesti suscitarono. scacciati dalla Moravia. Leone. giunto nella capitale dalla Macedonia. la notte del 23 settembre 867. facendo di lui un co-imperatore. l’imperatore Michele. Michele III. che era necessario infamare al fine di giustificare l’ascesa al potere di Basilio. L’influenza di Basilio presso l’imperatore si accrebbe al punto che Michele gli diede in sposa la propria amante. Gli restava da organizzare la Chiesa bulgara. ma venne battuto sul tempo e massacrato nella primavera dell’866. venne rappresentato sia come un vizioso che non rispettava neppure le istituzioni più sacre. nato nel settembre dell’867. In effetti Boris. ma dovette accettare che l’arciepiscopato bulgaro dipendesse dal patriarcato di Costantinopoli. fu assassinato da questo nella sua residenza suburbana di San Mamante. Boris-Michele contava sulla rivalità tra Roma e Costantinopoli per giungere ai suoi scopi. che meditava di destituire Basilio dalla sua carica. Boris però temeva che questa avrebbe aumentato l’influenza di Costantinopoli nel suo paese: desiderava perciò per essa uno statuto indipendente. ha influenzato a lungo i moderni. ottenuta per mezzo dell’assassinio del suo benefattore. sia come un incapace che non si curava minimamente degli interessi dello Stato. un uomo che avrebbe ordinato di spegnere i falò che segnalavano una incursione nemica per non dover interrompere la corsa in programma nell’Ippodromo. la cui smodata prodigalità nei confronti dei suoi . Qualche giorno dopo Michele. per i quali pare che l’imperatore nutrisse una vera passione. dove corroborarono la politica di cristianizzazione allora in corso. L’imperatore. i loro ultimi discepoli. un contadino d’origine armena. Eudocia Ingerina. Barda tentò di eliminare questo rivale. aveva manifestato un certo interesse per il cristianesimo.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 27 Bisanzio sulla difensiva 27 trarsi con l’ostilità dei missionari franchi. 4 È la trascrizione fonetica di Rus’ adoperata dai Bizantini (N. secondo la denominazione attribuita dagli Arabi al governatorato creato ex novo allo scopo di riunire in una sola unità amministrativa le regioni di Armenia. 2 . di Arminiyya.).).d. Senza poter esprimere giudizi sulla personalità di Michele. «veggente» – attribuitole per antonomasia dalle fonti arabe (N.d. bensì appellativo – femminile dell’ar. Iberia – ossia Georgia – orientale e parte dell’Aghwania. kÇhin.T. più precisamente. corrispondente all’incirca ai territori dell’attuale Atrpatakan/Azerbaigian (N.T. xvi (sul teatro di guerra anatolico).). si fa sentire più fortemente nei Balcani.T.d. 1 A proposito del conflitto arabo-bizantino. «indovino». grazie alla politica ecclesiastica di Fozio. vedi anche cap. Non nome proprio. 3 O.2a_Bisanzio II_1-76 28 7-07-2008 13:50 Pagina 28 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo favoriti avrebbe completamente vuotato le casse dello Stato. mentre in Oriente si delinea per la prima volta la prospettiva di riprendere terreno sui musulmani. bisogna però ammettere che proprio nel corso del suo regno l’influenza bizantina. documentate fino alla fine del suo regno. e le campagne da lui personalmente guidate non hanno portato a grandi risultati. contestato da qualche stratego. un parente d’acquisto eletto domestico delle scholae. mettendo così fine alla fase militare del paulicianesimo. L’anno seguente Cristoforo. Il suo potere non venne mai minacciato se non da congiure di palazzo. anche se la propaganda cui dà voce la Vita Basilii vorrebbe far credere il contrario e presentarlo come il primo imperatore dell’espansione bizantina. fra cui vari Armeni. È pur vero tuttavia che il primo secolo di regno della dinastia macedone vede affermarsi la potenza bizantina su tutti i fronti. L’instaurazione della dinastia macedone. mancava d’esperienza. di richiamare nuovamente Fozio. 1. Nell’871 l’imperatore mosse contro i Pauliciani. L’avvento di Basilio I non mutò per nulla i rapporti di forza in Oriente. la cui rete di influenze in Costantinopoli era troppo salda ed estesa per poter essere trascurata da un usurpatore. ma i suoi generali furono più fortunati. . ai suoi occhi troppo legato al passato regime di governo. Nell’867 l’imperatore costrinse Fozio. ma i suoi tentativi d’impadronirsi di Tefrice e di Melitene furono entrambi frustrati. senza tuttavia che ciò gli impedisse. Basilio stesso non era un condottiero geniale. sorprese l’esercito dei Pauliciani a Bathyryax. ad abbandonare la cattedra patriarcale. su cui reinsediò Ignazio. Chrysocheir. alla morte di quest’ultimo. seppe guadagnarsi l’adesione di molti attraverso un’abile distribuzione dei ruoli e delle dignità che rafforzò la poderosa fazione già da lui in precedenza costituita fondandosi sul sostegno accordatogli da parenti prossimi e su una rete di conoscenze estranee al suo più stretto nucleo familiare. lo disperse e ne uccise il comandante in capo. L’espansione bizantina durante la dinastia macedone (867-1057) All’epoca della sua ascesa al potere Basilio il Macedone.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 29 jean-claude cheynet ii. Mare Mediterraneo D io b anu paristrion Tessalonica Corinto peloponneso ia tema/ducato Siracusa Cef sicilia Nissa Vidin bulgaria Skopje Va rd a Durazzo Ocrida r Bari Sirmio cherson Cherson 13:50 Reggio Napoli co ati Ad ri dalmazia Sava Peceneghi Rus (Russi) 7-07-2008 italia Ma re Drava Ungari 2a_Bisanzio II_1-76 Pagina 30 . L’Impero a metà dell’xi secolo circa.alon Nicopoli ellade Dristra paflagonia armeniaci Mar Nero creta Candace Alessandria cipro Damasco Fatimidi Gerusalemme Tripoli caldea colonea Trebisonda iberia Kur vaspurakan taron buccellari sebastea mesopotamia Lago di Van charsianon Ancira M a r w anidi abido opsikion cappadocia Cesarea melitene Ti gri aigaion Amorio pelagos edessa licando teluch anatolici Smirne Mosul Iconio chio tracesi cilicia samo Attalia Aleppo Eufrate seleucia Antiochia antiochia cibirreoti Mirdasidi Rodi Costanza Preslav Anchialo macedonia Adrianopoli Costantinopoli Filippopoli tracia strimone ottimati Carta 2. distruggendo l’emirato di Taranto nell’880. abile operazione di propaganda per un usurpatore. nell’883. senza tuttavia potersi impadronire di Adata. comandato da Stippeiota. ma nel 902 la presenza ufficiale bizantina venne a cessare con la caduta di Taormina. riconquistò la Calabria settentrionale e la Puglia. il bilancio è ugualmente controverso. accettasse il ritorno di Fozio sul seggio patriarcale (l’aiuto da parte della flotta bizantina era infatti per papa Giovanni VIII. Nell’878. Qualche anno più tardi veniva creato il tema di Langobardia. deponendo Fozio a favore di Ignazio. Basilio si stabilì a Cesarea di Cappadocia e. Il generale vigilò affinché le locali popolazioni longobarde non dovessero subire saccheggi da parte delle sue truppe [Gay 1203]. prese a distruggere numerose piazzeforti d’importanza secondaria. Basilio ripristinò le posizioni bizantine in Italia meridionale. Fozio proseguì la sua politica missionaria cristianizzando i Russi che avevano attaccato Costantinopoli nell’860. da lì. ove la popolazione greca era concentrata. Basilio. fu annientato dai Tarsioti. Pare che il patriarca avesse inoltre giocato un ruolo nella singolare vicenda che amareggiò gli ultimi anni di . L’imperatore giocò la carta dell’alleanza con Ludovico II. sovrano carolingio d’Italia. ma questa prima conversione non ebbe seguito. In Occidente. che fece allora il suo brillante esordio sulla scena bellica. i quali coordinarono un’alleanza di Stati italiani in funzione antiaraba. Un esercito inviato contro Melitene venne respinto e un altro contingente. si riavvicinava a Roma. nell’876 Bari si consegnò ai Bizantini. a fronte della minaccia araba incombente sull’Italia centrale. in occasione del concilio tenuto a Costantinopoli nell’879-80.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 31 L’espansione bizantina durante la dinastia macedone 31 Una parte dei prigionieri sopravvissuti andò a formare un reggimento dell’esercito bizantino. In compenso. giacché la negligenza di Basilio provocò la caduta di Siracusa nell’878. già quasi completamente in mano agli Arabi. domestico delle scholae. benché più tardi anche il pontefice romano. giacché il qaghanato russo del nord presso il quale Fozio aveva inviato un vescovo cessò di esistere prima del 900. Ma ciò che ai successi bizantini mancava era la continuità. accompagnato dal figlio maggiore Costantino. Dopo la morte di Ludovico. una necessità inderogabile). il quale riconquistò Bari nell’871. Infine un potente esercito al comando di Niceforo Foca il Vecchio. la fortezza che custodiva uno dei valichi per la Siria sul Tauro. Venne perduta la Sicilia. I suoi generali riuscirono comunque a stornare una scorreria degli Arabi di Tarso e Basilio poté così ritornare a Costantinopoli per celebrare il suo trionfo. I Bizantini continuarono a mantenere qualche fortezza nella parte orientale dell’isola. La fine del regno fu segnata da complotti covati in seno all’aristocrazia e Leone. Infine si prese una concubina. coloro che già avevano consigliato a Basilio di allontanarlo dal potere. Zoe Carbonopsina. quella dei Martinaci. benché già tale compromesso. si era rassegnato a designare come erede al trono Leone. né dal successivo terzo matrimonio con Eudocia Baiana gli era nato alcun figlio maschio vitale. Poiché desiderava che la legittimità di suo figlio fosse incontestabile.2a_Bisanzio II_1-76 32 7-07-2008 13:50 Pagina 32 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo Basilio. Leone ottenne dal patriarca Nicola Mistico il permesso di battezzare il figlio e. La Chiesa bizantina però. i Basilika. intronizzato il 20 agosto 886. discendente di una tra le più nobili famiglie costantinopolitane. forse a causa dei mormorii che circolavano a corte a proposito della sua nascita. morta in tenera età. la quale non gli diede che una figlia. Leone però non se ne preoccupò. che non amava affatto. i cui parenti avevano complottato contro di lui dopo la morte della loro congiunta. il prediletto figlio maggiore destinato alla successione. fratello di Leone. grande legislatore che aveva portato a termine l’opera pianificata da suo padre facendo redigere l’Isagoge e un nuovo codice giuridico. il quale aveva perduto nell’879 Costantino. che egli fece traslare nella chiesa dei Santi Apostoli [Tougher 162]. Una delle prime preoccupazioni dell’imperatore fu quella di assicurarsi una discendenza. Egli era stato costretto a sposare la pia Teofano. legati alla dinastia di Amorio. accusato da una persona vicina a Fozio di progettare l’assassinio del padre. Il giovane imperatore desiderava così affrancare la dinastia dal suo peccato originale. L’imperatore. nell’886. Tuttavia. e fece celebrare il suo quarto matrimonio in Santa Sofia. e non venne reintegrato nei suoi diritti se non pochi mesi prima della morte accidentale di Basilio. che considerava di fatto già passibile di penitenza chi fosse passato a una seconda unione coniugale. per quan- . rifiutava recisamente le terze e le quarte nozze. sicuramente meno per onorare colui che molti pensavano fosse suo padre naturale che per conciliarsi i seguaci degli Amoriani e unificare le élites di governo. bene attento a conciliarsi la Chiesa aveva promulgato una novella in virtù della quale si proibivano le terze nozze. venne imprigionato pur senza essere sottoposto ad accecamento. Inoltre. L’imperatore stesso. né dalle seconde nozze con Zoe Zautzena. non fosse ben accetto alla Chiesa. Il patriarca Fozio venne destituito dalle sue funzioni e sostituito da Stefano. che nel settembre del 905 gratificò l’imperatore dell’erede tanto a lungo atteso. Leone decise per giunta di sposare Zoe. Poi passò a vendicarsi degli amici di suo padre. fu quello di rendere tutti gli onori imperiali ai resti di Michele III. Il primo gesto di Leone VI. dando alla luce Costantino. necessario per la pace civile. alle quali i generali bizantini risposero penetrando fino in Mesopotamia e umiliando a più riprese i Tarsioti. La politica estera di Leone VI. e durante la Pentecoste del 908 Eutimio coronò co-imperatore Costantino. In compenso. Il sovrano trovò così sbarrate le porte di Santa Sofia nel corso della solenne processione del Natale 906. i quali manifestarono un rinnovato vigore offensivo. Ma Leone VI non visse tanto a lungo da evitare al giovane principe un periodo di reggenza. il quale – benché interessatissimo ai problemi militari. 2. Simeone si mostrò preoccupato di non apparire come una pedina dei Bizantini. Bulgari e Arabi musulmani. nell’896. Vladimir. Tali operazioni non mutarono sostanzialmente l’equilibrio delle forze.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 33 L’espansione bizantina durante la dinastia macedone 33 to avesse già sollecitato e ottenuto con successo il benestare del papa e degli altri patriarchi. I Bizantini avevano goduto del vantaggio della prima mossa. Il successore di Boris sovrano dei Bulgari. Nicola venne deposto e sostituito da Eutimio. sbaragliandole completamente. a prezzo di un tributo annuale e di qualche fortezza di confine ceduta ai Bulgari. che suo padre non menzionava se non come «il Porfirogenito». Vennero tuttavia creati ai confini orientali vari nuovi temi o clisure: il tema di Mesopotamia. spinto dalle gerarchie ecclesiastiche. aveva riportato una netta vittoria sulle truppe raccolte dal domestico delle scholae Leone Catacalone. ma questo. che aveva trasferito dalla capitale a Tessalonica il centro degli scambi commerciali con i Bulgari. come può testimoniare la dottrina ch’egli mise a profitto nei suoi trattati Tactica e Naumachica – non fu mai di persona al comando dei suoi eserciti. dopo il maggio 912. scatenando gli Ungari contro Simeone. il confronto aveva avvantaggiato Leone sotto il profilo politico. destinato a divenire un alto dignitario della Chiesa bulgara. ma lo scisma che ne risultò durò a lungo in seno alla Chiesa bizantina. La guerra terrestre contro gli Arabi si tradusse principalmente in una serie di scorrerie da parte degli emiri di Tarso. dovette comunque far fronte ai nemici tradizionali dell’Impero. Leone VI preferì a questo punto negoziare e. e reagì nell’894 con una dimostrazione di forza a una malaccorta iniziativa di Leone VI. Sul piano della politica estera Leone VI. ottenne la restituzione dei prigionieri e una pace durevole. le clisure di Sebastea e di . che desiderava ritornare al paganesimo. suo fratello cadetto il quale. venne scacciato dal suo stesso padre e sostituito nell’893 da Simeone. l’imperatore incontrò l’opposizione di Nicola. era stato educato a Costantinopoli. Melia. La distruzione della città fu evitata grazie al versamento di un tributo. il progressivo successo degli imperiali poteva essere valutato in base al crescente squilibrio creato dal surplus di combattenti arabi catturati dai Bizantini. Sul mare. sicché la città fu presa d’assalto e saccheggiata nel 904. dei prigionieri. un avventuriero a capo di una banda di combattenti. sia che fosse vittima della rivalità che lo opponeva a Samona. sia che aspirasse realmente al trono imperiale con la complicità del patriarca Nicola. e l’ammiraglio bizantino non poté impedire che Leone di Tripoli attaccasse Tessalonica. ritagliò per sé un territorio all’interno di una regione desertica di frontiera. avendo ormai compreso che il predominio marittimo non poteva essere ristabilito se non a seguito del- . poiché le vittorie che conseguivano. Lungo i confini della Cilicia venivano scambiati prigionieri a intervalli regolari e. oltre a rischiare di affrontarlo su un terreno che egli conosceva troppo bene. Questo comprensorio era stato istituito dall’armeno Melia (l’Impero continuava infatti a chiamare al proprio servizio degli Armeni. Andronico Duca. difesa a quel tempo da fortificazioni marittime inadeguate. gli Arabi si dimostrarono più aggressivi. quali i famigerati Leone di Tripoli o Damiano. un eunuco di corte. nel corso del x secolo. per essere infine – dopo vari negoziati – perdonato dall’imperatore: Leone VI non poteva permettersi di privarsi di un generale di così provate capacità. spesso dei rinnegati. mentre altri furono venduti sul mercato cretese. il cui riscatto. Ma Leone VI non restò inoperoso e la marina bizantina. giacché potevano fare affidamento sulle flotte degli emiri di Tarso e di Creta. sottoposta al comando di un familiare dell’imperatore. avvenimento di grande portata psicologica. Imerio. nel 906 defezionò dall’esercito bizantino. In seguito l’imperatore. il Licando. passando prima a Tarso e poi a Bagdad. Ma era la condotta dei generali d’Oriente a cagionare all’imperatore più gravi preoccupazioni. moltissimi furono riscattati. il quale aveva riportato numerose vittorie sugli Arabi. continuò sistematicamente a osteggiare gli Arabi. sempre più frequenti. che saccheggiavano con regolarità le coste dell’Egeo. e su quelle di Siria. divenne per gli emiri un punto d’onore. Imerio si prese tuttavia una bella rivincita sugli Arabi nell’ottobre 906.2a_Bisanzio II_1-76 34 7-07-2008 13:50 Pagina 34 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo Licando. che rispondevano sempre più numerosi all’appello). Uno di tali generali. conferivano loro un ascendente in continuo aumento sulle popolazioni anatoliche da essi meglio protette. che sviluppato da Melia stesso divenne un tema di cui egli fu il primo stratego. comandate da formidabili ammiragli. Il naviglio imperiale era tuttavia insufficiente ad affrontare le più poderose squadre navali allestite dagli Arabi. anche se l’equilibrio strategico nei Balcani non ne venne influenzato. a un prezzo generoso. dal momento che Costantino risultava ancora troppo giovane per regnare. Sul fronte orientale. Tali concessioni parvero eccessive alla corte. che se ne poté fregiare sotto la designazione restrittiva di «basileus dei Bulgari». sembrava la più forte. Nell’agosto del medesimo anno. fece armare una enorme flotta provvista di truppe scelte e ne affidò ancora una volta il comando a Imerio. il quale – nel luglio 920 – riunì un concilio e ristabilì l’unità della Chiesa. ma l’ammiraglio bizantino fu sconfitto dalle forze alleate di Leone di Tripoli e di Damiano nel 911. nel 917 le truppe d’Oriente. I negoziati fra il khan bulgaro e il patriarca condussero al riconoscimento del titolo imperiale per Simeone. Il regno di Alessandro. Leone Foca si ribellò ma fu sconfitto e accecato. alla morte dell’imperatore. che si imbarcò in una politica militare attiva. comandate dal domestico delle scholae Leone Foca. Nel giugno 913. compromessa dalla disputa sulla tetragamia e dalla rivalità fra i suoi fautori e i partigiani di Eutimio. L’imperatore. ma Romano Lecapeno lo precedette. La posizione di Leone Foca. Simeone si presentò alla testa delle sue truppe dinanzi alle mura di Costantinopoli. nel dicembre 920. fratello di Leone VI. penetrando nel Palazzo grazie all’aiuto dei suoi marinai. fatto questo che indusse Simeone a prepararsi alla guerra. nel 915. subendo una disfatta rovinosa a Anchialo.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 35 L’espansione bizantina durante la dinastia macedone 35 la neutralizzazione degli arsenali siriani e cretesi. Il conseguente vuoto di potere eccitò in particolare le ambizioni del domestico delle scholae. Lecapeno mantenne sulla cattedra patriarcale Nicola. venne incoronato imperatore. Nel maggio 919 quest’ultimo diede così in sposa sua figlia Elena a Costantino VII e. 3. fu breve ma non privo di conseguenze. avendo egli reintegrato Nicola Mistico nelle sue funzioni di patriarca e rifiutato di pagare ai Bulgari il tributo. venne convocato sotto la presidenza del patriarca un consiglio di reggenza dal quale fu esclusa la madre dell’imperatore. sempre diffiden- . l’imperatrice riuscì a reinsediare sul trono d’Armenia Asot II a seguito di una vittoria sugli Arabi durante la quale Melia si distinse particolarmente. e al fidanzamento di sua figlia con Costantino VII. Romano Lecapeno. fallirono sul Danubio un’operazione combinata con il drungario della flotta. La ripresa delle ostilità con i Bulgari. Zoe. Costantino Duca. forte del sostegno assicuratogli dalle truppe d’Oriente. Si aprì allora la contesa tra chi era intenzionato a sostituire Zoe. e Nicola dovette cedere il potere a Zoe. Tuttavia. che venne ucciso nel luglio 913 mentre cercava di impossessarsi del Palazzo. Sayf ad-Dawla. ripresero l’iniziativa in Oriente. inutilmente. e i Tarsioti desistettero per parecchi anni dalle loro scorrerie in Anatolia. La tenacia di Giovanni Curcua ebbe definitivamente ragione di Melitene. era diventato ormai evidente. al quale poco premeva intraprendere un nuovo. devastate al fine di ridurre alla fame la popolazione. Certamente i musulmani dovettero nutrire qualche speranza nel momento in cui un energico emiro. nipote dell’imperatore bizantino. si insediò ad Aleppo. figlio di Simeone. che venne presa nel 934. fu il solo vero depositario del potere – erano in grado di coordinare la lotta contro i cristiani. che continuò a ricoprire la carica di domestico delle scholae per ventidue anni fino al 944. ebbe un colloquio con lo stesso Romano Lecapeno che rinnovò la promessa di riconoscergli il titolo imperiale e di versargli un tributo annuo [Shepard 1124]. in condizioni più favorevoli. incerto conflitto nei Balcani. cinse d’assedio Costantinopoli e. fece nominare nel 933 suo figlio Teofilatto al posto di Nicola. ne facessero le spese. lasciò la Bulgaria in una condizione di grande debolezza. Questi. dietro istigazione bizantina. di cui l’emiro si riteneva il rappresentante. Giovanni Curcua. L’indebolimento del califfato abbaside. il riconoscimento del titolo imperiale. lasciata all’iniziativa degli emiri di frontiera. Né il califfo né l’emiro degli emiri – il comandante in capo degli eserciti musulmani che più tardi. a prezzo di una marcia intimidatoria sulla capitale. Tuttavia Pietro. dopo aver fatto un’incursione in direzione di Bitlis e dell’Armenia. ottenne da Lecapeno. Lecapeno e il suo generale favorito. intimorì i principi armeni al punto di ottenere che essi riconoscessero nuovamente l’autorità del califfo. I successi contro i musulmani. 4. il rinnovo del tributo e la mano di Maria. offeso alla notizia del matrimonio tra Costantino VII ed Elena Lecapena. i Croati. che aveva tentato con successo di sottomettere i Serbi – questi ultimi. Ma Sayf ad-Dawla non poté al momento impegnarsi in un conflitto totale .2a_Bisanzio II_1-76 36 7-07-2008 13:50 Pagina 36 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo te nei confronti di un patriarca eccessivamente influente. erano intervenuti a più riprese contro di lui – e poi. Simeone. che faceva naufragare per lui la speranza di governare l’Impero dei Romani per conto di suo genero. non senza che le campagne circostanti. conseguenza dell’autonomia di cui sempre di più godevano le grandi province che l’avevano costituito. nel 924. Iniziava così un periodo di pace con Bisanzio che sarebbe durato fino al 965. Nel maggio 927 la morte di Simeone. a Bagdad. Tale vittoria impressionò i combattenti dell’Islam. nel 928 e nel 934. unitamente all’invio di due modesti contingenti militari nel 934 e nel 935. Il mese seguente Costantino. Il terribile inverno del 927-28 aveva causato una diffusa carestia e la scomparsa di moltissimi piccoli possidenti. La flotta russa venne vinta in due riprese.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 37 L’espansione bizantina durante la dinastia macedone 37 con i Bizantini. combattendo la voracità dei grandi proprietari fondiari. poiché doveva ancora far accettare le sue conquiste ai poteri musulmani rivali. In due novelle. che aveva precluso ai Russi l’accesso al Caspio e da lì al califfato. dall’intenzione di annettersi il tema di Langobardia. Romano annullò tali vendite. La presa di potere di Costantino VII. Notiamo infine che i possedimenti bizantini in Italia erano sotto la minaccia costante dei turbolenti principi longobardi. il franco Ugo di Provenza. 5. 284). l’imperatore mirava a colpire una parte dei suoi avversari politici. con l’approvazione della moglie Elena. il sovrano rimise i debiti dei costantinopolitani nei confronti del Tesoro. riunendo- . xi. ma un’alleanza con l’allora re d’Italia. impazienti di regnare e preoccupati dal comportamento del padre che pareva pentito di aver esautorato l’erede legittimo. recava una effigie miracolosa – acheropita – del volto di Cristo (cfr. Nisibi e devastando i dintorni di Edessa. p. Nel 944 gli abitanti di questa città negoziarono la partenza del domestico a prezzo della consegna del mandylion ai Bizantini. fu sufficiente per scoraggiare il principe di Benevento. Inoltre. Nel 944 Igor rinnovò gli accordi commerciali che i Bizantini avevano già concluso nel 911 con Oleg. L’avanzata dei Bizantini in Oriente fu inizialmente compromessa nel 941 a causa di un attacco russo a Costantinopoli guidato da Igor e Oleg [Zuckerman 141]. tra cui l’emiro d’Egitto. Al termine dei suoi giorni. quantunque un grosso contingente sbarcasse in Bitinia e non venisse respinto che dall’esercito di Curcua di ritorno dall’Oriente. cap. costretti a vendere le proprietà. Romano Lecapeno si preoccupò di mantenere gli effettivi del suo esercito in un’epoca in cui una parte dei soldati veniva ancora reclutata tra i piccoli e medi proprietari terrieri. conquistando Amida. Il prezioso tessuto. forse a causa della rottura dei rapporti fra i Cazari e i Russi. concentrata in particolare sulla Mesopotamia. Curcua riprese l’offensiva. Nel dicembre 944. limitandone da allora in avanti la liceità. Costantino VII riuscì infine a sbarazzarsi di Romano Lecapeno grazie all’aiuto dei suoi stessi figli. attestato a Edessa fin dal vi secolo. allontanò dalla capitale i cognati. Atenolfo II. subì parecchie sconfitte e uno dei suoi figli. ed elevò al rango di domestico delle scholae Barda. Anche Costantino si dedicò a una intensa attività diplomatica. Moltissimi volontari della guerra santa provenienti da tutto il Vicino Oriente si unirono così a lui. i cui tre figli ottennero di comandare i temi di frontiera orientali: quello degli Anatolici. la Cappadocia e Seleucia. come l’unico condottiero musulmano che adempisse al dovere del jihad contro i Bizantini. durante gli ultimi anni del regno. grazie a un’abile propaganda. affidato al figlio maggiore. cap. Svyatoslav. suo fedele eunuco. cadde infine la fortezza di QÇl¥qalÇ/Teodosiopoli. Il cambiamento ai vertici dell’esercito produsse i suoi effetti e. antichi rivali dei Lecapeni. sulla frontiera orientale. meno abile di Sayf ad-Dawla nelle manovre. xvii. Nella speranza di riconquistare Creta. anche se unito a quello di Tarso. L’emiro e i Focadi iniziarono così a combattere una guerra di movimento intorno ai valichi del Tauro. Costantino si sforzò inoltre di attirare nell’orbita bizantina gli Ungari. Al comando di grandi armate l’emiro di Aleppo fu. Fu nel corso di questo viaggio che ella si sarebbe convertita al cristianesimo. Barda Foca. 492). In compenso. si risolse in una disfatta completa. finì i suoi giorni prigioniero ad Aleppo. lo hamdanide Sayf ad-Dawla. dei quali erano state respinte numerose incursioni. la principessa russa Olga giunse a Costantinopoli allo scopo di sollecitare il sostegno imperiale per conto del suo giovane figlio. nel quale trovò un temibile avversario [Canard 144]. in questo modo.2a_Bisanzio II_1-76 38 7-07-2008 13:50 Pagina 38 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo li al padre in esilio. disponeva di risorse umane e finanziarie limitate. benché a titolo esclusivamente personale (le élites russe erano rimaste pagane. Leone Foca riuscì tuttavia. Costantino. L’emirato di Aleppo. Costantino decise di fare assegnamento sui Focadi. nel 950. capo dell’esercito d’Oriente. in grado di rimediare alle precedenti sconfitte. e troppo inferiore numericamente. che era stratega migliore del padre. Nel 955 Costantino VII sollevò Barda dall’incarico. Divenuto finalmente signore dell’Impero. Barda. gli eserciti bizantini presero il sopravvento sulle truppe dell’emiro di . mal comandata da Costantino Gongilio. ma Sayf ad-Dawla seppe presentarsi. Nel 948 due loro capi furono battezzati a Costantinopoli. Nel 946. una delle vie d’accesso all’Armenia. Costantino organizzò nel 949 una nuova spedizione che però. a infliggere infine una sonora sconfitta all’emiro. p. La lotta contro gli Arabi costituì la priorità del regno. si scontrò con l’emiro di Aleppo. come testimonia l’elenco delle ambasciate ricevute durante i suoi primi anni di regno e conservate nel De cerimoniis. ma gli Ungari finirono per passare sotto l’influenza di Roma (cfr. anche se è attestata la presenza di una comunità cristiana a Kiev [Zuckerman 166]). Niceforo. Parte del bottino raccolto da Niceforo fu donato a un monaco di nome Atanasio. fratello di Niceforo. il De administrando imperio. aveva saccheggiato Charsianon durante un’incursione ma Leone. lasciando il potere al figlio. soltanto la . lo sorprese sulla via del ritorno mentre attraversava una gola. A Creta Niceforo. 6. fu costituita in tema [Tsougarakis 1088]. il più grande monastero cenobitico del Santo Monte. Il monaco.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 39 L’espansione bizantina durante la dinastia macedone 39 Aleppo. dopo un lungo assedio. nel 961 e nel 963 rispettivamente. respinse Sayf ad-Dawla e mise sotto assedio Aleppo: di essa. distruggendo l’esercito di Sayf ad-Dawla e impadronendosi di Samosata sull’Eufrate prima di trionfare nuovamente sull’emiro. della famiglia dei Curcui. sferrò un attacco in Mesopotamia. Soltanto in Italia i Bizantini non cessavano di registrare delle sconfitte. Niceforo Foca si votò alla riconquista di Creta: allestì una poderosa spedizione e. l’esercito bizantino si dimostrò capace di rintuzzare una scorreria di Ungari in Tracia. Giovanni Tzimisce. a due riprese. assediò gli Arabi a Candace senza che i Fatimidi del Maghreb e gli Ikhshididi d’Egitto. sostenuto dal parakoimomenos Basilio Lecapeno. annientando il suo esercito. intimo del generale. Costantino VII morì nel novembre del 959. Nel 958 un giovane generale. L’emiro hamdanide riuscì ancora una volta a darsi alla fuga ma la sua potenza era ormai spezzata definitivamente. facessero alcunché per recare rinforzi agli assediati. Niceforo comandò un grande esercito contro l’emiro di Tarso. fondò il convento di Lavra sul Monte Athos. sulla cui educazione egli stesso aveva vigilato. in primavera e al termine dell’autunno. Sayf ad-Dawla. sbarcando nel 960 sull’isola. facendo redigere a suo uso il solo manuale noto di diplomazia bizantina. nel 962-963. si impadronì di Candace e l’isola. Romano II. prive di gravi conseguenze. A Leone e a suo fratello Niceforo fu riconosciuto il diritto di celebrare il trionfo a Costantinopoli. traendo profitto dall’assenza dell’esercito d’Oriente. sostenuti dai Fatimidi di Ifriqiya. Il trionfo in Oriente. ridivenuta bizantina. Nel medesimo anno. Nel 962. La popolazione islamica divenne oggetto di missioni alle quali prese parte in particolare san Nicone il Metanoita. sospettosi gli uni degli altri. se non per gli indigeni che continuavano a essere sottoposti alle incursioni degli Arabi siciliani. Romano II lasciò che la famiglia dei Focadi si occupasse del comando dell’esercito e della politica imperiale in Oriente. dove Niceforo sperava di finire i suoi giorni. prigionieri o in fuga. fedele a Costantino VII e a Romano II. il quale continuò la campagna militare in Cilicia. e forse di Gerusalemme. i porfirogeniti Basilio e Costantino. Svyatoslav fece . svernando in Cappadocia. Basilio. una delle vie d’accesso alla provincia. La reggenza fu breve poiché a luglio l’esercito d’Oriente proclamò imperatore Niceforo Foca a Cesarea di Cappadocia. Niceforo aveva riguadagnato l’intera isola di Cipro all’autorità imperiale. posta sotto il comando di Mariano Argiro. la frontiera del Tauro veniva sfondata dai Bizantini. Niceforo in persona pose l’assedio a Mopsuestia. Romano II morì nella primavera del 963 lasciando una vedova. e dallo stratego Michele Burtza. mal guidato. i cui abitanti erano per la maggior parte morti. Incoronato imperatore. In Occidente. e due figli minori. eunuco di fiducia dell’imperatore. morto all’inizio del 967. e si annesse anche il Taron. Dopo due secoli di stabilità. si impadronì della città il 28 ottobre 969. comandato da Pietro.2a_Bisanzio II_1-76 40 7-07-2008 13:50 Pagina 40 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo rocca resistette all’attacco bizantino. Niceforo rifiutò ai Bulgari il tributo loro dovuto dall’Impero. Giovanni Tzimisce. il 15 agosto. promettendo di tutelare i diritti dei figli di Romano. evitando di disperdere le proprie truppe lungo un fronte che giudicava secondario. Aveva inoltre inviato un suo nipote contro gli Arabi di Sicilia. Il contingente lasciato di stanza nei pressi di Antiochia. fu battuto dagli Arabi e il suo comandante ucciso. che riprese così il suo rango di parakoimomenos e. Quello stesso anno. Niceforo fu aiutato da un bastardo di Romano Lecapeno. Sayf ad-Dawla. sottoposta a breve assedio nel 968. ma il corpo di spedizione. Solo il parakoimomenos Giuseppe Bringa. Dédéyan 1009]. Niceforo si ritirò senza problemi portando con sé un bottino senza precedenti. Niceforo sposò un mese più tardi Teofano. L’imperatore bizantino raggiunse Antiochia. il generale fece il suo ingresso a Costantinopoli. Per ripopolare la Cilicia. facendo invano appello all’armata d’Occidente. impadronendosi di qualche fortezza sul confine. Niceforo fece appello con successo alle comunità cristiane monofisite sparse nei territori musulmani. tentò di opporsi alla marcia di Niceforo verso la capitale. Decise quindi di fare appello al principe russo Svyatoslav allo scopo di attaccare i Bulgari sulla loro frontiera settentrionale. restituendo all’Impero un secondo seggio patriarcale e facendo così balenare la possibilità di una riconquista dell’intera Siria. permettendo loro di fondare vescovati e conventi [Dagron 478. il cui principe era morto recentemente. e la Cilicia divenne un tema. Teofano. Nel 964 e nel 965. I Tarsioti capitolarono nella primavera del 965. Niceforo Foca nominò domestico delle scholae d’Oriente suo nipote. Niceforo fece ritorno in Siria e in Mesopotamia a due riprese quando l’emirato di Aleppo perse il suo signore. che aveva a sua volta ottenuto il trono dell’Impero d’Occidente. offrirono all’Impero risorse fiscali supplementari e abbondanti. quindi inviò. In Italia. conquistò Preslav e l’intera Bulgaria orientale. czar dei Bulgari. Niceforo aveva inasprito la fiscalità. Alla fine. aumentando l’imposta che dispensava dal servizio. ben prima di poter fruire dei frutti della vittoria. In seguito. l’imperatore sassone tentò un’incursione – fallita – ai danni dei possedimenti bizantini sul territorio italiano.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 41 L’espansione bizantina durante la dinastia macedone 41 una prima incursione che persuase Pietro. che proibiva a monasteri e fondazioni caritatevoli l’acquisto di nuovi beni fondiari. Il patriarca Polieutto costrinse il nuovo imperato- . sua terra d’origine. dopo essere rientrato a Kiev per respingere un attacco dei suoi nemici tradizionali. in occasione di una carestia. L’imperatrice Teofano. Per sostenere la sua richiesta. Liutprando di Cremona. le acquisizioni territoriali in Oriente. Il sovrano rimaneva certamente molto popolare in Cappadocia. sconfitto senza fatica il suo successore. compresi i due principati longobardi di Capua e di Benevento. forse stanca dell’austerità e dell’ascetismo di Niceforo. che ricevette il rifiuto di Niceforo alla domanda di Ottone. come Tzimisce. l’imperatore si alienò la popolazione stessa della capitale quando. Però era stato pagato un prezzo per questa serie pressoché ininterrotta di trionfi. irritò la Chiesa. i Peceneghi della steppa. Ottone I. ma a Costantinopoli poteva annoverare parecchi nemici. e reclamava la mano di una principessa bizantina per suo figlio. ma. Boris II. Ottone II. temeva inoltre che i suoi figli sarebbero stati messi da parte per favorire la progenie del curopalate Leone Foca. La Chiesa rifiutò di dar corso alla sua richiesta di onorare alla stregua di martiri i soldati morti. Poi il principe russo. ritornò in Bulgaria dove nel frattempo – all’inizio del 969 – Pietro era deceduto e. per motivi di buona gestione economica. a concludere la pace con Niceforo. come Michele Burtza – pronti a rovesciarlo. Anche nell’esercito non mancavano generali – destituiti e condannati dall’imperatore all’esilio. aveva ormai stabilito il suo dominio sulla penisola. come ambasciatore in Oriente. guadagnando così un potere superiore a quello del regno che aveva appena annientato e meditando di conservare i suoi nuovi acquisti. Una congiura palatina di palazzo. per poter stipendiare un esercito numericamente più cospicuo e costantemente in stato di guerra. terminò con l’assassinio di Niceforo Foca nella notte del 10 dicembre 969. oppure che ritenevano di esser stati mal ricompensati. i Bizantini furono pesantemente tassati. con le molte città commerciali conquistate e i tributi versati da emirati come quello di Aleppo. diretta da Tzimisce con la complicità di Teofano. suo fratello speculò sul prezzo del grano. Una novella di Niceforo del 964. accordò la mano di una principessa bizantina. Ottone III. poi. Dopo che l’armeno Melia. l’anno successivo. riflette la mentalità delle popolazioni e delle truppe anatoliche. nel 974. infatti. Rimasta vedova. negli ambienti più radicali ci si rattristava profondamente per la man- . il nuovo sovrano si mostrò meno intransigente del suo predecessore e. ma poi dovette tornare indietro senza essere arrivato a Gerusalemme. un suo nipote dotato di grandi qualità strategiche. In Occidente. sfilarono in corteo l’imperatore accompagnato da Boris.2a_Bisanzio II_1-76 42 7-07-2008 13:50 Pagina 42 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo re a scacciare dal Palazzo Teofano. investito del compito di chiamarli a raccolta per combattere il comune nemico islamico. Tzimisce riprese l’offensiva in Oriente. La conclusione di un trattato che rinnovava i privilegi commerciali accordati ai Russi può far supporre che la vittoria bizantina non fosse stata affatto così schiacciante come lasciava credere la martellante propaganda imperiale. che non era porfirogenita. anche non calcedonesi. da dove un esercito russo si era spinto fin nelle immediate vicinanze della capitale prima di essere respinto dalle truppe frettolosamente raccolte al comando del cognato di Tzimisce. tra cui quella di Leone. Le linee di collegamento dell’esercito. Fra i musulmani. e ottenne un tributo da Damasco. indipendentemente dalla sua autenticità. a capo di un forte esercito. mentre l’Egitto era tornato a essere un avversario temibile in seguito all’insediamento dei Fatimidi. l’imperatore per due anni di seguito dette dimostrazione di forza giungendo. che ne fu soddisfatto. Il sovrano celebrò un trionfo a Costantinopoli nel corso del quale. L’imperatore si presentava come il capo di tutti i cristiani. si erano troppo allungate. Il gesto garantì la sicurezza dell’Italia bizantina e favorì la penetrazione in Germania dell’influsso bizantino. Barda Sclero. Tzimisce aveva ereditato una situazione difficile nei Balcani. a Ottone II. a costringere l’emiro a versare un tributo annuo. l’ex sovrano dei Bulgari. ormai ridotto al rango di semplice dignitario bizantino. Tzimisce epurò l’esercito dai partigiani dei Focadi. avanzò in profondità nel territorio siriano. nella primavera del 972. Ci vollero due anni all’imperatore per aver ragione di Svyatoslav e costringerlo a lasciare la Bulgaria dopo duri combattimenti intorno a Preslav e a Dristra [Hanak 1121]. fu vinto in combattimento dall’emiro di Mosul. sua nipote Teofano. sospettata di esserne l’amante. e di Barda. animata dalla preoccupazione di legittimare l’usurpazione di Tzimisce. dietro l’icona della Vergine. Teofano governò durante la minore età del figlio. ma dovette far fronte a numerose rivolte capeggiate da membri di questa famiglia. particolarmente sensibile in ambito artistico. suo domestico delle scholae. Una lettera di Tzimisce a Asot III di Ani. fratello del defunto imperatore. peraltro giunto alla maggiore età e dunque in condizione di regnare autonomamente. Nel 985.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 43 L’espansione bizantina durante la dinastia macedone 43 canza di unità di cui soffriva il mondo dei credenti. nei territori riconquistati. già destituito dal suo ufficio di domestico delle scholae. che si era adirato con lui quando era venuto a conoscenza delle proprietà di cui Basilio si era illegittimamente impadronito. a spese della corona. Basilio II. Nel 976. il cenobio di Iviron o «degli Iberi». riunì a Cesarea di Cappadocia gli ufficiali dell’esercito . La morte di Tzimisce segnò la fine della rapida avanzata dei Bizantini verso Oriente. Tzimisce non ebbe il tempo di realizzare i suoi progetti. dovuta senza dubbio alla competenza dei generali ma facilitata. 7. che in tre anni di guerra civile. Barda Sclero. Basilio Lecapeno fu sospettato di aver avvelenato il sovrano. giustificò le critiche che gli vennero indirizzate dall’esercito. costrinse Sclero e i suoi a rifugiarsi presso la corte di Bagdad. Alla morte di Giovanni Tzimisce. altresì. cui il generale impose nuovamente il tributo annuo dovuto all’Impero [Cheynet 461. La rovinosa disfatta dell’imperatore. sotto il regno di Samuele. suo prozio. Holmes 151]. Basilio. nipote dell’imperatore Niceforo Foca. il parakoimomenos si rivolse a Barda. consentì al georgiano Tornicio di fondare uno dei più grandi monasteri atoniti. confiscando brutalmente la sua immensa fortuna. forte dell’ausilio di contingenti armeni. Basilio II decise di sbarazzarsi del parakoimomenos. continuò a essere sotto la tutela del parakoimomenos. Per far fronte alla minaccia portata da questo temibile generale. si ribellò. Il sovrano desiderava imprimere il suo marchio in ambito politico-militare abbandonando il fronte orientale e conducendo personalmente una campagna contro i Bulgari i quali. Barda Foca. sostenuto da contingenti georgiani. nell’agosto 986. Un Foca guidò una seconda volta con successo gli eserciti bizantini d’Oriente contro Aleppo. dalla inevitabile disgregazione del califfato abbaside e dall’impossibilità per gli emiri di frontiera di fondare uno Stato fornito di risorse comparabili a quelle degli avversari cristiani. oltre che per la perdita dello spirito del jihad. Il bottino del sacco a cui fu sottoposto il campo dei rivoltosi. giacché morì improvvisamente nel gennaio 976. al ritorno dall’infruttuoso assedio di Serdica. che forse comprendevano una visita ai Luoghi Santi. l’espansione in Occidente e la salvaguardia dell’Oriente. frustrato dal prolungato confinamento in un comando subalterno lungo la frontiera. avevano ritrovato l’indipendenza. di alleati arabi e di una parte degli ufficiali superiori dell’esercito d’Oriente. Il principe di Kiev si impadronì poi di Cherson. tornato dalla corte califfale e lasciato in disparte da Foca. in Macedonia. fornendo così al sovrano un mezzo per controllare la formazione delle fazioni aristocratiche [Laiou 733. però. Alla ricerca di alleati. impossessandosi delle reliquie di san Clemente che vi erano venerate. Barda Sclero. continuò per alcuni mesi la resistenza insieme ad alcuni partigiani di quest’ultimo. i loro parenti più prossimi e i loro alleati georgiani. il patriarca Sisinnio rese più severe le proibizioni del matrimonio per legami di parentela. nell’aprile 989. procedura che rendeva i «potenti» responsabili del pagamento delle imposte fondiarie che i meno abbienti non sarebbero stati in grado di soddisfare. Basilio risparmiò Sclero e i suoi. di controllare meglio il Danubio. Alla lunga. il quale morì poco dopo. forse a quel tempo alleata ai ribelli. per mezzo di campagne ripetute. conservando tuttavia il possesso del Tesoro. aprì le ostilità contro Samuele di Bulgaria. Tale guerra non era senz’altro mirata all’annessione dell’intera Bulgaria.2a_Bisanzio II_1-76 44 7-07-2008 13:50 Pagina 44 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo d’Oriente e si fece proclamare imperatore il 15 agosto 987. ma semplicemente a dare nuovo lustro al prestigio imperiale nei Balcani. pretese a sua volta che Vladimiro si battezzasse: questi accettò poiché tale matrimonio gli garantiva una posizione di preminenza su tutti i principi della steppa. Basilio II catturò parte dell’esercito di Samuele. tuttavia. nel 1014. le maggiori risorse dell’Impero consentirono a Basilio di riconquistare velocemente le province orientali della Bulgaria. si rivolse al principe russo Vladimiro (gesto audace. desideroso di cancellare il ricordo dello smacco del 986 e preoccupato del progresso dei Bulgari al tempo delle guerre civili. Ci vollero tuttavia ancora quattro anni di combatti- . La cronologia delle operazioni tra il 990 e il 1018 resta incerta. Basilio II perdette in poco tempo l’intera Asia Minore. Infine. tale misura venne recepita come una sanzione. p. Sotto la sua influenza. 25]. della mano di Anna. Vladimiro accettò di inviare un forte contingente militare in cambio. che non si trovava nelle condizioni di rifiutare. capace di compiere audaci incursioni in Grecia o contro Adrianopoli. Basilio II ebbe la meglio a Abido. e infine di colpire. Samuele dimostrò di essere un avversario valoroso. Con il contingente russo. nella battaglia di Kleidion. Inasprì nel 996 le leggi che proteggevano i diritti dei piccoli proprietari e creò l’allelengyon. ma punì i Focadi. Basilio. sorella di Basilio. prima di arrendersi nell’ottobre 989. considerato il timore che i Russi ispiravano ai costantinopolitani). qualche mese più tardi. il centro dello Stato di Samuele concentrato intorno a Ocrida. una principessa porfirogenita. senza dubbio nel 988 [Poppe 1117]. Vladimiro fu battezzato insieme alla sua druÏina (guardia personale) a Kiev. L’imperatore. La famiglia reale bulgara fece atto di resa formale. svernò poi a Trebisonda. venendo trattata con tutti gli onori del caso. sentendosi ormai incapace di difenderlo contro nuovi aggressori – senza dubbio. Nel 1018. di cui avrebbe preso possesso alla sua morte. a restituirgli i territori che il principe David di Tao. Questi seppero contenere il malcontento dei notabili longobardi. e approfittò del suo secondo soggiorno in Oriente per regolare i conti con i Georgiani. Cercò quindi. cap.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 45 L’espansione bizantina durante la dinastia macedone 45 menti. Holmes 152]. di consolidare i possessi bizantini in Siria impadronendosi di Tripoli. nell’ultima rivolta capeggiata da un Foca. gli fece omaggio del proprio regno. Antiochia e gli alleati di Aleppo. Basilio condusse contro Giorgio una campagna molto dura. invano. organizzandole come nuovo catepanato. Una volta liberatosi di ogni preoccupazione sul fronte bulgaro. La frontiera bizantina era adesso nuovamente estesa fino al Danubio. spesso incerti. per soggiogare completamente i Bulgari. In Oriente. Il re armeno del Vaspurakan. nel 1022. nominati per rimanere in carica a lungo (cfr. malcontento che si tradusse. dove accolse la proposta – recatagli dal katholikos armeno Pietro – del re di Ani. Senacherim Artzruni. dove l’opera dei precedenti imperatori fu consolidata dai catapani. Basilio II non trascurò l’Italia. La preminenza bizantina in Armenia era ormai assicurata. il quale lo designava erede del proprio regno. si ribellò apertamente al- . Smbat. al-Hakim. xviii. nel 1001. poste sulle sponde del lago di Van. antico alleato di Foca. pattuendo infine una tregua di dieci anni con il califfo fatimide del Cairo. obbligandoli. L’imperatore compì un viaggio trionfale nei Balcani. attaccati da eserciti fatimidi [Farag 149. prima nel 1009 poi nel 1017. celebrando la sua vittoria ad Atene prima di fare ritorno a Costantinopoli. re dei Georgiani. nel 995 e nel 999. tanto con l’oculata distribuzione di dignità e titoli ai quadri militari bulgari quanto grazie alla forza delle sue armi. Micheau 1052]. Basilio II si volse nuovamente a Oriente. 524). a capo dei quali si era posto Melo – Meles nelle fonti greche – che. il sovrano bizantino ebbe il sopravvento. votata a un rapido fallimento. Basilio II salvò in due occasioni. più o meno costretto gli aveva destinato come legato. nel corso della quale si distinse particolarmente il contingente russo che costrinse alla sottomissione l’avversario. Affrontò l’imperatore soltanto Giorgio. p. e i principi slavi vicini all’Impero stipularono prudentemente nuove alleanze con l’imperatore. Nel 1021 Basilio prese possesso di queste terre. che si era alleato ai Fatimidi e sapeva di poter contare sul malcontento di una parte dell’aristocrazia microasiatica. senza troppe difficoltà [Cheynet 999. le prime bande turche giunte nel Vicino Oriente – capaci di adoperare metodi di combattimento terrificanti e mai prima sperimentati. bisogna tener conto che non fu facile per Basilio farsi carico dell’eredità politica quando le frontiere erano attaccate da tutte le parti. quando anche le truppe del koitonites Oreste erano state battute dai musulmani [Felix 150]. senza tuttavia riuscire a impadronirsi delle piazzeforti. Romano Argiro. può di fatto aver facilitato le invasioni della seconda metà dell’xi secolo. Per il suo secondo tentativo di rivolta.2a_Bisanzio II_1-76 46 7-07-2008 13:50 Pagina 46 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo l’autorità bizantina. aveva inviato come avanguardia un forte contingente nel 1025. Il grande imperatore acquistò già presso i contemporanei una fama considerevole. Alla morte di Basilio. ritenendo che l’Italia spettasse di diritto all’Impero d’Occidente. L’assorbimento di Stati cuscinetto nei Balcani e nel Caucaso. ma la morte del sovrano. Alla fine del xii secolo. Senza voler negare i suoi successi. Costantino. Giustiniano e Eraclio. provvisto a sua volta di sole figlie che lo zio non si era mai preoccupato di far maritare. i quali intervennero così negli affari bizantini per la prima volta. fece rinunciare a tale progetto. alla vigilia della sua morte. 8. ma fu poi chiaro che da tale matrimonio non sarebbe sor- . quando le frontiere dell’Impero collassarono. desiderando riconquistare l’isola. la diede in sposa a un lontano cugino. Melo aveva arruolato un contingente di Normanni. Con Michael Angold – e altri insieme a lui – si è giunti a una considerazione più temperata della sua figura. I successori di Basilio. Nel novembre 1028. A dire il vero. Costantino VIII. Solo gli Arabi di Sicilia continuavano a compiere le loro scorrerie. che lo pose allo stesso livello dei grandi sovrani del passato. Basilio II. pratica largamente adottata durante il regno di Basilio e continuata con i suoi successori. nel dicembre dello stesso anno. La determinazione del personaggio dinanzi agli avversari e i suoi successi in campo politico e militare hanno affascinato a lungo gli storici moderni. ma il pretendente era morto proprio mentre la principessa sbarcava a Bari nel 1002. celibe per tutta la vita. i Bizantini ricordavano con nostalgia le vittorie di colui che ormai chiamavano il Bulgaroctono. Alla fine del suo regno. fece una campagna militare contro i possedimenti bizantini nella penisola. L’imperatore germanico Enrico II. Lo sforzo militare era stato portato al massimo grado e le finanze pubbliche non potevano essere sollecitate ulteriormente. il potere passò al fratello. Gustave Schlumberger [160] lo considerava il terzo degli imperatori militari che avevano guidato «l’epopea bizantina». Zoe era stata fidanzata a Ottone III. Romano III. allontanò dapprima lo zio. essi stessi premuti sul fronte interno dai Fatimidi. nel 1031. il paflagone Michele IV. il moltiplicarsi di congiure e di colpi di stato. I duchi di frontiera posero rapidamente riparo a tale disfatta e. Giorgio Maniace fu scelto per portare a compimento l’ultimo progetto di Basilio II. L’espansione dell’Impero si attuava da sé. Nel medesimo anno i Bulgari si sollevarono. Teodora e Zoe. conseguendo un grande successo che pareva dover preludere alla riconquista dell’intera isola. La loro legittimità era incontestabile e riconosciuta con entusiasmo dalla popolazione. Lo stratego bizantino s’impadronì di Siracusa all’inizio del 1040. il cui esercito venne sbaragliato dai Mirdasidi durante la marcia verso Aleppo. spinti in parte dalla pressione fiscale. riunendosi prima sotto la bandiera di Pietro Deljan. Si spiega così. Al principio del 1041. il potere passò quindi al nipote Michele V.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 47 L’espansione bizantina durante la dinastia macedone 47 tito alcun frutto e che la dinastia macedone era destinata a estinguersi alla morte delle principesse porfirogenite. dirigendosi a Bari per sostenere una rivolta capeggiata da Argiro. qualora non si volesse tentare la fortuna con un atto di forza. Miche- . poi di Alusiano. La spedizione condotta nell’estate del 1030 evidenzia la mancanza di esperienza militare di Romano. Maniace venne richiamato in patria da Michele IV. ormai impopolare tanto per il suo rigorismo in materia fiscale quanto per essersi recentemente arricchito. Poi. in particolare dai costantinopolitani. Il suo contingente longobardo tuttavia si ribellò. per la debolezza dei suoi nemici. fratello di Giovanni Orfanotrofo. membro autentico della famiglia reale. funzionario tra i favoriti di Basilio II. tentato anch’egli dalla gloria militare. Giovanni Orfanotrofo. dopo mezzo secolo di calma. durante la Pasqua del 1042. governato allora dai Mirdasidi. figlio di Melo. L’unica via per ottenere il potere supremo era legarsi alle principesse. bramoso di dirigere personalmente gli affari dell’Impero. Zoe si sposò una seconda volta con il suo amante. riguadagnare la Sicilia all’Impero. quali che fossero le capacità personali degli imperatori. si impadronì di Edessa e mantenne il possesso della città contro l’emiro marwanide di Amida [Felix 150]. stratego di Teluch. per matrimonio o per adozione. L’imperatore. che vantava una discendenza dai sovrani bulgari. Alla morte di Romano III. morì giovane nel dicembre del 1041. Il neoeletto sovrano. gli emiri aleppini pagarono nuovamente il tributo a Bisanzio. epilettico. Giorgio Maniace. adottato precedentemente da Zoe. timoroso delle ambizioni del generale. Michele IV mise rapidamente fine alla sedizione giocando sulle divisioni che si erano create fra i ribelli e i sostenitori di Alusiano. nel 1034. sull’esempio dei Focadi decise di annettersi l’emirato di Aleppo. La popolazione di Costantinopoli reagì con inattesa energia. principe di Kiev. già da tempo passata al servizio dell’Impero. prima di essere catturato e accecato nel dicembre 1047 [Lefort 822]. nel luglio 1042 quest’ultima si risposò con Costantino IX Monomaco. si trasferì con il suo esercito nei Balcani. era nemico giurato di Maniace. e dall’annessione dell’Armenia. Alcuni storici hanno accostato i due avvenimenti sospettando. benché non esista alcuna prova di una reale collusione. fece insediare i Peceneghi sconfitti su territori dello Stato e ne arruolò una parte. fece uscire dal suo ritiro Teodora. L’imperatore privilegiò sempre le soluzioni pacifiche. senza dubbio incoraggiato dalla condotta leale di Kegenes e preoccupato dal calo della popolazione nei Balcani. Romano Sclero. e scacciò dal trono Michele che venne accecato (cfr. tuttavia. xi. cap. nel corso dell’inverno 1046-47. Quando. una flotta russa inviata da Jaroslav. che si ribellò. re di Ani. ricevette titoli e terre. Si dava il caso che Costantino IX avesse per amante Maria Sclerena. che mise i Bizantini a diretto contatto con nuovi arrivati.2a_Bisanzio II_1-76 48 7-07-2008 13:50 Pagina 48 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo le credette possibile relegare la madre adottiva in un convento nei pressi della capitale. venne respinta dall’esercito d’Occidente e da una banda di irregolari appartenente alla medesima razza degli invasori. ma le agitazioni interne dell’Impero non permisero di dar corso immediato al suo testamento. Il lungo regno del Monomaco è segnato dall’invasione dei Balcani da parte dei nomadi peceneghi. 277). rimandandolo in Sicilia. qualche cosa di più della semplice coincidenza. Qualche mese più tardi. Solo nel 1045 Costantino IX inviò un esercito a prendere possesso della città. una massa di Peceneghi attraversò il Danubio. appartenente a una illustre famiglia di Adrianopoli. Kegenes. morendo però dopo uno scontro con gli imperiali quando già aveva sfondato le linee nemiche. L’imperatore. nella loro simultaneità. che aveva molti precedenti nel passato. rimasta sguarnita di difensori. e il cui capo. il cui fratello. attirato con uno stratagemma a Co- . una volta battezzato. che ormai non si accontentavano più di compiere semplici incursioni. chiamato ad assolvere alle più alte funzioni dello Stato. Nel 1041 morì Smbat. i Turchi selgiuchidi. pp. mentre il nuovo sovrano Gagik II. l’ultima porfirogenita. Dopo due mesi di regno congiunto di Teodora e Zoe. Michele V aveva liberato Maniace. nel settembre 1042 questo si ribellò e. nella primavera dell’anno successivo. Leone Tornicio. attaccò la capitale venendo respinta con difficoltà dalla marina bizantina. Nello stesso anno. sollevò nuovamente le truppe occidentali e tentò d’impadronirsi della capitale. beneficiando successivamente di una amnistia imperiale nella primavera del 1047. suscitò però l’opposizione dell’esercito d’Occidente. Tale decisione. Finalmente. ma i legati. i Normanni consolidavano le loro posizioni. investendoli nel 1059 della signoria dei territori dell’Italia meridionale. ormai sicuri del fatto loro. ben difesa dal dux di Vaspurakan. I negoziati con l’imperatore. La reazione imperiale fu energica: Costantino IX inviò contro di loro numerosi eserciti che. volle saggiare le difese bizantine assediando Mantzikert che. Costantino contava sul sostegno di papa Leone IX. in 1119]. indebolita dall’assenza degli eserciti d’Oriente richiamate in Europa per contrastare la rivolta di Tornicio. fratellastro del sultano selgiuchide Tughril Beg. si spinse a saccheggiare l’Armenia. tuttavia. che gli rimproveravano la negligenza degli affari militari. di rivestire un ruolo direttivo nei confronti delle Chiese d’Oriente –. il quale più volte ricostituì i suoi eserciti decimati dai Peceneghi. le truppe dei catapanati di frontiera. pur battuti in un primo tempo. e testimonia anzi che le risorse dell’Impero erano ancora in grado di finanziare un importante sforzo bellico nell’arco di diversi anni [Malamut. annulla le accuse rivoltegli dai contemporanei. erano già giunti a un buon punto. si scontrarono a Kaputru con i Turchi i quali. dopo una battaglia dall’esito incerto. La pertinacia dimostrata dal Monomaco. l’armeno Basilio Apocapa. Poco dopo. influenzato favorevolmente da Argiro. riprese talora dai moderni storici. una banda turca assai numerosa. si ritirarono. Nella volontà. L’imperatore contro i Turchi aveva mobilitato i Peceneghi. già fedele servitore dell’Impero e nominato duca d’Italia al tempo in cui aveva contribuito a sedare la rivolta di Maniace. rinforzate da un forte contingente georgiano. il papato si volse dalla parte dei Normanni. a firmare una pace durevole. divenuto signore dell’Azerbaigian. si dimostrarono intransigenti durante il colloquio privato con il pa- . persuadendoli quindi. che però si rifiutarono di allontanarsi dalle loro sedi e si rivoltarono.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 49 L’espansione bizantina durante la dinastia macedone 49 stantinopoli. di riconfermare comunque l’alleanza e discutere su determinate misure adottate contro le chiese latine della capitale bizantina dal patriarca Michele Cerulario – il quale pretendeva. Nel 1053 tuttavia i Normanni sbaragliarono sia le truppe pontificie sia quelle di Argiro. che pure ricevevano rinforzi. alla fine del suo regno. Nel 1048. riceveva titoli onorifici e rendite fondiarie quale compenso. poiché i Normanni saccheggiavano anche il patrimonio della Chiesa. In Italia. inoltre. Leone IX inviò a Costantinopoli il cardinale Umberto di Silva Candida a capo di una delegazione. comandata da Ibrahim Inal. resistette con successo. Argiro. Nel 1054 il sultano. riuscirono infine a sorprendere i rivoltosi e finalmente a restringere l’area delle loro incursioni. attaccavano i castra bizantini e avevano il sopravvento sui vari catapani. e si appellò al notabile longobardo più influente. nel settembre 1048. sulle stesse basi. burocrate costantinopolitano. i negoziati ripresero con il suo successore. Infine. L’imperatore istituì una nuova «casa pia». dal momento che l’ultima rappresentante della dinastia macedone aveva trasmesso il potere a Michele Bringa in maniera legalmente ineccepibile. a dispetto delle critiche che le furono mosse per il fatto che l’Impero avrebbe avuto bisogno di un sovrano energico. Questo scisma era solo frutto delle circostanze. proclamandolo imperatore nel giugno del 1057. un problema incomprensibile per i Bizantini. Del resto. 184). vii. Vittore II. nell’agosto del 1056. non aprì alcuna crisi istituzionale. anziano e mal consigliato. funzione creata appositamente per Giovanni Xifilino. i legati pontifici deposero una bolla di scomunica sull’altare di Santa Sofia. Dopo una breve ma sanguinosa guerra civile. il nuovo imperatore. conservò da sola il potere per i diciotto mesi che le rimanevano da vivere. La morte dell’imperatrice. che godeva nella capitale di un vasto sostegno popolare. Teodora la Porfirogenita. Alla sua morte. insediandovi un nomophylax. e poi Michele VI. Tuttavia l’avvenimento è sintomatico della direzione presa dal papato.2a_Bisanzio II_1-76 50 7-07-2008 13:50 Pagina 50 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo triarca. nel gennaio del 1055. Il sovrano inoltre ampliò la fiscalizzazione della strateia ai territori di recente acquisizione. in particolare smobilitando l’esercito di Iberia (cfr. si comportò da sprovveduto con alcuni generali che avevano comandato gli eserciti di Bisanzio sotto il Monomaco. Costantino non poté fare altro se non lasciare che il sinodo e il patriarca rispondessero all’affronto lanciando un anatema contro i legati del papa [Kaplan 182]. che fornì ampiamente di ricchi beni. facendosi incoronare imperatore il 1º settembre 1057. p. intitolata a San Giorgio il Tropeoforo. i Comneni e i Duca. entrò in Costantinopoli senza colpo ferire. Il regno del Monomaco fu inoltre caratterizzato da una serie di riforme. nel frattempo. si insediavano così nel cuore dell’Impero. sostenuto nella capitale da una potente fazione guidata dal patriarca Michele Cerulario. era morto. nel luglio 1054. Isacco Comneno. Tuttavia. avendo reagito con notevole vigore alle sfide provenienti dall’esterno. molti – Catacalone Cecaumeno e Costantino Duca. Quando Teodora. se si tiene anche conto del fatto che Leone IX. già avanti con l’età. Costantino IX lasciava un impero intatto. cap. fra i tanti – si unirono a Isacco Comneno. destituirono dei generali già favoriti da Costantino IX. . incaricato della formazione giuridica degli alti funzionari. rifiutando loro le promozioni che speravano. che comincia a prendere le distanze dai poteri politici rivendicando la libertà della Chiesa. Le due grandi famiglie che avrebbero dominato Bisanzio per i centocinquant’anni seguenti. Eudocia sposò quindi. nel gennaio del 1068. l’imperatore abbandonò il trono nel 1059. non si sarebbe più risposata per preservare i diritti dinastici. La sua posizione fu inoltre compromessa quando ruppe i rapporti con l’ambizioso Michele Cerulario. cosa che gli alienò in parte le simpatie dei costantinopolitani. Costantino Duca. dopo la sua morte. Eudocia Macrembolitissa. al quale aveva giurato che. con l’aggravarsi della situazione oltre i confini dell’Impero. imparentata con i Cerulari. mise da parte ogni velleità di conquista. ma. in seconde nozze. Oltre alla vedova. l’imperatore lasciava dei figli il maggiore dei quali. venne giudicato ancora inadatto ad assumere responsabilità di governo. La scelta di Isacco si rivelò deludente poiché Costantino si dimostrò incapace. perdendo tuttavia parte delle sue truppe sulla via del ritorno a causa di una violenta inondazione. forse indotto a tale passo da Michele Psello. di far fronte alle invasioni turche. Deluse inoltre parte dell’esercito nel momento in cui.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 51 jean-claude cheynet iii. Ammalatosi. guadagnandosi così l’ostilità degli antichi beneficiari. Costantino morì nel 1067. un generale di buona reputazione (benché membro di una famiglia alquanto turbolenta). specialmente a favore dei monasteri. Bisanzio fra i Turchi e le crociate (1057-1204) Il neoimperatore Isacco Comneno guidò una trionfale spedizione contro i Peceneghi rifugiatisi a nord del Danubio. il patriarca e il Senato la sollevarono dal giuramento che le era stato imposto dal defunto marito. Romano Diogene. nonostante una politica fiscale rigorosa. facendolo al contempo incoronare co-imperatore e provocando dunque una sorta di colpo di stato a spese della famiglia dei Duca. Preoccupato di risanare lo stato delle finanze pubbliche. Michele. . realisticamente. benché in età per regnare. decise di annullare alcune donazioni e di ridurre i versamenti effettuati a titolo di roga. prima di vedere gli effetti della sua politica creare una serie di rivolte generalizzate. peceneghe e uze. a favore di un antico compagno d’armi. Eudocia perciò fu nominata reggente. anche quando minacciarono direttamente la capitale. sicilia Reggio Tebe Larissa Anchialo creta Eraclea Bursa Ancira Trebisonda emirato danismendide Sinope Alessandria Rodi Seleucia Tripoli Fatimidi regno di gerusalemme Damasco Laodicea diprincipato antiochia Antiochia Aleppo Eufrate Gerusalemme Costanza cipro Attalia Cesarea sultanato di rum Filadelfia Filomelio Smirne Iconio (Konya) Anazarbo Edessa Laodicea Miriocefalo Cone Zengidi Lopadion Mar Nero Amastri Cherson Costantinopoli Adrianopoli Preslav bio nu Da Dristra Filippopoli Sofia ar Ocrida Serre Tessalonica Castoria Skopje Va rd Vidin Nissa Sirmio Cumani Mosul Ti gri Kur 13:50 regno normanno Durazzo Bari Brindisi o tic Ad ria Ragusa dalmazia Sava 7-07-2008 Palermo Ancona Ma re Drava ungheria 2a_Bisanzio II_1-76 Pagina 52 .Siracusa Mare Mediterraneo Gortina Corinto Ate ne Carta 3. L’Impero a metà del xii secolo circa. Anna Dalassena. Michele VII non poté impedire l’avanzata dei nemici dell’Impero. Il potenziale pericolo d’una tale strategia. a prezzo però di una sanguinosa guerra civile che li rese impopolari in parte dei territori d’Oriente. durato tre anni e mezzo. guerra che introdusse i Turchi all’interno del gioco politico dell’Impero. Un ministro. Nicefo- . Durante la battaglia di Mantzikert il figlio del cesare Giovanni. come ricompensa per la vittoria su Diogene. tentando di ripristinare alcune fonti di reddito a favore delle pubbliche finanze – giacché su vaste aree dell’Asia Minore gli esattori imperiali non erano più in grado di riscuotere le tasse – e instaurando un monopolio del commercio del grano destinato a Costantinopoli. per molto tempo denigrato sulla scorta delle cronache contemporanee. nell’ottobre del 1071. D’altra parte Romano. soprattutto in Cappadocia. come Manuele Comneno.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 53 Bisanzio fra i Turchi e le crociate 53 Nel corso del regno di Romano. non era percepito dal momento che Andronico Duca. infine si arrese ma – contrariamente a quanto gli era stato promesso – fu accecato in maniera così brutale da portarlo rapidamente alla morte il 4 agosto del 1072. inoltre. I Diogeni desideravano garantire la continuità della successione (il matrimonio di Eudocia con Romano non era stato infecondo). porre sul trono Michele VII Duca. temevano di essere estromessi dal potere qualora Romano Diogene con le sue vittorie avesse acquisito eccessiva popolarità. cognata di Isacco Comneno. i Duca stessi. infine. prese una serie di energiche decisioni [Lemerle 631]. furono addirittura sconfitti. Andronico. Sconfitto per ben due volte. l’eunuco Niceforitza. stava appunto mettendo in opera un disegno di parziale rinnovamento della compagine militare condotto attraverso un migliore addestramento e il reclutamento forzato. il cesare Giovanni Duca. Quando il sultano liberò Romano assegnandogli una scorta turca. privilegiò senza dubbio i propri interessi familiari a scapito di quelli dell’Impero nel momento in cui. i Duca presero questo fatto a pretesto per scacciare Eudocia e. le ambizioni delle diverse fazioni che aspiravano al potere ebbero libero corso. Romano Diogene non si rassegnò affatto a tutto questo e. forte della popolarità di cui godeva in Oriente. raccolse delle truppe. al comando della retroguardia dell’esercito bizantino. tuttavia. che giudicava dovesse ritornare a un Comneno. sostenuto attivamente dal cesare. che comandava in prima persona l’esercito. Sempre in Asia Minore. permise che i Turchi catturassero Romano Diogene dopo averlo circondato. I Duca avevano vinto. mirava a porre uno dei suoi figli sul trono. Tuttavia non conseguì grandi successi bellici e alcuni suoi generali. accettò dei possedimenti situati proprio in Asia Minore. Una volta giunto al potere. guidati dal fratello di Costantino X. giacché l’operato di Michele VII venne contestato da ogni fronte. il quale godeva delle migliori relazioni parentali. L’imperatore fece appello a truppe straniere. ormai visibili lungo la sponda asiatica del Bosforo. non fu in grado di comandare l’esercito in una campagna contro i Turchi. si consegnarono ancora una volta al condottiero che giungeva dall’Oriente. I suoi figli. Niceforo Briennio. Niceforo Botaneiata. Quando Botaneiata. preoccupati per il numero via via crescente di profughi dall’Anatolia che trovavano ricetto nella capitale. erede dei Duca.2a_Bisanzio II_1-76 54 7-07-2008 13:50 Pagina 54 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo ritza si sforzò di ricostituire una unità di élite basata su forze indigene e in grado di combattere il pericolo turco. guidati. Gli intrighi di Corte condussero quindi a una serie di intese momentanee tra le fazioni in campo. privo di prole. si ribellarono ponendosi sotto la guida di Alessio. e nel 1077 scoppiarono due grandi rivolte militari. Niceforo III ebbe ragione degli avversari soprattutto grazie all’appoggio dei Turchi. prigioniero della sua inerzia. che non aveva affatto rinunciato al suo progetto. deliberò di trasmettere l’Impero a un nipote. riuscirono anche a entrare nei favori dell’imperatrice Maria d’Alania. sostenne un suo generale. i quali per la prima volta si trasferirono in gran numero in Europa con il consenso delle autorità. preoccupata per il futuro di suo figlio Costantino. oppressi dalla penuria di viveri e dal rincaro del prezzo del grano. i Comneni. I costantinopolitani. L’esercito d’Occidente. Niceforo – sostenuto in un primo tempo dai Comneni – per legittimare la propria posizione sposò l’imperatrice Maria d’Alania. franche e turche. Le loro truppe raccogliticce en- . Anna Dalassena si rivelò particolarmente abile nei maneggi. Isacco e Alessio. non lasciava più il Gran Palazzo –. dux di Durazzo. moglie separata di Michele VII. Tali sforzi però furono inutili. Niceforo Botaneiata. prima. imparentato con alcune famiglie di maggiorenti di Adrianopoli. Divenuto imperatore. quindi da Niceforo Basilace. mentre quanto rimaneva dei reggimenti d’Oriente si radunò perlopiù sotto i vessilli di un altro comandante di prestigio. residenti a Adrianopoli). ancora in gran parte intatto. L’imperatore – ormai anziano. ma il Botaneiata riuscì a respingere i Turchi del selgiuchide Sulayman inviatigli contro. mentre continuavano a beneficiare della fiducia del Botaneiata. approfittando del fatto di aver radunato un esercito nei pressi della capitale con il pretesto di far fronte alla minaccia turca. ancora da Briennio. che nell’aprile 1078 entrò trionfalmente in città. rafforzando l’influenza della sua famiglia – peraltro molto numerosa – con matrimoni combinati che la imparentarono e crearono alleanze con i più illustri casati dell’epoca (eccezion fatta per i Macedoni. ma dovette reprimere con la forza le ribellioni degli eserciti d’Occidente. sicuramente il 4 aprile. Fino alla metà dell’xi secolo. ma dalla seconda metà del secolo tutti i fronti avevano ceduto. a lasciar da parte le sue ambizioni al trono in cambio del titolo di cesare e di una buona rendita fiscale. Alessio Comneno. e manifestò delle aperture nei confronti dell’imperatore tedesco. seppe guidare con tenacia le sue truppe – numericamente ancora modeste in termini di effettivi. 1. i quali dopo il sinodo di Melfi (1059) erano riusciti a riconciliarsi con il papato. fra cui dei Variaghi. rappresentavano un baluardo per la penisola balcanica. e continuarono a inviare in Italia truppe scelte. Le rivalità che insorgevano tra le fazioni più potenti (il cui scopo finale era quello di stabilire sul trono una dinastia in grado di rilevare in modo durevole l’eredità dei Macedoni) troppo spesso avevano fatto perdere di vista i pericoli esterni a dei generali preoccupati di partecipare ai conflitti unicamente per accaparrare i profitti (promozioni e dignità). che aveva dato manforte a suo fratello Ruggero in occasione della conquista della Sicilia. fu incoronato imperatore all’età di 24 anni. inoltre. e fra di essi in particolare Costantino X. avanzarono lentamente in Italia meridionale poiché gli imperatori. creando una situazione di cui avevano approfittato gli avversari dell’Impero che si erano fatti avanti dalla morte di Basilio II: i Normanni in Italia. fiancheggiati da bande irregolari di Turcomanni. le frontiere avevano retto abbastanza. per la maggior parte ormai uniti intorno a una notevole figura di condottiero. una volta persuaso il cognato Niceforo Melisseno. Il duca era riuscito a creare in seno alla popolazione cittadina un partito favorevole ai Normanni. In Italia. L’Impero assalito su tutti i fronti. i Turchi selgiuchidi. non avevano affatto rinunciato a quelle ricche province che. la capitale dell’Italia bizantina. di Calabria e di Sicilia –. la città ca- . Dopo lungo assedio e senza più speranze di soccorso. La dinastia da lui fondata avrebbe da allora dominato per più di un secolo sull’Impero. I Normanni. dopo la disfatta di Civitate. altro ribelle. i Peceneghi e altri nomadi nei Balcani e. Roberto il Guiscardo – riconosciuto ufficialmente dalla Santa Sede come duca di Puglia. ma sempre più numerose – al punto che finì per isolare Bari. per finire. sicché le frontiere erano state a più riprese pericolosamente sguarnite. Bisanzio cercò un alleato sussidiario contro i Normanni. Ma Roberto il Guiscardo.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 55 Bisanzio fra i Turchi e le crociate 55 trarono in Costantinopoli il 1º aprile del 1081 e si abbandonarono a un saccheggio di cui rimase a lungo il ricordo fra i cittadini della capitale. che talvolta seppero perfino recuperare il terreno perduto. si erano rivelati difficili da respingere facendo uso della forza. tuttavia. La comparsa di Alessio Comneno sulla scena non lo dissuase dal perseguire i suoi disegni. I Bizantini non erano peraltro veramente minacciati da tali incursioni. ridusse i sussidi che periodicamente venivano loro inviati. fu accusato di inerzia. Il nemico più formidabile si trovava però a Oriente. Una proposta di matrimonio fra Costantino. provò a restaurare l’unità del mondo islamico (il che implicava l’annientamento del califfato sci’ita del Cairo). Quando una massa di nomadi uzi – dei Turchi ancora pagani – attraversò il Danubio e Costantino X si rifiutò di affrontarli. i Peceneghi si ribellarono allorché Niceforitza. nel 1072. e nella primavera del 1081 il duca di Puglia sbarcò dinanzi a Durazzo dopo essersi impadronito di Corfù. riconoscendo anch’egli al Guiscardo il titolo di duca di Puglia. e accordando ai suoi luogotenenti dignità elevate (e perciò remunerative). e proprio in un momento in cui la penisola beneficiava particolarmente del rinnovamento demografico ed economico che coinvolgeva l’intero Occidente. come l’esperienza aveva insegnato. Nei Balcani. come già aveva fatto Tughril Beg. I nomadi compensarono il mancato guadagno allargando sempre di più il raggio delle loro scorrerie nelle province bizantine e spingendosi dalle loro basi fino in Tracia. Il Guiscardo. La caduta di Michele VII mise tuttavia fine a ogni progetto. mirava a consolidare tale accordo e a persuadere Roberto a raggiungere l’Anatolia per combattere i Turchi. Michele VII si sforzò di riprendere i territori perduti con i mezzi diplomatici. Il sovrano turco.2a_Bisanzio II_1-76 56 7-07-2008 13:50 Pagina 56 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo pitolò nella primavera del 1071. e Olimpia venne rispedita al padre dal Botaneiata. si sentì offeso e si accinse a effettuare uno sbarco in forze nei Balcani. preludio alla conquista dell’Impero indebolito. L’Impero aveva il controllo delle ben fortificate piazzeforti danubiane ma. che lo integrava all’interno della gerarchia bizantina. Bisanzio era ormai esclusa dall’Italia per la prima volta dall’epoca della riconquista giustinianea. e la figlia del Guiscardo la giovanissima Olimpia. che non avevano per obiettivo una occupazione per- . Nel 1063 il sultano Alp Arslan. gli invasori furono decimati da un’epidemia e si dispersero quasi per miracolo. fortunatamente. l’erede al trono imperiale. gli imperatori avevano deciso di seguire una politica conciliatrice nei confronti dei Peceneghi che. succedendo allo zio Tughril Beg alla testa dell’immenso impero dei Grandi Selgiuchidi. lasciò che le bande turcomanne – le quali non dovevano indugiare troppo a lungo nelle vicinanze dei ricchi territori dell’Iraq – saccheggiassero le regioni abitate dai cristiani. sottraendo in larga parte al controllo imperiale il catepanato di Paradounavon. alla ricerca di fondi per l’esercito. riuscendo però talvolta a riportare dei buoni successi con l’aiuto delle popolazioni di confine. dietro istanza del legittimo sovrano. mentre l’esercito venne disperso senza peraltro patire troppe perdite a eccezione dei reggimenti cappadoci [Cheynet 176. dopo qualche esitazione. Romano fu sconfitto e catturato dai Turchi. il sultano intraprese una grande spedizione contro i Fatimidi del Cairo. L’imperatore. rifiutò. che si era preoccupato di sottrarre nuovamente ai Turchi per non doversi guardare le spalle da possibili minacce. La pressione dei Selgiuchidi si fece sentire anche in Armenia. Romano fu liberato e gli fu assegnata una scorta turca. Alp Arslan non desiderava attaccar battaglia ma semplicemente negoziare. incluso lo stesso ducato di Antiochia. incapace di catturare i saccheggiatori carichi di bottino. Il sultano trattò con l’imperatore esigendo da lui soltanto che venissero restituite ai musulmani le conquiste fatte a loro spese nell’arco di un secolo. le devastazioni compiute ai danni del grande santuario di San Michele a Cone. Informato del prossimo arrivo di Romano Diogene con il suo esercito. richiedendo per l’occasione vettovagliamenti al governatore di Edessa. Quando. aveva lasciato partire gran parte delle sue truppe scelte. esasperarono l’opinione pubblica. male informato. Il 26 agosto del 1071. o il saccheggio di Cesarea di Cappadocia. quando Alp Arslan si impadronì di Ani nel 1064 e due anni dopo di Kars. doveva giustificare con un grande successo militare le sue pretese di governare l’Impero senza i Duca – quanto per motivi di ordine esterno – riteneva infatti che una vittoria avrebbe potuto metter fine alle incursioni turche. Il disinteresse di Alp Arslan per la conquista dell’Anatolia fu chiaro nel momento in cui si dimostrò in definitiva clementissimo nei confronti del sovrano vinto. troppe volte. si diedero da fare per conquistare i territori di Edessa.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 57 Bisanzio fra i Turchi e le crociate 57 manente del territorio. già promessi da Diogene ai Turchi. e poi suo figlio Malik Shah. tuttavia. il principe Gagik. nella sua marcia passò vicino ai confini bizantini. Vryonis 400]. Il sovrano bizantino si accampò presso la grande fortezza di Mantzikert. La guerra civile quasi permanente che infuriò dall’ascesa al trono di Michele VII a Alessio Comneno consentì ai Turchi di penetrare facilmente in Asia Minore. Antiochia e l’Armenia. nel 1071. tanto per ragioni di politica interna – in effetti. ma il colpo di stato dei Duca rimise in discussione gli accordi presi sicché Alp Arslan. Tuttavia. perché tanto gli imperatori quanto i loro nemici si avvalsero di contingenti turchi allo scopo di ingrossare rapidamente . L’esercito bizantino che doveva salvaguardare le frontiere fu. della ricca città commerciale di Arzn. che da qualche tempo. i Bizantini avevano preso sotto la loro protezione. percorse le regioni occidentali dell’Asia Minore prendendo al suo servizio dei Turchi. Il sovrano poteva fruire di un valido sostegno presso l’aristocrazia. lasciando che a indossare i calzari purpurei fosse Costantino. a parte Costantino X. Al momento dell’ascesa al trono. Dopo qualche indugio. ostile al Botaneiata. soddisfatti di essere finalmente ben difesi – aveva creato per sé un principato autonomo nel territorio degli Armeniaci [Cheynet 382. Alessio sposò così la nipote del cesare Giovanni. lo stesso Michele fece appello a Sulayman. Filareto a quanto pare governò i territori a lui sottoposti in modo autonomo. Alessio Comneno perseguì due obiettivi: conservare il potere – cosa che da circa mezzo secolo nessuno tra gli imperatori.2a_Bisanzio II_1-76 58 7-07-2008 13:50 Pagina 58 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo e a un prezzo relativamente modesto le rispettive fila. Anna Comnena. che unì al più presto in fidanzamento con la maggiore delle sue figlie. Michele VII Duca si era giovato dei servigi del turco Artuq per sbarazzarsi di Roussel de Bailleul. comandante della cavalleria franca. le province in cui erano concentrate le forze dell’esercito bizantino d’Oriente al comando di un generale d’origine armena. Irene. Filareto Bracamio. che incontrarono solamente nei ducati orientali di Antiochia. Edessa e Melitene. Raramente i Turchi trovarono una resistenza organizzata. A cominciare dal regno del Botaneiata. non per ostilità nei confronti degli imperatori ma a causa del fatto che i Turchi lo avevano isolato dal resto dell’Impero [Dédéyan 178]. a patto però di consolidare la sua alleanza con la famiglia dei Duca. di fronte a Costantinopoli [Cahen 173 e 174]. il quale – con la complicità dei notabili locali. alla quale prima di intraprendere la campagna militare affidò il compito di reggere l’Impero. 2. e sulla madre Anna Dalassena. dotandola di pieni poteri di governo. che insediò di guarnigione in città di cui essi non avrebbero potuto impadronirsi senza alcuna nozione di poliorcetica. L’avvento di Alessio Comneno. Alessio contava tuttavia principalmente sui suoi familiari: sul fratello Isacco. Né le carte di cui disponeva erano meno apprezzabili sotto il pro- . ma l’emiro prese a parteggiare per Niceforo Botaneiata. Shepard 390]. che lo poneva al di sopra di ogni altro funzionario aulico. un cugino dei Grandi Selgiuchidi inimicatosi con i potenti congiunti. era più riuscito a fare – e respingere i nemici dell’Impero. In questo modo Sulayman divenne signore di Nicea. piazzaforte dalle mura poderose posta nel cuore della Bitinia. Un altro ribelle. per il quale venne appositamente creata la dignità di sebastokrator. Poco dopo. Niceforo Melisseno. figlio di Michele VII. misero la loro flotta al suo servizio allo scopo di tagliare le linee di rifornimento del duca normanno [Lilie 613]. la fortezza che difendeva l’ingresso alla via Egnatia posta sotto l’autorità di Giorgio Paleologo. Ma sarà soltanto la morte del Guiscardo. Roberto il Guiscardo e suo figlio Boemondo di Taranto posero l’assedio a Durazzo. L’imperatore concluse perciò un accordo con i Veneziani – nel 1082. Nell’ottobre del 1081 l’imperatore venne duramente sconfitto dal Guiscardo dinanzi a Durazzo che. Egli desiderava riprendere il controllo del Danubio ma. poiché l’esercito d’Occidente era largamente intatto mentre lo stato delle cose in Anatolia rimaneva fluido. Alessio sollecitò pure. nell’aprile del 1091. poco più tardi. La resistenza di Castoria e il disimpegno dei Bizantini dalle battaglie campali arrestarono l’avanzata dei Normanni. fosse ormai in grado di intercettare le navi veneziane provenienti dall’Adriatico. con ogni evidenza – i quali. Incapace con le sue sole forze di metter fine a tali scorrerie. il sovrano ricorse alla diplomazia. e successivamente perfino i prigionieri catturati vennero in gran parte massacrati. che gli impedivano ormai di vagheggiare l’allestimento di operazioni contro i Turchi in Oriente. Alessio aveva subito perdite ingenti. cercò l’aiuto di altri nomadi stabilitisi nelle regioni danubiane settentrionali. e negli anni successivi si dovette accontentare di condurre operazioni limitate ad arginare l’avanzata pecenega. Agendo celermente e appoggiandosi sulle forze messe in campo da Filareto Bracamio e sulle altre guarnigioni bizantine. a metter fine alla guerra. approfittando della guerra contro i Normanni. impadronitosi delle due sponde del canale d’Otranto. combattendo contro i Peceneghi che. allarmato per l’influenza esercitata dal Guiscardo su Roma. Sbarcati sulle coste balcaniche al comando di un forte esercito. fortezza eretta a controllo del Basso Danubio. l’intervento dell’imperatore germanico Enrico IV.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 59 Bisanzio fra i Turchi e le crociate 59 filo militare. comandati per l’occasione da Boemondo. avevano esteso il raggio delle loro incursioni. i Peceneghi furono infine vinti nella battaglia di Levunion. un abile generale avrebbe senz’altro potuto riprendere in mano la situazione. fu di nuovo sonoramente sconfitto nel 1087 a Dristra/Silistria. Allo scopo di contenere l’avanzata normanna. cognato di Alessio. in cambio di privilegi commerciali. La minaccia dei Peceneghi venne . avvenuta nel 1085. D’altra parte. doveva cadere in pugno al condottiero normanno aprendogli la strada per Tessalonica. i Cumani. stratega piuttosto mediocre. a prezzo d’una considerevole somma di denaro. Alessio continuò a dare la priorità alla difesa dei Balcani. che giungevano ormai fino ai sobborghi di Costantinopoli. cercando l’appoggio dei Veneziani preoccupati del fatto che il Guiscardo. l’imperatore si accontentò di mettere in opera misure difensive alquanto limitate. passò in mani turche. nel territorio dei «Romani». da cui potevano sempre giungergli eventuali rinforzi. Alessio si accontentò di difendere la costa meridionale del Mar di Marmara e di riprendere Nicomedia. al riparo dei solidi bastioni di Nicea. Stabilitosi in Paflagonia. la Paflagonia. Malik Shah. benché la Caldea bizantina riuscisse a sfuggire alle brame di Danismend. nei pressi di Aleppo. che un tempo aveva servito i Bizantini. Sulayman si preoccupava di non distaccarsi dall’est. approfittò della disorganizzazione del giovane sultanato di Rum per ampliare i propri possessi nella regione di Efeso e di Smirne. all’epoca più o meno indipendente da Costantinopoli. Incoraggiato dall’assenza di qualunque reazione da parte bizantina. affermò la sua autorità sui Turchi d’Anatolia – senza peraltro controllare gli emiri che continuavano ad avanzare in direzione dell’Egeo a spese dei Bizantini – e si fregiò del titolo di Sultano. di Antiochia. Due degli emiri operanti in Anatolia si rivelarono particolarmente temibili: un nuovo venuto. contro cui aveva inviato delle truppe. Quest’ultimo. il novello sultano s’impadronì di sorpresa. che bramava eliminare il sultanato rivale di Nicea. figlio del sultano. insieme a Neocesarea e a Castamone. Danismend al nord-est e Tsacha (Çaka) nei territori più a ovest dell’Asia Minore. Sulayman. Rispetto ai Turchi. figlia del basileus.2a_Bisanzio II_1-76 60 7-07-2008 13:50 Pagina 60 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo eliminata e i sopravvissuti furono in parte arruolati nell’esercito bizantino. Morto Teodoro nel 1090 subendo il martirio. ma si trovò coinvolto in una serie di conflitti interni fra i Selgiuchidi trovandovi la morte nel 1086. ritardò tanto la sua risposta che l’ambasciata inviata alla Corte persiana giunse a destinazione solo dopo la morte del sultano. L’emiro Tsacha. con grande disappunto di Malik Shah – successore di Alp Arslan – creando quello ch’egli avrebbe chiamato «sultanato di Rum» per il fatto di essere stato fondato in Anatolia. La morte di Sulayman non apportò alcun beneficio alla situazione. Prima di ogni altra cosa. propose ad Alessio di ritirare i Turchi dall’Anatolia in cambio del matrimonio di suo figlio con Anna la porfirogenita. Danismend ebbe modo di scontrarsi non già con Alessio bensì con Teodoro Gabra dux di Trebisonda. Tsacha armò una flotta con l’intento di conquistare l’arcipelago . che già era passata nelle mani dei Turchi. Seguendo la grande strada militare che attraversava l’Anatolia e approfittando dell’assenza di Filareto Bracamio. nel dicembre del 1084. perché i Turchi rimasero fedeli a Kilig Arslan. che temeva la vicinanza di un impero turco e non aveva colto le motivazioni sottintese all’offerta di Malik Shah. il filosofo fu costretto a ritrattare le proprie posizioni davanti all’imperatore e al sinodo. l’Impero l’Impero non era più minacciato da invasioni imminenti. all’inizio del suo regno. Questi ultimi avevano inoltre perduto vari uffici. Dopo la morte prematura di Costantino. Le finanze dell’Impero si erano dissestate man mano che avanzavano i nemici. iniziata sotto Costantino IX. Un usurpatore era costretto a mettere continuamente in risalto il sostegno divino mostrandosi un perfetto ortodosso. Nel marzo del 1082. Ma era l’autorità personale dell’imperatore a essere criticata. Permise dunque che fosse multato? Giovanni Italo che. come testimoniano i numerosi complotti orditi. per la prima volta dall’ascesa al trono di Alessio. Infine. Alessio fece poi condannare i Bogomili e bruciare Basilio. Soltanto quando fu evidente il rischio d’un attacco via mare a Costantinopoli. l’imperatore si decise a inviare una flotta contro Tsacha. per assoldare nuovi reggimenti. escludendo Costantino Duca dalla linea di successione. i quali agli occhi dei dignitari ordinari si erano scandalosamente arricchiti. . da una parte degli ufficiali. Verso il 1091. favorito da un’offensiva pecenega sul fronte terrestre. capo della setta nella capitale. era inoltre molto vicino ai Duca. Alessio aveva inoltre bisogno di far dimenticare la brutale confisca dei beni della Chiesa. fornendo ad Alessio il sostegno della famiglia macedone all’epoca egemone. soprattutto nell’ambito delle pubbliche finanze. patrocinò la creazione di un corpo di predicatori per migliorare l’insegnamento dei Vangeli tra la popolazione della capitale. l’iperpero. il figlio maggiore di Alessio. xii. l’imperatore intraprese un disegno di riorganizzazione dello Stato: il suo potere era ormai consolidato e le principali cariche erano state assegnate ai suoi familiari più prossimi. La svalutazione del nomisma. cap. Risollevando la situazione nei Balcani e in assenza di conflitti di maggior portata. p. nel 1107. Nel corso degli anni successivi. 325-26). coniato a partire dal 1092 (cfr. Anna Comnena andò in sposa a Niceforo Briennio nel 1096-97. oltre a voler trattare la teologia come un ramo della filosofia. in conseguenza del processo di sensibile riduzione e snellimento dell’apparato amministrativo. Giovanni Comneno. subì un’accelerazione durante il primo decennio di regno di Alessio. che venne sconfitto [Cahen 174]. Favorì il clero di Santa Sofia a spese dei metropoliti provinciali in seno al sinodo permanente che governava la Chiesa.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 61 Bisanzio fra i Turchi e le crociate 61 microasiatico. privando lo Stato di risorse fiscali nel momento in cui aumentava la spesa militare. Alessio poté ritrovare una base fiscale più solida e dar corso a una moneta aurea stabile e di buona lega. co-imperatore fin dal battesimo celebrato nel 1088. venne proclamato erede al trono nel 1092. in particolare nell’intento di favorire Niceforo Diogene. Poiché mirava a conquistare Melitene. dopo aver servito in Anatolia – fra l’altro. oltre che conveniente per entrambe le parti. un punto su cui un partigiano della riforma gregoriana come Urbano II non poteva transigere. Alessio Comneno si volse nuovamente verso l’Asia Minore. inviò un contingente di 500 uomini che Alessio pose di guarnigione in Bitinia [Schreiner 194]. Gregorio VII. Sembrava anzi possibile. tornavano nei paesi d’origine lodando la generosità degli imperatori. un ex generale bizantino. a quel che sembra. che da molto tempo apprezzavano i cavalieri franchi. Il sovrano non intendeva affrontare i Selgiuchidi di Rum guidati da Kilig Arslan. il sultano selgiuchide si scontrava con la potenza concorrente degli emiri danismendidi. contribuendo così a diffondere una immagine favorevole dell’Impero. eletto papa nel 1088. il progetto di un concilio a Costantinopoli con l’obiettivo di unire le due Chiese non approdò a nulla. poiché costui non tentava di espandersi a Occidente ma verso Oriente. Domandò che il suo nome fosse reinserito nei dittici costantinopolitani e. ipotizzando una spedizione comune che avrebbe condotto Franchi e Bizantini fino . ancora tenuta da Gabriele. Alessio spedì delle lettere dove. sollecitato in proposito in occasione del suo passaggio dalla capitale. Tuttavia. tornare a riunirsi.2a_Bisanzio II_1-76 62 7-07-2008 13:50 Pagina 62 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo 3. erano la maggioranza della guarnigione edessena –. figlio di Sulayman. Dopo qualche anno di calma. I Bizantini. ricordando le condizioni miserande in cui versava la cristianità d’Oriente e. Urbano II. dovendo affrontare una opposizione nata in seno alla sua stessa Chiesa circa l’antipapa Clemente III. poiché l’imperatore era convinto che il clero greco non avrebbe mai riconosciuto la supremazia della sede romana. Il trauma della crociata. per tenersi in contatto con il serbatoio dei combattenti turcomanni. La situazione era favorevole. annullò la scomunica che gravava sull’imperatore Alessio (era stato il suo predecessore. li reclutavano soprattutto fra i numerosi pellegrini che passavano da Costantinopoli. Tuttavia. turbato appena nel 1095 da una invasione dei Cumani e da incursioni serbe. poiché al momento possedeva saldamente la costa del Mar Nero. La disputa tra le Chiese non pareva affatto aver imboccato un cammino irreversibile. aveva moltiplicato i gesti di riconciliazione con l’Oriente. controllava la Caldea bizantina e aveva recuperato senza colpo ferire il porto di Sinope. Il conte Roberto di Fiandra. nel settembre del 1089. Molti soldati franchi. l’imperatore non osava intraprendere operazioni troppo ambiziose senza il sostegno dell’Occidente. a interdire Niceforo III). Non sorprendentemente l’imperatore – il quale sperava anche che Urbano II fosse in grado di esercitare un’influenza moderatrice sui suoi alleati normanni – inviò nel 1095 dei legati al concilio di Piacenza a sollecitare il soccorso dell’Occidente dipingendo un quadro pietoso delle condizioni dei cristiani orientali.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 63 Bisanzio fra i Turchi e le crociate 63 a Gerusalemme. dove però combattevano sotto il comando di ufficiali imperiali. Questo ruolo attivo di Alessio – nella preparazione di ciò che siamo soliti chiamare. conte di Tolosa. Roberto di Fiandra e Stefano di Blois. chiamati dai re cristiani timorosi della potenza almoravide. e questo obbligava passare da Costantinopoli. Il papa l’anno seguente rinnovò il suo appello al concilio di Clermont. . a posteriori. benché poi non ne fosse risultato nulla di concreto. finalmente. Le flotte italiane dell’epoca non erano ancora abbastanza progredite da consentire il trasporto di una tale massa di uomini e animali. che l’aveva accolta con favore. minacciati fino alle soglie di Costantinopoli. passando sotto silenzio l’azione diplomatica svolta dal padre. incitò i principi europei a combattere in Oriente prestando giuramento di fedeltà all’imperatore. iniziando un movimento che avrebbe messo in marcia sulla via di Gerusalemme una moltitudine di pellegrini armati mai vista prima. così come Gregorio VII prima di lui. mentre i nuovi venuti avevano obiettivi autonomi: l’espulsione dei Turchi dall’Oriente e la liberazione del Santo Sepolcro. In tale moltitudine si potevano distinguere quattro gruppi principali: gli uomini di Goffredo di Buglione. le truppe di Raimondo di Saint-Gilles. Solo le vie di terra erano praticabili. invocava il soccorso di tutti i principi dell’Occidente [Shepard 198]: la sua attività diplomatica non mancò di avere effetto. e alcuni di essi – o i parenti – avevano combattuto i musulmani in Spagna. La presenza di guerrieri franchi sul suolo bizantino non era più una novità da molto tempo. la prima crociata – è stato celato dalla figlia Anna Comnena nella sua Alessiade per l’opinione sempre più negativa dei Bizantini riguardo ai crociati. Questi soldati erano a loro volta preceduti da un esercito più raffazzonato. composto in gran parte da non combattenti guidati da Pietro l’Eremita. volle preservare la sua memoria ed esonerarlo da ogni possibile colpa [Shepard 197]. Già Michele VII aveva rivolto una identica richiesta a Gregorio VII. I basileis se ne servivano regolarmente arruolandoli nell’esercito. i guerrieri del duca normanno Boemondo e. I soldati. i contingenti eterogenei sotto l’autorità di Roberto di Normandia. provenivano da molti paesi dell’Occidente. Urbano II. al comando dei rispettivi principi. Molti di questi uomini d’arme venivano dalla Francia. Anna. tantopiù che non mancava chi tacciava Alessio di essere stato il principale responsabile del loro arrivo. Pietro l’Eremita e i suoi. Disobbedendo alle consegne ricevute e attirati dalla ricchezza delle campagne circostanti. gli Occidentali sarebbero stati guidati attraverso l’Asia Minore. I Latini arrivarono dinanzi a Costantinopoli in ordine sparso nel 1096. molti crociati se ne risentirono. si trovava Boemondo. una offensiva dell’emiro di Cappadocia. come la Siria meridionale e la Palestina. sostenuto . furono traghettati rapidamente sulla costa settentrionale della Bitinia. con la partecipazione di cambiavalute. Le negoziazioni con i comandanti crociati ebbero luogo nel corso dell’inverno 1096-97 e furono difficili: non tanto quelle con Boemondo – il quale. della fornitura di guide e dell’appoggio – dove possibile – dell’esercito imperiale. L’accordo fu finalmente concluso grazie all’ausilio delle largizioni imperali: le sue clausole prevedevano che. I «pellegrini» confermarono la loro vittoria travolgendo nuovamente le forze selgiuchidi a Dorileo il 30 giugno 1097. e ciò comportava la necessità di precisare la condizione dei territori così riconquistati. cercava di mettersi al servizio dell’imperatore in cambio di titoli di prestigio [Shepard 196] –. i Turchi preferirono negoziare direttamente la resa con Alessio. dove furono sorpresi e massacrati dai Turchi. a meno di non voler vedere il saccheggio delle regioni attraversate. si avventurarono imprudentemente sotto le mura di Nicea. D’altra parte. e altri ne sopraggiunsero fino alla primavera del 1097. Di conseguenza. meno incline a prestare un giuramento di fedeltà a causa delle illustri origini. fatta edificare da Alessio. poiché bisognava prevedere la fornitura di guide. Tra i crociati. contro il quale Alessio aveva fieramente combattuto quindici anni prima. quanto piuttosto con il conte di Tolosa. nei pressi della nuova fortezza di Kibotos – Civetot per i Latini –. respingendo i rinforzi inviati dal sultano. e respingendo. Alla vigilia della caduta della città. era incerto e Alessio evitava di avanzare apertamente pretese su di essi. infine. avendo familiarità con la diplomazia bizantina e disponendo di forze piuttosto modeste. in cambio del vettovagliamento dei Latini.2a_Bisanzio II_1-76 64 7-07-2008 13:50 Pagina 64 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo La collaborazione fra l’imperatore e i capi crociati era tuttavia indispensabile. scacciandone i Turchi. presso Eraclea. Nella primavera del 1097 i crociati posero Nicea sotto assedio. Alessio desiderava farli passare al più presto in Asia Minore per evitare la concentrazione eccessiva di truppe straniere di fronte a una città tanto ricca. giunti sul posto per primi. i crociati dovessero porre nelle mani dei funzionari imperiali le città e le province riconquistate ai Turchi. il vettovagliamento dei pellegrini e dunque l’organizzazione di mercati. il quale impedì che Nicea venisse presa d’assalto. ritenendo di essere stati privati di un bottino legittimo. Il destino riservato ai territori che non appartenevano più all’Impero bizantino da lungo tempo. . Alcuni condottieri franchi approfittarono della calorosa accoglienza riservata loro dagli Armeni di Cilicia per stabilirsi in quella regione. dopo aver respinto il 28 giugno 1098 l’esercito dell’emiro di Mosul. segnò il fallimento di Boemondo. Antiochia era saldamente difesa da un emiro turco. sbarcò nel 1107 a Durazzo. Boemondo. erano entrati in Antiochia. che teoricamente doveva essere restituita all’Impero. dopo lunghe discussioni con i capi crociati. giudicando ormai fatalmente compromessa la situazione. tornò indietro prestando fede a quanto riferitogli da Stefano di Blois che.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 65 Bisanzio fra i Turchi e le crociate 65 dai Danismendidi. firmato nel 1108. e resistette per mesi all’assedio. anche se Tancredi rifiutò di applicare le clausole riguardanti Antiochia. Il trattato di Deaboli. Sforzi tanto grandi non avevano sortito alcun risultato e alcuni fra i crociati – i quali sospettavano che l’imperatore avesse favorito la disfatta degli alleati temendo di vedere nascere in Oriente degli Stati latini troppo potenti – contribuirono a consolidare e a diffondere in Occidente la fama di perfidia dei Greci. L’imperatore. si scontrò con i Danismendidi in Paflagonia e ne fu distrutto. a dispetto degli sforzi compiuti da Alessio per farli giungere da Cipro. comandato da Raimondo di Saint-Gilles. ritenne infranto l’accordo di Costantinopoli e tentò di riprendere possesso della regione iniziando una disputa durata vari decenni. Boemondo. Boemondo radunò un esercito numeroso e. era fuggito dal campo latino. facendosi sorprendere dai Turchi. Ricevuto il sostegno di papa Pasquale II. contro il parere di Alessio. sulle orme di suo padre. Karbuqa. che avanzava alla testa del suo esercito per recare soccorso agli alleati occidentali. ma nessun contingente riuscì a giungere in Siria. era riuscito a farsi attribuire il possesso della città a titolo personale. furibondo. I crociati però. I progressi fatti dai Bizantini rispetto alla precedente invasione normanna furono allora evidenti. Le colonne crociate. assoldò una parte dei suoi baroni e rifiutò di affrontarlo in campo aperto. Yagi-Siyan. attraversarono imprudentemente l’Anatolia in ordine sparso. nel 1100 e nel 1101 vennero inviati dei rinforzi. Dopo il successo dell’impresa – si concluderà con la presa di Gerusalemme nel luglio del 1099 –. I Latini soffrivano gravemente per la mancanza di vettovagliamenti. affidò il principato al nipote Tancredi e tornò in Occidente per allestire una spedizione contro Alessio. Alessio. minacciato dagli attacchi bizantini. Alessio tagliò le linee di rifornimento di Boemondo. Uno dei contingenti più numerosi. signore di Antiochia. per poi avanzare fino a Antiochia che fu cinta d’assedio. come fece Baldovino di Boulogne a Edessa [Dédéyan 178]. ritornato in Occidente ma divenuto leale partigiano di Alessio perché odiava Boemondo. e che sfociò in una serie di scontri militari con i principi latini di Antiochia [Lilie 186]. e per disporre così d’una solida base d’attacco contro i Turchi. 4. qualche anno dopo. deportò la popolazione cristiana della regione alla quale non poteva garantire protezione. Al suo ritorno verso Costantinopoli. ha lasciato il ricordo di un’epoca felice. con il tacito consenso del padre agì rapidamente e si sbarazzò dei congiurati. che aveva ripiegato sulla regione di Iconio/Konya come nuova capitale dopo la perdita di Nicea. Giovanni II rese nuovamente praticabile la valle del Meandro e mantenne . un turco fatto prigioniero da bambino e cresciuto con il nuovo imperatore al quale doveva tutto. ma ormai era all’interno alla dinastia regnante. non consentì una tranquilla successione. nel 1118. Alessio si pose di persona al comando di un esercito con l’obiettivo di arginare le incursioni turche e riportò presso Filomelio una vittoria su Shahanshah. quindi di Filadelfia. creando in Asia Minore il campo fortificato di Lopadion per sostituire Dorileo. Il regno di Giovanni II. con la Bitinia resa all’Impero dai crociati. forte dell’appoggio di suo fratello Isacco. Senza più la speranza di riprendere l’altopiano centrale anatolico. poiché (dopo che i Latini ebbero respinto i Turchi sull’altopiano microasiatico) Alessio con i suoi generali riprese possesso di Smirne. anzi rivelò una debolezza della nuova organizzazione dell’Impero – strutturata intorno a un compatto nucleo familiare – quando Irene Duca. condusse campagne militari su tutti i fronti. di Efeso. Alessio respinse varie incursioni da parte dei Selgiuchidi. anche se molti di quei territori risultarono ormai devastati e spopolati. offrivano al sovrano bizantino le più ricche pianure dell’Asia Minore. figlio di Kilig Arslan. Niceforo Briennio. fuggì insieme al figlio da Costantinopoli trovando rifugio presso il sultano di Konya. un soldato. sostenuta dalla figlia Anna.2a_Bisanzio II_1-76 66 7-07-2008 13:50 Pagina 66 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo Il bilancio della crociata fu comunque positivo per l’Impero. rimasto in territorio turco. La contesa per il trono non era più un conflitto tra famiglie rivali. prima di tutto. volle dare l’Impero in eredità al genero. Tuttavia Isacco. Il sovrano. La morte di Alessio. dal momento che non fu descritto da alcuno storico suo contemporaneo. e che lo nominò comandante dei suoi eserciti [Brand 432]. Nel 1116. Alessio creò una «terra di nessuno» fra i possedimenti bizantini e il cuore del sultanato selgiuchide. Negli ultimi anni del suo regno. comunque. Giovanni II. Giovanni II governò con il sostegno di Giovanni Assuco. in grado di garantire sicurezza alle terre riconquistate. senza però trovare la soluzione per una pace durevole. Il regno di Giovanni II è poco noto. regioni che. con i quali non desiderava affatto rinnovare l’antico trattato di alleanza poiché non vi era più alcuna minaccia dal mare per l’Impero. Quantunque avesse sposato una principessa ungara. emiro di Mosul. Sotto altri aspetti. a quel tempo più potenti dei loro rivali. era morto in battaglia sull’Ager Sanguinis insieme ai migliori cavalieri normanni [Setton 195. Respinse un’ultima offensiva dei Peceneghi nel 1123. l’imperatore. I]. sottomettendo al tempo stesso gli Armeni ormai signori della Cilicia. Nel 1138. sostanzialmente privo d’una marina da guerra. Giovanni condusse in Cilicia e nel principato di Antiochia un poderoso esercito. peraltro non coronata da grandi successi – Neocesarea infatti non fu riconquistata –. e una parte di esso. l’imperatore partì alla volta di Antiochia nel 1142 preparandosi a sferrare il colpo decisivo l’anno seguente.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 67 Bisanzio fra i Turchi e le crociate 67 aperta la strada per Attalia. vol. che iniziavano a far sentire la loro potenza a nord dei Balcani. Per molti anni consecutivi l’esercito bizantino aveva condotto operazioni militari tra le montagne della Paflagonia riuscendo a conquistare Castamone e Gangra. Giovanni II aveva due priorità ambiziose e fra loro connesse: respingere i Danismendidi. ma si ritirò dinanzi a una sommossa segretamente istigata contro di lui dai capi latini [Lilie 186]. salvaguardare i Balcani in modo tale da disporre dei mezzi per espellere i Turchi dall’altopiano anatolico e sottomettere con la forza il principato di Antiochia. Non ebbe la stessa fortuna con i Veneziani. Tuttavia. Il regno di Giovanni II si colloca in parziale continuità con quello del padre. Dopo una nuova campagna nel 1140 contro i Danismendidi. il suo regno preannuncia il fulgore di quello successivo: l’esercito di terra in perenne assetto di guerra e il proposito di dimostrarsi un alleato utile ai crociati di Terrasanta. assediandola fino a quando non gli fu versato un indennizzo. una fortezza a sud di Antiochia. Il principato antiocheno si era fortemente indebolito da quando Ruggero di Antiochia. nel 1119. ma nella primavera del 1143 morì per un incidente di caccia. e recuperare Antiochia all’Impero. esibendosi in una dimostrazione di forza notata non soltanto dagli Armeni e dai Latini ma anche dai musulmani di Zengi. ma tutte le volte che l’imperatore vittorioso si era ritirato il nemico aveva poi avuto ragione delle truppe lasciate di guarnigione nelle due fortezze. quindi disperse un esercito serbo. Quindi. entrò solennemente a Antiochia nel 1139 a fianco del principe Raimondo. . i Selgiuchidi. prigioniera. regione loro contesa pure dai Franchi di Antiochia. per il quale gli obiettivi principali erano stati. ma riuscì di nuovo ad avere la meglio. il sovrano bizantino venne attaccato dagli eserciti di quel popolo. fu deportata in Bitinia. L’imperatore bizantino giunse così fino a Shaizar. nel 1126 fu costretto a cedere. in maniera analoga. impadronendosi di Sozopoli in Pisidia. ora una base . La notevole consistenza dell’esercito germanico provocò qualche incidente e inquietò Manuele e i costantinopolitani quando se lo ritrovarono sotto le mura della capitale. dove fu soccorso da Manuele stesso. ansioso di giungere in Asia Minore senza attendere Luigi VII. ma anche il suo esercito non conobbe sorte migliore di quella arrisa al predecessore. parente dell’imperatore Corrado III. I]. La perdita di Corfù. mentre Manuele ormai si poteva presentare a loro come possibile salvatore. Luigi VII e Corrado III. A quel punto i regni latini d’Oriente non potevano più aspettarsi significativi rinforzi da Occidente. ma le conquiste del regno precedente sono ormai consolidate e Giovanni II consegna al suo successore un esercito efficiente. il bilancio finale non è affatto spettacolare. Nell’estate del 1147. fra i quali molti tessitori. Prima di morire. Alessio Comneno.2a_Bisanzio II_1-76 68 7-07-2008 13:50 Pagina 68 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo soggetti alla pressione sempre maggiore dei musulmani. Corrado. impadronendosi di tessuti pregiati e catturando numerosi prigionieri. vol. attaccò l’Impero. Luigi VII a sua volta fu munificamente ricevuto nella capitale. Seguendo l’esempio del nonno. vicinissimo per giunta al campo di battaglia. e Odone di Deuil. approfittando della concentrazione delle truppe bizantine nei pressi di Costantinopoli. tale da suscitare il rispetto dei possibili avversari. permise che i Turchi lo sbaragliassero a Dorileo. Ruggero II di Sicilia. Manuele dunque non poteva trattare con essi da una posizione di superiorità. In termini di ampliamenti territoriali. come Alessio aveva fatto a suo tempo. Dopo qualche esitazione. L’imperatore germanico così fece ritorno a Costantinopoli. questi consolidò la tradizionale alleanza con l’Impero germanico in funzione antinormanna sposando Berta di Sulzbach. in quanto due tra i più potenti sovrani dell’Occidente. ancora una volta gli avvenimenti confermavano la perfidia dei Greci [Setton 195. un fallimento totale. testimonia che. il più giovane dei suoi figli superstiti. Le ambizioni di Manuele Comneno. 5. poiché il re finì per imbarcarsi ad Attalia abbandonando la fanteria. secondo molti crociati. però. ma la nuova spedizione differiva di molto dalla precedente. Manuele in seguito dovette fare i conti con l’arrivo di una nuova crociata organizzata in seguito alla caduta di Edessa nel 1144. sbarcò e saccheggiò Tebe e Corinto. nel 1146 promise aiuto ai crociati. Impadronitosi dapprima di Corfù. erano al comando dei loro eserciti. disperdendo le sue truppe. Giovanni II fece giurare all’esercito fedeltà a Manuele. il cronista al seguito di Luigi VII. La crociata si rivelò dunque. Attraverso una serie di conflitti militari. Manuele decise di attaccare i Normanni sul loro territorio.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 69 Bisanzio fra i Turchi e le crociate 69 avanzata nemica. con l’aiuto dei Veneziani e di Corrado di Germania. figlia di Manuele). Tuttavia. che avrebbe voluto far risorgere l’Impero di Giustiniano. stanca della tutela normanna e nostalgica dei tempi in cui governava il catapano imperiale. Due generali. Manuele non rinunciò a intervenire negli affari italiani. La pace nei Balcani era indispensabile poiché quelle province fornivano allora la maggior parte del gettito fiscale e costituivano il legame indispensabile con l’Occidente. era inaccettabile per Manuele. e dominando sulla Dalmazia. da dove partivano i sussidi destinati a reclutare partigiani dell’Impero bizantino nelle varie città d’Italia. perché aveva compreso che la potenza dei Latini cresceva con rapidità e che era necessario evitare che. facessero lega contro Bisanzio. che rinnovò i privilegi ai Veneziani per disporre quanto prima di una flotta. imponendo come erede al trono Bela (fidanzato alla porfirogenita Maria. e furono vinti nel maggio del 1156 da re Guglielmo. quantunque alleati. succeduto allo zio Corrado sul trono imperiale di Germania. alla morte di Ruggero II nel febbraio del 1154. Prima ancora dell’offensiva italiana. forniti di una gran quantità d’oro. senza tuttavia che ciò significasse rovesciare le alleanze [Lilie 188]. si verificarono degli incidenti tra Veneziani e Greci. e di interventi diretti nelle dispute dinastiche degli Arpadi (la famiglia regnante ungherese). era deciso a far valere i suoi diritti sull’Italia. Manuele trasformò il loro regno in uno Stato cliente. l’imperatore era riuscito a rendere accetta la sua autorità agli abitanti di Ancona. tenuto conto delle forze coinvolte – soltanto qualche migliaio di uomini –. tantopiù che Federico Barbarossa. senza dubbio l’imperatore non poteva mirare che ad assicurarsi alcuni porti pugliesi al fine di impedire un nuovo sbarco normanno sulla costa balcanica. i più numerosi di tutto il suo regno. L’assedio della fortezza durò a lungo. furono inviati in Italia meridionale al comando d’un modesto contingente militare e ottennero il sostegno d’una parte della popolazione. I Bizantini s’impadronirono facilmente di Bari ma si arrestarono dinanzi alla cittadella di Brindisi. Manuele giunse a un trattato di pace con Guglielmo di Sicilia nel 1158. . Tale attività alla fine gli alienò l’alleanza germanica. allora in pieno sviluppo. Questa spedizione bizantina è stata interpretata come la prova degli ambiziosi disegni di Manuele. e fu necessario attendere il 1149 per vedere la resa della guarnigione nemica. ma era anche necessario neutralizzare la crescente potenza ungherese. animati da comuni sentimenti di ostilità nei confronti dei Greci. oggetto delle mire degli stessi re ungheresi. Manuele tentò di ristabilire la preminenza bizantina in Asia. dopo aver sottomesso lungo il percorso i Rupenidi di Cilicia. denominato significativamente Neakastra («le nuove fortezze»). rinunciando a governare Antiochia direttamente. Manuele gli concesse dei sussidi. I ripensamenti dei due alleati. iniziò invece ad attirare i Franchi d’Oriente sotto la sua protezione. completando la rete di fortificazioni difensive e creando un nuovo tema. Per convincere il sultano selgiuchide e l’emiro danismendide ad accettare la sovranità bizantina. trovò degli interlocutori attenti. Quindi. che aveva ricostituito una flotta da guerra efficiente. nel 1161. Tuttavia. come alleati collocati alle spalle dei Turchi. entrambe con una ricca dote in denaro. e credette di aver raggiunto il proprio obiettivo nel momento in cui Kilig Arslan. pur senza ripristinare necessariamente l’amministrazione diretta. Manuele fece il suo ingresso solenne a Antiochia in occasione della Pasqua del 1159. gli fece visita a Costantinopoli dove. ma. tuttavia. ripopolando così Adramittio. Si preoccupò inoltre di proteggere l’alta valle del Meandro per impedire ai nomadi turchi l’accesso alle ricche piane dei Tracesi. Sotto questo riguardo. . Anche Manuele si interessò – come già i suoi predecessori – ai regni franchi di Terrasanta. Kilig Arslan approfittò della pace per eliminare i Danismendidi ormai senza forze e unificare i Turchi dell’Asia Minore senza offrire alcuna contropartita. deportò in Bitinia dei prigionieri catturati nel corso delle guerre balcaniche. per garantire una migliore continuità territoriale fra la Bitinia e la valle del Meandro. poiché la situazione dei Franchi si era aggravata a causa della riunificazione della Siria operata da Nur al-Din. aveva concepito una spedizione comune con i Franchi di Gerusalemme contro l’Egitto fatimide – allora in piena decadenza militare. Per due volte l’imperatore. adottato come figlio da Manuele. in caso di necessità. «servo» dell’imperatore.2a_Bisanzio II_1-76 70 7-07-2008 13:50 Pagina 70 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo Allo stesso modo. si dichiarò doulos. mentre già prima Baldovino III di Gerusalemme e suo fratello Amalrico avevano sposato delle principesse bizantine. Per prima cosa rinforzò i territori propriamente bizantini. nell’eventualità di doversene servire. sempre restii ad accettare il dominio di Bisanzio. l’imperatore condusse una politica oscillante tra la forza – esibita attraverso dimostrazioni di potenza militare – e la seduzione. domandandogli in cambio alcune delle città che il sultano avrebbe conquistato. Questo riavvicinamento fu ratificato da una serie di alleanze matrimoniali: Manuele sposò in seconde nozze Maria d’Antiochia. ma le cui ricchezze avrebbero potuto rinsanguare le finanze dei regni di Terrasanta. e non si erano manifestati altri progetti di spedizione dopo il fallimento della seconda crociata [Lilie 186]. nel 1174. Prima di tutto sperava di colpire il sultano in modo decisivo assediando la sua capitale. nel 1171. permettendo così a Saladino di impossessarsi dell’Egitto. Manuele fece fortificare Dorileo e Subleo per riprendere possesso poco per volta dell’altopiano anatolico e controllare i nomadi turchi. Manuele vagheggiava una sorta di crociata per proteggere i Franchi che si trovavano in una situazione critica sotto la minaccia di Saladino. Manuele preparò la sua più grande campagna militare. occupandosi – come pochi imperatori prima di lui – anche di questioni . Manuele non esitò a intervenire. quando l’imperatore con l’esercito fu sorpreso ai valichi di Miriocefalo.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 71 Bisanzio fra i Turchi e le crociate 71 impedirono di approfittare dei successi iniziali. a quel tempo in pieno rigoglio demografico ed economico. l’esercito bizantino continuava a essere efficiente se l’anno seguente fu in grado di distruggere un grosso contingente turco nella valle del Meandro [Lilie 190]. dopo la morte del sultano di Damasco. nuovo padrone dell’Egitto. poiché giudicava troppo vantaggiosa la loro posizione e negativo il loro ruolo negli affari italiani da lui condotti. che avrebbe permesso all’Impero di tornare a essere un potente vicino per i Franchi d’Oriente. Le divergenze religiose non costituivano un ostacolo alla realizzazione di tale disegno. e non contro di essi. Nur al-Din. giacché i Selgiuchidi di Rum erano divenuti troppo potenti da quando si erano annessi i territori danismendidi. il signore di Iconio non rivestiva più alcuna utilità per controbilanciare la sua influenza alleggerendo indirettamente la pressione sui regni crociati. grazie alla riuscita di tale impresa. anche se l’imperatore era pronto a condurre una strenua difesa dei diritti della Chiesa greca. Manuele perse tutti i macchinari da assedio oltre a parte delle sue truppe. Tuttavia. Così. La sconfitta era la fine di ogni speranza di riconquista dei territori in mano ai Turchi. ordinò di arrestare tutti i Veneziani dell’Impero e di confiscare i loro beni. accolti numerosi non soltanto in seno all’esercito ma anche a corte. Infine. dov’erano utilizzati in missioni diplomatiche. Manuele aveva capito che la forza dell’Impero avrebbe potuto essere restaurata con la collaborazione dei Latini. per giunta. Ma l’impresa si concluse presto. Nel 1176. I Bizantini contemporanei rimproverarono a Manuele una certa condiscendenza verso gli Occidentali. Il sovrano giocò perciò sulla rivalità dei Veneziani nei confronti dei Genovesi negoziando con questi ultimi un trattato commerciale meno favorevole ai mercanti latini. Manuele considerò con molta attenzione i suoi doveri di sovrano. che aveva diversi obiettivi. per quanto anche l’esercito del sultano fosse uscito fortemente provato dallo scontro. Quando ritenne che fossero lesi gli interessi dell’Impero. troppo giovane per regnare. Tutto riposava sulla capacità dell’imperatore di farsi obbedire dai familiari e di soddisfare le loro velleità. 6. Riformò inoltre i tribunali costantinopolitani per renderne più spedite le decisioni e più efficace la lotta alla corruzione. aveva firmato trattati con tutti i vicini e. a causa della sua origine latina. mentre l’anno seguente fece giustiziare Maria d’Antiochia e strangolare Alessio II. Paul Magdalino [192] ha sottolineato l’illegittimità di tale giudizio. Andronico. suscitando contemporaneamente la rivolta dei parenti di Manuele e numerosi attacchi di vicini dell’Impero che Manuele aveva preso come garanti dell’incolumità di suo figlio. Il rapido indebolimento sotto gli Angeli. anche in Italia. di una rete d’influenze. la reggente Maria d’Antiochia era priva. come testimonia anche la Historia di Guglielmo di Tiro [73]. la sua reputazione in Occidente e in Terrasanta era eccellente. Manuele avrebbe dato fondo alle risorse imperiali per conseguire risultati mediocri. Andronico si sbarazzò della maggior parte dell’alta aristocrazia. e interessandosi alla riforma delle comunità monastiche nei confronti delle quali si dimostrò generoso. e suo marito. tra i quali l’influente famiglia marchionale di Monferrato. Le province d’Asia sostennero Giovanni Comneno. Ranieri di Monferrato. poiché Manuele alla sua morte lasciò un Impero ricco e pacificato. Secondo alcuni. Andronico fece certamente avvelenare Maria. e della sua vedova. Un cugino di primo grado dell’imperatore Manuele. in particolare all’inizio del suo regno. Nella fattispecie. Maria d’Antiochia. privando così l’e- . Alessio. sulle orme di Niceta Coniata. nominata reggente. ma furono severamente punite a Nicea e a Bursa. Temendo ogni parente di Manuele come un potenziale rivale. figlia di Manuele. I punti deboli del sistema istituito sotto i Comneni erano sempre più evidenti. addirittura). cavalcando i sentimenti xenofobi di una parte dei costantinopolitani usurpò il potere nella primavera del 1182 a prezzo di un terribile eccidio di Latini abitanti nella capitale. dal momento che la sua politica estera sarebbe risultata in definitiva fallimentare tanto in Occidente [Lilie 188] quanto in Oriente. lasciando il potere nelle mani del figlio. senza peraltro suscitare le reazioni che ci si sarebbe attesi dinanzi a questo genere di intrusioni. si era garantito molti amici. Il bilancio complessivo di questo regno brillante è stato molto discusso. Nel settembre del 1180 Manuele morì.2a_Bisanzio II_1-76 72 7-07-2008 13:50 Pagina 72 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo ecclesiatiche (e dogmatiche. riprese dall’usurpatore che era sostenuto dalle truppe d’Occidente. il domestico delle scholae designato da Manuele. Bela di Ungheria aprì le ostilità. Una prima provincia. Tra questi. Isacco Angelo. Era stato fondato il secondo Impero bulgaro. che si autoproclamò imperatore. Isacco. Il nuovo imperatore. aiutando numerosi ribelli. mantenendo l’autorità imperiale su tutti i territori popolati da Greci. si sollevarono a loro volta al comando dei fratelli Pietro e Asen. accelerando il processo di disgregazione dell’Impero. si ribellò sobillata da un discendente di Alessio I. il rovesciamento di Isacco da parte del fratello Alessio. La più grave. il quale aveva cercato rifugio in Santa Sofia quando Andronico aveva deciso di farlo giustiziare.2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 73 Bisanzio fra i Turchi e le crociate 73 sercito imperiale di gran parte dei quadri. alcuni capi locali divennero più o meno indipendenti dal trono. All’esterno. per poco non giunse a prendere la capitale. cercò di darsi alla fuga ma. assurto al potere per un mero concorso di circostanze. il più degno di nota fu Teodoro Mancafa che. che gli ufficiali dell’esercito speravano si rivelasse un imperatore più energico. Alessio Paleologo e Teodoro Lascaris. salvata da un contingente latino comandato da Corrado di Monferrato. fu massacrato a settembre. che si sarebbe sviluppato poi sotto la guida di Kalojan (cfr. nel 1185. sostenuto da una flotta normanna. stabilitosi a Filadelfia. Isacco Angelo si rivelò anche incapace di riprendere Cipro a Isacco Comneno. a loro volta. Isacco Comneno. con l’aiuto di pastori nomadi valacchi. Andronico. Ancora più grave fu che i Bulgari. Nei Balcani. . I Turchi si avvantaggiarono della debolezza dell’Impero per riprendere la loro avanzata in Anatolia. La strada per Costantinopoli era ormai aperta dinanzi a essi. e riuscirono in più occasioni a battere i Bizantini. pur senza impadronirsi di alcun centro di rilievo ma trovando talora sostegno nella popolazione locale e. tennero sotto controllo la situazione militare. quella capeggiata nel 1187 da Alessio Brana. cap. p. sbarcarono a Durazzo impadronendosi della città senza colpo ferire e raggiungendo rapidamente Tessalonica. ma l’attacco più pericoloso all’Impero venne sferrato dai Normanni che. senza peraltro aver mai preteso di marciare su Costantinopoli. Cipro. non mutò affatto lo stato delle cose. 509). nei primi anni del xiii secolo. generi dell’imperatore (il quale non aveva figli maschi). e la popolazione della città. raggiunto. sosteneva un pronipote di Alessio I. allarmata. gravati da una fiscalità eccessiva. Nella primavera del 1195. si fece incoronare imperatore e batté moneta. Tuttavia. non ispirò grande fiducia favorendo così diverse sommosse. incoraggiato dalla folla che lo attorniava domandò la corona imperiale. che in un primo momento aveva cercato solamente di salvarsi la vita. xvii. tornato troppo tardi a Palazzo. caduta nell’agosto dello stesso anno. anche se Riccardo durante la traversata si impadronì di Cipro a spese dell’usurpatore Isacco Comneno. Isacco II. Enrico VI. Isacco Angelo trattò con Saladino. 7. e anche Genova e Pisa ottenero. A questo . il quale non aveva soccorso dei pellegrini inglesi in difficoltà al largo dell’isola. nella primavera del 1190 [Setton 195. occupati a guerreggiare fra loro. Le trattative tra Federico Barbarossa e Isacco Angelo furono difficili e gravi incidenti si moltiplicarono mentre i crociati tedeschi attraversavano i Balcani. Alessio III era sul punto di corrispondergli un enorme tributo. I re di Francia e d’Inghilterra viaggiarono per mare e raggiunsero direttamente Acri. prelevato grazie all’istituzione di una imposta specifica. La terza crociata non era riuscita a riprendere Gerusalemme e papa Innocenzo III. incontrando il consenso dei grandi baroni in mancanza di quello dei sovrani d’Occidente. vol. indì la nuova crociata. morì. avevano infine capitolato dinanzi a Saladino. al quale tre anni dopo risposero i Normanni massacrando i Greci a Tessalonica. le loro concessioni. una volta noto in Occidente. impotente dinanzi alla superiorità militare del Barbarossa. privati degli aiuti di Bisanzio dopo che la Cilicia armena ebbe acquisito l’indipendenza. così da mettere le risorse dell’Impero bizantino al servizio della crociata e sbarazzarsi dei Greci. l’alemanikon. appena eletto. molto compreso dell’importanza del suo ruolo. La minaccia più vicina nasceva ora dall’unione della Sicilia con l’Impero germanico sotto un solo sovrano. ma morì annegato in Cilicia. fatto che. il quale con l’isola ereditava le rivendicazioni tradizionali dei Normanni. benché solo in seguito. Alcuni intimi del Barbarossa gli consigliarono di impadronirsi di Costantinopoli. quando Enrico VI. cedette a tutte le richieste dell’imperatore germanico. il quale attraversò l’Anatolia e saccheggiò Konya. La caduta della città provocò una nuova crociata alla quale presero parte i grandi sovrani dell’Occidente: Federico Barbarossa. allontanò ulteriormente Bisanzio dai Latini. nel settembre del 1197.2a_Bisanzio II_1-76 74 7-07-2008 13:50 Pagina 74 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo Le relazioni con l’Occidente erano divenute più problematiche dopo l’eccidio dei Latini avvenuto nel 1182. Sotto Alessio III furono ristabiliti dei rapporti più pacifici con le città italiane: a Venezia furono rinnovati i privilegi commerciali nel 1198. nel 1198. Riccardo Cuor di Leone e Filippo Augusto. perfidi e scismatici nei confronti della Chiesa romana. Preoccupatissimo per lo spiegamento di tali forze congiunte. La quarta crociata. I Latini d’Oriente. I]. perdendo Gerusalemme nel 1187 [Brand 172]. all’impresa militare. obiettivo raggiunto nel novembre del 1202 non senza una vivace discussione preliminare nel campo crociato. Alessio III abbandonò la capitale. che si rivelarono irresistibili quando questi s’impegnò a versare una quantità enorme di denaro e a inviare un grosso contingente militare in Oriente (promesse irrealizzabili. scrisse a Innocenzo III. il trasporto di 35 000 uomini e delle loro cavalcature. Il papa rispose rassicurandolo che non avrebbe sostenuto le pretese del giovane Alessio. Venezia. Nell’estate del 1202. Il doge prospettò una prima deviazione della spedizione. messi in disparte dopo la presa di Zara – fu formalmente censurata da Innocenzo III. Questa nuova deviazione – favorita. informato dei preparativi della spedizione. L’imperatore. a quel tempo. se non incoraggiata. domandando l’aiuto dei crociati per riconquistare il trono paterno. come senza dubbio i suoi stessi interlocutori).2a_Bisanzio II_1-76 7-07-2008 13:50 Pagina 75 Bisanzio fra i Turchi e le crociate 75 punto era necessaria una flotta. Alessio III. . fra i quali Bonifacio di Monferrato. i combattenti riuniti erano meno numerosi del previsto e non disponevano che di metà della somma richiesta. proponendo inoltre la partecipazione diretta di Venezia. privo di flotta. nonostante le pressioni che riceveva e che gli ricordavano che la Chiesa greca rifiutava la sottomissione a Roma. ma l’imperatore non era altrettanto sicuro del sostegno dei cittadini. scarcerarono Isacco II e lo rimisero sul trono. dai Veneziani. non si oppose minimamente allo sbarco dei crociati dinanzi a Costantinopoli nel giugno del 1203. era la sola potenza in grado di allestire la squadra navale richiesta. con la promessa di ridurre il debito dei crociati se avessero contribuito a ristabilire la signoria veneziana sulla città dalmata di Zara. si allarmò veramente solo quando apprese che il giovane nipote Alessio (il figlio del fratello che egli aveva deposto dal trono) era riuscito a evadere dalla sua prigione costantinopolitana. I comandanti crociati finalmente accettarono – ancora una volta contro il parere di una parte dell’esercito – le proposte del giovane Alessio. con 50 galere. ma il pretendente al trono bizantino ignorava la reale situazione dell’Impero. e gli abitanti. Alessio III disponeva di truppe numerose e le mura della capitale si erano sempre dimostrate invalicabili negli assedi subiti in precedenza. accogliendo quindi suo figlio Alessio IV nel luglio del 1203. Alessio III. ansioso di impedire tale disegno. poiché l’obiettivo segreto della spedizione consisteva nella conquista dell’Egitto. dove un gruppo di combattenti decise di raggiungere direttamente la Terrasanta. e il doge Enrico Dandolo negoziò con i capi crociati. per evitare l’entrata in città dell’esercito nemico. Dopo una prima sconfitta. effetto della presenza d’un pretendente al trono in seno all’esercito latino. analizzando le situazioni impreviste che i crociati si trovarono a dover affrontare. Per di più. i quali decisero di vendicare il loro protettore e. Laiou 202]. un cugino di Alessio. In seguito a una rissa. radunata intorno a Alessio Duca Murtzuflo. Murtzuflo fece uccidere Alessio IV e aprì le ostilità verso i crociati. Vi si è visto il frutto di una machiavellica premeditazione di Enrico Dandolo. la maggior parte della città bruciò nel terribile incendio che nell’agosto del 1203 devastò il cuore della capitale. era favorevole a espellere con la forza i Latini dalla capitale. rendendo così possibile l’impensabile: la presa della capitale dei cristiani greci da parte dei fratelli latini [Angold 171. proprio nel momento in cui la maggior parte delle province dell’Impero si era schierata contro di lui e Alessio III aveva lasciato le casse del tesoro vuote. e le decisioni prese di conseguenza. Tuttavia. . Un’intera fazione. la reciproca ostilità fra Greci e Latini si era certamente rafforzata dall’epoca della morte di Manuele Comneno. fatto che accrebbe ulteriormente l’ostilità nei confronti dei crociati. Le sole risorse di cui disponeva erano costituite dalla confisca dei beni degli avversari politici e dalle tasse inflitte ai cittadini di Costantinopoli. il quale si sarebbe così vendicato dei maltrattamenti che aveva subito nel 1171 da parte dei Bizantini. ritenendo che non vi fosse alcun greco degno di succedergli. in particolare quelle economiche.2a_Bisanzio II_1-76 76 7-07-2008 13:50 Pagina 76 La formazione e l’evoluzione dell’Impero nel Medioevo Il giovane imperatore doveva a questo punto mantenere le promesse. La principale differenza tra la quarta crociata e le precedenti è il disaccordo dei Greci. più facili da espugnare. e poi misero a sacco la città più ricca della cristianità. prevedendo da subito la spartizione delle province dell’Impero bizantino. tantopiù che il denaro così raccolto pareva destinato ai sempre più detestati Latini. tre giorni dopo i crociati penetrarono nella città attraverso le mura marittime. di conquistare direttamente Costantinopoli – una decisione rivoluzionaria –. tutte misure che lo resero presto impopolare. Dopo un primo assalto respinto il 9 aprile. osservando l’evolversi degli eventi. La deviazione della quarta crociata resta un problema non chiarito. emerge l’assenza di qualunque piano deliberato mirante a raggiungere Costantinopoli. 2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 77 parte seconda Le istituzioni dell’Impero . 2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 78 . dal momento che Maurizio era il primo imperatore. in particolare dei fratelli. Nel corso del vii secolo. il neonato era stato distinto da Dio fin dal concepimento [Dagron 207]. proprio quando sembrava nuovamente possibile il ricorso all’ereditarietà. L’imperatore e la sua famiglia. che non avrebbe mai potuto sostenere un imperatore che non si fosse conformato ai precetti cristiani di equità e filantropia. nel caso della prima. poterono rivestire il potere supremo. gli imperatori ebbero cura di far incoronare i propri eredi presunti già in tenera età. continuava a poggiare sull’acclamazione dell’esercito. per lungo tempo. L’imperatore e il Palazzo 1. fu sempre più una carta vincente per ereditare il potere. Mentre si ampliava il sentimento legittimista. Zoe e Teodora. poiché. Eraclio fu più fortunato e riuscì a trasmettere il potere alla sua discendenza. l’unico a regnare effettivamente era il basileus autokrator. «nato nella porpora». La qualifica di porfirogenito. il potere si concentrò nelle mani dell’imperatore a discapito dei parenti stretti. dopo che Dio aveva manifestato la sua preferenza. anche se non senza difficoltà. ma l’opinione pubblica finì per abituarsi al fatto che il primogenito succedesse al padre. poiché aveva figli nati da diversi letti. Si giunse al punto che le ultime due esponenti della dinastia macedone. sia regnando da sola fino alla morte per la seconda.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 79 jean-claude cheynet iv. secondo i retori ufficiali. sia associandovi un consorte o un figlio adottivo. anche se rimanevano alcuni co-imperatori. Senza dubbio la legittimità del sovrano. sussisteva l’idea che non si potesse comunque limitare la libertà di scelta di Dio. Ormai. da più di un secolo. precedentemente associati al trono. Questa evoluzione arrivò a definirsi lentamente e. Gli oppositori alla politica imperiale del momen- . del Senato e del popolo. ad aver generato numerosi figli. o che addirittura avesse deviato verso l’eresia. a) La scelta dell’imperatore. L’assassinio di Maurizio da parte di Foca segnò una svolta nella vita politica dell’Impero: ricompariva la violenza nella successione imperiale. La promessa fatta dall’imperatrice di non risposarsi. L’interpretazione di questi segnali non era però univoca. benché vi siano stati numerosi imperatori. Il successo d’un usurpatore lo legittimava ipso facto. sembrava animato da motivi personali o da idee eterodosse. il suo detentore rimaneva un uomo fallibile e mortale. Le discordie religiose dei secoli viii e ix costituirono in maniera analoga l’occasione per contestare la legittimità imperiale. la gelosia dell’imperatore. quando gli imperatori non riuscivano a rimanere sul trono per più di pochi anni. A dire il vero. Le sconfitte di Dazimon e di Amorio non furono senza conseguenza per la popolarità di Teofilo. dunque.2b_Bisanzio II_77-216 80 7-07-2008 13:54 Pagina 80 Le istituzioni dell’Impero to tenevano d’occhio con impazienza i segnali della collera divina: catastrofi naturali. infatti. un sacchetto di seta purpurea contenente della polvere che gli avrebbe dovuto ricordare la sua condizione di semplice mortale [Pertusi 211]. sia per mezzo d’un complotto destinato a portare all’assassinio del «tiranno». giunti vicino alla capitale. giunti al potere per questo tramite. e andava contro gli interessi dell’Impero i quali esigevano invece che Eudocia sposasse un generale di talento. guerre. sia con l’uso della forza. epidemie. giacché i sovrani iconoclasti erano visti come eretici dagli avversari. che aveva ripreso quota dopo l’insuccesso degli imperatori iconoduli e le vittorie di Leone V. La lunga serie di sconfitte consecutive di fronte agli attacchi arabi giunse a mettere in discussione la stessa istituzione imperiale. Contemporaneamente alle insegne del potere. né senza conseguenze per l’indebolimento definitivo dell’iconoclasmo. a causa della minaccia turca. disastrose quando conducevano alla disfatta dell’esercito. che ritennero opportuno consolidare il loro successo con . spinto all’abdicazione a causa d’una irresistibile avanzata vittoriosa dei Bulgari. poiché l’eredità non è sufficiente per l’esercizio del potere in quanto l’erede deve agire per il bene comune con l’accordo di Dio. Il sistema politico bizantino. I sudditi dell’Impero non scordavano mai che. Romano Diogene. derivava da un sentimento personale. alla testa d’un esercito. in particolare a cavallo tra vii e viii secolo. su richiesta di quest’ultimo. È sulla base di questo concetto che finì cassato il giuramento prestato da Eudocia Macrembolitissa al suo sposo. Costantino X. Quando un imperatore. benché la funzione imperiale fosse sacra. le disfatte militari provocavano solo di rado il rovesciamento dell’imperatore in carica: si può citare un unico caso inconfutabile. si trasformava in «tiranno» e a quel punto era lecito opporglisi. il nuovo sovrano riceveva l’akakia. quello di Michele I Rangabe. agli occhi dell’opinione pubblica. e il popolo poteva essere anche ritenuto responsabile delle proprie disgrazie. non ha mai impedito la contestazione del potere in carica. di Leone V contro i Bulgari. benché le fonti non ne conservino che un ricordo attenuato. che per grandezza erano pari a una città. come nel caso di Leone III contro gli Arabi.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 81 L’imperatore e il Palazzo 81 una propaganda giustificatrice [Cheynet 461]. Nel Palazzo circolavano libelli che talora annunciavano la morte imminente del basileus. o attribuiti al successore. influenzarono la storiografia del x secolo che denigrò efficacemente l’immagine di Michele III. all’origine della dinastia macedone. Giovanni Zonara ha scritto una vera requisitoria contro Alessio Comneno: la cura della giustizia. e l’ascesa al potere di sovrani energici in momenti cruciali. Questo risentimento assumeva diverse forme. giacché l’essenza di questa virtù è l’assegnare a ciascuno ciò che merita. Alcuni dignitari si ritenevano vittime d’un trattamento ingiusto: Giovanni Geometra. L’istituzione imperiale era però inficiata da debolezze strutturali. la preoccupazione per i sudditi. in particolare nel caso d’una reggenza. non godevano di un tale favore1. non era molto più soddisfacente di quella del resto delle élites e molti sovrani morivano prematura- . dopo un colpo di stato. e non se ne considerava il gestore (oikonomos). ma il signore (despotes) … Non si curava minimamente della giustizia. peraltro favoriti dalle cure prodigate dai migliori medici del tempo. invece. spesso redatte su istigazione del vincitore. e assegnava loro grasse pensioni. o dei generali Niceforo Foca e Giovanni Tzimisce affiancati ai giovani Basilio II e Costantino VIII. e per sfarzo non erano inferiori a una reggia. i cui successi vennero minimizzati. Senza spingersi fino all’aperta ribellione. e si procuravano delle dimore. e non trattava lo Stato come un bene comune o appartenente a tutti. queste sono le qualità che convengono a un imperatore. La salute degli imperatori. dimodoché si circondavano di una grande ricchezza e di una servitù che convenivano più a re che a privati cittadini. Vari indizi suggeriscono in particolare che. l’opposizione agli imperatori in carica fu costante [Magdalino 210]. Ma [Alessio] cercava di mutare le antiche tradizioni politiche: e questa per lui era la più urgente delle preoccupazioni. Gli sforzi di Basilio I e di suo nipote Costantino VII per giustificare l’assassinio di Michele III. Gli altri aristocratici. il nuovo basileus non era accettato dai partigiani del sovrano spodestato così facilmente come vorrebbero far credere le fonti narrative. salvo che per il periodo iconoclasta. mentre egli distribuiva il denaro pubblico ai parenti e ad alcuni dei suoi seguaci a carrettate intere. Più di un sovrano fu accusato di dilapidare il Tesoro per arricchire i suoi compagni di bagordi (Michele III) o intraprendere una dispendiosa campagna edilizia (Costantino IX). la custodia delle antiche tradizioni dello Stato. parente di Niceforo Foca. nei suoi poemi attacca persino il grande Basilio II [Lauxtermann 209]. La flessibilità del sistema permise l’eliminazione di imperatori mediocri. che provocava inevitabilmente un vuoto di potere. Non c’è un modello prefissato di incoronazione. con l’eccezione di quella di Teodora vedova di Teofilo. l’«unto del Signore». A partire dai Comneni. sfuggì a questa sorte solo per la brevità del proprio regno. fu rovesciata senza grandi difficoltà da un colpo di stato organizzato a Palazzo. Quando Dio ha designato il suo rappresentante. è dunque già un basileus. a partire da Costante II nel 641. tutte le reggenze. cap. come nel caso di Basilio il Macedone. e colui che viene incoronato a Santa Sofia. la reggenza era stata organizzata dal sovrano defunto e in linea di massima veniva assunta da un consiglio. Il patriarca non interviene dunque in questa scelta. In pratica. Nessun imperatore si sottrae. suo figlio Costantino VI. sia con l’eliminazione dell’erede: Andronico Comneno fece mettere a morte prima la vedova di suo cugino Manuele e poi il giovane Alessio II. a una cerimonia che sottolinea la sua alleanza divina e la sua ortodossia. e rari furono i candidati di modesta estrazione che giunsero al trono e poterono richiamarsi al modello davidico. morto a 36 anni. v]. come nel caso precedente. Costantino IV succedette a 16 anni al padre Costante II. ma ci si adatta alle circostanze. e poi sotto i Lascaridi e i Paleologhi. Gli imperatori furono perlopiù reclutati fra l’aristocrazia dell’Asia Minore. Irene dal 797 all’802. la situazione era percepita come anormale. gli imperatori attendevano spesso una delle grandi feste dell’anno. sfociarono in colpi di stato. ed egli stesso lasciò il trono al figlio Giustiniano II. In realtà. e poi Teodora nel 1055-56. che aveva eliminato l’erede naturale al trono. In due occasioni una donna regnò come imperatore autokrator.2b_Bisanzio II_77-216 82 7-07-2008 13:54 Pagina 82 Le istituzioni dell’Impero mente lasciando dei figli in minore età. per quanto la legittimità dell’imperatrice non fosse apertamente contestata. Pasqua o Natale. e manifesta per giunta il suo potere sulla capitale [cfr. quando la dinastia era saldamente stabilita. un’età acerba per i nostri canoni. Un adolescente poteva accedere al potere effettivo a 14 anni in teoria. madre dell’erede. . a seconda che venga onorato un homo novus o un erede [Dagron 206]. la difesa dell’erede al trono costituì per i principi stranieri un pretesto per intervenire negli affari dell’Impero. al quale partecipava il patriarca ma che era diretto dall’imperatrice. sia con l’imposizione di co-imperatori. Irene. ultima esponente della dinastia macedone. In entrambi i casi. sempre a 16 anni. come nel caso dei Macedoni. Per celebrare la cerimonia con maggiore solennità. mentre Teodora. il Senato e il popolo – ovvero gli abitanti di Costantinopoli radunati nell’Ippodromo – acclamano il fortunato eletto. peraltro. Perlopiù. l’esercito. figlia di Roberto il Guiscardo. Michele VII. dopo il successo della sua usurpazione. solo in circostanze eccezionali ci si unì a principesse straniere. come è stato sottolineato da Gilbert Dagron [206. Il figlio di Costantino X. che tentò inutilmente di rovesciare il cognato Costantino V. ma questo modus operandi permetteva evidentemente di evitare gli scontri tra le fazioni della Corte. allo stesso modo. o per la futura unione tra il figlio Romano II e una principessa occidentale. Vladimiro di Kiev riuscì solo in circostanze eccezionali a estorcere la mano della sorella Anna a Basilio II. In una prima fase. prese per moglie una principessa ungherese. e Pietro sovrano dei Bulgari (una nazione settentrionale. nella misura in cui la famiglia della sposa ne ricavava potere e dunque influenza. Il figlio della coppia. le cui due consorti furono latine. Dalla seconda metà dell’xi secolo si nota invece un cambiamento significativo: i sovrani cercano infatti per i figli quasi esclusivamente principesse straniere. Fino all’xi secolo i sovrani in cerca d’una sposa per il successore si volsero ad aristocratiche dell’Impero. p. genero di Leone III. però. fece profonda impressione. La scelta della sposa destinata a unirsi solennemente al sovrano o all’erede al trono. seguendo l’esempio di Basilio II. Alessio Comneno fece eccezione. la questione consisteva nell’attirare al servizio dell’Impero una potenza di medio rango. ma perché si aspettava da questo popolo una solida alleanza contro gli Arabi. Nell’viii e nel ix secolo. e di coniugare simbolicamente la legittimità dinastica con la legittimità elettiva. non dipendeva solo dalle prospettive di procreazione ma costituiva un atto politico del massimo rilievo. 68].2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 83 L’imperatore e il Palazzo 83 b) Imperatrici e porfirogeniti. fu fidanzato a Olimpia. Con Manuele Comneno. il gioco si allargò a numerose principesse imperiali. si unì a Maria di Alania. delle quali alcune costituirono la migliore ricompensa per i più valenti generali dell’Impero. Costantino. cosa che rendeva lo scandalo ancora più grave). come nel caso di Costantino V che si legò con una principessa cazara. Si è dubitato dell’esistenza di simile competizione. in ragione dei nuovi equilibri diplomatici. caucasiche od occidentali. mentre altre furono . e benedetta dal patriarca a Santa Sofia in occasione del matrimonio. in quanto. la scelta fu effettuata a più riprese tramite un concorso che riuniva a Costantinopoli una selezione di giovani aristocratiche. sposò Irene Duca per rafforzare il proprio potere tramite un avvicinamento con la dinastia precedente. nipote di Romano Lecapeno. Il precedente di Artavasde. Costantino VII Porfirogenito proclamava ancora il proprio malumore per il matrimonio tra Maria. suo figlio Giovanni II. dal quale si sperava di ottenere soccorsi in Asia Minore. i matrimoni coinvolsero dei contraenti ormai quasi sullo stesso piano: Alessio II sposò Agnese. all’epoca il più influente monarca dei Balcani. Teodora si sarebbe spinta addirittura a praticare il commercio con l’estero. Romano Diogene sposò Eudocia Macrembolitissa vedova di Costantino Duca… L’intimità delle principesse negli appartamenti del Palazzo era protetta e sorvegliata dagli eunuchi del cubiculum. e la scelta del nome costituiva di per se stessa un atto programmatico. assumeva il potere effettivo. come nel caso di Leone V. con il titolo di reggente o di autokrator. provocando una memorabile sfuriata dello sposo. che sfuggì alla propria esecuzione programmata per il giorno di Natale. per esempio il ricevimento delle patrizie con cintura. Infine. La nascita d’un principe era occasione di festeggiamenti per gli abitanti di Costantinopoli. l’esercito. figlia del potente re di Francia Luigi VII. e possedevano grandi tenute che garantivano loro cospicue rendite. mentre Isacco II si unì a Margherita di Ungheria. l’imperatrice aveva il dovere di presenziare. riflesso d’un nuovo equilibrio delle forze. figlia di Bela III. in qualità di consorte del sovrano. Talora intercedevano a favore dei condannati politici: Teodosia perorò presso Leone V la causa di Michele di Amorio. oppure quello del fondatore dell’Impero cristiano. suscettibili tuttavia di sostenere gli interessi dell’Impero: in due occasioni i re di Gerusalemme ottennero la mano d’una parente di Manuele. che comprendeva tra gli altri un preposito della tavola. figlia di Costantino VI. Alcune imperatrici esercitarono una notevole influenza sui mariti: ciò può essere supposto nel caso di Elena. Teofilo. in quanto si poteva scegliere quello d’un illustre antenato della dinastia. alle cerimonie cui partecipavano le dame della Corte. erano talora invitati a scegliere il nome del neonato tramite una serie di acclamazioni. vedova di Romano II. Al di là di casi eccezionali in cui. e riuscì la notte stessa ad assassinare l’imperatore. mentre è rivendicato esplicitamente per Irene Duca unita ad Alessio Comneno. I corpi costituiti. Niceforo Foca si unì a Teofano. Costantino.2b_Bisanzio II_77-216 84 7-07-2008 13:54 Pagina 84 Le istituzioni dell’Impero date a sovrani di secondo rango. Ci furono usurpatori che non esitarono a ribattezzare «Costantino» il figlio maggiore. il Senato e i demi. Lo scopo poteva essere quello di prevenire ogni contestazione della successione futura: il giovane Leone VI aveva come proprio padrino il corpo degli ufficiali del tema degli Anatolici [Dagron 207]. moglie di Costantino VII. Le imperatrici disponevano della propria «famiglia». minuziosamente organizzate in anticipo. . Vari usurpatori sposarono la figlia del basileus o l’imperatrice vedova per consolidare la propria legittimità: Michele II scelse in seconde nozze Eufrosine. grazie a un accordo tra il patriarca. di fronte alla Vergine che intercede presso Cristo in suo favore [Dagron 206. come nota con tratti quasi caricaturali un arabo della fine dell’xi secolo. e tutte appartengono al repertorio dei retori dell’Antichità. in atto di proskynesis. si esprime pubblicamente. che aveva fatto seguito alla loro sconfitta a Levunion. illustra perfettamente questa osservazione. Teofilatto di Bulgaria si congratula che Alessio Comneno abbia riportato una vittoria «incruenta» sui Peceneghi in occasione del trattato di pace stipulato con essi. è estromesso dal potere [citato da McCormick 233. Anna Comnena scagiona il padre da ogni responsabilità per il massacro degli stessi Peceneghi. dopo una serie di sconfitte subite dai Bulgari. sul modello biblico di re Davide. pp. per limitarsi a un esempio. con l’arrivo al potere dei Comneni. Nessuna di queste tematiche è nuova. È innegabile che gli imperatori di questa dinastia amassero udire i retori esaltare le loro qualità guerriere. come sovrano esemplare. Dirigere l’impero. perché la tematica dell’imperatore pacifico e filantropico è parallelamente attestata. . 129-38]. la sua posizione e il suo ruolo nel regno si rafforzano. il Senato e gli alti ufficiali dell’esercito. L’imperatore eccelle nelle virtù cristiane. la giustizia e l’umiltà verso il sovrano celeste.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 85 L’imperatore e il Palazzo 85 2. rafforzando la legittimità imperiale. Marvazi: Quando il re (ossia l’imperatore) combatte il nemico e torna vittorioso e trionfante. deposto. databile all’xi secolo. Kazhdan [214] ha rilevato un cambiamento nel modello del buon imperatore. che non gli era inferiore come peccatore) si è fatto rappresentare in maniera anonima. in un mosaico del nartece di Santa Sofia. come può essere rivelato. La vittoria legittima il potere imperiale. a) La propaganda imperiale. L’arte dell’oratore consiste nello scegliere i motivi in funzione della personalità dell’imperatore e dell’immagine che quest’ultimo desidera dare di se stesso. spiegabile in parte con l’emulazione nei confronti dei cavalieri occidentali. Se gli capita di essere battuto e di mostrarsi debole. la filantropia. necessaria a sovrani che si macchiarono spesso di gravi colpe. Leone VI (o forse suo padre Basilio. 165]. L’ascesa al potere di Leone V a discapito di Michele I. Allo stesso modo. Quest’ultima. ma questa valorizzazione dei risultati ottenuti sul campo di battaglia. dai discorsi di Temistio. contraddistingue piuttosto un semplice filone. p. signore della Vecchia Roma. si trovò un compromesso che accordava agli interessati il titolo di basileus. al momento di lasciare Roma. e poi Ottone I nel 962. Ottone III. giacché. nonché con i capi pagani o musulmani [Byzantine Diplomacy 220]. per essere ammirate dai visitatori di riguardo: gli iconoduli hanno accusato Costantino V di aver sostituito le immagini delle proprie prodezze militari a quelle della Vergine e dei santi. in Occidente. sostenendo le pretese temporali del papa (con il pretesto che Costantino. ma deve comunque definire i propri rapporti con gli altri principi cristiani. Citiamo. le introduzioni alle leggi. il figlio nato da questo matrimonio. Il basileus dei Romani domina l’Impero cristiano universale. in linea di massima.2b_Bisanzio II_77-216 86 7-07-2008 13:54 Pagina 86 Le istituzioni dell’Impero Gli imperatori disponevano di vari canali per diffondere la loro propaganda. come l’assunzione al trono d’un principe. la Donazione di Costantino. senza menzionare il nome dei Romani nella titolatura. e Ottone II sposò infine una principessa bizantina. La diplomazia bizantina medievale. quanto per il timore che l’imperatore occidentale. e tra Niceforo Foca e Ottone I. non tanto perché il basileus di Costantinopoli mirasse all’esclusività del titolo. Quando le apprensioni bizantine si furono calmate. II. In effetti. questo testo giustificava l’assenza d’un imperatore nella Vecchia Roma. solo il signore della Nuova Roma aveva diritto a tale titolo. b) La diplomazia bizantina. i comunicati militari. non concedeva a nessun altro sovrano il titolo di basileus. un rivale pretese di rilevare il titolo imperiale: Carlo Magno nell’800. risalente probabilmente alla seconda metà dell’viii secolo. Teofano. fu accolto favorevolmente a Costantinopoli poiché. senza essere esaustivi: le lettere inviate nelle province in occasione di un importante avvenimento. morì prematuramente prima di poter sposare la porfirogenita Zoe che gli era stata destinata. che intraprese una spedizione contro Bari e i territori bizantini dell’Italia meridionale [McCormick in 119. Fu fonte di inquietudine per la diplomazia bizantina. che erano letti a Costantinopoli e che in qualche caso hanno fornito la trama delle cronache del regno di Giovanni Tzimisce. a questo proposito scaturirono dei conflitti tra Carlo Magno e Niceforo I per il possesso di Venezia. Talora nel Palazzo erano raffigurate le gesta imperiali. pp. A due riprese. Questo stesso atteggiamento fu adottato nei confronti dei Bulgari e di . avrebbe consegnato le insegne imperiali a papa Silvestro). Un falso pontificio. dopo la translatio imperii. 366-73]. cercasse di conquistare Costantinopoli o comunque l’Italia intera. i Russi nel x secolo giurarono sui loro dèi pagani. Il basileus di Costantinopoli si considerava superiore a tutti i re. Sotto i Comneni. Nel 1108. ma l’analisi dei negoziati effettivi induce a pensare che l’Impero fosse quasi sempre sulla difensiva. l’imperatore d’Occidente diveniva il fratello del basileus di Costantinopoli. mentre i regoli del Caucaso erano considerati tuttalpiù dei clienti di cui si coltivava l’amicizia mediante la concessione di dignità.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 87 L’imperatore e il Palazzo 87 Simeone che. tuttavia. non cerca affatto di ricostituire l’Impero di Giustiniano [Magdalino 192]. e i re. fornendo quindi un ulteriore esempio di flessibilità. Isacco II e Federico Barbarossa si scambiarono dei giuramenti non direttamente ma tramite propri rappresentanti. grazie alla propria ostinazione. Si possono individuare degli obiettivi costanti della diplomazia imperiale [Shepard 227]? I retori danno spesso l’impressione che il sovrano oggetto dei loro elogi si stia apprestando a conquistare l’universo. Quando Niceforo Foca negozia con l'emiro di Aleppo sconfitto. i conflitti inutili. cosa inconcepibile nella tradizione bizantina. riuscì a farsi accordare il titolo di basileus dei Bulgari. ma di costituire uno Stato cuscinetto. la diplomazia bizantina teneva accuratamente conto dei rapporti di forza. In tale parentela fittizia. In sostanza. ma che dovevano obbedire agli ordini (keleuseis) imperiali. come si faceva in precedenza con il sovrano persiano. tenuti a comportarsi come tali. come mostrano le lacune del De administrando imperio di Costantino VII [31]. Nei fatti. non erano sempre ben informati. in . come il capo dei Bulgari. una sorta di padre all’interno d’una ideale famiglia cristiana. gli obiettivi prefissati restano modestissimi. e quando il sovrano corrispondeva con il califfo di Bagdad o con quello del Cairo. prestando anch’egli giuramento. e che cercasse solamente di recuperare i territori recentemente perduti. le informazioni circolano con molta più facilità. finché possibile. Anche nei periodi di espansione. L’azione dei diplomatici bizantini è dominata dal pragmatismo: il loro obiettivo primario fu sempre quello di evitare. Del resto gli imperatori. quando Manuele Comneno si riaffaccia in Italia. I negoziatori bizantini tenevano conto dei costumi della controparte. sigillava il documento con una bolla d’oro del peso di quattro nomismata. al califfo era riconosciuta una sorta di parità. l’imperatore Alessio I accettò il giuramento di fedeltà del latino Boemondo. Così. mentre quella accordata al papa o ai principi armeni ne pesava solamente tre. Si può citare un ulteriore esempio assolutamente notevole: in seguito a un accordo stipulato nel febbraio del 1190. non cerca di annettere la città. rispettosi e sottomessi. ne erano i figli. pur disponendo dei rapporti degli strateghi delle frontiere. mentre altri. come Leone VI o suo figlio Costantino VII. 3. con l’eccezione di Costante II. In realtà – come risulta dal De cerimoniis. la cui attrattiva andò scemando solo negli ultimi decenni prima del 1204.2b_Bisanzio II_77-216 88 7-07-2008 13:54 Pagina 88 Le istituzioni dell’Impero parte grazie all’espansione della navigazione nel Mediterraneo. detta Magnaura. e gli imperatori ne recuperavano gli elementi che sembravano opportuni per le nuove ricorrenze da essi progettate. il 20 luglio. Il Gran Palazzo. dominato da una rappresentazione del Cristo – il suo interlocutore non . avevano fatto di Costantinopoli la loro capitale esclusiva. cap. che conducevano personalmente l’esercito. non lasciarono spesso la città. Quando il sovrano era seduto sul trono in una delle sale di ricevimento – la più imponente delle quali. 275-76]. xi. prima di comparire faceva imporre il silenzio da alcuni eunuchi. L’azione diplomatica si afferma sempre come l’alternativa efficace e necessaria all’impiego di eserciti di dimensioni troppo esigue. Le cerimonie imperiali. Sarebbe errato credere che le cerimonie fossero fissate secondo un ordine immutabile. i silenziari. Quando il sovrano convocava un’assemblea per comunicare una decisione importante. 4. In questo modo. come Basilio II o Alessio Comneno. e la teatralizzazione del potere raggiungeva i propri vertici nel Gran Palazzo. A Costantinopoli si manifestava il fulgore della maestà imperiale. Alla forza delle armi si preferivano la seduzione dell’oro e i titoli imperiali. si aggiungevano nuove ricorrenze: è il caso della festa di Sant’Elia. Alcuni. pp. introdotta da Basilio I per commemorare la visione in cui sua madre aveva ricevuto dal santo la profezia del futuro regno del figlio. Gli imperatori. risiedevano per mesi interi lontano dalla capitale e si facevano accompagnare nell’accampamento da una parte del personale amministrativo. comprendeva un’abside in cui si trova il cosiddetto trono di Salomone. perlopiù tramite cerimonie che glorificavano la vittoria eterna dell’imperatore. opera redatta su iniziativa di Costantino VII – si conservavano i resoconti delle antiche cerimonie. Il carattere sacro del potere imperiale era messo in scena nel Gran Palazzo [cfr. In caso di bisogno. Leone III rese pubblica la sua adesione all’iconoclasmo tramite il silention del 730. se non per recarsi nella sua periferia bitinica o nei palazzi suburbani lungo il Bosforo. Il sovrano era salutato con una proskynesis. secondo quanto si legge nel resoconto della sua ambasciata.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 89 L’imperatore e il Palazzo 89 si rivolgeva a lui direttamente. entravano in funzione degli automi destinati a impressionarli: dei leoni ruggivano. Più tradizionalmente. l’altro era il banchetto. Quando venivano ricevuti degli ambasciatori stranieri. per calcolo. Giovanni Tzimisce e Giovanni II Comneno collocarono l’immagine della Theotokos. secondo l’antico modello roma- . Talora lo accordarono ai propri generali. gli imperatori volevano dimostrarne l’effettività mediante l’organizzazione d’un trionfo attraverso la città. Due momenti privilegiati mettevano in scena la maestà imperiale: uno era il trionfo. sottolineando così di essere i semplici strumenti di Dio. il numero immenso e la varietà dei servitori lo ponevano al di sopra di ogni paragone. sottraendo l’imperatore alla vista dei cortigiani. Bisogna tuttavia accreditare senza alcun dubbio a Manuele Comneno l’invenzione della prokypsis. di solito molto irregolare. gesto che andava dalla completa prosternazione alla semplice genuflessione. un’abitudine meno ieratica nei confronti dei visitatori occidentali. all’estremità del Corno d’Oro. regolato da un calendario annuale. degli uccelli cantavano. La sorveglianza del Palazzo era assicurata da varie unità d’élite. ma gli imperatori preferirono stabilirsi presso il Palazzo delle Blacherne. come nel caso di Niceforo Foca dopo la riconquista di Creta. Inoltre. il gran numero di eunuchi dava alla Corte imperiale il suo carattere più specifico. non se ne mostrò colpito in modo evidentemente ostinato. avvisato in anticipo. come la Cazaria. Il Gran Palazzo era organizzato come gli oikoi aristocratici. ma la sua ricchezza favolosa. il Gran Palazzo restò in servizio per una parte delle cerimonie ufficiali. Sotto i Comneni. Liutprando da Cremona [204]. ma perlopiù erano gli imperatori a condurre l’esercito vittorioso. mentre il trono si sollevava in alto. da mercenari reclutati in paesi lontani. con scandalo dei cortigiani. nonché. la Fergana o il Khorasan. com’è il caso di Alessio verso i capi dei crociati. nel ix e x secolo. dopo che veniva sollevato il tendaggio che li nascondeva alla vista degli spettatori [Jeffreys 234]. Non tutti erano impressionati da tale messinscena: l’inviato di Berengario re d’Italia. per impressionare i visitatori e rivaleggiare con la Corte del califfo. una messinscena che faceva apparire all’improvviso e in piena luce l’imperatore e la sua famiglia. Gli imperatori adottarono. alcuni poemi del xii secolo ci informano che le pareti del Palazzo delle Blacherne erano decorate con scene che glorificavano le vittorie degli imperatori Comneni o la loro sublime posizione di rappresentanti di Dio sulla terra [Magdalino 219]. Quando veniva riportata una vittoria importante (o presunta tale). Infine. Alla testa del corteo. 2b_Bisanzio II_77-216 90 7-07-2008 13:54 Pagina 90 Le istituzioni dell’Impero no. un eunuco a capo delle guardie del corpo). protospatario (originariamente. è conservato nella raccolta del De cerimoniis. nel 946. Più gravosa era la responsabilità. . gli imperatori poggiavano simbolicamente il piede sulla nuca dei nemici sconfitti (calcatio) di fronte al popolo radunato nell’Ippodromo. più elevati erano i titoli. I titoli imperiali. e facevano sfilare i prigionieri di guerra. proedro (inizialmente il capo del Senato). Malmberg 235]. Questi titoli dipendevano anche dalle funzioni affidate dal sovrano. ai quali aggiungevano gli ospiti stranieri di riguardo presenti in quel momento – sempre che il banchetto non fosse organizzato proprio in onore di questi ultimi. l’atriklines. e il digradare della gerarchia era esplicitato dall’allontanamento progressivo da questa tavola centrale [Liutprando 204. Gli imperatori riunivano regolarmente i più importanti personaggi della Corte. Ogni minimo dettaglio era regolamentato. quello del Cletorologio di Filoteo redatto nell’899 sotto Leone VI. ossia dall’ordine di precedenza. L’essere collocati alla tavola imperiale costituiva l’onore più grande. Il sistema non era immutabile e anzi si evolveva costantemente. 5. in quanto riflesso della gerarchia divina. La premura di rispettare tale gerarchia – a livello teorico inalterabile. che finivano per divenire semplici dignità. a) Il conferimento delle dignità e delle funzioni. testimoni involontari del successo degli eserciti bizantini [McCormick 233]. documenti redatti da uno specialista. servitori fedeli o ospiti di rango. mentre gli imperatori si riservavano il monopolio esclusivo delle vesti interamente tinte di porpora. I dignitari e i funzionari si presentavano nei loro costumi ufficiali di seta di diversi colori. il più completo di essi. Il posto di ognuno era determinato dalla taxis. Tale documento regola anche le precedenze fra i titolari della medesima dignità: i patrizi provvisti di una funzione passavano davanti a quelli che ne erano sprovvisti. spesso con la trasformazione di antiche funzioni. come quelle di hypatos (console). come per la principessa russa Olga sotto Costantino VII. ma in pratica fluida – ha dato origine ai taktika. potevano però offrire piccole pezze di tessuti purpurei a coloro che volevano onorare. benché non vi fosse una correlazione perfetta tra le due gerarchie [Oikonomides 28 e 240]. La posizione sociale degli aristocratici e il loro grado di vicinanza nei confronti dell’imperatore si manifestavano principalmente tramite i titoli loro assegnati. e gli antichi beneficiari percepirono questo fatto come una rivoluzione scandalosa. permette agli imperatori di ricompensare personaggi che non appartengono ai livelli più elevati dell’amministrazione. di rimpinguare le casse dello Stato. come quelle di preposito o di cubiculario. che fino ad allora era un appellativo che accompagnava la dignità imperiale. Li organizzò intorno al termine di augustus (in greco. a partire dai Comneni. ma con un’accelerazione dalla seconda metà dell’xi. in maniera molto lenta a partire dal x secolo. per esempio). non sono mai eunuchi. corrisponde . Furono perciò accusati di demagogia gli imperatori Costantino IX Monomaco e Costantino X. Successivamente. I primi titoli di sebastai furono elargiti per gratificare la favorita dell’imperatore in carica. il nuovo imperatore creò nuovi titoli. prima di scomparire definitivamente furono conferite ancora per qualche tempo a modesti notabili provinciali [Cheynet 237]. Una simile confusione finisce per estendersi ad alcune funzioni: il parakoimomenos può essere scelto. come Maria Sclerena. tra i parenti dell’imperatore. divenuta inservibile giacché il numero eccessivo di beneficiari le svalutava e non permetteva più di pagare le rogai. La prima vede le dignità senatorie. dei banchieri e forse degli artigiani specializzati nelle produzioni di lusso. questi documenti servivano anche a collocare gli invitati ai banchetti imperiali secondo il corretto ordine di precedenza (taxis).2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 91 L’imperatore e il Palazzo 91 e i patrizi eunuchi erano superiori a quelli «barbuti». legata a Costantino IX quando divenne imperatore nel 1042. per quanto le dignità legate al servizio della camera imperiale. le dignità si svalutano e compaiono nuovi titoli destinati a compensare l’indebolimento delle dignità inferiori [Cheynet 237]. Nell’xi secolo. Per rendere di nuovo visibile l’élite imperiale. Si possono distinguere tre fasi nella formazione di questo ordine di precedenza. In questa seconda fase. senza dubbio. i quali. che furono i più generosi nella volontà di conciliarsi la popolazione costantinopolitana e. apo hypaton o apo eparchon. il numero di beneficiari si accresce considerevolmente e si assiste alla progressiva scomparsa della distinzione in atto fra le dignità riservate agli uomini barbuti e quelle assegnate agli eunuchi (proedro. Alessio Comneno riformò la gerarchia delle dignità. o vestarca. presente già sotto il regno di Michele VII. sebastos). tra il vii e il ix secolo. in quest’epoca. come quelle di magistro e di proedro. restino indubbiamente appannaggio degli eunuchi. declinare e poi scomparire a tutto vantaggio delle dignità imperiali. il conferimento delle dignità. ma all’élite dei commercianti. in particolare quella di protospatario e dei ranghi superiori. Il titolo di sebasto. Questi ultimi poterono accedere al Senato. Più concretamente. alcune dignità anticamente prestigiose. intorno al 750 cesare nobilissimo curopalata patrizio protospatario spatario hypatos apo hypaton apo eparchon intorno al 1060-70 cesare nobilissimo curopalata protoproedro (prima del 1070) proedro magistro protovestarca (dopo il 1070) vestarca alla metà del xii secolo Dignità riservate alla famiglia imperiale despota sebastocratore protosebasto panipersebasto sebastohypertatos sebasto Altre dignità protonobilissimo nobilissimo protocuropalata curopalata protovestes vestes illoustrios anthypatos patrizio dishypatos hypatos protospatario. erano riservate alla famiglia imperiale. spatarocandidato .2b_Bisanzio II_77-216 92 7-07-2008 13:54 Pagina 92 Le istituzioni dell’Impero da allora al livello superiore delle dignità e. I Comneni hanno imposto una concezione familiare della gerarchia delle dignità. confermano un ordine di precedenza fondato uni- Tabella 1. Le liste di dignitari del xii secolo che sono state conservate. le dignità più alte. con il tempo diviene riservato ai soli membri della famiglia imperiale dei Comneni al punto che. come quella di cesare o di nobilissimo. sotto Manuele Comneno. fatto nuovo. altra dignità il cui nome deriva da un appellativo imperiale. prima del 1050. come quello di sebastocratore che designa il fratello dell’imperatore in carica. che non dipende più dalla funzione esercitata. riferite in particolare ai sinodi riuniti a Costantinopoli. ma dalla strettezza dei legami di sangue con il sovrano. suscettibile d’essere chiamato a regnare quando non vi sia un erede maschio. poiché. in ordine gerarchico decrescente). Il titolo di sebasto serve a formarne di ulteriori. Non si tratta comunque di una novità assoluta. Sotto Manuele fa la sua comparsa il despota. Le dignità a Bisanzio (dall’viii al xii secolo. e che designa il genero dell’imperatore. chi detiene il titolo di sebasto è necessariamente un Comneno per nascita o parentela acquisita. e i nipoti sono classificati secondo l’età del padre o della madre e sono essi stessi inquadrati in funzione della loro età [Magdalino 192]. brillante generale che aveva contribuito alla vittoria di Isacco I Comneno. L’ambasciatore Liutprando da Cremona assistette alla cerimonia dell’anno 950 [cfr. per quanto sussista un dubbio nel caso in cui l’interessato entri in un monastero. Erano distribuite una volta all’anno. divenuto monaco al termine della sua vita. nel secondo a titolo vitalizio. Non conosciamo perfettamente la scala delle rogai accordate alle differenti dignità. cap. parallelamente al calo del valore della moneta d’oro anche le dignità conoscono una nuova fase di svalutazione sotto gli Angeli. Le rogai potevano essere cumulate. poiché il fratello maggiore è superiore al cadetto. sia per punire politicamente il vecchio generale. chiamate anche axiai. Tale ordine permette anche di determinare l’ordine delle nascite. era l’imperatore in persona a corrispondere il dovuto al funzionario. 319-20]. b) La roga. com’era il caso sotto Michele VII. ma anche ai dignitari: nel primo caso per il tempo durante il quale il beneficiario è in carica. vitalizie. Questo reclamo sembra implicare. sottolineando così il legame che univa il sovrano ai grandi servitori dello Stato. sono attribuite tramite un brevetto imperiale (axia dia brabeiou). sotto forma di rendita in moggi di grano. rogai che sembrano essere rimaste stabili nel corso dei secoli dal momento che gli imperatori preferivano accordare una promozio- . che cumulavano con la roga delle alte dignità che avevano parallelamente ottenuto. Le rogai erano versate sotto forma di borse piene d’oro dette apokombia e di preziosi tessuti di seta. come un secolo prima. Catacalone Cecaumeno. sia per penuria di denaro nelle casse dello Stato. per il quale il beneficiario deve versare delle sportule agli altri dignitari. Le funzioni. fabbricati senza dubbio nei laboratori del Gran Palazzo. si lamentava di non percepire più la sua roga di curopalata. che la roga avrebbe dovuto essergli versata. sono accordate tramite un ordine dell’imperatore (axia dia logou). Uno stipendio o roga è versato non solo ai funzionari. ma che non lo fosse. pp. I funzionari al vertice della gerarchia ricevevano fino a 40 libbre d’oro. xii. Le dignità. per Pasqua. nonché talora di altri articoli di lusso.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 93 L’imperatore e il Palazzo 93 camente sulla parentela. Alla fine del xii secolo. Per tutte le rogai di importo pari o superiore a una libbra d’oro. Era inoltre concesso un complemento in natura. a priori. quando dei «droghieri» divengono sebasti. Il sistema tradizionale delle rogai pagate annualmente dall’imperatore non sopravvisse alla crisi del nomisma. Tuttavia le fonti attestano a più riprese. in linea di principio. fossero attribuiti per aggiudicazione a un ristretto numero di ricchissimi personaggi vicini agli imperatori [Brandes 640]. gli esempi di appalto si moltiplicano. lo Stato otteneva una forte somma in contanti che entrava immediatamente nelle casse. Niceforo III Botaneiata. i maggiori beneficiari. oltre al prestigio che ancora circondava i titoli imperiali. Era infatti possibile acquistare un titolo con il versamento d’un cospicuo capitale. Le dignità erano vitalizie. l’appalto di alcune funzioni. ma si osserva che nell’xi secolo la dignità era considerata come un capitale liquido che poteva essere trasmesso (al massimo una volta). poiché avevano la possibilità di recuperare i loro investimenti e ottenere dei guadagni – benché si conoscano dei fallimenti che portarono alla rovina di alcuni funzionari – ma la venalità delle cariche fu estesa all’esercito. c) La vendita delle dignità e delle funzioni. che avevano raggiunto un livello economico considerevole. in funzione dei bisogni del Tesoro. in particolare fiscali. i funzionari. L’evoluzione della metà dell’xi seco- . rendeva una libbra d’oro all’anno. Vendendo le dignità. L’armeno Pancrazio (Bagrat) ottenne il governo dell’Armenia con Ani. che aveva distribuito con prodigalità le dignità più elevate. senza domandare alcun salario in contraccambio. dimodoché l’abbondanza del capitale disponibile avrebbe provocato un calo del rendimento da 7 nomismata per libbra a 6 soltanto. per poi percepirne le rendite a titolo vitalizio. in occasione di difficoltà finanziarie. non fu in grado di versare le rogai corrispondenti. Gli esattori ne furono. Gli imperatori furono inizialmente restii a vendere le dignità senatorie ma. questi scrupoli furono dimenticati e la vendita divenne generalizzata. Nell’xi e xii secolo. cosicché il loro profitto dipendeva dalla speranza di vita del detentore. Sembra che nel vii e nell’viii secolo gli incarichi di commerciario. Si è visto come l’imperatore nominasse. Oikonomides 239]. come in passato. Il titolo di protospatario. si assicurava una rendita annuale elevata e dall’ammontare predeterminato.2b_Bisanzio II_77-216 94 7-07-2008 13:54 Pagina 94 Le istituzioni dell’Impero ne piuttosto che scompigliare il tenore delle remunerazioni. o addirittura costituire parte di una dote [Guilland 238]. ma perdette rapidamente questa città di fronte all’avanzata turca non avendo dedicato abbastanza risorse alla sua difesa. nel corso dell’xi secolo. Anche le dignità costituirono un investimento per i Bizantini agiati [Lemerle 630. talora con risultati infelici. il primo a spalancare le porte del Senato. mentre l’acquirente. con l’amministrazione centrale. Si trattava di un microcosmo molto variegato e che non può essere assimilato più di tanto alle corti europee posteriori. Una simile situazione era indubbiamente meno innovativa di come alcuni storici [per es. Le donne dovevano la loro posizione a quella del marito. in quel momento vedovo. non gli permettevano più di retribuire. Intorno all’imperatore vivevano permanentemente. Questo ambiente specifico non si identifica. che l’imperatore riuniva intorno a sé per governare ma anche per partecipare ai suoi piaceri e ai suoi divertimenti. Kazhdan 424 e 808] l’hanno dipinta. visto che proprio per questa ragione Leone VI. Il più influente dei gruppi era formato dai favoriti di ogni condizione. Magdalino 192]. poiché non era ancora una condizione necessaria all’ascesa sociale come divenne poi sotto i Comneni. ma si incontravano anche alti dignitari senza funzioni particolari. Un unico titolo era riservato alle donne. decise di proclamare imperatrice sua figlia. benché vi fosse una sovrapposizione. La Corte. . ossia la generalizzazione di tale appalto. il funzionamento regolare della Corte richiedeva la presenza di una imperatrice. ottenendo di conseguenza un elevato potere. poiché non prendevano parte a tutte le cerimonie. Tuttavia. alcune migliaia di cortigiani e di servitori. dopo la perdita della maggior parte dell’Asia Minore e le devastazioni subite dalle zone che erano state riconquistate. almeno sotto Alessio Comneno. La magistrissa era semplicemente la moglie di un magistro. e sotto i Comneni ne era composto quasi esclusivamente. che aveva visto lo sviluppo dell’appalto delle funzioni. ed era distribuito con grande parsimonia [Oikonomides 28]. Gli intimi dell’imperatore condividevano ovviamente la sua tavola e potevano accedere direttamente alla sua persona.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 95 L’imperatore e il Palazzo 95 lo. naturalmente. che avevano elaborato un vero e proprio modus vivendi di Corte [Maguire 236. ma in posizione secondaria. con ogni verosimiglianza. 6. Le donne erano presenti a Corte. che evitava allo Stato di ricostituire un’amministrazione numerosa che i suoi mezzi finanziari. Una parte di essi. Spesso comprendeva parenti del sovrano. perché fin dall’viii e dal ix secolo la parentela imperiale dominava la Corte. e si suddivide in numerosi sottogruppi. dal quale ottenevano indirettamente la propria dignità. occupava le più alte cariche dell’Impero. Questa situazione era in parte celata dal fatto che i cronisti non notavano sistematicamente tale relazione di parentela. quello di patrizia con cintura. offriva una soluzione semplice. disponevano del proprio cubiculum. numerosissimi a partire dall’xi secolo. Di norma. per fungere da ostaggi. conversare con il sovrano. quando l’Asia Minore e in particolare la Paflagonia fornirono la maggior parte degli eunuchi imperiali [Ringrose 241]. 7.2b_Bisanzio II_77-216 96 7-07-2008 13:54 Pagina 96 Le istituzioni dell’Impero Presso la Corte imperiale erano presenti anche numerosi stranieri. condussero le truppe alla vit- . per molto tempo avvenuto da paesi stranieri perché la legge cristiana proibiva la castrazione volontaria. Armeni. Erano concentrati a Costantinopoli e in particolare nel Palazzo. il futuro signore di Bulgaria. poiché gli ufficiali li vedevano con un certo disprezzo. già ben attestati in epoca protobizantina. ma anche. l’influenza degli eunuchi si attenuava quando l’imperatore era di temperamento guerresco. La loro presenza garantiva che i loro parenti non avrebbero aggredito i Bizantini. come Harald. quest’ultimo sedusse l’imperatrice Zoe. poi re di Norvegia. Non mancavano infatti genitori che non esitavano a far castrare illegalmente i figli sperando che avrebbero avuto una brillante carriera utile anche al resto della famiglia. Anche dei giovani di buona famiglia provenienti dalle province erano integrati nelle eterìe di Palazzo. Georgiani. cominciarono a svolgere un ruolo politico di primo piano in seguito allo sviluppo del cubiculum imperiale [Guilland 238]. o anche Latini. a imitazione dell’imperatore. I prigionieri di guerra di alto rango erano similmente ricevuti a Palazzo imperiale e potevano. contemporaneamente. anche se in provincia non mancavano personaggi di rango elevato che. Vari eunuchi. Gli eunuchi. divenne il principale consigliere di Romano Argiro. ospitati per essere allevati in un contesto di ammirazione per l’ordine bizantino. è vero. subì un mutamento dopo il vii secolo. aveva soggiornato a Costantinopoli in questa veste. che lo sposò nel 1034 offrendogli il trono. Gli eunuchi. tanto erano diffusi a Corte e non solo come soldati. Il loro reclutamento. in certe circostanze. Tra questi. dove erano allevati per divenire futuri ufficiali in uno spirito di lealtà nei confronti del sovrano che avevano la possibilità di incontrare di persona. ottenne la carica di orfanotrofo e quindi introdusse a Corte il giovane fratello Michele. Manuele Comneno fu rimproverato di essere troppo influenzato dai Latini. già notato da Basilio II. occorre segnalare i giovani principi dei paesi limitrofi dell’Impero. L’esempio della dinastia paflagonica illustra la lucidità di questo calcolo: l’eunuco Giovanni. Simeone. Infine c’erano altri stranieri che andavano a Bisanzio a cercare fortuna: Variaghi. comandarono eserciti. per motivi umanitari. tra il 976 e il 985. Nessuna carica era preclusa agli eunuchi. ma gli imperatori. Degli eunuchi divennero patriarchi (Ignazio). continuarono ad affidar loro missioni diplomatiche. compreso Manuele. i quali nell’epoca più antica fornivano la maggior parte degli eunuchi. poteva nutrire la spe- . Il tasso di mortalità a causa di questa mutilazione è discusso. concesse loro il diritto di adottare dei figli. ma ne valeva la pena perché la famiglia d’un bambino che diventava eunuco e che riceveva. Il più famoso. alcune funzioni e dignità erano riservate a loro. benché gli eunuchi provenienti dalla «filiera» paflagonica esercitassero. il nipsistarios che porgeva la bacinella in cui i sovrani si lavavano le mani… La castrazione era proibita nell’Impero e Leone VI aveva rinnovato questo divieto (novella 60). nel ix e x secolo. I prepositi e i cubiculari lo aiutavano. così come i servitori che si avvicinavano alla coppia imperiale: il preposito della tavola. governò per molti anni con l’appoggio del logoteta Teoctisto. Servivano negli appartamenti privati dell’imperatore e della moglie. un’influenza intermittente ma considerevole. ma si praticava anche la castrazione. aprendo così la porta ad abusi di vario genere. bastardo dell’imperatore Lecapeno. Così Teodora. il reclutamento proveniva perlopiù dal territorio imperiale. tra ix e xi secolo. La gerarchia (taxis) degli eunuchi era esclusiva e. Qualche tempo prima. diressero i servizi fiscali… Leone VI. e pertanto avvicinava costantemente il sovrano. Erano utilizzati. un eunuco. Irene si era circondata di eunuchi. o ancora più in occasione delle reggenze. Sotto imperatori «casalinghi» come Leone VI. Il parakoimomenos vegliava personalmente sulla camera imperiale garantendone la sicurezza. Peraltro. il papias o portiere.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 97 L’imperatore e il Palazzo 97 toria. naturalmente. fu il parakoimomenos di diversi imperatori e governò da solo l’Impero. il pincerna o coppiere. una educazione adeguata. salvo quella di imperatore. furono separati dall’Impero dalle invasioni arabe. Dopo che i paesi del Caucaso. per conto dei pronipoti. si riteneva che non fossero particolarmente inclini a costituire potenti clan familiari. autorizzandola però per ragioni mediche. Occorre attendere l’epoca nicena perché scompaiano dalla Corte. imbevuti di tradizioni militari e forse influenzati dall’Occidente ostile alla castrazione. Basilio. gli eunuchi occupavano posti di maggior spicco dal momento che erano percepiti come uomini di fiducia in grado di aiutare il governo senza poter pretendere di regnare. prima e soprattutto dopo aver detronizzato il figlio Costantino VI. vedova di Teofilo. gli eunuchi naturali. ma negli accampamenti erano spesso visti più come una sorta di commissari politici. gli eunuchi retrocedettero a una posizione politica di secondo piano. Sotto i Comneni. se ne aveva i mezzi. ).2b_Bisanzio II_77-216 98 7-07-2008 13:54 Pagina 98 Le istituzioni dell’Impero ranza di introdursi ai più alti livelli di Corte e di beneficiare della generosità imperiale. Allo stesso modo. Giovanni l’Orfanotrofo riuscì a portare sul trono il fratello Michele. Epitome historiarum. Gli eunuchi provenivano dunque da tutti i livelli sociali. parakoimomenos sotto Romano II. Büttner-Wobst. III. come si è visto. Bonn 1897. CSHB. a cura di T. pp.d.T. . 766767 (N. Tale speranza non era vana: l’imperatore Michele VI Bringa era imparentato con Giuseppe Bringa. 1 zonara. . che si evolve in un altro contesto emancipandosi dai poteri laici e affermando la propria cattolicità. una fase gestionale in cui il patriarca. sempre più isolata a causa delle invasioni longobarde e slave. Liturgia. la Siria con Antiochia e l’Egitto con Alessandria. appoggiandosi ai metropoliti del sinodo permanente: è l’epoca sinodale. tenta di accompagnare l’evoluzione della società e di rispondere ai suoi interrogativi. Sempre più distinta dalla Chiesa di Roma. Constantinopoli rimase dunque presto l’unica sede patriarcale in terra bizantina. occupando dalla metà del vii secolo la Palestina con Gerusalemme. La fine dei grandi dibattiti teologici alla fine del ix secolo segnò anche la fine dei concili ecumenici. posero sotto la propria autorità tre delle sedi patriarcali d’Oriente. ma in cui si realizza difficilmente l’equilibrio dei poteri. diritto canonico applicato in uno spirito di economia piuttosto che di acribia. per Costantinopoli. si legò a quello dell’Impero e ne seguì le fluttuazioni. fiancheggiato da un accresciuto clero patriarcale. Roma. Al brulichio intellettuale e alle esclusioni della cosiddetta epoca conciliare fa seguito.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 99 marie-hélène congourdeau e bernadette martin-hisard1 v. espressione dell’universalità della Chiesa. alla metà dell’viii secolo mutò la dominazione bizantina con quella carolingia. che può essere ancora chiamata l’epoca dell’Ortodossia. Le istituzioni della Chiesa bizantina Gli Arabi. che aveva finito per coincidere con la Chiesa bizantina. la Chiesa di Costantinopoli è e rimane una Chiesa imperiale. ma sempre in comunione e dialogo con essa e con gli altri patriarcati. e impiantò la sua autorità sui Balcani. cauta caccia all’eresia modellano la facies di una Chiesa la cui influenza va al di là delle frontiere. Ora più che mai il destino della sua Chiesa. 327]. nell’altro dai Longobardi di Benevento e dagli Arabi. 1. La sede di Roma. il patriarcato. dal momento che l’Asia e il Ponto. Organizzato in una rete di 33 province metropolitane o eparchie. Carta 5. aveva sotto la sua giurisdizione l’intera penisola balcanica. avevano un peso ben maggiore della Tracia. forse. ridotta a 5 eparchie. Per quanto riguarda i Balcani. amministrativamente connesso a Costantinopoli. Il territorio del patriarcato (vii-xii secolo). Nel 640. All’inizio dell’viii secolo. il territorio del patriarcato di Costantinopoli corrispondeva alle tre diocesi civili che gli erano state assegnate nel v secolo. benché più tardi .2b_Bisanzio II_77-216 100 7-07-2008 13:54 Pagina 100 Le istituzioni dell’Impero i. Questa regione era divisa in Illirico occidentale. di tradizione essenzialmente latina e facente parte dell’Impero d’Occidente. l’imperatore. cercava di rafforzare. per il numero e l’antichità delle loro sedi. La perdita dei decreti imperiali impedisce di conoscerne la data. con l’eccezione della Tracia [Bavant in MB I. p. affidato al vescovo di Tessalonica. dipendenti direttamente da Costantinopoli). prese un duplice provvedimento: trasferì sotto la giurisdizione ecclesiastica di Costantinopoli le Chiese dell’Illirico orientale (Dacia e Macedonia) e fece incamerare dal fisco imperiale i patrimoni pontifici della Sicilia e della Calabria – misura che implicava l’annessione delle loro Chiese a quella della capitale. che faceva sempre parte dell’Impero. Leone. non sembra che i provvedimenti imperiali abbiano riguardato anche l’Illirico occidentale. l’autorità dell’Impero su territori separati da Roma. con in più 26 arcivescovati autocefali (ossia vescovati senza suffraganei. avvalendosi dei propri diritti [Michel 304]. l’Illirico conservò la sua unità sotto la guida di Roma. il contenuto esatto e le motivazioni. la migliore esposizione dei fatti data all’860 ed è dovuta a papa Niccolò I. allora conosciuta come Illirico. il cui primato si affermò nel v secolo tramite il vicariato della propria autorità. a) Il decreto di Leone III. tuttavia. in un caso dall’espansione slava. sfruttando il fattore ecclesiastico. sul piano ecclesiastico. era essenzialmente anatolico. e in Illirico orientale. che pretendeva il ristabilimento del vicariato ecclesiastico di Tessalonica e la restituzione del suo patrimonio italiano. Karabizye. i cui titolari sono Latini e le cui Chiese dipendono ecclesiaticamente da Roma. ma il suo effetto era già percepibile nel 787. Nell’Illirico.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 101 Le istituzioni della Chiesa bizantina 101 sia emersa la questione dell’episcopato dalmata. b) La taxis del 901-905. e 3 in Crimea (Gottia. 6 sono in Occidente (Rhousion. e si affermò chiaramente all’inizio del x secolo. Corfù). È dunque possibile constatare l’incorporazione delle metropoli dei Balcani e la creazione di una struttura metropolitana in Sicilia e Calabria. In Italia. Non possediamo liste episcopali ufficiali. Nike. benché l’imperatore si riservi il diritto di intervenire a livello circoscrizionale. . il cui nome (Lazica) è trasferito alla nuova metropoli di Trebisonda. già insediata in terra ellenofona. al contrario. dal momento che non risulta menzionata nessuna eparchia costantinopolitana nei nuovi temi di Dalmazia e soprattutto di Langobardia. Le fonti in nostro possesso non permettono di seguire concretamente la messa in atto del decreto. non furono interessati. peraltro. Si noterà infine che l’apparente tendenza a far coincidere il territorio imperiale con il territorio patriarcale di Costantinopoli. non riceve conferme. L’Oriente conserva la propria superiorità tanto per numero di metropoli (33 sedi) quanto per quello di arcivescovati autocefali (31 su 50). la scomparsa delle eparchie dell’antica diocesi di Dacia. Serre. che fornisce una lista di 51 metropoli. dove lo sviluppo della Crimea compensa la somparsa dell’arcivescovato di Zichia e dell’eparchia di Fasi. e l’eventuale fondazione di vescovati in zone nuovamente ellenizzate. suggerita dal decreto di Leone III. gli altri possedimenti bizantini. la loro annessione comportava la definizione di nuove metropoli. I decreti di Leone III avevano conseguenze pratiche diverse nei due casi in questione. Sugdia. con l’eccezione della taxis del 901-905 redatta sotto Nicola Mistico e Leone VI. nei territori occupati da Bulgari e Serbi. in Italia (Otranto). Phoulloi). Si nota anche. nonostante un possibile tentativo a Napoli. dal momento che le Chiese di Sicilia e Calabria avevano Roma come unica metropoli all’interno della provincia di Italia suburbicaria. ma la sua soppressione lasciava intatta una rete di eparchie. e d’altra parte una evoluzione nelle regioni del Ponto. se non di arcivescovati autocefali. Brysis. Mesia e Scizia. sul fronte italiano. uno ancora più a ovest. tra i 19 arcivescovati creati ex novo dalla taxis. il trasferimento colpiva giuridicamente l’esistenza di un vicariato romano a Tessalonica. come Ravenna e Napoli. tali promozioni sono il segnale di un’aumentata influenza locale. dimostrò ad Alessio I sulla base dei canoni e delle leggi che le sue fondazioni. momento di espansione. Le numerose notizie episcopali. ben datate. in funzione dell’espansione o della contrazione territoriale dell’Impero. Nell’xi secolo. che non hanno carattere ufficiale e risultano incomplete. La rete metropolitana e arciepiscopale è ritoccata dall’imperatore. un lungo tomo sinodale.2b_Bisanzio II_77-216 102 7-07-2008 13:54 Pagina 102 Le istituzioni dell’Impero Il patriarcato di Costantinopoli esce trasformato da questo rinnovato equilibrio tra Oriente e Occidente. possono essere confrontate con le liste di presenza risalenti alle riunioni sinodali. e la promozione di una serie di arcivescovati in metropoli. per di più di difficile datazione. sotto l’immediata giurisdizione del patriarca. in date perlopiù ignote. ci si trova adesso di fronte a un centinaio di presuli che. erano abusive. per momenti precisi. e gli sforzi inutili di Fozio per ricondurre la Chiesa d’Armenia e il suo catholicos nell’orbita di Costantinopoli non hanno prodotto cambiamenti [Mahé in HC IV]. salvo la creazione della metropoli di Keltzene. c) Gli sviluppi dal x al xii secolo. Il territorio coperto da questa rete ha una certa coerenza sul piano linguistico – il greco vi si sta imponendo ovunque – e dogmatico: è globalmente popolato da ortodossi. Serre. promulgato dal patriarca Nicola III. che separavano alcuni vescovati dalle loro metropoli. Il x secolo. Colonea). di 20 sedi arciepiscopali o episcopali. Prendendo atto di questa protesta senza però tornare sulle proprie creazioni. Tebe. Al posto d’una sessantina di vescovi. privati del territorio dei loro vecchi suffraganei. che si moltiplicano nell’xi e nel xii secolo. perlopiù orientali. inquadrano la maggior parte dell’Impero. Ciò permette di controllare. e riflettono più o meno correttamente la realtà. tra cui si segnalano le metropoli di Alania e di Russia. La promozione in metropoli di Attalia nel 1083-84 fu l’ultima di un movimento che si era intensificato all’inizio del regno di Alessio. gli altri in Occidente: Otranto (creato nel 968). l’esattezza di una parte delle informazioni veicolate dalle notizie. dove fu promosso anche il vescovato di Pompeiopoli. e che finì per provocare la reazione dei metropoliti. con la promozione. vede pochi cambiamenti. Alessio promulgò nel 1087 un decreto imperiale [Dölger 48] in cui ammetteva che ogni nuova fondazione avrebbe dovuto essere il frutto di un accordo tra l’imperatore e il patriarca . che ne ha il diritto [Michel 304]. gli uni in Oriente (Amastri. il numero di metropoli si accresce considerevolmente. Cone. nominati senza soluzione di continuità. In entrambi i casi. creato su un territorio sottratto all’Impero. con l’eccezione dell’Italia dove la conquista normanna ricollocò le Chiese di Calabria e di Sicilia nell’ambito della Chiesa romana. in particolare lo sviluppo dei temi. ma l’ultimo quarto del xii secolo fu testimone di un nuovo sviluppo delle promozioni. e Teofilatto (c. il patriarcato fu soppresso e trasformato in arcivescovato. con sede a Ocrida. si ritrovarono a Costantinopoli. cui è attribuita la famosa lettera a Giovanni di Trani del 1053. molti titolari delle quali. già chartophylax. e che dipendeva da Costantinopoli [Vodoff 326]. dotato di numerosi vescovati da Basilio II e presto divenuto appannaggio di Greci. rimane dunque tutto sommato stabile. si può riscontrare un’evoluzione della sua suddivisione interna. i Bulgari privilegiarono la soluzione del cosiddetto patriarcato autocefalo. Si cominciò allora a pensare alla possibilità di creare patriarcati nuovi.aprile 1125). com’era emerso dalla riforma di Leone III. e soprattutto a partire dalla fine del ix secolo. posero il problema dell’affiliazione ecclesiastica dei vescovati creati o ricreati in regioni la cui dipendenza un tempo era divisa fra il patriarcato di Costantinopoli e Roma [Hannick in HC IV]. Le perdite territoriali in Oriente non hanno fatto scomparire le circoscrizioni. Dopo l’annessione della Bulgaria nel 1018. la traduzione in lingua slava dei testi . La questione di una Chiesa nazionale si pose anche per la Russia. al quale furono sottoposti dieci suffraganei. indipendentemente o al di là dell’appartenenza giuridica al patriarcato di Costantinopoli. Anche in questo caso la soluzione fu quella di un arcivescovato stabilito a Kiev. Seguì un netto rallentamento del movimento di fondazioni. bulgaro e russo. A partire dalla fine del ix secolo. la formazione dello Stato bulgaro. ufficialmente convertita alla fine del x secolo ma al di là dei limiti dell’Impero bizantino. d) Il patriarcato e le Chiese nazionali. distinti dai 5 patriarcati canonici. Nel corso di questo periodo. Ciò comportava dunque la formazione di una Chiesa nazionale. Il territorio del patriarcato di Costantinopoli. già diacono di Santa Sofia [Angold 260]. la cui suprema autorità era scelta localmente senza l’intervento del patriarca di Costantinopoli. Occorre infine sottolineare una trasformazione i cui effetti non sono ancora stati apprezzati: le riforme amministrative dell’Impero.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 103 Le istituzioni della Chiesa bizantina 103 con il suo sinodo. hanno messo fine al parallelismo delle circoscrizioni politiche con quelle ecclesiastiche. 1082 . i più eminenti furono Leone (1037-55). In compenso. e la sua conversione al cristianesimo. Nuova Roma. V. a) La titolatura. traendo beneficio dall’indebolimento dei patriarcati orientali e dall’allontanamento politico del papa. i. Il patriarca. Con l’appoggio del clero di Santa Sofia. il cui nome appare nelle notizie episcopali. Più tardi. una definizione apostolica. Il patriarca. che sotto Fozio appare normativamente nel protocollo per rivolgersi al presule di Costantinopoli. b) L’elezione. e patriarca ecumenico». di origine conciliare. sempre respinta da Roma. Cerulario sarà il primo a farla figurare sui propri sigilli [Laurent 41.2b_Bisanzio II_77-216 104 7-07-2008 13:54 Pagina 104 Le istituzioni dell’Impero fondamentali del cristianesimo ortodosso da parte di Cirillo e Metodio assicurò la diffusione dell’influenza bizantina. decretiamo che la sede di Costantinopoli godrà dei medesimi privilegi (presbeia) della sede dell’antica Roma. 2. rafforzò la propria condizione di interlocutore privilegiato dell’imperatore per tutti gli affari della Chiesa. fino a quel momento identiche a quelle dei metropoliti. cap. una nuova lettura della Donazione di Costantino effettuata da Balsamone avrebbe permesso di recuperare altri aspetti storici [Spiteris 319. fino ad arrivare a una procedura . fondata sulla leggenda dell’apostolato di Andrea [Dvornik 281]. 381) e dei 630 radunati a Calcedonia. Fu riconnessa al patriarcato anche un’ultima Chiesa nazionale. Le modalità di elezione. 16] che recano la formula ormai adottata: «Per grazia di Dio arcivescovo di Costantinopoli. La titolatura del patriarca fa comparire la qualifica di ecumenico. e otterrà negli affari ecclesiastici la medesima importanza di essa. la Chiesa caucasica di Alania. furono ricordati dal concilio in Trullo: Rinnovando la legislazione dei 150 padri riunitisi in questa città protetta da Dio (= Costantinopoli I. la sua importanza si accentuò nell’Impero sempre più centralizzato a partire dall’xi secolo. ma continua a suscitare problemi con il papa. le cui funzioni andarono precisandosi e sviluppandosi. si fanno più specifiche. nel xii secolo. venendo per seconda dopo di essa (canone 36). n. Vescovo di Costantinopoli. il patriarca occupava una sede i cui titoli. Si tentò di sovrapporre a questa definizione. che a loro volta condussero intorno al 1200 il patriarca Giovanni X Camatero a tornare alle origini cristiane di Costantinopoli e dell’Impero. Angold 260]. 14 e 38). Perlopiù. ne dichiarava il nome e lo promuoveva al Palazzo della Magnaura. quello di Eraclea di Tracia. Il suo nome figurava allora nei dittici delle loro Chiese. L’elezione era. I canoni dei concili di Nicea II (canone 3) e di Costantinopoli IV nell’870 (canone 12) ricordano la regola del non-intervento delle autorità laiche nell’elezione di un vescovo. tuttavia. geografica.N. Esistono però degli elenchi che citano la precedente carriera dell’eletto. che tuttavia non mancano nella seconda metà del x secolo. come ciascun altro funzionario. Tra il 641 e il 1203 vi furono 63 patriarchi. Alla base si collocava una votazione (psephos) dei metropoliti presenti nella capitale. talora fino a provocare uno scisma come nella diatriba Ignazio/Fozio alla fine del ix secolo. il sovrano sceglieva quello che gradiva maggiormente. L’assenza di un Liber pontificalis della Chiesa di Costantinopoli impedisce di ricostruire la storia concreta dei patriarchi: di essi talora si ignorano l’origine familiare. La cerimonia religiosa di consacrazione (cheirotonia) da parte del primo dei metropoliti. ma il caso del patriarca è particolare. da meno d’un anno a ventisette anni per Nicola III Grammatico. II. pp. o come nella questione Eutimio/Nicola all’inizio del x secolo. vi furono tuttavia casi di patriarchi che dettero le dimissioni per malattia. La scelta di un nuovo patriarca comportava tre fasi distinte. come la vacanza di tre anni prima dell’elezione di Sisinnio nel 996.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 105 Le istituzioni della Chiesa bizantina 105 ben descritta nel Libro delle cerimonie (II. proclamando: La grazia divina e il nostro potere che ne deriva promuovono il piissimo N. tuttavia. nonché le circostanze dell’elezione e il tenore esatto del loro potere. era un conflitto con il potere imperiale che portava alla deposizione del patriarca. integrabili per mezzo degli elogi funebri dei patriarchi e dei regesti dei loro atti. Il tra- . 14 e 38]. L’assenza del suo nome significava la rottura tra due Chiese. c) L’origine dei patriarchi. in linea di principio. il nuovo patriarca inviava allora. sociale. la durate reale. in seguito alla quale essi presentavano all’imperatore una lista di tre nomi. di solito agli altri quattro patriarchi. a patriarca di Costantinopoli [De cerimoniis 205. etnica. aveva luogo la domenica seguente a Santa Sofia. a vita come nel caso di tutti i vescovi. che permettono di fare qualche luce sul loro governo. una lettera detta sinodica che conteneva la notizia della sua consacrazione e la sua professione di fede. il cui pontificato durò mediamente circa nove anni. variò moltissimo. Secondo un’antica usanza. Più rari furono i casi di sede vacante. d) Le funzioni. agli interrogativi nati dall’evoluzione della società. divenuto patriarca nel 715. Dopo l’epoca detta conciliare – quella dei concili ecumenici ai quali erano invitati tutti i vescovi – a partire dal ix secolo cominciò dunque l’epoca detta sinodale. Si contano comunque sei casi tra il 715 e il 1204: per esempio Germano. sempre sotto l’occhio dell’imperatore. prendersi cura dei peccatori e redimerli. rendere i cristiani in grado di raggiungere la vita eterna. e dunque gli eletti raramente erano già vescovi. a livello patriarcale. Il patriarca poteva rispondere direttamente a singoli individui. La cristianità è una sola. e. il patriarca assicura i diversi aspetti della funzione spirituale e sacramentale: insegnare la fede. entrambi due ex protoasekretai. questa funzione comportava anche di rispondere alle domande esegetiche suscitate dal dogma. Fino all’viii secolo. dal diritto canonico o dalla liturgia. deputate a dirimere i conflitti sorti a livello metropolitano e a risolvere. La definizione continuò a essere valida anche oltre il vii secolo. vescovo di Cizico. liturgico o morale. ma comprende due ambiti. 4 nel x secolo. dogmatico. come si evince dalla corrispondenza di Fozio o di Nicola Mistico. con modalità collegiali. «Date a Cesare quel che è di Cesare – dice il Nuovo Testamento – e a Dio quel che è di . dare consigli. sempre di più. convertire i pagani. inviare lettere di consolazione o raccomandazione. proteggere gli ortodossi dall’eresia e ricondurre gli eretici all’ortodossia. la cui soluzione poteva fare giurisprudenza. che mettesse in causa l’unità della Chiesa universale [Flusin in MB I]. il reclutamento fu perlopiù effettuato tra il clero: 15 casi dal 705 al 1204.2b_Bisanzio II_77-216 106 7-07-2008 13:54 Pagina 106 Le istituzioni dell’Impero sferimento da una sede all’altra è proibito dal diritto canonico. poiché l’organo di governo del patriarcato fu il sinodo permanente dei metropoliti. come Tarasio o Fozio. era studiata a livello sinodale. Il fatto più notevole è però lo sviluppo del reclutamento monastico. ogni problema. 3. Sul modello di ogni vescovo. Vi furono anche dei laici: 6 dal 705 al 1204. 14 nell’xi e xii secolo. provenienti perlopiù dal clero di Santa Sofia. ogni questione importante. in particolare dall’ambiente studita. Il patriarca e l’imperatore. I patriarchi erano definiti nell’epoca precedente come autorità giuridiche sovrametropolitane. privilegiato sotto i Macedoni: 5 casi prima dell’viii secolo. 7 dall’815 al 912. che trattava dei soli problemi della Chiesa bizantina. il secondo di quello temporale. Sia l’imperatore sia il patriarca potevano rivendicare il primato. procedendo da un unico e medesimo principio. poiché dopo la sua assunzione al trono Leone VI ottenne le dimissioni di Fozio. Gli al- . poiché il patriarca è un suddito dell’imperatore. e la morte del patriarca evitò un processo il cui esito inquietava Isacco. quest’ultimo presentato come «l’immagine vivente e incarnata di Cristo». osò sfidare Isacco Comneno portando dei calzari purpurei. ossia del basileus.21). redatta da Fozio intorno all’880 [Dagron 206. e l’ambito temporale e quello spirituale sembrano ben delimitati. mostrando così i reali rapporti di forza tra i due uomini. Fozio è l’autore dell’unico testo che cerca di delineare gli esatti confini tra i due ambiti e di esplicitare le relazioni tra i due poteri. Si tratta dell’Isagoge. a) Armonia o rivalità? In teoria. Tuttavia Michele Cerulario. I titoli II e III dell’Isagoge descrivono i rispettivi poteri dell’imperatore e del patriarca. e reclamando l’autonomia della Chiesa nel suo ambito. peraltro. Non è casuale che sia un patriarca a sobbarcarsi il compito di «razionalizzare i rapporti tra Stato e Chiesa» [ibid. pretendendo di dominare un imperatore che aveva contribuito a mettere sul trono. è sempre mantenuto sull’armonia dei due poteri: «La pace e la felicità dei sudditi. risiedono nella concordia e nel completo accordo tra l’imperatore e il patriarca» (Titolo III. «Entrambi. qualsiasi politica personale del patriarca. nell’anima e nel corpo. risalente al 535: Dio ha dato agli uomini il Sacerdozio e l’Impero (concepito come potenzialmente universale). con i suoi diversi obblighi concernenti la difesa della Chiesa. 8). rendono migliore la vita degli uomini» [Dagron 206. perché la sede patriarcale era a pochi passi dal Palazzo imperiale e questo impediva. L’accento. introduzione alla raccolta di leggi dei Basilika. Il sovrano lo fece arrestare (ma fuori dalla capitale. Questo concetto è alla base della novella 6 di Giustiniano. mentre l’imperatore è un figlio della Chiesa. Bisanzio non conobbe l’equivalente della riforma gregoriana. Questa specie di «costituzione» certamente non fu mai promulgata.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 107 Le istituzioni della Chiesa bizantina 107 Dio» (Matteo 22. mentre l’imperatore. L’immagine è quella di un’armonia tra due poteri che derivano dal medesimo principio e concorrono al medesimo scopo. mentre invece il papa beneficiava della lontananza dall’imperatore germanico. p. non ci poteva essere alcun conflitto. appoggiato politicamente da un’influente fazione della capitale. dal momento che l’incertezza va a tutto vantaggio del più forte.]. per timore di una rivolta). salvo rare eccezioni. 202]. appare piuttosto come il suo servitore. Il primo si occupa dell’ambito spirituale. poiché l’imperatore e la Chiesa servono lo stesso Dio. 203-7]. pp. dunque. pronunciare omelie [Antonopoulou 261]: tutte funzioni proibite ai laici. Il ruolo dell’imperatore non si limita tuttavia a quello di un semplice potere esecutivo. L’imperatore bizantino è. una sorta di braccio secolare al servizio della Chiesa. Il canonista. ma la questione che provocò la controversia riguardava i diritti specifici del sovrano rispetto a tutti gli altri laici [Dagron 206]. infatti. tuttavia. la dinastia dei Comneni impone la visione di un impera- . b) I poteri dell’imperatore nella Chiesa. utilizzare il turibolo. l’imperatore è incaricato di imporlo. come nel caso di Niceforo deposto da Leone V o Fozio da Leone VI. applicando contro gli eretici i rigori della legge: è per questo che il patriarca Niceforo (806-15) domanda di far rispettare le leggi che condannavano a morte i manichei. o come Teodoro di Studio in opposizione a Leone V. nel suo commentario al canone 69 del concilio in Trullo. da Eraclio a Leone III a Manuele Comneno. Essi incontrarono la virulenta resistenza di alcuni fedeli. come nel caso di Nicola Mistico ostile al quarto matrimonio di Leone VI. e svariati imperatori. Una volta definito il dogma. talaltra il patriarca si opponeva alla violazione del diritto canonico. Il sovrano è l’Unto del Signore e come tale può entrare nel santuario (bema). Il basileus disponeva di numerosi mezzi per manovrare la Chiesa terrena. Talora era l’imperatore che voleva sbarazzarsi di un patriarca nominato dal suo predecessore. rivendicano questo ruolo. Nel xii secolo. Alcuni imperatori intervennero persino nella definizione del dogma: basta pensare alla politica monotelita di Costante II o all’azione di Leone III e Costantino V contro gli iconoduli. Innanzitutto è il garante dell’ortodossia. in questa occasione. come Massimo il Confessore. e quelli che incontrarono un’opposizione più o meno vigorosa a seconda del periodo. che in riferimento a Costante II affermava che l’imperatore non era un sacerdote [Dagron 206]. Tali diritti sono elencati nel xii secolo da un canonista particolarmente favorevole alle tesi imperiali. ricorda che l’imperatore non è un laico ordinario. Bisogna fare una distinzione tra i diritti dell’imperatore che non furono contestati dal clero. Il fallimento degli imperatori iconoclasti ha ridimensionato l’interventismo imperiale in materia teologica. che proibisce ai laici di penetrare nel santuario. benedire con il triplo candeliere. Teodoro Balsamone. provvisto di importanti prerogative nell’ambito religioso. in particolare dei monaci.2b_Bisanzio II_77-216 108 7-07-2008 13:54 Pagina 108 Le istituzioni dell’Impero tri conflitti che contrapposero imperatori e patriarchi non ebbero questa intensità. L’imperatore svolge il ruolo di arbitro nelle controversie. 2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 109 Le istituzioni della Chiesa bizantina 109 tore «epistemonarca». Con questo termine fino a quel momento si designava il monaco che, nei monasteri studiti, richiamava al dovere i confratelli negligenti, e in questo caso indica la responsabilità, attribuita all’imperatore, di mantenere la Chiesa sulla retta via. Appoggiandosi al clero di Santa Sofia, ostile alle pretese del patriarca e dei metropoliti da cui era attorniato, Alessio I impone una riforma del clero sfidando l’opposizione del sinodo (1107). Manuele I, che riprende le ambizioni religiose di Leone VI, redige omelie, s’immischia nelle diatribe teologiche, convoca sinodi che, sotto la sua presidenza, pronunciano anatemi (processo di Nifone o Panteugeno) o impongono scelte teologiche (sinodo del 1166 su «il Padre è più grande di me»). 4. L’amministrazione patriarcale. a) La sede del patriarcato. Nel vii secolo, il Patriarcheion, residenza del patriarca e della sua amministrazione, si trasformò fissandosi e sdoppiandosi [Janin 574, pianta, p. 61]. Si stabilì definitivamente sull’Augusteo, a sud di Santa Sofia con cui era comunicante. Il lungo edificio del palazzo propriamente detto ospitava numerosi uffici (in particolare due sekreta) e tribunali, e poteva accogliere sinodi e ricevimenti; vi si aggiunsero dei nuovi appartamenti nell’xi e nel xii secolo. Non lontano dal palazzo, il triclinio del Thomaites ospitava la Biblioteca patriarcale e grandi sale che facilitavano la riunione dei sinodi. Il patriarcato disponeva di rendite, principalmente immobiliari, la cui gestione spettava a differenti uffici (scrinia) la cui competenza era definita su base geografica. Siamo però scarsamente informati sull’evoluzione di questi scrinia e sul considerevole patrimonio del patriarcato, costituito sia da botteghe costantinopolitane, sia da vasti possedimenti sparsi per l’Impero. Almeno una parte delle rendite serviva ad alimentare le opere di carità del patriarcato. Diverse chiese di Costantinopoli erano poste sotto l’autorità diretta del patriarca, come Sant’Irene e la Theotokos delle Blacherne, ma Santa Sofia costituiva la chiesa cattedrale per eccellenza, il cui splendore e i rituali impressionavano tanto i Bizantini quanto gli stranieri. b) Il clero patriarcale. Si intende con questo termine il clero che serviva la Grande Chiesa, e che per questo riceveva un salario. I suoi imponenti effettivi erano sta- 2b_Bisanzio II_77-216 110 7-07-2008 13:54 Pagina 110 Le istituzioni dell’Impero ti limitati nel 612 a 600 persone: i più numerosi erano i lettori (160), i diaconi (150), poi i preti (80); non mancava un corpo di 40 diaconesse. Esisteva anche un clero soprannumerario, in attesa d’un posto salariato. Alla fine dell’xi secolo il loro numero si era accresciuto, in particolare sotto Costantino Monomaco, fino a raggiungere approssimativamente la cifra di 500-700 ecclesiastici salariati ai quali si aggiungevano 1500 soprannumerari [Angold 260; Papagianni 306]; è facile immaginare le rivalità che potevano esistere tra questi due gruppi, nonché le preoccupazioni di alcuni patriarchi circa il reddito del loro clero [Herman 292]. La pretesa negligenza del clero in materia di pastorale e di insegnamento, il carrierismo e la probabile ignoranza del diritto canonico avrebbero finito per suscitare la viva preoccupazione di Alessio Comneno, come testimonia l’editto che promulgò nel 1107 [Gautier 248; Angold 260]. A partire dall’xi secolo, comunque, i diaconi formarono l’élite di questo clero, il cui livello intellettuale si innalzò sensibilmente: è al suo interno, e in particolare tra i diaconi, che furono condotti sotto i Comneni i dibattiti teologici, al punto che l’espressione di «guardiani dell’ortodossia», coniata da Paul Magdalino [192], è stata specificamente attribuita a essi [Angold 260]. c) Gli arconti patriarcali. Come ogni vescovato, anche quello di Costantinopoli aveva degli amministratori con incarichi che comportavano responsabilità amministrative. Tali incarichi erano chiamati offikia ed erano appannaggio degli ecclesiastici. La loro importanza era cresciuta parallelamente a quella del patriarcato: all’inizio del vii secolo, vi erano così un sincello per l’amministrazione in generale, un chartophylax e dei notai per la cancelleria, un economo e dei cartulari per la gestione dei beni e delle proprietà fondiarie, uno skeuophylax per il tesoro e la gestione della liturgia, degli ekdikoi per la disciplina e il mantenimento dell’ordine. Gli offikia erano normalmente riservati a membri del clero di Santa Sofia, denominati arconti, sul modello dei funzionari civili. L’importanza delle loro responsabilità non era legata alla loro posizione nella gerarchia sacerdotale: i diaconi occupavano spesso cariche più elevate dei preti. L’estensione del territorio del patriarcato accrebbe naturalmente il lavoro e l’importanza dei funzionari degli offikia, sui quali non si sa molto se non che l’imperatore in qualche caso li accoglieva alle cerimonie del Palazzo, dove costituivano peraltro una gerarchia distinta da quella dei laici, come testimonia, nel 934-44, il Taktikon Beneseviç 2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 111 Le istituzioni della Chiesa bizantina 111 [Oikonomides 28]. Il sacellario cura le finanze di Santa Sofia; il protonotario è un segretario del patriarca; il logoteta ha soprattutto il compito di pronunciare discorsi in occasione di festività, mentre l’ipomnematografo, che compare nel x secolo, in quell’epoca è un ufficiale di giustizia e successivamente diviene il secondo del chartophylax; il kanstresios è deputato al vestiario liturgico; il referendario, forse, è ancora l’intermediario fra il patriarca e l’imperatore. La lista non menziona il sincello, che si tende erroneamente a considerare come il successore ufficioso del patriarca [Darrouzès 279]. Nel x secolo, l’influenza crescente dell’imperatore si manifesta in due tendenze: la nomina imperiale dei principali arconti – in particolare l’economo e lo skeuophylax – e la scelta frequente di laici al posto di ecclesiastici; questo interesse imperiale è indubbiamente dettato dalla premura di controllare la ricchezza della Chiesa. Nel 1057, Isacco Comneno restituì al patriarca il diritto di decidere le nomine per tutti gli uffici patriarcali e rinunciò a ogni ingerenza nell’amministrazione dei beni ecclesiastici, una decisione che liberò il patrimonio della Chiesa e rese al patriarca mano libera sul suo governo. Nel turbolento contesto degli inizi del suo regno (confisca dei beni ecclesiastici, processo di Giovanni Italo), Alessio Comneno pubblicò nel 1094 un prostagma che chiarifica l’organizzazione del patriarcato e mette in luce l’evoluzione che era destinata a dare un ruolo eminente al chartophylax [Darrouzès 279; Angold 260]. Si nota che il patriarcato comprendeva cinque dipartimenti i cui responsabili avevano funzioni precise riguardo agli interessi della Grande Chiesa: il grande economo, il gran sacellario, il grande skeuophylax e il preposito del sacello o sakelliou. D’altro canto, il quinto arconte, il chartophylax, oltre al potere che deteneva a Santa Sofia, di cui era l’archivista, era definito «la bocca e la mano» del patriarca; lo rappresentava nel governo spirituale della Chiesa e ciò giustificava agli occhi dell’imperatore il fatto che, con buona pace dei metropoliti, il chartophylax, pur essendo un semplice diacono, avesse la precedenza su tutti, metropoliti inclusi. Il sakelliou aveva giurisdizione sui luoghi di culto e i loro cappellani. Questo prostagma mostra una tappa ulteriore nell’evoluzione degli uffici patriarcali. Non si tratta più, chiaramente, di servizi «domestici»; la definizione del chartophylax come il delegato del patriarca consolida il potere centrale della Grande Chiesa, conferendo agli arconti patriarcali la posizione di struttura intermediaria tra il patriarca e il sinodo. Il maestro (didaskalos) del Salterio, il maestro del Vangelo e il maestro dell’Apostolo [cfr. cap. xiv, pp. 390-91], anch’essi scelti tra i diaconi, forse in base a una iniziativa di Nicola Grammatico (1084-1111) 2b_Bisanzio II_77-216 112 7-07-2008 13:54 Pagina 112 Le istituzioni dell’Impero appoggiata da Alessio Comneno, sono annoverati tra gli arconti patriarcali, dove, secondo Michael Angold, sarebbero divenuti, a causa delle loro conoscenze scritturali, come i cantori dei patriarchi, dei quali redigevano elogi (enkomia). In seno al clero patriarcale si svilupparono lotte di potere, alle quali i summenzionati maestri non furono estranei; e tale clero poteva anche costituire per il potere imperiale un prezioso alleato contro la potenza dei metropoliti e la loro aumentata presenza a Costantinopoli [Tiftixoglu 323]. Negli anni seguenti, si possono notare numerose trasformazioni nell’ambito degli arconti, come l’ingresso dei maestri nella loro gerarchia, la specializzazione del sacellario nella gestione dei monasteri sempre più assediati dal problema del patronaggio laico, o ancora lo sviluppo nel xii secolo del protekdikos che presiede il tribunale ecclesiastico dell’ekdikeion, competente sulle questioni interne, sulle questioni d’asilo a Santa Sofia e sulla liberazione degli schiavi [Macrides 299]. Gli atti imperiali e patriarcali, che riguardano più diffusamente il clero di Santa Sofia, rivelano anche la lotta contro varie forme di cumulo delle cariche, contro la venalità, gli scambi, il favoritismo, contro l’esercizio di certi mestieri da parte del clero, come nel 1157 sotto Luca Crisoberge; è chiaro che l’aumentato potere degli arconti comportava spiacevoli risvolti. I commentari canonici che si sviluppano nel xii secolo mostrano però che la posizione degli arconti nella struttura della Chiesa bizantina non era ancora ben definita a livello canonico. La loro maggior importanza fu infatti la conseguenza pratica dello sviluppo della funzione patriarcale e di una crescente centralizzazione nel governo della Chiesa. ii. il governo della chiesa. 1. Gli organi principali. a) Il sinodo permanente. La synodos endemousa, il sinodo permanente, composto da vescovi che si trovano a soggiornare nella capitale, era comparso prima del vii secolo come organismo che partecipava al governo patriarcale della Chiesa [Flusin in MB I]. La sua attività divenne particolarmente intensa a partire dal x secolo, man mano che la fine delle grandi controversie teologiche comportò la cessazione dei concili ecumenici. L’importanza as- 2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 113 Le istituzioni della Chiesa bizantina 113 sunta dal sinodo permanente condusse peraltro a una netta evoluzione nell’ecclesiologia bizantina. La sua composizione si limitò presto ai metropoliti e agli arcivescovi, benché i vescovi non ne fossero esclusi, e talora neppure i monaci o i semplici chierici, ed è noto che gli arconti del patriarcato partecipavano ai lavori. Il sinodo era presieduto dal patriarca e riunito su sua iniziativa o su quella dell’imperatore. Dotato d’un potere giudiziario in qualità di corte d’appello, interveniva in questioni concernenti la liturgia, la disciplina degli ecclesiastici e dei laici, l’amministrazione delle chiese e dei loro beni, ma anche il dogma. Gli atti sinodali permettono dunque di seguire l’evoluzione interna della Chiesa bizantina e i problemi sociali che i cristiani si trovarono allora ad affrontare. I metropoliti sottoponevano all’attenzione del patriarca i problemi provinciali e, in ambito sinodale, cercavano di risolvere questioni di ampiezza generale o che non trovavano soluzioni locali; in tali casi il sinodo promulgava dei decreti, spesso denominati tomi, che ricavavano la loro autorità non solo dalla firma dell’imperatore e del patriarca, ma anche dalla collegialità della decisione. I metropoliti erano dunque strettamente associati all’esercizio del potere. La configurazione del sinodo variava in funzione della presenza dei metropoliti. La riequilibrazione del territorio patriarcale in direzione dell’Occidente accrebbe in ogni caso le possibili partecipazioni e rese il sinodo un organo più rappresentativo delle diverse regioni dell’Impero. A partire dall’xi secolo, le invasioni spinsero molti metropoliti anatolici a sottrarsi all’obbligo di residenza per stabilirsi nella capitale, e i loro colleghi d’Occidente non tardarono a imitarli; i Comneni tentarono di frenare questo movimento, che Manuele Comneno ratificò poi nel 1173. b) La cancelleria patriarcale e sinodale. L’estensione del territorio patriarcale e l’aumentata attività del sinodo permanente contribuirono al rafforzamento del ruolo della cancelleria patriarcale e del suo arconte, il chartophylax, che ricopriva il duplice ruolo di cancelliere del patriarca e del sinodo, redigendo e conservando gli atti dell’uno e dell’altro. Pochi atti originali sono conservati, quattro solamente anteriori al 1204, ma varie allusioni a tali atti sono registrate anche nei Regesti degli atti patriarcali [51], che ne repertoriano circa 900, tra 715 e 1204. Questi atti sono dotati di nomi diversi che forse non sono originali: tomo, psephos, lettera (graphe o gramma), lysis, krisis, hypomnema, pittakion. A partire dal x secolo, il diploma o privi- 2b_Bisanzio II_77-216 114 7-07-2008 13:54 Pagina 114 Le istituzioni dell’Impero legio patriarcale solenne porta il nome di hypomnema. I tomi sinodali, che tendevano a essere considerati come leggi generali della Chiesa bizantina e dello Stato, finirono dunque per sostituire le decisioni dei concili ecumenici. Essendo inoltre puramente costantinopolitani, contribuirono a modellare la facies propria della Chiesa bizantina, e ciò spiega le differenze crescenti con la Chiesa romana, che aveva parallelamente intrapreso la medesima attività. c) Un difficile equilibrio di poteri. Il ruolo crescente di un sinodo permanente, potenzialmente sempre più numeroso, comportava una serie di questioni relative alla sua indipendenza in rapporto al patriarca, alla sua funzione e alla sua posizione in rapporto agli arconti patriarcali. La questione centrale era tuttavia quella del potere all’interno della Chiesa. Il canone 28 di Calcedonia, che distingueva accuratamente il caso dei vescovi suffraganei da quello dei metropoliti, aveva prescritto che la consacrazione (cheirotonia) dei metropoliti fosse operata dal patriarca dopo la loro elezione consueta. Ma secondo il rituale attestato nel ix secolo, l’elezione di un metropolita dipendeva dal sinodo permanente, riunito dal patriarca; senza la presenza di quest’ultimo, che poteva peraltro far conoscere le proprie preferenze, i metropoliti presenti esaminavano le candidature possibili o dichiarate, sceglievano tre nomi e ne facevano notifica (anaphora) al patriarca, che soltanto allora interveniva per scegliere un nome e procedere alla consacrazione. D’altro canto, l’elezione e la consacrazione d’un semplice vescovo avvenivano nell’eparchia senza alcun intervento del patriarca, al quale dunque sfuggiva, teoricamente, ogni voce in capitolo sul clero episcopale, mentre i suoi diritti sui metropoliti si riducevano alla loro consacrazione. Su questo piano, il sinodo permanente era ancora più indipendente dai patriarchi per il fatto che questi ultimi ereditavano degli eletti consacrati dai propri predecessori. Il ruolo in ascesa del sinodo permanente non poteva che rendere sensibile la questione della designazione dei suoi membri, questione che condusse a un aspro scontro sotto il patriarcato di Polieutto (956-70), che aveva preteso di assistere alle deliberazioni elettorali; la crisi, incentrata sull’interpretazione del canone 28 di Calcedonia e fomentata da Niceforo Foca (96369), che pretendeva di dover dare il suo benestare alla scelta di un metropolita, fu risolta dall’imperatore Giovanni Tzimisce (969-76) in favore dei metropoliti: il patriarca, riguardo al quale si sottolineò che non aveva e non aveva mai avuto suffraganei, fu ridotto al ruolo di consacratore e di semplice presidente d’onore. 2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 115 Le istituzioni della Chiesa bizantina 115 A partire dall’xi secolo, la questione del potere all’interno della Chiesa subì un mutamento e fu risolta dall’autorità imperiale. Si sono già menzionate le tensioni che si manifestarono tra il corpo dei metropoliti, gelosissimi dei propri diritti sulla rete delle metropoli e sui loro suffraganei, diritti compromessi nel 1087 da Alessio Comneno [Darrouzès 244], e il corpo degli arconti patriarcali, in particolare il chartophylax e, attraverso lui, i diaconi che detenevano le principali funzioni. Il rafforzamento del corpo degli arconti contribuì ad assicurare la loro indipendenza nei confronti del sinodo dei metropoliti, fino a divenirne in una certa misura il contrappeso, al punto che Jean Darrouzès si è spinto a parlare di una «certa separazione tra legislativo ed esecutivo» nel governo della Chiesa bizantina. In maniera parallela, la funzione del patriarca oscillò tra l’affermazione di una superiorità, ovvero la concretizzazione di un primato che gli avrebbe assicurato il controllo dell’elezione dei metropoliti, e l’esercizio della collegialità. È chiaro che l’equilibrio dei poteri nel governo della Chiesa costituì un problema difficile da gestire. Lo fu a maggior ragione, sia in quanto la soluzione dipendeva in grande misura dai diritti dell’imperatore nella Chiesa, diritti ai quali si rispose con l’abbozzare una sorta di regalità del patriarca [Dagron 206], sia in quanto le diatribe sul potere del patriarca nella sua Chiesa furono accompagnate dalle diatribe con Roma sulla sua posizione nella Chiesa universale [Peri 308; Gahbauer 284; Herrin 269]. 2. Le norme dell’ortodossia bizantina. Il patriarca di Costantinopoli era vincolato a testi che definivano il dogma della Chiesa, inquadravano la sua organizzazione e fissavano le norme della vita dei cristiani; quest’insieme di definizioni, canoni ecclesiastici e disciplinari non proveniva dal patriarca, ma fino al termine del ix secolo era stato elaborato nel quadro dei concili ecumenici e a questo materiale si erano poi aggiunte le leggi varate dall’imperatore in virtù delle sue competenze ecclesiastiche [Congourdeau 268]. Il patriarca di Costantinopoli non era dunque la fonte diretta dei testi che regolamentavano la sua Chiesa, ma in compenso ne era il garante ed era tenuto a farli applicare, a spiegarli, eventualmente a interpretarli e a risolvere i casi dubbi, esercitando questa competenza con il sinodo permanente. È così che la giurisprudenza e l’esegesi dei testi antichi, a opera esclusiva della Chiesa di Costantinopoli, plasmarono e unificarono la sua Ortodossia e l’ortoprassia dei suoi fedeli. Una storiografia dura a morire, che 2b_Bisanzio II_77-216 116 7-07-2008 13:54 Pagina 116 Le istituzioni dell’Impero trascura o ignora la straordinaria diversità delle Chiese primitive, tende a drammatizzare la differenziazione della Chiesa greca e di quella latina vedendovi l’ombra o la realtà di uno scisma. a) Gli ultimi concili universali. Due concili detti ecumenici si riunirono ancora nel vii e nell’viii secolo per porre fine alle ultime grandi discussioni cristologiche. La definizione (horos) del sesto concilio ecumenico, riunito a Costantinopoli nel 680-81 (Costantinopoli III) respinse il monoenergismo e il monotelismo [Flusin in MB I], e le sue decisioni furono ufficialmente ratificate dall’autorità imperiale. Tale concilio, però, ebbe luogo quando le invasioni arabe avevano già separato la Siria dall’Impero, e un certo numero di melchiti del patriarcato di Antiochia, in particolare i monaci del convento di San Marone, restarono legati al monotelismo, e alla metà dell’viii secolo gettarono le basi di una Chiesa detta maronita che si dotò d’un patriarcato [Dagron in HC IV]. Il concilio in Trullo, riunito a Costantinopoli nel 691 (e designato come Quinisesto a partire dal xii secolo, per il fatto che aveva completato l’opera del quinto e del sesto concilio), fu solo parzialmente riconosciuto da Roma, poiché parecchi dei suoi canoni erano contrari alla disciplina romana. Nel 787, il settimo concilio ecumenico di Nicea (Nicea II) si riunì per annullare il concilio di Hieria, sedicente concilio ecumenico che nel 754 aveva proclamato l’iconoclasmo: l’horos che fu letto il 6 ottobre 787 ammette e giustifica la venerazione – non l’adorazione (latreia) – delle immagini. I sette concili ecumenici erano oggetto di feste, distribuite nel corso dell’anno liturgico, in occasione delle quali erano lette le loro definizioni, come per esempio è il caso, a partire dall’843, della prima domenica di Quaresima, durante la quale viene letto il synodikon dell’Ortodossia. Diversi ulteriori concili si tennero a Costantinopoli alla fine del ix secolo nell’ambito della crisi foziana, come il concilio dell’861 detto Primo-secondo perché si svolse in due fasi (giudiziaria e canonica), riunito per deporre il patriarca Ignazio e che non fu riconosciuto da Roma, o ancora il concilio dell’869-70, incaricato di riconciliare ignaziani e foziani, e del quale la Chiesa bizantina non accolse i canoni. b) Il Nomocanone. Il diritto ecclesiastico, che regola il clero e i laici, nel mondo bizantino deriva da una duplice fonte, i canoni dei concili ecumenici e le leggi imperiali; nomos e canone si influenzano e si compenetrano in un equi- 2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 117 Le istituzioni della Chiesa bizantina 117 librio talora difficile [Beck 263; Macrides 300; Troianos 324; Schminck 255; Pitsakis 269; Beaucamp 269]. Di ciò è un perfetto esempio il diritto matrimoniale. Il diritto canonico bizantino, assai eterogeneo, fu inizialmente una massa sovrabbondante in cui, a fianco dei canoni promulgati dai concili ecumenici, figuravano i canoni degli Apostoli, i canoni dei concili locali anteriori al 325, nonché le prescrizioni di alcuni Padri della Chiesa, e infine costituzioni e novelle promulgate dagli imperatori, in particolare Giustiniano. A partire dalla fine del vi secolo erano comparse, a titolo più o meno privato, le prime raccolte sistematiche di canoni [Van der Wal 88], tra cui il Syntagma («ciò che è radunato e disposto in maniera ordinata», redatto intorno al 580), che si presentava come un repertorio di canoni organizzato in 14 titoli suddivisi in capitoli classificati per soggetto. Il repertorio era seguito da una collezione che forniva il testo completo degli stessi canoni. Tale raccolta, intorno al 615, fu sviluppata in una nuova opera che incorporava, organizzandoli sotto i medesimi titoli e capitoli, canoni ecclesiastici ed estratti di leggi che concernevano argomenti di interesse per la Chiesa. Quest’opera fu conosciuta con il nome di Nomocanone dei 14 titoli: si trattava di una collezione privata che non doveva la sua autorità a una condizione o a un redattore ufficiale, ma alle autorità che di volta in volta avevano originariamente promulgato i canoni e le leggi che lo componevano [Stolte 322]. Poco tempo dopo, il canone 2 del concilio in Trullo stabilì una lista di canoni passibili di accettazione nella Chiesa bizantina: questa fu una tappa importante nella formazione del diritto canonico orientale, che stava già prendendo una certa distanza dall’Occidente, poiché il patriarcato di Costantinopoli cercava di sancire e imporre le proprie tradizioni, senza tener conto delle pratiche delle Chiese vicine, e senza esitare a criticarle in caso di divergenza. Il corpus ufficiale dei canoni di origine ecclesiastica si arricchì fino alla fine del ix secolo: i 102 canoni che, nel concilio in Trullo, riguardavano chierici, laici e monaci, alle prese con le conseguenze problematiche del vii secolo [Nedungatt 256; Dagron in HC IV], furono completati o ripresi dai 22 canoni del concilio di Nicea II, che contribuirono a loro volta a regolare le conseguenze pratiche dell’iconoclasmo: vi vengono menzionati il ruolo dei potenti e del denaro nonché la questione della cultura degli ecclesiastici. I 17 canoni del concilio Primo-secondo dell’861 sono dedicati ai monaci e ai sacerdoti. Due dei tre canoni del concilio dell’879 riguardano esclusivamente i vescovi. Nell’882-83, questi 144 nuovi canoni furono integrati in una nuova edizione del Nomocanone, sintesi del diritto canonico bizantino che nel xii secolo era at- 2b_Bisanzio II_77-216 118 7-07-2008 13:54 Pagina 118 Le istituzioni dell’Impero tribuita al patriarca Fozio [Stolte 321]. Dopo il ix secolo, rimangono fuori dal Nomocanone le Novelle (in particolare quelle di Leone VI) e la giurisprudenza sinodale. Nel 1089-90 vide la luce un’ultima edizione del Nomocanone, che tuttavia si limitava a sostituire i rimandi alle compilazioni giustinianee con riferimenti ai Basilika [Schminck 313]. In quest’epoca, in cui il testo del Nomocanone si fissa definitivamente mentre leggi e decreti imperiali si moltiplicano, si colloca la comparsa più frequente di questioni sul rapporto fra le leggi e i canoni [Macrides 300; Dagron 206; Oikonomides 338], sulle loro eventuali contraddizioni, con particolare riferimento alle cause ostative del matrimonio [Pitsakis 269], sulla superiorità di un diritto sull’altro, ma anche sulla validità permanente o la desuetudine di certi canoni [Perentidis 307], nonché sull’acribia, l’economia e la filantropia da seguire nella loro interpretazione. È facile comprendere l’importanza che rivestirono per la Chiesa i grandi commentari canonici comparsi nel xii secolo, quelli di Zonara, Aristeno e Balsamone, il quale, significativamente, intraprese la propria opera su ordine congiunto dell’imperatore e del patriarca [Angold 260]. c) Il Synodikon dell’Ortodossia. Al termine del secondo iconoclasmo, l’11 marzo 843, prima domenica di Quaresima, nel corso di una solenne cerimonia di ringraziamento fu letto pubblicamente un testo sinodale, che costituiva un’estensione dell’horos di Nicea II. Si decise che, ogni prima domenica di Quaresima, avrebbe avuto luogo una liturgia commemorativa per celebrare il trionfo sull’iconoclasmo. Già attestata alla fine del ix secolo, la domenica dell’Ortodossia comportava processioni, inni e letture edificanti, ma il suo pezzo forte restava la lettura del Synodikon dell’Ortodossia [Gouillard 250], testo che proclama i dogmi dell’iconodulia, esaltandone in particolare gli araldi della fede, che reitera la condanna dell’iconoclasmo con anatemi concreti contro gli eresiarchi, e che è seguito da acclamazioni di lunga vita (polychronia) per i vivi e i morti (imperatori, imperatrici, patriarchi). Questo Synodikon originale non reitera la condanna delle grandi eresie a opera dei sei concili ecumenici, e si tramanda senza particolari alterazioni per due secoli. Sotto i Comneni, a partire dalla fine dell’xi secolo, il memoriale della restaurazione delle immagini fu modificato mediante l’inserzione di elementi nuovi, che celebravano o registravano un certo numero di decisioni dottrinali del sinodo di Costantinopoli posteriori all’843, mentre contemporaneamente venivano completate le liste 2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 119 Le istituzioni della Chiesa bizantina 119 degli imperatori e dei patriarchi. Tra queste novità non c’è niente che riguardi le dottrine dualiste, le deviazioni mistiche o gli errori dei Latini, considerati per certi versi come «affari esteri», e non vi sono nemmeno riferimenti al monofisismo dei giacobiti e degli armeni, che nel frattempo era divenuto un problema interno. In compenso, il testo del nuovo Synodikon condanna diversi pensatori non conformisti. Giovanni Italo, accusato di professare opinioni eretiche, e costretto nel 1076 a redigere una professione di fede ortodossa, fu infine anatematizzato, interdetto dall’insegnamento e rinchiuso in un monastero nel 1082, sotto Alessio I [cfr. cap. xiv, pp. 389-90; Clucas 701; Gouillard 804]. L’accanimento del basileus lascia trapelare motivi non dottrinali: fattori politici legati a una nuova dinastia, divisioni in grembo alla Chiesa, volontà dei Comneni di estirpare ogni dissidenza intellettuale. Poco tempo dopo, Nilo di Calabria, asceta autodidatta, e Eustrazio, discepolo pentito di Italo, metropolita di Nicea e consigliere di Alessio, furono accusati di applicare la dialettica alla riflessione cristologica, pratica che era stata proibita dal primo anatema contro Italo [Gouillard 719]. Nel 1143, due vescovi di Cappadocia furono condannati per bogomilismo insieme a un monaco, Nifone, che aveva preso le loro difese; il patriarca Cosma II, che aveva rifiutato di anatematizzare Nifone, fu deposto. Nello stesso periodo scoppiarono altre polemiche. Una era incentrata sul fatto di sapere a chi è offerto il sacrificio del Cristo, se solamente al Padre o alla Trinità. Nel 1156, il sinodo concluse che è offerto alla Trinità; un arconte promosso patriarca di Antiochia, che difendeva la posizione opposta e proponeva un’interpretazione simbolica dell’eucaristia, fu deposto nel 1157, in occasione di un sinodo tenuto alle Blacherne e presieduto da Manuele I [Congourdeau 696]. La frase di Cristo «il Padre è più grande di me» riguarda l’inferiorità di Cristo in quanto uomo o in quanto Figlio di Dio? Per rispondere a tale questione, importata dall’Occidente, Manuele I, in occasione di un sinodo nel 1166, impose un editto in cui si affermava che Cristo è inferiore in quanto uomo [Mango 743]; due teologi recalcitranti di fronte a questa idea furono condannati nel 1170 e 1171. Un ultimo problema era incentrato sulla questione se il corpo di Cristo nell’eucaristia fosse il suo corpo resuscitato oppure il suo corpo corruttibile al momento della cena. Un sinodo riunito nel 1200 non arrivò a risolvere la controversia. La presa di Costantinopoli da parte dei Latini spense la diatriba, che pure conobbe delle recrudescenze sotto l’Impero di Nicea [Magdalino 193; Congourdeau 696]. Come ha dimostrato Jean Gouillard, il Synodikon finì così per assu- 2b_Bisanzio II_77-216 120 7-07-2008 13:54 Pagina 120 Le istituzioni dell’Impero mere la fisionomia di un memoriale «per così dire domestico» degli affari propri della Chiesa bizantina, e il sinodo permanente, autore delle varie aggiunte, poteva atteggiarsi a successore ed erede dei grandi concili ecumenici – anche se questo non aveva impedito all’imperatore di atteggiarsi contemporaneamente a epistemonarca della Chiesa [Magdalino 192; Dagron 206; Angold 260]. Nel xii secolo, i dibattiti dogmatici interni alla Chiesa bizantina avevano rivelato che essa limitava la propria missione, sul piano della fede, alla conservazione di una teologia clericale, impedendo ogni accesso al dogma ai laici e ai filosofi, in netto contrasto con la parallela fioritura della teologia occidentale. Il Synodikon nella sua seconda forma traccia i contorni di un’ortodossia bizantina dai tratti ben specifici. 3. Il rito di Santa Sofia. Oltre al suo ruolo essenziale di culto reso a Dio [cfr. cap. xiii, p. 344], capace di contribuire alla diffusione del dogma o del diritto canonico [Konidaris 296], la liturgia della Grande Chiesa contribuì anche all’affermazione, a Costantinopoli, del patriarca, le cui cerimonie corrispondevano alle cerimonie imperiali. Non è un caso se i riti della Grande Chiesa svolsero un ruolo importante, a fianco delle innovazioni studite, nello slittamento liturgico tra le usanze di Gerusalemme e quelle di Costantinopoli che ebbe luogo nel ix e x secolo [Pott 757]. Tali riti si fissarono in quest’epoca e, benché non esista un De cerimoniis del patriarca, perlomeno si possono conoscere le norme liturgiche grazie a una serie di libri comparsi allora, come il Typikon, il Sinassario, l’Eucologio, ai quali si aggiungono diverse raccolte innografiche: Triodion, Pentecostario, Ottoeco, Parakliton [Taft 762; Mateos 252]. Rituale, colore, oro, luci e musica fecero di Santa Sofia un luogo che, pur non essendo ancora il cielo, sicuramente non era nemmeno più la terra, e contribuirono, anche grazie alla traduzione in slavonico dei testi liturgici greci, al prestigio del patriarcato di Costantinopoli nelle Chiese del mondo slavo. Nell’Impero rimaneva un’effettiva varietà di usanze liturgiche, come testimonia la diversità dei typika e degli eucologi, ma alle tradizioni antiche se ne sovrappongono di nuove (preghiere o pratiche) che rivelano l’influenza di Costantinopoli. 2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 121 Le istituzioni della Chiesa bizantina 121 iii. il patriarca di costantinopoli nella chiesa universale. Il cristianesimo, diffusosi nell’ambito dell’Impero romano, nel corso dei primi quattro secoli si è organizzato in grandi aree geografiche incentrate su cinque sedi episcopali prestigiose, elevate al rango di patriarcati dal concilio di Calcedonia: Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme. Questi cinque patriarcati «assumono la responsabilità collettiva della direzione della Chiesa nell’Impero» [Herrin 269] tramite i concili ecumenici. Si tratta della cosiddetta pentarchia. Nel 645, nella sua Disputa con Pirro, Massimo il Confessore afferma che un concilio ecumenico deve obbligatoriamente comprendere rappresentanti dei cinque patriarchi (tale affermazione sarebbe servita agli iconoduli per negare il titolo di «concilio ecumenico» al concilio iconoclasta di Hieria). All’interno di questa pentarchia, la sede di Roma gode di un primato onorifico, e Costantinopoli, che ricopre il secondo posto, gode dei medesimi privilegi (canone 36 in Trullo). 1. Il declino dei patriarcati orientali. La conquista araba indebolì i patriarcati ortodossi di Antiochia, Alessandria e Gerusalemme. Gli ortodossi, chiamati melchiti, si ritrovano in minoranza e sono sospettati a priori di connivenze con il sovrano di Costantinopoli. Durante i primi decenni della dominazione musulmana, le sedi episcopali restarono senza titolari. Successivamente, le nomine avvennero sotto il controllo delle autorità locali, e dietro esborsi di denaro. Le relazioni dei patriarcati orientali, adesso in territorio arabo, con Costantinopoli, capitale del nemico, rimasero, rimasero sotto stretta sorveglianza e si limitarono alle lettere sinodiche per mezzo delle quali un patriarca informava i confratelli della sua consacrazione. Le crisi favorirono un maggiore impegno di comunicazione: nell’843, per esempio, il patriarca Metodio consulta i patriarchi orientali sull’atteggiamento da assumere nei confronti del clero iconoclasta. Anche dopo la ripresa dell’Impero, le comunicazioni dei patriarcati orientali con Costantinopoli rimasero comunque difficili. La dottrina di un governo collettivo della Chiesa viene elaborata soprattutto in Oriente (Roma, dal canto suo, va sviluppando una dottrina del primato romano), e vi si conserva in maniera intermittente dal l’imperatore Costantino VIII ottenne che il patriarca di Gerusalemme fosse elevato dal basileus e non più dal califfo fatimida. Tale allontanamento è spiegato da una serie di differenze culturali: Occidentali e Orientali non parlano la stessa lingua. con l’accordo dell’imperatore.19) è stato affidato ai successori degli Apostoli. d’altra parte. Questa operazione fu resa più facile dal fatto che Antiochia era stata riconquistata nel 969. Teodoro di Studio afferma ancora che «il potere di legare e sciogliere» (Matteo 16. Tra le questioni in causa. anche se alcuni di essi erano originari della Siria. come al tempo di Fozio. Anche le due tradizioni teologiche sono divergenti. Nel 1054. perlopiù. In particolare. 2. Quando scoppiarono dei conflitti con Roma. in quanto i Padri greci testimoniano una visione più filosofica.2b_Bisanzio II_77-216 122 7-07-2008 13:54 Pagina 122 Le istituzioni dell’Impero momento che. Michele Cerulario cerca ancora una volta alleati contro Roma presso i patriarchi orientali: in una lettera dichiarava che questi gli dovevano obbedienza giacché il papa si era separato dalla loro comunione. ossia alle cinque sedi patriarcali che formano «il corpo a cinque teste» (pentakoryphon soma) della Chiesa. essi furono spesso scelti tra le fila del clero della Grande Chiesa. Le relazioni spesso difficili tra il principato di Antiochia e il regno di Gerusalemme fanno sì che i titolari greci solo di rado siano autorizzati dai sovrani franchi a risiedere nella loro circoscrizione. i patriarchi della Nuova Roma cercarono il sostegno dei loro colleghi orientali. Ogni patriarca amministra la propria circoscrizione e. a) I motivi di dissenso. risulta privilegiata la diarchia Roma-Costantinopoli. la più conosciuta è l’aggiunta in Occiden- . come Pietro di Antiochia (10521056). mentre i Padri latini una visione più giuridica. e debbano dunque restare a Costantinopoli nelle residenze monastiche loro assegnate dagli imperatori. per gli affari comuni. Nel ix secolo. e i problemi di traduzione inaspriscono i contrasti già esistenti. occorre l’accordo degli altri quattro. e ciò permetteva di mantenere sotto lo stretto controllo di Costantinopoli la nomina dei suoi patriarchi. La rottura del 1054 tra Roma e Costantinopoli costituisce l’atto finale d’un lento processo di allontanamento [Dagron in HC IV]. nel 1027. Roma e Costantinopoli. La formazione degli Stati latini d’Oriente complica la situazione. in qualità di nuova capitale. regole di digiuno). la Chiesa di Moravia. poiché giustifica il fatto che la sede di Costantinopoli possa godere dei medesimi privilegi. Teodoro di Studio) si rivolgono al papa. il quale spiega che Roma aveva ricevuto delle prerogative in qualità di città imperiale. sotto i Carolingi. le relazioni tra le due sedi sono armoniose: nel ix secolo Metodio. fratello di Costantino-Cirillo. I vescovi di Roma ritengono di aver ereditato un ruolo particolare di guardiani della fede in qualità di successori di Pietro. proclama un diritto d’ingerenza del papa negli affari delle altre Chiese: si tratta di una visione giuridica del primato romano. Nuova Roma. per non parlare di una serie di lagnanze minori e di malintesi [Kolbaba 295]. Più delicata è la questione del primato del papa. Tale disaccordo è una fonte di conflitti. per conto di Roma. si ritiene invece che la cura della Chiesa sia stata affidata al collegio degli Apostoli. Il problema. la sede di Costantinopoli. . gli oppositori (Massimo. i Greci pane lievitato) e disciplinari (celibato progressivamente imposto ai sacerdoti latini. mentre per i Greci procede solamente dal Padre). A ciò si aggiungono divergenze liturgiche (nell’eucaristia i Latini utilizzavano pane azzimo. che lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio. sollevato da alcuni monaci palestinesi al tempo dell’iconoclasmo [Herrin 269] e poi da Fozio nel contesto dell’evangelizzazione rivale delle popolazioni slave da parte delle due Chiese. Perlopiù. Ne risulta un’ecclesiologia universalista che dà un’autorità particolare al titolare della sede di Roma. comporta una dimensione liturgica e una dimensione teologica (i Latini aggiungono al simbolo della fede. Questa visione politica è inaccettabile per Roma. è inviato da papa Adriano II a organizzare. del Filioque al simbolo della fede. La riforma gregoriana dell’xi secolo. al quale Cristo ha dato la missione di fondare la sua Chiesa. riceve gli stessi privilegi della Vecchia Roma secondo il canone 28 del concilio di Calcedonia. nella quale si scontrano due diverse visioni della Chiesa. con il dictatus papae di Gregorio VII. il primato è fondato sulla persona dell’apostolo Pietro. in quanto le due formulazioni corrispondono a due differenti comprensioni del mistero trinitario. Prima della crisi foziana. dei quali Pietro è il primo. le frizioni non impediscono che Roma rappresenti per gli Orientali la possibilità di un ricorso contro le posizioni imperiali o patriarcali: al tempo delle crisi monotelita e iconoclasta. un greco. e appoggiano le proprie pretese alla presenza a Roma delle reliquie di Pietro e Paolo.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:54 Pagina 123 Le istituzioni della Chiesa bizantina 123 te. In Occidente. In Oriente. tra l’altro. il Credo. Dopo un dialogo tra sordi che ha luogo tra gli ambasciatori e il teologo Niceta Stetato. Nell’858. La rottura è compiuta mentre Leone IX. Occorre notare. deposto per motivi politici. Le possibilità di conflitto si accrescono quando sono elette personalità decise. In seguito. l’ottavo concilio ecumenico). Una rivoluzione di palazzo a Costantinopoli comporta la disgrazia di Fozio e il ritorno di Ignazio. il 16 luglio 1054. depone Fozio e i vescovi da lui consacrati (863). e questo suscita le proteste dei papi. nella sua enciclica ai patriarchi orientali. il cardinale depone sull’altare di Santa Sofia. Fozio. la controversia si inasprisce quando il patriarca Michele Cerulario. Papa Leone IX. Il negoziato tra questo campione della riforma della Chiesa e Cerulario. una bolla che scomunica il patriarca. è chiaramente votato all’insuccesso. l’indurimento delle posizioni: Roma rivendica una voce in capitolo negli affari del patriarcato di Costantinopoli. papa Giovanni VIII ratifica il ritorno di Fozio. affermando il suo primato e il suo diritto di intervento negli affari del patriarcato di Costantinopoli. fa chiudere le chiese latine a Costantinopoli. sotto la direzione dei delegati papali. Leone di Ocrida mette in guardia l’arcivescovo di Trani contro l’usanza latina del pane azzimo per l’eucaristia. ossia universale. Fozio replica con una enciclica ai patriarchi orientali e con un concilio che depone e scomunica il papa (867). nel corso di un sinodo lateranense. alla morte di Ignazio nell’876. i patriarchi di Costantinopoli rivendicano il titolo di patriarca ecumenico. conferma la condanna di Fozio e dichiara Roma l’unica garante dell’ortodossia. Nonostante la mediazione del patriarca di Grado. che aveva inviato la missione. stando alle fonti latine. Fozio diviene patriarca al posto di Ignazio.2b_Bisanzio II_77-216 124 7-07-2008 13:55 Pagina 124 Le istituzioni dell’Impero b) Le tappe della rottura. riabilitato trionfalmente nell’879 da un nuovo concilio a Costantinopoli. Nell’861. un concilio a Costantinopoli (per i Latini. geloso delle sue prerogative di patriarca ecumenico. Nell’869. come Fozio o Michele Cerulario. A partire dalla fine del vi secolo. invia degli ambasciatori a Costantinopoli. che risponde scomunicando gli ambasciatori. allora alleato dei Bizantini contro i Normanni. Nessuno in questo periodo la percepì come una rottura destinata a . e per la prima volta enumera gli «errori» dei Latini. era già morto dal 19 aprile [Kaplan 182]. reclama per Costantinopoli il primato in Oriente. primo tra i quali il Filioque. in questa vicenda. Il papa tuttavia sconfessa i suoi delegati e. Nel 1052. Ignazio e Fozio si riconciliano e. guidati dal cardinale Umberto. un sinodo al quale assistono alcuni delegati di papa Niccolò I conferma la deposizione di Ignazio. dal fatto di indossare l’omophorion. C’è un intervallo di tempo da rispettare tra un grado e l’altro. ereditata dai primi canoni conciliari e dalla legislazione giustinianea [Flusin in MB I]. La carriera ecclesiastica. La IV crociata e il sacco di Costantinopoli rendono infine l’Unione delle Chiese una mera utopia. dei mestieri. unico responsabile del cammino del suo gregge verso la salvezza. o consacrati con l’imposizione delle mani (ordini maggiori: diaconi. però.) mostra che non era così scontata. Gregorio VII cerca di radunare delle truppe per soccorrere i cristiani d’Oriente minacciati dai Turchi. dal talento e talora dal denaro. dei comportamenti. caratterizzato come pastore per eccellenza. iv. nel matrimonio. Tra il 1054 e il 1204 furono effettuati numerosi passi per cercare di ristabilire la comunione. nella manipolazione del denaro ecc. ma l’insistenza che viene dedicata alla sua precisazione nel corso dei concili e poi dei sinodi permanenti (distinzione delle vesti. non cambia molto dopo il vii secolo. peraltro non sempre rispettati. L’organizzazione del clero. 35 per il vescovo. Mercenari latini e mercanti italiani possono vivere in pace nella capitale fino al massacro del 1182. Al culmine si trova sempre il vescovo. l’organizzazione del clero. A ciascun gradino corrisponde una cerimonia liturgica che conferisce al titolare una carica accompagnata dalle sue insegne. avvelenano le relazioni e la polemica comporta la diffidenza reciproca tra gli oltranzisti delle due parti. semplicemente benedetti (ordini minori. è rinnovata da Urbano II. vescovi). 30 per il prete. che condurrà alla I crociata. Le crociate. gli uni- . C’è chi resta tutta la vita nei gradi inferiori. 1. Fozio è passato dallo stato di laico a quello di vescovo in una settimana. come quello di portiere. in particolare cantori e lettori). Resta fondamentale la distinzione tra chierici e laici. ma tale regola ha subito varie eccezioni.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 125 Le istituzioni della Chiesa bizantina 125 rimanere. 25 per il diacono. In rappresentanza del vescovo e al suo servizio si trovano numerosi chierici. solamente l’età del suddiacono è passata da 25 a 20 anni). e questa mossa. Il clero è organizzato secondo una gerarchia in cui gli avanzamenti di carriera dipendono dall’età (secondo i canoni. preti. Con l’unica eccezione dell’imperatore. al contrario. occorrono 18 anni per il lettore. sono collocati tra i «potenti» dalle Novelle degli imperatori macedoni. ma quelli stabiliti in città si dedicano spesso ad attività lucrative. Essi devono versare un tributo. a quelle del patriarca nominato dall’imperatore. e tenere la loro consorte anche dopo la consacrazione. I chierici ricevono dei canoni a tariffa fissa per i loro servizi (battesimi. che pure i canoni condannano. Questa prassi permette di controllare che le preferenze teologiche del neoeletto corrispondano a quelle del metropolita e dunque. dopodiché quest’ultimo pronuncia la confessione di fede ortodossa. matrimoni…). e. i vescovi sono ormai scelti quasi esclusivamente tra i celibi per evitare problemi legati all’eredità dei loro beni. I chierici addetti alle chiese rurali. devono lavorare per dare da vivere alla loro famiglia. come l’intendenza. Lo sviluppo del sinodo permanente. il commercio. in linea di principio. al punto che la regolarità dei sinodi provinciali finì per risentirne. come si è visto. l’usura. i vescovi non sono più eletti dal clero e dal popolo della loro città: ormai sono scelti. dai loro pari riuniti in un sinodo provinciale. 2. li rese attori di primo piano nel governo della Chiesa e li attirò a Costantinopoli. I laici sono promossi all’episcopato molto più raramente.2b_Bisanzio II_77-216 126 7-07-2008 13:55 Pagina 126 Le istituzioni dell’Impero ci a poter accedere al santuario e all’altare sono i chierici consacrati. che vengono dunque chiamati i «chierici del santuario (bema)». Il metropolita sceglie e consacra uno dei tre candidati. I vescovi e i metropoliti provengono molto spesso da famiglie aristocratiche. Nel Medioevo. specie per quanto concerne le metropoli più prestigiose. L’autorità dei vescovi locali nella designazione dei loro pari è in- . la tendenza è quella di reclutare i vescovi in ambito monastico. I metropoliti si distinguono dai semplici vescovi per la responsabilità di coordinare i propri suffraganei. in linea di massima un diacono e un prete. I vescovi tuttavia. dal momento che a Bisanzio non ci sono decime. il kanonikon. a causa delle loro rendite (da 1-2 libbre d’oro a parecchie decine) e dei beni posseduti dalle loro Chiese. L’influenza della spiritualità monastica negli ambienti episcopali è dunque importante. dal momento che i diaconi e i preti maritati sono numerosi. ma l’aristocrazia non ha il monopolio sui vescovati. Il vescovo. I chierici bizantini possono sposarsi prima di entrare nel clero. tra le fila del clero locale o dei monaci. riuniti in sinodi. al vescovo. D’altro canto. Conducono una vita vicina a quella dei laici. e costituiscono l’anello di congiunzione tra il patriarca e i vescovi. Si pronuncia su diverse questioni canoniche. man mano che i metropoliti passano sempre più tempo a Costantinopoli. sul modello dell’amministrazione patriarcale. da arconti provinciali. Il metropolita è in primo luogo il vescovo di un capoluogo di provincia. e ciò permette loro di procedere a delle ordinazioni. e che vengono autorizzati a risiedere a Costantinopoli. Inoltre è l’unico a preparare il myron. Il vescovo ha autorità sul clero e sui monasteri che dipendono da lui. La stessa «economia» è adottata da Manuele Comneno in riferimento alla conquista turca e al gran numero di vescovi che non potevano o non volevano recarsi alla sede di cui erano titolari. Il vescovo è spesso invischiato in problemi economici che gli impediscono di consacrarsi ai suoi doveri spirituali e amministrativi. quando non siano semplicemente indipendenti. e canone 6 di Nicea II). dall’intervento dell’imperatore nella scelta dei prelati. Vi fu- . Deve anche istruire il suo gregge: la predicazione è uno dei suoi principali doveri. Veglia infine sull’amministrazione dei sacramenti. ed è sempre il patriarca che lo consacra. la consacrazione di un altare o la dedicazione di una chiesa. spiegano per certi versi l’impressione di abbandono in cui versano le eparchie in terra islamica. È designato dal patriarca a partire da una lista di tre nomi presentati dai soli metropoliti. che tengono conto delle difficoltà incontrate dai vescovi. che concerne i casi dei vescovi allontanati dalle loro sedi a causa delle invasioni. e ciò a causa dei costi e delle invasioni. Il presule ha giurisdizione sulle controversie tra ecclesiastici e laici. come gli impedimenti del matrimonio. nonché suo privilegio perché nessuno. in particolare da un economo (funzione obbligatoria dopo il concilio in Trullo per garantire una buona amministrazione dei beni delle Chiese). peraltro sempre meno numerosi giacché le nuove fondazioni monastiche sono generalmente poste sotto la dipendenza diretta del patriarca. mantiene il rango gerarchico di questi presuli non residenti. non più due volte com’era stato previsto dai primi concili. Il vescovo è responsabile degli affari spirituali e temporali della Chiesa nella sua diocesi. Le metropoli più agiate si dotano di maestri e di servizi amministrativi gestiti principalmente da diaconi. può predicare nella diocesi senza la sua autorizzazione. ma molto meno di quelle del loro gregge. a partire dalla fine dell’xi secolo. Tali misure. nemmeno un altro vescovo. Il canone 37 del concilio in Trullo. Il metropolita è assistito nel suo compito dal clero della cattedrale e. Il metropolita deve riunire una volta l’anno il sinodo provinciale (canone 8 in Trullo. L’importanza locale di tali arconti va crescendo.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 127 Le istituzioni della Chiesa bizantina 127 taccata. l’olio profumato utilizzato per il battesimo. e sulle questioni tra laici quando sia richiesto il suo arbitrato. orfani. Il vescovo ricopre il ruolo di un notabile all’interno della sua provincia. sfuggendo così alla giurisdizione imperiale. le rendite diminuiscono in proporzione. come quando alcune città furono isolate dalle invasioni arabe e slave. alcuni vescovati sono «donati» a certi vescovi che hanno già una propria sede. La Chiesa bizantina esprime e diffonde la coscienza della propria identità tramite la predicazione. dopo le Letture che occorre interpretare. com’è il caso del vescovo di Lacedemone contrapposto a san Nicone il Metanoita. Tale aggravio delle responsabilità è tanto più difficile da gestire in quanto. per aumentarne le risorse: si tratta del fenomeno dell’epidosis [Vryonis 523]. e a volte si trova a rivaleggiare con l’influenza di un monaco carismatico. con le sue acclamazioni e i suoi anatemi. prigionieri) o di intercedere contro la rapacità degli agenti del fisco. Secondo i patti stipulati con i conquistatori. La predicazione. esortare. Dà da mangiare ai poveri. i vescovi invece tendono più spesso a rimanere nelle proprie province. partecipa al riscatto dei prigionieri di guerra. o la sottomissione obbligatoria dei vescovi ai loro metropoliti. acquista di conseguenza uno status omiletico [Gouillard 287]. il vescovo resta per i cristiani della regione l’unica giurisdizione. Da ciò derivano numerose ammonizioni. A partire dal xii secolo. xiii. spiegare la Scrittura. spesso. La sua autorità morale lo fa sentire in dovere di proteggere i deboli (vedove. 343-48]. durante la liturgia delle ore [cfr. Quando infatti una regione cade sotto la dominazione araba (nel vii secolo) o turca (a partire dall’xi). A volte sostituisce le autorità laiche. e per l’occupante l’unico interlocutore legittimo. ma anche. I vescovi e i sacerdoti predicano nel corso della Divina Liturgia. Il Synodikon dell’Ortodossia. È inoltre responsabile della fondazioni caritatevoli. cap. sempre più spesso. o addirittura di angariare i chierici esigendo da loro dei tributi indebiti. che ricordano l’obbligo di affidare la gestione patrimoniale a un economo. Se i metropoliti sono più sensibili al fascino della capitale e della Corte. canone 35). in caso di debolezza del potere imperiale. . 3. il vescovo è responsabile di tutto quel che riguarda i suoi fedeli. o dei monasteri posti sotto la loro giurisdizione. letto la prima domenica di Quaresima. i quali d’altro canto non si devono impadronire dei beni di un vescovo defunto (in Trullo. e poi turche.2b_Bisanzio II_77-216 128 7-07-2008 13:55 Pagina 128 Le istituzioni dell’Impero rono dei vescovi tentati di mescolare il proprio patrimonio con quello della loro Chiesa. pp. compresi gli atti quotidiani della vita civile. Le funzioni della predicazione sono tre: insegnare il dogma. organizzate secondo il ciclo dell’anno liturgico. la questione delle relazioni con i monofisiti torna di attualità. nel 692. p. iv. come l’Armenia. cap. I monofisiti. L’imperatore e il patriarca però desideravano reintegrare questa provincia orientale nell’orbita bizantina e i tentativi di unione si susseguirono. 1. Per parte loro. xiv. A partire dal x secolo. con la riconquista della Siria. La conquista araba ha mutilato Bisanzio dei suoi territori a maggioranza eterodossa. ma questo non è il caso degli Armeni stanziati al di fuori di esso. a beneficio dei predicatori. ma la misura più spettacolare è quella adottata da Alessio Comneno con il suo editto del 1107 [cfr. i vescovi sono invitati a visitare le proprie diocesi e a delegarvi sacerdoti qualificati per la predicazione [Gautier 248. alcuni vescovi continuano a scrivere omelie (Germano di Costantinopoli nell’viii secolo. 390]. Fozio nel ix.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 129 Le istituzioni della Chiesa bizantina 129 Il concilio in Trullo. L’istruzione del popolo ha sempre preoccupato imperatori e patriarchi. la politica bizantina oscilla tra la ricerca dell’unità religiosa al prezzo della repressione delle minoranze. Eustazio di Tessalonica nel xii). o addirittura il clero (canone 19). e il desiderio di conciliarsi popolazioni che risultavano maggioritarie a livello locale. La maggior parte degli Armeni stabiliti nell’Impero è senza dubbio calcedoniana. a un Omeliario patriarcale alimentato da alcuni patriarchi competenti. Lo stesso patriarca di Costantinopoli fa ricorso. Darrouzès 279]. come testimoniato dalle lettere indirizzate dai patriarchi Germano (viii secolo) e Fozio (ix secolo) ai catholicoi (monofisiti) e ai principi armeni per incitarli a riconoscere il dogma calcedoniano. a partire dal xii secolo. ma allo stesso tempo vengono a formarsi delle raccolte di omelie patristiche. I giacobiti monofisiti furono invitati da Niceforo Foca a ripopolare le province confinarie della Siria e della Mesopotamia. esclude i laici da questa funzione e raccomanda ai predicatori di ricavare le proprie omelie dai Padri: l’insegnamento patristico formava come un filtro obbligato tra la Scrittura e il fedele. In seguito. le minoranze non ortodosse. Vengono creati nuovi vescovi e il patriarca giacobita si stabilisce a Melitene – è questo il motivo per cui il metropolita calcedoniano di questa città fu spesso in . 2. La conquista turca e l’insediamento dei Latini ad Antiochia non posero fine alle discussioni. Nella regione di Antiochia. avrebbe tentato di ricondurre i giacobiti all’ortodossia. che popolano le frange orientali (Frigia. L’anno seguente. tuttavia. affronta una nuova sfida: una serie di movimenti settari non caratterizzati dalle deviazioni dogmatiche ma da pratiche che rivelano l’esistenza di «corpi estranei refrattari a certe forme di ellenizzazione e di bizantinizzazione» [Gouillard 287]. L’ortodossia. Armenia) o settentrionali (Balcani) dell’Impero. Le tensioni si acuirono nell’xi secolo. delle frizioni occasionali contrapponevano i calcedoniani. Tali movimenti riguardano popolazioni perlopiù non ellenofone. peraltro. in seguito a un nuovo innalzamento della tensione. e il sinodo ordinò che i libri dei Siriani e degli Armeni fossero bruciati. Questo tentativo di riavvicinamento estremamente politico. e di affermare la sua autorità sulla Piccola Armenia. Questi movimenti settari. finì nel nulla alla morte di Manuele. frustrato dal suo fallimento in Siria. imprigionato a Costantinopoli. fu poi liberato da Tzimisce. senza contare l’annessione dei regni armeni. i giacobiti e gli Armeni. alla fine del suo regno. Manuele Comneno. il catholicos aderiva alla fede calcedoniana in cambio della sua nomina a patriarca di Antiochia da parte dell’imperatore. il cui numero era probabilmente aumentato. e il metropolita giacobita di Melitene fu condannato all’esilio. quando Romano III. e alla fusione delle due gerarchie. uniti dalla tendenza al sincretismo e al ri- . la gerarchia giacobita fu nuovamente convocata a Costantinopoli per obbligarla – invano – a riconoscere Calcedonia. il patriarca giacobita di Antiochia morì nel corso del proprio trasferimento a Costantinopoli. fece convocare il patriarca giacobita a Costantinopoli e lo esiliò. Niceforo. Sotto Costantino X. L’elemento armeno d’altro canto si rafforzò quando truppe armene furono stanziate in tutto l’Oriente.2b_Bisanzio II_77-216 130 7-07-2008 13:55 Pagina 130 Le istituzioni dell’Impero prima linea contro i monofisiti. favorì i contatti con la Chiesa armena allora stabilita in Cilicia: nel 1171 l’imperatore attendeva dagli Armeni il riconoscimento dell’ortodossia calcedoniana. I movimenti settari. Il loro patriarca. desideroso di arruolare tutti i cristiani nella sua lotta contro i Turchi. Licaonia. Nel 1063 fu dato l’ordine di cacciare i monofisiti da Melitene. e nel 1177 riconosceva la loro riunione all’ortodossia [Augé 690]. Secondo il concilio armeno di Cilicia nel 1178. sacramenti. samaritanesimo (rifiuto della resurrezione). culto degli astri).2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 131 Le istituzioni della Chiesa bizantina 131 fiuto dell’ortodossia. Dalla nebulosa giudaizzante [Dagron 273]. adepti di un sincretismo manicheo-cristiano. cap. Tuttavia a volte esse interpretano come dualismi dottrinali anche semplici movimenti spiritualisti che cercano solo una risposta allo scandalo del Male nel mondo [Garsoian 285].3 e 15. secondo la pratica di ricondurre a un’eresia antica ogni eresia nuova. distorte da secondi fini politici (in questa maniera Niceforo I fu accusato di favorire gli atingani e Michele II di farne parte) ha indotto Paul Speck a supporre che gli «atingani» fossero una creazione artificiale degli eresiologi bizantini [318]. Ai pauliciani fece seguito il pericolo bogomilo [Rigo 311]. si distinguono i montanisti – che forse in quest’epoca sono degli ebrei battezzati a forza o tentati da un sincretismo giudeo-cristiano [Sharf 315] – e gli atingani. fanno trasparire una mescolanza di dualismo teologico (due divinità.8. Alessiade. montanisti e atingani scompaiono quasi del tutto dalle fonti. 14. il prete Cosma menziona il successo di un movimento predicato da un tal Bogomil in Bulgaria [Vaillant 765]. I pauliciani [Astruc 676]. caratterizzata dalla contemporanea osservanza della legge giudaica e dei riti cristiani. con un movimento di rivolta . immagini). La pratica della dissimulazione. e le ricerche che vi svolse sono all’origine della nostra conoscenza della setta. È parimenti costante l’amalgamazione tra dualisti e messaliani.8-10). Pietro di Sicilia fu inviato a Tefrice per negoziare uno scambio di prigionieri. che mescolano osservazioni dirette e stereotipi. Per i Bizantini. apparvero nell’Impero bizantino nel vii secolo. i pauliciani e i bogomili. L’ortodossia bizantina dovette affrontare due grandi movimenti dualisti. Dopo il ix secolo. cristianesimo (battesimo) e paganesimo (magia. le cui pratiche presentano un sincretismo tra giudaismo (shabbat). ha potuto suscitare il sentimento di una filiazione e il timore di una «sovversione sotterranea» [Dagron in HC IV] che spiega la violenza della reazione. non c’è alcun dubbio sulla derivazione manichea di tali sette (Anna Comnena. si suddividono in due grandi categorie: le sette giudaizzanti e le sette dualiste. La confusione delle fonti. sotto forma di ondate settarie che scatenano una reazione brutale. La repressione scatenata nel ix secolo causò la formazione di uno Stato pauliciano che fu difficile da sopprimere [cfr. ii]. Tale movimento sembra essere nato dall’incontro tra missioni dualiste. forse pauliciane. I dualisti [Christian Dualist 266] costituiscono un pericolo permanente. due mondi) più o meno radicale e di pratiche che esprimono il rifiuto della mediazione ecclesiale (clero. Le fonti bizantine. attestata presso i manichei. Nel x secolo. La sorte degli ebrei dell’Impero. . più o meno fondata. è una delle fonti principali su questo bogomilismo bizantino. In compenso. i quali sarebbero stati all’origine del movimento cataro in Occidente [Hamilton 266]. e come tali protetti contro le estorsioni. più politiche che religiose [Sharf 315]. arso sul rogo nel 1099. rimane un’arma contro tutti i dissidenti. tuttavia. L’interrogatorio di Basilio da parte di Eutimio Zigabeno. Nel xii secolo. 3. La legislazione ecclesiastica cerca di separare le due comunità per prevenire ogni rischio di sincretismo: c’è la proibizione dei matrimoni misti. il capo della setta. In seguito. non possono esercitare il benché minimo proselitismo. non senza l’opposizione di una parte dei notabili. Gli ebrei. i bogomili continuano a turbare la vita della Chiesa bizantina. Alcune fonti occidentali lasciano supporre che nel xii secolo sia avvenuto uno scisma tra dualisti moderati (un principio del male subordinato al principio del bene) e dualisti radicali (due principî uguali). Alla fine del secolo. Beniamino di Tudela ha lasciato una descrizione delle comunità ebraiche dell’Impero. all’apparenza prospere. né perseguitare chi di loro si faccia cristiano. l’eresiologo ufficiale. L’accusa di bogomilismo. di pregare in una sinagoga. Alcune iniziative locali. La costruzione di nuove sinagoghe. del ricorso a medici ebrei. è in pratica tollerata. dell’astenersi dal lavoro il sabato. ogni questione interna è di competenza dei tribunali giudaici. come quella di Nicone il Metanoita a Sparta nel x secolo. è comunque meno tragica di quella degli ebrei d’Occidente [De Lange 707]. l’Oriente cristiano medievale non sembra aver conosciuto veri e propri pogrom. ufficialmente proibita. Se si eccettuano le violenze del vii secolo. attivi nei monasteri orientali.2b_Bisanzio II_77-216 132 7-07-2008 13:55 Pagina 132 Le istituzioni dell’Impero contro la tutela del patriarcato di Costantinopoli e l’imposizione del modello culturale bizantino. pur non essendo invidiabile. condussero all’espulsione – temporanea? – degli ebrei da una città. di partecipare alle feste giudaiche. scatenando una forte reazione di Alessio I che culmina nell’arresto di Basilio. La situazione legale degli ebrei è fissata dal Codice giustinianeo [Rabello 310]. il proselitismo bogomilo coinvolge i circoli aristocratici di Costantinopoli. sia nelle province che nella capitale. ripreso nei Basilika. Gli ebrei sono tollerati. Nell’xi secolo il pericolo penetra nell’Impero con i fundagiagiti. Chi esorta i cristiani a convertirsi al giudaismo è punibile con la morte. possono esercitare liberamente la loro religione e nessuno li può obbligare a trasgredire alle loro usanze. città dell’Italia bizantina che ospitava un’importante comunità ebraica. Secondo questo schema. e presentano Costantinopoli come la nuova Gerusalemme [Flusin 712]. Il tentativo di conversione fu rinnovato a più riprese da vari imperatori: Leone III. Gregorio condanna severamente l’iniziativa imperiale. Nel suo Trattato sul battesimo dei Giudei. da Massimo il Confessore nel vii secolo fino a Gregorio di Nicea nel ix. come nel 1092 a proposito del calendario. discussione pubblica. Sono del vii secolo una profusione di dialoghi giudaico-cristiani che non cercano tanto di convertire gli ebrei. Sharf 316 e 315]. La maggior parte dei testi è costituita da ricostruzioni fittizie che seguono tutte pressappoco lo stesso scenario: pretesa provocazione dell’ebreo. Questa comunità annovera dotti come Tobia ben Moses di Costantinopoli (xi secolo) o Tobia ben Eliezer di Castoria (xii secolo). Basilio I e Romano Lecapeno. il popolo ebraico è destinato a convertirsi alla fine dei tempi. scritto intorno all’878-79. di Gerusalemme. La novella 146 di Giustiniano è rivolta a comunità che parlano greco.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 133 Le istituzioni della Chiesa bizantina 133 La vita religiosa delle comunità ebraiche può essere evocata solo sommariamente [Starr 518. ma nei secoli seguenti ci sarà un ritorno all’ebraico: nella Geniza di Il Cairo sono stati trovati documenti bizantini in ebraico. quanto piuttosto di distogliere i cristiani dall’attrattiva dell’ebraismo [Olster 750]. di affari e tra intere comunità. conversione dell’ebreo. che rischia di mescolare dei criptogiudei alla comunità dei fedeli. del Cairo o di Bagdad sono attestate da corrispondenze personali. Notevole la presenza di numerosi caraiti (i caraiti rifiutano il Talmud limitandosi alla Bibbia) giunti dalla Palestina nel x secolo. La presenza di questi caraiti può spiegare la tendenza antitalmudica dei formulari d’abiura più tardi [Ankori 687]. Le relazioni tra gli ebrei bizantini e i loro correligionari dell’Occidente. che talora raggiungono un livello violento. Solo la Doctrina Jacobi rispecchia probabilmente un confronto reale che ebbe luogo intorno al 634 tra un ebreo . e un’abbondante letteratura apocalittica. I tragici avvenimenti del vii secolo in Oriente. Le conversioni forzate sono malviste da un parte della Chiesa. Si trova un’eco del decreto di Basilio nella storia di Ahima’atz di Oria. spiegano forse la decisione di Eraclio di imporre il battesimo agli ebrei d’Oriente. L’autore ricorda che un suo antenato uscì vittorioso da una controversia con il vescovo locale e che più tardi fu trattato con rispetto dallo stesso imperatore. I Bizantini si considerano come il nuovo popolo eletto. Costantinopoli è teatro di controversie tra rabbaniti e caraiti. tutti imperatori che cercavano di affermare la propria legittimità. tra 720 e 754. Giovanni presenta l’Islam come un’eresia rozza che non minaccia la religione. compresa dunque quella dell’Anastasis a Gerusalemme nel 1019. Nella sua Controversia tra un musulmano ed un cristiano (SC. Esiste però anche un modus vivendi tra i due Imperi. Verus Israel. destino escatologico degli Ebrei. deicidio).2b_Bisanzio II_77-216 134 7-07-2008 13:55 Pagina 134 Le istituzioni dell’Impero convertito e alcuni suoi correligionari battezzati a forza sotto Eraclio [Déroche 709]. La condotta del califfo fatimida Al Hakim. Ai temi teologici. l’apostasia è punita con la pena di morte. commercianti e soldati (impiegati occasionalmente come mercenari negli eserciti bizantini). Fin dall’viii secolo esiste una moschea a Costantinopoli. si aggiungono tematiche nuove: difesa delle immagini. l’antigiudaismo si esprime soprattutto nelle omelie e nell’agiografia. prima di prendere coscienza del carattere autonomo della nuova religione. segno che si tratta di una apologetica ad intra. Dopo il vii secolo. 4. In entrambi gli Imperi. possono praticare la loro religione in terra bizantina. Una seconda moschea. Già funzionario al servizio del califfo a Damasco. è atipica. il primo teologo cristiano che scrive sull’Islam con un’ottima conoscenza di questa religione è. Il comportamento dei Bizantini nei confronti dei musulmani è simmetrico rispetto a quello di questi ultimi nei loro confronti. i contatti permettono una migliore conoscenza non tanto della teologia coranica (allo stato embrionale). profezie sul Cristo. Se fin dal vii secolo la conquista araba aveva ispirato delle inquietudini sulle cause della vittoria degli eserciti arabi e sulle conversioni alla loro religione (se ne trovano degli echi in Anastasio Sinaita). Nel corso dei secoli. ben più sottile. Cita alcune sure del Corano. presenti fin dal ii secolo (caducità della Legge. Alcuni cristiani subiscono il martirio per aver criticato l’Islam o per aver rifiutato di abiurare dopo la loro cattura. così come i prigionieri arabi. I Bizantini percepirono inizialmente l’Islam come un’eresia cristiana. come nel caso dei martiri di Amorio – ma quest’ultimo è un fatto eccezionale. che ha dato l’ordine di distruggere tutte le chiese del suo territorio. dei cristiani. costruita nel quartiere dei commercianti musulmani dopo un accordo tra Isacco II e Saladino nel 1189. I musulmani. ma conosce soprattutto la tradizione orale. Giovanni Damasceno [Auzépy 693]. ma delle credenze e delle pratiche popolari dell’Islam. . nonostante alcune frizioni occasionali. fu incendiata da alcuni Latini nell’agosto 1203 [Reinert 581]. Nel ix secolo Michele III. 106-9 e 120-35. vengano stretti legami pacifici tra cristiani e musulmani. ma di abbagliare i musulmani con la dialettica bizantina.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 135 Le istituzioni della Chiesa bizantina 135 n. Marie-Hélène Congourdeau delle pp. 1 Bernadette Martin-Hisard è responsabile delle pp. Nel ix secolo. in particolare all’epoca degli Omayyadi. Nella Confutazione del Corano utilizza una delle prime traduzioni greche di questo testo. raccomandata da Maometto che incitava a versare il sangue. incaricò Niceta di Bisanzio di rispondervi. Alcuni di questi musulmani erano nati da una madre cristiana. dopo aver ricevuto alcune lettere di teologi musulmani che attaccavano il cristianesimo. Compaiono fenomeni di sincretismo: una decisione sinodale del xii secolo evoca «il costume degli Agareni di far battezzare i figli da sacerdoti ortodossi per evitare che siano posseduti dal demonio e puzzino come cani» [Grumel 51. 99-106 e 109-20. La polemica può arrivare all’insulto. Nello stesso mondo bizantino la conoscenza dell’Islam sembra molto limitata. traspaiono di volta in volta la condiscendenza verso una religione primitiva e la prudenza verso la religione dei governanti. 383). Nella generazione successiva Teodoro Abu Qurrah. . I musulmani visitano i Luoghi Santi del cristianesimo. manuale a uso dei cristiani. Nicola Mistico dichiara al califfo di Damasco che cristiani e musulmani devono nutrire sentimenti fraterni. nell’Asia Minore conquistata dai Turchi. Giorgio Monaco si scaglia contro «la follia. La polemica cristiana sviluppa tradizionalmente alcune tematiche costantemente ripetute: la crudeltà. la demenza grottesca di questo mago scellerato (Maometto)». e la lussuria connessa alla poligamia e alla concezione del Paradiso [Khoury 294]. occasionalmente. Questi rapporti conflittuali non impediscono che. Regestes 1088]. La sua Risposta agli Agareni respinge l’idea che le vittorie degli Arabi provino la superiorità della loro religione. Nella sua Esposizione dimostrativa il letterato greco non cerca di convertire. scrive decine di opuscoli apologetici [Griffith 720]. nonostante i contatti con i mercanti o i prigionieri musulmani. discepolo di Giovanni. 2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 136 . Nel primo caso. Non c’era un budget previsionale come negli Stati moderni. Nicolas Oikonomides ha avanzato l’idea che. i consiglieri finanziari dell’imperatore stabilivano il livello dei bisogni per l’anno seguente e la somma era in seguito ripartita tra le diverse province. I fondamenti. costosa e popolata da funzionari ben istruiti. la fiscalità. si sarebbe passati dalla tassazione di ripartizione a quella di quotità. con il rafforzamento della centralizzazione. dall’estensione e dalle risorse fortemente ridotte. La forza dell’Impero consiste nel mantenimento di un sistema fiscale sufficientemente efficace da assicurare il sostentamento di eserciti numerosi.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 137 jean-claude cheynet vi. La crisi del vii secolo comportò una profonda riorganizzazione che adeguò le strutture di uno Stato. Si nota peraltro che diversi nuovi servizi sono diretti dagli antichi subordinati di tali funzionari. ma l’imperatore conosceva in maniera approssimativa l’ammontare degli introiti che si doveva aspettare. le tasse erano riscosse in funzione delle capacità contributive di ognuno. che si tratti del prefetto del Pretorio. almeno fino al 1204. 1. tra l’Antichità e il Medioevo. dal momento che Costantinopoli rimaneva l’unica città che meritasse ancora di essere chiamata megalopolis. Nel sistema medievale invece. L’amministrazione imperiale L’Impero medievale ha ereditato dall’Antichità un’amministrazione complessa. per quel che sappiamo. del magister officiorum o dei responsabili finanziari. . che a loro volta redistribuivano l’ammontare richiesto tra le diverse città. i. I principali funzionari dell’epoca protobizantina scompaiono o perdono progressivamente la loro importanza. ignora il credito. l’annullamento di privilegi precedentemente concessi o la confisca del patrimonio degli avversari politici. È a tale pratica che fa riferimento Cecaumeno nei suoi Raccomandazioni e consigli. Per questo motivo si può supporre che gli Isaurici fossero meno favoriti rispetto agli imperatori del x e xi secolo. salvo catastrofi naturali o avvenimenti bellici.2b_Bisanzio II_77-216 138 7-07-2008 13:55 Pagina 138 Le istituzioni dell’Impero secondo un tariffario che variava a seconda delle province ma che. com’è il caso di Niceforo Foca. e senza dubbio ulteriormente sotto i Comneni giacché la perdita dell’altopiano anatolico era compensata dalla conquista dei Balcani e dal dinamismo dell’economia. a lungo andare. Le fonti non forniscono stime sull’ammontare annuale degli introiti fiscali. Lo Stato. § 100]. permetteva di stabilire l’ammontare delle imposte in funzione della ricchezza di ciascun contadino. e i ricercatori contemporanei devono ricorrere a congetture. in caso di assoluta urgenza. Uno studioso. e ciò spiega. Una simile contrapposizione è comunque esagerata. quando invita i figli a non ricoprire delle funzioni fiscali. l’ha valutato a 5 o 6 milioni di nomismata all’epoca di Giustiniano. è la continuità a dominare tutta l’epoca medievale. perché sarebbero indotti a favorire parenti e amici o finirebbero per essere accusati di farlo [Cecaumeno 415. Gli imperatori inclini alle grandi operazioni militari. l’impiego di metodi contestabili: per esempio. erano costretti ad aumentare le tasse con l’effetto. o tra le due prese di Costantinopoli a opera dei Latini. p. e come fosse già in uso un sistema vicino a quello dell’epoca medievale [Zuckerman 330]. di procurarsi una reputazione odiosa. È comunque naturale che. le variazioni dipendessero dalla demografia che a sua volta determinava la superficie utilizzata delle terre. ossia dalla superficie di terra arabile che questi poteva coltivare. Le necessità fondamentali dello Stato sono coperte dall’imposta fondiaria di base. 172] – e anche così sembra eccessivamente ottimista. come avvenne nella seconda metà dell’xi secolo. grosso modo. In realtà. dal momento che la fiscalità egiziana mostra come il tasso d’imposta non variasse di anno in anno. e le spese straordinarie sono alimentate con misure accessorie. che variavano poco nel corso degli anni. . La pressione fiscale poteva anche variare a seconda delle necessità. infatti. In seguito il totale crebbe notevolmente sotto i Macedoni. un altro li stima. I funzionari del fisco della capitale conoscevano dunque in anticipo il livello degli introiti. ripartite su una data popolazione. intorno all’800. per quanto con modalità che variano nel tempo. per esempio. definite «estorsioni» dai testi. dipendente essa stessa dalle modalità di coltivazione di cui disponeva. meno di due milioni con ogni probabilità [Hendy 651. nel caso di Foca. che esigevano permanentemente un numero imponente di effettivi. cosa che non costituiva una novità. È per questo motivo che la direzione di un servizio statale. ma funzionava solamente a patto che il numero dei contribuenti restasse alto in rapporto a quelli che erano scomparsi. cap. il contadino trasformato in pareco non era più in rapporto diretto con il fisco. La struttura di base per la riscossione delle tasse aveva cessato di essere la città. ma continuava a pagare le tasse con l’intermediazione del suo proprietario. una copia del quale era conservata nella sede del genikon nella capitale. 217]. pp. e si era naturalmente identificata con il villaggio. 256-58]. Alcuni sekreta furono anche distribuiti a titolo di liberalità imperiale. p. cap. e precisata la lista delle tasse dovute. erano collettivamente responsabili del pagamento delle tasse. un sekreton o un oikos. Quando l’economia latifondistica fu divenuta predominante [cfr. ministro di Michele VII. le cui istituzioni erano in dissoluzione già nel secolo precedente ed erano quasi scomparse nella tormenta del vii secolo. Quando non era così.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 139 L’amministrazione imperiale 139 La nozione di un budget statale è evidentemente anacronistica. Eventualmente si aggiungono i vantaggi fiscali . nel canone versatogli dal pareco. Tale evoluzione si è tradotta nella comparsa dei praktika. che in quest’epoca erano senza dubbio per la maggior parte proprietari delle loro terre. dimodoché la pressione fiscale si mantenesse a un livello sopportabile [cfr. p. L’ex imperatrice Eudocia Macrembolitissa ricevette così le rendite di tre di essi. I proprietari erano responsabili del pagamento delle tasse al punto che l’iscrizione a tale titolo nel registro fiscale costituiva una presunzione di proprietà sulla terra in questione. x. nell’ordine di parecchie centinaia di libbre d’oro [Attaleiata 59. Quando un contadino fuggiva e abbandonava la propria terra. poiché ogni istituzione pubblica era indipendente e possedeva beni fondiari o risorse fiscali destinate a sopperire alle spese della sua amministrazione. 255]. documenti in cui sono determinati i limiti del latifondo. che faceva in modo di includerle. per il fatto che procuravano delle rendite. Niceforitza. fu torturato a morte dagli uomini di Botaneiata per costringerlo a restituire il maltolto. Un simile sistema garantiva allo Stato delle entrate stabili. insieme all’affitto vero e proprio. x. I contadini. rendite che sembrerebbero essere state considerevoli. e l’ammontare delle imposte dovute era registrato in un kodix provinciale. offriva una prospettiva di rapido arricchimento. con una breve descrizione della composizione della loro famiglia e delle terre coltivate. l’esattore concedeva uno sgravio temporaneo. enumerati i contadini che lo coltivano. i vicini pagavano la sua quota di tasse e avevano dunque ogni interesse a coltivare i suoi campi per far fronte a questo carico supplementare. persino con la possibilità di un avanzo. l’epibole. Un’imposta specifica pesava sulle pescaie e sulle tonnare che. proporzionale alla capacità contributiva dei contadini. a) Il demosion o imposta fondiaria di base. Oikonomides 328. In seguito allo sviluppo costante della grande proprietà. che permetteva al fisco di verificare che . dal x secolo. senza alcun rapporto con l’omonima istituzione dell’epoca tardoantica che mirava a far pagare le tasse sulle terre abbandonate. la seconda. Dal punto di vista documentario occorre distinguere due epoche: la prima. erano piuttosto redditizie. e anche gli animali erano oggetto dell’imposta. La tassazione era dunque. giacché non c’è motivo di supporre che si sia mai arrivati a concludere l’iscrizione al catasto dell’intero Impero. per la quale i testi pratici sono inesistenti. A questo punto basta misurare gli appezzamenti per determinare l’imposta. 2. così com’era definito nei trattati fiscali e nei tariffari che gli apographeis (rilevatori del fisco) portavano con sé. ma dovevano tener conto delle usanze locali. Le regioni in cui si praticava l’allevamento erano sottoposte a un tributo forfettario. ottenendo il tasso di quanti modioi di terra coltivata corrispondono a ogni moneta d’oro pagata. Le imposte principali. il praktikon è destinato a sostituirsi al kodex come documento fiscale di riferimento. Modificando il tasso di epibole. nella regione di Costantinopoli. che offre anche una panoramica estremamente dettagliata delle diverse imposte]. al tasso teorico di 1/24 del suo valore fiscale. Il calcolo di questa imposta era basato sull’appezzamento di terreno.2b_Bisanzio II_77-216 140 7-07-2008 13:55 Pagina 140 Le istituzioni dell’Impero ottenuti dal proprietario. l’imperatore aumentava dunque la tassazione. dunque ricostruibile su alcuni testi normativi e qualche osservazione generale di ordine monetario ed economico. per la quale le direttive fornite dalle novelle o dai trattati fiscali possono essere verificate nella pratica [per la presentazione delle fonti sulla fiscalità. cfr. secondo l’antica procedura dell’hikanosis. Si teneva conto della capacità di produzione delle terre ripartite in tre categorie e della natura della produzione: i vigneti erano pesantemente tassati. Gli ispettori del fisco disponevano di tariffari. in una certa misura. fino al ix secolo. Sotto Alessio Comneno comparve una nuova procedura fiscale. L’esattore calcola la tassazione globale di una regione e la rapporta alla superficie delle terre. È stato suggerito [Hendy 651. hanno attribuito ai commerciari del vii e dell’viii secolo. percepibile a partire da Costantino V e di poco preceduta dal- . Questa misura cercava di mantenere costanti o aumentare le risorse dello Stato. confiscando le eccedenze. Questa soluzione è compatibile con il nuovo ruolo che alcuni storici. La synone costituiva uno dei prelievi complementari dell’imposta di base. giacché il proprietario pagava adesso soltanto per una parte dei suoi beni.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 141 L’amministrazione imperiale 141 l’imposta pagata da un contribuente corrispondesse alle sue proprietà. Secondo John Haldon. Tale ipotesi si fonda sull’idea che. la parte dell’imposta versata in natura fosse nettamente cresciuta. e che le avrebbero redistribuite ai soldati dei temi. tuttavia. Nicolas Oikonomides ha giustamente obiettato che nessun testo mette i commerciari in rapporto con l’esercito [635. Ancora una volta sono i secoli bui a creare difficoltà. Pertanto sotto i Comneni o il contribuente pagava di più sulla base del nuovo tasso. e forse cercava anche di stimolare a valorizzare le terre improduttive [Oikonomides 328. questa tassa aveva cambiato natura ed era ripartita sui contadini. a causa del forte declino della circolazione monetaria. c) La synone o coemptio. l’importanza apparente della synone e la struttura di rifornimento degli eserciti. Questa imposta personale è attestata dal vii secolo [Zuckerman 376] ed è pagata da tutti i coltivatori. n. allo stato attuale della ricerca. Nell’epoca protobizantina. e poi dedotte dall’imposta ordinaria. liberi o pareci. in funzione della forza lavoro di cui disponevano: uno zeugaratos che possedeva una coppia di buoi pagava il doppio di un coltivatore che disponeva di un solo animale da tiro. la synone designa le derrate acquistate anticipatamente dallo Stato a prezzo fisso. anche in caso di turbolenze monetarie. non si vede un’alternativa soddisfacente che possa spiegare nello stesso momento la creazione temporanea di questo tipo di commerciario. oppure doveva restituire ciò che lo Stato finiva per considerare un’eccedenza di terre. b) Il kapnikon o focatico. Hendy. se ne venivano trovate. XII]. Nell’xi secolo. tanto più che la fine dei commerciari di questo tipo coincide con il ritorno alla monetarizzazione. in quest’epoca la synone avrebbe costituito il prelievo principale. a partire da Michael F. Haldon 386. Brandes 641] che questi ultimi avrebbero accumulato nei loro depositi le derrate provenienti dalla tassazione. pp. 56-60]. anche se qualche esattore si distinse per abusi particolarmente gravi. È riscosso da un commerciario. Il pagamento.2b_Bisanzio II_77-216 142 7-07-2008 13:55 Pagina 142 Le istituzioni dell’Impero l’attestazione dei protonotari tematici. come le corvées. sopra]. o alloggiare a spese di questo. di norma. Tra questi oneri. i Latini ottennero una riduzione sostanziale e. l’accoglienza dei funzionari e le varie sportule. i contribuenti erano sollecitati anche quando bisognava finanziare spese straordinarie. Gli eccessi. e si applica a tutte le transazioni mercantili al tasso normale del 10%. delimitandole con grande precisione: per esempio. o Andronico Comneno tra 1183 e 1185. Sotto i Comneni. e a rivolte dei contribuenti che talora massacravano il colpevole. tra le quali la più conosciuta è il kommerkion. come l’equipaggiamento di un esercito per opporsi a un’invasione nemica imprevista. Bisogna però riconoscere che le nostre conoscenze sui meccanismi finanziari dei secoli bui sono ancora troppo imperfette per arrivare a una conclusione definitiva su tali questioni. Oltre all’imposta di base. attestato a partire dall’viii secolo. nel caso dei Veneziani. talora designate con il significativo nome di epereiai o «estorsioni». nonché per spese ricorrenti. I contadini erano colpiti da numerose corvées. come la manutenzione delle strade e dei ponti. . Bisogna guardarsi bene dal contrapporre epoche in cui gli imperatori sarebbero riusciti a diminuire gli abusi ad altre in cui i sovrani avrebbero dato prova di lassismo. una soppressione di questa tassa. permettendo così una concorrenza sleale e scontentando i mercanti bizantini. 3. in particolare i monasteri. ai quali fu devoluta questa funzione. Senza dubbio gli imperatori isaurici. Questo è il motivo per cui figura al primo posto tra le servitù cui domandavano l’esenzione i contribuenti influenti. C’erano anche alcune imposte che non gravavano sulla terra. solo per un numero determinato di giorni. era suddiviso a metà fra acquirente e venditore. nel corso d’un anno un funzionario poteva insediarsi in casa di un contribuente. il mitaton o accoglienza dei soldati e degli ufficiali costituiva uno dei più gravosi e dunque dei più temuti. ma la corruzione rimase sempre a livello endemico. presero delle misure rigorose. la costruzione di fortezze… Lo Stato si sforzava di moderare gli effetti negativi di queste imposizioni supplementari. Le imposte complementari. conducevano a confische a danno degli esattori più avidi o maldestri. però. che però non è l’erede diretto dei commerciari dell’epoca alta [cfr. Tali misure lasciavano ciò nondimeno adito ai peggiori abusi fiscali. la quota delle tasse rappresentava tra un quarto e un terzo abbondante del reddito dei contadini. a prezzo di un calo della rendita. La pressione fiscale ha subito delle variazioni nel corso dei secoli. e che disponessero di appezzamenti più o meno grandi. che difatti annullò degli sgravi concessi precedentemente da Irene. e infine sotto Alessio Comneno. Sembra che tali aumenti. con il ritorno della sicurezza e l’acquisizione di qualche progresso agricolo. Nell’xi-xii secolo. La pressione fiscale. pp. dal momento che non dovevano più vettovagliare le città. a seconda che fossero locatari. È possibile che la svalutazione monetaria dell’xi secolo sia stata favorevole per i contribuenti. In compenso. . poi sotto Niceforo Foca. che impose a ogni categoria di soldati un carico fiscale superiore al passato e fece finanziare il resto delle spese militari a coloro che non partivano per il fronte. a corto di denaro all’inizio del suo regno. almeno in un primo tempo. siano stati percepibili dapprima sotto Niceforo I. sempre in relazione con l’impegno militare. allora in pieno declino. ci si potrebbe domandare se non sia stata la rendita dei proprietari a fare le spese degli adeguamenti fiscali [Zuckerman 330]. I cronisti sono sensibili agli aumenti delle tasse. che evidentemente scontentano i contribuenti. prima che lo Stato vi adattasse i suoi meccanismi di esazione [Morrisson 663].2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 143 L’amministrazione imperiale 143 4. anche se le condizioni tecniche dell’agricoltura hanno certo impedito evoluzioni troppo marcate. con l’eccezione del caso noto di Irene. risulta sospetta l’idea che il vii e l’viii secolo siano stati un’età d’oro fiscale per i contadini bizantini. che spiegherebbe la presunta minore proporzione di grandi proprietari in quest’epoca. 129135]. Si possono solo fare ipotesi sui periodi di alleggerimento fiscale. I contadini hanno peraltro sicuramente beneficiato di un prelievo minimo sulla produzione. A titolo di semplice ipotesi. desiderosa di crearsi un partito fedele. la possibilità di una rendita più cospicua avrebbe di nuovo reso attraente la grande proprietà. Tali calcoli rimangono comunque semplici stime [Oikonomides 328. inevitabile a causa delle spese. giacché proprio questo periodo corrisponde a uno sforzo bellico considerevole per assicurare la sopravvivenza dell’Impero. Il vii e l’viii secolo potrebbero aver conosciuto un altissimo livello di prelievo statale. in seguito. I privilegi legati a dei beni erano ereditabili. come quelli del Monte Athos. Due movimenti. che un proprietario. l’imposta di base. Alcune categorie della popolazione. Le esenzioni dalle tasse straordinarie sono in compenso ben attestate a partire dall’xi secolo. Potendo così mettere a coltura più terreni. che mantenevano i cavalli della posta imperiale [Oikonomides 328]. essendo in grado di offrire ai contadini condizioni migliori rispetto ai propri concorrenti tassati per intero. quando la nostra documentazione si fa più ricca. dovette ricorrere a questa misura che lo rese impopolare e contribuì alle sue dimissioni. è stata raramente oggetto di esenzione. hanno beneficiato di privilegi globali. fatti salvi gli sgravi temporanei accordati quando un disastro aveva provocato la distruzione dei raccolti. in particolare in periodi di instabilità politica). si arricchivano più rapidamente. la più importante. allora riesce a ottenere delle esenzioni importanti. e. nel x secolo.2b_Bisanzio II_77-216 144 7-07-2008 13:55 Pagina 144 Le istituzioni dell’Impero 5. di norma. ostacolavano questa espansione. con la moltiplicazione delle donazioni imperiali (finalizzate a procurarsi dei fedeli. d’altro canto. di fronte alla casse vuote del Tesoro. perché alcuni vi hanno visto uno dei tratti più importanti della «feudalità» bizantina e sono arrivati a fare paragoni con l’immunità occidentale [Ostrogorsky 460]. come gli ecclesiastici o. poiché toccava l’aristocrazia e i monasteri della capitale. L’esenzione fiscale. cugino di Michele VII. come il gran domestico di Alessio Comneno. sulla base dei registri di possedimenti laici conservati. ottennero dei logisima (la concessione da parte dell’imperatore di una somma pari alla tassa da pagare. Alcuni monasteri. Su scala più modesta. come Andronico Duca. è vero. ma più si- . quando si innalza nella scala sociale. o quando fa parte dell’aristocrazia fin dalla nascita. alcuni funzionari palatini. come gli exkoussatoi del dromo. riescono anch’essi a strappare privilegi. sempre rara. La realtà sembra piuttosto differente. Si può chiaramente evincere. Altri sono stati «scusati» perché assolvevano altri obblighi. dal momento che fino alla fine dell’xi secolo. come nel caso di Isacco Comneno che. Alcuni imperatori abolivano o riducevano i vantaggi concessi dai predecessori. le perdite del fisco dovettero accrescersi regolarmente. I monasteri influenti. dispensare da un obbligo) ha provocato discussioni tra i bizantinisti. Gregorio Pacuriano. L’estensione delle esenzioni (o exkousseiai. a forza di maneggi nella capitale. I beneficiari se ne avvantaggiavano per attirare nei loro possedimenti la manodopera. dal latino excusare. che dunque ne risultava annullata) su una parte modesta dei loro beni. Costantino Leicuda. aveva dovuto restituire i documenti che gli concedevano diritti sulle enormi rendite del sekreton che gestiva la pia fondazione dei Mangani. A partire dalla fine del ix secolo. La pronoia offre rendite statali al suo beneficiario. L’evoluzione dell’xi e del xii secolo. ma senz’altro hanno contribuito a modificare il sistema per mezzo del quale lo Stato si procurava entrate sufficienti. riscuote meno di frequente le tasse direttamente dai contribuenti. lo perdonò e gli offrì le rendite fiscali di due province d’Oriente. sviluppando altre risorse. e d’altro canto. 6. Da una parte lo Stato si preoccupa sempre meno di percepire l’imposta fondiaria tradizionale. All’imposta fondiaria si aggiungeva così la rendita dell’affitto pagato da ogni contadino al proprietario. L’evoluzione della posizione statale verso tali questioni può essere ricostruita attraverso la sua politica riguardo alla terra clasmatica. e istituisce la pronoia. la principale cassa del fisco in provincia [Oikonomides 340]. dopo aver vinto Barda Sclero nel 989.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 145 L’amministrazione imperiale 145 stematica. cap. In ogni caso. x]. dato che soprattutto. si è visto. aveva accresciuto la quota delle terre pubbliche. a partire dall’xi secolo. L’impulso potrebbe essere stato fornito da Basilio II. È dunque poco probabile che le esenzioni fiscali abbiano contribuito a svuotare irreparabilmente il Tesoro prima del 1204. perlopiù decise di tenersi le terre e di sfruttarle per conto proprio. quando in una comunità una terra abbandonata non produceva più tasse per trent’anni. La documentazione in nostro possesso prova che i proprietari cercavano di far confermare le vecchie crisobolle dai nuovi sovrani. Nel x secolo. il fisco rivendeva le terre clasmatiche a un prezzo spesso ridicolo. prima di essere nominato patriarca. l’ufficio incaricato di gestire le terre possedute in proprio dal fisco (oikeiaka) compare nella documentazione a partire dal 1030 e assume importanza crescente per divenire. i funzionari del fisco tendevano a rimettere in discussione i favori accordati. benché questo punto resti discutibile. a partire dai Comneni. a causa dell’aumento della manodopera. Occorre notare due cambiamenti principali. nel xii secolo. La devoluzione di una rendita fiscale a un privato non è una novità dalla fine dell’xi secolo. L’i- . mentre dopo. Approfittavano della perdita di documenti ufficiali o rifiutavano di prenderli in considerazione se erano molto vecchi. Lo stesso Basilio II. era separata dal registro comunitario e diveniva proprietà statale [cfr. avendo eseguito vaste confische. poiché. gli imperatori concedevano dei sekreta ai loro intimi. In maniera analoga. divennero inquieti per il timore di essere espropriati dei beni a profitto di Isacco. in un momento in cui cercava di ridurre il costo dell’amministrazione. ma al pronoiaro. e può eventualmente accordare delle donazioni di pareci. Lo Stato concede perlopiù una quantità di tasse che i contribuenti non versano più all’esattore. i suoi fratelli Isacco e Adriano e suo cognato Niceforo Melisseno. la pronoia si diffuse per pagare i funzionari. che così dunque aumentavano notevolmente la propria rendita. adesso versano la somma al beneficiario della pronoia [Kazhdan 389]. Il beneficiario si vedeva procurate rendite più regolari. In linea di principio. vii. non necessariamente un militare. Quando i monaci di Lavra. in quanto l’agente del pronoiaro si sostituiva al funzionario del fisco. non era raro lamentare gravi ritardi nel versamento delle rogai. ovvero. cap. Si tratta dell’attribuzione vitalizia. in ricompensa di servizi resi o da rendere. di una rendita statale (imposta fondiaria di un terreno. poiché la tecnica del logisimon o del solemnion autorizzava il beneficiario a percepire per proprio conto le imposte dovute per i suoi possedimenti terrieri. diritti doganali ecc. Lo Stato non abbandona dunque i suoi diritti teorici e può riprendersi il suo bene nel caso il servizio in questione non sia reso. In precedenza. Lo Stato evitava così ogni intermediario tra il contribuente e il funzionario. per il contribuente non cambiava nulla. sul Monte Athos. prima del 1204. appresero che avrebbero dovuto pagare le tasse a Isacco. mentre non si notano simili movimenti presso i pronoiari.) a un personaggio. ma il contribuente non aveva più legami diretti con l’amministrazione fiscale centrale. pp.2b_Bisanzio II_77-216 146 7-07-2008 13:55 Pagina 146 Le istituzioni dell’Impero stituzione della pronoia inquadra definitivamente questa pratica. per somme molto più modeste di quelle accordate ai membri della famiglia imperiale. i pareci che lavorano sulle terre dello Stato e pagano contemporaneamente una tassa e un affitto più o meno fusi nello stesso versamento. Nel corso del xii secolo. I pronoiari non avevano il diritto di modificare il tasso d’imposta. com’è il caso del cesare Gio- . Questi ultimi peraltro continuarono a riceverne. che condussero a ribellioni militari. perché se le procurava egli stesso. e per rassicurarli ci volle la garanzia dell’imperatore che le cose non stavano affatto così. in particolare durante la crisi monetaria della seconda metà dell’xi secolo. Il versamento delle tasse a un privato non era una pratica radicalmente nuova. da parte dell’imperatore. fratello di Alessio. il pakton. in particolare i soldati [cfr. I primi casi noti di pronoia hanno riguardato alcuni parenti stretti di Alessio Comneno. 185-86]. se non addirittura a titolo di semplice liberalità imperiale. necessariamente. le rendite del pronoiaro non corrispondevano più a quanto gli era dovuto. varie dignità imperiali e si facevano rispettare con guardie del corpo. come le armi. Nessuno difende più l’idea di uno Stato che controllava gli scambi.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 147 L’amministrazione imperiale 147 vanni Rogerio nella regione di Strumitza o del cesare Ranieri di Monferrato. lo Stato prelevava una parte della produzione e disponeva d’una gran quantità di denaro contante. eccezion fatta per qualche prodotto strategico. che non solo costituiva il suo principale strumento d’influenza sociale ma ne faceva anche. 7. il primo attore dell’economia bizantina. Quando un funzionario non risultava soddisfacente. A paragone dell’exkousseia. I pronoiari più importanti mantenevano un’amministrazione parallela i cui responsabili ottenevano. Lo Stato si limitava a regolare i . tramite il proprio capo. Infine. per disgrazia. poteva stabilirsi una relazione di dipendenza tra un grande pronoiaro e i suoi contribuenti. Se. dimodoché il pronoiaro vedeva aumentare le proprie rendite senza che lo Stato gli riprendesse le eccedenze. dopo la caduta di Costantinopoli. A lungo andare. gli veniva ritirata. Queste amministrazioni finivano dunque per sostituirsi a quella statale. questi non mancava di rivolgersi al fisco per farsi integrare la pronoia. tuttavia. come nel caso del Peloponneso. Se al pronoiaro veniva assegnato un villaggio. che ottenne le tasse di Tessalonica. perché i funzionari incaricati della perequazione fiscale nelle province. passavano solo di rado nei villaggi. ma solo dopo il 1204. Era per sua natura vitalizia e non trasmissibile. questi grandi pronoiari negoziarono spesso la loro resa di fronte ai conquistatori latini. soprattutto in caso di espansione economica. cosa che dava al primo un’influenza sociale suscettibile di essere esercitata a discapito dell’imperatore. quest’ultimo poteva svilupparsi nel contesto favorevole del xii secolo. Nel 1204. il legno da costruzione e i tessuti di porpora. e davano loro un’autorità diretta sui sudditi del basileus. gli exisotai. Il ruolo dello Stato nell’economia è stato oggetto di interpretazioni divergenti. La pronoia conobbe un’evoluzione che accentuava i suoi inconvenienti e finì – tardivamente – per divenire ereditaria. Per il tramite della fiscalità. il fisco rischiava di rimetterci. genero di Manuele Comneno. Il ruolo dello Stato nell’economia. la pronoia aveva il vantaggio di essere commisurata alla durata del servizio reso. È inutile insistere sulla sua funzione di redistribuzione per mezzo del versamento delle rogai e più tardi della concessione delle rendite. se possiamo concederci questo anacronismo. La risposta deve essere calibrata a seconda delle epoche. lo Stato sembra intervenire per stimolare il grande commercio reso letargico dalle circostanze. il pubblico e il privato. è caratteristica di tale evoluzione. indirettamente. come regolatore. vede aumentare la propria importanza nel corso dei secoli. con l’impiego ritrovato della moneta e. era sicuramente considerevole. Questo sviluppo non impedisce peraltro la sopravvivenza del baratto. anche nell’epoca in cui la monetarizzazione è più avanzata [Saradi 329]. 691]. cap. l’accrescimento delle eccedenze agricole che provoca. xii. 317]. un nuovo sviluppo delle produzioni di lusso. compresi quelli concessi a potenze straniere (Bulgaria o principato di Kiev. Si ignora però quale parte rappresentasse il mercato nel contesto degli scambi. in beni preziosi o in contanti. Le sete tessute nel laboratorio del blattion sotto l’autorità di un arconte costituiscono una risorsa politica e diplomatica. Lo Stato interviene nel commercio degli oggetti di lusso. emirato di Aleppo. Può essere spiegato così il prestito forzato imposto agli armatori da Niceforo I [cfr.2b_Bisanzio II_77-216 148 7-07-2008 13:55 Pagina 148 Le istituzioni dell’Impero mercati. i migliori rappresentanti di questa libertà di scambio. i doni degli imperatori ai sovrani stranieri comportano a volte somme considerevoli. e raggiungono l’equivalente di parecchie centinaia di migliaia di monete d’oro. sia come committente sia come fornitore sia. più tardi Venezia). L’economia di mercato. La parte sempre più importante che svolsero negli scambi i mercanti italiani. salvo in tempo di crisi. tutti situati nel Gran Palazzo. Il valore dei beni preziosi stoccati nelle riserve dell’eidikon o dei vestiaria. 681-96] sugli scambi non commerciali. in particolare per evitare che i magnati o i ricchi proprietari privino gli artigiani di materie prime o invadano il mercato con i propri prodotti. pp. infine. o ancora non volgano a proprio profitto l’organizzazione delle fiere. p. mentre le somme registrate nei contratti italiani tra commercianti nel xii secolo si esprimevano ancora in centinaia o al massimo migliaia di iperperi. Come ha ben sintetizzato Laiou nel suo contributo all’Economic History of Byzantium [612. Prima del x secolo. . Angeliki Laiou accetterebbe l’ipotesi alta di una parte del 40% occupata da prodotti non agricoli nel contesto della parte monetarizzata dell’economia del xii secolo [612. La legislazione interviene per far rispettare una concorrenza leale. senza dubbio. p. l’influenza della Chiesa si manifesta nella riduzione delle possibilità di divorzio. Dopo aver stimato in passato che tale influenza fosse nettamente percepibile a partire dall’epoca di Giustiniano. talora ereditate dall’antichità più remota. alle quali non è personalmente sottoposto (princeps legibus solutus est). con l’eccezione delle consuetudini locali che sono utilizzate per difetto. hanno anch’esse influenzato il diritto imperiale. L’Ecloga («scelta» di leggi) costituisce il primo tentativo di rinnovamento globale della legge in vigore dal tempo di Giustiniano. come il furto di bestiame. relativamente a questioni secondarie. Queste lyseis costituiscono la giurisprudenza. È molto breve rispetto al Codice giustinianeo. al punto che è difficile determinare i vari apporti [Beaucamp 269]. Questa non è un testo imperiale.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 149 L’amministrazione imperiale 149 ii. L’imperatore resta l’unica fonte delle leggi. Non è un caso se fu promulgata nel 741. considerando che le pratiche sociali e le tradizioni. lo spostamento di recinti. come i questori. quando si affermava il potere degli Isaurici. oggi gli specialisti sono più prudenti. Ci si è interrogati sull’influenza della cristianizzazione sull’evoluzione del diritto bizantino. 1. quando non contraddicano la legislazione imperiale. a) L’Ecloga. la legge. e si accresce al punto che le controversie in questo ambito furono progressivamente risolte solo davanti a tribunali ecclesiastici. L’imperatore affida a dei professionisti. tra cui la Legge agraria. ma i suoi 18 titoli affrontavano i principali aspetti della vita quotidiana. A questa attività legislatrice si aggiungono le numerose risposte alle questioni di diritto sollevate dai funzionari dell’Impero. come il diritto matrimoniale. La Legge militare ricorda che i . comprende 85 articoli e tratta di problemi pratici del mondo rurale. la redazione dei testi giuridici. La popolarità di quest’opera fu tale che il suo contenuto venne incorporato nell’Hexabiblos. I codici. In alcuni ambiti tuttavia. compilazione del giurista Costantino Armenopulo risalente al xiv secolo. L’Ecloga fu accresciuta di appendici che riprendevano testi anteriori. daterebbe all’epoca di Giustiniano II. i danni al raccolto. in cui si correggevano i presunti errori di Fozio. l’influenza del cristianesimo si fa sentire nella relativa moderazione delle punizioni. Numerosi manoscritti conservano anche. La difesa dei beni stratiotici generò tutta una serie di novelle promulgate dagli imperatori che vanno da Leone VI a Basilio II. . o.2b_Bisanzio II_77-216 150 7-07-2008 13:55 Pagina 150 Le istituzioni dell’Impero soldati sono immuni dalla giurisdizione civile. la più conosciuta delle quali. spesso derivati da commentatori del vi e vii secolo. Altri ancora hanno elaborato delle opere che facilitavano la consultazione dei Basilika. Le novelle. le novelle degli imperatori macedoni e dei Comneni. e ci è pervenuta una collezione di 113 sue novelle. desideroso di atteggiarsi a buon sovrano. e tratta principalmente delle punizioni da infliggere ai soldati colpevoli di diserzione. I giurisperiti hanno rapidamente aggiunto dei commentari (scoli). la Synopsis Basilicorum Maior. I Basilika. ma venne sostituita poco dopo dal Procheiron («Manuale»). Il testo è ancora una volta basato sulla compilazione del Digesto e del Codice di Giustiniano. in appendice. fu la prima raccolta a comparire. L’usurpatore Basilio I. nonché sulle novelle di questo sovrano. I due codici avevano per fonte comune il Corpus Iuris Civilis. con l’eliminazione delle disposizioni giudicate superflue o obsolete. ha goduto di un’ampia diffusione. L’Epanagoge o meglio Isagoge («Introduzione»). salvo in caso di adulterio. in parte sotto l’influenza del patriarca Fozio. e annovera delle clausole che regolano la spartizione dei profitti tra l’equipaggio e l’armatore. in qualità di fonti della Legge. Leone VI fu un legislatore particolarmente prolisso. in cui alla pena capitale si sostituiscono le mutilazioni. Gli imperatori completavano incessantemente le leggi esistenti. comprendevano 60 libri organizzati tematicamente. promulgati sotto Leone VI. Le Legge rodia concerne le questioni marittime. La prima metà di queste leggi riguarda il diritto delle persone. b) I Basilika. in traduzione greca. affrontò il problema del riordino delle leggi e decise di rielaborare un nuovo codice. In questi casi. composta da 40 titoli. 2. che cercavano in particolare di armonizzare il diritto imperiale e il diritto canonico [Noailles 86]. riducendo i casi in cui un matrimonio o un fidanzamento potevano essere rotti. al contrario. anch’esso composto da 40 titoli. insubordinazione o saccheggio. vada regolarmente crescendo. Nel 1142 un giurista rimasto anonimo iniziò un commentario dei Basilika intitolato Ecloga Basilicorum. . quella di nomophylax. e che la precisione degli atti conservati. pp. ormai resa possibile per gli eunuchi. L’educazione di tabulari o notai è nota dal Libro dell’eparco. in particolare quelli dell’Athos. 34-37]. ma trattò solo dieci libri su sessanta. Chi praticava la giurisprudenza disponeva di manuali: oltre alla Synopsis dei Basilika. non erano necessariamente tenuti ad acquisire conoscenze giuridiche approfondite. Questo insegnamento era in primo luogo destinato a formare alti funzionari competenti. ma fu Costantino Monomaco a rifondare una cattedra pubblica. Si poteva anche assistere ai corsi del nomophylax. costituiva un indice dei Basilika. Giovanni Xifilino. l’eredità. che sembrano legate a quelle che fornivano un insegnamento generale. il Tipoukeitos. I funzionari dell’Impero. che affidò a uno dei suoi vecchi consiglieri. futuro patriarca. e che fu installata nella grande fondazione imperiale dei Mangani. con l’inclusione di elementi della legislazione più recente e di esempi concreti.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 151 L’amministrazione imperiale 151 il matrimonio – l’imperatore della Tetragamia condanna formalmente le terze nozze! –. a meno che quest’ultimo non si fosse limitato a formare i notai pubblici. le doti. redatto prima del 1100. La formazione dei giuristi. in quanto erano aiutati da giurisperiti. l’adozione. gli apprendisti dovevano conoscere a mente i 60 libri dei Basilika. Qualsiasi insegnamento pubblico del diritto era cessato dopo il vii secolo. come la scuola situata nella chiesa dei Quaranta Martiri [Magdalino 570. Le esigenze non erano le stesse per i futuri funzionari o per i giovani destinati a divenire notai o tabulari. senza che il 1204 causi in quest’ambito una flessione duratura. in particolare i giudici. Esistevano delle scuole professionali. 3. integrato da riferimenti alle fonti. Per ottenere uno dei 24 posti di notaio privato a Costantinopoli. Si ha la sensazione che il livello e il numero di buoni giuristi sia regolarmente aumentato nell’xi e xii secolo. L’idea di educare a Palazzo gli ausiliari diretti del potere risale all’epoca del cesare Barda. I consiglieri dell’imperatore. Nell’xi secolo. La parola logos. Nel Medioevo nessuna istituzione è paragonabile al concistoro dell’epoca costantiniana. il logoteta del dromo Teoctisto. attestato fin dal tempo della dinastia macedone. la responsabilità di eventuali abusi è imputata all’imperatore in carica e talora giustifica delle rivolte. Il più solenne. Di conseguenza. L’imperatore governa con l’intermediazione dei suoi subordinati. che non condusse mai un esercito. l’imperatore inviava prostagmata o prostaxeis. il protosebasto e protovestiario Alessio Comneno. la data (mese e indizione). come nel caso dei privilegi accordati ai Veneziani da Basilio II o Alessio Comneno. compresi trattati con potenze straniere. affinché applicassero la decisione imperiale. ai funzionari. Un imperatore come Leone VI. sembra avere a lungo contato sui consigli di Niceforo Foca il Vecchio. Le reggenti dell’Impero sentirono spesso la necessità di appoggiarsi a un consigliere privilegiato: Teodora. Le crisobolle sono destinate a garantire dei privilegi.. che hanno il potere solamente per delega del sovrano. madre di Alessio II Comneno. Questa serie di parole scritte di pugno dal sovrano porta il nome di menologio. i funzionari. Maria di Antiochia. da lui promosso a domestico delle scholae. 1. Di norma. è suggellato. L’imperatore sceglie secondo la sua volontà la cerchia ristretta dei consiglieri. sono presenti i più elevati funzionari civili e i generali più importanti. L’imperatore emette documenti tramite la cancelleria. basileus e autocratore dei Romani. durante il quale si susseguirono imperatori a volte inesperti e poco inclini a interessarsi ai dettagli del governo. fedele in Cristo Dio) sono vergati in cinabro (inchiostro vermiglio). da una bolla d’oro. il legimus e la firma completa dell’imperatore (N. si pose sotto l’influenza di un eunuco. il consigliere privilegiato aveva una posizione riconosciuta e nei testi viene definito il mesazon («intermediario») o il paradynasteuon («colui che affianca il . come indica il nome. affidò il potere a un parente del defunto sposo. il logos crisobollo.2b_Bisanzio II_77-216 152 7-07-2008 13:55 Pagina 152 Le istituzioni dell’Impero iii. brevi documenti che recavano la firma del sovrano vergata con il cinabro. l’amministrazione centrale. Per rendere nota la sua volontà. madre di Michele III. vitto e alloggio. in particolare nell’ambito del diritto e della retorica. Michele Attaleiata. civile per Niceta ed ecclesiastica per Michele. iv. una provincia d’origine comune facilitavano l’inizio della carriera. appena arrivato al potere. Anna Dalassena. i quali ormai occupano anche le più alte funzioni. cap. creò la funzione di logoteta dei sekreta. ci mostra Romano Diogene che sollecita il parere dei partecipanti. di clientela. un funzionario o un membro dell’alto clero intercedevano presso il sovrano per collocare elementi brillanti della loro città d’origine. poco esperta e dotata senza dubbio di scarsa istruzione. affidò gli affari interni dell’Impero alla madre. Numerosi funzionari ricevevano una gratificazione (synetheia o sportula) per gli atti che redigevano in favore di un beneficiario. introducevano i loro cadetti. a loro volta. il consiglio imperiale si confonde con la riunione dei parenti stretti dell’imperatore. Per aiutarla. Il reclutamento dei burocrati si effettuava. funzione che rimase anche dopo l’allontanamento di Anna. titoli peraltro che non furono mai ufficiali. A questo si sommavano i vantaggi in natura forniti dagli amministrati.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 153 L’amministrazione imperiale 153 potere»). p. A partire dal regno di Alessio Comneno. a prestar fede alle lamentele degli amministrati. La decisione finale è presa dall’imperatore. ma soprattutto per raccomandazione. Alessio Comneno. dai quali ottenevano il proprio potere. ma non mancavano gli abusi. che assistette al consiglio precedente alla battaglia di Mantzikert. Possediamo pochissimi resoconti di tali riunioni. 93]. Il reclutamento e la remunerazione dei funzionari. Le somme erano in linea di principio fissate per legge. I legami di parentela. come si è visto [cfr. è naturale. pretendevano da loro un giuramento di fedeltà (pistis). e questi ultimi. Non erano tanto le . Le modalità di retribuzione dei funzionari sono variate a seconda del tempo e della funzione esercitata. Spesso. 2. anche in funzione delle competenze dell’interessato. I funzionari civili sembrerebbero aver goduto di introiti più cospicui di quelli dei colleghi che servivano nell’esercito. Erano tenuti a essere leali e gli imperatori. incaricato di supervisionare l’amministrazione civile. È così che i fratelli Coniati giunsero al culmine della gerarchia. i quali sembrano esprimersi con una certa libertà esponendo opinioni divergenti sul modo di difendere le frontiere orientali dell’Impero. lo Stato assicurava loro una rendita regolare sotto forma d’uno stipendio (roga). Di norma. accresciuto da un’annona proporzionale all’importanza della carica. L’imperatore Andronico I Comneno decise di innalzare notevolmente il loro stipendio. che tradizionalmente percepiva le imposte commerciali della sua provincia di frontiera. e doveva acquistare la propria carica a carissimo prezzo. cfr. quella dei giudici di tema era la più criticata. almeno per quanto riguarda i funzionari del fisco. Nelle pagine seguenti verranno menzionati solo i principali servizi e i relativi funzionari [per l’amministrazione di Costantinopoli. una parte dei funzionari civili subalterni era direttamente remunerata dagli utenti. anch’essi provvisti del loro seguito personale [Oikonomides 240]. il seguito che li accompagnava nell’esercizio della loro funzione. per esempio. i principali servizi statali. Le rendite risultanti erano però considerevoli. . In aggiunta ai loro introiti monetari. in particolare in provincia. i funzionari in missione fuori dalla capitale potevano esigere l’alloggio per sé e per il seguito. di farsi rispettare dagli aristocratici della sua provincia. Questo entourage permetteva a uno stratego di tema. In epoca medievale. È il caso dello stratego di Mesopotamia. Alcuni militari erano pagati secondo modalità analoghe. Le rendite dei funzionari più elevati servivano anche a retribuire il loro entourage. Anche queste prestazioni secondarie erano strettamente regolamentate da testi. Si noterà comunque l’assenza di uniformità e l’esistenza di numerose pratiche specifiche dovute alle tradizioni locali. da 20 a 60 libbre d’oro per gli esempi conosciuti. a condizione che rinunciassero a intascare bustarelle. quanto le synetheiai che fornivano sostanziosi complementi. Non abbiamo esempi concreti anteriori all’epoca tardoantica. oltre il vettovagliamento. perché comportava delle sentenze inique. ma ne aveva guadagnati 1000 a titolo di emolumenti per i suoi atti. ma ciò non impediva gli abusi. iv. «piccoli panieri» che contenevano per esempio del pollame. sotto forma di kaniskia.2b_Bisanzio II_77-216 154 7-07-2008 13:55 Pagina 154 Le istituzioni dell’Impero rogai a essere più elevate. cifra di sicuro eccezionale per un debuttante. cap. ma ricordiamo che nel vi secolo il giovane Giovanni Lido riceveva come exceptor presso la prefettura del pretorio un salario da 10 a 20 nomismata. e che li distingueva dagli altri funzionari subalterni inviati da Costantinopoli. L’effetto della riforma non superò la breve durata del regno di questo sovrano. Gli imperatori avevano accordato elevate rendite di questo tipo nella speranza di ridurre l’endemica corruzione. l’altra ipotesi proposta. se necessario. n. diretti da funzionari chiamati logoteti. in un saggio fondamentale [635. i prostagmata e le leggi. tra cui le crisobolle. ai più importanti personaggi dello Stato. A partire dal ix secolo. Nell’Antichità. scritte in reparti specializzati. ha mostrato l’evoluzione della funzione del commerciario. i più talentuosi dei quali potevano sperare in una bella carriera. riscuotere le tasse (dieceti). spesso antichi subordinati del prefetto e dei comites scomparsi. spesso reclutati nelle famiglie dell’aristocrazia civile. i commerciari divennero semplici esattori dei diritti di transazione sui mer- . la cancelleria è diretta da un protoasekretis che ha al suo servizio dei notai (asekretai). Nicolas Oikonomides. 2. Gli uffici di Costantinopoli erano popolati anche di giovani segretari (grammatikoi). Eppure. Il logoteta del genikon («generale») dirige il principale servizio fiscale e riscuote l’imposta sulla terra. In questa stessa epoca. L’autore attribuisce questa estensione allo sviluppo della sericoltura e della produzione di seta. rivedere il catasto. come nel vi secolo. Le finanze. Furono sostituiti da diversi grandi sekreta. dal comes delle sacre largizioni (comes sacrarum largitionum) e dal comes del patrimonio privato (comes rei privatae). incaricati di redigere i documenti amministrativi. i depositi (apothekai) dei commerciari sono attestati in tutte le province dell’Impero e non più solo in Oriente. dalla metà del vii secolo fino all’epoca di Leone III. come si è visto. e di un personale subalterno di notai. laddove esiste (epopti). Il contenuto degli atti era verificato dal preposito del calamaio (epi tou kanikleiou). VIII]. L’antica distinzione tra beni della Corona e beni fiscali fu mantenuta.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 155 L’amministrazione imperiale 155 xi]. 1. In epoca medievale. che scomparvero tutti nel corso della prima metà del vii secolo [Haldon 126]. che è appaltata. ipotesi che è stata accolta con scetticismo. la raccolta della synone. I suoi sottoposti hanno competenza per stabilire i registri fiscali (cartulari). si scontra con pesanti obiezioni. che successivamente apponeva i segni di autenticazione in inchiostro purpureo (cinabro) prima di farli firmare. La cancelleria1. Questo ufficio approntava gli atti imperiali. dall’imperatore. i servizi finanziari erano stati dominati dal prefetto del pretorio. incaricato di raccogliere e senza dubbio di distribuire il grano annonario destinato ai funzionari. Comandava inoltre i capimastri degli opifici (arconti degli ergadosia) che fornivano gli oggetti preziosi distribuiti a Palazzo. Aggiorna inoltre i ruoli militari. disponeva di riserve monetarie e di oggetti preziosi (d’oro e di seta) che utilizzava per equipaggiare una flotta e per pagare le rogai. il sacellario è divenuto il controllore delle finanze dello Stato. e i loro sigilli perdono l’immagine dell’imperatore in carica che li distingueva dagli altri funzionari. 3. Il preposito all’eidikon o idikon. Le loro rendite erano. Il comes delle acque. e sui responsabili delle pie fondazioni che non sono indipendenti. destinate a opere di carità. amministrate da un personale di intendenti specializzati. dove erano conservati il necessario per equipaggiare una flotta nonché. ma anche l’arconte tes charages. era in origine un membro del sacrum cubiculum. gerokomoi (direttori d’ospizio). in particolare quelli dove sono registrate le strateiai che compongono le liste dei soldati mobilitabili dei vari temi. senza dubbio. A partire dal vii secolo. giacché da lui dipendevano non solo l’exartistes (capo dell’arsenale). Il logoteta dello stratiotikon si occupa del reclutamento e del finanziamento dell’esercito. come gli xenodochoi (ospitalieri). gli imperatori hanno affidato ai sacellari. è responsabile del Tesoro statale. Il cartulario del vestiarion pubblico era responsabile dell’arsenale. dipendono anch’essi dal logoteta del genikon.2b_Bisanzio II_77-216 156 7-07-2008 13:55 Pagina 156 Le istituzioni dell’Impero cati. in linea di principio. ma furono spesso stornate in favore di protetti dell’imperatore. Infine. Tali fondazio- . Nell’viii secolo. la cui prima funzione risale a Zenone. Ha autorità. sui controllori dei pesi e delle misure (zygostatai). tra l’altro. ossia il Tesoro speciale o privato. sui protonotari dei temi. direttore del dipartimento dove si batteva moneta. e ha notai che lo rappresentano in ciascun ufficio. Le «case pie» (euageis oikoi) sono strutturate sullo stesso modello dei grandi oikoi laici. il sacellario. e il comes della Lamia. dei comandi che non si limitavano alle loro competenze finanziarie. apparso solo nel ix secolo. Il preposito della sacella. Come riflesso della molteplicità dei suoi compiti. incaricato di riscuotere le tasse sulla distribuzione dell’acqua. e possiedono vaste proprietà fondiarie in tutto l’Impero. Le istituzioni pie. loro uomini di fiducia. dispone di numerosi subordinati. riserve di metalli preziosi. In linea di massima i salvacondotti erano rispettati. e ottengono senza sforzo vesti e nutrimento dalla mano imperiale. si occupa della manutenzione della rete stradale. sorveglia i funzionari provinciali e dirige i servizi di spionaggio [Koutrakou 223. Avevano il diritto di portarsi dietro mercanzie da vendere. Il grande curatore gestisce i possedimenti imperiali. come se fossero ricchi proprietari terrieri dotati di rendite d’ogni sorta. fa circolare corrieri che portano i messaggi imperiali. nello specifico con l’intermediazione di intendenti (episkeptitai). 4. e poi di nuovo largamente dotato da Costantino IX Monomaco. . Jacoby 222]. dei quali si redigeva una lista dettagliata affinché non se ne perdesse qualcuno per strada.7.5]. L’orfanotrofo dirige il grande orfanotrofio di Costantinopoli [Miller 634]. allora rifugiato in quella città [Shepard 1067]. e in numerosi casi ottennero l’indipendenza amministrativa. il logoteta del dromo (l’antico cursus publicus). o almeno del suo sovrano. Perlopiù partivano in coppia. ma erano scelti per la loro lealtà e la conoscenza del paese in cui si recavano. Gli ambasciatori non erano professionisti. aiutato da un protonotario.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 157 L’amministrazione imperiale 157 ni ottennero un’importanza crescente a partire dal ix secolo. e Niceforo Urano fu detenuto per anni a Bagdad dal califfo. e questo permetteva loro di rientrare nelle spese e di essere remunerati per queste lunghe missioni. per essere sostituito nell’xi secolo dall’economo delle case pie. e uno dei due era un ecclesiastico. che acquista importanza a partire dall’xi secolo: … gli abitanti hanno un alloggio. in particolare quando si recavano in un paese musulmano. Alessiade. Il logoteta riceve le ambasciate straniere e garantisce il loro alloggio e la loro sicurezza. La cosa più sorprendente è che questi indigenti. è dunque sempre un intimo dell’imperatore. Il curatore dei Mangani ha la responsabilità di uno dei più grandi possedimenti imperiali. riorganizzato e dotato di almeno una grande proprietà da Basilio I. Fungendo contemporaneamente da capo dei servizi segreti e da ministro degli Esteri. Il dromo. A partire dall’viii secolo. Non bisogna però dimenticare che Urano fu accusato di aver tentato di avvelenare Barda Sclero. Portavano con sé propri servitori e i regali da offrire. ma Leone Cherosfacta trascorse qualche tempo nelle prigioni dello zar Simeone. hanno come intendente e amministratore dei loro mezzi di sussistenza l’imperatore in persona e i suoi collaboratori [Anna Comnena. 15. La giustizia. a partire dal ix secolo si vede emergere invece un gruppo di giudici specializzati. con i governatori (o arconti) che esercitavano tale funzione nelle province. Gkioutzioukosta 347]. raccolta giurisprudenziale. il protoasekretis. I collegi dei giudici dell’Ippodromo e del Velo sono attestati per la prima volta nel Taktikon scorialensis (971-75). miravano a ridurre il numero dei servizi e ad adattare l’amministrazione alle nuove realtà fiscali [Magdalino 344]. come portato dello sviluppo demografico ed economico. il dikaiophylax e il misterioso prokathemenos ton demosiakon [Macrides 299. apparvero nuovi presidenti di tribunale. 6. il questore tratta questioni di eredità. nelle quali non si distingue un piano d’insieme. Parecchi di loro servivano fuori dalla capitale per presiedere i tribunali dei temi. di essere un capo militare per presiedere al più importante tribunale di Costantinopoli. Sappiamo grazie a una novella di Manuele Comneno che nel xii secolo la giustizia era amministrata da quattro funzionari: il drungario della Veglia. È probabile che i giudici del Velo rappresentassero un’élite. ma sono assistiti da esperti. il genikos di contenziosi fiscali… Tali funzionari non sono necessariamente giuristi di formazione. il prefetto di questioni commerciali. Eustazio Romeo [Oikonomides 346]. La responsabilità della giustizia era suddivisa tra numerose istituzioni di cui non è sempre facile definire le competenze. In seguito all’accrescersi del numero di cause. che per giunta cambiavano nel corso del tempo. La Peira. selezionata tra quelli dell’Ippodromo. Se ignoriamo gran parte del funzionamento del sistema giudiziario nei secoli bui. testimonia dell’attività di uno dei primi titolari di questa carica nonché uno dei più innovatori. L’evoluzione dell’amministrazione sotto i Comneni. Le riforme di Alessio Comneno. che comunque doveva essere perlopiù in continuità con l’epoca precedente. ogni funzionario a capo d’un servizio detiene una parte del potere giudiziario: lo stratego dispone di un’ampia autorità disciplinare sui suoi soldati. intorno al 1030. Il drungario della Veglia cessa. Se l’imperatore è chiaramente il giudice supremo che può avocare qualsiasi processo in appello. Così il genikon.2b_Bisanzio II_77-216 158 7-07-2008 13:55 Pagina 158 Le istituzioni dell’Impero 5. lo stratiotikon e l’eidikon declinano prima di scomparire del tutto. Si riunivano in seduta nell’ippodromo coperto del Gran Palazzo. Cam- . vii. Successivamente i temi si moltiplicano. dove il potere degli strateghi appariva troppo minaccioso nei confronti dell’imperatore. Due regioni si sottraggono a questa evoluzione. mentre il Phylax è la cassa privata dell’imperatore. cap. Questo funzionario. l’Africa e l’Italia continentale che restano entrambe sotto l’autorità di un esarca. che presiede un ufficio rafforzato dall’assegnazione di altre fondazioni decadenti. Le circoscrizioni in cui venivano reclutati i corpi d’armata [cfr. l’Ellade e la Sicilia in Occidente. 1. I temi. riunisce in sé la duplice autorità civile e militare. l’amministrazione provinciale. v. l’epi ton oikeiakon riscuote la maggior parte degli introiti provinciali. a causa della riconquista progressiva dei territori perduti nei Balcani e nell’Asia Minore. che sostituisce l’economo delle case pie e il curatore dei Mangani. di ogni origine. Le funzioni di beneficenza del vecchio economo delle case pie passano all’orfanotrofo. Queste province furono perdute prima che i temi avessero assunto la propria forma definitiva. e poi. il gran logariasta degli uffici e il logariasta degli uffici pii. 167] divennero dei temi e formarono i nuovi quadri dell’amministrazione provinciale. ostelli e naturalmente orfanotrofi. Due capi contabili. e il vestiario pubblico è diventato la principale cassa fiscale. nel ix e x secolo. In un primo tempo. la Tracia. a motivo della necessità di prendere iniziative rapide. dirigono la contabilità del fisco. seguiti dagli Arabi. di fronte alla minaccia dei Longobardi in Italia e dei Mauri. tra cui quello di Costantinopoli che ospitava una scuola per i bambini più dotati. i Tracesi e l’Opsikion in Oriente. gli Armeniaci. la distinzione tra beni del fisco e beni della corona resta in vigore. a partire dall’viii secolo a causa della suddivisione delle grandi circoscrizioni dell’Asia Minore. p. e assicura i principali servizi sociali: ricoveri per vecchi.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 159 L’amministrazione imperiale 159 biano le attribuzioni di altri uffici: il sacellario cessa di controllare le finanze per divenire il capo d’un servizio che ha giurisdizione sugli scali marittimi e la marina mercantile. in Africa. Il comandante della circoscrizione cessa di essere un magister militum o stratelates ed è ormai chiamato stratego. esercita . ospedali. che gestisce le province più lontane da Costantinopoli. Nel xii secolo. Queste «strategie» (sedi di strateghi) sono poco numerose intorno al 700: gli Anatolici. ma non nei taktika). il cui titolare rispondeva alle questioni tecniche poste dai giudici provinciali ed esaminava in appello le loro decisioni. sopra]. a esercitare le funzioni civili: nel taktikon Uspenskij (842843) vengono ancora menzionati simultaneamente l’arconte e lo stratego di Creta. lasciarono gli strateghi in carica per molti anni. accompagnato dai suoi turmarchi e circondato dal suo stato maggiore: il suo comes della tenda. Anche la prefettura del pretorio dell’Illirico. il suo centarca (capo di un battaglione di 100 soldati). in particolare a danno dei soldati [Vlyssidou 352]. Lo stratego dirige le operazioni militari. Questi giudici di tema. al punto che nell’xi secolo sono divenuti i veri capi dell’amministrazione provinciale al posto degli strateghi. La durata del suo comando resta a discrezione dell’imperatore. ossia l’ufficiale a capo dei soldati dei tagmata stazionati sul territorio del tema. il suo domestico. con i cartulari. come Costantino V o Basilio II. è menzionata fino agli inizi del ix secolo. e hanno autorità su tutto l’apparato fiscale che nel frattempo si è sviluppato. Alcuni basileis. perlopiù connessi ai tribunali della capitale [cfr. In alcune province. Il dieceta riscuote le tasse nell’ambito di una circoscrizione più piccola del tema. mentre il protonotario raccoglie l’equipaggiamento militare e controlla anche l’amministrazione civile. gli epopti (revisori del catasto) e gli anagrapheis (dotati di funzioni molto simili ai precedenti.2b_Bisanzio II_77-216 160 7-07-2008 13:55 Pagina 160 Le istituzioni dell’Impero solamente responsabilità militari sui suoi uomini e. proprio l’epoca in cui gli strateghi cominciano a lamentarsi della sua attività. dei poteri che il sovrano gli ha delegato. arretrata a Tessalonica. l’amministratore civile prende il nome di praitor. Per limitare l’onnipotenza dei giudici. Lo stratego dispone. fu creata la carica di epi ton kriseon. i sigilli dei primi strateghi non precisano nemmeno il luogo dove esercitano la propria autorità. I governatori o arconti continuano. sono inviati in missione nei temi al massimo per qualche anno. il suo comes dell’eteria. L’amministrazione civile dei temi è conosciuta male fino al x secolo. Il krites o giudice non appare sui sigilli prima del x secolo. un cartulario aggiorna i ruoli militari e fa rapporto al logoteta dello stratiotikon. mentre altri sovrani li trasferirono dopo uno o due anni di esercizio. Ai suoi ordini. nell’ambito del tema. In seguito lo stratego – o il drungario per i temi marittimi – risulta l’unica autorità dell’amministrazione provinciale [Winkelman 341]. appaiono frequentemente sui sigilli a partire dall’epoca iconoclasta. fino alla prima metà del ix secolo. Il loro potere si accresce costantemente. . oltretutto. con l’accentuarsi dell’avanzata vittoriosa dei Bizantini. Il suo capo. Le decine di nuovi temi censiti nel taktikon dell’Escorial non potevano ospitare permanentemente guarnigioni sufficienti. principalmente in Oriente. Il dux di Antiochia. a dei funzionari civili furono affidate missioni che debordavano dal quadro del tema e si estendevano a tutto l’Occidente o a tutto l’Oriente. con l’avanzamento delle frontiere. L’evoluzione dei temi. composte da distaccamenti dei tagmata. disponeva di parecchie migliaia di uomini. che era indipendente dallo stratego. Quando Giovanni Tzimisce salì al potere. A partire da Basilio II. creando una nuova circoscrizione militare molto più vasta. come attesta la storia della clisura di Seleucia. formando così una forza operativa sufficiente per far fronte agli attacchi nemici. Sotto Alessio Comneno l’organizzazione dell’Asia Minore fu sconvolta dall’insediamento dei Selgiuchidi. Una parte di questi nuovi temi furono designati con il nome di armenika themata. non racchiudeva molto più d’una fortezza e dell’immediato circondario. che difendeva la metropoli riconquistata nel 969. I temi diminuirono progressivamente di superficie a mano a mano che i grandi temi delle origini venivano divisi. nonché degli economi delle case pie d’Occidente. a trasformarsi in temi. Alle frontiere. Si conoscono così degli exisotai d’Occidente. benché questi ultimi conservassero un’estensione più grande di quella delle nuove creazioni. queste clisure avevano la tendenza. Non è certo che i duces abbiano avuto autorità sui giudici dei temi posti sotto la loro responsabilità. tra i quali spesso le scholae. un unico giudice provinciale aveva competenza sugli armenika themata nel loro insieme. il dux (duca) o catapano. raggruppava le truppe di numerosi temi.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 161 L’amministrazione imperiale 161 2. I grandi temi tradizionali furono a loro volta comandati da duces. poiché erano situati nelle antiche province dell’Armenia d’epoca giustinianea ed erano in parte popolati di Armeni ma non disponevano delle infrastrutture d’un tema tradizionale [Seibt 350]. ma furono divisi in piccoli temi il cui territorio. incaricati di ripartire più equamente il carico fiscale. nel corso della seconda metà dell’xi secolo. pertanto. a volte. i valichi (kleisourai) erano difesi da un ufficiale. il ducato o catapanato. il clisurarca. decise di riformare l’organizzazione dei temi di confine. furono annessi nuovi territori. In maniera analoga. La nomina dei duces si genera- . in concomitanza con la scomparsa delle truppe tematiche [Cheynet 369]. Nella seconda metà del x secolo. Dopo lo sforzo bellico dei primi due decenni e la parziale riconquista. È ugualmente difficile scovare casi inconfutabili di intervento iniquo a favore dei «potenti» a danno dei «deboli». È per questo motivo che i contadini scelsero spesso di abbandonare la loro comunità per stabilirsi nei latifondi. estorsioni. si sarebbe tentati di rispondere di sì [Herrin 1136]. Michele Coniata riporta i sentimenti . principalmente quella degli archivi monastici. spediva in provincia degli inviati personali per porre fine agli abusi più flagranti. ai quali si aggiunse la Cilicia nei periodi di controllo bizantino. Alla vigilia della IV crociata. salvo nell’Ellade-Peloponneso. come Costantino VII. I giudici e gli esattori si scontravano talora con i notabili locali. metropolita di Atene. sotto la cui egida si poneva volentieri la popolazione rurale nella speranza di essere protetta dagli abusi. benché a priori ci fossero maggiori gravami.2b_Bisanzio II_77-216 162 7-07-2008 13:55 Pagina 162 Le istituzioni dell’Impero lizzò persino nei vecchi piccoli temi e. o che provocavano l’aperto malcontento dei sudditi. il megaduca Michele Strifno aveva fatto riscuotere per due volte la stessa tassa destinata a equipaggiare una flotta. Si è colpiti dal contrasto tra quanto riportato dai testi narrativi e dalla Peira – dove spiccano i casi di malversazioni. sono attestati duces la cui autorità non si estendeva molto al di là di una città fortificata e del suo territorio. a volte di ribellioni degli interessati – da una parte. redatta nel 1204 per conto dei conquistatori latini. I presunti misfatti dell’amministrazione hanno contribuito all’indebolimento dell’Impero. che domina nuovamente una vasta circoscrizione. Senza dubbio i monasteri dovettero battersi per limitare gli sconfinamenti degli esattori. Alessio e i suoi successori restaurarono i temi dell’ovest e del nord dell’Asia Minore. I rapporti degli abitanti con l’amministrazione restano pochissimo conosciuti. ha ormai autorità su tutti i funzionari del suo tema. sfuggito alla militarizzazione e posto sotto il megaduca al quale fornisce i mezzi per mantenere la flotta. e non a loro vantaggio. si lamentava di dover vedere i suoi concittadini privi di protettori che limitassero le estorsioni come in Euripo o a Tebe. e dall’altra l’impressione d’una amministrazione che funzionava conformemente alle regole. e cessano di essere menzionati il krites o il praitor. Nel xii secolo il dux. Per fare un esempio. si assiste a una nuova frammentazione delle circoscrizioni che risulta rispecchiata nella Partitio Romaniae. nei primi anni del regno. Michele Coniata. ma questi ultimi sembrerebbero agire sempre nel nome degli interessi del fisco. Alla fine del xii secolo. quale emerge dalla documentazione superstite. erodendo i sentimenti di lealtà dei provinciali nei confronti del centro? A leggere i fratelli Coniati. A volte un imperatore. per volontà dei sovrani. che si nutre di tutta la ricchezza delle province senza fornire nulla di buono in cambio. giacché l’aristocrazia si concentrava sempre più. d’un loro eccessivo attaccamento allo stratego. pagani o musulmani che fossero. Nel corso dell’xi secolo e dopo la perdita dell’Asia Minore. o duces. i Diogeni nel cuore dell’Asia Minore. ma alcuni imperatori. soprattutto la cosa più importante. se i provinciali non ottenevano la sicurezza da essi pretesa in cambio del pagamento delle tasse. questi aristocratici governavano la provincia con l’aiuto della propria clientela. Fino all’xi secolo. La frequente rotazione degli strateghi tentava di ovviare a questo pericolo. Senza dubbio tali testimonianze risalgono a un periodo di problemi acuti. numerosi funzionari – e anche alcuni ecclesiastici – ottenevano degli incarichi nella provincia d’origine. come Basilio II. e se l’imperatore non dava ascolto ai notabili scelti per rappresentarli al suo cospetto. dal momento che collocavano dei parenti tra i funzionari subordinati. I provinciali così trovavano un appoggio naturale presso il sovrano. Pur servendo l’imperatore. Bisogna distinguere due momenti nella storia dei rapporti dell’autorità centrale con i provinciali. la sicurezza delle persone e dei beni minacciati dal banditismo terrestre e marittimo. per ottenere migliori condizioni.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 163 L’amministrazione imperiale 163 del suo gregge nei confronti di Costantinopoli. i Maleini. costituirono una sorta di squadra mantenendo a lungo in carica i medesimi strateghi. . Ahrweiler [335] e Magdalino [344]. a Costantinopoli. che però correva il rischio. 1 Le informazioni sull’amministrazione centrale e provinciale provengono da Oikonomides [28 e 345]. Niceta Coniata conserva l’amaro ricordo dei contadini che videro i profughi del 1204 – espulsi dalla capitale – e non mostrarono alcuna compassione. Alcuni strateghi non servivano per molto più d’un anno. fiduciosi nella propria autorità. I duces o pretori dei temi furono sempre più spesso considerati dagli autoctoni come inviati del potere centrale. indubbiamente più spesso di quanto ci permettano di dimostrare i testi conservati. in caso di rivolta. questo legame tra le province e la capitale si andò modificando. allora si arrogavano il diritto di trattare con gli invasori. quello della dinastia degli Angeli. vi furono numerosi strateghi e anche qualche dux che servirono dove le loro famiglie erano influenti: per esempio i Focadi. Nonostante fosse proibito per legge. ma altri indizi mostrano che. La lunga esistenza dell’Impero prova però che tali circostanze si verificarono solo raramente. ritenendo che quegli sventurati si trovassero adesso nella condizione di tutti gli altri. 2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 164 . Costantino VII non affermava forse: «L’esercito costituisce la testa del corpo dello Stato» [Zepos 89. Ulteriori informazioni sono fornite dalle liste di precedenza.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 165 jean-claude cheynet vii. com’era reclutato il corpo ufficiali e quali erano i reggimenti in servizio o le circoscrizioni provviste di effettivi. menzionano solo in maniera allusiva tali cambiamenti. 222]? La storia dell’esercito non può essere separata da quella della fiscalità. L’esercito e la marina Per comprendere il ruolo vitale dell’esercito basta osservare che esso permise all’Impero di sopravvivere alla peggiore crisi esterna che abbia conosciuto. ispirati a modelli antichi a volte copiati di peso ma anche attualizzati in funzione dell’esperienza dei contemporanei (in particolare nel ix e nel x secolo). 1. per tutto il periodo. Tale storia. Gli storici moderni. sono difficili da interpretare. e poi di ristabilire la sua situazione nell’epoca successiva. La brutalità della conquista persiana e poi araba non lasciò alle autorità militari bizantine il tempo di attuare riforme a breve termine. p. dai sigilli degli ufficiali. illustra perfettamente le capacità riformatrici di Bisanzio. Tramite tali fonti si può apprendere. che spiegherebbe la ripresa avvenuta nell’ultima fase della guerra persiana con la trasformazione di un . nel corso di alcuni secoli. tuttavia. hanno per molto tempo attribuito a Eraclio la riforma tematica. ammesso che avessero concepito una simile idea. d’altronde. l’organizzazione militare fu ripetutamente stravolta per adattarla alle nuove situazioni. almeno parzialmente. in particolare sulla scia di Georg Ostrogorsky. a) La presunta riforma dei temi. nonché. nel vii e nell’viii secolo. sempre per l’epoca del ix-x secolo. «Themata» e «tagmata». Le fonti narrative. dal momento che la maggior parte delle risorse dell’Impero fu sempre consacrata alla sua difesa. mentre i trattati militari. dal momento che. I. situati in regioni che non si trasformarono in temi. queste circoscrizioni avevano solamente carattere militare. ma anche a quelli d’Italia. di Septem (Ceuta). ampie circoscrizioni militari. non subito dopo la sua sconfitta ad Alessandria ma in una data anteriore al 711. si stabilì nel nord-ovest dell’Asia Minore. Le grandi unità del passato restano identificabili. dal momento che la prospettiva di una riconquista si faceva sempre più remota. degli Armeniaci. è sempre possibile osservare. che attorniava Eraclio al tempo della guerra persiana. dal momento che i contingenti degli eserciti d’Oriente (Anatole) ripiegarono in Asia Minore. della Tracia. tra l’esercito romano e il cosiddetto esercito bizantino prevale in realtà il principio di continuità. mentre quelli insediati nell’Armenia bizantina (le quattro province create da Giustiniano) tennero probabilmente la posizione. erede dei praesentales. gli elementi stanziati in Asia Minore furono mantenuti in quella posizione. Gli eserciti d’Italia e d’Africa sopravvivevano. conservata nel Liber pontificalis. e l’amministrazione civile fu esercitata nel . Come ha ricordato Constantin Zuckerman nel primo volume di Il mondo bizantino (p. per quanto una serie di lente mutazioni abbia provocato ampie trasformazioni negli eserciti imperiali. Nel corso della seconda metà del vii secolo. pur sottoposti a una forte pressione dai rispettivi avversari. giacché queste province furono salvate – infatti solamente l’Armenia esterna. L’esercito di Tracia. tracce delle antiche strutture. ma furono costretti a notevoli arretramenti senza che si possa dire se le guarnigioni dei territori perduti si fossero ritirate oppure se fossero semplicemente diminuiti gli effettivi. passò progressivamente sotto il dominio degli Arabi. 153). si rivolge agli eserciti dell’Opsikion. e nel corso del millennio bizantino. Il corpo d’élite (obsequium/opsikion). fu infine stanziato nella parte occidentale dell’Asia Minore. Nel 687 una jussio di Giustiniano II. anche dopo i cambiamenti avvenuti. dei Carabisiani. In quella data. in cui non erano stanziate in permanenza truppe bizantine. Inoltre aveva un certo fascino attribuire all’ultimo grande imperatore militare dell’Antichità la paternità delle misure che alla fine assicurarono la sopravvivenza dell’Impero. ma la zona dove essi reclutavano i propri effettivi prese progressivamente il nome delle truppe che vi erano stanziate. Longobardi e Mauri. In un primo tempo. Quando Costante II ereditò l’esercito del nonno nel 641. di Sardegna e d’Africa.2b_Bisanzio II_77-216 166 7-07-2008 13:55 Pagina 166 Le istituzioni dell’Impero esercito di mercenari in un esercito reclutato nell’Impero all’interno di nuove. utilizzato invano per riconquistare l’Egitto prima della morte di Eraclio. i futuri temi sono ancora dei corpi d’armata. lo trovò in piena riorganizzazione. degli Anatolici. anche se la seconda ipotesi è quella di gran lunga più plausibile. ) fino alla prima metà del ix secolo. sia tramite la creazione di nuovi temi ricavati dai territori riconquistati. Ellesponto. aveva incorporato i buccellari e gli ottimati. a partire dall’viii secolo.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 167 L’esercito e la marina 167 quadro delle province tradizionali (Bitinia. Il consolidamento delle posizioni bizantine contro gli Slavi permise la creazione. regione che dipendeva dal tema degli Anatolici. ormai in prima linea contro i musulmani stabiliti nella prefettura d’Africa. Questi temi non sono dunque il frutto di una riforma che potrebbe essere accreditata a un imperatore preciso. giacché in tutti i taktika gli strateghi dei quattro grandi «temi» originari d’Oriente. La sopravvivenza di antiche unità può essere nuovamente osservata quando si verifica la suddivisione di tali temi: l’opsikion. precisamente nel tema dei Tracesi. Né. ricavati dall’antica circoscrizione dell’Opsikion. il turmarca dei Victores e quello dei Theodosiaci. l’unità di élite dei federati [Zuckerman in MB I. d’altro canto. delle «strategie» dell’Ellade e di Tracia. reggimenti anticamente posti sotto l’autorità del magister militum per Thracias secondo la Notitia Dignitatum [Haldon 387]. per esempio. ridispiegato nelle province orientali che si era riusciti a conservare. divenne una circoscrizione a parte alla fine del vii secolo. mantengono la precedenza su tutti gli altri strateghi. risultano ancora mobilitati. dal momento che i limitanei erano scomparsi anche prima delle trasformazioni della seconda metà del vii secolo. 178-79]. agli inizi del ix secolo è ben attestata in Pisidia. In maniera più generale. ma derivano semplicemente dall’antico esercito centrale dell’Impero. La Sicilia. questa ebbe luogo in una forma che preannuncia il tema. associata all’esercito di Oriente. essi stessi successori dei contingenti dell’inizio del vii secolo. Si trovano però tracce dell’organizzazione originaria. ormai più limitate. quando il tema territoriale divenne l’unico riferimento amministrativo [sull’organizzazione dei temi. Allo stesso modo. Ancora più significativamente. a partire dalla seconda metà del ix secolo. e su una tattica basata sulle imboscate e sull’uso delle for- . appoggiandosi a un servizio di guardia sui passi del Tauro che permetteva di proteggere le popolazioni. nel medesimo periodo. cap. contrariamente alla vecchia opinione ancora difesa da Martha Gregoriou-Ioannidou [385]. Nel ix secolo e nella prima metà del x le armate tematiche difesero l’Anatolia contro le incursioni. il numero di circoscrizioni si accrebbe. tra le unità menzionate nel contesto della preparazione della spedizione del 911 contro Creta. dei musulmani. cfr. pp. costituiscono la prosecuzione dei limitanei del Basso Impero. Quando la situazione militare ebbe bisogno di una nuova ripartizione delle truppe. sia per suddivisione delle grandi entità originarie. Nell’viii secolo furono creati due temi omonimi. vi]. Asia ecc. che dipende dalla famiglia per l’acquisto dell’equipaggiamento e il sostentamento. ma a fianco dello stratego si è formato un nucleo di soldati d’élite. di conseguenza. come nel caso di Seleucia d’Isauria. Quando però la famiglia non era in grado di inviare un uomo all’esercito. che a loro volta avevano autorità sui drungari e i comites posti a capo dei banda [Ahrweiler 355]. scartare i più giovani e i più anziani. un’armatura) e munito di cavallo. Le modalità di reclutamento dei soldati tematici sono essenzialmente conosciute tramite i testi giuridici. almeno durante i primi tredici anni di servizio. talora chiamati merarchi. qualche volta si svilupparono in un tema [Ferluga 370]. di conseguenza. a eccezione delle gratifiche eccezionali ottenute per eventi bellici. Questa guerra di frontiera. «acritica». Veniva espressamente raccomandato agli strateghi. in cambio. per la minoranza dei più ricchi. di scegliere solamente quelli atti al combattimento: dovevano. a un rimborso delle spese. la famiglia che ha investito nell’equipaggiamento e nel sostentamento di uno dei suoi membri ha diritto. per esempio se il marito ucciso in guerra o fatto prigioniero aveva lasciato solo figli in minore età. Lo stratego del tema comandava da due a tre turmarchi. in quanto i temi sono ancora eserciti di cavalleria. la cui eco era diffusa in tutta l’Anatolia dai poemi e dai canti acritici.2b_Bisanzio II_77-216 168 7-07-2008 13:55 Pagina 168 Le istituzioni dell’Impero tezze per indebolire l’avversario prima di sferrargli l’ultimo colpo e liberare i prigionieri. scudo. il soldato possiede a titolo personale il proprio equipaggiamento e diviene padrone del proprio salario. o a trovare un sostituto. Le famiglie devono fornire un combattente equipaggiato di armi (lancia. Chiaramente. sempre a disposizione. Queste disposizioni presuppongono che il nume- . proprietario delle sue armi. Passato questo tempo. Poteva peraltro capitare che più temi fossero temporaneamente riuniti sotto l’autorità di uno stratego unico designato nelle fonti con il titolo di monostratego. affidate a un clisurarca. quando convocavano gli uomini registrati nei ruoli. le quali. Il soldato è un volontario. il sistema ha subito un’evoluzione: parecchi soldati dei temi combattono solo occasionalmente. deve dividere i frutti del suo lavoro. Nel x secolo. creò una temperie spirituale che glorificava le prodezze militari degli ufficiali al comando dei difensori bizantini. b) L’organizzazione e il reclutamento dell’esercito tematico. allora era tenuta a pagare una compensazione. Il titolo 16 dell’Ecloga permette di conoscere la situazione sotto gli Isaurici. L’importanza dei valichi fu riconosciuta con la creazione di clisure. spada e. Si è anche proposto di individuare nei Carabisiani gli eredi della Quaestura exercitus istituita da Giustiniano I. Possedeva le proprie armi e almeno un cavallo. c) La costituzione d’una marina da guerra. quella dei Cibirreoti. in particolare rinforzare le guarnigioni o bloccare un valico. Il primo assedio di Costantinopoli sottolineò la vulnerabilità della difesa bizantina. Dopo che gli Arabi. indispensabile se si voleva intraprendere l’assedio di Costantinopoli. Questa squadra potrebbe allora derivare dalle imbarcazioni costruite da Costante II al tempo della sua spedizione in Sicilia. 652-53]. Secondo Hélène Ahrweiler. per svolgere mansioni difensive. composta. identificati come marinai da altri testi. perché in origine le truppe sono composte quasi esclusivamente da cavalieri (kaballarika). ma l’ipotesi è contestata [Prigent 1228]. ebbero dimostrato d’aver fatto rapidi progressi. Nel 687. a quanto pare. Oltre a questi arruolamenti regolari. archi o lance. I Carabisiani. era reclutata nel sud-ovest dell’Asia Minore e nelle isole vicine. a partire da una nuova corvée pubblica imposta per la prima volta in questa provincia [Zuckerman 376]. impotente a fermare l’avanzata delle navi arabe. sono attestati i Carabisiani. era sempre possibile fare appello a contadini muniti d’un armamento più leggero. Il soldato. prima della metà del vii secolo. e non di formare un’unità da combattimento. da imbarcazioni di taglia molto ridotta. Il suo stratego era assistito da alcuni drun- . ma questa nuova prefettura aveva come unico obiettivo quello di sostenere finanziariamente le province danubiane devastate. in mancanza di avversari pericolosi nel Mediterraneo orientale. in seguito alle incursioni su Cipro. che comprendeva le Cicladi e Cipro [Hendy 652. forse per non aver saputo intercettare le flotte arabe che bloccarono Costantinopoli nel 717718.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 169 L’esercito e la marina 169 ro di famiglie registrate fosse nettamente superiore al numero di soldati effettivamente mobilitati. decaddero poco dopo a vantaggio delle flotte tematiche. nella lista fornita dalla jussio di Giustiniano II. serviva per ventiquattro anni. Costante II li affrontò nel 655 nei pressi della costa licia. pp. In quell’epoca gli Arabi si erano impadroniti degli arsenali della Siria-Palestina e dell’Egitto e avevano costruito una flotta. con una flotta che sembra essere stata scarsamente manovrabile rispetto a quella nemica. mobilitabile a partire da 18 anni. Doveva presentarsi all’appello (adnoumion) munito d’una scorta di vettovaglie per qualche settimana. la principale delle quali. ma maneggevoli. essi servivano in una flotta creata per opporsi alle navi arabe [377]. L’Impero non aveva una vera e propria marina da guerra. il fuoco greco erano dispersi nell’Impero. A numerose riprese. dapprima contro gli Slavi poi contro i Bulgari e gli Arabi. sotto la responsabilità del preposito all’eidikon o nei porti della Propontide. per circa due secoli. meno costosa. il Kolpos. Queste unità tuttavia manifestarono la tendenza a seguire fedelmente i propri strateghi quando questi si ribellavano. A partire da questa data. costituendo un innegabile vantaggio nei confronti degli Arabi. Questa ripartizione era più adatta a una posizione difensiva. Quando gli Isaurici salirono al potere. Gli arsenali. a differenza dei colleghi dell’esercito terrestre. ma per la massima parte erano concentrati a Costantinopoli. Quest’ultima circoscrizione costituiva l’unico vero vantaggio dei Bizantini nella guerra contro gli Arabi. nella capitale fu insediata una squadra centrale sotto il comando del drungario ton ploimon. giacché disponeva di abbondanti riserve di legname da costruzione. Nel ix secolo. mentre gli avversari erano costretti a servirsi nelle foreste della Licia. l’equipaggiamento. La mobilitazione degli eserciti provinciali richiedeva del tempo e solo eccezionalmente poteva durare più di qual- . nell’Opsikion. le imbarcazioni. avevano competenza su una circoscrizione molto ampia: il Mar Egeo. le flotte provinciali e le flottiglie dei temi terrestri dotati d’un litorale. ebbero successo. la difesa marittima si suddivise a tre livelli: la flotta costantinopolitana. ma nel corso dell’viii secolo gli imperatori furono sempre più in grado di condurre delle offensive organizzate. Eickoff 379]. i futuri imperatori Leone III e Leone V. si mantenne più a lungo giacché è ancora attestata sotto Michele VII (1071-78) [Ahrweiler 377. d) La formazione d’un nuovo esercito da campagna. ulteriormente rafforzata nel secolo successivo. Fu essa a costituire il cuore delle grandi spedizioni offensive. gli strateghi degli Anatolici trascinarono i propri uomini alla conquista del potere. l’esercito era ampiamente distribuito nelle province. a costituire il nucleo delle truppe che accompagnavano l’imperatore nelle spedizioni militari. le Cicladi.2b_Bisanzio II_77-216 170 7-07-2008 13:55 Pagina 170 Le istituzioni dell’Impero gari marittimi che. ovvero più tardi di quanto era avvenuto per l’esercito terrestre. La strateia marittima. e non è un caso se il momento della formazione delle truppe tematiche coincide con il maggior peso dell’esercito nella vita politica dell’Impero. La residenza prolungata dei soldati in uno stesso tema e il reclutamento regionale rafforzarono lo spirito di corpo delle unità. e due di essi. I marinai delle flotte provinciali furono reclutati secondo le stesse modalità dei soldati dei temi. anche se un contingente più importante era stato insediato nei pressi di Costantinopoli. I soldati dei tagmata. che fosse bulgaro. comandato da un comes e poi da un domestico. che la spodestò nell’802. I contemporanei erano coscienti della natura differente dei themata e dei nuovi battaglioni chiamati. a partire dal x secolo. noto anche come la Veglia. sia tra i più valorosi soldati dei temi. prima di divenire un reggimento da parata. a quanto pare. Giovanni Tzimisce infine creò. tagmata [Haldon 371]. per distinguerli. capaci di sostituire l’Opsikion e di assicurare la difesa della capitale. gli imperatori erano privi di truppe per la loro protezione personale. erano reclutati a partire dai 18 anni e servivano fino a 40. destinato a divenire. Organizzò così l’Arithmos. pecenego o franco. somme più rilevanti che gli permettevano di pagare nuovamente in contanti un maggior numero di soldati. che gli si era ribellato. fu integrato nella guardia personale dell’imperatore. forse perché troppo legati all’esercito d’Oriente. Inoltre. il reggimento degli Athanatoi (Immortali) per disporre d’una unità affidabile all’interno d’un esercito ancora in gran parte fedele ai parenti del predecessore. Gli Immortali furono sciolti. nel ix secolo. Come i soldati dei temi. sotto gli ordini di un drungario. Niceforo Foca. gli Icanati. Anche il reggimento degli escubiti (excubitores). Costantino V supervisionò il reclutamento dei soldati e ne fece uno dei pilastri della sua politica iconoclasta. erano reclutati su base volontaria. previa valutazione e beneplacito del loro stratego. Le scholae avevano formato fino al vi secolo una unità d’élite. sia tra i giovani più aitanti. Sembra che in questa data l’imperatore abbia avuto a sua disposizione. si appoggiò ai Federati che fece giungere dalla Licaonia e a una nuova unità. fu il reggimento straniero dei Variaghi ad assicurare la sicurezza del Gran Palazzo. giudicando peraltro più sicuro crearsi un reggimento dalla fedeltà assoluta. in compen- . senza dubbio a partire da elementi provinciali [Haldon 371]. Numerosi successori la imitarono. sostenuto dall’Opsikion e dagli Armeniaci. Sotto Basilio II e i suoi successori. Dopo la fallita rivolta di Artavasde. originariamente cavalieri ai quali. dopo il suo colpo di stato del 969. e l’utilità di disporre di truppe totalmente fedeli. L’iniziativa della creazione d’un nuovo esercito permanente sembra risalire a Costantino V. ma Costantino V le fece tornare una unità combattente ponendo a capo di essa un domestico. troppo vicini alla capitale in caso di rivolta. pur essendo anche impegnato in maniera decisiva contro il nemico.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 171 L’esercito e la marina 171 che mese. capo di stato maggiore dell’esercito e comandante delle truppe in assenza dell’imperatore. sotto Basilio II. furono aggiunti dei fanti. grazie a una fiscalità adesso più produttiva. Costantino V comprese al contempo la necessità di diminuire gli effettivi dell’Opsikion. L’imperatrice Irene purgò i tagmata esistenti. Niceforo I. create a partire dal regno di Giovanni Tzimisce. A Costantinopoli. vi fu un domestico delle scholae per l’Oriente e uno per l’Occidente. come quello delle scholae. cercarono di rafforzare il nucleo dei soldati permanenti dei temi e di creare una cavalleria pesante. incaricati di sfondare le linee nemiche con la loro carica. l’arconte dell’armamenton era responsabile dell’armeria [Haldon 371. i catafratti. erano meglio retribuiti e ricevevano le armi dallo Stato. si distinguevano infine per il fatto di servirsi. perché l’esercito effettivo era composto solamente dai tagmata comandati da duces o catapani. riprese l’iniziativa su tutti i fronti. Il nucleo permanente dell’esercito di questo tema era divenuto a sua volta un tagma. il comando di queste grandi unità fu diviso in due. Nella seconda metà dell’xi secolo. Quando l’Impero. obbediva a un ar- . con una evoluzione che corrispondeva al concomitante declino dei themata e allo sviluppo economico che forniva al Tesoro i mezzi per pagare in denaro contante una gran massa di combattenti. della mazza da guerra. Le grandi circoscrizioni confinarie. questa cavalleria fu sostituita dai Franchi. il futuro imperatore Niceforo Botaneiata fu promosso dux degli Anatolici. Equipaggiati con un armamento difensivo più costoso. In un primo tempo gli imperatori. come mostra lo sfortunato tentativo di radunarli a opera di Romano IV Diogene al principio del suo regno [Cheynet 396]. in particolare Niceforo Foca. La moltiplicazione dei tagmata corrisponde anche a una necessità di ordine strategico. non avevano più alcuna efficacia operativa. oltre che di spada e lancia tradizionali. in groppa a un cavallo parimenti protetto. A partire da Romano II. come quella degli escubiti. anche negli antichi temi. nel x secolo. il corpo protetto da una corazza. teoricamente ancora mobilitabili. i generali ebbero bisogno di reggimenti costantemente pronti alla mobilitazione e capaci di condurre delle campagne della durata di più anni. Con l’aumento delle attività militari. la metà dei quali armati di lance e l’altra di giavellotti o di archi. sotto Michele VII. e poi anche le altre unità. pp. l’evoluzione aveva raggiunto la sua conclusione e i themata. furono poste sotto l’autorità di duces o catapani. L’esercito finì progressivamente per essere composto da soldati professionisti. alla testa d’un reggimento di mille fanti. assistiti da un topoteretes. Avevano ai loro ordini dei tassiarchi. per giunta lontano dalle proprie basi. La fanteria tagmatica. mal equipaggiate. 297-325]. Nel secolo successivo. L’imperatore vide arrivare solamente delle truppe cenciose.2b_Bisanzio II_77-216 172 7-07-2008 13:55 Pagina 172 Le istituzioni dell’Impero so. Difatti. quand’era radunata. Le unità erano poste sotto gli ordini di domestici. furono divise secondo questo modello. La gerarchia dei tagmata era differente da quella dei temi. nel 1088. Cheynet 382]. Roussel de Bailleul. . L’etnarca era a capo dei mercenari stranieri. Strutture comparate del tema e del tagma. il reggimento era di norma costituito da una sola etnia e il comandante apparteneva spesso alla stessa popolazione. Possediamo una lista di comandanti di tagmata franchi della seconda metà dell’xi secolo: Hervé. e l’acoluto. I primi erano spesso ingaggiati per un tempo limitato. ma anche Turchi. Sotto i Comneni. Nelle liste di esenzione dal mitaton accordate ai monasteri atoniti. dei Variaghi [Oikonomides 28. senza contare i Romani [Oikonomides 328. perlopiù Franchi. Crispin. pp. Nemitzi (Bavaresi). Inglesi. Occorre precisare che non bisogna vedere in questa lunga lista la prova d’una pressione fiscale insostenibile. Fonte: Oikonomides 28. che in Macedonia potevano essere alloggiati dei Russi. Culpingi (non identificati). Bulgari. non superarono il regno di Basilio II. questo appartenente alla seconda generazione dei Franchi stanziati nell’Impero [Shepard 437. Gli antichi tagmata imperiali. come gli icanati e l’Arithmos. Continuò a essere composta unicamente da reggimenti professionali. Alani e Abasgi.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 173 L’esercito e la marina 173 chegetes d’Oriente o d’Occidente. Per ragioni di efficacia. si può rilevare. e quando rientravano nel paese d’origine servivano da agenti reclutatori. i tagmata possono essere agli ordini di duchi o catapani. Saraceni. Umbertopulo. Tabella 2. a partire dalla più sviluppata. ma soltanto la precauzione dei monaci contro ogni domanda degli agenti del fisco che avrebbero potuto attaccarsi a una lacuna del documento per farli pagare. thema comandante comandante in seconda stato maggiore ufficiali superiori ufficiali subalterni a stratego ek prosopou un comes della tenda un domestico un cartulario turmarchi o merarchi drungari e comites tagma (scholae) domestico (o comes)a topoteretes un cartulario un proximos comites domestici e protiktores A partire dall’xi secolo. Molti tagmata continuarono a essere reclutati fra gli stranieri. Variaghi. Ahrweiler 335]. sicuramente. la struttura dell’esercito non subì cambiamenti. nonostante il rovescio subito in Anatolia di fronte all’avanzata dei Selgiuchidi. Franchi. 264-72]. Ahrweiler 335. mentre le scholae e gli escubiti scomparvero prima della fine dell’xi secolo. Gli arcieri a cavallo erano appannaggio dei Peceneghi o dei Turchi. Nell’xi secolo. il cui mantenimento è sempre costoso. Il trattato con i Veneziani comportò conseguenze economiche non da poco. in particolare Manuele Comneno. poco motivati. senza dubbio nel 1082. a lungo termine. a prezzo di concessioni commerciali. creato da Alessio Comneno raggruppando i figli dei caduti in combattimento. ma al momento della stipula. i suoi quadri sono in parte costituiti da ufficiali in congedo dell’esercito di terra. di fronte all’invasione normanna del 1081. Alessio ricostruì una squadra navale capace di respingere l’emiro Tsacha. non fu molto più felice. e) L’evoluzione della marina. non ha più un ruolo prioritario e cade rapidamente in decadenza. i Bizantini non giunsero mai a competere con i Latini in questo settore. Questo stato di necessità lo spinse a fare appello alla flotta veneziana. e questa fu una delle ragioni che provocò l’inquietudine dei Greci verso i crociati. Il destino del tagma degli Archontopouloi. come testimoniano le numerose attestazioni di tagmata composti da soldati macedoni. perché nessuno meglio di loro sapeva caricare in maniera irresistibile. ma tale reggimento scomparve rapidamente. preferibilmente i Normanni. giacché il reclutamento veniva effettuato in funzione delle armi.2b_Bisanzio II_77-216 174 7-07-2008 13:55 Pagina 174 Le istituzioni dell’Impero Gli imperatori cercarono tuttavia di conservare un reclutamento autoctono. Nel momento in cui ne ebbe la possibilità materiale. Dopo la riconquista di Creta nel 961 e l’indebolimento delle flotte arabe. e non aveva risorse finanziarie da dedicare agli arsenali. La cavalleria pesante era fornita dai Latini. aveva ricostituito il tagma degli Athanatoi radunando soldati dell’Asia Minore. Il continuo ricorso all’esercito professionale si spiega grazie alla sua efficacia. in particolare in occasione della IV crociata quando l’inferiorità tecnica dei cavalieri greci fu evidente. non aveva più una flotta capace di opporsi al passaggio del canale di Otranto. i popoli più esperti nella pratica del tiro con l’arco. giacché fu decimato dai Peceneghi. L’arrivo dei Turchi non cambiò immediatamente la situazione al punto che Alessio Comneno. Nonostante gli sforzi degli imperatori. di fronte alla ribellione di una parte dei suoi tagmata franchi. la marina. alcuni dei quali sorvegliavano il Palazzo imperiale sotto gli Angeli. rappresentava la soluzione più razionale su un piano strategico ed economico. Michele VII Duca. che a sua vol- . Le sue missioni si limitano alla caccia ai corsari musulmani che realizzano ancora dei colpi notevoli. Sotto i Comneni l’esercito conservò sempre dei reggimenti indigeni. Occorre attendere il ix secolo perché un forte contingente di Persiani sotto Nasr/Teofobo si insedi in Asia Minore. Nel xii secolo Manuele Comneno. sia che disapprovassero la politica di conciliazione con gli Arabi applicata dai loro governanti. Gli Armeni . f) Il ruolo degli stranieri. con l’unica eccezione degli Armeni. L’imperatore impiegò la nuova flotta anche per sorvegliare l’avanzata dei crociati. ma non riuscì a rendere sicure le vie commerciali marittime. sia che vi fossero costretti. a causa della repressione delle rivolte al momento in cui i califfi svilupparono la provincia di Arminiya. decise di riappropriarsi della sua libertà di manovra nel Mediterraneo orientale e ricostituì una flotta operativa. gotica o longobarda. Un simile sforzo non poté essere portato avanti sotto la dinastia degli Angeli per motivi economici. fu un fallimento. Alessio III fece appello a degli avventurieri latini per contrastare la crescente pirateria degli Occidentali. Questi ultimi fuggivano dal loro paese. numerosi corpi d’élite erano di origine barbarica. Il tentativo di Giustiniano II di arruolare in massa gli Slavi. gli stranieri furono meno invogliati a servire l’Impero. il sovrano poté contrapporre soltanto una miserabile flottiglia alla potente squadra veneziana che trasportò i crociati fino a Costantinopoli [Ahrweiler 377]. Successivamente. Isacco II fece ancora sbarcare un corpo di spedizione a Cipro. consapevole dell’accrescimento della potenza navale dei Latini – in particolare i Normanni di Sicilia. degli arabi cristiani. Nel 1203.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 175 L’esercito e la marina 175 ta si era fabbricato una flotta negli arsenali di Smirne per depredare le isole. Sotto i Comneni e gli Angeli questa carica così importante fu quasi sempre affidata a un parente dell’imperatore. Nel vi secolo. o reclutarono i più temibili fra i propri avversari. che all’inizio del suo regno avevano devastato gran parte dell’Ellade e del Peloponneso –. ai quali aveva dato delle terre. allora governata da Isacco Comneno che non riconosceva più il governo di Costantinopoli. i Banu Habib. ma rimasero unità slave più modeste. I Bizantini accolsero sempre i volontari che desideravano servire l’Impero. Nel secolo successivo. ma la sua squadra navale fu dispersa da quella d’un ammiraglio siciliano. Questo ufficiale comandava l’insieme della flotta e a volte coordinava delle operazioni combinate navali e terrestri. soprattutto Genovesi e Pisani. nel corso dei peggiori decenni dell’arretramento bizantino. Le navi bizantine furono affidate a duces e la funzione di megaduca è attestata per la prima volta intorno al 1092. capace di trasportare un forte esercito in Egitto. disertarono e giunsero a rinforzare in modo cospicuo le truppe di frontiera. Gli stranieri furono dunque ben accolti. portavoce di una parte delle élites di Costantinopoli. Dopo la vittoria comune. un monastero dove accolse i suoi compagni scampati a numerose guerre. disperatamente a corto di effettivi. attivi negli eserciti dei Comneni. l’in- . ma al contrario Harald. che ha fama di essere generosa. una parte dell’opinione pubblica. si aggiungevano i contingenti delle popolazioni sconfitte stabilite all’interno dell’Impero (e perciò non più veramente stranieri). A questi stranieri. ingaggiati per il tempo di una campagna. giunti dalle terre al di fuori dei confini. fu massacrato con i suoi uomini dei quali si temeva il comportamento. spinge i capi stranieri ad andare a cercar fortuna nell’Impero. accusava l’imperatore Manuele di avere accordato agli stranieri troppi vantaggi. compresi alcuni pagani. Nell’xi secolo. il tono divenne più esasperato: Niceta Coniata. senza distinguere i meriti e ponendo spesso alle loro dipendenze dei Greci autoctoni. Altri. i Bulgari o i Peceneghi. giudicava eccessivi i favori loro accordati dagli imperatori. ma a partire dal x secolo gli eserciti bizantini divennero più compositi. Arabi. Alessio Comneno. L’imperatore rinforzava puntualmente le proprie truppe convocando gli alleati (symmachoi). nella seconda metà dell’xi secolo. dove vengono ingaggiati con le proprie truppe. Questa lamentela non era infondata. ottennero spesso delle dignità superiori a quelle assegnate agli autoctoni di rango equivalente. poiché gli stranieri. Lo stesso Gregorio giunse alla posizione di domestico delle scholae sotto Alessio I e fondò a Ba™kovo. come il georgiano Gregorio Pacuriano. fu uno degli eroi delle guerre di Sicilia e di Bulgaria. rispecchiata da Cecaumeno [415]. prima di tornare a casa ricoperto di ricchezze. Bulgari.2b_Bisanzio II_77-216 176 7-07-2008 13:55 Pagina 176 Le istituzioni dell’Impero continuarono ad affluire. L’attrattiva di Bisanzio. come gli Slavi delle sclavinie nel vii-ix secolo. Nel 1091. restarono per sempre nell’Impero e vi fondarono una famiglia dal brillante destino. parente di Vladimiro di Kiev. Se i Variaghi godevano d’una lusinghiera reputazione di fedeltà. i Cumani tornarono nel loro accampamento situato a nord del Danubio. e sempre parecchi Armeni. L’arruolamento di stranieri suscitò spesso delle critiche. carichi della parte di bottino attribuita loro in anticipo d’accordo con l’imperatore. futuro re di Norvegia. i Peceneghi. si alleò con i Cumani per sbarazzarsi d’un altro popolo nomade. che non integravano i quadri dell’esercito regolare ma venivano lasciati combattere sotto i propri capi. come sottolineano le fonti arabe: vi si trovano Franchi [Cheynet 382]. in Bulgaria. soprattutto quelli che venivano da Oriente – ma nel xii secolo anche degli ufficiali latini misero radici. man mano che il loro numero aumentava. giunto a Costantinopoli con alcune centinaia dei suoi. Talvolta l’affare andava a finire male: il russo Chrysocheir. Nel xii secolo. al tempo dei conflitti interni o esterni della seconda metà dell’xi secolo. Peraltro.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 177 L’esercito e la marina 177 disciplina e la rapacità dei Latini. bizantine o di altra origine. L’apporto degli stranieri. e accettare di conseguenza solo le stime compatibili con i dati. come difficoltà supplementare. che ha provocato una profonda divergenza tra Warren Treadgold [367]. bisogna comprendere cosa si intende per soldato. Bisogna infine distinguere. dal momento che perlopiù sono destinati a suggerire l’importanza d’un esercito. come testimoniano le gravi perdite subite dai Latini a Durazzo nel 1081 e a Miriocefalo nel 1176. g) Gli effettivi. giacché non si possono paragonare né per costo né per efficienza il cavaliere pesante con il fante equipaggiato solamente di lancia. ma ciò significa introdurre un elemento soggettivo. . Bisogna accontentarsi dei dati forniti dalle fonti narrative. il numero di soldati che si presentavano all’adnoumion (appello). Roussel de Bailleul. tra gli effettivi teorici registrati nei ruoli militari. Nessuno storico accorda il minimo credito a un esercito che avrebbe contato 300 000 combattenti. entrambi più sensibili alle limitazioni economiche e logistiche. L’unico a fare decisamente il proprio gioco. erano proverbiali. Infine. combattevano con grande coraggio per il datore di lavoro. I mercenari stranieri rappresentarono dunque un pericolo minore per il potere centrale. molto ottimista sulla capacità di mobilitazione dell’Impero. non poteva aspirare personalmente al trono e si dovette alleare con il cesare Giovanni Duca per fare pressione sull’imperatore Michele VII. è noto che la maggior parte dei numeri riferiti da tali testi non sono affidabili. Non risulta conservato nessun testo paragonabile alla Notitia Dignitatum per valutare gli effettivi globali dell’esercito bizantino nel Medioevo. I reggimenti latini furono riottosi in più d’una occasione. ma come si devono giudicare le cifre nettamente inferiori? Bisogna basarsi sui rari documenti disponibili. nonché delle informazioni spigolate dai trattati militari e da qualche archivio. ma perlopiù si limitavano a pretendere un pagamento puntuale del soldo. al quale può essere affiancato Ralph-Johannes Lilie. né un combattente d’élite con un soldato che non lascia mai la propria guarnigione. ha in realtà permesso agli eserciti bizantini di seguire l’evoluzione delle tecniche di combattimento e di adattarsi meglio ai nuovi avversari. peraltro popolarissimo presso i notabili del tema degli Armeniaci che difendeva dai Turchi. come si è già detto. invece. e infine quelli che lo stratego teneva presso di sé. In linea di massima. in particolare dei Latini. e dall’altra parte John Haldon [363]. 2b_Bisanzio II_77-216 178 7-07-2008 13:55 Pagina 178 Le istituzioni dell’Impero La stima di 150 000 uomini fornita da Agazia per tutto l’esercito sotto Giustiniano I è generalmente accettata. alla testa d’un esercito dagli effettivi ridotti. quando l’esercito dei temi conobbe il suo apogeo. e questa è senza dubbio la ragione per cui i grandi eserciti arabi attraversarono l’Anatolia senza grande opposizione. Gli effettivi dei vari temi (secondo Ibn al-Faqih). di poco posteriore. ripreso successivamente dai geografi arabi. Charsianon 15 000 10 000 10 000 10 000 8000 6000 5000 ciascuno 4000 ciascuno Totale 85 000 uomini . Forse questi numeri corrispondevano alle famiglie registrate nei ruoli militari dell’ufficio dello stratiotikon? Dopo questa data. La precisione amministrativa del suo resoconto. pur tenendo conto del margine di esagerazione da parte d’un imperatore che si guarda bene dallo svelare un’informazione strategica. Macedonia. Questi dati sono compatibili con gli 80 000 uomini che Teofane sembra attribuire all’intero esercito di Costantino V nel 783. Paflagonia Ottimati. Anatolici Armeniaci Caldea Tracesi Buccellari Opsikion Tracia. aveva conosciuto gli effettivi dell’esercito bizantino. dal momento che gli imperatori non erano in grado di radunare un esercito in grado di avere la minima speranza di successo in campo aperto. Cappadocia. Il declino numerico è già iniziato prima della conquista araba. Le informazioni in nostro possesso aumentano per il ix secolo. poiché Eraclio. Il considerevole impegno militare del x secolo deve aver prodotto un aumento degli effettivi. riesce a vincere i Persiani solo grazie al suo genio strategico. Gli effettivi che combattevano veramente erano senza dubbio molto inferiori. non disponiamo di altre stime generali. Un prigioniero arabo. nonché con gli effettivi ascritti ai grandi temi da Leone VI. alJarmi. è corroborata dal taktikon Uspenskij. in rapporto con l’accrescimento del numero Tabella 3. Lo sbandamento provocato dalle incessanti offensive arabe e le perdite successive alla battaglia dello Yarmuk hanno accentuato la tendenza negativa. ovvero 700 combattenti. probabilmente di 50 uomini ciascuno. Un tagma formato di autoctoni. Poi. sia dalla perdita dell’Asia Minore. I Variaghi costituivano l’unità più importante. Anche le stime riguardanti i tagmata sono estremamente divergenti. secondo la testimonianza dei trattati militari [Dennis 355]. Se è difficile determinare gli effettivi globali dell’esercito in una data epoca. in ordine di importanza. a quanto pare riuniva da 500 a 1000 combattenti. anche se gli effettivi possono essere variati con il tempo. dalle vecchie unità. seguito da un calo nel secolo successivo. Al momento in cui s’interrompe la minaccia nemica. punta di diamante del suo esercito. Occorre evitare di prendere la lista dei temi e di moltiplicare il numero dei combattenti per quello dei temi. e dunque meno numerosi dei soldati che andavano a sostituire. cifra elevata giustamente respinta da John Haldon [387] per motivi finanziari. in quanto è certo che non si arrivò mai a raggiungere il numero di effettivi teorici. come quello degli arcontopuli creato da Alessio Comneno. provocato sia dal massiccio impiego di mercenari ben più costosi. i loro soldati furono prelevati. secondo un trattato militare.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 179 L’esercito e la marina 179 dei temi. non comprendeva più di alcune migliaia di cavalieri [Dagron 357]. Furono mobilitati il domestico degli icanati con il suo intero reggimento. Nel x secolo. in particolare franchi. almeno parzialmente. Warren Treadgold. e il domestico degli escubiti con tutti i suoi. ma certa. Quando furono creati nuovi temi di confine. Le scholae d’Occidente avevano 869 combattenti. accetta per i quattro primi tagmata un numero globale di 12 000 o addirittura 24 000 uomini [367]. la cavalleria pesante dei catafratti mobilitata da Niceforo II Foca. mentre la maggior parte dei tagmata stranieri. prima che i Comneni ristabilissero la situazione. pur tenendo conto delle dimensioni di questi ultimi. cessa di essere assicurato il mantenimento di tutte le fortezze di confine [Holmes 388]. segno che tale reggimento era più importante degli altri. Quando l’esercito dei temi di confine respingeva un’incursione araba. Gli effettivi ufficiali dei soldati e dei marinai impegnati nelle spedizioni cretesi nel 911 e nel 949 offrono una base incompleta. ovvero 456 uomini. e non è molto variata nel corso dei secoli. non superava di molto i 500 uomini. Gli effettivi dei vari tagmata erano dunque disparati. basandosi sulle fonti arabe. quan- . la dimensione degli eserciti in campagna è più facile da stabilire sulla base delle fonti narrative e dei trattati militari. le scholae comprendevano 30 squadroni (banda). ma si ignora se abbiano mantenuto questo livello nei due secoli seguenti. Infine. era composto da 2000 uomini. valendosi d’un potenziale demografico cresciuto e d’un ritorno alla prosperità. e secondo le fonti erano composti da 4000 o 6000 uomini. La qualità della manovra era spesso destinata a compensare l’inferiorità numerica degli eserciti bizantini. Fu in questa maniera che Leone Foca riportò su Sayf ad-Dawla una delle sue più belle vittorie con i contingenti di riserva. ne sono la prova. i Bizantini avevano dimenticato. a Creta. spesso presso parenti più anziani. Bisanzio ha prodotto una serie di Taktika e Naumachika. In mancanza di scuole militari. a suo parere. nella parte dell’Impero che non era teatro delle operazioni. Venivano privilegiate le ricognizioni. o uscivano dai ranghi dopo aver mostrato la loro prodezza. Tra il ix e il x secolo. ma nel 911 la marina imperiale aveva mobilitato 19 600 marinai. e che evitassero le battaglie campali a meno di non essersi assicurati una superiorità momentanea. che ebbe l’ambizione di far rivivere grazie ai propri Taktika la scienza della guerra che. l’Impero ha sempre avuto a disposizione un solo esercito capace di opporsi a un’invasione in grande stile. Cheynet 381]. anche a partire dal x secolo quando il comando operativo delle forze bizantine fu diviso tra Oriente e Occidente. gli ufficiali si formavano sul campo. ma ci fu anche un imperatore.2b_Bisanzio II_77-216 180 7-07-2008 13:55 Pagina 180 Le istituzioni dell’Impero do l’imperatore prende parte a una campagna è accompagnato da 15 000 a 25 000 uomini. cifra corroborata dalle altre fonti [Dennis 355. l’esercito d’Oriente e quello d’Occidente non mancavano mai di unirsi. delle truppe di qualità inferiore ma capaci di combattere sotto un buon comando. l’impiego di stra- . e questo spiega perché. in particolare l’impossibilità di accumulare vettovaglie sufficienti per eserciti numerosi. Tale numero si spiega con dei limiti logistici. Le difficoltà incontrate dai crociati. h) Un esercito molto tecnico. prima di attaccare una battaglia giudicata decisiva. mentre suo fratello Niceforo assediava Chandax. I più benestanti e i più curiosi leggevano i trattati di strategia. Bisanzio ha ereditato le tradizioni dell’esercito romano. Leone VI. Tutto sommato. che fosse o meno presente l’imperatore. a causa della persistente scarsità di effettivi. nonostante gli accordi preliminari stretti fra Alessio e il loro comandante per stabilire mercati convenienti. Gli effettivi della flotta sono conosciuti ancora peggio. pur lasciando come copertura. perlopiù compilati da ufficiali veterani. con le truppe migliori [Dagron 357]. Dalla lettura di questi manuali si ricava l’impressione che i generali bizantini risparmiassero il sangue dei propri uomini in combattimento. dove si insisteva molto sull’allenamento delle giovani reclute ai diversi movimenti sul campo di battaglia. e ancora sotto Romano IV Diogene. la guerra di logoramento tramite un uso accorto delle postazioni fortificate. I preparativi delle fallite spedizioni contro Creta del 911 e del 949 mostrano la precisione e l’efficacia della catena logistica [Haldon 387]. I Bizantini disponevano di un sistema logistico di prim’ordine. sotto Costantino IV. ma fu rapidamente copiata e contrastata con l’uso di pelli umide che impedivano l’appiccarsi del fuoco [Korres 408]. che conduceva in Cilicia. dove la popolazione e le truppe erano al riparo delle mura delle città. il cui armamento ha seguito l’evoluzione di quello degli avversari [Kolias 407]. Le scuderie imperiali erano sottoposte al protostrator e al comes stabuli. I Bizantini avevano a propria disposizione un intero campionario di macchine d’assedio. Questa politica è coerente con i precetti dei trattati militari. I Bizantini. D’altro canto. che dipendeva dal preposito all’eidikon. Nicea e Smirne). le truppe erano convocate in accampamenti prestabiliti in ciascuno dei grandi temi. riparando con cura. . una parte del quale era conservato a Costantinopoli nei depositi dell’armamenton. una parte dei quali proveniva dagli allevamenti (metata) di Asia e di Frigia. fu indubbiamente utile contro le popolazioni che la ignoravano. addetti alle scuderie di Costantinopoli e di Malagina. il cui ricordo è conservato da iscrizioni. Dennis 402]. Esistevano anche dei vasi che potevano essere lanciati dal singolo soldato. in particolare nella costruzione e nell’impiego di macchine d’assedio [Sullivan 410]. che era il primo aplekton («campo di raduno delle truppe») sulla principale strada dell’Asia Minore. Sotto i Comneni. in Oriente si distinguevano per la scienza della poliorcetica. Indubbiamente la loro arma più nota è il «fuoco greco». A numerose riprese fu edificata tutta una serie di fortificazioni. L’impatto di quest’arma è difficile da quantificare. Il logoteta delle mandrie controllava la fornitura di cavalli.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 181 L’esercito e la marina 181 tagemmi. Chevedden 401. scagliata da un sifone o da catapulte che lanciavano recipienti pieni di questo prodotto. Fino all’xi secolo. gli aplekta. Cipsela in Tracia e Lopadio in Bitinia svolsero il medesimo ruolo. le mura di Costantinopoli. furono anche abili a fortificare i punti strategici. già attivi all’epoca romana [Oikonomides 28]. Michele III (ad Ancira. miscela infiammabile di pece e nafta. a costi elevatissimi. tra cui catapulte di vario tipo che rimasero insuperate fino alle crociate [Foss 403. basato su una complessa amministrazione. collocati in Asia Minore lungo i percorsi che conducevano alle frontiere orientali. Erano in grado di radunare tutto l’equipaggiamento necessario. Beneficiando di rendite fondiarie integrate da esenzioni fiscali. la disponibilità di immensi appezzamenti di . divenne estremamente difficile. il rappresentante attuale più eminente di tale visione. La maniera in cui furono remunerate le truppe reinsediate in Asia Minore è oggetto di discussioni su due punti fondamentali: il ruolo dei commerciari nel vii-viii secolo [cfr. nell’attesa di essere richiamati in servizio effettivo. Ma a un livello commisurato all’intero esercito imperiale. a) La questione delle terre militari. in primo luogo Paul Lemerle [553]. Il denaro contante si era rarefatto e si comprende quale sia stato il sollievo procurato dal versamento d’un tributo da parte di Mu’awiya. gli imperatori. Il finanziamento dell’esercito e il pagamento dei soldati. il finanziamento dell’esercito. vi. come alcuni Armeni sotto Maurizio o alcuni Slavi sotto Giustiniano II. avrebbero distribuito ai soldati trapiantati una serie di terre ricavate dai latifondi imperiali. la loro distribuzione sul territorio. Non c’è dubbio che gli imperatori abbiano sempre insediato su terreni pubblici varie popolazioni straniere trasferite volenti o nolenti. da parte degli imperatori macedoni. Dopo la perdita delle province orientali e la riduzione delle risorse fiscali della metà o forse di due terzi. tra i quali Georg Ostrogorsky. questi soldati avrebbero potuto assicurare il mantenimento delle famiglie e dei cavalli. 142]. Hélène Ahrweiler [334 e 335] e John Haldon [337]. La prima teoria ha ricevuto obiezioni fondate. secondo una pratica che proseguì fino al termine dell’Impero. già problematico dalla seconda metà del vi secolo e soprattutto a partire da Eraclio (costretto a servirsi dei tesori della Chiesa). e la data di comparizione delle terre stratiotiche. p. È certo che il valore dei donativa in denaro diminuì fortemente. a partire dall’assenza dei temi sotto Eraclio e i suoi successori immediati. e Warren Treadgold [394]. che è stato il primo a mettere insieme chiaramente tutti gli elementi di questa ricostruzione. Secondo alcuni. Vi sono due teorie contrapposte. al di là del suo lato simbolico. delle prime leggi destinate a proteggerle. Molte caratteristiche dell’esercito bizantino dipendevano dal suo finanziamento: il numero di combattenti.2b_Bisanzio II_77-216 182 7-07-2008 13:55 Pagina 182 Le istituzioni dell’Impero 2. l’equipaggiamento. ancora ben attestati nel vi secolo e scomparsi invece nel Medioevo. a partire da Eraclio. ritengono invece che le terre stratiotiche abbiano acquisito uno statuto ufficiale solo poco prima della promulgazione. Altri storici. cap. la parte sulla fiscalità. La condizione sociale dei soldati era dunque lungi dall’essere uniforme. giacché lo Stato aveva perduto nel corso del vii secolo le sue fabbriche pubbliche di armi. il servizio risulta ereditario. Nessun testo. Queste terre continuavano a pagare l’imposta fondiaria di base. in numerose vite di santi. Già una novella di Niceforo I valuta a 18. di conseguenza. a possedere proprie armi personali. Da dove venivano queste terre? I soldati risiedevano a lungo nello stesso villaggio. connette formalmente il servizio militare all’esistenza delle terre stratiotiche prima del x secolo. di norma. Lo Stato cercava innanzitutto di disporre di effettivi numerosi. Lo stratiota era ormai tenuto.5 nomismata la somma necessaria. eccetto quella di Cesarea di Cappadocia. ma i proprietari erano esentati da tutte le imposte straordinarie in ragione della fornitura d’un combattente. Per stabilizzare il sistema. Fin dall’origine dell’esercito tematico. D’altro canto. gli imperatori macedoni decisero di stilare registri delle «case militari» con le terre annesse (stratiotikoi oikoi). benché queste ultime siano sicuramente esistite prima che la minaccia della loro sparizione inducesse gli imperatori a legiferare in merito. per i più fortunati. e a differenza dell’epoca precedente non le forniva più. senza contare che fu spesso l’intendenza a fornire le vettovaglie. il protagonista è rappresentato mentre soccorre uno stratiota privo di cavalcatura e incapace di procurarsene. stabili e preventivabili. Nicolas Oikonomides ha ritenuto di scorgere in una disposizione dell’Ecloga un notevole indizio che il servizio sarebbe già stato legato al possesso d’un terreno sotto gli Isaurici [Oikonomides 392]. infatti. si è fatto appello a dei co-contribuenti (syndotai) per equipaggiare un soldato a corto di mezzi. e ciò finisce per implicare numerose difficoltà: che fare se la famiglia non ha un uomo abile al servizio? Che fare quando un soldato è divenuto troppo povero per assicurare il proprio mantenimento? Si è rapidamente imposta la distinzione tra chi era iscritto nei registri e chi serviva a tutti gli effetti. ma tale interpretazione è stata giustamente contestata [Haldon 372]. di integrazione alla nuova aristocrazia in via di formazione risulta ben osservabile in Italia [Brown 1188]. e disponevano d’un po’ di denaro liquido che permetteva loro di acquistare dei terreni e li rendeva dei partiti molto interessanti per le ereditiere. e ciò lascia aperta la questione del mantenimento dei soldati prima della implementazione delle terre stratiotiche.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 183 L’esercito e la marina 183 terreno dotati d’un numero di contadini sufficiente a mantenere decine di migliaia di uomini è inverosimile in un contesto di declino demografico marcato. . ed eventualmente pagarne anche le tasse. Questo processo di radicamento dei soldati nonché. ma combattivi. sarebbe meglio che questi stratioti demotivati versassero un’imposta di riscatto il cui importo complessivo possa permettere di assoldare dei combattenti. l’equivalente di 6-10 fattorie) e lo poneva ben al di sopra dei contadini. Il momento era favorevole perché la liquidità era tornata abbondante. per quanto agiati. Nel caso in cui lo stratiota non potesse stabilmente mantenere le proprie capacità. soprattutto a Costantinopoli [Dagron 357]. nell’attesa che recuperasse le sue facoltà contributive [Gorecki 384]. occorreva iscrivere 4 libbre d’oro di terreni: ciò lo rendeva dunque un proprietario importante (600 modioi. che esigeva un equipaggiamento costosissimo. e finisce per confondere la distinzione tra oikoi politikoi e oikoi stratiotikoi. Gli imperatori furono dunque indotti a trasformare degli oneri in tasse. gli epilektoi. Quando Niceforo II arruolò la cavalleria pesante. La fiscalizzazione della strateia si va generalizzando nell’xi secolo. la procedure di adoreia permetteva di trasferire ad altri le sue terre. tanto più che i vari lotti erano occasionalmente frammentati dalle eredità. e questo spiega lo scarso numero di combattenti reclutati. Gli altri. secondo il processo denominato fiscalizzazione della strateia. A partire dal x secolo. l’esercito si professionalizza e i generali si lagnano della mediocre qualità dei soldati tematici. La strateia compare allo stesso titolo delle altre imposte nelle liste . a eccezione del nucleo di soldati al servizio permanente dello stratego. Per un soldato semplice. implementò una nuova categoria di proprietari che iscrivevano un minimo di 12 libbre d’oro di terreni. Sembra probabile che questa tassa sia stata poi estesa a chi non dipendeva dalle case militari tradizionali. si fa strada l’idea che il servizio effettivamente reso non abbia più molto interesse sul piano militare. quando creò la categoria dei possessori di 12 libbre d’oro di terre.2b_Bisanzio II_77-216 184 7-07-2008 13:55 Pagina 184 Le istituzioni dell’Impero Nel x secolo. e ciò lo rese impopolare. Una delle misure di Niceforo Foca. pochi soldati tematici ebbero i mezzi di far registrare possedimenti d’una tale superficie. a volte. Un marinaio semplice aveva terre per 2 libbre d’oro. Numerosi proprietari di una parte della strateia potevano associarsi per fornire un combattente. autoctoni o stranieri. aveva per obiettivo anche quello di far partecipare allo sforzo bellico i civili agiati. b) La trasformazione del x e dell’xi secolo: la fiscalizzazione della strateia. In pratica. avevano venduto l’equipaggiamento e si dedicavano alle attività agricole. Senza dubbio. il valore delle terre iscritte nei registri fiscali dipendeva dal valore del servizio reso. ossia circa 60 ettari di terre arabili. La riflessione di Coniata riecheggia una deplorazione di Michele Psello che descriveva. Ci sarebbero stati degli artigiani che. che tale riforma avesse facilitato l’invasione turca [Oikonomides 345. In realtà. avrebbero abbandonato un mestiere che. oggi si ritiene che l’espansione demaniale non abbia affatto condotto a un indebolimento delle sue risorse. A partire dal regno di Alessio Comneno. Parallelamente. che sarebbe stato composto da decine di migliaia di uomini. in particolare i reggimenti stranieri. Haldon 362]. tuttavia. li manteneva miseramente. e Kazhdan 389. in cui tutti si allontanavano dalle armi per abbracciare la car- . c) Lo sviluppo della pronoia. la remunerazione dei servitori dello Stato viene perlopiù effettuata sotto forma di pronoiai [cfr. i combattenti dei temi non erano più mobilitati. se necessario corrompendo gli ufficiali reclutatori perché accettassero anche uomini inabili alla guerra. una situazione inversa. e quest’onere. e per molto tempo gli storici hanno associato questo fallimento al declino dell’Impero nell’xi secolo. alcune delle quali furono forse direttamente consacrate al finanziamento delle truppe. vi. dal momento che le istituzioni pubbliche si dettero sistematicamente a sfruttare i propri possedimenti raggruppati in curatorie e in episkepseis. cap. senza dubbio a torto. a eccezione del nucleo di soldati permanenti che formavano i tagmata tematici. gli imperatori cercarono in modo analogo la conversione in oro dei servizi dovuti. Lo Stato perse la battaglia per difendere la piccola e la media proprietà. Quando l’Impero si procacciò nuovi territori. Queste ultime restarono eccezionali sotto i due primi Comneni. Magdalino 391]. pur non avendo mai toccato una spada. in confronto. il mitaton. poiché tutti beneficiavano di questo favore. e ciò le aveva rese ricercatissime. era particolarmente temuto perché comportava facilmente degli abusi. nel secolo precedente. Lemerle 553. secondo Coniata l’imperatore avrebbe demotivato i più coraggiosi. Un brano famoso di Niceta Coniata ricorda che gli antenati di Manuele avevano conferito delle pronoiai solamente ai guerrieri più valorosi che si erano distinti di fronte al nemico. al punto che ci si sarebbe precipitati in massa verso i ruoli militari. suscitò il biasimo dei contemporanei che ritennero. una volta superata la terribile crisi finanziaria. ma Manuele Comneno generalizzò l’impiego della pronoia per il pagamento dei soldati. I civili d’altro canto erano costretti ad alloggiare i soldati che svernavano lontano da casa.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 185 L’esercito e la marina 185 di esenzione in favore dei monasteri. La dissoluzione da parte di Costantino Monomaco dell’esercito di Iberia. Generalizzando questa pratica. Coniata sottolinea infine una conseguenza nefasta della riforma. che giungevano a 1300 libbre d’oro. l’anzianità di servizio. fino all’ultima delle vesti. a quanto afferma. fu costretto. dal momento che lo Stato. tematica o tagmatica. 1100 libbre sotto Niceforo I. si ignora quale fosse la proporzione dei soldati che beneficiavano di questo sistema di remunerazione. a quanto pare. Questa stima di Teofane Continuato è confermata dall’ammontare delle rogai del tema degli Armeniaci. a smantellare tra l’altro il tetto di Santa Maria dei Martiri a Roma. p. giacché. Sotto Michele III. i Variaghi domandarono un aumento del soldo nel momento stesso in cui i Latini penetravano in città. non si nota nessuna evoluzione particolare nella composizione dell’esercito. di norma. Quando Costante II volle pagare i suoi soldati. Nel 949. se fosse o meno in stato di mobilitazione. il pagamento delle truppe in denaro risulta ampiamente attestato per tutto il corso del xii secolo: nell’aprile 1204. benché prima del 1204 gli imperatori avessero comunque conservato. mentre ai soldati spettavano. In realtà. I combattenti ricevevano il soldo anche quando partivano per una campagna [Treadgold 367]. cap. ma allo stato attuale della ricerca è difficile precisare in quali proporzioni [cfr. xii. anche se è noto che il pagamento in contanti era modesto poiché le riserve metalliche erano drasticamente diminuite. dei privilegiati? Gli introiti del combattente dipendevano da una serie di elementi: la categoria cui apparteneva. per ottenere il metallo necessario. rispettato sotto Manuele. il costo totale dei salari o rogai annuali raggiungeva senza dubbio le 20 000 libbre d’oro.2b_Bisanzio II_77-216 186 7-07-2008 13:55 Pagina 186 Le istituzioni dell’Impero riera dell’avvocato. per una spedizione dalla du- . disponeva dei mezzi per reprimere gli abusi. Non ci sono informazioni per il periodo precedente al ix secolo. Lo scetticismo è d’obbligo nei confronti del preteso afflusso di artigiani nei ranghi dell’esercito. prima del 1204. il rango che occupava. e di quelle del tema dello Strimone. quando i contribuenti divenivano vittime dei rappresentanti dei pronoiari che avrebbero loro sottratto. D’altro canto. d) I soldati. Queste critiche sono eccessive. il controllo dell’istituzione. 306. meno di 12 nomismata. secondo il Liber pontificalis. Gli stipendi erano fortemente gerarchizzati: lo stratego degli Anatolici riceveva 40 libbre d’oro all’anno. somme che finirono entrambe in mano ai nemici. ma il nuovo sistema celava effettivamente dei potenziali pericoli in caso di indebolimento dell’autorità centrale. e si ignora anche se gli ufficiali ne fossero stati interessati in misura massiccia e quale impatto sociale ebbe la donazione di grandi pronoiai. 2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 187 L’esercito e la marina 187 rata presunta di tre mesi, un turmarca otteneva 30 nomismata contro 3 soltanto per il soldato semplice o il rematore. I guerrieri dei tagmata erano meglio remunerati, precisamente il doppio, a giudicare dai dati del 911 e del 949 [Haldon 387]. Per attirare i volontari in operazioni pericolose, le somme assegnate erano più alte. Per esempio, per lottare contro la pirateria araba erano stati reclutati dei volontari ai quali erano state promesse 40 monete d’oro a persona. Lo stipendio non costituiva l’unica risorsa dei militari. In circostanze fortunate vi si aggiungeva il bottino, che permetteva di procurarsi schiavi e beni preziosi. In occasione delle grandi vittorie del x secolo, il bottino fu così abbondante che il prezzo degli schiavi crollò. In compenso, il soldato fatto prigioniero doveva frequentemente procurarsi di tasca sua il denaro per il proprio riscatto, che poteva arrivare a costare diverse decine di nomismata, corrispondenti al riscatto d’uno schiavo – quello che i soldati divenivano dopo la cattura. Le famiglie, specie le più povere, potevano essere rovinate, se non ricevevano l’aiuto della Chiesa. Per i graduati, la somma richiesta era proporzionale al patrimonio presunto dei prigionieri, per i quali il nemico domandava a volte parecchie decine di migliaia di nomismata. Solo una contribuzione imperiale o un gesto del comandante nemico, nell’ambito di negoziati diplomatici o d’uno scambio di prigionieri, lasciava loro sperare di poter tornare in libertà. D’altro canto, la vendita dei prigionieri nemici costituiva un premio di guerra, come avvenne in occasione del fallimento degli assalti russi a Costantinopoli, o dopo le vittoriose incursioni in Siria al tempo di Giovanni Tzimisce. Le gratifiche imperiali integravano cospicuamente gli stipendi. I soldati semplici ne beneficiavano più di rado, a meno che non compissero una prodezza sotto gli occhi dell’imperatore. Gli ufficiali di rango elevato, strateghi, duces, turmarchi, si vedevano assegnare delle dignità in rapporto con il loro grado: gli strateghi degli Anatolici e i domestici delle scholae erano spesso nominati patrizi, o addirittura magistri, e ottenevano le rogai corrispondenti. Ricevevano anche doni diretti dall’imperatore, come tessuti preziosi e soprattutto terre. I generali vittoriosi e apprezzati dall’imperatore potevano accumulare in breve tempo delle fortune considerevoli. 3. Perché l’esercito combatte? Le pratiche religiose andarono sviluppandosi nell’esercito bizantino, in particolare nel corso del lungo conflitto con i musulmani. I soldati 2b_Bisanzio II_77-216 188 7-07-2008 13:55 Pagina 188 Le istituzioni dell’Impero pregavano mattina e sera, cantavano quotidianamente il trisagion, digiunavano prima del combattimento e, da dopo l’843, portavano con sé icone e croci preziose [Dennis 412]. Gli studiosi si sono spesso chiesti se i Bizantini avessero elaborato una dottrina paragonabile alla guerra santa degli Occidentali o al jihad dei musulmani. Senza dubbio non bisogna lasciarsi fuorviare da una interpretazione letterale del canone di san Basilio, che escludeva per tre anni un soldato dalla comunione se aveva versato il sangue del nemico. La Chiesa, fin dall’Antichità, aveva concepito una teoria, ottimamente riassunta da sant’Agostino, che permetteva ai combattenti di portare le armi per proteggere i santi imperatori e soccorrere i fratelli cristiani [Kolbaba 413], nell’ambito della guerra giusta, ossia difensiva, dove non viene versato sangue più del necessario. L’Impero è la pace, avrebbero potuto affermare numerosi panegiristi imperiali, come Giovanni Mauropo quando lodava la moderazione di Costantino IX che risparmiava i suoi nemici, o come Anna Comnena quando affermava che suo padre Alessio, dopo la vittoria di Levunion, era stato totalmente estraneo al terribile massacro dei prigionieri peceneghi, che peraltro erano pagani. Ogni guerra contro cristiani era sostanzialmente una guerra civile, dunque da condannare con la massima severità. In virtù di questo principio, gli sconfitti, in caso di ribellioni intestine, erano crudelmente puniti per avere infranto il comandamento divino. Questa ripugnanza nei confronti degli scontri cruenti si applicava anche, di norma, ai popoli vicini, quando condividevano la stessa fede. Difatti, i rari combattimenti contro i Carolingi furono d’intensità piuttosto modesta. In compenso, l’uso di tale argomento per suscitare la vergogna e il rimorso di Simeone di Bulgaria sembra cinico: il pio imperatore Leone VI non aveva avuto scrupoli a fare appello agli Ungheresi, che non erano ancora convertiti, per devastare le terre dei Bulgari, fratelli in Cristo dei Romani. Lo stesso Leone VI deplorava il disagio dei suoi compatrioti nei confronti della violenza guerresca. Gli sembrava che i suoi fossero svantaggiati, a paragone dei musulmani che, con la dottrina del jihad, disponevano d’un potente mezzo per stimolare l’ardore guerriero dei propri uomini e chiamarli al combattimento contro gli infedeli [Dagron 411]. Non era l’unico a pensarla così, e tra i rappresentanti dell’aristocrazia cappadoce, così come tra le truppe, si era diffusa l’idea che il sangue versato per la difesa della cristianità dovesse garantir loro, come avveniva per i nemici, la condizione di martiri se fossero caduti sul campo di battaglia. Niceforo Foca, perfetto rappresentante di questa aristocrazia, propose alla Chiesa di ratificare questa dottrina, ma a Costantinopoli né il clero 2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 189 L’esercito e la marina 189 né l’opinione pubblica apprezzarono tale proposito, e Niceforo ricevette un categorico rifiuto dal patriarca Polieutto [Kolia-Dermitzake 414]. Questo fallimento non ostacolò minimamente il movimento di riconquista, e del resto anche Giovanni Tzimisce esaltava l’esercito cristiano che aveva ripreso Antiochia, lasciandogli sperare un eventuale recupero di Gerusalemme, dove l’imperatore sognava di recarsi per pregare sulla tomba di Cristo secondo un progetto che sarebbe stato ripreso, in circostanze ben differenti, da Alessio e poi da Manuele Comneno. Il culto dei santi militari, Demetrio, Michele, Giorgio e Teodoro fu incoraggiato dagli imperatori delle dinastie macedone e comnena. La loro propaganda pretendeva che questi soldati inviati da Dio combattessero al fianco degli eserciti cristiani. Numerosi ufficiali scelsero di effigiare uno di questi protettori sul recto dei loro sigilli. 4. Conclusione. Edward Gibbon, innestandosi nel filone di un’antica tradizione, latina e poi occidentale, disprezzava i comandanti bizantini e le loro truppe per quella che giudicava una mancanza di combattività. Senza dubbio, se avesse letto i loro trattati di tattica, avrebbe trovato una conferma del proprio punto di vista. I redattori, infatti, perlopiù ufficiali in congedo, come si è visto raccomandano costantemente di evitare gli scontri in campo aperto, piuttosto di sorvegliare il nemico, di logorarlo, in particolare facendo perno sulle guarnigioni delle fortezze. Non bisogna individuare in questo una prova di codardia ma una giusta valutazione dei rapporti di forza. L’Impero ha quasi sempre combattuto avversari più numerosi degli effettivi dei suoi eserciti, in particolare durante i primi due secoli del califfato, che disponeva di una schiacciante superiorità economica e militare. Gli strateghi dei temi hanno saputo utilizzare abilmente l’handicap degli Arabi, intralciati dall’inevitabile lunghezza delle linee di rifornimento, e trarre profitto dalla propria eccellente conoscenza del terreno per limitare i danni causati dalle invasioni. Se non fosse stato oscurato dalla caduta di Costantinopoli nel 1204, che rivela più le divisioni interne dell’Impero che la sua intrinseca inferiorità militare, il bilancio sarebbe impressionante, a paragone degli Imperi musulmano e franco, così ben messi nell’viii e nel ix secolo e così rapidamente in declino. 2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 190 2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 191 jean-claude cheynet viii. Le classi dirigenti dell’Impero Per tutto il corso del Medioevo, le fonti presentano un gruppo di personaggi che gravitano intorno all’imperatore, occupano le cariche e possiedono il potere economico e l’influenza sociale. Sono designati con diversi nomi, a seconda dell’aspetto – il rango (ekkritoi, logades), la posizione nello Stato (hoi en telei) – su cui la fonte mette l’accento. La differenziazione sociale deriva sempre, a ogni modo, dal potere che ha assegnato una funzione elevata o una dignità al personaggio designato dalla fonte, o ai suoi antenati. Ci si può spingere a parlare di nobili, come ha fatto Rodolphe Guilland che ha dedicato tanti articoli a studiare le dignità di cui erano insigniti [238]? Senza dubbio l’eugeneia – letteralmente, la «buona nascita» – potrebbe corrispondere a tale distinzione sociale, ma l’attribuzione di tale qualità è fondamentalmente soggettiva, se non simbolica, giacché a volte designa semplicemente la nobiltà d’animo. In assenza d’uno statuto giuridico dal quale potessero essere determinati dei privilegi ereditari, converrà dunque astenersi dal parlare di nobili, ma come si vedrà le élites bizantine seppero conservare di generazione in generazione le posizioni acquisite, riuscendo talora persino a superare le più violente crisi politiche. È difficile definire perfettamente questo gruppo, dal momento che non è omogeneo: ci sono infatti numerose élites, politiche, ecclesiastiche, economiche, intellettuali, che si sovrappongono solo in parte. Lo strato superiore, composto di intimi dell’imperatore, è ristrettissimo, ma questo potrebbe non valere per i livelli inferiori, dal momento che il personale ordinario degli uffici si differenzia poco dai ricchi mercanti della capitale o delle province, anch’essi in grado di acquisire delle dignità, e i cui figli entrarono a volte al servizio dello Stato. Non è nemmeno possibile utilizzare la definizione giuridica di «povero», ossia chi non arrivava a possedere 50 monete d’oro, dal momento che tale definizione è ereditata dall’epoca romana e non tiene conto né dell’evoluzione della moneta né di quella della società. Quella che noi definiremo «aristocrazia» ha costituito i quadri del- 2b_Bisanzio II_77-216 192 7-07-2008 13:55 Pagina 192 Le istituzioni dell’Impero l’amministrazione imperiale, ed è da essa che provenivano gli imperatori, tranne poche eccezioni. Tale aristocrazia ha sempre costituito una minoranza che, al momento dell’apogeo dell’Impero, nell’xi secolo, comprendeva sicuramente alcune migliaia di famiglie, se vi si includono gli amministratori pubblici, quelli ecclesiastici e i letterati. 1. Il rinnovamento dell’alta aristocrazia. Alexander Kazhdan aveva nettamente contrapposto due momenti della storia delle élites [424]. Secondo lo studioso, nel vii-ix secolo il rinnovamento fu intenso a causa delle guerre che favorivano l’innalzamento di homines novi, d’origine modesta, che approdavano al potere grazie alla forza della spada. Questa ipotesi ne supponeva un’altra, quella dell’assenza di continuità tra la classe senatoria, ancora potente fino al vi secolo, e le famiglie che andarono progressivamente distinguendosi nel corso del ix e del x secolo. Nell’xi e xii secolo, sotto l’impulso degli imperatori Comneni, lo strato superiore dell’aristocrazia non avrebbe più integrato dei nuovi arrivati, e la società si sarebbe irrigidita, dimodoché l’Impero avrebbe perso una delle chiavi del suo successo, l’assimilazione degli stranieri. a) La situazione del vii-ix secolo. Sono scarse le fonti per conoscere l’evoluzione delle élites durante la fase acuta della crisi del vii secolo, benché siano integrate da un materiale sigillografico più abbondante. Fortunatamente, gli Armeni, che in questa fase forniscono numerosi ufficiali agli eserciti, ricevono nomi caratteristici delle famiglie da cui discendono. I generali di sangue armeno provengono dalle stirpi più illustri, i Mamikonian e gli Gnuni, e poi i Bagratidi, parte dei quali si era insediata nell’Impero anche prima della conquista araba. Altri casi, meno isolati di quanto si pensava vent’anni fa, suggeriscono che la cesura del vii secolo non sia stata affatto radicale, anche tra i militari, il cui tasso di rinnovamento era necessariamente più elevato, tenendo conto delle perdite in combattimento e dell’instabilità politica. Lo stratego degli Armeniaci e futuro imperatore Niceforo I sarebbe un discendente del patrizio ghassanide Gabala. Le conseguenze di questo passaggio alla forma medievale di un Impero, ridotto quasi alla sola Anatolia, risultano più evidenti. La classe senatoria, fondata sul possesso di latifondi, è perlopiù scomparsa, vittima dei problemi militari e, forse, di un accrescimento della pressione fiscale, se 2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 193 Le classi dirigenti dell’Impero 193 si può generalizzare l’esempio dell’Egitto alla fine del vi secolo, come non vi è motivo di dubitare. I proprietari, tenuti al pagamento dell’imposta fondiaria, non poterono scaricare sui contadini l’aumento subito e persero la loro rendita fiscale. Furono indubbiamente i medi proprietari a soffrire di più [Zuckerman 330]. Questa evoluzione può essere osservata al meglio in Italia [Brown 1189]. Una parte dei senatori romani si è probabilmente rifugiata a Costantinopoli, dove è riuscita a mantenersi meglio. Teofane allude ai rappresentanti di questa élite quando racconta che l’imperatore Filippico, dopo una solenne processione nella capitale, invitò a pranzo i cittadini della vecchia stirpe (politai archaiogeneis), secondo una formula che deve sicuramente designare l’aristocrazia tradizionale. Analizzando, quando è possibile, le origini delle grandi famiglie, si nota che parecchie di esse emersero all’epoca degli Isaurici, e che i loro membri svolgevano funzioni militari. Tali famiglie venivano, quando le fonti accennano alla loro origine, dall’Anatolia. Nonostante non si abbiano informazioni sufficienti per l’viii secolo, si può azzardare il seguente scenario. Gli imperatori isaurici, e poi Michele II e i suoi discendenti nel secolo successivo, hanno stabilizzato il potere imperiale appoggiandosi ad alcuni ufficiali. I sovrani hanno assicurato la fortuna di questi ultimi, e hanno moltiplicato i matrimoni che li rendevano solidali nei confronti della dinastia. In cambio, questi ufficiali hanno sostenuto gli imperatori contro l’aristocrazia stabilita da lunga data nella capitale. Quest’ultima si è schierata perlopiù dalla parte degli iconoduli e, grazie al patrimonio fondiario, ha dato origine alla fioritura monastica in Bitinia alla fine dell’viii secolo, come mostrano i casi di Teofane il Confessore, di Platone e di suo nipote Teodoro di Studio. Alcune fonti permettono di ipotizzare che alcune famiglie di tradizione civile risalgano almeno al vii secolo. È per esempio il caso dei patriarchi Germano e Fozio, di cui conosciamo gli antenati dalla fine del vii secolo. Questo peso così precoce dell’ereditarietà sembrerebbe andare contro alla libertà assoluta dell’imperatore di scegliere chi più gradiva. In realtà gli imperatori, per conservare il sostegno d’una potente rete clientelare, badarono a onorare i figli dei servitori devoti e, di conseguenza, la nomina a funzioni di alto livello e il beneficio di dignità elevate continuarono a perpetuarsi nelle stesse famiglie a volte per più d’un secolo, come nel caso dei Focadi, dei Maleini, degli Scleri… In caso di disgrazia, bastava troncare questo flusso e la famiglia cessava di essere annoverata tra le prime, pur senza necessariamente scomparire. La comparsa dei nomi di famiglia, segno del sentimento di appartenenza a un medesimo genos e garanzia della memoria generazionale, per- 2b_Bisanzio II_77-216 194 7-07-2008 13:55 Pagina 194 Le istituzioni dell’Impero mette di rendersi conto più facilmente di questo fenomeno. Alcuni nomi risalenti all’viii e al ix secolo risultano ancora attestati all’epoca dei Paleologhi, ossia per sei o sette secoli: i Melisseni, gli Argiri, i Duca, i Crateri. L’eugeneia favorisce le carriere e l’imperatore Leone VI pretendeva di farne un criterio, per quanto non esclusivo, per la scelta dei generali. La glorificazione degli antenati diviene un’arma sociale e, a partire dal x secolo, alcuni cronisti utilizzano archivi familiari come quelli dei Curcui e dei Focadi, e nel secolo seguente dei Cecaumeni. Il primo nucleo dell’aristocrazia militare emersa sotto gli Isaurici, insediato già quasi esclusivamente in Anatolia, si è rafforzato nel corso della lunga lotta contro gli Arabi e si è radicato nelle province di confine. C’è stata la scissione in due gruppi principali: il primo, originario della Paflagonia e della Caldea, era rivolto all’emirato di Melitene e poi alla Mesopotamia; l’altro, incentrato intorno agli Anatolici, e poi in Cappadocia e nel Charsianon, affrontava gli arabi di Cilicia e di Antiochia. Nel x secolo, nel primo gruppo si segnalano i Duca, gli Argiri, i Curcui, mentre nel secondo i Melisseni, i Focadi, i Maleini, gli Scleri [Cheynet 422]. Il successo di una stirpe si concretizza nella trasmissione delle medesime funzioni nell’arco di più generazioni. Le liste dei domestici delle scholae o degli strateghi degli Anatolici del x secolo sono eloquenti sotto questo aspetto, dal momento che vi si riscontrano i nomi di Foca, Maleino o Tzimisce… Sotto Costantino VII i Focadi, che condividevano con i Macedoni l’odio verso i Lecapeni, cumularono il ruolo di domestico delle scholae, affidato a Barda, e quelli di stratego degli Anatolici, di Cappadocia e di Seleucia, detenuti rispettivamente da Niceforo, Leone e Costantino, i tre figli di Barda [Cheynet 441]. Questo esempio fu indubbiamente eccezionale, dal momento che venne stigmatizzato da Basilio II nella sua novella contro i potenti, promulgata all’indomani della difficile vittoria contro la ribellione di Barda Foca il Giovane [Cheynet 461; Holmes 152]. b) L’evoluzione sotto gli ultimi Macedoni. Nel corso dei secoli i tratti dell’aristocrazia si modificarono in seguito al verificarsi di riassetti permanenti al culmine della gerarchia, in funzione del favore imperiale, unica fonte di carriere rapide. Tuttavia, le strutture dell’aristocrazia nella società spiegano come mai le famiglie, se anche alcuni componenti incorrono nel castigo imperiale, riescono di norma a sopravvivere agli sconvolgimenti politici, grazie alla ricchezza fondiaria e alle reti clientelari. I quadri della dinastia amoriana manten- 2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 195 Le classi dirigenti dell’Impero 195 gono ancora un rango elevato sotto i Macedoni. La fazione dei Comneni, composta di famiglie elevate da Basilio II, si sviluppa durante tutto l’xi secolo, ed è piuttosto prolifica in colpi di stato, nonostante i rovesci di fortuna che di tanto in tanto colpiscono qualche membro del gruppo. Nel corso della seconda metà dell’xi secolo l’aristocrazia civile fu colta da un sentimento di insicurezza, dal momento che non sempre riusciva a sfuggire alle confische che seguivano i numerosi cambiamenti di regime, e Michele Attaleiata, uno dei suoi rappresentanti, si appellò al basileus affinché emanasse una legge protettrice [Bergmann 428]. All’arrivo dei Comneni, un ultimo assestamento innalzò al massimo livello i Paleologhi e i Cantacuzeni, senza dubbio originari dell’Asia Minore occidentale, e declassò gli Scleri e gran parte delle vecchie famiglie dell’aristocrazia anatolica [Seibt 445]. Lo stesso 1204 non interruppe la continuità delle famiglie allora al vertice dello Stato, come i Paleologhi, gli Angeli, i Lascaridi, i Tornici… Ci volle tutto l’accanimento di Basilio II e di Costantino VIII per eliminare dall’alta aristocrazia i Maleini e i Focadi, benché un ramo di questi ultimi rimanesse attestato sotto l’Impero di Nicea. Nell’xi secolo si verificarono, tuttavia, numerosi cambiamenti importanti: l’ascesa delle famiglie di tradizione civile, la centralizzazione dell’aristocrazia nella capitale, l’emergere d’un gruppo potente in Macedonia, la formazione della fazione dei Comneni. Negli uffici di Costantinopoli, dove il potere in palio è però scarso a livello politico, quando un membro importante di una famiglia ottiene una posizione influente, allora favorisce il reclutamento dei parenti. Tale pratica era facilitata, come nell’esercito, dalla consuetudine dell’apprendistato presso un familiare più anziano che trasmetteva la propria esperienza. D’altronde, è proprio a partire dall’xi secolo che le famiglie di tradizione civile si accaparrarono più metodicamente le cariche più alte della gerarchia ecclesiastica, cosa che supponeva un’educazione accurata [Tiftixoglu 323]. Alcune dinastie di funzionari arrivarono a occupare permanentemente alcune posizioni, e tra gli esempi più eclatanti dell’xi secolo si possono citare gli Xeri, numerosi dei quali ricoprirono la carica di logoteta del genikon, e i Crisovergi che accumularono alte cariche civili e posizioni elevate nella Chiesa, ma c’erano anche i Camateri, che riuscirono a imparentarsi per matrimonio con i Comneni, i Catafloroni, i Servlii, i Promunteni… Con la prosperità economica, gli incarichi fiscali monopolizzati da questi funzionari civili li arricchivano così rapidamente che alcune famiglie, che per tradizione servivano lo Stato con la spada, finirono per unirsi ai loro ranghi. Peraltro erano possibili i fallimenti, e vi furono 2b_Bisanzio II_77-216 196 7-07-2008 13:55 Pagina 196 Le istituzioni dell’Impero esattori che si rovinarono per non aver raccolto le somme corrispondenti alle tasse che avevano promesso di riscuotere. A Costantinopoli la separazione tra funzionari di rango modesto e ricchi mercanti si fece evanescente a partire dall’xi secolo, quando sui sigilli dei funzionari si videro moltiplicare nomi in precedenza sconosciuti. Ciò prova l’ampliamento del reclutamento ai rampolli dell’alta borghesia, muniti di istruzione approfondita, e conferma l’impressione di apertura sociale percepita e spesso criticata dai cronisti del tempo, come Michele Psello. Questi nuovi arrivati, tuttavia, non giunsero al culmine della gerarchia a causa di un controllo sociale più stretto sotto i Comneni [Cheynet 422]. La rivolta del 1057 segnò uno dei punti culminanti di questa influenza delle élites costantinopolitane, quando il patriarca Michele Cerulario sollevò la capitale – in favore di Isacco Comneno – grazie a un ascendente che non gli perveniva soltanto dalla funzione ma anche dalle relazioni con le più importanti famiglie della capitale, come i Macremboliti, legati ai Duca [Cheynet 461]. Il ruolo di Basilio II nella trasformazione dello strato superiore dell’aristocrazia è davvero importante. Alcuni studiosi [Ostrogorsky 120] hanno pensato che l’imperatore avesse manifestato un’ostilità radicale nei confronti del corpo degli ufficiali superiori degli eserciti d’Oriente, che avevano vanamente tentato di usurparne il potere. Fatto sta che l’imperatore sostenne una nuova generazione di militari, tra i quali i fratelli Isacco e Giovanni Comneno, il cui padre Manuele aveva coraggiosamente servito il sovrano contro Barda Sclero, ma anche i Dalasseni, i Botaneiati, i Contostefani, i Pegoniti, i Burtzi, i Gabradi. Tutti questi svolsero un ruolo di primo piano nelle guerre civili o esterne dell’xi secolo, e s’imparentarono direttamente o indirettamente con i Comneni. Il glorioso sovrano scelse anche di perdonare gli Scleri, che l’avevano fatto a lungo tremare e che ottennero cariche elevate nel corso dell’xi secolo, senza però riuscire ad agganciarsi ai Comneni [Cheynet 422 e 461]. Con Basilio II e il fallimento dell’aristocrazia anatolica, il centro del potere si è spostato a Costantinopoli, dove ormai gli imperatori decidevano delle carriere e delle fortune, mentre il denaro liquido circolava in abbondanza. Per questo motivo, tutti quelli che contavano si stabilirono nella capitale, benché numerose famiglie conservassero i loro beni in provincia. Questa evoluzione presentava il vantaggio di permettere al sovrano di sorvegliare più efficacemente i potenziali rivali, ma in compenso allontanava le popolazioni locali dai loro capi naturali. Questo elemento non è totalmente nuovo, poiché giovani arconti greci o stranie- 2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 197 Le classi dirigenti dell’Impero 197 ri, immediatamente dotati di dignità di un certo livello, erano già registrati – forse in maniera fittizia, senza servizio attivo, ma comunque con una presenza reale – nelle eterie destinate a sorvegliare il Palazzo. Questa tendenza alla centralizzazione conobbe un’eccezione notevole. L’Occidente bizantino non aveva, fino ad allora, conosciuto lo sviluppo d’una aristocrazia militare paragonabile a quella dell’Oriente, senza dubbio perché le guerre contro i Bulgari e i nomadi del nord erano intermittenti e non portavano né la ricchezza né la gloria di quelle contro i musulmani. Si dà il caso però che, nell’xi secolo, varie famiglie, come i Tornici di origine armena, i Vatatzi, i Brienni, si fossero insediate a Adrianopoli, venendo pertanto designate con il nome di fazione «macedone». Tali famiglie dominavano i tagmata occidentali che seguirono Leone Tornicio nel 1047 e Niceforo Briennio nel 1077, nel corso dei loro tentativi di usurpazione che furono infranti dall’ostilità manifestata nei loro confronti dalla popolazione della capitale. c) L’ascesa dei Comneni. I Comneni, favoriti da Basilio II, riuscirono a riunire intorno a sé l’élite militare dell’xi secolo [Barzos 439]. Una donna, Anna Dalassena, cognata dell’imperatore Isacco Comneno, tramite alleanze matrimoniali riuscì a unire i numerosi figli ai migliori partiti dell’epoca, i Diogeni, Figura 1. La discendenza maschile dei Comneni (x-xii secolo). N. Comneno Adriano Dalasseno ? Manuele Alessio Caronte+N. Dalassena Niceforo Giovanni+Anna Dalassena Isacco I Manuele Giovanni Alessio Isacco Costantino Adriano Giovanni Duca Michele VII Andronico Duca Niceforo Alessio I+Irene Duca Giovanni (II)+Irene d’Ungheria È stato imperatore N. = nome ignoto + = sposato con Costantino X Alessio Andronico Andronico Isacco Isacco Manuele Manuele (I) Andronico I Alessio II 2b_Bisanzio II_77-216 198 7-07-2008 13:55 Pagina 198 Le istituzioni dell’Impero i Taroniti, i Melisseni, i Duca [cfr. fig. 1], e, grazie a una serie di intrighi, ottenne per loro le cariche più elevate sotto tre regni successivi, ma separati da colpi di stato, ossia quelli di Michele VII Duca, Romano IV Diogene e Niceforo III Botaneiata [Femmes et pouvoirs 454]. Occorre notare che la presa di potere da parte dei Comneni non dev’essere interpretata come il trionfo dei militari provinciali, ma di una fazione della capitale dal momento che essi, dopo Basilio II, avevano preparato il loro successo a Costantinopoli. L’ascesa al trono del secondo dei figli di Anna Dalassena, Alessio, segnò infine un trionfo annunciato. Il nuovo imperatore consolidò il proprio potere seguendo gli stessi metodi, mantenendo il sostegno indispensabile dei Duca [Polemis 443] e ottenendo l’appoggio dei Paleologhi e infine dei «Macedoni», grazie al matrimonio della figlia maggiore, Anna, con Niceforo Briennio, nipote del ribelle del 1077-78, che lo stesso Alessio aveva combattuto per conto di Botaneiata. Nell’aristocrazia a questo punto si produsse una scissione tra chi era imparentato con i Comneni e chi non lo era. Questi ultimi furono relegati in secondo piano, per quanto gloriosi fossero i nomi che portavano. È lecito postulare una contrapposizione netta tra le famiglie di tradizione militare e quelle di tradizione civile, e ritenere che l’ascesa dei Comneni simboleggi la vittoria dei primi? Le guerre civili dell’xi secolo, infatti, sono state a volte interpretate in termini di conflitto fra militari e civili. La prosopografia rivela però, in occasione di conflitti, alleanze trasversali tra famiglie di entrambe le tradizioni. Inoltre, la separazione fra i due gruppi non è a compartimenti stagni: per quanto l’endogamia risulti maggioritaria, vi sono frequenti legami matrimoniali tra famiglie militari e civili. Infine, l’appartenenza a una categoria non è fissa e, come aveva già notato Alexander Kazhdan, molte famiglie dell’aristocrazia militare del x secolo, nel secolo seguente si sono riciclate nelle funzioni civili, in particolare finanziarie [424]. Come si vede, tale scelta in quest’epoca non segnala un declassamento della loro condizione, dal momento che le nuove funzioni permettevano un arricchimento spettacolare e rapido. Per alcune di esse, tuttavia, l’esclusione dalla casta militare, nel momento in cui i Comneni giunsero al potere, si tradusse allora in un calo di prestigio sociale. d) Un’aristocrazia ancora aperta? Nonostante questa struttura aristocratica, in pratica ereditaria, la promozione di homines novi è andata avanti per tutto il Medioevo, con intensità variabile; più importante fino all’inizio dell’xi secolo, 2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 199 Le classi dirigenti dell’Impero 199 anche se mai generalizzata, si è poi particolarmente ristretta sotto i Comneni. L’ingresso permanente nell’aristocrazia aveva ordinariamente luogo in seguito a una brillante carriera militare, benché nell’xi secolo un Giovanni Mauropo, un Michele Psello o un Michele Attaleiata fossero stati ammessi nella cerchia ristretta dei consiglieri dell’imperatore grazie ai loro brillanti studi. Tuttavia, l’inclusione di intellettuali che non arrivavano a concludere matrimoni illustri risultava effimera: i nomi Psello e Attaleiata scompaiono dopo una o due generazioni. La maggior parte dei nomi nuovi che compaiono nell’xi e nel xii secolo hanno una fisionomia straniera. Gli stranieri erano accolti senza discriminazioni, purché fossero cristiani o si convertissero, e finirono per integrarsi nell’aristocrazia in proporzioni di tutto rispetto. Gli Armeni, che costituiscono il contingente più numeroso fino a Basilio II incluso, presentano le caratteristiche comuni a tutti gli stranieri. Quelli di essi che furono associati alle cariche più elevate discendevano sempre da stirpi sovrane, come i Tornici e i Taroniti, accolti nel x secolo, e i discendenti delle famiglie reali del Vaspurakan e di Ani, nel secolo seguente [Garsoïan 433]. In secondo luogo, l’apporto degli stranieri rispecchia esattamente le popolazioni affrontate dall’Impero: risulta attestato un flusso, peraltro modesto, di Slavi, Arabi [Stavrakos 435], Bulgari, Georgiani, e poi, con numeri sempre più importanti, a partire dalla fine del x secolo, di Franchi [Shepard 437]. I nuovi arrivati appartenevano di norma alle élites del proprio paese, e si erano originariamente arruolati nell’esercito imperiale spesso in compagnia dei loro seguaci. I Franchi che fondarono una stirpe a Bisanzio derivavano perlopiù da famiglie di lignaggio minore, ma provenivano comunque, in maggioranza, dai ranghi della nobiltà normanna o italiana: i Petralifi, Rogeri, Lapardadi. Nella seconda metà dell’xi secolo, e poi sotto i Comneni, i Turchi si innalzarono a elevate cariche militari. Taticio e Giovanni Assuco, fatti prigionieri in tenera età, furono allevati rispettivamente con Alessio Comneno e Giovanni II, dei quali divennero gli uomini di fiducia. Si tratta forse d’una eccezione alla regola secondo cui i nuovi venuti provenivano da una buona famiglia? Non è detto, perché ai giochi di un futuro imperatore non partecipavano bambini di bassa origine [Brand 432]. Il figlio dell’emiro di Creta, catturato in occasione della riconquista dell’isola, si distinse rapidamente nella guerra condotta da Tzimisce contro i Russi e fondò la famiglia degli Anemadi. Allo stesso modo, i principi reali bulgari, catturati nel 1018 da Basilio II, furono tutti uniti ai migliori partiti dell’Anatolia [Bozilov 431]. Solamente i capi della guardia variaga, che fossero russi, inglesi o danesi, non hanno lasciato tracce. invece la rete di parentele incrociate incentrata intorno ai principali comandanti militari. Se la formazione dei primi raggruppamenti nel vii e nell’viii secolo ci è nota solo in parte. . Si presumeva che i matrimoni cementassero gli interessi delle famiglie degli sposi. erano sentiti molto meno tra cugini di primo grado. ma anch’esso non è che l’ultimo caso di una lunga lista. Un altro raggruppamento prese forma intorno alla numerosa famiglia dell’imperatrice Teodora. o almeno interrompessero le rivalità private. sono imparentati per via matrimoniale. come si è visto. per concludere matrimoni all’interno della loro famiglia ci voleva il loro accordo. L’influenza delle élites e le sue modalità.2b_Bisanzio II_77-216 200 7-07-2008 13:55 Pagina 200 Le istituzioni dell’Impero 2. in particolare la mutua assistenza. Manuele Comneno intervenne per vanificare l’unione di una cugina con un Mesarita. prima dei Comneni. che ha portato alla riorganizzazione dello strato più elevato dell’aristocrazia. Innanzitutto. dai quali derivava Giovanni Tzimisce. Basilio II scelse i coniugi di alcuni suoi protetti: fu dietro sua ingiunzione che il futuro imperatore Isacco Comneno sposò una principessa bulgara. mentre gli Scleri. quello dei Comneni. fig. a) La costituzione dei clan familiari. è chiaramente percepibile all’inizio del ix secolo. I Maleini sostennero strenuamente i Focadi in tutte le loro imprese. da lui ritenuto di lignaggio troppo mediocre per aspirare a una principessa di sangue imperiale. e condivisero il loro sfortunato destino. tra i quali ancora una volta Basilio II. ma anche all’interno dell’aristocrazia della capitale. Più in generale gli imperatori. 2]. Bardanio il Turco. mentre fra zio e nipote erano forti. che sopravvisse alla caduta della dinastia macedone. a causa della mancanza di fonti [Auzépy 438]. tuttavia non se ne disinteressavano. si attenuavano molto rapidamente. che disponevano di altri appoggi. Il successo più compiuto. In questo periodo si nota che i principali ufficiali che assistono il domestico delle scholae. che riunirono tutte le famiglie più importanti dell’Asia Minore [cfr. Gli imperatori. Allo stesso modo anche i Curcui. con un controllo sempre più esteso. in particolare tra gli Armeni. L’esempio più compiuto della formazione di una vera e propria fazione è. fecero il proprio gioco. Basilio I proibì alle figlie di sposarsi per evitare l’invadenza di eventuali generi e delle loro famiglie. benché non avessero qualifiche ufficiali per immischiarsi nelle questioni matrimoniali. ebbe luogo nel x secolo a opera dei Focadi. nonostante i legami matrimoniali non si sentirono solidali e rimasero dei rivali nella conquista del potere [Cheynet 441]. Gli obblighi legati alla parentela. dagli altri in cui poteva essere mantenuto.+T.) Eudocimo Maleino+Anastaso Eustazio Maleino Niceforo il Vecchio (D.+Romano Balantio Giovanni Tzimisce Niceforo + Tzimisce 1) Maria Sclerena 2) Teodora.S.) Barda Sofia +costantino Focena sclero Barda Sclero (D. niceforo? (Teodoro?) barda? Adralesto diogene adralesto Leone Niceforo ? ? Manuele Foca (Panterio?) Sclero (D. il matrimonio era subito annullato.) b.S.) Michele Maleino Barda Foca+N.s. = nome ignoto N.r. Pleustena? (D. Prospetto genealogico dei Focadi (dal ix secolo all’inizio dell’xi). (Teodulo Parsacunteno?) Barda Foca niceforo foca ? Barda Foca+N.) Costantino Maleino Eustazio Maleino Teofilo Niceforo Foca +1) N. che prese dei provvedimenti sempre più restrittivi in materia di impedimento al matrimonio per consanguineità.S.d.d.S.S.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 201 Le classi dirigenti dell’Impero 201 cercarono di controllare le alleanze matrimoniali dell’alta aristocrazia tramite la Chiesa. Foca Adralesto (D.S.w.) Leone Foca (D. Adralestina (D.) Costantino N. inFigura 2.w. Si può aggiungere che il matrimonio non costituiva l’unico mezzo per legare insieme famiglie o individui.) N. quando l’impedimento era constatato. figlia di Costantino VII ? Leone Balantio . distinguendo i casi dirimenti in cui.) È stato domestico delle scholae È stato imperatore Ha ottenuto un comando importante (capo di tagma o stratego di tema) è stato ufficiale nell’esercito N. (D. C’era dunque un margine di manovra [Laiou 733].) 2) Teofano Leone Foca (D.S. Focena+Tzimisce Foca Giovanni Curcua (D.S.S.S.s. Anche le parentele spirituali. 2b_Bisanzio II_77-216 202 7-07-2008 13:55 Pagina 202 Le istituzioni dell’Impero fatti. Il ruolo delle donne è perlopiù ereditato dall’epoca precedente [Beaucamp 271] e dipende dai tratti che vengono a esse attribuiti: la loro «debolezza». il pudore minacciato quando si mostrano in pubblico. le fonti risultano infatti troppo esclusivamente normative. le donne. La fratellanza adottiva. oltre a non avere naturalmente accesso al sacerdozio. ma comunque inferiore sia nella sfera civile che in quella ecclesiastica. Patlagean 752]. d’altro canto. o segnalarne la posizione nella scala sociale: Michele Psello era orgoglioso che l’imperatrice Maria di Alania fosse la madrina del suo nipotino. b) Il ruolo delle donne. Le prostitute. riguardano le donne dell’alta società. in particolare gli elogi funebri. salvo in rari casi. e la loro testimonianza è ammessa solo su questioni al di fuori della portata degli uomini. che si erano adottati come fratelli. giacché i sovrani crearono spesso dei monasteri per accogliere queste sventurate. Restano così escluse dalle funzioni pubbliche. che per giunta. sovente condannate alla mendicità. le donne sono considerate come delle eterne minorenni. con poche eccezioni. per quanto non siano sottoposte a una tutela. trattate solo per sterotipi. con l’eccezione delle informazioni fornite dall’agiografia e dalla retorica. condannate dalla Chiesa ma tollerate dalla società. o disarmare un potenziale avversario. Dal momento che non è più utilizzabile l’enorme documentazione papirologica. Le donne godono di conseguenza di una condizione protetta. è di regola la diseguaglianza: solo il padre ha potestà (exousia) sui figli. a Costantinopoli servivano a valorizzare la filantropia imperiale. La Chiesa teneva conto dei legami spirituali nel calcolo dei gradi di parentela [Macrides 456. ma congiungeva due persone in base alla loro sola volontà. il futuro imperatore Romano Diogene e il futuro pretendente al trono Niceforo Briennio. non hanno la facoltà di agire per vie legali. All’interno della Chiesa. Studiare il ruolo delle donne nella società bizantina significa innanzitutto sottolineare le carenze delle fonti che abbiamo a disposizione per l’epoca in esame. potevano confermare un’alleanza. dalla santa alla prostituta. derivano da ambienti maschili. Sarebbe inutile cercare di descrivere la vita delle contadine o delle popolane di città. È il caso per esempio di due generali. All’interno delle coppie. sono escluse dallo spazio consacrato delimitato dal pluteo (a causa di norme di purezza . Le uniche testimonianze utilizzabili. non era ratificata dalla Chiesa. in particolare contro il ratto o sul piano finanziario. come il parto [Beaucamp 453]. Le donne dell’aristocrazia hanno sempre giocato un ruolo importante. A partire dall’xi secolo. e non hanno diritto di prendere la parola in pubblico. hanno fatto credere che l’aristocrazia derivasse la propria forza economica dai propri latifondi. nelle famiglie più eminenti le donne acquistarono un ruolo significativo. com’è ovvio. Questo è senz’altro vero per i provinciali. In compenso. che denunciavano le soperchierie dei potenti. Le novelle degli imperatori macedoni del x secolo. Questi fortunati. A queste si aggiungevano le doreai imperiali. c) I patrimoni e l’eredità. che riteneva fosse maltrattata dal marito Michele. Le mogli mantenevano il cognome paterno e non prendevano quello del marito. hanno peraltro acquisito una cultura elevata: Anna Comnena non fu una figura isolata. presero parte attiva agli intrighi politici del loro tempo. Alcune aristocratiche. più rinomato. per esempio. moglie di Alessio I. titolari delle funzioni più elevate e beneficiari delle alte dignità che vi erano normalmente associate. Si ignora. L’influenza delle imperatrici d’origine greca è aumentata sotto i Comneni e gli Angeli: Irene Duca e Eufrosine Camaterissa. possono dirigere i monasteri femminili. però. vasti possedimenti nei territori riconquistati dai ge- . membro dell’illustre famiglia degli Iasiti. Sono perciò libere di stilare il testamento o di stipulare contratti. Le vedove. nel caso di alcuni favoriti. dal momento che i legami di sangue hanno un peso maggiore. Servire l’imperatore arricchisce più velocemente – e a livelli eccezionali. Irene Duca. che tuttavia le fonti lasciano tra le righe. in particolare nella famiglia dei Comneni. palazzi a Costantinopoli.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 203 Le classi dirigenti dell’Impero 203 d’origine veterotestamentaria). a discapito di quello del padre. che erano sicure ma di entità modesta [Oikonomides 556]. se queste regole rigorose siano state sempre rispettate nell’ambito laico. ed esse possono esercitare un vero potere in quanto rappresentano la famiglia d’origine e dispongono di beni propri. moglie di Alessio III Angelo. che non avevano accesso diretto all’imperatore. erano certi di ricevere ogni anno rogai di parecchie decine di libbre d’oro. Poteva anche capitare che dei figli assumessero il cognome della madre. ma i più grandi patrimoni dell’Impero non avrebbero potuto derivare soltanto dal lento accumulo di rendite fondiarie [Cheynet 450]. non esitò a rompere il matrimonio di sua figlia Eudocia. giacché altre principesse del xii secolo animarono circoli letterari o si fecero dedicare opere erudite [Gouma-Peterson 181]. accaparratori di terre. finché non si risposavano disponevano di grande libertà d’azione a nome dei figli in minore età. generose redistribuzioni ai propri partigiani. salvo indirettamente. L’accumulo di ricchezze. finirono per perdere tutto: Basilio il parakoimomenos ed Eustazio Maleino sotto Basilio II. Infine. Costantino Leicuda dovette restituire i Mangani – che per giunta comportavano un sekreton – prima di essere promosso a patriarca. e tutti coloro che vengono indicati dai testi come protagonisti di un eccezionale arricchimento. favoriti del momento. Niceforitza sotto Niceforo Botaneiata. I monasteri ebbero maggiore successo dei laici nell’accumulare le liberalità imperiali. non è paragonabile ai patrimoni di cui disponevano le più potenti famiglie senatorie dell’epoca tardoantica. Alessio Assuco sotto Manuele Comneno.2b_Bisanzio II_77-216 204 7-07-2008 13:55 Pagina 204 Le istituzioni dell’Impero nerali vittoriosi. Basilio il parakoimomenos. in Beaucamp 449]. sotto lo sguardo critico di chi era escluso da tanta abbondanza. Anche prima di arrivare al governo dell’Impero. assai generosi nei confronti dei parenti stretti. per alcuni beni passati a monasteri. e conservarono tutti gli atti che fondavano i loro diritti di proprietà in archivi che in genere non sono giunti fino a oggi. Un patrimonio smodatamente eccezionale finiva per attirare l’attenzione degli imperatori. in particolare sotto i Comneni. quando il sovrano voleva ricompensare un ministro fedele. La loro posizione sociale permetteva alle personalità più eminenti dello Stato di impadronirsi fraudolentemente di terre non solo a discapito di chi non aveva i mezzi per protestare. incrollabile sostegno di molti imperatori. Per stabilizzare il patrimonio. Manuele Camitza sotto Alessio III Angelo [Cheynet. salvo che per i monasteri atoniti. I parenti stretti o i favoriti degli imperatori ammassavano ricchezze che potevano essere quantificate in centinaia di libbre d’oro. gli aristocratici hanno spesso fondato dei . si era procurato un patrimonio colossale stornando a proprio vantaggio una parte dei terreni demaniali nelle province recentemente strappate ai musulmani. come il cronista Zonara portavoce dei senatori. ma anche dello stesso Stato. un bene che era appartenuto al fisco poteva sempre essere reclamato. Come norma più generale. tuttavia. D’altro canto. Le proprietà provenienti dalle donazioni (doreai) imperiali sembrano essere state concesse soltanto a titolo di usufrutto. È per questo motivo che alcuni palazzi di Costantinopoli furono concessi a una serie di beneficiari successivi. come ulteriore contropartita. Non si dispone di fondi archivistici laici. Sembra che una dorea concessa da un imperatore dovesse essere confermata dal successore per conservare la propria validità. le confische erano frequenti: si trattava di un’arma utilizzata contro gli avversari politici che permetteva. poteva anche affidargli un monastero imperiale sotto forma di caristicariato [Ahrweiler 448]. Le ragazze erano a volte fidanzate a un’età precoce. Un tal numero di lavoranti. rimanevano in famiglia. però. sempre imprevedibile ma troppo spesso prematura. gli aristocratici investivano nelle botteghe. La dote tornava ai genitori della sposa se questa moriva senza figli. perché molte donne morivano durante il parto. a partire dal x secolo. il theoretron. che valeva per i dignitari. ma di norma si sposavano verso i 15 anni con un marito di qualche anno più adulto. in una famiglia coniugale dove coabitavano solamente genitori e figli non sposati. ammesso che non sia stato accresciuto dall’aspetto leggendario dell’episodio. Tali proprietà. A ciascun cambio di generazione. e dunque le rendite del monastero [Kaplan 452]. il patrimonio era diviso tra i figli. a Costantinopoli. in seguito alle numerose maternità. offriva l’hypobolon. di esercitare i mestieri dell’artigianato e del commercio [Gerolymatou 451]. anche se più frequentemente costituita da denaro contante o beni mobili. Se la sposa rimaneva vedova ne conservava l’uso. Questo potenziale indebolimento di generazione in genera- . comprese le femmine che avevano diritto a una parte uguale a quella dei fratelli. equivalente alla metà o a un terzo della dote. mentre talora i mariti morivano in battaglia [Beaucamp 449]. La trasmissione del patrimonio. proporzionata al patrimonio dei genitori. un complemento equivalente a un dodicesimo della dote. Le famiglie cercavano di mantenere i beni all’interno dei rispettivi patrimoni.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 205 Le classi dirigenti dell’Impero 205 monasteri. Il coinvolgimento dell’aristocrazia nella vita economica dell’Impero. venivano messe sul mercato o servivano a distribuire doni di prestigio. Ricevevano una dote. che proteggevano le loro proprietà terriere rendendole di fatto inalienabili in quanto sottoposte alla protezione accordata ai beni della Chiesa. a quanto pare. Le seconde nozze erano tollerate. avveniva in occasione di fidanzamenti e matrimoni piuttosto che al momento della morte. Sappiamo che. così generosa nei confronti di Basilio il Macedone. È inoltre certo che le attività domestiche dei grandi oikoi aristocratici fornissero delle eccedenze che. Lo sposo. e aggiravano tramite prestanome la proibizione. salvo nei casi eccezionali previsti dalla legge. faceva lavorare nel Peloponneso centinaia di tessitrici di seta. ma il modello economico è verosimile. salvo per quanto riguarda il commercio delle derrate agricole. dei genitori. al quale si aggiunse. rimane certo eccezionale. resta un soggetto oscuro a causa dell’assenza di una documentazione adeguata. la mattina delle nozze. Il marito gestiva i beni della moglie ma non poteva venderli. che corrispondeva alla loro parte di eredità. Nel ix secolo Danielide. giacché il typikon (regolamento) prevedeva che gli eredi del fondatore conservassero la gestione. ancora nella prima infanzia. nel cuore di uno dei loro grandi possedimenti e amministrata da un intendente. I padri. talora di vesti già indossate dall’imperatore. di denaro contante e di gioielli. ed era anche uno strumento di potere in quanto permetteva delle distribuzioni ai seguaci per mantenere la loro fedeltà. all’interno dell’entourage dei grandi. Questi meccanismi spiegano perché le famiglie che seppero conservare il favore imperiale si siano mantenute per generazioni al più alto livello. alla quale facevano eccezione solo le chiese. i vasti oikoi (o palazzi) facilitavano la concentrazione della «casata» dei capifamiglia. Il sovrano poteva anche compensare. ma soggiornavano più volentieri in città. perché. La ricchezza e l’influenza presso l’imperatore attiravano intorno ai grandi notabili tutta una folla di dipendenti gerarchizzati. essendo facilmente trasportabile. Questi ultimi si recavano talora nella residenza padronale. poteva sfuggire alle confische. forniva agli imperatori un ulteriore mezzo di pressione. spesso inviando i propri rampolli a servire al Gran Palazzo. e ciò non fu privo di conseguenze. amici. Anche in questi luoghi. desiderando che i figli ottenessero a loro volta delle lucrose dignità. schiavi. d) Le clientele. tuttavia. dei phi- . dovevano manifestare la propria lealtà verso l’imperatore in carica. peraltro compensato dalla forte mortalità infantile. A partire dall’xi secolo. Nell’oikos una stanza conteneva il tesoro di famiglia. servitori. pratica che fu legalizzata da una novella di Leone VI [Magdalino 633]. Il Palazzo dei Maleini era situato a Cesarea di Cappadocia. La scelta di vivere dietro possenti mura cittadine era giustificata da ragioni di sicurezza. ma c’entrava anche la prospettiva di una vita meno spartana.2b_Bisanzio II_77-216 206 7-07-2008 13:55 Pagina 206 Le istituzioni dell’Impero zione. con nuove donazioni. composto di tessuti preziosi. Se anche i parenti non vivevano necessariamente sotto lo stesso tetto. Le fonti menzionano. anche nelle classi più agiate. gli aristocratici si fecero spesso costruire delle cappelle private. L’importanza dell’oikos aumentò di pari passo con la caduta in disuso dei luoghi pubblici. e dalle unioni matrimoniali. dotate d’un clero apposito che celebrava battesimi e matrimoni. l’indebolimento del patrimonio in occasione delle spartizioni. Questi ultimi speravano di ottenere delle cariche in futuro. Questo tesoro costituiva un’assicurazione contro i rovesci di fortuna. parenti. servendo al presente da ostaggi. dal momento che le rivendicazioni delle popolazioni provinciali furono appoggiate sempre più insufficientemente presso il potere centrale. l’alta aristocrazia cominciò a risiedere quasi esclusivamente a Costantinopoli. giacché compare sui sigilli di coloro che potevano vantare tale onore. sperando di ottenerne in cambio dei benefici [Cheynet 461]. paides…) costituivano una parte importante dei servitori. Sarebbe però un errore contrapporre troppo radicalmente quest’epoca. Questo status di oikeios o anthropos dell’imperatore fu riconosciuto ufficialmente. alla precedente. Gli imperatori si sono sempre circondati di fedeli che formavano la base del potere. attiravano la sua attenzione in favore di chi li aveva pagati per ottenere una carica. andrapoda. ma anche quelli degli Armeni che il futuro imperatore conosceva da quando aveva servito lo stratego Tzantza. nel testamento del 1059 ricorda la generosità del suo padrone e signore (kyrios e authentes) Michele Apocapa. potendo liberamente parlare al sovrano. Nella seconda metà del x secolo. personaggi che godevano subito di grande influenza giacché. e che non mancavano di menzionare la propria posizione anche quando firmavano gli atti pubblici. Le casate più potenti copiavano l’organizzazione del Palazzo. Infine. afferma inoltre di non aver mai tradito la lealtà cui era tenuto nei confronti dei suoi padroni. gli amici e i familiares – e degli anthropoi («uomini»). Eustazio ha tratto profitto dalla protezione (prostasia) del dux Michele e alla morte di questo dal figlio Basilio. c’era una massa di domestici (oiketai. che segnerebbe una presunta tappa verso la «feudalizzazione». che l’aveva colmato di benefici. Avevano scelto di affidarsi a un magnate e si consacravano al suo successo. Un provinciale senza agganci poteva così ottenere titoli imperiali grazie all’intermediazione dei suoi patroni. in una proporzione che oscillava a seconda dei successi degli eserciti bizantini.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 207 Le classi dirigenti dell’Impero 207 loi e degli oikeioi – termini che hanno i propri esatti corrispondenti in latino. parente di Michele III. Il futuro imperatore Basilio inaugurò la propria arrampicata sociale divenendo il protostrator (primo scudiero) di Teofilitza. Gli schiavi (douloi. A partire dall’xi secolo. La fazione di Basilio il Macedone comprendeva non solo i suoi parenti. di condizione libera e che talvolta disponevano essi stessi della propria rete clientelare. nonché alcuni alti funzionari che avevano legato la loro fortuna alla sua. La vicinanza all’imperatore finisce per acquisire più influenza della stessa funzione esercitata per conto del sovrano. questi legami personali furono utilizzati dagli imperatori che ebbero i propri oikeioi. I vantaggi non erano però a senso unico. il prezzo degli . per esempio. douloi) che viveva nei palazzi dipendendo esclusivamente dai propri padroni. giacché i padroni gli avevano estorto diverse proprietà di valore [Lemerle 631]. e disponevano di un vestiarion diretto da un protovestiario. e di un pincerna (coppiere) per il servizio a tavola. protospatario. Un certo Eustazio Boila. Ci si è anche chiesti se i magnati possedessero delle fortezze. Ai notabili locali bastava una banda di qualche decina di uomini sia per risolvere a bastonate o all’arma bianca le liti con gli altri potenti del circondario. soprattutto se tale figura si identificava con l’imperatore. e) Eserciti privati a Bisanzio? I palazzi degli aristocratici erano sicuramente sorvegliati da servitori armati. una legge aveva autorizzato i privati a costruire delle fortezze giacché lo Stato non aveva più il denaro necessario. Così Costantino IX. I padroni li affrancavano spesso nel testamento ma questa generosità non liberava gli schiavi dall’obbligo di servirne gli eredi. alla fine dell’xi secolo. presso personaggi che non erano al vertice dello Stato. i padroni offrivano spesso un terreno ai servitori maschi [Rotman 637. sembra che nessuna fortezza importante sia stata costruita con queste modalità. aveva armato i servitori dei senatori della capitale e li aveva fatti uscire contro i reggimenti del ribelle. 123-84]. il cui numero dipendeva dalla condizione del padrone. ma con questi uomini non si potevano certo permettere di combattere contro soldati di mestiere. l’imperatore aveva poco da temere. era in grado di mobilitare fino a 3000 partigiani. Il più ricco di tutti. comprendevano un ridotto difensivo per proteggere il tesoro e gli uomini contro le bande di predoni. pp. Sulla base dei rari testamenti in cui il testatore fornisce la lista dei legati che lascia ai domestici. La loro condizione giuridica era peraltro meno importante della relazione che essi stabilivano con il padrone. però. fuggirono in gran disordine e abbandonarono persino la custodia delle mura. il parakoimomenos Basilio. Gli sciagurati furono dispersi sul campo. Nel corso di alcuni decenni. anche nel caso che parecchi notabi- . Indipendentemente. Non sembra che gli schiavi siano stati insediati con particolare frequenza sulle terre. vero imperatore senza corona. a eccezione di quelle statali. compresi gli schiavi. dal numero di guardie o di piazzeforti. che aveva riunito una clientela fuori dal comune. ma i proprietari di queste strutture non potevano tenerle che per una o due generazioni [Oikonomides 460]. Naturalmente però i palazzi aristocratici. a corto di risorse contro Leone Tornicio che lo assediava con l’aiuto dei tagmata d’Occidente. si osserva che questo numero al massimo arrivava a qualche decina. che poteva permettere loro di occupare posizioni importanti sul piano economico e sociale.2b_Bisanzio II_77-216 208 7-07-2008 13:55 Pagina 208 Le istituzioni dell’Impero schiavi subì un forte calo a causa della cattura di numerosi musulmani. nel 1047. Inoltre. specialmente in pianura. sia per commettere dei soprusi contro i deboli. Come ricompensa di un lungo servizio domestico. i Comneni avrebbero accentuato questa evoluzione. mostra come ci si aspettava che essi favorissero i propri amici in caso di esazioni fiscali eccezionali. anche se erano i più devoti all’insorto. potevano contare sul fedelissimo sostegno dei Cappadoci. Alcuni studiosi. La vera minaccia proveniva dallo strettissimo legame che univa ai suoi uomini il generale glorioso e popolare. e che risolvessero le divergenze che contrapponevano gli abitanti dei villaggi senza passare per i tribunali ufficiali. i suoi servitori. Nicolas Oikonomides. di Giorgio Maniace sotto Michele IV. Si è però visto come nulla in realtà suggerisca una diminuzione rilevante dell’autorità pubblica. non ne costituivano lo zoccolo duro: questo ruolo era assunto dai reggimenti dell’esercito regolare passati dalla sua parte. abbiano conservato quasi intatte le proprie prerogative. I Focadi nel x secolo. e questo spiegherebbe l’arretramento generale delle frontiere. talvolta qualificata come feudalizzazione. Ciò non significa. È stata anche proposta una cronologia: l’xi secolo costituirebbe una tappa significativa. fino al 1204. almeno fino all’xi secolo. dell’esazione delle tasse e del diritto di rendere giustizia. A volte questa si rivelava una mossa decisamente sbagliata e finiva per provocare proprio quello che si era tentato di evitare. lo rimuovevano dal comando. quando sospettavano che un generale favorisse eccessivamente i propri uomini per renderseli fedeli. Gli imperatori erano consapevoli della forza di questi legami e.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 209 Le classi dirigenti dell’Impero 209 li avessero unito le proprie forze. hanno ritenuto che le strutture statali si siano progressivamente disgregate a favore dell’aristocrazia che avrebbe usurpato le prerogative regie dell’uso della forza. di Andronico Duca sotto Leone VI. Gli ufficiali combattevano tra i parenti e tra soldati spesso originari della stessa provincia. nei suoi Raccomandazioni e consigli. che avevano spesso portato alla vittoria e grazie a ciò anche arricchiti. e i Diogeni nel secolo seguente. più recentemente e con maggiori riserve. e il regno dei Paleologhi ne avrebbe costituito il compimento con il collasso finale dell’Impero. peraltro. spesso rafforzato da una rete di solidarietà familiari e territoriali. . caratterizzata da imperatori deboli. ossia la rivolta dell’interessato. Quando un ribelle radunava un grande esercito. primo tra i quali Georg Ostrogorsky [460] e. che i notabili non abbiano esercitato un influsso sulle popolazioni locali. come nel caso del domestico delle scholae Manuele sotto Teofilo. e come gli imperatori. Cecaumeno. più di rado. Quando il tema degli Armeniaci si schierava per un pretendente. e supportavano uno di loro. salvo in caso di disastri. se avevano successo. portò a compimento il colpo di stato di Palazzo solo dopo aver compiuto una brillante carriera a Corte. La concezione stessa del potere imperiale autorizzava le migliori speranze degli usurpatori. I detentori delle più alte cariche militari erano evidentemente più inclini a tentare la sorte. Possono essere distinte secondo le modalità d’azione: golpe militare. dal momento che il successo dipendeva dalla costituzione di una rete di congiurati che comprendesse degli intimi dell’imperatore minacciato. delle preferenze politiche. e offriva inoltre l’opportunità di attaccare un esercito demoralizzato. che disponevano del contingen- . Le cause di ciò furono molteplici. la frequenza delle usurpazioni dipendeva da un lato dall’antichità di una dinastia. Le rivolte furono sempre condotte da membri della classe dirigente. Questo è il motivo per cui l’impegno personale dell’imperatore sul campo di battaglia proteggeva dai colpi di stato. giacché. In seguito a ciò. Su queste nuove ambizioni si innestarono rivalità geografiche ben descritte da Walter Kaegi. È per questo motivo che risulta opportuno trattare le rivolte in un capitolo dedicato alle élites dirigenti [Cheynet 461]. Anche Basilio il Macedone. senza dubbio in origine semplice contadino macedone. quando smise di rivendicare un migliore status professionale e finanziario per esprimere. invece. varie decine di tentativi di usurpazione si appoggiarono a reggimenti dell’esercito. insurrezione urbana [Cresci 462]. di norma. quello degli Anatolici ne sosteneva un altro [128]. Numerosi strateghi degli Anatolici. a) Rivendicare il trono. dall’altro dagli insuccessi del governo centrale. la sensazione che un imperatore avesse cessato di godere dell’appoggio divino. poiché una serie di sconfitte suscitava. L’esercito torna a essere un fattore politico di primo livello all’inizio del vii secolo. Le rivolte. I soldati protestavano quando un imperatore si rivelava inabile a ottenere successi militari. colpo di stato di Palazzo o. la loro rivolta era giustificata a posteriori con la ratifica divina. come per Niceforo I e Romano Diogene.2b_Bisanzio II_77-216 210 7-07-2008 13:55 Pagina 210 Le istituzioni dell’Impero 3. Le rivolte possono essere classificate in funzione dell’obiettivo: ottenere il potere supremo o sottrarsi localmente all’autorità imperiale. sperando che fosse più energico: l’ascesa di Leone V è il caso più lampante. Nei secoli trattati qui. Si possono qui citare Michele II. era una minaccia reale o supposta contro gli interessati e la loro fazione a scatenarne l’offensiva: occorreva colpire prima di finire accecati. e il tesoro imperiale che permetteva di assoldare nuove truppe salvarono più d’un imperatore. e i periodi in cui sedevano sul trono imperatori minorenni videro moltiplicarsi i tentativi di colpo di stato: quello di Costantino Duca – un altro domestico delle scholae – durante la reggenza di Zoe. consisteva nell’isolare il pretendente privandolo dei suoi sostenitori tramite una politica di rilancio in materia di dignità e donazioni. Vi furono anche casi in cui i congiurati consegnarono il loro capo. Le mura della capitale.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 211 Le classi dirigenti dell’Impero 211 te provinciale più forte. agirono in maniera analoga anche vari domestici delle scholae. e due ebbero successo. come Michele II. quando . quando questa carica divenne la più importante dell’esercito a partire dal x secolo: il migliore esempio fu Niceforo Foca nel 963. Fatto sta che nessun usurpatore riuscì a infrangere con la forza le difese di Costantinopoli. La tattica d’un imperatore alle prese con una potente opposizione. Basilio II e Costantino IX. dal momento che. per molti congiurati. per citare soltanto gli insuccessi più spettacolari. e quelli che entrarono nella capitale disponevano di complicità o di un partito all’interno della capitale: il tradimento di Michele VI. armata o disarmata. fintantoché il pretendente non fosse apparso come probabile vincitore. come provano i fallimenti di Bardanio il Turco contro Niceforo I. di Tommaso lo Slavo di fronte a Michele II. Leone III e Leone V. ebbero l’audacia di prendere le armi. In altri casi. I periodi di reggenza costituirono una semplice variante del caso precedente. o anche il successo di Niceforo Foca e Giovanni Tzimisce durante la minore età di Basilio II. Questo metodo si è rivelato efficacissimo contro numerosi generali. Il successo di un generale che aveva dalla sua la maggior parte delle truppe non era affatto garantito. Una prolungata vacanza del potere stimolava le ambizioni. da parte del patriarca Michele Cerulario e dei suoi amici costituisce il caso più eclatante. nel 1057. I cronisti riferiscono più volte che una spia dell’imperatore si introdusse nell’accampamento degli insorti per portare in segreto delle crisobolle che offrivano delle dignità ai principali luogotenenti del ribelle. Alessio Comneno o Isacco Angelo. poi l’eliminazione di questa stessa imperatrice da parte di Romano Lecapeno. ossia l’accecamento. tanto gli imperatori diffidavano delle personalità popolari a Corte. di Barda Foca contro Basilio II. risultava più conveniente negoziare la propria fedeltà quando si era ancora in tempo piuttosto che subire la punizione per il crimine di lesa maestà. Basilio I. desiderosi di vendere il loro appoggio a chi appariva ormai come il futuro sovrano. come si è detto. un pretendente doveva disporre di un abbondante Tesoro di guerra. . o ancora Giovanni Tzimisce che agì in maniera analoga nei confronti di Niceforo Foca. giacché numerose spie facevano rapporto all’imperatore o al papias e all’eteriarca [Karlyn-Hayter 342]. per sfuggire a ogni punizione. In compenso. il pretendente doveva fruire del sostegno di una parte cospicua dell’esercito dal momento che le truppe private non potevano affrontare i reggimenti di professionisti. La cospirazione di palazzo si appoggiava solamente alle reti clientelari. come Niceforo I contro Irene. una vittoria netta del ribelle faceva confluire nel campo del vincitore tutti gli indecisi. moglie di Niceforo ma amante di Giovanni. Basilio I che fece assassinare Michele III con l’appoggio di Eudocia Ingerina. Allo stesso tempo. Inoltre. i principali responsabili della sicurezza del Palazzo. Tranne che nei colpi di stato di palazzo. si capisce come mai così pochi ce l’abbiano fatta. registrò l’adesione di numerosi dignitari. se non addirittura per accrescere i propri vantaggi. più aumentava il rischio che uno di essi denunciasse il complotto in cambio dell’impunità. sia attingendo al proprio patrimonio personale e a quello dei suoi seguaci – ma in tal caso la somma raccolta non permetteva di andare avanti a lungo –. secondo gli stessi principî della spartizione delle cariche in caso di successo. contemporaneamente amante dell’imperatore e moglie dello stesso Basilio. e Michele Psello. Per avere successo. dopo aver vinto le truppe imperiali di Michele VI a Nicea. Di fronte a tutte queste condizioni. Più numerosi erano i congiurati. l’imperatore doveva distinguere tra un vero pericolo e il gioco degli intrighi tramite i quali i suoi intimi cercavano di sbarazzarsi dei rivali. doveva avere a sua disposizione una vasta rete di parenti e alleati.2b_Bisanzio II_77-216 212 7-07-2008 13:55 Pagina 212 Le istituzioni dell’Impero la sua posizione sembrava ormai compromessa. o meglio di una ricompensa. con la complicità di Teofano. sia intercettando gli esattori imperiali che riportavano alla capitale i proventi delle tasse. Costantino Leicuda. ambasciatore di Michele VI. tra cui il capo del Senato. È così che Isacco Comneno. Era prudente assicurarsi la fedeltà dei complici tramite giuramenti irrefragabili. Doveva infine disporre. numerosi usurpatori ebbero successo. di complicità a Costantinopoli. ai quali il suo successo lasciasse sperare la spartizione delle spoglie del potere: il miglior successo in questo ambito è da ascrivere ai Comneni. Nonostante tutte queste difficoltà. La maggiore difficoltà era quella di conservare il segreto. perlopiù popolate da allogeni ma non esclusivamente. Prinzig 466. però. è stato giudicato in vari modi dagli studiosi moderni. cap.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 213 Le classi dirigenti dell’Impero 213 b) I movimenti separatisti. Non tutte le ribellioni riguardavano Costantinopoli. Come per gli altri quadri dirigenti dell’Impero. che dette i natali a un catholicos. nonché quelle ricorrenti dei Bulgari nel corso dell’xi. arrivando perfino ad accordarsi con essi [Garsoïan 433]. agli Armeni legati alla propria religione nazionale. fu per . L’atteggiamento degli Armeni. c) Il separatismo etnico. una certa coscienza da parte degli abitanti della provincia della loro mancanza di attaccamento nei confronti del centro. Non è più possibile contrapporre gli Armeni calcedoniani. attestano che i principi armeni ottennero dignità elevate. e che arrivarono a occupare dei ruoli di fiducia. p. come Filareto Bracamio o Gabriele di Melitene. Gagik. xvii. come per esempio quello di dux d’un tema confinario in Oriente. 509. L’ex re di Ani. che sarebbero stati fedeli all’Impero. per giunta. Questa ragione spiega le rivolte delle sclavinie del Peloponneso nel x secolo. seguendo alla lettera un cronista come Matteo di Edessa. zone «calde» per natura. Bisognava associare più condizioni perché un rivoltoso si mettesse alla testa d’un movimento locale: tra di esse. Le popolazioni allogene non erano necessariamente meno attaccate all’imperatore rispetto ai Greci. hanno ritenuto che le popolazioni e i quadri nobiliari armeni non siano mai stati veramente leali e non abbiano difeso le frontiere orientali dagli invasori turchi. servì anche gli imperatori. molte di esse. rivalutate per tutto il corso della loro vita (e ciò suppone relazioni continuate con Costantinopoli). Talora si aggiungevano altri fattori più geografici. e infine l’impossibilità di mantenere a lungo i Serbi sotto l’autorità imperiale [cfr. fino alla resurrezione finale dello Stato bulgaro nel secolo successivo. Alcuni. come la distanza dalla capitale e la presenza di catene montuose che rendevano difficile l’arrivo delle truppe imperiali. estremamente ostile verso i Greci. giacché la famiglia di Gregorio Magistro. erano sottomesse da poco tempo. Alcuni sigilli. ed era dunque possibile che conservassero il ricordo della propria libertà o del loro precedente sovrano. la fedeltà dei quadri armeni dipendeva dalla rete di relazioni che li collegava con l’imperatore. e la disponibilità di mezzi finanziari e dunque militari. e un numero crescente interessò varie province dell’Impero. ma erano quasi sempre situate alle frontiere dell’Impero. Malingoudis 467]. numerosissimi nell’Impero. Alla fine fu sconfitto. gli Armeni arrivarono a formare un gruppo omogeneo. All’inizio del ix secolo. Si potrebbero moltiplicare gli esempi in cui le rivolte contro il potere centrale erano legate a rivalità interne del gruppo in questione. ma non basta a spiegarla giacché l’altra grande famiglia armena. gli Hethumidi. d) La dissidenza greca. provocarono delle opposizioni armate. quando Creta [Tsougarakis 1088] e Cipro. anche se il suo gesto permise agli Arabi di mettere stabilmente piede sull’isola. se l’imperatore si era premurato di integrare il capo locale nell’alta aristocrazia. comunque. i Longobardi della città erano divisi tra chi favoriva i Normanni e chi voleva conservare i legami con l’Impero. in Sicilia. ma vari malcontenti. un ufficiale di nome Eufemio fece ricorso agli Arabi d’Africa per rafforzare il suo dominio sull’isola e si proclamò basileus. e questo implica una profonda fiducia nella sua lealtà da parte dell’imperatore che l’aveva nominato. tema di confine popolato da Armeni. e quelle di Naupatto e di Antiochia di Siria nel secolo seguente. chi si era ribellato contro Bisanzio. le risorse fornite dall’isola. In Italia. Gli Armeni di Cilicia che obbedivano ai Rupenidi accettarono il giogo bizantino solo dopo le loro sconfitte militari. In questo esempio si ritrovano parecchi dei tratti tipici di una rivolta locale: la distanza da Costantinopoli. È possibile verificarlo ancora nel xii secolo. Il peso della fiscalità spinse la popolazione della Calabria nel x secolo. La divergenza confessionale accresceva l’indocilità. per esempio. perlopiù d’origine fiscale. allora una delle più fiorenti province dell’Impero. a prendere le armi per opporsi ai funzionari fiscali inviati da Costantinopoli.2b_Bisanzio II_77-216 214 7-07-2008 13:55 Pagina 214 Le istituzioni dell’Impero qualche tempo dux di Lykandos. si mostrava favorevole a Bisanzio. Ci si aspetterebbe che i sudditi greci del basileus gli obbedissero senza riserve. Tutte queste insurrezioni furono soffocate nel sangue. I primi segni di indebolimento dei legami tra la capitale e le province compaiono nell’ambito della crisi della fine dell’xi secolo. come il longobardo Argiro. In nessun caso. protette dalla loro insularità. furono protagoniste di una dissidenza di breve durata. la gravità del- . poteva successivamente rivelarsi il miglior baluardo contro un nuovo nemico. Alla fine del xii secolo. benché un esercito giunto dall’Italia fosse stato capace di soffocare la ribellione. e tornarono indipendenti quando il potere imperiale si indebolì. quando i Normanni assediavano Bari. più per aumentare il suo prestigio agli occhi della popolazione che per autentica brama di conquistare la capitale dell’Impero. Così. In compenso. cosa che lo rese padrone della parte più ricca dell’Asia Minore. costituì il cuore dello Stato niceno dopo la presa latina di Costantinopoli nel 1204. Si proclamò basileus. In Occidente. Si verificò una nuova secessione di Cipro dietro l’impulso d’un membro della famiglia imperiale. ma senza cercare in alcun modo di marciare verso Costantinopoli. il blocco di Costantinopoli nel 1203 favorì la sua avanzata. trovò degli appoggi tra la popolazione locale. Questa regione. Poco prima della caduta di Costantinopoli. ma i seguaci di Teodoro. non essendo riuscito a trascinare il resto dell’Impero contro Andronico I.2b_Bisanzio II_77-216 7-07-2008 13:55 Pagina 215 Le classi dirigenti dell’Impero 215 l’evoluzione è sottolineata da parecchi movimenti. però. benché il metropolita di Atene. Isacco II riuscì a sconfiggerlo nel momento in cui Teodoro era arrivato a chiedere soccorso ai Turchi. prima di lasciarlo catturare. Pur senza raggiungere lo stadio della rivolta aperta. valendosi delle proprie mura o di una favorevole posizione naturale. sull’onda della prosperità generale. Il fallimento di Isacco II Angelo. riuscì a sottrarre la città all’autorità di Isacco II Angelo con l’appoggio dell’aristocrazia locale e a estendere la sua autorità alle città vicine. gli si fosse opposto. Michele Coniata. Leone Sguro. almeno finché la capitale non cadde definitivamente nelle mani dei Latini. cercò di procurarsi un principato. i cui abitanti sembrano essere stati intenzionati a essere governati senza alcun rapporto con Costantinopoli. originario di Nauplia. capitale del tema dei Tracesi. che si era impadronito di Corinto. la sua resistenza contro gli Inglesi di Riccardo Cuor di Leone. suggerisce tuttavia che la popolazione accettasse di essere separata da Costantinopoli. Teodoro. avevano ottenuto la promessa che non gli sarebbe stato fatto alcun male. Filadelfia. Le élites locali. allo stesso modo. batté moneta. e ancor più contro i Latini di Terrasanta. La rivolta di Mancafa preannuncia la possibilità di vivere un’identità bizantina al di fuori di Costantinopoli [Cheynet 464]. Inoltre. il quale senza dubbio si proclamò basileus nell’isola. Teodoro Mancafa si era nuovamente reso padrone di Filadelfia. contestavano il pagamen- . è più caratteristico nei riguardi della nuova tendenza. pur esercitando anche pressioni con l’uso della forza. la cui condizione originaria resta sconosciuta (ma alcuni suoi parenti servivano negli uffici della capitale). dimostrano il suo desiderio di rimanere sotto l’autorità d’un sovrano greco e ortodosso. aveva preso parte alla lotta contro i Turchi. Anche questo personaggio. chiamare i Turchi non aveva contribuito a renderlo popolare a Filadelfia. Isacco Comneno. che non riuscì a cacciare l’usurpatore sostenuto dagli autoctoni e appoggiato da una flotta normanna. altre città della Grecia non lasciarono più entrare gli agenti del fisco. Il secondo esempio. quello di Teodoro Mancafa a Filadelfia. preoccupato di conservare il potere e di trasmetterlo ai figli. e dall’altra facendo sì che continuassero a regnare sovrani mediocri. la politica di Andronico I Comneno. di quanto non lasci supporre l’immagine tradizionale. Il sovrano doveva mostrare riguardo alle più potenti famiglie di ufficiali se non si voleva creare gravi problemi. mentre nel frattempo il governo centrale si mostrava incapace di proteggere efficacemente i provinciali. Come riferisce Niceta Coniata. ma dissimula in parte il rapporto di dipendenza che correva tra Costantinopoli e i suoi rappresentanti in provincia. L’evoluzione delle élites bizantine condivide più tratti comuni con il resto della cristianità. Non è certo l’unica ragione della caduta di Costantinopoli nel 1204. meno spettacolari delle grandi ribellioni e meno scrupolosamente annotate dai cronisti. permettendo così da una parte alle potenze straniere di usurpare in modo più o meno ampio il territorio imperiale. Queste dissidenze. Rispetto però ai colleghi occidentali. ma ne rimane uno dei fattori incontestabili.2b_Bisanzio II_77-216 216 7-07-2008 13:55 Pagina 216 Le istituzioni dell’Impero to delle tasse. Tale immagine è quella che volevano dare gli imperatori. come mostra. si era diffuso un sentimento di ostilità contro gli abitanti privilegiati di Costantinopoli – anche se non bisogna generalizzare. ma semplicistica. rifugiatosi in Tracia nelle vicinanze della capitale. e di una migliore capacità di concedere favori vitalizi. . erano però più pericolose per la coesione dello Stato. e prefigurano la frammentazione permanente dell’Impero in più Stati dopo il 1204. decimò i ranghi dell’aristocrazia più elevata. in materia di ricchezze da distribuire. per contrasto. grazie a un sistema fiscale meglio conservato. ossia gli aristocratici locali. dell’Impero come efficace struttura centralizzata. e per una generazione indebolì lo Stato in duplice maniera: lo privò dei migliori ufficiali e allo stesso tempo dei più valenti candidati al trono. usurpatore. L’aristocrazia costituiva l’ossatura dell’Impero. in particolare all’epoca carolingia. il quale. l’imperatore di Costantinopoli dispose senza dubbio per lungo tempo di vantaggi superiori. 2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 217 parte terza I fondamenti della civiltà bizantina . 2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 218 . dotato di risonanze bibliche. l’archeologia e la linguistica recano senza dubbio dei chiarimenti. e spesso risultano imprecise. la popolazione era poco omogenea. la lingua da essa parlata. salvo per il fatto che perlopiù con essa si indicano gruppi linguistici. di conseguenza.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 219 jacques lefort ix. poteva essere designato in diversi modi. non fosse che per l’estensione dell’Impero. ma la nostra conoscenza resta comunque limitata. Popolazione e demografia A causa della natura delle fonti e delle preoccupazioni degli storici nel corso del xx secolo. a) La diversità del popolamento. Il circuito del Mar Egeo e di altre regioni costiere era abitato da Gre- . finora ci si è più interessati alle popolazioni che componevano l’Impero che alle questioni demografiche. gli antroponimi citati dai cronisti sono difficili da interpretare. Su alcune questioni particolari. un unico nome di popolo o gruppo religioso poteva essere adoperato per popolazioni diverse. Non è facile né definire né afferrare tale diversità. Le fonti scritte. Infine. e un unico gruppo. Inoltre. pur attribuendo una grande importanza ai diversi particolarismi della popolazione. benché sia stata molto studiata: l’origine geografica di una popolazione. D’altro canto. spesso informano solo sommariamente. 1. anche se il termine «nazione» (ethnos). le aree geografiche inquadrate da un toponimo riferito alla regione di residenza d’un gruppo erano mutevoli. La popolazione. In base ai nomi dei popoli o delle popolazioni da esse menzionati spesso si deduce l’esistenza di «gruppi etnici»: si tratta d’una espressione comoda ma di senso indistinto. Come nell’epoca anteriore. permetteva di evocarli tutti insieme. il suo stile di vita e le sue credenze sono in effetti distinti. o comunque ciò che era percepito come tale. a nostro parere. in maniera più o meno diretta. Beniamino di Tudela nel xii secolo informa sulla consistenza delle comunità ebraiche insediate in alcune città bizantine [Starr 518]. sia all’interno dell’Impero sia verso di esso. risiedevano nell’Impero [Koutava-Delevoria 490]. Riguardo a un gruppo strutturato in maniera più solida. Nell’epoca qui trattata. nella maggior parte dei casi. al punto che il termine in seguito non è più attestato. dalla scarsa densità demografica che. l’uso della lingua greca si espande. compaiono più di 200 nomi di gruppi particolari che. legati alla guerra e alle pratiche militari. e chi parla greco costituisce il gruppo più numeroso nell’Impero ma la maggioranza della popolazione probabilmente non era pienamente ellenofona [Charanis 475. 26]. interessava le regioni in cui gli immigrati si insediavano. Ovunque. Recentemente è stata proposta una classificazione. Nel x secolo. p. ed è stato approntato un repertorio degli spostamenti di popolazione per l’epoca che va . da epoche difficilmente determinabili. In particolare all’inizio dell’epoca in esame. in primo luogo quelle degli Arabi in Oriente. II. in numerose regioni la diversità è accentuata da spostamenti di popolazione. ad esempio nei Balcani parzialmente latinizzati in epoca romana. È il caso della parte occidentale dell’altopiano anatolico. che senza dubbio dovette ulteriormente perfezionarsi. dove il frigio e altre lingue erano ancora parlate nel vi secolo e forse nel ix [Charanis 475. per diverse ragioni. Non era così per l’entroterra. p. nelle opere di Costantino VII e in particolare nel De Thematibus. Questa denominazione segnala una parziale ellenizzazione. I. volontari o forzati. Spesso provocati dall’avanzata di altri popoli al di fuori dell’Impero. come in Europa gli Avari [Pohl 511] e i (proto)Bulgari [Be∫evliev 470] giunti dall’Asia centrale. p. dove l’ellenizzazione era stata parimenti superficiale. ma la loro menzione ha talora unicamente valore retrospettivo o interesse transitorio giacché alcuni si erano fusi con il resto della popolazione. Così i Goti insediati in Bitinia nel iv e nel v secolo potrebbero essere gli antenati dei Gotthograikoi menzionati nella medesima provincia nell’viii secolo [Teofane 52. b) I movimenti migratori. erano insediati gruppi umani più o meno numerosi e strutturati. o da conquiste ai danni dello stesso Impero. almeno in alcune regioni. caratterizzati da particolarità che li distinguevano contemporaneamente da altri gruppi e dalla popolazione localmente maggioritaria. 385]. tali spostamenti sono stati favoriti. 19]. e in Asia Minore. La maggior parte di questi movimenti migratori era.2c_Bisanzio II_217-426 220 7-07-2008 13:57 Pagina 220 I fondamenti della civiltà bizantina ci o era stato anticamente ellenizzato. peraltro spesso collegate proprio agli spostamenti «spontanei».2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 221 Popolazione e demografia 221 dalla fine del vi secolo alla seconda metà del ix [Ditten 480]. pp. p. erano localmente meno numerosi della popolazione indigena. 28]. per esempio in occasione delle incursioni slave manovrate dagli Avari [Charanis 475. fatti prigionieri dalle armate bizantine. alcuni possono essere definiti «spontanei». pp. ci si può basare su dati indiretti. nel ix secolo. La riconquista bizantina ha comportato. gli stessi fenomeni. altri. 82-84] alla fine del vi secolo nei Balcani. D’altro canto. come negli esempi precedenti. L’entità di questi spostamenti era variabile. Talora. per esempio. Se è così. XIV. alcuni cristiani o non cristiani oppressi negli Stati vicini si rifugiavano talora nell’Impero. La fuga davanti al nemico di almeno una parte della popolazione locale era un fatto frequente. nel x-xi secolo. più di 200 000 Slavi si sarebbero rifugiati nell’Impero. Tali cifre non sono facili da interpretare (in certi casi si ignora se si riferiscano solamente ai capifamiglia o alla totalità della popolazione). e su un’ipotesi che è plausibile: un gruppo insediato in una regione finiva per abbandonare la propria lingua a vantaggio di un’altra solamente se era minoritario. nei Balcani come nella Siria settentrionale: in questa regione. dei mazdei. 181-82]. per stimare l’importanza di questi movimenti di popolazione. sotto Costantino V. in base alle nostre informazioni si può dedurre che spesso gli immigrati. Tuttavia esistono anche esempi contrari. e più tardi in Egitto e in Siria al tempo della conquista araba [Charanis 475. ad alcune centinaia di migliaia: si vedrà che alla metà dell’viii secolo. che si sottomisero a Bisanzio all’inizio del vii secolo [Ditten 480. che costituivano una ricchezza eventualmente suscettibile di scambio. fecero così gli Avari all’inizio del vii secolo [Lemerle 502. furono deportati nelle province [Dagron 478. p. in particolare linguistici. i 30 000 Curramiti – una cifra esagerata –. 58]. la maggior parte dei musulmani fuggì (alcuni tornarono successivamente. dei Ghassanidi. oppure. infatti. per quanto siano stati effettuati sotto la spinta di una minaccia. 93-110]. in quanto si distinguono dalle deportazioni decise dagli imperatori. come i Goti di Bitinia citati in precedenza. pp. e poi gli Arabi. spesso le fonti non forniscono alcuna indicazione quantitativa e segnalano solamente i fatti più rilevanti. dove il movimento delle po- . ma in senso inverso. II. il nemico conduceva lontano i prigionieri fatti tra la popolazione. le cifre menzionate dalle fonti a proposito dei singoli episodi vanno da qualche migliaio o decina di migliaia. d’altro canto. i 3000 arabi cristiani. particolarmente nelle regioni di confine. accettando di essere battezzati). secondo una fonte orientale. p. spesso poco popolate. che fuggirono dalla Persia musulmana [Ditten 480. Soprattutto in occasione delle incursioni. 139]. e talora sottovalutata (si è voluto pretendere che non ci sia mai stato un insediamento slavo in Grecia). All’inizio del vii secolo. e in Grecia il reticolo urbano resistette. a eccezione dei tesori monetari che datano con precisione la fuga di una popolazione di fronte a una minaccia. su cui siamo informati meno direttamente ma che con il passar del tempo possono aver acquistato un’importanza pari ai primi. la penetrazione degli Slavi nei Balcani. Il movimento migratorio non cessò nell’viii secolo. almeno parzialmente. in ultimo Avramea 468]. l’evento principale fu. Per motivi di ordine nazionalistico l’entità numerica della migrazione slava è stata spesso esagerata (si è suggerito che l’Impero bizantino sarebbe stato rigenerato dall’afflusso degli Slavi). gli Slavi del sud occuparono in massa tutto il territorio che si stendeva dalla Dalmazia alla Bulgaria. all’inizio dell’epoca in esame. numerosi di essi si insediarono in Macedonia. in alcuni casi già alla fine dell’viii secolo. . fibule) è infatti difficile.2c_Bisanzio II_217-426 222 7-07-2008 13:57 Pagina 222 I fondamenti della civiltà bizantina polazioni aveva potuto provocare cambiamenti sufficienti a modificare a lungo termine. contraddistinte dall’assedio di Tessalonica nel 586. Le regioni abitate principalmente da Slavi erano chiamate «sclavinie» dai Bizantini. fa sì che la storia della migrazione slava. Gli spostamenti bruschi ricordati nelle cronache non escludono i lenti movimenti migratori. si estesero profondamente nell’Impero. questa migrazione fu indubbiamente massiccia ovunque [Lemerle 502] ma ebbe evidentemente più risalto nel settentrione dei Balcani. pur essendo il soggetto più studiato di tutti [cfr. Dopo l’insediamento dei Longobardi in Italia. La loro esistenza rende peraltro più complicate alcune interpretazioni. rispetto alla Grecia. dal nome degli Sclaveni. la principale delle quali è costituita dai più antichi Miracoli di san Demetrio [Lemerle 91 e 502]. in realtà. la permanenza degli invasori a volte fu prolungata. nel Peloponneso occidentale e anche nelle isole. poco popolato. cfr. nel meridione dei Balcani i loro abitanti passarono. quando il sistema difensivo bizantino sul Danubio collassò. La rarità delle fonti scritte contemporanee agli avvenimenti. nella Grecia centrale. infra]. tuttavia non riuscirono a catturare Tessalonica. resti poco conosciuta nei dettagli. al servizio dell’imperatore. presto seguita dalla conquista araba in Oriente e dalla formazione di uno Stato (proto)bulgaro a sud del Danubio. L’interpretazione del materiale archeologico (ceramica. provocato dall’espansione degli Avari. la carta linguistica [sull’ellenizzazione dell’Italia meridionale e sulla slavizzazione della parte settentrionale dei Balcani. dove l’occupazione del suolo era più fitta. Le incursioni degli Sclaveni (gruppi di Slavi meridionali). e in alcuni casi addirittura definitiva. addirittura in modo definitivo. le regioni riconquistate agli Arabi furono ripopolate da Siriani monofisiti [Dagron 478]. Si può notare. superando l’Anatolia orientale. per esempio la presenza nell’Impero di mercanti occidentali o musulmani. Così. In linea di massima. l’insediamento pacifico di vari Armeni nell’Impero. potrebbero permettere di completare il catalogo dei popoli dell’Impero. naturalmente con l’eccezione dell’aristocrazia [Brousselle 473] il cui ruolo nella storia politica di Bisanzio è notoriamente importante. la metà dei quali a Costantinopoli [Hendy 651. perlopiù in disaccordo dogmatico con la Chiesa di Costantinopoli (salvo che per volontà di compromesso). p. tantopiù che il movimento migratorio si intensificò quando gli eserciti imperiali riconquistarono le antiche province armene alla fine del x secolo [Asolik 69. i Peceneghi [Pritsak 513]. pp. Secondo una fonte occidentale. 141] e soprattutto alla metà dell’xi secolo al tempo delle incursioni selgiuchidi. 12 000 di essi con le famiglie. e poco dopo furono seguiti dai loro alleati Cumani. spesso insediati in ambiti scarsamente ellenizzati. Numerose altre indicazioni. in fuga da vari soprusi. furono accolti intorno al 790 [Charanis 475. legate o meno a migrazioni.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 223 Popolazione e demografia 223 Risultò meno importante. infine. gli Armeni non si ellenizzarono. p. rispetto alla conquista araba delle province armene. 593]. XIV]. anche se la questione resta in ge- . anch’essi turcofoni [Savvides 516]. p. Cristianizzati dall’inizio del iv secolo. Alla metà dell’xi secolo un popolo turco. secondo una fonte armena. 455. in numero sufficiente per ri-ellenizzare parzialmente questa regione latina [Martin 503]. 197]. e successivamente dei Greci di Sicilia e di Calabria si stabilirono nei dintorni di Gallipoli. attraversò il Danubio [Scilitza 58. La zona in cui furono accolti si estese. spinto dal recente spostamento d’un altro popolo della stessa origine. in particolare nell’viii secolo. che queste popolazioni di origini disparate spesso coabitavano non solo nella stessa regione ma nelle stesse città o villaggi (a volte in quartieri particolari. alla fine del xii secolo vi risiedevano 20 000 Veneziani. tuttavia. a quanto pare soprattutto nella metà orientale dell’Asia Minore. gli Armeni furono integrati nella società bizantina con meno facilità degli Slavi di Grecia. L’Arménie et Byzance 469]. dotati d’una liturgia antica e di forte struttura sociale [cfr. V. alla Cappadocia e alla Siria. gli Uzi. stranieri la cui condizione giuridica non è del tutto chiara [Laiou 492]. Garsoïan 485. i Peceneghi furono cristianizzati e insediati a sud della Serbia. dei Greci in fuga dall’invasione o dalla persecuzione poterono insediarsi nell’Italia meridionale e in Sicilia [Charanis 475. in una regione allora poco popolata. 458]. Occorre almeno segnalare altri fenomeni migratori: all’inizio dell’epoca in esame. Alla fine del x secolo e all’inizio dell’xi. 18]. erano numerose. i documenti dell’Athos ci informano sulla popolazione di numerosi insediamenti tra x e xii secolo: in alcuni di essi. a giudicare dagli antroponimi e da altri indizi. per esempio. all’inizio del x secolo. risultano attestate solo tardivamente. che era la principale lingua della cultura. un 17 di Greci e un 3% di Latini [Vryonis 203. di conseguenza. sono state utilizzate solo episodicamente. imparentata con il persiano [«Kurdes» e «Kurdistan». Si può aggiungere che proprio per questa ragione i (proto)Bulgari intorno al ix secolo abbandonarono la loro lingua. Nell’Asia Minore orientale è per certi aspetti analogo il caso della lingua curda. Pohl 511]. al punto che un bilinguismo regionale e spontaneo. alla fine dell’xi secolo. Alcune di esse. della religione e della comunicazione. secondo una fonte araba ospitava un 57% di Siriani. nell’epoca in cui cessò (nuovamente) di essere bizantina. Dvoichenko-Markov 483. Le lingue parlate nell’Impero. La popolazione era diversificata ma spesso mescolata. o gli Arabi che si aggregarono all’aristocrazia bizantina [Cheynet 477]. una lingua romanza. la cui relazione con l’antico illirico è plausibile. Giovanni Cameniata di Tessalonica nota già l’esistenza di villaggi greco-slavi in questa provincia. In una certa misura. I popoli di pastori che parlavano queste lingue compaiono nelle fonti solo alla fine dell’epoca in esame [per gli Albanesi. Per quanto riguarda la Macedonia orientale. e del valacco. un 23 di Armeni. d’origine turca [Pritsak 512]. È il caso. testimoniato per esempio dal termine «mixobarbaroi» [in ODB]. sembra essere stato un fenomeno diffuso. la città di Edessa. com’è già stato accennato.2c_Bisanzio II_217-426 224 7-07-2008 13:57 Pagina 224 I fondamenti della civiltà bizantina nere da studiare). in particolare quando chi le parlava costituiva una minoranza in un ambiente linguistico differente. come i monaci georgia- . Sempre nei Balcani altre lingue. quando l’allevamento su larga scala aumentò d’importanza in questa parte dell’Impero. c) Le lingue parlate nell’Impero. Il greco. Nasturel 507. e ciò non era limitato alle zone di confine. Ducellier 481. per i Valacchi. delle élites sociali che si mettono al servizio dell’imperatore: per esempio i già citati Armeni. p. nel vii secolo divenne anche la lingua dell’amministrazione al posto del latino. altri giungevano per godere dei lumi dell’ortodossia. nonostante abbiano origini antiche e dunque siano state parlate in maniera continuativa. ciò ha favorito il progresso dell’ellenizzazione e l’assimilazione degli allogeni. in EI]. e in determinate circostanze. È il caso dell’albanese. a vantaggio dello slavo. Sulla frontiera sudorientale dell’Impero. non ci sarebbe stata omogeneità linguistica [Lefort 497]. due dei quali erano interamente o principalmente «ortodossi» (greco nella parte centrale dell’Impero. lo studio linguistico della forma greca dei toponimi slavi suggerisce. slavo nel nord dei Balcani). come nei Balcani. in Oriente il siriaco. prima del ix secolo nel Peloponneso [Vasmer 522]. non erano omogenei: in Asia Minore. benché il summenzionato bilinguismo. l’ellenizzazione precaria di alcuni popoli. e infine un ambito armeno e monofisita nell’Asia Minore orientale. come testimoniano numerosi testi. un terzo romano.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 225 Popolazione e demografia 225 ni o amalfitani del Monte Athos alla fine del x secolo [Iviron 77. 36]. come i pastori. come i pauliciani delle regioni armene nell’viii-ix secolo [Lemerle 500]. i cui limiti furono mutevoli. almeno parzialmente. Sarebbe attraente pensare che i particolarismi nuocessero alla coesione dell’Impero. come quelle che si diffusero in Frigia a partire dal vi secolo. la loro cristianizzazione superficiale e la fedeltà alle antiche credenze favorivano. nel mondo rurale. dove i Greci erano minoritari si constata la scarsità o l’assenza di fenomeni di ellenizzazione. l’armeno e il georgiano). Finirono così per formarsi o consolidarsi quattro ambiti geografici a carattere linguistico-religioso. In compenso. almeno for- . L’ellenizzazione ha parimenti interessato. I. ma forse questa è un’idea moderna (Machiavelli era già consapevole che la «disunione» civile aveva contribuito a rafforzare le strutture politiche dell’Impero romano). e come i bogomili di Bulgaria nel x secolo [Obolensky 508]. forse insieme ad altre cause. compresi i Greci e altri gruppi caratterizzati agli occhi del resto della popolazione dal proprio modus vivendi. o che lo siano divenute (lo slavonico nei Balcani alla fine del ix secolo) ha contribuito a rallentare particolarmente il progresso dell’ellenizzazione. abbia giocato in questo un ruolo ambivalente. È vero che i gruppi linguistici o religiosi. dal momento che contribuiva a mantenere l’uso della lingua d’origine. e prima dell’xi nella Macedonia orientale [Brunet 474]. testimoniato da microtoponimi. la comparsa di sette spesso legate a un gruppo linguistico particolare. non erano sempre tolleranti tra di loro. considerate eretiche a Costantinopoli. n. d) L’Impero come fattore di unità. In queste regioni. né sottomessi alle autorità. tuttavia. gli allogeni minoritari in un ambiente greco. il fatto che lingue diverse dal greco fossero già lingue liturgiche (in Occidente il latino. Il carattere religioso del potere imperiale spingeva a volte gli imperatori a esigere la conversione. Questi ambiti. In Grecia. antroponimi e firme sui documenti dell’Athos. l’ellenizzazione precoce della popolazione slava. come un movimento sociale o nazionale slavo. È innegabile che la preminenza della lingua greca e la sua diffusione. Bastavano queste condizioni perché chiunque entrasse a far parte della politeia (la società bizantina). o ancora una rete più estesa e più densa di vescovati dipendenti dal patriarca. di norma. purché questa si uniformasse alle leggi e. hanno giocato nelle rivolte (spesso animate da Greci) un ruolo più importante di quello dei particolarismi linguistici o religiosi [Cheynet 461]. Tuttavia. sensibili alla distanza che li separava dai «barbari». le popolazioni avevano spesso una fedeltà conforme ai propri interessi: mutevoli nelle regioni di confine. Solo facendo ricorso ad anacronismi si è potuta interpretare la rivolta di Tommaso lo Slavo. nonché l’ortodossia della maggioranza della popolazione e la conversione al cristianesimo alla quale erano generalmente obbligati i «pagani» entrati nell’Impero. senza che fosse in alcun modo necessaria la loro ellenizzazione. in caso di necessità. naturalmente non si attribuivano alcun particolarismo e ricavavano una cer- . e poiché inoltre era animato da una religione universalista e restava per certi aspetti un Impero romano. e l’imperatore doveva accettare dei particolarismi che spesso non lo infastidivano affatto. e hanno deportato eretici o scismatici. tantopiù che la Chiesa in alcuni casi seppe anche essere accomodante. con le conseguenti persecuzioni in caso di resistenza. spontanea o in certi ambienti dovuta alla scuola. in un’epoca in cui la nozione di patria si applicava a una località piuttosto che all’Impero. In alcune circostanze. dei sudditi. Gli imperatori hanno cercato di far battezzare gli Ebrei. siano stati fattori di unificazione. la cui religione era tuttavia legale. svoltasi nel cuore dell’Impero all’inizio del ix secolo. l’esistenza di uno Stato e la politica degli imperatori che permisero per lungo tempo di trasformare in un insieme coerente le popolazioni dell’Impero. ricevesse il battesimo e pregasse per l’imperatore. La pressione fiscale dello Stato. o al contrario la debolezza di questo. le tensioni. In particolare. Bisogna in compenso sottolineare come numerosi fattori facilitassero l’integrazione nell’Impero dei gruppi umani che lo componevano. Tuttavia. lo studio delle fonti suggerisce al contrario che Tommaso sia stato un «buon difensore di Bisanzio» contro gli Arabi e i Bulgari [Lemerle 132]. I letterati greci. qualsiasi popolazione. suscitavano delle rivolte. indipendentemente dall’origine. l’Impero bizantino non esitava ad accogliere. dal momento che il potere imperiale affermava a chiare lettere di avere una vocazione universale.2c_Bisanzio II_217-426 226 7-07-2008 13:57 Pagina 226 I fondamenti della civiltà bizantina male. fu forse soprattutto la forma imperiale del potere. che nelle vicinanze delle frontiere potevano anche assumere un carattere separatista. più costanti nelle province centrali. e che finivano per perpetuarsi. tra cui vari Armeni. In ogni caso. il prestigio della città capitale e dell’imperatore che vi risiedeva si estendevano ben oltre l’Impero.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 227 Popolazione e demografia 227 ta fierezza dalla propria antica cultura. Un popolamento fitto facilitava anche la difesa del territorio. e che riconoscessero questa qualità agli altri abitanti dell’Impero. Infine. perlopiù forte. . fino ai gradi più elevati. ed era ben attestata sul territorio. come si è fatto spesso. come molti altri Stati prima dell’epoca contemporanea. come si è accennato. gli imperatori avevano una politica «demografica» che ebbe talora per scopo. o di arruolarli tra le popolazioni che vi si erano recentemente insediate. 2. Nelle province. e lo Stato sceglieva i propri servitori civili e militari. valevano ovunque. La politica degli imperatori. ma ciò che importa è che perlopiù si caratterizzassero (almeno prima della fine del xii secolo) non come Greci. gli imperatori si siano preoccupati di ripartire al meglio la popolazione disponibile e di aumentarla. quello di diminuire l’eterogeneità del popolamento. in particolare in caso di scarsità di uomini. qualunque fosse la loro origine. l’esercito aveva da molto tempo l’abitudine di reclutare soldati fuori dall’Impero. Per realizzare questi obiettivi. se non altro perché le rendite fiscali provenivano soprattutto dalla tassazione dell’attività agricola. accogliendo gli immigrati o tenendo nell’Impero i prigionieri di guerra. cittadini romani soggetti all’imperatore. «multinazionale» (l’inglese multilingual è più corretto). L’Impero bizantino. fu certamente un fattore di assimilazione più importante di questi elementi ideologici o giuridici. senza tener conto della loro origine. in linea di principio. nulla lascia supporre che gli allogeni abbiano mai contestato in quanto tali il contesto politico imperiale. l’Impero fece ricorso a un mezzo già impiegato precedentemente. e poi su contingenti militari insediati nelle province. Sembra che questa ideologia assimilatrice sia stata ampiamente condivisa. e spesso per effetto. almeno lontano dalle frontiere. Si può indubbiamente definire l’Impero. ma politicamente come Rhomaioi. quale si verificò per molto tempo in diverse regioni. fondata per molto tempo su un esercito di contadini riservisti. Si capisce come mai nelle epoche più problematiche. tra i quali potevano reclutare soldati e contribuenti. riteneva che una popolazione numerosa costituisse una ricchezza. ovvero i trasferimenti di popolazioni. Ma all’epoca risultava semplicemente che l’imperatore dei Romani aveva come sudditi dei cittadini romani. D’altronde. L’esistenza di uno Stato. l’amministrazione applicava leggi e regole che. la situazione locale cui gli imperatori avevano tentato di rimediare. gruppi interessati. consistevano soprattutto nello spostare popolazioni dai Balcani all’Oriente e viceversa. p. senza dubbio a causa della disorganizzazione dell’Impero attaccato su tutti i fronti. tuttavia. l’obiettivo sembra direttamente demografico: far arrivare degli uomini in una regione o una città insufficientemente popolata. sotto Niceforo I. considerate inumane da Teofane [52. in ODB]. p. I trasferimenti di popolazione sembrano aver avuto tre obiettivi principali. 486] in un contesto polemico. cause eventualmente addotte. Gli effettivi menzionati dai cronisti variano. fecero affluire dei Greci in regioni poco sicure. la nostra ignoranza è grave. così. in altri. In senso inverso. spostando verso la parte centrale dell’Impero. erano operazioni difficili da organizzare. la loro probabile esagerazione cerca di render conto del carattere spettacolare e drammatico degli avvenimenti. con il loro vescovo. Non sembra vi siano stati trasferimenti di popolazione nella prima metà del vii secolo. nel 755-56. a costo di crearvi una terra di nessuno. dalle regioni di confine. spopolata dopo la peste del 747 [pp. Perlopiù connessi alla guerra contro gli Arabi e i Bulgari. richiedevano dei mesi. 422-23]. I testi tuttavia sono spesso allusivi. punto di partenza e di arrivo. tuttavia. nell’809-10. Turchi o Ungari di cui si sa solo che nel x secolo erano insediati. cifre fornite. così. eretici o poco fidati. fino al x secolo i trasferimenti furono numerosi. dei cristiani originari di tutte le province dovettero insediarsi nelle sclavinie [Teofane 52. come nel caso dei «Vardarioti». c) Nella maggior parte dei casi. In alcuni casi. spostamento di un contingente militare e deportazione. quella di equilibrare la composizione del popolamento. L’analisi delle fonti (data. e disperdendoli per cercare di fonderli con il resto della popolazione. in mancanza d’informazioni più precise. e non è facile distinguere tra movimento spontaneo di popolazione. b) In alcuni casi. da alcune migliaia ad alcune centinaia di migliaia. queste cifre potrebbero derivare da documenti amministrativi. a ovest di Tessalonica [«Vardariotai».2c_Bisanzio II_217-426 228 7-07-2008 13:57 Pagina 228 I fondamenti della civiltà bizantina Le deportazioni. lo scopo era principalmente militare: si insediava una popolazione (talvolta poco sottomessa) in una regione (magari poco popolata) per arruolarne dei soldati. Talora. quando sono menzionati) è importante in quanto rivela. Solo un potere forte poteva realizzarle. che spesso si sovrapponevano: a) gli imperatori vi fecero ricorso per migliorare la sicurezza delle frontiere. Le province d’arrivo erano princi- . dei gruppi turbolenti. condotte per terra o per mare. come nel caso dei movimenti spontanei di popolazione. In seguito. ma senza dubbio per la medesima ragione. 486]. dei Greci provenienti dalla Grecia e dalle isole furono stabiliti a Costantinopoli. 199-203]. degli Slavi fuggiti dallo Stato bulgaro. sotto Costante II e poi sotto Giustiniano II. più ricco. Nell’epoca in esame. sotto Michele I. nel secondo caso. la sorte dei pauliciani dopo la presa di Tefrice (878). alcuni Slavi fatti prigionieri nei Balcani furono insediati in Asia Minore per difendere la regione contro gli Arabi. quando l’Impero era contemporaneamente minacciato e poco popolato. Basilio II fece giungere degli Armeni in Macedonia. Sotto Costantino VI. 208 000 secondo il patriarca Niceforo [53.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 229 Popolazione e demografia 229 palmente la Bitinia e la Tracia. non è chiara: il loro rapporto con i bogomili di Tracia nel x secolo. Alla fine del x secolo. Nella seconda metà del vii secolo. all’inizio del xii secolo Giovanni II deportò alcuni prigionieri serbi in Bitinia. p. degli eretici frigi. p. i trasferimenti. pp. 399-400]. furono insediati nella parte nordorientale della Bitinia [Teofane 52. evocato a causa dell’asserita somiglianza delle rispettive credenze. successivamente furono utilizzati in Grecia. p. 432]. fu più spesso in grado di assoldare dei mercenari. invece. pp. si sa che gli Slavi furono insediati in Bitinia [Ditten 480. i trasferimenti di popolazione avevano un lungo avvenire. 16]. 74]. p. dall’Oriente verso Occidente. senza dubbio a causa della loro competenza nella marina da guerra. Di nuovo. 192]. dei soldati ribelli del tema degli Armeniaci furono inviati in Sicilia e in altre isole [Teofane 52. dei Mardaiti. p. Si potrebbero citare anche esempi posteriori: per esempio. 69]. p. p. Nel senso inverso. e che comporterebbe lo stanziamento di alcuni pauliciani in questa provincia. Successivamente. In condizioni analoghe sotto Leone IV più di 150 000 Siriani. quando una cresciuta sicurezza permise l’incremento demografico e lo Stato. sotto Costantino V. con la stessa specializzazione [Ahrweiler 377. 108-10]. distribuì loro delle terre e ne arruolò alcuni nell’esercito [Coniata 64. in seguito. 429]. Come tecnica imperiale finalizzata a risolvere difficoltà locali o occasionali. resta infatti ipotetico [Lemerle 500. pp. 209234]. dei musulmani fatti prigionieri nella Siria riconquistata furono deportati nell’Impero: per esempio 200 000 nel 965 [Dagron 478. furono trapiantati in Panfilia sotto Giustiniano II. pp. Armeni e Siriani fatti prigionieri durante le campagne di Costantino V contro gli Arabi furono insediati in Tracia [Teofane 52. 183]. alcuni cristiani libanesi. alla metà dell’viii secolo. Nel ix secolo. perlomeno in questo . 469]. sembra certo che abbiano svolto un ruolo militare importante dal vii al ix secolo. furono insediati nella stessa provincia [Ditten 480. p. che assicuravano la difesa ravvicinata della capitale. gli Atingani (con questo termine furono successivamente designati gli zingari) furono deportati in Europa e nelle isole [Ditten 480. secondo una fonte armena. «per opporli ai Bulgari e far prosperare questa regione» [Asolik 69. a partire dalla superficie dei centri abitati e dalla loro più o meno grande densità. le regioni vicine al mare. che necessita di minor mano- . si lasciano inquadrare nel consueto contesto del comportamento demografico in epoca pre-industriale. spesso dedite all’allevamento. in ODB]. Le conclusioni che se ne possono ricavare. 3. fu senza dubbio elevata. che avrebbero spostato l’insicurezza da una provincia all’altra. perlopiù a vocazione agricola. Per il vii-ix secolo è difficile valutare l’importanza fiscale o economica che può essere stata rivestita dai trasferimenti di popolazione. piuttosto che ridurla [Charanis 475. ci si deve limitare a proporre alcune osservazioni. e un numero di figli superstiti compreso fra 3 e 4 all’inizio del xiv secolo in ambiente rurale [Laiou-Thomadakis 491. 109]. con quella della migrazione slava. p. una speranza di vita molto breve nel vi secolo [Durliat 482. Nell’attesa. così come è stato fatto. erano più popolate di quelle dell’interno. III. ma su basi fragili. Risulta effettivamente difficile cogliere una qualunque evoluzione del comportamento demografico nel corso del periodo in esame. i dati osteologici sono ancora poco utilizzati a questo fine. Sembra comunque che l’importanza propriamente demografica dei trasferimenti di popolazione sia stata esagerata. senza che si possano fornire quantificazioni precise. a) La ripartizione della popolazione. L’archeologia permetterà senza dubbio di stimare volumi o densità di popolazione a livello locale. 151-54]. In linea di massima. Si è messa in discussione. La documentazione permette al massimo di descrivere alcune tendenze generali dell’evoluzione demografica. pp. 290]. i prigionieri di guerra venduti come schiavi furono utilizzati nell’economia rurale fino all’xi secolo. ebbero un ruolo più marginale.2c_Bisanzio II_217-426 230 7-07-2008 13:57 Pagina 230 I fondamenti della civiltà bizantina settore. come un elevato tasso di mortalità infantile [«Demography». per quanto su scala ben diversa. l’assennatezza politica di alcuni trasferimenti di popolazioni eterodosse. l’epigrafia funeraria e gli archivi dell’Athos consentono lo studio parziale del comportamento demografico di alcune parti della popolazione. Per i periodi anteriore e successivo a quello qui trattato. che com’è noto permette un accrescimento naturale della popolazione in assenza di catastrofi ripetute. 72-107. in quanto l’insediamento di popolazioni in regioni fertili e spopolate contribuiva a valorizzarle. Questioni demografiche. pp. Le regioni dotate dei reticoli urbani più fitti erano quelle vicine al mare. Benché il numero delle città e la popolazione di molte di esse siano aumentati nel corso del periodo in esame. e dalla superficie delle cerchie urbane. spesso ristretta. tanto nei Balcani quanto in Asia Minore [Hendy 651. Peter Charanis espresse sull’evoluzione demografica dell’Impero un punto di vista che oggi appare giustificato [475. Tale netta ripartizione tra le forme di occupazione del suolo è attestata sul territorio dell’Impero sia prima che dopo l’epoca in esame. p. Tale idea si è imposta a lungo [Lefort 498] ma oggi è stata abbandonata a vantaggio di una concezio- . la maggior parte delle città contava al massimo alcune migliaia di individui. principalmente perché la prima era fortificata e aveva una serie di funzioni diversificate. pp. I]. pp. Precedentemente. perlopiù dunque raggruppata in villaggi di qualche decina di fuochi o in casali di dimensioni più ridotte. L’esistenza delle borgate. In un articolo pubblicato nel 1966. e alcune delle quali sono divenute città medievali. tuttavia. b) L’evoluzione demografica. non impedisce che l’opposizione tra città e villaggio sia di solito netta. VIII. mentre il secondo era in genere un abitato aperto [Bouras 472]. La popolazione era ovunque essenzialmente rurale. negli anni cinquanta del secolo scorso. Le considerevoli differenze nella densità di popolamento che da essa risultavano sono evocate da numerose fonti. pp. a partire da argomenti fragili e spesso ideologici (marxisti) si era ritenuto che l’Impero fosse stato densamente popolato solo nel vii-viii secolo grazie alle invasioni slave. 8]) e particolarità regionali (le città della Cilicia e della Siria settentrionale ospitavano in genere diverse decine di migliaia di abitanti [Vryonis 523. di cui si è sottolineato il ruolo sociale nell’epoca protobizantina [Dagron 479]. 35-44]. Ciò sottolinea i contrasti di densità già segnalati.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 231 Popolazione e demografia 231 dopera. I. pur con alcune notevoli eccezioni (Tessalonica è l’unica città oltre la capitale ad avere sicuramente raggiunto i 100 000 abitanti [Charanis 475. a giudicare dalle fonti scritte. raramente esplicite o di facile interpretazione. che contrappongono ai «deserti» altre regioni ben popolate e coltivate che essi avevavano incontrato attraversando i Balcani e poi l’Asia Minore [Hendy 651. per esempio nei resoconti lasciati dai crociati. come si è già accennato. 220-21]). 69-100] e nell’Italia meridionale [Martin 1222]. e poi che fosse stato vittima di un declino demografico a partire dal x o dall’xi secolo a causa del «feudalesimo». Alla fine dell’epoca studiata. certamente la popolazione urbana è sempre rimasta al di sotto del 10% del totale. varie prospezioni archeologiche. e nonostante l’epidemia del vi secolo non abbia ridotto di metà la popolazione. nell’Argolide. Infine. e le città che dominavano lo spazio rurale nelle province erano prospere. in termini di coltivazioni o centri abitati. l’abbandono di centri abitati antichi a vantaggio di siti più protetti. di Bisanzio: un Impero poco popolato nel vii e nell’viii secolo. costituiscono innanzitutto una testimonianza delle trasformazioni sociali e dell’insicurezza generale. I. e da studi indipendenti tra loro e condotti in ambiti diversi. ma tale diminuzio- . Questo rovesciamento di prospettive è dovuto alla convergenza degli indizi forniti da documenti di recente pubblicazione. suggerisce che in quest’epoca la manodopera fosse poco numerosa [Haldon 126. pp. numismatico e paleogeografico. o piuttosto la trasformazione di ampie città antiche in vescovati medievali sovente più ristretti [Spieser 517]. favorevole al coltivatore. p. di Armeni e di Siriani in Tracia nel vii-viii secolo. La capitale forse raggiungeva allora i 400 000 abitanti [Mango 571. 302-3]. e poi un continuo sviluppo demografico dal ix fino agli inizi del xiv secolo. Ma ci sono altri dati che attestano più direttamente una diminuzione della popolazione. già citato in precedenza. 122-23]. p. benché queste ultime siano state colpite direttamente meno di frequente. È proprio in un simile contesto di spopolamento che le deportazioni su citate trovano il loro principale significato. in particolare quelli archeologico. e le sue recrudescenze fino al 747. indagini palinologiche [Dunn 534] e ricerche paleogeografiche [Geyer 486] suggeriscono. implica che queste province vicine alla capitale apparissero allora troppo poco popolate agli occhi dell’autorità. in Bitinia o in Licia. e soprattutto. 209-10). meno importante nel viiviii secolo di quanto non lo fosse stata nel vi.2c_Bisanzio II_217-426 232 7-07-2008 13:57 Pagina 232 I fondamenti della civiltà bizantina ne inversa che spiega meglio la storia. I cambiamenti constatabili a partire dal vii secolo. come talora si è affermato. L’insediamento di Slavi in Bitinia. Si è generalmente concordi nel ritenere che la peste del 541-42 [Allen 467]. come il declino delle città. siano state le principali cause del declino demografico delle città e delle campagne. pp. un’occupazione del suolo. n. e la diminuzione o addirittura l’interruzione della circolazione monetaria [Morrisson 506. Si sa che l’Impero era ben popolato all’inizio del vi secolo (Morrisson in MB I. pp. in particolare economica. 29] se non addirittura all’inizio del x. in Macedonia. I più antichi documenti dell’Athos mostrano inoltre che alcuni settori della Calcidica erano ancora spopolati alla fine del ix secolo [Iviron 77. È più verosimile una diminuzione totale compresa tra il 20 e il 30% [Biraben 471. 134]. L’importanza attribuita da una raccolta giuridica dell’viii secolo (l’Ecloga) al contratto di enfiteusi. 51]. p. per esempio l’inverno rigido del 927-28 [Lemerle 553. Per le stesse ragioni. Gli indizi dell’aumento della popolazione sono netti sia in ambito urbano che rurale. Sembra comunque che. soprattutto a causa d’una crescente organizzazione delle attività economiche. se si ritiene. pp. La scomparsa della peste alla metà dell’viii secolo forse è bastata a invertire la tendenza [Treadgold 140. 55-57]. Il numero dei vescovati. lo sviluppo di Atene e Tebe tra x e xii secolo è evidente [Harvey 488. e della fragilità economica di numerose attività rurali come testimoniano le carestie. pp. p. 18: forse 70 000 abitanti]. il cui ruolo negativo è legato soprattutto alle epidemie da esse propagate. p. per la grandezza della popolazione. e comunque si nota che in quest’epoca non vi furono carestie [Magdalino 192. puntano nella stessa direzione alcuni fatti che attestano sia un arretramento delle fo- . 94]. quale può essere dedotto dalle liste di firme ai concili. come si tende a fare attualmente. 218-19]. Altre carestie. di casali situati ai margini dei territori dei villaggi presuppone una popolazione più numerosa. In Grecia. furono accompagnate da epidemie e comportarono la fuga delle popolazioni locali [Svoronos 520. Nei secoli successivi. benché siano sempre indiretti. il beneficio demografico costituito dalle migrazioni verso l’Impero non poté che essere modesto. anche la fondazione continuata. stima meno pessimista in Magdalino 570. p. 36]. è quasi raddoppiato tra la fine del vii e la fine del ix secolo. Questo sviluppo è stato comunque lento. Efeso. le epidemie fossero più nocive delle guerre.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 233 Popolazione e demografia 233 ne fu forse particolarmente drastica a Costantinopoli che. alla metà dell’viii secolo forse aveva solo 40 000 abitanti [Mango 571. che la stima fornita da Villehardouin sia verosimile [Magdalino 570. a partire dal x secolo. Nemmeno la popolazione della capitale cessa di crescere: forse raggiunge nuovamente le 400 000 unità alla fine del xii secolo. 142]. Sempre in questo periodo. in particolare dovuta alla pirateria lungo le coste. Nelle campagne. a causa dell’insicurezza costante di alcune regioni. distrutta dai Persiani all’inizio del vii secolo. Lo sviluppo demografico è forse aumentato nel xii secolo. 54. in particolare del commercio delle granaglie. ridiventa un centro attivo nel ix [Foss 484]. pp. per ragioni senza dubbio al contempo economiche ed epidemiologiche. nell’xi secolo. la sicurezza crescente ha permesso lo sviluppo demografico. in Italia meridionale come in Macedonia. p. la cui crescita fu sufficiente perché nel xiii secolo si verificassero squilibri economici (che comportarono la «diserzione» di alcuni villaggi) o ecologici (la distruzione di alcuni territori a causa dell’erosione potrebbe risalire a quest’epoca) [Lefort 496]. Queste ultime erano dovute a molteplici cause. 12-13]. Si è ripetutamente tentato di stimare la popolazione dell’Impero: si tratta di una domanda legittima. tali stime suggeriscono tuttavia degli ordini di grandezza dotati di qualche plausibilità. indicano in genere un netto aumento della popolazione [Lefort 499]. se non di 20 (Stein). Alcuni indizi suggeriscono anche che. la popolazione. Non è certo che la curva (in qualche punto vaga) suggerita da queste stime renda sufficientemente conto dei fenomeni demografici menzionati sopra. pp. e su una percentuale di popolazione urbana che si suppone nota e costante. nel vii secolo [Charanis 475. c) La grandezza della popolazione. Le stime fornite. alla fine del ix secolo. relative alla popolazione di alcune città. I. ma alla quale non si è attualmente in grado di fornire una risposta soddisfacente.2c_Bisanzio II_217-426 234 7-07-2008 13:57 Pagina 234 I fondamenti della civiltà bizantina reste. le regioni centrali dell’Impero avessero almeno la stessa densità di popolazione di cui erano dotate nella prima metà del vi secolo [Lefort 494. Infine. che talora presentano profon- . ripreso da Charanis 475. spesso indirette. sia un’estensione delle coltivazioni. sotto. È stata oggetto di stime speculative che hanno comunque il merito di sottolineare le fluttuazioni che ci risultano percepibili. p. Bitinia e Licia [cfr. 10]. 486]. secondo un calcolo che sembrerebbe più verosimile [Treadgold 140. che derivano da estrapolazioni basate su dati e coefficienti poco certi. p. Quanto alle grandezze evocate. sono incerte: generalmente si basano sulle informazioni. 215]. 2-3]. in Grecia. nella Macedonia orientale. alla fine del xii secolo. i documenti fiscali che permettono di comparare il numero di fuochi in nove villaggi o casali. sarebbe precipitata a 11 milioni (Russell) o addirittura a 7 milioni. 249-50]. avrebbe raggiunto i 10 milioni secondo Treadgold. Macedonia. fino a 12 o 10 milioni (Stein). I. benché sia necessario ammettere una grande imprecisione. 360]. p. Il numero degli abitanti avrebbe raggiunto i 24 milioni intorno al 350 [Russell 514] e i 30 milioni sotto Giustiniano [Stein. Per quanto possano essere imperfette. A metà dell’xi secolo. alla fine dell’viii o all’inizio del ix secolo. p. la popolazione sarebbe stata di 15 milioni (Russell). Tali stime rispecchiano innanzitutto le perdite e le conquiste territoriali nel corso dell’epoca in esame: si ritiene per esempio che l’Egitto avesse oltre 6 o 7 milioni di abitanti quando l’Impero lo perdette. Tracia. sarebbe diminuita all’epoca dei Comneni. e sarebbe stata di soli 7 milioni alla fine del xii secolo (Russell). p. o meglio soltanto 8 milioni [521. La popolazione dell’Impero d’Oriente non può essere calcolata a partire dai dati conservati. In seguito. tra l’inizio del xii secolo e quello del xiv. 1 p. 416). 59. In Oriente. per molto tempo focalizzate sullo studio delle «nazioni» che lo componevano. Le ricerche sulla popolazione dell’Impero.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 235 Popolazione e demografia 235 de divergenze per la medesima epoca. L’expansion européenne du xiiie au xve siècle. una comparazione con l’Occidente medievale suggerisce soltanto che sono tutte. che permetterebbe di comprendere un po’ meglio una realtà di cui è evidente l’importanza. almeno euristico. hanno un valore. plausibili: secondo Pierre Chaunu la totalità della cristianità latina. se non informativo. ricordiamo che gli ordini di grandezza che si possono proporre. n. Paris 1969. al cui interno si ammettono densità regionali molto diverse. potrebbero svilupparsi utilmente in una dimensione quantitativa. in mancanza di meglio. 299. chaunu. p. in quest’epoca sarebbe stata costituita da 40 a 45 milioni di anime1. p. 79. quando se ne verifica la coerenza. . ma le disparità regionali sono considerevoli. da 5-6 a 2530 abitanti per chilometro quadrato alla metà del xiii secolo. In merito a ciò. stime fatte per la Macedonia orientale e la Bitinia suggeriscono una densità di 20 abitanti per chilometro quadrato (Macedonia: Lefort 549. p. Bitinia: Geyer 1021. 2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 236 . fondata sui cereali e. In ambito locale. in diversi luoghi. 1. In uno spazio mediterraneo eterogeneo [Geyer 537]. Esamineremo le condizioni della produzione agricola. Le fluttuazioni climatiche hanno svolto un ruolo tuttalpiù secondario nella storia dell’occupazione del suolo. le condizioni della produzione agricola. Su scala regionale. a paragone degli effetti del- . Le condizioni geografiche. alcune regioni erano più o meno adatte a certi tipi di coltura. Economia e società rurali1 Un riesame delle posizioni tradizionali sull’economia rurale bizantina induce a ritenere che. tale diversità ha favorito una policultura associata all’allevamento. che si estende dal ix all’inizio del xiv secolo – proprio lo stesso periodo che per molto tempo è stato tacciato di stagnazione. per assicurare il successo abituale di un’agricoltura secca. che è probabile o attestato in parecchie regioni. sugli alberi da frutta e la vite. si abbia a che fare con una lunga fase di espansione. se non addirittura di declino. il fatto che sulla base dei rilievi e delle zone climatiche alcuni settori siano stati più adatti di altri alle coltivazioni o all’allevamento ha facilitato.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 237 jacques lefort x. una relativa specializzazione testimoniata da numerose fonti medievali. e poi i fattori e le forme dello sviluppo. La diversità delle condizioni naturali spiega in parte le caratteristiche dell’agricoltura bizantina. ma senza dubbio la piovosità era ovunque sufficiente. quando le circostanze lo richiedevano o lo permettevano. dopo un’epoca di recessione (vii-viii secolo). eccetto sul margine delle steppe aride. i. e che costituiva un’assicurazione contro i rischi meteorologici nonché un fattore di equilibrio sociale. fra le innovazioni – talora sopravvalutate – di un Occidente medievale atlantico da un lato. veicolata in canali che potevano essere scavati nella roccia oppure in muratura. per essere seguito da un «piccolo optimum climatico medievale» nel xii e nel xiii secolo [Geyer 536]. dopo il «piccolo optimum classico». giacché a un’economia di villaggio e di comunità. I mulini ad acqua. e forse già nel x. ha finito per sostituirsi un’economia basata soprattutto sui grandi possedimenti. ancora poco diffusi in epoca protobizantina. per esempio. che pure è stata sostenuta. Villaggio e latifondo. e verosimilmente in seguito gli utensili in ferro costituirono la norma. in genere poco profondi. È innegabile che l’equilibrio tra questi due poli si sia modificato nel corso del tempo. erano gli unici adatti ai terreni. L’attrezzatura degli agricoltori è stata studiata in particolare da Anthony Bryer [533]. utilizzati per macinare il grano. l’organizzazione sociale della produzione è incentrata intorno a due poli. preponderante all’inizio. L’acqua che azionava i mulini. sia stato tanto diffuso a Bisanzio quanto in Occidente. e la stagnazione bizantina dall’altro. il latifondo e il villaggio. erano numerosi nel xii secolo. L’uso degli aratri leggeri sembra generalizzato per il lavoro dei campi. che ne ha mostrato la fissità nel tempo e il carattere rudimentale. l’insieme degli utensili risulta poco conosciuto. il quale permetteva evidentemente di accrescere l’efficacia del lavoro. sono dei tratti permanenti dell’economia rurale bi- . Sembra che nel ix e x secolo l’impiego del ferro per l’attrezzatura. È notevole che queste fluttuazioni climatiche accompagnino in maniera coerente gli alti e i bassi dell’economia rurale. bisogna smorzare la contrapposizione. Così. Occorre sottolineare che la dicotomia villaggio/latifondo (chorion/proasteion) da un lato. Dal momento che la permanenza delle tecniche e dell’attrezzatura può costituire semplicemente il segno di un adattamento all’ambiente. A dire il vero. piccoli proprietari e fittavoli. e la predominanza della fattoria come unità di lavoro dall’altro. Gli aratri leggeri. nel vi e nel vii secolo il clima si fa più fresco e umido. b) L’organizzazione sociale della produzione. del mondo mediterraneo. serviva anche all’irrigazione degli orti. Il clima fu successivamente più caldo e più umido nel x-xi secolo. a) L’attrezzatura.2c_Bisanzio II_217-426 238 7-07-2008 13:57 Pagina 238 I fondamenti della civiltà bizantina l’intervento umano. Per tutto il corso dell’epoca in esame. nell’viii-ix seguì la «piccola era glaciale dell’Alto Medioevo». molti dei quali pagavano le tasse allo Stato in quanto proprietari. entrano in gioco molti altri elementi. Benché il loro statuto giuridico non sia mai stato definito con esattezza [Lemerle 553. Le funzioni del villaggio e del latifondo. che nel x-xi secolo da proprietari divennero fittavoli. giacché in teoria il canone era il doppio dell’imposta fondiaria. mette in luce una realtà più complessa: tra i coltivatori del latifondo. 166-87]. in quanto i lavoratori potevano passare da una struttura all’altra. Tale dicotomia – villaggio/latifondo – permetteva di sfruttare al meglio la manodopera. Questa opposizione. Nel corso del tempo. difficili da valutare: gli abitanti del villaggio. tra gli abitanti del villaggio. debitori di un canone al padrone della terra. spesso sottoposto a una organizzazione latifondistica. e questi ultimi non gestivano tutti una fattoria. era in linea di massima comparabile sia nei villaggi che nei latifondi. Indipendentemente dallo status delle terre o degli uomini. Si può innanzitutto sottolineare che il termine «pareco» è stato usato a partire dalla metà dell’xi secolo per designare non solo dei contadini fittavoli. tuttavia. mentre l’ambito latifondistico ne ha preso il posto al ritorno della sicurezza. non godevano delle esenzioni fiscali riservate ai contadini del latifondo. non tutti vi risiedevano e non tutti avevano una condizione particolare. sono parallelamente mutate: il primo. molti dei quali erano arrivati prestissimo all’invidiabile posizione di gestori di una fattoria. Inoltre. è divenuto solamente una forma abitativa. I gravami che pesavano sui fittavoli forse erano. in quest’epoca è migliorata la condizione dei pareci affittuari. tuttavia. non tutti erano proprietari. e gli abitanti del villaggio. essa ha svolto anche un ruolo importante nello sviluppo economico. la prova dell’asservimento degli agricoltori bizantini.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 239 Economia e società rurali 239 zantina. tuttavia. più elevati di quelli sopportati dai proprietari del villaggio. allo stesso modo. mentre il secondo si è essenzialmente trasformato in un organismo gestionale. che potevano posse- . Oggi è chiaro che si trattava di un’analisi inesatta. la condizione degli agricoltori. pp. ma anche dei proprietari contribuenti che pagavano le tasse non allo Stato. ma a terzi: questo slittamento semantico mostra che il fatto di essere proprietario non era un fattore socialmente discriminante. c’è una netta opposizione tra i locatari che erano insediati sul latifondo con la qualifica stabile di pareco (fittavolo). i pareci sono stati considerati dai giuristi bizantini come gli eredi dei coloni dell’epoca protobizantina. in quanto la struttura sociale del villaggio era la forma organizzativa più adatta alle condizioni di insicurezza. per esempio. in linea generale. In una prospettiva marxista si è spesso individuato nel cambiamento di condizione di numerosi contadini. In linea di massima. costituisse una unità. interi villaggi furono inglobati in latifondi senza che la condizione economica degli abitanti ne fosse apparentemente danneggiata. per mezzo delle prestazioni fornite dai contadini insediati nel latifondo. I documenti in effetti suggeriscono che forse a partire dall’xi secolo. il Trattato fiscale (in 524. di cui sono considerati «come i padroni» (come possessores. ma nell’xi secolo un’altra sentenza afferma che dopo trent’anni i pareci non possono essere cacciati dalla loro terra. dovendo esaminare le condizioni della produzione agricola. anche nei latifondi. 115) ri- . Nel x secolo o poco dopo. la distinzione fra abitanti dei villaggi e pareci si offusca a partire dall’xi secolo. in Zepos 89]. La coltivazione diretta era praticata da personale specifico e. giacché in quest’epoca la società rurale sembra. ma restavano legati alla terra che erano obbligati a coltivare dietro il pagamento di un canone. se non quello dei contadini nel loro insieme. Si dà il caso che il ruolo delle fattorie fosse preponderante nella produzione agricola. rinvigorirsi. sembra legittimo ritenere che almeno il mondo dei gestori di una fattoria.2c_Bisanzio II_217-426 240 7-07-2008 13:57 Pagina 240 I fondamenti della civiltà bizantina dere beni mobili. pp. e che spesso costituiva il centro di un’attività agricola diretta. e alcuni pareci raggiunsero la condizione di proprietari. cap. e dopo trent’anni ottenere la condizione di fittavolo. D’altronde. La menzione di schiavi e di salariati all’interno del latifondo suggerisce un’attività agricola intensa nei periodi più antichi. Ancora nel x secolo una sentenza sottolinea che i pareci non hanno alcun diritto sui beni che affittano. xv. Pare che lo sfruttamento del latifondo sia spesso divenuto indiretto a partire dal ix secolo. Lo sfruttamento dei latifondi. Il proprietario del possedimento risiedeva frequentemente in città. La distinzione tra proprietario e affittuario si indebolisce a partire dal momento in cui gli appezzamenti dei pareci furono considerati ereditari. al contrario. che dunque non risultano né alienabili né trasmissibili [Weiss 566]. come ha mostrato Nicolas G. indipendentemente dalla diversità di condizione degli agricoltori. con diritti analoghi a quelli di un proprietario). Questo è il motivo per cui. i pareci erano proprietari di alcune delle terre che coltivavano [Oikonomides 555]. e sicuramente nel xii. Giros 539]. beninteso. e disponeva sulle sue terre di una casa padronale. 2 e 3. che paghino l’affitto [Peira. La casa padronale è ben conosciuta grazie alle descrizioni che compaiono in numerosi documenti della fine dell’xi secolo e dell’inizio del seguente [Magdalino 633. almeno a partire dall’xi secolo. Svoronos [561]. a condizione. p. dove alloggiava l’amministratore. quando. progressivamente. 51]. tra i 4 e i 5 ettari nel caso dei boidatoi. D’altro canto. e tra gli 8 e i 10 per gli zeugaratoi. La fattoria. che nel loro insieme costituivano un fuoco. Tale menzione. Le dimensioni po- . per come ci è nota tramite documenti fiscali che vanno dall’xi al xiv secolo. i salariati sono continuamente ricordati. sia nel latifondo che nel villaggio. agli inizi del xii secolo [Iviron 77. n. fonte di sicuro profitto (il miele infatti era l’unica fonte di zucchero. fosse più diffusa nelle piccole proprietà che in quelle più grandi. e non di una coppia come si è talora affermato [Kaplan 545. senza però indicare l’impiego di ciascuna di queste categorie di lavoratori. Non siamo in grado. La superficie delle fattorie era proporzionata alla forza lavoro: nelle regioni cerealicole doveva oscillare. specialmente nel caso dei pastori. I contadini non avevano il monopolio dell’apicoltura. a opera dei redattori di alcuni atti fiscali. dal vii secolo fino alla fine dell’epoca bizantina. Accadeva per esempio così a Radolibo. tuttavia. salariati e «altri». che ne possedevano una coppia. In linea di massima. Sia nel villaggio che nel latifondo queste case erano talora rudimentali. con ogni probabilità. suggeriscono l’importanza del ruolo degli schiavi nell’economia del latifondo. Ellys 535] vengono menzionate sistematicamente solo nel xiv secolo. Si può stimare che la maggior parte delle terre arabili. disponeva di solito di un solo bue. Tali dati suggeriscono che le fattorie possedessero tutte una quantità di bestiame dall’importanza non trascurabile. e la cera il principale mezzo di illuminazione). Le case contadine [sulle case bizantine. A questo bue posseduto dal contadino medio occorre aggiungere – almeno all’inizio del xiv secolo nella zona di Tessalonica – sei capi di bestiame. ma non sembrano aver avuto un ruolo decisivo nella produzione agricola. Gli schiavi sono ancora citati in occasione del loro affrancamento nell’xi secolo. le testimonianze relative allo sfruttamento agricolo diretto dei latifondi suggeriscono infatti che avessero proporzioni modeste. si ha l’impressione che la gestione diretta della proprietà terriera abbia richiesto sempre meno braccia. La fattoria. II. e altri testi ancora. nel contesto del latifondo. ma sembra che questa attività. sia per l’alimentazione che per la fornitura di concime.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 241 Economia e società rurali 241 corda la presenza nei possedimenti terrieri di schiavi. 500]. di precisare quale fosse la loro funzione. 195. importanza che si è perpetuata fin dal vii secolo e che è stata sicuramente aumentata dalla riconquista bizantina. A partire dal x secolo. fosse coltivato nell’ambito di piccole fattorie gestite dal capofamiglia aiutato dalla moglie e dai figli. Bouras 532. che disponevano d’un solo bue. e scompaiono dalle fonti dopo il xii. pp. per giunta una unità solida a causa del carattere familiare. A partire dal x secolo. la cui coltura è attestata. I prodotti: le piante coltivate e il bestiame. 63]. in Capitanata. p. Harvey 488. e coltivavano castagni all’inizio del xiv secolo [Lefort 496. il commercio della frutta era lucroso [Kaplan 545. pp. come ha notato Alan Harvey studiando il Catasto di Tebe [488. Gli alberi da frutta avevano un’importanza economica non solo per l’alimentazione e per il legname che fornivano ma anche perché. dedicavano alla coltivazione dei cereali solo il minimo necessario per assicurare la sussistenza del «fuoco» e versare i canoni. è che nell’xi e xii secolo. p. più orientate verso l’allevamento. p. 145-47]. . nonostante quanto si è detto in passato. in Campania [Lefort 496. a causa del freddo invernale. La fattoria. Lo sviluppo di questa coltivazione è probabile nel Peloponneso a partire dal ix secolo [Jacoby 542.2c_Bisanzio II_217-426 242 7-07-2008 13:57 Pagina 242 I fondamenti della civiltà bizantina tevano però anche essere più ridotte. di migliorare. pp. nel x secolo i contadini raccoglievano castagne nei boschi. 19]. una nutrita serie di informazioni relative al consumo o al commercio dell’olio mostra che l’olivo era coltivato estensivamente nel Peloponneso. Nelle regioni dal clima favorevole c’era una grande diversificazione degli alberi coltivati: all’inizio del xiv secolo. 36]. l’olivicoltura si sviluppa in Puglia. Quel che conta. in Siria e Palestina nel vii secolo. in alcune regioni le fattorie sono state talora decisamente piccole. si è adattata a condizioni che non hanno mai smesso di cambiare e spesso. 18-19]. pp. in Macedonia. Il gelso. Ciò sembra suggerire l’esistenza di pratiche agricole più diversificate o produttive di quanto non si sia ipotizzato in passato. e in Tessaglia nel xii [Jacoby 542. p. piantato per darne le foglie ai bachi da seta. In Macedonia. attestata in Calabria nell’xi [Guillou 540]. Gli olivi. 454]. Nel xii secolo. Il castagno era coltivato a partire dal ix secolo nell’Italia meridionale. 470472]. poteva essere coltivato su gran parte del territorio dell’Impero. c) I modi dello sfruttamento. per esempio. sulle coste dell’Asia Minore e in Bitinia [Hendy 651. negli appezzamenti ne sono attestate dieci specie diverse. nelle isole del Mar Egeo. b) anche la pressione demografica ha potuto portare a una diminuzione delle dimensioni degli appezzamenti. sul versante tirrenico. principalmente per due ragioni che non si escludevano a vicenda: a) alcune fattorie. nelle vicinanze delle città. certa in Beozia nell’xi e xii secolo. la viticoltura o altre attività. erano poco numerosi nella penisola Calcidica alla fine dell’epoca in esame: erano sempre situati vicino al mare. forse perché costituiva la più piccola unità economica possibile. cresceva dappertutto. perlopiù in base ai dati sul commercio o sulla coltivazione delle granaglie. I. benché oggi sia coltivato in quella regione senza dubbio per la recente selezione di varietà più resistenti. I legumi coltivati. il grano non cresceva a Sinada in Frigia [Hendy 651. e ne è attestata la coltura in Calcidica nel xiii secolo [Xeropotamou. ed è menzionato in diversi testi dell’xi e xii secolo. Nel xii secolo. di Gano in Tracia. n. Occorre infine notare che nel Medioevo si diffuse la coltivazione di altri due cereali. 76. pp. n. Michele Coniata. sicuramente a causa dell’altitudine (1150 metri). lo Ptocoprodromo cita tra i vini consumati a Costantinopoli quelli di Varna in Bulgaria. 9]. 4]. IV]. mostrano che tali zone erano spesso situate vicino al mare: la Tessaglia. di Chio e di Rodi [Lampros 110. ma già consumata come foraggio per ovini nei Geoponica. Il grano primaverile è attestato. spesso seminati quando il grano invernale aveva reso poco o niente. all’inizio del xii secolo. di Lesbo. nelle isole dell’Egeo e sulle coste dell’Anatolia [Hendy 651]. L’orzo. di Samo e di Creta [Ptocoprodromo. anch’esso commestibile. le coste dell’Asia Minore [Teall 562. la segale e l’avena. essendo più rustico. nel Synodikon georgiano del monastero di Iviron [77. La prima. 83]. di Chio. se ne ricavava del pane. Nel x secolo risultano nuovamente attestati vini qualificati dall’origine geografica. L’avena era senza dubbio riservata agli animali. era probabilmente la coltivazione che poteva procurare la maggiore resa monetaria [Hendy 651. 117-28. Hendy 561. pp. era coltivata per i suoi chicchi nell’xi secolo. stando alle liste di esenzione [Actes de Lavra 75. la Tracia. 48].2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 243 Economia e società rurali 243 La vite. n. Per l’economia rurale risulta importante ricordare i grani primaverili. è stata coltivata in Occidente dall’inizio del Medioevo [Ruas 558]. La vite era particolarmente coltivata in alcuni settori della Bulgaria. la Macedonia. indubbiamente insieme alla nozione stessa di vitigno. onnipresente. 49-50]. pp. tra gli altri. 139-41]. p. ma la commercializzazione dell’uva e del vino deve aver conosciuto degli alti e dei bassi dal momento che tutti i nomi dei vitigni antichi sono scomparsi nel Medioevo. II. 46. in particolare per i cavalli dell’esercito. 139-40]. in Bitinia. considerata una semplice erbaccia nell’Antichità greca. pp. e che potevano avere un ruolo nella rotazione delle colture: erano seminati a febbraio o a marzo. è un cereale primaverile. menziona quelli dell’Eubea. Il miglio. sconosciuta nell’Antichità greca e assente nei Geoponica. L’avena. Le informazioni in nostro possesso riguardo alle regioni produttrici di grano in particolare. Nel x secolo. dove il clima lo permetteva. in generale. che poteva essere panificato come la maggior parte delle granaglie. sembrano essere gli stessi che nei Geo- . era prodotto in Macedonia. nel xii secolo ne esportava [Kazhdan 546. fave. Le coltivazioni occupavano uno spazio ristretto. il cui acquisto a prezzo fisso è menzionato nelle liste di esenzione nell’xi secolo. Erano coltivati negli orti ma. poteva così essere irrigato. Tali sforzi comunque furono fatti e l’Impero non ha mai dovuto importare derrate alimentari – al contrario. stando ai documenti fiscali dell’inizio del xiv secolo – era sufficiente. ecc. p. 157]. C’erano diverse qualità di verdure. Alcune piante erano coltivate per uso industriale. quando si rese necessario. il cotone era coltivato a Creta e sicuramente a Cipro. citati per esempio in una novella di Niceforo Foca insieme alle ricchezze eccessive acquisite da alcuni monasteri. p. Nell’epoca in esame. forse in Bulgaria. 120]. nella zona delle colline che si estendevano tra le pendici montane e le pianure all’epoca paludose – perlomeno laddove era attestato questo tipo di orografia. Tale spazio agricolo rimase a lungo sufficiente. perlomeno alcuni. Benché gli orti non siano sempre menzionati. ma gli ovini erano senza dubbio i più numerosi. Johannes Koder elenca quasi un centinaio di verdure che sono state coltivate nell’Impero bizantino [547]. nonché nella Calcidica nel xiv secolo. in Puglia e in Calabria. in Asia Minore. ceci. A partire dal XII libro dei Geoponica. L’orto era spesso situato nelle vicinanze della casa per motivi evidenti: si trattava dell’appezzamento che richiedeva la maggior quantità di lavoro e concimazione e. anche nei campi e contribuivano alla rigenerazione del suolo [cfr. La superficie degli orti censiti – in media 375 metri quadrati in numerosi villaggi della Macedonia. si può supporre che la maggior parte delle fattorie ne possedesse uno dal momento che le verdure erano indispensabili per l’alimentazione familiare. Agli animali consueti occorre aggiungere i cammelli.2c_Bisanzio II_217-426 244 7-07-2008 13:57 Pagina 244 I fondamenti della civiltà bizantina ponica (lenticchie. fu accresciuto a prezzo di notevoli sforzi di dissodamento. senza dubbio in Asia Minore [Svoronos 86. se ne ricavava anche dell’olio. almeno nelle periferie delle grandi città coltivate a orti. Altre . localizzato principalmente sulle terrazze fluviali. Il lino. dal momento che le case erano generalmente situate vicino a una fonte d’acqua. soprattutto tessile. e attingendo anche a numerose altre fonti. in particolare il primo capitolo. che espone quel che si seminava «sotto il clima di Costantinopoli». Le tecniche agricole e la produzione. infra]. L’entità numerica di ciascuna specie era variabile a seconda delle regioni.). La coltivazione della canapa era praticata in Campania piuttosto che in Puglia. anche nelle più dettagliate descrizioni di proprietà agricole. erano allora coltivati da ortolani affittuari.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 245 Economia e società rurali 245 ubicazioni. I prati erano senza dubbio più diffusi nei latifondi che nelle piccole proprietà. sono strettamente legate alle possibilità di irrigazione. n. in quanto alcuni di essi . p. 42]. a causa della selezione delle sementi. in particolare al corso dei canali di derivazione che portavano l’acqua dei ruscelli verso i mulini. attestata presso gli agronomi latini e nei Geoponica. potevano essere molto estesi. e addirittura aumentate quando la terra lasciata a maggese era coltivata a legumi. e prima dell’aratura. non particolarmente allungati [Lefort 494]. dal momento che le successioni ereditarie finivano per frammentare alcuni campi. Erano perlopiù appannaggio dei piccoli coltivatori. nell’ordine di 1000 metri quadrati. dove la rete degli appezzamenti era molto meno fitta. n. Le rese ottenute potevano inoltre essere mantenute costanti. 224]. I dati suggeriscono l’esistenza. che spesso appartenevano a personaggi altolocati. ed erano spesso situati in un paesaggio aperto. La viticoltura svolgeva un ruolo importante nell’economia contadina. e comunque questo processo di selezione è almeno parzialmente automatico. e classificati quasi sempre dal fisco come terre «di prima qualità». II. Dopo la mietitura. in alcune zone. Iviron 77. i campi erano lasciati a pascolo [Legge agraria. bisognerebbe tenere conto di condizioni geografiche o storiche che perlopiù ci sfuggono. Si ignora quale fosse la produttività: si è ipotizzato che potesse arrivare a 25 ettolitri per ettaro in Calcidica [Papangelos 557. altrove. p. I vari appezzamenti. un vignaiolo che coltivasse più d’un quarto di ettaro di vigna produceva più vino di quanto fosse necessario per i consumi familiari. di un reticolo parcellare dalle maglie tantopiù strette quanto più antica era l’occupazione del suolo. la loro superficie era peraltro assai variabile. le grandi città erano circondate da una fascia di orti: è il caso di Costantinopoli ma anche di Tessalonica. e ciò contribuiva a concimarli. Le rese crescevano lentamente. All’inizio del xiv secolo. I. Non c’è alcuna ragione per pensare che gli agricoltori bizantini non fossero in grado di scegliere da sé le sementi. 9]. D’altro canto. Gli appezzamenti coltivati a vigna erano generalmente piccoli. da cui Psello [527. e ciò non è inverosimile benché l’unico dato (indiretto) che possediamo suggerisca in questa regione una rese due volte meno elevata [Iviron 77. in alcuni villaggi della Macedonia i contadini possedevano in media un quarto di ettaro di vigna. Considerati appezzamenti di grande valore. I campi erano in genere costituiti da appezzamenti rettangolari. talora lontane dalle abitazioni. § 27. 247] deriva i consigli che fornisce in materia. Ad ogni modo. ovvero la lavorazione dei campi per mezzo dell’aratro leggero. da un atto sembra che si possa dedurre che in Calcidica la resa dell’orzo fosse di circa 5. 48] suggerisce che non costituissero soltanto un ortaggio riservato all’alimentazione della famiglia. pp. e c’è motivo di ritenere che venisse preso in considerazione solo dopo che le possibilità di miglioramento erano esaurite.2. È verosimile che. per Radolibo. ricordiamo. come segnalavano già gli autori antichi [Plinio. I. Questi dati rivelano l’esistenza di pratiche note da molto tempo. II. 50.2]. ma che svolgessero un ruolo nel ciclo della cerealicoltura. 12. 336]. pp. 203-5]. Naturalis historia. 6-7].2c_Bisanzio II_217-426 246 7-07-2008 13:57 Pagina 246 I fondamenti della civiltà bizantina ne aumentano la fertilità. secondo una proporzione grossomodo di quattro chicchi raccolti per uno seminato [Lefort 494. 368. Non si possiedono informazioni dirette sulla resa dei cereali. con la seconda semina sul maggese) è peraltro antica: risulta menzionata nei Geoponica [526. p. In Puglia invece l’introduzione delle leguminose nella rotazione delle colture sembra risalire soltanto all’inizio del xii secolo [Martin 1215.6 quintali per ettaro. n. Possediamo poche informazioni sulle modalità di coltivazione dei cereali a Bisanzio. II. 369]. All’inizio del xii secolo. si ha a che fare con un’agricoltura senz’altro tradizionale. I testi e l’archeologia. e in ogni caso bisognerebbe fare i conti con le grandi variazioni annuali che li caratterizzano. 248]. La menzione dell’acquisto a prezzo fisso di legumi secchi nelle liste di esenzione dell’xi secolo [per es. e forse è riuscita a eguagliarle solo eccezionalmente. 3. ma che era in grado.3 q/ha. 12. la resa del grano era in media di 6. Il dissodamento era tutta un’altra questione. Quella dell’orzo era un po’ più elevata: 7. Per quanto riguarda il xiii secolo. III. fino a un certo punto. III. Actes de Lavra 75. XVIII. quando il più intensivo sfruttamento possibile dei campi esistenti non era più sufficiente. In Grecia. La rotazione delle colture (grano/legumi o grano/orzo primaverile. Geoponica 526. alla fine dell’epoca considerata. l’introduzio- . 222]. In generale. come è stato sostenuto. che è attestato sicuramente nella Calcidica nel xiii secolo [Lefort 550. Era così nel Lazio alla metà del x secolo [Toubert 565. 370].1 q/ha [Jardé 544. p. nell’ambito di piccoli appezzamenti). p. di migliorarsi da sé. del resto. nel 1921.4 q/ha [Lefort 550. L’agricoltura bizantina sicuramente non ha mai superato queste cifre. Quel poco che si sa della cerealicoltura bizantina (praticata. alcuni calcoli suggeriscono che la resa minima dei cereali fosse di circa 5. p. a nord del Mar Egeo e comunque in Macedonia si praticasse correntemente il maggese biennale. permettono di dedurre l’importanza delle leguminose e il loro ruolo nel sistema di coltivazione.12. la probabile esistenza di un maggese biennale e di colture di copertura. monotona e poco produttiva. Tra gli alberi. 86. sembra di poter asserire che. 56. indispensabile per la costruzione delle imbarcazioni e per l’apprettatura di anfore e botti. ai grandi proprietari terrieri e. Gli spazi incolti. la Siria levantina e il Tauro. Gilbert Dagron ha recentemente descritto le tecniche di pesca. 87]. nelle regioni più fertili. . 24. La resina delle conifere serviva a fabbricare la pece. diffusa in passato.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 247 Economia e società rurali 247 ne di nuove piante. con l’eccezione dell’altopiano anatolico. spesso coperti di boschi. utilizzate principalmente per ricavarne legname da costruzione. pp. pp. 258-61]. Alcune regioni. 66. o i grandi proprietari terrieri che ne avevano ereditato le prerogative fiscali. e quelli più scadenti venivano utilizzati per la fabbricazione del carbone. può essere segnalato il ruolo predominante delle querce. agli abitanti dei villaggi. erano particolarmente sfruttate soprattutto per il legname da costruzione: Creta. suggerisce che le pratiche agricole medievali non fossero meno elaborate di quelle dell’epoca protobizantina. La macchia e la gariga (formazioni vegetali intermedie tra la foresta e il pascolo di pianura o di altura) occupavano già ampi tratti in alcune regioni e avevano anch’esse un valore economico. 61. almeno all’inizio dell’epoca in esame. L’immagine. le riscossioni (tasse ed eventualmente affitto) a essa collegate. Ogni albero poteva certamente procurare legna da ardere. Archie Dunn ha dedicato uno studio alla foresta e alle sue forme arbustive degradate. Da quel che si è visto. riscuotevano tasse in natura sulla caccia e sulla pesca. e le modalità della sua commercializzazione a Costantinopoli [622]. Lo sfruttamento delle zone incolte. forse la parte nordorientale dell’Asia Minore e la costa albanese [Dunn 534. si è addirittura arrivati a suggerire che il destino di Bisanzio sarebbe dipeso dalle misere prestazioni dei suoi agricoltori [Kaplan 545. soprattutto marittime. per il xii secolo siano plausibili rese medie di poco superiori ai 5 quintali per ettaro. ha avuto un ruolo importante nelle rappresentazioni che sono state proposte dell’economia bizantina. Foreste e pascoli appartenevano allo Stato. Il sistema di coltivazione che abbiamo appena descritto aveva l’intrinseca capacità di divenire più produttivo e di adeguarsi a un aumento della richiesta. la Macedonia. le strutture cui essa aveva dato origine fin dall’antichità. ai prodotti che se ne ricavavano e al loro sfruttamento [534]. erano ovunque molto estesi e costituivano una potenziale ricchezza. Lo Stato. di una cerealicoltura estensiva che occupava spazi immensi. Quest’immagine dev’essere riveduta. Cipro. Spesso era praticato su vasti appezzamenti di terreno. Da molto tempo venivano utilizzati pascoli estivi e pascoli invernali. questi ultimi situati in terreni riparati. Risulta poco conosciuto l’allevamento in Asia Minore. Si è visto peraltro che la policoltura e le tecniche agricole in generale. molti dei quali. in modo analogo. la transumanza era legata in particolare al seminomadismo di una popolazione specializzata nell’allevamento e talora poco sottomessa. legato alla transumanza delle greggi e spesso al nomadismo dei pastori [Harvey 488. l’artigianato del cuoio e della lana alimentavano una grande richiesta. pp. a partire dal ix secolo appartenevano alle grandi famiglie. È chiaro che l’economia rurale del vii secolo era. numerose zone incolte erano riservate all’allevamento. 156-57]. soprattutto al nord ma anche nel Peloponneso. in particolare per la fornitura alla capitale di animali da macello nel x secolo [Libro del prefetto. più frazionata e meno prospera di quella del xii secolo. e la quantità di bestiame eccedeva i bisogni privati.3]. adatte al contempo alle condizioni locali e all’agricoltura di fattoria. differente. si ha tuttavia l’impressione che solamente nell’xi secolo si sia incominciato a creare un utilizzo sistematico. Lo Stato stesso allevava cavalli e bestie da soma per l’esercito nei suoi possedimenti anatolici. . Nei Balcani. L’unico a poterla accontentare era l’allevamento su larga scala praticato nei pascoli di Stato.2c_Bisanzio II_217-426 248 7-07-2008 13:57 Pagina 248 I fondamenti della civiltà bizantina Il bestiame posseduto dalle piccole fattorie non era ovviamente sufficiente: i cavalieri e le salmerie dell’esercito. e in quelli dei villaggi e poi dei latifondi. i macellai. permettevano uno sviluppo della produzione. Almeno in alcuni casi. il ruolo dei Balcani nell’allevamento diviene determinante. risulta chiarissimo l’aspetto speculativo dell’allevamento aristocratico: non si limitava difatti ai cavalli da sella. per quanto grandi possano essere stati [Harvey 488. in numerose regioni. Dopo la perdita dell’altopiano anatolico nell’xi secolo. Nei Balcani. concessi dall’imperatore o acquisiti in altra maniera. 153]. la pergamena. i Valacchi [Gyoni 541]. che allevavano soprattutto ovini. a partire dall’xi secolo. i prodotti caseari. Possediamo poche informazioni sulle modalità di utilizzo e sfruttamento dei pascoli. p. 15. È poi noto il ruolo della Bitinia nell’ambito dell’allevamento. dove pure ha avuto un ruolo determinante. può rendere necessario uno spostamento delle zone di pascolo e un arretramento delle foreste. che non erano per nulla rare. 79]. almeno in alcuni casi. di uomini. Lo sviluppo demografico a partire dal ix secolo. In Macedonia. che ha avuto una scala sufficiente per risultare leggibile nella successio- . richiedevano delle registrazioni. tali abbandoni sono stati rari [Lefort 495. o in continuo aumento. e con il fatto che tali abbandoni avevano talora un carattere estremamente provvisorio. mentre in realtà costituivano semplicemente il riflesso. a lungo andare. Per quanto riguarda gli abbandoni definitivi di centri abitati prima della metà del xiv secolo. che sembra innegabile. 1. La crescita demografica e l’aumento della richiesta.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 249 Economia e società rurali 249 ii. pp. Una popolazione in crescita implica – una volta esaurite le risorse supplementari permesse dall’impiego di migliori tecniche agricole in un determinato ambiente geografico – l’aumento della superficie coltivata. p. o che se ne andassero per una ragione qualunque. Simili elementi sono attestati di frequente nei documenti giuridici e fiscali. Almeno nella Calcidica occidentale. le terre abbandonate testimoniano innanzitutto i casi della vita: accadeva che dei contadini morissero senza lasciare eredi. esigevano naturalmente una legislazione. a) L’effetto dell’aumento della popolazione a partire d a l i x s e c o l o 2. modifica profondamente l’immagine tradizionale dell’economia bizantina. Come i terreni vacanti redistribuiti dalla comunità della Legge agraria [Lemerle 553. necessitavano di decisioni per la redistribuzione delle terre. Situazioni di questo tipo. i fattori dello sviluppo. Le numerose terre abbandonate censite dal fisco sono state a lungo interpretate come indizi della rarità costante. 42-45]. in effetti. senza dubbio è solo una documentazione insufficiente che ha permesso di sospettarne la presenza in Macedonia. ma non sembra opportuno darne un’interpretazione demografica. di una prassi che cercava di regolare al meglio l’occupazione delle terre [Bartusis 530]. mentre in realtà spesso può essere spiegato con la precarietà della condizione contadina. Spesso si è ritenuto che l’abbandono di terre o centri abitati costituisse la prova di un declino. risulta attestata tutta questa catena di eventi. L’estensione delle coltivazioni. e infine le esportazioni. essa stessa più numerosa. in Licia prima dell’anno Mille. 109-12]. e una parte almeno dei quali aveva esigenze ben superiori quanto ad alloggio. che doveva provvedere alla sussistenza dei contadini tanto nelle annate buone quanto in quelle cattive. L’effetto automatico dell’aumento di popolazione. o intorno al Mille in un altro sito. tutto ciò richiedeva che la produzione agricola fosse in grado di assicurare i consumi di tutti quelli che non erano contadini. L’aumento della superficie coltivata ha diminuito lo spazio occupato da pascoli e boschi alla base delle pendici montane e sembra esser stato all’origine. attestate a partire dall’xi secolo. prima del xiv secolo. in Tessaglia intorno al 900. o produceva poco. 114]. la ceramica trovata al suolo e alcuni dati geografici suggeriscono anch’essi che nel xiv secolo le coltivazioni occupassero un’estensione maggiore che agli inizi del xii. in Tracia e in Argolide in date anteriori al xiv secolo [Dunn 534. o persino che in epoca protobizantina. l’emergere di un’aristocrazia sempre più numerosa.2c_Bisanzio II_217-426 250 7-07-2008 13:57 Pagina 250 I fondamenti della civiltà bizantina ne dei documenti che vanno dall’xi al xiv secolo. in Macedonia orientale. è stato amplificato dalla domanda proveniente dal numero crescente di chi non produceva niente. pp. I bisogni accresciuti d’un esercito che. l’arretramento delle aree forestali dovuto alla coltivazione delle pendici montane tra xi e xiv secolo è suggerito dai documenti [Bellier 531. b) L’aumento della domanda a partire dal x secolo. eliminando quel che restava della vegetazione naturale [Bellier 531. . dell’uso sistematico dei pascoli estivi. nutrimento e vestiario [Harvey 488. Nella Calcidica occidentale i testi. la formazione di veri e propri distretti cerealicoli che oltrepassarono i confini delle proprietà. lo sviluppo dei monasteri. pp. Occorre sottolineare che proprio questi cambiamenti sono stati estremamente importanti per l’economia rurale. che indicano un arretramento dei boschi in Macedonia occidentale a partire dall’850. tuttavia. pp. 244-46]. 110-11. La moltiplicazione del numero di campi ha comportato in alcune zone. Lo sviluppo demografico è stato indubbiamente il principale fattore di sviluppo dell’economia rurale. si è rivelato più efficace grazie a un uso più accorto della cavalleria. pp. a partire dall’xi secolo. 163-97]. Infine. La testimonianza degli archivi dell’Athos è confermata dalle ricerche palinologiche e archeologiche passate in rassegna da Dunn. delle città e dell’amministrazione. che viveva fastosamente a imitazione della Corte. a lungo andare. e ciò allora comportava la creazione d’un nuovo casale. che modifica considerevolmente l’occupazione del suolo. Ci si trova dunque di fronte a un fenomeno continuato. Nell’ambito del villaggio sono evocati. Circa la Macedonia. espone varie ragioni per cui un centro abitato può espandersi. ma ancora una quindicina nel xiii secolo e oltre una decina fra 1300 e 1350. in un contesto che è chiaramente quello d’un aumento demografico. L’estensione delle coltivazioni è stata praticata sia intorno a un abitato preesistente sia. Nel primo caso. Il lavoro era stato eseguito dai suoi schiavi o dai suoi pareci.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 251 Economia e società rurali 251 c) L’estensione delle coltivazioni e le sue modalità. I testi menzionano di rado i dissodamenti in maniera esplicita. 215]. p. Alcuni di essi. si erano dissodati alcuni settori meno favorevoli di terreno. abbia facilitato la costituzione di nuovi possedimenti fondiari. p. Nel Trattato fiscale l’ampliamento dei confini ha luogo nel quadro sociale del villaggio raggruppato. pochi nel xii secolo a causa della scarsità di documenti. ricorre a questo proposito ai concetti di «valorizzazione» e di «miglioramenti» che ne risultano. l’estensione ha lasciato poche tracce nelle fonti. all’inizio del x secolo. un terreno coperto di boschi impenetrabili per farvi prati. Quando invece i dissodamenti erano connessi alla fondazione di un casale o di una fattoria isolata. è più facile che fossero menzionati nei testi. per esempio. una quindicina prima del 1100. dalla Legge agraria (§§ 17 e 20). al contrario. vigne e orti [Lemerle 631. evidentemente oggetto di valorizzazione. hanno questa origine. di vendere in determinate circostanze le terre dei villaggi divenute vacanti. Fondate da monaci o da laici. ricavandovi dei campi di piccole dimensioni [Lefort 494. È probabile che la decisione presa dallo Stato. che appare come il centro abitato originario. grazie agli archivi dell’Athos siamo ottimamente informati sulla fondazione di piccole proprietà terriere situate ai margini dei territori dei villaggi. 115). Perlopiù ci si deve limitare a prendere atto della data di registrazione di questi nuovi centri abitati. nell’Anatolia orientale. L’autore del Trattato fiscale. Lo studio del catasto di Radolibo mostra inoltre che. in luoghi isolati. forse ancora in parte coperti di boschi. prima dell’inizio del xii secolo. frutteti. e questo implica in particolare dei dissodamenti (p. Eustazio Boila ricorda nel suo testamento di aver fatto dissodare. Nel 1059. sono attestate a partire dal ix secolo. spesso con il nome di agridion (che evoca un piccolo appezzamento). Una ricerca non esaustiva negli archivi dell’Athos permette di citarne una dozzina creati prima del Mille. Questi possedimenti non erano molto estesi e forse . 22]. commentando questo termine. in genere di ridotte dimensioni. probabilmente anteriori all’xi secolo. oltre alla casa padronale. di un casale di pareci. dove le delimitazioni contenute nei documenti fiscali permettono di tracciare una mappa dei territori dei villaggi. abbia avuto fino al x secolo un ruolo predominante in una economia rurale caratterizzata al contempo da debole domanda e debole monetarizzazione. 228) si può dedurre che ciò avvenisse anche nel Tauro del x secolo. per esempio. 115) conosce l’esistenza d’un abitato rurale disperso. della Siria settentrionale nel vii secolo. In genere si suppone che il centro abitato raggruppato e aperto costituisse la regola nelle campagne. In Bitinia. della Macedonia nel x secolo e della Puglia bizantina. Nel xiv se- . Erano dotati. 2. le vite dei santi e altri testi mostrano che il villaggio costituiva la forma usuale dell’abitato rurale. Nella Calcidica occidentale si trovava un villaggio ogni 4 o 5 chilometri. Si conoscono solo pochi esempi di tale dispersione delle abitazioni. che doveva essere molto variabile. era il caso. pp. Una situazione analoga si verificava in Macedonia. Grazie al Trattato sulla guerriglia di Niceforo Foca (p. che il medesimo testo contrappone al chorion. la rete dei villaggi era fitta intorno a Bari. sia come centro abitato che come struttura sociale.2c_Bisanzio II_217-426 252 7-07-2008 13:57 Pagina 252 I fondamenti della civiltà bizantina in media occupavano da 100 a 200 ettari. In Bitinia sono stati effettuati lavori idraulici. caratterizzato dal raggruppamento. Il Trattato fiscale (p. Il ruolo della struttura del villaggio. con la possibile eccezione dei dintorni di Costantinopoli. In Puglia. da 10 a 20 fuochi all’inizio del xiv secolo. e il loro territorio occupava spesso una ventina di chilometri quadrati. e alcuni dei loci erano molto popolosi già all’inizio dell’xi secolo [Martin 1215. per abbassare il livello del lago di Nicea e aumentare così la superficie coltivabile [Geyer 1021]. a) Il villaggio come centro abitato. Sembra che il villaggio. L’estensione delle coltivazioni sembra un fenomeno generalizzato nel Mediterraneo orientale in quest’epoca. Sembra che nel ix-x secolo il villaggio raggruppato e il suo territorio abbiano in genere costituito la forma predominante di abitato e di occupazione del suolo. in generale non avevano riserve di foreste e pascoli ma erano caratterizzati da una vocazione prettamente cerealicola. 268-69]. Non possediamo informazioni sulla popolazione di questi villaggi. il reticolo dei villaggi bizantini.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 253 Economia e società rurali 253 colo. infine. è probabile che a partire dal vii secolo la maggior parte della produzione agricola sia . o almeno occupati. ha contribuito a mantenere la continuità delle coltivazioni e dell’economia rurale. b) Funzione economica del villaggio considerato come struttura sociale. più o meno raggruppato. 228-29) mostra quale poteva essere la funzione di queste cinte: in caso di minaccia araba l’esercito aiutava gli abitanti dei villaggi a ritirarsi in un sito difeso naturalmente o in un rifugio fortificato. per quanto non possa essere certo generalizzata. il centro abitato permanente del villaggio. temporanei oppure permanenti. sempre in posizione elevata. al bestiame. devono aver contribuito a rafforzare o creare. e il rifugio in tempo di guerra) che ne risulta. la terra era poco sfruttata. La bipartizione dei siti abitativi rurali (in tempo di pace. La maggior parte di questi ripari sembrano edificati. Benché le nostre informazioni siano piuttosto incerte. nonché una struttura finalizzata alla produzione di beni. i testi e l’archeologia rivelano l’esistenza di cinte murarie che sembrano frequentemente associate a villaggi. sulla scorta di Haldon [126. nel Mar Egeo e nella parte sudorientale dell’Asia Minore in particolare. il Trattato sulla guerriglia (pp. È stato un organismo di autodifesa della popolazione rurale al quale lo Stato si è appoggiato per riconquistare il territorio e riscuotere le tasse. dal vii al x secolo. 136] si può senza dubbio supporre una continuità abitativa. in Macedonia. a causa dell’insicurezza e della debole pressione demografica. In tutto il mondo mediterraneo. nel corso d’una serie di evidenti discontinuità sociali. tuttavia sembra essere stata frequente. in Grecia. insieme alle loro famiglie. Nel x secolo. Laddove risulta stabilita l’esistenza d’una rete di villaggi in epoca protobizantina. nell’Italia meridionale. nonostante i problemi del vii-viii secolo. Il villaggio è stato una struttura adatta a un’epoca in cui. c) La comunità del villaggio. e frequentemente dominanti i villaggi medievali. In Calabria e in Macedonia le cinte individuate durante le prospezioni sono vaste. forse ospitavano in media 70 fuochi ma in precedenza erano meno popolati. p. e non può che aver contribuito a rafforzare la struttura sociale costituita dal villaggio. nel vi-vii secolo. spesso invisibili dalla pianura. ai beni mobili e a viveri per quattro mesi. Tali rifugi. Il villaggio non era semplicemente la somma delle fattorie che lo costituivano. 30]. c’era un mulino su cui la comunità del villaggio pagava le tasse [Iviron 77. di fatto se non di diritto. ed erano descritti nelle delimitazioni stabilite dai servizi fiscali. che la comunità fosse responsabile dei mulini. n. Il villaggio era un contesto sociale in cui esistevano interessi comuni. è stato un organismo di gestione dell’economia rurale. per quanto in misura minore di quanto non lo sia stato in seguito il latifondo. 5]. Dal punto di vista statale. come in epoca romana. in quanto comunità. Nei villaggi della Galazia e della Paflagonia del vii-ix secolo si trova un’élite rappresentativa. dal momento che lo Stato era rimasto fedele al principio della responsabilità colletti- . la comunità era anzitutto una giurisdizione fiscale. La difesa dei diritti del villaggio contro le iniziative dei vicini faceva della comunità. La parte incolta del territorio che non era oggetto di proprietà costituiva il patrimonio collettivo degli abitanti del villaggio: «terreni comuni» e l’uso comune dei terreni incolti sono menzionati tanto nella Legge agraria (§ 81) quanto in alcuni documenti [Iviron 77. la più antica delimitazione conservata risale all’inizio del x secolo [Iviron 77. I confini del territorio del villaggio erano contrassegnati sul terreno da cippi. Difatti nel territorio di Dobrobikeia. Il villaggio. d) La comunità e lo Stato. ma non si possono definire le forme di un potere comunale che tuttavia dev’essere esistito. che ricompare nel xii secolo in Macedonia nell’ambito di una grande proprietà terriera. alla quale l’amministrazione si è appoggiata per riscuotere le tasse quando la struttura delle città è collassata. Tutto ciò presuppone una concertazione e una organizzazione. Poteva anche capitare. secondo la Legge agraria (§ 81). I. Le pratiche comunitarie hanno svolto un ruolo economico. I. n. la comunità poteva anche vendere o comprare delle terre. Spesso si tratta di appezzamenti vacanti destinati a essere nuovamente attribuiti a un abitante per ottemperare alle esigenze fiscali. e d’altro canto la necessità di amministrare il territorio implicava un minimo di organizzazione. tuttavia. Inoltre. Si trattava anche di una comunità o di un comune (koinotes tou choriou) che amministrava un territorio spesso vastissimo. In questo senso il villaggio. quella dei «primi» del villaggio. intorno agli inizi dell’xi secolo. possedeva delle terre. poteva intentare processi. una persona giuridica. senza dubbio limitato ma cionondimeno importante in un’epoca di grande insicurezza. Inoltre. I. n. 9].2c_Bisanzio II_217-426 254 7-07-2008 13:57 Pagina 254 I fondamenti della civiltà bizantina stata assicurata dai villaggi piuttosto che dai latifondi: il villaggio costituisce dunque il contesto in cui l’economia rurale si è gradualmente ripresa. i contadini vi trovavano un sostegno che non aveva corrispondenti né nel fisco né nella comunità del villaggio. Nel x secolo. a fuggire all’arrivo degli esattori. di norma dopo trent’anni. Occorre peraltro osservare che lo Stato. prese delle misure fiscali che andavano in senso opposto. il territorio del villaggio è stato il teatro di trasformazioni che hanno portato da un lato al predominio del latifondo come struttura della produzione agricola. quali sgravi e alleggerimenti delle tasse. n. e) I latifondi nel territorio del villaggio. 119) come nei documenti si vedono soprattutto le misure prese dal fisco. le grandi proprietà insediate sul territorio del villaggio favorivano uno sfruttamento più completo del territorio. a partire dagli inizi del x secolo. Inoltre. e dall’altro a uno sviluppo dell’economia rurale. Nel x secolo. spesso a notabili. in effetti. e che nell’xi secolo hanno permesso in molti casi di sostituire l’organizzazione latifondistica a quella comunitaria. Tuttavia alla fine fu questa ad avere la meglio. benché non abbiano avuto un effetto immediato. Sgravi e alleggerimenti ridavano fiato alla comunità. Tali misure preannunciano dunque una svolta importante nella storia dell’economia rurale. gli imperatori hanno cercato di tenere testa alle iniziative dei potenti: la loro legislazione fu finalizzata a difendere la piccola proprietà dei villaggi e le istituzioni comunitarie minacciate dal progresso della grande proprietà. La prima menzione di una terra clasmatica risale al 908 [Protaton 78. Lo Stato. La possibile diminuzione delle dimensioni delle fattorie. oppressi da un sovrappiù di tasse. e moltiplicavano i casi di indebitamento o vendita a proprietari più grandi. L’imperatore poteva. sono state numerose nel x secolo [Oikonomides 555]. i cattivi raccolti o l’insicurezza minavano talora la situazione degli abitanti dei villaggi. aveva sostenuto la struttura dei villaggi per motivi fiscali e militari. Questa politica fiscale ebbe come conseguenza quella di distruggere l’unità territoriale della comunità. decidere di vendere i beni del villaggio divenuti proprietà del fisco. per evitare gli effetti perversi di un sistema che poteva indurre i contadini. La decisione di espropriare a beneficio dello Stato ogni appezzamento che non avesse fruttato tasse per trent’anni di seguito (klasma) portava infatti a separare questi appezzamenti dal territorio della comunità. nonostante gli sgravi e gli . Le vendite di terre clasmatiche. Nel Trattato fiscale (p.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 255 Economia e società rurali 255 va del villaggio per il pagamento delle tasse (una eredità del Basso Impero). 2]. la comunità si vedeva forse riconoscere alcuni poteri in ambito fiscale. ecclesiastica o laica. di affittarli o di donarli. dal vii al ix secolo. Lemerle 553. secondo un ulteriore punto di vista. La società del villaggio non era egualitaria. 3. i problemi erano stati quelli dell’insicurezza. giacché i monasteri erano sotto la sua giurisdizione. Infine. com’è stato dimostrato da Cécile Morrisson [506. talora al punto di scomparire o di arrivarci vicino. Nel vii secolo è attestata l’esistenza di latifondi ma in quest’epoca la loro importanza sembra essere stata scarsa. Tutto ciò permette forse di capire ciò che è accaduto. infine si appropriava dei beni di essa o ne faceva dono. pp. Basilio II fornisce un esempio di trasformazione della terra comunale a vantaggio della Chiesa: in quasi tutte le province. all’origine di questi piccoli monasteri c’era spesso un abitante del villaggio che fondava una chiesa sul suo terreno e si faceva monaco. p. molte comunità erano danneggiate dall’espansione dei monasteri. I latifondi erano dotati di personale in grado di assicurarne la gestione. In una novella del 996. 299-301]. presto imitato da due o tre compaesani che si univano a lui. una gestione fondiaria precisa permetteva di riscuotere una quantità di imposte spesso più elevata di quanto non sarebbe stato possibile nell’ambito della fiscalità comunitaria. definendola «monastero» a giustificazione del proprio operato. danneggiando comunque i villaggi [Svoronos 86. Altre volte sono potenti personaggi senza alcun rapporto con il villaggio a introdursi nelle sue terre. della difesa e della sussistenza. ma in un contesto economico ormai dominato dalla domanda e dove gli scambi monetari hanno acquisito un’importanza maggiore. Si è visto come nel x secolo la situazione fosse cambiata. e il villaggio aveva provveduto ai bisogni d’una economia poco sviluppata accontentandosi di uno sfruttamento parziale e talora estensivo dello spazio. 112-14]. Per molto tempo.2c_Bisanzio II_217-426 256 7-07-2008 13:57 Pagina 256 I fondamenti della civiltà bizantina alleggerimenti delle tasse. almeno a paragone di ciò che . afferma. pp. e il cui compito era quello di aumentare il reddito che si poteva ricavare dalla terra. A partire dal x secolo hanno ereditato il ruolo che fino ad allora era stato appannaggio dei villaggi. Alcuni proprietari erano entrati in possesso di vasti appezzamenti che costituivano in pratica piccoli latifondi. Alla loro morte. 209. Il ruolo della struttura latifondistica. il vescovo locale confiscava la chiesa. a ) Il ruolo crescente dei latifondi nell’economia rurale. 324]. Alcuni esempi suggeriscono che nell’viii-ix secolo sia avvenuto uno sviluppo. dell’economia latifondistica. a quanto sembra una quota fissa del raccolto. Il x secolo. Nel ix secolo. Tra le varie cause. protetta dall’esercito e amministrata sulla base di un reticolo costituito da piccoli centri urbani. Ciò avveniva da un lato tra lo Stato e i laici che ricevevano donativi dall’imperatore. anche una serie di esenzioni fiscali in favore della Chiesa. per quanto modesto. secondo il sistema delle fondazioni finanziate dalle rendite di proprietà laiche [Lemerle 553.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 257 Economia e società rurali 257 era stata e che sarebbe divenuta in seguito. L’importanza delle rendite terriere non sfuggiva certo all’élite sociale né tanto meno allo Stato. o meglio quella delle loro rendite. 130-39]. pp. pp. adesso non si poteva più evitare di tenerne conto. 123-24]. è senz’altro l’epoca in cui l’accrescimento della grande proprietà ha assunto un aspetto decisivo. come testimoniano le novelle degli imperatori macedoni. La metropoli possedeva degli oliveti da cui si ricavava dell’olio. Il patrimonio della Chiesa secolare e quello dei monasteri si accresceva tramite donazioni. e infine tra lo Stato e la Chiesa. la speranza di rendite agricole più regolari ed elevate stimolava una . Sembra che la medesima osservazione possa essere estesa anche ai grandi possedimenti demaniali [Kaplan 545. pp. se si pensa che Basilio I aveva cercato di recuperare la gestione e le rendite dei beni ecclesiastici [Thomas 564. Questi dovevano alla metropoli dei canoni in natura. La gestione di queste terre era affidata dall’economo a un curatore. e terre arabili coltivate indirettamente. il quale a sua volta distribuiva le terre fra i pareci che vi aveva insediato. ma ciò non significa che l’economia dei latifondi avesse già un ruolo importante: semplicemente. incoraggiavano i laici a trasformare le loro proprietà in monasteri e a farle coltivare da pareci [Thomas 564. con i primi che trasformavano i propri possedimenti in fondazioni religiose per garantire la loro condizione. la corrispondenza di Ignazio Diacono fornisce un ritratto concreto della Chiesa come grande proprietario. p. Ciò fa supporre che le rendite fondiarie della metropoli di Nicea fossero cospicue. risultava nuovamente sicura. 54-56]. Successivamente si intuisce il ruolo crescente dei latifondi nell’economia. p. 129]. benché si affermi che la pressione fiscale fosse insopportabile. Dal momento in cui una provincia. L’importanza delle riserve di grano conservate nell’economato è suggerita dal livello dei reclami sporti dalle autorità dell’Opsikion. indubbiamente decise al tempo dell’imperatrice Irene. Anche prima della fine del primo periodo iconoclastico sono stati fondati numerosi monasteri. talora in fondi appartenenti a famiglie arricchitesi al servizio dello Stato [Thomas 564. e anche la loro circolazione. dall’altro tra i laici e i monasteri. Siamo informati sulla trasformazione dei villaggi in latifondi tramite testi normativi e. Alcuni di questi possedimenti demaniali erano dedicati all’allevamento finalizzato alle necessità dell’esercito. che permettevano di aggirare la legge e di trasformare più rapidamente l’intera comunità in un latifondo demaniale [Kaplan 545. Inoltre. senza peraltro che venisse messo in discussione il primato della fattoria come unità di sfruttamento del suolo. lo Stato cercò di accrescere l’estensione delle proprietà fiscali: si intuisce la presenza di abbandoni concordati. pp. dunque. 402-3]. fanno parte dei «potenti» denunciati nella novella di Romano I. donazioni. arcivescovi e vescovi. in qualche caso. le rendite di altri erano riservate alla posta e a diverse strutture pubbliche dai fini caritatevoli. dal momento che le rendite che lo Stato poteva ricavare dal terreno demaniale erano superiori all’ammontare della tassazione. lo Stato ha svolto un ruolo determinante nell’accelerare un processo di cui pure non era stato l’iniziatore. in particolare grazie ai Taktika che illustrano l’organigramma dei servizi centrali incaricati della gestione di tali latifondi. Nell’xi secolo. nonché i responsabili delle fondazioni religiose o imperiali. da parte dei magnati. I latifondi laici o monastici non erano i soli a estendersi o a moltiplicarsi. organizzandole in grandi possedimenti coltivati da pareci [345. Lo Stato stesso gestiva dei latifondi: lo si intuisce più chiaramente a partire dal ix secolo. Metropoliti. e tali iniziative spesso erano coronate dal successo. Negli archivi dell’Athos i latifondi imperiali cominciano a essere menzionati alla metà dell’xi secolo. ma di conservarle. Nicolas Oikonomides ha sottolineato come. 84]. il fisco non abbia più cercato di vendere le terre abbandonate. a partire dall’inizio dell’xi secolo. l’imposta fondiaria era divenuta meno importante della rendita dei terreni demaniali coltivati dai pareci. la logica di tale trasformazione era peraltro principalmente economica. che andavano contro gli interessi dei membri delle comunità di villaggio. 136-37]. La sua politica ebbe come conseguenza quella di sostituire quasi ovunque il latifondo alla proprietà del villaggio. documenti fiscali che rispondevano a preoccupazioni amministrative. Alcuni villaggi che nel x secolo avevano lo status di comunità si trasformarono in possedimenti demaniali prima di essere eventualmente ceduti a un mo- . p. pp. nonostante le leggi che cercavano di ostacolarle. e che anzi nel x secolo aveva tentato di frenare. nell’xi secolo. e a numerosi sigilli appartenuti ai loro responsabili locali. Per lo Stato. L’interesse fiscale rappresentato dalla comunità era diminuito. che li dipinge mentre si introducono nei villaggi e aumentano i propri possedimenti tramite acquisti. testamenti o in qualsiasi altro modo [Svoronos 86.2c_Bisanzio II_217-426 258 7-07-2008 13:57 Pagina 258 I fondamenti della civiltà bizantina serie di iniziative. Benché non abbia sempre avuto questa condizione. pp. ma a sua volta eterogeneo. Solo di rado si conosce la composizione e l’estensione dei patrimoni fondiari. valeva lo stesso per vari monasteri e vescovati. a partire dall’xi secolo. I proprietari e i detentori di latifondi costituivano un mondo radicalmente differente da quello dei contadini. Paul Magdalino presenta un quadro impressionante della grande proprietà in quest’epoca: quasi tutto il litorale da Costantinopoli alla Grecia centrale. Inoltre i monaste- . che lo Stato è rimasto sempre il proprietario più importante. il più importante dei quali era lo Stato [192. Sembra che tale trasformazione delle strutture della proprietà sia stata generale. È verosimile che i latifondi avessero già avuto la meglio sulla piccola proprietà alla fine del xii secolo. fossero distribuiti per tutto l’Impero. nel corso dell’epoca studiata la Chiesa è divenuta il secondo proprietario dell’Impero. padroni di numerose proprietà terriere situate nella stessa regione o disperse per tutto l’Impero. In Macedonia. Ciò che colpisce. Era possibile una vasta scala di situazioni intermedie. All’altra estremità si trovavano grandi latifondisti. sulla scorta di Oikonomides [556. e a maggior ragione a partire dall’xi secolo. Il ruolo dei monasteri nella gestione delle terre diviene determinante nel x secolo. 321]. come quelli imperiali. e i loro possedimenti erano modesti. è l’onnipresenza della struttura latifondistica. Si può affermare. Numerosi grandi proprietari appartenevano agli strati inferiori dell’aristocrazia provinciale. b) I grandi proprietari. spesso costantinopolitani. In ogni caso. l’ultima menzione di una comunità rurale risale alla metà dell’xi secolo. istituzionali o privati. Sembra che i beni del patriarcato. Non c’è nessun indizio che la propensione a investire e a realizzare dei miglioramenti per accrescere le rendite e gestire al meglio le proprietà sia dipesa dalla condizione dei grandi proprietari o dall’estensione del loro patrimonio. che si accrebbe in maniera considerevole a partire dal ix secolo. con l’aggiunta delle isole. nel xii secolo apparteneva a grandi proprietari. I possedimenti dei vescovati erano naturalmente più modesti di quelli delle metropoli. Qualunque sia stato il patrimonio fondiario della Chiesa secolare. e perlopiù si è costretti a valutare l’importanza di un patrimonio sulla base del numero delle proprietà che lo costituivano. p. è certo che all’inizio del xiv secolo le campagne della Macedonia erano costituite da una rete quasi continua di latifondi che aveva sostituito l’antica rete delle comunità. è però certo che fu superato da quello dei monasteri. 160-71].2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 259 Economia e società rurali 259 nastero o a un laico. fossero instabili. La principale qualità degli intendenti era senza dubbio quella di essere presenti nel possedimento. Sembra peraltro che. in Asia Minore. curatori. è chiaro che gli amministratori erano incaricati di realizzare quelli che definiremmo investimenti produttivi. laici o ecclesiastici. e i posti più elevati erano attribuiti ai membri dell’aristocrazia civile della capitale. A proposito dei patrimoni aristocratici. o più spesso da un amministratore. pronoetai. Eustazio Maleino intorno all’anno Mille aveva ricevuto e nutrito sulle sue terre l’imperatore Basilio II e un esercito di almeno 20 000 uomini in marcia per combattere gli Arabi. a causa di un privilegio accordato dall’imperatore. a volte erano esentati dall’imposta fondiaria. i patrimoni dei Focadi. degli Scleri e dei Comneni non erano meno considerevoli. visibili da lontano. D’altro canto. ma come allo stesso tempo. Lo studioso ricorda inoltre che. Nella stessa epoca e nella stessa regione. e di edificare nelle pianure e sulle colline le fortificazioni padronali. Gli episkeptitai. alla fine dell’xi secolo. Sembra che gli intendenti. cartulari e contabili formavano un mondo più o meno gerarchizzato e numeroso all’interno dei grandi possedimenti. ma in maniera durevole – gran parte delle terre dell’Impero. anche i possedimenti dei laici sono stati molto estesi. ovvero vicini alla terra e alla popolazione rurale. Dal punto di vista dell’economia rurale era importante che i latifondi fossero gestiti da personale competente. i grandi patrimoni privati nei Balcani siano stati spesso meno importanti di quanto non fossero stati nell’altopiano anatolico. Il latifondo poteva essere gestito dallo stesso proprietario. economi. Queste ultime. Tutti gli amministratori avevano ricevuto una solida educazione. c) La gestione dei latifondi. Il dato essenziale è comunque che. Occorre peraltro ricordare che lo Stato manteneva da molto tempo una riserva di possedimenti costantemente riciclabili per ricompensare i propri servitori laici. C’era distinzione fra amministratori generali e responsabili locali. lo Stato da una parte e i monasteri dall’altra si sono spartiti – non senza conflitti. essendo talvolta frutto di donazioni imperiali e venendo spesso confiscati.2c_Bisanzio II_217-426 260 7-07-2008 13:57 Pagina 260 I fondamenti della civiltà bizantina ri. Jean-Claude Cheynet [450] ha sottolineato come fossero principalmente costituiti da beni fondiari. a partire dal x secolo. La parte posseduta dall’aristocrazia poteva variare a seconda delle circostanze politiche ma anch’essa è stata importantissima. che potevano essere di livello assai eterogeneo. spesso lo siano stati. avevano il valore di punto di riferimento e di simbolo «signorile» nel . Benché non si abbiano informazioni precise. l’intendente del latifondo ha svolto il ruolo che. sulla base del registro del contabile. p. 56]. 42-44]. 163]. grazie ai conti di cui disponevano. n. per es. Sotto certi aspetti. In particolare. Fozio dedica alla Collezione di precetti sull’agricoltura di Vindanio Anatolio di Beirut (iv secolo) un capitolo della Biblioteca. I grandi proprietari istruiti si interessarono. ovvero il 3. La terra era divenuta un capitale che doveva produrre un profitto [Teall 563. a partire dall’xi secolo. In una lettera. considerato come capitale. p. p. Nella prima metà del ix secolo. e ne segnala l’utilità [Fozio 775. La contabilità latifondistica è evocata nel 1073 nell’atto emesso a favore del gran domestico Andronico Duca. p. periodicamente verificati dal proprietario [cfr. in caso di cattivo raccolto. il Typikon della Kecharitomene. 567. Boila stabilisce un rapporto diretto tra il valore di un possedimento. queste fortificazioni sostituirono i rifugi cinti di mura nascosti nelle montagne. e in caso di pericolo proteggevano uomini e beni mobili. che aveva ricevuto dall’imperatore i beni d’una episkepsis vicino a Mileto. e) L’interesse dei grandi proprietari verso l’agronomia. 50].2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 261 Economia e società rurali 261 paesaggio. II. e di conseguenza. Il testamento di Boila. in tempi più turbolenti. l’esistenza di oltre 50 manoscritti fa comprendere quale sia sta- . 95] evoca una contabilità di tesoreria tenuta a livello del latifondo piuttosto che una vera e propria gestione «manageriale». pp. n. dal ix al xii secolo. la Diataxis di Attaleiata e il Typikon di Pacuriano mostrano che questi tre grandi proprietari dell’xi secolo erano perfettamente al corrente della rendita finanziaria del loro patrimonio. a quanto pare. e la rendita netta che ci si aspettava da esso. gli intendenti anticipassero le sementi ai pareci. 60]. Quanto ai Geoponica. Questo documento menziona. le rendite in denaro di ciascuno dei terreni e le spese di coltivazione [Eggrapha Patmou 525. ai trattati di agronomia [Teall 563.7% [Lemerle 631. d) La contabilità dei latifondi. era stato della comunità – ma ora con maggiori mezzi e potere. Si può inoltre ritenere che. Numerosi testi suggeriscono che gli intendenti fossero obbligati a tenere dei conti. Per i miglioramenti onerosi la decisione spettava al padrone. e del resto si sa che i fondi investiti nella terra derivavano dalle rendite nette ricavate dallo sfruttamento dell’insieme dei possedimenti di un proprietario. Michele Italico [109. 79]. a diversi sistemi per valorizzare al meglio le proprie terre. pronti a reclamare il dovuto ma inclini anche. le forme di sviluppo. ad aiutare i contadini. Il fisco distingueva tre qualità di terreno diversamente tas- . agli occhi del fisco. Alcuni dati. a) La rendita dei contadini. senza dubbio. opuscoletto contenente consigli sulla cerealicoltura derivati dai Geoponica. relativi alla cerealicoltura. Si è ritenuto che la capacità d’investimento dei contadini fosse praticamente pari a zero. Il prelievo possibile sulla produzione lorda agricola dipendeva dalle rese che ci si poteva attendere. pur disponendo di mezzi individualmente limitati. È probabile che. Benché non sembrino sempre dotati di dinamismo. gli intendenti sono stati gli agenti dell’espansione dell’economia rurale. Potevano però associarsi tra di loro o con un grande proprietario. La ripartizione delle rendite fondiarie. Contemporaneamente. la presenza di una prefazione dedicata a Costantino VII dimostra l’esistenza d’una edizione di quest’opera risalente al x secolo. i coltivatori e i grandi proprietari. i grandi proprietari hanno effettuato numerosi miglioramenti (piantagioni. contabili e agronomi. ossia. Il Peri georgikon di Psello. costruzioni di vario tipo tra cui fortificazioni e mulini). Questo era certamente vero per i meno agiati ma non per tutti. e ne avevano la possibilità. dalla fertilità della terra. 1. costituisce ulteriore testimonianza dell’interesse dei letterati nei confronti dei trattati di agronomia [Michele Psello 527]. e si è cercato di dimostrare che il risultato del loro lavoro li portasse tuttalpiù a pareggiare i conti. iii. e per necessità. disponevano di una cultura che li incoraggiava a essere intraprendenti.2c_Bisanzio II_217-426 262 7-07-2008 13:57 Pagina 262 I fondamenti della civiltà bizantina to il loro successo nel Medioevo. anche i contadini – o almeno i più agiati – abbiano realizzato dei miglioramenti. In uno di questi manoscritti. Furono gli intendenti dei latifondi a rispondere a questa domanda. dal canto loro. permettono di desumere come fosse suddivisa la rendita fondiaria tra il fisco. Fino all’inizio del xii secolo. Una serie di calcoli. favorendo gli scambi all’interno del villaggio e oltre i suoi confini. che qui non possono essere riportati in dettaglio [Lefort 552]. impedisce di pensare che gli zeugaratoi avessero potuto intraprendere dei miglioramenti.6 nomismata per il proprietario e di 2. suggerisce che nel caso di uno zeugaratos (un contadino benestante. il terzo corrispondente ai pascoli. Altri calcoli suggeriscono che la rendita teorica del grande proprietario (introito al netto della tassazione basata sul valore del terreno) si sarebbe aggirata intorno al 3%. il prelievo fiscale teorico. In generale (se si eccettuano il caso del fisco e quello dei terreni privilegiati). solo il 4% circa degli abitanti delle campagne porta cognomi artigianali. e ciò era possibile solo con rendimenti più elevati di quanto non si tenda generalmente ad ammettere. il 33% d’un affittuario. 2. pp. con una coppia di buoi). 268-71]. alcune tasse accessorie e le spese di amministrazione. l’artigianato rurale non sembra essere stato molto diffuso [Patlagean 509.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 263 Economia e società rurali 263 sabili.8 per l’affittuario: nulla. dunque. alla quale andavano sottratte l’imposta fondiaria. Lo sviluppo dell’artigianato è stato un aspetto importante dell’economia rurale. la rendita dei grandi proprietari era principalmente costituita dalla somma dei canoni (in denaro o natura) versati dai fittavoli. fosse elevato: il 23% nel caso d’un proprietario. La metà dei villaggi aveva almeno un artigiano e . due dei quali di terra coltivabile (il primo corrispondeva agli appezzamenti di alto valore). Nei primi secoli. Dalla coltivazione sarebbe comunque risultata un’eccedenza non trascurabile. Il prelievo teorico con ogni probabilità doveva essere elevato. di 4. e ha modificato la natura stessa di alcune attività agricole. b) La rendita dei grandi proprietari. II] suggerisce che l’artigianato rurale fosse ancora poco sviluppato nel x-xi secolo. Uno studio dei cognomi derivanti da attività artigianali attestati fra i contadini della Macedonia dal x al xiv secolo [Hommes et richesses 489. l’artigianato ha portato nuove risorse nelle campagne. L’artigianato rurale. calcolato sulla produzione lorda. Si dà il caso però che in Macedonia si verifichi un cambiamento importante nel corso del xii secolo e fino alla prima metà del xiii: a partire da questo periodo. tra l’8 e il 10% dei soggetti in esame porta cognomi che derivano da un mestiere. che coltivava 10 ettari a cereali. divenute più numerose a partire dal x secolo. Lo Stato. tramite la fiscalità. cfr. Dal canto loro. Si può dunque ipotizzare uno sviluppo dell’artigianato rurale per la fine del periodo in esame. sulla complementarità tra i villaggi. che fornivano l’essenziale della produzione. Indipendentemente dal fatto che si servissero o meno dell’intermediazione di commercianti. almeno dall’viii secolo i contadini avevano cominciato a vendere una parte della propria produzione agricola e. i contadini potevano prendere direttamente parte agli scambi in occasione delle fiere locali. Non fosse altro che per procurarsi il denaro necessario a pagare le tasse. Non si può dubitare dello sviluppo dell’economia rurale. dove c’erano da due a quattro artigiani che chiaramente lavoravano per un bacino d’utenza più esteso del singolo villaggio. ix. 1 2 Questo testo è essenzialmente una versione abbreviata di Lefort [552]. che hanno assicurato una gestione migliore. Sull’evoluzione demografica dell’Impero. sopra. . Il dato principale. che a sua volta ha contribuito allo sviluppo assicurando maggior sicurezza. i loro prodotti artigianali. cap. i grandi proprietari sembrano avere svolto un ruolo importante negli scambi tra la campagna e la città. si può in definitiva parlare di una crescita (di cui qui sono stati descritti alcuni meccanismi e modalità) che raggiunge un vertice nel corso del xiii secolo. ha svolto un ruolo importante. come per il resto dell’Europa. per Bisanzio. sullo sfondo di una crescita demografica. per vari aspetti. Anche. e talora l’affitto. nell’implementazione di queste strutture. fondata.2c_Bisanzio II_217-426 264 7-07-2008 13:57 Pagina 264 I fondamenti della civiltà bizantina in alcuni grossi agglomerati si rileva l’esistenza di botteghe di famiglia. che è stato lento e forse si è accelerato nel xii secolo con l’emergere del commercio su lunga distanza nel mondo mediterraneo. è senz’altro la progressiva comparsa di una crescente organizzazione della «vita delle campagne». alla fine dell’epoca in esame. e i latifondi. cifra fornita da Villehardouin [74. 700 000 per Zuckerman 330] che nel 1204. 54-55] e che sembra già eccessiva. Questo declino è aggravato dai grandi assedi arabi. benché.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 265 michel kaplan xi. La popolazione. ci si chieda allora come abbia potuto consumarne una simile quantità l’anno precedente. e soprattutto nell’ambito economico e sociale. Non c’è uniformità di opinioni sulla popolazione della capitale bizantina nei vari periodi. I crociati che entrarono nella capitale per saccheggiarla erano d’altronde ben consci della ricchezza e degli splendori racchiusi nella Regina delle Città. p. 1. verte sul minimo raggiunto. Paul Magdalino ritiene che non si possa scendere al di sotto dei 70 000 abi- . a 400 000 abitanti circa [Magdalino 570. lo sviluppo urbano. p. Costantinopoli e l’economia urbana Alla metà del vii secolo. mentre altri affermano il contrario. Costantinopoli conserva l’aspetto esteriore della città giustinianea ma ha già perduto gran parte della sua popolazione. pp. sarebbe stato un decimo di quelli raggiunti nell’apogeo del vi secolo [Mango 571. d’accordo con Durliat 621. secondo i più pessimisti. La maggior parte degli autori arriva. Il numero degli abitanti. Oltre alla ripresa demografica. la città ha subito profondi cambiamenti nelle sue strutture. 57]. 5162. se poté farne a meno nel 619. Il principale disaccordo. La popolazione ha senza dubbio ricominciato a crescere a partire dalla metà dell’viii secolo. 602]. Per alcuni fu più popolata sotto Giustiniano [fino a 600 000 abitanti per Durliat 621. i. pp. in entrambi i casi. Tale crollo demografico spiegherebbe come mai la capitale non abbia sofferto per la perdita del grano egiziano. tuttavia. e non si è più fermata fino al xii secolo. Costantinopoli medievale.San Giovanni di Petra Porta di San Romano Santa Maria di Pege Sant’Andrea in Crisi Carta 4. Porta d’Oro San Polieutto Campidoglio Forum Bovis Foro Amastriano Foro Myrelaion d’Arcadio Exokionion Porto di Sant’Acacio Teodosio San Giovanni di Studio San Diomede Cristo Pantokrator SYKAI (GALATA) BOSFORO Sant’Eufemia Ippodromo PROPONTIDE (Porto Sofiano) Santi Sergio e Bacco 0 Senato Theotokos degli Odighi Zeusippo Faro Gran Palazzo Nea Ekklesia Boukoleon Chalkoprateia San Giorgio dei Mangani Foro di Basilica Sant’Irene Costantino Palazzo dei Mangani Santa Sofia Porto Giuliano Tetrapilo Mese Foro di Teodosio Ac qu Pera Neorio ed ot Prosforio to Sant’Irene di Perama «d Orphanotropheion iV Palazzo del ale ntSebastocratore Acropoli Strategion e» Santi Apostoli Foro di Marciano Santa Maria Peribleptos Cisterna San Mocio San Mamante CORNO D’ORO Portico di Domnino Sigma Petrion 1 km 13:57 Porta di Pege Chora Palazzo delle Blacherne Santa Maria delle Blacherne Cristo Pantepopta Cristo Evergeta Cisterna di Aezio Kecharitomene Cisterna di Aspar Cristo Filantropo Porta di Adrianopoli Kosmidion M ur ad i T eo do sio 266 7-07-2008 Mur a d i Cos tant ino 2c_Bisanzio II_217-426 Pagina 266 I fondamenti della civiltà bizantina . espulsi provvisoriamente nel 1171. la capitale era cosmopolita e gli incidenti citati non devono far dimenticare che le «nazioni». p. gli Arabi e gli Armeni. seguiti da Pisani e Genovesi. che il vii e l’viii secolo sono stati caratterizzati da un notevole calo demografico. Se i Russi non sono autorizzati a soggiornare nella capitale. i mercanti musulmani sono raggruppati in un unico caravanserraglio (mitaton) situato nei pressi del Neorio. una rivolta ne provocò l’espulsione dalla capitale. l’esistenza di queste chiese è innegabile. derivi dalla propaganda del cardinale Umberto [Kaplan 182. dall’Ellade e dalla Tracia gli operai incaricati di restaurare l’acquedotto principale [p. dal Ponto. prima gli Amalfitani poi i Veneziani. p.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 267 Costantinopoli e l’economia urbana 267 tanti. 446. Costantino V fece appello nel 754 ad abitanti della Grecia e delle isole [Teofane 52. per comparazione con la situazione nel 1453. il quartiere ebraico si stabilì a Pera [Jacoby 579]. n. 429]. Altri autori rifiutano di scendere così in basso [Kaplan 545. 440: per un totale di 5900 persone]. i Veneziani. A partire dall’xi secolo. e riaperte dai legati di Leone IX. e una ventina d’anni più tardi fece arrivare dall’Asia. La presenza di una comunità ebraica era attestata da molto tempo. Le fonti tuttavia non segnalano grandi movimenti di popolazione. vivevano in buon accordo. 149-50]. oltre agli Ebrei. Si può comunque affermare. invece gli Italiani. Il fatto è che in questo caso l’assenza totale di dati numerici viene compensata dalle impressioni fornite da alcune fonti e da ragionamenti di tipo economico. non furono dunque coinvolti nel massacro degli altri Italiani nel 1182. e si trovavano ancora lì in occasione dell’incendio del 1203. 5]. Per assicurare il ripopolamento e la ricostruzione della capitale dopo l’ultima epidemia di peste nel 747. ottengono il diritto di insediarvisi permanentemente nell’xi secolo e nel corso del successivo. Nel 1044. A partire dalla fine del vii secolo. Sotto i Comneni. Come si vede. La rivolta del 1044 aveva spinto Costantino Monomaco a espellere. in genere. . i Latini furono sufficientemente numerosi per avere le loro chiese nella capitale: per quanto la notizia secondo cui nel 1054 sarebbero state chiuse da Michele Cerulario. pp. dal momento che tutte le ricerche concordano in questo. giacché quello del Corno d’Oro è divenuto un arsenale. continuano per la maggior parte a rimanere in funzione. che peraltro racchiudono anche dei cimiteri. p. tra i porti antichi. Un’omelia di Germano ha potuto far credere che le mura marittime non esistessero nei primi secoli. vista da fuori le mura. p. Anche le mura marittime. Le grandi chiese costruite o restaurate nel vi secolo. grande piazza commerciale circondata da portici ma situata in prossimità di porti quasi abbandonati. 170]. Dalla metà del vi alla fine del ix secolo. la zona verso il Corno d’Oro si spopola per certi versi. Lo Strategion. 2. In maniera analoga. non era mai stata densamente popolata e aveva conservato un carattere semirurale. anche i teatri sono abbandonati. l’organizzazione dello spazio e il paesaggio urbano. ancora frequentissimi nell’viii e nel ix secolo come testimoniano le iscrizioni conservate. Le mura terrestri. comunque. All’interno delle mura di Costantino. 25. sono oggetto di continui restauri. risalgono al v secolo ma le prime iscrizioni che ne attestano i restauri risalgono a Teofilo [Mango 571. In linea di massima. e gli spettacoli ormai si limitano all’Ippodromo. benché alcune di esse rischino di crollare per mancanza di manutenzione. resta attivo solo quello di Giuliano.2c_Bisanzio II_217-426 268 7-07-2008 13:57 Pagina 268 I fondamenti della civiltà bizantina ii. i grandi bagni sono stati sostituiti da strutture più piccole. riparata dai venti del nord: i palazzi aristocratici di epoca teodosiana sono nuovamente abitati (ammesso che abbiano ces- . come diversi altri fori del iv e v secolo. o perlomeno in occasione dell’assedio avaro del 626. Berger 582. non subisce molti mutamenti dopo che Eraclio fa modificare l’angolo nordoccidentale della cerchia terrestre per includervi il santuario della Theotokos delle Blacherne e il quartiere circostante. l’anfiteatro dell’Acropoli non è più in uso. probabilmente. n. e in particolare le porte. si trasforma in mercato del bestiame. e l’aristocrazia preferisce volgersi alla riva meridionale. propizio all’insediamento di grandi oikoi aristocratici e di monasteri. e dunque spesso se ne è disinvoltamente attribuita la costruzione agli Isaurici. Molti edifici pubblici abbandonati furono usati come cave quando si iniziò a costruire di nuovo. il popolamento si fa fitto intorno all’antico centro urbico costantiniano. la zona che separava il porto di Giuliano dalla Mese deve essere rimasta occupata. invece. Più della metà della superficie urbana compresa tra le mura di Costantino e quelle di Teodosio II. La città. 1. Nel x secolo. con la costruzione della Nea e di altre strutture. gli imperatori riprendono un’attiva politica di fondazioni. Sin da allora. I grandi bagni pubblici sono stati sostituiti da costruzioni più modeste. ed è noto che Irene costruì la propria residenza nel quartiere di Eleuterio. l’Ippodromo e il Gran Palazzo. ingrandito da Giustiniano II senza dubbio per provvedere alle necessità di un’amministrazione centrale che continuerà o ricomincerà a crescere. Nel x secolo. pp. 182]. le gradinate sono tutte in pietra. e il ruolo sempre più importante del Palazzo nella vita della città. nel caso dei lou(s)mata. a rimarcare contemporaneamente la crescente separazione tra l’imperatore e la popolazione. sotto le gradinate. Teofilo e poi Basilio I. i monasteri così fondati o rifondati. pp. 9-18]. un oikos [Magdalino 633]. Le strutture principali sono un’eredità dell’epoca precedente.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 269 Costantinopoli e l’economia urbana 269 sato di esserlo). c. derivato dal monastero di Santa Eufemia fondato da Basilio I. p. I grandi monasteri imperiali sono dotati di terre del fisco e dipendono da uno degli uffici delle . con l’unica eccezione di quella del portico di Domnino [Magdalino 632 e 570. segno della ripresa demografica. e CSHB. p. 31-34]. costituiscono ciascuno un vasto complesso. ripetutamente ampliato dai successori. a confraternite pie servite da diaconie. a cominciare dai punti focali costituiti da Santa Sofia. sormontate da un alto deambulatorio. 313-14]. in particolare giardini. vicino al porto teodosiano. 2. 91 e n. ma il calo della popolazione ha portato a trascurarle: Costantino V fa riparare l’acquedotto cosiddetto «di Valente» nel 767. Altre sistemazioni si renderanno necessarie all’inizio dell’xi secolo [Mango 576. La zona centrale resta attivissima. come il Palazzo «ta Konsta» dove nacque Stefano il Giovane [Vie d’Étienne le Jeune. che comprende anche delle istituzioni caritatevoli. p. Giustiniano II circonda il Palazzo con un muro. accrescono sensibilmente la superficie del Palazzo [Maguire 585]. alcuni locali sono riservati ai demi. 14. 14. pp. Queste strutture (se ne conoscono 25) sono collocate oltre il foro di Teodosio. l’Ippodromo è sottoposto a lavori imponenti: la sua capacità viene aumentata e raggiunge senza dubbio i 40 000 posti. Ancora più di prima. Il numero di opere destinate al trasporto o l’uso dell’acqua dipende direttamente dalla demografia. I nuovi sviluppi. 93. come quello del Myrelaion (eretto da Romano I Lecapeno) o quello del Petrion. connesse a fondazioni religiose o. 182. 3. con la creazione di uffici come il genikon o lo stratiotikon [Oikonomides 28. L’evoluzione più importante è tuttavia il risultato del crescente interesse che coinvolge il quartiere delle Blacherne [Magdalino 570. Zoe vi aveva adottato il futuro Michele V. si tratta dunque di pie fondazioni [euageis oikoi: Kaplan 343. in particolare. Basilio I restaura diversi monasteri del Deuteron e del Petrion e vi edifica il monastero femminile di Santa Eufemia. destinato ai monaci ma accessibile dietro pagamento anche agli esterni. Luca lo Stilita restaura il monastero di San Bassiano1. l’operazione più spettacolare coinvolge il monastero di San Mamante. con i vasti complessi degli Odighi e soprattutto di San Giorgio dei Mangani. Magdalino 570. la famiglia dei Duca aveva messo gli occhi sul quartiere e iniziato a restaurare il monastero di Chora. Nella parte sudoccidentale della città. che vi si fece seppellire. l’interesse dei governanti per questo quartiere e più in genere per il nordovest della capitale è ben anteriore. L’erezione del monastero della Theotokos Peribleptos risale a Romano III Argiro. così come il refettorio e un bagno. vicino al- . San Mamante è strettamente legato al monastero di Studio. l’igumeno e cinque monaci del quale fungono da testimoni in occasione della stipulazione del typikon nel 1159. intorno a un monastero. una scuola. pp. una grande chiesa. uno xenodocheion. dove l’antica «casa» imperiale lascia spazio a un’imponente struttura voluta da Costantino Monomaco. Basilio II e Romano III hanno restaurato la Theotokos delle Blacherne e i suoi annessi. Il luogo era particolarmente piacevole. Alessiade. Benché l’insediamento di Anna Dalassena alle Blacherne durante la sua reggenza si riveli decisivo.2c_Bisanzio II_217-426 270 7-07-2008 13:57 Pagina 270 I fondamenti della civiltà bizantina finanze. Nel x secolo viene infine edificato il monastero della Theotokos ton Panagiou. restaurato a partire dal 1147 da Giorgio Cappadoce: la chiesa è sontuosamente ricostruita. 15.4-7. 76-77]. che ospita la Scuola di diritto di Giovanni Xifilino [Oikonomides 636]. 339-47]. e ciò contribuisce allo sviluppo di questo quartiere nell’xi-xii secolo. che diviene un complesso gigantesco gestito da un ufficio finanziario speciale: vi aggiunge. strettamente legato a Lavra. Risale infatti a Teofilo. All’epoca di Costantino Porfirogenito. Alessio Comneno rifonda l’orfanotrofio. un ospizio che riunisce diverse istituzioni della capitale [Anna Comnena. che rinnova la chiesa e costruisce una prima cappella dedicata a Santa Tecla. Si ricomincia a costruire sull’Acropoli. pp. 70-76] e la sua chiesa della Theotokos. il Petrion vede aggiungersi al monastero d’origine un ospizio e uno xenodocheion: ciò rispecchia un nuovo asse di sviluppo.7. vicino al Corno d’Oro in direzione delle Blacherne. Il Myrelaion è relativamente vicino alla Mese. pp. Lo sviluppo urbano dell’xi-xii secolo ha luogo inizialmente alle estremità della città. anch’esso è vicino al monastero di Studio. A partire da quest’epoca. senza dubbio sulla scia degli arsenali imperiali. Già Isacco Comneno vi aveva restaurato il monastero di Santa Tecla. all’interno del quartiere si dedicò a qualcosa che assomiglia molto a una speculazione fondiaria. preponderanti in epoca protobizantina. entrambi edificati da Irene Duca che. quello della Theotokos Kecharitomene. dove si fiancheggiavano il monastero maschile del Cristo Filantropo e il monastero femminile più celebre di tutti. la vicinanza dell’acquedotto principale assicurava un buon rifornimento d’acqua e di conseguenza il funzionamento dei bagni. l’Acropoli e l’insieme costituito dalle Blacherne e dal Petrion. sono ben lontane dall’essere abbandonate: per esempio. erano inoltre interessati al percorso che li univa.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 271 Costantinopoli e l’economia urbana 271 le zone suburbane propizie per gli svaghi e in particolare per la caccia. La famiglia imperiale possedeva del resto altri beni nelle vicinanze. Inoltre. Tra l’inizio del x secolo e la metà dell’xi. I funzionari vennero a poco a poco a stabilirsi nel quartiere. dando a una parte di esso il nome di ta Pittakia (“le richieste»). ancora poco occupata. la zona vicina al Corno d’Oro situata tra il Neorio e Perama. si trova la più spettacolare delle loro fondazioni. sono presenti Amalfitani e Veneziani e vi si sviluppa nuovamente l’attività economica. e non è un caso se. Le strutture della costa meridionale. vi è situato il mitaton dei mercanti musulmani. Miller 634. I quartieri portuali. costruendovi nel 1094 una grande sala di ricevimento. Manuele I ne aggiunse un’altra tra il 1143 e il 1153. 12-29]. relativamente ridotto. infatti. i monasteri che la servono e un complesso assistenziale che comprende il più grande ospedale della capitale [Gautier 567. che vi svolgono i loro commer- . vicino al porto di Teodosio. con profondi cambiamenti. a dire il vero. a cominciare da quello annesso alla chiesa della Theotokos. corrispondente agli horrea Alexandrina della Notitia Urbis Constantinopolitanae del v secolo. 3. attira la fondazione o la rifondazione di istituzioni religiose che vi si insediano e danno in affitto numerosi edifici. Alessio dette al Palazzo le dimensioni convenienti. Nell’xi e xii secolo si sviluppano in maniera spettacolare alcune zone portuali. in particolare il terreno. Lo sviluppo più notevole è tuttavia quello delle rive del Corno d’Oro. pp. nei pressi del punto intermedio. l’unico granaio menzionato nel x secolo è quello della Lamia. I Comneni hanno dunque sviluppato due poli. dove si insediano i mercanti italiani [Magdalino 614. 219-24]. pp. quella del Cristo Pantokrator. con la sua triplice chiesa. i Veneziani ottengono a Perama un molo. che fornivano agli Italiani rendite fondiarie e fiscali. e un terreno cintato che ospita case. alcune sono relativamente sontuose. che tuttavia non costituisce ancora un quartiere definito. al di là di questa disposizione così poco fitta? I visitatori stranieri sono colpiti in particolare dalla magnificenza degli edifici pubblici e dei palazzi (non limitati a quello imperiale). comprende una skala. lungo il braccio di mare. Michele VI propone di restaurare lo Strategion. tali enclaves si ingrandiscono senza però arrivare a congiungersi. Se si aggiunge che la spina dorsale commerciale della città. settore continuo che si apre sulla pubblica strada. ottengono le loro concessioni in una zona meno pregiata. anche Pera si va sviluppando e ciò rende la zona più interessante. una chiesa. ancora nel 1204 restano in funzione diversi orti. All’interno delle mura. non si può dire lo stesso per gli insediamenti pisani e genovesi. vi sono localizzate poche attività e si tratta chiaramente di stabili da affittare. Le concessioni fatte dai Comneni agli Italiani sono decisive per lo sviluppo della zona. alcune puramente residenziali e altre che ospitano delle botteghe. Se l’insieme accordato ai Veneziani acquista rapidamente continuità. Nel corso del xii secolo. Sarebbe vano tentare di stimare il numero delle chiese attive contempora- . dove corre una strada pubblica. che occupano circa la metà della superficie. sia nella zona pianeggiante al di fuori delle fortificazioni. si sarà completata la descrizione delle zone più densamente popolate. si era regolarmente sviluppata su entrambi i lati almeno fino al foro di Teodosio. che dunque non è più un semplice mercato del bestiame. non dispongono di grandi cortili interni e sono costruite in legno. Nel 1056. sull’altra sponda del Corno d’Oro. la Mese. con embolos si indica un gruppo di case. un caseggiato. ma non superano i due piani. solai e camere. dal 1122 al 1192 ha fatto così tanti progressi da aver visto la costruzione di due grandi chiese di pietra. più a est.2c_Bisanzio II_217-426 272 7-07-2008 13:57 Pagina 272 I fondamenti della civiltà bizantina ci: è dunque tradizionalmente il quartiere degli stranieri. Le altre. sono occupate da monasteri e palazzi con i loro giardini. Queste concessioni sono ubicate sia all’interno delle mura. per esempio. Le zone situate oltre le mura sono più attive: l’embolos. I documenti archivistici permettono di farsi un’idea più precisa del contenuto di tali concessioni. gli Italiani sviluppano considerevolmente i loro quartieri e il quartiere pisano. Qual è l’aspetto della città. Questa è almeno la composizione registrata al momento della cessione. Pisa e poi Genova. Inoltre. con sale da pranzo. ma anche da terreni ancora dedicati all’agricoltura. i trasferimenti avvengono per caseggiati (oikemata). Nel 1084. pontile di terra sostenuto da tavolati. attività commerciali e botteghe di cambiavalute. Persino dentro il perimetro delle antiche mura di Costantino. arrivate dopo. alla fine respinti. vi girano i cani randagi. Questo è chiaramente l’aspetto principale di Costantinopoli. contro i nemici esterni o contro i ribelli. e ciò favoriva gli incendi. Insomma. pp. era di legno. 1. la Mese ma anche le strade secondarie [Berger 582]. i tetti di piombo e le statue costituiscono un colpo d’occhio sontuoso. La superiorità navale. sia in buono stato. Per quanto la rete fognaria.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 273 Costantinopoli e l’economia urbana 273 neamente. fornita inizialmente dal fuoco greco e poi dalla duplice organizzazione di una flotta centrale e varie flotte tematiche [Ahrweiler 377. tuttavia. e dunque la capitale acquisisce rapidamente un immenso prestigio all’interno e al di fuori dell’Impero. 71-99]. fin dall’assedio avaro-persiano del 626 e dagli assedi arabi del 674-78 e 717-18. La capitale dell’Impero. iii. che comunque si contano a centinaia. sinonimo del trionfo finale dell’Islam e della fine dei tempi. un colonnato delimita due spazi coperti. in fondo ai portici sono collocate le botteghe [cfr. la città è ben lontana dall’essere ovunque lastricata: strade e piazze sono coperte di fango. La capitale riflette dunque una serie di contrasti monumentali e umani. le loro dimensioni variano dall’immensa Santa Sofia. infra] precedute da banchi [MundellMango 587]. gli edifici di marmo bianco. La maggior parte degli edifici. ma il modo in cui riesce a resistere non fa che rafforzarne il prestigio. Le minacce incombono su di essa. la presa di Costantinopoli diviene un mito escatologico. Per gli Arabi musulmani. A ciò si aggiungono le numerose strade. fiancheggiate da portici: su entrambi i lati della carreggiata centrale. a) La sede simbolica e reale del potere politico. sormontati da una percorso all’aria aperta. la città capitale. o dal vasto complesso del Pantokrator. fino a edifici minuscoli. sia abitazioni che opifici. e i senzatetto cercano riparo sotto i portici che l’imperatore fa chiudere con delle tavole per proteggere questi miserabili durante gli inverni rigidi che a Costantinopoli sono la norma. così come quella dell’approvvigionamento dell’acqua e del suo immagazzinamento. perdurò sino al- . come quelli del 17-18 luglio e 19-20 agosto 1203 [Madden 583]. vi scorrazzano i maiali allevati negli orti. aveva un’importanza particolare. La difesa della città. giacché costituisce la ragione stessa della sua fondazione. era reso difficile anche da una catena. ma seguono l’imperatore nelle sue campagne. Psello. come nel x secolo Liutprando di Cremona. sarebbe erroneo contrapporre l’aristocrazia provinciale all’aristocrazia costantinopolitana. sotto il comando dell’eparco. anche se massicciamente insediate in provincia. I contingenti dei tagmata e dei temi di Tracia e dell’Opsikion dovevano. che sarebbe costato troppo e si sarebbe scontrato con la diffidenza della popolazione nei confronti di truppe acquartierate dentro le mura. L’ammirazione provocata dalla capitale nei visitatori stranieri non si smentisce mai. la maggior parte delle carriere di suc- . per chi vuole fare carriera. occorre soggiornare in città almeno di tanto in tanto. spiega per certi versi la violenza del saccheggio perpetrato nel 1204. quando l’Impero dovette rivolgersi alla flotta veneziana. La Veglia. la protezione della città risulta rafforzata. o di viaggiatori del xii secolo come Beniamino di Tudela e Antonio di Novgorod. in Tracia. si armavano i componenti dei reggimenti professionali. talora questa linea veniva sfondata. da questo punto di vista. nell’xi secolo. All’inizio. Ad ogni modo. quando compare il drungario della Veglia. Dal ix all’xi secolo. su un reticolo di fortificazioni e sulle Lunghe Mura di Anastasio. impedire agli eserciti nemici di raggiungere le mura. La difesa terrestre si basava. paragona la sorte di un personaggio esiliato lontano dalla città a quella di Adamo privato del Paradiso. I contingenti delle scholae e degli excubitores cessano di essere puramente ornamentali per divenire difensori efficaci. Essere vicini all’imperatore è la fonte di ogni potere e. le truppe dei demi (1550 Verdi e 900 Azzurri)2 costituivano il nucleo della guardia. gli effettivi necessari per difendere le mura non erano elevatissimi: nel 1453 non superavano le 8000 unità e furono sconfitti solo dall’artiglieria [Haldon 590]. Le élites bizantine non possono allontanarsi da Costantinopoli. di norma. ma le mura cittadine resistevano. se c’era bisogno. Queste non erano sempre difese da un contingente permanente. Capitava anche che tutta la popolazione si recasse sulle mura. alla fine del ix secolo. sono tenute a mantenere un oikos a Costantinopoli e a risiedervi per qualche tempo. Le grandi famiglie. il comes o domestico delle mura sembra incaricato di coordinare le attività difensive. era incaricata della difesa oltre che di compiti di polizia. per le ricchezze materiali e spirituali (le reliquie). oltre che da tale superiorità.2c_Bisanzio II_217-426 274 7-07-2008 13:57 Pagina 274 I fondamenti della civiltà bizantina la fine dell’xi secolo. che si tratti di prigionieri arabi. I crociati provarono la stessa impressione: l’ammirazione mista a invidia. Un eventuale assedio dalla parte del mare. come avvenne in occasione della rivolta di Tornicio nel 1047 [Lefort 822]. di ambasciatori venuti dall’Occidente. che non fu mai forzata e che sbarrava l’accesso al Corno d’Oro. fino al 1204. risalente senza dubbio al vii secolo e ricostruita da Michele III. riservato all’imperatore e alla sua famiglia.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 275 Costantinopoli e l’economia urbana 275 cesso vede un’alternanza di comandi provinciali e di incarichi esercitati nell’amministrazione centrale. sede al contempo della guardia e delle prigioni. Si tratta d’un ottagono sovrastato da una cupola con sedici finestre. e la Nea Ekklesia (Chiesa Nuova) edificata dal suo successore Basilio I. che si affaccia sull’Augusteo. E in fondo. l’imperatore assiste alle cerimonie che vi si svolgono dall’alto di una terrazza detta heliakon. Vi si trova la maggior parte dei sekreta verso cui quasi ogni giorno affluiscono i rispettivi funzionari per svolgere il proprio lavoro. il Tribunale dei 19 letti. come il pagamento della loro roga. la sala pavimentata di lastre di porfido riservata al parto delle imperatrici in carica. ed è sempre lì che. ed è l’unica a ospitare tutto ciò che serve a chi aspira a una vita intellettuale. nessuna città dell’Impero e. il Crisotriclinio («Triclinio d’oro»). Liste di precedenza). che è preceduto da un cortile circondato da portici sontuosi. b) Il Palazzo. Gli ambasciatori sono perlopiù ricevuti alla Magnaura. una parte delle decisioni imperiali comunicate in occasione dei silentia si svolge invece nel Triclinio dei 19 letti. nessuna città cristiana può rivaleggiare con essa. solo la capitale offre le necessarie possibilità di istruzione a chi vuole fare carriera non avendo alle spalle una famiglia dell’alta aristocrazia. si riunisce il tribunale imperiale e il suo corpo di giudici «dell’Ippodromo e del Velo». vasta basilica a tre navate preceduta da un portico. La pri- . L’edificio che costituisce la via d’accesso più ufficiale per il Palazzo (che ha molteplici entrate) è la Chalke [Mango 595]. nell’Ippodromo coperto (distinto dal grande Ippodromo). avviene in un edificio costruito da Giustino II e abbellito da Costantino VII. Là si trova la Porphyra. Del resto. Il Palazzo costituisce poi lo sfondo della maggior parte delle cerimonie politiche e della liturgia imperiale. le più celebri delle quali erano la Theotokos del Faro. La nomina dei funzionari e dei dignitari. in cui si trova un’abside sopraelevata a forma di conca dove l’imperatore siede sotto un mosaico rappresentante Cristo in trono. La parte occidentale del Palazzo costituisce il Sacro Palazzo. più vicino alla parte privata (e sacra) del Palazzo. Il Palazzo ospita molteplici istituzioni del governo imperiale. utilizzato anche per i banchetti d’apparato (De cerimoniis. Questo settore ospita anche la maggior parte delle numerose chiese del Palazzo. con un impressionante dispiegamento di macchinari. come mostrano l’esempio dei Focadi o quello degli Argiri [Cheynet 441 e 442]. e infine il mandylion trasferito da Edessa [Riant 603. se anche dal tempo di Giustiniano II il Palazzo era cinto da mura il cui perimetro veniva continuamente ampliato. la lancia. 235-36. i chiodi. chiesa palatina per eccellenza. 81. con sei livelli. Il più celebre dei giardini. 233.2c_Bisanzio II_217-426 276 7-07-2008 13:57 Pagina 276 I fondamenti della civiltà bizantina ma. Si può aggiungere che. 286. serviva in particolare a custodire le numerose reliquie imperiali. situata su una terrazza che dominava la seconda. oppure a San Giovanni Battista di Studio. e soprattutto gli opifici dove si producevano i tessuti e le vesti di seta. Benché. C’erano anche ulteriori reliquie importanti: il sangue. l’impronta del piede. si estendeva dalla Nea allo tzykanisterion (una sorta di campo da polo) impiantato da Basilio I. pp. 78. 230-31. o in altri luoghi ancora il cui accesso privilegiato avveniva per mare. la corona di spine. il declivio di 31 metri dal culmine dell’Acropoli. utilizzato come imbarcadero quando l’imperatore lasciava il Palazzo via mare. l’imperatore rendeva ancora più manifesta la forza del legame che lo univa al Pantokrator. vicino al monastero degli Odighi [Dagron 605. pare che queste officine potessero essere dislocate verso i palazzi imperiali esterni. o all’Hebdomon. che aveva fatto edificare la Nea sul precedente [Littlewood 593. al più tardi dal x secolo. alcune fabbriche di armi. tavola dell’Ultima Cena. . in particolare il fuoco greco. Magdalino 600]. pietra dell’Unzione. vari elementi di vestiario. dov’era situato il Palazzo presso l’Ippodromo. La produzione probabilmente era assicurata da schiavi che non lasciavano mai il Palazzo. costituivano anche una parte del salario dei funzionari e dei dignitari. come l’oikos imperiale di Marina. 258-59]. le altre. 431]. Quelle purpuree erano riservate unicamente all’imperatore. Maguire 585. p. lettera ad Abgar. come vedremo. affinché i segreti di fabbricazione non fossero divulgati. destinate ad abbigliare l’imperatore e i cortigiani. al suo interno era nondimeno arieggiato da numerosi giardini collocati sui terrazzamenti che sostenevano gli edifici e che colmavano. il Palazzo ospita le officine dove vengono fabbricati i prodotti che costituiscono monopoli imperiali di natura politica: la zecca. Del resto. la parte meno nobile di questi kekolymena sia fabbricata nei laboratori dei sericari. 223. in primo luogo quelle connesse alla Passione di Cristo: la tunica. 284. 74. per recarsi in Asia. Conservando queste reliquie a Palazzo. le officine imperiali restano in attività. 22. fino al porto del Boukoleon. pp. Questa massiccia presenza di schiavi poneva tuttavia dei problemi organizzativi e di disponibilità di spazio non facilmente risolvibili. e altri tessuti preziosi erano anche utilizzati a fini diplomatici. II. Infine. conosciuto con il nome di Mesokepion. catino della Lavanda dei piedi. p. e organizzando processioni in città – condotte da lui stesso – per esporle. gli Azzurri e i Verdi. Il principale luogo di contatto con il popolo è però l’Ippodromo [Dagron 205]. Una processione analoga ha luogo quando gli imperatori celebrano il trionfo dopo le vittorie. La folla. Questo immenso edificio misura 450 metri di lunghezza. anche quando non interviene attivamente nella vita politica – l’esempio principale per il periodo in esame è il rovesciamento di Michele V. I. e lo accecò. le due fazioni. ma la folla lo tirò fuori. Peraltro. Quando arriva alla Porta. ma il popolo. con una larghezza che va da 117. legato alla dinastia macedone. la Sphendone. nel 1042 – il popolo svolge almeno un ruolo simbolico. i demarchi degli Azzurri e dei Verdi. A eccezione dei due rappresentanti ufficiali delle fazioni. lo acclamano dall’interno. Poi percorre la Mese a cavallo fino al Foro di Costantino. grandi e piccoli. la porta degli Excubitores a est e la zona del campo da polo a sud – e le mura di cinta non riuscirono a tenerlo fuori. rifiutò e iniziò la rivolta. si impadronì dell’oro della zecca e delle pezze di seta e fece a pezzi i registri fiscali. con lampade e incensieri». lo trascinò al Sigma. e finisce a piedi il tragitto fino a Santa Sofia seguendo in processione la Vera Croce uscita dal Palazzo per l’occasione [De cerimoniis 205. giacché in teoria deve acclamare il nuovo imperatore. 438-39].5 a 123. la porfirogenita che l’aveva reso imperatore. Michele decise di resistere ma la folla attaccò il Palazzo in tre punti differenti – l’Ippodromo. a nord. Michele si era rifugiato nel monastero di Studio. Michele tentò invano di placare l’insurrezione comparendo dal Kathisma dell’Ippodromo insieme a Zoe. il forte dislivello ha costretto a edificare a ovest una gigantesca costruzione semicircolare in mattoni. nonostante numerose perdite che Scilitza quantifica in 3000 vittime. usualmente il popolo non entra a Palazzo: la costruzione del muro di cinta segnala chiaramente la separazione tra il popolo e il sovrano. saccheggiò il Palazzo e i suoi uffici. Nel caso citato. lì vicino. § 96. nello spazio di trentasei ore travolse i contingenti fedeli all’imperatore. Il contatto tra l’imperatore e il popolo ha inizio in occasione dell’entrata trionfale dalla Porta d’Oro che in genere segue la proclamazione. Il corteo di popolo che acclama Niceforo Foca il 19 agosto 963 lo aspetta al momento dello sbarco dal dromon imperiale che l’ha condotto nelle vicinanze della Porta d’Oro: «tutta la città gli venne incontro.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 277 Costantinopoli e l’economia urbana 277 c) Il popolo. l’Euripo.5 metri. pp. divisa in due dalla spi- . Michele V decise che il prefetto della Città leggesse al popolo radunato nel Foro di Costantino una proclamazione dove Zoe. ossia il Kathisma. L’unica pista. veniva dichiarata decaduta. Di fronte al fallimento di questo tentativo. almeno sportiva. Nell’Ippodromo si svolgono corse in occasione delle principali feste. Niceforo 53. nel 767. c. il Kathisma. e poi Costantino. c’è un arco. sospettati per giunta di cospirare contro l’imperatore – i quali. 156]. ed è circondata da 9 o 10 file di gradini. Quindi l’imperatore saluta la parte restante del popolo. fronteggiando il popolo con i senatori che lo attorniano. Riceve inoltre gli omaggi dei senatori. sulla pista. un vestibolo e un passaggio verso la stretta scala a chiocciola che porta alla tribuna e ai palchi dei senatori. mano nella mano [Teofane 52. p. condotto nello stesso modo ma girato verso la coda. ovvero circa 37 000 persone. un uomo e una donna. con portici e ambienti di servizio. cominciando da quella di cui ha scelto di abbracciare la causa. prima Anastasio. Costantino V fece un uso esemplare dell’Ippodromo come luogo di propaganda politica. per esempio. sfilarono sulla pista a coppie. in particolare per commemorare l’inaugurazione della capitale. In quel giorno si conserva la tradizione delle distribuzioni di viveri: al termine di ciascuna mezza giornata. innanzitutto saluta le fazioni. può organizzare ulteriori corse al di fuori del calendario abituale. L’operazione simboleggiava il ritorno alla società con il ricorso alle vesti secolari e la formazione di una coppia. il P o stamma. L’imperatore infatti dispone di un palco. un’anticamera. Quando l’imperatore entra nel suo palco. condotto a dorso d’un asino nella pista prima d’essere reinsediato. questo imperatore organizzò nell’Ippodromo delle cerimonie per degradare gli oppositori: non esitò nemmeno a umiliare il patriarca. di fronte al palco. e i Verdi (1500) a sinistra. Allo stesso modo. pp. una grande triklinos di rappresentanza. dei carri rovesciano pani e pesci sulla pista. vestiti in abiti civili. fu forse calcolata per accogliere la quasi totalità dei capifamiglia della capitale: si può dire che sia in grado di riunire l’intero popolo. che gli risponde con acclamazioni. prima .2c_Bisanzio II_217-426 278 7-07-2008 13:57 Pagina 278 I fondamenti della civiltà bizantina na su cui erano collocate antiche statue di cui si era dimenticato il significato [Dagron 572]. 437-38. Vi organizzò. occupa 80 metri di larghezza. dove gli aurighi si fermano per salutarlo. peraltro. nel 743. In questa maniera si rinnova l’approvazione da parte di due dei corpi che fondano la legittimità imperiale. circa 40 000 spettatori. nonché la colonna serpentina e due obelischi. o anche convocare il popolo all’Ippodromo in altre occasioni per dialogare con lui. Il piano terra. una processione di monaci e monache – i principali oppositori dell’iconoclasmo. vasto edificio su tre piani. 83. La capacità dell’edificio. L’imperatore. Al primo piano si trovano una camera destinata al riposo. comunica direttamente con il Palazzo. durante il suo regno: gli Azzurri (900) sono a destra del Kathisma. l’11 maggio. L’imperatore prende posto nel suo palco al terzo piano. che mescola dignità e funzioni. Il rango che occupa nell’apparato amministrativo dell’Impero è commisurato alla sua posizione nei vari trattati di natura giuridica. L’eparco della Città è la chiave di volta del sistema amministrativo della capitale. Nell’Isagoge di Basilio. ormai sono sempre più confinati nel loro ruolo di sostenitori. 258-59]. pp. il suo ufficio. i demi sono come mummificati nel loro ruolo di organizzatori delle corse [Dagron 205]. Quanto ai demi. I demi hanno un proprio ruolo nelle cerimonie palatine alle quali sono invitati i demarchi. tuttavia. ma i demi sono assenti. agendo da delegati del popolo. ma il termine di «demoti» con cui si designavano i più attivi di questi miliziani è quasi sparito dai resoconti storici. così chiamato dalle fonti iconodule per stigmatizzare le presunte tendenze omosessuali dell’imperatore. e nel secondo caso è inserito nel mezzo della lista degli strateghi. 28-32]. Giorgio «la Senatrice». si confronta l’insurrezione che condusse Foca al potere nel 602 con quella del 1042. a) L’eparco. pp. che compaiono sempre nella lista di funzionari stilata da Filoteo nell’899. Soprattutto. Se. Leone e Alessandro. e la prima legge che la riguarda risale al 361. il popolo interviene in una maniera presentata come decisiva da Scilitza. compare al titolo IV. appare come il più affollato. e si trovano a capo di un dipartimento particolarmente numeroso. Nel taktikon Uspenskij dell’842843.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 279 Costantinopoli e l’economia urbana 279 d’essere giustiziato [Auzépy 691. 691. 38-40. nell’Ippodromo gremito fu spogliato dell’abito nero e lasciato nudo. così come nel kletorologion di Filoteo dell’899. poi lavato completamente e infine rivestito dei suoi abiti da senatore [Auzépy 93. pp. Le istituzioni di Costantinopoli. Ancora più celebre la cerimonia che vide protagonista uno dei suoi fedeli. per esempio. così com’è descritto in questo trattato. così attivi nell’epoca protobizantina. Costui si era recato da Stefano il Giovane per ricevere dalle sue mani l’abito monastico. l’eparco è il primo dei funzionari civili. 2. ovvero due più del logoteta del genikon [Oiko- . appena dopo l’imperatore e il patriarca. 137-41. La funzione del prefetto di Costantinopoli nasce l’11 dicembre 359 con la nomina di Onorato. la prima risulta l’ultima in cui i demi abbiano svolto un ruolo importante. È vero che la loro milizia continua a difendere le mura. all’interno del quale un buon numero di posti sono occupati dai demoti. con 14 subordinati. nel 1042. Del resto. infatti. Le sue altre competenze riguardano l’ammistrazione dei mestieri. in particolare i tessuti di seta che necessitano d’un timbro ufficiale. senza dubbio uno per ciascuna delle quattordici regioni urbane. Come ogni alto funzionario bizantino. 319-21]. peraltro. ufficiali che applicano bolle alle mercanzie. ma forse anche per il territorio del distretto di Costantinopoli. I suoi poteri. in particolare il potere di accogliere gli appelli contro le sentenze dei tribunali provinciali. posto all’ultimo gradino gerarchico del suo ufficio. L’eparco controlla anche la base imponibile: ha sotto di sé quattro revisori o epopti. di cui si ignorano le funzioni effettive. Il tribunale che presiede amministra la giustizia civile e penale a Costantinopoli e nella sua regione. o almeno al controllo del calcolo delle tasse dovute per ogni proprietà. come la maggior parte dei responsabili dei sekreta. così come gli esarchi o prostatai degli altri mestieri. pp. L’eparco. perde così parte del proprio ruolo in materia giudiziaria. Una delle principali corporazioni professionali. Anche nell’ambito dei mestieri di Costantinopoli le sue decisioni possono essere ormai cassate dal drungario della Veglia. in teoria per cento miglia intorno alla capitale. l’eparco vede ridurre la propria autorità. per il funzionamento quotidiano del suo ufficio disponeva di numerosi kankellarioi diretti da due protokankellarioi. che provvedeva al controllo della marina mercantile nei . addetti al catasto e al calcolo. infra]. Il centurione assegnato al suo ufficio comanda le truppe che sono a sua disposizione: questo grado poco elevato suggerisce degli effettivi modesti e induce a interrogarsi sulla capacità della polizia di controllare la città. che sono contemporaneamente i capi dei mestieri e gli intermediari tra l’eparco e i mestieri stessi [cfr. l’eparco dispone di giudici delle regioni. quella dei notai. I boullotai. Per esercitare le funzioni giudiziarie all’interno della città. Si ignora di quali finanziamenti disponesse ma. dipendono naturalmente da questo ufficio. come il questore e il preposito alle petizioni. non si limitano alla città ma si estendono a tutta la regione. A partire dall’xi secolo. A ciascuna di queste regioni. è assegnato un geitoniarca (responsabile di quartiere). aveva ancora autorità sul parathalassites. Filoteo colloca l’eparco tra i giudici. e soprattutto gli sfugge il controllo del commercio marittimo. inoltrati a Costantinopoli presso il tribunale imperiale.2c_Bisanzio II_217-426 280 7-07-2008 13:57 Pagina 280 I fondamenti della civiltà bizantina nomides 28. a capo delle prigioni. assistito da un symponos. è posta direttamente sotto l’autorità dell’eparco. i symponoi (collaboratori) dedicano ai mestieri della capitale gran parte delle proprie attività. All’inizio del x secolo. aveva ai suoi ordini degli episkeptitai. ha sede nel Pretorio e ha ai suoi ordini il logoteta del pretorio. del resto. b) La regione di Costantinopoli. p. è rigida l’organizzazione in corporazioni professionali. Oikonomides 345. Dal tempo delle conquiste arabe. a) La Chiesa di Costantinopoli. L’importanza politica del massimo prelato risulta rafforzata. a quanto pare [Oikonomides 619]. p. Inoltre. dal momento che Basilio II è costretto a disporre in modo esplicito che lo sia. v. il questore è responsabile di tutte le persone che giungono da fuori. In Tracia. al punto che l’imperatore deve essere certo della sua totale collaborazione e del suo appoggio per realizzare la propria politica. secondo il Libro dell’eparco. dal momento che lo sceglie e riesce sempre a sbarazzarsene se diventa scomodo [cfr. l’imperatore esercita uno stretto controllo su questo personaggio. situazione che perdura fino all’xi secolo. 3. Le rendite di 1100 . pp. i suoi poteri riguardano soprattutto gli abitanti della capitale. 107]. dipendente dal logoteta dei sekreta ma posto sotto l’autorità di uno o due parathalassitai. 133]. In realtà. mentre quelli che giungono da fuori sono espulsi a priori. Naturalmente. data in cui si verifica un cambiamento. e deve assicurarsi che sbrighino rapidamente i loro affari affinché ripartano il prima possibile. Quando condanna uno dei suo amministrati all’esilio. alla fine del xii secolo esiste invece un sekreton del mare. il patriarca è una potenza economica. l’autorità dell’eparco non arriva al di là delle Lunghe Mura. La città santa. almeno in teoria. del resto. I mercanti costantinopolitani sottoposti a una giurisdizione speciale in questa zona sono intralciati: benché il controllo economico sia leggero. deve farlo nella sua giurisdizione. La legislazione dei Macedoni che proteggeva la piccola proprietà. La ripartizione delle competenze territoriali è complessa: per esempio. I mendicanti della capitale sono obbligati a lavorare sotto minaccia di espulsione. 246-52. L’eparco è dunque limitato alla polizia e all’amministrazione della capitale. grazie alle rendite procurategli da un ampio appannaggio fondiario a Costantinopoli e in provincia e alle devoluzioni fiscali. punizione frequente. non è valida a Costantinopoli. il patriarcato di Costantinopoli è l’unico di quelli orientali posto costantemente sotto la sovranità bizantina.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 281 Costantinopoli e l’economia urbana 281 porti della capitale [Ahrweiler 588. cap. così come le chiese. in particolare pp. e quello di Giovanni II con la moglie Irene e il figlio maggiore Alessio. e la maggior parte è oggetto di costanti rinnovamenti. la Natività e l’Epifania. Costantino Porfirogenito colloca al primo posto la cerimonia che portava l’imperatore dal Palazzo a Santa Sofia. come la Peri- . non solo a causa del patriarca e del suo clero ma anche per il ruolo attribuito all’imperatore. di cui rimangono quello di Zoe con l’ultimo marito Costantino Monomaco. per esempio Studio o Chora. sembra che solo pochi siano scomparsi. pie fondazioni. come quello di Manuele restaurato da Romano I. tutte le fondazioni o rifondazioni sono cospicue. Occorre attendere Alessio I Comneno per vedere l’imperatore legiferare in maniera effettiva. dopo la liturgia. la Trasfigurazione. Oltre che del patriarca. La maggior parte degli imperatori e delle imperatrici si premura di fondarne di nuovi: si può trattare di complessi enormi. 162-64 e 171-75]. Quanto ai fedeli. b) Monasteri.2c_Bisanzio II_217-426 282 7-07-2008 13:57 Pagina 282 I fondamenti della civiltà bizantina botteghe erano teoricamente destinate ad assicurare la gratuità dei funerali [Dagron 626. Santa Sofia è la chiesa pubblica dell’imperatore. confraternite. il loro inquadramento sembra ben assicurato [Dagron 598. Il carattere pletorico del clero di Costantinopoli era già denunciato dalla legislazione di Eraclio. salvo rafforzare i contrafforti contro i terremoti. colpisce nella decorazione soprattutto la crescente presenza degli imperatori: Costantino e Giustiniano affiancano la Theotokos e le offrono rispettivamente la città e la cattedrale sopra la Porta Bella. in occasione di Pasqua. nelle gallerie delle tribune comparivano veri e propri ritratti di famiglia. ma la decorazione subisce profondi mutamenti dopo la crisi iconoclasta. nonostante l’iconoclasmo. Leone VI è ai piedi del Cristo sopra le porte imperiali che Nicola Mistico aveva rifiutato di aprirgli. occasioni scelte spesso per l’incoronazione [Dagron 206]. e solo poi. Tentare di contare i monasteri attivi contemporaneamente sarebbe vano. 1084-85]. Oltre alla Theotokos dell’abside e ai successivi rimaneggiamenti della galleria dei patriarchi che adorna la parte alta delle pareti della navata. Alcuni monasteri risalgono all’epoca protobizantina. che nel Palazzo dispone di chiese private. poi. che possono anche seguire le officiature di alcuni monasteri. Pentecoste. Questa presenza imperiale sulle pareti corrisponde all’importante ruolo della cattedrale nel cerimoniale relativo ai sovrani: nel suo Libro delle cerimonie. pp. Santa Sofia rimane il centro della vita religiosa della capitale. L’edificio non è stato sostanzialmente modificato rispetto alla costruzione giustinianea. a partire dall’xi secolo. restaurata da Romano Lecapeno. sempre nell’xi secolo. al punto che a volte alcuni imperatori furono spinti a trasformarle in grandi fondazioni. i grandi bagni pubblici gratuiti sono sostituiti da strutture più modeste e a pagamento. mentre i monasteri di nuova fondazione comprendono quasi sempre un istituto di carità [Kaplan 343]. connesse a pie fondazioni. 99-112]. Il pullulare di queste istituzioni sembra comunque considerevole. Infine. Il monastero fondato dallo storico e giudice Michele Attaleiata. A partire dal vi secolo. rimanesse limitata. con le sue tre chiese. la Theotokos Kecharitomene e il Cristo Filantropo per Irene Duca. che si occupavano di lavare e nutrire i poveri. che non pare essere rimasto indipendente dopo la morte del figlio del fondatore. I bagni di queste sono assai prossimi ai lou(s)mata. 31-34 e 93-95]. benché la durata d’un monastero scarsamente popolato come quello di Attaleiata. dove sono attivi numerosi laici. avrebbe conosciuto un grande successo giacché il suo typikon avrebbe ispirato diversi documenti successivi: si tratta del Cristo Evergeta [Gautier 567]. pp. è il punto d’arrivo di una evoluzione che durava da secoli. Lemerle 631. non più fornita dalle città.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 283 Costantinopoli e l’economia urbana 283 bleptos nel caso di Romano III. era ancora più modesto: egli era intenzionato a fondare un insieme costituito da un istituto di carità a Rodosto e un monastero di sette monaci nella capitale. 33]. 570. Una di esse. serviti da pie confraternite. Parecchie di queste diaconie riuscivano a malapena a tirare avanti e talvolta erano addirittura a rischio di fallimento mancando di sufficienti appannaggi. come fu il caso della Theotokos del Neorio. queste «case pie» imperiali divengono dei monasteri. e infine il Pantokrator per Giovanni II Comneno. Il louma della Theotokos degli Odighi nell’xi secolo era servito da una confraternita che assicurava la venerazione dell’icona della Vergine Odegetria (conduttrice) [Magdalino 570. il vasto complesso assistenziale con annesso ospedale. pp. e il suo formidabile appannaggio fondiario [Gautier 567]. una delle quali destinata a servire da sepoltura a Giovanni II e alla sua famiglia. le diaconie. Chiaramente è più difficile seguire le innumerevoli piccole fondazioni create dagli aristocratici di rango inferiore. Nella capitale ne esistevano almeno 25 [Magdalino 632. Nell’epoca protobizantina l’assistenza pubblica. p. a partire dal ix secolo. utilizzando il patrimonio della corona organizzato in case imperiali. oltre le mura. San Giorgio dei Mangani per Costantino IX. Quest’ultimo. i Santi Anargiri al Kosmidion per Michele IV. . ma alla sua morte esisteva solo quest’ultimo [Gautier 567. dipendeva da istituti ecclesiastici autonomi. In seguito l’imperatore riprese il controllo d’una parte di questa assistenza. percorrono le grandi strade dirette verso uno dei santuari più famosi tra quelli dedicati alla figura di cui si celebra la festa. il 15 agosto. condotte dal clero vestito dei paramenti liturgici. anche Costantinopoli beneficia di una liturgia stazionale: le processioni. che l’ha salvata dagli attacchi degli Avari e poi degli Arabi. Questa insigne reliquia non è più attestata a Costantinopoli dopo il 1204. Fin dall’origine. La capitale delle reliquie. La reliquia fu condotta a Costantinopoli e il suo ingresso solenne in città per raggiungere la Theotokos del Faro. prima di raggiungere la chiesa che costituisce la destinazione finale dove si celebra la liturgia. L’accumulo di reliquie cristiane a Costantinopoli costituisce per l’imperatore un obiettivo strategico. come l’icona della Vergine delle Blacherne riscoperta sotto Romano III. seguite dai fedeli tra canti e fumo d’incenso. pp. Le chiese stazionali sono situate nei quartieri più popolosi della capitale. e i cortei non esitano ad abbandonare le grandi strade per recarsi a un santuario più fuori mano [Baldovin 695]. in cambio del mandylion. Come Roma e Gerusalemme. Nel 944. A ciò si aggiunge la moltitudine delle reliquie della protettrice della città. percorre tutta la città e le mura e infine compie il giro delle mura che circondano il Palazzo prima di tornare al suo posto il 13 agosto. Oltre alle reliquie e alle icone famose che attirano i pellegrini. che gli permette di organizzare a suo vantaggio le manifestazioni di fervore della popolazione. in particolare quelle della Passione conservate presso la Theotokos del Faro. L’esempio più celebre è indubbiamente quello del mandylion di Edessa. come la fine dell’assedio il 25 giugno 678. e guida egli stesso le processioni in cui il clero ha un ruolo secondario [Berger 589. alla testa delle quali sono poste reliquie e icone. che l’esercito bizantino guidato da Giovanni Curcua togliesse l’assedio. Con la perdita della Palestina diviene ancor più una nuova Gerusalemme: gli imperatori non cessano di accumulare reliquie.2c_Bisanzio II_217-426 284 7-07-2008 13:57 Pagina 284 I fondamenti della civiltà bizantina 4. La più spettacolare di queste processioni è quella che segue la Croce conservata a Palazzo: lascia la Theotokos del Faro il 28 luglio. a volte anche in periferia. Costantinopoli è una nuova Roma. quando si tratta della Vergine non c’è che l’imbarazzo della scelta. spesso partono da Santa Sofia e si spostano da un santuario all’altro. L’imperatore trae profitto da questa forma di pietà. costituisce l’ultimo grande trionfo di Romano Lecapeno. un telo su cui si riteneva che Cristo avesse impresso il proprio volto. gli abitanti della città ottennero. 77-83]: è il caso della celebrazione delle vittorie. che . la Theotokos. Le processioni. sono ripresi nei Basilika (C. per essere ammirata o denigrata. 6. un’economia dirigistica. l’economia3. Si possono citare. vicino ai portici di Domnino. il santuario del Prodromo dell’Oxeia.4 = C. ha dato inizio a un’abbondante letteratura che ha rispecchiato i dibattiti storiografici e soprattutto sociali delle epoche che si sono susseguite. Costantinopoli e i suoi dintorni ospitano innumerevoli santuari dove i malati si recano per praticare l’incubazione nell’attesa d’una guarigione. Questi dibattiti oggi sono superati.13): Che tutte le corporazioni (corporationes. iv. I mestieri.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 285 Costantinopoli e l’economia urbana 285 ogni venerdì dà luogo al miracolo del sollevamento del velo che la ricopre [Grumel 599]. 1. In seguito le corporazioni sono pressoché assenti dalle fonti fino alla promulgazione del Libro dell’eparco da parte di Leone VI all’inizio del 912. avvenuta a opera di Jules Nicole che l’aveva scoperto in un manoscritto a Ginevra. fuori le mura.4 = B. o. i cittadini o i membri dei demi siano sottoposti all’eparco della Città. 1.10. e la riedizione del principale documento che concerne i mestieri [Koder 84] ha rilanciato uno studio rigoroso. i Santi Anargiri al Kosmidion e la Theotokos di Pege. I redattori potrebbero aver consultato gli archivi della prefettura per poi procedere a una armonizzazione curata da giuristi. 1. È difficile sapere con esattezza come sia stato redatto tale editto: i vari titoli presentano molti punti in comune nella redazione e nel contenuto. presso le reliquie di sant’Artemio. ma anche alcune differenze apparentemente inesplicabili se si ha a che fare con una redazione a opera di un’unica persona o di un gruppo molto ristretto.28. somateia) che si trovano a Costantinopoli. I suoi principî. Le corporazioni sono organizzate a partire da una legge del 391 che compare nel Codice teodosiano. Bisanzio appariva come «il paradiso del monopolio e del privilegio».J. in città. la sua economia poteva essere considerata. La pubblicazione del Libro dell’eparco nel 1893. a) Il Libro dell’eparco. Th. rinnovati nel Codice di Giustiniano. .4. Il candidato versa una cifra all’eparco e alla corporazione. Il Libro non persegue dunque un obiettivo economico o tantomeno normativo globale. nel Libro non compare una serie di mestieri essenziali anch’essi per l’economia della capitale. che in caso di carenza. rincaro o cattiva qualità possono creare problemi all’ordine pubblico. Non . in particolare alimentari. Nonostante pochi di questi gruppi organizzino esplicitamente l’apprendistato. In compenso. o alla corporazione solamente. 250-51]. pp. professioni legate alla seta. il testo che ci è stato trasmesso da un ridottissimo numero di manoscritti non è l’originale perché contiene riferimenti a divisioni monetarie apparse solo sotto Niceforo Foca e Basilio II. i Chalkoprateia. la maggior parte dei commerci non alimentari. e i titoli 21 sui commercianti di cavalli e 22 sui mestieri edili sono stati chiaramente aggiunti in seguito. I mestieri rivelati dalle altre fonti sono infatti prodigiosamente disparati [Kaplan 627. irrisoria rispetto al prezzo o al semplice affitto dell’opificio o della bottega.2c_Bisanzio II_217-426 286 7-07-2008 13:57 Pagina 286 I fondamenti della civiltà bizantina prima di aggiungere un prooimion imperiale che faceva del testo una legge. come la lavorazione dei metalli che ha peraltro dà il nome a uno dei quartieri della capitale. questo aspetto evolutivo indica che il testo fu effettivamente applicato almeno fino alla fine dell’xi secolo. mestieri che assicurano il rifornimento di prodotti di prima necessità. cambiavalute) che devono essere necessariamente sottoposti al controllo dello Stato. oppure l’artigianato tessile (escluso quello della seta e del lino). in quanto partecipi dell’esercizio della pubblica potestà. 321-22]. siamo costretti a parlarne a partire dal Libro. ma tale somma non è sempre menzionata e la sua entità è sempre modesta. e alla ratifica dell’eparco. Il Libro si concentra inizialmente su mestieri ben determinati: servizi (notai. b) L’organizzazione delle corporazioni. orefici. l’ammissione è sempre subordinata a una verifica delle qualifiche. potrebbero essersi anche dedicati a una ricerca parallela presso i mestieri descritti nel Libro al fine di censirne le usanze specifiche prima di procedere a una certa uniformazione [Kaplan 610. I mestieri costituiscono delle comunità (koinotes è lo stesso termine utilizzato per «villaggi»). al di fuori del progetto originario. industria eminentemente politica. pp. Comunque sia. e non offre necessariamente un modello applicabile a tutti i settori dell’economia. o anche gli specialisti del mosaico. la costruzione e l’equipaggiamento delle navi. Indipendentemente da ogni altra considerazione. vi può essere una malleveria offerta da diversi membri. all’accordo da parte della corporazione. c) Significato economico e politico. Il fine degli articoli contro la speculazione non è di limitare la variabilità dei prezzi – anche un prodotto critico come il pane segue il prezzo del grano – ma piuttosto di impedire gli abusi di posizione dominante (20). agli speziali (Libro dell’eparco 13) e ai cerulari (11) è vietato fare scorte per i periodi di penuria. Se anche l’eparco ha un rappresentante (esarca) presso alcune corporazioni. evitando le speculazioni. Il controllo dei pesi e delle misure è una prerogativa basilare della sovranità. vietando a un artigiano di essere membro di due corporazioni alla volta. che in piccole quantità è invisibile. quanto alle donne. la normativa vuole assicurare la qualità del prodotto ai consumatori di Costantinopoli e agli acquirenti esterni. Per esempio. per un numero limitato di prodotti di largo consumo. C’è una costante preoccupazione di assicurare la qualità della fabbricazione. il legislatore proibisce l’esercizio di una professione per la quale il candidato non è qualificato. e del resto deve disporre di risorse. la normativa cerca in realtà di assicurare la libertà dei meccanismi economici. ha una vita collettiva. tutte hanno però uno o più capi (prostatai o termini equivalenti) che rispondono del gruppo presso l’eparco e sono da lui nominati. almeno quando richiede il pagamento di diritti d’ingresso. A parte queste protezioni del consumatore. L’intervento dell’eparco. la quantità di grano acquistata dai fornai (18) è controllata per mezzo delle tasse. oggetto di molteplici controversie storiografiche. Si tratta di . sono esplicitamente escluse solo da quella degli orefici. Conosciamo alcuni dettagli solo per i notai: la cerimonia religiosa seguita dal banchetto in occasione d’un insediamento. vietando ai cerulari di mescolare alla cera del sego. Le corporazioni svolgono dunque un ruolo fondamentale nella strutturazione della società costantinopolitana. e l’amministrazione prefettizia bada che il prezzo del pane segua quello del grano. Solamente i notai applicano un numero chiuso di 24. Allo stesso modo. dunque. e gli altri notai che assistono ai solenni funerali d’un collega. ed è peraltro necessario per il buon funzionamento delle attività artigianali e commerciali. indubbiamente su proposta della corporazione. il minimo indispensabile a un prezzo decente. Questa. risponde innanzitutto a un’esigenza di ordine e qualità. Tali interventi rispondono anche a un’esigenza politica: si tratta di assicurare alla massa della popolazione.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 287 Costantinopoli e l’economia urbana 287 si sa se gli schiavi potessero divenire membri di una corporazione. Per esempio. È possibile che le altre corporazioni abbiano conosciuto pratiche simili. non di intervenire nell’economia. forse fabbricate nella capitale. Il Libro non determina gli affitti ma vieta che si faccia aumentare surrettiziamente quello d’un concorrente. sono state trovate nelle province. gli impedisce di diminuire artificiosamente i costi di produzione. lo Stato non interviene né sulle quantità prodotte né nei meccanismi economici di determinazione dei prezzi. forse collegata alla miniatura dei manoscrit- . il Libro ci riesce a fatica [Kaplan 610. In compenso. 2. accoglie un pavimento in opus sectile. gli imperatori hanno rivaleggiato nella decorazione di Santa Sofia. 322-26]. l’utilizzo di marmi preziosi rimane una pratica diffusa. La normativa attesta la volontà di mantenere le prerogative della sovranità e l’ordine pubblico. e si intromette pochissimo nella produzione.2c_Bisanzio II_217-426 288 7-07-2008 13:57 Pagina 288 I fondamenti della civiltà bizantina assicurare la concorrenza più libera e leale possibile. Costantinopoli era rinomata anche per altri prodotti di lusso. la controversia aperta dalla pubblicazione del Libro dell’eparco ha condotto a questa constatazione: l’economia costantinopolitana è un’economia regolamentata ma liberale. quando viene applicata al pavimento delle chiese: la navata di San Giovanni Battista di Studio. proibendo al cerulario l’impiego del sego. come gli orefici e gli artigiani della seta. dal momento che la cupola della chiesa principale era rivestita anche fuori e sotto la luce del sole brillava di mille sfaccettature. Strutture sociali della produzione. occupano un ruolo importante a Costantinopoli: è il caso della fabbricazione delle icone. che possono avere un aspetto più artigianale. e si raffina nell’xi secolo. in particolare l’arte musiva. Il Libro vieta di «rubare» l’operaio del vicino mentre è ancora sotto contratto. Per la maggioranza degli storici. così come quella del Pantokrator. Nel xii secolo. Strettamente collegato all’allestimento dei mosaici. che si offre allo sguardo di tutti: a partire dalla fine dell’iconoclasmo. Numerosi mestieri di lusso. pp. La separazione tra i mestieri cerca di evitare le concentrazioni dannose per il libero esercizio della concorrenza. sia all’interno che all’esterno. Numerose decorazioni di questo tipo. Nel Libro dell’eparco compaiono alcune corporazioni legate al lusso. Giovanni II Comneno dota la sua fondazione del Pantokrator d’un imponente apparato di mosaici. ma quando si tratta del ciclo della seta. a) I mestieri dall’alto valore aggiunto. manovra che avrebbe avuto come conseguenza l’aumento dei suoi prezzi e dunque avrebbe ridotto i margini di guadagno. Nella maggior parte delle professioni. ulteriori portali. per la basilica di Monte Sant’Angelo sul Gargano (1087). Eustazio Boila. Questi laboratori impiegavano artigiani provenienti da ogni parte dell’Impero e sapevano adattare l’iconografia dell’oggetto fabbricato ai gusti degli acquirenti. L’unità di base è costituita dall’ergasterion. possedeva un evangeliario dalla coperta incrostata di smalti. con . sono gestiti da un mastro professionista e dalla sua famiglia. la cui stretta facciata serve da vetrina. La ricerca. né tantomeno se una tale autorizzazione è necessaria. sia negli scriptoria monastici come quello di Studio. l’ergasterion è trasferito con le sue attività. così come i preziosi avori intagliati: se alcuni erano riservati a un uso religioso. pp. La bottega. anch’essi provenienti dalle officine della città. b) L’artigianato e il piccolo commercio: la bottega. di norma. tuttavia. La lavorazione del bronzo non si limitava alla fabbricazione di oggetti comuni: il mercante amalfitano Mauro e suo figlio Pantaleone fecero fabbricare nella capitale bizantina le monumentali porte di bronzo che donarono alla cattedrale della loro città (1060). per le attività esclusivamente commerciali.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 289 Costantinopoli e l’economia urbana 289 ti. Gli ergasteria. se il Pantaleone che dipinse un’icona di Atanasio l’Atonita deve essere identificato con l’omonimo che decorò il menologio di Basilio II. la fabbricazione. 93]. i figli e i generi. p. il retrobottega serve da deposito. Spinti da necessità finanziarie. molti altri ornavano le dimore aristocratiche. per la chiesa di San Salvatore di Atrani. Non tutti i libri erano miniati ma la loro copiatura impegnava numerosi specialisti a Costantinopoli. per San Paolo fuori le Mura a Roma (1070). sia in abitazioni private. che per adesso è stato oggetto di minori ricerche rispetto all’organizzazione delle corporazioni. costui vi fa lavorare la moglie. che dà il nome all’ergasterion. alcuni imperatori fecero peraltro fondere alcuni analoghi portali della capitale per battere moneta. Una simile opera proviene probabilmente dai laboratori della capitale. 121-28 e 247-48]. esiliato nella lontana Cappadocia. dai ritratti degli evangelisti e da una rappresentazione della Natività. questa unità economica pratica contemporaneamente la fabbricazione e la vendita. La bottega è qualificata dal nome del mestiere: una volta venduto. vicino ad Amalfi (1087) [Balard 604. non ha permesso di determinare né chi è a dare l’autorizzazione di praticare una certa attività in un certo posto. e con il testo ornato da iniziali miniate. furono commissionati per altre chiese dell’Italia meridionale. come quella del Professore anonimo del x secolo [Lemerle 823. è praticata nel retro. si affaccia sulla strada. naturalmente. il metassoprata (grossista di seta grezza) Elia che d’altronde vende la bottega da lui gestita. i nomi e le qualifiche dei proprietari. Quattro sono alti dignitari o funzionari. Lo si è visto per Santa Sofia. un padrone può impiegare un gran numero di salariati. Un unico padrone può gestire diversi ergasteria della medesima corporazione. il loro prezzo elevato – da 6 a 10 libbre d’oro – non permetteva a un artigiano dagli introiti medi di comprare la propria bottega. e senza dubbio corrisponde grossomodo agli incassi d’un fornaio. sono artigiani o piccoli commercianti. Si noterà l’importanza delle botteghe nel patrimonio di Attaleiata: un forno. Uno solo è artigiano. Il caso ci ha lasciato un estratto di registro notarile. e da ciò si intuisce che la scuola doveva pagare un affitto. Il testo fornisce il valore. vecchi e nuovi. La questione non è dunque sapere se l’artigiano potesse comprare la propria bottega. Kaplan 627. affittato a 5 nomismata. affittato a 24 nomismata. il Libro dell’eparco si interessa del resto agli affitti. copiato nel x secolo per il compratore di alcune botteghe [Oikonomides 618. giacché si trattava sicuramente di un caso eccezionale. 256-57: i due autori divergono sulla natura del documento]. c) Proprietari e affittuari. sembra proprio che gli ergasteria appartenessero innanzitutto all’aristocrazia. ma solamente di affittarla. Le scuole. e vanno dai 22 ai 38 nomismata all’anno. segno di probabile appartenenza all’aristocrazia. Insomma. Del resto. una profumeria. e l’ultimo è un notaio (tabulario. È il doppio o il triplo del salario d’un operaio qualificato. l’opificio si trasmette di generazione in generazione. ma se fosse in grado di guadagnare abbastanza da pagare l’affitto. le tasse. pp. . per quel che ci si può fidare di un documento isolato e frammentario. peraltro gestite da maestri laici. di cinque botteghe. Gli affittuari. Quelli riportati nel summenzionato registro notarile sono notevolmente più elevati delle pigioni citate nella Diataxis di Attaleiata. sono sistematicamente situate in edifici eccleasiastici. Quattro hanno un cognome. In linea di massima gli edifici dipendono dai possessori del suolo: l’aristocrazia senatoria e la Chiesa. l’affitto.2c_Bisanzio II_217-426 290 7-07-2008 13:57 Pagina 290 I fondamenti della civiltà bizantina attrezzature che gli appartengono. o notaio di un ufficio statale). In questo caso. Il padrone può impiegare salariati e apprendisti come manodopera aggiuntiva. i laboratori annessi devono in tal caso essere diretti da schiavi giacché possono essere intestati solo al padrone. Non sono molti i documenti che permettono di identificare i proprietari delle botteghe. lo studio di un medico. affittata a 14 nomismata. è un investimento costoso. i potenti sono proprietari della maggior parte delle botteghe e dei moli. si tratta dunque di un autourgion. del resto.2): risultano esclusi dal commercio al dettaglio ma fanno concorrenza al monopolio teorico dei sericari. che possono essere obbligati a lavorare dietro compenso per l’esercito. che è esente da tasse. 859-64].76) che un dignitario può ottenere dall’imperatore. La somma da investire può essere accostata al salario degli alti funzionari.2). sia che i laboratori imperiali abbiano perduto la propria importanza. tantopiù che i tessuti di seta meno lussuosi. di norma. Il tasso resta inferiore a quello dei prestiti che i dignitari sono autorizzati a praticare. Un funzionario assennato come Attaleiata si crea un patrimonio diversificato: rogai. in genere tra le 20 e le 40 libbre d’oro [Morrisson 615. tantopiù che possono anch’essi fare consegne a Palazzo (8.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 291 Costantinopoli e l’economia urbana 291 Se si paragona il prezzo della bottega all’affitto. gli archontes ricevono l’autorizzazione a vendere ai vestioprati la loro produzione di vesti di seta (Libro dell’eparco 4. botteghe e terre. pp. e a volte sono le stesse officine imperiali a ordinare delle pezze di seta ai sericari (Libro dell’eparco 8. Per quanto riguarda l’equipaggiamento dell’esercito.2). a soddisfare i bisogni dell’oikos stesso.33% al 9. un tempo monopolio imperiale. valgono le stesse considerazioni fatte per la seta: i sellai. degli affitti e anche delle relative tasse restano però ampiamente dibattute. d) Lo Stato. o almeno per le truppe da parata. Ad ogni modo. i potenti. Il ruolo dello Stato nella produzione resta marginale. tramite un operatore debi- . Le questioni del prezzo degli immobili urbani. nonché a quello della roga accresciuta (dall’8. ed è un investimento definitivo in cui non c’è bisogno di reinvestire ogni anno. e non hanno difficoltà a introdursi surrettiziamente nell’artigianato e nel commercio. particolarmente apprezzato dai Bizantini. passano allora agli ordini del protostrator (14. sono adesso fabbricati dagli artigiani. sia che queste siano troppo aumentate. svolgono un ruolo marginale sul mercato. L’imperatore possiede anche dei laboratori orafi che. D’altro canto. In realtà. l’equivalente d’una dozzina di tenute di campagna. Esse dunque non sono più bastanti alle necessità.1). La questione dei rapporti tra produzione pubblica e privata della seta meriterebbe peraltro di essere ripresa. peraltro una rendita vitalizia. i potenti sviluppano nei propri oikoi un artigianato domestico destinato. finalizzati ai bisogni del Palazzo. La bottega. le quali sono a carico dell’affittuario. la rendita supera di poco il 3%: è superiore a quella della terra. e la loro presenza nelle province orientali ha modificato i circuiti economici solo gradatamente [Hodges 607]. ma in numero molto limitato [McCormick 1212]. 487. D’altro canto.2c_Bisanzio II_217-426 292 7-07-2008 13:57 Pagina 292 I fondamenti della civiltà bizantina tamente iscritto a una corporazione. La guerra tra Bizantini e Arabi non ha affatto interrotto gli scambi. L’economia si era irrigidita su livelli locali già prima del loro arrivo. contrariamente a quanto sosteneva a suo tempo Henri Pirenne. In questo ambito. una parte degli scambi viene effettuata tramite missioni diplomatiche. Se si presta fede a Teofane. aveva organizzato il suo monastero come un vero e proprio centro produttivo che certamente metteva sul mercato i prodotti del suo lavoro. ma altri fanno commercializzare le eccedenze nei mercati urbani della capitale. ossia al doppio del tasso legale di prestito del denaro. Teodoro di Studio. La presenza di armatori (naucleri) a Costantinopoli è attestata fin dal primo periodo. Tzetza mostra i monaci di Costantinopoli mentre vendono il loro pesce sotto il controllo degli agenti dell’eparco. ma la conquista araba non ne fu una delle cause principali. Le proibizioni di praticare il commercio sono applicate in maniera poco rigorosa. in . si rivela più complicata. gli oikoi ecclesiastici costituiscono una semplice variante. che prima di salire al trono era stato un logoteta del genikon. di entrare in una corporazione.66% [Teofane 52. e le navi solcano ancora il Mediterraneo nei secoli bui. Alcuni continuano a vivere «in autarchia». a causa di una buona integrazione dei mercanti nella società e dell’aumento delle eccedenze destinate al commercio. ma essi risultano poco attestati nelle fonti. Nel corso dei primi secoli del Medioevo. I canonisti del xii secolo devono reiterare la proibizione per i chierici. Il declino del grande commercio mediterraneo è già in corso nel vi secolo e continua ad accentuarsi in seguito. I monasteri e le pie fondazioni dotate di skalai non si limitano a sbarcarvi le proprie mercanzie ma ne traggono profitto [Dagron 605. 711]. oltre al grado di lettore. p. spesso fonte di ispirazione per i conventi costantinopolitani. p. Laiou 612. p. Nel xii secolo. Si può naturalmente pensare che Niceforo. Il grande commercio. a) Il finanziamento del grande commercio. 3. all’inizio del ix secolo l’imperatore Niceforo I costrinse i naucleri ad accettare un prestito dallo Stato al tasso del 16. che non fanno parte del clero in senso stretto. 429]. l’applicazione di tali prescrizioni ai monaci. 734-35]. In questi casi il prodotto più ricercato è costituito dalle spezie ma riscuotono apprezzamento anche i legni pregiati o le tinture. sulle modalità d’azione e sulla ripartizione dei profitti. tuttavia. in una determinata regione. e il lavoro sembra remunerato con un quarto dei profitti o poco più. ma tali obiezioni si smorzano quando entra in gioco il rischio inerente al commercio. ereditato dalla legislazione di Giustiniano. È lo scopo della koinonia o chreokoinonia: il finanziatore affida a un mercante una somma di denaro. della societas maris o della collegenza praticate dai mercanti italiani [Olga Maridaki-Karatza. occorre che i profitti attesi dal reinvestimento siano superiori. anzi sono numerosi. non è priva di ricchi mercanti. l’altro il lavoro. il prestatore corre i rischi del capitale.5). Quando. 10. 1103-20]. Il mercante può eventualmente fornire una parte del capitale. ma suo figlio Leone VI revocò immediatamente questo divieto [Laiou 612. Le obiezioni della Chiesa sull’usura spiegano come mai nei testamenti non si trovino menzioni esplicite di debiti. Costantinopoli. Il primo mette il capitale. pp. tantopiù che questa istituzione vi prende parte. III. questo costituisce il contratto. e i profitti sono divisi secondo i termini del contratto (Ecloga. i suoi colleghi si ribellano e lo fanno liberare. al contempo banchiere e grande commerciante. e forse era proprio questo l’obiettivo di Niceforo. ma la loro situazione resta fra- . b) I mercanti. e condividono i rischi del mare. al Cairo e ad Alessandria. anche se non si conoscono precisamente le proporzioni della ripartizione. era necessario mobilitare il capitale in favore dei mercanti che intraprendevano il grande commercio per mare. Benché le fonti siano stringatissime sui mercanti propriamente costantinopolitani. in EHB. e ha la stessa origine della commenda. ricchi e ben informati sulle procedure da rispettare. così come in Palestina [Laiou 611]. Basilio I aveva in effetti preteso per qualche tempo di proibire il prestito a interesse. Il contratto è limitato nel tempo.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 293 Costantinopoli e l’economia urbana 293 questa maniera cercasse di creare delle risorse per questa cassa. in particolare in Egitto. Non c’è bisogno d’un contratto scritto: il consenso dei contraenti sugli obiettivi da raggiungere. alla fine del xii secolo. dunque. perché l’operazione abbia senso. gli agenti del fisco vogliono arrestare Calomodio. e ciò pone la questione del prestito a interesse. questi sono presenti sia nel commercio interno che in quello estero. Tenuto conto della posta in gioco. sui mezzi da impiegare. per un unico viaggio. Simile forma di contratto è perfettamente adatta al commercio marittimo. pp. il posto che i mercanti occidentali occupano nelle proprie città. questo fenomeno resta però ancora poco studiato. la prodigiosa espansione del xii secolo non ha mancato di avere effetti positivi sui mercanti bizantini in generale. che restano in una posizione dominante. Per loro. spezie. il fondaco dei musulmani compare molto presto. derrate alimentari. nel x-xi secolo. i Siriani vanno regolarmente a proporre i loro prodotti. 751-53]. Questi ne- . e riuscì anche ad arrogarsi una parte del rifornimento della capitale. L’arrivo degli Amalfitani e poi dei Veneziani. 216-43. Inoltre. modifica profondamente la situazione. alcuni risiedono in città da più di dieci anni e hanno acquisito diritti paragonabili a quelli dei colleghi greci.2c_Bisanzio II_217-426 294 7-07-2008 13:57 Pagina 294 I fondamenti della civiltà bizantina gile tantopiù che sono sottoposti alla concorrenza degli Italiani. pp. li vendono e comprano le mercanzie disponibili sul mercato della capitale. Per tutti questi mercanti. schiavi –. Costantinopoli è solo una tappa all’interno d’un circuito mercantile molto più complesso tra l’Occidente. associarsi a mercanti bizantini. Atene o Tebe che nella capitale. benché queste siano esse stesse importate spesso a opera dei commercianti bizantini. La loro presenza cresce in concomitanza dell’insediamento dei crociati in Siria e Palestina. L’ampiezza di questi svantaggi resta però discussa. pp. e il vantaggio fornito agli Italiani dall’esenzione o dalla riduzione del kommerkion. Il grande commercio si concentra perlopiù a Costantinopoli ma il ruolo dei mercanti provinciali è stato indubbiamente sottovalutato. pellicce. all’interno di un mitaton. finisce per mettere i mercanti bizantini in una brutta posizione. anche se ciò si avverte sicuramente di più nelle città di provincia come Corinto. Nel x secolo. pp. L’imperatore non li sostiene e non dà loro. i Russi si presentano a loro volta nella capitale. Naturalmente i Veneziani. e alcuni studiosi fanno notare come i mercanti bizantini conservassero il monopolio del Mar Nero. dove il peso delle decisioni politiche era più sensibile [Lilie 613. unito a quello procurato dall’espansione economica dell’Occidente. Il rifornimento dei nuovi Stati diviene allora un obiettivo commerciale complementare. Venezia aveva ottenuto un vantaggio decisivo sotto forma di esenzione totale dal kommerkion. e poi i Pisani e i Genovesi. Jacoby 609. favoriti dalla politica imperiale che li esentava totalmente o parzialmente dal kommerkion [Laiou 612. il mondo bizantino e l’Oriente musulmano. Costantinopoli è una sorta di capolinea: portano i loro prodotti – tessuti più o meno preziosi. all’inizio. hanno potuto. all’interno della società. 362-67]. La presenza di mercanti stranieri a Costantinopoli risale all’antichità. sia nel commercio internazionale che in quello interno all’Impero. A partire dal 1082. xvi-xviii). Senza dubbio. Le misure di controllo che inquadrano i fornai (Libro dell’eparco 18. p. pp. Quando un provinciale si reca nella capitale per commerciare. Rifornire una città di questa importanza [Kaplan 624] è una preoccupazione costante dell’amministrazione imperiale. sembra senza troppe difficoltà. Michele Coniata [Lampros 110. I mercanti provinciali partecipano allo sviluppo delle fiere locali e alla rivitalizzazione delle città. cfr. la quantità di pane corrispondente a una unità monetaria – segua le oscillazioni di quel- . dei rimpiazzi. è trattato come uno straniero ed è sottoposto alla stretta sorveglianza degli uomini dell’eparco. L’approvvigionamento.1) sono significative: occorre assicurare che il prezzo del pane – in pratica. 4. secondo ogni probabilità. p. in particolare di quelle portuali (sulle regioni. ed è dunque chiaro che l’amministrazione disponeva di riserve da immettere sul mercato al momento opportuno.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 295 Costantinopoli e l’economia urbana 295 gozianti approfittarono anche dello sviluppo economico che ebbe luogo a partire dal ix secolo. 275]. costituisce uno dei successi più notevoli del periodo [Magdalino 623]. i capp. è ben tratteggiata nel xii secolo dal metropolita di Atene. soprattutto per quanto riguarda il grano. II. Naturalmente le variazioni climatiche provocano di tanto in tanto delle crisi che richiedono l’intervento imperiale. della Tracia e della Tessaglia non sono coltivati a vostro vantaggio? Non è per procurarvi del vino che vengono pigiati i grappoli dell’Eubea. di Pteleo. il grano bulgaro costituì un apporto importante. comprese le pianure dell’Europa nordoccidentale [Henning 606. ma la capitale riuscì a trovare. che teme sopra ogni cosa le rivolte scatenate dalla fame. Il rifornimento della capitale.8 kg) di grano. Alla ripresa dell’espansione demografica. Costantinopoli poté inoltre giovarsi. sia in Tracia che nella parte più vicina dell’Asia Minore. incanalate verso la capitale. 12. di eccedenze giunte dall’Occidente. Naturalmente la fine del trasporto annonario nel 619 corrisponde al momento in cui la popolazione era in pieno calo. nel xii secolo la tendenza è alla diminuzione del grano. 88]: I campi di grano della Macedonia. 822-31]. come in tutto il bacino mediterraneo [Morrisson 615. e inoltre le importazioni dalle zone controllate dagli Arabi non sono mai cessate completamente. di Chio e di Rodi? È notevole constatare come il prezzo dei cereali rimanga sorprendentemente stabile per tutto il periodo. con un nomisma per 12 moggi (1 moggio = c. Questa centralizzazione delle derrate alimentari. andava da un altro e poi da un altro ancora. .2c_Bisanzio II_217-426 296 7-07-2008 13:57 Pagina 296 I fondamenti della civiltà bizantina lo del grano. 200-4]. Inoltre. Il regime alimentare della popolazione di Costantinopoli. assicurando una distanza minima di 700 metri fra una struttura e l’altra e prevedendo l’associazione (koinonia) di più proprietari. non di fissare un calmiere. Chi voleva comprava il grano e si metteva d’accordo con il venditore. però. Le tasse sulla pesca sono particolarmente gravose e un mercato centrale. cioè la fortuna degli ortolani della capitale e delle zone limitrofe. Questo phoundax. che non disdegnano il pesce secco o sotto sale. venne ristabilito. Costantinopoli trae vantaggio dalla sua collocazione su uno degli stretti più pescosi del mondo. sono grandi estimatori del pesce fresco. e la vendita avveniva direttamente dai carri. la folla approfittò d’una usurpazione avvenuta a Rodosto per distruggere il phoundax. il sistema per stabilire i prezzi è molto vicino a quello applicato per il pane. favorito di Michele VII. la parte più importante del pescato viene dallo stretto. non era certo un esempio isolato. sotto l’impulso dell’aristocrazia particolarmente numerosa. ricavando senz’altro benefici dalla concessione del deposito. fece costruire un deposito (phoundax). Oltre agli esemplari pregiati forniti dai laghi vicini. e il libero commercio del grano. giacché impianti di tal genere possono comparire nella dotazione dei monasteri di cui ci è giunto il typikon. Lo status e il funzionamento di questi depositi meriterebbero però di essere ulteriormente studiati. L’elemento più notevole è costituito dalla sistematica installazione di tonnare lungo le sponde: Leone VI dovette regolamentarne la disposizione. Il logoteta del dromo Niceforitza. mostra chiaramente il regime abituale delle transazioni sul mercato di questa città in cui si approvvigionavano i mercanti che rifornivano Costantinopoli. è più diversificato di quello delle province: ciò significa maggior consumo di carne e predilezione per le verdure. Il celebre episodio del monopoleion di Rodosto. e soprattutto per la frutta fresca. raccontato da Michele Attaleiata [Historia 59. ma lo scopo è di evitare la speculazione. pp. produttore di media importanza in questa regione. e dai numerosi fiumi dei dintorni. come quelli di Derco e di Nicea. momentaneamente interrotto. assicura lo smercio dei prodotti. assegnandogli il monopolio per l’acquisto e la rivendita del grano. e i suoi abitanti. Nel 1077. e se lì non gli piaceva. Il prezzo del pesce di stagione è particolarmente basso [Dagron 622]. coperto per mantenere una certa freschezza. nella capitale. con le rendite fondiarie. familiare o ecclesiastico che sia. pp. Questa aristocrazia svolge un ruolo fondamentale nella vita della capitale: fornisce il grosso del personale dell’amministrazione e occupa un posto determinante nel cerimoniale che circonda l’imperatore. Il rafforzamento dell’amministrazione centrale e lo sviluppo di sekreta sempre più complessi e diversificati comportano l’ampliamento di questa aristocrazia. Quanto a Michele Attaleiata. la società di costantinopoli. Il ruolo preponderante dell’aristocrazia. fino all’xi secolo. almeno parte del tempo. piccolo aristocratico di provincia originario di Attalia. 623. queste non possono evitare a lungo di risiedere. Il settore più altolocato è costituito dal Senato. a partire dalla dignità di protospatario. Come si è già visto. in Panfilia. perlopiù accompagnate da dignità che danno diritto a una roga. tuttavia. fino all’xi secolo. in denaro o in natura. È vero che l’oikos aristocratico [Magdalino 633. che di solito cumula le rendite procurate dall’esercizio delle funzioni pubbliche. in particolare dell’Asia Minore. le cui spese contribuiscono ampiamente allo sviluppo dell’artigianato e del commercio. come è vero che l’aristocrazia si arricchisce costantemente di famiglie originarie della provincia. 1. grazie alle sue imprese. nella sua periferia e soprattutto nelle province. procurate dai beni immobili posseduti nella capitale. si sviluppa incessantemente tramite acquisti fondiari in provincia. La famiglia dei Focadi deriva da un ufficiale subalterno del ix secolo che. laiche o ecclesiastiche.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 297 Costantinopoli e l’economia urbana 297 v. che accompagna i comandi centrali o provinciali e la funzione di giudice. La tradizione romana della residenza in città dell’aristocrazia si è perpetuata e Costantinopoli è caratterizzata dall’eccezionale concentrazione di residenti con alto potere d’acquisto. ma tale dignità può anche essere comprata. 37-38]. Peraltro l’aristocrazia non è cristallizzata né perfettamente omogenea. sia direttamente tramite la propria produzione domestica o le mercanzie derivanti dai suoi possedimenti rurali. arrivò al rango di stratego [Cheynet 441. 290-91]. si sa che dovette lasciare alle sorelle tutto il patrimonio di . sia indirettamente tramite il controllo delle botteghe. pp. non è affatto aliena dall’impegnarsi nell’economia. che ha quasi perduto qualsiasi ruolo politico e di fatto costituisce una categoria sociale in cui si entra. per i livelli inferiori. Dal momento che il modello aristocratico era dominante. I. Anna rifiuta. per quanto l’istruzione sia indubbiamente costosa. costituito da terre e case nella regione di Rodosto. Inoltre. questi borghesi sono in grado di offrirla ai loro figli. i «borghesi» aspiravano a integrarsi in questa aristocrazia. D’altro canto. ma che salvaguardano la grandezza della propria dignità.2c_Bisanzio II_217-426 298 7-07-2008 13:57 Pagina 298 I fondamenti della civiltà bizantina famiglia [Attaleiata 567. di aver favorito la promozione interna e di aver aperto a questa genia le porte del Senato. prologo]. 99-112]. le dignità fino a quella di protospatario sono in vendita: dal momento che le tariffe vanno in media dalle 12 alle 18 libbre d’oro. Ai margini di questa aristocrazia si trova l’innumerevole folla dei notai e degli altri piccoli funzionari degli uffici statali. gli addetti ai mestieri di lusso e soprattutto gli armatori e i commercianti. come i tabulari. se si può usare questo anacronismo. L’ascesa della «borghesia». pp. Diataxis. 645-46]. 80-83]. pp. Difatti. è dunque possibile acquistare una dignità senatoria [Lemerle 630. permettendo alle sue truppe di vessare questo tipo di senatori. Utilizzò i propri proventi per creare un modesto oikos. costituita da professionisti di un certo livello. ma il suo talento gli permise di fare una brillante carriera da funzionario e di accedere alle dignità più elevate. Alessio Comneno reagisce energicamente. non go- . ribattendo che si tratta in realtà di commercianti. Un parere da lui emesso nel 1091 o nel 1106 è estremamente caratteristico della sua mentalità [Zepos 89. e l’imperatore sentenzia in suo favore: Possono prestare giuramento i senatori che non sono iscritti a una corporazione (systema) sotto l’autorità dell’eparco. 2. A partire dal ix secolo c’è una continua espansione economica e il conseguente sviluppo del commercio costantinopolitano è accompagnato dall’ascesa sociale di una certa «borghesia» della capitale. chi vuole essere iscritto ai systemata e poter commerciare. e le crescenti necessità dell’amministrazione ne fornivano l’occasione. e. scelta per la propria competenza e non per la nascita. Psello rimprovera aspramente agli imperatori dell’xi secolo di aver colmato gli uffici di «gente dell’agorà». secondo i dati del De cerimoniis. nonché da una casa a Costantinopoli dove fondò un monastero che contava meno di sette monaci [Lemerle 631. gli uffici statali possono assumere sulla base della competenza. Un processo vede contrapposta Anna Paidianita ai suoi zii che adducono la propria condizione di senatori per chiedere di prestare giuramento a domicilio. in particolare costringendoli ad andare a piedi. pp. la borghesia resta al di fuori dei circoli di potere. Sta di fatto che per Alessio l’attività commerciale non è opportuna per un aristocratico.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 299 Costantinopoli e l’economia urbana 299 drà di questo privilegio. Secondo Psello. contrariamente ai veri aristocratici che dipendono dall’imperatore. Nell’ambito della produzione della seta si intuisce una concentrazione a vantaggio dei tessitori. dal momento che essi prosperano ricavando guadagni dai propri commerci. facendone gestire alcuni da schiavi. È difficile sapere se Anna Paidianita appartenesse a una famiglia aristocratica. come il metassoprata («mercante di seta grezza») Elia del registro del x secolo. Infine. pur senza arrivare a questo livello. Ma. se si trattasse di una famiglia d’origine borghese appena entrata al Senato. su un simbolo dall’elevato valore ideologico: i privilegi giurisdizionali [Papagianni 620. e preferiscono essere membri dei systemata. Dalla legge di Alessio I citata sopra si evince che essi dipendono dall’eparco. «quelli delle botteghe» (ergasteriakoi) costituiscono un gruppo ben definito. dirigono numerosi opifici. 1091-92]. nel 1204. Alcuni possono essere proprietari d’una bottega. tutto sommato limitati. Quello degli artigiani non è tuttavia un gruppo perfettamente omogeneo. al contrario. come fanno frequentemente i sovrani bizantini. oppure. tuttavia l’imperatore non la proibisce ma si limita a intervenire. di cui alcuni membri praticavano il commercio a fianco dei borghesi. quale parte dei commercianti sia veramente riuscita a infiltrarsi nell’aristocrazia. a) Gli artigiani: livello sociale. e un senatore è un aristocratico. i sericari. per quanto dall’xi secolo abbia potuto occupare alcuni posti negli uffici e acquisire le dignità a essi legate. tuttavia il potere effettivo si era ormai trasferito altrove. che peraltro i Comneni tendono a limitare al circolo dei familiari e dei parenti. E questa legge non è limitata a questa occorrenza: ordiniamo che in futuro sia applicata da tutti i giudici. L’artigianato e i suoi impiegati. come sembra più probabile. nei confronti del quale ostenta il suo disprezzo dal momento che svolgono un lavoro manuale. in particolare per mezzo della riorganizzazione e della drastica concentrazione dell’amministrazione centrale. presteranno giuramento in pubblico come chi non detiene alcuna dignità. 3. pp. Si riuscirebbero così a valutare i punti di contatto. che controllano tutto il ciclo di . tra borghesia e aristocrazia. Altri. Rimarrebbe da sapere quale parte dell’aristocrazia si è impegnata nel commercio a partire da quest’epoca e. Benché i margini di errore non siano trascurabili. 8. le differenze sono sensibili: alcuni metassoprati sono troppo poveri per essere iscritti alla corporazione e dunque poter partecipare all’acquisto totale della seta grezza da parte della comunità dei colleghi [Libro dell’eparco 7. e ciò fa del panettiere un buon rappresentante di questa piccola borghesia degli ergasteriakoi: persone in grado di vivere in una modesta agiatezza ma senza la possibilità di elevarsi socialmente. è vietato «rubare» gli operai altrui finché non abbiano finito il lavoro per il quale hanno ricevuto il salario. 12). Se poi si prende la gerarchia degli affitti riportata dalla Diataxis di Attaleiata. molto di più del salario di un operaio qualificato. La durata normale del contratto di lavoro è di trenta giorni.2c_Bisanzio II_217-426 300 7-07-2008 13:57 Pagina 300 I fondamenti della civiltà bizantina fabbricazione e non esitano. b) Gli impiegati liberi. Se si accetta che il salario di un operaio qualificato sia di un keration (la metà di un miliaresion. sono menzionati più di frequente (6. si nota che quello pagato dal fornaio è relativamente elevato. I salariati. ovvero 12 monete di bronzo) al giorno. per imparare il mestiere prima di passare alla pratica [Wolska-Conus 591]. Anche all’interno di un mestiere. In questo non sono molto distanti dai meno fortunati dei loro impiegati.2. a procurarsi direttamente la seta grezza e a vendere le vesti che fabbricano invece di cederle ai vestioprati [Kaplan 610. ed è proibito versare in anticipo un salario che comporti una remunerazione superiore a questa durata. il mastro artigiano impiega degli apprendisti. che riunisce insegnamento generale e insegnamento giuridico. confrontati con la relativa stabilità del prezzo del grano. 12. 10.1]. pp. vicendevolmente.7. 3. Alcuni artigiani della seta. se costui lavora . benché debba ancora essere determinata la loro esatta situazione. Oltre ai membri della sua famiglia. come i catartari che non costituiscono più una tappa nel processo di fabbricazione e si sono invece specializzati nelle produzioni di qualità inferiore. al contrario. che non sono stati ancora studiati sistematicamente. 22-326].2. risultano messi ai margini. si è in grado di stabilire con una certa precisione che tali rendite si collocano tra i 20 e i 50 nomismata. in spregio delle regole. I dati contenuti nel Libro. ovvero il suo reddito disponibile. Solamente i notai dispongono d’una vera e propria scuola. salvo forse per mezzo dell’istruzione. giacché si parla di apprendistato in alcuni titoli del Libro dell’eparco (11.1). permettono di stimare gli utili netti annuali di un fornaio. comunque una cifra relativamente modesta. tra l’immagine ufficiale della donna di casa e la realtà di un artigianato che non può fare a meno di operaie qualificate in mestieri peraltro svolti anche da uomini.2). Le donne compaiono difficilmente nelle attività economiche: una moglie rispettabile ha ricevuto una dote in virtù della quale il marito la deve mantenere. All’interno di un opuscoletto. investimento che comporta il pagamento anticipato dell’affitto e l’acquisto delle attrezzature – a meno. Chiaramente. c’è una processione delle lavoratrici tessili. guidata dalle più anziane considerate le più esperte. Il Libro dell’eparco. l’operaio in questione guadagnerà circa 12 nomismata all’anno. Nell’occasione. In compenso. descrive la festa femminile di sant’Agata. . filatrici. Con il suo stipendio si può permettere di far vivere dignitosamente la famiglia. quando tratta. c) Le donne. di non contrarre dei debiti. Si tratta dunque di professioniste del settore tessile. c’è tutta la distanza che separa l’ideologia dalla realtà [Laiou 629]. peraltro estremamente ostile a ogni attività femminile extradomestica quando parla di sua madre. cardatrici. escluso le domeniche e i (numerosi) giorni festivi. Se le più modeste di queste donne possono essere a capo di un’attività. Non gli resta che un’unica soluzione per diventare padrone: sposare la figlia di un padrone iscritto in un systema. il 12 maggio. e in caso di vedovanza ne diventa la padrona. Questa limitazione a donne povere non iscritte a una corporazione dev’essere interpretata con attenzione.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 301 Costantinopoli e l’economia urbana 301 a tempo pieno. la festa e il rituale somigliano molto a quelli delle corporazioni. dei più modesti dei catartari e dei metassoprati troppo poveri per essere registrati nella corporazione. dove le donne depongono un’offerta votiva prima di danzare al ritmo trascinante di una canzone. naturalmente. E queste donne. è normale che la donna lavori nella bottega del marito. nel caso delle più ricche ciò dev’essere indubbiamente sottinteso. ma non riesce certo a risparmiare abbastanza per potersi permettere di aprire una bottega. La processione. non di impiegate domestiche. specifica: «che siano uomini o donne» (7. tessitrici. Psello. per cercare di proteggerli. il padre o il marito che lascia lavorare la figlia o la moglie fuori casa è un disgraziato. è bene notare. La mobilità sociale resta dunque assai scarsa. la processione si conclude in una chiesa legata al mestiere. e l’acquisto di una bottega è completamente fuori discussione. Insomma. non sono né schiave né emarginate che conducono una brutta vita. nell’ambito di alcuni settori che sono anche importanti. La loro condizione. quasi un tariffario riportato da Balsamone: uno schiavo di scarso valore o un bambino si vendono a 10 nomismata. Più sorprendentemente. una libbra d’oro per un eunuco qualificato [Dagron 605. Del resto. In altri termini chiunque. benché la maggior parte degli schiavi rientri nel novero della manodopera operaia. tutto questo sarebbe vero anche per gli orefici.2c_Bisanzio II_217-426 302 7-07-2008 13:57 Pagina 302 I fondamenti della civiltà bizantina d) Gli schiavi. La Vita di Basilio il Giovane mostra il santo. per quello di medico 60. benché il rinnovamento fosse frequente soprattutto a causa degli affrancamenti. Funziona così anche per i vestioprati. pp. L’accesso ad alcune corporazioni è esplicitamente e inderogabilmente vietato agli schiavi. il prezzo base per lo schiavo non qualificato è di 20 nomismata. non ne ottengono lo status sociale. nel x secolo. 141-50]. Il possesso di schiavi qualificati offre dunque un facile sistema per un personaggio ricco. ve ne sono alcuni che svolgono in pratica il ruolo di direttori di attività artigianali. Tenendo conto delle spese di mantenimento. che vendono le vesti di seta. Per quanto in genere si ammetta che un padrone libero possa farsi rappresentare da uno schiavo alla direzione d’una officina. che si preoccupa degli schiavi. gli schiavi sono quasi scomparsi dalle campagne ma . per esempio quello dei sericari. pur svolgendo tale l’attività. di introdursi in un mestiere che gli è estraneo. pp. anche se certamente. che non è stata ancora sufficientemente studiata [Rotman 637. non è chiara. il costo d’uno schiavo si sarebbe ammortizzato in quattro anni. 420-21]. ovvero 10 capitula del Libro dell’eparco. se è qualificato per un mestiere artigianale ne varrà 30. Gli eunuchi sono ancora più cari: 50 nomismata senza qualifiche. per quello di notaio 50. Questo mostra la loro importanza. e facendo un confronto con un operaio qualificato. Conosciamo vari prezzi. Alcuni opifici ospitano un numero considerevole di schiavi. uno schiavo può aprire un’attività sotto la garanzia del padrone. questo invece è assolutamente impossibile quando si tratta di banchieri. un bottegaio (ergasteriakos) ricco e cieco. In breve. Gli schiavi appaiono in 6 titoli. invidiato dai compagni di schiavitù perché gode della fiducia del padrone. può fargli aprire una bottega di seterie. che non sembra debba essere necessariamente del mestiere. uno dei quali è un caposquadra. ai cui schiavi sono vietate le attività che costituiscono la base del mestiere. a Costantinopoli c’era un vero e proprio mercato degli schiavi. Nel x-xii secolo. purché provvisto d’uno schiavo munito delle qualifiche necessarie. e forse potente. infatti. In compenso. attirati soprattutto dalla tradizione della distribuzione gratuita di viveri e poi dallo stesso numero degli istituti assistenziali. pp. ospizi. sia quelli che non hanno mai avuto di che vivere sia quelli che avevano un mestiere regolare ma non più in grado di esercitarlo.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 303 Costantinopoli e l’economia urbana 303 in città il loro numero tende ad aumentare [Köpstein 628]. la tolleranza o la messa al bando. Zonara conferma che uno schiavo può essere posto a capo di un opificio. Un altro cliente abituale dell’agiografia è la donna perduta. Esclusi ed emarginati. e i mercanti italiani partecipano sempre più a questo commercio. Questo fenomeno evidenzia i due problemi principali. faceva inchiodare delle tavole lungo i porticati della Mese per riparare dal freddo intenso questi sventurati. 4. pp. la mendicità è onnipresente e alleviarla è uno dei topoi più attestati delle biografie dei santi. n. che accolgono i profughi. 344-47]. il 10% dei casi censiti nella Peira li riguarda. 26. Quanti erano gli sventurati privi di risorse per ogni familiare fuggito dalla Tracia invasa dai Bulgari e ospitati dal Professore anonimo del x secolo [106. Il numero di miserabili poteva subire brusche impennate e l’imperatore. A Costantinopoli. ma anche dalla possibilità di trovare un lavoro saltuario – nei trasporti o nell’edilizia – che permetta di tirare avanti giorno per giorno. Nei momenti di crisi. Il primo è l’afflusso nella capitale di miserabili di ogni tipo e origine. Benché potesse esserci qualche quar- . in particolare dall’Egitto [Rotman 637. asili infantili. Gli istituti assistenziali erano numerosi. ospedali. 19-20]? E per giunta non si sa che fare dei vecchi. alcune di queste istituzioni sono polivalenti [Kaplan 343. alcuni di grandi dimensioni. 94-122]. come si è visto. con una specializzazione più o meno marcata (orfanotrofi. Naturalmente non tutta la popolazione di Costantinopoli era stabile e possedeva un alloggio e un impiego: chi camminava per le strade incontrava a ogni piè sospinto monaci girovaghi. Costituiscono una delle maggiori importazioni dalla Russia ma provengono anche dal mondo arabo. i gruppi più numerosi sono gli xenones (una trentina scarsa). e gli ospizi (anch’essi una trentina). profughi. Tale afflusso perdura anche al di fuori delle invasioni o delle crisi agrarie. queste ultime poco numerose nel periodo qui trattato. a dire il vero non è priva di risorse ma la società esita tra due diverse attitudini. e che il suo padrone può affidargli una somma di denaro da far fruttare. o semplicemente ricoveri e case d’accoglienza per i poveri). mendicanti. gli emarginati potrebbero aver rappresentato più di un terzo della popolazione. pp. senza dubbio forzata. se si eccettuano le leggi – che raramente vertono su questo soggetto oltre la ripetizione meccanica del diritto giustinianeo o teodosiano –. che per il popolo. c. nutre solo il più profondo disprezzo. Ciò non significa che la polizia dell’eparco fosse particolarmente efficace. ma altre si oppongono e convincono facilmente le colleghe. 58 (2000). per esempio nel xii secolo nella Vita di Leonzio di Gerusalemme [101. non tutti trovano nella capitale delle istituzioni come il monastero del Cristo di Chora. 2 . Curiosamente. pp. Altri sono girovaghi a fin di bene. 32-36] alcune donne vogliono farsi beffe del santo proponendogli di soccombere gratuitamente alla tentazione.2c_Bisanzio II_217-426 304 7-07-2008 13:57 Pagina 304 I fondamenti della civiltà bizantina tiere più specializzato. L’agiografo tuttavia non condanna irrimediabilmente queste valorizzatrici del suo eroe. Tuttavia. 97. i documenti della pratica giurisprudenziale e al limite alcune narrazioni agiografiche. anche se la folla non può fare distinzioni. questa «buona società» trionfa sempre più. di moltitudine. Paris 1923. 7-9. il santo in cerca di anime da salvare trovava queste donne dappertutto. Nel xii secolo. 1 Vie de Luc le Stylite. francamente impossibili. sempre presenti a Costantinopoli. briganti e criminali compaiono relativamente di rado nelle fonti. c. 38-44]. il salos. Nel novero di questi esclusi più o meno volontari compaiono anche i monaci girovaghi. mostra la persistenza di questi personaggi nelle strade della capitale. 233. I monaci bizantini abbandonano il monastero con sconcertante facilità. le fonti presentano solamente la «buona società». se davvero lo voleva ci riusciva. semplicemente. che imita così il Cristo. nonostante la presenza di alcuni libellisti. 3 [Dagron 605]. e dal momento che i monasteri sono indipendenti gli uni dagli altri e non ci sono ordini religiosi. 6. Discussione sul significato dei demi e sui loro effettivi in c. REB. nonostante le imposizioni canoniche. finendo per dare un’impressione. pp. a cura di H. cc. quando si trova di fronte a personaggi come il folle di Dio. Delehaye. che si ritiene sia stato al tempo stesso monaco girovago e salos a Costantinopoli negli anni 1127-30. nella Vita di Andrea Salos [x secolo. p. compresi rispettabili artigiani e commercianti. un monaco che avesse voluto trovare alloggio a Costantinopoli. che accoglie i monaci palestinesi. 39. Andrea è sicuramente un personaggio immaginario ma la reiterazione del modello. zuckerman. molti però preferivano mescolarsi a una folla che li accoglieva con favore magari solo per l’abito che portavano. i. dal momento che sotto Giustiniano queste ricche province forni- . Moneta. a quanto si ritiene.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 305 cécile morrisson xii. e conserva un budget importante. crollo degli scambi e della monetarizzazione. La perdita della Siria e dell’Egitto. sotto Manuele I. un livello paragonabile. La continuità della tradizione romana le rende superiori rispetto all’Occidente. 1. anche perché il sistema plurimetallico (oro. Le fonti del metallo: miniere e riserve monetarie. l’organizzazione delle emissioni monetarie. tra la metà del ix e la metà del x secolo (parte iii). argento. è capace di adattarsi a una situazione non ottimale (parte ii) e di conservare. a quello degli inizi del regno di Giustiniano. finanze e scambi Il periodo studiato qui si apre con due secoli di grave recessione rispetto all’epoca protobizantina: perdita delle province più produttive in termini di risorse fiscali ed economiche. se non di più. con le modifiche del caso. bronzo) e gerarchizzato (tre denominazioni almeno. per l’Impero significa una diminuzione drastica di riserve metalliche. e cinquant’anni dopo dell’Africa. la moneta e le finanze bizantine conservano per tutto il periodo una propria specificità (parte i). rispetto al solo denaro d’argento carolingio) corrisponde a un maggiore tasso di monetarizzazione e a scambi più complessi. in questo caso meno immobile di come si immagina. L’Impero bizantino. in quanto lo Stato non abbandona mai il controllo e i benefici della fiscalità e della battitura di monete. poi dell’espansione dell’xi secolo e dell’apogeo del secolo dei Comneni (parte iv) in cui Bisanzio ritrova. che costituiscono la carta vincente d’un primo rinnovamento. declino della popolazione all’interno d’un territorio ridotto. Nonostante queste fluttuazioni. le strutture ereditate dalla tradizione tardoromana. dunque. L’oro e il bronzo coniati sotto Maurizio. e in particolare il calo del tasso di platino. Eraclio e anche sotto Costante II. permettono di stimare questo tasso di rinnovamento. nel lungo periodo. capp. sono state fortemente diminuite dai seppellimenti d’urgenza di «tesori». A partire dalla fine del vii secolo. vii e xi. Foss 644]. p. e alle sparizioni occasionali o volute (risparmi nascosti o seppelliti e non recuperati). e non sono in grado di rispondere ancora in maniera esauriente mancando i dati sufficienti sulla composizione di minerali ben localiz- . pp. Da sempre. per così dire «riciclati» nei dinar e nei fulus con legende musulmane. la moneta d’oro mediobizantina continua a rinnovarsi: la misurazione degli elementi-traccia nella lega delle monete d’oro dal vii all’xi secolo. L’oro bizantino penetra in queste province fino al regno di Costantino IV. mentre i pezzi con forti tracce d’oro sarebbero stati ricavati dal metallo che proveniva dalle miniere dell’Armenia.34% all’anno [Morrisson 659.). incursioni avaro-slave). Nuove scoperte minerarie o una intensificazione dello sfruttamento a volte permettevano anche di aumentare la disponibilità e le emissioni. per giunta. avanzata araba. Per quanto riguarda l’argento. prima di essere riconiati. le miniere e lo sfruttamento delle sabbie aurifere procuravano all’Impero il metallo nuovo che sopperiva alle perdite dovute all’usura delle monete in circolazione. che i proprietari non poterono recuperare in seguito.2c_Bisanzio II_217-426 306 7-07-2008 13:57 Pagina 306 I fondamenti della civiltà bizantina vano senza dubbio i due terzi d’un bilancio di circa 6 milioni di solidi e assorbivano una parte corrispondente delle monete circolanti. 149]1. tra l’1 e lo 0. e tali scorte. Questo avvenne nella seconda metà del iv secolo grazie alle risorse dell’Illirico e della Tracia [MB I. La questione della provenienza del metallo è uno di quegli aspetti cui solo recentemente i moderni metodi di analisi hanno cominciato a interessarsi. 355-57]. e nel corso del periodo viene emessa un’abbondante monetazione arabo-bizantina costituita da fulus di imitazione e poi da tipi derivati bilingui [Album 638. fig. le variazioni nella lega [Gordus 646] possono indicare dei cambiamenti nell’origine del metallo: i miliaresia con deboli tracce d’oro emessi sotto Costantino VI (780-97) sarebbero stati coniati con metallo d’origine araba (alcuni peraltro sono stati riconiati su dei dirham).C. interamente epigrafici a partire dal 697. continuano d’altronde a essere utilizzati nel califfato omayyade fino alla riforma di ’Abd al-Malik (77 E/697 d. l’Impero può contare solo sulle scorte di monete antiche ancora disponibili sul suo territorio. Foca. avvenuti in occasione degli eventi problematici del periodo (conquista persiana. 35. Nonostante la perdita definitiva o provvisoria di regioni metallifere come l’Egitto o l’asse Morava-Vardar e le valli adiacenti. L’afflusso di bronzo bizantino si ferma nel 668. in contrasto con la sua assenza quasi totale nel periodo anteriore. pur con qualche eccezione (a livello cronologico o regionale) che esamineremo in seguito. piombo e anche stagno. sotto questo aspetto.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 307 Moneta. c. e ha corso legale «purché sia di conio autentico.1 e 3). dell’Ibar e del Timok erano ricche di metalli di ogni genere.18. cronologia basata sulla ceramica o le monete reperite in situ) che indicano la continuità dello sfruttamento minerario di numerosi siti dal periodo antico fino a quello ottomano [Pitarakis 670]. Analisi e prospezioni inducono dunque a modificare il cliché d’un Impero bizantino privato delle risorse metallifere. secondo un testo (Leone VI.55 gr). e una revisione di questo tipo era stata già proposta da Speros Vryonis [672] sulla base di testimonianze principalmente letterarie. Le principali zone di estrazione di rame e argento. L’accesso a fonti di metallo bianco. In Anatolia. 11. 2. e di peso esatto». spiega il ruolo essenziale dell’argento nel periodo mediobizantino. non era soltanto un punto strategico per le comunicazioni militari ma anche per il controllo della produzione mineraria della Cappadocia. la Georgia e l’Anatolia orientale. nelle catene pontiche e nel Tauro. nel periodo in esame è ancora il cardine del sistema monetario bizantino. preziose o ordinarie. creato da Costantino nel 312. Numerosi siti o regioni minerarie erano protetti da fortezze. sono situate in Bitinia e nell’Anatolia occidentale. nei massicci a nord della Frigia (Paflagonia). La sua purezza (titolo) e il suo peso. recenti prospezioni di geologi turchi hanno fornito elementi di datazione più o meno precisi (carbonio 14 per i ritrovamenti lignei o i resti di carbone vegetale. finanze e scambi 307 zati. 4. l’antica Faustinopoli). novella 52) che ribadisce le disposizioni dei Basilika (54. nel periodo in esame. sommata alla detesaurizzazione del vii secolo (fusione degli arredi liturgici e altro da parte di Eraclio). Il solidus-nomisma. di titolo non alterato.1 e 3) a loro volta riprese dal Codice giustinianeo (CI XI. Cenni del sistema monetario. dove il massiccio del Bolkardag˘ forniva argento. Si tratta di una moneta reale. e molto tarde e lacunose. Considerazioni di questo genere hanno avuto la loro parte anche nell’interesse bizantino a riconquistare la parte settentrionale dei Balcani. restano notevolmente stabili per tutto il corso del periodo. dal valore nominale pari a quello intrinseco (1/72 di libbra di oro puro detto obryzum2. basate sull’Armenia. e rendono il solidus. in- . Lulon (Lu’lua. le cui le zone montuose intorno alle valli della Morava. e questo mostra l’importanza loro attribuita. a causa della conquista araba. p. 1/48 di nomisma (ossia 35/48). e contemporaneamente ne veniva rafforzata giacché si esigeva il pagamento in moneta d’oro di ogni cifra superiore a 2/3. Come testimoniano le tante bilance e i tanti pesi regolarmente scoperti negli scavi. Il sistema monetario bizantino (641-1204). secondo l’espressione di Robert Sabatino Lopez ripresa ed estesa da Carlo Cipolla.25 g 98% Au) 2 (≈ 1. con i riferimenti del caso]. inoltre.50 g 98% Au) 1 (∼ 2. l’obolo). 1/24. La sua più o meno grande complessità rispecchia le variazioni del livello degli scambi. Dati riguardati solamente le monete coniate nella zecca di Costantinopoli. Tabella 4. uno dei «dollari» del Medioevo. era funzionale alle modalità di riscossione delle tasse. a partire da Basilio I. per mezzo di bilance e di pesi in bronzo. cap. la moneta d’oro musulmana.72 g 96% Ag 12 (da ≈ 14 a 3 g) 288 Mezzo follis Decanummioa 576 1152 a Il declino del peso del follis comporta la progressiva scomparsa del pentanummio (ultimi esemplari noti sotto Costantino IV). . come vuole la Palaia Logarike («antica contabilità») [Morrisson 663. xi. ridotto quasi a una sola denominazione nel corso dello stesso periodo (il tremissis merovingio svalutato. a). eventualmente completato dal mezzo denaro. vii secolo (642-717).2c_Bisanzio II_217-426 308 7-07-2008 13:57 Pagina 308 I fondamenti della civiltà bizantina sieme al dinar.50 g 98% Au) 3 (≈ 6. La tabella 4 riassume l’evoluzione di questo sistema dalla grande flessibilità e dalla sorprendente varietà. il sistema annovera ancora una denominazione per ognuna delle tre principali tipologie metalliche. nel ix secolo stampigliati dall’eparco della Città (Libro dell’eparco 13.5) [cfr. se paragonato a quello dell’Occidente medievale. gli utenti (mercanti e acquirenti) verificavano costantemente il peso delle monete. Il suo carattere plurimetallico non viene mai meno. 287]. 4b). Oro Argento Bronzo Solidus Nomisma Semissis Tremissis Esagrammo Follis (∼ 4. giacché anche nella sua forma più semplice (tab. La persistenza di una riscossione in denaro di parte delle tasse spiega la resistenza della moneta a Bisanzio nel cuore dei secoli bui. e il contribuente riceveva un resto (antistrophe) in moneta divisionale di bronzo. e poi il denaro carolingio e postcarolingio. Questa struttura. 0 g (da 2 a 1.13 g (da 3.50 g (≈ 4. finanze e scambi 309 b). Oro a b Argento Bronzo Solidus Nomisma (Semissis)a (Tremissis)a Miliaresion Carato/keration (∼ 4. Il decanummio scompare sotto Costantino V.25 g 98% Au) (∼ 1. . cfr. dal 6 al 2% Ag) (moneta di conto) 48 (24) 1 Mistura Bronzo Follis Tetarteron (moneta (∼ 4. Oro Nomisma histamenon (24 carati di peso) Nomisma tetarteron (22 carati di peso) Argento Miliaresion Bronzo 2/3 di 1/3 di Carato/ miliaresion miliaresion keration (∼ 4.9 a 0. x-xi secolo (963-1092).0 a 2. viii-x secolo.30 g.27 a 3. 921-24. c).0 g) 1728? Nota.0 g) di conto) (288) 864? Mezzo tetarteron (∼ 2. L’era dell’iperpero (1092-1204).50 g 98% Au) 1 2 3 (da 2.6 g) 36 Follis (moneta (da ≈ 14 g di conto) a 3 g) (24) 288 d).50 g 98% Au) (∼ 2.30 g ∼ 87% Au) (∼ 4. pp. dal 30 al 10% Au e dal 60 al 70% Cu) 3 (∼ 4. Per una versione più dettagliata delle tabelle 4-5-6.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 309 Moneta. EHB. Ultimi esemplari noti sotto Basilio I (867-86).30 g.0 g 98% Ag) 12 Follisb (da ≈ 14 a 3 g) (moneta di conto) (24) 288 Estremamente rari a partire dal 741. Oro Elettro Iperpero Nomisma hyperpyron Nomisma trachy aspron (tricefalo) Aspron trachy (stamenon) Carato/ keration (∼ 4. e il mezzo follis definitivamente sotto Teofilo. III.4 g dal 98 dal 98 dal 98 dal 98 al 10% Au) al 10% Au) al 65% Ag) al 61% Ag) valore ignoto 12 16 1 (da 0. con illustrazioni dei differenti tipi di monete. Cizico (Asia) e Antiochia (Oriente). pp. pp. 155-56]. e Cherson è attiva. sull’altra sponda dello stretto di Messina. La produzione di Cartagine viene così trasferita in Sardegna. 315317]. databile al 610. L’organizzazione dell’emissione monetaria. o quasi. . L’organizzazione delle zecche non ha più l’ordine preciso dell’epoca precedente. cap. La scomparsa delle sacre largizioni. solo da Michele III fino a Giovanni I Tzimisce. Basilio I e Leone VI. tutta la parte orientale dell’Impero compresi i Balcani. L’invasione persiana dell’Asia Minore e l’avanzata slava avevano causato. 414-23]. La fusione del metallo prezioso avveniva probabilmente nell’officina del Chrysocheion («fonditore d’oro». a Reggio. Tessalonica batte moneta solo sporadicamente sotto Teofilo. il cui arconte dipendeva però dal sekreton dell’eidikon (amministrazione del patrimonio imperiale) [cfr. secondo lo schema ereditato da Diocleziano. 4. sotto Eraclio. all’interno del Cletorologio di Filoteo. controllore dei pesi e della qualità della moneta imperiale. lo zygostates. Sta di fatto che tra il personale di questo offikion si trova menzionato nell’899. l’officina della fonderia è la stessa in cui si coniano le monete [Hendy 651. 412. posero la produzione monetaria sotto l’autorità del vestiarion. Nicomedia (Ponto). la chiusura provvisoria delle zecche diocesane di Tessalonica (Illirico). 427]. Costantinopoli alimenta da sola. per una trentina d’anni dopo la conquista araba. quando l’emissione dell’oro era assicurata in ogni prefettura e quella del bronzo nella capitale di ciascuna diocesi. e quella di Siracusa continua. a esclusivo beneficio della circolazione locale. A partire dal 629 e fino al xii secolo. vii. Nelle province occidentali dell’Africa e dell’Italia la ripartizione delle zecche si adatta alla frammentazione dei possedimenti bizantini e alle circostanze militari [Hendy 651. Le zecche. pp. in scala molto più modesta. dunque. e la devoluzione delle sue antiche competenze ai sekreta dei differenti logoteti. Nel xii secolo. già attestato con il nome di chrysoepsetes («purificatore dell’oro») nel taktikon Uspenskij dell’842-43. dipendeva dall’ufficio del sakellion [Oikonomides 28. un archon tes charages («sovrintendente della zecca»). pp. Infine. dove prosegue per cinquant’anni dopo la perdita dell’Africa.2c_Bisanzio II_217-426 310 7-07-2008 13:57 Pagina 310 I fondamenti della civiltà bizantina 3. ma la interruppero nel 627-28. le prime tre ripresero l’attività nel 625-26. 1075-1106 (?) (Teodoro. 1190 c. bronzo per tutto il periodo c.fine del xii secolo). argento. bronzo oro oro. finanze e scambi 311 Nel xii secolo. Isacco Comneno a Cipro o Teodoro Mancafa a Filadelfia alla fine del xii secolo). bronzo Tebe (?) Filippopoli (?) Cherson Trebisonda bronzo oro. Le zecche bizantine (metà del vii . la relativa decentralizzazione delle emissioni nei Balcani meridionali contrasta con il perpetuarsi del monopolio di Costantinopoli in Asia Minore. bronzo oro. bronzo fino al 695 695 . poi elettro. che tuttavia viene intaccato in alcuni casi di autonomie o usurpazioni (Gabradi di Trebisonda tra xi e xii secolo. bronzo oro. 1092 (?) 842-989 (?) c. 1092 .842 642-879 879-912 . Circoscrizione amministrativa Zecca (in corsivo zecca temporanea o irregolare) Metalli coniati Periodo di attività oriente Costantinopoli Macedonia TessalonicaStrimone-Boleron Ellade-Peloponneso Macedonia-Tracia Cherson Trebisonda Tessalonica Tessalonica oro. mistura bronzo (fuso) bronzo Cipro Nicosia argento. bronzo oro.c. mistura. bronzo oro.prima del 741 fino al 776 fino al 751 c.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 311 Moneta.c. bronzo oro. mistura. argento. poi Gregorio Gabra) 1183-91 (Isacco Comneno) 1188-89 (Teodoro Mancafa) ix (e xi?) secolo c. argento. argento. Tabella 5. 1190 occidente Esarcato di Cartagine Cartagine (trasferita a Cagliari) Ducato di Roma Roma Esarcato di Ravenna Ravenna Ducato di Napoli Napoli Tema di Sicilia Siracusa (trasferita a Reggio) oro. elettro. bronzo Filadelfia Filadelfia mistura. 1092 . 660 . contrazione. Pur con tutte le riserve del caso. D’altronde. Un crollo analogo può essere osservato nei ritrovamenti dei siti balcanici prettamente medievali (Tirnovo. Il grande iato dei secoli bui. si manifesta nella scomparsa della città antica. in contrasto con la loro abbondanza nel periodo dal iv al vi secolo. ed è stata invocata per appoggiare tesi contraddittorie. La numismatica è stata lungamente utilizzata per rivelare e quantificare il declino della vita urbana secondo il modello antico. Corinto. la Calabria. III. Antiochia). e il crollo degli scambi monetari.1-15. si può . resistenza e adattamento: il secolo buio (fine del vii . fig. 6. o se si fa la sommatoria dei ritrovamenti isolati di intere regioni come l’Albania. a suo tempo praticato da Kazhdan e Ostrogorsky. è stata notata da tempo [Metcalf 656 e 657]. che peraltro offre già un’indicazione di massima – forniscono informazioni analoghe sull’importanza relativa delle emissioni e sul loro crollo in quest’epoca. in particolare in un contesto d’insicurezza. che a Bisanzio si può datare tra la metà o la fine del vii secolo e la metà del ix [il «lungo viii secolo»: Haldon 386]. L’assenza quasi totale di monete di bronzo del periodo qui in esame nei grandi siti antichi scavati da dopo la prima guerra mondiale (Atene. a) Una produzione ristretta e frammentata. 912 e 913]. Sardi. per evidenziare infine gli indizi di una relativa sopravvivenza degli scambi e della fiscalità in moneta. nello sconvolgimento del sistema fiscale e di approvvigionamento pubblico delle grandi città che le sostentava. la Puglia e la Sicilia [EHB. Preslav e Pernik). tra le pp.metà del ix secolo). nel declino della popolazione. Qui se ne esaminerà la testimonianza negli aspetti complementari della produzione (quantità e natura delle monete emesse) e della circolazione (uso e diffusione degli esemplari monetari). 1. Contrazione e adattamenti. e infine nel crollo delle scorte di metalli preziosi e delle risorse finanziarie dell’Impero. le rare stime del numero originale di conii3 utilizzati per battere una determinata emissione – molto più affidabili del semplice conteggio delle emissioni conservate. in quello del commercio in generale e degli scambi monetari.2c_Bisanzio II_217-426 312 7-07-2008 13:57 Pagina 312 I fondamenti della civiltà bizantina ii. molto più grave. L’alterazione della moneta d’oro di Ravenna e di Roma. ma le autorità locali. inizia nello stesso periodo. e III. prima di stabilizzarsi intorno all’82% fino agli anni venti del ix secolo. p.2% a Costantinopoli). sotto Teofilo (dall’80 al 60%) e poi Michele III (47-40).5% e il peso passa dai 4. b) Le specificità regionali e l’autonomia crescente delle zecche provinciali. 125-26. scende all’80 e addirittura al 71. Le zecche provinciali rimaste in Occidente [Grierson 34. Il sistema si semplifica con la scomparsa progressiva delle frazioni del solidus (il semissis risulta estremamente raro dopo il 741). koinè. 937]. che tuttavia era probabilmente deliberato. infatti. e p. finanze e scambi 313 per esempio notare che le emissioni annuali di monete d’oro sotto gli Isaurici sarebbero state solo un terzo di quelle della fine del regno di Eraclio. tra il 695 e il 705. 25. la stabilizzazione con la riforma fiscale di Leone III e la confisca delle rendite del patrimonio di San Pietro [cfr. Fino alla fine del vii secolo. Cartagine. a Cartagine (chiusa nel 695) come in Italia e in Sicilia l’oro resta di purezza quasi analoga (97. a partire da Eraclio emette dei solidi molto più piccoli e spessi (detti «globulari») di quelli costantinopolitani. Il titolo. A Siracusa. Teofane 52.7 o 97 contro 98. pp. Queste fluttuazioni si inquadrano nella storia amministrativa dell’isola: la prima caduta coincide con la creazione del tema di Sicilia intorno al 695. Le ulteriori fluttuazioni dell’viii-ix secolo sono ancora poco studiate [Morrisson 659. con le .2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 313 Moneta. I. il loro peso è ancora corretto ma la forma specifica sembra destinata a rendere la coniazione più rapida e meno costosa. meno conosciuta nei dettagli. l’ultima caduta con la pressione delle incursioni arabe che conducono alla conquista. pp. Oltre a questa riduzione generale. 82-94] si allontanano sempre più dalle norme della capitale. 4353. ancora attivissima sotto Costante II.7%). pp. 410]. ma rivelano una stabilizzazione sotto gli Isaurici e una nuova diminuzione a partire da Michele II.41 g del periodo 491-668 alla media di 4. per poi conoscere un’ultima alterazione. cap. xviii. II. le emissioni bizantine sono state interessate da altre forme di adattamento. 248]. p. Tali variazioni restano comunque assai limitate. III.36 g per il 668-717: ciò implica un piccolo risparmio di metallo (2. p. esse stesse già inferiori della metà a quelle richieste dallo sforzo della guerra contro i Persiani [EHB. fig. mentre il contenuto aureo dello stesso solidus di Costantinopoli diminuisce a partire dal 680. e rimangono sempre al di sopra del 95%. sia nei loro tipi iconografici che nella metrologia. scende dal 98 al 96. isolata. i papi affermano progressivamente la propria autorità in una serie di emissioni molto caratteristiche nei tre metalli: nonostante i conflitti religiosi legati all’iconoclasmo. a Efeso tra Costante II (668) e Leone VI (886) compare solo una moneta di bronzo di Costantino V. poco dopo. ad Anemurio. nel 798. cap. e con l’adozione della datazione per anno di regno del re franco. a Priene. e poi nessuno prima di Michele II. Questo crollo è stato messo in relazione con la trasformazione o la riforma della modalità di riscossione delle tasse e del finanziamento dell’esercito. koinè]. A Napoli. i folles posteriori al 658-68 sono sempre più rari e spariscono quasi completamente fino al ix secolo. A Roma. tra Costante II e la fine del x secolo è stato scoperto solo un miliaresion di Leone III e un bronzo di Leone V. La contrazione dell’uso della moneta è incontestabile: nella maggior parte dei siti dell’Asia Minore e dei Balcani. c) Regionalizzazione e limitazione della circolazione. xviii. 560). se ne trovano al massimo uno o due per alcuni degli imperatori del periodo 685-715. ma contrassegnano con il proprio nome – di tanto in tanto a partire dal 687. i primi denari di tipo carolingio saranno emessi dallo stesso pontefice (MEC 1. rispettano il monopolio imperiale conservando sulla moneta d’oro il nome del basileus fino a Leone IV. ma resta d’ispirazione bizantina. si dotano di una zecca che di tanto in tanto batte solidi svalutati e rare monete di bronzo in nome dell’imperatore.2c_Bisanzio II_217-426 314 7-07-2008 13:57 Pagina 314 I fondamenti della civiltà bizantina risorse ridotte. a partire dal 660 circa. p. rispecchiati parallelamente dall’aumento dei pagamenti in na- . suggelleranno l’entrata di Roma nell’orbita occidentale [cfr. La prima moneta con titolatura interamente pontificale risale ad Adriano I (772-95). ha una produzione sempre più ridotta e non è più l’unica a coniare l’oro. dopo 176 esemplari di Costante II e solo 11 di Costantino IV. i duchi. e gli esempi si potrebbero moltiplicare. non c’è più niente dopo alcuni esemplari del 668-705. e che subiscono anch’esse la svalutazione [Morrisson 666]. così come a Benevento [Rovelli 671]. o addirittura fino all’xi. p. ad Afrodisia non c’è nulla tra Costante II e un unico esemplare di Teofilo. La frammentazione dei possedimenti bizantini in Italia e il sostegno sempre più limitato che essi ricevono dalla capitale spiegano l’autonomia crescente delle autorità regionali in materia monetaria: Ravenna. e continuativamente dal 740 – la maggior parte delle piccole emissioni in argento che fino ad allora recavano il monogramma dell’imperatore o la sigla RM (Roma). non potevano arrestare un processo che riguardava anche la monetazione longobarda nel nord o in Toscana. A Pergamo. che contrasta con la loro assenza totale a Pergamo e il loro ruolo ridotto a Sardi (2. rimaste relativamente prospere. p. Gli ulteriori sviluppi dell’archeologia bizantina apporteranno senza dubbio un cambiamento di prospettiva sui «secoli bui». da un lato perché gli scavi concentrati sui siti antichi hanno raramente interessato i siti medievali. giacché la contrazione è meno marcata in siti urbani come Costantinopoli (il numero di ritrovamenti dell’viii secolo a Saraçhane rappresenta ancora la metà circa di quelli del vi) e Roma. Il crollo delle emissioni rivelato dalla rarità degli esemplari degli anni 680-820. vi. Il crollo è meno marcato anche nelle province più sicure. 141. tuttavia. 135-48]. pp. Brandes 641. della metropolitana di Atene ecc. in particolare nei siti fortificati [Penna 669]. bisogna mettere in conto importanti variazioni regionali. Nelle regioni dell’interno. in Lefort 549. pp. non implica una analoga rarità di contanti disponibili: gli studi stratigrafici mostrano infatti che le . pp. BZ. i risultati recenti degli scavi di Amorio rivelano la relativa importanza delle monete del periodo 715-971 (15%). i centri fortificati e i kastra isolati5. 2. Arslan 639]. potesse svolgere un ruolo di diffusione del denaro contante e come potesse contribuire alla sopravvivenza dell’economia monetaria. analogo a quello causato in Occidente dagli scavi degli emporia [Hodges 607. Per completare il quadro. 96 (2003). finanze e scambi 315 tura e dal ricorso prioritario alla synone (alla quale provvedevano e sovrintendevano i commerciari) per assicurare il rifornimento delle truppe [cfr. più brevemente. La sopravvivenza della sfera monetaria e i suoi limiti. ma non certo rovesciamento. e dall’altro per il fatto che le città rimaste abitate in quest’epoca lo sono anche oggi e il loro materiale è poco conosciuto (scavi d’emergenza inediti di piazza Diokitiriou a Tessalonica. però.). di J. pp. 82-120] o dalle prospezioni con metal-detector [Moesgaard. 717-28. questo esempio basta a mostrare come un centro militare.2%)4. qual era la capitale del tema degli Armeniaci. cap. 141-72]. Cambiamento di prospettiva. perché sembra difficile negare la portata della contrazione degli scambi in denaro e della produzione monetaria. o le aree dei mercati periodici (panegyreis. a quanto pare. Brandes 640. a giudicare per esempio dal numero di monete scoperte negli scavi della Crypta Balbi e di altri contesti [Rovelli 671. rec. La documentazione numismatica e archeologica resta dunque parziale e anche di parte. come nel caso della Sicilia.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 315 Moneta. Nonostante sia isolato. Haldon. «fiere»). Anche in altre isole o in alcune regioni costiere le monete d’epoca iconoclastica non mancano. la possibile istituzione di un testatico da parte di Costante II7. p.2c_Bisanzio II_217-426 316 7-07-2008 13:57 Pagina 316 I fondamenti della civiltà bizantina vecchie emissioni continuano a svolgere un ruolo non trascurabile6. benché il termine di synone che designava la requisizione di derrate riservate all’esercito. largamente praticata tra vii e viii secolo. dei commerciari in questo ambito fino al 740 circa. La situazione. 820) Ignazio Diacono [citato e commentato da Kaplan 653]. X]. Benché l’esercito sia stato per la maggior parte stipendiato in natura. I. 412]. 30. a dire il vero. nonostante tutto ciò tale riforma non ha comportato un ritorno immediato e generalizzato a una tassazione in denaro [Brandes 640. le esigenze di Costantino V e le vessazioni di Niceforo I costituiscono altrettante testimonianze della persistenza parziale di una tassazione in denaro non trascurabile. Contrazione non significa passaggio generalizzato all’autarchia e all’economia di baratto: l’archeologia ha già messo in luce dei «poli di resistenza» e gli elementi di una sopravvivenza dell’economia monetaria. questa spesso è ancora percepita in natura. che propende per un’aderazione (conversione monetaria di tributi richiesti in natura) generalizzata sotto Costantino V]. alla fine di questo periodo. 95. pp. Zuckerman 376]. dove la presenza di monete del periodo 770-950 non è affatto trascurabile. Il ruolo dello Stato e della fiscalità è essenziale in questa resistenza. è eterogenea e poco conosciuta. Agli esempi citati [Morrisson 665] si può aggiungere quello di Gortina. contra Oikonomides 328. e in Anatolia quello delle capitali amministrative e militari come Ancira per l’Opsikion o Amorio per gli Anatolici [Lightfoot 1044]. p. tassa sulla persona di 2 miliaresia nel ix secolo e probabilmente ammontante al doppio quando fu originariamente creata da Costante II [Oikonomides 328. dove la circolazione monetaria persiste nell’viii secolo [Garaffo 645]. La quota in denaro. e benché abbia indubbiamente confermato l’esazione del kapnikon (da kapnos. . come si è visto. 379. benché abbia creato il dikeraton. resta importante sia nelle entrate sia nelle uscite. sia ormai passato a significare la stessa tassa fondiaria. e non mancano alcuni testi che testimoniano la presenza di pagamenti privati in denaro nei secoli bui [Oikonomides 635. n. Nonostante l’aumento della fiscalità percepita in natura. la creazione del dikeraton nel 732 [Teofane 52. equivalente del focatico). e il probabile ruolo. la sopravvivenza della roga implica dei versamenti in denaro che costituiscono un supplemento di rendita8. sovrattassa riscossa in ragione di due miliaresia per nomisma. La riforma fiscale di Leone III nel 739. pp. Peraltro. 34-35. fumo. come testimonia la corrispondenza del metropolita di Nicea (c. 72 e n. infatti. illustra l’ambivalenza ancora prevalente a metà del ix secolo. di ritorno da una fiera nel tema di Paflagonia. anch’egli iconodulo. gli uomini furono costretti a svendere i doni di Dio»9. I. specialmente in Asia Minore. al tasso elevato del 16. finanze e scambi 317 Tuttavia. costringendo i naucleri del litorale. dall’altra si sforzò di reperire nuove risorse aumentando le aliquote ed esigendo il pagamento di 2 keratia (1/12 di nomisma) per le spese. 469]. il nemico di Cristo e nuovo Mida. ma i più assennati lo giudicavano l’opera della tirannia e dell’avidità (philochrematia). l’imperatore Niceforo I – già logoteta del genikon – «assai intelligente. della Cronaca dell’anno 81111.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 317 Moneta. Gli stolti vi videro l’abbondanza della terra e la fertilità. soprattutto nelle questioni fiscali. e il frutto di una morbosa disumanità10. Costantino [V]. Il fatto che una parte delle esigenze fiscali dello Stato fosse rimasta in . a supporto della persistenza della monetarizzazione a Bisanzio. trova una borsa con 1500 nomismata smarrita da un mercante. si percepiscono bene i catastrofici effetti deflazionistici (dimezzamento del prezzo del grano) di una misura che consisteva sia in un aumento dell’imposta sia più probabilmente nell’obbligo del suo versamento in denaro. prese una serie di misure fiscali presentate chiaramente come «vessazioni» (kakoseis) da Teofane12. astuto e di rapido comprendonio. l’aneddoto del contadino Metrio13 che. quando cospicue transazioni in denaro (la cifra in questo caso è senza dubbio simbolica) coesistono con forme di scambio non monetarizzate. 60 moggi di grano o 70 d’orzo per un nomisma. in un contesto di scarsità monetaria e di mercato rigido. e la maggior parte anche a meno. a comprare gli appezzamenti confiscati. ma meschino ed eccessivamente amante del denaro» secondo l’autore. Grazie al resoconto dei cronisti. imponendo infine un prestito forzato di 12 libbre d’oro. p. Le sue dieci misure cercavano di risanare le finanze imperiali: da una parte annullò gli sgravi concessi poco prima da Irene ai suoi partigiani e impose il kapnikon ai pareci delle pie fondazioni e della Chiesa. Si è spesso evocato. Infatti. procedendo inoltre alla confisca di numerosi patrimoni sotto il pretesto che si trattava di tesori che erano stati scoperti e che tornavano al fisco per diritto regio. ai grandi armatori di Costantinopoli. nel 766-67 «a causa delle tasse imposte. Tuttavia.7%. All’inizio del ix secolo. si rivelò un «crisofilo». e i contribuenti erano così oppressi dall’esazione delle tasse che i frutti della terra e i raccolti erano venduti per un’inezia. evidentemente ostili all’imperatore iconoclasta. il kommerkion della fiera di Efeso che nel 794-95 fruttava ancora 100 libbre d’oro (7200 nomismata) all’anno [Teofane 52. oltre agli abituali kommerkia. dove aveva «venduto o scambiato» i suoi prodotti. e tesaurizzò tutto l’oro. una prima rinascita monetaria: da teofilo a costantino vii (metà del ix-x secolo). e celebrando al verso i «fedeli imperatori dei Romani. La moneta di bronzo si trova durevolmente stabilizzata con un peso analogo a quello delle origini. iii. un accrescimento significativo dei ritrovamenti di scavo (tasso dell’1% l’anno a Corinto e del 4 circa a Atene) [Metcalf 658. ha verosimilmente contribuito alla sopravvivenza d’una qualche economia di scambio e al rinnovo monetario della metà del ix secolo. Penna 669]. A metà del ix secolo. Nel meridione dei Balcani. totalmente assente tra la fine del vii e la metà dell’viii secolo. la documentazione numismatica testimonia in effetti. per grazia di Dio». il sistema monetario mediobizantino si è ampiamente affrancato dalla tradizione tardoantica: ormai c’è solo una tipologia monetaria per metallo. «Che tu sia vincitore in Gesù Cristo». tuttavia. così come l’indicazione del valore in noummia. una moneta d’argento larga e sottile. è già più sostenuta tra l’813 e l’842. e la produzione di monete d’oro sembra veramente «decollare» a partire dalla metà del x secolo. Una produzione e una circolazione più intense. ormai compiutamente reintegrato nell’Impero. Il nomisma è emesso sotto Teofilo in quantità doppia rispetto a prima. ispirata al dirham arabo ma che afferma l’identità dell’Impero proclamando in greco – in una curiosa scrittura mista greco-latina che perdurerà fino all’xi secolo [Morrisson 661. tra l’820 e il 969. il follis non ha più (salvo rare eccezioni) dei sottomultipli e adotta lo stile epigrafico della moneta d’argento con la titolatura imperiale su più linee. come sui sigilli di piombo dei funzionari civili e degli ecclesiastici che ci sono giunti a migliaia [Cheynet 38]. II] – sul recto.2c_Bisanzio II_217-426 318 7-07-2008 13:57 Pagina 318 I fondamenti della civiltà bizantina denaro. 1. Infine. la moneta di bronzo ha abbandonato la datazione annuale introdotta nel 537. . permette di rinnovare e aumentare la massa monetaria in circolazione. intorno a una croce monumentale. la penetrazione del bronzo. coniata in quantità sempre più rilevanti. Al nord. a giudicare dalle stime ricavate dallo studio dei conii di un corpus di 4600 pezzi14. art. il nomisma rispetta ancora la norma costantiniana e conserva una legenda in caratteri latini. ma le sue frazioni sono scomparse e il loro ruolo è stato preso dal miliaresion. Paradossalmente. che non supera i suoi confini. Questo comporta la chiusura delle zecche italiane. Smirne e Trebisonda. soprattutto nelle zone litoranee. Creta verso l’824). come delle «città dalla relativa continuità» [Brandes 989. mostra che la moneta non ha più un semplice valore rituale ma svolge compiutamente la sua funzione di strumento di scambio e di riserva di piccole ricchezze [Oberländer-Târnoveanu 668]. nucleo della resistenza nei secoli bui. 124-31]. a confronto delle situazioni che prevalgono in Occidente nello stesso periodo. a partire da Leone VI. p. la crescita dei ritrovamenti monetari è meno rimarchevole e più tardiva. pp. nel momento in cui la sicurezza in parte ritrovata e la cessazione delle recrudescenze della peste favoriscono questo rinnovamento degli scambi nel cuore dell’Impero. Basilio I e Leone VI [Hendy 651. che provvede alla quasi totalità delle monete circolanti in tutto il territorio. se si eccettuano l’episodio di Reggio [cfr. La Calabria e la Puglia d’ora in poi saranno rifornite dalla zecca di Costantinopoli. gli ultimi possedimenti occidentali o insulari. finanze e scambi 319 e sotto Leone VI ritrova un livello che non conosceva dal vi secolo. pp. pp. mentre l’apparizione di piccoli tesori di folles. la peculiarissima monetazione fusa destinata all’emporio di Cherson. molto inferiori a quelle dei califfi abbasidi ma probabilmente molto superiori a quelle dei Carolingi. Questi fattori spiegano l’importanza delle risorse finanziarie. così come in seguito dalle descrizioni della distribuzione delle rogai la domenica delle Palme: . Il contesto fiscale e di bilancio. 464] – a fianco di Attalia. inducono a considerare Efeso e Nicea – «città da lungo tempo ricca e popolosa» secondo Teofane Continuato [56. da Michele III a Basilio II. Teofilo. 499-505]. sfuggono al controllo bizantino (Palermo nell’831. 310]. La persistenza di un potere relativamente forte e di uno Stato unificato. al posto di semplici depositi funerari costituiti da esemplari spesso forati utilizzati come amuleti. Siracusa nell’879. Questa relativa ricchezza è illustrata dal modo in cui sono inscenati i ricevimenti al Gran Palazzo sotto Teofilo. e. ma sembra timidamente delinearsi in alcuni siti. Altre testimonianze storiche. pur con tutte le già menzionate riserve relative alla documentazione. In Asia Minore. 42325].2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 319 Moneta. le emissioni tessalonicesi di Michele II. d’altronde. p. 2. e il mantenimento di un prelievo fiscale parzialmente in denaro costituiscono la peculiarità dell’Impero mediobizantino. come sembrerebbero indicare le scoperte di monete a Efeso e a Nicea [Planet in 1021. scritte all’esterno dei sacchi stessi … Il primo a essere ricompensato fu il rettore del Palazzo. ma posto sulle spalle … e poi il domestico delle scholae e il drungario della flotta ricevettero sacchi di monete e vesti (così pesanti) che dovettero farsi aiutare per tirarseli dietro … (si sa che le rogai degli strateghi e dei clisurarchi andavano da 5 o 10 libbre d’oro fino a 40. e a vedere in esso una crescita progressiva dell’economia e delle finanze bizantine.3 milioni intorno all’842-56. e ognuno riceve una somma proporzionata al suo rango … Fu collocata una tavola di 10 cubiti di larghezza e 4 di larghezza. dell’ordine di 1. in Hendy 651. l’espansione e i suoi problemi (fine del x . che forniscono il numero degli uomini e le rispettive rogai. solleveremo il mondo contro [il vostro imperatore] e lo spezzeremo come un vaso d’argilla16. con le informazioni di Costantino VII sullo stipendio degli ufficiali dell’esercito tematico. origine del «tesoro» di 1090 kentenaria ammassato da Teofilo e Teodora [rif. Ormai gli studiosi concordano nel valutare questo intero periodo in una luce più favorevole di quanto non si tendesse fare nella storiografia degli anni cinquanta dello scorso secolo.2c_Bisanzio II_217-426 320 7-07-2008 13:57 Pagina 320 I fondamenti della civiltà bizantina L’imperatore elargisce monete d’oro tanto ai soldati quanto ai dignitari di Corte. strumento della sua politica militare e della diplomazia. La causa principale di tale sviluppo è il ristabilimento di una migliore sicurezza per terra . i dati di una descrizione dell’esercito bizantino intorno all’840. 224-25].fine del xii secolo). e con il numero di titolari civili e militari noti dalle liste di precedenza dell’epoca (taktikon Uspenskij e Cletorologio di Filoteo). sarebbero aumentate a circa 3. molto contestata] combina. a seconda delle cifre da distribuire. ambasciatore di Ottone II alla Corte di Niceforo Foca nel 968: Noi che superiamo tutte le altre nazioni in ricchezza – e in saggezza … con il nostro denaro che ci dà il potere. Liutprando. al quale il denaro non fu messo in mano. La coscienza di questa forza traspare dalla dichiarazione altezzosa attribuita al patrizio Cristoforo quando ricevette il vescovo di Cremona. Non sono mancati tentativi di stima di questo «oro di Bisanzio»: la più recente [Treadgold 521. iv. con un surplus costante di 300 000 nomismata all’anno. esse rispecchiano comunque la relativa potenza finanziaria parzialmente recuperata dall’Impero. conservata in quattro fonti arabe. Le rendite imperiali. ovvero circa 13 chili)15. e conseguentemente dell’espansione del periodo seguente. pp. Indipendentemente dal margine d’errore o dagli eccessi di queste stime.7 milioni di nomismata intorno all’800. su cui si trovavano mucchi di monete poste in sacchi. per stimare le spese imperiali. sono il triplo rispetto all’epoca precedente. i ritrovamenti aumentano in maniera spettacolare: per esempio a Corinto. in quelli del Basso Danubio come nelle zone rurali adiacenti [E. II. ma anche in alcuni siti bulgari (Pernik. Per quanto riguarda la moneta d’oro. finanze e scambi 321 e per mare (capp. In alcune regioni. p. attestano la diffusione degli scambi in moneta in alcune regioni rimaste fino ad allora ai margini. dapprima tra il 980 e il 1000 in un’officina controllata dai Comitopuli. I progressi della documentazione archeologica. in Lefort 549. alla metà di questa espansione si colloca la crisi della seconda metà dell’xi secolo. 1. a partire da Giovanni Tzimisce fino all’epoca di Costantino X. pp. pp. non solo nei centri importanti come Corinto [Penna in EHB. In tutte le province. Preslav. 502-8]. non si può negare il ruolo motore del denaro «iniettato» dall’autorità imperiale per finanziare le operazioni militari. che conosce sotto Manuele I un apogeo non ancora intaccato dallo sviluppo italiano. ii e iii). benché più difficilmente misurabile. Djadovo). o da diverse forme di croce) sono tra le più comuni e le più abbondanti di tutte le emissioni bizantine. in confronto con i livelli ante- . la produzione di imitazioni di folles dell’xi secolo ottenute tramite fusione. ad Antiochia come nei villaggi della regione [Vorderstrasse. particolarmente in ambito rurale. Si assiste a un aumento senza precedenti della quantità di monete coniate: i folles anonimi (dove il ritratto e la titolatura dell’imperatore vengono sostituiti. Oberländer-Târnoveanu in Lefort 549. 84-89]. che favorisce la crescita demografica. in Asia Minore. con l’immagine del Cristo e la legenda Gesù Cristo re dei regnanti. 387-93]. slavi o occidentali. lo studio dei conii condotto da Füeg (cfr. in Dobrugia o nella Bulgaria nordorientale. l’associazione di monete con utensili agricoli conferma questa diffusione. Allo stesso modo.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 321 Moneta. Come si vedrà. e in seguito a Isaccea. mostra questo bisogno crescente di spiccioli17. e gli scambi all’interno dell’Impero come pure con i vicini orientali. 655-58] e Atene. tra il 969 e il 1092. nota 18) indica un netto aumento delle emissioni a partire dal 950. e poi negli anni 10601100 in una zecca locale situata a Dorostolon. come la frontiera del Danubio. ma questi siti fungono anche da depositi e centri di scambio con le popolazioni settentrionali [Stephenson 1101. pp. Le monete di metallo prezioso subiscono un’evoluzione analoga. 327]. sulla costa ma anche nei siti dell’interno [Lightfoot: vedi nota 4. una parentesi certo drammatica ma superata all’inizio del xii secolo. «L’espansione» dell’xi secolo. pp. Con Costantino VII il nomisma si sgancia dalla precedente norma di quasi purezza e scende sotto il limite dei 23 carati. regno Giustiniano II . detto histamenon): si tratta d’un episodio complesso che ha provocato abbondante letteratura in cui sono state poste a confronto la testimonianza della numismatica con quella degli storici dell’epoca19. Proprio come nel vi secolo. lo scopo. CSHB. p. Le principali tappe della svalutazione del nomisma (914-1092)a. III. ma che il pubblico naturalmente evitava di tesaurizzare. fr. trad.. sicuramente dal valore di 8 e 16 folles). 275. da Costantino IX alla metà del regno di Romano IV. Il continuo calo di peso della moneta di bronzo nel corso dell’xi secolo. il tetarteron. Una lenta alterazione. p. a ogni modo si diversifica per venire meglio incontro ai bisogni delle transazioni monetarie (nell’xi secolo vengono create due frazioni di un terzo e di due terzi di miliaresion. fa perdere un carato fino a Michele IV: ciò avrebbe permesso un aumento della massa monetaria dello 0. un quarto di tremissis. diminuito di 1/12 (un «piccolo quarto».Leone VI Costantino VII Michele IV Costantino IX Romano IV Michele VII Niceforo III Alessio I (pre-riforma) a date carati ‰ Au 695-912 914-959 1034-41 1041-55 1068-71 1071-78 1078-81 1081-92 23 1/3 22 2/3 21 2/3 20 5/6 17 14 8 1/2 2 1/2 973 944 900 870 700 581 358 106 Tassi medi per il nomisma histamenon e titolo approssimato in carati. La moneta d’argento. di un nomisma di peso ridotto. p. apparentemente più abbondante. da parte di Niceforo Foca. peraltro affermato dai testi (Zonara. spesso misconosciuta18. 231) era permettere allo Stato di ridurre le spese pagandone una parte con nomismata leggeri che poi circolavano a parità di valore con gli altri.2% l’anno. ‰ Ag 20 48 70 109 248 371 566 725 ‰ Cu 7 7 30 21 52 48 76 169 . Nel corso di questa prima fase si colloca la creazione.2c_Bisanzio II_217-426 322 7-07-2008 13:57 Pagina 322 I fondamenti della civiltà bizantina riori. Scilitza 58. come l’alterazione del nomisma da cui essa dipende. vol. rispetto al nomisma a pieno peso. l’alterazione accelera il passo e il titolo del nomisma perde circa Tabella 6. Fonte: Morrisson 659. In una seconda fase. II. 507. denotano la necessità di coniare una maggior quantità di pezzi a partire da riserve metalliche insufficienti. L’alterazione non consiste più nel mescolare alla lega una quantità di oro nativo non purificato dal forte contenuto d’argento. questo aumento del numero di pezzi coniati non ha comportato un parallelo innalzamento dei prezzi (anche se quest’ultimo argomento manca di prove ed è piuttosto ex silentio). Pur senza escludere completamente quest’ultimo aspetto. Questo è il motivo per cui il miliaresion e le sue frazioni sono trascinati nella spirale della svalutazione. I. p. 119]. La prima fase della svalutazione dell’xi secolo ha dato luogo a interpretazioni divergenti. La maggior parte degli autori ha collegato questa alterazione con la cattiva gestione. benché contengano ancora un decimo di metallo giallo. Lefort 549] forniscono prove sempre più numerose. e le spese smodate – che Psello. in apparenza sono una semplice moneta d’argento. La crisi di fine xi secolo. di cui le fonti documentarie (dati atoniti sull’estensione delle coltivazioni e dei centri abitati. e precipitano dal 90 sotto Costantino X (1059-67) al 71 sotto Romano IV Diogene (1068-71) e al 45% sotto Niceforo III (10781081). vedendovi «l’inizio della decadenza della situazione [dello Stato] e del suo declino» [60. ovvero un terzo delle unità monetarie in trent’anni. ma nel gettare nel crogiolo argento e rame che provengono precisamente dalle monete d’argento degli imperatori precedenti. il titolo crolla da 17 a 2 carati soltanto sotto Alessio I. di cui i documenti talora sottolineano l’indebolimento20. 137-39]. . 2. senza che ci sia bisogno di scorgervi l’effetto della «carestia» di metallo bianco nell’Oriente musulmano dell’epoca [Morrisson 659. rinfaccia così tanto a Costantino IX Monomaco nel tentativo di esonerare Michele VII dalle sue responsabilità – o con il deterioramento delle finanze imperiali dovuto alla lotta contro i Peceneghi [Kaplanis 654]. si può tuttavia considerare che. finanze e scambi 323 3 carati: ciò potrebbe corrispondere a un aumento del numero di pezzi in circolazione nell’ordine dell’1% l’anno. nel quadro del pareggiamento di bilancio e degli equilibri macroeconomici. le cui prime monete d’«oro». Tra il 1071 e il 1092. collegato alla relativa espansione della popolazione e della produzione nell’Impero.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 323 Moneta. come prima. la dilapidazione delle eccedenze accumulate da Basilio II. La svalutazione di queste due prime fasi avrebbe potuto corrispondere infatti [Morrisson 662 e 659] a un aumento del volume delle transazioni monetarie. per esempio) o archeologiche [Geyer 1021. pp. pose termine alla crisi ripristinando una moneta d’oro dal titolo elevato. CSHB. III. dopo aver costretto Romano IV. Si tratta di un’autentica crisi finanziaria. «colui sotto il quale con un nomisma si è acquistato solamente un moggio di grano meno un pinakion» (1/4 di moggio) [Scilitza continuato. in HR 489. 4d. Dopo una decina d’anni nel corso dei quali le finanze dell’Impero sembrarono toccare il fondo – l’imperatore dovette. con la minima perdita di metallo possibile. 3. p. tra il valore più grande e quello più piccolo) è. La scelta. l’iperpero. p. p. Il nuovo sistema sarebbe durato circa due secoli. pp. La gamma di valori del sistema comneno (da 1 a 864. 129]. IV. Tsolakes. il più ampio tra quelli conosciuti da Bisanzio.1. come Eraclio. «le spese superarono di parecchie volte l’ammontare delle entrate. nonché la scomparsa correlata di qualsiasi monetazione d’argento più o meno puro. o 1728. che travolge l’Impero preso in una morsa tra Selgiuchidi e Peceneghi. e di 7 carati per la nuova moneta d’oro bianco. Lo slittamento verso valori inferiori a quelli dell’xi secolo (il tetarteron di bronzo vale solo un terzo del follis precedente) rivela la volontà di procurare al pubblico una moneta dal potere d’acquisto più ridotto. non c’è più alcun dubbio sulla causa del fenomeno. p. essendosi prosciugato il Tesoro. o circa 12 000. II. 712. quelle d’ini- . ricorrere ai tesori della Chiesa e far fondere le suppellettili liturgiche – la riforma di Alessio I Comneno. dopo quello del vi secolo (da 1 a 2400. il trachy o tricefalo [cfr. Jean-Claude Cheynet. ed. nelle sue linee essenziali. prima di arrivare alla bancarotta: Sotto Niceforo Botaneiata. e in poco tempo per questo motivo. sono dovute alla necessità di rimettere in circolazione la massa esistente di monete svalutate. attuata dopo la vittoria di Lebunio sui Peceneghi.2c_Bisanzio II_217-426 324 7-07-2008 13:57 Pagina 324 I fondamenti della civiltà bizantina In questo caso. il nomisma venne alterato e le remunerazioni imperiali destinate alle dignità e agli uffici furono soppresse [Niceforo Briennio. 309]. dei rispettivi valori di 21 carati circa per l’iperpero. a pagare le rogai soltanto in vesti di seta. 361-63]. La riforma di Alessio I e il sistema dell’iperpero. che questa volta è accompagnato da un aumento dei prezzi così marcato da valere a Michele VII il soprannome di Parapinace. e che conduce alla svalutazione. per le due monete di metallo prezioso. I due livelli costituiti da 21 e 7 carati si spiegano infatti con la rifusione delle monete ritirate dalla circolazione e distribuite in due gruppi. tab. tra il solidus e le due denominazioni bronzee più piccole). nell’anno di Mantzikert. Elisabeth Malamut. invece dei 23 carati del ix-x secolo o dei 22 dell’inizio dell’xi. Cécile Morrisson. 162. Zonara. 49]. 178].3 milioni all’anno). una cifra impossibile per la sola capitale ma che potreb- .16 milioni di iperperi. oppure se rappresenti l’ultimo bagliore della prosperità dell’Impero. Nel 1158. I. È difficile determinare se il regno di Manuele I sia stato caratterizzato da uno splendore posticcio e da una nuova dilapidazione che avrebbe esaurito le risorse dell’Impero. mentre il suo valore in rapporto all’iperpero passa da 1/48 nel 1136 a 1/120 nel 1190 e a 1/184 nel 1199 [Hendy 650. pp. ma gli storici trasmettono comunque alcuni dati significativi: «Per tutto il corso del regno. p. e quelle di Costantinopoli. Il sistema si rivela molto stabile nel corso del xii secolo: l’iperpero resta sempre al di sopra dei 19 carati. In compenso. il contenuto d’argento della moneta di bronzo argentato. che inizia con Andronico I. XVII. Manuele fu in grado di distribuire considerevoli elargizioni: alla sua ascesa al trono (1143). RHC. 2. come sostiene Niceta Coniata a posteriori. ma rimane relativamente limitata. 857-58).2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 325 Moneta. ossia circa 150 000 iperperi se si stima il numero delle famiglie a 75 000 circa [Cinnamo 63. pp. 1 kentenarion (7200 iperperi) a Santa Sofia e la promessa d’un dono annuale di 2 iperperi a ciascun fuoco (oikeion) di Costantinopoli. La monetarizzazione dell’epoca di Manuele I e le finanze dell’Impero. Hendy 34]. Occ. e poi 1/6 di quello dell’iperpero. con Baldovino III di Gerusalemme avrebbero assorbito da sole 150 000 iperperi (Guglielmo di Tiro. 3233. secondo Beniamino di Tudela. p. si accentua sotto Isacco II e Alessio III. sarebbero state di 20 000 iperperi al giorno (circa 7. più di 50 000 iperperi [Arnoldo da Lubecca. lo staminum delle fonti latine. e il suo valore intrinseco scende a 1/4. dall’altra parte. il trachy viene alterato a partire dal regno di Manuele I. Infine. Morrisson 659. e la sua deriva in rapporto al tasso iniziale dell’86% (20 carati e 1/2). II. la dote e le spese del fastoso matrimonio della nipote dell’imperatore. scende dal 6-7% originale sotto Giovanni II (1118-43) al 23% sotto Alessio III (1195-1203). le emissioni fortemente svalutate dell’ultimo periodo. Per quest’epoca non esistono fonti paragonabili con quelle del ix secolo. e poi sotto Isacco II. Niceta Coniata 64. XXI. pp. 4. I.22. Teodora Comnena. Secondo Niceta Coniata [64. Scriptores. Gli autori occidentali forniscono alcuni dati sulle rendite statali: le tasse versate da Cipro sarebbero ammontate a 7 kentenaria. MGH. 96-97] la sfortunata spedizione di Manuele I contro i Normanni di Sicilia nel 1155 sarebbe costata 300 kentenaria ovvero 2. finanze e scambi 325 zio dell’xi secolo (media di 21 carati) e. Cipolla 642. III. 1150-55. nel 1204. pp. in quanto Raul di Coggeshall parla di una rendita totale dell’Impero di 30 000 iperperi al giorno (10. che salvo qualche eccezione (in Sicilia e in Spagna) non coniano ancora l’oro. tenendo conto dell’evoluzione economica. lo sviluppo specifico dei «bisanti». pp. In Occidente. di cui gli Occidentali a partire dal x secolo fanno il simbolo della ricchezza dell’Impero21. Il prestigio della moneta bizantina agli occhi degli Occidentali. 22-25]. 173]. è vero. La vox populi dell’esercito della IV crociata non diceva forse. i requisiti di un «dollaro del Medioevo» (stabilità e forte potere d’acquisto) [Lopez 655. i mercanti veneziani e delle altre città italiane lo utilizzano per tutte le transazioni nell’ambito egeo.2c_Bisanzio II_217-426 326 7-07-2008 13:57 Pagina 326 I fondamenti della civiltà bizantina be essere quella del ricavo fiscale di tutto l’Impero. più di ottocento anni dopo la sua creazione da parte di Costantino. che certo corrispondevano a monete reali. rispetto agli aurei non determinati precedenti il 113023. giacché il termine bisantius talora designa ogni sorta di moneta d’oro. p. tranne qualche carato. l’iperpero presenta senz’altro. e l’ultimo terzo era sparso nel mondo» (Robert de Clari)? 5. alle norme originarie. questo bisantius o bisante.95 milioni)» [Hendy 651. in aumento. di Bisanzio con i suoi vicini mediterranei o europei. Tale ordine di grandezza non sembra totalmente impossibile rispetto alle altre stime proposte in precedenza. ma indica anche. all’interno d’un generale sviluppo dei pagamenti in oro rispetto a quelli in argento nel xii secolo. in EHB. anche musulmana – confermano la conclusione di Marc Bloch: «Lo stesso uso di valori contabili derivati dagli … iperperi di Bisanzio ci assicura che queste monete erano universalmente conosciute»22. e Laiou 202]. mostra che i censi feudali dovuti alla Santa Sede erano perlopiù versati in marabottini. come pagamento della rendita . è ancora fedele. che «i due terzi delle ricchezze del mondo erano a Costantinopoli. alla pari del dinar fatimide o ayyubide. è tale che il «gold standard» bizantino continua a influenzare altre monetazioni mediterranee. i documenti archivistici francesi o inglesi del xii secolo – pur con qualche riserva. Il bisante nel commercio mediterraneo. e gode di una meritata reputazione negli scambi. Il curioso titolo di 16 carati e 1/2 del tarì normanno nel corso del xii secolo lo allinea con il titolo del michaelaton arrivato in massa nell’isola dopo il 1074. Il Liber censuum. Infatti. dell’urbanizzazione crescente e dell’influenza ancora in parte benefica esercitata dallo sviluppo degli scambi [Laiou. Nel corso di tutto questo secolo d’oro. negli scavi americani di Cartagine o in quelli. 258-59. Fest und Alltag in Byzanz. mentre i bisanti d’oro di Cipro dei primi Lusignani imitano non solo l’iconografia delle monete di elettro di Manuele (che i testi chiamano manuelati). Duj™ev. che si basa sull’esame individuale delle impronte d’un campione determinato di monete. 51 (1997). 60. Paris 1963. 247248. s. 56-71. 11 La cronique byzantine de l’an 811. è un’eccezione. 7 I diagrafa seu capita imposti agli abitanti e ai proprietari di Calabria. 2 . La numismatique. galani-krikou e e. 291-300. Chiamato anche holokottinos (termine ibrido composto a partire dall’espressione aurum coctum. hendy 651. pp. 58 e 68-69. 10 [Niceforo 53. 484]. pp. n. 12 [Teofane 52. e più di recente in a. 68 (1998). Chronicle of Theophanes 52. 344] sono interpretati così da Constantin Zuckerman [376]. XLIII (1968). dove secondo i testi [Zuckerman. 9 [Teofane 52. 53-70 e 189-94. s. quelle del tema dello Strimone a 1100 libbre [79 200 nomismata. Teofane Continuato 81]. 721-22. 46 (1988). ci si può chiedere se siti come quello di Eucaita. laiou. Il bisante saracenato battuto ad Acri nel corso della terza e quarta fase (tra il 1180 e il 1260) si attestò anch’esso intorno ai 16 carati24. ma anche il loro titolo. 12-21]. p. il gran numero di monete del iv-v secolo potrebbe indicare una riutilizzazione nel ix secolo e oltre. I. lightfoot e e. lightfoot. c. finanze e scambi 327 di 14 400 bisanti promessa al Guiscardo da Michele VII e contemporanea alle prime emissioni normanne di moneta d’oro. pp. RN. 347354). m. Recherches sur les douanes à Byzance. pp. 486-87. pp. 1 (1986). pp. a. 443]. peraltro. Nel 1231. e c. citato e commentato in maniera differente in h. cfr. della Crypta Balbi a Roma: nel livello di inizio viii secolo è stato trovato ancora un 25% di monete del iii-v secolo. pp. Sardegna e Africa secondo il Liber pontificalis [1172. a. Byzantine Anatolia: Reassessing the Evidence. 568. ivison. a cura di G. «Obolos». 4 c. 1. LXXXV. 1 Per un modello corretto. alle pp. The Amorium Project: the 1995 Excavation Season. 4 (2000). 668-70]. che non possono essere considerate residuali. TM. pp. Federico II scelse per il suo augustale il titolo di 20 carati e 1/2. lightfoot. Simon. lo stesso iato dei secoli bui che nei grandi siti: nessuna moneta tra Giustino II e Teofilo [m. DOP. 3 Su questo metodo. tsourte. dal senso equivalente. Munich 1990. «oro cotto») nei documenti bizantini e nel linguaggio corrente fino all’xi secolo. 489]. Questa tassa personale sarebbe stata successivamente estesa al resto dell’Impero. pp. guerreau. a nord-ovest di Tessalonica. In compenso. n. 71-72. 8 Le remunerazioni degli Armeniaci nell’811 ammontano a 1300 libbre [93 600 nomismata. REB. Monete di scavo da Rentina (in greco). Teofane 52. data in cui questo aggettivo comincia a essere sostituito da quello. Paris 1992. morrisson. antoniadis-bibicou. Prinzig e D. 158 (2002). I.. c. 6 Per es. The survival of cities in Byzantine Anatolia: the case of Amorium. I. esemplari. s. Sicilia. p. per rispecchiare quello dei bisanti di Manuele Comneno. pp. coll. pp. a cura di I. Byz. pp. p. in «Histoire et mesure». p. 216-17. Negli scavi di Pliska. non rivelerebbero uno schema di circolazione monetaria analogo a quello di Amorio. 5 Il kastron di Rentina. 229-39.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 327 Moneta. 13 Synaxarium Ecclesiae Constantinopolitanae 680. I. 191-210] in caso di bisogno la popolazione si trasferiva dalla città bassa a quella alta. p. Vi si osserva. I soldati di Oorifa ricevono 40 nomismata sotto Teofilo per combattere i predoni musulmani a Creta [Scilitza 46. vista l’assenza di ceramica romana contemporanea. di hyperpyron («cotto/purificato al fuoco» e non «iperpuro» come talora si afferma erroneamente). mânucu-adamehteanu. oberländer-târnoveanu.. «Peuce». II. cowell (a cura di). 22 bloch. tenendo conto della grande padronanza delle tecniche di purificazione da parte dei Bizantini [Morrisson 659]. 23 a. Again on the Byzantine Cast Coins from the 11th Century found in Dobrudja (in rumeno. «Schweizerische Numismatische Rundschau». 1. oddy e m. barrandon. j. 204. 17 e. una vigna di 3 modioi e 2 modioi di terreno incolto sono venduti «per 45 nomismata d’oro. Un atelier monétaire byzantin inconnu de la deuxième moitiè du xie siècle dans le thème de Paristrion. 708-10. pp. pp. c. Antapodosis. vol. pp. 17. London 1998. 413-43. in a. n. Harvey. 37-38. del tipo di san Demetrio con la croce. 15 liudprandi cremonensis. Hendy 651. 4 (1933). 15-16. AnnalesESC. 16 liudprandi cremonensis. Metallurgy in Numismatics. citati da m. 33-51. 18 Ma che non può essere frutto del caso. 24 m. 261-70. Hendy. p. 53]. füeg. g. Recherches sur la circulation de l’or en Europe occidentale du xe à la fin du xiie siècle. 507-9. Le problème de l’or au Moyen Age. pp. Legatio. Kaplanis) non è confermato dai dati analitici. III. 21 (1983). Vom Umgang mit Zufall und Wahrscheinlichkeit in der numismatischen Forschung. I. bloch.2c_Bisanzio II_217-426 328 14 7-07-2008 13:57 Pagina 328 I fondamenti della civiltà bizantina f. n. 321-76. The crusader besant: Processes of debasement. pp. pp. 20 Nel 1097. pp. Le problème de l’or cit. . RESEE. in Liutprando 204.10. capp. i «bezanz» e «bezanz esmerez [brillanti]» della Chanson de Roland. 31-33. 3. sintesi in inglese). 83 (1977). n. Il ruolo decisivo attribuito a Michele IV da numerosi studi (Grierson. «Le Moyen Âge». bompaire. 135-60. della qualità più scadente» [Actes de Lavra 75. 12 (1996). IV. 21 Cfr. chèdeville. pp. morrisson. VI. pp. 19 Grierson 34. liv e liii. 76 (1997). I Bizantini si rivolgono a Dio e ai suoi santi in occasione delle più gravi difficoltà. all’indomani delle prime vittorie sui musulmani. con il favore di Dio. acquistando un’importanza crescente nelle devozioni private dei fedeli. conobbe una importante riorganizzazione politica. la cultura religiosa bizantina s’irrigidisce dinanzi a ciò che considera come delle devianze o delle in- . allorché si trovano di fronte malattie incurabili o avversari invincibili. attaccato da nemici esterni. dovuta alla presenza dell’imperatore o dei suoi rappresentanti e dei vari corpi di cui si compone la società bizantina durante le grandi solennità dell’anno liturgico. Vengono fondati molti monasteri. fino agli estremi confini della terra e a convertire tutte le genti alla fede cristiana si oppone una realtà storica diversa. Tale riflessione sulle cause delle sciagure che affliggevano l’Impero. Quando l’Impero. Anche le cerimonie religiose assumono una dimensione pubblica. Il ristabilimento dell’Impero e la fine dell’iconoclasmo consentono l’elaborazione di una spiritualità e di una identità religiosa propriamente bizantine e medievali. che vede la luce sotto la dinastia isaurica. si tratti di riti maggiori – il battesimo. La vita religiosa La vita dei Bizantini trascorre al ritmo delle cerimonie religiose. o quando sono minacciati dagli elementi naturali. ridotto nella propria estensione e turbato al pensiero di una perenne insicurezza. le esequie – o di celebrazioni quotidiane o settimanali. Le icone trovano spazio anche all’interno delle case. presso i quali talora si pratica la copiatura di manoscritti e si coltiva la creatività rivolta alla poesia liturgica. Le immagini sacre tornano a popolare le chiese.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 329 béatrice caseau e marie-hélène congourdeau 1 xiii. i contemporanei sentirono la necessità di spiegare le ragioni in base alle quali Dio aveva potuto permettere che il suo popolo patisse tante disfatte e che gli stessi Luoghi Santi fossero tolti alla cristianità. quella di un impero minacciato dalle invasioni. Nell’xi e xii secolo. la cui venerazione viene giudicata idolatrica. ordinarie o festive. Ai sogni universalisti di un impero destinato a ingrandirsi. ha per esito l’immediato ripudio delle immagini sacre. il matrimonio. i. Le famiglie decidono la condizione di vita alla quale destinare i figli sin dall’infanzia. Un fedele entra a far parte come tale della Chiesa attraverso il battesimo. In altri casi. 1. a) Il battesimo. ed erano numerosi quanti terminavano i loro giorni sulla terra rivestiti dell’«abito angelico» dei monaci. cui essa risponde rafforzando le proprie certezze. e prendendo coscienza delle sue differenze. L’inizio del Medioevo vede una importante trasformazione dei . in ogni caso. Esempi di scelte del genere sono attestati in gran numero presso l’aristocrazia: si pensi a Michele Psello o ad Anna Dalassena. per non menzionare che due casi. nell’adolescenza. possibilità di passare dall’uno all’altro status. Stando alle Vite dei santi. Capitava talora persino che una spontanea vocazione monastica contraddicesse le aspettative dei genitori (come per Michele Maleino). I ritmi della vita. Rimaste vedove. Il laico che abbia fondato una famiglia e concluso onorevolmente la sua carriera può farsi monaco. Tutti i bambini nati in seno a una famiglia cristiana dispongono fin dal principio della facoltà di operare alcune scelte di vita futura. mentre le opzioni consentite alle bambine sono soltanto le prime due. l’ordinamento dei fedeli.2c_Bisanzio II_217-426 330 7-07-2008 13:57 Pagina 330 I fondamenti della civiltà bizantina novazioni dei Latini. madre di Alessio Comneno. già nelle scuole venivano individuati i fanciulli più promettenti al fine di farne dei chierici o dei monaci. fondate sul radicamento nel passato. abbracciare la vita monastica o intraprendere la strada del sacerdozio. Spesso. può condurre in età matura al soglio episcopale. l’ingresso nel monastero era dovuto a una precisa decisione della famiglia. Una precoce vocazione monastica. inoltre. Possono continuare a essere semplici laici. i genitori li fidanzano ancora in tenera età per il timore di non riuscire durante la loro vita a organizzare per essi un buon matrimonio. I Bizantini comprendevano con perfetta chiarezza quale valore avessero tali scelte sulla scala della santità. le donne sceglievano non di rado di trascorrere il resto della propria vita in convento. Esistono. poiché la madre è ancora costretta a letto per il prescritto riposo puerperale e non può essere ammessa a varcare la soglia della chiesa prima della cerimonia di purificazione. Così il battesimo di Costantino Porfirogenito. I neonati cagionevoli o in cattive condizioni di salute venivano invece battezzati seduta stante. ove giunge portato dalla madre in presenza del padrino prescelto. il quale gli fa compiere il giro dell’altare prima di deporlo dinanzi al santuario. di significato politico e religioso a un tempo. Solamente i battesimi dei principi forniscono l’occasione a festeggiamenti pubblici veri e propri. il battistero maggiore viene adoperato per battezzare i fanciulli più grandi e gli adulti [Arranz 689]. tenuto in grembo dalla nutrice. quindi viene posto tra le braccia del sacerdote. amministrati in base a una procedura richiesta con sempre maggior frequenza come un rito necessario alla salvezza e la cui mancata pratica comporterebbe pesanti conseguenze. Il rituale battesimale si compone sempre di una rinuncia a Satana e di una cerimonia nella quale sono presenti i due elementi dell’acqua purificatrice e dell’olio fortificante. figlio di quarto letto dell’imperatore Leone VI. ossia di vasche sostenute da basamenti. ricevendo un nome e divenendo così catecumeno.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 331 La vita religiosa 331 riti battesimali connessa alla pratica di battezzare i neonati o i fanciulli in tenera età. Gli esorcismi e le istruzioni catechetiche venivano impartiti nel corso delle settimane quaresimali. Il neonato in buona salute viene dapprima accolto alle porte della chiesa otto giorni dopo la nascita. La seconda domenica di Quaresima. sulla bocca e sul petto. Si assiste a una parziale sopraelevazione delle piscine battesimali e alla creazione di fonti battesimali veri e propri. Proprio in tale occasione il bambino è ricevuto all’interno del santuario o presbiterio. officiato dal patriarca Nicola Mistico . quindi si recita una preghiera sul bambino. secondo il Typikon della Grande Chiesa [Mateos 252]. il battesimo assume il carattere privato di una festa familiare. nell’altra. quali l’osservanza della cronologia pasquale per il battesimo dei neonati in buona salute o del rito praticato per immersione. Viene segnato con il segno della croce sulla fronte. che ha luogo il quarantesimo giorno dopo il parto. i fedeli venivano esortati a portare i figli per la preparazione al battesimo. al termine della quale aveva luogo il battesimo vero e proprio. La chiesa di Santa Sofia dispone già a questo punto di due diverse aree battesimali: nell’una è presente una semplice vasca destinata al battesimo dei neonati. più adatte alla celebrazione dei battesimi dei lattanti. La durata di tale catecumenato dipende dallo stato di salute del neonato e dalla volontà dei parenti. A questo punto. L’Oriente bizantino pare rimaner fedele alle tradizioni più antiche. con ogni probabilità. consisteva nell’integrare i valori cristiani all’interno del contesto familiare. Boris di Bulgaria e Vladimiro di Kiev vennero battezzati. poiché il popolo nella sua totalità viene così invitato a seguire le orme del sovrano nel suo cammino di conversione. manichea o pagana è accompagnato da un atto di abiura e da una condanna delle loro antiche credenze. in effetti. A partire dal xii secolo. Anziché di cristianizzazione del matrimonio. in seguito si assiste a un irrigidimento delle condizioni di ammissione in seno alla Chiesa di Bisanzio. o guardia personale: perciò. in effetti. Le relazioni tra i congiunti. operato in tal modo a partire dal vertice. Per le popolazioni non ancora cristianizzate. tra le generazioni. soltanto dopo un periodo di rigoroso catecumenato. il battesimo di un principe è un gesto carico di conseguenze. islamica. nella maggior parte dei casi. b) Il matrimonio. avrebbe maggior senso parlare di cristianizzazione della famiglia. Le cerimonie prevedevano una casistica differente in ragione della religione d’origine del battezzando. riconosciuto come valido. il tipo di educazione che deve essere impartito come pure la cristianizzazione della vita quotidia- . Il battesimo dei catecumeni di origine ebraica. rinsaldare rapporti di solidarietà e garantire la trasmissione del patrimonio e del nome alle generazioni future. Il battesimo degli adulti viene praticato sugli stranieri recentemente convertiti. riconosceva ufficialmente come legittimo successore il futuro Costantino VII. Un antico eucologio costantinopolitano ha conservato il testo degli anatematismi richiesti a questi futuri battezzati. L’anonima Cronaca dei Tempi Passati attribuisce peraltro a Vladimiro la responsabilità di un battesimo collettivo nelle acque del Dnepr per i guerrieri che facevano parte della sua druΔina. anche per i Latini si finì per esigere un nuovo battesimo. I matrimoni rappresentano per le famiglie altrettante occasioni di creare legami. a quel che sembra. in particolare se si tratta di monofisiti o di nestoriani. La posta in gioco per la Chiesa. Nel x secolo viene richiesta addirittura ai battezzandi un’abiura formale delle eresie professate in passato. l’Alto Medioevo dovette talvolta conoscere anche battesimi di massa di adulti ai quali non veniva realmente impartito alcun tipo di preparazione religiosa. I principi ricevevano una accurata educazione religiosa. Il battesimo degli eretici è.2c_Bisanzio II_217-426 332 7-07-2008 13:57 Pagina 332 I fondamenti della civiltà bizantina il 6 gennaio 906. Mentre nel vii secolo il passaggio da una Chiesa all’altra per i fedeli ordinari poteva essere sancito semplicemente dalla comunione. Nel vii secolo è ancora possibile sposarsi soltanto civilmente. cristiani o meno. La Chiesa tuttavia legifera allo scopo di impedire alcuni tipi di unione. La donna deve essere trattata come legittima sposa e godrà del medesimo rango sociale del marito. come i Bogomili. veto alle unioni tra parenti al fine di evitare endogamia e incesto. La Chiesa però aspira a fare accettare un certo numero di idee a proposito del matrimonio: la monogamia e l’indissolubilità delle nozze cristiane intese come concetti fondati sulle Scritture. Il diritto romano fonda l’unione coniugale sul consenso degli sposi. La Chiesa cerca di influenzare il diritto civile penetrandolo dei suoi valori. soppressa da Giustiniano e ristabilita sotto Giustino II prima che l’Ecloga vi ponesse fine una volta per tutte. I figli sono la prova visibile della benedizione divina. ciò che differenzia il matrimonio dal concubinato. È necessario unicamente il consenso degli sposi e dei loro genitori. All’inizio del Medio Evo i matrimoni sfuggivano in gran parte al controllo ecclesiastico giacché. Finalità del matrimonio è pur sempre la procreazione. interdizione ai matrimoni fra rappresentanti di categorie diverse di popolazione. L’evoluzione è lenta. giacché le resistenze ad ammettere l’esercizio di un tale diritto da parte della Chiesa su questo aspetto della vita sociale sono numerose. assai più importanti dei riti stessi con cui si compie la cerimonia in questione. erano di competenza del diritto civile. la qual cosa presuppone l’osservanza di determinate regole: pubertà degli sposi. Il matrimonio rimane un bene voluto da Dio fin dal principio. Nel diritto bizantino. come può testimoniare la procedura di divorzio per mutuo consenso. la coabitazione che ha come effetto la nascita di figli è considerata a tutti gli effetti un matrimonio [Laiou 733]. cercando inoltre di cristianizzare le nozze per mezzo di una benedizione sacerdotale. il codice . Gli eretici che diffamano il matrimonio. concernendo la sfera privata. contrariamente al diritto romano antico. un consenso che può essere testimoniato dal prete che ha impartito loro la benedizione.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 333 La vita religiosa 333 na rappresentano dunque per i Padri della Chiesa altrettanti centri d’attenzione primari. L’influenza dei valori della Chiesa si manifesta nell’Ecloga. come fra cittadini liberi e schiavi o tra Romani e barbari. senza subire ingerenze ecclesiastiche. da un contratto scritto o da amici. È ammissibile proclamare la superiorità della vita virginale sulla vita coniugale. Dio ha benedetto l’unione dell’uomo e della donna finalizzata alla procreazione. La sostituzione di principî canonici ai fondamenti dell’antico diritto romano è stato tuttavia un processo discontinuo. ma condannare il matrimonio significa relegarsi ai margini dell’ortodossia. incorrono in censure estremamente severe. viene rappresentato come significativo dell’unione nuziale l’atto della dextrarum iunctio (piatto argenteo delle nozze tra David e Micol. La legislazione di Leone VI in materia è conforme ai canoni espressi dal concilio in Trullo [Joannou 83. Le sole nozze valide saranno ormai conformi alle norme ecclesiastiche.2c_Bisanzio II_217-426 334 7-07-2008 13:57 Pagina 334 I fondamenti della civiltà bizantina di diritto civile promulgato nel 741. mentre i genitori dei fidanzati sono ancora in vita. due sorelle con due cugini. quantunque nell’ambiente dell’aristocrazia bizantina unioni di tal fatta vengano censurate soltanto nel caso in cui siano in contraddizione con gli interessi delle autorità. Una documentazione iconografica cospicua consente di seguire l’evoluzione del rito: mentre. Al principio del Medioevo. in cui il divorzio viene reso più difficile. zio e nipote con due sorelle. Les novelles de Léon VI 86]. a liturgia conclusa. un rito durante il quale i novelli sposi vengono incoronati. La novella in cui si prescrive tale consuetudine conferisce così alla Chiesa un controllo effettivo sull’istituto matrimoniale. La cristianizzazione vi si riconosce pure per l’interdizione dei matrimoni tra parenti spirituali: i padrini e le madrine dei neobattezzati non possono sposarsi fra loro né con i figliocci. Le nozze con un eretico o con un ebreo sono considerate nulle. Colei che sposa un uomo diverso da quello che le era stato promesso in occasione del fidanzamento viene considerata alla stregua di un’adultera. la medesima funzione simbolica viene espressa nel xii secolo dall’incoronazione degli sposi (ms illustrato della Cronaca di Giovanni Scilitza: il patriarca incorona Teofobo e la sorella dell’imperatore Teofilo) [Kalavrezou 725]. Vi sono inoltre introdotti. non come semplice contratto civile che unisce due famiglie. e fruiscono di una speciale benedizione ecclesiastica. gli impedimenti matrimoniali dovuti a motivi di consanguineità o affinità. nel vii secolo. i connubi erano spesso benedetti da un sacerdote. poiché la Chiesa rifiuterà di . I fidanzamenti sono intesi come assunzioni di responsabilità dei fidanzati dinanzi a Dio. due fratelli con zia e nipote». Nel suo Tomo (997). giacché permette di stabilire assai per tempo. L’indissolubilità che li caratterizza è molto apprezzata dall’aristocrazia. La celebrazione del matrimonio comporta. alleanze tra famiglie e spartizioni patrimoniali. La severità delle pene comminate rivela la gravità rivestita da tali impedimenti agli occhi dell’imperatore e della Chiesa. Il diritto civile riconosce perciò la formazione di un legame spirituale creato in occasione del battesimo. novella 89]. il patriarca Sisinnio amplia le interdizioni matrimoniali per consaguineità proibendo anche le unioni di «due fratelli con due cugine. in conformità con le norme ecclesiastiche. Museo di Cipro). per quanto la benedizione religiosa non divenga obbligatoria che sotto il regno di Leone VI [Les novelles de Léon VI 86. imponendogli di fare penitenza e tentando di sciogliere l’unione matrimoniale contratta con Zoe. le terze nozze sono addirittura passibili di una lunga penitenza. benché proibita. È questo un punto di divergenza con l’Occidente. più accomodante in materia. sostituì a Nicola un nuovo patriarca. Il basileus sperava per l’occasione di poter godere del sostegno del soglio papale romano. mentre le quarte sono vietate assolutamente. Si tratta di una penitenza canonica prevista per i . il quale accettò di riconoscere la validità del matrimonio. per fare ammettere questo quarto matrimonio. In un primo tempo. La penitenza di Leone VI si inscrive all’interno di un’antichissima tradizione cristiana. Come è naturale. Una seconda unione matrimoniale. Ansioso di far riconoscere il figlio naturale come erede legittimo. egli aveva tuttavia avuto un figlio da Zoe Carbonopsina. Leone VI venne comunque obbligato a fare pubblica penitenza. come ricorda il concilio in Trullo. l’imperatore ottenne dal patriarca Nicola Mistico la concessione di una «economia». c) La penitenza.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 335 La vita religiosa 335 impartire la sua benedizione agli sponsali che disapprova. Il sovrano. Leone VI incorporò tale interdizione canonica nel diritto civile. Eutimio. Nicola Mistico era pronto al compromesso. La decisione causò in seno alla Chiesa d’Oriente uno scisma che si concluse soltanto con la pubblicazione del Tomo di Unione del 920. vale a dire un compromesso: il battesimo del fanciullo in Santa Sofia alla presenza della Corte in cambio dello scioglimento della coppia illegittima dei genitori. La Chiesa bizantina raccomanda le nozze uniche. ma il sacerdote officiante viene successivamente sospeso a divinis e il matrimonio rischia di essere dichiarato illegittimo [Laiou 733]. le vicende dimostrano che si trova sempre un prete disposto a confermare una unione. pur sospendendo a divinis il sacerdote che lo aveva benedetto. quando si tratti di membri dell’aristocrazia. rimasto vedovo della terza moglie e senza un erede maschio al trono. Leone VI ottemperò alla richiesta del patriarca. La vicenda legata a tale «tetragamia» turbò profondamente la Chiesa bizantina. richiamando successivamente presso di sé Zoe e sposandola contro ogni proibizione. in seguito a una vedovanza. atto di cui peraltro non tardò a pentirsi poiché. ma i metropoliti si dimostrarono intransigenti. In Oriente. Il patriarca fu perciò costretto a chiudere le porte di Santa Sofia a Leone VI. è sconsigliata ai laici e proibita ai chierici. senza acconsentire. contrario tanto al diritto canonico quanto al diritto civile. ove non viene limitato il numero di matrimoni che si possono contrarre dopo la morte del coniuge. giorni di digiuno. da distinguere dalla penitenza ordinaria prescritta per i peccati veniali. ad esempio. allo scopo di significare che egli è divenuto come Adamo al momento in cui fu scacciato dal Paradiso. il penitente rimane un membro della comunità cristiana. Come l’acqua del battesimo. arcivescovo di Rossano (1129-54). Una cerimonia pubblica presieduta dal vescovo trasformava il peccatore in penitente: imposizione delle mani accompagnata da preghiere. tale tipo di penitenza è reiterabile. consegna del cilicio. Un monaco. Stando alla Vita del patriarca Eutimio. mentre Polieutto annunciava che l’unzione divina aveva cancellato i peccati precedentemente commessi dall’usurpatore. che soprattutto in Oriente rappresentano il segno caratterizzante del pentimento [Vita Euthymii 96]. 660-740). Questa dimensione quasi sacramentale delle lacrime è rimarcata nella Scala Paradisi di Giovanni Climaco.2c_Bisanzio II_217-426 336 7-07-2008 13:57 Pagina 336 I fondamenti della civiltà bizantina peccati più gravi. L’ammissione alla penitenza canonica era subordinata alla decisione del vescovo e poteva durare diversi anni. oltre a praticare la continenza e a manifestare il suo pentimento facendo elemosine. Diversamente rispetto allo scomunicato. le lacrime lavano l’uomo dal peccato. Solo allora poté ricevere la corona debitamente benedetta. è autorizzato a frequentare la chiesa (eventualmente dietro l’assemblea degli altri fedeli) ma escluso dalla possibilità di prendere parte alla comunione. quelli che potrebbero avere per conseguenza la morte dell’anima. La penitenza canonica rappresenta un’eredità dell’epoca in cui questo sacramento veniva considerato alla stregua di un secondo battesimo. nel Grande Canone di Andrea di Creta (c. Inoltre. È tenuto a mortificarsi attraverso digiuni e veglie. alla quale esse vengono assimilate. per non menzionare che . veglie ed elemosine. Il Medioevo disponeva in effetti di penitenziali in cui era stabilita una lista dei peccati. Giovanni Tzimisce. un’ultima possibilità di salvezza offerta per una sola volta nel corso della vita. fu costretto dal patriarca Polieutto a riconoscere la sua colpa. espulsione dalla chiesa. l’imperatore avrebbe manifestato il proprio pentimento con il pianto. documentando forse la penitenza cui dovette sottoporsi Leone VI [Oikonomides 749]. ove è visibile un imperatore umiliato in proskynesis dinanzi al Cristo. che scontò parzialmente distribuendo i propri averi in beneficenza. Un mosaico nel nartece di Santa Sofia. reo di aver assassinato il suo predecessore Niceforo Foca. prosternazioni. Le penitenze includono preghiere. a ciascuno dei quali veniva assegnata l’idonea penitenza in base all’età e alla condizione religiosa del peccatore. negli scritti di Simeone il Nuovo Teologo come pure nelle omelie di Teofane Cerameo. rende imperitura la nozione di sottomissione imperiale. è obbligato a una penitenza più severa di quella che può essere imposta a un laico per il medesimo peccato di gola. Riconoscersi peccatore e fare penitenza sono dunque momenti della vita religiosa ordinaria di un bizantino. Si aspettavano. Rispondeva a queste inquietudini una ricca letteratura. I resoconti concernenti le morti dei santi e dei peccatori fornivano chiavi atte a interpretare i segni dai quali era possibile divinare l’ingresso di un’anima in Paradiso o la sua discesa all’Inferno. Le visioni dell’aldilà presentano il lungo e difficile viaggio che attende l’anima sciolta dai vincoli corporei radunando gli elementi costitutivi di un’avventura straordinaria: lotte fra angeli e demoni. La preoccupazione per la penitenza e il pentimento viene integrata nello stesso contesto liturgico. Le metanie. in cui si impetra pietà per il peccatore. prima di ricevere l’unzione degli infermi (il cui scopo consiste nel favorire la guarigione) o in punto di morte. il cammino delle anime verso il cielo viene periodicamente impedito da esattori che domandano il pagamento di un pedaggio. al termine della vita terrena. d) L’aldilà e le esequie. i Bizantini desideravano conoscere nel dettaglio il cammino che l’anima liberata dalla carne avrebbe dovuto compiere. Si tratta di balzelli cui è necessario corrispondere un prezzo determinato in buone azioni al fine di controbilanciare l’effetto negativo dei peccati commessi e . I Bizantini si preoccupavano di preparare il viaggio della loro anima nell’aldilà. Si sviluppa su tali basi tutta una spiritualità del pentimento (metànoia). come avviene nel caso di Simeone il Nuovo Teologo secondo il suo biografo. prima di ricevere l’ultima comunione. alcuni di questi testi offrono una visione molto burocratizzata di tale passaggio. delle lacrime. Niceta Stetato. i profondi inchini accompagnati dal segno di croce rappresentano. In età altomedioevale. le protezioni di cui la si poteva provvedere come pure i pericoli eventuali che l’attendevano. e la pratica riveste particolare importanza in caso di malattia grave.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 337 La vita religiosa 337 qualcuno degli autori fioriti in quest’epoca. del penthos (contrizione. i segni del pentimento. che avrebbe condotto i peccatori impenitenti all’Inferno e i santi in Paradiso. mestizia al pensiero della salvezza perduta a causa del peccato). una sorta di giudizio individuale immediatamente successivo alla morte: una tappa difficile. Nel racconto di un soldato del vii secolo che aveva vissuto un’esperienza di morte temporanea. associando il corpo alla richiesta di perdono secondo una gestualità tipicamente bizantina. misteriosi ponti che è necessario attraversare e descrizioni fortemente contrastate di luoghi ultraterreni. A Bisanzio. Tra gli indizi di santità bisogna ormai annoverare anche il «dono delle lacrime». Tali apprensioni per la salvezza oltremondana possono fornire una spiegazione al fatto che nelle tombe. Specialmente in Asia Minore. una musica soave per un attimo udibile anche a orecchie mortali prima di dileguarsi con l’anima del giusto che ascende al cielo. obbligo cui è tenuto esclusivamente un intimo o un parente prossimo. Talora. i demoni accusano il peccatore mentre gli angeli ne assumono la difesa.2c_Bisanzio II_217-426 338 7-07-2008 13:57 Pagina 338 I fondamenti della civiltà bizantina poter così proseguire il viaggio oltremondano. Belting 863]. implorando l’aiuto di un’ultima comunione mentre si è ancora in vita. Per impedirne l’ascesa al cielo. Arte e letteratura congiurano a fornire una immagine dell’ascesa al cielo intesa come una scalata impervia. mentre i testamenti prevedono una somma di denaro destinata alla celebrazione di liturgie allo scopo di impetrare la salvezza della propria anima. Disposti in agguato fino agli ultimi pioli della scala. talismani magici. i sublimi profumi del Paradiso si fanno per poco percepibili come altrettante prove del privilegio concesso alle anime dei santi già accolti nel regno della beatitudine eterna. Al contrario. non sono mutate per nulla dalla fine dell’Evo Antico: chiudere gli occhi e la bocca del morto. di fatto. il ricorso alla magia si sovrappongono dunque talvolta ai riti e agli oggetti cristiani come altrettanti supplementi precauzionali [Maguire 741]. si dischiude una finestra sull’aldilà. Nei typika i fondatori di cenobi insistono affinché monaci e monache recitino le debite preghiere per assicurare il riposo alle loro anime. si rinvengano pure monete che paiono continuare la prassi dell’obolo per Caronte. mentre gli angeli vegliano sulle anime che ascendono lungo la scala verso il cielo [Evans 888. 376. Le cure funerarie. I monaci ancora in vita pregano per i confratelli. Si tratta tuttavia di segni che non si manifestano durante il trapasso di comuni mortali. Una icona del xii secolo raffigurante la Scala di Giovanni Climaco ne illustra la difficoltà. il culto degli angeli e degli arcangeli conobbe un notevole sviluppo agli inizi del Medioevo. piccoli demoni si danno da fare per far precipitare i peccatori – monaci e chierici indifferentemente – nell’abisso. nell’istante in cui un santo muore. p. Dalle profondità fetide e tenebrose dell’Inferno si levano perenni lamenti. pianti inconsolabili e gemiti senza posa. Bisogna allora fare ricorso alla preghiera e al potere salvifico dell’offerta eucaristica. Lo splendore celeste. Le agiografie concordano nell’asserire che sia possibile allora udire un’eco del canto intonato dai cori angelici. ove il ruolo da essi rivestito come psicopompi e scorte delle anime nell’aldilà non era affatto ignoto. lavare e compor- . il Paradiso viene descritto come luogo di delizie. Le antiche pratiche pagane. un giardino o una città magnifica. accanto a croci protettive. cibi e bevande provveduti in caso di necessità. Quando la salma veniva esposta per diversi giorni. tanto nelle grandi necropoli antiche sorte a ridosso delle mura urbiche quanto – e più spesso – nei piccoli cimiteri cittadini. 53. un accampamento militare fuori le mura della capitale. posti il più delle volte nel mausoleo dei Santi Apostoli. un salterio [Kyriakakis 731]. si procedeva a imbalsamare esternamente le spoglie con aromi. ad esempio. Il Cristo. dove riposavano anche le spoglie di molti patriarchi. I monaci. quando il popolo eletto si sia dimostrato obbediente alla Legge divina. meglio ancora. È stato possibile calcolare che nella sola Costantinopoli venivano venerate ben 3600 reliquie provenienti da 476 sepolture di santi [Maguire 236. I fondatori di monasteri usavano farsi seppellire nel cimitero o nella chiesa del cenobio. se il defunto è un monaco. Synaxarium 680]. 2. e ricorrevano a riduzioni delle salme e all’uso di ossari al fine di poter disporre di maggiore spazio. allo scopo di beneficiare delle preghiere dei monaci. le salme degli imperatori venivano ordinariamente tumulate in grandi sarcofagi. un pane eucaristico. La familiarità con i morti viene inoltre indicata anche dalla consuetudine di aprire le tombe dei santi per estrarne delle reliquie. Talora tuttavia – una novità. la Bibbia dà altresì voce a una proibizione categorica: «Tu non ucciderai». di membri dell’aristocrazia o di individui morti in odore di santità. oppure. Benché nell’Antico Testamento ci si possa imbattere in testi che parlano dell’aiuto celeste in caso di guerra. Il morto era collocato nel feretro. questa – si pone tra le mani del cadavere un’icona o. La Chiesa e la società. al momento del . che decise di farsi seppellire in San Giovanni dell’Hebdomon. con le gambe allungate e parallele e le braccia disposte lungo il busto o. una messa in scena elaborata consentiva di tributare un ultimo omaggio al sovrano defunto e di convalidare l’autorità del successore [Karlin-Hayter 728]. come accadeva nel caso del decesso di imperatori. incrociate sul petto. a) Controllare la violenza. circondato da lumi e incensieri. Un corteo funebre accompagnava infine al sepolcro il defunto al suono di salmi e di inni [Abrahamse 683]. Gli altri morti venivano inumati nei cimiteri. Fino al regno di Basilio II. seppellivano i confratelli defunti all’interno del monastero. per i vescovi. È stata rimarcata la stretta contiguità tra morti e vivi che dovette aver luogo nel corso di tutto il Medioevo.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 339 La vita religiosa 339 re la salma sistemandone il capo ben diritto. Per gli imperatori. p. quantunque tali canoni non vengano applicati sistematicamente nel Medioevo. canone 13]. al contrario. La durata effettiva della penitenza. ma deposto dal suo ufficio dal momento in cui è stato versato del sangue. che non desideravano demoralizzare i soldati ma. I Bizantini sono perciò particolarmente ostili alla fusione tra mansioni diversissime che sta alla base degli ordini militari latini. perché tutti quelli che usano la spada moriranno colpiti dalla spada» (Matteo 26. ai quali viene fatta esplicita proibizione di portare armi. può all’occorrenza essere negoziata secondo il «principio di economia». tuttavia.52). Il chierico è dispensato per principio dall’obbligo di prestare servizio per lo Stato (la strateia). quale salvezza potrà mai esserci per i soldati? La disputa sulla validità del principio di scomunica nacque nel momento in cui si prese coscienza del fatto che l’esercito bizantino era costituito in larghissima maggioranza di soldati cristiani impegnati a difendere non soltanto l’Impero ma anche la religione cristiana minacciata dall’Islam o da nemici pagani. A Bisanzio. che abbandonò l’esercito per la vita monastica alla fine dell’viii secolo. Tale fondamento scritturale definisce un diritto canonico più esigente del diritto civile in materia di omicidio. venendo contemporaneamente escluso dalla comunione. uccidono e vengono uccisi». ammonisce i discepoli a non far ricorso alle armi neppure per difenderlo: «Rimetti la spada al suo posto. perciò. canone 11]. È interdetto l’uso della violenza ai chierici e ai monaci. come dimostra il caso di san Gioannicio. Leone VI aveva inoltre covato . Nella polemica contro di essi. anche quando dovesse accompagnare l’esercito in funzione di cappellano. Se colui che uccide deve fare penitenza. spesso viene ripreso il tema della violenza usata dai chierici latini: «I vescovi latini guerreggiano e lordano di sangue le loro mani. convincerli del fatto che essi combattevano in nome di Cristo (Ecloga 82. mentre viene consigliata una pena di appena tre anni più leggera per i combattenti che abbiano ucciso nemici in guerra [Joannou 83.2c_Bisanzio II_217-426 340 7-07-2008 13:57 Pagina 340 I fondamenti della civiltà bizantina suo arresto narrato nel Vangelo. s’indigna Michele Cerulario nella sua Lettera a Pietro d’Antiochia. l’ecclesiastico implicato in un omicidio non può più celebrare la liturgia e non viene semplicemente scomunicato. I canoni di Basilio di Cesarea prevedono undici anni di penitenza per chi si sia reso colpevole di omicidio involontario [Joannou 83. e ciò gli evita inoltre di essere coinvolto direttamente in atti di violenza armata. La contestazione giunse da parte di imperatori quali Leone III. Senza necessariamente incoraggiare la diserzione per principio. Chi versa il sangue altrui deve innanzitutto fare penitenza. § 18). la santità passa comunque attraverso la rinuncia a ogni forma di violenza. e talora caldeggia anzi la grazia per i condannati affinché il castigo venga commutato in reclusione a vita. e diritto canonico. la confisca dei beni e addirittura la pena capitale. in base al quale le pene prescritte sono intese a sanare l’anima del peccatore. mentre Niceforo Foca aveva addirittura richiesto che venissero loro tributati gli onori dovuti ai martiri della fede. tuttavia. Minore clemenza viene però dimostrata nei confronti degli eretici: così. vi è però ben nota la nozione di guerra giusta per difendersi [Kolia-Dermitzake 1038]. La Chiesa protegge per principio chi si rifugia nei santuari. così come altre brutali pene corporali. Lo Stato bizantino è di fatto incaricato di far applicare i canoni conciliari che prevedono per gli eretici e per alcune categorie di non cristiani. tuttavia. secondo un interdetto che verrà ripreso dai canonisti del xii secolo [Kolia-Dermitzake 1038]. I canonisti come Balsamone distinguono tra diritto penale profano. In seno alla Chiesa. i canonisti bizantini non esprimevano pareri concordi. tale posizione non è certo condivisa all’unanimità: Teodoro Studita insorge contro di essa intervenendo in proposito presso il patriarca e l’imperatore. a rigore. dichiara che uccidere in guerra è atto «legittimo e degno di lode». minacciati di morte dai briganti. intorno all’812. Nel 1155. come i manichei. sarebbero state allontanate dalla comunione. Riguardo alla penitenza da imporre ai soldati che avevano ucciso in combattimento. una decisione sinodale precisa che l’esclusione dalla comunione per tre anni è prescrivibile anche a coloro che. preoccupato dalla propaganda operata dai pauliciani. fedele al precetto evangelico.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 341 La vita religiosa 341 la speranza di ottenere dall’autorità ecclesiastica che i soldati caduti in battaglia fossero proclamati beati. ottenendo che Michele Rangabe rinunci all’applicazione della pena. è presente nel diritto civile [Patlagean 753]. qualora fossero sopravvissute. Il canonista Teodoro Balsamone. Viene ri- . secondo le cui norme si procede alla punizione dei rei. i Latini con la loro crociata. fondandosi su Atanasio. tuttavia. Se. Il patriarca Polieutto. dall’altra. di conseguenza. La Chiesa non le è affatto favorevole. La pena di morte. La questione della penitenza da imporre ai soldati era tanto più delicata in ragione del fatto che i Bizantini si trovavano a far fronte all’offensiva di due culture presso le quali veniva giustificata la «guerra santa»: l’Islam con il suo jihad da una parte e. chiarisce che il canone 13 di Basilio non è più in vigore. La Chiesa bizantina. solleciterà l’imperatore a condannarli alla massima pena. aveva continuato a manifestare aperta ostilità a queste proposte. non si può affermare l’esistenza di un’idea di guerra santa a Bisanzio. si rifiutò di proclamare martiri persone che. mentre Zonara. il patriarca Niceforo. uccidono per legittima difesa. La letteratura agiografica si premura di distinguere sollecitamente fra i miracoli compiuti da un santo. La magia. che non ne hanno il diritto. Il diritto d’asilo non viene sempre rispettato. nell’esilio unito alla confisca dei beni. le infermità e i demoni è ampiamente testimoniata. in particolare nel corso del xii secolo. prendendo parte a operazioni finanziarie o divenendo banchieri – unicamente ai membri del clero. che la legge imperiale riconosce come legittimo. i Bizantini – compresi i canonisti come Teodoro Balsamone – accettano il principio del prestito a interesse. Le formule apotropaiche pagane lasciano il posto alle invocazioni alla Vergine o ai santi. a quel che sembra. L’usura. metropolita di Tessalonica. anche se. b) Pratiche proibite. critica monaci e chierici della sua città che si erano dati al commercio. e i prodigi operati da maghi o da stregoni. L’usura.2c_Bisanzio II_217-426 342 7-07-2008 13:57 Pagina 342 I fondamenti della civiltà bizantina conosciuto il diritto d’asilo alle chiese dalla fine del iv secolo. e per tale ragione divenuti frequentatori più assidui dei mercati che della loro chiesa [Laiou 735].24): questo versetto evangelico fu preso a pretesto per condannare l’usura e il profitto. come pure la commutazione della pena di morte. viene universalmente condannata come forma di violenza inflitta ai più deboli. Eustazio. e perciò voluti da Dio. malvagio demone d’aspetto femminile ostile a nascituri e neonati [Sorlin 761]. anche quello del denaro. È fatto espresso divieto di ricercare il profitto – ad esempio. nei quali non si deve versare sangue. come gli ebrei o i debitori del fisco. come Manuele I nel 1166. o addirittura a Salomone. il «re giusto» dell’Antico Testamento. in quanto prestito a tassi d’interesse troppo elevati. benché con restrizioni nei confronti di alcune categorie di persone. «Non si può servire Dio e Mammona» (Matteo 6. Tuttavia. all’epoca dello sviluppo economico dell’Impero. La legge precisa quale deve essere il massimale degli interessi autorizzati in funzione delle condizioni del prestatore e della prevista entità del rischio. tali principî non devono essere sempre stati rispettati. La presenza di talismani contro il malocchio. Tale diritto irrita alcuni imperatori che. Le croci protettive o gli enkolpia sostitui- . come testimoniano le scomuniche pronunciate dai patriarchi Tarasio (780-806) e Teodosio Boradiota (1179-83) contro coloro che lo violano. nei casi in cui questa sia prevista. ispirati dal demonio. Gli ecclesiastici chiedono il rispetto dei luoghi sacri. cercano di limitarlo [Macrides 299]. Molti amuleti del genere mirano a proteggere da Gello. a differenza dei Latini. si soleva accendere un cero cantando l’inno Phos hilaron («lume gioioso»). La preghiera comunitaria ha ritmi suoi propri: quotidiani nella liturgia delle ore. ai vespri. Trascorsa la prima ondata iconoclasta. in cui la preghiera viene accostata per similitudine alla nube d’incenso che ascende al cielo. Non è illecito cercare di conoscere l’avvenire. secondo l’ufficio cattedrale la scelta degli inni e dei salmi era legata al momento della giornata e accompagnata da gesti cerimoniali. Le celebrazioni liturgiche assumono la forma di riunioni di preghiera (sinassi) e di processioni. trovò spa- . la preghiera liturgica delle ore scandisce le giornate dei cenobi e delle chiese. La vita liturgica. dal momento che Dio stesso ha concesso la possibilità di prevederlo attraverso indizi esistenti in natura. e in particolare a causa dell’influenza esercitata da Teodoro Studita. Al contrario. si ardeva l’incenso recitando il salmo 140. basata sulla recitazione ininterrotta dei Salmi. che mira a conoscere il futuro. così come ha conferito ad alcuni santi il carisma della profezia [Magdalino 739]. le forme della pietà. viene condannata dall’autorità ecclesiastica pur essendo largamente accettata dalle élites come una scienza apparentata all’astronomia. Largamente fondata sul canto e sulla meditazione dei salmi. La pratica della magia è diffusa presso tutti gli strati della società. 1. i monaci acemeti si avvicendavano per garantire la laus perpetua. Tuttavia. e la produzione di oroscopi si sviluppa a partire dal x secolo sotto l’influsso di consuetudini già diffuse nel mondo musulmano. pratiche divinatorie quali l’osservazione del fegato di animali sacrificati o la necromanzia sono severamente condannate. mentre nelle ricorrenze festive si incensava per l’occasione l’icona corrispondente alla solennità celebrata. Accuse di questo tenore furono lanciate contro il patriarca iconoclasta Giovanni il Grammatico al fine di screditarlo. senza mai poterli eliminare completamente. ii. Così al calare del sole.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 343 La vita religiosa 343 scono solo in parte tali oggetti magici. mentre nel proprium monastico è spesso consuetudinaria la recitazione dei salmi in sequenza. settimanali nella santificazione della domenica e annuali nel ciclo festivo. Nei monasteri costantinopolitani. L’astrologia. I fedeli. tabù del sangue). Simili esigenze contribuiscono a mantenere i fedeli lontani da una pratica assidua della comunione. quest’ultima. e poiché viene loro richiesta l’astinenza sessuale prima di officiare la celebrazione eucaristica. pronunciate a voce bassa. tale manifestazione di pietà può anche assumere la forma di un dono di vasellame liturgico. che finì per rimpiazzare completamente dopo il 1204. letture scritturistiche. d’altra parte. manifestarsi anche in maniera diversa. Inoltre alcune parole dell’anafora. la predicazione e le riflessioni sul significato delle solennità religiose espresse nei componimenti poetici entrati nell’uso liturgico. non si hanno celebrazioni quotidiane. quantunque nel corso del Medioevo si riscontri una tendenza all’aumento dei giorni in cui è possibile celebrare l’eucaristia. ma considerata come un dovere) e con una manifestazione di devozione durante la presentazione delle offerte stesse. articolata in canti. tuttavia. ciò che finisce per conferire loro la funzione di mediatori tra l’assemblea dei fedeli e Dio. Ogni domenica. che aveva a disposizione un . all’infuori di una breve parentesi successiva alla Pasqua. Per i più facoltosi. L’accesso alla comunione con il Corpo e il Sangue di Cristo è circondato da tutta una serie di interdizioni. i fedeli erano invitati a partecipare alla divina liturgia. Il problema riguarda anche i Latini. la più antica raccolta delle liturgie stazionali in uso a Costantinopoli. nella Chiesa d’Oriente non si impone ai fedeli di assistere obbligatoriamente alla messa. dei penitenti e degli eretici. sono note solamente ai sacerdoti officianti. astinenza sessuale. a differenza delle decime occidentali. periodo durante il quale le funzioni hanno luogo giornalmente [Mateos 252]. Per Santa Sofia. Tuttavia la partecipazione alla «divina liturgia» rappresenta comunque un’occasione importante nella vita religiosa dei Bizantini. Contrariamente a quanto avviene in Occidente. una omelia e la celebrazione dell’eucaristia. Dal momento che i sacerdoti a Bisanzio possono sposarsi. come attraverso l’offerta del pane e del vino per l’oblazione (una offerta libera. dall’esclusione dei catecumeni. nel x secolo la liturgia veniva celebrata solamente al sabato.2c_Bisanzio II_217-426 344 7-07-2008 13:57 Pagina 344 I fondamenti della civiltà bizantina zio nella liturgia anche la poesia religiosa. Stando al Typikon della Grande Chiesa. L’importanza del sacrificio eucaristico nella loro vita religiosa può. È d’obbligo l’osservanza di una forma di purezza rituale (digiuno. alla domenica e nei giorni festivi. che diede origine a un ufficio monastico destinato a estendere il suo influsso in maniera determinante e di fatto più sobrio rispetto all’ufficio cattedrale. un momento di edificazione attuato attraverso la lettura delle Scritture. non possono essere testimoni degli aspetti più sacri della «divina liturgia». giunta dalla Palestina o composta in loco. Appaiono nuovi libri liturgici: regesti di preghiere come gli eucologi o manuali che illustrano l’ordine cerimoniale. come canta l’inno dei Cherubini. tende a imporsi dopo l’iconoclasmo come risposta al tentativo di interpretare simbolicamente l’eucaristia compiuto dai teologi iconoclasti. che analizza la liturgia come rievocazione della vita e della Passione del Cristo. I primi commentari liturgici fanno la loro comparsa all’inizio del Medioevo. che si sviluppa e si arricchisce di nuove orazioni appositamente create. l’eucaristia è la sola «autentica immagine del Cristo» [Mansi 15. Le chiese rurali conservano invece il ritmo di una o. I primi secoli del Medioevo rappresentano un’epoca di creatività e di riflessione in materia rituale. al massimo. La Mistagogia di Massimo il Confessore recupera. già presente in Germano di Costantinopoli. lo stesso imperatore Costantino IX Monomaco avrebbe destinato delle prebende alla chiesa patriarcale affinché vi fosse celebrata quotidianamente la sinassi eucaristica. Taft ha potuto parlare di «dialetti» che recherebbero tracce di reciproche influenze all’interno di un medesimo gruppo linguistico [Taft 762 e 763]. Le due anafore – quella detta di san Basilio e quella di san Giovanni Crisostomo – comunemente utilizzate per la celebrazione della «divina liturgia» nel patriarcato di Costantinopoli vengono sottoposte a una nuova redazione e stabilite una volta per tutte. Quest’ultimo significato. il Cheroubikon. Non esistono due eucologi o due typika perfettamente identici. Per questi autori. due celebrazioni eucaristiche alla settimana. I cori angelici.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 345 La vita religiosa 345 numero cospicuo di sacerdoti in grado di avvicendarsi. il simbolismo di Dionigi l’Areopagita. A tale concezione cosmica della liturgia. Il pane offerto in sacrificio sull’altare è così a un tempo alimento mistico e ricordo del sacrificio di Cristo sulla croce. al punto che R. si sovrappone una interpretazione di carattere maggiormente storico. ma vengono suddivisi per la maggior parte tra i membri del clero o donati ai poveri. La liturgia di Giovanni Crisostomo finisce chiaramente per prevalere in età macedone. tanto nelle chiese cattedrali quanto nei monasteri. Ge- . come i typika. che intravede nei gesti e nelle parole del rituale una simbologia coerente. al principio del vii secolo. la divina liturgia non è che un riflesso terreno della liturgia celeste. mentre le offerte dei fedeli consentono al clero locale di integrare in tal modo il proprio sostentamento. Gli usi liturgici sono differenziati. talora sono semplicemente distribuiti come pane benedetto al termine della cerimonia. infatti. I pani offerti alla chiesa non vengono tutti consacrati sull’altare. prendono invisibilmente parte alla liturgia officiata dagli uomini sulla terra. Per Costantino V e i vescovi di Hieria. come testimoniano numerosi commenti alla liturgia [Bornert 264]. la fine dell’assedio fu attribuita alla protezione della Vergine. che veniva celebrato l’11 di maggio. 373]. Il simbolismo della luce e dell’incenso è molto importante nell’estetica bizantina. Gli iconoduli hanno voluto a loro volta privilegiare tale accezione maggiormente realistica. Il culto della Theotokos risulta particolarmente sviluppato in ambito cittadino: la capitale bizantina possedeva infatti numerose reliquie della Vergine. Peraltro. Così. terremoti o invasioni. Quando nei typika monastici si menzionano i canti intonati durante le funzioni religiose. Oltre all’anniversario della dedicazione di Costantinopoli.2c_Bisanzio II_217-426 346 7-07-2008 13:57 Pagina 346 I fondamenti della civiltà bizantina ro 716]. Il calendario liturgico non risulta mai fissato una volta per tutte. annovera venti feste in cui si commemora la tutela divina e. l’interpretazione simbolica dell’azione liturgica non scomparve del tutto dai commentari. tra le quali si possono distinguere le feste connesse alla vita di Cristo o della Theotokos. A Costantinopoli nel Medioevo si celebrano moltissime festività religiose. insignita del titolo di patrona della Città. mentre la lancetta liturgica con la quale esso viene inciso rappresenta la lancia che lo trafisse al costato [Brouard 696]. il canto liturgico viene ancora interpretato di buon grado come un atto di partecipazione alla celeste liturgia angelica [Dubowchik 711]. come è possibile evincere dalla presenza sempre più frequente di tali elementi in occasione delle solennità. ad esempio. numerose festività permettevano ai cittadini di rendere grazie alla provvidenza divina per aver salvato la metropoli bizantina da pericoli quali incendi. in particolare. come ricorda la festa della Deposizione della Veste della Vergine. e si riteneva comunemente che fosse protetta dalla stessa Madre di Dio. secondo cui il pane eucaristico è veramente il corpo di Cristo. il cui manto e le cui icone vennero portate in processione lungo le mura. la Vergine Deipara. istituita a ricordo della «filantropia» attuata da Dio nei confronti dei suoi fedeli distruggendo le orde degli Agareni che al tempo di Leone l’Isaurico assediarono inutilmente Costantinopoli [Mateos 252. risalente al x secolo. in cui si celebra il ricordo di avvenimenti importanti per la città di Costantinopoli o per la storia dell’Impero. giacché viene periodicamente accresciuto di nuove ricorrenze. Il sinassario consente di conoscere i santi di cui viene celebrato l’ingresso nel Paradiso: le date indicate per tali solennità corrispondono infatti al giorno della loro morte o a quello in cui vennero traslate le loro reliquie. Anche gli assedi conclusi con la rotta dei nemici hanno dato origine all’istituzione di una festa anniversaria. Il Typikon della Grande Chiesa. la festa del 16 di agosto. p. Sia nel 626 sia nell’860. suddivise lungo tutto l’arco dell’anno. l’intercessione della Vergine. le feste dei santi e le feste commemorative. che si celebra il 2 di luglio [Vassilaki . Le erano state dedicate molte festività. La festa mobile più importante dell’anno era la Pasqua. Si tenga conto inoltre del fatto che a Bisanzio non esiste organizzazione parrocchiale. La reliquia veniva poi portata dal patriarca sino all’ambone e innalzata per tre volte – nell’atto che giustifica il nome di tale celebrazione – al canto più volte ripetuto del Kyrie eleison [Flusin 713]. Tra le feste fisse si possono menzionare l’Epifania del 6 gennaio. alcuni dei quali dovevano muovere dal Grande Palazzo. permetteva di offrire alla venerazione del popolo la preziosa reliquia. altrimenti detta «Festa delle Luci». il calendario includeva una serie di solennità fisse e un ciclo di feste mobili. La festa dell’Esaltazione della Croce. Le feste liturgiche venivano inaugurate da una orazione la sera della vigilia (paramone). Baldovin ha potuto contare ben 68 processioni celebrate nel corso dell’anno. J. esposto dalle tribune di Santa Sofia all’adorazione dei singoli fedeli. Durante il tragitto era necessario effettuare numerose soste o tappe rituali. Il sacro cimelio. oltre a santuari veneratissimi come la chiesa delle Blacherne [Grumel 599]. o pannychis. Una sintesi liturgica operata fra la tradizione sabaita e quella della Grande Chiesa permise di conferire progressivamente una maggiore solennità alle festività pasquali. secondo quanto ricorda un typikon del x secolo. conservata di solito nel Palazzo Imperiale. benché fino al x secolo il Triduum pasquale fosse assai poco sviluppato. incentrata sulla manifestazione della Trinità in occasione del battesimo di Cristo nel Giordano. una celebrazione tra le più importanti a Bisanzio. F.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 347 La vita religiosa 347 766]. caratterizzate da canti corali e preghiere. veniva successivamente portato in processione dal clero e dal Senato fino al santuario in cui. nel corso della liturgia. il 14 di settembre. le cosiddette stazioni. La città di Costantinopoli disponeva di una quantità di reliquie della Passione tale da poter accordare ai giorni della Settimana Santa un’evidenza molto concreta [Flusin 712]. veniva esposto dinanzi al crocifisso. Queste grandi feste liturgiche costituivano un’occasione per invitare i fedeli a una celebrazione collettiva capace di coinvolgere l’intera città per mezzo della liturgia delle stazioni [Baldovin 695]. È stata notata in proposito l’importanza rivestita dalle cappelle monastiche in grado di assicurare . Per quanto riguarda gli episodi della vita del Cristo. talora seguita da una veglia notturna di preghiera. Al mattino la festa continuava con una nuova preghiera (orthros) e una processione condotta attraverso le vie della capitale da Santa Sofia a un altro dei grandi santuari cittadini. L’imperatore e il suo seguito prendevano parte a ben 26 cortei. e che i fedeli possono di conseguenza partecipare alla vita liturgica nella chiesa che vogliono. La sua incoronazione avvenne in occasione della Pentecoste. salvo nelle terre sottomesse all’Islam. Il figlio di Costantino VII. furono rispettivamente incoronati in occasione della Pasqua del 960 e del 962. l’«unto del Signore». ai canti e ai colori.2c_Bisanzio II_217-426 348 7-07-2008 13:57 Pagina 348 I fondamenti della civiltà bizantina un servizio liturgico completo. solennità che permise di sovrapporre al ricordo della discesa dello Spirito Santo la nozione di unzione spirituale destinata all’imperatore. quello del martire tende a scomparire. Si moltiplicano le chiese di piccole dimensioni. per esempio Massimo il Confessore nel vii secolo. I più ricchi fra i Bizantini desideravano provvedere le loro dimore di una cappella privata. È per questo motivo che Stefano il Giovane e Eutimio di Sardi possono essere annoverati tra i martiri. eremiti che perseguono l’esempio ideale di Antonio ritirandosi nel «deserto». che facevano coincidere gli eventi importanti della loro vita con feste liturgiche. l’esercito e la Corte. uscendo vittorio- . atta a impressionare gli stranieri. entro i cui spazi limitati viene officiata una liturgia ad hoc. A Santa Sofia il ricorso ai lumi. tuttavia. Quando i sovrani prendevano parte alle celebrazioni in Santa Sofia. La disputa iconoclastica ha moltiplicato i confessori. dove vengono giustiziati alcuni neomartiri. Tra i modelli di santità ereditati dall’età antica. mirava a fare delle cerimonie una ricca esperienza sensoriale. tra le pendici boscose dell’Olimpo di Bitinia o dell’Athos ove. il prefetto della città provvedeva a far lustrare e decorare con fiori profumati i dintorni del Palazzo e tutte le strade destinate a essere percorse dalla processione [De cerimoniis 205]. Il battesimo di Costantino VII ebbe luogo in concomitanza con la festa dell’Epifania. 2. fu incoronato durante la Pasqua del 946 mentre i suoi nipoti. Le grandi processioni vengono sostituite da più modesti cortei che le simboleggiano [Taft 763]. I santi del Medioevo sono perlopiù degli asceti. ossia coloro che subiscono delle sofferenze per le loro convinzioni religiose pur senza subire il martirio. Romano II. Lo splendore dei riti si rifletteva non solo sul patriarca ma anche sugli imperatori. e Leone VI esaudì i loro voti con la novella 4 che consentiva all’interno delle cappelle private la celebrazione del sacrificio eucaristico da parte di preti salariati dal proprietario [Thomas 564]. Basilio II e Costantino VIII. continuano a essere la maggioranza dei santi commemorati o raffigurati negli affreschi delle chiese. così come l’uso di sontuosi paramenti liturgici. all’incenso. I santi e il loro culto. I martiri d’epoca romano-imperiale. Era importante che fossero presenti il Senato. elaborano la teologia ortodossa o chiariscono il senso delle Scritture fondandosi sulla dottrina dei Padri della Chiesa. Il santo bizantino può talora occupare alti uffici secolari prima di rinunciare al mondo per seguire una carriera ecclesiastica o per abbracciare la vita monastica. Espresso dal medesimo ambiente sociale. I santi possono a volte fornire prova della loro presenza in Paradiso facendo sì che le loro reliquie trasudino un unguento profumato (il myron di san Demetrio. Nicola di Mira. documenti agiografici e resoconti di miracoli. p. cap. 385]. Si fa consigliere degli imperatori (Lazzaro Galesiota per Costantino IX. un «folle» per Dio. È inoltre ben integrato nell’élite della società [Déroche 710]. che hanno luogo in prossimità del sepolcro di un santo. Una volta divulgata la fama dei prodigi operati dal santo attraverso testi agiografici o biografici (le Vite). come Teodoro Studita. conquistano capacità taumaturgiche. nei pressi di Antiochia – erano in grado di attirare pellegrini anche da molto lontano. per impulso di Costantino VII. potevano venire organizzati pellegrinaggi al santuario (o ai santuari) in cui si custodivano le reliquie del taumaturgo. guarda con maggiore scetticismo alle forme più spettacolari dell’ascesi. La santità è confermata da eventi taumaturgici. Atanasio Atonita. Sono rari i casi di santità laica. xiv. Il xii secolo. La capacità di leggere i pensieri altrui o di profetizzare il futuro diviene il carisma più apprezzato. Cristodulo di Patmo). a suo tempo salos. di san Nicola di Mira) o emanino un profumo penetrante. o quello di sant’Artemio a Costantinopoli – erano frequentati a . Ma non mancano neppure i dottori della fede che. destinato a godere di notevole diffusione [cfr. Simeone Stilita il Giovane sul Monte Mirabile. anche tra i rappresentanti del clero. verrà redatto il sinassario costantinopolitano e Simeone il Metafraste comporrà il suo Menologio. benché Manuele I ponga sul soglio patriarcale di Gerusalemme Leonzio.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 349 La vita religiosa 349 si dalla lotta contro i demoni grazie all’obbedienza ai precetti divini. L’accesso alla santità si basa sempre su una reputazione acquisita e sulla capacità dimostrata da parte di un monastero o di una famiglia – l’influenza crescente dell’aristocrazia si fa sentire – di promuovere la fama di uno dei suoi membri mediante la produzione di scritti. Alcuni di questi santi – come Demetrio di Tessalonica. Cirillo Fileota per Alessio I) o fonda cenobi protetti e forniti di beni dai medesimi sovrani (Michele Maleino. il santo si trasforma per l’aristocrazia in un padre spirituale. Determinati santuari – ad esempio quello dei santi anargiri Cosma e Damiano. Tedoro di Eucaita. e più rari ancora i santi o le sante sposati. Una cernita determinante di tali materiali si effettuerà nel x secolo allorché. Analogamente. e questo probabilmente spiega il successo delle icone. I cristiani hanno sotto gli occhi rappresentazioni che raccontano le verità della fede: un Cristo umano. un’immagine frontale che appare già molto stilizzata. Tali figurazioni narrative sono a volte giustapposte a ritratti di Cristo e dei santi. stabilendo così un rapporto personale con lui. l’immagine sacra si è ormai diffusa non soltanto all’interno dei luoghi di culto. in cui il cristiano è chiamato a dimorare in compagnia degli eletti [Maguire 740]. eulogie di santi). insieme a immagini del mondo vegetale o animale. ma drappeggiato in vesti splendenti che ne rivelano la potenza divina.2c_Bisanzio II_217-426 350 7-07-2008 13:57 Pagina 350 I fondamenti della civiltà bizantina scopo terapeutico da infermi ai quali i medici non davano speranze di guarigione o che non disponevano dei mezzi per potersi curare. Il rapporto dei cristiani con le immagini è stato modellato . sovente mitologici. Nel mondo antico. gioielli. che consentivano ai santuari stessi di abbellire le chiese o di ampliare le foresterie. della Vergine e dei santi adornano molte chiese. una Vergine accogliente e materna. In età tardoantica e altomedioevale si moltiplicano le immagini religiose portatili: piccole icone. croci-reliquiario e ornamenti personali a soggetto cristiano. ovvero regnante in maestà. sono accompagnati dal corteggio dei santi e delle sante sopra di loro. abiti – mentre svaniscono i motivi classici. L’arte cristiana tende a privilegiare il ritratto. A tali mete di pellegrinaggio pervenivano altresì le offerte dei fedeli guariti per grazia ricevuta. l’immagine poteva di fatto sostituire la persona. ma anche negli spazi privati. I simboli cristiani invadono a poco a poco gli oggetti della vita quotidiana – oggetti da tavolo. Viene così messo in opera un complesso corredo di immagini finalizzato a favorire l’educazione religiosa del popolo. Il ruolo delle immagini. Le scene della vita di Cristo. I cristiani preferiscono indirizzare le loro preghiere a un santo tramite il suo ritratto. e perciò vicini e accessibili ai fedeli. 3. lampade. santi che soffrono un’infinità di patimenti. ricordi di pellegrinaggio (ampolle dalla Terrasanta. l’icona. e nell’abside li attendono la Vergine o il Cristo spesso circondati dagli apostoli. I mosaici a motivi vegetali o animali si assumono forse il compito di ricordare che la chiesa preconizza il giardino del Paradiso. Mentre i fedeli prendono parte alla liturgia lungo la navata. i pellegrini bizantini partivano sempre più numerosi alla volta di Gerusalemme e della Terrasanta. poiché la sua funzione è quella di rivelare le qualità spirituali del santo. Nel vii secolo. quali San Mena o quelli dei due Simeoni. È facile comprendere come tali ricordi ancora recenti. Nel corso dell’Alto Medioevo è possibile rilevare la volontà di appropriarsi dell’immagine per controllare il potere che in essa risiede. Questa trasformazione dell’icona da elemento esornativo a oggetto di culto manifesta una perdita di neutralità dell’immagine religiosa. La fusione tra l’immagine dell’autorità e la narrazione della vicenda di fede dà luogo alla nascita dell’icona propriamente detta. Il timore che gli idoli pagani ispiravano era direttamente commisurato ai poteri soprannaturali dai quali si credevano investiti tali simulacri. in effetti. la lealtà politica o la fede religiosa venivano abitualmente espresse attraverso manifestazioni di rispetto e offerte di tributi alle immagini. La devozione. ma si tratta d’una trasformazione che non poteva passare inosservata. le immagini dei numi – e le loro statue. in particolare – potevano essere realmente abitate dalle divinità stesse. Tali icone cominciano perciò a ricevere segni di venerazione o di supplica. e funge allora da elemento mediatore tra il santo e il fedele. della quale da quel momento in avanti potranno disporre e che invocheranno in caso di infermità o di catastrofe. da cui deriva il suo potere. Poco per volta. segni indirizzati ai santi ma espressi dinanzi alle loro immagini. Secondo gli Antichi.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 351 La vita religiosa 351 dai gesti rituali che per secoli hanno circondato i simulacri degli dèi o le statue degli imperatori. l’icona viene permeata dalla presenza del santo. il santo può adesso essere invocato dovunque si trovi una sua immagine. La venerazione per le icone scaturisce dai grandi santuari di guarigione. Guillou-Durand. abbiano potuto far insospettire alcuni cristiani [Dagron 572]. Mentre prima risiedeva stabilmente nel suo santuario ed era legato alle sue reliquie. e i mai sopiti timori nutriti nei confronti delle statue e delle immagini del passato pagano. . ormai investita dalla potenza del sovrannaturale. La moltiplicazione delle immagini d’un medesimo santo rende più evidenti la sua protezione e la sua ubiquità [Kitzinger 729. che rappresenta il santo e narra la sua verità: il suo ingresso trionfale in Paradiso. e in modo particolare ai simulacri degli imperatori. I pellegrini che sono andati a pregare nei loro santuari fanno ritorno alle proprie case forti della protezione del santo del quale portano con sé l’immagine. in 886]. Il santo veniva identificato con la sua icona così come l’imperatore era identificato con la statua che lo rappresentava. Il fenomeno ben si spiega con il bisogno di sentirsi protetti e aiutati nella tragica congiuntura di questo periodo storico. e l’immagine svolge una funzione di intermediazione tra l’autorità superiore e le suppliche a essa rivolte. 2c_Bisanzio II_217-426 352 7-07-2008 13:57 Pagina 352 I fondamenti della civiltà bizantina La necessità di sceverare tra immagini buone e cattive condusse progressivamente a voler identificare le icone senza ambiguità. le immagini parlano. Per tali ragioni il concilio di Nicea II esige che il nome del santo o il titolo della scena sacra riprodotta siano indicati sull’icona stessa. dando per assodato il fatto che una divinità pagana non avrebbe mai potuto abitare una icona che riproducesse le fattezze del Cristo o dei suoi santi. L’effigie della Vergine sostituisce sulle monete quella della Nike a cominciare dal regno di Maurizio (582-602). più precisamente. come si è detto. poiché tali presenze attive nell’immagine sacra l’avrebbero scacciata immediatamente. da un’immagine del crocifisso calpestata e trafitta da un gruppo di ebrei stillano sangue e acqua. Bisognava evitare ogni possibile confusione. Allo scopo di manifestare il proprio potere. La relazione con l’immagine che si costruisce così nel mondo bizan- . piangono e sanguinano se sono attaccate. Qualunque variante rischierebbe di spezzare il legame esistente fra le due realtà. in particolare l’immagine della Theotokos. I santi apparirebbero in sogno per confermare l’identità tra la loro immagine terrena e il loro volto celeste. hanno sempre protetto Costantinopoli durante i numerosi assedi subiti dalla capitale. Tali credenze nel potere soprannaturale delle immagini implicano talvolta anche un uso terapeutico dell’icona. difensori delle immagini religiose. L’icona protegge i fedeli. Le icone della Deipara. Per questo motivo l’interrogativo circa la possibilità che l’iconografo possa arbitrariamente caratterizzare la sua opera rispetto al modello non si pone affatto. un nesso quasi fotografico tra l’immagine e il prototipo. il quale avrebbe dipinto le fattezze della Vergine dal vivo. Per testimoniare la loro presenza all’interno dell’immagine sacra o. guarì dalla malattia. Come già dal costato di Cristo. i santi operano dei miracoli. trangugiata la pozione preparata mescolando a una bevanda la polvere così ottenuta. per riprendere il linguaggio degli iconofili. Si legge nei Miracoli di Cosma e Damiano il racconto di una donna inferma che provvide a raschiare un poco di vernice dall’icona raffigurante i due santi anargiri e. per dimostrare la loro sollecitudine nei confronti di chi a loro si rivolge attraverso la mediazione dell’immagine. che diviene essa stessa un rimedio anziché un semplice punto d’incontro o un mezzo di comunicazione. trasudano myron fragrante. Le leggende relative a icone acheropite cercavano di risolvere i termini di tale ambiguità asserendo una loro precisa congruenza rispetto al modello: esiste un ritratto della Madre di Dio che la tradizione attribuisce a san Luca. Le nozioni stesse di somiglianza e di presenza del soggetto ritratto sono dunque intimamente connesse. queste ultime sarebbero menzognere. Il santuario cristiano è diventato il sancta sanctorum. La tradizione ostile alle immagini. 4. L’inizio del Medioevo coincide tuttavia con un momento di rilettura dell’Antica Legge. Gli atti di devozione compiuti dinanzi alle icone e gli usi magici di queste ultime non sono stati sempre né universalmente praticati.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 353 La vita religiosa 353 tino si configura dunque come un rapporto particolare. Gli ammonimenti contro il rischio di una ricaduta nell’idolatria in presenza delle icone – ancorché cristiane – sono antichi. infatti. in quanto incapaci di rappresentare esattamente gli esseri viventi e ancor meno la verità dell’essere. La giustificazione attribuita all’esistenza di aree riservate esclusivamente al clero all’interno dei luoghi di culto cristiani si regge su una sorta di equiparazione istituita fra il Tempio di Gerusalemme e le chiese. se addirittura non lo disapprovarono fermamente. che diverrà una sua caratteristica distintiva sostanziale. Per tali motivi non sarebbe . si ripropongono le interdizioni bibliche o le si adatta al nuovo contesto. Si tratta dunque di uno scambio tra membri della Chiesa terrena e membri della Chiesa celeste. sussistono anche ragioni teologiche in grado di giustificare il rifiuto dell’immagine quando essa si proponga di raffigurare il Cristo. elaborerà tutta una dottrina spirituale fondata su tale nozione di scambio. e gli iconoclasti non hanno mancato di farne menzione: sia Eusebio di Cesarea sia Epifanio di Salamina manifestarono già delle riserve nei confronti del culto tributato alle immagini. poste al di sopra della balaustra che separa la navata dal presbiterio – si tratta delle più antiche forme di iconostasi –. prima bizantino e poi ortodosso. e tale retaggio biblico può in parte spiegare l’aniconicità dei primordi cristiani. Oltre al rischio di idolatria. È perciò assolutamente naturale che si levino le voci di quanti ricordano che il peccato più grave secondo l’Antico Testamento è quello d’idolatria: creare delle immagini e adorarle. ma è sempre più evidente l’esistenza di icone dotate del privilegio singolare di favorire tale contatto tra il fedele e il mondo dei santi. È possibile rivolgere preghiere ai numerosi santi che popolano le chiese bizantine. Il mondo cristiano orientale. Secondo una critica mossa da lungo tempo alle immagini. gli angeli o i santi stessi. Dove è possibile. si focalizza l’attenzione del visitatore. Su queste icone. Il cristianesimo bizantino eredita alcune delle censure veterotestamentarie nei confronti della consuetudine pagana di rappresentare per immagini la divinità o gli esseri animati. poiché il divino non è delimitato. Si tratta di autori che raccomandano un contatto diretto. Simeone il Nuovo Teologo entra nel monastero di Studio. ma attribuisce un primato al carisma e all’esperienza spirituale rispetto alla funzione e all’ordinazione [Dagron 206]. alle disapprovazioni manifestate contro il culto delle icone erano seguite azioni sporadiche. Nel 976. giacché secondo lui il potere di perdonare i peccati è offerto dal Cristo agli apostoli attraverso il dono dello Spirito (Giovanni 20). In questo modo. potrebbero pertanto confessare. Simeone ricostituisce la cerchia dei suoi discepoli nei dintorni di Crisopoli. La mistica ha le sue radici più antiche nella spiritualità monastica del deserto. dove rivendica la verità del suo incontro personale con il Cristo. egli contesta il monopolio esercitato dai chierici sulla teologia. mistico fra l’uomo e la divinità. dove viene rimproverato di tributare una sorta di culto alla memoria del suo padre spirituale.2c_Bisanzio II_217-426 354 7-07-2008 13:57 Pagina 354 I fondamenti della civiltà bizantina possibile rappresentare Cristo in maniera adeguata dal momento che. della sua esperienza sensibile dello Spirito. E censure dello stesso tenore vengono mosse a proposito delle immagini degli angeli. Esiliato nel 1009. Professa di essere cosciente di una grazia elargita al di fuori delle mediazioni sacramentali o istituzionali. La controversia gli vale l’obbligo di presentarsi dinanzi al sinodo. 5. pur non essendo sacerdoti. senza ricorrere ai mezzi tradizionali rappresentati dai sacramenti o dalle icone. non se ne rappresenterebbe che l’umanità. viceversa. ad esempio. tale grazia sarebbe passata ai monaci i quali. Il punto più polemico della sua dottrina riguarda la confessione. dipingendone esclusivamente le fattezze umane. Trascurata dai vescovi. Rappresentarne la divinità risulterebbe infatti impossibile. benché questi non fosse stato affatto riconosciuto come santo. dal momento che non potrebbero esprimere la loro natura spirituale. che l’eucaristia può essere consacrata solo da un sacerdote. Contraddetto su una questione teologica. morto nel 986. La tendenza mistica: Simeone il Nuovo Teologo. dove undici anni più . poi divenute più sistematiche nel contesto dell’iconoclasmo imperiale. una immagine è per sua natura delimitata. Anche dopo l’843 si leveranno tuttavia voci sfavorevoli al ruolo di mediazione svolto dalle immagini. Simeone si difende legando all’esperienza mistica il diritto di fare teologia. e non può dunque in alcun modo esprimere la verità della divinità. Simeone non rigetta completamente il ruolo mediatore svolto dal clero: riconosce. Si tratta d’una tradizione che continua a mantenersi viva e vitale per tutto il Medioevo. In principio. la preghiera è organizzata a ore fisse (liturgia delle ore). prima tappa verso il riconoscimento della santità del Nuovo Teologo. Eleuteri 283. I suoi resti vengono traslati nuovamente presso il monastero di Studio trent’anni dopo. essi pregano per l’imperatore e per la salvezza del popolo cristiano. Rigo 311]. però. in MB I. Entrambi situano il carisma spirituale al di sopra dell’istituzione clericale. che divengono proprietà della comunità. due spirituali a noi noti unicamente dagli atti che li condannano. B. il monachesimo. si pongono – come già Simeone – controcorrente rispetto alla Chiesa dei loro tempi [Gouillard 287]. I monaci vivono per principio una vita di umiltà e di povertà personale. Crisomallo è un laico. Nell’Impero bizantino. che si può praticare tanto in solitudine quanto all’interno d’una comunità. Non sono monaci né l’uno né l’altro: Teodoro è un sacerdote delle Blacherne. Si parla di eremitismo per la vita solitaria. il sinodo aveva assunto in sede preliminare che i due accusati fossero messaliani. Esistono comunque anche delle laure (o lavre) che conciliano la vita eremitica settimanale con un incontro comunitario e liturgico che ha luogo ogni fine settimana (cfr. Teodoro insiste sulla visione di Dio. Tutti e due. La loro condanna è scritta nel Synodikon dell’Ortodossia. di cenobitismo per la vita comunitaria. In entrambi i casi. entrambi rivendicano la realtà dell’esperienza sensibile dello Spirito. il che non ci permette di avere una chiara visione delle differenze teologiche esistenti fra esse [Gouillard 719. la penitenza e la preghiera – della vita monastica. La loro missione è combattere i demoni e pregare per gli altri. La Chiesa bizantina è in quest’epoca ancora capace di reintegrare elementi contestatori all’interno delle sue file. venendo concepita a volte in termini di lode perenne al Creatore. A cinquant’anni di distanza. Il Medioevo ha conservato le forme antiche – centrate sull’ascesi. Flusin. Tuttavia non è più così qualche decennio dopo. pp. Nei cenobi. . Crisomallo sull’iniziazione che risveglia la grazia sopita del battesimo.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 355 La vita religiosa 355 tardi muore. svolgendo lavori manuali senza custodire per sé nessuno dei propri beni. quando il suo discepolo Niceta Stetato redigerà la Vita del maestro. 265-66). Gli eresiologi sogliono sempre accomunare le nuove dottrine a eresie antiche. come dimostrano i processi subiti da Teodoro delle Blacherne (1094-95) e da Costantino Crisomallo (1140). iii. che è quasi la consuetudine nel monachesimo femminile. in periferia a Costantinopoli. valutando perciò tali critiche con prudenza. Gli aristocratici ritiratisi a vivere in monastero possono a volte conservare presso di sé dei servitori. Giovanni Ossita censura per motivi analoghi il monastero costantinopolitano degli Odighi (Hodegoi) [Angold 686]. così come la povertà volontaria sarebbe stata rimpiazzata dalla possibilità di mantenere proprietà personali. nel ix secolo. che può essere trascorsa abitando una spelonca o in cima a una colonna. Nel suo typikon [Byzantine monastic 80. Lo scopo. tenteranno di risalirne alla fonte. la sottomissione all’igumeno (o egumeno) [ep. La situazione non è molto migliore sul monte Galesio: lassismo. 1. Esistono diverse tipologie di vita eremitica. I monaci in maggioranza vivono ormai in queste comunità. L’anacoresi continua tuttavia a venir considerata il livello più elevato della vita monastica. predica un ritorno al cenobitismo basiliano. 10. Sotto Alessio I.2c_Bisanzio II_217-426 356 7-07-2008 13:57 Pagina 356 I fondamenti della civiltà bizantina L’imperatore Giustiniano ha imposto comunque che chiunque aspiri ad abbracciare la vita monastica debba essere sottoposto a un periodo di noviziato da trascorrere in una comunità cenobitica. La riforma di Teodoro Studita. I. Nell’xi secolo. la rinuncia a ogni bene di proprietà. prima di tutto. dei quali gli obituari contengono una lista nominale. rifiuto di prendere i pasti in comune [Thomas 764]. Fondare un monastero. proprietà private. che comportava l’uguaglianza di rango tra i monaci. lasciando un donativo destinato alla sussistenza dei monaci che dovranno pregare per i fondatori (ktitores) della comunità. è di garantire la salvezza alla propria anima e per quelle dei propri cari. distinzioni sociali. È possibile vedere ancora degli stiliti in epoca piuttosto tarda. II] si ricorda che i monaci sono tutti uguali fra loro. diaconie nobili e plebee –. È tuttavia senza dubbio necessario tener conto del topos letterario in gioco. All’assoluta parità di condizioni si sarebbe in seguito sostituita una gerarchia – monaci d’abito piccolo (microschemi) e grande (megaloschemi). coscienti di tali deviazioni dall’ideale monastico originario. in Fatouros 103]. Alcuni monaci. il che avrebbe permesso ai monaci di fare dei doni al fine di perseguire una strategia di promozione personale [Krausmüller 730]. anche nei dintorni della capitale. gli eremiti ottengono il permesso di abitare una piccola cella posta a una certa distanza dal monastero. vol. un nuovo movimento di riforma ha origine all’interno del cenobio della Theotokos Evergetis. che la vita comune rappresenta una . Più spesso. del Philanthropos…) Ogni monastero è dunque retto da un typikon (regolamento interno e rituale liturgico) redatto dal fondatore ispirandosi alle antiche regole di Pacomio e di Basilio. Dopo l’xi secolo. a) I primi sviluppi in Bitinia. Alcuni typika diventano dei modelli esemplari. Siria e Palestina – erano ormai passate sotto il controllo dei musulmani. Le fondazioni più importanti sono sottoposte all’imperatore in persona. La conquista araba ha sconvolto la mappa delle fondazioni monastiche bizantine. L’Oriente cristiano non conobbe mai regole paragonabili a quelle dei grandi ordini monastici occidentali. Vatopedi). numerosi monasteri sono autonomi e dipendono unicamente dal loro igumeno o dalla famiglia del fondatore. I monasteri vengono puntualmente inquadrati all’interno dei canoni. in virtù del diritto di stauropegia. della Kosmosoteira. Iviron. il Santo Monte dell’Athos fu dotato d’una organizzazione gerarchica che regolava tanto i rapporti tra i grandi monasteri e le piccole fondazioni monastiche quanto le relazioni fra cenobiti e anacoreti. 2. quello di Costantino Monomaco (1052) obbligherà i monaci cellioti o esicasti a far riferimento a un koinobion. Tale riforma servirà da esempio (come possono testimoniare i typika della Kecharitomene. dal momento che le province in cui il monachesimo si era sviluppato in origine – Egitto. che li pongono sotto l’autorità spirituale e disciplinare del locale vescovo (canone 4 di Calcedonia. Impegnato nella laboriosa stesura del suo typikon.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 357 La vita religiosa 357 regola perentoria e che la povertà volontaria deve essere rispettata. benché il vescovo continui a esercitare diritto di custodia nei loro confronti. mentre il protos vede la propria supremazia soppiantata da quella dei rispettivi igumeni. Mentre il typikon di Tzimisce (972) prevedeva una rappresentanza di eremiti al consiglio del Protaton (l’assemblea dei responsabili delle comunità atonite). Nicone della Montagna Nera (xi secolo) lamentava il fatto che non ve ne fossero due simili [Galatariotou 714]. canone 1 dell’861). come quello di Studio (ix secolo) o dell’Evergetis (xi secolo). Le piccole comunità si ritrovano così a dipendere dai grandi monasteri (Lavra. o quello di San Saba in Palestina – continuando a man- . Nondimeno. altre al patriarca. posto nel ix secolo sotto il patronato di santa Caterina. Alcuni centri rimasero attivi – come il monastero del Roveto sul Sinai. Una nuova geografia monastica. come testimonia il typikon di rifondazione del monastero di Eleigmoi [Auzépy 980]. a risorgere verso la fine del xii secolo. Teofane il Confessore. sebbene in modo discontinuo. monastero fondato in un comprensorio di loro proprietà. che nondimeno riuscirà. Nella seconda metà dell’viii secolo. anche se le nuove comunità sorgono a un ritmo assai più moderato di quanto non si verificasse un tempo. stratego dei Tracesi. anche la crisi finanziaria che ebbe luogo fra il vii e l’viii secolo non favorì la fondazione di nuovi grandi cenobi. La conclusione dell’iconoclasmo non coincise affatto con la fine di tale espansione: nel x secolo Michele Maleino si stabilisce sul monte Cimina. Le invasioni turche infliggeranno un duro colpo a tale civiltà monastica. dimostra che la vita monastica è ancora attiva in Bitinia nell’xi secolo. come Studio o il monastero degli Abramiti nella capitale. come testimonia la lista degli igumeni presenti al concilio di Nicea del 787. al di là del mare. legato a una fiera locale in onore del santo. Nel Ponto. ovvero Catara in Bitinia. dei legami con l’Impero. almeno in parte. I monasteri cappadoci. La persecuzione attuata da Michele Lacanodracone. autore della Cronaca. la nostra conoscenza dei monasteri situati in Asia Minore è frammentaria. futuro igumeno di Studio. benché alcuni di questi sopravvivessero.2c_Bisanzio II_217-426 358 7-07-2008 13:57 Pagina 358 I fondamenti della civiltà bizantina tenere. mentre la vestizione di Michele Psello. Più motivi possono spiegare tale rigoglio: una certa ritrovata sicurezza. la presenza di vasti latifondi di proprietà dell’aristocrazia costantinopolitana e l’opposizione manifestata da alcuni dei suoi membri alla politica iconoclastica che li spingeva ad allontanarsi dalla capitale. tra cui il monastero di Sant’Eugenio. fece edificare il monastero di Agro sui possedimenti di famiglia. la regione di Trebisonda è interessata da alcune fondazioni monastiche. si stabilirono a Saccudio. mentre il secolo successivo vedrà. Molti dei cenobi fondati in questo periodo sono legati a illustri rappresentanti dell’iconodulia. nei confronti dei monaci iconoduli residenti nella sua provincia presuppone naturalmente il fatto che vi sorgessero dei cenobi. Si ignora la sorte dei grandi monasteri situati a Costantinopoli e nelle province rimaste sotto il dominio imperiale. lo sviluppo delle fondazioni sul Galesio. di solito non molto gran- . Oltre le fondazioni bitiniche. Il Latro comincerà a ospitare colonie monastiche soltanto nel x secolo per impulso di Paolo. si moltiplicarono le fondazioni monastiche sorte in una vasta area posta intorno all’Olimpo di Bitinia. Allo stesso mondo. regione boscosa e selvaggia quantunque a poca distanza dalla capitale. monaco presso il cenobio della Bella Sorgente. mentre Platone e suo nipote Teodoro. grazie a Lazzaro. b) La nuova preminenza dei Balcani. cap. e il sebastokrator Isacco costruisce il vasto complesso della Kosmosoteira nelle vicinanze di Bera. in Tracia (metà del xii secolo). la maggior parte di essi viene edificata per ordine dell’imperatore stesso o di membri della famiglia imperiale (cfr. fa dei monasteri delle istituzioni di diritto privato i cui beni sono considerati inalienabili. come Cristodulo che lasciò il monte Latro per recarsi sull’isola di Patmo dove. gli anacoreti che già dimoravano sul monte Athos. visibili ancora oggi. per non menzionare che i più importanti. soprattutto in Cappadocia. pp. propiziò nuovi arrivi sul Santo Monte e. fondatori rispettivamente dei cenobi della Lavra e di Iviron. Anche la capitale bizantina godette di notevole fervore creativo. Il loro successo. Atanasio e Giovanni d’Iberia. Russi a San Pantaleone (Panteleimon). Nel corso dei secoli xi e xii vi si stabilirono anche comunità straniere: Latini nel convento degli Amalfitani. dovettero far fronte all’avvento di monaci che disponevano di appoggi politici e di vaste risorse. nell’xi secolo. Serbi a Chilandar. tra cui Vatopedi e Dochiariu. l’inquadramento dei monasteri dipende dalla garanzia di rendite sufficienti. Giustiniano ha decre- . il gran domestico Gregorio Pacuriano fonda il monastero di Ba™kovo in Bulgaria (fine xi secolo). La conquista turca non mise fine alle attività dei monasteri anatolici. Nei Balcani. Nel x secolo in Grecia vengono edificati anche altri monasteri. Nell’ultimo scorcio del x secolo. la cui esistenza è testimoniata solamente dai rispettivi typika giunti fino a noi. riconquistati da ricchi aristocratici.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 359 La vita religiosa 359 di. riprendendo le conclusioni cui era pervenuto il concilio di Calcedonia. più che per le fonti scritte sono noti per i resti monumentali. 282-83). L’Athos divenne da allora il centro principale della vita monastica bizantina. forte pure dell’appoggio fornitogli da Alessio I. come Hosios Loukas in Beozia. c) Il patrimonio dei monasteri. Poiché l’indigenza è causa di disordini. xi. nella Calcidica. fondò il monastero di San Giovanni il Teologo. la penisola vide sorgere tutta una serie di imponenti insediamenti cenobitici. sicché se alcuni monasteri – come quello della Theotokos Evergetis – sono ancora fondati da monaci. Il concilio in Trullo. La prosperità generale dell’Impero favorì inoltre la nascita di numerose sedi conventuali di media grandezza. che non fu immediato. pur provocando alla fine dell’xi secolo la fuga di monaci. La legge rafforza tale rigore. vol. quelli i cui igumeni erano particolarmente influenti a Costantinopoli. Una novella di Romano Lecapeno (934-35).2c_Bisanzio II_217-426 360 7-07-2008 13:57 Pagina 360 I fondamenti della civiltà bizantina tato che ogni monastero debba essere provvisto di beni necessari alla sussistenza dei monaci che hanno il compito di pregare per la salvezza dell’Impero (novella 67). in misura proporzionale alle loro capacità di attirare i doni dei fedeli. cercando di estendere i loro domini e accumulando beni mobili sotto forma di tesori ecclesiastici. Con le leggi. provvedendoli dei fondi necessari (con le relative. I. quelli di rango imperiale. era preferibile dare ai monaci i mezzi di mettere a profitto quel che già possedevano (novella 19). cospicue rendite). I monasteri più importanti. ripresa in seguito da Costantino VII (947). Nei monasteri più grandi. trasformandosi in metochie delle fondazioni maggiori. pp. Si trattava di fondazioni che cominciavano a comportarsi alla stregua di ogni altro grande proprietario terriero. I più importanti sono forniti di possedimenti terrieri più spesso che dei mezzi – in termini di pareci. sulla qualità di tale gestione. Le situazioni dei monasteri sono molto diversificate. I più piccoli scomparvero infatti rapidamente. negava ai monasteri il diritto di acquistare le proprietà dei contadini [Zepos 89. Gli imperatori affidarono ai monasteri la gestione di orfanotrofi e ospedali. d) Il miglioramento della gestione. riuscivano a ottenere vantaggi fiscali e donazioni di terreni o in denaro. gli imperatori si sforzavano di ostacolare l’estensione dei domini monastici a spese dei piccoli proprietari. Basilio II decretava che non potesse essere riconosciuta come monastero una fondazione composta di meno di otto monaci provvisti . a cominciare dal trattamento privilegiato riservato ai parenti del fondatore. talora delle rogai annuali. più pragmatica. animali o denaro – atti a farli fruttare. Nel 964 Niceforo Foca vietò la fondazione di nuovi monasteri e la possibilità di destinare lasciti fondiari a cenobi esistenti. 205-14]. come quello di Studio. Tale considerevole arricchimento a partire dalla fine dell’viii secolo provocò due tipi di reazioni: una di tipo morale – nel momento in cui qualcuno s’interrogava su come potesse tanta agiatezza conciliarsi con l’ideale monastico (è difficile desiderare il ritiro dal mondo quando si ha l’incarico di riscuotere tasse e pigioni dai pareci) – e l’altra. I cenobi acquisirono un ruolo sempre più importante nelle attività assistenziali. costringendo nello stesso tempo gli igumeni a gestire meglio le terre già in loro possesso. Nel 996. la gerarchia dei monaci rifletteva in larga misura quella della società. Il cenobio in difficoltà viene affidato a un amministratore laico (il caristicario) a titolo vitalizio. divenendone così i secondi ktitores e per essere ricordati come tali da allora in poi. incrementando le loro rendite personali a spese dei monaci: una pratica messa in opera in particolare dai familiari dell’imperatore i quali potevano esercitare influenza sufficiente per assicurarsi il patronato dei maggiori cenobi [Ahrweiler 448]. Il caristicariato. Questo sistema. lasciando ai monaci ciò che egli riteneva strettamente necessario al loro mantenimento. le fondazioni cenobitiche sono ormai affidate a degli efori stipendiati. Iviron possedeva 4500 ettari di terreni. I fondatori. piuttosto che fondare un monastero ex novo. come Pacuriano. È peraltro vero che la ricchezza di alcuni cenobi poteva anche essere considerevole: verso il 1050. genera degli abusi perché alcuni caristicari non si preoccupano di mettere a rischio l’esistenza stessa dei conventi confiscandone le rendite per profitto personale. Più in generale. eventualmente trasmissibile a un erede. Alessio Comneno obbligherà i caristicari a riportare i monasteri allo stato originale in cui si trovavano allorché ne avevano assunto la gestione. Il caristicario può fare degli investimenti per ristabilire l’equilibrio finanziario del monastero.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 361 La vita religiosa 361 di mezzi di sussistenza. la gestione dei cenobi migliora considerevolmente fra il x e il xii secolo. suscitando reiterate proteste da parte della Chiesa [Gautier 674]. non sufficientemente fornite di beni o penalizzate da rendite in declino. a questo punto. caristicario di vari cenobi. assumendo a sua volta il compito di sopperire alle necessità dei monaci. Isacco Comneno osò confiscare una parte dei fondi monastici. Il beneficiario percepisce le rendite del monastero. in concomitanza con la generalizzazione progressiva della funzione dell’economo. Molte di queste fondazioni. ne restaurino uno in rovina. pare si sia realmente preoccupato della loro prosperità. tuttavia. restituendolo al legittimo proprietario (o alla sua autonomia) una volta raggiunto l’obiettivo. Michele Psello. ogni fondazione monastica più piccola doveva essere considerata un oratorio dipendente dagli abitanti del centro rurale più vicino. in altre occasioni vengono loro affidati dei monasteri prosperi. Nel 1002. badavano a stabilire un «budget» prevedendo pure l’utilizzazione di eventua- . i fondatori sottolineano che il loro monastero non potrà mai essere attribuito a un laico. lo stesso sovrano stabilì che monaci e villici dovessero essere responsabili in solido dinanzi al fisco. investendo i propri beni a tal fine. funzione che si sviluppò particolarmente nell’xi secolo. Nel 1097. rischiano una rapida sparizione. Da parte loro. andò tuttavia incontro a rapida degenerazione giacché gli aristocratici non tardarono a metter mano sui monasteri più ricchi. La Chiesa incita gli aristocratici affinché. Nel 1057. anche se aumenta le esenzioni fiscali dei monasteri: in questo modo. 339343 e 354-62. . il sovrano crea il monastero di Catascepe sulle rive del Bosforo. le rendite dei cenobiti si accrescono. in sostanza. Marie-Hèléne Congourdeau le pp. Eustazio di Tessalonica). 1 Béatrice Caseau ha redatto le pp. La vecchia idea secondo cui i monaci dovrebbero essere esonerati da qualunque preoccupazione d’ordine materiale non viene peraltro abbandonata. Nel frattempo. Le grandi fondazioni imperiali (euageis oikoi) sono. Nel xii secolo. quando i monaci sono fatti segno di violenti attacchi che prendono a pretesto il loro modus vivendi (Teodoro Prodromo. dei sekreta forniti di tutto il personale necessario.2c_Bisanzio II_217-426 362 7-07-2008 13:57 Pagina 362 I fondamenti della civiltà bizantina li surplus. benché non cresca la loro ricchezza fondiaria. 329-39 e 343-54. Manuele Comneno rimette in vigore la novella di Niceforo Foca. durata cinque secoli e mezzo. I Bizantini. la cultura secolare gioca un ruolo subordinato e strumentale. Non deve tuttavia monopolizzare l’attenzione. Benché vada necessariamente contestualizzata all’interno di una storia culturale più generale. Al di là di ciò. è inferiore a quello raggiunto nel corso dell’età protobizantina. i classici sono prima di tutto dei testi scolastici. soltanto pochi letterati hanno accesso a opere . e soprattutto dei testi dell’ellenismo pagano. Ben radicata nelle scuole della capitale. «cultura») un tratto caratteristico della loro identità. la cui associazione rappresenta un risultato conseguito durante l’epoca precedente. poco noto [Holmes 806. della poesia e della retorica. per quel che concerne la cultura scritta. Wilson 854] e merita un interesse particolare. tale cultura scritta merita nondimeno di essere studiata per se stessa. è importante al punto di essere divenuto oggetto di studi specialistici [Irigoin 812. si concentra sostanzialmente a Costantinopoli. Oikonomides 836]. L’insegnamento e la cultura scritta L’epoca. in effetti. aprendo la strada alla carriera nell’amministrazione imperiale e nella Chiesa. La cultura letteraria bizantina è costituita da due componenti dall’importanza diseguale. Reynolds 842. hanno visto nella paideia («istruzione». riservata a una ristretta élite. da un lungo periodo di declino. che preferisce chiamare dei letterati a copertura di determinati uffici della propria gerarchia. simile cultura. il cristianesimo e l’ellenismo. che va dalla morte di Eraclio alla presa di Costantinopoli da parte dei crociati è inizialmente segnata.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 363 bernard flusin xiv. accordandole di conseguenza una particolare importanza. All’interno di una società in cui il livello di alfabetizzazione. in questa società dominata dal cristianesimo. essa gioca un ruolo di discriminante sociale. così come non può far perdere di vista il fatto che. Per i Bizantini. utili a provvedere di fondamenti l’apprendimento della lingua. infine interrotto dall’emergere – a partire dall’ultimo scorcio dell’viii secolo – di una cultura propriamente bizantina che si svilupperà fino alla fine dell’età dei Comneni. Il ruolo svolto dai Bizantini nel processo di trasmissione della letteratura antica. con un poeta della tempra di Giorgio di Pisidia o uno storico come Teofilatto Simocatta. quindi le invasioni del vii e la perdita delle province orientali. sia a causa del netto declino che li caratterizza. la cultura scritta a Bisanzio segue la curva tracciata dalla storia generale dell’Impero. La crisi della seconda metà del vi secolo. poi sotto i Macedoni. concepita come una «padrona» nei cui confronti la sapienza «di fuori» – ossia profana – funge da «ancella». e il fenomeno continuerà ad accentuarsi in seguito. indipendentemente dal loro specifico soggetto. sovente ridotta alle sole logica e dialettica. vengono trattate alla stregua di discipline propedeutiche allo studio della dottrina cristiana. che la ricerca riesce a riportare alla luce solo poco per volta. conducono al periodo dei «secoli oscuri». Dalla fine del vi secolo l’Impero sprofonda nei suoi «secoli oscuri». I limiti esatti di tale periodo sono difficili da definire. La riorganizzazione di un Impero gravitante sull’Asia Minore. così detti sia perché continuano a essere poco conosciuti. emergerà in piena luce quello che – tanto in letteratura quanto nell’ambito delle arti – ha potuto essere considerato un rinascimento culturale. sotto il regno di Michele III.2c_Bisanzio II_217-426 364 7-07-2008 13:57 Pagina 364 I fondamenti della civiltà bizantina più rare. ma anche la filosofia. All’interno di questo vasto quadro d’insieme permangono tuttavia molte zone d’ombra. Nell’ambito della storia letteraria. Nell’xi secolo e sotto i Comneni. 1. eccentriche rispetto al limitato corpus dei testi letti di consuetudine nelle scuole: si tratta di opere che spesso vengono studiate per il loro valore letterario. è segnato da una lieve ripresa. Il regno di Eraclio. un buon indicatore di tale indirizzo generale viene fornito dal genere storiografico: fra Teofilat- . alla ripresa economica e alle trasformazioni della società corrisponde un periodo particolarmente brillante per la cultura a Bisanzio. Il movimento così avviato si svilupperà senza soluzione di continuità. I secoli oscuri. Globalmente. che tuttavia non è in grado di mutare la tendenza dell’epoca. Trascorso il secondo iconoclasmo. L’esaurirsi della produzione letteraria profana al termine del vi secolo è un fatto sensibile. in cui la sola vera città è Costantinopoli. La retorica. e la stabilizzazione della situazione militare sotto la dinastia isaurica recano i loro frutti con il rinnovamento culturale che comincia a intuirsi verso la fine dell’viii secolo per raggiungere il culmine nel ix. così importanti sotto il profilo culturale. È raro che il pensiero «ellenico» abbia potuto suscitare tensioni in seno a un contesto culturale in cui il cristianesimo regnava incontrastato. dal momento che Niceforo. rispetto alla letteratura profana continua a lungo a dimostrare maggiore vitalità. Se è innegabile che la fine del vii secolo e buona parte dell’viii costituiscono il periodo più oscuro nella storia della cultura scritta a Bisanzio. La leggenda secondo cui Leone III avrebbe fatto ardere vivi un oikoumenikos didaskalos insieme ai discepoli all’interno di locali situati presso la cisterna Basilica deve essere ascritta alla propaganda iconofila. La letteratura religiosa. mentre la produzione di Giovanni Damasceno . non ci è stata tramandata una sola opera storica profana. L’Egitto. Il declino delle città. risalenti a quest’epoca. è dedicato agli anni 602-769 [Nicephoros 53]. possiamo dire che nel vii e viii secolo la letteratura secolare scompare. composto prima del 787. e bisogna notare altresì che ci sono pervenuti pochissimi manoscritti. alle isole e all’Italia meridionale. Nella stessa Costantinopoli. quanto ancora poteva rimanere della cultura di un tempo. l’opera di Anastasio Sinaita deve essere fatta risalire alla fine del vii secolo. legato al presente da linee di continuità che è ancora possibile discernere. se anche qualche vivaio di civiltà greca continua a sussistere in tali contesti. nel vii secolo. evidente dalla seconda metà del vi secolo. ma reca senza dubbio testimonianza del fatto che nell’viii secolo non esisteva più nella capitale alcuna sede pubblica per le scuole d’insegnamento superiore. Generalizzando. Le invasioni. e anche tenendo conto della perdita di alcuni documenti di tal genere. pure non sembra si sia mai verificata una rottura totale con il passato. assume come punto di partenza proprio la data che per Teofilatto segna la conclusione della sua trattazione. indizio di una crisi culturale. Al di fuori dell’Impero. la Palestina e la Siria con i loro centri di cultura sono ormai perduti e.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 365 L’insegnamento e la cultura scritta 365 to. Il periodo di anarchia che precede il regno di Leone III pare contribuire a debilitare ulteriormente. aggravano il fenomeno all’interno dei confini sempre più angusti di un Impero ridotto all’Asia Minore. o frammenti di manoscritti. Questo inaridimento della produzione letteraria. La popolazione subisce un rapido decremento. se non a distruggere del tutto. prima di tutto. e Niceforo. in Palestina. va di pari passo con l’indebolimento della classe sociale alla quale era legata la paideia tradizionale. il quale si prende cura di ricapitolarli. le circostanze politiche non favoriscono affatto la vita culturale. il cui Breviarium. può essere attribuito a più fattori [Haldon 126]. non si tratta che di fenomeni di mera sopravvivenza. che scrive sotto Eraclio una Storia che illustra i fatti occorsi tra il 582 e il 602. Lo sforzo bellico mobilita ogni energia. è pur vero che tali testi non devono essere stati giudicati soddisfacenti dai Bizantini stessi. futuro patriarca di Costantinopoli. Quello di Cherobosco non rappresenta un caso isolato. Il primo iconoclasmo. Gli unici documenti pervenutici dal fronte iconoclasta sono rappresentati da alcuni estratti di un’opera teologica scritta dall’imperatore Costantino V. attivo a Costantinopoli in un periodo imprecisato compreso tra il 750 e l’825. Giovanni Carace. un particolare legame con il patriarcato. ma conosceva pure Dionisio Trace e compose allo stesso modo un commentario al trattato metricologico di Efestione. la cui sopravvivenza è illustrata direttamente. Un altro grammatico. gli autori ecclesiastici paiono scomparire.). oltre a un commento ai Canoni di Teodosio. all’interno dell’Impero. Un’altra opera di Cherobosco. Se desideriamo gettare un ponte tra la cultura tardoantica e la Bisanzio medievale. Questo testo ci è noto sol- . spesso utilizzati come sussidi alla lettura. da una serie di opere giunte fino a noi. è al contempo posteriore e più importante. il cui significato rimane oscuro. da Leone III fino alla fine del regno di Leone IV. l’impressione può in parte essere soltanto illusoria. ma anche. essa riuscirà a stimolare una produzione copiosa e qualitativamente alta soltanto durante il secondo iconoclasmo. viene attribuito in alcuni manoscritti il titolo di oikoumenikos didaskalos. gli Epimerismi del Salterio. è un commento grammaticale ai salmi che ci rende edotti di come. fiorito in epoca incerta ma anteriormente a Cherobosco. contribuisce a confondere le carte: i fautori delle immagini.2c_Bisanzio II_217-426 366 7-07-2008 13:57 Pagina 366 I fondamenti della civiltà bizantina [Louth 827]. ha scritto due trattatelli ispirati a Erodiano (ii secolo d. Per quel che concerne la difesa delle immagini. A questo diacono. possono esprimersi a fatica. a un altro livello. tra la fine dell’viii e l’inizio del ix secolo. è un contemporaneo di Giovanni. poiché degli Atti del concilio di Hieria (754) non ci è giunto che lo horos. il patriarca Germano continua a scrivere anche in seguito alla sua deposizione (730) e se. verso la metà del secolo. o «definizione di fede». vissuto anch’egli in Palestina. dopo la morte di questi o di Giovanni Damasceno. dobbiamo volgerci a considerare il sistema scolastico. alcuni testi cristiani venivano studiati anche a scuola: è il caso dei salmi. Cherobosco è un grammatico che ci ha lasciato un lunghissimo commento ai Canoni teodosiani (un trattato di morfologia composto senza dubbio verso il 400). Nella stessa Costantinopoli. quindi a Costatinopoli e in ultimo a Creta. mentre le opere iconoclastiche sono state distrutte a seguito della vittoria dell’iconodulia. forse un chartophylax. seppure l’educazione rimanesse sostanzialmente fondata sullo studio degli autori dell’antichità pagana. Andrea di Creta. a quel che sembra. come quelle di Giorgio Cherobosco [Wilson 854].C. dei discorsi di Gregorio di Nazianzo. attivo durante la prima metà dell’viii. non implicando. le Peuseis. soprattutto i poeti. che la storia bizantina conosce come i fratelli «Marchiati» (Graptoi) a causa del supplizio loro inflitto per ordine dell’imperatore Teofilo. ma anche i prosatori. In particolare. I nomi menzionati finora permettono di identificare. anche in quest’ambito. benché nel cuore dei «secoli oscuri». futuro (dall’848 all’860) patriarca di Alessandria. come la grammatica. verso l’800. dal grammatikoi e dai retori – sia ancora valida. ormai prossima al moderno neogreco [Browning 791]. che intorno all’810 scrive un breve trattato di sintassi il cui titolo ci informa che l’opera venne composta a Edessa. quella di un insegnamento superiore a quello impartito dai grammatikoi continuano a essere poco documentate. retorici e filosofici. un altro grammatico. non gode di alcuno statuto autonomo.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 367 L’insegnamento e la cultura scritta 367 tanto da una sintesi dovuta a Sofronio. L’insieme di tali notizie. dal momento che tanto l’esistenza dei «retori» quanto. I suoi compiti restano invariati: si tratta di insegnare agli alunni a leggere e a scrivere un greco letterario differente dalla lingua parlata. Parecchi problemi continuano tuttavia a essere irrisolti. La retorica. Secondo la Vita composta in suo onore. Giovanni di Sardi compone un commento ai Progymnasmata di Aftonio che dimostra come. La filosofia e le discipline del quadrivio sono invece attestate più di rado e il loro insegnamento. dipendendo esclusivamente dalle competenze personali del singolo maestro. con Omero e Esiodo. dimostra che nell’viii secolo e agli inizi del ix sopravviveva un insegnamento analogo a quello che. come Demostene. continuava comunque a essere insegnata. In Siria e in Palestina troviamo. Michele Sincello. in età protobizantina. Efestione – rimangono gli stessi già in uso nel passato. in Mesopotamia. Michele. in termini più generali. I manuali – Teodosio. il quale aveva scritto quest’opera su istanza d’un vescovo di Damietta mentre era ancora un semplice monaco. Agli inizi del ix secolo. i contenuti dell’insegnamento siano rimasti stabili e i testi di riferimento continuino a essere sempre i medesimi. sporadico. almeno due discepoli beneficiarono della sua dottrina: Teodoro e Teofane. non si sa se la distinzione già vigente in età precedente fra i tre gradi d’insegnamento – quello impartito dai grammatistai. Dionisio. fu quello del grammatikos. che potrebbe essere ulteriormente incrementato dalle testimonianze dei testi agiografici. ma sapeva anche padroneggiare la metrica e conosceva l’astronomia. così come rimane senza dubbio inalterata una gran parte del corpus degli autori di riferimento. alcuni . venne invitato a proseguire i suoi studi grammaticali. Durante la sua permanenza nel monastero di San Saba. all’epoca in cui ricevette la tonsura dalle mani del patriarca di Gerusalemme. entro i confini dell’Impero e all’interno delle province perdute nel vii secolo. una figura come quella dello zio di Teodoro di Studio. una casistica abbondante permette di gettare uno sguardo sull’ambiente all’interno del quale la cultura ha potuto essere preservata. e forse alcuni vescovati egiziani. come Damietta. in particolare San Saba. Il caso di Michele Sincello è interessante non solo perché ci suggerisce un’idea della sopravvivenza dell’ellenismo a Edessa e a Gerusalemme. più tardi sincello di Metodio di Costantinopoli. Platone. alla fine del vii secolo ha potuto chiaramente usufruire d’una buona educazione letteraria. retorica e filosofica – in seno alla famiglia. in ogni caso. Ancora alla metà dell’viii secolo. la Palestina ha svolto un ruolo significativo [Mango 830]. Dopo il ristabilimento dell’Ortodossia nell’843. che svolsero un ruolo più defilato. a Damasco. anche se a un livello meno elevato. dispensa la sua dottrina ai futuri Graptoi. Giovanni Damasceno è attivo a Gerusalemme [Auzépy 693] presso il patriarca. È degno di nota il fatto che Giovanni Damasceno appartenesse al potente casato dei Mansur e che ricevesse la sua educazione – comprendente una formazione grammaticale. In tale contesto. Il patriarca Germano. Si comprende così che in Siria i rampolli di famiglie privilegiate continuavano a giovarsi di risorse educative molto simili a quelle di cui si poteva beneficiare nell’epoca precedente. comporrà una serie di carmi liturgici. Ma i monasteri non sono stati né i soli né gli unici focolari di ellenismo in territorio islamico. Alcuni grandi monasteri. Teognosto. nato in una famiglia importante. Al principio del ix secolo un grammatico siciliano. per l’importanza rivestita in tal senso come vivaio di cultura greca. sono stati veri ricettacoli di cultura greca in senso lato. che verso l’anno 800 Michele. Oltre la Palestina è opportuno menzionare ancora Edessa in Mesopotamia. e i libri di cui si è servito nel corso della redazione di alcune delle sue opere – quali il grande florilegio dei Sacra parallela o la somma teologica rappresentata dalla sua Pege Gnoseos – potevano essere conservati sia nella biblioteca patriarcale sia nel vicino monastero di San Saba. occupata la sede vescovile di Nicea. Michele diverrà sincello del patriarca Metodio. poté apprendere i rudimenti dell’educazione let- . Nella stessa capitale bizantina. mettendosi in luce nella lotta a favore delle immagini. È qui. Teodoro e Teofane giungono infatti a Costantinopoli all’inizio del regno di Leone V.2c_Bisanzio II_217-426 368 7-07-2008 13:57 Pagina 368 I fondamenti della civiltà bizantina centri presso cui sopravvive l’insegnamento tradizionale. che si accingeva ad assumere un ufficio nell’amministrazione imperiale. ma anche perché illustra i contatti intercorsi fra i vivai greci in territorio islamico e la capitale: Michele. mentre Teofane Grapto. dedicò la propria opera all’imperatore Leone V: non dobbiamo dunque dimenticare neppure l’Italia meridionale e Siracusa. Tarasio. di una enkyklios paideia non dissimile dal genere di modello educativo in voga durante la tarda Antichità. rappresenta un importante fattore di continuità. ricevendo altresì una formazione tecnica. e anch’egli discende per parte del padre. presso alcuni centri. I nomi di Giovanni Damasceno. Questi esempi. il patriarca Fozio [Efthymiadis 94]. che gli Arabi avevano appreso a fabbricare direttamente dai Cinesi e che comincia a essere prodotta nei territori islamici verso la metà dell’viii secolo. corrispondente al livello del grammatikos. l’impiego del papiro si riduce al punto di diventare insignificante. è in grado di apprendere a leggere e a scrivere quando è ancora in famiglia. ciascuna delle quali suddivisa a sua volta in più strofe. articolato in otto odi. Nell’Impero bizantino. futuro igumeno di Studio. si è giovato anch’egli. magistrato e questore. sotto Costantino V. tutta- . ma deve andare a Costantinopoli – nel monastero di Studio – per continuare gli studi. che pur avendo i suoi natali in Palestina si diffuse in seguito a Costantinopoli e presso tutti i centri monastici bizantini. assieme a quelli di Teofane il Confessore e di Teodoro di Studio. Due innovazioni tecniche riguardano inoltre la produzione libraria vera e propria. Ma l’viii secolo non è caratterizzato semplicemente da sopravvivenze di tal fatta. a Creta. da una famiglia aristocratica nota dalla fine del vii secolo e che esprimerà nel ix il suo più celebre rappresentante. È infatti necessario parlare anche di innovazioni. La pergamena continuerà invece a essere adoperata durante l’intero corso del Medioevo. e nondimeno importanti. Nell’ambito della letteratura religiosa compare per la prima volta in quest’epoca un nuovo genere innografico. che – dopo essere stato protoasekretis – occupò il soglio patriarcale costantinopolitano dal 784 all’806. mostrano che. alcune tradizioni scolastiche e culturali si sono conservate per tutto l’viii secolo. Ma i copisti medievali disponevano anche della carta. di Cosma di Maiuma e di Andrea di Creta vengono associati ai primordi di tale modello lirico. sia stato piuttosto raro: all’inizio del ix secolo Nicola. quand’anche si sia inaridita successivamente. In età tardoantica si adoperavano due tipi di materiali per confezionare i libri: la pergamena e il papiro. di un insegnamento di grammatica e di retorica. Durante l’viii-ix secolo. all’interno dell’aristocrazia civile costantinopolitana o negli ambienti più prossimi all’amministrazione imperiale. in seguito alla perdita dell’Egitto. che viene cantato secondo il proprium monastico al mattutino. il «canone»: un componimento poetico di ampio respiro. La prima è rappresentata dall’utilizzo della carta [Irigoin 808 e 809]. In termini più generali. La sopravvivenza. o orthros. lente e limitate.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 369 L’insegnamento e la cultura scritta 369 teraria. pare che l’insegnamento «secondario». la biblioteca del monastero di Patmo (in cui sono conservati 330 manoscritti) è costituita per un quinto da libri in carta. l’impiego della carta come materiale idoneo alla copiatura di testi greci s’impose lentamente. La minuscola elimina l’onciale. Alcuni tratti della minuscola ne tradiscono ancora l’origine: le lettere. un esemplare dei quattro vangeli. Al di fuori dell’Impero. Dal punto di vista storico. la genesi della minuscola è ancora poco chiara. sono legate fra loro [Irigoin 811]. e che sia peraltro probabile che nell’viii secolo Platone. alcuni documenti o manoscritti su carta risalgono al ix o addirittura alla fine dell’viii secolo (Vat. Nel x secolo l’evoluzione può dirsi praticamente giunta al termine. in Siria o in Palestina. L’altra innovazione. Si tratta d’una scrittura più economica. L’antica scrittura continua a essere impiegata in particolare per edizioni di lusso: il manoscritto dello Pseudo-Dionigi l’Areopagita offerto in dono a Ludovico il Pio nell’827 dagli ambasciatori bizantini è scritto in onciale. pur rimanendo perfettamente leggibile. molto importante. poiché già all’viii secolo risalgono infatti vari tentativi di mettere a punto una nuova scrittura. finalizzato alla copiatura dei libri. Nell’Impero bisogna attendere la metà dell’xi secolo per poter rinvenire i primi esempi di atti (crisobolle di Costantino IX Monomaco) o di manoscritti cartacei. Si tratta d’un genere di maiuscola poco economica in cui ogni lettera. di una scrittura corsiva documentaria. nata non da un’evoluzione dell’onciale ma dall’adattamento. materiale la cui produzione all’interno dei confini dell’Impero non è documentata con sicurezza. detta onciale. databile intorno all’anno 800). 2200. di forma diversissima dall’onciale e di modulo meno ampio. Fino all’viii secolo i manoscritti greci vengono copiati in una grafia particolare. Una fra le grafie sperimentali riuscì a emergere e a imporsi. la minuscola. che consente di risparmiare sul lavoro del copista e sul materiale scrittorio. Al principio del xiii secolo. appare spesso caratterizzata da un corpo molto grande. oggi custodito a San Pietroburgo). igumeno di Saccudio e zio di Teodoro di Stu- . gr. La minuscola è comparsa tuttavia in epoca molto più antica. tracciata separatamente.2c_Bisanzio II_217-426 370 7-07-2008 13:57 Pagina 370 I fondamenti della civiltà bizantina via. Il fatto che alcuni dei più antichi manoscritti in minuscola provengano dal grande monastero costantinopolitano di Studio. facendo concorrenza all’onciale dalla fine dell’viii a tutto il ix secolo. utilizzata fino ad allora esclusivamente in trascrizioni di atti [De Gregorio 798]. nonostante le notevoli acquisizioni degli ultimi decenni. riguarda il tipo di scrittura. Nell’viii secolo comparve un’altra scrittura. Il più antico manoscritto in minuscola di cui sia nota la data è stato finito di copiare il 7 maggio 835 (Tetraevangelo Uspenskij. riducendola al ruolo di scrittura distintiva. Nei secoli ix e x ha luogo in effetti un fenomeno che segnerà la storia della tradizione testuale nel mondo greco: la traslitterazione. è già stata menzionata.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 371 L’insegnamento e la cultura scritta 371 dio. Ormai i Bizantini trascrivono i loro libri con maggiore facilità. Non è tuttavia sicuro che Platone. Si è potuto pensare anche alla Palestina. come un oratore sacro le cui omelie erano prima tachigrafate e poi ricopiate in bella scrittura dal medesimo biografo. 2. cui è certamente necessario ricondurre alcuni esempi molto precoci di grafia applicata in tal senso. Il rinnovamento (fine dell’viii-ix secolo). Ma il fatto che la minuscola nasca dalla stilizzazione di una corsiva documentaria potrebbe anche sollecitare l’indagine all’interno di ambienti prossimi alla cancelleria imperiale. presentato dall’autore della sua Vita come un esperto di metrica e. La carriera di Tarasio [Efthymiadis 94]. Ciò che sappiamo con certezza è che. in generale. Teodoro e i loro confratelli siano stati effettivamente i fautori dell’applicazione su larga scala del nuovo sistema scrittorio. divenuta rapidamente la sola scrittura effettivamente usata. dal momento in cui Teodoro diviene igumeno del cenobio. abbia fatto copiare dei manoscritti in una scrittura speciale. a Studio si sviluppa uno scriptorium. nel corso del suo patriarcato. è facile comprendere quanto la conoscenza dei testi dell’Antichità e dell’epoca protobizantina sia dovuta all’attività e alle scelte operate dai copisti del ix-x secolo e dai loro committenti. vale a dire la trasposizione dei testi antichi – pagani o cristiani – dall’onciale alla minuscola. La comparsa e la diffusione della grafia minuscola rappresentano un fatto di grande importanza culturale. subisce un’accelerazione durante la prima parte del ix secolo. celato inizialmente da fattori d’ordine vario. contemporaneamente alla comparsa di alcune figure di dotti. I testi non traslitterati. patriarca dal 784 all’806. Negli ultimi decenni dell’viii secolo a Costantinopoli si cominciano a intravedere segnali di rinnovamento all’interno della cultura scritta. gioca un ruolo fondamentale nel processo di trasmissione dei testi antichi. anche se questi. non ci sono pervenuti: in base a questo. in ogni epoca. Il processo. D’altra parte la minuscola. rimangono poco numerosi. Saccudio nell’viii furono centri di copiatura di testi religiosi. ha indotto gli studiosi a chiedersi se i monaci studiti abbiano potuto avere un ruolo di particolare importanza nella storia della minuscola bizantina. Si tratta d’un caso importante nel contesto del- . senza alcun dubbio. Tanto questo monastero nel ix secolo quanto. Secondo il suo biografo – si tratta. e senza dubbio più approfondita di quella ricevuta dallo zio. come già lo zio. è rappresentato dal Breviarium. Platone di Saccudio. Tra i cenobi bizantini.2c_Bisanzio II_217-426 372 7-07-2008 13:57 Pagina 372 I fondamenti della civiltà bizantina la fine dell’viii secolo. lasciando intuire la sua solida formazione aristotelica. ancora una volta. L’altro grande teologo delle immagini all’epoca del secondo iconoclasmo è un monaco. Nato verso la metà dell’viii secolo. prima di dedicarsi alla tetrade matematica (musica. Siamo inoltre a conoscenza del fatto che il monastero disponeva addirittura d’una propria scuola per l’educazione primaria. o ancora che si tratti del suo epistolario o del corpus delle sue poesie. Teodoro presta particolare attenzione all’organizzazione dello scriptorium allestito nel grande convento costantinopolitano di Studio. detto «il Confessore» (per il ruolo da lui svolto al principio del regno di Leone V in difesa delle immagini). Niceforo compone tutta una serie di opere contro gli iconoclasti che fanno di lui uno dei più importanti teologi delle immagini. prelato colto. come il padre. anche se è verosimile che fosse frequentata soltanto da fanciulli destinati a divenire monaci. e fino alla sua morte. databile attorno al 780. il caso di Niceforo [Alexander 783] non presenta alcuna differenza rispetto a quello di Tarasio. Teofane. sia che componga opere di spiritualità monastica o trattati iconofili. come si è detto. al quale siamo debitori d’una importante Cronografia. è un altro importan- . quantunque si debba porre attenzione a non sopravvalutarla. Copista di manoscritti. viene deposto nell’815: da allora. Al bagaglio dell’insegnamento tradizionale Niceforo – che si preparava. è figlio d’un asekretis attivo sotto Costantino V. Il suo esordio come autore. a far carriera nella cancelleria imperiale – avrebbe aggiunto inoltre l’apprendimento del metodo tachigrafico. Eletto al soglio patriarcale nell’806. e di insistere particolarmente sullo studio della filosofia di Aristotele. Teodoro di Studio (759-826). costituisce la prima reviviscenza del genere storiografico a Bisanzio dopo un lungo periodo di silenzio. tanto più se si tiene conto del fatto che Tarasio. Appartenente al medesimo ambiente di Niceforo. è circondato da uomini di cultura: accanto a lui è attivo Giorgio Sincello. senza dubbio. che rivelano a che punto anch’egli avesse assimilato l’insegnamento della grammatica e della retorica. Studio rappresenta uno dei rarissimi esempi di monastero che ha espletato nel contesto della storia culturale dell’Impero una funzione significativa. geometria e astronomia). E. Niceforo avrebbe beneficiato d’una educazione generale (la enkyklios paideia). opera che. aritmetica. ha probabilmente usufruito d’una educazione non dissimile da quella di cui godette il primo. È quanto rivela la sua abbondante produzione letteraria. comprendente studi di grammatica e di retorica. di Ignazio Diacono –. Fatto ritorno all’ortodossia iconofila. in parte di provenienza orientale. molto apprezzata dai Bizantini. e le sue opere conservate permettono di esprimere un giudizio complessivo sulla sua opera: il suo greco è una lingua artificiale. I fautori delle immagini. oltre ad alcuni componimenti poetici e ad una serie di lettere. ormai prossimo alla morte. e che anzi entrambi partecipavano della medesima cultura. ma pure i tragici. La carriera di Ignazio dimostra in modo eloquente che la linea di confine tracciata fra partigiani e oppositori delle icone non era affatto una frontiera impermeabile. tuttavia. Durante il suo apprendistato grammatico-retorico. la cronografia e la storia riconquistano a Bisanzio un ruolo di primo piano. proprio all’inizio del ix secolo compose una Cronografia sul modello antico. Ignazio ha tuttavia mutato le proprie opinioni. Efthymiadis 94]. passando per un periodo al nemico e facendo lega con gli avversari delle immagini (a quel tempo risalgono alcuni suoi componimenti poetici). come le opere di Eusebio di Cesarea. oltre a qualche prosatore. Le due opere storiche. la cronologia ha un ruolo ridotto. patriarca di Costantinopoli dall’837 all’843 e uno dei principali avversari delle immagini sacre. Con Giorgio e Teofane.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 373 L’insegnamento e la cultura scritta 373 te autore dell’epoca. Prossimo ai due patriarchi iconofili. Giorgio Sincello. è senza alcun dubbio anch’egli un vescovo dotto ed è possibile che abbia manifestato un . in cui i calcoli cronologici rivestivano notevole importanza e che dipende in larga misura da testi protobizantini. scrisse le Vite di Tarasio e di Niceforo. come già Cherobosco. e che. spesso involuta. Ignazio ha potuto beneficiare dell’insegnamento o dei consigli di Tarasio e di Niceforo. sono d’intonazione assai differente. l’opera. già raccolta da Giorgio. citando in particolare i poeti. lo pregò di continuare la sua opera incompiuta [Mango 832]. Teofane abbracciò la vita monastica entrando in un monastero che egli stesso aveva fondato. Omero e Esiodo naturalmente. attivo nella prima metà del ix secolo – l’autore al quale dobbiamo le Vite di Tarasio e di Niceforo. In Teofane. Il caso di Ignazio Diacono [Mango 102. Giovanni il Grammatico. e l’autore non disdegna di fare riferimento alla letteratura profana. Aristocratico. segna nel complesso una netta evoluzione rispetto a quella del predecessore. fu amico di Giorgio Sincello il quale. fu insignito del misterioso titolo di oikoumenikos didaskalos –. le cui opere ci sono pervenute per la loro ortodossia. che era stato in contatto con l’ambiente palestinese. ma anche – nel decennio del 780 – con il Breviario di Niceforo. è particolarmente istruttivo al riguardo. che peraltro utilizza la medesima documentazione. pentendosi amaramente della sua passata defezione. non hanno mai avuto l’esclusiva della cultura. lo innalza a un ufficio di responsabilità nominandolo nell’840 arcivescovo di Tes- . Diverso è il caso d’un suo parente. come sembra. fatto prigioniero dagli Arabi. caratterizzata da una cronologia piuttosto problematica e destinata. sua città natale. suo parente. Tuttavia nessuna delle sue opere ci è pervenuta. la sua carriera risulta meglio nota. al quale avrebbe mostrato la superiorità delle conoscenze matematiche apprese da Leone. bisognerà immaginare dei semplici depositi librari dal momento che le biblioteche monastiche non avevano nulla in comune con le biblioteche scientifiche [Cavallo 796]. In seguito. il quale. informato del fatto. questa volta sovvenzionato in parte dall’imperatore stesso. non avendo trovato nessuno nella capitale che fosse in grado di insegnargli le matematiche. Leone avrebbe infine completato da sé la sua formazione consultando i manoscritti custoditi nei monasteri. Leone «il Matematico». si sarebbe dedicato a titolo privato all’insegnamento delle scienze così apprese. nominato metropolita di Tessalonica sotto Teofilo. almeno per un certo periodo. Due indicazioni che emergono da tale narrazione possono tuttavia essere considerate meritevoli d’un certo credito: Leone avrebbe insegnato a Costantinopoli. Questa vicenda romanzesca. sicché siamo in grado di ricostruire la sua fisionomia culturale solamente attraverso il ritratto deformato che di lui hanno consegnato gli avversari iconofili. è sospetta per più d’un motivo. ovvero «il Filosofo». Uno dei suoi allievi. tuttavia. In seguito. durante la gioventù di Leone – verso l’800? – l’insegnamento superiore a Bisanzio avesse cessato del tutto di esistere. Il patriarca Giovanni il Grammatico. avrebbe avuto occasione di essere introdotto al cospetto del califfo al-Mamun (813-33) o al-Mutasim (833-42). essendosi rivelato anche questo non all’altezza delle sue speranze. in qualità di professore privato prima di essere insediato ai Quaranta Martiri per tenervi un corso d’insegnamento. Secondo alcune fonti. ma l’imperatore Teofilo. favorevole all’iconoclasmo [Lemerle 823. dovette dimostrarsi. il califfo avrebbe preso contatto con quest’ultimo con l’intenzione di invitarlo alla sua Corte. Se ne potrà forse dedurre che. a dimostrare la superiorità della scienza greca su quella araba. Leone avrebbe fatto i suoi primi studi a Costantinopoli.2c_Bisanzio II_217-426 374 7-07-2008 13:57 Pagina 374 I fondamenti della civiltà bizantina certo interesse nei confronti di alcune scienze [Lemerle 823]. A seguito di ciò. si sarebbe ritirato sull’isola di Andro per attendere agli studi sotto la guida d’un maestro del luogo. per quanto riguarda i manoscritti conservati nei monasteri. L’episodio del soggiorno di studio sull’isola di Andro è poco verosimile. Fatto quindi ritorno a Costantinopoli. Wilson 854]. avrebbe a questo punto affidato a Leone un insegnamento pubblico presso la chiesa dei Quaranta Martiri. e le matematiche in particolare. così come pure le opere scientifiche . parzialmente nota grazie a diverse fonti (manoscritti. lo statuto della scuola della Magnaura è poco chiaro: Paul Lemerle [823] vi intravede la creazione d’una scuola di Stato. 190. non è affatto sorprendente. Leone è ancora in vita all’epoca del sisma dell’869. più interessato alla filosofia e alla scienza che alla letteratura. un trattato di meccanica di Quirino e Marcello. quindi se ne perdono le tracce. L’attività di Leone. mentre il suo discepolo Teodoro (o Sergio. una figura di sapiente bizantino. più critico. inscindibile dall’astrologia. alla metà del ix secolo. al vertice del potere dall’855 fino al suo assassinio nell’866. che possono essere fatti risalire a quest’epoca [Irigoin 811]. talora perfino di altissimo livello (l’Euclide del Vat. gr. Paolo di Egina). Riappare in seguito a Costantinopoli. secondo altre fonti) insegna la geometria. Il programma di questa scuola. ma anche i trattati del Vat. in particolare nel Vat. Essa comprendeva. Vi sono attivi quattro professori: Leone è incaricato della filosofia. Il rinnovamento culturale che segna la metà del ix secolo è direttamente illustrato dai manoscritti. 1594). In Leone si può vedere per la prima volta distintamente. Teodegio l’aritmetica e l’astronomia e Cometa – che. I cronisti bizantini sottolineano l’importanza dell’azione di Barda per la storia della cultura. per la filosofia. il Trattato sulle coniche di Apollonio di Perge. il cesare Barda. La biblioteca di Leone. fornisce un’idea della cultura del proprietario. le matematiche. In data imprecisata. su cui torneremo più oltre. Paolo d’Alessandria e Tolomeo. l’astronomia (Tolomeo. Teone. con la medicina (Dioscoride. è legata a una importante novità: la creazione d’una istituzione didattica all’interno dello stesso palazzo imperiale costantinopolitano. per Paul Speck [847]. doveva essersi occupato dei poemi omerici – la grammatica. per l’astronomia. la Magnaura [Lemerle 823]. gr. in onciale o in minuscola. la direzione della scuola che aveva appena fondato alla Magnaura. quando il cesare Barda gli affiderà. 204). Tuttavia. dopo l’843. organizzò e sovvenzionò una scuola allestita in un’ala del Grande Palazzo. Vi sono particolarmente ben rappresentate le scienze. in cui si ritrovano tracce del trivio e del quadrivio matematico. Platone – secondo un antico manoscritto. il fratello dell’augusta Teodora.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 375 L’insegnamento e la cultura scritta 375 salonica (cattedra dalla quale Leone verrà deposto dopo il ristabilimento dell’Ortodossia e la caduta di Giovanni il Grammatico nell’843). a quanto sappiamo. Euclide e forse Archimede. per le matematiche. si tratta semplicemente dell’iniziativa privata di un alto dignitario preoccupato di accrescere il proprio prestigio. epigrammi). gr. insieme all’insegnamento della filosofia e delle matematiche. Leone avrebbe fornito emendamenti al testo delle Leggi – e Porfirio. la cui famiglia. Il Tolomeo vaticano (Vat. gr. del patriarca iconofilo Tarasio. della famiglia dei Morocarziani. Leggi. in cui compaiono opere di Platone (Repubblica. è sorella del patriarca iconoclasta Giovanni VII il Grammatico. costituisce una vera e propria biblioteca neoplatonica. o pronipote. Fozio. Gr. è nipote. Dopo che l’Ortodossia venne ristabilita. è nota dalla fine del vii secolo. come il padre. Timeo. Albino. Irene. al quale Zaccaria era legato da amicizia. Wilson 854. 3. Schamp 845]. Questa «collezione filosofica». un posto a sé merita una collezione d’una quindicina di manoscritti il cui nucleo centrale è stato evidenziato da T. Treadgold 849.2c_Bisanzio II_217-426 376 7-07-2008 13:57 Pagina 376 I fondamenti della civiltà bizantina di Aristotele. senza dubbio all’interno dello stesso scriptorium e forse per un solo committente (la cui identità rimane ignota). Damascio. come si è visto. Appartiene alla più elevata aristocrazia costantinopolitana: da parte di suo padre Sergio. Il rinnovamento culturale del ix secolo è incarnato nella persona d’un uomo che riveste un ruolo eccezionale tanto nella storia della letteratura di Bisanzio quanto in quella della sua Chiesa: Fozio [Lemerle 823. epistolari. Teodoreto) e. Areta e il loro tempo. 398. la madre. peraltro senza successo. Per la filosofia. Crizia. Si è cercato. prende posizione a favore delle immagini e pare aver sofferto. Allen nel 1893 e che recenti ricerche hanno consentito di completare [Perria 839. Palau 837]. nel manoscritto di Heidelberg Palat. oltre a varie opere minori) o di suoi commentatori (Proclo. Patriarca di Costantinopoli due volte. Fozio percorse una brillante carriera civile (all’epoca in cui venne eletto patriarca ricopriva l’ufficio di protoasekretis. per questo motivo. Tale gruppo di manoscritti testimonia un interesse eccezionale per la filosofia. come pure opere di Simplicio (commenti alle Categorie e alla Fisica aristoteliche). alla personalità di Fozio. sotto Teofilo. Non sappiamo nulla della sua formazione. . Olimpiodoro. dall’858 all’867 e ancora dall’878 all’886. Fozio è nato con ogni verosimiglianza intorno all’810 e morto intorno all’893. allestita alla metà del ix secolo. Fozio. 1594) è legato al medesimo scriptorium. capo della cancelleria imperiale). di Ammonio (commento al De interpretatione di Aristotele) e di Alessandro d’Afrodisia. a causa della coincidenza temporale e della presenza di un’opera di Zaccaria di Calcedonia. di ricollegarlo all’attività di Leone o. Massimo di Tiro). varie opere geografiche. paradossografiche. Rinvengono pure testi cristiani (Pseudo-Dionigi. W. vecchi o nuovi. che formano un insieme piuttosto considerevole. e dopo che questa scelta era stata ratifica- . Schamp 845]. Speck 847. Criscuolo 797]. atticizzante. Fozio descrive le circostanze che videro la composizione della Biblioteca: i membri di una ambasciata lo avevano cooptato affinché si recasse insieme a loro tra gli «Assiri». al quale Fozio dedicherà il suo Lessico. Fozio. arricchendo delle sue annotazioni un lessico particolarmente importante. Ma Fozio è soprattutto celebre nella storia della letteratura per aver composto quella che chiamiamo Biblioteca. indirizzata al fratello Tarasio. avrebbe seguito i suoi corsi come pure quelli di Leone il Filosofo. Fozio ha avuto dei discepoli: secondo la Vita dei santi Cirillo e Metodio. I lessici di questo tipo a Bisanzio hanno sempre giocato un ruolo importante e quello di Fozio. giunto a Costantinopoli per compiere gli studi secondari. Lemerle 823. l’Etymologicum genuinum. certamente non il solo o il primo di essi. Più tardi. Nella lettera prefatoria dell’opera. secondo un genere d’insegnamento praticato senza dubbio presso molte famiglie aristocratiche raccolte intorno a figure di alti dignitari letterati. o Myriobyblos [Ziegler 856. Forse durante la giovinezza. pagana o cristiana. all’epoca del patriarcato. Le opere di Fozio. Le circostanze precise della redazione di quest’opera capitale. poco dopo la sua elezione. unica nella letteratura bizantina.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 377 L’insegnamento e la cultura scritta 377 Benché non si possa in alcun modo parlare di lui come d’un professore. consentono di conoscere la cultura di cui disponeva l’autore. Fozio compose un Lessico dedicandolo al discepolo Tommaso: si tratta d’un vocabolario comprendente parecchie migliaia di termini. che accoglieva quotidianamente presso di sé al ritorno dal Palazzo. soprattutto come docente presso una «scuola patriarcale» la cui stessa esistenza viene oggi unanimemente rifiutata [Beck 786. vi descrive la vita che è ormai prossimo a lasciare e lo stuolo dei suoi discepoli. Fozio continuerà a interessarsi a opere di questo genere. discepoli). e che si possono adoperare al fine di scrivere un greco letterario corretto. è frutto d’una compilazione di opere precedenti. Una lettera di Fozio a papa Niccolò rivela quale fosse il quadro generale di tale insegnamento. il metropolita Anfilochio di Cizico. Treadgold 849. databile senza dubbio al secondo quarto del ix secolo. rimangono oscure. o ancora il protospatario Tommaso. Si tratta senza dubbio di giovani studenti sulla cui educazione desidera vigilare e ai quali trasmette egli stesso il suo sapere in occasione di conversazioni informali più che nel contesto di veri e propri corsi. di cui bisogna conoscere il significato se si intende leggere gli autori dell’Antichità. vengono designati come suoi mathetai (allievi. Costantino (il futuro Cirillo). come suggerisce un suo avversario. l’autore si era preso cura di esaudire il desiderio del fratello che lo aveva pregato di riassumere per lui i libri letti in sua assenza. inoltre. appartengono all’epoca romana o a quella bizantina. rispondendo alla richiesta di Tarasio. All’interno dell’opera è inoltre notevole la presenza di atti di concili. eccetto quattro soltanto. come Basilio di Cesarea. concernenti opere letterarie che ha letto durante l’assenza del fratello. Senza dubbio. Bisognerà dunque pensare a una data compresa entro il decennio dell’850. corrispondenti a 99 autori. Non bisogna infatti dimenticare che le epitomi presentate . il fatto che sia stato in grado di consultare una tale quantità di opere ereticali ha fatto pensare che godesse di libero accesso alla biblioteca del patriarcato. un genere poco presente a Bisanzio. di lunghezza variabile (da due righe a settanta pagine). anche se è pur vero che il futuro patriarca può aver avuto presenti i modelli antichi fornitigli da Dionigi di Alicarnasso o da Ermogene. la prosa è rappresentata da numerosi generi in cui sono comunque evidenti alcune dominanti: Fozio ricorda così 16 lessici e 39 opere storiche. L’esempio della storia [Schamp 845] consente inoltre di comprendere meglio la natura dell’ellenismo foziano. In alcuni casi. ma sotto il regno di Michele III piuttosto che sotto quello di Teofilo. È necessario senza dubbio collocarla in epoca precedente al primo patriarcato di Fozio. Molte delle opere esaminate da Fozio non sono giunte fino a noi. ricevono grandi elogi. La Biblioteca tramanda tuttavia un’immagine deformata della cultura di Fozio. La Biblioteca lascia ampio spazio alla letteratura cristiana.2c_Bisanzio II_217-426 378 7-07-2008 13:57 Pagina 378 I fondamenti della civiltà bizantina ta dall’imperatore. la sua Biblioteca appartiene di diritto alla critica letteraria. grazie al suo patrimonio. più spesso a proposito dello stile. Benché la poesia sia assente. Niceta Paflagone. per quanto concerne la letteratura cristiana. mentre. che riassume e di cui spesso fornisce degli excerpta. Nell’ambito della letteratura profana si annoverano 122 codices. Ci si è chiesto spesso dove Fozio avesse potuto consultare i libri di cui tratta. può aver creato da sé una ricca biblioteca. Per ogni opera esaminata. Fozio indica autore e contenuto. nulla suggerisce che Fozio possa aver effettuato le sue letture in un luogo diverso da Costantinopoli. di conseguenza. cui dedica ben 158 notizie. Peraltro. fa copiare una lista di 280 notizie – di solito dette codices –. Fozio. esprime giudizi sul contenuto. che non è affatto legato né al periodo che siamo soliti chiamare classico né all’età ellenistica: dei 31 storici menzionati tutti. La data di tale ambasciata è stata oggetto di discussione. Alcuni autori cristiani. che rivelano chiaramente come l’interesse volto dal compilatore ai testi cristiani non sia mai soltanto ed esclusivamente letterario. Sensibile è l’influsso dell’attività foziana nella storia culturale della seconda metà del ix secolo. quantunque rifletta anche l’interesse particolare nutrito da Fozio nei confronti di tale disciplina. Il caso di una personalità come Areta di Cesarea può rivelarsi utile al fine d’illustrare quale fosse l’atmosfera dell’epoca [Lemerle 823. possedette una cultura e una capacità di accesso alle fonti librarie veramente eccezionali. Altre opere di Fozio – gli Amphilochia. Sotto Leone VI viene pubblicata la grande collezione giuridica dei Basilika (allestita al tempo di Basilio I). Senza dubbio Fozio. o la sua corrispondenza – completano il ritratto del patriarca-letterato costantinopolitano. al quale presto i contemporanei attribuirono il soprannome di «Saggio» – ha lasciato in particolare una silloge omiletica [Antonopoulou 261] –. Fozio è anche il precettore del figlio e successore di Basilio I. finirà per infittirsi. testimoniando in particolare della sua cultura filosofica. dove nasce con ogni verosimiglianza negli anni 850. dove diventa dia- . sono pienamente in linea con lo spirito dei tempi. Leone VI. Fu lui senza dubbio a redigere la prefazione all’Isagoge. segnando un ritorno al diritto dell’età giustinianea. Gli scrittori compresi nel corpus scolastico sono troppo noti per essere citati nel regesto: per questo i poeti non compaiono quasi per nulla. Wilson 854]. pienamente realizzato in Fozio. non v’è dubbio che ne sia in gran parte debitore a Fozio (con il quale in seguito i rapporti si guasteranno al punto che Leone giungerà a far deporre il patriarca all’inizio del suo regno). e formatosi senza possibilità di dubbio a Costantinopoli. e costituisce ciò che per Paul Lemerle è la forma esemplare dell’umanesimo bizantino. una raccolta di leggi databile al regno di Basilio I. mentre risale al suo secondo patriarcato la collezione canonica che verrà considerata referenziale per tutto il Medioevo bizantino.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 379 L’insegnamento e la cultura scritta 379 nell’opera non riguadano che i testi letti dall’autore in assenza del fratello Tarasio. e una profonda cultura cristiana rappresenta una caratteristica che a Bisanzio incontreremo spesso fra i dotti esponenti della cultura erudita. la produzione letteraria d’ambito dotto. senza brillare particolarmente. L’accordo. D’altra parte. Originario di Patrasso. considerata comunque senza avversione. ma l’interesse da lui rivolto allo stile dei testi piuttosto che al loro contenuto. il suo modo di leggere la storia – con un certo gusto per l’aneddoto esotico o sorprendente – così come la considerazione nei riguardi delle opere lessicografiche. e se questo appare come un modello di principe colto. per la sua epoca. La sua cultura cristiana reca testimonianza del fatto che per i Bizantini una formazione teologica faceva parte integrante della cultura d’un certo livello. tra una vasta conoscenza della letteratura pagana. diversificata e comprensiva di più generi. Luciano. esistono poi altre opere più pretenziose. Areta ha lasciato una serie di opere minori – alcune omelie. centrati in particolare sulla questione della tetragamia di Leone VI –. di uno dei capolavori dell’agiografia narrativa bizantina: la Vita di Eutimio patriarca. vale a dire l’agiografia. infine. Per quel che concerne i libri che ha fatto copiare. Aristotele. il quale aveva ratificato il quarto matrimonio di Leone VI. Platone. ben più di quella della produzione profana. e che ha forse svolto un ruolo di rilievo nella vicenda della tradizione dei Pensieri di Marco Aurelio. nel 902. come può dimostrare l’esempio dell’ambito letterario più vivo all’epoca. più che alle sue opere. importantissima. Si sa inoltre che Areta conosceva alcuni poeti (Omero. dedicata da un anonimo monaco a Eutimio. segue per certi versi la tendenza generale qui descritta. Aristofane). La produzione in questo settore. Elio Aristide tra gli autori pagani. tentano di rimanere accessibili a un vasto pubblico: così Niceta David il Paflagone. che leggeva Plutarco. quindi consacrato. La notorietà di Areta è dovuta. Accanto a tali testi fondamentali. d’una scrittura spesso sapida e vivace. dal canto suo. Pindaro. sicché la sua storia.2c_Bisanzio II_217-426 380 7-07-2008 13:57 Pagina 380 I fondamenti della civiltà bizantina cono. Dione Crisostomo e Epitteto. sono redatte in una koiné molto semplice. è segnata da una certa continuità. discepolo di Areta di Cesarea. molto vivaci. Eusebio. piuttosto elevati. un nomocanone. in quanto sono giunti fino a noi ben otto manoscritti della sua biblioteca personale. negli anni 920. Taziano) per quel che concerne la letteratura cristiana. e 26 il manoscritto degli apologeti cristiani datato 914. benché preoccupati di garantire la purezza della lingua. scritte in uno stile spesso oscuro. di apologie (Atenagora. 21 un Platone copiato nell’895. Questa letteratura. che può anche essere espressione d’un milieu dotto. a un caso fortunato. dimostrano in maniera eloquente come i libri a Costantinopoli verso l’anno 900 fossero beni di cui poteva godere soltanto una ristretta élite di fortunati. è giunta a noi persino l’indicazione di alcuni prezzi [Kravari 820]: sappiamo così che l’Euclide dell’888 è costato 14 nomismata (per copia?). Tali costi. si rivolge però in linea generale a un pubblico più vasto. contengono le opere di Euclide. verso la fine del . Alcune opere. patriarca di Costantinopoli. arcivescovo di Cesarea di Cappadocia. Esiodo. al quale dobbiamo. lettere e opuscoli. Essa presenta comunque aspetti particolari e ritmi suoi propri. La letteratura religiosa. È il caso di molte Vite monastiche o. A tale scopo fa ricorso volentieri a registri linguistico-stilistici diversi e talora molto semplici. è impostata tanto su registri culturali elevati quanto più popolari. Alcuni autori. Copiati fra l’888 e il 932. Clemente. non senza avvertire tuttavia l’aura di rinnovamento che investe l’intero ix secolo. trattati teologici vari e un’intera serie. il «teologo» per eccellenza. anche se l’elezione deve essere ratificata dall’eparco della Città. Oltre all’agiografia che potremmo designare come «d’attualità». Il Libro dell’eparco. e una volta conclusa la disputa sulle immagini sacre. presenta la fisionomia d’un principe colto. la letteratura religiosa dell’epoca si dimostra poco creativa. Al di fuori dell’ambito agiografico. oltre ad alcune omelie di Areta o di Leone VI. I docenti vengono eletti contemporaneamente dagli altri insegnanti e dai «notarii» insieme al loro primicerio. Liutprando di Cremona ne ha tramandato un ritratto con il principe immerso tra i suoi libri. In questo senso. È necessario segnalare a proposito. Tale preparazione include una formazione generale (enkyklios paideia). bisogna segnalare pure una serie di testi che celebrano i santi del passato. I Bizantini volgono gli sguardi verso i grandi autori dell’età patristica. il processo iniziato nel ix si sviluppa. ci ragguaglia sulla formazione ricevuta dai futuri «notarii». e i cronisti. intesa a tramandare la memoria di santi contemporanei. tuttavia. . in particolare. dobbiamo le conoscenze di cui disponiamo a un numero ridottissimo di fonti. miniato su commissione di Basilio I (Parisinus graecus 510) è indicativo della cultura dell’epoca. Il regno di Costantino Porfirogenito. una interessante Vita del patriarca Ignazio. le opere di Niceta il Paflagone occupano un posto di rilievo [Paschalides 838]. Nel x secolo. più ancora di suo padre. quand’anche poco benevoli nei suoi confronti. Leone VI il Saggio. di cui è responsabile un paidodidaskalos nomikos. il ruolo svolto dalle opere di Giovanni Crisostomo e soprattutto quelle di Gregorio Nazianzeno. il magnifico manoscritto miniato delle omelie di Gregorio. 4. Il Libro dell’eparco reca perciò testimonianza. nell’ambito delle professioni giuridiche. l’epoca è caratterizzata in particolare dalla personalità di Costantino VII Porfirogenito il quale. d’un sistema didattico già piuttosto evoluto. seguita da un periodo di apprendimento del diritto (Procheiros nomos e Basilika). affidata a un didaskalos. che per loro rappresentano a un tempo i criteri dell’ortodossia e i modelli cui ispirarsi. Per quanto attiene alle scuole del x secolo.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 381 L’insegnamento e la cultura scritta 381 ix secolo. È previsto il caso di fanciulli che lascino le scuole di appartenenza per migrare presso questo istituto specializzato. gli ascrivono l’opera meritoria d’aver rivivificato la cultura. e anche qui. databile sostanzialmente al regno di Leone VI. Si tratta nella maggior parte dei casi di testi dotti. originario di Trebisonda. segue personalmente i progressi dei fanciulli più avanti negli studi. alcune chiese (nella fattispecie una chiesa palatina fondata da Basilio I) ospitano delle scuole. La scuola in cui fa il suo ingresso sembrerebbe più prestigiosa di quella gestita dal «professore anonimo». la cui collezione di epigrammi è all’origine della preziosa Antologia Palatina [Lauxtermann 821. affidando gli esordienti ad allievi che fungono per lui da assistenti e dei quali egli controlla l’operato. Numerose lettere rivelano che il professore è in rapporto con il patriarcato. a Costantinopoli vengono illustrate da un testo importante. mentre la parte riservata alla retorica è meno chiara. talora anche di rango elevato. benché oscuro. aveva compiuto gli studi «secondari» a Costantinopoli. in cui il biografo pretende di essere in grado di ricostruire puntualmente il cursus studiorum compiuto sessant’anni prima dal protagonista del testo. La lista dei corrispondenti dell’anonimo professore delinea la limitata cerchia sociale all’interno della quale gli alunni vengono reclutati: funzionari imperiali. gli Epimerismi del salterio di Cherobosco. Cameron 795]: l’esempio dimostra che. la Vita di sant’Atanasio Atonita. unico insegnante della scuola da lui diretta – secondo la casistica più diffusa –. Parecchie lettere dell’epistolario testimoniano delle controversie del «professore anonimo» con i maistores di altre scuole. scritta poco dopo l’anno Mille. venendo presto cooptato da professori e condiscepoli per svolgere la fun- . verosimilmente perché la sua città natale non poteva offrirgli analoghe possibilità. sicché tale carteggio non permette di dedurre per quell’epoca un intervento sistematico della Chiesa nell’insegnamento. Atanasio. e alto clero. Atanasio compie rapidi progressi. in un momento in cui il ruolo svolto da Costantino VII è ancora piuttosto evanescente. Il suo insegnamento è fondato sulla grammatica e fa uso in particolare d’un libro di testo. Le condizioni dell’insegnamento generale. Ma contemporaneamente l’anonimo proclama la propria indipendenza. durante la prima parte del x secolo. negli anni 920 e 930. non altrimenti documentato. Infine. di «presidente» (prokathemenos) delle scuole. che cercano di attirare i suoi allievi nei loro istituti. vengono offerti ulteriori ragguagli a proposito delle scuole costantinopolitane da un testo agiografico. Il professore. che gli corrisponde annualmente una rendita che si aggiunge all’onorario riconosciutogli dai genitori degli alunni. e il suo maistor ostenta il titolo. Si tratta dell’epistolario di un «professore anonimo» [Markopoulos 106] attivo sotto Romano Lecapeno.2c_Bisanzio II_217-426 382 7-07-2008 13:57 Pagina 382 I fondamenti della civiltà bizantina Bisognerà senz’altro datare a questa stessa epoca la scuola della Nea in cui opera Costantino Cefala. sicuramente sotto il regno di Leone VI. D’altra parte. L’intervento imperiale è sensibile. Le scuole secondarie a Costantinopoli paiono adesso inserite in una struttura d’insieme. allo scopo di evitare dei conflitti. fondata dal cesare Barda. Per quel che riguarda l’insegnamento «superiore». Per Paul Lemerle [823] la biografia di Atanasio dimostra che. secondo il parere dello studioso. Tale corpo docente. nutriva un interesse del tutto personale per l’istituto da lui così fondato. al fine di resuscitare la cultura trascurata dai suoi predecessori. il protospatario Costantino. il quale. aveva nominato quattro professori: per l’insegnamento della filosofia. che in breve tempo avrebbe saputo formare allievi in grado di occupare ranghi elevati all’interno dell’amministrazione o nella Chiesa. quella a cui risale l’epistolario del professore anonimo. in seguito a una nuova votazione. Eppure in tale processo non tutto è direttamente legato all’attività dell’imperatore. Lauxtermann 821] sia debitrice nei suoi confronti. Costantino VII. metropolita di Nicea. interverrà facendo trasferire la scuola in cui insegna Atanasio. È possibile che questo genere di trasformazioni. Poco dopo. con quattro cattedratici. che la compilazione dell’Antologia Palatina [Cameron 795. un intero processo al quale egli prende parte attivamente [Lemerle 823]. per la retorica Alessandro. fino al ix secolo. rette come sono da un «presidente». Si sviluppa intorno a lui. A questo punto lascia la sua antica scuola per aprirne un’altra. e non senza l’approvazione imperiale. che non tarda a fare concorrenza alla precedente: l’imperatore stesso. ad esempio. occupa una cattedra professorale. negli anni 940. le fonti riferiscono di una iniziativa presa da Costantino VII. debbano essere messe in relazione con l’attività personale di Costantino VII. In base a tale analogia si è congetturata [Lemerle 823] una continuità che però è ben lungi dall’essere assodata. infatti. la situazione era sensibilmente diversa da quella che aveva caratterizzato l’epoca immediatamente precedente. il grande lessico enciclo- . per la geometria il patrizio Niceforo e l’asekretis Gregorio per l’astronomia.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 383 L’insegnamento e la cultura scritta 383 zione di assistente del maistor nell’insegnamento. e nulla indica. la testimonianza della Vita di Atanasio suggerisce l’ipotesi che gli insegnanti a Costantinopoli fossero organizzati in una corporazione le cui tracce risalgono. sia che si debba appianare un conflitto tra due istituti scolastici rivali. secondo Teofane Continuato. Per Paul Speck [847]. Il ruolo svolto dal Porfirogenito nell’ambito della cultura non è peraltro limitato agli interventi attuati nel settore scolastico. non può non ricordare quello già posto a capo della cosiddetta scuola della Magnaura. che sembrano testimoniare un’evoluzione delle istituzioni didattiche. sia che si tratti di convalidare l’elezione d’un professore. fu per sua iniziativa che il diacono Evaristo compose quello che viene chiamato il Sinassario costantinopolitano. Parallelamente. Il primo volume di una delle cinque sezioni conservate. il De virtutibus et vitiis. compilazione erudita che illustra le varie province. che ne costituisce il quinto libro. e alcuni di essi non dovevano essere rappresentati che da un solo manoscritto incompleto.2c_Bisanzio II_217-426 384 7-07-2008 13:57 Pagina 384 I fondamenti della civiltà bizantina pedico noto come la Suda è posteriore a Costantino VII [Adler 781]. sul rituale aulico costantinopolitano. lo stesso imperatore ha promosso la compilazione dell’importantissima silloge degli Excerpta costantiniani. sui popoli stranieri e sulle loro relazioni con l’Impero dei Romani. redigendola personalmente. Di questa grande collezione. si può comunque immaginare una collezione veramente ampia. gli storici epitomati non sono molto numerosi: la biblioteca imperiale non doveva comprenderne più di una trentina. e fu ancora a lui che l’arcivescovo di Cesarea. e. e che si deve il cosiddetto «Teofane Continuato» sempre all’iniziativa dell’imperatore. Nello stesso tempo. il quale vi inserì. benché certamente non tutte le sezioni avessero la stessa mole. il cui spirito è tuttavia profondamente estraneo alla nostra concezione della storia [Flusin 800]. Basilio il Minimo. di esprimere un giudizio complessivo sia intorno alla vastità dell’impresa sia ai suoi limiti intrinseci. sono giunte a noi solamente quattro raccolte che ci consentono. D’altro canto. I Continuatori di Teofane. in ogni caso. occupa un intero manoscritto di 400 fogli. per l’arte militare. dove sono raccolti e classificati in 53 sezioni tematiche gli estratti di tutti gli autori delle opere storiche alle quali i compilatori poterono avere accesso diretto. A tali opere bisognerà inoltre aggiungere. In campo storico. nelle pagine che essi consacrarono alla figura di Costantino VII. Egli si occupò infatti pure di religione e. nel quale sono riuniti riassunti di vite di santi secondo l’ordine calendariale. anche se è necessario rinunciare ad attribuirgli un ruolo nella costituzione del Menologio metafrastico a lui posteriore. Costantino compose egli stesso parecchi trattati circa il governo dell’Impero: il Libro delle cerimonie. dopo la sua morte. dedicò il suo grande commentario ai Sermoni di Gregorio di Nazianzo. Il bilancio che comunque si può trarre dall’attività svolta dall’imperatore resta in ogni caso significativo. Gli interessi nutriti da Costantino VII non si limitavano peraltro all’Impero e alla sua storia. una collezione di strategisti. la Vita di Basilio. si dovrà ricordare che Genesio scrisse la sua Storia dei regni per impulso di Costantino. alcune opere agiografiche. anche Costantino compose in prima persona. sottolinearono il fatto che l’attività dell’imperatore si fosse espletata tanto nel campo delle arti quanto in quello delle scien- . o fece redigere. il De administrando imperio. il De thematibus. per esempio i trattati di agraria tramandati dai Geoponica. le informazioni si fanno più rare e. si diffonde in seno alla società. tuttavia. vale a dire riscritte in una lingua più corretta. molto spesso scritte in un greco troppo basso per il pubblico colto dell’epoca. e il clero di Santa Sofia gioca un ruolo importante nella vita intellettuale la quale. Magdalino 192]. Peraltro. La Suda. tanto importante sotto il profilo militare. Il lungo regno di Basilio II (963-1025). Aumenta il numero delle scuole note. ma anche la volontà di riunire e rendere accessibile. l’eredità antica e il legato scientifico del passato. in una forma ritenuta conveniente. tali dati d’insieme non documentano soltanto l’interesse nutrito da Costantino VII nei confronti della cultura e delle scienze. mentre la produzione letteraria diventa raffinata e si diversifica. Il processo continua in età comnena. anche in tale campo. Si può affermare la stessa cosa per quel che concerne il Menologio metafrastico. in base all’ordine del calendario. il progresso conosciuto dall’Impero in questo periodo e le trasformazioni sociali hanno fatto sentire il loro effetto benefico [Lemerle 823. vite di santi rielaborate secondo la moda corrente. ben lungi dal limitarsi a manifestazioni ufficiali. a partire dall’xi se- . L’apogeo: xi e xii secolo. o ancora le opere mediche di Teofane Nonno e la collezione dei trattati ippiatrici che ci sono stati conservati in un bel manoscritto illustrato. Tuttavia. dovevano essere «metafrasate». e conseguentemente di particolare interesse per la storia della lingua e del gusto letterario: le vite più antiche.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 385 L’insegnamento e la cultura scritta 385 ze. come testimoniato da numerose compilazioni. in cui il logoteta del dromo Simeone raccoglie. databile all’inizio del suo regno. non segna certo un momento particolarmente importante nella storia culturale di Bisanzio. dando origine. 5. il più importante dizionario enciclopedico bizantino. Il Menologio metafrastico. inoltre. la cultura sembra essere stata meno favorita. fino alla fine del regno di Basilio II. a ciò che Paul Lemerle ha potuto chiamare «l’enciclopedismo del x secolo». ma sono altresì utili a illustrare la cultura bizantina del x secolo attraverso numerosi tratti salienti: l’importanza rivestita dal patronato imperiale. sotto i grandi imperatori militari. Terminato il regno di Costantino VII. I letterati rivestono un ruolo importante nell’amministrazione imperiale. Kazhdan 816. con alcune novità: si rafforza il controllo esercitato dalla Chiesa. la vitalità testimoniata dalla vita intellettuale a Bisanzio a partire dalla metà dell’xi secolo dimostra in modo eloquente che. si riallaccia idealmente all’epoca precedente [Adler 781]. vivono una loro propria vita culturale. tuttavia. i cui scritti. Michele Andreopulo traduce anch’egli una raccolta di novelle orientali. la Storia del filosofo Syntipas. Si può infine segnalare. traduce dall’arabo trattati medici e. Non sembra però. l’opera d’un grande mistico contemporaneo di Basilio II. benché naturalmente limitato. la cui famiglia è certamente originaria di Antiochia. Michele (battezzato con il nome di Costantino) Psello. In territorio edesseno. dominata all’epoca dalla figura di Michele Psello. ad esempio. all’inizio del regno di Alessio I. rimane appannaggio quasi esclusivo di Costantinopoli. impara a memoria le regole ortografiche e l’Iliade: vale a dire che segue – sempre a Ta Narsou? – l’insegnamento tradizionale impartito dal grammatikos. quali Antiochia. Se infatti è necessario attendere il xiii secolo perché i contatti con l’Occidente comincino a essere fruttuosi. Pare che. alla fine dell’xi secolo. La sua cultura si riflette sulle nazioni vicine. eserciteranno un influsso sulla spiritualità monastica bizantina. A 16 anni si volge alla retorica. dall’attività dei traduttori georgiani sull’Athos o ad Antiochia. già alla fine dell’xi si può ravvisare qualche traccia di influssi orientali a Bisanzio. trapiantandosi ad esempio a Trebisonda o a Tessalonica. l’insegnamento secondario si sia trasferito in provincia. Rispetto al secolo precedente. Ma è possibile notare anche qualche indizio. Le città delle province orientali recentemente riconquistate all’Impero. volge in greco il romanzo orientale di Kalila wa Dimna sotto il titolo di Stephanites e Ichnelates. a margine degli ambienti ufficiali. di una apertura verso altre culture. il mondo bizantino pare essere divenuto più ricco. conoscerà un grande successo [H°gel 805]. grazie alla rinascita urbana. che suscitarono l’inquietudine delle autorità ecclesiastiche. . ma anche altrove si cominciano a notare segnali di risveglio. contrariamente a quanto è stato possibile rilevare a proposito dell’età precedente. In un solo anno. editi dal suo discepolo Niceta Stetato (ca. nato a Costantinopoli nel 1018 da una modesta famiglia. come opportunamente testimoniato. l’opera e la carriera del quale – anche se egli è il primo a esagerarne l’importanza – forniscono le migliori testimonianze sulla storia culturale del tempo. ci informa.2c_Bisanzio II_217-426 386 7-07-2008 13:57 Pagina 386 I fondamenti della civiltà bizantina colo. nel momento in cui lo sforzo bellico si fa meno oneroso [Lemerle 631]. La situazione cambia nell’xi secolo. 1005-90). Simeone il Nuovo Teologo (949-1022). in particolare nel campo della teologia. ricevette la sua prima istruzione nella scuola del monastero costantinopolitano di Ta Narsou. più aperto e variato. La vita intellettuale vera e propria. Il dotto Simeone Seth. che gli imperatori – a cominciare da Romano II – abbiano svolto un ruolo attivo nell’ambito dell’educazione o della vita intellettuale. sembra in effetti che egli abbia contribuito alla riscoperta del neoplatonismo. rivestono grande interesse. ed è proprio tale interesse per il neoplatonismo che gli è stato rimproverato dai vigili guardiani dell’Ortodossia. Si tratta dell’opera d’un erudito enciclopedico. quello del diritto. È al suo ruolo di studioso di filosofia. anche se già da qualche anno ha probabilmente incominciato a insegnare: è attivo. A quanto pare. Fatto ritorno nella capitale poco tempo più tardi. Michele fa carriera divenendo personaggio influente all’interno della cancelleria imperiale ma senza per questo allontanarsi dall’insegnamento. non fosse caduta così in basso come vorrebbe far credere. oltre alle sue numerose lettere. la fama del suo insegnamento si diffuse ampiamente (alcuni allievi. La data della sua morte. nonostante l’incertezza circa l’esatto significato. provenivano da paesi stranieri). che ha avuto modo di saggiare tutte le discipline corrispondenti al trivio e al quadrivio tradizionali.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 387 L’insegnamento e la cultura scritta 387 lasciando da parte la poesia. svolgendo a più riprese un ruolo importante (in particolare. ma anche di Proclo e degli Oracoli caldaici. Farà ritorno a Palazzo durante il regno di Teodora. è incaricato dell’insegnamento della grammatica. della figlia. Psello studia ancora nel 1042. in Bitinia. Psello prende l’abito monastico presso un cenobio dell’Olimpo. Le sue opere oratorie – per esempio quelle composte in onore della madre. però. deve essere posta dopo il 1081. Le sue opere testimoniano la conoscenza che ebbe non solo di Aristotele e di Platone. diventerà precettore dell’imperatore Michele VII Duca). il cui maistor Niceta. All’insegnamento della filosofia Psello unisce quello della retorica – due discipline indissolubili ai suoi occhi – e. in modo più originale. benché caratteristico degli interessi dell’epoca. Leicuda. o degli amici Xifilino. ai suoi tempi. anche se si può sospettare che la disciplina. che Michele Psello pare attribuire la maggiore importanza e. ignota. L’imperatore crea per lui il titolo di «console dei filosofi» (hypatos ton philosophon) che. L’opera di Psello consente di conoscere i contenuti del suo insegnamento. il quale aveva già usufruito a sua volta di una buona formazione retorica e filosofica sotto Basilio II. futuro metropolita di Eucaita. riprende gli studi. È certamente a quel tempo che segue l’insegnamento di Giovanni Mauropoda. morta in giovane età. Mauropoda –. mentre la Cro- . come egli stesso ricorda. come docente di filosofia alla scuola di San Pietro. suo antico condiscepolo. in particolare. ma deve abbandonare Costantinopoli per guadagnarsi da vivere come segretario di un magistrato di provincia. Chiamato quindi a Palazzo sotto Costantino IX Monomaco. Caduto in disgrazia anch’egli come il suo amico Giovanni Xifilino. sembra consacrare la sua preminenza tra i professori di filosofia costantinopolitani. di alcuni trattati di Garida (un professore di diritto dell’xi secolo) e della Peira di Eustazio Romeo (giudice agli inizi dell’xi secolo). con le opere fondamentali di Aristotele seguite da un quadrivio regolare (aritmetica. pp. mentre le altre scienze e arti dispongono di sedi e di cattedre con docenti regolarmente retribuiti. il più vecchio e il più autorevole dei tre. attestato per la prima volta negli anni 1050. d’ispirazione spiccatamente memorialistica. sarà anche responsabile della custodia dei libri di diritto contenuti nei locali della biblioteca. il diritto risulta essere sfavorito. il quale ama circondarsi di letterati.2c_Bisanzio II_217-426 388 7-07-2008 13:57 Pagina 388 I fondamenti della civiltà bizantina nografia – che illustra gli eventi occorsi negli anni dal 976 al 1078 –. Ma il tratto caratteristico dell’epoca sta nello spazio attribuito al diritto con lo studio. intervenendo anche nell’organizzazione dell’insegnamento. L’insegnamento dispensato agli allievi della scuola è gratuito. Un curioso opuscolo [Treu 850]. è un’opera originale che conferma l’impressione che Psello. Ma soprattutto. geometria. la filosofia. basata sul corpus ermogeniano. la sua retribuzione annuale – quattro libbre d’oro – è fissa. così come è stabilito il rango – elevato – che dovrà occupare nella gerarchia palatina. dei Basilika. 387-420]. dove raggiunge i suoi protettori o amici Costantino Leicuda. la scuola di diritto da lui fondata non sembra durare a lungo [Weiss 340. astronomia) e. quello di «maestro dei retori» (maistor ton rhetoron). attraverso una novella databile senza dubbio al 1047 redatta da Mauropoda. L’interesse per le discipline giuridiche. forse. musica. fornendo l’elenco dettagliato delle conoscenze che avrebbe dovuto fornire una buona formazione scolastica: la grammatike. con Platone e i neoplatonici. Il nomophylax. che presuppone lo studio dei trattati di Dionisio e di Teodosio oltre che dei commenti di Oro e di Erodiano. Giovanni Xifilino e soprattutto Giovanni Mauropoda. pur senza essere una novità in senso assoluto. sia in effetti uno scrittore di razza. egli organizza l’insegnamento del diritto: Constatando che. testimonia un vivo interesse personale per la cultura. è particolarmente vivace nell’xi secolo. risalente senza dubbio alla fine del secolo. Tuttavia. per finire. Il titolo di «console dei filosofi» viene coniato da lui. la retorica. l’imperatore decide di nominare nomophylax («guardiano delle leggi») Giovanni Xifilino e di assegnare alla scuola di diritto (didaskaleion nomon) una sede nel nuovo monastero di San Giorgio dei Mangani. La sua carriera subisce una svolta decisiva nel momento in cui è chiamato a Palazzo. come pure. lo testimonia in maniera inequivocabile. oltre alla sua carica di insegnamento. come la personalità di Psel- . L’imperatore Costantino Monomaco. del Codice giustinianeo. L’azione del Monomaco in favore dell’insegnamento non deve essere sopravvalutata. lungi dall’essere un semplice poligrafo. che egli ha appena terminato di fare edificare. fra l’altro. verranno prosciolti dall’accusa. e tutto lascia credere che altrove si potesse seguire l’insegnamento tradizionale impartito dai grammatikoi. L’intervento della Chiesa. Il sinodo pronuncia una serie di anatemi che definiscono nel modo più chiaro quale debba essere. Un discepolo di Michele Psello.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 389 L’insegnamento e la cultura scritta 389 lo e dei suoi amici. 907]. non esclude l’insegnamento privato e. il ruolo della filosofia e della cultura profana. che sottoscriveranno gli anatematismi. Ciononostante. coloro che resuscitano gli errori dei filosofi pagani a proposito dell’anima e del mondo. nominato «console dei filosofi» a sua volta. coloro che considerano le lettere profane non come semplici sussidiarie. Il processo di Giovanni Italo – prima sotto Michele VII. alla fine dell’xi secolo. non si tratta dell’esercizio di un monopolio. viene ratificata nel 1082 in occasione di un secondo processo a carico di Giovanni Italo. anch’essa è rivelatrice del nuovo spirito che pervade la vita culturale a Bisanzio. Nella stessa Costantinopoli la presenza attestata di cinque istituti scolastici di livello almeno secondario. e in ogni caso più evidenti. a San Teodoro di Sforacio. n. Il sinodo condanna coloro che tentano di spiegare attraverso il ragionamento l’Incarnazione e l’unione ipostatica. Giovanni Italo [Gouillard 804]. colpevole di aver misconosciuto i limiti che sarebbe opportuno imporre alla ragione naturale e di avere in qualche modo sovvertito il giusto rapporto tra filosofia e teologia. L’intervento della Chiesa. come quello dell’imperatore. senza particolari rivalità. piuttosto che a una opposizione anacronistica tra ciò che è «pubblico» – o ciò che è religioso – e ciò che non lo è. localizzati presso la Theotokos Chalkoprateia. pare significare che il mondo della didattica intrattenesse con la Chiesa rapporti più stretti. ai Quaranta Martiri. Tale condanna. insieme a elementi propriamente platonici. sarà opportuno ravvisare in tale quadro una situazione in cui diversi tipi di istituzioni si compenetrano fluidamente. Le testimonianze su simili scuole si fanno via via più numerose. ma come depositarie della verità [Les Regestes 51. censurato anonimamente nel 1076-77. di quanto non avvenisse nelle epoche precedenti. agli occhi della Chiesa. Alcuni maistores vengono nominati direttamente dal patriarcato. si manifesta soprattutto attraverso una maggiore vigilanza nei confronti dell’insegnamento della filosofia. questa volta esplicitamente condannato dall’imperatore Alessio I e dall’intero sinodo patriarcale. mentre i suoi discepoli. ripresa nel Synodikon dell’Ortodossia [Gouillard 250] in cui. viene accusata una tendenza più generale ad accrescere l’autonomia speculativa della filosofia. poi sotto Alessio I – testimonierebbe così d’un irrigidimento della Chiesa . fu testimone dell’improvvisa condanna del suo insegnamento. alla Diakonissa e a San Pietro. Lo stesso autore ricorda inoltre la testimonianza resa da Anselmo di Havenberg il quale. e lo stesso Balsamone. Nel xii secolo. La carriera di alcuni didascali mostra in modo evidente fino a che punto le istituzioni della Chiesa e quelle scolastiche possano trovarsi sovrapposte. sono incaricati di materie quali l’esegesi dei Salmi. mentre le opere che sono giunte fino a noi testimoniano del ruolo che i chierici della Grande Chiesa hanno svolto nella storia letteraria del xii secolo. né con i didascali docenti di materie profane. se l’imperatore legifera effettivamente sul conto dei «didascali» della Grande Chiesa. e fanno parte degli arconti patriarcali. lascia intendere che detti personaggi siano implicati. . in effetti. Paul Magdalino [828]. secondo la consuetudine dei Greci. il ruolo della Chiesa nell’insegnamento è contrassegnato inoltre dall’esistenza d’un corpo di «didascali» strutturati all’interno del clero della Grande Chiesa. caratterizzerebbe la vicenda intellettuale dell’xi-xii secolo. fornendo il resoconto dei suoi colloqui con Niceta di Nicomedia. Un decreto di Alessio I. L’ultimo editore di tale testo. ritiene in proposito che il decreto di Alessio non abbia niente a che vedere né con i tre didascali del Salterio. datato al 1107. Nulla. Loukaki 825]. quantunque alcune zone d’ombra continuino a sussistere. docenti a Santa Sofia. ci ragguaglia intorno al fatto che questi sarebbe stato «a capo di un gruppo formato da dodici maestri che. pensa che le misure prese da Alessio nel 1107 allo scopo di determinare elezione. da lui conosciuto nel 1136 a Costantinopoli. in particolare con riferimento all’esatta natura dei loro ruoli. anche se questo collegio può essersi evoluto in seguito fino ad assumere la forma sotto la quale è oggi noto. considera anch’egli i didascali di cui si fa menzione come dei semplici predicatori. dell’Apostolo1 e infine – disciplina assegnata al «didascalo ecumenico» – del Vangelo. li accomunerebbe a semplici predicatori. legando i due fenomeni a una dialettica che. i primi tre dei quali. Paul Gautier [248]. da parte sua. dell’Apostolo e del Vangelo. ricordando il decreto in questione.2c_Bisanzio II_217-426 390 7-07-2008 13:57 Pagina 390 I fondamenti della civiltà bizantina che Robert Browning [788] oppone allo sviluppo dei «lumi» che si manifestano nella medesima epoca. presiedono tanto allo studio delle arti liberali quanto a quello delle Sacre Scritture». pone un problema giacché. investiti dal patriarca di una carica puramente pastorale che essi eserciterebbero nei quartieri della capitale. carriera e retribuzione dei didascali-predicatori possono essere applicate altrettanto bene ai dodici didascali altrove menzionati. La struttura di tale corpo docente ci è ormai meglio nota [Katsaros 815. secondo la sua opinione. anche considerando i termini utilizzati dal testo stesso del decreto. 2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 391 L’insegnamento e la cultura scritta 391 Michele Italico. a volte per noi perduti. anch’egli integrato nel corpo dei didascali. A Tessalonica. Senza dubbio egli è già diacono e. Italico fa parte della cerchia di eruditi che fanno corona a Irene Duca. del patriarca o di alti funzionari testimoniano della sua attività di retore. strutturato all’interno del corpo dei didascali. Alcuni suoi scritti. insegna retorica e filosofia. e alcuni di essi possono essere riferiti all’epoca in cui egli esercita la carica di maistor ton rhetoron. Altre sue opere di commento – su Pindaro. nato nell’ultimo decennio dell’xi secolo. come anche i commenti omerici. Eustazio continua a essere attivo e produttivo.) [Wirth 855]. Coinvolto in una disputa teologica. Fra i suoi allievi è presente in particolare un autore notevole. appartengono al campo della retorica. Celebrato dai contemporanei come «novello Platone». al quale siamo in particolare debitori di importantissimi commenti sull’Iliade e sull’Odissea. in data ignota. venendo incaricato annualmente di pronunciare gli elogi dell’imperatore e del patriarca. Un’altra personalità svolge un ruolo importante nel mondo intellettuale di Costantinopoli. uno dei retori più famosi e più originali del tempo [Garzya 803]. Il più celebre di tali maistores è senza alcun dubbio Eustazio di Tessalonica (1115-95 ca. ma non ci sono indizi che appartenga al corpo dei didascali. Niceforo Basilace (1115-82 ca. il maestro dei retori – che vediamo spesso attorniato da discepoli – assume la funzione di oratore ufficiale. Le sue opere conservate fin qui. in cui egli fa tesoro dell’apporto dei commentatori precedenti. divenendo didascalo del Vangelo. Teodoro Prodromo. Eustazio viene insignito – molto probabilmente nel 1168 – del titolo di maestro dei retori. sono legati alla pratica pastorale. I suoi discorsi in onore dell’imperatore. finendo la sua carriera come metropolita di Tessalonica. Eustazio è uno dei più grandi eruditi bizantini. verso il 1140 viene nominato didascalo dell’Apostolo. presso la quale svolge l’ufficio di magister delle richieste (epi ton deeseon). sede che occuperà fino alla morte avvenuta prima del 1157. a quel tempo. deve tuttavia recarsi in esilio nel 1156-57 compromettendo così la sua carriera ecclesiastica. alla sua attività di grammatikos. sostanzialmente lettere ed elogi. su Dionisio Periegeta o su un canone di Giovanni Damasceno – sono riconducibili. benché nello stesso periodo componga anche una in- . L’anno successivo viene nominato metropolita di Filippopoli.). in Tracia. Nominato dall’imperatore. Si tratta molto spesso di un diacono della Grande Chiesa. A Natale del 1142 giunge ai vertici di tale corporazione. Professore «pubblico» (demosios didaskalos) e diacono della Grande Chiesa. verso il 1196. sede che occuperà dal 1174 (o dal 1177) fino alla morte. personalità letteraria caratteristica dell’epoca. autore di componimenti poetici. o ancora quello di Giovanni Tzetza. A Costantinopoli la vita culturale. di opere retoriche e filosofiche. quanto Michele Coniata. ma il numero crescente può effettivamente aver accelerato la circolazione dei testi. come . e nulla dimostra che abbiano saputo promuovere l’insegnamento o la cultura nei luoghi ai quali erano stati destinati. il quale non occuperà alcun pubblico ufficio specifico. nella sua sede vescovile. rimpiangono Costantinopoli. sotto questo profilo. Il patriarca Giovanni Agapeto (1111-34) pare essersi adoperato affinché divenissero più accessibili e più numerosi. appaiono mediocri. Tanto Teofilatto di Ocrida [Mullett 835]. I manoscritti restano costosi. di Adriano Comneno. non bisognerà dimenticare che la letteratura rimane largamente legata all’oralità e che la lettura praticata ad alta voce dinanzi a un pubblico di ascoltatori coesiste con la lettura silenziosa e privata. altrettante occasioni per entrare in contatto con le realtà provinciali e di diffondervi la cultura. ma è anche il caso di suo fratello Isacco. presuppone una diffusione entro cerchie più ampie. cugino di Giovanni II. accanto agli oratori istituzionali. Gli esempi di Michele Italico o di Eustazio rivelano quale debba essere. di un romanzo. più intensa che in passato. Ma se l’imperatore o il patriarca restano i patroni per eccellenza. ottenendo tuttavia dal suo imperiale patrono un adelphaton presso l’Orfanotrofio fondato da Alessio I. Le informazioni di cui disponiamo sui manoscritti sono di difficile interpretazione. o ancora di Irene Duca. Il caso più celebre è Anna Comnena. o di altri potenti personaggi. Ci si attenderebbe che nomine del genere rappresentino. veri uomini di lettere. Ma i risultati. Gli attori della vita culturale si moltiplicano e il pubblico al quale gli autori si rivolgono aumenta.2c_Bisanzio II_217-426 392 7-07-2008 13:57 Pagina 392 I fondamenti della civiltà bizantina teressantissima Storia della presa di Tessalonica da parte dei Normanni (1185). esistono anche altri personaggi che si fanno protettori delle lettere. figlia di Alessio I. professore. È il caso di Teodoro Prodromo [Hörandner 773]. cognata di Manuele I. L’epoca vede apparire. per un didascalo o un maestro dei retori. che vivono della loro attività di scrittori. accolto allo stesso modo presso il Pantocrator. Ancora una volta. per questi letterati. l’impressione d’insieme che se ne ricava è quella di un divario culturale profondo che separa la capitale dalle città della provincia. ad Atene. capaci di procurare ai letterati le prebende più invidiabili. il termine consueto d’una carriera fortunata: il conseguimento d’una prestigiosa sede metropolitana. Se si eccettua il caso di Eustazio a Tessalonica. lamentano la barbarie e il deserto culturale che li attorniano. una principessa di profonda cultura che si circonda di una cerchia di letterati [Gouma-Peterson 181]. sembra che i discorsi dei retori. ancora poco esaminata. e la retorica. continuano a essere parzialmente inediti. fossero connessi alla diffusione delle informazioni sui grandi avvenimenti che hanno segnato la vita dell’Impero. Il diritto. ad esempio attraverso la già menzionata opera di Simeone Seth. il sabato precedente la Domenica delle Palme [Loukaki 826].2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 393 L’insegnamento e la cultura scritta 393 Giovanni Assuco. nel xii secolo molto più che in passato. deve anche essere considerata nel xii secolo come l’arte più di moda. Nel xii secolo è il diritto canonico a essere particolarmente produttivo con le grandi sillogi di Zonara e di Teodoro Balsamone. Cionondimeno. La teologia si dimostra forse meno brillante. nel sekreton del patriarcato. Le discussioni teologiche dell’epoca. Ma. ma possono comunque essere segnalate le opere esegetiche di Teofilatto di Ocrida [Mullett 835] o le summae polemiche come la Panoplia dogmatica di Eutimio Zigabeno. dell’esistenza di veri e propri «salotti letterari». Lo studio della filosofia. lo Scorialensis Y-II-10. ha conosciuto un aumento d’interesse nell’xi secolo ed è sempre a quest’epoca che dobbiamo la Peira. la retorica occupa il primo posto. che disorientano il lettore moderno e paiono non aver mai oltrepassato i limiti ristrettissimi della cerchia di letterati entro cui furono prodotti. arte ufficiale. che domina l’insegnamento. che pareva compromesso dopo la condan- . dà origine a testi dotti. manifestano segnali di rinnovamento. preziosa raccolta di sentenze giudiziarie espresse in particolare dal giudice Eustazio Romeo. malgrado gli omaggi resi alla filosofia. e in onore del patriarca. mentre le Difficoltà della Sacra Scrittura di Michele Glica rivelano tendenze più originali. entrambe molto legate all’astrologia. per la Costantinopoli di quest’epoca. È la retorica. L’eloquenza epidittica. per quanto importante essa sia. Numerose opere testimoniano dell’infatuazione del pubblico costantinopolitano per quest’arte raffinata. come abbiamo visto. In ambito letterario. è considerevole: quelli contenuti nel più celebre dei manoscritti di retorica bizantina. ha l’obbligo ogni anno di pronunciare a Palazzo degli encomi in onore dell’imperatore in occasione della solennità dell’Epifania. È il mondo intellettuale nel suo complesso che colpisce per la sua vitalità. la medicina e l’astronomia. legati alle vicende dell’attualità. La retorica appare prima di tutto come un’arte ufficiale e il maestro dei retori. Il cliché del letterato che. La massa dei testi a noi pervenuti. Nel campo delle scienze. non è sola. con i suoi allievi. sopra ogni altra cosa. a Santa Sofia. per sopravvivere. ed è l’eloquenza d’apparato a fare la parte del leone nella produzione letteraria. d’una estetica barocca. frequenta le case dei potenti fa la sua comparsa nella letteratura bizantina e si è potuto perciò parlare. testimoniano di profondi contatti con il mondo latino. difficili. Nello stesso periodo. che si affranca audacemente dalle norme sino ad allora osservate dagli storici bizantini. non si interrompe affatto. ricoperta dopo Italo da Niceta Cipriano e quindi da Teodoro Smirneo. mentre nel secolo successivo Anna Comnena. e la produzione appare caratterizzata da una maggiore varietà. mostra a quali livelli di perfezione abbia potuto condurre il principio della mimesis. in cui il protagonista. basato sui modelli di età romana [Roilos 843]. l’imitazione di Luciano. incaricato di contrastare il rinnovamento neoplatonico dei suoi tempi. e che comprende Michele di Efeso. con la sua Chronike diegesis. amico di quest’ultimo. la cui esistenza è testimoniata nell’xi secolo dalla satira [Romano 844] o ancora dalla ricomparsa del romanzo erotico. Nell’ambito della letteratura dotta. la virtuosità dei retori si accorda con creazioni originali. Eustrazio di Nicea e – forse – Stefano Scilitza. L’interesse per Aristotele continuerà però a essere attestato da personalità quali Teodoro Smirneo o anche dal cenacolo filosofico che dopo la morte di Alessio I si riunisce attorno alla figura di Anna Comnena. la storia suscita una produzione copiosa. la filosofia ingloba tutta una serie di discipline. Inoltre. nell’xi secolo la Cronografia di Psello. ritiratasi a vita claustrale nel monastero della Kecharitomene. spesso di alta qualità. vive e combatte alle frontiere dell’Impero. nell’atmosfera di guerre incessanti . Considerato come il vertice della scienza. quelle del quadrivio matematico ma anche le scienze naturali. del xii secolo [Romano 1091]. Si assiste allo sviluppo. dedica al padre un’opera dotta e ben documentata. di una letteratura d’intrattenimento. A partire dall’xi secolo il peso dell’eredità antica sembra ormai meglio assorbito e la creazione letteraria si dispiega più liberamente. nella fattispecie. Dal canto suo Niceta Coniata. che giocano curiosamente su mescolanze di registri e di generi. dedicata agli anni dal 1118 al 1206. Anche nel campo della letteratura il rinnovamento è sensibile. fatto relativamente nuovo. l’eroe di duplice origine greco-araba. la cui erudizione fu tanto celebrata dai contemporanei. l’Alessiade [Gouma-Peterson 181]. scompare in seguito per riapparire soltanto negli anni 1160 con Michele di Anchialo.2c_Bisanzio II_217-426 394 7-07-2008 13:57 Pagina 394 I fondamenti della civiltà bizantina na subita da Italo. è un capolavoro di spirito d’osservazione e di finezza. per l’occorrenza. questa è l’epoca in cui viene fissato per iscritto uno dei capolavori della letteratura bizantina. La carica di «console dei filosofi». scrive nella dotta lingua caratteristica del suo tempo una delle opere più profonde e più significative dell’intera storiografia bizantina [Kazhdan 817]. Teodoro Prodromo. da parte sua ha imparato dal suo maestro Italico a venerare Platone. Per non menzionare che gli esempi più notevoli. che unisce l’epopea e il romanzo: Digenis Akritas. Una satira come il Timarione. e più ancora il secolo successivo. . con i componimenti poetici di Glica e soprattutto dello «Ptocoprodromo» – identificabile senza ombra di dubbio con Teodoro Prodromo stesso. al di là dell’Impero di Nicea. appaiono così per la storia della cultura scritta come un’età di brillante fioritura. in armonia con la rinascita economica e le trasformazioni della società che l’Impero conosce. 1 Il corpus delle lettere paoline (N. I problemi della fine del xii secolo e soprattutto la presa di Costantinopoli da parte dei crociati segneranno un brusco colpo di arresto. Tuttavia. Il xii secolo.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 395 L’insegnamento e la cultura scritta 395 tra la fine del ix e il x secolo [Digenes Akrites 770]. L’xi secolo. presentato dalla sua opera multipla e sfaccettata come uno dei letterati più caratteristici del tempo [Hörandner 773] – è ugualmente segnato dalla comparsa delle prime opere in cui la parlata quotidiana tenta di accedere allo statuto di lingua letteraria. il secolo dei Comneni troverà in un contesto nuovo un erede e un continuatore nel rinascimento culturale che caratterizzerà l’epoca paleologa.).d.T. 2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 396 . ci si atterrà a un criterio di ripartizione cronologica sostanzialmente analogo a quella che informa la struttura di questo volume. La terza epoca va dal regno di Costantino VIII alla presa di Costantinopoli da parte dei Latini nel 1204. che si conclude alla morte di Basilio I e con l’ascesa al trono di Leone VI. In seguito. Tuttavia. non sopravvivono che pochi monumenti. i primi decenni successivi alla restaurazione delle immagini. . Si parte da un’epoca difficile nella vita dell’Impero. cosicché l’xi e xii secolo sono tra i più brillanti dell’intera storia dell’arte bizantina. poche testimonianze di vita culturale. Il secondo periodo comprende perciò essenzialmente il x secolo. le vicissitudini della vita politica. sotto il profilo della produzione artistica. con la fine dell’iconoclasmo. Va da sé che la datazione attraverso cui si articola tale suddivisione cronologica delle vicende dell’Impero non può avere che un valore approssimativo e che date quali l’886 e il 1025 non rappresentano che una traduzione di quanto viene indicato pure mediante espressioni come «intorno all’anno 900» o «intorno all’anno Mille». Per ragioni di semplicità espositiva. spesso ancora definita come Rinascimento macedone. l’età iconoclastica e. che impedisce di avere una visione sufficientemente limpida dell’evoluzione artistica a Bisanzio. come gli storici si compiacciono di constatare. L’arte Il periodo storico oggetto del presente volume. il nuovo slancio politico dell’Impero si riflette in uno slancio di attività artistica. La situazione diviene meno chiara con il passare del tempo e. e permette di raggruppare l’epoca anteriore all’iconoclasmo. i momenti critici che l’Impero si trova a dover attraversare dopo la metà dell’xi secolo non sono affatto associabili a un declino della produzione artistica. in generale. Un primo periodo corrisponde all’intervallo tra il 650 e l’886. un’età di cui. giacché naturalmente non tutti i settori si sviluppano di pari passo. nel 1025. ad esempio. pochi manoscritti e. talora bisognerà ricorrere a qualche aggiustamento. sicché a prima vista pare seguire da vicino. avvenuta nell’843. in effetti. per ragioni motivate a tempo debito. che si può considerare terminato alla scomparsa di Basilio II. è ricco e contrastato.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 397 jean-michel spieser xv. È necessario capire che l’immagine sacra ha assunto una funzione catalizzatrice e nevralgica rispetto a una serie di conflitti ideologici legati alla situazione interna ed ester- . le cause che condussero all’emergere di un sentimento di ostilità nei confronti delle immagini. meno consentanea al gioco dell’omologia con la figura dell’imperatore. e di Leone III in particolare. al di là di alcune grandi e ben note cesure con il passato. 1. si tende a privilegiare la frattura con l’iconoclasmo allo scopo di avvalorare la novità di un’arte che rinasce dopo un periodo di latenza. non pare affatto essere stato espressione di una teologia particolarmente elaborata. periodo per periodo e a grandi linee. sottolineando la sua umanità e le sofferenze che dovette patire a fronte dell’immagine trionfale del Redentore caratteristica dell’età precedente [Kartsonis 903]. i. simmetricamente. quindi si esamineranno. Gli ultimi anni del vii secolo e l’inizio dell’viii non hanno consentito. suo figlio e successore. gli ambiti maggiori dell’attività artistica. È inutile in questa sede diffonderci sulle cause dell’iconoclasmo. Brubaker 868]. Questa nuova concezione di Cristo. 650-886. a causa delle condizioni complessive dell’Impero. È un periodo che può essere facilmente suddiviso a sua volta. di rinvenire nel secolo precedente le misure censorie imposte da Leone III. Cutler 879. il cui iconoclasmo. La storiografia non ha potuto fare a meno di attribuire all’iconoclasmo una posizione privilegiata: si è cercato prima di tutto. di mettere a frutto le risorse economiche che avrebbero permesso il fiorire di una importante produzione artistica. le caratteristiche salienti dell’evoluzione delle arti a Bisanzio. linee generali. mentre nel corso del periodo successivo. per quanto concerne le fonti. sulla scorta di una visione a tutto campo dell’epoca presa in esame. forse non era affatto estranea alle prese di posizione iconoclastiche dei sovrani bizantini. tanto più che il problema continua a essere ancora molto discusso [Grabar 895.2c_Bisanzio II_217-426 398 7-07-2008 13:57 Pagina 398 I fondamenti della civiltà bizantina Prima di tutto verranno ricordate brevemente. Ciò permetterà di mettere meglio in luce alcuni elementi di continuità. a differenza di quello professato da Costantino V. più o meno scientemente. Eppure è proprio a quel tempo che nella letteratura religiosa si ravvisa traccia di un modo differente di considerare il Cristo. Si è oggi tuttavia concordi nell’affermare che il termine di Rinascimento risulti improprio ai fini di una intelligenza della produzione artistica del x secolo a Bisanzio.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 399 L’arte 399 na dell’Impero. Il rigoglio del x secolo. L’epoca fu più ricca e brillante di quanto le scarse vestigia conservate abbiano potuto far pensare agli storici i quali. Bisognerà ancora ricordare il lusso di cui si circondava Teofilo e quei famosi automi che. si è estinto da sé. deve almeno implicare la premessa di un’arte imperiale particolarmente attiva sotto gli imperatori iconoclasti. della percezione dell’arte bizantina nell’Europa del xix e xx secolo [Spieser 948]. infine risolto a favore della tradizione dominante. ancora nel x secolo. compito che ci obbligherebbe ad affrontare il problema importante. Il conflitto. l’età in questione viene tradizionalmente indicata come Rinascimento macedone. in un contesto molto diverso. 2. e non «Rinascimento». 510: Brubaker 867) – con ogni verosimiglianza non possiede la nettezza che le viene tradizionalmente riconosciuta dagli storici dell’arte. nel momento in cui sono venuti meno i motivi per continuare a sussistere. Le circostanze che ne hanno visto lo sviluppo. per così dire. la violenza dimostrata dai fautori delle immagini dopo l’843. il Rinascimento macedone. La frattura con l’epoca iconoclastica segnata dalle prime manifestazioni artistiche dei decenni successivi – i salteri con miniature a margine [Corrigan 875] ovvero. facevano meravigliare i visitatori della corte bizantina. gr. il manoscritto contenente le omelie di Gregorio di Nazianzo offerto probabilmente a Basilio I (Par. prendendo le parti degli iconoduli. In base alla denominazione attribuita alla dinastia fondata da Basilio I in seguito alla sua presa del potere nell’867 e che si estende ancora per un certo periodo in condizioni difficili dopo la morte di Basilio II. quale è possibile intuire dalla lettura di qualche documento letterario del tempo. 886-1025. il ruolo cui l’iconoclasmo ha assolto nel contesto dell’immaginario bizantino – che consentiva di condannare senza possibilità di appello chi ne fosse accusato – non permettono che di farci un’idea molto approssimativa del fenomeno sotto il profilo artistico. hanno voluto vedere nell’iconoclasmo la minaccia dell’Oriente barbarico sull’autentica tradizione ellenica. Non si farà qui alcun riferimento alla storiografia che è alla base di tale nozione. giusto per ri- . anche qualora gli si volesse attribuire semplicemente il genericissimo significato di rinnovamento («Rinascenza» dunque. ma troppo complesso per poter essere dibattuto in questa sede. È stata identificata con buona approssimazione tutta una serie di attitudini mentali connesse alla possibilità di disporre di tali oggetti. anche se il modello della chiesa a croce greca si sviluppa proprio a quel tempo attraverso la sua utilizzazione in contesti costruttivi quali l’edificazione di piccoli oratori privati o di katholika monastici. essendo intimamente legato all’idea – sempre molto presente ai Bizantini – che i colori vividi e l’oro rappresenterebbero un mezzo per accostarsi alla divinità. una immagine dell’illuminazione (photismos) che da questa ci si attende [Cutler 878]. Magdalino allo scopo di caratterizzare in modo più generale l’evoluzione culturale e intellettuale operante sotto la dinastia dei Comneni permettono inoltre di spiegare queste manifestazioni dell’arte bizantina. avori. non nel x secolo. un periodo di straordinaria fioritura architettonica. ma anche la gloria di averne resa possibile la creazione. Per quasi due secoli. Il lusso che caratterizza una produzione di questo tipo testimonia altresì un desiderio di ostentazione della ricchezza che si manifesta sia attraverso il possesso sia mediante l’offerta di tali beni. La vera caratteristica della produzione artistica di questo periodo è la preminenza degli oggetti di lusso: manoscritti. Si tratta di espressioni della medesima voga che ha indotto lo stesso Costantino VII Porfirogenito a fare allestire delle vere e proprie enciclopedie atte a raccogliere le tradizioni imperiali e un certo numero di saperi. e non sarà inopportuno ricordare in proposito che questo stesso genere di piacere non è semplicemente di natura estetica. d’altra parte. il «rinascimento» in questione pare non essere stato così radicale come si sarebbe potuto credere. smalti. la produzione di opere d’arte estremamente varie e diversificate è copiosa. Si parlerà perciò di un lento sviluppo non privo di legami con il processo che ha luogo in . 1025-1204. Tuttavia non sappiamo praticamente nulla delle condizioni della produzione artistica a Bisanzio. in ogni caso. 3. tanto le rare iscrizioni conservate quanto le fonti più disparate rendono edotti del fatto che è il committente colui al quale è destinato non solo l’oggetto d’arte. Panofsky).2c_Bisanzio II_217-426 400 7-07-2008 13:57 Pagina 400 I fondamenti della civiltà bizantina prendere la celebre distinzione formulata da E. Anche da questo punto di vista. Essi testimoniano prima di tutto la volontà di ricollegarsi alla tradizione del passato dell’Impero. anche le opere d’arte suntuaria d’altra parte non sono quasi mai firmate. Le nozioni adoperate da P. Così come altri manufatti. anch’essi il più delle volte privati. Non fu. malgrado le difficoltà e i drammi degli ultimi decenni di quest’epoca. Nell’ambito delle arti la medesima situazione implica un complesso di sviluppi a tutta prima contraddittori che si sfiorano vicendevolmente. ad accrescere profondamente l’isolamento culturale del mondo bizantino. continua a vigere grande solidarietà tra l’imperatore e il patriarca. . Magdalino [192] ha designato come i guardiani dell’ortodossia per mantenere il controllo d’una evoluzione la cui piena realizzazione venne definitivamente impedita dagli avvenimenti che condussero nel 1204 alla presa della Città (e dalla presa stessa). Il processo di Giovanni Italo può essere inteso sotto questo profilo almeno come un evento simbolico. segno dello sviluppo di forme di devozione privata. dell’importanza ascritta alla natura umana del Salvatore. nel momento stesso in cui si diffonde l’uso delle icone. Nuova importanza viene attribuita alla soggettività artistica. ad esempio all’interno della cerchia radunata intorno ad Anna Comnena. nonostante periodici conflitti. anche dopo la restaurazione dell’Impero a Costantinopoli.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 401 L’arte 401 Occidente. l’importanza attribuita al calendario liturgico e alle immagini che lo ricordano può essere considerata come un tentativo di controllo di tali pratiche di pietà. poiché mostra il Cristo sotto le sembianze di fanciullo al posto del pane eucaristico – fa anch’esso comprendere attraverso la sua collocazione. È certo che tale situazione contribuì certamente. in cui l’individuo. non ha arrestato l’attività filosofica. Le innovazioni non godono alcuna legittimità e vengono anzi facilmente reputate pericolose. qui compresa sotto la forma della devozione privata. come si è cercato di dimostrare. che può e deve essere interpretato a un tempo come il segnale della particolare attenzione rivolta alla sensibilità emotiva [Maguire 911] ma anche come cifra di un significato teologico. il melismos [Babiç 857] – scena eminentemente liturgica. la legittima distinzione tra clero e laici. la sensibilità personale. talora mescolandosi in modo tale da formare una sintesi le cui componenti non possono essere sempre individuate chiaramente. e se anche. nuove scene fanno la loro comparsa nel programma decorativo delle chiese a recare testimonianza di questo stato di cose: il threnos. benché anche la liturgia debba essere tenuta in conto. esso ha nondimeno funto da ammonimento. Nel xii secolo. inducendo da allora in avanti a dissuadere dall’affrontare questioni teologiche a partire da premesse filosofiche. che ne fa una «immagine segreta». Dev’essere stato senza dubbio questo il metodo sperimentato da coloro che P. Ma a Bisanzio la situazione si evolve più lentamente: lo Stato bizantino è centralizzato e dispone di un potere ancora forte grazie al quale. In maniera analoga. cominciano a rivendicare maggiore spazio espressivo e ad acquisire una certa legittimità [Magdalino 192]. Non è possibile esporla nel dettaglio. del cosiddetto acquedotto di Valente (che C. separare i diversi aspetti di una cultura artistica in funzione delle tecnologie e dei materiali senza illustrarli attraverso una serie di prospetti cronologici comparati e coerenti. dei ciottoli (talvolta anche della pietra da taglio) e della malta. fondate come sono ancora sull’uso del mattone. il sistema d’esposizione che seguiremo in questa sede permetterà di mettere in luce altri fattori di continuità e altre evoluzioni. Pergamo ne fornisce un esempio caratteristico [Klinkott 906]. Mango [571] ha dimostrato dover essere attribuito senza dubbio all’età dell’imperatore Adriano). Le mura di cinta delle grandi città continuano con ogni evidenza a essere mantenute in buono stato. restauri. seppure molto parzialmente. Talvolta ampliamenti considerevoli dell’area urbana possono aver comportato una o più campagne costruttive di un certo impegno. secondo una prassi sostanzialmente pratico-utilitaristica delle risorse dell’architettura che è possibile osservare per tutta la durata del periodo in oggetto. sono ancora le fortificazioni. L’architettura. Le tecniche costruttive non sono sostanzialmente mutate dall’epoca paleocristiana. Nicea. anche in considerazione del fatto che manca a tutt’oggi una vera sintesi degli studi condotti sull’argomento. Variazioni nell’impiego di materiali di rivestimento murario possono talora fornire in- . ad esempio Costantinopoli. Tessalonica. grazie ai risultati di prospezioni e ad alcuni studi regionali [Foss 404]. i grandi ambiti artistici. Ciò che è un po’ meglio noto. o che ci è meno ignoto.2c_Bisanzio II_217-426 402 7-07-2008 13:57 Pagina 402 I fondamenti della civiltà bizantina ii. sempre a Costantinopoli. Le numerose fortificazioni edificate in tutto il territorio bizantino – di cui sono responsabili non solo le fluttuazioni della frontiera ma anche i mutamenti nel sistema difensivo dell’Impero – cominciano soltanto ora a essere meglio apprezzate. dal punto di vista degli svolgimenti storici. se ne è a conoscenza essenzialmente per ciò che concerne i centri urbani di cui siano stati studiati i bastioni d’epoca paleocristiana. Le scarse informazioni di qualche utilità offerte dalla documentazione in nostro possesso databile tra la fine del vii e l’inizio dell’viii secolo riguardano l’architettura civile e militare: riparazioni alle mura costantinopolitane. 1. Benché sia artificioso. Le fonti documentarie. sia urbane sia extraurbane [Magdalino 633]. Né si dovrà dimenticare di includere nel novero di tali cause il declino demografico dovuto alle guerre stesse. La tradizionale basi- . alcune delle quali enfatizzate al di là dei limiti del reale. Solo la documentazione scritta rende edotti delle trasformazioni subite dal Grande Palazzo sotto i Macedoni. forniscono qualche puntuale indicazione supplementare sulle case di Tessalonica [Giros 539]. nella maggior parte dei casi. Né sappiamo di più sul Palazzo delle Blacherne. case di campagna o di piccoli centri come Pergamo. l’attenzione viene catturata più dagli ornamenti pittorici che dalla struttura degli edifici stessi. Altri cenni.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 403 L’arte 403 dicazioni utili a una datazione. Ma anche per quel che riguarda le chiese e i monasteri. le incertezze di un’epoca turbata dalle guerre sono ragioni bastevoli a spiegare il rallentamento delle attività nel settore. d’altro canto. di cui sono giunti fino a noi monumenti molto più numerosi. più semplice. È perciò piuttosto difficile nell’ambito dell’architettura profana evidenziare uno sviluppo. adoperate in forma più modesta. si rinvengono nella letteratura agiografica – i cui autori tuttavia non si preoccupano affatto di descrivere le costruzioni puntualmente e con quei particolari che soli potrebbero veramente interessare uno storico dell’architettura – e. la difficile situazione economica. è questo il periodo in cui si compie un processo evolutivo iniziato nel vi secolo con l’impiego pressoché sistematico della cupola nell’architettura bizantina. L’architettura dei palazzi imperiali non fa eccezione. presso le fonti scritte in cui. e non sorprende affatto che le storie dell’architettura bizantina riservino maggiore spazio alla storia dell’architettura religiosa. che non presentano alcuna differenza rispetto alle dimore rustiche [Rheidt 940]. con maggiore utilizzo del legno e. di cui poco per volta i Comneni fecero la loro residenza di famiglia. gli archivi dell’Athos in particolare. Pure. più o meno differenziati fra loro. oltre alle epidemie di peste recidivanti fin dall’età di Giustiniano. al posto della malta. dell’argilla si rinvengono nei siti delle rare abitazioni d’età bizantina fatte oggetto di scavo. come quelle del palazzo abitato dall’eroe protagonista del Digenis Akritas. Le stesse tecniche. rimangono tuttora molto frammentarie. Le nostre conoscenze al riguardo. e in particolare sotto il regno di Basilio I. ma non è azzardato supporre che i progressi in questo campo non debbano essere stati degni di particolare rilievo. in ogni caso. Si tratta di luoghi noti più che altro grazie a descrizioni letterarie. il vii secolo rimane un arco di tempo in cui si è costruito poco. pur lasciando al Grande Palazzo la sua funzione ufficiale. Sappiamo peraltro ancor meno a proposito delle grandi residenze magnatizie. è la chiesa di Skripou. Gli storici dell’architettura o gli archeologi seguitano a utilizzare il termine di basilica per designare piccole chiese rurali. benché costituisca un caso un poco differente dagli altri non solo per la tipologia della pianta ma anche perché oggi la sua storia è ben nota [Peschlow 937]. né Santa Sofia a Bize [Ötüken 929] sono databili con precisione.2c_Bisanzio II_217-426 404 7-07-2008 13:57 Pagina 404 I fondamenti della civiltà bizantina lica paleocristiana. grazie alle quali si può parlare propriamente di piccole basiliche a tre navate successive all’epoca paleocristiana (M. dell’876. nella maggior parte dei casi a una sola navata. Non è per mera combinazione che alcuni di questi grandi edifici sacri siano chiese vescovili. Gli unici edifici realmente monumentali che si può congetturare siano stati eretti fra il vii e la metà del ix secolo sono alcune basiliche a cupola per le quali Santa Sofia di Costantinopoli non ha rappresentato che un modello approssimativo. Esistono comunque alcune eccezioni. Luogo di culto privato edificato . Il comune denominatore tra queste chiese è rappresentato dal fatto che tutte sviluppano ancora una navata vera e propria. tesi di dottorato. esattamente come alcuni altri edifici a esse affini per planimetria ed elevazione. ad esempio. che rimarrà un’eccezione. a. né Santa Sofia a Tessalonica [Theoharidou 953]. a Santa Sofia di Tessalonica – sostituiscono una primitiva basilica paleocristiana. che ancora qualche decennio addietro si soleva qualificare di «basilica ellenistica». 2003). Santa Irene a Costantinopoli è la più antica fra queste. Tuttavia. con le chiese di dimensioni minori costruite successivamente. talora.a. che in molti casi – come. Si tratta di edifici ancora monumentali. coperte da una volta a botte. Segni sicuri di una ripresa d’attività architettoniche su più vasta scala emergono soltanto nella seconda metà del ix secolo: il più antico monumento risalente a quest’epoca. né la chiesa della Dormizione a Nicea. Per la sua funzione e per le circostanze della sua fondazione più che per la struttura. Altripp. sicuramente databile e conservato fino a noi. la chiesa di Skripou dedicata alla Dormizione della Theotokos e ai santi Pietro e Paolo annuncia molte importanti caratteristiche della nuova architettura bizantina. in contrasto. scompare dall’architettura bizantina (almeno nella forma più monumentale). Università di Greifswald. ma non sempre. Tale denominazione consuetudinaria non deve tuttavia celare il fatto che si tratta ormai di edifici molto differenti dalle monumentali basiliche paleocristiane del passato: sono costruzioni modeste. piccole chiese di paese o semplici cappelle private. sotto questo profilo. che risale circa alla metà del vi secolo. dominata da una cupola sorretta su tutti i lati da poderose volte a botte. già investita della medesima funzione. Nella sua condizione attuale. con i suoi colonnati conclusi da una grande abside. Die Basilika in Byzanz. si evidenziano delle cappelle isolate. non si ha traccia. all’interno dell’area urbana. la vedova di Michele VIII. ad esempio. poiché diverrà una vera e propria . alla Theotokos . Ormai le nuove fondazioni sono sostanzialmente un fatto dovuto a iniziative private o monastiche. risalenti entrambi all’inizio del x secolo: la chiesa di Costantino Lips (Fenar-i Isa Camii) e la chiesa del Myrelaion (Bodrum Camii). di nuove costruzioni se non connesse al Palazzo: oltre alla già menzionata Nea. Il x secolo non sembra tuttavia conoscere alcun notevole progresso architettonico: non ci sono giunti resti che testimonino di una politica imperiale d’ampio respiro in tal senso. Teodora Paleologina.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 405 L’arte 405 sui propri possedimenti da un alto dignitario aulico costantinopolitano. vale a dire con pianta organizzata intorno a una cupola centrale sostenuta da quattro braccia di uguale lunghezza. era dedicata al Cristo. Una disposizione di questo tipo è confermata da monumenti conservati come. tutt’al più. detta la Nea e costruita da Basilio I. dalle cappelle occidentali del katholikon di Hosios Loukas nella Focide. spesso d’altra parte confuse tra loro. La chiesa leggermente più antica. risalente all’xi secolo. verso il 1300. Il moltiplicarsi delle fondazioni private spiega la fioritura di piccoli santuari. preceduta a ovest da un nartece e aperta su un santuario. Anch’essa doveva comprendere più cappelle minori: se ne può ricostruire congetturalmente una planimetria in base alla quale negli angoli formati dalle braccia della croce. a conferire una legittimità ancora maggiore alle sue proprietà [Oikonomides 928]. i sovrani hanno soprattutto provveduto a restaurare le chiese più antiche. La prima subì delle modifiche quando. fece restaurare il monastero annesso edificando una nuova chiesa a sud di quella del x secolo: lo studio del corpo di fabbrica ha nondimeno permesso di constatare il rilievo che dovevano avere le cappelle multiple. all’arcangelo Michele. A Costantinopoli ne sono conservati due esempi. A Costantinopoli. nota oggi esclusivamente sulla base di testimonianze letterarie. Qui è inutile menzionare gli effetti di tale situazione sulle dispute per la designazione e il governo del clero deputato al servizio di tali chiese [Thomas 764]. connessa al Palazzo imperiale. al profeta Elia e a san Nicola. i monaci d’una comunità. la chiesa della Theotokos del Faro merita che le venga riservata una certa attenzione. stando almeno alla testimonianza delle fonti. La seconda è divenuta un esempio spesso citato nei manuali come modello di chiesa a croce greca inscritta in un quadrato [Striker 951]. fuor d’ogni dubbio. destinati ad accogliere liturgie private o. ciscuno dei quali beneficiava di un altare eretto a suo nome [åur™iç 876]. la chiesa era finalizzata ad accrescerne il prestigio nelle sue terre e. tripartito nella maggior parte dei casi. a est come a ovest. corrispondenti in linea di massima a più dedicatari. benché rimanga pur sempre quella della chiesa con pianta a croce greca. È stata suggerita la possibilità d’un intervento diretto di Costantino IX Monomaco nella costruzione o nella decorazione del katholikon [Mylonas 924. Oikonomides 927]. testimoniano anche una nuova monumentalità. nella forma attuale. piuttosto eccezionali. Inoltre. Il katholikon del monastero di Hosios Loukas. sostanzialmente in base alla ricognizione dei mosaici del suo katholikon. venivano tradizionalmente impiegati nell’architettura bizantina per raccordare alla pianta quadrangolare. Nell’xi secolo l’architettura si rinnova maggiormente. sottolineata da una ricca decorazione pittorica su cui sarà opportuno tornare. L’innovazione più spettacolare. compare in un certo numero di varianti. Questi due monumenti. ma non esiste altra indicazione relativamente né alla sua fondazione né al suo fondatore. in cui tutte le quattro braccia della croce sono concluse da altrettante absidi. nel contesto di grandi chiese monastiche (e che verrà eccezionalmente riutilizzata più tardi. dove le trombe – per quanto di struttura differente – vengono utilizzate di consuetudine) è problematico almeno quanto determinare il motivo per cui sia stata tanto poco sfruttata. La varietà delle planimetrie torna ad accentuarsi.2c_Bisanzio II_217-426 406 7-07-2008 13:57 Pagina 406 I fondamenti della civiltà bizantina cappella palatina presso cui saranno conservate le reliquie più preziose raccolte intorno all’imperatore. tra l’inizio e la fine dell’xi secolo. Il monastero di Dafni è datato. eretta intorno all’anno Mille sul sito dell’antica agorà ateniese [Frantz 889]. adoperati come modelli). Precisare l’origine geografica di questa tecnica costruttiva (è stata citata di frequente l’Armenia. Dilatare gli spazi interni pare da questo momento in poi una neces- . la struttura circolare della cupola – vengono sostituiti da trombe angolari che si potrebbero definire nicchie ad abside insistenti sull’angolo a forma di G dei pilastri. benché non siano chiare né le circostanze né la data precisa della sua costruzione. è costituita da chiese a trombe angolari. sulle cui origini si è molto discusso. La struttura fondamentale. sono note alcune chiese tetraconche. intorno al 1100. In tali chiese. nel xiii e xiv secolo. sempre in Grecia e senza dubbio in ragione del prestigio acquisito dagli esempi più antichi. edificate in base a una tipologia attestata in Grecia per due volte. L’esempio più celebre è quello della piccola chiesa dei Santi Apostoli. venne edificato verosimilmente durante la prima metà dell’xi secolo. almeno dalla costruzione di Santa Sofia a Costantinopoli in poi. delimitata dai pilastri. in Focide. quanto dall’utilizzo dei pilastri al posto delle colonne per scaricare il peso della cupola. L’ampliamento del diametro della cupola è consentito non tanto dalla sostituzione delle trombe angolari ai pennacchi. i pennacchi – che. Thiermeyer 954. fondato anch’esso dal medesimo imperatore. fondati a partire dalla fine del x secolo. come la già citata chiesa di Skripou. Si trattava di fondazioni dalle motivazioni complesse. La chiesa ha forse un modello costantinopolitano. La scelta di un monastero come fondazione di prestigio. La chiesa – per molto tempo designata esclusivamente con il nome turco di Kalenderhane Camii. Queste fondazioni imperiali non rappresentano che una tipologia particolare all’interno di un folto contesto di fondazioni private volute. da personaggi di maggiore o minore rilievo: architetture la cui ampiezza era certamente proporzionata alle fortune dei dedicatari [Mango 915]. Ponendo mente ai monumenti qui passati in rassegna. ormai. I grandi cenobi athoniti. Un esempio originale è fornito dalla Nea Moni di Chio. non sarà difficile comprendere l’importanza delle fondazioni imperiali. A questi esempi bisognerà aggiungere ancora il monastero della Theotokos Peribleptos. Attraverso variazioni formali. per la maggior parte grandi monasteri riccamente forniti di terre. lungo tutto il corso del xii secolo affiora la stessa tendenza: ad esempio. in base a quanto risulta dalla lettura dei typika conservati [Galatariotou 714. fuori Costantinopoli. Byzantine Monastic Foundations 80]. secondo un piano simile a quello concepito per Hosios Loukas o per il cenobio di Dafni. il cui katholikon esiste ancora [Ousterhout 931. e oggi identificata con il monastero della Kyriotissa – è una delle più imponenti dell’epoca. che non è possibile identificare con precisione [Ousterhout 930]. San Giorgio dei Mangani. e fu a lungo creduta una basilica a cupola di età molto più antica. al quale si deve pure il monastero della Kosmosoteira a Pherrai (Vira). fondato da Romano III Argiro (1028-34) [Mango 917]. la grande fondazione dei Comneni in cui le dimensioni della cupola sorretta da semplici colonne raggiungono i massimi limiti di questo tipo di realizzazioni. sono frutti di questo medesimo movimento di diffusione [Steppan 950]. Sinos 945]. in cui la cupola poggia direttamente sui muri esterni dell’edificio grazie all’utilizzo di trombe angolari. largamente prevalente rispetto all’influsso episcopale.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 407 L’arte 407 sità primaria per le chiese d’un certo livello. Nella stessa Costantinopoli le architetture maggiormente degne di nota corrispondono alle chiese del monastero del Cristo Pantokrator. in Tracia. E sempre alla metà del xii secolo data la ricostruzione del monastero di Chora voluta da Isacco Comneno. figlio di Alessio I. al di là di motivazioni d’ordine economico che in questo volume saranno oggetto di indagini particolari. nella chiesa di Enez in Tracia. è legata all’irradiazione del monachesimo. fondata da Costantino IX Monomaco. . in cui si sarebbe disprezzata la cultura nel suo complesso. peraltro dominato dall’iconoclasmo. una terza parte. Tuttavia. quindi dall’814 all’843 – non è affatto una sorta di età barbarica. Anche guardando ai fatti soltanto dal punto di vista della storia dell’arte. poco nota. ma profonda evoluzione che avrà luogo nell’xi e xii secolo. dal 730 al 787. L’evoluzione della pittura è ritmata da cesure più nette rispetto all’architettura. dal momento che entrambe sono direttamente interessate dal dibattito sull’immagine legato all’iconoclasmo (le miniature nel loro insieme verranno trattate in seguito nel quadro delle arti suntuarie. In più. d’altra parte. Gli ultimi decenni del vii secolo e i primi dell’viii non apportano alcuna innovazione notevole rispetto a quanto descritto a proposito della fine dell’epoca precedente. Si tratta di un’arte profana. quantunque sussistano sottili elementi di continuità con la fine del ix secolo o. prima di affrontare le questioni fondamentali che vennero allora sollevate a proposito della legittimità delle immagini sacre. come per le epoche posteriori. Il x secolo costituirà un altro periodo capace di offrire una reale unità dal punto di vista della pittura. sarà consacrata alla lenta. non sarà inopportuno ricordare che. Qui. infine.2c_Bisanzio II_217-426 408 7-07-2008 13:57 Pagina 408 I fondamenti della civiltà bizantina 2. sia lecito rinvenire tratti d’una evoluzione iniziata prima del 730. Non è possibile fare a meno. nonostante ciò che talora hanno potuto indurre a credere alcune interpretazioni moderne del fenomeno. tanto più qualora si tenga conto del fatto che gli imperatori . si dovrà associare pittura monumentale e pittura di icone. che condiziona tutto ciò che si può dire a proposito dell’evoluzione della pittura bizantina fino all’843. anche se l’evoluzione è più sottile di quanto possa far intendere una tale cesura. ma che si inscriveva necessariamente all’interno d’una continuità. le diatribe stesse condotte dai fautori delle immagini dimostrano l’esistenza di un’arte di cui gli imperatori stessi si facevano committenti. a) L’iconoclasmo. anche se già ora si renderà necessario citare alcuni manoscritti). lo scarso numero dei monumenti edificati ex novo spiega l’assenza di testimonianze di decorazione pittorica per questo periodo. La pittura monumentale e le icone. l’epoca detta dell’iconoclasmo – nell’accezione ristretta. Sarebbe inutile ripetere a questo punto una cronologia dei diversi momenti della vicenda iconoclastica. di attribuire una trattazione a sé stante all’epoca degli imperatori iconoclasti. ciò che avrebbe dovuto – secondo lo spirito degli iconoduli – provare l’empietà degli imperatori iconoclasti. non rimane più nulla. forse anche a scopo di dileggio. non rappresentava l’unica finalità perseguita. al contrario. in altri. nonostante il fatto che non si sappia nulla di ciò che effettivamente gli imperatori iconoclasti pensavano a proposito delle immagini. Lo scontro più appariscente. per le decorazioni di età iconoclastica di cui si è fatto cenno a tale proposito. la questione sarebbe da porre negli stessi termini: una interpretazione simbolica dovrebbe almeno essere stata possibile. Ovviamente. ossia riprodotte a fini puramente decorativi. la funzione e l’interpretazione di tali immagini pongono dei problemi: si è chiarito recentemente quali criteri consentirebbero di supporre una interpretazione simbolica o. già per quel che concerne gli esempi antichi. La situazione pare tuttavia meno disperata nel momento in cui si riconosca di buon grado che decisioni e dibattiti politici si fondano su sistemi di idee determinati. per non parlare di ideologie. alla cui gloria essi avrebbero desiderato rifarsi. siamo però almeno in grado di sapere quali fossero gli scopi che si proponevano. una funzione più – ovvero meramente – decorativa [Maguire 740]. tuttavia. dai suoi avversari. D’altra parte. con tanto di scene venatorie e figure di animali. anche se è stata messa in luce l’emergenza di un vero e proprio dibattito teologico sulle immagini di . solo pochi oggetti di lusso vengono a volte messi in rapporto con questo periodo. Perciò. in alcuni casi [Spieser 946]. venissero utilizzate anche nei fregi delle chiese. nessun fregio di questo tipo è stato conservato. benché generalmente non ne siano il mero riflesso. nonostante l’importanza che rivestiva. senza peraltro che tali attribuzioni abbiano alcuna garanzia di certezza. nella fattispecie il dibattito sulle immagini stesse. Di tutto questo. ma non sarebbero state in alcun modo l’espressione della pretesa empietà degli imperatori iconoclasti – come pare avrebbero creduto i loro avversari – quand’anche Costantino V nel Milion avesse veramente sostituito (come dichiarano le fonti iconodule) le raffigurazioni dei concili ecumenici con scene di corse di carri (in cui si ravviserebbe peraltro un’antica simbologia imperiale).2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 409 L’arte 409 iconoclasti avevano fondamentalmente a cuore una concezione del proprio regno inteso come prolungamento dell’Impero dei secoli passati. ma non è affatto sicuro che tali decorazioni sarebbero state molto diverse dai complessi iconografici documentati dalle pavimentazioni musive delle basiliche paleocristiane. Sono state sottolineate a sufficienza le difficoltà incontrate nel comprendere effettivamente la dottrina degli iconoclasti nella misura in cui questa stessa dottrina non ci è pervenuta che mutilata e contraffatta. poteva trattarsi di immagini «neutre». I loro avversari insistono sul fatto che tali decorazioni di indole profana. citate nei sermoni di Leone VI [Frolow 891]. è la Theotokos dell’abside di Santa Sofia a Costantinopoli. i riferimenti ai precedenti essenziali intorno ai cicli pittorici cappadoci]: fatto non poco pro- . Si può intuire piuttosto facilmente in quale modo. ricevuto una sorta di rinnovata legittimità. e. che avrebbe finito per trionfare. il potere capace di fare di ogni immagine un potenziale idolo. consisterebbe invece in una sorta di crisi provocata da una evoluzione male accettata. Una delle aspirazioni di Leone III e di Costantino V era rappresentata dal voler ristabilire l’autorità imperiale rifacendosi alla tradizione romana originaria. Occorre poi menzionare le decorazioni musive di due chiese. La prima giunta fino a noi. la nostra conoscenza della pittura monumentale del x secolo rimane molto frammentaria. di conseguenza. Si comprende come Leone III abbia potuto avvertire la popolarità delle icone come un fenomeno che metteva in ombra l’immagine dell’imperatore che in passato aveva sempre fornito il sostegno al riconoscimento del potere imperiale. inaugurata nell’867. in seguito.2c_Bisanzio II_217-426 410 7-07-2008 13:57 Pagina 410 I fondamenti della civiltà bizantina cui reca testimonianza il canone 82 del concilio Quinisesto. Si è costruito l’iconoclasmo per reazione allo sviluppo del culto delle immagini. già nota anche dalle fonti scritte. Su tali riflessioni l’imperatore avrà verosimilmente fondato la decisione di intervenire sulla questione delle immagini. b) Il x secolo. nelle opere citate. ma che proprio attraverso tale crisi – e nonostante una volontà di ritorno al passato – sarebbe infine giunta alla logica meta. lontano dalla tradizione greco-romana. ha posto in prima istanza l’accento proprio sul potere dell’immagine. detto ancora in Trullo [Barber 860]. Costantino V avrebbe edificato su tale risoluzione una dottrina teologicamente molto più elaborata. abbia potuto aver luogo una sintesi tra una genuina avversione alle icone del Cristo e una inquietudine provata dinanzi a immagini sacre che si moltiplicavano. Ciò nonostante. eppure. Essa si fonda principalmente sulla documentazione fornita dagli affreschi delle chiese rupestri della Cappadocia [JolivetLévy 900 e 901. In questa prospettiva lo sviluppo dell’iconoclasmo. sempre più frequentemente manipolate da monaci. II carattere sacro dell’icona ne avrebbe. i quali disponevano d’una certa libertà di parola rispetto del potere secolare. ben lungi dal rappresentare un tentativo – peraltro sventato – di condurre a forza la civiltà bizantina lungo un nuovo percorso culturale. Dopo l’iconoclasmo le icone riappariranno nelle chiese ma molto gradualmente. nello spirito di Leone III. Thierry 956. paradossalmente. che preannunciano. In realtà. o i Santi Apostoli di Sinaso. come l’antica chiesa di Tokali. non vengono rappresentati che in via del tutto eccezionale. in cui il Cristo veniva rappresentato come immagine di Dio. a quando possa risalire questa evoluzione. In particolare. o San Giovanni di Gülü Dere. la Theotokos e san Giovanni Battista.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 411 L’arte 411 blematico. È difficile dire precisamente. all’interno di tali chiese è possibile rilevare una dislocazione di tali pitture radicalmente diversa da quella che caratterizzava l’epoca paleocristiana: le scene sono disposte in circolo lungo le pareti dell’edificio e non più in parallelo. secondo una tipologia decorativa che continua le consuetudini testimoniate dalle absidi delle chiese paleocristiane. finendo per essere interpretata in data più tarda come l’intercessione della Vergine e del Prodromo dinanzi a Cristo. le chiese conosciute tradizionalmente sotto la designazione di chiese arcaiche si differenziano dal punto di vista decorativo sotto numerosi aspetti da quella che spesso viene detta la decorazione «classica» delle chiese bizantine. per la mancanza di decorazioni conservate dal periodo precedente. I miracoli. almeno in un caso. nel momento in cui ciò che conosciamo delle chiese cappadoci non corrisponde benissimo al tipo di decorazioni pittoriche ricordate nei sermoni di Leone VI. al contrario. La scena poco per volta muterà significato. pur accordando – quantunque con qualche eccezione – un rilievo particolare all’Infanzia e alla Passione (e spesso vi si trova sviluppato anche un piccolo ciclo battesimale). Per la maggior parte. L’elemento più importante è il dipinto absidale: nella maggioranza delle occorrenze si ritrova un Cristo in maestà attorniato dai Quattro Viventi della Visione di Ezechiele e da altre Potenze celesti [Jolivet-Lévy 900]. i cicli della vita di Cristo appaiono trattati piuttosto in dettaglio. È esattamente questo il significato originario del gruppo figurativo costituito dal Cristo. La decorazione del catino absidale può ridursi talvolta a queste tre figure. La Theotokos e il Prodromo sono talvolta anch’essi raffigurati nella medesima scena e rappresentati entrambi come testimoni privilegiati della divinità di Cristo. benché siano rari gli esempi di questo genere anteriori all’xi secolo. tali cicli non coincidono affatto con cicli più antichi. e non sembra perciò necessario ricercarne l’origine in un Oriente o in un’arte provinciale che si pretenderebbero opposti a Costantinopoli. un genere di decorazione che verrà sviluppato piuttosto nell’xi secolo. da una parte e dall’altra dello spazio principale. ma la si riscontra già nella decorazione voluta da papa Giovanni VII (705- . Il fatto si osserva agevolmente tanto nelle chiese a una sola navata quanto nelle chiese a croce greca. Nelle chiese più caratteristiche. gruppo che gli storici dell’arte della fine del xix secolo hanno denominato «Deisis» [Walter 964]. C’è un rimando al significato ambiguo delle immagini dell’Ascensione. e bisognerà anche qui scorgere la traccia di un legame con il passato. la Deisis significerà l’intercessione. è la Theotokos a occupare il centro del catino absidale. così come. nel momento in cui siamo a conoscenza – grazie all’Antologia Palatina – del fatto che un’Ascensione era dipinta pure all’interno della cupola della chiesa costantinopolitana della Theotokos di Pege. sia l’Ascensione nel suo verificarsi come fatto storico. Si potrebbe dire che questo soggetto cerchi il suo spazio tra l’abside e la cupola. è poco agevole da seguire giacché. come già detto in precedenza. al punto che verrà frequentemente utilizzata per decorare le absidi delle cappelle funerarie. Anche qui. Quando il Cristo viene raffigurato all’interno della cupola. Anche l’occorrenza di tale scena su trittici eburnei prodotti a Costantinopoli nel x secolo dovrebbe renderci diffidenti circa l’ipotesi che la presenza di questa immagine dipinta nelle absidi delle chiese cappadoci debba costituire un fenomeno puramente provinciale. È in questi termini che si dovrà interpretare l’impiego della scena dell’Ascensione come decorazione della cupola di Santa Sofia a Tessalonica. anche quando la scelta delle scene dovesse rivelarsi differente. Il legame con il passato si legge chiaramente nelle pitture absidali attraverso la presenza delle immagini di Cristo derivanti da visioni profetiche che continuano l’iconografia paleocristiana. Tale evoluzione. d’altro canto. esse possano effettivamente derivare da rappresentazioni di visioni profetiche arricchite dalla presenza della Theotokos e del Prodromo. in ogni caso sullo scorcio del ix secolo. La forma in cui Cristo è rappresentato in questa nuova sede varia ancora. d’altra parte. ma il senso del soggetto figurativo in questione non dovrebbe essere messo completamente da parte o dimenticato nel momento in cui l’Ascensione fa la sua comparsa nel dipinto absidale della Panagia Drosiane a Nasso [Drandakes 884] o nella Rotonda di Tessalonica.2c_Bisanzio II_217-426 412 7-07-2008 13:57 Pagina 412 I fondamenti della civiltà bizantina 707) per il santuario di Santa Maria Antiqua a Roma [Nordhagen 925]: la grandissima maggioranza delle chiese bizantine successive sarà decorata sulla base di questo modello. due figure che testimoniano a sufficienza la divinità di Cristo. Un altro esempio di tali esitazioni si intravede nel dipinto della cupola della chiesa della . Si potrebbe anche supporre che. non è il caso di parlare di fenomeno puramente provinciale. le immagini stesse di Cristo. con discreta rapidità. le quali tendono a mostrare sia un Cristo ormai partecipe della sua gloria divina. se le rappresentazioni di Deisis sono datate frequentissimamente in Cappadocia a un’epoca poco più tarda. dipinta senza dubbio nell’885. La cosa è stata messa bene in luce per quel che riguarda un’epoca precedente a proposito delle absidi di Bauit. La Theotokos dell’abside di Santa Sofia a Costantinopoli è a tal punto eccezionale da non poter essere adoperata come termine di paragone. i pochi ritratti – di età leggermente più tarda – di patriarchi costantinopolitani conservati lungo la parete settentrionale della stessa chiesa. al contrario. se non contraddittoriamente scomposto tra monumenti conservati che offrono all’attenzione particolarità difficili da interpretare e testi d’origine costantinopolitana che mostrano. Hosios Loukas in Focide. una immagine d’insieme familiare. anche in questo caso per la mancanza di monumenti costantinopolitani. che fornisce tra l’altro un buon riferimento cronologico. c) L’xi-xii secolo. Le sole vestigia utilizzabili a tal fine sono perciò. Un altro elemento di riflessione degno d’interesse è fornito dalla somiglianza tra alcune figure dell’Ascensione di Tessalonica e alcune raffigurazioni all’interno del gruppo delle chiese «arcaiche» di Cappadocia. Dafni nei dintorni di Atene. Già in questi casi compare un certo numero di elementi caratterizzanti e tali da consentire una vista d’insieme sulla questione dell’evoluzione delle decorazioni. delle pitture parietali costantinopolitane per poter trarre conclusioni sicure. ma circondato dalle Potenze celesti e dai Viventi che lo accompagnano solitamente nelle figurazioni absidali.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 413 L’arte 413 Trasfigurazione a Koropi (Attica). Analoghe osservazioni potrebbero essere fatte anche dal punto di vista stilistico: è giunto fino a oggi troppo poco dei mosaici o. dando l’impressione che le decorazioni più usitate a partire dall’xi secolo siano state già adoperate di consuetudine nel secolo precedente. concordemente datata intorno all’anno Mille: il Cristo è raffigurato all’interno della cupola secondo l’immagine consueta del Pantokrator. Il sintetico profilo che si è tentato fin qui di fornire vuole ipotizzare che ci si trovi a osservare le tracce d’una evoluzione complessiva che non siamo in grado di cogliere nei particolari. più genericamente. la Nea Moni di Chio. in sostanza. senza tuttavia permetterci di conseguire una chiara comprensione degli . La vera fioritura di quella che è stata designata come la decorazione classica bizantina avrà luogo soltanto nell’xi secolo. risalente al 1028. si può nondimeno partire dalla chiesa tessalonicese della Panagia ton Chalkeon. Il quadro appare dunque ancora molto sconnesso. Uno stile semplice e che non mostri soggetti in pose plastiche e naturalistiche non è necessariamente caratteristico d’una provincia arretrata. Si è ancora in attesa di un corpus sistematico in grado di rendere conto di tutte le varianti. in seguito si dovranno considerare i monumenti di maggior prestigio nella Grecia dell’xi secolo. 2c_Bisanzio II_217-426 414 7-07-2008 13:57 Pagina 414 I fondamenti della civiltà bizantina sviluppi stilistici in gioco. Questa prossimità verrà ulteriormente enfatizzata quando. L’aspetto spettacolare di questo stile. Sovrasta l’altare la scena dell’Ascensione. a motivo di tale sacralità. alla fine del xii secolo. si dispone comunque di qualche indicazione sicura. gli autori della liturgia bizantina. sovrastando la scena della Comunione degli Apostoli che si va generalizzando: distinta nell’iconografia bizantina dall’Ultima Cena di Cristo. Walter 963]. Il suo centro focale è a questo punto tutt’uno con quello della liturgia. luogo che assolve alle funzioni più varie e dunque meno investito di sacralità. per la stessa ragione. In questa maniera. i Padri della Chiesa che avevano assolto a tale funzione riuniti attorno a Basilio e a Giovanni Crisostomo. essa è il modello della celebrazione eucaristica che si svolge nel medesimo spazio del santuario. d’uno stile molto più calmo e pittorico [Mouriki 921]. farà la sua comparsa la scena del melismos. il «santo dei santi». L’immagine della Theotokos viene dipinta all’interno del catino absidale: è a lei che si rivolgono le preghiere per le quali la Vergine Deipara – prima creatura umana ad aver realizzato l’economia della Salvezza e ad essere innalzata fino a Dio – funge da intercessore. A tale scopo. La parte più sacra della chiesa. ha celato a lungo l’esistenza. che lasciano intravedere il rapporto con le azioni liturgi- . bisogna essere in grado di dare al fedele l’impressione di essere trasportato in un mondo celeste che lo circondi e in cui vengano rappresentati i momenti eternamente veri della storia della Salvezza. Oggi si concorda ad ammettere che la decorazione delle chiese bizantine fosse concepita come una sorta di complemento della liturgia: per mezzo delle sue qualità estetiche. d’altra parte. alla fine del xii secolo. è così il luogo in cui. All’estremità opposta della chiesa il nartece. In ogni caso. come l’evoluzione – a partire dal xii secolo – verso quello stile particolarmente schematico detto tardocomneno il cui esempio più caratteristico è fornito da San Giorgio di Kurbinovo [Hadermann-Misguich 898]. sono necessariamente significative. poiché nell’Ascensione Cristo sale al cielo con la sua umanità. deve creare il contesto adeguato alla ricezione del messaggio liturgico [Spieser 947. Ricordiamo qui gli elementi principali. il sacerdote celebrante è incluso in maniera visibile nella tradizione della Chiesa. ossia il santuario [Sinding-Larsen 943]. per quel che concerne il periodo in oggetto considerato nel suo insieme. viene ornato dei fregi più vari. la decorazione appare meno soggetta all’evoluzione ma le cui trasformazioni. atta a ricordare che grazie al sacrificio celebrato nell’Eucaristia è la stessa natura umana a essere salvata. A questa celebrazione viene fin dall’origine associata la Chiesa stessa attraverso le figure dei santi vescovi. in cui i santi vescovi vengono rappresentati nell’atto di officiare il culto. benché già nel secolo successivo sia possibile notare – al di là delle varianti tradizionali – dei mutamenti cui è necessario attribuire un certo significato come indizi di una reale evoluzione. troverà la sua vera attuazione soltanto nell’xi. in particolare. oltre alla presenza di alcuni momenti fondamentali in cui. Battesimo.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 415 L’arte 415 che che vi sono officiate: nelle chiese monastiche. simboleggiante Dio che veglia perennemente sul mondo e sulle sue vicende. Questo sistema. nonostante le frequenti varianti tra le scene che lo compongono [Spieser 947 e 949]. Il confronto. Si sviluppa un crescente interesse per l’espressione di sentimenti e del dolore: è così che fra tali immagini viene interpretata la comparsa del threnos. l’architettura della chiesa. Natività. evocate in modo analogo nei vari momenti della liturgia. la decorazione del locale riflette sovente la tradizionale funzione funeraria riservatagli. rappresentato in particolare in alcune icone bifronti della fine del xii secolo. la sua dedicazione nonché vari aspetti legati alle circostanze della sua fondazione rappresentino altrettanti fattori di varietà nella scelta e nella disposizione di tali immagini. Le scene battesimali. A tale tema è necessario associare il soggetto del dolore della Theotokos. fra i grandi monumenti qui evocati rivela come le preferenze della committenza. il naos. perché giocata su un duplice registro. che in questa sede non è possibile istituire. Crocifissione. termine con cui si suole indicare la scena che rievoca le lamentazioni della Theotokos sul corpo di Cristo. Tuttavia almeno una parte di tali inno- . infine. Ciò di cui i committenti di tali decorazioni parietali paiono preoccuparsi soprattutto è l’organizzazione di tali scene in un ciclo omogeneo. il cui primo esempio monumentale databile con sicurezza è la scena dipinta nella chiesa di San Pantaleone a Nerezi (1164). Risurrezione. preannunciato durante il x secolo. Le zone superiori delle pareti e le volte sono decorate essenzialmente da una serie più o meno numerosa di scene della vita di Cristo. Lo spazio centrale della chiesa. sull’altra faccia delle quali viene spesso dipinta la scena della Pietà. mentre la frequente occorrenza di scene relative all’episodio evangelico della lavanda dei piedi deve essere messa in relazione con il rito praticato dall’igumeno nella ricorrenza del giovedì santo. è dominato da una cupola entro cui quasi sempre campeggia la figura del Cristo Pantokrator. rievocando la vita di Cristo. l’articolazione tra la natura divina e la sua umanità venga simboleggiata il più chiaramente possibile: Annunciazione. Evoluzione complessa. si spiegano in maniera analoga rievocando riti quali il battesimo o la benedizione delle acque ufficiati all’interno del nartece stesso. Spesso questo ciclo viene ancora denominato «ciclo delle Dodici Feste». Si trat- . Si tratta di icone destinate a diventare il supporto privilegiato di una devozione privata. Alcuni testi rivelano che all’epoca si insisteva. che poco per volta vengono poste sistematicamente sull’epistilio. nella sua descrizione delle decorazioni musive che ornavano la chiesa dei santi Apostoli nel xii secolo. iniziano a fare la loro comparsa – benché la questione sia ancora dibattuta – le grandi icone posizionate tra le colonnette del templon. Nella patena giace il Cristo in forma di infante. lo schermo che separa il santuario dallo spazio riservato ai fedeli costituisce un fenomeno analogo. Nicola Mesarita. questo periodo conosce un notevole sviluppo delle icone portatili. Bisognerà però in tale contesto ricordare ancora le icone che venivano poste su una sorta di leggio. a riprodurre sempre più spesso un vero e proprio ciclo delle Dodici Feste – così denominato dai poeti contemporanei che lo descrivono – che circonda la Deisis. ricorda che l’artista stesso aveva inserito il proprio autoritratto all’interno di uno dei mosaici. È impossibile non porre tale evoluzione in rapporto con la comparsa di qualche firma su tali opere d’arte [Bacci 858]. un fenomeno profondo e per nulla suscettibile di controllo ecclesiastico. favorito dal clero. detto proskynetarion. verso la fine del xii secolo. L’esempio più chiaro è costituito dalla comparsa del melismos precedentemente menzionato: sulla parete del santuario è raffigurato. Lo sviluppo del templon. un’apertura alla devozione personale. Il templon comincia a questo punto a ricoprirsi di icone. spesso illuminata in modo particolare e offerta quindi alla venerazione dei fedeli. allo scopo di indicare senza ambiguità la realtà del sacrificio eucaristico. costituiscono un riflesso della decorazione della chiesa e alludono alla liturgia che viene ufficiata dietro il templon. ubicato dinanzi allo schermo del templon. tra le immagini dei Padri della Chiesa.2c_Bisanzio II_217-426 416 7-07-2008 13:57 Pagina 416 I fondamenti della civiltà bizantina vazioni deve nello stesso tempo essere messa in rapporto con la liturgia: si è dimostrato come l’occorrenza di immagini della Pietà fosse motivata dal desiderio di possedere una icona del Cristo utilizzabile durante le solennità della Passione senza essere esplicitamente legata a un momento preciso di essa [Belting 862]. Più in generale. contemporaneamente. La stessa insistenza sulla liturgia e sul suo carattere sacro può spiegare le nuove icone strettamente connesse al santuario. della dimensione liturgica della pietà e. e più ancora che in passato. Ancora una volta si rileva il rafforzarsi. È così che. sulla necessità di impedire ai fedeli di vedere e addirittura di udire quanto si svolgeva nel santuario. un altare sovrastato da patena e calice. Tali immagini. le ragioni del cui sviluppo sono riconducibili all’importanza assunta dal calendario liturgico [Spieser 949]. su cui si soleva esporre un’icona connessa alla festa del giorno. a) Un’arte di corte. arti suntuarie. ci permette di formulare nuovamente la questione dell’arte profana. sia che. illustrata dai ritratti musivi di due coppie imperiali. oggetti quotidiani. un’arte profana che veniva rimproverata agli imperatori in quanto prova della loro pretesa empietà. più semplicemente. auspicando una ripresa di temi figurativi propri di un’arte trionfale perfettamente comprensibile in età più antiche ma ormai caduta in desuetudine. Dalla Corte alla città e alla campagna: arte profana. senza alcun dubbio – prostrato ai piedi del Cristo. a contrario. Bisognerà perciò menzionare ancora una volta l’esempio delle scene di corse circensi che Costantino V avrebbe fatto riprodurre sulle pareti del Milion al posto delle raffigurazioni dei concili ecumenici. come dimostrano le testimonianze desumibili dalle fonti letterarie [Magdalino 219]. che dopo l’iconoclasmo non esista più alcuna arte imperiale trionfale e ostensibilmente pubblica. sottesa da una valorizzazione dell’individuo e notata pure in ambito letterario [Magdalino 192]. ma senza sostanzialmente modificare il significato dell’immagine). il sovrano venga rappresentato nell’atto di recargli offerte. L’evoluzione di cui si è detto. La situazione è in realtà più complicata. È già stata ricordata in precedenza. un processo che venne tuttavia interrotto dagli eventi del 1204 [Magdalino 192]. 3. dalla notizia relativa alla distruzione dei ritratti di Andronico I: Niceta Coniata informa che . in cui viene messa in evidenza la sottomissione del basileus a Cristo. sia che tale condizione venga espressa nella forma più estrema. Le uniche icone imperiali che ormai vengono in mente sono quelle di Santa Sofia. Giovanni II Comneno e Irene (in quest’ultimo riquadro la Theotokos sostituisce Cristo. Costantino IX Monomaco e Zoe. Si potrebbe avere addirittura l’impressione. sulla scorta della documentazione monumentale giunta fino a noi. giacché la grande maggioranza dei ritratti imperiali non ci è giunta.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 417 L’arte 417 tava certo d’una lenta evoluzione verso una nuova spiritualità in cui l’individuo avrebbe goduto di uno spazio maggiore di quello che possiamo notare in seno ai mutamenti artistici che caratterizzano il xii secolo. La cospicua presenza di icone imperiali è attestata. come nei pannelli della tribuna meridionale di Santa Sofia. come nel mosaico del nartece che mostra un imperatore – Leone VI. a proposito dell’iconoclasmo. ornato di tutti i regalia a lui spettanti. Tali scene dovevano riflettersi nelle immagini. altrettante occasioni di rendere omaggio all’imperatore attraverso il manoscritto che gli viene offerto in dono. . ovvero possono essere. Come queste scene. finendo così per essere sospettato di mancanza di lealtà. in cui si favoleggiava trovassero posto numerose pitture a soggetto mitologico. secondo modalità che bisognerebbe valutare caso per caso. ci sono oggi del tutto ignote. che raffiguravano imperatori vittoriosi in guerra o durante battute di caccia. Ci si può ancora fare un’idea di queste icone. verosimilmente numerose. in cui l’imperatore era raffigurato frontalmente. la residenza favorita dei Comneni. che ornavano le ricche dimore private. rivelano quale dovesse essere un ulteriore carattere di questo genere di decorazioni. nel xii secolo non compaiono più immagini dell’imperatore nell’Ippodromo. Le descrizioni dell’immaginario palazzo di Digenis Akritas. che è possibile immaginare esemplati su modelli costantinopolitani. mezzi adoperati dal sovrano stesso allo scopo di celebrare la propria gloria o di esibire la propria devozione religiosa. L’età dei Comneni o. Alessio Assuco. a scopo di omaggio. Altrettanto eccezionale è un manoscritto miniato di un’opera storica – la Cronaca di Giovanni Scilitza. nella fattispecie – in cui vengono raffigurati vari episodi concernenti l’imperatore [Tsamakda 957]. il regno di Manuele I ha conosciuto una vera fioritura dell’arte imperiale. il quale avrebbe fatto ornare le pareti della sua residenza con raffigurazioni di fatti d’arme aventi per protagonista il sultano. Tuttavia. dov’erano considerate altrettanti omaggi resi all’imperatore. al contrario. Le uniche vestigia in grado di dare una indicazione indiretta di tale iconografia sono degli affreschi dell’xi secolo rappresentanti le scene che si svolgevano nell’Ippodromo conservati lungo la scalea di Santa Sofia di Kiev. le vittorie di Giosuè ed altrettanti trionfi militari di Manuele I. Scene belliche e venatorie trovavano spazio nei palazzi imperiali: particolarmente celebri quelle che avevano adornato il Palazzo delle Blacherne. ancor meno note.2c_Bisanzio II_217-426 418 7-07-2008 13:57 Pagina 418 I fondamenti della civiltà bizantina le immagini dell’imperatore riprodotte su pareti e pannelli decorativi sono state distrutte dalla folla al momento della sua caduta. se si deve prestar fede al silenzio dei testi. anche le miniature dei manoscritti rappresentano. come nel frontespizio della Panoplia Dogmatica di Eutimio Zigabeno in cui è raffigurato Alessio I quale committente del manoscritto. Giovanni Cinnamo parla di un generale di Manuele I. con maggior precisione. Tuttavia le icone. In una dimora di Tessalonica erano state messe in parallelo. osservando i due «tondi» conservati uno a Washington e l’altro a Venezia [Vikan 960]. ispirate a miti classici. Quest’arte aulica. per di più spesso utilizzate in modo parodico. Non è necessario collegare la scena di glorificazione imperiale che vi è raffigurata ad alcun avvenimento storico preciso. Il ritorno alla tradizione rappresentava certo una componente di rilievo dell’attività artistica del x secolo.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 419 L’arte 419 b) Le arti suntuarie. senza che si notasse come i temi antichi ricorrenti su tali oggetti di lusso a Bisanzio non rappresentavano che cifre puramente decorative. il sudario di san Germano. il cofanetto di Veroli –. la nozione di un Rinascimento macedone che sarebbe succeduto all’età oscura dell’iconoclasmo ha dominato a lungo le riflessioni sulla storia dell’arte bizantina. che si può immaginare sia stato donato al presule occidentale dall’imperatore Costantino X (1059-67). morto nel 1065 al ritorno da un pellegrinaggio in Terrasanta e a Costantinopoli. anche se si continua a congetturare ipotesi di questo tipo [Baumstark 861. diviene per noi più concreta attraverso una serie di oggetti. senza alcuna pretesa di rifarsi allo spirito o ai valori dell’arte antica. a eccezione del più famoso tra di essi. In tale prospettiva è possibile spiegare l’aspetto di manoscritti e miniature annoverati tra i prodotti più celebri dell’arte bizantina. Il passato venerato ed emulato era l’età tardoantica. risalente senza dubbio all’xi secolo. vescovo di Bamberga. divenuto una sorta di leitmotiv in seguito agli apprezzamenti degli storici dell’arte bizantina del x secolo. I beni di questo tipo che possono essere sicuramente messi in rapporto con il sovrano sono dei tessuti pregiati – in particolare. è servita a sostenere l’ipotesi che il ritorno a fonti antiche possa aver rappresentato una componente importante dell’arte bizantina a partire dalla fine del ix secolo. Nella storiografia. 206-10]. e il grande drappo di seta rinvenuto nel sepolcro di Gunther. come un vaso a decorazioni mitologiche conservato nel Tesoro di San Marco a Venezia. La presenza di motivi antichi o antichizzanti su alcuni avori o su simili oggetti d’arte suntuaria. Alcuni di tali manufatti sono famosi: converrà citarne almeno due. pp. non la classicità. i cui committenti sono l’imperatore stesso o personaggi altolocati. ma vi si cercava prima di tutto un ritorno ai valori e ai tempi che avevano fatto la grandezza dell’Impero. quali la raccol- . come si è dimostrato a proposito del cofanetto di Veroli. Menzioneremo per l’occasione solo i più notevoli fra di essi. sono oggetti che consentono di apprezzare un altro aspetto dell’arte secolare di quest’epoca. Meno preziosi sono i celebri cofanetti a fregi di rosette contornanti scene profane. Per la maggior parte intagliati in osso – e non in avorio. sete – che costituivano un elemento importante per la diplomazia bizantina. fra cui la celebre stauroteca di Limburg. era fragile e può essere stato di conseguenza vittima di mutamenti del gusto o di una cessazione degli approvvigionamenti di materiali i quali. 1613). Materie di minor pregio. sotto il profilo stilistico. è noto per aver commissionato una serie di oggetti di lusso. forse commissionato da Costantino VII per suo figlio. si colloca già alle soglie del periodo successivo. 431). Essi provvedono a conferirgli un carattere sacrale ottenuto in grazia delle meraviglie che lo circondano. Le commissioni imperiali fungono da altrettanti modelli e i prodotti di artigianato artistico della Corte partecipano delle stesse qualità. gr. Malgrado le trasformazioni della moda. Gli automi contribuiscono al medesimo scopo. le icone musive [Demus 882] partecipano della medesima condizio- . e che senza dubbio non deve aver prodotto che un numero relativamente esiguo di oggetti. Si può tuttavia ammettere che un artigianato che richiedeva grande abilità manuale. Al livello sociale più elevato. Gli oggetti liturgici. determinate caratteristiche di queste produzioni non muteranno nel corso dei secoli in oggetto: gli oggetti di maggior lusso e di qualità più elevata sono sempre di proprietà dell’imperatore o sono comunque destinati a lui. in ogni caso. La nozione di sacro è importante al riguardo. gr. il parakoimomenos Basilio. il futuro Romano II. infine. gr. che è opportuno menzionare in questa sede anche se. come la steatite. Un altro altissimo dignitario. che perde totalmente di significato intorno alla figura dell’imperatore bizantino. in quanto rappresentativa di un valore in grado di trascendere l’opposizione tradizionale fra religioso e profano. tali produzioni non sono inferiori a quelle commissionate dall’imperatore in persona: Fozio dispone dei mezzi per far eseguire per il suo sovrano un manoscritto degno di lui (Par. le croci processionali. il menologio di Basilio II (Vat. dello splendore dell’oro. La loro produzione sembra arrestarsi rapidamente dopo l’inizio dell’xi secolo senza che si possa fornire una spiegazione convincente di tale interruzione. 510). uno dei più preziosi reliquiari della Croce conservati. che deve essere fatto risalire a quest’epoca. possono aver rimpiazzato tale produzione. così come gli abiti suntuosi e i reliquiari raccolti nella chiesa del Faro. 139). gr. il Rotolo di Giosuè (Biblioteca Apostolica Vaticana. non dovevano essere così rilevanti dal punto di vista quantitativo [Cutler 877].2c_Bisanzio II_217-426 420 7-07-2008 13:57 Pagina 420 I fondamenti della civiltà bizantina ta di omelie di Gregorio Nazianzeno (Par. o più colorate. La gran parte degli avori caratterizzati dalla maggiore qualità estetica ed abilità esecutiva si colloca nel medesimo contesto. 510). il salterio di Parigi (Par. come gli smalti. tendono ai medesimi fini. Pal. gr. della comprovata antichità degli oggetti di lusso conservati a Palazzo. senza dubbio un omaggio di Fozio all’imperatore Basilio I [Brubaker 867]. delle tecniche e degli stili. viene privilegiata la reazione emotiva dello spettatore dinanzi all’immagine e a quello che l’immagine rappresenta. i versi dedicati da Michele Psello alle icone che possedeva. senza dubbio. Il denominatore comune di questa lenta evoluzione è certamente l’importanza crescente attribuita alla soggettività. Questo sviluppo della sensibilità va di pari passo con l’accentuazione di un decorativismo molto lontano dalla tradizione classica: il barbaglio degli abiti cerimoniali di Giovanni II e di Irene ritratti nel mosaico della tribuna meridionale di Santa Sofia può ricordare l’ornato calligrafico di un manoscritto dell’Apocalisse dell’xi secolo (Par. e i cui riflessi sono già stati messi in luce a proposito della pittura monumentale. o anche in presenza dell’immagine stessa. sia di esaltare quella di Dio. il pittore responsabile dei nuovi mosaici dei Santi Apostoli a Costantinopoli. appare ancora più chiaramente in questi oggetti. . Come in un sermone sulla Crocifissione a opera di Psello. di un’immagine ben precisa. conformemente alla loro natura. ripetutamente evocata nelle pagine precedenti.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 421 L’arte 421 ne spirituale: il loro splendore ha il compito sia di mostrare la gloria del donatore. esprimendo nuovi valori prossimi ad apparire. la relazione intercorrente tra i santi raffigurati e i donatori diviene più intima: nell’ultimo scorcio dell’xi secolo il Cristo. nella descrizione che ne fa Nicola Mesarita. Anche nelle miniature. Altri indizi rivelano l’importanza dei valori estetici: la moltiplicazione di capilettera zoomorfi nei manoscritti di lusso. più personale con il loro possessore. gr. I dati forniti dall’oggettistica suntuaria si uniscono così agli indizi suggeriti dalla comparsa di nuove scene nella pittura parietale o nelle icone. in modo forse anche più evidente. 1208. pone la destra sul capo di Teodoro Gabra. L’elemento realmente nuovo in questo contesto consiste in una presenza dell’«io» sconosciuta in passato. il donatore del manoscritto. memore. rappresentato in un quadro. i nomi degli artisti che fanno la loro comparsa su alcune delle loro opere. l’evoluzione alla quale si è fatto cenno sopra. mentre sul foglio opposto la Theotokos prende la mano di sua moglie [Patterson √evcenko 935]. e Vat. 1162). giacché tali oggetti consentono. una relazione più diretta. gr. la menzione di Eulalio. 224) o lo splendore dei colori e la fantasia architettonica di due manoscritti delle Omelie di Giacomo di Kokkinobaphos risalenti alla prima metà del xii secolo (Par. Anche se tale atteggiamento rimane una componente fondamentale della produzione artistica bizantina. gr. Isacco vi dichiara di aver costruito una seconda chiesa.2c_Bisanzio II_217-426 422 7-07-2008 13:57 Pagina 422 I fondamenti della civiltà bizantina c) Al di là della Corte e della città. in grande maggioranza. Un buon esempio di ciò può essere fornito dal typikon della Theotokos Kosmosoteira. È però vero che tale produzione artistica non è destinata unicamente all’uso privato e personale. Questi monumenti. La decorazione di queste chiese private fa perciò parte dei mezzi grazie ai quali prestigio e autorità si diffondono presso tutti gli strati sociali. come si è ricordato. più importante ancora. non si tratta solo di cappelle alle quali possono avere accesso soltanto i committenti e i familiari. alla quale i contadini potranno recarsi per assistere alla celebrazione degli uffici. godendo tuttavia del diritto di prendere parte alla liturgia domenicale e dei giorni festivi nel katholikon stesso della comunità (diritto concesso soltanto agli uomini. Molteplici livelli coesistono in tale funzione: il fondatore della Kosmosoteira è un personaggio di primo piano. notabili di provincia anch’essi orgogliosi di poter fondare delle chiese che. la sua chiesa è un edificio di grande qualità architettonica. anche sotto il profilo della decorazione pittorica. per la verità. Ma. l’alta qualità artistica delle pitture è testimoniata da alcuni affreschi risalenti al xii secolo conservati fino a oggi. Sono gli stessi committenti che favoriscono la produzione di questi oggetti a farsi garanti anche della costruzione e della decorazione delle chiese. da un mondo che non edifica chiese e che non le orna di pitture. Ma anche se. queste chiese sono per la maggior parte aperte a una più numerosa folla di fedeli. poiché le donne venivano ammesse nel monastero soltanto in occasione della festa della Dormizione della Vergine). un cenobio già citato sopra. le chiese sono per la maggior parte delle chiese private. incapace di lasciare spazio alcuno alla soggettività. Se i mosaici menzionati da Isacco Comneno non ci sono pervenuti. per qualità architettonica e . Esistono tuttavia anche dei donatori ben più modesti. questi oggetti forniscono certamente un’immagine dell’arte bizantina differente da quella che le viene talvolta ancora riconosciuta: l’immagine di un’arte statica. in grado di godere a un tempo di un capitale sociale e di un capitale economico cospicui. poiché è stato costruito in base a un progetto relativamente complesso e può rivaleggiare con molte chiese costantinopolitane dell’epoca. fuori delle mura del chiostro. uno dei figli di Alessio I. I monaci che assicurano la celebrazione dell’ufficio e della liturgia presso i cenobi privati provengono. Si rimane tuttavia alla constatazione di un’arte prodotta all’interno di un contesto sociale ristretto. fondato da Isacco Comneno. Questi monaci giocano di necessità un ruolo importante nell’opera di diffusione del prestigio dei fondatori. vi si introducono raffigurazioni di santi in preghiera. cominciamo oggi a conoscere soltanto due tipi di elementi del genere. al di là dei semplici aspetti dell’uso. fino a questo momento gli scavi non hanno ancora fornito molti risultati. Questi enkolpia sono il prodotto d’un artigianato diffuso in tutto il territorio dell’Impero. di fatto. ovviamente se si escludono quelle dotate di rivestimento in oro o in argento [Oikonomides 926]. simmetricamente all’immagine della Madre di Dio. a partire dall’xi secolo. Per la stessa ragione. fino a quale livello sociale fosse dato di possedere icone. presso qualsiasi altra civiltà – a forgiare un’identità e costituivano degli elementi inseparabili dalla coscienza che le persone potevano avere della loro esistenza di tutti i giorni. In larghissima maggioranza in bronzo (ma se ne sono ritrovati anche esemplari in oro o in argento). doveva costituire un elemento non trascurabile del decoro fami- . i capi di vestiario. le nostre conoscenze sono relativamente ridotte. innanzitutto. esse associano tradizionalmente il Crocifisso alla Vergine orante ma. Alcuni indizi rivelano che il loro valore non doveva essere eccessivamente elevato. allo stesso modo. potevano essere diversissime tra loro. possediamo poche testimonianze a proposito dei modesti oggetti di cui disponevano i sudditi dell’Impero. gli utensili adoperati dalle persone più semplici. che. La ceramica da tavola. Se si passa a un livello ancora più modesto allo scopo di tentare di ottenere qualche indicazione sull’insediamento. queste croci pettorali informano tanto sugli schemi utilizzati nella produzione artigianale quanto sull’evoluzione della pietà privata: apparse verso il ix secolo. delle innumerevoli e modeste crocienkolpia di bronzo. scelti per l’efficacia della loro intercessione. ciò che sembra denotarne l’uso corrente tra monaci e soldati. Di fatto. I testi scritti ragguagliano tuttavia sul fatto che esse venivano portate da tutti per la protezione che erano in grado di assicurare. Meglio nota da qualche anno a questa parte. contribuivano certamente – come.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 423 L’arte 423 pittorica. sarebbe anzi più giusto dire che pochi scavi sono stati condotti in condizioni tali da permettere di poterli mettere a profitto dal punto di vista delle conoscenze dell’architettura dell’epoca [Rheidt 940]. oggetti che. rinvenute dovunque sia attestato un centro abitato e ormai ben studiate [Pitarakis 938]. Tali croci sono particolarmente frequenti nei pressi di complessi monastici e fortezze. Non siamo in grado di sapere con chiarezza. potevano essere molto semplici. Si tratta. per i suoi colori vivaci e il suo vario ornato. d’altra parte. tanto in questa vita quanto nell’aldilà. Sull’insediamento abitativo propriamente detto. la ceramica permette una penetrazione ancora maggiore all’interno della vita quotidiana a Bisanzio. non è stato ancora identificato. essa è tuttavia nell’insieme mediocre dal punto di vista della qualità della fabbricazione. di templa in particolare. Conosciuta sotto il nome di Zeuxippos Ware. dove è sicuramente attestata a Nicea pur essendo probabilmente presente nello stesso periodo anche a Costantinopoli. in termini generali e senza entrare nel dettaglio della questione. come indicato dagli scavi. ma anche nei centri urbani più importanti. responsabile delle sue forme più compiute. a maggior ragione. destinata all’utilizzo quotidiano nei villaggi. . sulla base delle scoperte fatte fino a oggi. in piccoli quantitativi. che successivamente riceve una decorazione dipinta. trattata diffusamente altrove [François 890]. nonostante il fatto che le conoscenze intorno alla Zeuxippos Ware e alle sue imitazioni siano state rinverdite ultimamente grazie a un approccio archeologico e archeometrico di qualità [Waksman 962]. soprattutto a partire dall’inizio dell’xi secolo. quando nell’Impero bizantino viene prodotta una ceramica a pasta bianca. Altrimenti. la grande maggioranza del vasellame da tavola adoperato nel mondo bizantino viene trattato. Gli esemplari più noti sono stati prodotti in Bulgaria. tanto sotto il profilo tecnologico quanto dal punto di vista decorativo. il vasellame propriamente detto continua a essere molto poco rappresentato [Zalesskaya 971]. Si tratta certo. combinata con una tecnica decorativa denominata «graffito» che permetteva di eseguire semplici ma gradevoli effetti ornamentali. Gli esemplari più riusciti sono stati scoperti negli scavi di Cherson e sono oggi conservati all’Ermitage di San Pietroburgo. e ancora più largamente imitata. Nonostante la gradevolezza dell’aspetto. con una «vetrina» piombifera. dove è attestata dal ix secolo. fino alla capitale. presso la civiltà cinese. di una ceramica comune. in particolare iraniano. nelle cittadine come Pergamo. tuttavia. così come delle icone in ceramica. le origini di tale produzione si situano all’interno dei confini dell’Impero bizantino. si dovrà rilevare che. è stata largamente diffusa. anche se. a quel che sembra.2c_Bisanzio II_217-426 424 7-07-2008 13:57 Pagina 424 I fondamenti della civiltà bizantina liare. Benché si sia cercato di dimostrare il contrario. Soltanto alla fine del periodo qui considerato si rinvengono testimonianze d’una produzione di livello qualitativamente più elevato. Sono soprattutto i rivestimenti architettonici. L’unico momento in cui pare essersi avviato uno sviluppo di genere analogo è tra la fine del ix e il x secolo. Anche a tale proposito. a essere fabbricati secondo questa tecnica. a Preslav e nelle sue vicinanze. Si tratta senza dubbio d’una tecnica ispirata ad analoghe esperienze maturate in seno al mondo islamico. È un materiale che non ha mai conosciuto la voga e l’infatuazione di cui venne fatto oggetto nel mondo islamico o. Ma il centro di produzione originale di tale oggettistica. conosciuta già in età ellenistica e romana. Ma si sa bene che. Si è così voluto rendere giustizia a questa lunga e lenta evoluzione che attraversa i secoli centrali della storia di Bisanzio. malgrado la differenza tra una preziosa stauroteca e l’umile vasellame da tavola.2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 425 L’arte 425 Questa sommaria panoramica ha inteso evidenziare l’estrema ampiezza del ventaglio di ciò che si può designare complessivamente come produzione artistica bizantina. ma che troppo a lungo è stata misconosciuta. non esisteva un confine inequivocabile corrispondente a una distinzione che a noi oggi può sembrare ovvia. . giungendo a comprendere l’ambito che oggi si denominerebbe preferibilmente dell’artigianato. 2c_Bisanzio II_217-426 7-07-2008 13:57 Pagina 426 . 2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 427 parte quarta Le regioni dell’Impero . 2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 428 . presente anche sui loro sigilli. comprende la Cilicia. quindi alla circoscrizione in cui vennero insediati. il termine Oriente verrà considerato sulla base della terza accezione menzionata. in senso strettamente amministrativo. di Macedonia e d’Asia Minore alla fine del ix secolo venivano chiamati «temi orientali» (anatolika themata). «Oriente» farebbe invece riferimento alla prefettura del pretorio per Orientem. a est della catena del Tauro. In base a una tradizione amministrativa più lata. attestata nel x secolo. una equivalenza che occorre ancora ai giorni nostri nel nome di Anatolia inteso come sinonimo di Asia Minore. 12-13]. carta 1. Mesopotamia e Armenia. la Siria e la Palestina [MB I. a carattere più geografico. distinguendosi da tre altre diocesi. verso la metà del x secolo. Siria. Dalla fine dell’Antichità. Egitto. la diocesi civile dipendente da Antiochia. mentre Tracia e Macedonia erano sottoposte al domestico d’Occidente. Nel corso di questo capitolo. Durante il periodo considerato. pp. così i temi terrestri di Tracia. Si ritrova ancora alla fine dell’xi secolo come parte del titolo di cui si fregiano alcuni patriarchi di Antiochia. la regione che costituì il supporto essenziale dell’Impero almeno fino all’xi . il cui comprensorio era esteso dalla Tracia all’Egitto. «Oriente» designa. Esiste infine. così. Secondo un’accezione ulteriore. sede del comes Orientis. il suo territorio. la parte principale e talora unica dell’Oriente bizantino fu formata dall’Anatolia propriamente detta. Asia e Ponto (fra le ultime due è suddivisa l’intera Asia Minore).2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 429 bernadette martin-hisard xvi. «Oriente» rinvierebbe semplicemente ai territori dell’Impero situati a est di Costantinopoli e degli stretti. la Mesopotamia e l’Eufratesia. Tale accezione spiega la denominazione di «tema anatolico» attribuito nel vii secolo ai contingenti militari rimpatriati dall’Oriente e stabilitisi nel cuore dell’Asia Minore. con sede a Costantinopoli. L’Anatolia e l’Oriente bizantino Il termine «Oriente» (Anatole in greco) nelle fonti bizantine può assumere significati molteplici. il domestico delle scholae d’Oriente esercitava la sua autorità su quanto era sottoposto alla giurisdizione costantinopolitana in Asia Minore. Bursa Smirne Focea Sardi M ea nd Kotyaeion Tiatira Magnesia Pergamo Adramittio ro Synada Dorileo Carta 5. rodi Efeso Mira Strade principali Xanto Patara Iconio cipro Germanicea Antiochia di Pisidia Akroinos Corico Seleucia Tarso Adana Laodicea Antiochia Aleppo Anazarbo 0 Amida Edessa Samosata 250 km Trebisonda Satala Melitene Colonea Tefrice Germanicea Licando Cesarea di Cappadocia Nigde Tiana Podando porte cilicie Eraclea Sebastea Neocesarea Samsun (Amiso) Tzamandos Amasea Charsianon Eucaita s aly Mocisso H Gangra Taurus Ancira Lago Tatta Amorio (Tuz Gölü) Sangario Malagina Nicea Claudiopoli Ierapoli Laodicea Tralle Cone Sozopoli Mileto Eraclea del Latmo Milasa Melanudio Perge Syllaion Attalia Side mitilene chio Pege Abido Lopadion monte olimpo Poimanenon Lampsaco Nicomedia Calcedonia Elenopoli Pile Cizico Costantinopoli Eraclea Pontica Sinope ro Amastri Sa MAR NERO te Tigri 13:58 fra 430 7-07-2008 Eu 2d_Bisanzio II_427-540 Pagina 430 Le regioni dell’Impero . L’Oriente. Nell’età precedente. permettendo nel ix secolo all’Anatolia di ricominciare a prosperare. Una terza frontiera. lungo l’alta valle dell’Eufrate e attraverso il deserto. al di là dei tratti più generali condivisi con il resto dell’Impero. di estendere ulteriormente a est dell’Anatolia il territorio dell’Impero fino in Armenia. la loro occupa- . nonché una più esatta determinazione dei confini dell’Asia Minore. nel secolo successivo. all’interno della quale viene così a formarsi una sorta di terra di nessuno posta a cuscinetto fra Impero bizantino e dominî arabo-islamici. allorché il ruolo verrà assunto dai Balcani. Studi recenti [TIB. l’originalità e la complessità dell’Oriente bizantino nel corso dei secoli di cui ci occupiamo. L’organizzazione in ducati e temi d’un genere nuovo fu consentanea a tale seconda frontiera. L’Asia Minore è la sola regione dell’Oriente bizantino che sfugga alla dominazione arabo-islamica. L’importanza dell’Anatolia nella storia dell’Impero è dunque innegabile. in MB I]. questa volta. Esposta da ogni lato alle incursioni nemiche. dibattiti [He Mikra Asia 1081. della Mesopotamia e del Caucaso [Jean-Pierre Sodini. Lampakis 1053]. e si tratta d’una importanza rilevabile anche all’interno di alcune correnti storiografiche che hanno interpretato la dualità geografico-amministrativa tra Oriente e Occidente dell’Impero sulla base di un preteso contrasto civile e culturale fra Asia ed Europa. hanno via via sottolineato. I primi confini tra la regione e il mondo arabo vennero fissati alla fine dell’viii secolo attraverso l’accidentata zona montagnosa del Tauro e dell’Antitauro. sostenuta dal potere imperiale. la sua storia fu prima di tutto la storia della fluttuazione delle sue frontiere e delle concomitanti evoluzioni amministrative. aveva subito modifiche nel complesso irrilevanti. fu l’effetto della profonda penetrazione e del graduale insediamento dei Turchi sull’altopiano anatolico. Un’aristocrazia militare localmente radicata fu quindi in grado. Geyer 1021]. da allora. ben delineata nel 1025 e corretta in seguito fino al 1064. di conquistare la regione frontaliera costituitasi in precedenza e. Mesopotamia. Cilicia e Siria settentrionale. la difesa venne assicurata dalla creazione d’un vasto sistema di temi e clisure. materiali documentari rinnovati grazie all’apporto delle indagini sigillografiche e numismatiche. L’Asia Minore aveva beneficiato di condizioni di pace e prosperità che avevano favorito l’integrazione delle sue province in seno all’Impero di Bisanzio. l’Anatolia cessa nel vii secolo di costituire il ben munito centro dell’Impero per divenire un’ardua zona di guerra. interna. la sua storia era coincisa con quella di un Impero la cui frontiera orientale. pur senza cancellare del tutto una eterogeneità frutto di una vicenda storica antica che la caratterizzava rispetto alle adiacenti regioni della Siria.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 431 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 431 secolo. al tempo stesso. 27 e 93]. la regione rimane una provincia dell’Impero anche se le guerre caratterizzeranno la sua evolu- . i mutamenti delle frontiere anatoliche hanno contribuito a conferire alle regioni interessate una varietà economica e umana alla quale la geografia non è estranea [Birot 985. posta in gioco di conflitti. è perciò riuscita di nuovo – quantunque provvisoriamente – ad ampliare i suoi confini. delimitata dalla Galazia.2d_Bisanzio II_427-540 432 7-07-2008 13:58 Pagina 432 Le regioni dell’Impero zione non lasciò a Costantinopoli che le regioni micrasiatiche dei bassipiani. in modo tale che le province egee di Misia. sola superstite dell’Oriente bizantino. Lidia e Caria rappresentano altrettante zone di transizione tra la costa e i rilievi della Frigia. pp. esse conoscono una progressiva elevazione dal livello del Mar Egeo. talora più depresso dei territori frigi. prima di conoscere una spartizione duratura. per poi risalire a partire dal corso dell’Halys in Cappadocia fino al corso superiore dell’Eufrate. Per quanto riguarda le regioni occidentali. mentre lo è già di meno a nord.fine del ix secolo). cui a ovest si deve l’aspetto territoriale caratteristicamente tormentato della Bitinia e dell’Ellesponto. dall’oriente all’anatolia (vii . i. Duramente attaccata. alcune delle quali cominciarono infine a manifestare velleità secessioniste. Dal vii secolo al xii l’Anatolia. Frutto della storia. L’altopiano stesso. non è affatto uniformemente piatto. Il contrasto risulta però meno radicale qualora si assuma come discriminante il livello dei 1000 m: la differenza è netta a sud. caratterizzate da montagne selvose tra cui si trovano buoni approdi. visibilmente sottolineata dal sistema del Tauro. Lo squilibrio tra pianura e altopiano è inequivocabile. che – intralciato dalle pendici dell’Antitauro e dalle propaggini delle catene pontiche – non si saprebbe descrivere come una linea continua. la Licaonia forma al centro della penisola un bacino. identificabile per la totale assenza di manti boschivi. giacché questo ricopre quasi il 90 per cento del territorio al di sopra dei 500 m. La carta che illustra la dislocazione delle città evidenzia la diversità del rapporto intercorrente fra le pianure e l’altopiano [Hendy 651. mentre le valli fluviali consentono all’ambiente mediterraneo di penetrare in profondità all’interno del continente. Mitchell 1055]. dove la rete idrografica non viene eccessivamente condizionata dalla presenza delle catene pontiche. Dal vii al ix secolo l’Anatolia fu più volte teatro e. Gli attacchi arabi. Gli eserciti arabi fecero così la loro comparsa nelle province d’Armenia e del Ponto. ma vennero raggiunte di frequente anche l’Isauria. si oppose la strategia dei Bizantini tendente a limitare gli effetti immediati delle incursioni. sulla strada per la capitale. preludio alla realizzazione del loro ultimo obiettivo. I musulmani miravano all’annessione delle province anatoliche. 5-20). a seguito di vicende non del tutto chiare. cap. Nessuna regione anatolica riuscì a scampare a tali azioni la cui intensità variò secondo i luoghi interessati. Tali offensive si accompagnarono a operazioni che. Alla strategia messa in opera dagli Arabi. una serie di attacchi contro i Bizantini in Asia Minore. a) L’Anatolia attaccata (vii-viii secolo). si insediarono degli eserciti e una nuova amministrazione prese il posto della precedente. accontentandosi di recuperare e restaurare come meglio si poteva quanto rimaneva dopo l’attacco nemico. logorandole e costringendole a quel confronto diretto che già su altri fronti era stato favorevole alle armi arabe. la Frigia e le coste egee. erano intese a provocare lo sbando delle forze bizantine. Pur continuando a disputare la Grande Armenia all’Impero di Costantinopoli. pp. dal 643 fino al 680 – e praticamente senza interruzioni – gli Arabi sferrarono dalle loro postazioni siriane attraverso il territorio della Cilicia. L’Anatolia in guerra. grazie alla quale erano in grado di colpire quasi dovunque.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 433 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 433 zione generale. la conquista di Costantinopoli e l’annientamento dell’Impero. La Cilicia e l’altopiano centrale furono le regioni più regolarmente colpite. i. fatta evacuare da Eraclio. si tratta di territori in cui. Coscienti dei loro mezzi – eserciti da campagna arretrati e in corso di riorganizzazione – essi evitarono sempre accuratamente di attaccare battaglia in campo aperto. mentre uomini ancora anonimi resistettero e salvarono un’Anatolia contratta all’interno di nuove frontiere. 1. oltre a fruttare un ricco bottino. una costante nella storia dell’Anatolia dal vii al ix secolo (cfr. condizionandone la riorganizzazione e stimolando una diversificazione regionale che conferirà alla Cappadocia un nuovo ruolo a fianco dell’Anatolia occidentale [Riplinger 1072]. non fu risparmiata neppure la Bitinia. le catene montuose del Tau- . colpirono e scompaginarono l’ordinamento di regioni fino ad allora prive di difesa per via della loro posizione in seno all’Impero. Da ciò deriva il grande tentativo del 716 contro Costantinopoli. la cui conquista avrebbe potuto comportare. anno dopo anno. concluse tra i belligeranti a partire dagli anni 680. a danno delle regioni prossime alla frontiera o al di là di essa: Melitene e i suoi dintorni. rendevano in effetti illusorio – e. in primavera. . si dimostrarono a questo punto più forti e aggressivi. Nacque in questo modo la consuetudine di sferrare sistematicamente ogni anno degli attacchi simultanei a nord. le incursioni ripresero. la Cilicia. Gli eserciti bizantini. Mentre la comparsa di nuovi avversari. per intervenire nuovamente nel 746 a Germanicea. Lo scacco subito nel 718 dovette cancellare la certezza di un annientamento possibile dell’Impero. Quanto alle città. in pratica. dopo una pesante disfatta subita dai Bizantini nel 692. Costantinopoli resistette ad attacchi diretti portati via mare. i Cazari. non vennero mai occupate né distrutte. grazie ai quali la capitale viene dotata di nuovi corpi d’armata. di organizzare qualche azione contro il nemico. e l’insicurezza tornò a regnare sull’altopiano centrale. infliggendo agli Arabi nel 740 una grave sconfitta. La relativa tranquillità. In quello stesso periodo. l’Anatolia si trasformò nel teatro di una guerra in cui. senza un decisivo avanzamento della dominazione araba. al centro e a sud delle province bizantine con l’obiettivo deliberato di convergere successivamente in una località prestabilita del centro. i califfi cominciarono a privilegiare le piccole operazioni di saccheggio volte a snervare e demoralizzare i Bizantini. impossibili da valicare durante l’inverno. la Pisidia e l’Asia egea vennero frequentemente devastate. in tempi più o meno lunghi. impossibile – il progetto d’un insediamento permanente sul suolo anatolico per le truppe arabe prive di contatti con le loro basi siriane: gli Arabi non svernavano mai per due anni di seguito nei medesimi luoghi. però. e la Grande Armenia non era ancora totalmente perduta. la Cappadocia con la Galazia e la Pisidia furono saccheggiate. il destino di Melitene e di Teodosiopoli non era ancora segnato. stornava l’attenzione degli Arabi verso un nuovo fronte bellico nelle regioni del Caucaso che essi dovevano ben presto assoggettare. pur essendo alla mercé degli invasori. Tuttavia. Alla fine del vii secolo Costantinopoli manteneva ancora in suo potere i bassopiani di Cilicia. quella dell’Anatolia stessa. La Frigia.2d_Bisanzio II_427-540 434 7-07-2008 13:58 Pagina 434 Le regioni dell’Impero ro e dell’Antitauro. a fianco di spedizioni più ambiziose. spingendosi nel 751 fino a Melitene e a Teodosiopoli. modificando le prospettive della guerra in Anatolia. consentì a Bisanzio di rafforzare in Bitinia le difese della capitale e. sotto l’impulso di decisioni prese da imperatori di origine anatolica. frutto di tregue successive. al contempo. con la progressiva acquisizione delle funzioni civili da parte delle circoscrizioni militari. a differenza del resto dell’Oriente bizantino rimaneva territorio dell’Impero. a ovest . i due secoli appena trascorsi avevano lasciato il segno. anche se è difficile rilevarne l’entità. Anche se si tiene conto delle guerre persiane dell’epoca di Eraclio. il fondamento principale. b) Evoluzioni amministrative (dal vii all’inizio del ix secolo). dopo il 775. divenendone anzi. alcuni grandi attacchi a scopo di saccheggio in grado di garantire loro il dominio della Cilicia. La durata della guerra e l’ubiquità delle incursioni portarono. difesa da eserciti che avevano finito per radicarsi profondamente sul suo territorio. talora varie volte di seguito. frequentemente o sporadicamente. specialmente fiscale. dato l’arretramento di quest’ultimo nei Balcani. Rinunciando a nuove conquiste al di là del Tauro. tra il 643 e la fine dell’viii secolo. Pur senza prenderne durevole possesso. gli Abbasidi organizzarono ancora. è certamente esistito un movimento di fuga in cerca di asilo verso la capitale da parte delle aristocrazie locali tradizionali e delle gerarchie ecclesiastiche. a mutamenti amministrativi che si concretizzarono in una triplice trasformazione: militare. con il ridimensionamento delle circoscrizioni stesse. rendendo insicure le strade: sarebbe possibile redigere la lunga lista di almeno 45 centri urbani presi e saccheggiati. il califfo si impegnò nell’opera di consolidamento delle sue marche di frontiera. politica.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 435 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 435 Stabilitisi nel 762 lontano dalla Siria. L’amministrazione centrale. si era poco per volta disgregata. fondata sulle città e i servizi municipali. facendo prigionieri e razziando il bestiame. con il ripiegamento in Anatolia e lo stanziamento territoriale permanente di quattro eserciti. L’Anatolia. i cui effetti sono tuttora oggetto di discussione [Haldon 1023 e Shahid 1023. che fecero di questi territori nella prima metà del ix secolo le sole regioni amministrative di riferimento. amministrativa. compromettendo così anche la retribuzione degli eserciti la cui costante mobilitazione rappresentava dovunque una condizione di necessità primaria. il nemico aveva messo a dura prova le città. Due differenti tipologie di truppe si ritrovarono in Anatolia. All’alba del ix secolo era così in via di assestamento un nuovo equilibrio di forze. devastandone le campagne in pianura con regolarità. distruggendo raccolti e insediamenti. attraverso graduali sviluppi. Reinink 1061]. Infine. Illustrato da grandi spedizioni terrestri e da scorrerie marittime. il califfato di Harun al-Rashid (786809) segnò comunque l’epoca della stabilizzazione accettata. 2d_Bisanzio II_427-540 436 7-07-2008 13:58 Pagina 436 Le regioni dell’Impero del Tauro. Da una parte, a nord-ovest, l’opsikion, reduce dalle guerre persiane condotte da Eraclio; altrove tre eserciti da campagna, Anatolici, Tracesi, Armeniaci (cfr. cap. vii, pp. 165-68). I luoghi in cui gli eserciti erano di stanza costituivano due distinti insiemi territoriali. I primi due, Anatolici e Armeniaci, guardavano a est, dove la frontiera aveva cessato di esistere sotto le spinte logoranti delle incursioni nemiche, e ammortizzavano in profondità i pericoli che avrebbero potuto propagarsi verso Occidente attraverso la rete viaria del paese. Dalla Licaonia al Mar Egeo, il territorio degli Anatolici, a sud-est comprendeva la Cilicia orientale garantendo la sicurezza delle strade che attraversavano l’altopiano interno, passando per Tiana, Iconio, Antiochia di Pisidia, Amorio. Il territorio degli Armeniaci, stanziati a nord-est, vegliava sulle vie di terra provenienti da Teodosiopoli e dalla Grande Armenia, da Melitene e dalla Mesopotamia, aprendosi lungo un ampio litorale sul Mar Nero. Più circoscritte, le zone d’insediamento degli altri due eserciti, Opsikion e Tracesi, prolungavano verso ovest la copertura difensiva assicurata dagli altri due contingenti, formando così l’estremo bastione terrestre posto a tutela degli stretti e di Costantinopoli. Soggetto all’autorità di un comes, il territorio dell’Opsikion vede l’insediamento stabile del seguito armato di Eraclio, il migliore esercito dell’epoca, di cui facevano parte buccellari e optimates. I suoi confini includevano la Bitinia e la Misia, estendendosi però ad angolo in direzione di Dorileo e di Ancira sull’altopiano, di cui venivano così sorvegliati gli accessi. I Tracesi, a proposito della cui prima apparizione e delle circostanze che la caratterizzarono si è discusso a lungo, vigilavano sulla regione più ricca e più popolosa dell’Impero dopo la perdita di Siria ed Egitto e i travagli subiti dalla Tracia, e tale perciò da essere soggetta alla minaccia costituita dalla nuova flotta araba degli Omayyadi. Questo pericolo spiega la comparsa in Anatolia, nel corso della prima metà dell’viii secolo, di un quinto contingente militare dalle competenze specificamente costiere, il tema dei Cibirreoti, avente per base territoriale la regione affacciata sull’Egeo – da Mileto al litorale di Cilicia, con l’inclusione dell’entroterra montuoso e boscoso di Caria, Licia e Panfilia –, le cui funzioni militari erano strettamente legate al mare: il tema, che aveva per capoluogo Attalia, equipaggiava e armava una flotta imponente, cui avrebbero dato lustro dei marinai celeberrimi quali i Mardaiti, incaricati di difendere le coste e di opporsi alla flotta araba. Si può di conseguenza comprendere la potenza degli strateghi anatolici e dei loro eserciti quale si manifestò dalla fine del vii secolo all’epoca iconoclastica. La ribellione di uno stratego che avesse pensato di 2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 437 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 437 rivolgere le sue armi contro Costantinopoli avrebbe messo in pericolo il potere imperiale, sguarnendo al contempo le regioni di cui gli veniva affidata la tutela. Il ruolo del comes dell’Opsikion e dei tre altri strateghi, talora divisi fra loro, trascende così largamente nel corso dell’epoca le competenze territoriali anatoliche. È a causa di tale motivo che, dopo la crisi del 742, vennero create due nuove circoscrizioni a spese dell’Opsikion, giudicato troppo rischioso: i Buccellari e, in posizione ancora più ravvicinata rispetto allo stretto, gli Ottimati, che furono disarmati ma nel cui territorio continuarono a stazionare le scholae. Attraverso una lenta evoluzione, il territorio dei temi militari si fissò e si trasformò in circoscrizione amministrativa. Lo stratego investito di funzioni militari ricevette presto il controllo dei funzionari civili che rappresentavano sul suo territorio i nuovi uffici decentralizzati della capitale. Non è possibile determinare con esattezza con quali ritmi tale evoluzione procedesse, né se avesse luogo contemporaneamente dovunque, o in che maniera accompagnò la soluzione del problema relativo al mantenimento degli eserciti tematici. È certo tuttavia che già nella prima metà del ix secolo la trasformazione era avvenuta, non senza singoli adattamenti alle situazioni locali. Le indicazioni geografiche che figurano sui sigilli dei nuovi kommerkiarioi apparsi in scena nel vii secolo [Brandes 640, pp. 601-10; cfr. cap. vi, p. 141] permettono di misurare la sopravvivenza amministrativa di province e di città oltre all’emergenza decisiva dei temi amministrativi. A rigore, lo stratego detiene quindi un potere sugli uomini non soltanto in tempo di guerra ma a ogni livello della vita civile: questo il contesto in cui comincia a radicarsi una aristocrazia anatolica la cui stabilizzazione è tuttavia difficile da seguire in assenza di nomi trasmissibili [cfr. cap. viii, pp. 192-94]. Allo stratego sfugge unicamente il controllo dell’amministrazione ecclesiastica, che continua a essere fondata sul quadro delle antiche province. A questo punto, l’estensione territoriale dei primitivi temi, espressioni di una situazione militare particolare comprendenti generalmente al loro interno le antiche province, incentrate a loro volta sulle città, ovviamente non era adatta all’esercizio delle nuove funzioni civili in regioni in cui la vita degli abitanti era ormai legata alla campagna più che alla città; una più realistica frammentazione dei temi era prevedibile, e il ix secolo l’avrebbe di fatto attuata. Allo stesso modo si manifestarono nuove opzioni politiche; così, negli anni 820, la creazione dei temi di Paflagonia e di Caldea a spese degli Armeniaci manifestò un interesse nuovo nei riguardi dell’area pontica. 2d_Bisanzio II_427-540 438 7-07-2008 13:58 Pagina 438 Le regioni dell’Impero c) Il consolidamento anatolico (ix secolo). La guerra continua senza interruzioni dall’809 all’843, inframmezzata da negoziati e tregue, segnata da interventi in guerre civili (Tommaso lo Slavo, 820-25) e di emblematici successi arabi (Amorio, 838), più intensa sul fronte marittimo, quantunque senza risultati notevoli. Le risposte bizantine non mancheranno. Gli Arabi avevano nel frattempo già esteso all’inizio del ix secolo nei territori da loro controllati, dalla Cilicia all’Armenia, una doppia linea di fortificazioni: una linea avanzata, in grado di unire la zona dei tughur di Siria, di Mesopotamia e d’Armenia e di offrire basi di partenza per le incursioni, e una cintura difensiva interna, gli ‘awasim1, corrispondenti grossomodo alle antiche province romane [Bonner 986; Bosworth 988]. La linea esterna da cui partiva il jihad era delimitata in Cilicia da Tarso, Adana, Germanicea e Adata, verso la Jazira da Melitene e, più a nord, in direzione dell’Arminiyya, da Teodosiopoli [Honigmann 1030]. Nel corso di più d’un secolo, l’Impero bizantino aveva avuto come sola frontiera orientale quella conquistata dalle sue stesse armi e che il nemico, penetrando in profondità all’interno dei suoi territori, rimetteva immediatamente in discussione. Le tattiche arabe di combattimento e l’equilibrio delle forze finiranno per fare dei massicci contrafforti montani del Tauro cilicio e dell’Antitauro, più che una frontiera vera e propria, una zona frontaliera all’interno della quale i punti deboli degli uni e degli altri saranno costituiti dai valichi (kleisourai in greco, durab in arabo) che attraversavano le montagne dinanzi ai tughur, in particolare il valico settentrionale che metteva in comunicazione Melitene con Sebastea, il passo di Adata verso Arabisso e Tzamando; quindi, più a sud, il passo da Adana e Tarso – detto delle Porte di Cilicia – verso Tiana, la vallata del Lamo che segnava il confine tra la Cilicia Trachea bizantina e la Cilicia araba, con Tarso [Honigmann 1030]. Dinanzi alle catene montuose si estendevano zone di terra bruciata, lasciata deliberatamente priva di fortezze e di popolazione [Mansouri 1048]. Ai tughur arabi, miranti a esercitare il pieno controllo sul «paese dei valichi» (bilad al-durub), i Bizantini risposero durante la prima metà del ix secolo con la creazione di tre nuove circoscrizioni militari, dette appunto clisure, distaccate dai temi e organizzate in modo tale da sorvegliare i passi montani. Il passo di Melitene venne vigilato dalla clisura di Charsianon, il cui territorio si estendeva da Sebastea a est fino alla valle superiore dello Halys a sud-ovest. I valichi di Adata e di Adana vennero guardati dalla clisura di Cappadocia, mentre quella di Seleucia controllava la valle del Lamo e Tarso. Più a nord, la tutela di Teodosio- 2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 439 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 439 poli era affidata allo stratego di Caldea e alla dinastia georgiana dei Bagratidi, recentemente stabilitasi nelle vicinanze. Anche Colonea divenne una clisura, cui fu demandata la tutela della Caldea e l’accesso alla valle dell’alto Eufrate. Pur senza che le grandi arterie viarie, influenzate dai rilievi montuosi, venissero modificate, è possibile notare a fianco della strada tradizionale, detta «dei pellegrini» – che, toccando Calcedonia, Nicomedia, Nicea, Ancira e, a est del lago Tatta, Tiana, conduceva verso la Cilicia, la Siria e Gerusalemme –, lo sviluppo di un nuovo asse che da Nicea raggiungeva Dorileo e Amorio, attraversava la Licaonia via Iconio fino a costeggiare in Cappadocia il Tauro, dirigendosi verso Cesarea e Sebastea per raggiungere infine Teodosiopoli, l’Armenia o la valle dell’Eufrate. Gli aplekta che delimitavano questo itinerario sottolineano l’interesse militare di una strada dalle cui varie diramazioni era possibile giungere ai valichi del Tauro. Fra tughur e clisure, la nuova frontiera aveva raggiunto una certa estensione, al cui interno vigevano costumi e sistemi di vita particolari. Vi si era costituita di fatto un’intera società, con i suoi ghazi e i suoi akritai, che vivevano di razzie e di incursioni, pur godendo anche dei piaceri più quotidiani dell’esistenza. In tale contesto nacque appunto, nell’ambito della letteratura orale, il personaggio epico di Digenis Akritas. Al sicuro entro questa zona di frontiera trovavano ricetto transfughi e banditi, come i Pauliciani ai quali l’emiro di Melitene accordò diritto di asilo all’inizio del ix secolo, consentendo loro la creazione di un temibile Stato militare a Tefrice [Haldon 1025]. La frontiera divenne anche il luogo di nuove modalità di rapporti diplomatici documentati dalla pratica e dal cerimoniale di scambio dei prigionieri, attestati dall’inizio del ix secolo fino alla metà del x lungo il corso del Lamo [Kennedy 1036; Haldon 1024; Campagnolo-Pothitou 993; Beihammer 984]. L’indebolimento del califfato alla metà del ix secolo lasciò il più delle volte le sorti della guerra all’iniziativa personale degli emiri di Tarso, di Melitene e di Teodosiopoli, i cui attacchi non misero affatto in pericolo l’Impero che rispose su tutti i fronti all’offensiva. A partire dalla frontiera, un sistema di ripetitori ottici informava Costantinopoli delle incursioni arabe. La presa di Tefrice nell’872 comportò pure la resa d’una serie di piazzeforti poste tra questa e Samosata ma non la caduta di Melitene. Seguirono altre vittorie in prossimità dei passi montani, le quali esaltarono il valore di Niceforo Foca il Vecchio, mentre continuarono ad avvicendarsi scorrerie, tregue e scambi di prigionieri con gli emiri di Tarso. Senza notevoli progressi territoriali, il decennio 863-73 fu tuttavia 2d_Bisanzio II_427-540 440 7-07-2008 13:58 Pagina 440 Le regioni dell’Impero decisivo, come testimonia la trasformazione piuttosto rapida delle clisure in temi che poco per volta guadagnarono terreno a scapito di ciò che un tempo era la no-man’s land della frontiera bizantina, ciò che fa supporre un ampliamento e un consolidamento dell’autorità imperiale sulla regione. Nell’830 la Cappadocia era già divenuta un tema, mentre Colonea e Charsianon lo divennero tra l’863 e l’873. È questo il contesto in cui il potere centrale inizia a preoccuparsi del ripopolamento delle regioni appena riconquistate a est di Cesarea. L’importanza di tali mutamenti risalterà con maggiore evidenza nel momento in cui sono messi in rapporto con il nuovo contesto del ix secolo, che vide riaffermare l’amministrazione dello Stato sul territorio dell’Impero. Certo lo stratego, una volta divenuto potente, tale era rimasto nel suo tema; ma, al termine di un lungo processo, nuove strutture economiche e fiscali avevano assunto le funzioni che già erano state appannaggio della prefettura del pretorio d’Oriente [cfr. cap. vi], creando i meccanismi che avrebbero ora consentito allo Stato – le cui basi monetarie si stavano rinnovando – se non di dirigere le sorti della sua economia, almeno di sostenerla [Nikou Oikonomides, in EHB, pp. 973-1058]. Lo stratego era ormai in grado di intervenire più efficacemente nella vita dei suoi territori, e specialmente in quella dell’Anatolia, sempre predominante in seno all’Impero, ma sotto un nuovo aspetto. 2. La nuova Anatolia. Nel corso di tre secoli, la guerra era stata il denominatore caratteristico comune all’intera Anatolia; i suoi vincoli con la capitale, mai recisi, vennero frattanto rafforzati. Dietro la complessità del vocabolario che accompagna la sua nuova e graduale divisione territoriale si pone la questione dell’omogenea diffusione nel paese di quegli stessi tratti originali che già avevano fatto la loro comparsa nella vita degli uomini. a) Un lessico nuovo. Dal vii al ix secolo, la geografia antica viene messa a soqquadro. Il passaggio dal mondo antico al mondo protobizantino aveva visto l’inserimento delle etnie anatoliche nel tessuto delle province costantinopolitane e la riuscita più o meno evidente della loro integrazione [Métivier 1051]. L’impatto della ricostruzione necessitata dalle guerre contro gli Arabi su tale evoluzione rimane difficile da apprezzare per le modifiche subite dal lessico geografico. 2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 441 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 441 La geografia ecclesiastica mantenne nell’insieme la terminologia delle province, ereditata dal passato romano ed evocatrice di una eterogeneità ormai superata, e conobbe perciò pochi mutamenti. Al contrario, lo sviluppo dei temi comportò una evoluzione del lessico relativo alla descrizione regionale dell’Anatolia. I cinque primi temi raggruppavano globalmente le province dell’antica suddivisione territoriale. Il loro frazionamento aveva dato luogo alla nascita di comprensori locali che corrispondevano talora solo nominalmente a una provincia antica (Paflagonia), ma che potevano anche associare elementi territoriali diversi (Buccellari). I sigilli rivelano che le denominazioni provinciali erano progressivamente scomparse dall’uso amministrativo o non designavano altro che frazioni di unità territoriali più ampie (Bitinia, Galazia, Licaonia, Panfilia). Altri toponimi venivano invece caricati di significati ulteriori che li rendevano equivoci (Cappadocia, Ponto), mentre nuovi termini si sostituivano ai più antichi pur designando entità regionali sostanzialmente identiche, come i Tracesi, cui pressappoco corrispondeva l’antica provincia d’Asia; alcuni nomi venivano adoperati indifferentemente al plurale o al singolare (Armeniaci/Armeniaco). La nuova toponomastica poteva rinviare a specificità militari (Opsikion, Buccellari, Ottimati) o a realtà urbane (Colonea, Charsianon, Cibirreoti, Seleucia); in altri casi, nuovi contributi arricchivano il vocabolario geografico locale (Caldea). Altri termini ancora corrispondevano a realtà contemporanee in evoluzione (Anatolici, Armeniaci) senza che peraltro si fosse perduto il ricordo della loro genesi. Così i Bizantini non esitavano, alla fine del ix secolo, a parlare di «temi armeniaci» per designare i temi creati a partire dagli Armeniaci primitivi [Haldon 372; Seibt 350]. I tratti effettivi gradualmente acquisiti dall’inquadramento tematico dal vii secolo al ix si sono imposti al di là delle frontiere dell’Impero, come dimostra la letteratura geografica araba del ix secolo [Miquel 1054, carta p. 393]: presso questa si ignora del tutto, infatti, la toponomastica delle antiche province, anteriore alla nascita del mondo arabo-musulmano, ricordando in compenso, alla metà del ix secolo, undici temi anatolici – variamente denominati come ‘amal, band ovvero bilad – con le loro fortezze; non mancano che i soli Cibirreoti. È presente anche Seleucia con un «prefetto dei valichi». Lo studio del passaggio da un vocabolario provinciale al lessico tematico nelle fonti letterarie consentirebbe forse di seguire in concreto il passaggio o meno nella vita quotidiana di nuovi riferimenti territoriali, un passaggio che si concretizzerà più tardi in una nuova accezione della parola tema: non più circoscrizione ma regione. Alla metà del x secolo, in ogni caso, al di là dell’evidente preoccupazione antiquaria del 2d_Bisanzio II_427-540 442 7-07-2008 13:58 Pagina 442 Le regioni dell’Impero suo autore, il De thematibus di Costantino Porfirogenito rifletteva ancora perfettamente il desiderio, la difficoltà e, senza dubbio, la necessità di rendere conto della nuova realtà dei temi in relazione alle antiche realtà provinciali. L’evoluzione di questo lessico non si presenta priva di problemi agli occhi di chi si occupa della storia di questi tre secoli. La preziosa Tabula Imperii Byzantini è basata globalmente, non senza fondamento, su una ripartizione provinciale dell’Impero atta a comprendere l’intera sua storia. Quando si tratta di fornire informazioni sull’evoluzione delle regioni anatoliche dal vii al ix secolo, tale principio si rivela chiaro ed efficace per zone ben circoscritte quali la Licia o la Panfilia [TIB, 8]; la sua applicazione diviene però più complessa in relazione a regioni quali la Cappadocia [TIB, 2], i territori occidentali della costa pontica [TIB, 9] o dell’altopiano, che si ritrova frammentato in unità territoriali minori [TIB, 4 e 7]; mentre talora lo stesso metodo può apparire di utilizzo ancora più problematico [TIB, 5]. Studi regionali condotti su lunghi periodi concernenti il Ponto [Bryer 991] o la Bitinia [Geyer 1021] mettono in luce la difficoltà di rendere conto del periodo relativo alla strutturazione dei temi a partire dalle antiche province; mentre altrettanto poco agevole si rivela l’approccio storico-geografico inverso, che consideri l’Anatolia a partire dai suoi temi, per quanto potrebbe rivelarsi profittevole al fine di apprezzare il quadro delle trasformazioni – non soltanto amministrative – verificatesi nel corso di questi secoli [He Mikra Asia 1081]. In effetti, la formulazione dei nuovi lineamenti caratterizzanti dell’Impero dal vii al ix secolo in ambito economico, sociale e religioso si fonda spesso sulla generalizzazione di situazioni anatoliche il cui valore esemplare, per l’Anatolia stessa nel suo complesso, meriterebbe di essere illustrato attraverso una più accurata contestualizzazione regionale. b) Ruralizzazione e aristocrazia. Anche l’Anatolia partecipa della tendenza generale al decremento demografico che caratterizzò il vii e l’viii secolo, che non poté essere controbilanciata neppure dalle politiche di ripopolamento forzato del territorio attuate specialmente in Bitinia [Ditten 480]. La tendenza subì un’inversione alla metà dell’viii secolo, stabilizzandosi dal ix secolo in poi in termini di crescita demografica costante, che favorì la ripresa economica dell’Impero [cfr. cap. ix, pp. 233-34]. In Anatolia, tale tendenza demografica interessò territori in cui la vita della popolazione locale aveva subito profondi cambiamenti. È soprattutto qui che il processo di trasformazione della vita cittadina che ebbe inizio già nel vi secolo, se 2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 443 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 443 non addirittura prima di allora, conobbe la maggiore accelerazione, quantunque la sua incidenza dovesse variare conformemente all’inuguale densità della rete urbana [Brandes 989]. Diversi studi monografici hano precisato l’entità di tale fenomeno in contesti quali Efeso [Foss 484], Sardi [Foss 1013 e 1020], Pergamo [Klinkott 1037; Rheidt 940], Smirne [Cheynet 1003], in Licia [Foss 1017], in Panfilia [Foss 1018], nell’Asia egea [Foss 1014], più recentemente in Paflagonia [Crow 1006] e in Bitinia [Geyer 1021], vale a dire generalmente in regioni particolarmente urbanizzate ed ellenizzate. Si conosce assai meno bene il resto dell’Anatolia, soprattutto l’altopiano, eccettuata forse Ancira [Foss 1015] o Amorio [Lightfoot 1044 e 1045; Brandes 641]. Poche città, quali Nicea, Smirne, Attalia e Trebisonda, paiono aver sofferto meno di altre di tale situazione, ma per la maggior parte i centri urbani deperirono, più o meno lentamente, ridimensionando l’area abitata o mutando il proprio nome; talora il sito poté cambiare ubicazione; in altri casi gli abitanti poterono addirittura dissociarsi fino a formare comunità distinte [Haldon 1024]. L’aspetto che più colpisce di tale fenomeno risiede nella trasformazione dell’aspetto generale e nel cambiamento delle funzioni degli agglomerati urbani [Brandes 990 e 641; Bouras 472; Dagron 605]. Le città, di cui nessuno si preoccupa più di conservare o di restaurare l’antico decoro monumentale, mentre viene gradualmente offuscandosi la condizione dei curiali, sono ancora chiaramente identificabili per via delle fortificazioni che permettono di garantire la sicurezza degli abitanti e quella dei coloni della campagna adiacente. Incidentalmente, esse possono tuttavia essere ancora sedi vescovili. I Bizantini ne parlano ora come di kastra, pur senza che la parola polis scompaia completamente dal vocabolario o dalla coscienza di alcuni abitanti. Il passaggio da polis a kastron non è privo d’importanza per la comprensione dell’ulteriore passaggio all’oikos aristocratico, come in Paflagonia [Crow 1005]. D’altra parte, qualunque cosa se ne sia potuto pensare, le città rimanevano comunque il luogo in cui si attuava una certa economia di scambio, di cui testimonierebbe l’allestimento di fiere regionali (Efeso, fine dell’viii secolo) e l’esistenza, nel vii e viii secolo, d’un certo numero di mercanti provinciali. Fra essi oltre ad alcuni modesti negozianti, vi furono pure autentici uomini d’affari, per qualche tempo anche funzionari, il cui raggio d’attività rimase tuttavia limitato almeno fino al ix secolo [Oikonomides 617; Laiou 548]. I mercanti continuarono così a mantenere un legame fra la città e la campagna e, in modo particolare – anche se l’uso della moneta risultava ormai essersi ridotto –, 2d_Bisanzio II_427-540 444 7-07-2008 13:58 Pagina 444 Le regioni dell’Impero un legame monetario, che si affermò nel ix secolo quando si verificò in tale ambito una ripresa la cui esatta entità in Asia Minore rimane ancora da determinare. Il fatto più rilevante rimase nondimeno l’eclisse della città a tutto vantaggio della campagna. I villaggi, di estensione di solito molto modesta, divennero in Anatolia, nel corso di questi secoli, i centri prevalenti d’un agglomerato insediativo, talvolta circondato da mura, mentre le comunità rurali venivano a costituire l’oggetto di rinnovate attenzioni da parte d’una amministrazione fiscale riorganizzata [Haldon 386; Brandes 640]. La precocità del fenomeno tematico in Anatolia ne ha fatto il luogo d’elezione del dibattito storiografico incentrato sul progressivo radicamento rurale dei soldati tematici che le fonti mostrano, al principio del x secolo, in possesso di fondi di proprietà personale, le cosiddette «terre stratiotiche» [Brandes 641]. In concreto, tuttavia, fatto salvo il caso di Filarete in Paflagonia che richiede una certa prudenza interpretativa, è difficile apprezzare concretamente le realtà della vita di un villaggio e dello sfruttamento del suolo. In questa epoca, la zona cappadoce dell’altopiano e la regione dei Tracesi dovevano contenere vaste proprietà terriere [cfr. cap. x, pp. 255-56]. La ripresa urbana si ebbe nel ix secolo, nel quadro d’una Anatolia che nel frattempo si era ruralizzata e militarizzata. In sostituzione dei curiali e della vecchia aristocrazia metropolitana faceva ora la sua comparsa nei temi, e in particolare nelle regioni dell’altopiano, una nuova classe dirigente, qualificata per la sua pratica militare, che faceva affidamento sul sostegno assicuratole dalla milizia ormai ben radicata nel contesto rurale locale. Emergono da tale ambiente, nel corso del ix secolo, gli antenati militari di tre future grandi famiglie cappadoci, i Maleini, gli Argiri e i Focadi; ma si trovano pure uno Sclero nella regione di Melitene, i primi Duca in Paflagonia, alcuni Melisseni nella regione di Dorileo. Tale aristocrazia militare fa sfoggio di nuove titolature imperiali; tuttavia, è forse meno recente di quanto si pensasse; potrebbe trattarsi d’una aristocrazia al servizio del Palazzo, prescelta e dominata direttamente dal potere centrale, al di fuori delle vecchie famiglie della capitale, in seno ad antichi ma più modesti casati provinciali [Nichanian 429; Winkelmann 430]. c) Vitalità religiosa. L’Anatolia non sfugge certo alle inquietudini espresse dal concilio in Trullo dinanzi all’esodo dei chierici, alle reviviscenze pagane, ai vari pericoli che gravano sull’ortodossia. Tuttavia i quadri dell’episcopato paio- 2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 445 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 445 no aver resistito bene, nel complesso, per quanto si può inferire dalle partecipazioni ai sinodi e dalla lista dei vescovi compilata da Nicola Mistico, che annovera ben 442 sedi vescovili micrasiatiche. Sono intervenute bensì delle modifiche: creazioni di nuove province ecclesiastiche (così la Lazica, con al centro Trebisonda), nomine a metropoli (Eucaita, Silleo), ad arcivescovati (Cone)… Ma la vita di tali diocesi, su cui potrebbe pur gettare qualche lume l’epistolario di Fozio, rimane poco nota. È d’altra parte possibile che il vii secolo abbia fatto piazza pulita di alcune antiche eresie, anche se alcune sette continuarono a esistere e a far parlare di sé in Frigia, in Galazia o in Licaonia: come i Montanisti [Baumeister 982] o i Quattordecimani, mentre nuovi gruppi, come i giudaizzanti Atingani, fanno la loro prima apparizione. L’Anatolia occupa un posto di rilevo nella storia dell’iconoclasmo. È attestata in Asia Minore l’esistenza d’un movimento iconoclastico in seno alla Chiesa poco prima del 730, ma il problema storiografico relativo all’influenza di questi territori sulla decisione presa dai sovrani isaurici di imporre all’Impero un cristianesimo aniconico è oramai superato. Vari studi agiografici permettono oggi una migliore conoscenza dell’importanza assunta dall’Asia Minore occidentale nella politica imperiale e nella difesa di quella che divenne successivamente la dottrina ortodossa. Tuttavia potrebbe ancora essere auspicabile un inventario preciso delle regioni e delle Chiese anatoliche locali parteggianti per l’iconodulia ovvero per l’aniconismo, in modo costante o conformemente alle circostanze. Un altro movimento, tipicamente anatolico, caratterizzò i territori nord-occidentali della regione: l’eresia manichea dei Pauliciani nacque tra la fine del vii secolo e l’inizio dell’viii nel tema degli Armeniaci. La nuova setta si sviluppò lungo l’intero corso dell’viii secolo, organizzandosi come chiesa prima di porsi sotto la tutela dell’emiro di Melitene al principio del ix secolo e di costituire intorno a Tefrice un vero e proprio stato militare, che capitolò soltanto nell’878; il paulicianesimo tuttavia non scomparve affatto, contribuendo allo sviluppo di nuovi movimenti come i Tondraciti in Armenia; lo si ritroverà più tardi in Bulgaria e in Asia Minore. Pure, da un punto di vista globale, e senza escludere la persistenza di minoranze religiose, come gli ebrei [Prinzing 1058], il cristianesimo ortodosso rimane in Asia Minore la religione dominante. Il progredire dell’Islam ai suoi confini orientali, passati al califfato, non sembra essere stato un problema eccessivo, anche se già tra la fine dell’viii secolo e la prima metà del ix la cristianità bizantina aveva cominciato a interrogarsi sulla realtà islamica; il sangue dei neomartiri, anche dei cosiddet- 2d_Bisanzio II_427-540 446 7-07-2008 13:58 Pagina 446 Le regioni dell’Impero ti «martiri di Amorio», non macchia comunque il suo territorio. Più durevoli conseguenze avrà invece, nello stesso periodo, il rafforzamento delle Chiese non calcedonesi sui medesimi territori di confine, in seguito riconquistati. Fu questo il caso della Siria, in cui il patriarcato melchita antiocheno, smembrato e decapitato dalla conquista, quindi ricostituito verso la metà dell’viii secolo, visse momenti difficili non essendo stato in grado di impedire la formazione di una Chiesa maronita autonoma; o ancora in Mesopotamia, dove la Chiesa giacobita di Antiochia confermò il forte radicamento consolidando le proprie fondazioni monastiche. I mutamenti furono ancora più notevoli in Armenia, laddove tendenze anticalcedonesi, già affermatesi all’inizio del vii secolo, si irrobustirono ulteriormente durante la dominazione araba, pur senza nascondere del tutto una forte presenza di correnti calcedonesi [Garsoïan 433]; a dispetto di tentativi di avvicinamento a Costantinopoli nel ix secolo, la sua Chiesa si affermò come una chiesa-nazione, fondata su una liturgia e un diritto canonico normalizzati [Mahé 1047], prendendo distanze sempre più nette dalla Chiesa di Georgia, l’unica tra le Chiese adiacenti al territorio imperiale a professarsi apertamente calcedonese fin dall’inizio del vii secolo [Martin-Hisard 1049]. Il tratto più significativo della vita religiosa in Anatolia durante questo periodo fu lo sviluppo di un monachesimo che trovò il suo terreno di coltura favorito nelle zone montane del paese, talora non lontane da grandi centri urbani, come Crise Petra in Paflagonia [Kountoura-Galake 1039], e soprattutto nell’Anatolia egea. È appunto in questi territori che, sull’Olimpo di Bitinia, nacque nell’viii secolo il fenomeno dei «santi monti» [Talbot 1071], che si sarebbe sviluppato ancora nei successivi ix e x secoli sul monte Cimina con la lavra di Michele Maleino [Auzépy 979 e 980; Hutter 1032] e sul massiccio del Latro, nelle vicinanze di Mileto [cap. xiii, pp. 357-58]. Inoltre numerosi monasteri sorgevano, sparsi lungo la costa e nella piana di Atroa. Tali ambienti monastici – dai quali emergono i nomi di Teofane il Confessore, di Platone o di Teodoro Studita – con i loro santi alimentarono a partire dal ix secolo la produzione agiografica anatolica [Efthymiadis 1011]. Alle agiografie dei fondatori di cenobi e degli eroi dell’iconodulia, tutti concentrati nell’Asia Minore occidentale, fanno da controcanto le Vite di santi uomini locali, più vicine alla quotidianità [Rosenqvist 1063], di cui si ha ancora traccia in Filarete alla fine dell’viii secolo [Ryden 92 e 1065]. Dopo Giorgio di Amastri, la figura del santo vescovo tende a scomparire. È forse proprio questa relativa concentrazione localistica della santità a consentirci di spiegare lo sviluppo di luoghi di culto sparsi sul ter- 2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 447 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 447 ritorio ed eretti in onore di antichi santi, più familiari e vicini, a Cone e a Efeso, Mira, Eucaita e Eucaina, Trebisonda [Rosenqvist 1064], ma ancora a Cesarea, Iconio, Amasea, Sebastea… [Foss 1019]. d) Diversificazione regionale. Il periodo che va dall’inizio delle guerre arabe alla fine del ix secolo ha visto l’esordio di una diversificazione regionale, ancora un po’ sfocata e poco nota, i cui fondamenti interessano non solo la geografia e l’economia ma anche la storia e la politica: si tratta di un fenomeno che sarebbe andato precisandosi meglio in seguito, guidando l’evoluzione differenziata del territorio anatolico. Aperta sul mare lungo le sue tre costiere, cui davano lustro Smirne e i suoi arsenali, l’Anatolia occidentale, suddivisa in Opsikion, Tracesi e Ottimati, sempre fortemente urbanizzata e preziosa per la ricca produzione agricola, finì per divenire l’hinterland più o meno prossimo di Costantinopoli, che contribuiva a sostenere in termini di vettovagliamento, di sicurezza, addirittura di vita spirituale e di ortodossia, nonostante la scossa dell’iconoclasmo [Mango 576]. I fondi che vi possedeva l’aristocrazia della capitale rafforzavano tali legami. La ripresa del ix secolo è attestata da numerosi sigilli di kommerkiarioi, dall’animazione delle fiere che si tenevano a Nicomedia e a Efeso, come anche dal fitto reticolo di emporia, e comportò vari riassetti ecclesiastici. Assai diversa era la situazione dell’altopiano interno, essenzialmente rurale, privo di alberi e di vigne, il cui valore in questi tempi di guerra era cresciuto per le vaste tenute destinate al pascolo e all’allevamento del bestiame, meno vulnerabili alle vicende belliche e già nelle mani di grandi famiglie, ma anche grazie alle grandi arterie viarie, indispensabili al buon funzionamento del dromo. Ma la diversità era data pure da differenze interne al territorio stesso. Base permanente degli Anatolici, la zona occidentale, più rozza e non priva di eresie, poté anche sembrare svantaggiata, malgrado la ricchezza mineraria, dalla natura arida e dal mediocre tessuto urbano della Licaonia [TIB, 1 e 2]; ciò nonostante, anche tale territorio conobbe nel ix secolo un certo rinnovamento, visibilmente apprezzabile nella regione di Binbirkilise. Priva di città, la vasta regione della Cappadocia [TIB, 1 e 2; RBK 1060, vol. III], la cui originalità artistica cominciava ad attenuarsi sotto l’effetto delle influenze metropolitane provenienti da Costantinopoli, si avviò a passare sotto il dominio delle aristocrazie locali; la frammentazione in più temi non poté celare l’unità fondamentale del territorio, ribadita dalle consuetudini comuni dovute alla pratica della guerra di frontiera. 2d_Bisanzio II_427-540 448 7-07-2008 13:58 Pagina 448 Le regioni dell’Impero Il litorale meridionale accentuò una sua vocazione marittima, sottolineata dalla creazione del tema dei Cibirreoti, che conferì una unità artificiosa a un insieme di province gelose delle loro varie realtà locali e delle loro singole specificità [TIB, 8, p. 1077]. La Licia, pietrosa e accidentata, celebre per le sue tradizioni marinaresche e le sue foreste, priva di grandi città ma costellata di piccoli centri che avevano saputo rinnovarsi, conobbe una parziale rinascita, testimoniata verso la fine dell’viii secolo a Mira [Borchhardt 987; Kountoura-Galake 1040] e ben visibile ancora a Dereazi; la pianura di Panfilia non preservò che una sola delle grandi città antiche, Attalia, che non cessò di prosperare affermandosi come uno dei maggiori centri commerciali bizantini [Foss 404]. Più distante, l’aspro territorio dell’antica Cilicia Trachea, unita all’Isauria dapprima nella clisura, poi nel tema di Seleucia fu principalmente assorbita dallo sforzo bellico concentrato sul fronte cilicio [TIB, 5, p. 1075]. Il Ponto può designare, secondo la necessità, l’insieme o soltanto la parte orientale della costa del Mar Nero, dall’entroterra montuoso coperto di foreste. Si diversificò all’interno, all’inizio del ix secolo, attraverso la creazione, al di là dei Buccellari, della Paflagonia e della Caldea. Qualche rara informazione conferisce alla prima, volta a settentrione verso la Crimea e confinante a meridione con la Galazia – che era entrata a far parte dei Buccellari con Ancira e le sue popolose campagne –, una certa individualità rurale e agiografica. Nella Caldea ancora immersa nella guerra, Trebisonda, che fu un bell’esempio di continuità urbana, cominciò lentamente a strutturare i suoi rapporti con la Lazica e il mondo ibero. Tra la Paflagonia e la Caldea, gli Armeniaci, originaria culla del paulicianesimo, non disponevano ormai che di Sinope insieme a una pianura litoranea relativamente esigua, raccordata però grazie a una serie di zone-cuscinetto alla Cappadocia lungo un territorio ricco di tradizioni agiografiche [Hutter 1033; Walter 1083], controllando le vie dirette verso l’Oriente. ii. l’anatolia e i suoi nuovi confini (fine del ix - metà dell’xi secolo). L’azione dei combattenti tematici e gli sviluppi delle grandi campagne militari nel x secolo portarono la guerra all’esterno dell’Anatolia. Di conseguenza, la regione riguadagnò una sicurezza e una tranquillità Homs Hama Aleppo San Simeone Tell Bashir Camaca Baiburt Trebisonda Samosata Tefrice Melitene Cucuso o m Adata ra Sis Pi Anazarbo te abasgia Ardabil 200 km Mar Caspio L’Anatolia e l’Oriente bizantino Beirut Mar Nero Sebastea Arabisso ys al Cesarea Mopsuestia Podando Tiana Nigde Avano Camuliana Terma Amasea Sinope in Afr on 13:58 Or 7-07-2008 Hab ur 2d_Bisanzio II_427-540 Pagina 449 449 Ti gri . Le frontiere dei confini orientali.H Tripoli Mar Mediterraneo Laodicea Apamea Antiochia Adana Harran Mardin Nisibi Martiropoli taron Teodosiopoli Olti Dura Ani Mantzikert Tig ri te fra Eu Mosul Lago di Van Chliat iberia Tabriz albania Bagdad 0 Lago di Urmia Arasse Lago Sevan Ganzak Barda’a Kur Samarra Dvin vaspurakan Eãmiadzin armenia Kars Artanush Territorio riconquistato tra 912 e 1050 Strade principali Palmira Resafa Racca Edessa lazica tao Amida Carta 6. Il x secolo e la prima metà dell’xi furono caratterizzati in Oriente da una espansione territoriale di tutte le frontiere. e dall’altra dal Taron. La trasformazione in temi delle clisure di Sebastea prima del 911. con i suoi principi armeni che si fregiarono già del titolo di strateghi assai prima della creazione del tema. del Licando verso il 916. tuttavia. governata da un pricipe armeno. che veniva combattuta a beneficio o a svantaggio delle popolazioni locali. opera nel x secolo soprattutto d’una aristocrazia. prima d’essere annesso ufficialmente (nel 911. si svolse da allora nel quadro di un Impero che cominciava a recuperare e ad ampliare le sue posizioni in Occidente e ai margini d’un Oriente in via di diversificazione. al più tardi) come tema sotto il nome di Mesopotamia da una parte. 1. l’Anatolia recò a questo punto su di sé l’emblema dell’aristocrazia militare la cui crescente ricchezza trasse poco per volta sempre maggiori profitti dall’allontanamento d’una guerra che combatteva a beneficio dei suoi uomini e del fisco. che si accinse a dirigere più a nord le sue spinte espansionistiche e principalmente ai danni degli alleati cristiani iberi e armeni. interessava strateghi e temi dotati di con- . Più che il marchio della guerra. fortemente radicata nei territori di confine. Nel corso dei primi decenni del x secolo. La guerra di frontiera. L’iniziativa passò alla fine del secolo al potere centrale. Leontocome/Tefrice. La storia dell’Anatolia. come dimostra la creazione verso il 908 di nuove clisure: Sebastea. territorio dallo statuto un po’ particolare. le guerre confinarie erosero progressivamente la terra di nessuno estesa ai margini della Cappadocia e del Charsianon in direzione della Cilicia [Dagron 1007 e 1008] e dell’Eufrate [Cheynet 397]. Licando. L’espansione dell’Anatolia. di Seleucia fra il 927 e il 934 ratificò l’avanzata della frontiera. ancora ulteriormente accresciuta con l’acquisizione a est dell’Eufrate di ciò che forse poté essere in origine una clisura.2d_Bisanzio II_427-540 450 7-07-2008 13:58 Pagina 450 Le regioni dell’Impero che sembrarono rafforzarsi in modo durevole grazie alla formazione di nuove zone di confine riconquistate all’Impero a opera d’una serie di generali provenienti dalle famiglie aristocratiche che si erano affermate nel secolo precedente. anteriormente al 966. che contribuiva di propria iniziativa a modellare una nuova organizzazione amministrativa nelle regioni riconquistate agli Arabi. a) Guerriglia e campagne anatoliche nel x secolo. In quel periodo. L’azione di Costantinopoli fu diretta in principio contro Melitene e Teodosiopoli. il controllo sull’insieme della frontiera siromesopotamica. Ma le guerre del x secolo in Oriente comportavano anche vere e proprie campagne. Ma un nuovo nemico aveva fatto la sua comparsa negli anni 930 fra Tarso e Adata a sud-ovest. Nel 944. talora anche senza scalpore. gli altri contingenti tematici. a contatto diretto con la terra di nessuno. come i Federati nel territorio degli Anatolici. e del fratello Giovanni. che potevano essere di stanza nelle province. Gli eserciti bizantini che operarono nel 944 in Jazira manifestarono la capacità dell’Impero di agire ben al di là della zona dei tughur. nell’arco d’una trentina d’anni. sorvegliata a settentrione da Sayf ad-Dawla. proteggendo l’emirato di Dvin. e Teodosiopoli a nord-est. il cui influsso si estendeva sull’intera Mesopotamia araba (o Jazira). sia da soldati meno esperti ma molto legati alle popolazioni locali. domestico delle scholae dal 922 al 944. estesero i loro obiettivi al punto di dover ricorrere ai tagmata e ai turmarchi. Tuttavia i suoi sforzi intesi alla riconquista di Melitene – prima nel 939-40 e ancora nel 944 – rimasero in ogni caso privi di effetto. con il concorso di vari themata e tagmata. il territorio dell’Impero era cresciuto. dove fece rivivere lo spirito del jihad. in seguito. nella parte orientale della Cappadocia e fino in Caldea. Fu questa l’epoca dei Curcua: di Teofilo. Shepard 1067].2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 451 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 451 tingenti di effettivi variabili [cfr. agivano con prontezza ed efficacia. intervenivano per operazioni belliche che. vi]. Le operazioni militari dovevano tener conto di due cambiamenti verificatisi alla fine del ix secolo al di là delle frontiere: si era avuta infatti dapprima la frammentazione della provincia araba d’Armenia in una pleiade di principati armeni indipendenti (alcuni dei quali si erano dotati di regoli locali) e di emirati arabi sorti sulla linea tra Teodosiopoli e Mantzikert e sulle sponde del lago di Van. stabilendo da allora fino alla sua morte. con l’insediamento a Mosul dell’emirato degli Hamdanidi. Le prospettive del . i contingenti venivano allora posti sotto il comando del nuovo domestico delle scholae d’Oriente. stratego di Caldea e di Mesopotamia. più lontani dal fronte e costituiti sia da truppe d’élite – composte di milizie quasi professionali – poste alle dirette dipendenze dello stratego. con il passare del tempo. come testimonia la comparsa di nuove piccole circoscrizioni denominate anch’esse temi. i soldati acritici. nel 967. cap. La guerra vide infine anche un largo ricorso alla diplomazia [Koutrakou 223. Sayf ad-Dawla si insediò ad Aleppo. si era dovuto registrare il consolidamento del regno dei Bagratidi iberi a est di Trebisonda. La riconquista di Melitene nel 934 lasciava presagire il progressivo logoramento dei tughur. in particolare quella dei Focadi [Dagron 357. dal 955 al 962. Mopsuestia e soprattutto Tarso nel 965. Fino al 955 la guerra. fino a che Aleppo firmò un trattato con il quale cedeva a Bisanzio la Siria settentrionale. McGeer 365. domestico delle scholae fino al 955. Il momento di Sayf fu anche il momento dei Focadi: di Barda Foca. cap. ma si assistette anche a brillanti campagne condotte dall’emiro di Aleppo. ma la rese pure ricettacolo d’una cultura specifica. dapprima stratego. Da quel momento. La vicenda bellica ispirò alla fine del ix secolo e per tutto il successivo una quantità di opere tecniche intese a registrare o a mettere a profitto l’esperienza acquisita sul terreno. in ogni caso. a sua volta. il maggiore dei tre. L’incessante confronto con gli Arabi sulle frontiere anatoliche non soltanto fece della regione una sorta di terreno di coltura propizio alla nascita d’un movimento intellettuale che trovò il modo di esprimersi nella capitale. sulla frontiera settentrionale. Dennis 1010]. Costantino e soprattutto Niceforo. in partico- . Anatolici e di Cappadocia: Leone. il quale ebbe al suo fianco il nipote Giovanni Tzimisce. L’Akrite 770]. combinò movimenti di truppe ai valichi di Adana e di Adata ad azioni marittime. Le imprese spesso gloriose degli ultimi decenni del secolo nella Jazira e in Siria. poi domestico delle scholae nel 955. Inoltre la guerra alimentò un movimento di esaltazione [McCormick 233]. Tuttavia. sempre inframmezzata da tregue. cambiarono. stratego di Mesopotamia. che nel 950 e nel 953 penetrò in profondità nel territorio bizantino fino a raggiungere il Charsianon e gli Armeniaci. più incline al sangue della guerra che all’inchiostro della diplomazia [Haldon 1022. l’appoggio degli Iberi consentì nel 949 la presa di Teodosiopoli. ovvero ancora a riattualizzare problemi antichi [Sullivan 410 e 1070]. L’Impero recuperò presto la Cilicia riconquistando Adana. ampliando i territori dell’Impero in Armenia. a ovest e a nord di una linea che andava da Tripoli all’Eufrate [Farag 1012]. nel 969. e dei suoi figli. Un nuovo Oriente bizantino pareva nascere al di là del Tauro. nella Jazira e in Siria. Il conflitto contro gli Arabi suscitò una serie di interrogativi sul nemico e sulle cause dei suoi trionfi. l’offensiva bizantina si generalizza nella Jazira e in Cilicia: gli attacchi si concentrano sulle fortezze ma giungono talora anche sino ad Aleppo. quindi domestico delle scholae nel 963 e imperatore. come sulla guerra in sé [Dagron 1008]. non modificarono la frontiera. conseguentemente. dove tuttavia era appena comparsa la nuova potenza fatimide.2d_Bisanzio II_427-540 452 7-07-2008 13:58 Pagina 452 Le regioni dell’Impero conflitto. quindi Antiochia nel 969. Queste guerre erano state accompagnate da distruzioni sistematiche e da deportazioni di massa [cfr. imperatore infine nel 963. gli strateghi di Seleucia. ii]. Grazie a una clientela fidelizzata dalle vittorie conseguite. Alcune. i Focadi rappresentavano il gruppo dominante. interessato all’ampliamen- . 33]. un po’ meno fra i Tracesi. ascendendo addirittura. Kolbaba 413]. I sovrani macedoni. Ma il dominio per eccellenza delle grandi famiglie di provincia. p. carta p. nel comprensorio di Antiochia. dei Lecapeni. È in tali regioni che si trovavano le basi fondiarie dei Focadi e dei Maleini. Tsiknakis 368] e le sue numerose controversie sulla nozione di guerra santa [Kolia-Dermitzake 414 e 1038. e beneficiando d’un ampio spiegamento familiare propizio alla concentrazione degli uffici e all’estensione della rete di alleanze. le funzioni che si trovarono a svolgere concentravano nelle loro mani tanto la politica bizantina in Asia Minore quanto nella capitale stessa. dei Curcua-Tzimisce. la Caldea. Radicate nelle loro proprietà fondiarie – localizzate nei temi di frontiera su cui erano riuscite a esercitare la loro autorità militare –. Nel corso del x secolo. b) L’aristocrazia anatolica. dopo il regno di Basilio I rinunciarono del tutto a stabilire una presenza militare in Anatolia [cfr. unito da interessi comuni. La storiografia contemporanea riflette tale orientamento culturale con i suoi studi sulla guerra [Miller 366. degli Argiri e degli Scleri [Cheynet 461. queste famiglie furono le grandi beneficiarie della riconquista e della ritrovata pace dell’Altopiano. La rottura dell’isolamento anatolico e la formazione d’un nuovo Oriente bizantino sono successi che si possono attribuire ad alcune famiglie dell’aristocrazia militare apparsa alla fine del ix secolo. al trono imperiale. erano presenti in Bitinia. altre si trovavano nei territori degli Anatolici e degli Armeniaci come pure. Più che un esempio particolare di aristocrazia bizantina di provincia. Queste famiglie non costituirono mai un solo blocco omogeneo. esse ne rappresentano l’incarnazione vera e propria. Oikonomides 1056. ii. di quelle che furono in grado di accedere – direttamente o attraverso rappresentanti del medesimo clan familiare – al potere imperiale. di rango modesto. Laiou 1042. e le genealogie].2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 453 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 453 lare nell’epoca in cui il confronto con l’emiro hamdanide di Aleppo tendeva a configurarsi come un confronto tra Impero cristiano e Impero islamico [McGeer 974]. il Charsianon. giacché i loro membri si avvicendarono nella carica di domestico delle scholae d’Oriente. si trovano famiglie di varia importanza un po’ dovunque in Anatolia. in alcuni casi. fu la zona delle frontiere orientali in cui si giocavano le sorti della riconquista: la Cappadocia. 246. verso la fine del secolo. dal canto loro. la Mesopotamia. cap. portando l’offensiva sui Balcani. passò anche all’offensiva. e non soltanto perché si erano creati diversi fronti ma anche perché l’ora dei themata stava ormai passando rapidamente. assicuravano loro la possibilità di sfruttare delle basi nella regione del Ponto orientale. alla Jazira e a Teodosiopoli. una volta affermatasi alle frontiere. ciascuno dei quali pretendeva il potere imperiale.2d_Bisanzio II_427-540 454 7-07-2008 13:58 Pagina 454 Le regioni dell’Impero to territoriale al di là della Cappadocia. talvolta addirittura presso gli emiri arabi. nei territori di sud-est verso cui essi dirigevano le operazioni di guerriglia e le campagne. Basilio II ridimensionò il ruolo dell’Asia Minore e della sua aristocrazia in seno all’Impero. Le regioni occidentali presero parte tardi. Le due grandi ribellioni dell’ultimo scorcio del secolo. I Focadi e i Maleini scomparvero o persero ogni importanza. rimise a nudo le linee di frattura tra i clan. Le altre famiglie che si appoggiavano di buon grado sugli alleati armeni erano più interessate a Melitene. non senza provvedere anche alla loro gloria religiosa [Laiou 1043. animate dai Focadi e dagli Scleri. Poi. innalzando alla porpora Giovanni Tzimisce. ricorrendo ai mercenari e ai tagmata e. Assumendo in prima persona il comando degli eserciti imperiali. Le famiglie di frontiera persero la possibilità di prendere l’iniziativa nelle questioni militari. Ciò nonostante. inoltre. i territori costieri del Mar Nero ne furono toccati ben poco. successo che forse deve essere ascritto a merito dei Focadi. se mai la presero. infine. entrambe in Asia Minore. Si trattò di rivolte che segnarono l’estremo apogeo della grande aristocrazia anatolica del x secolo. in Georgia o tra gli Armeni. che ritornò al potere centrale mentre i profitti bellici si diradavano con l’attenuarsi delle azioni militari. abbandonando per un certo periodo la Cappadocia alla destabilizzazione. i vincoli stretti con i Bagratidi d’Iberia. gli Scleri. Questa nobiltà aveva fatto la sua comparsa ponendosi al servizio dell’Impero e dei propri interessi nella difesa dell’Asia Minore. misero in luce le rivalità e le diffidenze esistenti fra tali clan. Tali movimenti risvegliarono invece un’eco favorevole nella regione di Antiochia. i cui scontri furono tuttavia attenuati da una serie di alleanze matrimoniali che impedirono alle rivalità familiari di trasformarsi in guerre civili. ai processi che si erano originati negli ambienti militari intorno a Melitene o a Cesarea e che si propagarono verso ovest attraverso l’altopiano centrale in maniera ineguale. trovando alleanze al di fuori dei confini dell’Impero. accordandosi sulla comune volontà di tenere a freno la potenza dei Focadi. Fino alla fine degli anni 960 si verificò una sorta di alternanza tra i due clan. Walter 1083]. sottolineando altresì le differenze geografiche tra i vari territori anatolici. ormai . Vennero loro riservati trattamenti diversi secondo i casi. la congiura che eliminò Niceforo Foca nel 969. in realtà. che fu particolarmente significativo. ma dovette attendere il 1001 per poter godere d’una lunga tregua con i Fatimidi. Continuando un’antica tradizione di emigrazione militare. emirati del lago di Van e di Mantzikert a cuscinetto tra il regno bagratide di Ani e quello artsrunide nel Vaspurakan. mentre numerosi Armeni. in particolare armeni e siriani. di una casistica generalizzata: per quel che riguarda il ripopolamento allogeno. la sua geografia come anche le sue modalità rimangono poco note per il x secolo. nella regione liberata dalla pre- . di nuovi elementi etnici. vennero risparmiati: la scena principale fu occupata dagli Argiri. vengono menzionati tra i contingenti di cavalleria che presero parte alle campagne della prima metà del x secolo. Le nuove frontiere orientali non corrispondevano più a confini fisici riconoscibili. mantenendo tuttavia con la Cappadocia non più che scarsi legami [Cheynet 999]. La diffidenza nei confronti degli Iberi accompagnò la disfatta dei Focadi. Siriani e altri non esclude affatto un nuovo reinsediamento greco in loco. Due erano i fattori distintivi che caratterizzavano i nuovi territori di frontiera: popolamento e organizzazione. Non si trattò mai. Il ruolo degli Armeni. per via della guerra. le terre riconquistate fossero di necessità poco popolate e addirittura che venissero evacuate della loro popolazione musulmana. un certo numero di nobili armeni convertiti all’ortodossia calcedonese continuarono a integrarsi ai più alti livelli dell’aristocrazia bizantina. L’emirato di Aleppo era uno Stato alleato. sembra essere stato l’insediamento di nuovi venuti armeni lungo la frontiera orientale. mentre gli Armeni furono gratificati del favore imperiale. dai Duca e da casati più recenti e meno prestigiosi i quali fornirono i quadri militari indispensabili. sempre più evidente alla fine dello stesso secolo.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 455 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 455 indeboliti. emirati marwanidi sostituitisi in Jazira agli Hamdanidi. fuggita prima dell’annessione o deportata dai vincitori. mentre l’arrivo eventuale di Armeni. Si è spesso affermato che. c) I nuovi territori orientali. a spese dell’antica terra di nessuno cappadoce e taurica. e che ciò avrebbe facilitato il sopraggiungere. sollecitato o spontaneo. presenti sul territorio fino ai Tracesi. Ma il fatto nuovo. il territorio dell’Impero era avanzato da 100 a 150 km verso est. ponendo dinanzi all’Impero una geografia politica complessa: Iberi bagratidi considerati alleati poco fidati. della zona dei tughur e delle terre armene. Alla fine del secolo. richiede un’analisi dettagliata a motivo della loro eterogeneità [Garsoïan 433]. esse si riducevano generalmente a non più di una fortezza. Le regioni conquistate furono progressivamente integrate al resto dell’Impero secondo un duplice sistema di ripartizione in temi e ducati [cfr. Le medesime caratteristiche sembrerebbero valide anche per gli altri temi che apparvero gradualmente dopo il 949. Jazira e Armenia. potevano disporre di pochi effettivi (milizie d’origine armena. spesso affidata a un ufficiale armeno. disposti in una lunga fascia che ricopriva l’antica regione di confine del ix secolo insieme a territori ulteriori in Cilicia. Charpezikion [TIB. d’una politica di accoglienza concordata con il patriarca giacobita: segni principali furono l’istituzione di nuovi vescovati giacobiti e il proliferare di monasteri della medesima confessione nelle regioni di Germanicea. a Sebastea e probabilmente anche ad Antiochia. cap. si doveva trattare d’un evento spontaneo e non organizzato. ma gli esempi concernono soprattutto la seconda metà dell’xi secolo [Dagron 478]. venendo tutelati dal potere imperiale. Siria. Nella regione di Melitene e nella Mesopotamia settentrionale – come pure in Siria.2d_Bisanzio II_427-540 456 7-07-2008 13:58 Pagina 456 Le regioni dell’Impero senza pauliciana intorno a Melitene. La linea difensiva veniva così a formare. p. come anche nei territori più antichi del Charsianon e di Sebastea. Edessa e soprattutto Melitene. dove l’espansione non fu sempre bene accolta dai Melchiti [Micheau 1052]. nelle terre riconquistate del Licando. 2. vi. Seibt 350. nel primo tema di questo tipo. in Cilicia e in Siria. Nel 949 avevano fatto la loro comparsa all’interno delle regioni annesse in via di ripopolamento circoscrizioni di limitata estensione. L’ampiezza che si suole ascrivergli induce a interrogarsi sull’origine d’una simile corrente migratoria e a domandarsi se tale corrente non sia stata soprattutto costituita da singoli individui o da gruppi di individui. assistiti da numerosi ufficiali al soldo dello Stato. negli ultimi decenni del x secolo. anche se essi finirono comunque per costituire delle sacche di ripopolamento a oriente d’una linea SebasteaCesarea-Podando-Tarso. fuori di ogni dubbio –. a ovest dell’Eufrate. attestati alla fine del x secolo a Melitene. una sorta di scudo a protezione degli an- . negli anni 970. gli strateghi. non sufficientemente documentato. secondo quanto è stato sostenuto). in particolare sul Tauro. 1073]. interessò le regioni dell’antica Armenia bizantina. Il fenomeno. carta 2]. Conflitti tra chierici armeni e clero greco locale. principalmente soldati ai quali venivano affidate le fortezze. ne sono documentati circa una quarantina. Benché denominate temi. rivelano come l’inserimento degli Armeni nella regione non debba sempre essere stato favorito. l’arrivo di Siriani giacobiti pare sia stato il risultato. sostanzialmente un corpo di fanteria atto a custodire la fortezza e i valichi. In ogni caso. sulla nuova frontiera orientale. Kühn 364. le cui funzioni erano puramente militari. documentata dai sigilli fino al 1071. L’istituzione dei duces consentiva di rimediare all’eccessiva frammentazione di forze messe in campo dai molti piccoli strateghi operanti nel settore in caso di aggressione o di offensiva. i duces. è fra tutti il meglio conosciuto tanto per il suo personale amministrativo e per il patriarcato melchita che fu ricostituito [Todt 1079 e 1080. potendo così essere adoperate come piazzeforti utili a garantire eventuali ripieghi e riserve. mentre la terza corrispondeva a territori in corso di annessione. Giovanni Tzimisce completò la ristrutturazione della frontiera con la creazione di tre ducati: Mesopotamia. che estendeva la sua autorità sulla Cilicia e sulla Siria. Cheynet 1000]. fra Colonea e il Licando a esclusione di Melitene. Caldea e Antiochia. oltre a contingenti di fanteria. verosimilmente sotto il regno di Basilio II. e che divenne a questo punto un termine tecnico per designare una circoscrizione civile che raggruppava le piccole entità tematiche presenti in un territorio situato tra la valle dell’Halys e l’Eufrate. soprattutto dopo la soppressione delle rivolte capeggiate dalla . Nella nuova regione creata dall’avanzamento della frontiera. quanto per l’originale diplomazia regionale che vi venne messa in opera [Kennedy 1036]. A capo dei ducati vennero posti perciò uomini fidati. erano personaggi di grande importanza. talvolta designati ancora come «grandi temi» o «temi romani». le rispettive capitali non sorgevano sul confine. comandavano corpi d’armata composti da cavalieri dei tagmata. coadiuvati da topotereti. denominazione collettiva già utilizzata nel x secolo senza alcun effettivo valore amministrativo per i nuovi piccoli temi. Autorità civili. Costantinopoli si sforzò di mantenere il controllo delle terre riconquistate al fine di evitare lo sviluppo di una nuova aristocrazia e di nuove reti d’influenza. Più tardi. già esperti di fatti bellici. vaste circoscrizioni frontaliere le cui prime due inglobavano i numerosi piccoli temi di recente formazione.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 457 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 457 tichi temi. Il ducato di Antiochia. Posti alle dipendenze del domestico delle scholae d’Oriente. in cui erano insediati giudici. emerse una vasta unità amministrativa civile. ed esercitavano la loro autorità anche sugli strateghi. erano presenti entro questi temi che la gerarchia di Palazzo collocava molti gradini più in basso dei temi antichi. l’apporto della sigillografia ha indotto alla formulazione di distinzioni per ciò che concerne la realtà concreta e permanente di tale sistema organizzativo [Holmes 1029]. curatori o protonotari [Seibt 350]. Pur senza contestare le trasformazioni alle frontiere di cui si è detto. detta armenika themata. kritai e kouratores. agenti per conto dell’amministrazione centrale della capitale e indipendenti dallo stratego. In tale quadro di realtà disperse. David. La creazione del ducato d’Iberia è legata alla vicenda dei rapporti intercorsi fra l’Impero e la dinastia bagratide georgiana che aveva costituito nel ix secolo un principato a est della Caldea bizantina e dell’emirato arabo di Teodosiopoli. inviati direttamente dalla capitale. non esisteva più alcuna solidarietà regionale in grado di legare i soldati a un potente condottiero. I Bagratidi avevano stretto alleanza con Costantinopoli. i profitti di guerra erano scomparsi e. inclusa Mantzikert [Honigmann 1030]. messa in atto principalmente a nord-est attraverso azioni belliche e pressioni esercitate a danno di principi cristiani noti per essere alleati di Costantinopoli. le direttive impartite dal potere centrale. a titolo vitalizio. per quanto era possibile. spesso chiamati anche impropriamente temi [Kühn 364]. A partire dal 976-79 David esercitava. Le terre requisite ai rivoltosi erano servite a favorire l’insediamento di popolazioni più fedeli [Howard-Johnston 1031]. ebbe luogo durante la prima metà dell’xi secolo. che applicavano senza troppa iniziativa personale. il principato si era esteso e diversificato. la responsabilità veniva diluita tra più soggetti e affidata a duces di schiatta meno illustre. la sua autorità su territori – in parte ancora da conquistare – estesi da Teodosiopoli al lago di Van. Una nuova espansione dei territori orientali dell’Impero. ogni gusto e interesse a procacciarseli. i cui possedimenti nella regione del Tao ibero erano stati accresciuti nel 964 di nuovi territori. che aveva affidato loro la difesa e la promozione dei suoi interessi nella regione attraverso la regolare concessione della dignità di curopalate a uno dei suoi membri [Martin-Hisard 1050]. In seguito.2d_Bisanzio II_427-540 458 7-07-2008 13:58 Pagina 458 Le regioni dell’Impero nobiltà locale che avevano visto il coinvolgimento delle regioni di Caldea e di Mesopotamia. già armeni [Arutiunova-Fidanjan 978]. Ribellatosi. il quale gli concesse. senza dubbio soltan- . la sua parte nordorientale costituiva il patrimonio ereditario del capofamiglia. il quale aveva adottato per uso interno il titolo di «re degli Iberi»: la parte del territorio più prossima a Trebisonda e a Teodosiopoli rappresentava invece il dominio d’un altro Bagratide. con essi. Nella seconda metà del x secolo. si era tuttavia sottomesso nel 990-91 a Basilio. mentre il contatto troppo diretto con i nuovi vicini arabi rendeva la razzia una pratica aleatoria. voluta dal potere centrale. La vita su queste frontiere non fu più dunque quella che aveva avuto luogo nel ix secolo. I territori così annessi andarono allora a formare una seconda serie di ducati o catapanati. d) La seconda espansione. trasferendo la dignità di curopalate al figlio del re degli Iberi. divenne così un ducato. Costituita in ducato allo scopo di formare un avamposto orientale di Bisanzio. cap. Ciò nonostante. o forse soltanto nel 1025-27. I. Bagrat’. Alla morte di David. minacciato dai Turchi. disputando ai Marwanidi di Jazira il controllo degli emirati sorti intorno al lago di Van. detto anche ducato della Grande Armenia. che nel 1029 aveva sofferto delle prime incursioni turcomanne. il monastero degli Iberi sull’Athos. . con capitale in un primo tempo a Oltisi. l’Asprakania esercitava la sua autorità sull’antico emirato di Mantzikert. Il rispetto del territorio annesso all’Impero fu imposto nel 1021-22 con la guerra condotta contro Giorgio I. soltanto nel 1045 sotto un altro re. Nel 1051-54 il Vaspurakan. nel 1001. non senza ricorrere a operazioni militari. Teodosiopoli. re degli Iberi e degli Abchazi [cfr. Nel 1022 il suo re. il titolo di curopalate. ii. Gagik II. vol. La creazione del ducato d’Iberia divise l’aristocrazia locale. Basilio dovette battersi per recuperare le sue terre non patrimoniali. una parte della quale si pose al servizio dei Bizantini. p. Nel 1064 anche il territorio del regno di Kars venne offerto in dono all’Impero dal suo re. talora unito al ducato di Iberia. ne divenne la piazzaforte principale. venne unito al Taron. per obbligo ereditario.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 459 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 459 to per il momento e dietro la promessa della sua eredità. raggruppava i territori ereditati da David. e fu amministrativamente unito al ducato di Iberia. dalla sua fondazione fino all’epoca del curopalate David illustra bene le relazioni complesse che si stabilirono tra Costantinopoli e la Georgia [Actes d’Iviron 77. disegno realizzato. Nel 1001. 45]. erede per adozione del patrimonio bagratide di David e divenuto. La storia di Iviron. Senacherim. senza però che ciò implicasse massicci trasferimenti di popolazione. re degli Abchazi con il nome di Bagrat’ III e futuro re degli Iberi nel 1008 come Bagrat’ I. un ducato detto d’Iberia. Il ducato di Ani fu il frutto della decisione presa nel 1021 dal re bagratide di Ani di legare in eredità il suo regno all’Impero. La regione di Ani. circondata dai piccoli regni bagratidi di Kars e Lori oltre che dall’emirato di Dvin. entrato negli anni 930 a far parte della sfera d’interesse bizantina a causa della sua importanza strategica ed economica. Il nuovo ducato fu talora unito a quello di Caldea. la dissoluzione – avvenuta in circostanze poco note – dell’esercito detto d’Iberia non comportò affatto la scomparsa delle forze militari al servizio dei duchi. Il catapanato del Vaspurakan rappresentava la continuazione del precedente regno del Vaspurakan artsrunide. restaurata nel 1018-19. Martin-Hisard 972]. Gagik-Abbas. lo aveva destinato in eredità all’Impero. Verso la metà del x secolo. di Cappadocia e di Tzamando. sovente denominate neobizantine. Il x e xi secolo videro dunque gli strateghi sostituiti rapidamente dai giudici nell’amministrazione provinciale. La presenza e il prestigio dei re della loro nazione conservarono la coesione degli Armeni. che interessava direttamente le finanze dello Stato. La costituzione nel 1031 del ducato di Edessa rappresentò l’unico avanzamento della frontiera a sud-est. Le nuove annessioni integrarono in seno all’Impero popolazioni. in terra siriana [Ripper 1062]. accentuatosi negli anni 1040. 2. utili durante i primi tempi dell’espansione. Il ritorno alla prosperità. beneficiando inoltre della presenza del loro katholikos. ove ricevettero prebende e titoli. a Tzamando [Garsoïan 433]. i quali rimasero fedeli alle proprie tradizioni linguistiche e alla fede ortodossa nazionale e. a) Lontano dalla guerra. il ruolo militare svolto fino ad allora dagli strateghi perde di importanza e gli eserciti tematici. cessano a poco a poco di essere gli elementi fondamentali della vita della regione. dopo un lungo periodo di sede vacante. in cui lo statuto degli stratioti e dei loro beni era venuto precisandosi. giungendo nel 1054 fino a Mantzikert. vale a dire nel comprensorio civile degli armenika themata [Seibt 350]. non tentarono di spingersi più a ovest né di integrarsi all’aristocrazia bizantina. conferì ai funzionari civili una maggiore importanza. presto minacciato dall’espansione dei Selgiuchidi che s’impadronirono di Bagdad nel 1055. si strutturò con l’arrivo dei primi Selgiuchidi: nel 1048-49. l’integrazione di nuovi confini pone l’Anatolia al riparo dalla guerra. prima residente a Sebastea e quindi. presso le quali l’anticalcedonismo era stato già da tempo confermato e affermato. aggra- . attraversando l’Armenia sguarnita in seguito all’allontanamento dei re e della locale aristocrazia. Il ducato di Edessa era una fragile sacca tra l’emirato marwanide dell’alto Tigri e l’emirato mirdaside di Aleppo. i loro eserciti si scontrarono con i nuovi duchi. mentre i problemi fiscali presero la precedenza sulle questioni militari. talora anche incarichi militari e uffici di responsabilità. a differenza degli Armeni del x secolo. e in cui il processo di turchizzazione. Esse favorirono l’ampliamento del suo territorio in un triangolo verso cui convergevano le vie orientali della valle dell’Arasse e dell’Azerbaigian.2d_Bisanzio II_427-540 460 7-07-2008 13:58 Pagina 460 Le regioni dell’Impero Costantinopoli trasferì le famiglie reali armene con il loro seguito personale nella regione di Sebastea. L’Anatolia e l’illusione della pace. fu – anche qui come altrove – uno dei fattori dell’espansione [cfr. La domanda di professionisti della guerra. nell’ora del pericolo e per la salvezza di tutto l’Impero. non sembra affatto aver conosciuto mutamenti: cereali. in Frigia e in Paflagonia [Lefort 552. andò offuscandosi gradualmente. variabili a seconda delle condizioni locali. che corrispondeva meglio alla politica condotta dal potere centrale. 161]. Il ruolo militare che la regione aveva assunto fin dal vii secolo. a preludio della trasformazione che li avrebbe visti sostituire a capo dei temi da parte dei duces [cfr. aveva fatto dei tagmata l’elemento primario dell’esercito. cap. quali la fiscalizzazione della strateia. b) L’espansione economica. vigneti e oliveti dei bassipiani e delle valli erano sempre delimitati dalle foreste che ricoprivano le catene tauriche e pontiche. generando una prosperità che non fu priva di conseguenze propizie per le finanze dello Stato. come in Italia. cap. 235]. La progressiva scomparsa dell’antico significato militare dell’espressione accompagnò così il ritorno alla pace. con l’allevamento sempre dominante sull’altopiano. essi formavano ormai dei tagmata. Il termine stesso di «tema» viene assunto spesso come mero sinonimo di regione. l’Anatolia si smilitarizzò. Le coltivazioni venivano ampliate con periodici dissodamenti. ritrovata e pianificata in seno a un’amministrazione civile ormai stabilizzata. p. In questo modo. La crescita demografica che aveva avuto inizio alla fine del ix secolo. ma anche se le denominazioni di alcuni contingenti recavano ancora un riferimento alle loro originarie province di reclutamento. vi. L’Asia Minore partecipò dell’espansione economica. posti al comando dei duces e spesso destinati a militare lontano dalla patria. La mappa delle produzioni.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 461 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 461 vandosi nel contempo il divario tra potenti e subalterni. in Paflagonia al principio del x secolo. fatte salve le milizie dei piccoli temi e i tagmata dei ducati. L’Anatolia continuò a fornire uomini alle forze armate. consentì alle sue potenzialità economiche di esprimersi appieno. o ancora i mercenari stranieri acquartierati in inverno sul territorio. ulteriormente sottolineata da indizi ulteriori. x]. in Anatolia orientale verso la metà . carta a p. anche se è possibile accennare solo ad alcuni tratti che illustrano le tendenze generali. ciò che rimaneva delle truppe tematiche sfuggì ben presto agli strateghi. modesta ma effettiva. che segnò l’Impero nel x-xi secolo. la sicurezza. il reclutamento di mercenari stranieri andò intensificandosi. turbata soltanto da rare catastrofi climatiche come l’inverno 927-28. La sua potenza fondiaria ne era la base principale. Soltanto questa rinascita permette di comprendere l’esistenza di mercati permanenti a Nicomedia e a Nicea. Tale ricchezza tuttavia veniva anche corroborata dal servizio prestato all’imperatore. le famiglie anatoliche erano riuscite ad assicurarsene il privilegio attraverso delle funzioni di autorità esercitate non lontano dagli oikoi in cui risiedevano e che beneficiavano dei profitti delle guerre. così come l’imperatore e lo Stato i cui beni. La ricchezza dell’aristocrazia anatolica nel x e xi secolo era evidente. l’interesse delle grandi famiglie. in modo specifico. si sa almeno che il fisco teneva in considerazione la fecondità del suolo per poter tassare più pesantemente il modios in Asia Minore occidentale e meridionale. dove numerosi contadini liberi si stavano trasformando in pareci.2d_Bisanzio II_427-540 462 7-07-2008 13:58 Pagina 462 Le regioni dell’Impero dell’xi. La regione dei Cibirreoti era reputata non meno fertile dell’Anatolia occidentale. sopravanzando Efeso e Cone. come può dimostrare la fortuna di un Eustazio Maleino [Cheynet 450] o di Eustazio Boila. si intravedono chiaramente. Smirne conobbe una vivacità economica che nell’xi secolo doveva farne la città più importante della regione. si indirizzava nel senso della grande proprietà. I monasteri e le chiese erano ancora annoverati fra i grandi proprietari. di conseguenza. e talora anche esplicitamente. di piccoli mercati rurali in Bi- . venivano amministrati dai curatori e dagli episkeptitai. lungo tutto il x secolo. Non si parla più di carestie. laddove numerosi sigilli di horreiarioi evocano una produzione almeno regionalmente eccedente. numerosi in Asia Minore. Cheynet 998]. iniziata già nel ix secolo. Fenomeni di differenziazione si osservano fra i Tracesi dove. d’ampiezza sempre più ragguardevole nelle regioni occidentali [Oikonomides 393] e nella zona dell’altopiano. quale si rinviene nel x secolo. La crescita demografica e l’aumento della produzione agricola favorivano la rinascita delle città. L’aumento della produzione e dei guadagni derivanti dallo sfruttamento del terreno lo rendeva ora un capitale sui cui profitti l’aristocrazia faceva affidamento. i quali ne destinavano le rendite a servizi ben determinati [Holmes 388. la forma predominante dell’uso del suolo. tanto in Bitinia quanto nelle regioni del Tauro [Dagron 1007]. Bouras 532]. ma anche intorno alle sponde del lago di Nicea. quelle della capitale come quelle della provincia. la Cappadocia. L’economia agraria si sviluppò grazie a piccoli contadini organizzati nei villaggi. L’Anatolia e. Pur ignorando l’evoluzione della produttività. dietro la legislazione degli imperatori macedoni sulle grandi proprietà. anche se risulta difficile da illustrare in Anatolia [Dagron 605. in particolare. l’insediamento degli Armeni hanno certamente sconvolto la vita dell’Anatolia. e le prime svalutazioni monetarie nell’xi secolo avevano ulteriormente stimolato il fenomeno. abbastanza forti da poter resistere ai potenti e organizzarsi in associazioni. Trebisonda. dell’Egitto. l’antica Lazica. così come la moltiplicazione delle fiere locali. Smirne. lo Stato esercitò in Anatolia una influenza economica innegabile lungo tutto il x secolo. il Caucaso e l’Alania presentavano nuove prospettive in tal senso. il suo commercio era tanto attivo da permettere al locale stratego di ricavare la metà del suo salario dai profitti del kommerkion. dell’Asia centrale. presso i Buccellari o gli Anatolici. divenuta regno degli Abchazi. in Paflagonia. Alla lunga. infine. che agivano in piena libertà sulla base di condizioni molto diverse da quelle in auge a Costantinopoli [Laiou 1041. la costituzione del nuovo Oriente bizantino ha favorito il rilancio del grande commercio. Tanto Amiso quanto Amastri beneficiavano attraverso il Mar Nero del traffico di Cherson con le steppe [Alekseenko 976]. lo sviluppo delle curatorie. l’Anatolia beneficiò dell’apertura dei mercati musulmani dell’Iraq. Attalia. quando le famiglie aristocratiche. il disfavore e le confische attuate a loro danno. Attalia. commerciavano con la Siria e con l’Egitto. . Gli ultimi tre centri conobbero. il controllo e l’impiego della moneta. Attraverso la sua legislazione. della Siria.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 463 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 463 tinia e sul litorale. a Efeso. il valore economico dell’Anatolia non sfuggiva ai Veneziani. Le rivolte degli aristocratici e la conseguente repressione. Oikonomides 617]. Le città più frequentemente menzionate sono quelle che avevano già superato la crisi del vii secolo senza troppi danni. Sinope. un progresso che si inscrive all’interno d’un fenomeno di cospicuo sviluppo del commercio. ma anche Seleucia. i beni che vi possedeva. Grazie a una diplomazia rinnovatasi all’interno di un mondo ormai mutato. Il volume del traffico mercantile che attraversava l’Anatolia o ne sfruttava le coste non cessò di aumentare. Alla fine del x secolo. la fiscalità. animato da mercanti di provincia. oltre che delle possibilità offerte dal mondo delle steppe. Nicea. in compenso. Trebisonda. preferirono Costantinopoli alle loro sedi regionali. reputando che i loro profitti dipendessero soprattutto dalla benevolenza del Palazzo. un accordo commerciale venne concluso nel 970 con Aleppo. i quali avevano sollecitato l’apertura di alcuni porti al loro commercio. la nuova politica imperiale di attribuzione delle funzioni pubbliche produsse anche effetti non sottovalutabili sull’Anatolia. Trebisonda divenne la porta d’Oriente. Si è tuttavia a conoscenza di quale fosse la posizione assunta da metropoliti quali Eutimio di Sardi o Niceta di Amasea nei confronti dei problemi ecclesiologici del x secolo [Darrouzès 244]. Alla condanna del- . nati o morti nella maggioranza dei casi nei suoi territori orientali [Walter 1083]. è ancora una volta l’Anatolia a fornire un gran numero di santi dei quali serbava il culto da epoche remote. a quell’originale predicatore che fu il paflagone Nicone il Metanoita. La frequentazione di centri di pellegrinaggio tradizionali s’intensificò con la pace. giacobiti siriani o armeni non calcedonesi nuovamente insediati alle frontiere. da Atanasio l’Atonita. Le chiese intorno agli anni 1050]. sia che si recassero a Gerusalemme sia che ne facessero ritorno. I santi monti fiorirono in Anatolia occidentale. Pur senza tornare a essere una regione di grande spiritualità come all’epoca paleocristiana e senza offrire al culto alcun grande santuario. nato a Trebisonda. poche fonti permettono di penetrare quella che dovette essere la vita delle chiese d’Anatolia.2d_Bisanzio II_427-540 464 7-07-2008 13:58 Pagina 464 Le regioni dell’Impero c) Permanenze religiose. quando l’Anatolia vide mettersi in cammino in perfetta sicurezza un maggior numero di pellegrini. E sempre originarie dell’Anatolia erano alcune personalità religiose di primo piano. Più originale fu l’attitudine che nacque dal confronto con gli eretici. benché il ruolo di capofila svolto dalla regione si attenuasse fino a scomparire del tutto alla fine del x secolo con lo sviluppo del santo monte dell’Athos [cfr. nelle vicinanze di Mileto. dal monte Cimina al Latro-Latmo. L’eresia continuò a essere presente. al Galesio nei pressi di Efeso. ma accentuati nel contesto della pace e della prosperità. da Michele e Giorgio che si disputavano i favori dell’aristocrazia metropolitana [Cheynet 996] a tutta una pletora di santi militari. il cui tessuto è mutato di poco [Jedin 5. xiii]. In questo periodo. A parte i chiarimenti forniti dalla corrispondenza di Nicola Mistico. e la cui decorazione rappresenta un documento prezioso della fede delle popolazioni rurali [Jolivet-Lévy 901 e 1035]. L’Anatolia condivise con il resto dell’Impero una serie di comuni tratti religiosi. cap. in cui il movimento di ritorno ai santi paleocristiani si affermava nella letteratura agiografica [H°gel 805]. non di rado ereditati dal periodo precedente. come dimostrano la diffusione in Licaonia del culto di Eleuterio di Paflagonia o la vitalità della setta dei Fundagiagiti dell’Opsikion [Angold 260]. carta 30. la Cappadocia manifestò da parte sua una vitalità testimoniata dalle chiese e dai monasteri che sorsero nella regione in quantità. o del ruolo rivestito da Stefano vescovo di Nicomedia e sincello nella vicenda di Simeone il Nuovo Teologo. Amastri. mal collegata all’entroterra anatolico. Le inquietudini nutrite rispetto ai primi da Giovanni metropolita di Melitene furono a lungo ribadite a Costantinopoli sotto il patriarca Alessio Studita. l’Abchazia e l’Alania. alla valle dell’Arasse. Questa nuova vitalità della costa del Ponto e del suo entroterra può forse spiegare l’emergenza in Paflagonia. sotto Costantino X (1059-68). in Paflagonia e negli Armeniaci. oltre che su città quali Gangra. negli Armeniaci e in Caldea di famiglie di rilevanza senza dubbio mediocre. L’aristocrazia della capitale e il potere imperiale continuarono a investire . ci limiteremo a fare tre osservazioni. mentre Attalia. Lontane dal fronte. Da un canto. i tratti che caratterizzavano l’Anatolia occidentale risultarono confermati nel x secolo. che non era mai cresciuta in potenza. L’aristocrazia locale. il dinamismo delle regioni costiere si affermò inequivocabilmente nel x e xi secolo. il controllo della strada per Paipert e per Teodosiopoli le aprì inoltre l’accesso alla valle dell’Eufrate. Non essendo il caso di addentrarci ora in uno studio regionale dell’Anatolia. mentre le pressioni esercitate sugli Armeni al fine di ricondurli all’ortodossia si fecero più forti in seguito. ma il cui ruolo all’epoca delle invasioni turche fu determinante [Bryer 991]. D’altro canto. a Melitene e alla Jazira da una parte e. Tuttavia. Colonea. Sinope e Amiso conferivano alla costa pontica una più spiccata vitalità che ridondava a favore dell’entroterra. si tenne fuori dei grandi movimenti del x secolo. come i Gabradi. la cui realtà era stata resa più evidente dalla creazione della nuova provincia ecclesiastica della Lazica e dalla formazione del ducato di Caldea. senza che nulla intervenisse a compromettere i legami umani ed economici stabiliti con Costantinopoli.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 465 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 465 le loro scelte teologiche si aggiungevano il sospetto ispirato dalla loro lingua e il dubbio circa la loro lealtà politica. Eucaita. d) Aspetti regionali. si trovava relativamente isolata sul litorale egeo. consentendo così a Trebisonda di estendere la sua influenza verso l’Iberia. Soprattutto Trebisonda rappresentava all’epoca il cuore di una vasta regione. Amasea. a Dvin e all’Azerbaigian dall’altra. La varietà religiosa delle comunità facenti parte del ducato di Antiochia fece sì che il suo patriarcato venisse più oculatamente sorvegliato da Costantinopoli. L’allargamento delle frontiere orientali permise alla città di associare all’attività marittima il commercio via terra. Neocesarea. incarnato da due centri urbani di cui già è stata rilevata la continuità rispetto al passato: Attalia e Trebisonda. la Bitinia e i Tracesi avevano goduto d’un periodo di pace particolarmente lungo. ripartita tra alcune grandi famiglie. La regione perse così la posizione di predominio in seno all’Impero di cui aveva goduto fin dal vii secolo. Nella seconda metà dell’xi secolo. a grande beneficio di Smirne.1204). Balivet 981]. e in special modo di Alp . la spartizione dell’anatolia (metà dell’xi secolo . La principale preoccupazione dei sultani. iii. Tale avanzata fu favorita dall’atteggiamento delle famiglie anatoliche. 1. che comportò la perdita dei territori orientali di recente annessione e la scomparsa dell’autorità bizantina su gran parte dell’Anatolia a vantaggio di poteri dispersi. Il ripiegamento della seconda metà dell’xi secolo. i cui interessi erano sostanzialmente volti a Costantinopoli. a) L’avanzata turca. La storia dell’Oriente bizantino nella seconda metà dell’xi secolo fu. globalmente coordinate e centralizzate da un potere statale unico o delegato e indirizzate al conseguimento di obiettivi ben precisi. privata allo stesso modo dei suoi prolungamenti orientali. ma fu ancora l’altopiano la regione più segnata dalle rivolte e dalla repressione di fine secolo. l’incapacità dimostrata dalla capitale e dalle aristocrazie anatoliche di comprendere il pericolo costituito dall’avanzata turca e di reagire condusse alla progressiva spartizione dell’Anatolia. conoscendo in cambio una certa prosperità. Il destino più contrastato fu quello subito dall’altopiano anatolico. la storia dell’avanzata dei Turchi. Al contrario di quanto avvenne con le invasioni arabe. turchi e turcomanni. cap.2d_Bisanzio II_427-540 466 7-07-2008 13:58 Pagina 466 Le regioni dell’Impero in loco e la riconquista di Creta contribuì allo sviluppo del commercio sulla costa egea. iii. La sua storia deve ancora essere scritta. gli attacchi turchi giustapposero senza progettualità alcuna azioni di uomini e di gruppi dalle finalità talora comuni ma più spesso particolari. che interessarono nell’xi secolo sia l’Anatolia stessa sia i suoi confini [cfr. La popolazione sopportò lo sforzo bellico principale. dove fu a lungo misconosciuta la gravità del pericolo. prima di tutto. Il territorio doveva inoltre servire ad allontanare dalla regione di Bagdad l’incessante flusso migratorio dei Turcomanni. le principali grandi famiglie – i Duca. nel decennio successivo. mentre altri non chiedevano di meglio che di continuare a combattere in qualità di mercenari al servizio di questa o quella fazione aristocratica bizantina. e a eccezione dei Diogeni. consisteva nel garantire e nel consolidare il loro potere sul califfato abbaside e di neutralizzare i Fatimidi. Alcuni di questi capi si sarebbero fermati nelle zone di frontiera. con penetrazione ancora maggiore nel territorio. creandosi dei principati nell’alta valle dell’Eufrate e in prossimità dei grandi nodi viari. oltre che a stornare le ambizioni politiche nutrite dai membri collaterali della famiglia dei Selgiuchidi. i . L’Anatolia non fu mai per essi un territorio di conquista: la regione li interessava dapprima solo per il fatto di confinare con l’Arminiyya. recentemente sottratte agli Abbasidi e che essi per tale motivo desideravano recuperare. né per assenza di reazioni locali. dopo la repressione della fine del x secolo. i Turcomanni. Lasciati a se stessi. I Turcomanni vennero impiegati in principio nel corso di operazioni militari guidate da capi alla ricerca di territori e di città da mettere a sacco. Ciò si spiega non per via d’una qualche trascuratezza o slealtà da parte delle popolazioni allogene che abitavano lungo le frontiere – come talvolta si è anche detto –. La ritirata dell’autorità bizantina che ne risultò contrasta con le permanenze dell’epoca araba. L’avanzata dei Turchi nell’Anatolia bizantina non fu perciò caratterizzata da alcun evento folgorante o ineluttabile. con la Jazira e con la Siria. Alla metà dell’xi secolo. che continuavano a giungere sul territorio. anche dopo la vittoria del sultano a Mantzikert nel 1071. il che condusse. alla costituzione di emirati nell’Anatolia egea e sull’altopiano. alla fine dell’xi secolo. l’Anatolia non era priva d’una aristocrazia di tradizioni militari. Tuttavia. s’insinuavano attraverso i sistemi di difesa delle frontiere come semplici pastori nomadi. come avvenne negli anni 1050 oltre l’Eufrate e. b) L’aristocrazia fra Costantinopoli e l’Anatolia. quanto piuttosto con il comportamento delle principali famiglie anatoliche e a causa della loro incapacità di testimoniare alla capitale la gravità del pericolo turco [Cheynet 994]. soddisfatti anzitutto di trovare sull’altopiano anatolico un ambiente adatto all’allevamento delle greggi e di potersi procacciare nelle pianure e nelle valli dell’Anatolia occidentale o sulle coste i complementi economici necessari al loro genere di vita.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 467 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 467 Arslan (1163-72) e di Malik Shah (1172-92). L’attrazione esercitata dalla capitale contribuì inoltre. ormai scomparse. Nella migliore delle ipotesi. non risiedevano neppure più nelle loro antiche proprietà ma nella capitale. fu responsabile del potere di un Suleyman o di uno Tzacha. viii]. Privilegiando la frequentazione ravvicinata o l’usurpazione del potere imperiale. dove era altresì possibile frenare le ambizioni concorrenti di famiglie recentemente comparse nell’Occidente dell’Impero [cfr. anzi. esprimendo soltanto la preoccupazione per le regioni egee e bitiniche da cui giungevano le sue rendite [Cheynet 995]. La ricchezza si guadagnava o si accresceva a Costantinopoli. da tempo in pace. non soltanto l’aristocrazia anatolica non contribuì a tenere al corrente gli ambienti direttivi della capitale dei problemi e delle circostanze drammatiche ingenerati dall’avanzata turca. i quali disposero di una base in Paflagonia fino alla metà dell’xi secolo. esercitando in Anatolia soltanto qualche funzione per brevi periodi. rivela una incomprensione della situazione reale delle province. soprattutto dopo il 1071. cap. l’Anatolia poté talora rappresentare un trampolino verso il potere. Le cronache scritte a Costantinopoli non parlano delle scorrerie turche e dell’Oriente. Nella maggioranza dei casi. Le scelte iconografiche desumibili dai sigilli dell’aristocrazia confermano questo orientamento [Cheynet 1002]. civile o ecclesiastica. all’inizio della seconda metà dell’xi secolo.2d_Bisanzio II_427-540 468 7-07-2008 13:58 Pagina 468 Le regioni dell’Impero Botaneiati. Male informata sulla situazione che si stava sviluppando in Oriente. che non era più rischiarato nemmeno dalle milizie tematiche. i Melisseni – erano legate con le regioni più occidentali. e non vi esercitavano più le loro funzioni tradizionali. ma dimorarono in seguito esclusivamente a Costantinopoli. a sguarnire la regione di tutte le sue forze vive. dove si giocavano le sorti dell’Impero. Un caso esemplare è quello dei Comneni. L’esodo dall’Anatolia d’un . ma solo perché gli elargissero nuove terre in Macedonia. impiegando i nuovi venuti nella sua strategia costantinopolitana e aprendo loro le città nel corso delle guerre civili: la stessa aristocrazia anatolica. ovvero per ricevere la gratifica di qualche funzione remuneratrice. l’aristocrazia anatolica perse di vista il suo orizzonte regionale. dopo il 1071. la testimonianza stessa di Michele Psello. nell’Epiro o sulle isole. In effetti. ma li aggravò addirittura. come avvenne a numerosi notabili che si legarono agli imperatori non per domandare loro di aiutarli a recuperare i loro beni o a restaurarli nelle loro antiche funzioni. Un po’ dovunque si verificò un movimento di fuga verso la capitale. l’importanza crescente del potere imperiale nel sistema politico bizantino aveva conferito alle dignità e agli uffici che il Palazzo concedeva un’attrattiva finanziaria tale da eclissare ormai i proventi derivanti dallo sfruttamento del suolo. accentuando anche un forte movimento migratorio di popolazioni armene in fuga dai Turchi che stavano procedendo a insediarsi nel loro paese dopo la presa di Ani (1064) e di Kars (1066). i Franchi costituiscono il caso meglio conosciuto [Shepard 390]. e al di fuori del restauro di qualche fortezza abbandonata. i quali negli anni che precedettero l’arrivo dei primi crociati non erano ancora giunti a organizzarsi in un nuovo e coerente sistema politico in Anatolia. Crispin e Roussel. di Melitene. Edessa. dove i condottieri più celebri. I confini orientali dell’Anatolia erano ormai al di fuori dell’Impero. Si erano così ritrovati in Cilicia. Hervé. benché divisi fra loro circa la lealtà dovuta o meno a Costantinopoli e ulteriormente in con- . erano stati raggiunti. che vi si trasferirono con le rispettive famiglie. forti della loro identità nazionale. Fra di essi. controbilanciando il peso dell’aristocrazia locale [Cheynet 421 e 997]. dopo la morte dei loro re. Tra le sole novità amministrative. in Siria e nell’Eufratesia numerosi Armeni di tradizioni militari. Oltre il ruolo militare da loro svolto nella regione di Sebastea e di Colonea. andati anch’essi a ingrossare il novero dei partecipanti al sinodo permanente costantinopolitano. è necessario rimarcare il loro insediamento nel territorio. in particolare nel tema degli Armeniaci. c) L’arretramento bizantino in Anatolia. I mercenari stranieri furono ingaggiati con maggior frequenza nella seconda metà dell’xi secolo. Molti erano andati a incrementare gli insediamenti armeni già antichi di Germanicea e di Tarso. per la maggior parte stanchi dell’instabilità bizantina. Nulla di tutto ciò riuscì a contenere l’avanzata dei Turchi. dove i Bizantini avevano ancora il loro ruolo. che oscillò indecisa tra una strategia offensiva o difensiva nel contesto d’una Anatolia ampiamente smilitarizzata. La disfatta di Diogene aveva isolato le regioni dell’Eufrate. nel tema degli Armeniaci e a Edessa. da contingenti di Armeni di Cappadocia. si ricorda la sostituzione degli strateghi da parte di duces la cui attività ha lasciato ben poche tracce. possedevano proprietà condizionali [Magdalino 391]. Antiochia. della Cilicia e della Siria. l’incoerenza e l’insufficienza della reazione di Costantinopoli. al momento difficile da analizzare. Anche lo stesso reclutamento di milizie in Anatolia divenne problematico con l’avanzata dei Turchi.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 469 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 469 certo numero di vescovi. la loro dispersione e la cattiva informazione consentono di comprendere la lentezza. appartiene allo stesso fenomeno [Angold 260]. La varietà delle motivazioni dei nuovi venuti. Colonea erano state saccheggiate nel corso degli anni 1050. Così l’altopiano passò disordinatamente sotto l’autorità di capi turchi accampati soprattutto lungo le vie di comunicazione a disputarsi i principali nodi stradali. minacciata su due fronti dai Turcomanni e dai Selgiuchidi. imponendosi a Sebastea. ma gli Hethumidi e i Rupenidi. suo figlio Kilig Arslan controllò da Nicea la via che. negli Armeniaci e in Paflagonia. Amorio. su un’area di ampiezza variabile. in particolare Melitene. attraversando il territorio degli Anatolici e passando per Iconio. quindi ad Ancira e a Gangra. che nel periodo del suo apogeo. crearono piccole enclaves indipendenti di fronte ai Turchi ai quali resistevano. abbastanza potente da essere trattato come un sultano dai Bizantini. Melitene e Germanicea. erano già insediati alla fine dell’xi secolo in prossimità dei valichi del Tauro. Tale fu l’origine del principato di Filarete Bracamio. spesso nominati d’autorità da Bisanzio. antenati delle due grandi dinastie di quello che un secolo più tardi sarebbe stato il regno della Piccola Armenia. La regione del Ponto rimaneva invece ancora largamente in possesso dei Bi- . Molti avevano riposto le loro speranze nell’imperatore cappadoce Romano Diogene. gli Armeni avevano apparentemente un ruolo defilato [Dédéyan 1009]. mentre nel decennio successivo le devastazioni avevano interessato Neocesarea. Cesarea. Nei fatti.2d_Bisanzio II_427-540 470 7-07-2008 13:58 Pagina 470 Le regioni dell’Impero trasto a motivo delle loro scelte religiose. irradiandosi da una fortezza. Nella capitale vi erano numerosi rifugiati cappadoci. Amasea. Edessa. Burtza negli Anatolici e in Cappadocia. dove era già stata presa Sinope. mentre Mengücek non aveva tardato a imporre la sua autorità a Erzincan. Mandala in Cappadocia non erano dei funzionari ufficiali. arrivò a comprendere le regioni di Antiochia. la sconfitta che il sovrano subì li lasciò disillusi. Più a est. Iconio e Cone. La situazione appariva contrastata sull’altopiano: Cesarea. facendo di Neocesarea la sua residenza. ma piuttosto detentori d’una autorità che le circostanze avevano reso autonoma. tuttavia. cedendo in seguito il passo a una serie di effimeri potentati armeni [Dédéyan 178]. Antiochia nel 1084 e Edessa nel 1087 erano in mani turche. un capo turcomanno noto solo come Danishmend (e morto nel 1104). In Cilicia. fra il 1078 e il 1085. A sud di Trebisonda. fece presto parlare di sé in Cappadocia. Dopo il Selgiuchide Suleyman (morto nel 1086). rendendo prive di conseguenze anche le reazioni episodiche che si produssero verso il 1081 intorno a personaggi detti toparchi. Sebastea. Saltuk controllava Teodosiopoli. che volentieri avrebbe voluto riprendere la politica nazionale e offensiva dei Focadi. e puntando verso il Mar Nero. Alcuni capi. Dabateno in Paflagonia e nei dintorni di Eraclea Pontica. giungeva al Tauro e alla Siria. la cui autorità si estendeva. Erano state consegnate ai Turchi intere città. Già nel 1077 e nel 1081 le rivolte dei Botaneiati e dei Melisseni avevano fatto leva su questo nuovo spirito [Cheynet 994]. continuò ad animare da Trebisonda la resistenza ai Danishmendidi.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 471 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 471 zantini grazie a Teodoro Gabra. iii]. Eliminando Tzacha. La Bitinia e i Tracesi correvano il grave rischio di essere perduti per sempre. Chio e Mitilene. divenne la capitale d’un principato in possesso dei Normanni [cfr. si era notevolmente ingrandita con l’afflusso di rifugiati. anche in Oriente il bilancio non era affatto brillante. pur senza essere ancora al tracollo totale. cap. proprio mentre l’Impero aveva gravi difficoltà alle frontiere occidentali. Focea. . le isole di Samo. Molto più pericoloso era diventato dal 1081 l’emirato costiero di Tzacha. nel 1098. e fino alla morte. presa nel 1098. ma la situazione stava per diventare drammatica. in cui i rifugiati sempre più numerosi tenevano viva l’inquietudine e. e riprendendo possesso di Sinope. rianimavano il ricordo delle tradizionali gesta acritiche e delle imprese dei Focadi [Beaton 983]. L’Anatolia occidentale era stata toccata dagli eventi più avanti nel tempo. il quale controllava la Caldea fino a Paipert. dove gli Armeni avevano fatto buona accoglienza ai crociati. l’aggravarsi della situazione nella vicinissima Anatolia occidentale aveva cominciato a preoccupare la capitale. Alessio Comneno si dedicò a quel che c’era di più urgente. tuttavia. come i Diogeni e i Cecaumeni. sfortunato alleato dei Peceneghi nel 1091. Così. Nel 1097 approfittò del passaggio dei crociati per recuperare Nicea e la Bitinia. promossa a metropoli. che controllava Smirne. non si rassegnavano a veder scomparire i loro dominî orientali e sollecitavano il potere centrale affinché assumesse una politica anatolica più risoluta e attiva. come anche Smirne. I figli di militari di cui si componevano i tagmata degli Immortali e degli Arcontopuli recentemente costituiti non permettevano più di ignorare le conseguenze delle disfatte patite. alcune famiglie. dux di Trebisonda. I Turchi e i Turcomanni non erano una minaccia omogenea e città e uomini resistevano. stabilite nella capitale. come Nicea. Invocò invano. Infine. quando giungevano a Costantinopoli dall’altopiano. i diritti dell’Impero sulla Cilicia. Le incursioni turcomanne turbavano le relazioni economiche abituali. minacciando via mare anche la capitale. e sulla regione di Antiochia: la città. Il litorale egeo meridionale conservava tuttavia alcune posizioni di forza e Attalia. Efeso e Filadelfia. capitale di un emiro selgiuchide che si era fortunatamente dedicato a impadronirsi dell’altopiano. interventi e conflitti che complicarono la sua strategia anatolica. pose il problema normanno. che a lungo si erano disputati quegli stessi territori che i Latini avevano loro infine sottratto. I Turcomanni. la fondazione di Stati latini in Siria settentrionale e in Mesopotamia contribuì a differenziare il destino dei Grandi Selgiuchidi di Bagdad da quello dei Turchi d’Anatolia.2d_Bisanzio II_427-540 472 7-07-2008 13:58 Pagina 472 Le regioni dell’Impero 2. Riconciliazioni. Per la prima volta. da poco abbandonate dai Bizantini. in una dimensione nuova. Le relazioni fra di loro non si interruppero. trascinando Costantinopoli in una politica orientale fatta di rivendicazioni. ma i Turchi. La fondazione a Antiochia del principato normanno. che era stata fino a quel momento per loro terra di espansione. accantonati in Asia Minore. nel 1176. Uno dei grandi effetti della sconfitta di Manuele Comneno a Miriocefalo. frizioni e guerre interne condussero allo sviluppo del sultanato selgiuchide di Rum. . consistette nella rescissione dei vincoli che ancora Costantinopoli imponeva alla Cilicia. l’Anatolia. che essi avevano preso la consuetudine di designare complessivamente con il nome di «paese dei Rum». che adottò come propria capitale Iconio (ora Konya). nel 1198. del regno della Piccola Armenia a beneficio dei Rupenidi e sotto la tutela di Roma. Ma la sua storia dovette tenere conto di due altre conseguenze della medesima crociata. sapendo trarre partito dal controllo che esercitava sulle vie di pellegrinaggio verso la Terrasanta. oltre che in una diplomazia in cui il versante religioso destinato agli Armeni e ai giacobiti di Cilicia e di Siria non sortì i risultati sperati [Augé 690]. il cui afflusso stava ormai rallentando. D’altra parte. dovettero adattarsi a queste regioni. Costantinopoli aveva costretto i Turchi a indietreggiare gettando le basi per il consolidamento d’una nuova piccola Anatolia bizantina. iniziarono a indietreggiare dinanzi alle nuove autorità. dimostratosi immediatamente ostile all’Impero. La nuova Anatolia bizantina ebbe dunque ben presto alle sue frontiere non più una pluralità di poteri. La spartizione del xii secolo. divenne la loro patria. preparando così la fondazione. ma uno Stato la cui politica estera combinava la guerra con la diplomazia. già avvertito in modo acuto in Occidente. La prima crociata segnò il punto di partenza d’una rinnovata presenza attiva degli imperatori oltre gli stretti. Fu soltanto dopo il 1155 che la preminenza dei Selgiuchidi di Kilig Arslan II si impose sui Danishmendidi. Solo Manuele credette possibile. il sultano mostrava conseguentemente di riconoscere l’esistenza di un’Anatolia bizantina. Da parte loro. oltre allo sviluppo della potenza armena in Cilicia. cui avrebbe fatto rapidamente seguito la creazione del regno della Piccola Armenia. cap. I Bizantini si erano dati pena di fortificarla. La frontiera costituita nel xii secolo non fu impermeabile né per certe famiglie. Così. contribuendo a fare del sultano di Rum un interlocutore riconosciuto di Costantinopoli e a Costantinopoli. lasciando spazio a una spartizione di fatto dei territori che lasciò la maggior parte dell’altopiano in mano ai Turchi e le regioni dei bassipiani ai Bizantini. le vie che consentivano loro di condurre una politica attiva in Cilicia e ad Antiochia. con la comparsa degli Zengidi e presto con l’espansione del sultanato ayyubide fino alle soglie dell’Anatolia. non sfruttando la vittoria conseguita nel 1176 a Miriocefalo. Alcuni di essi non esitarono neppure a installarsi durevolmente. con il negoziato o con la forza. ma essa non aveva nessun senso per i Turcomanni. la quale truttavia non sopravvisse alla sua disfatta [cfr. garantendo i suoi interessi a fianco di un Vicino Oriente in piena evoluzione ai suoi confini meridionali. La confusione che aveva caratterizzato l’Anatolia nella seconda metà dell’xi secolo si riassorbì nel secolo successivo. ma pure senza esercitare pressioni eccessive. iii. Senza trascurare i suoi interessi a ovest e a nord. Le città delle regioni attraversate dall’alto Sangario e dall’alto Meandro. fino al 1176. interferendo con i regolamenti di conti interni fra i Turchi.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 473 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 473 a) La frontiera interna dell’Anatolia. si preoccupavano soltanto di mantenere aperte. Al di là del desiderio di mettere al sicuro il dominio che era stato loro più o meno tacitamente riconosciuto. sposando principesse turche. Cheynet 1001]. i rilievi paflagonici e pontici continuarono a lungo a essere oggetto di disputa nelle guerre di frontiera che i Comneni condussero personalmente o comunque sostennero contro i Selgiuchidi. il sultano si dedicò soprattutto all’edificazione di uno Stato di cui teneva a preservare tanto la dimensione quanto le origini orientali. gli imperatori di Costantinopoli non avevano mai contemplato realmente la riconquista integrale dell’altopiano. i Danishmendidi e i Turcomanni. come i Gabra. dove entrarono nel 1139 e nel 1159. posta al di là di una frontiera che si dovette peraltro regolare in permanenza. e lo stesso fenome- . di assoggettare il sultano selgiuchide nel quadro di un’ampia politica orientale. come Isacco Comneno e suo figlio o come Andronico. né per i transfughi. che non è analizzato in questa sede. Il loro insediamento. Sotto questo aspetto. come era avvenuto all’epoca araba. Si ebbero senza dubbio. riprese ai Danishmendidi. che ne occupò il soglio per trent’anni [Magdalino 192]. l’avvento di numerose orde di Turcomanni. i Greci rimasti nel paese di Rum sperimentarono un certo distacco nei confronti dell’Impero. Ma molti notabili. in Cappadocia e negli antichi temi armeni. nel xii secolo. Raramente sostennero le operazioni degli imperiali. preferirono il campo selgiuchide a quello dell’imperatore Giovanni II. guerre e devastazioni che non poterono non lasciare il loro marchio sull’altopiano. Ma soprattutto una frontiera del genere non produsse. come era avvenuto nell’xi secolo. Si svilupparono in compenso traffici commerciali fruttuosi. una terra di nessuno negletta e abbandonata che separava. estranea alle tradizioni greche. i Greci soffrirono forse più per la cattiva volontà dei ve- . in particolare sotto il profilo religioso. come anche parecchi contadini. il «paese di Rum» fu il risultato di decenni di razzie. che i Selgiuchidi si sforzarono a lungo di inquadrare. continuarono a risiedere in loco. e che città come Amasea o Neocesarea. a differenza della rapida e non particolarmente rovinosa conquista araba della Siria bizantina o dell’Egitto. a ricorrere addirittura al sultano di Iconio per arginare le scorrerie turcomanne. Dall’altro. non condusse a un ripiegamento di massa della popolazione greca. Pareva chiaramente possibile abitare a fianco dei Turchi senza pericolo. Da un lato. Forse per effetto del disincanto maturato nel secolo precedente. e non si può escludere che le regioni che meglio di altre si adattarono all’occupazione dell’altopiano fossero proprio le più vicine: è ciò che tende a dimostrare lo sviluppo di fiere commerciali come quella di Cone. fino all’inizio del xii secolo aveva condotto allo stanziamento di una nuova popolazione originale. b) L’Anatolia perduta: il «paese di Rum». impossibili da quantificare. la natura stessa della nuova vita di frontiera consentiva tale atteggiamento. non significò semplicemente sostituire una dominazione politica con un’altra. malgrado le affinità. dei flussi di fuga. testimoniato dall’enkomion che Michele Coniata dedicò al Vescovo della città Niceta. in caso di necessità. La frattura politica fu anzi così poco rilevata che i Bizantini di Anatolia non esitarono. nei territori montuosi della Paflagonia.2d_Bisanzio II_427-540 474 7-07-2008 13:58 Pagina 474 Le regioni dell’Impero no si produsse in senso opposto. diretti verso l’Anatolia bizantina piuttosto che in direzione di Costantinopoli. degli Armeniaci e del Ponto. in quelle regioni che già erano state la Licaonia e la Galazia. due campi avversari ben delimitati. La creazione e lo sviluppo del sultanato di Rum. come la creazione del tema di Milasa e Melanudio che riuniva intorno a Mileto alcuni elementi dei Cibirreoti. entrambi ebbero al loro servizio numerosi funzionari greci [Vryonis 203 e 1082]. Mileto. nei Tracesi. Laodicea e Cone. acquisti consolidati e ampliati da Giovanni e da Manuele Comneno. Sconfinava nel comprensorio degli Anatolici. giungendo talora solamente a sfiorare il bordo dell’altopiano a Dorileo e Cotyaion. c) L’Anatolia preservata e divisa. Sotto i tre primi Comneni venne costituita in Anatolia occidentale una ragnatela di piazzeforti collegate tra loro. Adramittio e Pergamo [Klinkott 906]. disorganizzata a causa delle incursioni turche dell’xi secolo. Nicea. fino a giungere a Sozopoli (Amorio e Filomelio erano rimasti solo per breve tempo in potere dei Bizantini). negli Ottimati. Si ebbero anche innovazioni. Antiochia e. governati da duces. Efeso. A tali territori piuttosto compatti si aggiungevano ampie zone dei Buccellari. Manuele rafforzò a sua volta la valle del Caico e il suo litorale istituendo il tema di Neakastra in una regione rimasta deserta attorno a Cliara. della Paflagonia con Amastri e – temporaneamente. e si era addirittura spinto più lontano. con capoluogo Nicomedia. Quanto ai Selgiuchidi e ai Danishmendidi. in direzione dell’alta valle del Meandro. il territorio comprendeva la Bitinia. Il dominio bizantino si estendeva ancora sul litorale degli Armeniaci e della Caldea con Sinope e Trebisonda. sotto Giovanni II – Castamone e Gangra. I successori di Alessio ristabilirono temi più vasti. Sardi. Abido. L’Anatolia bizantina del xii secolo era formata dalle regioni riconquistate da Alessio. nell’Opsikion. Curico e Seleucia (1103).2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 475 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 475 scovi nominati da Costantinopoli a svolgere la loro funzione nell’Anatolia turca [Angold 260]. Trebisonda (1098). Efeso e Smirne (1097). senza tuttavia toccare la media valle dello Halys. Pergamo. Filadelfia. vale a dire gli antichi Ottimati. Le cinte murarie di Nicea e di Nicomedia vennero ripristinate. A sud. e si provvide a erigere nuove fortezze o a ricostruirle per garantire il controllo della costa o dell’entroterra e sorvegliare la . L’amministrazione. in profondità e ai bordi dell’Altopiano anatolico. Al tempo della sua massima espansione. i Tracesi ne facevano parte con Adramittio. nel territorio dei Buccellari e in Cilicia. l’Impero controllava parzialmente la Licia e la Panfilia fino ad Attalia. almeno in Frigia. Bursa. fu ricostituita sotto il regno di Alessio Comneno grazie alla creazione di ducati con al centro piazzeforti quali Abido (1086). in Paflagonia. e l’Opsikion con Nicea. Smirne. con Eraclea Pontica e Claudiopoli. fino all’Isauria e alla Cilicia. divenne la principale testa di ponte della difesa bizantina in Anatolia occidentale e il centro del tema dei Tracesi. dopo la morte di Teodoro Gabra nel 1098. Achyraos e Laodicea. Geyer 1021]. il quale si adoperò per regolarizzare i rapporti con i Turcomanni [Magdalino 192]. Il quadro che è stato sinora delineato necessita tuttavia di qualche precisazione. . di Adramittio. come Sublaion. Si svilupparono – e talvolta si specializzarono – alcune città: come Filadelfia e Pergamo.2d_Bisanzio II_427-540 476 7-07-2008 13:58 Pagina 476 Le regioni dell’Impero frontiera: fu il caso. il principale mercato dei Tracesi. nipote di Teodoro. che aveva sofferto a lungo per le invasioni turcomanne [Armstrong 977]. Smirne riconquistata ed Efeso furono dotate di guarnigioni. potentemente rinforzata. La Licia. Patara e Mira. La modesta borgata di Filadelfia. o Efeso che vide accrescere la propria importanza religiosa. retto da una serie di duces inviati da Costantinopoli e tentati da velleità indipendentistiche. Curico e Seleucia. ma soprattutto Smirne. come la Theotokos Skoteine nei pressi di Filadelfia [Angold 260]. come il dux Costantino Gabra. che governò in modo autonomo dal 1126 al 1140 ma senza nuocere a Costantinopoli. Nel frattempo si sviluppò una aristocrazia locale la cui influenza può essere apprezzata considerando la fondazione di monasteri. Giovanni si dedicò al controllo delle strade militari. In Panfilia. Iero. Un afflusso di rifugiati e il trasferimento di prigionieri serbi e ungheresi corroborarono una crescita demografica che dette all’Anatolia occidentale una nuova prosperità agricola nelle basse valli e nelle pianure: la rinascita si affermò in particolare sotto Manuele. creando il campo di Lopadio. sotto Alessio. centri tematici. Trebisonda rimase un punto di forza della difesa bizantina. Attalia fu fortificata nuovamente nel 1158. In questo ambito fu notevole l’opera svolta da Manuele. metropolita di Efeso alla metà del xii secolo [Tornikes 108] e dall’enkomion dedicato a Niceta vescovo di Cone [Magdalino 193. il cui progresso si rifletté anche nell’ambito dello sviluppo ecclesiastico [Angold 260]. ove provvedette a ricostruire Malagina (Melangea). Sul litorale pontico. L’animazione di un porto come Attalia è facilmente desumibile dai privilegi che i Veneziani tenevano a farsi rinnovare. e pare abbia avuto l’intenzione di creare una vera e propria linea fortificata dinanzi ai Turchi [Whittow 1084. rasa più tardi al suolo e rimpiazzata sotto Isacco II Angelo da Angelocastro. di Cibotio sul golfo di Nicomedia e Sidera nell’interno. Qualche scorcio sulla vita dell’Anatolia bizantina è fornito dalla corrispondenza di Giorgio Tornice. venne protetta da una catena di fortezze costiere a Xanto. prima di tutto in Bitinia. Dorileo fu nuovamente fortificata nel 1176 prima di venire abbandonata ancora una volta [Stone 1069]. Angold 260]. La sua divisione è accompagnata da una reciproca penetrazione tra mondo bizantino e mondo turco. La configurazione della nuova Anatolia. rappresentata dall’ascesa al potere degli Angeli. ai margini di Costantinopoli. 214-15). L’evoluzione dell’Anatolia nel xii secolo comporterà numerosi sviluppi futuri. una regione la cui autonomia poteva essere assicurata dalla sua stessa prosperità e dalle sue risorse fiscali (cfr. tuttavia. Bursa e Nicea. ma anche nell’amministrazione i responsabili si accontentavano spesso di delegare qualcuno per far eseguire gli ordini emessi dagli uffici della capitale. Nel 1188-89 a Filadelfia. come il sostegno trovato in Bitinia da Giovanni Comneno nel 1182 a Lopadio. a cominciare dai Tracesi. pp. viii. e non esisteva alcuna strada che collegasse le due coste. La palese prosperità dipendeva in parte dalla costante attenzione che il potere centrale sotto i Comneni rivolgeva a queste regioni. ma che l’atteggiamento dei Greci di Rum aiuta a comprendere. Non soltanto l’alta aristocrazia. sempre assente dal territorio. fino a quel momento celate.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 477 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 477 Come e ancor più che in precedenza. Teodoro Mancafa cercò soprattutto di risollevare. giacché l’élite locale era allora nettamente ostile alla vittoria dell’aristocrazia occidentale. dipendeva dalla capitale. Quando la quarta crociata giunse dinanzi alle mura di Costantinopoli. Nonostante si conosca poco e male l’evoluzione di tali fatti. interessavano ormai tutto il territorio da Nicea a Abido. con la larga zona centrale e due esigue appendici litoranee non forniva affatto garanzie di coesione: da Costantinopoli era più facile raggiungere Attalia o Trebisonda via mare. abbastanza profonda da spiegare la simpatia che l’Oriente turco poté suscitare in qualcuno a fronte dell’Occidente latino. Con la creazione sull’altopiano di un sultanato designato – in base alla sua realtà geografico-culturale – co- . la regione di Attalia e quella di Trebisonda. cap. I primi segnali corrispondono a semplici atti di favore verso le classiche rivolte. redditizie sotto il profilo fiscale e utili sul cammino d’Oriente. si faceva rappresentare da funzionari. vide in effetti alcune regioni sottrarsi allo scettro di Bisanzio. giungendo a toccare non solo Filadelfia nel territorio dei Tracesi. ma anche Smirne. o l’eco risvegliato presso le popolazioni rurali dai diversi pseudo-Alessi dopo la morte del vero figlio di Manuele (che aveva goduto di grande prestigio). lungo la Propontide. invece. L’instabilità e l’indebolimento del potere imperiale dopo la morte di Manuele rivelarono le realtà. l’Anatolia occidentale. anche prescindendo da Costantinopoli. queste forme di dissidenza della fine del xii secolo crebbero sotto l’occhio interessato dei sultani. La prosperità ristabilita nell’Anatolia bizantina offrì ai Greci la condizione di possibilità per abitarvi e organizzarsi. divenuta regione di frontiera. L’Anatolia bizantina. che se ne servirono per le loro elargizio- . se non annientata. I beni degli emiri di Creta passarono agli imperatori. anche se l’isola all’epoca offriva asilo a molti rifugiati provenienti dal continente. La scoperta di sigilli databili all’viii e al ix secolo appartenuti a funzionari del fisco imperiale paiono suggerire che il «condominio» sull’isola sia stato mantenuto fino alla riconquista di Cipro nel 965. nelle vicinanze di Cizico. Secondo un’iscrizione cipriota. delle sorti dell’ellenismo in Anatolia. La conquista araba di Creta. iv. mentre dei missionari. inizia a porsi il problema storiografico. Niceforo Foca riuscì nel 961 a riprendere l’isola. Bizantini e Arabi la smilitarizzeranno. in seguito a un accordo. Il califfo trovò inoltre sulle isole risorse e materiali da costruzione navale. Rodi fu devastata nel 654 e il celebre colosso smantellato e venduto a peso per il metallo. Solo Giustiniano II ruppe per un breve periodo l’equilibrio così stabilito nel momento in cui trasferì in Bitinia. formulato già da molto tempo. lentissima dal momento che durò per diversi decenni prima di essere completata. ben 120 000 prigionieri sarebbero stati deportati in Siria dopo le prime scorrerie. La prosperità di cui il mondo insulare poté fruire fino ai primi attacchi arabi fu gradualmente minacciata. dividendosi equamente le entrate fiscali dell’isola. La decisione si rivelò un fallimento e i Ciprioti fecero ritorno sulla loro isola qualche anno più tardi. le isole. una parte della popolazione insulare con a capo l’arcivescovo allo scopo di ripopolare la regione. il più celebre dei quali fu Nicone il Metanoita. e tuttavia sempre rinnovato. dal momento in cui Mu’awiyya intraprese l’armamento di una flotta da guerra con la quale attaccò l’arcipelago. d’importanza vitale per la sicurezza della capitale e spopolata sin dal tempo dell’assedio del 674-78. Dopo vari tentativi abortiti. che venne ripopolata. causarono lo spopolamento di molte isole e la fuga degli abitanti dalla costa verso l’entroterra. Il numero sembra però troppo elevato. stabilendovi anche delle basi in vista d’una prossima conquista di Costantinopoli. si diedero a convertire alla fede cristiana i musulmani sopravvissuti. Le scorrerie dei corsari arabi turbarono il commercio marittimo. segnò una svolta nella storia dell’Egeo. a parte una breve interruzione sotto Basilio I che vi stabilì per poco tempo uno stratego.2d_Bisanzio II_427-540 478 7-07-2008 13:58 Pagina 478 Le regioni dell’Impero me «sultanato dei Rum». Cipro poté infine godere d’un momento di tregua quando. appena turbata da qualche incursione piratesca. . «frontiera». I mercanti occidentali cominciarono a stabilirsi sulle isole. Il mondo insulare approfittò della pace. dell’ar. i «territori di marca» (N. La produzione agricola di Cipro fu regolarmente sollecitata per fornire di vettovagliamenti i crociati. a partire dal xii secolo. taghr. che descrive una campagna ridotta in miseria. Una indicazione analoga è fornita dal fatto che il monastero di Macaira. Cipro e Creta divennero dei temi dotati d’un numero modesto di effettivi. nel xii secolo. gli ‘awasim sono. araba o più sovente latina. l’espulsione da parte dei conquistatori latini di ricchi ciprioti implica necessariamente un arricchimento anteriore di questi ultimi. Manuele Comneno poté così offrire ai monaci di Patmo provviste di grano provenienti dai possedimenti imperiali cretesi.). disponeva all’inizio del secolo successivo di una rendita superiore a 1000 pezzi d’oro.T.d. fondato verso la metà del xii secolo da un monaco palestinese. senza tuttavia mantenervi grandi empori. 1 Tughur: plur. I Cretesi esportavano grano e soprattutto grandi quantità di formaggio. propriamente.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 479 L’Anatolia e l’Oriente bizantino 479 ni. restituendo così una relativa sicurezza alla navigazione mercantile. Nonostante la testimonianza di Costantino Manasse. 2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 480 . Alla metà del VII secolo non è più possibile percorrere nessuna delle antiche strade. era scomparsa all’inizio . A partire da Nissa. aveva ormai cessato di essere la frontiera dell’Impero dal tempo di Maurizio. lo Strimone e la Marizza sono considerati vie navigabili atte a supplire almeno in parte all’insufficienza degli assi terrestri nord-sud. Quando Bizantini e Bulgari avevano il saldo controllo dei Balcani. che rimase tuttavia durante tutto il corso del Medioevo. Basilio II non perse la vita) o quello di Sidera. quando le condizioni politiche ne permettevano l’utilizzo. sia. la cui ultima istituzione. accresciuti per la presenza di pirati. barriera formidabile. Numerosi eserciti si affrontarono presso i valichi che consentivano l’attraversamento di queste montagne. recuperò l’antica importanza un secondo asse viario. I Balcani Nel primo volume di questo Mondo bizantino. nonostante uno sfruttamento del trasporto fluviale più intenso di quanto oggi non avvenga: il Vardar. detta Emo dai Greci. il principale asse per la circolazione est-ovest. una strada conduceva verso Tessalonica da Skopje.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 481 jean-claude cheynet xvii. Nissa prima di raggiungere il Danubio da Branicevo. prendendo per la valle della Morava. quella del Rodope. I Bizantini denominavano Occidente (Dysis) la parte dell’Impero situata in Europa corrispondente all’antica prefettura dell’Illirico. Serdica (Sofia). in seconda istanza. Il Danubio. nel 986. era necessario far conto degli altri ostacoli naturali che sbarravano la penisola da est a ovest: sia la catena dei Balcani. I rapporti con l’Italia vengono mantenuti ormai soltanto via mare e sono perciò esposti ai rischi della navigazione. Filippopoli (Plovdiv). Bernard Bavant ha ricordato come la compartimentazione del rilievo della penisola rendesse difficili le comunicazioni. la Via Egnatia in particolare. come il passo della cosiddetta «Porta Traiana» (dove per poco. quella del prefetto o eparco. slavi e in seguito arabi. quello che partendo da Costantinopoli passava per Adrianopoli. Per proteggere Costantinopoli e Tessalonica. che precludeva la via all’invasore che intendesse dirigersi verso Adrianopoli. patmo . I Balcani.2d_Bisanzio II_427-540 482 7-07-2008 13:58 Pagina 482 Le regioni dell’Impero Noviodunum Pacuiul lui Soare Sirmio Singidunum Sava rin Mo D ub Naisso Preslav star Sofia Ulpiana Pautalia a planina rodo Strim rd ar Serre Debeltos Adrianopoli Bulgarophygon Mosinopoli Filippi Valona Costantinopoli tracia Cipsela Eno monte athos Lampsaco TESSAGLIA Corfu lemno Ioannina Larissa p in Demetriade do Arta Eraclea Redesto Tessalonica Berea EPIRO Anchialo Marica pi one Va Ocrida Varna Mesembria Filippopoli Skopje Durazzo Pliska D SERBIA Doclea Dristra io a va Vidin an a r lesbo Nicopoli term opi li Naupatto cefalonia eubea Tebe Patrasso Corinto chio Atene Argo nasso paro Lacedemone Modone Corone Monemvasia citera rodi Strade principali CRETA 0 100 200 km Carta 7. sia stata eretta in strategia alla fine del VII secolo. Oggi possiamo godere d’una visione più precisa grazie al contributo dell’archeologia e. La questione dell’avanzata degli Slavi è già stata oggetto d’una disputa che ha visto opporsi agli studiosi.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:58 Pagina 483 I Balcani 483 del IX secolo. soprattutto militare. In un primo tempo si è pensato fossero resti di indumenti avari ma oggi sono piuttosto attribuite a soldati bizantini. benché si tratti d’una ipotesi non condivisa all’unanimità [Avramea 468]. all’interpretazione innovativa dei reperti. durante tutto il VII secolo. di un drungario ma anche di un vescovo di Orobe – sulle isole dell’Argolide. Tuttavia i funzionari che avevano competenza sull’intero Occidente. che provano la permanenza d’una amministrazione. all’infuori d’una parte del- . a quel che sembra. La testimonianza della Cronaca detta di Monemvasia. era rimasta sotto l’autorità bizantina. regolarmente destinata a prendere servizio in questa zona dell’Ellade. o l’agente incaricato della ripartizione delle imposte (exisotes). ciò che potrebbe spiegare come questa regione. Verso la metà del VII secolo. talora. Il caso della Tracia è incerto. Le nuove strutture. Gli scavi condotti a Corinto. pare da questo punto di vista ampiamente confermata. non si può negare che gruppi di Slavi avessero occupato la maggior parte dello spazio balcanico. D’altra parte. La scoperta non è irrilevante. quanti invece sostenevano che la popolazione greca. 1. la funzione di centro di potere bizantino supportato da una guarnigione. a) Spopolamento e avvento degli Slavi e dei Bulgari. come Costantinopoli stessa. fosse ormai pressoché scomparsa dal territorio. i Balcani sono ormai in larga parte perduti per l’Impero. in ogni caso sulla Tracia. faceva parte della prefettura d’Oriente. tendenti a minimizzare l’importanza del popolamento slavo nello spazio geografico della Grecia attuale. secondo cui la costa orientale. un testo risalente al IX secolo. all’epoca. soprattutto greci. Si tratta di reperti. dal momento che tale provincia. da Corinto a capo Malea. avevano senza dubbio autorità su tutte le terre poste a ovest del Bosforo. che innanzitutto riforniva di marinai. Tale teoria è confermata dall’esistenza di sigilli di funzionari – in particolare di strateghi. a Atene e in altri siti hanno fornito numerose borchie di cintura di tipo militare. giacché implica che Corinto abbia mantenuto. databili per la maggior parte all’VIII secolo. le forze dell’Impero. come i domestici delle scholae. nonostante la sconfitta subita dagli Avari dinanzi a Costantinopoli nel 626. emigrando altrove. giunti dal Caucaso lungo la rotta tradizionale delle steppe ucraine. non eliminarono sistematicamente la popolazione autoctona. si emanciparono stringendo un accordo con lo stesso Eraclio. I nuovi venuti. Kuvrat. la cui interpretazione non è affatto agevole ed è stata sovente oggetto di forzature nazionalistiche da parte degli archeologi locali. Larissa. ma che abbia comunque portato un contributo al popolamento dei Balcani [cfr.2d_Bisanzio II_427-540 484 7-07-2008 13:58 Pagina 484 Le regioni dell’Impero la Tracia. Il bilancio demografico di questo massiccio insediamento di popolazioni slave ha dato luogo a ipotesi molto contrastanti. cap. poiché la popolazione aumentò – senza dubbio temporaneamente. per non citare che qualche esempio. poiché in mancanza di fonti scritte – se si eccettuano i Miracula Demetrii [Lemerle 91 e 1108]. alcuni settori della costa egea e il litorale adriatico. cominciarono a negoziare separatamente con l’Impero. Ioannina. Un certo numero di centri urbani hanno ereditato dall’Antichità delle cinte murarie. 222-23]. alle epidemie. anche se non bisogna necessariamente dedurre la scomparsa di una sede dall’assenza del titolare. popolato da rifugiati di lingua latina. posta all’esterno delle mura o interna all’abitato: così Tessalonica. Inoltre. trattò con Eraclio. vendevano i loro prodotti per barattarli con i manufatti di cui avevano bisogno. pp. L’unico agglomerato di una certa importanza rimaneva Tessalonica. Corinto. e non soltanto in Tracia o nella Grecia orientale. Argo. nel corso del VII secolo – per l’afflusso di varie ondate di rifugiati. agricoltori. più ancora. IX. che si stabilirono di preferenza in zone boscose o comunque lontane dalle città. come nei casi di Sofia/Serdica o Filippopoli. lontano dal Mar d’Azov. Gli Slavi. regioni rimaste sotto l’autorità imperiale. mantenute in buono o in cattivo stato di conservazione durante il Medioevo e rinforzate da un’acropoli ben munita. non si può che fare affidamento sui risultati degli scavi. in particolare. I Bulgari. La vita urbana ebbe un costante declino. Filippi. che forniscono informazioni riguardanti solamente la regione di Tessalonica –. Alcune città sono state in grado di sopravvivere riducendosi a dimensioni più modeste. capo dei Bulgari Unuguri. ma persino nel cuore dei Balcani se si tiene conto della continuità toponomastica. Nauplia. passati forse momentaneamente sotto l’autorità del qaghan degli Avari. Attualmente si crede che l’apporto slavo non abbia compensato numericamente le perdite dovute alle invasioni e. che lasciò che si stabilissero a sud della . le città. Lo scarso numero di vescovi della penisola presenti ai concili del 680-81 e del 691-92 documenta la situazione di recessione. sono state più studiate dei villaggi. I Serbi e i Croati. i cui resti risultano più cospicui. costruiti in materiali deperibilissimi. che aveva scacciato gli Avari dalle sponde settentrionali del Mar Nero e. altri Bulgari passavano al sevizio dell’imperatore. la realizzazione di tale programma dipendeva dal fronte orientale. dal momento che non si organizzavano secondo un modello statale e non erano coordinate tra loro: mentre una tribù attaccava Tessalonica. senza dubbio un fratello di Kuber. detti archontes nelle fonti bizantine. La politica imperiale si è sempre dimostrata in tal senso particolarmente accorta. un certo numero di Bulgari ottenne da Costantino IV. tentando invano di impadronirsene con l’inganno. Nello stesso periodo. la possibilità di sbarcare le proprie truppe dovunque fosse necessario [Lemerle 91]. I principî erano salvi. Verso il 670. Verso il 680 Kuber. i Sermesiani. come gli Avari che li avevano preceduti. Queste ubbidivano a dei capi. Lo scacco ebbe gravi conseguenze perché i Bulgari. avrebbero poi unito le tribù slave con le quali erano entrati in contatto. che governavano quella che le medesime fonti chiamano una «sclavinia». sottomettere all’obbligo di versare le tasse e di fornire soldati. b) Le relazioni con i Bulgari. di stabilirsi nelle pianure a sud del Danubio. dal momento che l’imperatore. e cristianizzare. Queste enclaves non costituivano una seria minaccia per l’Impero. premuti dai Cazari che si erano stabiliti a loro volta nelle steppe della Russia meridionale e guidati da Asparuch.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 485 I Balcani 485 Sava. mentre il tributo versato veniva fatto passare a pagamento della protezione data alla frontiera da parte dei nuovi venuti. anche se l’obiettivo rimaneva identico: far riconoscere l’autorità del basileus. ma con maggiore successo. L’indebolimento del qaghanato aveva restituito l’autonomia a parecchie tribù slave. evitando nella maggior parte dei casi il confronto diretto e lasciando ampia autonomia alle autorità locali nel gestire i rapporti con gli Slavi. il cui esercito era stato sconfitto nel 680-81. tra i quali c’erano anche numerosi Greci. che ebbe la maggior attenzione fino alla fine della riconquista bizantina. ma la città fu salvata grazie all’intervento della flotta dei Carabisiani. un’altra provvedeva al vettovagliamento della città. un altro capo bulgaro alla guida del suo popolo. Era sufficiente che i Bizantini conservassero i loro punti d’appoggio per poter disporre di future basi per la riconquista. accordava loro – apparentemente. costi- . tra i quali un precedente alleato di Kuber. secondo i termini del trattato. Mauro. con la sua superiorità navale. in quanto Bisanzio aveva mantenuto. il cui figlio venne nominato patrizio. ossia un territorio controllato da tribù di Slavi. si stabilì non lontano da Tessalonica. particolarmente adatte ai popoli nomadi della steppa. Tuttavia. di sua volontà – il territorio conquistato. usurpatore preoccupato di consolidare il potere grazie a un successo militare. un contingente bulgaro attaccò le retrovie dell’esercito arabo che assediava Costantinopoli [Yannopoulos 1127]. La frontiera danubiana costituiva l’unico potenziale punto debole dei Bulgari. in quanto noti soltanto attraverso testimonianze archeologiche e iscrizioni protobulgare. venne creato un primo tema balcanico. nonostante le numerose e importanti vittorie conseguite. riprese l’offensiva: in un primo tempo devastò e saccheggiò Pliska. Un sigillo di Tervel conservato è inciso secondo lo stile bizantino e reca anche un’invocazione alla Vergine. venne ucciso nell’811 insieme a gran parte dei suoi ufficiali superiori. Dopo un’impressionante sequela di vittorie. occupavano un territorio in cui i Bizantini erano senz’altro più presenti che nel resto dei Balcani. Costantino V fu vicino a riuscirci.2d_Bisanzio II_427-540 486 7-07-2008 13:59 Pagina 486 Le regioni dell’Impero tuendo gradualmente uno Stato vero e proprio. ma la disfatta non ridusse affatto le capacità militari del qaghan Krum e Niceforo stesso. Tale nuovo pericolo è senza dubbio il motivo per cui. prima del 687. Nel 705. poiché le guerre intestine avevano indebolito il qaghanato ma. . Per i Bizantini. in quanto potevano essere presi alle spalle da un altro popolo nomade che avesse beneficiato dell’appoggio della flotta bizantina. con l’intento di difendere gli accessi via terra alla capitale. gli imperatori tentarono di porre fine a questa anomalia. Il loro Stato beneficiò dunque di una duplice eredità. l’esistenza d’uno Stato rivale nei Balcani costituiva un motivo di preoccupazione. dove esistevano un insediamento in muratura. la capitale bulgara. I primi qaghan si stabilirono a Pliska. Tervel. Per quanto la situazione di conflitto con gli Arabi lo permetteva. Gli esordi dello Stato bulgaro rimangono oscuri. I Bizantini cercarono per tempo di utilizzare i Bulgari a loro vantaggio. non poté impedire che l’esercito bulgaro. capanne di legno e un ampio spazio in cui venivano erette le tende. tuttavia. Qualche anno più tardi. comprese quelle stabilite in Tracia. la qual cosa non implica di necessità che il qaghan fosse stato battezzato ma rivela almeno un certo spirito sincretistico. Niceforo I. tanto più che era in corso una competizione per attirare nella propria sfera di influenza le tribù slave. che in seguito fece acclamare cesare a Palazzo. quello di Tracia. Costantino VI rimise mano al progetto di suo nonno. da molto tempo in contatto con Bisanzio. durante l’inverno 717-18. colto di sorpresa nel viaggio di ritorno presso un valico dell’Emo. nomadico-turcica e romana. I Bulgari. Giustiniano II riprese il potere con l’aiuto del loro khan. scampasse al disastro totale. il che fa supporre che il qaghan stesso avesse aderito all’ideologia bizantina. ancora molto mobile e ben protetto dalla catena dell’Emo. ma subì una grave sconfitta a Marcelle nel 792. I primi progressi furono compiuti sotto il regno di Costantino V. Contemporaneamente la ripopolò in parte. alleggerendo di conseguenza la pressione sulla Tracia. Più a sud. i basileis intrapresero l’opera di restaurazione della loro autorità sui territori popolati ormai in maggioranza da Slavi. Agli Slavi si do- . al riparo da ogni nemico e in particolare dai Bulgari. nonostante la superiorità militare. Come già Giustiniano II prima di lui.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 487 I Balcani 487 il qaghan propose ai Bizantini di tornare alle frontiere precedenti in cambio d’un tributo e d’un accordo che permettesse ai mercanti di circolare liberamente tra i due Stati. i Bizantini facevano affidamento sulle fortezze che avevano conservato. liberando senza difficoltà la Tracia occidentale e dando un nuovo nome a Berea. che fu chiamata Irenopoli. danneggiati da tali avanzate. c) Il recupero della Tracia e dei Balcani meridionali. La confusione ai vertici del governo non consentì ai Bizantini di rispondere favorevolmente e si dovettero perciò attendere la morte di Krum nell’814. Gli archontes slavi furono integrati nella gerarchia bizantina attraverso la concessione di titoli aulici [Seibt 1112]. I sovrani bizantini facevano come sempre uso di due armi tradizionali: la pressione dell’esercito e la forza d’attrazione esercitata dall’Impero. come l’antroponimia permette di constatare. Il programma imperiale è riassunto in maniera ammirevole da Leone VI. Irene seguì il suo esempio. quindi i sovrani rimpiazzarono gradualmente gli archontes d’origine slava con funzionari bizantini. battezzare ed ellenizzare. già stratego degli Anatolici. soprattutto in Bitinia. che oltre tutto sottraevano loro in parte gli Slavi che avevano già sottomesso. insediandovi Siriani e Armeni che fece trasferire dai rispettivi luoghi d’origine dopo le sue vittoriose campagne d’Oriente. ma con maggior successo. e una vittoria bizantina per veder stabilita una pace durevole nell’816. si estendeva ormai fino a nord di Tessalonica. erigendo in vescovati molte delle nuove fortezze forse allo scopo di poter disporre in Tracia d’un clero iconoclasta [Kountoura-Galake 1106]. I primi tentativi di Costantino IV e di Giustiniano II. Ma il qaghanato bulgaro. l’ascesa al potere di Leone V. il nuovo sovrano bizantino fece deportare numerosi Slavi in Asia Minore. Nel momento in cui ne ebbero la possibilità. che già aveva assorbito numerose sclavinie. non riuscirono a rendere libera e sicura in modo durevole la Via Egnatia da Costantinopoli a Tessalonica. Ma i Bulgari. che lo attribuisce al padre Basilio: imporre capi bizantini. che provvide a liberare costruendovi inoltre nuovi kastra. ripresero i loro antichi territori dopo le vittorie di Krum. tuttavia. nessun altro avvenimento degno di nota ha attirato l’attenzione dei cronisti. fornendo nello stesso tempo un contingente militare. la ricristianizzazione si tradusse nella creazione d’una nuova rete di vescovati. dalla Cronaca di Monemvasia. venendo sconfitti come testimoniato. Sotto il regno di Niceforo. ma gli Slavi si sollevarono poco dopo. esso avrebbe inglobato la Grecia centrale. Turlej 1113]. fu certamente creato prima del 695. All’interno del tema. la regione di Patrasso fu sottomessa. uno stratego del Peloponneso. In seguito ci fu una duplice riorganizzazione del territorio. quando fu costituito il tema-circoscrizione dell’Ellade. e di versare non la regolare imposta fondiaria ma una somma forfettaria negoziata. I primi decenni del IX secolo segnano un’avanzata decisiva dei Bizantini in Grecia. aveva ottenuto diritti. infatti. Gli studiosi hanno cercato. quello degli Elladici. di determinare quale fosse il comprensorio di tale tema. nel 782-83. che aveva raggiunto Tessalonica senza avere il dominio della regione ma facendo numerosi prigionieri. che un semplice corpo d’armata reclutato in Grecia continentale – principalmente a Tessalonica e in Tessaglia – e insulare posta sotto il controllo bizantino. poiché il suo stratego ebbe parte nella ribellione che rovesciò Giustiniano II: probabile conseguenza della spedizione condotta nel 688 dall’imperatore. una nuova marcia vittoriosa nel paese degli Slavi. porti a termine. Si tratta senza dubbio d’un falso problema in quanto non era. che rafforzò il tema di Tracia per la difesa di Costantinopoli. In seguito. a parte la rivolta degli Slavi dati come schiavi alla metropoli di Patrasso. la Chiesa stessa. tra le altre fonti. le autorità – dando prova dell’abituale pragmatismo – continuarono a preser- . senza peraltro trovare un accordo. all’epoca.2d_Bisanzio II_427-540 488 7-07-2008 13:59 Pagina 488 Le regioni dell’Impero mandava prudentemente di obbedire agli strateghi che l’Impero nominava. Niceforo rinforzò l’elemento ellenico nella regione trasferendovi numerosi Greci dalle isole e dall’Asia Minore. prendendo il Peloponneso e facendo dei prigionieri [Oikonomides 1111]. d) L’istituzione dei temi. Bisogna attendere un secolo perché l’eunuco Stauracio. con capitale Adrianopoli. Prima dell’802 venne creato il tema di Macedonia. sanciti da una crisobolla di Niceforo I. mentre Patrasso viene eretta a nuova metropoli. sui vicini slavi ormai vinti [Oikonomides 1110. le cui varie tappe ci sfuggono poiché. Atene compresa. Intanto. si può constatare però che il numero dei vescovati balcanici nelle liste episcopali si accresce in maniera evidente con il passare del tempo. Un primo tema. uomo di fiducia dell’imperatrice Irene. poiché è attestato. nell’812. Il tema dei Drugubiti. Slavi pagani e famigerati pirati. pp. Il dispositivo fu completato con l’istituzione del tema dello Strimone (prima del 900). che controllava i passi del Rodope dai quali i Bulgari potevano attaccare [Oikonomides 28]. prese il nome di una delle tribù slave (di cui in precedenza si conoscevano alcuni arconti) che si erano insediate presso la metropoli a partire dal VI secolo. La questione bulgara. nel Taktikon Uspenskij – e. raggiunse le coste adriatiche. anche se Costantino VII attribuì troppo esclusivamente a suo padre Basilio I il vanto di averli convertiti tutti [Peri 1116]. La conversione dei Narentini. facilitò le relazioni tra Venezia e Costantinopoli. Quest’ultimo raggruppava le città di Zara. Dalla creazione dei temi di Tessalonica (prima dell’836) e di Durazzo è facile dedurre l’ambizione di voler restaurare la Via Egnatia per farne l’asse viario bizantino. verso il 923. 937-39]. la situazione in Europa centrale era mutata. a) La posta in gioco nella conversione della Bulgaria. l’entroterra a Costantinopoli [HC IV. base indispensabile per la salvaguardia dei territori italiani. 2. Intorno alla metà del IX secolo. nella seconda metà del secolo. Anche dopo la loro scomparsa. La presenza bizantina così rafforzata incoraggiò quindi i popoli serbo e croato a convertirsi al cristianesimo. L’influenza dei Bizantini sui Serbi continuò a esercitarsi indirettamente.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 489 I Balcani 489 vare le sclavinie degli Ezeriti e dei Melingi. il ricordo delle sclavinie non fu mai completamente cancellato. Spalato e Ragusa. Dialetti slavi si parlavano ancora nell’XI-XII secolo intorno a Tessalonica [Brunet 474]. quelli di Nicopoli e di Dalmazia. dove aveva la base una flotta provinciale per difendere meglio l’Adriatico dagli Arabi che avevano assediato la città nell’886. L’avanzata bizantina. di Durazzo – menzionati per la prima volta nell’843. Successivamente vennero creati i temi di Cefalonia. anche se intervennero sovente nelle loro vicende imponendo un pretendente al potere che avesse il loro favore. I Serbi furono soggetti alla duplice influenza di Roma e di Costantinopoli fino a quando. il conflitto di giurisdizione fu risolto: i territori marittimi furono affidati a Roma. La potenza della Moravia slava inquietava tanto l’imperatore . creato nel X secolo nella medesima regione. favorita dall’appoggio assicurato dalla flotta. L’abbandono del paganesimo da parte degli Slavi di Grecia non ebbe la pubblicità avuta dalla conversione dei Bulgari o dei Russi. un certo numero di libri liturgici. mise a punto l’alfabeto che consentì di tradurre in slavonico i Vangeli. anche se dopo numerose tribolazioni – addirittura dopo essere stato incarcerato a Ratisbona per l’ostilità del clero franco –. fini conoscitori delle lingue slave. che – a torto – videro in questo gesto la volontà di sottomissione all’Impero. Inoltre. prendendo il nome di Michele. dove aveva fallito il tentativo di indurre al battesimo cristiano i Cazari. in HC IV. diventò catecumeno. Cirillo ritornava da un viaggio in Crimea e in Cazaria. che riconosceva così almeno formalmente la sovranità del basileus. Nell’862. cosicché Metodio. al contrario di quanto riferiscono Leone Grammatico. La cronologia della conversione di Boris è complessa. nati nella regione di Tessalonica. pp. Teofane Continuato o Genesio [Zuckerman 167]. filologo d’eccezione. già convertiti per loro scelta al giudaismo [Zuckerman 141]. probabilmente. in onore di Michele III. ancora legata alle tradizioni pagane. non si possono escludere le convinzioni personali di Boris. La conversione del principe.2d_Bisanzio II_427-540 490 7-07-2008 13:59 Pagina 490 Le regioni dell’Impero carolingio. il Nomocanone e l’Ecloga. che conclusero un piano d’attacco congiunto. I due missionari ottennero l’appoggio del papato. il principe di Moravia – già cristiani. terminò la sua lunga carriera come arcivescovo di Pannonia per scelta di papa Adriano II. Cirillo morì prematuramente nell’869 a Roma. La nobiltà dunque si ribellò. i Moravi inviarono a Costantinopoli un’ambasceria ben accolta. qaghan dei Bulgari. fonti bizantine. 221-24]. Infine. quanto Boris. ma fu sconfitta e i capi . da un prelato greco inviato dal patriarca Fozio. Ludovico il Germanico. non dovette nulla a una pretesa pressione militare esercitata dai Bizantini su Boris. nell’864. Greci di province conquistate o Slavi ellenizzati. e fu sicuramente battezzato poco tempo dopo. giacché è nota soltanto attraverso le. inquietò una parte dei boiari. Cirillo. Boris. oltre a permettere la formazione d’un clero in grado di rivolgersi ai fedeli nella loro lingua [G. la religione cristiana fornì senza dubbio nuove armi a un sovrano che incontrava viva opposizione da parte dell’aristocrazia dei boiari. contraddittorie. Tale conversione. dove era stato accolto nel migliore dei modi da papa Adriano al quale aveva donato una preziosa reliquia di papa Clemente proveniente da Cherson. i sovrani con cui Boris trattava erano – almeno i più importanti: i due imperatori. che abdicò volontariamente per terminare i suoi giorni in un monastero. e che ebbe l’effetto di inviare una missione condotta dai fratelli Cirillo e Metodio. Al di fuori della Bulgaria. Dagron. erano già convertiti al cristianesimo. sospettando per di più che i valori cristiani non fossero compatibili con le tradizioni di un’aristocrazia guerriera. Il qaghan doveva tener conto del fatto che una parte dei suoi sudditi. un vero speculum principis a uso d’un sovrano cristiano. allontanandoli ben presto da Pliska e inviandoli in Macedonia occidentale.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 491 I Balcani 491 della rivolta furono giustiziati in massa insieme ai loro figli. Il territorio bulgaro. il centro tradizionale del regno. perché troppo legata al fratello Vladimiro. due sacerdoti slavi che già facevano parte della cerchia di Metodio. nell’893. a questo punto. Boris accettò che l’arcivescovo di Bulgaria venisse nominato dal patriarca costantinopolitano. Boris. pp. proclamando sovrano il figlio cadetto Simeone prima di tornare al monastero. Simeone stabilì a sua volta una nuova capitale a Preslav. fece deporre e accecare Vladimiro. Finalmente. in cui tuttavia rifiutava l’autonomia alla Chiesa bulgara. dopo la conversione di Boris. per evitare una rivalità troppo aperta con i Greci. abbandonato il ritiro. Fozio gli rispose con una lunga lettera. Nell’889 Boris lasciò il potere nelle mani del figlio maggiore. ma il nuovo sovrano si alleò con i boiari di Pliska permettendo che le nuove chiese venissero abbattute e lasciando martirizzare dei sacerdoti cristiani tra cui lo stesso arcivescovo. a patto che il presule potesse quindi godere di autonomia. senza dubbio uno dei primi cenobi fondati in Bulgaria. Quando Clemente e Naum. Perciò. avevano iniziato la conversione della popolazione. manifestando il desiderio che la Bulgaria potesse avere un suo patriarca. nella regione di Ocrida. promettendogli inoltre l’invio d’un vescovo. a causa della posizione geografica. inviò due ambasciate rispettivamente a papa Niccolò I e a Ludovico il Germanico. Vladimiro. nell’869. dopo aver abbandonato Pliska. Il qaghan fece poi innalzare a Pliska una grande cattedrale. e alle tradizioni pagane anche se. ritirandosi in un monastero. disinnescando in tal modo una potenziale tensione con l’Impero. ostacolata dalla lingua straniera. ma anche latini. Preslav si sviluppò rapidamente: sorsero chiese e ca- . senza comunque acconsentire all’autocefalia. che aveva cacciato dal trono. li accolse Boris. vennero cacciati dalla Moravia alla sua morte – nel’885 –. oltre a fondare numerose chiese in tutta la regione e dotando infine il suo regno d’un codice giuridico [HC IV. I negoziati si complicarono con lo scisma tra Roma e Costantinopoli e con la divisione in seno alla Chiesa greca tra i fautori del patriarca Ignazio e quelli di Fozio. Boris si assunse il compito di organizzare la Chiesa di Bulgaria cercando di evitare una troppo stretta dipendenza da Bisanzio. dipendeva giuridicamente dal patriarcato di Costantinopoli. Boris si rivolse perciò a Fozio per avere chiarimenti sulla nuova fede. Anche il papa rispose alle domande di Boris con una dettagliata lettera sulle consuetudini cristiane. erano state edificate delle chiese. Dei prelati greci. Boris. 924-31]. Di fronte al pericolo bulgaro. ma i risultati furono modesti. in particolare latini. fra le altre. Clemente. mentre i chierici greci lasciavano il paese ormai completamente assoggettato al rito slavonico. L’impiego della lingua slava nelle liturgie. che salì al trono nell’893 era imbevuto di cultura greca. facendoli battezzare mentre lui ne era padrino. come pure ai Peceneghi. Simeone si liberò davanti alla sua gente della reputazione di essere un ammiratore troppo entusiasta dei Greci. autore d’un trattato risalente all’inizio del X secolo. avendo trascorso a Costantinopoli la giovinezza in attesa di essere posto a capo della giovane Chiesa di Bulgaria secondo il disegno concepito da suo padre. Il sovrano. gli Ungari. Da parte sua. cedendo alle richieste di suoi protetti e desiderando forse favorire il santuario di San Demetrio – alla cui protezione attribuiva lo scampato accecamento –. Simeone iniziò a promuovere a Ocrida il primo vescovo slavo. anche se poi. La prima guerra contro i Bizantini scoppiò per ragioni economiche. e a dei nomadi giunti ultimamente. La maggioranza di essi fu . e offrendo loro dei titoli aulici. Bisanzio ricercò degli alleati per prendere il nemico alle spalle: fece appello ai Serbi e ai Croati – che considerava sempre come sudditi [Malamut 1122] – con l’intermediazione. provvedendo poi a slavizzare progressivamente l’intero clero bulgaro. L’imperatore inviò quindi un vescovo presso gli Ungari. fece trasferire a Tessalonica una parte dei traffici commerciali con i Bulgari. misero a sacco le province bizantine fino alla Tracia.2d_Bisanzio II_427-540 492 7-07-2008 13:59 Pagina 492 Le regioni dell’Impero se in pietra per i boiari oltre a un palazzo dall’ammirevole decorazione. quando Leone VI. Gli Ungari sconfissero i Bulgari in almeno due occasioni. Bulgari e Bizantini fecero a gara per mettere a capo dei Serbi un principe a loro favorevole. A Preslav. alcuni chierici curarono la traduzione delle opere dei Padri della Chiesa greca. dello stratego di Dalmazia. il quale ne convertì una parte fondando il vescovato di Turchia. che lo aveva chiamato presso di sé nel monastero in cui si era ritirato. In due riprese Costantino VII invitò dei capi ungari a Costantinopoli. trovò un difensore nella persona del monaco Hrabr. Le ostilità cessarono quando l’imperatore abbandonò la sua decisione e il tributo annuale fu nuovamente versato. detti Turchi nelle fonti dell’epoca per le loro origini. Boris. Giovanni l’Esarca. fornendo a Simeone il modo di soddisfare le richieste dei suoi boiari. stabilitisi nelle steppe della Russia meridionale. contestato dai teologi. celebre per la descrizione lasciate da un osservatore contemporaneo. b) Le ambizioni di Simeone di Bulgaria. nel 934 e nel 943. intesse un elogio dell’ascetismo più rigoroso per chi voglia sfuggirgli e rifiuta i sacramenti [Vaillant 765]. che abbia voluto impadronirsi veramente della capitale bizantina. Alla sua morte. come dimostra l’estensione raggiunta all’epoca dalla capitale. regnandovi come imperatore dei Romani e dei Bulgari. sensibile alla predicazione d’un prete. nel 927. . di ricevere dal patriarca Nicola il titolo di imperatore dei Bulgari e della prospettiva di diventare suocero del giovane imperatore Costantino VII. primo re d’Ungheria. pp. non decise di prendere severi provvedimenti contro il capo dei Bogomili. infine. 889-92]. indice d’un cresciuto volume di traffici. Si dubita. Preslav. che diede nome a un’eresia che criticava fortemente il clero ufficiale. Il nuovo regno entrò di conseguenza nella sfera d’influenza dell’Impero germanico. si accontentò di ristabilire la consuetudine del tributo. diffondendosi anche nei territori dell’Impero finché Alessio Comneno. di cui la Bulgaria si giovò. Bogomil. in particolare Adalberto di Praga. deportati in Tracia in gran numero dopo la caduta di Tefrice. che venne arso pubblicamente sul rogo. è possibile che siano stati influenzati dai Pauliciani.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 493 I Balcani 493 tuttavia influenzata dai chierici latini. A questo periodo data la ceramica decorativa prodotta nei monasteri vicini alla capitale e la maggior parte dei gioielli e di altri oggetti d’arte suntuaria importati da Costantinopoli. L’assenza di una flotta gli avrebbe comunque impedito di realizzare una simile ambizione [Shepard 1124]. Un trattato scritto dal prete ortodosso Cosma – secondo qualcuno risalente al 972. nel 913. che lo metteva alla pari con l’Imperatore bizantino. il figlio Pietro si esibì in una dimostrazione di forza in Tracia – segno che la Bulgaria era stata meno indebolita dalle guerre di Simeone di quanto non sia stato talvolta sostenuto – e ottenne la mano di Maria. e riconoscere le conquiste territoriali. a Costantinopoli. Seguì un quarantennio di pace. per altri databile al XIII secolo – descrive approfonditamente la creazione dell’universo sensibile da parte del diavolo. una nipote di Romano Lecapeno. la loro capitale. e la neonata Chiesa si volse infine a Roma. che nel 1001 inviò la corona a Stefano. Gli avversari ortodossi assimilano i Bogomili a eretici dualisti. anche se molti vescovi di rito greco furono presenti per tutto l’XI secolo [HC IV. La prima volta. Tale corrente religiosa fu popolarissima in Bulgaria. L’avvicinamento all’ortodossia provocò il rigetto di una parte della popolazione bulgara. Quali obiettivi potesse avere in mente Simeone quando giunse dinanzi alle mura di Costantinopoli continua a essere argomento di acceso dibattito. Nel 924 si fece ancora confermare il titolo imperiale. a dispetto d’una breve e sfortunata reazione imperiale nel 986. già ostaggio a Costantinopoli. scelto non tra i figli di Pietro. nominato magistros. attirato dalle ricchezze bulgare. L’insediamento di contingenti armeni completò il dispositivo destinato a proteggere Costantinopoli contro ogni minaccia proveniente da ovest o da nord. si diede da fare per recuperare il terreno per- . sollecitati dal sovrano bizantino. Da allora fu un semplice funzionario del basileus. ai quali veniva garantito l’accesso al mercato di Costantinopoli. al quale subentrò il figlio Boris. I Bulgari si erano dati un capo. ritornò per proprio conto nell’autunno del 969. Svjatoslav aveva già notato l’interesse economico che poteva rivestire la conquista della regione basso-danubiana nel momento in cui aveva considerato della massima importanza il possesso di Preslavitsa (Perejaslaveç. Basilio II. ma nella persona del figlio di un comes bulgaro. e delle guarnigioni vennero poste a Dristra. sotto Giovanni Tzimisce e poi sotto Basilio II. La Bulgaria venne occupata militarmente. forse d’origine armena. 56-57]. fu stabilito un comando a Preslav. Samuele. molto attiva nell’XI secolo [Oikonomides 1150]. che si erano rifugiati a Costantinopoli. L’imperatore ottenne nel 968 la deposizione di Pietro. poi Dristra e Filippopoli. Giovanni Tzimisce dovette risolvere la crisi creata da Niceforo. Le preoccupazioni economiche erano ben vive perché il trattato concluso con Svjatoslav riprendeva gli accordi firmati in precedenza con i Russi. l’odierna Nufàrul) [Stephenson 1101. La prima sottomissione della Bulgaria derivò dalla decisione di Niceforo Foca di rifiutare il tributo reclamato dai Bulgari. Per maggior sicurezza. grazie alle sanguinose scorerrie compiute contro la Bulgaria dai Russi di Svjatoslav. che aveva insediato il principe russo a sud del Danubio.2d_Bisanzio II_427-540 494 7-07-2008 13:59 Pagina 494 Le regioni dell’Impero c) La conquista della Bulgaria. La difficile vittoria di Tzimisce nel 971 lo lasciò signore della Bulgaria: Boris venne spogliato delle sue insegne imperiali e. Tzimisce – come già Basilio I prima di lui – aveva deportato in Tracia dei «Manichei» giunti dall’Anatolia orientale: una popolazione eretica ma di tradizioni guerriere che fornì all’esercito un tagma ancora efficiente sotto Alessio Comneno. Avvenne in due tempi. pp. Le bocche del Danubio furono affidate a uno «stratego della Mesopotamia d’Occidente». che controllava il delta del Danubio. domata finalmente l’aristocrazia anatolica nel 989. Svjatoslav. ribattezzata Ioannopoli in onore dell’imperatore. prese Preslav – catturando Boris –. dove vennero poste una guarnigione agli ordini d’uno stratego e una dogana. Il regime di occupazione militare messo in atto da Tzimisce non riuscì a resistere alle guerre civili dei primi anni del regno di Basilio II. Nonostante ciò che afferma Giovanni Scilitza. capitale economica della regione. dove l’influenza di Samuele era rimasta più debole. ma arruolò anche dei notabili bulgari offrendo loro. in cui si distinguevano i Variaghi russi. e celebrando il trionfo al suo ritorno a Costantinopoli. ma la resistenza continuò. pp. ancora una volta. iniziò un lungo viaggio in tutta la Grecia. i combattimenti erano già cessati. Samuele conquistò la prima delle due città. anche se si può dubitare circa la pretesa entità dei prigionieri catturati nell’occasione (14 000) e soprattutto del loro sistematico accecamento. ci vollero ancora quattro anni di sforzi per abbattere il regno bulgaro. a quel che sembra. nella regione di Ocrida e di Prespa. finalmente vittorioso. L’imperatore corroborò il successo appena ottenuto attaccando Vidin sul Danubio e impadronendosi di Sirmio per prendere. riprendendo il programma di Simeone del quale aveva ricostituito l’impero. costretto a reagire. Nel 1018 Basilio II. conquistò Sofia e riprese velocemente la regione del Paristrion. Il cuore dello Stato di Samuele era più a ovest dell’antico Impero bulgaro. al quale offrì la dignità di patrizio. forse per la decadenza d’un trattato della durata di dieci anni. che fornisce del suo regno un resoconto molto lacunoso. Nel 997 Samuele si fece incoronare imperatore. Criselio. l’unico storico di Basilio II. unendo la pressione militare all’attrattiva costituita dalle dignità auliche. come suppone Paul Stephenson [1101. non la seconda nonostante ripetuti assalti. Samuele morì il 6 ottobre 1014. rendendo suo vassallo il notabile locale più in vista. se necessario. Nel 1014 il conflitto ricominciò. titoli di prestigio e relative ricche prebende. senza dubbio per riaffermare l’autorità imperiale presso la popolazione che aveva vissuto a lungo nel timore di Samuele. era in parte di ordine economico. quando l’imperatore aveva lasciato a Samuele un territorio ormai ben delimitato. 68-69]. Il sovrano bizantino non si servì soltanto del suo esercito regolare. L’ambizione del capo bulgaro. poiché si proponeva di controllare la Via Egnatia impadronendosi di Durazzo a ovest e di Tessalonica. a est. dopo la riconquista di Durazzo. Nel 1005 Basilio riprese pure Durazzo. . L’imperatore riportò un notevole successo ai valichi del Kleidion.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 495 I Balcani 495 duto. Samuele alle spalle. in cambio. Basilio II. quindi dux di Ani e d’Iberia. fornendo pure la lista delle sedi vescovili annesse. alla quale Basilio aveva generosamente concesso titoli aulici. ancor più accresciute per l’avanzata bizantina: venne così aggiunta la Serbia. fu diviso in due grandi circoscrizioni. Basilio II si adoperò al fine di rispettare le istituzioni vigenti. Basilio precisò nel sigillion del 1020 i possedimenti dell’arcivescovo di Ocrida. La vittoria di Basilio II garantì la sicurezza dei Balcani e favorì l’espansione economica che caratterizzò i due secoli successivi. per evitare che la popolazione bulgara potesse appellarsi a loro in caso di malcontento. L’imperatore organizzò il paese conquistato in modo avveduto. futuro imperatore. Aronne. l’imperatore sorvegliava i Serbi che si erano prudentemente affrettati a fare atto di sottomissione [Ferluga 1134. Il ducato di Bulgaria occupava il centro degli Stati di Samuele. Il paese. e preservò inoltre lo statuto di autocefalia della Chiesa bulgara. Così Isacco Comneno. Anche i Bulgari fornirono i loro contingenti all’esercito imperiale. I principi servirono nell’esercito. Holmes 152]. mentre Tzimisce aveva soppresso il patriarcato bulgaro subordinando il metropolita di Ioannopoli/Preslav alla diretta autorità del patriarca costantinopolitano. i ducati del Paristrion e di Bulgaria. a) L’organizzazione amministrativa dei Balcani dal 1018 al 1204. i contadini bulgari praticavano ancora. anche se Basilio mantenne in carica il titolare Giovanni. sforzandosi di guadagnare il favore delle élites con la concessione di dignità e riuscendo a integrare l’antica famiglia regnante in seno all’aristocrazia bizantina. e Skopje principale piazzaforte militare. infine.2d_Bisanzio II_427-540 496 7-07-2008 13:59 Pagina 496 Le regioni dell’Impero 3. sempre in Oriente. sposò Caterina di Bulgaria. duca di Mesopotamia. Da questa provincia. grande base navale costruita nel X secolo [Madgearu 1138]. Il Paristrion comprendeva le province bulgare annesse da Tzimisce. La nobiltà bulgara. . I Balcani bizantini. Mantenne la consuetudine del versamento delle imposte in natura che. in particolare nel 1040. con Ocrida capitale religiosa. fu nominato catapano del Vaspurakan. L’imperatore poteva inoltre godere del diritto di nominare il capo della Chiesa bulgara. pare. cognato di Isacco. e includeva le bocche del Danubio difese dalla fortezza di Dristra e da quella posta nell’area di Pacuiul lui Soare. si dimostrò meno docile e prese parte alle rivolte che sollevarono di tanto in tanto le antiche province bulgare. unendo i giovani principi in matrimonio con eredi di grandi famiglie dell’Asia Minore. nominando a sua volta Ljutovid. nel corso della quale il figlio di Michele di Dioclea. ma Michele IV s’impadronì in seguito dei suoi possedimenti. Michele IV agì prontamente. signore di Zara e di Spalato. sul seggio arcivescovile di Bulgaria. e fecero evacuare. I principi di Dioclea costituirono da allora una minaccia per Durazzo. fece tradurre dallo slavonico in greco opere come la Vita di Clemente. Le élites locali continuavano a essere sempre invitate a integrarsi alla clientela. Nissa. fu proclamato imperatore. Giovanni Orfanotrofo. già arconte di Zaclumia. Permaneva tuttavia il rischio di un’alleanza tra i Serbi e i Normanni. già membro del clero di Santa Sofia. il che fa supporre che il pagamento delle tasse avvenisse in denaro. essa dovette vacillare sotto i colpi dei Serbi di Dioclea che sostennero una nuova rivolta bulgara. Altro sintomo dell’influenza bizantina fu il fatto che a Giovanni. Dopo il 1071. Romano III accolse presso di sé Dobrona. la allineò nel regime fiscale generale. Una deliberata distruzione di manoscritti slavonici avrebbe accelerato l’impiego della lingua greca. L’influenza bizantina nei Balcani occidentali dipendeva dai sussidi inviati ai potentati locali e dalla forte presenza militare bizantina. e tanto più in considerazione del fatto che l’arretramento bizantino in Italia successivo al 1071 espose la città in prima linea. alcuni centri che costituivano punte avanzate. beneficiaria della pace e di un approvvigionamento monetario migliore da parte di Costantinopoli e di Tessalonica. Questa politica espansionistica rappresentò anche un modo per prendere possesso della Bulgaria. solidamente attestati in Italia: il pericolo si materializzò quando Bodin si unì . o meglio alla gerarchia imperiale [Falkenhausen 1133]. Sotto il profilo religioso. fratello di Michele IV. ristabilendo la situazione. evitando tuttavia di amministrare direttamente i territori serbi. l’arcivescovato di Ocrida venne affidato a un presule greco a cominciare dal regno di Michele IV. protospatario e stratego di Serbia e Zaclumia.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 497 I Balcani 497 I successori di Basilio II rafforzarono la presenza bizantina nei Balcani. rappresentata dalle guarnigioni di stanza a Skopje. promuovendolo protospatario e stratego di Dalmazia. Bodin fallì. eletto a Ocrida. e un’altra fomentata da Vojislav di Dioclea. Nel 1040 scoppiarono simultaneamente una rivolta capeggiata da Deljan. territorio corrispondente grossomodo al Montenegro attuale. Costantino Bodin. poiché non riuscì a radunare sotto di sé tutte le milizie bulgare. e si diede a razziare le terre dei suoi stessi sudditi. Lo sforzo fatto allo scopo di ellenizzare l’antica Chiesa bulgara s’intensificò sotto Alessio I quando Teofilatto. Ocrida e Durazzo. Leone. succedette un greco. come Sirmio e Belgrado. senza dubbio solo temporaneamente. ma Vojislav mantenne la sua indipendenza sconfiggendo lo stratego di Durazzo. sedicente erede di Samuele. I dissensi tra i capi e il rifiuto dei guerrieri peceneghi di combattere i Turchi in Oriente portarono a una serie di battaglie dagli esiti spesso infausti per i Bizantini. progressi del principato di Kiev [Zuckerman 1128]. alla fine del X secolo. Cherson. Giovanni Duca. I Peceneghi avevano approfittato della disfatta dei Russi di Svjatoslav per stabilirsi. la cui zecca batteva monete di bronzo. Un nuovo popolo nomade. ma i due generali avevano tentato di impadronirsi del potere. L’imperatore dovette accettare l’insediamento dei nomadi tra il Danubio e l’Emo [Malamut 1130]. eretta poi in tema nell’840. Fra l’VIII e il X secolo. già occupata dai Cazari nell’VIII secolo. Nel 1047 una massa di Peceneghi penetrò i confini dell’Impero. Dopo la morte di Roberto il Guiscardo. gli Uzi. L’Impero. intervenne a minacciare tale precario equilibrio. in crescita prosperosa. costituiva un bersaglio attraente. L’esercito bizantino. L’Impero disponeva di una sentinella in Crimea. Per la maggior parte scacciati così dalle loro sedi abituali. dal 1032. beneficiò d’un fiorente commercio con i Cazari. le cui frontiere non giungevano molto oltre il porto. ai quali accordò inoltre delle dignità. I funzionari di stanza a Cherson informavano il governo centrale di ogni cambiamento: avanzate di Ungari verso Occidente. Le steppe russe videro il passaggio di popoli nomadi che si avvicendarono gli uni agli altri premuti da invasori orientali. nonostante l’energia dimostrata dal Monomaco. riuscì a contenere le ambizioni serbe senza cercare di sottomettere Bodin. a nord del Danubio. b) Il problema dei nomadi.2d_Bisanzio II_427-540 498 7-07-2008 13:59 Pagina 498 Le regioni dell’Impero in matrimonio con la figlia del governatore di Bari. di frequenti incursioni che danneggiarono – come hanno provato gli scavi archeologici condotti in loco – un certo numero di località stanziali lungo il basso Danubio ricostruiti ai tempi di Tzimisce. se si considerano le incursioni ungare del X secolo – costituita dallo Stato bulgaro. L’assalto normanno a Durazzo nel 1081 sopravvenne perciò in un contesto problematico. Cherson. e divenne perciò oggetto. ma fu decimato da un’epidemia sotto Costantino X. arretramento graduale dei Cazari incalzati da Peceneghi e Russi. talora attraversandolo. . era stato rinforzato. Costantino Monomaco tentò di accattivarli concedendo loro di stabilirsi in territori abbandonati tra Nissa e Sofia e facendo battezzare i loro capi Tyrach e Kegenes. si stabilirono lungo il Danubio. cognato dell’imperatore. agli ordini di Niceforo Briennio e poi di Niceforo Basilacio. Bisanzio non ne fu immediatamente interessata grazie alla protezione – peraltro imperfetta. infliggendo a re Stefano una severa lezione. Tuttavia. non poteva rimanere indifferente. Sotto Michele VII. Si dovette attendere la vittoria di Lebunio. Spalato. c) I Balcani. con l’aiuto di una flotta risalì il Danubio. il 29 aprile 1091. Essi intrattenevano da qualche tempo relazioni commerciali con l’Impero.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 499 I Balcani 499 I Bizantini tentarono di integrare i nuovi venuti offrendo loro dei sussidi e favorendo il commercio nei porti del basso Danubio. tanto in ambito militare che sotto il profilo economico. Tutto indica che le città del Paristrion continuarono a beneficiare degli scambi commerciali con i popoli del nord. a parte monete e gioielli. Roberto il Guiscardo. Sebenico –. sferrò un massiccio attacco contro Durazzo nel 1107. come già suo padre. nei quali è stato rinvenuta una grande quantità di vasellame d’origine inequivocabilmente balcanica. i Peceneghi furono in grado di giungere con le loro scorrerie fino in Tracia. anche se non particolarmente intense. e solo suo figlio. cuore dell’Impero nel xii secolo. le priorità di Giovanni risiedevano in Oriente. Noviodunum. comprese che . perché Alessio Comneno liberasse i Balcani dalla loro presenza. La restaurazione bizantina sotto Alessio si rivelò chiaramente quando Boemondo. Erano attivi i traffici con le popolazioni locali – Bulgari. Dinogetia. l’intero Paristrion defezionò e. L’imperatore rispose a un’incursione su Sofia e. Bisanzio. Valacchi e Slavi – che le fonti qualificano di mixobarbaroi. costituiva la posta in gioco del potenziale conflitto. gli Ungari presero l’iniziativa: conquistarono la Dalmazia e prensero accordi con le singole città. Venezia. Nel XII secolo l’Impero migliorò considerevolmente la propria posizione nei Balcani. Un terzo soggetto. 83-89]. All’inizio del XII secolo. Preslavitza. Per un secolo. la cui moglie era una principessa ungherese. la tranquillità del Paristrion venne soltanto occasionalmente turbata da qualche scorreria cumana. dove negli scavi si è notata grande abbondanza di monete [Stephenson 1101. ma nel 1122 Giovanni II Comneno riportò una vittoria memorabile su una numerosa orda di nomadi. nel 1127. Il Normanno non fu in grado né di prendere la città né di avanzare lungo la Via Egnatia. gli Ungari. nell’arco di circa un ventennio. che accordarono loro dei privilegi. poiché non si sono scoperte in Ungheria tracce cospicue di oggetti di fabbricazione greca. Manuele. stava per scontrarsi con nuovi avversari. La reazione bizantina si fece sentire solamente sotto Giovanni II. nei centri ben difesi in cui persisteva la presenza bizantina: Dristra. Il controllo degli attivissimi porti dalmati – Ragusa. tuttavia. però. pp. che si erano già impadroniti di Sirmio. fra cui Cumani e Russi. Manuele si adoperò con successo per fargli succedere sul trono un principe fidanzato a una Comnena. Dopo una prima serie di scontri più o meno violenti fra il 1150 e il 1155 Manuele. L’imperatore si scontrò costantemente. che mantenne il suo dominio sui territori vicini. Costantino Bodin però. I torbidi interni al regno ungherese. il centro del potere mutò nel corso del XII secolo. riuscì a recuperare così il suo titolo e le sue terre. prima di far ritorno nella capitale. con Serbi e Ungheresi. Tra i Serbi. suo fratello Bela salì sul trono non senza l’appoggio di Manuele. Stefano III. assicurando in tal modo una pace durevole tra l’Ungheria e Bisanzio. Fino al tempo di Alessio Comneno il principe serbo più influente governava la Dioclea. Uro∫ però. dove venne nominato un dux fino alla fine del regno di Manuele. vinto dai Bizantini. Il nuovo re d’Ungheria. principali interlocutrici dell’arena diplomatica e degli scambi commerciali. di modesta estensione e ancora povero. mentre al massimo poteva sperare di allearsi con il secondo ponendo sul trono di Ungheria un sovrano che gli fosse fedele. che si conclusero però con il successo bizantino e restituendo all’Impero anche la Dalmazia. che non sopportava di veder entrare l’Ungheria nella sfera d’influenza bizantina. alla morte di Stefano III. nel 1172. la guerra di suc- . idea ulteriormente confortata dal fallimento dei suoi progetti sull’Italia.2d_Bisanzio II_427-540 500 7-07-2008 13:59 Pagina 500 Le regioni dell’Impero la fortuna dell’Impero era ormai rappresentata dalla sua parte europea. Fu così che il dux di Dalmazia. tuttavia. Possedere la Dalmazia consentiva anche di soccorrere se necessario Ancona. riunì nel 1174 un esercito per liberare la città assediata dalle truppe del Barbarossa. di conseguenza. che si era gettato ai piedi del basileus dinanzi a tutta la corte. ma questo venne scacciato per intervento di Federico Barbarossa. più ricca e più utile a mantenere i contatti con le potenze occidentali. figlia maggiore di Manuele. provvide a ricomporre un conflitto tra lo Δupan serbo Uro∫ e suo fratello Desa risolvendolo in favore di quest’ultimo. Manuele non poteva gestire i rapporti con questi due regni nello stesso modo. nel 1162. Costantino Duca. Alla sua morte. uno Stato vassallo. Egli era in grado di fare del primo. aveva visto infine il suo ruolo ridotto a quello di semplice cliente dell’Impero. preoccupato di evitare la guerra con Bisanzio. la base dell’influenza bizantina in Italia. Alla morte del re d’Ungheria Geza II. mettendo a profitto le divisioni che laceravano la dinastia degli Arpadi [Makk 1137]. provocarono fra il 1165 e il 1167 una serie di spedizioni imponenti per difendere Sirmio. Manuele reputava necessaria una più estesa influenza bizantina sui Balcani e sulle regioni della costa adriatica. Finalmente. accettò il fidanzamento di suo fratello Bela con la porfirogenita Maria. grazie all’archeologia. di scacciare dal trono di Dioclea l’alleato dei Bizantini. L’espansione economica. oggi. alla fine del IX secolo. queste province godettero quasi due secoli di pace. mentre sono nuovamente ben documentate in epoca paleologa. continuavano a essere attive. ma questi si dimostrò particolarmente insofferente del giogo bizantino. mentre la Rascia approfittò del momento per rivendicare la sua autonomia. ma l’intensità del loro sfruttamento rimane oggetto di controversia [Vryonis 672]. Quindi. Dopo le ultime incursioni di Samuele. un’altra a Tebe e una terza nei dintorni di Atene. se non che nel XII secolo gli imperatori vi possedevano immensi latifondi. non siamo in grado di apprezzare l’importanza delle attività minerarie – soggette in epoca protobizantina alla supervisione di un comes metallorum per Illyricum – che tuttavia sembrano del tutto cessate dopo le invasioni slave. delle epigrafi testimoniano la fondazione di nuove chiese. una a Skripou. 4. più spaventose per la popolazione locale che pericolose per il rinnovamento economico. in Beozia. Nel frattempo. I segni di ripresa dell’economia sono sensibili nelle regioni pacificate già da molto tempo. Allo stesso modo. a) L’Ellade e il Peloponneso. la vita delle città comincia a essere meglio conosciuta. il gran Δupan serbo Uro∫ II si sforzò. di altre località balcaniche o ancora del Pangeo (argento). Ciò nonostante. fatta salva la breve eccezione costituita dalla scorreria di Ruggero di Sicilia. in compenso. è certo che le miniere della Grecia settentrionale (ferro). Manuele Comneno scelse prima Tichomir. nel 1172 Stefano fece formale atto di sottomissione. non essendo in grado di misurarsi con l’esercito imperiale. anche se questa provincia era dominata da un’Ungheria ormai amica dell’Impero. Nell’Ellade centrale. provocando una viva reazione da parte dell’imperatore. poi suo fratello Stefano Nemanja come gran Δupan dei Serbi prima del 1168. se si deve cre- . Disponiamo di poche informazioni specifiche relative alle zone rurali o ai loro villaggi. con l’aiuto dell’Ungheria. rifornendo i Bizantini d’un contingente armato e restando fedele a Costantinopoli fino alla morte del sovrano. a eccezione della Slovenia e della Croazia. Manuele aveva riconquistato così l’intero territorio balcanico. Lo sviluppo urbano è incontestabile e si appoggia a campagne in cui i contadini godono allo stesso modo di maggior agiatezza.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 501 I Balcani 501 cessione indebolì ancora di più la Dioclea. capitale del tema peloponnesiaco. aveva mantenuto un modesto spazio abitato intorno all’Acropoli e al Partenone. una comunità di 2000 ebrei era votata principalmente alla fabbricazione di stoffe purpuree. specializzandosi – in particolare durante il XII secolo – nella produzione di olio d’oliva. di cui Costantinopoli aveva perso il monopolio [Jacoby 543]. nel Peloponneso [McDonald 1147]. La città ospitò nel X secolo un gruppo di pescatori di murice. poiché la qualità del vasellame migliora sensibilmente nell’XI secolo. sempre secondo Beniamino di Tudela. La ceramica rinvenuta fa supporre che gli abitanti godessero d’una certa prosperità. quella della seta. ma anche da concerie. apprezzato anche dai mercanti italiani. dove. acquistando un rango che non sembra affatto compromesso dall’incursione di Ruggero II di Sicilia nel 1147. le cui spese alimentavano un mercato locale. oltre all’arcivescovo. lo stratego e il suo seguito. richiese esplicitamente che si trattasse di sete tebane. in gran parte sopravvissute fino a oggi. In effetti. al punto che i mercanti italiani insistono per ottenere il diritto di commerciare a Tebe. si è ampiamente diffusa nell’Ellade del XII secolo. ma i risultati si sono già dimostrati molto istruttivi [Sanders 1152]. Corinto beneficiò della sua posizione a mezza strada fra Costantinopoli e l’Italia e della sua condizione poiché vi risiedevano. Con Corinto. Michele Coniata. l’economia urbana si deve essere considerevolmente sviluppata nel corso dell’XI-XII secolo. che ne fu metropolita alla fine del . trasformato in cattedrale dedicata alla Vergine.2d_Bisanzio II_427-540 502 7-07-2008 13:59 Pagina 502 Le regioni dell’Impero dere a quanto hanno messo in luce gli scavi effettuati sul sito del villaggio di Nicoria. La zona medievale di Corinto. La ricchezza proveniva per la maggior parte dalle produzioni agricole. che pare sia stata il centro più attivo in questo genere d’attività. Tebe nel XII secolo divenne uno dei centri dell’artigianato tessile. Quando il sultano selgiuchide di Konya domandò ad Alessio III Angelo l’invio di stoffe di seta. si è ugualmente sviluppata tra l’XI e il XII secolo. sin dal lontano passato. In generale. grano e olive. La locale aristocrazia costruì una serie di nuove chiese. laboratori di vasai e di tessitori di porpora. poiché sia il geografo arabo Idrisi sia il viaggiatore giudeo-spagnolo Beniamino di Tudela la descrivono ancora come una città fiorente [Louvi-Kizi 1146]. seta grezza. nei secoli oscuri. l’industria tessile di lusso per eccellenza. Tale progresso le valse nel X secolo la promozione al rango di metropoli. Atene non ha mai ospitato attività artigianali intensive come a Corinto o a Tebe. è stata scavata in modo molto parziale. ma la città che. A giudicare dallo spettacolare aumento dei reperti monetari databili dalla fine del X secolo. come la cosiddetta Piccola Metropoli. l’agricoltura di questa regione ha fornito. utilizzato per ricavare la porpora. si sviluppò quando per Demetriade parve iniziare la decadenza. fatti prigionieri dagli Arabi. e sempre da Tessalonica Alessio I diresse le operazioni contro i Normanni. Tuttavia. attestando l’impor- . Tessalonica fu pure la principale base militare da cui partirono. si rafforzarono nel ruolo di scali commerciali per i navigli veneziani. che traevano i loro proventi in crescita dalle attività agricole. XII b) Tessalonica e il suo entroterra. gli eserciti inviati contro i Bulgari. Tessalonica. ma. Corone e Modone. lascia intuire dalle sue lettere una città in decadenza. nel Peloponneso. si dovette trattare d’un declino di breve durata giacché la città prosperò durante il seguente regime dei principi franchi [Setton 1153]. La rete delle città si modificò. in particolare grazie al commercio con i Latini: Halmyros in Tessaglia. già nel 904 essa contava numerosi commercianti. la città è ancora popolata. situata in prossimità della Via Egnatia e allo sbocco della strada proveniente da Nissa e Skopje. l’abydikos. A partire dal IX secolo. Il sacco che la città patì nel 904 per mano araba e le guerre bulgare ne frenarono l’espansione. a meno che non si tratti semplicemente dell’effetto della nostalgia provata dal dotto prelato per l’Atene classica. anche se parte della popolazione è costituita da contadini che durante il giorno lavorano nelle campagne fuori le mura. era specificamente incaricato del prelievo delle imposte sul commercio. la città poté parzialmente servire da mercato per i traffici con i Bulgari lungo l’asse del Vardar. che riprese a partire dall’XI secolo. Anche nei peggiori momenti del VII secolo. I marinai di Monemvasia. porto che non figura nelle liste delle città aperte ai mercanti latini. Diventa necessario rifornirsi di beni di prima necessità oltre le pianure adiacenti. Sotto i Comneni le informazioni si moltiplicano. laico o religioso.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 503 I Balcani 503 secolo. sotto Basilio II o Michele IV. rivaleggiavano senza dubbio con questi ultimi nei traffici navali attraverso l’Egeo [Kalligas 1145]. dove si smerciava le eccedenze della produzione agricola dei possedimenti imperiali. ben attestati in questa provincia. non cessa di commerciare con il suo vasto e fertile hinterland slavo e nella ricca pianura tessalica che le forniva il vettovagliamento. Atene fu senza dubbio un modello per tutte le città dei Balcani di secondaria importanza. attività che non potevano mancare di attirare numerosi mercanti accorsi per fornire di vettovagliamenti le truppe [Malamut 1148]. Un funzionario dello Stato. da uno sviluppo artigianale esteso a livello regionale e spesso da un ruolo amministrativo. 2d_Bisanzio II_427-540 504 7-07-2008 13:59 Pagina 504 Le regioni dell’Impero tanza ormai decisamente notevole della città. Non è disponibile alcuna stima della popolazione urbana prima dell’età dei Paleologhi, ma Tessalonica è in questo periodo la seconda città dell’Impero e conta parecchie decine di migliaia d’abitanti. Senza dubbio scarseggia la documentazione di parte latina, poiché la città non è molto frequentata dagli occidentali per quanto ne sia attestata la presenza al tempo dell’assedio normanno del 1185. Gli imperatori, fra i quali Manuele Comneno, accordarono dei privilegi ai Tessalonicesi [Patlagean 1151], e impiantarono in città una zecca che batteva perfino monete d’oro [cfr. cap. XII, p. 310]. Le risorse fiscali di Tessalonica e del suo tema erano tanto importanti da poter essere concesse a titolo vitalizio a Niceforo Melisseno, cognato di Alessio I, e a Ranieri di Monferrato, genero di Manuele I. La grande fiera che vi si teneva in occasione della festa di san Demetrio attirava mercanti da tutto il bacino del mediterraneo: La festa di Demetrio è come le Panatenee per gli Ateniesi e le Panioniche per i Milesi: è la più grande delle panegyris [festa, fiera] per i Macedoni. Vi accorre non solo la gente del luogo, ma d’ogni parte e d’ogni razza, Greci di ogni regione, Misi [Bulgari] di quelli che abitano accanto alle popolazioni di varie origini estendentisi fino all’Istro ed alla Scizia, Campani, Italici, Iberi [Spagnoli], Lusitani, Celti d’oltralpe. Per dirla in breve, le spiagge dell’Oceano mandano al Martire supplici e spettatori: tale è in Europa la fama di lui (…) Vi sono cose d’ogni genere, in fatto di tessuti e di orditi, da uomo e da donna, e di tutto ciò che dalla Beozia, dal Peloponneso, dall’Italia navi mercantili portano alla Grecia (…) Anche la Fenicia porta molte cose, e l’Egitto, la Spagna e le Colonne d’Eracle, tessendo le più belle suppellettili… [Timarione 1091]1. La città viveva senza dubbio più del commercio delle derrate agricole, la cui produzione era in espansione, che del commercio di prodotti di lusso, anche se vengono citate delle attività tessili. La locale comunità ebraica, composta di circa 500 famiglie, tutte dedite all’industria della seta, non era tra le più numerose della Grecia. Eustazio, metropolita di Tessalonica nella seconda metà del XII secolo, si rammaricava per lo spirito di lucro che si era impossessato dei suoi fedeli, monaci compresi2. Al di là dell’esagerazione del moralista, bisognerà scorgere un indizio di attività commerciali fruttuose. Le torture inflitte dai Latini nel 1185 ai cittadini più agiati per indurli a confessare dove avessero nascosto i loro tesori rivelano chiaramente quale idea si fossero fatti i conquistatori delle loro potenziali fortune. Già nel 1037 Teofane, arcivescovo di Tessalonica, aveva tesaurizzato la colossale somma di 3300 libbre d’oro (Scilitza 58, p. 333). In città erano presenti corporazioni di mestieri – sono attestati, infatti, dei primiceri dei notai e un protos dei cappellai – pur ignorandone l’organizzazione. 2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 505 I Balcani 505 I monasteri dell’Athos, grandi proprietari fondiari, ottennero esenzioni fiscali per parte del loro naviglio, che commercializzava le eccedenze della produzione agricola, non soltanto sui mercati prossimi a Tessalonica ma addirittura fino a Costantinopoli [Smyrlis 560]. I monaci esercitavano diversi mestieri: tessitori, cordai, pescatori… c) I Balcani settentrionali. Nel nord dei Balcani non esisteva alcun centro urbano che potesse uguagliare la metropoli di Tessaglia per importanza. Sulla costa adriatica, Durazzo, dove si erano ben presto installati degli Amalfitani e dei Veneziani, che parteciparono a fianco dell’élite locale alla resistenza della città dinanzi al Guiscardo, apparve agli occhi di Idrisi come una bella città, la cui funzione principale, tuttavia, era di bloccare le invasioni normanne e ospitava quindi, dietro le possenti mura, una forte guarnigione permanente. Gli altri porti della costa non avevano ancora raggiunto uno sviluppo degno di nota, in particolare Ragusa, disputata da Bizantini, Normanni e Veneziani, i quali infine nel 1205 se ne impadronirono. L’entroterra, ancora immune dalla malaria, era apprezzato dai membri della famiglia imperiale degli Angeli poiché, alla vigilia della quarta crociata, da quei territori avevano ottenuto le rendite proveniente da numerose episkepseis (fondi di proprietà del fisco). Per i traffici meno intensi, i centri urbani dell’interno dei Balcani sono meno estesi che nel sud del paese. Ocrida si è sviluppata al tempo dello zar Samuele, ma quando Teofilatto vi è inviato come arcivescovo di Bulgaria, verso il 1089, egli si sentirà esiliato, lontano dalle raffinatezze della capitale. Tirnovo, fortezza del tema del Paristrion, si sviluppò solo nel XII secolo grazie all’artigianato locale, dopo la definitiva soppressione dell’ipoteca pecenega. Anche Preslav, l’antica capitale dei Bulgari, provata dalle invasioni dei popoli nomadi, poté risollevarsi solamente nella seconda metà del XII secolo. I Tedeschi che presero parte alla terza crociata, tuttavia, una volta varcata l’immensa foresta conservata come terra di nessuno per proteggere il territorio imperiale, attraversarono fertili pianure e giunsero in vista di città che a quel tempo parvero ai loro occhi centri opulenti, Sofia e Filippopoli, in cui le autorità potevano istituire dei mercati di approvvigionamento sufficienti. I porti del Mar Nero, Mesembria, Anchialo, vengono raramente menzionati nelle fonti poiché non erano aperti ai Latini. La presenza di kommerkiarioi ad Anchialo e a Debelto testimonia del ruolo di queste località, soprattutto nel IX secolo, quando si trovarono alla frontiera con la Bulgaria. Le costruzioni di chiese continuarono fino all’epoca dei Com- 2d_Bisanzio II_427-540 506 7-07-2008 13:59 Pagina 506 Le regioni dell’Impero neni. I Bulgari, secondo il Libro del prefetto, portavano a Costantinopoli prodotti grezzi, miele e lino. Le bocche del Danubio continuano ad attirare il commercio. Se Pacuiul lui Soare non sembra essersi risollevata dall’invasione cumana del 1094, Dinogetia e Isaccea sono sempre abitate nel XII secolo, come testimoniano gli abbondanti ritrovamenti di monete e di diversi oggetti di lusso. Gran parte del territorio è occupata da foreste e praterie d’alta quota, adatte alla transumanza del bestiame. L’allevamento è l’attività principale dei Valacchi, popolazione presente da moltissimo tempo nella penisola balcanica ma che compare nelle fonti solo a partire dal X secolo. d) La Tracia. La Tracia, che con la Bitinia costituiva uno dei due granai di Costantinopoli, accompagnò lo sviluppo della città sotto i Macedoni e i Comneni, tranne poche eccezioni, come sotto Michele IV, quando una carestia rese necessario far giungere il grano dal Peloponneso. Sotto Michele VII i contadini conducevano i carri carichi di granaglie fino ai porti di Tracia. Il tentativo messo in opera da Niceforitza, alla ricerca di rendite per lo Stato, di stabilire un monopolio sulle transazioni nella città di Redesto provocò il malcontento dell’aristocrazia fondiaria, affrettando la caduta del ministro. Nel XII secolo, le eccedenze della produzione permettevano di rifornire di grano anche i mercanti italiani, che ne apprezzavano l’eccellente qualità. Adrianopoli, capitale della Tracia, costituiva una piazzaforte posta sulla strada diretta a Costantinopoli per difenderla dai nomadi del nord e, a differenza di Tessalonica, giunse a ospitare un potente gruppo aristocratico che partecipò alle lotte politiche a partire dall’XI secolo. In compenso, l’economia della città ci sfugge. La sua sicura importanza commerciale derivava dal trovarsi all’incrocio del fiume Ebro, o Marizza, navigabile fino al mare, con l’asse viario proveniente da Costantinopoli che passava per Filippopoli e Sofia fino a raggiungere il Danubio. Un kommerkiarios vi si era stabilito nel IX secolo ed è ancora attestato nel XII. Nello stesso periodo, i pellegrini latini sono ospitati presso un monastero locale appartenente al loro rito. Gli Italiani godono del diritto di commerciare e sono abbastanza numerosi da potersi permettere, nel 1187, di armare parecchie galee [Lilie 613]. Un altro indice dello sviluppo della regione è dato dal numero delle diocesi suffraganee della metropoli adrianopolitana, passato da cinque nel VII secolo a undici nell’XI. 2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 507 I Balcani 507 Benché non si possa procedere che per approssimazioni, il bilancio globale dell’XI-XII secolo è chiaro per i Balcani. La penisola ha goduto di una crescita generale, che pure è necessario circostanziare secondo le regioni e le epoche; il meridione, risparmiato dai conflitti, non ha conosciuto le interruzioni provocate dalle guerre contro i Normanni e i Peceneghi. È necessario tuttavia notare che questa innegabile prosperità non ha comportato la costruzione di edifici d’importanza analoga a quella, per esempio, delle coeve chiese delle città italiane. Questo gusto per i luoghi di culto di proporzioni non monumentali può in parte essere spiegato da motivazioni di ordine sociale, dall’assenza di vere istituzioni municipali, dall’importanza dei santuari privati; ma bisognerà pure domandarsi, forse, se le risorse materiali non fossero insufficienti alla costruzione di edifici imponenti. Si potrebbe dunque supporre che il progresso dell’XI-XII secolo sia stato meno intenso che nell’Occidente contemporaneo? Allo stato attuale delle conoscenze, è difficile offrire una risposta affidabile a simile interrogativo. L’espansione economica ha consentito agli agglomerati urbani ripopolati di sviluppare una maggiore varietà sociale. Nel X secolo, Nicone il Metanoita affrontò i notabili di Sparta, alcuni fra i quali si opponevano ai propositi del santo che voleva espellere dalla città gli ebrei che vi risiedevano, tessitori di sete utili al benessere degli abitanti della città. Due secoli più tardi Michele Coniata si scontrò con quello che giudicava l’egoismo degli abitanti della cittadella di Atene. I centri urbani erano occupati da artigiani, prova di un arricchimento generale, comprese le campagne. Anche i monasteri dell’Athos si servivano di una ricca gamma di artigiani. L’Impero dei Comneni ha potuto fare affidamento sulle province europee, la cui crescente ricchezza ha compensato in gran parte, se non del tutto, la perdita dell’altopiano anatolico. Si capisce per quali motivi i membri della famiglia imperiale, tanto in età comnena quanto sotto la dinastia degli Angeli, si siano fatti concedere – e a titolo vitalizio – vasti possedimenti pubblici in Epiro, in Tessaglia o nel Peloponneso, come testimoniato dalla Partitio imperii Romanie del 1204, fondata su documenti del fisco. Anche l’aristocrazia impiegata nello stato investì nei Balcani. I sigilli finora scoperti, in Bulgaria in particolare, recano i nomi di grandi famiglie, Comneni, Paleologhi, Botaneiati, Sinadeni [Jordanov 40]. Senza dubbio, alcuni fra i loro componenti furono funzionari di stanza nei Balcani, ma altri vi erano divenuti proprietari terrieri. Gli archivi dell’Athos consentono di seguire l’insediamento di diversi parenti di Alessio Comneno – fra cui suo fratello, il sebastokrator Isacco, e suo cognato, il cesare Niceforo Melisseno – nella regione di Tessalonica. 2d_Bisanzio II_427-540 508 7-07-2008 13:59 Pagina 508 Le regioni dell’Impero Lo sviluppo dei monasteri in Occidente fornisce un altro indizio dello spostamento a ovest del baricentro dell’Impero. Lo sviluppo dei monasteri athoniti ha preceduto il crollo anatolico. Alla fine del X secolo, numerose grandi fondazioni, per esempio quelle della Lavra e di Iviron, grazie all’abbondanza dell’oro imperiale o aristocratico, divennero in pochi anni proprietarie di migliaia di ettari di terreni coltivabile. Per tutto il corso dell’XI secolo, i nuovi cenobi si moltiplicano. E il Santo Monte non fu il solo a prosperare. Gregorio Pacuriano, gran domestico di Alessio Comneno, ricevette numerose donazioni imperiali nella regione di Filippopoli ed eresse a Ba™kovo, nelle vicinanze di Stenimaco, un monastero che forniva dalle proprie rendite 10 libbre d’oro all’anno. Il cenobio era destinato ad accogliere i compagni d’arme del vecchio soldato e a commemorarne il fondatore: non senza successo, dal momento che ancora oggi vengono celebrate liturgie per la salvezza della sua anima. Nel secolo successivo Isacco Comneno, fratello di Giovanni II, fondò in Tracia occidentale il convento della Kosmosoteira, le cui rendite non dipendevano solamente da un vasto possedimento fondiario ma anche dai diritti di una fiera annuale e dall’uso di dodici imbarcazioni esentate da ogni sorta di tassa. Queste grandi istituzioni, sempre più numerose nei Balcani, erano centri di sfruttamento economico solidamente protetti, come può dimostrare anche il fatto, ad esempio, che Pacuriano vi aveva edificato due kastra. Quando Giovanni II fondò il monastero del Pantokrator a Costantinopoli, lo dotò di numerosi beni fondiari, in Tracia e in Macedonia. e) Il rinnovamento «nazionale». La morte di Manuele Comneno, avvenuta nel 1180, segnò una svolta nella storia dei Balcani. Immediatamente, Bela di Ungheria riprese possesso di Sirmio e della Dalmazia, certo senza colpo ferire e con il tacito accordo dei Bizantini; quindi, quando Maria d’Antiochia si appellò a lui contro l’usurpatore Andronico Comneno, Bela marciò su Belgrado, Branicevo e Nissa. Restituì tuttavia in seguito le ultime due città quando concluse un trattato con Isacco II Angelo, al quale diede in sposa la figlia Margherita. La conquista di Durazzo e di Tessalonica nel 1185 da parte dei Normanni comportò conseguenze più gravi, rivelando le debolezze della difesa bizantina. L’anno successivo due fratelli, Pietro e Asen, si ribellarono alla testa di un gruppo di Bulgari e di Valacchi, un popolo di pastori a proposito delle cui origini non c’è consenso tra storici bulgari e romeni. Pietro e Asen trassero profitto dall’insicurezza tra le cime inaccessibili dei Balcani, dalla mobilitazione delle 2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 509 I Balcani 509 guarnigioni locali, chiamate a combattere i Normanni, e infine dalla caduta stessa di Tessalonica nel 1185, per affermare che san Demetrio aveva disertato il campo imperiale. Nel 1188 Isacco II fu costretto a riconoscere le conquiste fatte nel nord dei Balcani. Tirnovo, sobborgo di Ocrida rimasta bizantina, fu eretta in arcivescovato e Basilio vi incoronò Pietro come zar dei Bulgari. Facendo buon viso a cattivo gioco, Isacco II Angelo dovette negoziare con Federico Barbarossa e il suo poderoso esercito crociato che attraversava i Balcani, non senza scontri con l’esercito bizantino. L’imperatore germanico occupò per qualche tempo Adrianopoli prima di passare in Asia Minore, ricevendo nel suo campo Pietro di Bulgaria e Nemanja di Serbia, cosa che inquietò Isacco. Le truppe bizantine furono incapaci di dominare i Bulgari di Pietro e Asen, presto guidati da un terzo fratello, Kalojan, ancora più temibile dei primi due. I Bizantini subirono nel 1194 un grave rovescio, che aprì ai nemici le vie della Tracia. I porti di Varna e di Costanza caddero e le città di Tracia vennero a più riprese devastate dai Bulgari, che trovarono degli alleati nei Cumani stabiliti a nord del Danubio. Quando questi ultimi si allontanarono, impegnati in nuovi conflitti in Russia, Kalojan, indebolito, accettò di trattare nel 1202. Ad aggiungere un altro elemento di preoccupazione per l’Impero, il sovrano bulgaro si rivolse a papa Innocenzo III al fine di legittimare il suo potere e richiedere che il seggio di Tirnovo fosse eretto in patriarcato indipendente. Nel 1204, il papa acconsentì alle sue richieste inviandogli una corona e autorizzando l’arcivescovo di Tirnovo a ungere e benedire i futuri re di Bulgaria. Alcuni capi slavi, tra i quali Ivanko e Dobromir, passarono al servizio dell’Impero prima di procurarsi dei principati autonomi. I Bizantini temevano il confronto diretto con il nemico, e un generale, Manuele Camitza, prima subì un ammutinamento, poi una sconfitta, preferendo infine tentare di impadronirsi del trono aumentando la confusione. L’intero sistema di alleanze composto da Manuele Comneno era crollato. I Serbi di Nemanja recuperarono la loro indipendenza, a dispetto d’una vittoriosa reazione di Isacco II nel 1191. Il gran Δupan abdicò nel 1196 in favore del figlio Stefano e si fece monaco. In giovinezza era stato battezzato secondo il rito cattolico, ma in età adulta ricevette un secondo battesimo da sacerdoti ortodossi, nonostante fosse un avversario dell’Impero. Dopo un breve soggiorno nel monastero di Studenica, che lui stesso aveva fondato e dove sarebbe stato poi sepolto, Nemanja raggiunse sull’Athos un altro suo figlio, divenuto monaco con il nome di Saba, insieme al quale, non senza il permesso di Alessio III, fondò il mo- 2d_Bisanzio II_427-540 510 7-07-2008 13:59 Pagina 510 Le regioni dell’Impero nastero serbo di Chilandar. Nemanja aveva lasciato il potere al secondogenito Stefano. Vukan, il maggiore dei figli, che governava la Zeta, l’antica Dioclea, attaccò il fratello deponendolo – seppure solo fino al 1203. Così, nel momento in cui la Serbia è in conflitto con l’Impero, e mentre rimane aperta all’influsso occidentale assimilando la Zeta, affacciata sul mondo latino, essa adotta il modello bizantino: è da Roma che, nel 1217, Stefano riceve infine le insegne regali anche se sarà il patriarca di Nicea, nel 1219, a consacrare Saba, fratello del re, nominandolo arcivescovo della Chiesa autocefala di Serbia. Sul piano culturale, la costa del paese continua a essere latinizzata, ma l’alfabeto serbo è ricalcato sul greco attraverso la mediazione del glagolitico. Tutti questi avvenimenti non interessarono direttamente il sud della penisola, e solo le regioni prossime alla Bulgaria dovettero soffrire a lungo, ma le richieste fiscali, forse crescenti per finanziare degli eserciti che non riuscivano a difendere le popolazioni, vennero male accolte, e in molti si provarono a eluderle. Fatto più grave, un notabile greco locale, Leone Sguro, constatato l’indebolimento dell’amministrazione imperiale, rese più o meno indipendenti i suoi possedimenti nei dintorni di Nauplia e di Argo; infine, sfruttando la paralisi del governo centrale, alle prese con la flotta della quarta crociata, spinse la sua audacia fino ad attaccare Corinto, di cui s’impadronì, e Atene, dove il metropolita Michele Coniata, letterato educato a Costantinopoli e rispettoso dell’unità dello Stato, si oppose con successo al suo tentativo. Dalla parte di Sparta un altro notabile, Leone Camareto, si rese indipendente intorno al 1203. Finalmente, gli Albanesi del tema di Durazzo, da molto tempo ausiliari preziosi dell’esercito bizantino, rivendicarono la loro autonomia facendo affidamento sui loro rifugi tra le montagne, senza creare reali occasioni di scontro. Questi tumulti non sortirono pesanti conseguenze economiche, poiché tanto il Peloponneso quanto l’Attica erano ancora fiorenti sotto la dominazione franca, bensì effetti politici ben più gravi, poiché le popolazioni si abituarono a non obbedire più all’autorità centrale, interrogandosi sulla fondatezza delle esigenze della metropoli, come testimonia la celebre diatriba di Michele Coniata relativa agli abitanti di Costantinopoli: li accusava infatti di saccheggiare economicamente e fiscalmente le province dei Balcani, senza preoccuparsi della sorte delle popolazioni locali (cfr. cap. XI, p. 295). La vitalità delle città greche, in effetti, offriva loro i mezzi per avere tale comportamento. I Balcani erano ormai in corso di frammentazione, con due giovani Stati, la Bulgaria e la Serbia, dalle mire espansionistiche ambiziosissime, mentre 2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 511 I Balcani 511 l’Impero cessava di essere il centro d’attrazione intorno al quale si era organizzata la penisola, anche nei momenti più neri dell’espansione slava e bulgara. 1 Timarione, in La satira bizantina dei secoli xi-xv, a cura di Roberto Romano, Utet, Torino 1999, pp. 117 e 119 (N.d.T.). 2 De emendanda vita monastica, in Eustathii metropolitae Thessalonicensis opuscula, a cura di T.L.F. Tafel, Frankfurt am Main 1832, opus. I, p. 245 (N.d.C.). 2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 512 2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 513 jean-marie martin xviii. L’Italia bizantina (641-1071) Nel vii secolo, l’Italia bizantina è costituita da un insieme di territori dispersi, dalla Venetia alla Calabria (senza contare la Sicilia e la Sardegna). L’Impero finirà per perderne la maggior parte alla metà dell’viii secolo, prima che la Sicilia passi sotto la dominazione musulmana nel ix; proprio alla fine di questo secolo, tuttavia, le autorità imperiali scacciano gli Arabi dalla Calabria e dalla Puglia longobarda (emirato di Bari). Fino alla conquista normanna, nell’xi secolo, le terre che costituiscono le odierne Puglia, Basilicata e Calabria sono governate da Costantinopoli. I limiti territoriali dell’Italia bizantina sono dunque estremamente fluttuanti: solo la Calabria meridionale continua a far parte dell’Impero, in pratica senza soluzione di continuità, dal vi all’xi secolo; tuttavia, i segni lasciati dall’amministrazione imperiale, variabili a seconda delle epoche, talora perdurano molto a lungo. Inoltre, tale periodo non presenta molti tratti unitari, come si è potuto vedere in ambito politico e amministrativo; in Italia, le istituzioni esarcali del vii secolo sono molto differenti dalle istituzioni tematiche del x (e per giunta non riguardano gli stessi territori). Per quanto concerne le tendenze di fondo, ovvero demografia e produzione agricola, l’Italia bizantina segue un andamento analogo a tutte le altre regioni affacciate sul Mediterraneo settentrionale. All’inizio c’è una crisi profonda, senza dubbio causata principalmente dalla peste, ma aggravata anche dalle conseguenze della conquista longobarda. Tale crisi si manifesta nel vi-vii secolo nelle regioni conquistate dai Longobardi, e poco dopo (vii-viii secolo) a Roma e in Calabria. In seguito, a partire dal ix secolo, inizia una ripresa destinata a durare fino alla metà del xiv secolo, parecchio tempo dopo la fine della presenza bizantina in Italia. Tale quadro induce a individuare una cesura importante nell’ultimo quarto del ix secolo. La percezione di questa evoluzione è agevolata dal fatto che la documentazione italiana (peraltro molto disomogenea per quanto riguarda 2d_Bisanzio II_427-540 514 7-07-2008 13:59 Pagina 514 Le regioni dell’Impero 0 Milano Pavia Oderzo regno longobardo 100 200 km Aquileia Venezia venetia Genova istria esarcato Ravenna Rimini Pisa pentapoli Ancona Perugia Spoleto corsica ducato di spoleto Mare Adriatico Roma Montecassino Civitate capitanata Gargano Lucera Gaeta Benevento Troia Trani Napoli Melfi Bari Polignano Salerno Minervino Gravina Monopoli Amalfi sardegna basilicata Genova Mar Tirreno Venezia Ravenna Ancona Spoleto Palermo Roma Bari Lilibeo Mazara Napoli Enna Palermo sicilia Reggio Territori bizantini alla fine del VII secolo Carta 8. L’Italia (viii-xi secolo). langobardia Taranto Otranto MERKOURION Noepoli Gallipoli calabria Rossano Cosenza Amantea Cerenzia Nicastro Crotone Tropea Catanzaro Nicotera Messina Stilo Gerace Reggio Taormina Catania LATINIANON Milano Siracusa 2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 515 L’Italia bizantina (641-1071) 515 epoche e luoghi) risulta nell’insieme molto superiore a quella del resto dell’Impero, giacché alle fonti in comune si aggiungono documenti privati e di ambito amministrativo (in genere atti notarili), come i papiri di Ravenna per i secoli dal v al vii, la corrispondenza di Gregorio Magno, e i documenti su pergamena del x-xi secolo. Ne risulta che, per quanto riguarda la storia politica, sociale e amministrativa, l’Italia (insieme all’Athos) è la regione dell’Impero su cui siamo meglio documentati. 1. I territori dell’Esarcato di Ravenna (641-751) e la Sicilia bizantina (641-902). L’invasione longobarda (569) dell’Italia settentrionale e la creazione quasi concomitante, da parte di ausiliari longobardi dell’esercito imperiale, dei ducati di Spoleto nel centro e di Benevento nel sud, lasciano in possesso dei Bizantini solo dei territori dispersi, situati perlopiù nelle regioni costiere e amministrati da un esarca insediato a Ravenna. Nella Venetia, dopo la presa di Oderzo da parte del re longobardo Rotari, intorno al 640, all’Impero rimane solo la zona lagunare, dove presto nasceranno dei piccoli nuclei di rifugiati (tra cui Rialto, che diventerà Venezia). La Liguria viene interamente conquistata da Rotari verso il 640, e nella medesima epoca il Ducato di Napoli è privato di Salerno; due decenni più tardi, il duca di Benevento si impadronisce di buona parte della Puglia meridionale (Taranto). Nel secondo quarto dell’viii secolo, i re Liutprando e Astolfo erodono ulteriormente l’Esarcato, e Ravenna cade nel 751, lasciando in pratica le altre regioni bizantine della penisola senza più contatti con Costantinopoli; a Roma, il papa si volge verso i Franchi. La Sicilia, al contrario, resta integrata nell’Impero, di cui costituisce una provincia particolarmente importante, finché non viene conquistata dagli Arabi di Ifriqiya tra l’827 e il 902. Differente dall’Italia per storia e condizione, deve essere trattata a parte. a) L’Esarcato di Ravenna. La storia dell’Esarcato di Ravenna è inizialmente quella dei profondi cambiamenti istituzionali imposti dalla guerra contro i Longobardi; successivamente, quella dell’autonomia crescente di regioni geograficamente separate; infine, della scomparsa del centro istituzionale e della sopravvivenza autonoma di alcuni centri non conquistati dai Longobardi, riguardo ai quali ci si può chiedere in cosa consista la loro residua bizantinità [Diehl 1195; Brown 1188]. 2d_Bisanzio II_427-540 516 7-07-2008 13:59 Pagina 516 Le regioni dell’Impero A partire dalla fine del vi secolo, Costantinopoli ha posto sotto l’autorità di un comandante militare supremo, l’esarca, residente a Ravenna, i brandelli di territorio rimasti in mano imperiale, che costituiscono come delle enclaves, più o meno estese, nell’Italia longobarda. La più vasta di esse è costituita dall’Esarcato propriamente detto e dalla Pentapoli che lo prolunga a sud-est (le attuali Romagna e Marche). Segue la regione romana (Tuscia romana a nord-ovest, Campagna romana a sudest). Tra Ravenna e Roma le autorità imperiali mantengono un corridoio che passa da Perugia e separa il Regno longobardo dal Ducato di Spoleto. L’insieme di questi territori, più o meno uniti, a partire dalla seconda metà dell’viii secolo costituisce l’embrione del futuro Stato Pontificio. I piccoli ducati di Venetia e Napoli, al contrario, sono isolati [Diehl 1195, pp. 42-78]; la Chiesa romana è proprietaria di numerosi possedimenti nei dintorni di Napoli, alcuni dei quali sono da essa concessi ai duchi della città campana all’inizio dell’viii secolo. Al sud, invece, le estremità delle due penisole (la Calabria, ossia il meridione dell’attuale Puglia, e il Bruttium, l’attuale Calabria) alla metà del vii secolo sono riunite in un Ducato di Calabria (è allora che il Bruttium prende il nome attuale), successivamente sottoposto al tema di Sicilia, che dopo la caduta di Ravenna mantiene anche legami episodici con Napoli. Queste varie unità territoriali sono dotate a poco a poco di un dux o di un magister militum subordinato all’esarca, ma la cronolgogia è molto varia: a Napoli, il primo magister militum è nominato d’urgenza da Gregorio Magno alla fine del vi secolo [Martin 1220, pp. 25-26]; un dux di Perugia è attestato nella prima metà dell’viii secolo [Diehl 1195, p. 71]; la data in cui compare il dux di Roma non è chiara [Bavant 1185, p. 67; Brown 1188, p. 55]. In definitiva, tuttavia, i duchi sembrano rafforzare l’autonomia dei singoli territori piuttosto che la coesione con Ravenna. I funzionari civili provinciali e l’aristocrazia senatoria, ancora attestati alla fine del vi secolo, scompaiono nel vii [Brown 1188, pp. 21-37]. La società si militarizza; le truppe tendono a essere sempre più gestite su base locale, e i loro comandanti si integrano nel contesto dei notabili del posto; a Ravenna, Roma e Napoli tutto l’insieme della popolazione è inquadrato nell’organizzazione militare [Brown 1188, pp. 98-99; Martin 1220, pp. 32-33]. Gli esarchi sono di norma fedeli all’imperatore (le uniche rivolte sono quelle di Eleuterio, intorno al 610, e di Olimpio, nel 651. In compenso, quattro esarchi vengono uccisi nell’esercizio delle proprie funzioni), ma paiono avere avuto delle difficoltà a controllare i propri subordinati: nel 642, a Roma si ribella il cartulario Maurizio; negli anni venti dell’viii secolo, i duchi sono praticamente autonomi [Diehl 1195, pp. 339-347; Brown 1188, pp. 159-63]. così come quella di Roma. pp. tenta inutilmente di riconquistare il principato di Benevento. giunto nel 727. e la sua Chiesa riceve numerosi privilegi. i tentativi nel 693 contro Sergio I (papa d’origine greca che riesce a riassorbire lo scisma di Aquileia e rifiuta i canoni del concilio in Trullo) e nel 726-27 contro Gregorio II falliscono. 354]. prima di insediarsi a Siracusa dov’è assassinato nel 668. il primo a causa delle truppe di Ravenna. 351. Tuttavia. l’arcivescovo Felice (708-24). unita alla guerra quasi permanente contro i Longobardi. l’esarca ha sotto la propria autorità due prelati latini particolarmente difficili da controllare. nonostante l’organizzazione militare gerarchizzata del territorio e l’interesse nutrito per l’Italia da alcuni imperatori: Costante II. ma il papa. è deposto e accecato. 184-89]. Forte delle sue proprietà terriere. Va comunque da sé che questa Chiesa. invece. istituzioni caritatevoli di provenienza monastica che alla fine del vii secolo acquisiscono grande importanza a Roma e anche a Napoli [A. Nell’viii secolo. pp. Tutto sommato la profonda crisi sociale ed economica. e oltretutto alle prese con lo scisma di Aquileia (provocato dall’atteggiamento di Giustiniano. J. L’iconoclasmo non ha seguito in ambito latino. è ostile verso ogni compromesso con il monofisismo e poi con l’iconoclasmo. è latina. peraltro. o qualche anno prima. Jacob. approfitta della vicinanza dell’esarca: Costante II gli concede l’autocefalia (rispetto a Roma). Martin. pp. che ha sostenuto l’aristocrazia locale contro l’imperatore. gli imperatori si interessano alla Sicilia più direttamente che all’Italia. tuttavia. in HC IV. 319-37]. il papa e l’arcivescovo di Ravenna. Questo atteggiamento è sostenuto dall’ambiente monastico greco di Roma. nel 663. mentre l’imperatore nel 653 è in grado di far deportare papa Martino I (che per giunta è risultato compromesso nella rivolta di Olimpio). il secondo dei Romani [Brown 1188. la Chiesa di Ravenna s’impadronisce sostanzialmente del governo locale dopo la conquista della città da parte dei Longobardi. condannato da Gregorio II [Diehl 1195. I vescovi (papa compreso) sono senz’altro sudditi fedeli dell’Impero.-M. Intorno al 730. si impadronisce delle proprietà ecclesiastiche. fermamente ortodosso (e del resto numerosi papi della fine del vii e dell’inizio dell’viii secolo sono essi stessi d’origine greca) [Sansterre 1231].2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 517 L’Italia bizantina (641-1071) 517 Inoltre. 179-80]. allontana da Costantinopoli i frammenti del territorio italiano rimasti in mano bizantina. Uno dei pochi elementi d’origine costantinopolitana nell’ambito ecclesiastico è la creazione di diaconie. visto come favorevole ai monofisiti). L’arcivescovo di Ravenna [Brown 1188. considerato come il sommo teologo ortodosso. L’esarca Eutichio. l’imperatore decide di far versare direttamente al fisco le tasse riscosse sull’immenso patrimonio siciliano della Chiesa ro- . pp. Una zecca imperiale nasce a Napoli intorno al 660. dal 690 al 720 (o al 740). è senza dubbio una delle principali città occidentali dell’Alto Medioevo. con emissioni d’oro e di bronzo. lo è meno nelle regioni bizantine. i re longobardi e i duchi di Benevento battono imitazioni di monete bizantine. città di medie dimensioni nell’Antichità. a partire dalla seconda metà del vii secolo. rispetto a Costantinopoli. in Lefort 549]. Ravenna conia in proporzione più argento e meno oro.2d_Bisanzio II_427-540 518 7-07-2008 13:59 Pagina 518 Le regioni dell’Impero mana [Prigent 1227]. al momento della caduta di Ravenna. xii) [Rovelli 671]. Quel che più conta. intorno al medesimo periodo o poco dopo. l’archeologia mostra che Roma continuava ad approvvigionarsi in Calabria e in Oriente [J. Al momento della riconquista. inoltre. il papa si sia volto verso i Franchi. All’incirca nel medesimo periodo. frequente nell’Italia meridionale longobarda. Infine. un’autorità locale o privata emette alcune curiose monete di bronzo (30 nummi) di forma rettangolare. Roma e la Calabria. ne sono interessate solo nell’viii secolo: per quanto riguarda il vii secolo. che però ha conservato la propria superficie. A livello pratico. facendo così entrare nell’Occidente politico la parte più importante dell’Italia bizantina. l’imperatore separa dal patriarcato romano la Sicilia e la Calabria. Martin. hanno luogo in un clima di crisi profonda. G. e la svalutazione si fa drammatica nell’viii. Noyé. il papa allinea la moneta romana con il denaro d’argento carolingio. In Calabria non . e poi arriva a confiscare gli stessi possedimenti. e il bronzo per l’Italia annonaria (nord). Roma ha perso circa il 95% della popolazione tra il iv e il vii-viii secolo. la sua produzione declina. fino ad allora utilizzate a Roma (che aveva beneficiato di una decisione favorevole di Costante II). nella seconda metà dell’viii secolo. Si capisce come mai. insieme all’Illirico orientale. sono adesso divenute piccoli insediamenti fortificati. progressivi ma radicali. tuttavia. Un altro segno dell’allontanamento progressivo dall’Impero è costituito dalla monetazione (cfr. che già nel iv secolo hanno abbandonato il proprio carattere monumentale. a partire dalla metà del vii secolo. Questi cambiamenti. in quantità e in valore. le città sopravvissute. batteva l’oro e l’argento per tutta l’Italia. Giustiniano aveva stabilito due zecche in Italia: la principale. analogamente a quella ravennate. che Ravenna non è più in grado di distribuire nel resto dell’Italia bizantina. la moneta d’oro romana peraltro si svaluta. a partire dal pontificato di Sergio I (687-701) compaiono monete d’argento (1/8 di siliqua) che recano il monogramma pontificio: lo Stato non ha più il monopolio delle emissioni. Tuttavia. la zecca di Roma si limitava a battere il bronzo per l’Italia suburbicaria (sud).-M. L’abbandono delle città. Napoli. cap. la zecca romana batte autonomamente l’oro e l’argento. e sembra rimanere in funzione fino al ix secolo. a Ravenna. nella regione compaiono alcuni nuovi villaggi situati sulle alture dell’interno. Aggiungiamo a questa lista la Sardegna: l’isola. il regime curtense «classico» fa fatica a imporsi. nel ix secolo l’attuale Venezia diviene il centro politico del ducato e hanno inizio delle relazioni commerciali che permettono di mantenere un contatto con Costantinopoli. Non si tratta ancora. La Venetia e Napoli. xii) [Rovelli 671]. dipendente dall’Esarcato di Cartagine. Noyé. i documenti della Chiesa di Ravenna ne mostrano la preminenza. In questi due piccoli territori è l’aristocrazia locale a prendere il testimone per perpetuare le istituzioni di origine esarcale: il dux locale («doge» nella Venetia) diviene poco meno che un sovrano [Martin 1218. insediamenti fortificati (Comacchio) [Brown 1188.-M. Nell’ambito della Venetia. e i contratti agrari richiedono canoni meno gravosi di quanto non accada nei territori longobardi [Montanari 1223]. L’antico Ducato di Roma. la cui amministrazione è delegata al papa dai Franchi. non subiscono conquiste (Napoli sarà espugnata solo dai Normanni nel 1139). p. 34-43]. Le regioni bizantine dell’Italia hanno però conservato una loro originalità: quasi dappertutto. tuttavia. cap. pp. presso la frontiera con i Longobardi. e dopo la caduta di Cartagine vi si battono l’oro e il bronzo fino al 720 circa (cfr. che assicurano la protezione della popolazione e ospitano militari e funzionari [J. che continuano a riconoscere l’autorità teorica dell’imperatore. divengono potenze marittime che mantengono relazioni con Bisanzio e il mondo arabo. esaltano in un ambiente latino la cultura religiosa greca (traduzioni agiografiche del ix e del x secolo) e la militia di origine esarcale protegge la città [Martin 1220. di una vera e propria ripresa. ma che si distingue nettamente dal diritto longobardo. che si separano da Napoli nel ix secolo. il vocabolario della terra e della proprietà fondiaria resta antico (massa. È senza dubbio nel ix secolo che la Sardegna. Martin. nascono piccoli castra. conserva delle particolarità. che ufficialmente entra nel Regno longobardo e poi franco. pp. ma anche agglomerati rurali tardoantichi. ha finito per trovarsi isolata alla fine del vii secolo. Nella regione di Ravenna. 624-31]. per esempio. fundus) [Montanari 1223]. sembra che abbia continuato a far parte dell’Impero fino alla fine dell’viii. isolata dal mondo esterno a causa della pirateria . Anche nell’Esarcato. infine. e il Palazzo pontificio è organizzato secondo norme bizantine. vi si continua ad applicare (in particolare nel diritto privato) un «diritto romano» la cui origine precisa non è chiara. A Napoli. i duchi. G. 42]. connessi a cinte murarie situate in luoghi scoscesi. in compenso. Amalfi e anche Gaeta. pur essendo di norma sotto l’amministrazione pontificia.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 519 L’Italia bizantina (641-1071) 519 scompaiono solamente città. in Lefort 549]. forse per condurre contemporaneamente la lotta contro i Longobardi e contro gli Arabi. Peraltro. Molinari. b) La Sicilia. L’isola sembra aver ristabilito dei contatti saltuari con Bisanzio nel x secolo. 30]. per quanto riguarda gli anni intorno al 600. pp. Giustiniano II trasforma la Sicilia in un tema (il primo stratego conosciuto è Teofilatto. Cracco Ruggini 1194]. in concomitanza con la caduta di Cartagine. complessa e in evoluzione. Sembra che in Sicilia i possedimenti imperiali e i patrimoni della Chiesa romana e di altre Chiese italiane fossero particolarmente numerosi e importanti. 6-8]. le due principali sono Catania e Siracusa. però conservano i propri vescovati. la flotta siciliana è attiva nel Tirreno [E. L’insediamento rurale è poco conosciuto. 42-43]. La Sicilia è molto più integrata all’Impero di quanto non lo siano i territori dispersi dell’Esarcato. giacché non dipendeva da nessuna prefettura del pretorio. L’isola suscita del resto anche il vivo interesse degli imperatori: è noto che Costante II si stabilì a Siracusa. prima di passare sotto il controllo delle città marinare tirreniche [Martin 1218. p. pp. ma a Occidente anche Palermo e Lilibeo (Marsala) sono centri importanti [Cracco Ruggini 1194. rivolte verso il Mediterraneo orientale. l’isola sembra essere stata colpita dalla crisi in modo meno grave del continente. Kislinger. 45]. ma era sottoposta direttamente a due funzionari palatini. p. 663-68]. le città subiscono una contrazione. Alla fine del vii secolo. divenuto esarca di Ravenna nel 701705) [Cracco Ruggini 1194. La Sicilia partecipa normalmente alla vita politica dell’Impero. In primo luogo. grazie al registro delle lettere di Gregorio Magno. pp.2d_Bisanzio II_427-540 520 7-07-2008 13:59 Pagina 520 Le regioni dell’Impero araba. in Carra Bonacasa 1190. Giustiniano aveva riconosciuto all’isola uno statuto particolare. che ne descrive l’amministrazione. La storia della Sicilia risulta invece molto differente. per due ragioni principali [Guillou 1204. da cui si fa dipendere il Ducato di Calabria [Falkenhausen 1200. Come succede ovunque. 631-37]. Solo in circostanze particolari si sviluppano rivolte e tentativi d’usurpazio- . si è divisa in quattro territori i cui capi continuano a portare il titolo di iudex (governatore di provincia). 323-53]. e il tessuto delle sue città si rivela particolarmente stabile dalla tarda antichità al Medioevo. Per quanto infatti non vi manchino attestazioni della peste (tardi. e non si può affermare che nell’viii secolo ci sia stata la tendenza a fortificarsi per resistere agli Arabi [A. pp. tuttavia l’isola non ha conosciuto l’invasione longobarda. nel 745-46) [Cracco Ruggini 1194. in Carra Bonacasa 1190. pp. quelli della Chiesa romana sono molto ben documentati. D’altronde. d’ora in poi riconnesse al patriarcato di Costantinopoli. e anche il loro peso tende a calare. la zecca di Siracusa è la più importante dell’Impero dopo quella della capitale. Nell’viii e nel ix secolo (soprattutto a partire dal 750). mostra il buon livello economico dell’isola nel contesto imperiale. domata a fatica con l’invio di una grande flotta nel 781-82. i contatti con Costantinopoli favoriscono indubbiamente l’ellenismo. Nel vii secolo iniziano a comparire in Calabria e in Sicilia alcuni vescovi che hanno nomi greci: potrebbero essere dei prelati orientali rifugiatisi in Italia che godevano della fiducia del papa a causa della loro stretta ortodossia. Le monete d’oro siciliane a partire dalla fine del vii secolo hanno un titolo inferiore a quelle battute a Costantinopoli. .2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 521 L’Italia bizantina (641-1071) 521 ne. V. Le fonti che gettano qualche luce su questa ricca provincia sono purtroppo rare. e le sue coniazioni circolano dal Vicino Oriente al mondo carolingio. senza dubbio in connessione con il versamento diretto nella casse dello Stato delle tasse riscosse sul patrimonio della Chiesa romana (1 solidus di Costantinopoli vale 1 solidus e 1/3 di Siracusa). il loro valore si stabilizza peraltro intorno al 730. L’importanza della monetazione siciliana.-M. Jacob. permane un problema: l’ellenizzazione della Sicilia. in HC IV. dalla fine del vii secolo fino al ix. Un altro segno. Sembra infine che la popolazione greca residuale della Sicilia orientale inizi a godere d’una importanza rinnovata. che si rivolge agli Arabi di Ifriqiya nell’827 [Cracco Ruggini. Dopo la caduta di Siracusa si continua a coniare un po’ di bronzo. nella regione di Siracusa [A. Prigent. p. poi è trasferita a Siracusa durante il primo regno di Giustiniano II. l’oro compare sotto il regno di Eraclio). contemporaneamente. in Jacob 1206]. Jacob. Inizialmente la zecca è a Catania (alla fine del vi secolo è attestata la monetazione in bronzo. In particolare. di integrazione all’Impero e di una certa autonomia dovuta alla prosperità è costituito dal fatto che la Sicilia conia monete imperiali [Morrisson 664. 360]. 43-47. I vescovi di Siracusa e Catania divengono metropoliti [A. All’epoca di Gregorio Magno l’isola sembra latina. ma nel 787 i prelati dell’isola partecipano a quello di Nicea. L’ellenizzazione conduce alla decisione imperiale di separare dal patriarcato romano la Sicilia e la Calabria. 1195. J. che si rifugia presso i Longobardi nel 717-18. Prigent 1228]. e anche d’oro. alcune iscrizioni permettono però di individuare una piccola isola linguistica greca. pp. si possono ricordare la rivolta di Sergio. 356-57]. per poi calare di nuovo intorno all’810-20. di origine antica. quella di Elpidio. Martin. che dunque non sono il riflesso di una volontà autonomista. e anche il suo particolarismo occidentale. e di Eufemio.-M. J. in HC IV. in Calabria. pp. Numerosissimi vescovi siciliani avevano assistito al concilio del Laterano nel 649. Martin. nell’826. La conquista non è facile. Nel 782. Follieri 1202]. quel che resta della Chiesa siciliana è greco. è conquistata nell’878. J. in HC IV. pp. p. Rametta cade infine nel 965. 50-52. Siracusa. pp. Jacob. pp.2d_Bisanzio II_427-540 522 7-07-2008 13:59 Pagina 522 Le regioni dell’Impero Si sviluppa il monachesimo greco. 360]. Infine. La maggior parte della Sicilia. p. Palermo cade nell’831 e diviene la capitale di una Sicilia musulmana ormai rivolta a sud-ovest. ma viene ucciso davanti a Enna e gli Aglabidi possono proseguire da soli la conquista. 365]. . nel ix secolo sfugge contemporaneamente alla cultura greca e al cristianesimo. Eufemio si proclama imperatore. 365. Taormina nel 902. J. in HC IV. La Sicilia darà alla Chiesa greca il patriarca Metodio (metà del ix secolo) e l’innografo Giuseppe. Jacob. Eufemio.-M. 360. che sbarca a Mazara. nel 1040 [Gay 1203. di cui Teodoro Critino. accusato davanti Michele II. e il suo centro principale è il monastero di San Filippo di Agira. e il nord-est montuoso dell’isola costituisce un baluardo cristiano ed ellenofono. arcivescovo di Siracusa. Saba. Jacob. tuttavia. dopo la conquista araba. A. soprattutto nella parte orientale dell’isola. Vitale di Castronuovo) [A. Cristoforo e Macario. Martin. in HC IV. Dopo la conquista di Cartagine. Alla metà del vii secolo. Martin. 450-68]. Sotto la dominazione araba. le incursioni riprendono nel 703. capitale del tema. a riellenizzare a poco a poco la Calabria meridionale. Leoluca di Corleone. il ribelle Elpidio fugge in Africa. Si ritiene che sia stata proprio questa popolazione. seguita dalla Sila (nord-est della Calabria) e dalla Puglia meridionale [Martin 503]. è uno degli ultimi partigiani (nella stessa epoca l’iconoclasmo è attestato anche a Otranto) [A. l’isola subisce un’incursione lanciata dagli Arabi. Martin. Le agiografie monastiche del x e dell’xi secolo parlano di numerosi monaci siciliani che si trasferiscono in Calabria e spesso si insediano nella zona deserta dei confini calabro-lucani (Elia il Giovane. parte per l’Africa e ne torna l’anno dopo insieme al cadì Asad ibn al-Furat. nella regione di Enna [Cracco Ruggini 1194. L’ellenizzazione dell’isola è sufficiente perché vi possa attecchire il secondo iconoclasmo.-M. dove Giorgio Maniace riporterà alcuni successi nel suo tentativo di riconquista. J.-M. pp. che vi erano saldamente stanziati (emirato di Amantea) e che continueranno a infliggere alla regione incursioni rovinose per tutto il x secolo [Gay 1203. di lingua latina e di rito occidentale. pp. 169-70]. Martin 1217. anthypatos) e riconoscono anche una certa sottomissione nei confronti dell’imperatore. dove la Chiesa greca è organizzata intorno alle due metropoli di Reggio e di Santa Severina [HC IV. pp. la sua popolazione.. i principi si volgono a Occidente. inoltre. Dopo l’invasione longobarda del vi secolo. che aveva per vocazione principale quella di reintegrare nell’Impero i principati longobardi di Benevento e di Salerno (eredi del Ducato di Benevento) ma che si dovette accontentare delle attuali Puglia e Basilicata con Bari capitale [Falkenhausen 1199. Martin 1218. negli anni venti del x secolo. pp. 33-36. tuttavia. Alla fine del ix secolo e agli inizi del x. I temi di Langobardia/Italia e di Calabria (fine del ix secolo . 148- .2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 523 L’Italia bizantina (641-1071) 523 2. si considera longobarda poiché ha adottato il diritto degli antichi conquistatori [Martin 1216. grazie a varie spedizioni navali condotte negli anni intorno all’880. pp. nella Puglia fino ad allora longobarda. da cui furono però cacciate nell’895. dopo la restaurazione imperiale di Ottone I. inoltre. 23-27 e 31-40]. p. Nell’891-92 nasce così un tema di Langobardia.1071). Le forze bizantine. cessano rapidamente e. i principi longobardi ricevono titoli imperiali (patrizio. e nell’891 erano giunte addirittura a conquistare Benevento. a) I due temi. nell’871 avevano messo fine (in alleanza con quelle dell’imperatore carolingio Ludovico II) all’emirato che si era stabilito un quarto di secolo prima a Bari. 621-23]. il numero di vescovati della regione si è dimezzato nel vii secolo [Martin 1216. pp. Queste relazioni di subordinazione. Prigent 1226]. 366 sg. la seconda grande svolta della storia dell’Italia bizantina è segnata dalla fine del ix secolo. 324 sg. riesce a espellere dalla Calabria i musulmani. 361. L’amministrazione del tema di Sicilia ripiega in Calabria (il tema di Calabria propriamente detto non compare prima della metà del x secolo).]. il principe di Benevento cerca tra l’altro di divenire stratego della Langobardia [Falkenhausen 1199. L’Impero perde la Sicilia ma. La regione ha conosciuto una crisi più profonda e più precoce di quella che ha colpito la Calabria: la pianura del nord della Puglia (Capitanata) ha perso una buona parte delle città antiche ed è tornata allo stato selvaggio (tornerà a essere produttiva solo dopo la fine della dominazione bizantina). 201 sg.. Il tema di Langobardia comprende dunque solo una parte del meridione longobardo. pp. L’unica zona fittamente popolata è costituita dai bassopiani che circondano Bari. lo stratego di Langobardia. I due temi non hanno né la stessa collocazione (le incursioni arabe coinvolgono la Calabria molto più della Puglia).-M. pp. la Calabria. 517-58]. La situazione non cambia con la trasformazione. tuttavia. del tema di Langobardia in catapanato d’Italia [Falkenhausen 1199. nella punta meridionale. b ) L’insediamento: inizio della ricostruzione di un tessuto abitativo. Napoli e Amalfi.2d_Bisanzio II_427-540 524 7-07-2008 13:59 Pagina 524 Le regioni dell’Impero 154]. ha la vocazione a governare tutto il Regno longobardo. Nel De administrando imperio [31]. i due strateghi governano l’uno i territori da lungo tempo in mano all’Impero. Benché possano saltuariamente dipendere da un medesimo stratego. In due ambiti. Il piccolo tema di Lucania. In realtà. pp. si estende su Capua e Pavia. il potere dell’altro. Costantino VII riferisce che in Italia vi sono due patrizi (strateghi): uno ha autorità sulla Sicilia. durante il regno di Niceforo II Foca. L’amministrazione imperiale impone alle due regioni un regime analogo. però. longobarda in Puglia). che non sembra essere stato sottoposto al catapano. non stupisce che i settori più vitali dei due temi abbiano avuto pochi rapporti reciproci e siano stati sottoposti ad amministrazioni differenti (Reggio è situata a 350 km in linea d’aria da Bari). Le due regioni erano uscite considerevolmente indebolite dalla crisi dell’Alto Medioevo. Martin. e dal successivo periodo di occupazione araba: si riscontrava scarsità di popolazione (a eccezione dei dintor- . monasteri) sono esterni alla regione. infatti. che risiede a Benevento. né la stessa struttura sociale. i due temi di Langobardia e Calabria sono distinti. 65-72] e scomparso prima del 1051. le seconde alla Puglia e alla Basilicata. Dal momento che in Calabria l’unica zona ben occupata è quella di Reggio. in Jacob 1206. I pochi grandi proprietari (principi. attestato solo da un documento del 1042 [Falkenhausen 1199. l’altro le regioni longobarde. aveva uno stratego. Benché la riforma abbia delle conseguenze cui si accennerà in seguito. l’«Italia» del catapano si limita in realtà a riprendere il nuovo nome dato dai Carolingi e dagli Ottoniani al vecchio Regno longobardo. né la stessa popolazione (greca in Calabria. ma non arriva a eliminare le differenze fondamentali che le separano. sia nella realtà sia nella percezione che se ne ha a Costantinopoli [J. 46-51]. i primi si riducono alla Calabria. la Calabria e la Langobardia avevano problemi comuni. In questa visione (i cui aspetti irrealistici sono evidenti). infatti. i villaggi (choria). sotto forma di semplice torre (pyrgos). amministrazione da ricostituire. che cerca di sfruttare il più possibile (soprattutto in Calabria) le roccaforti naturali. Nelle regioni più minacciate e meno popolate (come l’attuale Basilicata). e gli insediamenti si raccolgono nelle zone in cui la geologia dell’altopiano calcareo permette la presenza di piccole falde freatiche. Tuttavia l’insediamento rurale. lo Stato crea dei piccolissimi agglomerati cinti di mura (kastellia). non hanno bisogno di una protezione vera e propria. Martin 1216. Un territorio. alcuni di essi possono derivare da iniziative private e appartenere a singoli: nel 1045. tale concentrazione raggiunge un livello notevole. pp. deve essere al contempo popolato e organizzato. chiamate kastron o asty. se non. e alcuni di essi si sviluppano in kastra (Rossano. Santa Severina). Nel momento in cui i signori occidentali creano dei villaggi fortificati. tuttavia. Noyé. 565-75. non si sa quasi niente delle modalità di fondazione dei nuovi villaggi. così come la sua attuazione nell’ambito dell’insediamento. 258-72]. Queste innovazioni hanno delle conseguenze indirette anche per l’Italia bizantina. che hanno senza dubbio la tendenza a divenire vere e proprie città e hanno già la funzione di piccoli centri amministrativi [Martin 1222. che canalizzano il principio di crescita demografica favorendo l’«incastellamento» che porta i contadini a raggrupparsi in villaggi fissi e protetti. Martin. D’altro canto. . sono attestati dei choria a partire dalla seconda metà del ix secolo. successivamente. benché l’evoluzione istituzionale dell’Impero sia differente. Capitanata). G. pp. a un giudice di Bari. nonché con una serie di trasformazioni strutturali nelle regioni vicine rimaste sotto dominazione occidentale. litorale pianeggiante del golfo di Taranto. Si dà il caso che il periodo della dominazione bizantina coincida con la prima fase di ripresa demografica ed economica. tuttavia. Si tratta della costituzione di signorie al contempo fondiarie e bannali. per poter essere amministrato. il catapano Eustazio Palatino concede come ricompensa un piccolo villaggio. e il movimento di concentrazione della popolazione rurale non è ancora arrivato a compimento nell’xi. che ne aveva già un altro [Lefort 1209]. In Calabria. in Lefort 549]. tessuto urbano disorganizzato. praticamente in pieno possesso. In Puglia questa tendenza si mette pienamente in moto solo nel x secolo. soprattutto nel ix secolo. evita ancora (fino all’epoca normanna) le pianure acquitrinose (bassa valle del Crati. che non ospitano funzionari statali. si moltiplicano [J.-M.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 525 L’Italia bizantina (641-1071) 525 ni delle due capitali). in caso di vera necessità. l’Impero di norma si limita invece a fortificare le città. nella zona centrale della regione. alcuni di questi grossi villaggi in epoca normanna diventerranno delle città. 713-14]. e nel sud della Puglia vengono restaurate Gallipoli e Taranto. subito dopo la riconquista. l’arcivescovato di Otranto (nel sud-est della Puglia) diviene una metropoli ecclesiastica. nel 1019: le autorità hanno costruito le mura e convocato degli abitanti. Nel 968. e delimitano il perimetro (synora) del territorio della città. La seconda campagna è condotta nel momento in cui il tema di Langobardia diviene catapanato d’Italia. Cerenzia. la kastroktisia. in Italia. infatti. Molfetta). pp. allo stesso modo. l’unico modo di occupare il territorio era quello di crearvi nuovi centri amministrativi. nella Capitanata. che si popola di Greci.2d_Bisanzio II_427-540 526 7-07-2008 13:59 Pagina 526 Le regioni dell’Impero Benché sia attestato un numero esiguo di fortificazioni rurali (torre in alcuni villaggi. pp. è attestata due volte in Puglia. 33-37. in Basilicata [Guillou 1205]. Si dà il caso che. che riceve vantaggi fiscali [Martin 1215]. è dotata di una nuova cinta muraria [Jacob 1208]. di regola il diritto di costruire fortificazioni è riservato allo Stato. Taranto. 517-58]. Si conoscono in effetti alcune fondazioni longobarde dell’viii-ix secolo. di fornire un inquadramento amministrativo ad alcune zone ancora pochissimo popolate. nel 1001-1002. e contribuisce a dare un senso a questa riforma che cerca. corvé pubblica di manutenzione delle mura. religiosi e militari. in alcune regioni limitrofe rimaste latine sono contemporaneamente attestate Montemilone. pp. il catapano Gregorio Tarcaniota aveva stabilito i confini della città di recente fondazione di Tricarico. ma sono sporadiche e poco importanti. più a occidente sono fondati piccoli kastellia (San Chirico Raparo. J. ai margini della pianu- . Giovinazzo. Sulla costa pugliese vengono così creati dei nuovi porti che facilitano le relazioni con l’Oriente (Monopoli. che acquisisce autorità sopra una serie di nuove sedi episcopali create (o da crearsi) in zone in cui la popolazione greca è in aumento: compaiono così le città di Gravina. Martin. che edifica le mura urbane.M. Minervino. Le autorità imperiali hanno condotto tre campagne sistematiche di fondazione di città all’interno dei due temi [Martin 1222. nel 999 (ovvero poco dopo la sua prima comparsa nell’Impero) e nel 1054 [Martin 1216. di fronte al rafforzamento degli insediamenti nelle regioni «occidentali». Tricarico. cinte murarie usate come rifugio nel nord della Calabria). Isola Capo Rizzuto. ma giacché per giunta. Noepoli). compaiono nuove città episcopali (Umbriatico. rimasta praticamente in abbandono da decenni in seguito a un’incursione araba. Polignano. Rapolla. Risulta conservato l’atto di fondazione della città di Troia. sulla Sila. in particolare nell’attuale Basilicata. La prima è messa in atto alla fine del ix secolo. in Jacob 1206. la costruzione di città fosse particolarmente importante non solo poiché molti centri urbani erano scomparsi durante l’Alto Medioevo. nonché Nicastro più a occidente). Tursi. città collocate di solito in posizioni protette (speroni tra due fiumi in Capitanata. a lungo termine. e che finiranno rapidamente per prendere il controllo di tutta la zona. I due temi italiani sono tra le poche regioni dell’Impero di cui si può intravedere il sistema amministrativo – e la sua evoluzione – tramite do- . Montecorvino.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 527 L’Italia bizantina (641-1071) 527 ra della Capitanata vengono senza dubbio fondate Ripalta e Vaccarizza. ha uno scopo differente: si tratta ora di stabilire una frontiera ben difesa tra il catapanato e i principati longobardi (che non si cerca più di sottomettere). dalla pianta spesso stretta e allungata come lo sperone su cui sono situate. Risulta evidente l’importanza dello sforzo intrapreso. Biccari. la colonizzazione della pianura. dove dominano i piccoli castra rurali di fondazione signorile. Melfi. lo sviluppo di un insediamento urbano controllato dall’autorità sovrana distingue le regioni bizantine da quelle confinanti dell’Italia peninsulare. Dragonara. condotta in Puglia negli anni 1010-20 dal catapano Basilio Boioanna. nei pressi di Taranto. di piccole dimensioni. 44-50]. ponendo al contempo le basi per la rioccupazione della pianura del Tavoliere. Viene così stabilita. Nella città della Capitanata è stato riscontrato un impianto ortogonale di probabile origine antica: le città. sulle colline alle falde degli Appennini. Civitate. che ad alcuni insediamenti anteriori aggiunge le nuove città di Troia. la duplice linea delle città della Capitanata. Benché questi insediamenti abbiano effettivamente favorito. c) L’amministrazione. forse Stilo a sud-est. risultano attraversate per tutta la loro lunghezza da una strada principale. l’impianto urbano sembra particolarmente fitto [Martin 1222. Cisterna. Fiorentino. In secondo luogo. Oppido a sud-ovest. Lo sforzo considerevole intrapreso dalle autorità imperiali ha durevolmente contraddistinto in due modi la geografia umana delle regioni in questione. il loro tessuto urbano è in gran parte costituito da fondazioni bizantine. Le nuove città della Calabria cercavano senza dubbio di proteggere il litorale contro gli Arabi di Sicilia: in quest’epoca sono fondate Catanzaro a est. pp. La terza campagna. ma nettamente più grandi dei contemporanei castra occidentali. Tertiveri. In primo luogo. in particolare nella zona semideserta che separa le regioni vitali dei due temi. su cui si aprono delle stradine perpendicolari. cime scoscese in Calabria). essi tuttavia non svolsero il ruolo difensivo cui erano stati destinati: è proprio a Melfi che nel 1041 furono dislocati dalle autorità i mercenari normanni che avevano preso parte alla spedizione siciliana di Maniace. viene fortificata Mottola. I turmarchi e gli ek prosopou attestati in Calabria nell’xi secolo non sembrano avere funzioni differenti da quelle dei loro omologhi pugliesi. ma si tratta sempre di eccezioni: l’amministrazione è esercitata nelle città. non al x-xi. nell’xi secolo sembrano essere sempre più destinati a funzioni giudiziarie. pp. il catapano). Se da un lato ciò fa sì che sia difficile valutare quale sia l’originalità dei temi italiani rispetto al resto dell’Impero. Risiede all’interno di un praitorion. pp. è circondato dai capi dei servizi (komes tes kortes. risulta attestato un solo tipo di circoscrizione. e allora in alcune città compare un ek prosopou che è responsabile di una parte dell’amministrazione locale [Martin 1216. I dati che se ne possono trarre risultano abbastanza differenti da quelli dei taktika. la divisione del tema in tourmai pertiene al ix secolo. caratterizzata da alcuni evidenti particolarismi. Martin. le autorità lasciano alla popolazione l’uso del diritto personale longobardo e ristabiliscono un’amministrazione di tipo longobardo: dalla fine del ix secolo all’inizio dell’xi. gli agenti locali dello Stato portano il titolo di gastaldo. benché. il distretto (diakratesis) cittadino. si tratta ancora di notabili locali. quello di . Tra il x e l’xi secolo. J. in Jacob 1206. Valgono le stesse considerazioni per un’unica topothesia (topoteresia?). domestico del tema). a Lucera. collocato al vertice dell’organigramma del tema. e inoltre alcune fazioni vi si disputano il potere [Martin 1222. In entrambi i temi. 517-58]. ha conservato una documentazione archivistica solo per l’ultimissima parte del periodo di dominazione bizantina. invece. arrivando a trattare direttamente con gli Arabi nel x secolo e con i Normanni nell’xi.-M. la Calabria. responsabile temporaneo dell’amministrazione provinciale nell’interregno tra due catapani [Falkenhausen 1198]. Lo stratego (successivamente. che sembrano avere le stesse funzioni generali dei gastaldi. i quattro gastaldi della città sono stati nominati da Teodoro. escubito di Langobardia. pp. che presentano una visione normalizzata e idealizzata delle modalità di azione e degli obiettivi dello Stato [Falkenhausen 1199. possa capitare che le città godano nei fatti di una grande autonomia.2d_Bisanzio II_427-540 528 7-07-2008 13:59 Pagina 528 Le regioni dell’Impero cumenti d’archivio. terra di conquista recente. pp. Martin 1217. 695-715. C’è un unico caso di droungos attestato alla metà dell’xi secolo nel territorio di Oppido: può trattarsi di una sopravvivenza di istituzioni antiche. e ancora nel 998. 705706]. più spesso che in Puglia. Ciò vale almeno per la Langobardia. dall’altro permette di descrivere una serie di meccanismi reali con una precisione che ha pochi paralleli. Si può aggiungere che qualche sporadico atto ufficiale è redatto in semplici villaggi. In Langobardia. 57-58]. i gastaldi sono progressivamente sostituiti da turmarchi. in Calabria talora chiamato eparchia. È noto. 124-25. in Jacob 1206].-M. pp. 702. in Jacob 1206]. 712-13]. nell’xi secolo sono attestati ulteriori gravami connessi con l’esercito. che si ribellarono nel 1040. 129-35. Martin. pp. inoltre. che in Langobardia inizialmente integra . L’arrivo massiccio dei tagmata. non sembra investito di poteri di amministrazione generale [Falkenhausen 1199. che in Puglia venivano reclutati degli ausiliari leggeri (conterati). degli excubitores. 49-50]. corrisponde grosso modo a quanto è noto per il resto dell’Impero. J. dove soggiornano alcuni ufficiali delle scholae. 700]. Occorre inoltre sottolineare la flessibilità dimostrata dall’amministrazione imperiale. pp. Risulta chiaro come i temi italiani presentino un’amministrazione che. Nelle zone più minacciate sono presenti dei comandanti locali (clisurarchi e kometes. come il metaton (diritto di alloggio) e il droungaraton. a Bari nel 1032 è documentato un protomandator ton basilikon armamenton [Falkenhausen 1199. menzionata da vari documenti tra il 980 e il 1034. L’Impero mantiene anche delle flotte leggere: risulta attestata un’imposta destinata alle kontourai (imbarcazioni leggere). p.-M. La strateia. nel medesimo periodo erano inviati nella regione dei mercenari stranieri (tra cui dei Normanni) e truppe dei temi orientali [Falkenhausen 1199. pp. che compare all’incirca nel medesimo periodo. nel 965966. J. e risiede permanentemente un ufficiale superiore degli excubitores. Martin 1216. l’evoluzione di tale amministrazione alla fine del x secolo e all’inizio dell’xi non è così lineare come si potrebbe pensare. era già divenuta un onere fiscale che gravava su alcuni beni [Martin 1216. pp. che segue di poco la creazione del catapanato. Il giudice (krites) del tema. tuttavia.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 529 L’Italia bizantina (641-1071) 529 Bari. secondo uno schema non nuovo compaiono in Italia anche i tagmata: nel 992 un topotereta delle scholae è attestato a Polignano. come il komes del kastron di Taranto) [Martin 1216. le menzioni relative alla strateia sono contemporanee all’arrivo dei tagmata. pp. 135-39. p. Martin 1216. Non conosciamo praticamente nulla dell’esercito tematico. Tuttavia. non modifica molto i poteri del catapano d’Italia e dello stratego di Calabria. pp. A partire dalla fine del x secolo. non ha autorità sulla Calabria. Era ubicato al posto dell’attuale basilica di San Nicola [Martin 1222. ricostruito agli inizi dell’xi secolo. 702-3]. è descritto in una iscrizione. 133-35. 703-4]. salvo eccezioni. p. al di là di inevitabili particolarismi locali. Il catapano d’Italia prende il posto dello stratego di Langobardia ma. e comprendeva una cinta muraria con una porta e una corte interna in cui si trovavano varie chiese. Martin. gli abitanti di Rossano si ribellano contro una tassa finalizzata alla costruzione di chelandia [Falkenhausen 1199. degli hikanatoi. Martin 1216. 579-655]. alla fine dell’epoca della dominazione imperiale. benché l’archeologia abbia recentemente fornito nuovi elementi [G. La Calabria meridionale e orientale (così come una parte della Basilicata e l’estremo sud della Puglia) all’epoca è ellenizzata: i documenti sono re- . e relativi ai loro possedimenti situati in territorio imperiale. pp. anche il principato longobardo di Benevento. nella Capitanata. La storia del tema di Calabria è più oscura di quella della Langobardia. all’indomani della conquista. È sempre nel centro del catapanato che. 699-700]. che però arriva a imporsi solo nelle zone ben popolate del tema di Langobardia. i titolari di dignità sono rarissimi [Martin 1216. pp. dalla sua lingua. in Placanica 1232. nel senso che di questa nozione davano gli Occidentali dell’Alto Medioevo: un popolo è definito dalla sua legge. meno barbaro. Infine. pp. Nei privilegi accordati alle abbazie di Montecassino e di San Vincenzo al Volturno. La popolazione della Langobardia vive secondo il diritto longobardo. Come tutto l’Occidente. e solo molto più tardi finisce per dare loro il titolo. 142-43. nell’892. La stessa flessibilità è prevalente in ambito fiscale [Falkenhausen 1199. pp. d) Due società differenti. parla il latino (o un dialetto romanzo). Bisogna attendere il 999 per veder comparire in un sigillion di esenzione alcuni elementi del sistema fiscale bizantino. Noyé. nell’xi secolo. Per la Calabria risulta tuttavia disponibile una documentazione scritta relativa all’xi secolo (bizantino e normanno) che permette di istituire un paragone. 709-11]. dalla sua pratica religiosa. le autorità lasciano ai Longobardi di Puglia il loro diritto personale e l’insieme della loro organizzazione giuridica [Martin 1216. di turmarchi. si conoscono solamente le tasse indirette longobarde e la corvé (angaria). È possibile riscontrare una analoga disparità anche in un altro ambito: nel centro della Puglia (in particolare a Bari) un gran numero di notabili locali ha ricevuto delle dignità imperiali. La prima è di ordine etnico. al contrario. 711-14]. pp. tra le due province italiane e di valutare le differenze persistenti che le separano. di cui la Puglia aveva fatto parte. risultano attestati alcuni commerciari. le autorità bizantine menzionano soltanto tasse indirette longobarde. ancora nell’xi secolo. da Trani a Taranto. Martin 1216. pratica il cristianesimo secondo il rito romano. al punto che ci si può chiedere se non siano state distribuite sistematicamente (e gratuitamente) poco dopo la conquista. ha abbandonato l’esazione di imposte dirette. mentre nella Capitanata.2d_Bisanzio II_427-540 530 7-07-2008 13:59 Pagina 530 Le regioni dell’Impero dei gastaldi longobardi. Questi eremiti attirano discepoli. intorno al vescovato di Tursi [Peters-Custot 1225]. ed è successivamente proseguita da quella del Salento (sud della Puglia). per l’influenza dei monaci greci rifugiati in Calabria. La produzione di manoscritti greci continua in Calabria in epoca normanna [Lucà 1210]. È così che delle popolazioni ellenofone si insediano nelle regioni disabitate della Basilicata. c’è un’impor- . 536-38]. Si vengono così a creare le «eparchie» monastiche del Merkourion (valle del Lao. e dunque di possibile frizione. e poi si inoltrano nuovamente nella solitudine [Martin 1219]. J. Alcuni di questi monaci arrivano addirittura a lasciare le zone ellenizzate per spingersi più a settentrione: Nilo da Rossano si insedia presso Montecassino e successivamente nella regione di Gaeta. l’Impero si limita a riconoscere alla popolazione greca il suo diritto e il suo rito.-M. tanto più che la Calabria confine con zone sottopopolate. San Pietro di Otranto) [Safran 1230]. tuttavia. La sua popolazione segue il diritto bizantino classico. pp. Follieri 1202]. Bisogna dunque evitare di confondere l’Italia greca con l’Italia bizantina: la Puglia longobarda è altrettanto bizantina della Calabria. in HC IV. La popolazione latino-longobarda e quella greca hanno tra di loro solamente pochi rapporti: vivono in regioni differenti e i punti di contatto. in queste regioni quasi deserte in balia delle incursioni musulmane. se la comunità italo-greca estende il suo territorio. Jacob. come risulta chiaro dalla documentazione di epoca normanna. Martin. che mostra come il diritto familiare segua le norme emanate dai Macedoni [Martin 1216. sono rari. dovuto all’emigrazione siciliana. e i suoi discepoli fondano l’abbazia di Grottaferrata. fondano monasteri. Non c’è dubbio che. si dirigono nel territorio del principato longobardo di Salerno. nel sud della Basilicata. I monumenti tipicamente bizantini sono rari (Cattolica di Stilo. con il monastero di Carbone) [Borsari 1187. la cui ellenizzazione è senza dubbio dovuta all’occupazione araba della Sicilia. a sud-est di Roma [Lucà 1211]. più che a una volontà ufficiale che non si manifesta in Puglia. secondo le norme in vigore in Oriente [Falkenhausen 1201]. L’ellenismo calabrese ci ha lasciato degli agiografi e dei libri liturgici (eucologio Barberini) [A. ciò deriva dal dinamismo che le è proprio. pp. Burgarella 1189]. come mostrano le vicende di sant’Elia lo Speleota o di san Nilo da Rossano. alcuni tratti dell’anacoresi delle origini. 365-68. A Taranto. il più celebre dei monaci greci di Calabria. Infine. altre. gli abitanti della Calabria praticano il cristianesimo secondo il rito bizantino. Inoltre. nel nord-ovest della Calabria) e del Latinianon (valli del Sinni e dell’Agri. in questa regione e nel sud della Basilicata si sviluppa un monachesimo che ritrova.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 531 L’Italia bizantina (641-1071) 531 datti in greco da taboullarioi. sono deposti per simonia (Giovanni di Trani) [Martin 1216. forse a causa dell’invasione hilaliana in Ifriqiya. In Calabria si trovano folleis costantinopolitani. Le autorità imperiali talora depongono alcuni vescovi. nonostante un tentativo fallimentare di ellenizzazione nell’887-88. situata al di fuori del territorio imperiale [Holtzmann 1207]. più defilata dal centro dell’Impero. nome dato in Italia al ruba’i. il follis di bronzo e. e attribuiscono ad altri il titolo di arcivescovo (contribuendo in questo modo a complicare un’organizzazione ecclesiastica che comincia a riprendere vigore) [Martin 1216. le due province bizantine in Italia rimangono profondamente differenti l’una dall’altra. giacché la Calabria fa parte dell’area monetaria dell’Ifriqiya e della Sicilia. non solo a livello di popolazione ma anche di collocazione geopolitica e di struttura sociale. sia al patriarca di Costantinopoli. In Puglia circola normalmente la moneta coniata a Costantinopoli (l’unica dell’Impero in questo periodo). La Chiesa greca ha sicuramente tentato qualche sconfinamento nel nord della Calabria. alcuni vescovi latini. la Chiesa latina di Langobardia è analogamente sotto il controllo delle autorità imperiali. Solo dopo la metà dell’xi secolo compaiono le prime manifestazioni della riforma romana. a sostenere i Normanni nell’Italia meridionale. il miliaresion d’argento. è vicina alla Sicilia musulmana di cui subisce le incursioni per tutto il x secolo. per esempio. non è assolutamente antiromana: i vescovati delle nuove città della Capitanata sono sottoposti alla metropoli latina di Benevento. 594]. alla fine degli anni cinquanta dell’xi secolo. L’afflusso di tarì cessa bruscamente alla metà dell’xi secolo. qui come altrove. e le zecche di Salerno e Amalfi iniziano a produrne delle imitazioni. presto svalutate . mentre la Calabria. ovvero il nomisma aureo (e i documenti permettono di seguirne la svalutazione nell’xi secolo). ma l’unica moneta d’oro attestata dai documenti d’archivio è il tarì. La politica religiosa dell’Impero. La Puglia longobarda è vicina ai Balcani. quarto di dinar battuto in Ifriqiya e in Sicilia. i suoi rapporti con l’isola non sono solamente bellicosi. in piccole quantità. che circola anche ad Amalfi e a Napoli e arriva fino alla Capitanata intorno al 1030. Si può aggiungere che lo scisma del 1054. lo fa tuttavia usurpando le pretese degli imperatori germanici. Nonostante la ripresa della produttività e dell’organizzazione amministrativa ed ecclesiastica del territorio. non ha avuto nessuna conseguenza pratica. tuttavia. pp. Se il papa giunge. e ciò è facilitato dal fatto che la riforma della Chiesa romana inizia solo alla fine del periodo di dominazione bizantina. 567-72].2d_Bisanzio II_427-540 532 7-07-2008 13:59 Pagina 532 Le regioni dell’Impero tante minoranza greca che convive con la maggioranza longobarda. Tuttavia. il vescovato è rimasto latino. La Chiesa greca è sottoposta sia all’imperatore. p. la Calabria. Si possono citare solo pochissimi esempi di grandi patrimoni. e la medesima sorte tocca a Montecassino (da cui dipendeva Santa Sofia) nell’883. In compenso. Ne consegue che il loro ripristino è accompagnato da nuovi abbandoni – in pratica definitivi – in Puglia. l’ideale anacronistico espresso dagli imperatori macedoni nella loro legislazione. pp. uno dei quali gli è stato concesso dal catapano. Quelli sopravvissuti dispongono di risorse inferiori. E d’altronde. Nel tema di Langobardia sono scomparsi numerosi vescovati nel corso del vii secolo [Martin 1216. secondo la testimonianza di un sigillion greco più tardi tradotto in latino. Ciò fa sì che esse debbano abbandonare temporaneamente un certo numero dei loro possedimenti periferici. 293-301]. ospita una società molto più conforme al modello generale dello Stato bizantino rispetto alla Puglia strappata al principato di Benevento. alla metà dell’xi secolo. . Inoltre. pp.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 533 L’Italia bizantina (641-1071) 533 [Martin 1213. giudice di Bari. di cui tuttavia esse non possono usufruire: San Vincenzo è distrutta dagli Arabi nell’881. sulle quali esercitano diritti pubblici. la signoria occidentale riuscirà a imporsi con difficoltà in queste zone e dovrà adottare una forma originale. che in pratica è sempre rimasta inquadrata nell’Impero a partire dal vi secolo. San Vincenzo al Volturno e Santa Sofia di Benevento. 190-202]. ed esse finiscono per dotarsi di signorie compatte. la cattedrale di Oria (che allora sostituisce la sede di Brindisi) ha dei vaxalli. giacché nei principati longobardi domina il regime della chiesa privata (dipendente. di popolazione greca. ossia dei pareci. Bizanzio. Le abbazie sono restaurate nel x secolo (Montecassino solo verso il 950). in epoca normanna. Si nota dunque che la Calabria. in particolare. La Puglia arriva così a realizzare. e si tratta comunque di concessioni da parte dello Stato: nel 999. dal principe). per puro caso. Al momento della conquista. p. la Puglia longobarda dell’viii e del ix secolo non sembra aver ospitato un’aristocrazia d’una certa importanza: i grandi proprietari conosciuti sono il principe di Benevento e le grandi abbazie situate nella parte occidentale del principato. le autorità imperiali confermano a queste abbazie i loro possedimenti pugliesi. ovvero Montecassino. ma il contesto in cui sono inserite è cambiato: il potere politico si disgrega nei principati. che mantiene relazioni commerciali regolari con l’altra sponda dell’Adriatico. possiede due piccoli villaggi. 662]. un certo Cristoforo Bocomaca riceve a titolo di charistike l’importante monastero greco di San Pietro Imperiale di Taranto [Martin 1216. Questa evoluzione fa sì che la Langobardia bizantina ignori quasi completamente la grande proprietà. a livello economico è meno integrata all’Impero della Puglia latina. Nel 1010. i dati sono scarsi ma espliciti. pp. Si tratta di uno dei pochissimi longo- . la signoria di tipo occidentale non ha difficoltà a prendere il posto della grande proprietà bizantina: i signori dispongono di vaste tenute che fanno coltivare a contadini dipendenti. Martin. e i cui legami con l’Impero non erano esattamente gli stessi: la Calabria greca era vicina a Costantinopoli per il diritto. chiamati in greco anthropoi. compilato alla metà dell’xi secolo. possiede già terre in svariate comunità rurali. 7 comunità esenti. Intorno al 1050. anch’egli con un passato da ribelle. a scapito della popolazione latina. A quanto si vede. Martin 1216. bellanoi (villani) e talora anche paroikoi. ma utilizzava monete arabe ed era resa più autonoma dalla sua distanza rispetto al centro dell’Impero.2d_Bisanzio II_427-540 534 7-07-2008 13:59 Pagina 534 Le regioni dell’Impero Per quanto concerne la Calabria. Argiro figlio di Melo. in genere accettava di buon grado l’appartenenza all’Impero. che occupavano un posto analogo presso i grandi proprietari bizantini. 399-413]. inoltre.-M. analogamente ad alcuni proprietari laici. 704]. in particolare pp. pp. la quale. che caddero a fianco dell’esercito imperiale in lotta contro i Normanni nel 1041 [Martin 1217. dispone di un patrimonio fondiario enorme: 281 casali (proasteia). i due strateghi presentati nel De administrando imperio amministravano due regioni non soltanto distinte. 625]. il rito religioso e l’evoluzione sociale. I più importanti derivano dal brebion della metropoli di Reggio. pp. secondo il diritto canonico bizantino. Il quadro offerto dai documenti calabresi della metà dell’xi secolo corrisponde precisamente alla situazione denunciata dalle novelle imperiali dell’epoca [Lemerle 553]. in Placanica 1232. Questa Chiesa. di recentissima fondazione. meglio gestibile dal potere centrale e più integrata con il resto dell’Impero a livello economico. Pare evidente che questi uomini siano i successori dei pareci. insediatasi spontaneamente. e in più numerosi altri possedimenti (nei quali. La Puglia longobarda. si coltiva il gelso per alimentare i bachi da seta). Le autorità non hanno mai favorito la popolazione greca. elencati in liste ufficiali [J. riceve l’incarico di salvare il possibile di fronte all’avanzata normanna munito del titolo di «dux d’Italia. la cui esistenza è stata ininterrotta e che inoltre controlla svariati monasteri. 487-522. in particolare. p. risultava. nonostante alcune sporadiche rivolte (come quella di Melo a Bari nel 1009) [Gay 1203. di Calabria. nonostante la propria struttura sociale meno differenziata (ma anche a causa di essa). Nel medesimo periodo la cattedrale di Oppido. di Sicilia e di Paflagonia» (regione per la quale forse aveva ottenuto la nomina iniziale) [Falkenhausen 1199. Si può citare il caso dei vescovi latini di Troia e di Acerenza. p. ma profondamente differenti. 59-62. i cui particolarismi giuridici e religiosi erano pienamente riconosciuti. 507509]. Sotto la dominazione normanna. così come nel diritto bizantino. Nel Mezzogiorno restano fedeli al diritto romano. La presenza bizantina ha riguardato varie regioni d’Italia in vari periodi. E benché la fondazione di nuovi centri prosegua in epoca normanna – in particolare nelle zone di pianura – con forme ovviamente differenti. è stata proprio questa regione a fornire al conte (poi re) di Sicilia alcuni tratti istituzionali di derivazione bizantina. la stessa riflessione vale anche per la Calabria greca e. La Langobardia/Italia. che distingue le regioni bizantine dall’Italia longobarda. Quanto alla Sicilia. mentre a partire dal x secolo le zone ellenofone della Calabria e del Salento hanno adottato il diritto bizantino. Nel diritto romano. Resta comunque il fatto che i tratti principali dell’eredità imperiale – la modalità di occupazione del suolo e la struttura dell’insediamento – sono comuni alle due regioni.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 535 L’Italia bizantina (641-1071) 535 bardi di Puglia ad aver servito ad alto livello nell’amministrazione imperiale. 3. i nomi cristiani fanno concorrenza a quelli longobardi e romani. che le distingue comunque dalle zone di tradizione longobarda. benché la feudalità normanna si sia insediata con più facilità nella Calabria greca. tuttavia l’essenza del tessuto abitativo è bizantina. invece. Uno dei lasciti più importanti dell’epoca esarcale è il mantenimento di un diritto romano. ancora nel Basso Medioevo. Napoli e Amalfi si richiamano per lungo tempo all’Impero. e la solidarietà familiare è più valorizzata. si distinguono per una pratica onomastica originale. Le tracce che essa ha lasciato sono dunque variabili. Napoli e Amalfi. giacché fanno parte dell’Impero nell’epoca in cui la ripresa demografica permette la creazione di un nuovo tessuto insediativo: l’influenza imperiale risulta durevole nella geografia umana di queste regioni. Infine. nella stessa Langobardia. dal vi all’xi secolo. Diverso è il discorso per la cultura greca: se le popolazioni ellenofone hanno beneficiato della do- . Considerazioni finali. inoltre. ha conservato un uso particolarmente rigido del diritto longobardo. I territori che hanno fatto parte dell’Esarcato. giacché i nomi cristiani vi risultano ampiamente predominanti. e le distinguono dal resto dell’Italia. i due secoli passati all’interno della dar al-Islam le hanno fornito una fisionomia originale. la condizione della donna è molto meno marginale di quanto non avvenga nel diritto longobardo. La Puglia e la Calabria hanno ricevuto un’impronta ben differente. ma le istituzioni che hanno derivato da esso (come nel caso di Roma e Ravenna) sono quelle dell’inizio dell’viii secolo. Venezia. 2d_Bisanzio II_427-540 536 7-07-2008 13:59 Pagina 536 Le regioni dell’Impero minazione imperiale in ambito ecclesiastico e giuridico. più tardi. . d’altro canto. su quelle del Regno normanno di Sicilia. tuttavia la loro presenza e la loro espansione non derivano dall’amministrazione imperiale. una considerazione generale: l’Italia è l’unica regione dell’Occidente che non sia stata interamente sottomessa all’autorità di un regno «barbaro». e la loro influenza culturale sulle popolazioni latine. si rivela debolissima. Infine. ma sicura. le istituzioni imperiali hanno avuto una influenza indiretta. su quelle del Regno longobardo così come. pur mantenendo certe particolarità. la capacità di adattamento sotto l’apparente continuità». i conquistatori erano cristiani. già alla morte di Eraclio nel febbraio 641. Niente sarebbe più sbagliato che considerare i cinque secoli e mezzo che separano questi due momenti di crisi alla stregua di una lunga decadenza. nella quale erano concentrate al massimo grado le fonti reali e simboliche del potere. e questo rendeva possibile la creazione di uno Stato che combinasse la ricchezza dei Greci con le capacità guerriere dei Franchi. salvandone al contempo la capitale. che sottolineava invece le continuità. Infatti nonostante i discorsi ufficiali. p. La perdita della capitale. continuassero a celebrare il potere universale degli imperatori della Nuova Roma. apparentemente senza un’evoluzione rilevante. minacciava l’esistenza stessa della civiltà bizantina. infatti. Lemerle [631. Il mantenimento di una capita- . seguì con qualche ritardo l’evoluzione del resto dell’Europa cristiana. Tuttavia gli imperatori. secondo l’ottica degli storici dell’epoca dei Lumi. deve essere «attento a discernere la capacità di cambiamento sotto l’apparente immobilità. finirono per ristabilire l’equilibrio delle forze e per trovare nuove risorse finanziarie. a partire dalla seconda metà dell’viii. l’Impero aveva subito disastrose disfatte da parte degli Arabi. trasformandosi nel corso del vi-viii secolo e poi ritrovando. a prezzo di un notevole arretramento territoriale e di una militarizzazione della società. In particolare impostarono il baricentro dell’Impero sull’Asia Minore. Montesquieu o Gibbon. l’Impero bizantino tuttavia dette prova di una stupefacente capacità di sopravvivenza e di una grande adattabilità. L’Impero. sia in materia fiscale e nei rapporti con i suoi vicini. Senza dubbio. una dinamica nuova e durevole. Lo storico. Poté dunque accadere che delle iniziative estremamente pragmatiche fossero parzialmente mascherate dalla retorica imperiale. secondo le parole di P.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 537 Conclusioni La caduta di Costantinopoli nel 1204 aprì una crisi senza precedenti. come Voltaire. sia nell’organizzazione dei suoi eserciti. 312]. la cui avanzata sembrava inarrestabile. Nel 1204. per due secoli furono svantaggiati rispetto ai califfi di Damasco (e poi di Bagdad). essa fu particolarmente drammatica. Le strutture politiche e sociali erano apparentemente molto differenti. per citare solo gli esempi più significativi). giacché tutti. in particolare in Italia. debole ma regolare. più che i reciproci stereotipi del greco effeminato e scaltro contrapposto al latino avido e brutale. senza che fosse poi molto importante se queste ultime erano greche o allogene. L’Impero musulmano. in realtà le disparità non erano così marcate. tuttavia. D’altro canto. mentre il greco era perlopiù dimenticato in Occidente. da una profonda crisi demografica. Caucaso).2d_Bisanzio II_427-540 538 7-07-2008 13:59 Pagina 538 Le regioni dell’Impero le. Allo stesso modo. dovevano obbedienza al basileus. L’imperatore era in grado di reggere le province del suo Impero solo negoziando con le élites locali. Per quanto riguarda invece la cultura. Tuttavia. rappresentante di Dio sulla terra. Dopo la perdita dell’Africa e dell’esarcato. il latino era poco conosciuto nell’Impero. certo poco popolata ma ricca di simboli di potere. che potevano beneficiare di risorse fiscali molto superiori. La rinascita urbana. infatti. in modo da mantenere la loro fedeltà per via finanziaria. Non è un caso se le distribuzioni di dignità furono particolarmente generose proprio tra i provinciali vicini alla frontiera (Italia. ma l’imperatore si preoccupava di distribuire a esse le dignità con le rogai connesse. Lo Stato bizantino fu colpito. il cui ritmo fu differente a seconda delle regioni – quelle più vicine alla capitale furono le prime che videro ripopolarsi le proprie città – è pressoché contemporanea al rinnovamento urbano del mondo mediterraneo latino. e anche ottoniani. che nel xii secolo offrì alle campagne bizantine più fertili una prosperità in nulla inferiore a quella delle pianure d’Occidente. che potevano facilmente passare al nemico. è stata proprio l’incomprensione tra le rispettive culture che ha . le divergenze tra le due parti della cristianità furono più marcate. che si concluse nel 750. Egitto e Iran. Naturalmente non c’era alcun contratto formale che legava il sovrano e le famiglie più importanti. e la capacità di riscuotere le tasse su ampi territori hanno dato agli imperatori bizantini un netto vantaggio rispetto agli omologhi carolingi. come il resto dell’Europa. mentre presso i Latini tra il sovrano e i suoi sudditi perlopiù si frapponevano dei signori locali. in seguito si verificò una lenta crescita. senza distinzione. Forse. fu rapidamente danneggiato dalle forti autonomie provinciali (Africa. Senza dubbio l’abbondanza di risorse fiscali – benché il loro livello durante i cosiddetti secoli oscuri resti oggetto di discussione – fornì per molto tempo ai basileis la possibilità di condurre una politica basata sulla liberalità. benché la sparizione delle città in Oriente abbia avuto luogo più tardi. arriva quasi a ottenere un’alleanza con il papa di Roma. Manuele è in relazione con tutti i grandi sovrani del suo tempo. occupava egregiamente il posto che gli spettava nel consesso europeo. sotto Manuele Comneno. non sono arrivati a comprendere appieno i profondi cambiamenti della cristianità latina tra l’viii e il xii secolo. Nel xii secolo. benché indebolito dalla perdita dell’altopiano anatolico che a suo tempo aveva fornito i migliori soldati contro gli Arabi. I basileis che verranno dopo Manuele. ma a prezzo di considerevoli sforzi militari e diplomatici. più fedeli alla tradizione e dunque più conservatori. diviene infine la speranza dei Latini di Terrasanta. Le relazioni con i Latini conoscono periodi di tensione che guastano in una certa misura la fiducia tra le due comunità. . I Greci. con l’imperatore germanico. l’Impero bizantino. ben lieta di arricchirsi con l’esportazione di eccedenze agricole. quanto nelle pratiche e in poche questioni dogmatiche del periodo posticonoclastico. Il disaccordo si manifestava in ambito religioso. Compaiono elementi di debolezza.2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 539 Conclusioni 539 allargato il fossato tra Bisanzio e i Latini. soprattutto a Costantinopoli. recluta partigiani in numerose città italiane. non riusciranno a superare queste difficoltà. Si può aggiungere che i mercanti italiani prosperano con l’appoggio di una parte dell’aristocrazia. con il Capetingio. grazie ai suoi agenti e al suo oro. meno dotati di lui. e tra di essi a lungo termine il più pericoloso è costituito dalla tentazione autonomista delle province arricchite. ma sarebbe eccessivo considerare ineluttabile la catastrofe del 1204. domina i Balcani e s’interessa alla sorte dei principi russi. tanto nel diritto canonico fissato durante il concilio in Trullo. in pericolo di essere sommersi dalla reazione degli Stati musulmani. con il Plantageneto. 2d_Bisanzio II_427-540 7-07-2008 13:59 Pagina 540 . 3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 541 Appendici . 3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 542 . economico COSTANTINO III (641) ERACLEONA (641) COSTANTE II (641-668) 645 I Bizantini riescono a riprendere Alessandria.3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 543 Sintesi cronologica di Tommaso Braccini Oriente Occidente Contesto culturale. da dove poi sarà inviato in esilio a Cherson 662-668 Costante II si trasferisce in Occidente e stabilisce la Corte a Siracusa. dove infine viene assassinato COSTANTINO IV (668-85) 674-677 Primo assedio arabo di Costantinopoli 679 Il califfo Muawiya acconsente a versare un tributo annuale 681 I Bulgari si stabiliscono nel territorio imperiale GIUSTINIANO II (685-95) Campagne contro gli Slavi. deportati in gran numero in Asia Minore 680-681 Concilio di Costantinopoli: condanna del monotelismo Sulle monete viene effigiata per la prima volta la persona del Cristo 691-692 Concilio in Trullo o Quinisesto . ma gli Arabi la riconquistano l’anno seguente 649 Prima spedizione navale araba 655 Gli Arabi vincono una grande battaglia navale contro i Bizantini 659 La guerra civile induce il califfo Muawiya a stipulare una pace con Bisanzio 648 Costante II promulga il Typos. dove vengono proibite le discussioni sulla volontà e sull’energia del Cristo 653 L’esarca d’Italia arresta papa Martino con l’accusa di alto tradimento e lo invia a Costantinopoli. religioso. squassato da dissidi interni e da gravi minacce esterne 698 Fallisce un tentativo di riconquista della provincia d’Africa. Ammutinamento della flotta imperiale TIBERIO III (698-705) GIUSTINIANO II (di nuovo. ultimo caposaldo bizantino in Africa 711 Gli Arabi sconfiggono i Visigoti e occupano la Spagna FILIPPICO (711-713) ANASTASIO II (713-716) 713-744 Liutprando re dei Longobardi Filippico prende posizione a favore del monotelismo. contro le dottrine iconoclastiche 732 Battaglia di Poitiers 726 L’imperatore si pronuncia pubblicamente contro il culto delle immagini . suscitando una viva opposizione soprattutto a Roma TEODOSIO III (716-717) LEONE III (717-741) 716-741 Carlo Martello eletto maestro di Palazzo nel Regno dei Franchi 717-718 Secondo assedio arabo di Costantinopoli 726 Esplosione vulcanica presso Santorini. ma è sconfitto LEONZIO (695-698) 695 Gli Arabi conquistano Cartagine Inizia un periodo di gravi turbolenze per l’Impero. soprattutto da parte papale. interpretata come segno della collera divina 730 L’imperatore proclama formalmente in un silention la propria ostilità al culto delle immagini Ostilità in Italia.3_Bisanzio II_app 541-90 544 7-07-2008 15:25 Pagina 544 Sintesi cronologica Oriente Occidente Contesto culturale. religioso. economico 692 Giustianiano rifiuta il tributo del califfo e lo attacca. 705-711) Dura rappresaglia dell’imperatore contro Ravenna 711 Gli Arabi conquistano Septem (Ceuta). varie città dalmate e Venezia passano sotto il controllo dei Franchi 811 L’imperatore perde la vita in una battaglia contro il khan bulgaro Krum STAURACIO (811) 811-814 Successi di Krum che si spinge a minacciare la capitale MICHELE I (811-813) 800 Carlo Magno è incoronato imperatore da papa Leone III L’imperatore. religioso. Gli armatori di Costantinopoli sono obbligati a contrarre un prestito forzoso con lo Stato . economico 740 Leone III vince gli Arabi a Akroinos COSTANTINO V (741-775) 741 Promulgazione dell’Ecloga Campagne vittoriose contro gli Arabi 751 I Longobardi conquistano Ravenna 763 Grande vittoria sui Bulgari a Anchialo LEONE IV (775-780) 754 Patto di Quierzy in funzione antilongobarda tra papa Stefano II e Pipino. che verrà annientato nel 773-774 778 Battaglia di Roncisvalle COSTANTINO VI (780-97) 780 Breviario storico di Niceforo 787 Secondo Concilio di Nicea. 754 Il Concilio di Hieria condanna le immagini 756 Pipino cede alla Chiesa i territori strappati ai Longobardi un tempo appartenenti all’Impero bizantino 772 Papa Adriano I chiede l’aiuto di Carlo Magno contro il Regno longobardo. a favore del culto delle immagini IRENE (797-802) NICEFORO I (802-811) L’Istria.3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 545 Sintesi cronologica Oriente Occidente 545 Contesto culturale. nel tentativo di risanare il bilancio dello Stato. attua una rigorosa politica fiscale. religioso. primo manoscritto datato in minuscola 838 Gli Arabi Amorio occupano MICHELE III (842-867) 837-843 A Costantinopoli è patriarca Giovanni VII il Grammatico 840-841 Gli Arabi occupano Taranto e Bari 843 Trattato di Verdun e spartizione dell’Impero dei Franchi 853 Una flotta bizantina espugna e incendia Damietta 860 Prima incursione russa contro Costantinopoli 863 L’emiro di Melitene viene duramente sconfitto 846 Incursione araba contro Roma 840-843 Leone il Matematico è metropolita di Tessalonica 11 marzo 843 Definitiva restaurazione del culto delle immagini Fozio scrive la Biblioteca È attiva la «scuola della Magnaura» organizzata dal cesare Barda 863 Il patriarca Fozio invia Costantino/Cirillo e Metodio come missionari in Moravia 864-865 Conversione dello zar Boris e organizzazione della Chiesa bulgara BASILIO I (867-886) .3_Bisanzio II_app 541-90 546 7-07-2008 15:25 Pagina 546 Sintesi cronologica Occidente Oriente Contesto culturale. economico 812 Gli inviati di Michele riconoscono a Carlo Magno il titolo di basileus LEONE V (813-820) 814 Improvvisa morte di Krum 814 Morte di Carlo Magno 815 L’imperatore fa riunire un sinodo che reitera le decisioni del Concilio di Hieria MICHELE II (820-829) 821-823 Rivolta di Tommaso lo Slavo 826-827 Gli Arabi iniziano la conquista della Sicilia e di Creta TEOFILO (829-842) 835 Tetravangelo Uspenskij. che minaccia più volte Costantinopoli COSTANTINO VII (913-59.3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 547 Sintesi cronologica Oriente Occidente 547 Contesto culturale. portata a Costantinopoli 958 Giovanni Tzimisce conquista Samosata 936 Diviene re di Germania Ottone I il Grande Legislazione a favore dei piccoli proprietari terrieri 952 In occasione della Dieta di Augusta l’Italia diventa feudo della Germania Viene stabilito un valore minimo inalienabile per le terre di proprietà degli stratioti . economico 867 Una flotta bizantina salva Ragusa (Dubrovnik) da un assedio arabo 867 Il patriarca Fozio riunisce un concilio e scomunica il papa per eresia 872 Sconfitta dei Pauliciani dell’Asia Minore 869 Ottavo concilio ecumenico di Costantinopoli: deposizione di Fozio 876-891 Espansione bizantina in Italia meridionale 877 Capitolare di Kierzy: Carlo il Calvo riconosce ai grandi feudatari l’ereditarietà dei loro feudi LEONE VI (886-912) 886 Probabile data di promulgazione dell’Epanagoge (Eisagoge) 888 Probabile data di completamento dei Basilika 896 Simeone di Bulgaria vince i Bizantini a Bulgarophigon 904 Il rinnegato Leone di Tripoli conquista e saccheggia Tessalonica ALESSANDRO (912-913) 911 Stanziamento dei Normanni in Normandia Scontro tra l’imperatore e le gerarchie ecclesiastiche per la questione della tetragamia Ascesa di Simeone di Bulgaria (†926). unico imperatore dal 944 al 959) ROMANO I LECAPENO (919-944) 920-930 Epistolario del «professore anonimo» 934 Conquista di Melitene 927-928 Grave carestia 944 Il generale Giovanni Curcua ottiene dagli abitanti di Edessa la reliquia del Mandylion. religioso. che culmina con l’annessione del paese 988 Battesimo di Vladimiro di Kiev 992 Primo trattato commerciale tra Venezia e Bisanzio 1015-16 Genovesi e Pisani sconfiggono gli Arabi in Corsica e Sardegna 996 Legislazione contro l’aristocrazia latifondistica e la grande proprietà terriera ecclesiastica . Ottone I è incoronato imperatore a Roma 962-963 Atanasio fonda il monastero di Lavra sul monte Athos 964 Legislazione contro la proprietà terriera ecclesiastica 965 Niceforo Foca riconquista la Cilicia 969 Riconquista di Antiochia 966-972 Campagne di Ottone I in Italia meridionale Compilazione del Lessico di Suida Revoca delle leggi contro la proprietà terriera ecclesiastica GIOVANNI I TZIMISCE (969-976) Campagne vittoriose contro l’espansione russa nei Balcani 972 Matrimonio tra Teofano. e Ottone II di Germania 973 Morte di Ottone I 975 Campagna vittoriosa dell’imperatore in Palestina BASILIO II (976-1025) 986 Basilio è sconfitto dai Bulgari 982 Ottone II è sconfitto dagli Arabi a Stilo e si ritira dall’Italia meridionale 983 Morte di Ottone II. religioso. represse con l’aiuto dei Russi 990-1018 Guerra contro la Bulgaria. economico ROMANO II (959-963) 960 Niceforo Foca riconquista Creta NICEFORO II FOCA (963969) 962 La corona d’Italia è riunita all’Impero germanico.3_Bisanzio II_app 541-90 548 7-07-2008 15:25 Pagina 548 Sintesi cronologica Oriente Occidente Contesto culturale. la reggenza per il figlio Ottone III è assunta fino al 995 dalla vedova Teofano 987-989 Ribellioni di Barda Foca e Barda Sclero. nipote dell’imperatore. che hanno attraversato il Danubio. sono sconfitti e stanziati nei Balcani TEODORA (1055-56) 1047 Costantino Monomaco riorganizza l’insegnamento del diritto a Costantinopoli 1053 Papa Leone IX è sconfitto e fatto prigioniero dai Normanni di Roberto il Guiscardo 1054 Reciproca scomunica tra i legati papali e il patriarca Michele Cerulario MICHELE VI (1056-57) ISACCO I COMNENO (10571059) COSTANTINO X DUCA (1059-67) Aumenta la pressione dei Peceneghi sui Balcani e dei Selgiuchidi in Asia Minore Michele Psello è nominato «console dei filosofi» 1059 Papa Niccolò II nel sinodo di Melfi riconosce i diritti dei Normanni sull’Italia meridionale 1066 Battaglia di Hastings: Guglielmo il Conquistatore diviene re d’Inghilterra Cresce la presenza della «borghesia» costantinopolitana nei ranghi del Senato . economico 1021-22 Espansione bizantina in Armenia e Georgia COSTANTINO VIII (10251028) ROMANO III ARGIRO (1028-34) 1032 Il generale Giorgio Maniace conquista Edessa MICHELE IV (1034-41) 1040 Fallisce la spedizione di Giorgio Maniace in Sicilia. ribellione dei Bulgari MICHELE V (1041-42) TEODORA e ZOE (1042) COSTANTINO IX MONOMACO (1042-54) La svalutazione del nomisma comincia a farsi sensibile 1042-43 Ribellione di Giorgio Maniace 1046-47 I Peceneghi.3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 549 Sintesi cronologica Oriente Occidente 549 Contesto culturale. religioso. si reca a Canossa a chiedere il perdono papale NICEFORO III BOTANEIATA (1078-81) ALESSIO I COMNENO (1081-1118) 1081 Roberto il Guiscardo sbarca a Durazzo 1082 Crisobollo a favore dei Veneziani 1082 Condanna del filosofo Giovanni Italo 1085 Morte di Roberto il Guiscardo 1085 Riconquista di Toledo da parte di Alfonso VI di Castiglia 1091 I Peceneghi sono sconfitti a Levunion 1091 I Normanni completano la conquista della Sicilia 1095 Alessio invia dei rappresentanti al concilio di Piacenza per sollecitare aiuti dall’Occidente 1095 Urbano II proclama la prima crociata al concilio di Clermont 1096-97 I crociati arrivano a Costantinopoli 1097 Alessio recupera Nicea con l’aiuto dei crociati 1107-1108 Fallimento del tentativo di invasione (as- 1099 I crociati conquistano Gerusalemme 1089 Papa Urbano II ritira la scomunica contro l’imperatore Alessio Riforma monetaria Irrigidimento della classe dominante. elevatissima inflazione 1077 L’imperatore Enrico IV.3_Bisanzio II_app 541-90 550 7-07-2008 15:25 Pagina 550 Sintesi cronologica Oriente Occidente Contesto culturale. scomunicato. provvedimenti contro i «borghesi» entrati a far parte del Senato . religioso. I Normanni conquistano Bari MICHELE VII (1071-78) 1072 I Normanni conquistano Palermo I Selgiuchidi dilagano in Asia Minore 1077 Rivolta di Niceforo Briennio e di Niceforo Botaneiata 1075 Dictatus Papae di Gregorio VII Continua la drastica svalutazione del nomisma. economico ROMANO IV DIOGENE (1068-71) 1071 L’imperatore è sconfitto e fatto prigioniero dai Selgiuchidi a Mantzikert. 3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 551 Sintesi cronologica Oriente Occidente sedio di Durazzo) da parte di Boemondo di Taranto Contesto culturale. 1167 Giuramento di Pontida 1171 Arresto di tutti i Veneziani presenti nell’Impero e confisca dei loro beni 1174 Quinta discesa del Barbarossa in Italia 1176 I Selgiuchidi sconfiggono l’esercito imperiale a Miriocefalo 1176 Battaglia di Legnano: vittoria dei Comuni sul Barbarossa. 1168 Eustazio di Tessalonica nominato «maestro dei retori» . religioso. che saccheggia Tebe e Corinto e occupa per qualche tempo Corfù 1155-56 Fallimentare tentativo bizantino di rioccupare l’Italia meridionale adriatica 1147 Vengono rinnovati i trattati con i Veneziani 1154 Prima discesa in Italia di Federico Barbarossa: dieta di Roncaglia 1158 Seconda discesa in Italia di Federico Barbarossa. Campagne vittoriose in Cilicia e a Antiochia 1160-62 Assedio e distruzione di Milano. economico 1111 Vengono concessi importanti privilegi commerciali anche a Pisa GIOVANNI II COMNENO (1118-43) 1122 Vittoria definitiva sui Peceneghi nei Balcani 551 1122 Concordato di Worms tra Enrico V e papa Callisto II: termine della lotta per le investiture 1126 Vengono rinnovati i trattati con i Veneziani 1136 Vengono riconfermati i privilegi a Pisa in funzione antinormanna 1137 Annessione dell’Armenia Minore e di Antiochia MANUELE I COMNENO (1143-80) 1146 Passaggio da Costantinopoli di Luigi VII e Corrado III in occasione della terza crociata 1147-49 Viene respinto il tentativo di invasione da parte di Ruggero II di Sicilia. Espansione nei Balcani 1163 Terza discesa 1166 Quarta discesa del Barbarossa in Italia. Alessio III fugge ISACCO II ANGELO (di nuovo) e ALESSIO IV ANGELO (1203-1204) 1203 In seguito ai disordini provocati in città dai Latini. vengono rinnovati i privilegi per i Veneziani .3_Bisanzio II_app 541-90 552 7-07-2008 15:25 Pagina 552 Sintesi cronologica Oriente Occidente Contesto culturale. economico 1177 Pace di Venezia ALESSIO II COMNENO (1180-83) 1182 Massacro dei Latini della capitale Ungheresi e Serbi dilagano nei Balcani ANDRONICO I COMNENO (1183-85) 1183 Pace di Costanza tra Federico Barbarossa e i Comuni 1185 I Normanni occupano Durazzo e Tessalonica ISACCO II ANGELO (11851195) 1185 Rivolta dei Bulgari che porterà alla nascita del secondo Impero bulgaro 1187 Disfatta dell’esercito crociato a Hattin contro Saladino 1190 Passaggio da Costantinopoli di Federico Barbarossa che partecipa alla terza crociata ALESSIO III ANGELO (1195-1203) 1203 I partecipanti alla quarta crociata sbarcano a Costantinopoli con intenti ostili. religioso. un terribile incendio devasta Costantinopoli ALESSIO V (1204) 12 aprile 1204 I crociati entrano a Costantinopoli e la saccheggiano 1198 Vengono ristabilite le relazioni con le potenze marinare italiane. come nel caso degli stiliti o dei dendriti. l’apostasia veniva considerata un reato passibile della pena capitale arconte degli arconti titolo concesso ad alcuni principi armeni per indicare la preminenza loro accordata dall’Impero asceta (asketes) individuo che aspira. tanto fra i cristiani quanto fra i musulmani. attraverso la pratica di esercizi spirituali e mortificazioni. a secretis) segretari imperiali costituiti in un collegio capeggiato da un protasekretis autocefalo designazione attribuita in ambito ecclesiastico a una sede metropolitana o a un arcivescovato autonomo. limitata ai soli funzionari civili e militari. i quali erano tenuti a sovvenire solidalmente i vicini insolventi perché in condizioni d’indigenza senza poter beneficiare di diritti di prelazione sui possedimenti di costoro anafora (lett. «oblazione») nella liturgia bizantina. principalmente di grano. di cui tuttavia talvolta potevano fregiarsi anche sovrani latini o bulgari . non più dipendente da un patriarcato autokrator l’imperatore esercitante di fatto il potere. lett. nel momento in cui si abbia la compresenza di più basileis autourgeion categoria di beni che procurano un rendimento senza necessitare d’investimento.3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 553 Glossario acheropita (acheiropoietos. «non fatta da mano d’uomo») attributo di una icona immagine di Cristo o della Vergine di origine miracolosa allelengyon tassa fondiaria gravante sul ceto dei ricchi proprietari terrieri. asceti dimoranti rispettivamente al sommo di colonne o su alberi d’alto fusto asekretis (dal lat. per i quali l’annona rappresentava parte della remunerazione loro dovuta apostasia abbandono della fede d’origine in favore di un’altra religione. a liberare la propria anima dai vincoli corporei al fine di consacrarsi totalmente a Dio. l’ascesi ha potuto talvolta assumere tratti spettacolari. Nell’Oriente cristiano. come ad esempio un prato da fieno basileus (pl. insieme delle formule di consacrazione costituenti la preghiera eucaristica annona distribuzione di viveri. basileis) titolo originariamente riservato all’imperatore dei Romani. iniziali di Christos. Vi potevano accedere soltanto i chierici appartenenti agli ordini ecclesiastici maggiori. Fortemente ridimensionati dopo il vii secolo. al tempo stesso guida religiosa e politica dell’islÇm barriera atta a delimitare il santuario. «rialzo». per estensione. 361) (da [ho] katepano. p. i demi continueranno a rivestire un ruolo ben definito esclusivamente all’interno del cerimoniale pubblico costantinopolitano . secondo le epoche. riservato ai soli sacerdoti e severamente interdetto ai laici (a esclusione dell’imperatore). Ulteriormente elevato fino a escludere completamente il santuario alla vista dei fedeli. la crisobolla veniva infine suggellata con il sigillo aureo – da cui il suo nome – imperiale (koubiklon) camera imperiale il cui accesso era consentito unicamente agli eunuchi addetti alla persona del sovrano persona dalla quale dipende la gestione di proprietà private o statali.). ®al¥fa) di Muhammad/Maometto. il cancello venne progressivamente rivestito di icone (donde l’attuale denominazione di iconostasi) nell’accezione specificamente ecclesiastica. ovvero l’imperatore. lett. villaggio costituente una circoscrizione fiscale minima (kommerkiarioi) privati o funzionari. gli armeni ecc. originariamente contraddistinte da livree di quattro colori. Bianchi e Rossi. Verdi. Fra di essi. lat. soltanto i primi due assunsero in età bizantina una ben precisa rilevanza politica. «regola») basata su decisioni conciliari in materia dogmatica o disciplinare donazione condizionale di un monastero (cfr. norma (gr. titolo pressoché analogo a quello di duca presso alcune comunità cristiane minoritarie (quali i nestoriani. membri del locale senato cittadino (curia) (demoi) partiti (o fazioni) popolari in cui si raggruppavano i sostenitori delle scuderie in lizza all’ippodromo. «canna [per misurazione]» e. Alcuni curatori potevano esercitare la loro autorità sui possedimenti pubblici di un’intera provincia nei centri urbani d’età protobizantina. kanon. Azzurri. suggestus) area della chiesa destinata all’altare delimitata da una balaustra. oltre che dall’iconostasi. ma soltanto in determinati momenti della liturgia successore (ar. riprodotto sul labarum il più solenne tra i documenti emanati dalla cancelleria imperiale. «prefetto») ufficiale. incaricati della raccolta delle imposte sulle transazioni commerciali (chrismon) il monogramma assemblante le due lettere X (chi) e P (rho). titolo ecclesiastico assunto dalla massima autorità religiosa nel Medioevo. Datata e sottoscritta in inchiostro purpureo dall’imperatore in persona.3_Bisanzio II_app 541-90 554 bema califfo cancello canone caristicariato catepano catholicos chorion commerciarii crisma crisobolla cubiculum curatore curiali demi 7-07-2008 15:25 Pagina 554 Glossario (lett. servus) in età bizantina. «potente». pp. quali le scholae. è lecito professare apertamente il loro culto. vale a dire in grado di esercitare una dynasteia. ossia capacità di mobilitare una diffusa rete di amicizie atta a procurare un determinato vantaggio puntuale trasgressione di una regola specifica motivata da circostanze particolari. poi anche zoroastriani. l’equivalente del praefectus Urbi di età imperiale romana (cfr. concessa qualora se ne possa dedurre un beneficio a favore della comunità cristiana (ar. così come un alto funzionario è il doulos dell’imperatore ufficiale comandante d’una circoscrizione marittima concezione religiosa in base alla quale l’universo è concepito come il teatro del conflitto tra due principî metafisici vicendevolmente e irriducibilmente avversi. gli excubitores o gli hikanatoi (lett. i pauliciani e i bogomili possono essere ugualmente compresi sotto tale denominazione comune (dux) ufficiale al comando d’una unità militare o d’una circoscrizione territoriale lett. cristiani. lat. il termine indicherà il distretto giurisdizionale affidato in Occidente al governo ecclesiastico di un vescovo nella terminologia liturgica. nelle cui mani si concentravano i poteri civili e militari . dei martiri e di tutte le persone che dovevano essere pubblicamente ricordate durante la sinassi titolo attribuito ai comandanti in capo di alcuni tagmata costantinopolitani. termine caratterizzato in realtà da una connotazione onorevole. 279-81) funzionari incaricati della gestione e della raccolta delle rendite derivanti dalle episkepseis in Africa e in Italia.3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 555 Glossario despota dhimmi diocesi dittico domestico doulos drungario dualista duca dynatos economia emiro enkolpion eparco episkeptitai esarcato 555 titolo originariamente conferito all’imperatore. conservare la libertà personale e continuare a godere dei loro beni ampia circoscrizione amministrativa comprendente varie province. compartecipi con l’islÇm di alcuni elementi della Rivelazione) ai quali. presieduta da un vicario. am¥r. «principe») comandante militare presso i musulmani contenitore di una reliquia. circoscrizione territoriale governata da un esarca. con il significato pressapoco di servitore devoto: l’imperatore è il doulos di Cristo. il bene e il male. assicurato al collo mediante un cingolo o catenella e utilizzato a mo’ di ornamento pettorale (o eparca) a Costantinopoli. «schiavo». documento in cui venivano iscritti i nomi dei vescovi. dietro versamento d’una specifica imposta pro capite. I manichei. membri della ahl al-dhimma «Gente del Libro» (ebrei. Cessò di esistere nel vii secolo. Più tardi. dal xii secolo fino al 1204 sarà appannaggio del dignitario insignito della più alta carica della gerarchia aulica (o tutelati) nei dominî musulmani. anche con l’ausilio della forza. da cui il senso trivializzante di «guerra santa» attribuitogli dal latino castrum. il jihÇd impone di operare per l’espansione del dÇr al-islÇm. «definizione» dogmatica espressa in sede conciliare chi «spezza le icone». ma anche dal Figlio (ex Patre Filioque). pp. «lotta») impegno al quale il fedele musulmano si sottopone volontariamente al fine di vivere in conformità ai precetti dell’islÇm. di peso pari a 4. 144-45) (foederati) ausiliari barbari. ma più spesso animato da mera brama di bottino epiteto – derivato dal vescovo edesseno Giacomo Burde’ana (o Baradeo) – attribuito ai monofisiti siriani monaco itinerante da un monastero all’altro.45 grammi ma fusa in oro a 20. incaricato di far da «conduttore» o «guida» ai monaci a lui sottoposti moneta d’oro bizantina coniata per volere di Alessio I Comneno in sostituzione dell’ormai svalutato nomisma. ˘gihÇd. avevano in questo modo interpolato arbitrariamente la formula compresa nel simbolo apostolico. Tra gli altri obblighi. ma non appartenente ad alcuno dei cenobi presso i quali si reca tecnicamente (e lett.). governative o addirittura militari iniziò a diffondersi in età tardoantica e si mantenne successivamente fino all’xi secolo. il termine viene utilizzato per designare qualunque genere di agglomerato fortificato (l’accampamento militare era di preferenza denominato fossaton o charax) . «perdonare») esenzione fiscale (cfr. venerandole (hegoumenos) superiore di un monastero. excusare. non appartenenti all’esercito romano ma combattenti di fatto a supporto delle forze regolari dell’Impero in virtù di un patto (foedus) concluso tra Roma e la loro nazione alcuni teologi occidentali.3_Bisanzio II_app 541-90 556 escubiti eunuco exkousseia federati filioque ghÇz¥ giacobiti girovago horos iconoclasta iconodulo igumeno iperpero jihÇd kastron 7-07-2008 15:25 Pagina 556 Glossario (excubitores/exkoubitoi) una delle guarnigioni della guardia imperiale ricostituita nell’viii secolo la consuetudine di impiegare eunuchi a copertura di cariche amministrative. la loro importanza aumenterà progressivamente a Corte per via dei rapporti di familiarità che di necessità venivano a instaurarsi fra loro e il sovrano (o exkousia. in occasione del concilio ecumenico Costantinopolitano I (381) rifiutarono pubblicamente di servirsi dell’aggiunta. «sforzo». secondo i quali lo Spirito Santo procede unicamente dal Padre attraverso il Figlio. lat. considerandola «non autorizzata» e illecita musulmano combattente la «guerra santa» in nome della propria fede. professando la processione dello Spirito Santo non solo dal Padre. Addetti in un primo tempo al cubiculum e sottoposti all’autorità di un praepositus. in seguito – xi secolo – accettata secondo tale variante anche dal papa di Roma.4 carati (anziché 24) (ar. distruttore di immagini sacre chi «serve le icone». I Greci. «spazio dell’islÇm». nomismata) o solidus. moneta aurea alla base del sistema monetario bizantino per quasi tutto il periodo in esame (cfr. obbligo imposto ai proprietari di immobili tenuti a provvedere all’alloggio di soldati o di funzionari unità di misura agraria (pari a 0. e separato per tale motivo dal novero delle fiscalità locali. detto metropolita. talvolta anche parenti dell’imperatore religione dualista d’origine persiana. «contabile») funzionario che perlopiù svolgeva la mansione di revisore dei conti direttore di un ufficio dell’amministrazione costantinopolitana fino all’inizio dell’xi secolo. ar. pp. misura di quantità (17 litri) dottrina che sottolinea il concetto di unità della persona di Cristo al punto di non riuscire a formulare con chiarezza la distinzione tra le sue due nature dottrina del VII secolo secondo cui viene riconosciuta una sola «volontà» (thelema) operante in Cristo al di là della duplice natura teandrica. «re». così come il monergismo riconosce una sola «energia» dottrina insistente sulla netta distinzione tra la natura divina e quella umana in Cristo tanto da riconoscere a fatica l’unità della sua persona (pl. Il suo vescovo.3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 557 Glossario kekolymena klasma kritai labarum logariasta logoteta magistro manicheismo megaduca melchiti metochio metropoli miliaresion mitaton modios monofisismo monotelismo nestorianesimo nomisma novella oikos 557 (lett. godeva del primato sui presuli degli altri centri della provincia (o milliaresion) moneta in argento del valore iniziale di 1/12 di nomisma caravanserraglio presso cui venivano ospitati i mercanti stranieri giunti nella capitale. mal¥k. centro gestionale di un dominio rurale o urbano (cfr. «imperatore») cristiani calcedonesi – dunque «filoimperiali» – dimoranti in territorio islamico dipendenza di un monastero capoluogo di una provincia. Può essere rivenduto o riutilizzato direttamente dal fisco stesso giudici di tema o appartenenti all’amministrazione locale stendardo militare romano su cui – dall’età costantiniana in avanti – veniva riprodotto il simbolo cristiano del chrismon (lett. 307-9) legge «nuova» promulgata dall’autorità imperiale residenza signorile.9 ettari). fabbricati in esclusiva dalle manifatture imperiali territorio abbandonato dal quale non si ricavano imposte fondiarie da più di trent’anni. «[beni] proibiti») prodotti suntuari – in particolare vesti e paramenti in seta tinti di porpora – di cui era vietata la vendita. altissima dignità palatina di cui venivano insigniti personaggi prossimi al trono. 206-7) . pp. nel iv secolo si diffuse tanto da giungere a rivaleggiare in Occidente con il cristianesimo stesso ammiraglio comandante della flotta centrale (o melkiti. Cazari. «primo scudiero». «nato nella porpora»: il figlio dell’imperatore tintura naturale di colore rosso cupo. Per la tintura d’un solo mantello erano necessari almeno 12 000 nicchi di murice documento fiscale descrittivo dei beni del contribuente. Bulgari. pescato in prossimità del litorale di Tiro o al largo del Peloponneso. prefetto di Costantinopoli (o eparco) proprietà fondiaria posta al di fuori di un chorion lett. dall’viii secolo in poi.3_Bisanzio II_app 541-90 558 parakimomenos pareco patrizio penetes pentarchia porfirogenito porpora praktikon prefettura proasteion pronoia proskynesis protostrator protovestiario qaghan roga Romània scholae 15:25 Pagina 558 Glossario pakton psychika 7-07-2008 canone gravante sul pareco e comprendente. Alessandria e Gerusalemme) lett. In assenza dell’imperatore il comandante delle scholae rivestì tradizionalmente. l’imposta fiscale ordinaria e la quota di locazione dovuta al proprietario custode della camera imperiale (fino all’età dei Comneni l’incarico fu sempre ricoperto da un eunuco) (paroikos) lett. Russi) (rhoga) rendita annuale concessa ai titolari di una carica o di un ufficio (cfr. il murice. p. del quale coltiva le terre fino al x secolo. Antiochia. pp. la mansione di comandante in capo vicario dell’esercito . dignità palatina riservata ai familiari dell’imperatore o ai più alti funzionari. 93) denominazione attribuita dai Bizantini stessi al loro Impero e adoperata anche dai popoli stranieri. sotto i Comneni il titolo verrà attribuito al comandante della cavalleria nella maggioranza dei casi un eunuco. Costantinopoli. Anche il sultanato turco insediatosi in Anatolia prese il nome di «sultanato di Rm» reggimento scelto di guardie palatine. senza ulteriori distinzioni. vale a dire privo di ogni possibilità di esercitare una sia pur minima influenza governo collegiale della Chiesa da parte dei cinque patriarchi (i vescovi di Roma. simbolo cromatico riservato all’imperatore. La miglior qualità di porpora si otteneva dalla secrezione d’un mollusco marino. redatto al fine di stabilirne l’imponibile circoscrizione o ufficio sottoposto a un prefetto: prefettura d’Oriente. «provvidenza»: largizione di una rendita fiscale (cfr. 185-86) «prosternazione» rituale effettuata dinanzi all’imperatore lett. tanto in Oriente quanto in Occidente. responsabile del guardaroba imperiale e intimo dell’imperatore beni devoluti per lascito testamentario a favore di una chiesa in cambio di preghiere per la salvezza dell’anima del donatore appellativo d’origine turco-mongola tradizionalmente – ed estensivamente – attribuito a sovrani di popolazioni nomadi o seminomadi (Avari. in seguito perderà progressivamente d’importanza fino a scomparire verso il 1100 «povero». «prossimo all’oikos»: agricoltore alle dipendenze di un grande proprietario. «vicino». 159-62) moneta concava e «ruvida». espresso sulla terra in termini simbolici da un taktikon contingente di truppe. riservata ai membri della famiglia imperiale sotto i Comneni. militia) designa in età bizantina non soltanto il servizio militare ma qualunque tipo di servizio reso allo Stato (ar. christos) del Signore corpo scelto della guardia palatina creato da Basilio II. durante la quale l’imperatore comunicava le sue deliberazioni mentre i silenziari provvedevano a imporre il silenzio secondo il rito bizantino. Lo stratego degli Anatolici. I Variaghi avevano fama di assoluto lealismo nei confronti dell’imperatore in carica . synaxis) dei fedeli per la liturgia eucaristica assemblea episcopale (o stavropegia) diritto di porre una croce sul luogo in cui dovrà sorgere una nuova chiesa. poi del tema (cfr. è l’«unto» (gr. pp. Il termine può anche indicare un trattato di arte militare ordine immutabile del mondo. tagmata) reggimento dell’esercito centrale (le truppe acquartierate a Costantinopoli e dintorni) comprendente anche i contingenti della guardia palatina documento ufficiale in cui è descritto l’ordine delle precedenze nelle cerimonie auliche. uno dei più potenti personaggi dell’Impero (lat. venne talora eccezionalmente accordata anche a principi stranieri ufficio dell’amministrazione centrale in cui gli asekretis svolgevano specificamente il loro lavoro cerimonia solenne che aveva luogo nel Grande Palazzo.3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 559 Glossario sebaste sekreton silention sinassi sinodo stauropegia stratego strateia sultano tagma taktikon taxis tema trachy typikon unzione Variaghi 559 dignità aulica creata nell’xi secolo. 159-60). Tale privilegio assicurava a chi lo esercitava sia l’autorità sul clero della futura fondazione religiosa sia il diritto di goderne le prebende canoniche generale preposto al comando di un corpo regolare di truppe. vennero in seguito reclutati tra le sue fila anche Inglesi e Danesi. novello David. quindi circoscrizione amministrativa (cfr. pp. Composto originariamente da Russi. detentore del potere politico presso i musulmani (pl. fu tra il vii e l’xi secolo. «dinasta») sovrano. riunione (gr. emessa tra l’xi e il xii secolo statuto monastico. Êul<an. carta di fondazione di un cenobio l’imperatore. 3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 560 . coimperatore 969-97 Costantino VIII Porfirogenito 1025-28 Romano III Argiro 1028-34 Michele IV il Paflagone 1034-41 Michele V il Calafato 1041-42 Zoe Porfirogenita 1042 Costantino IX Monomaco 1042-55 Teodora Porfirogenita 1055-56 Michele VI Bringa 1056-57 Isacco I Comneno 1057-59 Costantino X Duca 1059-67 Michele VII Duca 1067-78 Romano IV Diogene. coimperatore 919-44 Romano II Porfirogenito 959-63 Basilio II 963-1025 Niceforo II Foca. coimperatore 1203-204 Alessio V Murtzuflo 1204 . coimperatore 963-69 Giovanni I Tzimisce.3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 561 Imperatori bizantini Costantino III Eraclio 641 Eracleona (Eraclio) Costantino 641 Costante II (Costantino) Eraclio 641-68 Costantino IV 668-85 Giustiniano II 685-95 Leonzio 695-98 Tiberio III Apsimaro 698-705 Giustiniano II (di nuovo) 705-11 Filippico Bardane 711-13 Anastasio II Artemio 713-15 Teodosio III 715-17 Leone III l’Isaurico 717-41 Costantino V 741-75 Leone IV il Cazaro 775-80 Costantino VI 780-97 Irene 797-802 Niceforo I 802-11 Stauracio 811 Michele I Rangabe 811-13 Leone V l’Armeno 813-20 Michele II l’Amoriano 820-29 Teofilo 829-42 Michele III 842-67 Basilio I il Macedone 867-86 Leone VI il Saggio 886-912 Alessandro 912-13 Costantino VII Porfirogenito 913-59 Romano I Lecapeno. coimperatore 1068-71 Niceforo III Botaneiata 1078-81 Alessio I Comneno 1081-1118 Giovanni II Comneno 1118-43 Manuele I Comneno 1143-80 Alessio II Comneno 1180-83 Andronico I Comneno 1183-85 Isacco II Angelo 1185-95 Alessio III Angelo 1195-1203 Isacco II Angelo (di nuovo) 1203-204 Alessio IV Angelo. 3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 562 . 3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 563 Patriarchi di Costantinopoli Giovanni IV il Digiunatore Ciriaco Tommaso I Sergio I Pirro (primo patriarcato) Paolo II Pirro (secondo patriarcato) Pietro Tommaso II Giovanni V Costantino I Teodoro I (primo patriarcato) Giorgio I Teodoro I (secondo patriarcato) Paolo III Callinico I Cirro Giovanni VI Germano I Anastasio Costantino II Niceta I Paolo IV Tarasio Niceforo I Teodoto I Melisseno Cassitera Antonio I Cassimata Giovanni VII Grammatico Metodio I Ignazio I (primo patriarcato) Fozio (primo patriarcato) 582-595 596-606 607-10 610-38 638-41 641-53 654 654-66 667-69 669-75 675-77 677-79 679-86 686-87 688-94 694-706 706-12 712-15 715-30 730-54 754-66 766-80 780-84 784-806 806-15 815-21 821-37 837-43 843-47 847-58 858-67 Ignazio I (secondo patriarcato) 867-77 Fozio (secondo patriarcato) 877-86 Stefano I 886-93 Antonio II Caulea 893-901 Nicola I Mistico (primo patriarcato) 901-7 Eutimio I 907-12 Nicola I Mistico (secondo patriarcato) 912-25 Stefano II 925-27 Trifone 927-31 Teofilatto 933-56 Polieutto 956-70 Basilio I Scamandreno 970-74 Antonio III Studita 974-79 Nicola II Crisoverga 980-92 Sisinnio II 996-98 Sergio II 1011-19 Eustazio 1019-25 Alessio I Studita 1025-43 Michele I Cerulario 1043-59 Costantino III Leicuda 1059-63 Giovanni VIII Xifilino 1064-75 Cosma I 1075-81 Eustrazio Garida 1081-84 Nicola III Grammatico 1084-1111 Giovanni IX Agapito 1111-34 Leone Stipe 1134-43 Michele II Curcua 1143-46 Cosma II Attico 1146-47 Nicola IV Muzalone 1147-51 . 3_Bisanzio II_app 541-90 564 7-07-2008 15:25 Patriarchi di Costantinopoli Teodoto II (primo patriarcato) 1151-53 Neofito 1153-54 Teodoto II (secondo patriarcato) 1153-54 Costantino V Cliareno 1154-57 Luca Crisoverga 1157-70 Michele III di Anchialo 1170-78 Caritone Eugeniota 1178-79 Teodosio I Boradiota 1179-83 Basilio II Camatero 1183-86 Niceta II Muntana 1186-89 Dositeo di Gerusalemme (primo patriarcato) 1189-91 Leonzio il Teotochita 1189 Dositeo di Gerusalemme (secondo patriarcato) 1189-91 Giorgio II Xilifino 1191-98 Giovanni X Camatero 1198-1206 Pagina 564 . 3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 565 Indice analitico . 3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 566 I numeri in neretto rimandano a carte o figure. . adelphaton. 199. 220. 134. 89. metropolita di Nicea. 8. 24. 25. 91. 135. 53. Amasea. 467. 440-48. 158. Abbasidi. 477. 95. vescovo di Ippona. 9. Amantea. 470. 60. 436. 223-25. 389. 248. 182. 56. 289. 310. imperatore. 95. 474. 438. 229. 43. 359. 506. 162. 507. Albania/Albanesi. 144. 72. 23. 523. 465. 17. 163. 153. 452. califfo. califfo. 316. 68. 451. 180. Alessio II Comneno. 75. Abramiti (monastero degli). 476. 438. 7 . 181. 475. 20. 104. Adramittio. 135. 306. 140. 10. 439. 321. 509. 215. 392. 176. 173. 268. 19. 5. 522. 59. imperatore. 455. Anastasio. 102. 462-74. 32. 152. 84. 87. 36. 12. 197. 115. Aleppo. 312. 463. Africa. 109-12. 76. 470. 76. Amalfi/Amalfitani. 84. 327. 74. 506. 475. al-Mamun. 68. 475. 510. 422. Agnese. 364. 537. 31. 504. 314. Adriatico. 465. 475. 298. 253. 466. 74. 496. Acropoli. 508. Alp Arslan. 81. Anatolia/Asia Minore. 13. 505. 490. Anastasio. 47. Alessio V Duca Murtzuflo. 315. 488. 463. 189. 16. 44. 317. 22. . 203. Aftonio di Antiochia. 54-66. Abu Qurrah. 374. 374. 299. al-Jarmi. 54. 133. 358. 297. 24. 271. 475. 276. 146. 25. 487. 377. 203. 143. 148. Adriano II. imperatore. 509. 294. 18. 270. Ahima’atz di Oria. Ali. 16. 500. 73. 447. Alessio III Angelo. 99. 11. 260. 471. 15. 37. 23. 494. vedi Dihya al-Kahina. 178. 460. 325. 123. 463. 159. 82. Amorio. figlia di Luigi VII. 132. 502. 358. 305. 200. 10. imperatore. 166. vedi musulmani. 231. Adrianopoli. 435. 185. 72. generale arabo. 359. profetessa. 54. 173. 48. 338. 358. 35. 11. 129. 538. 62. 524. 349. 310. Agostino. 311. 367. 481. Alania/Alani. 522. 188. Amiso. Aglabidi. 267. 460. 503. 197. 5. Acri. 316. patriarca. 74-76. Teodoro. 477. califfo. amministratori dei latifondi. allevamento. 519. Alusiano. Alessandro. Adana. ‘Amr. 188. 319. Alessandria. 452. Alessio Studita. 197-99. 121. 16. 451. 178. 494. 454. 44. 307. 438. 7. Anfilochio di Cizico. patriarca. 83-85. 38-41. 69. Alessio I Comneno. califfo. 242-44. Alessio IV Angelo. Alessandro. 174. 535. Achyraos. 390. 80. 394. 179. Pagina 567 476. 260. 418. 192-94. 274. 497. 476. 64-66. 162. 83. 168. 271. 271. 450. 429. al-Hakim. 463. 295. 14-16. 44. 152. 327 n. 70. 60. 102. 173-75. 270. 446. 356. Acerenza. 248. 45. 499. 534. al-Kahina. Amastri. 489. 365. 166. 47. Adata. Abido. 7. 134. 452. 211. Amida. 431-36. 56-60. papa. 278. 465. Abd al-Malik. 465. 175. 476. 102. 96. 119. 327 n. 282. 386. 314. 159. 87. Agareni. 493. 57. 532. 502. imperatore. Agros. 383. 452. 247. 82. 161. imperatore. 7. 24. al-Mutasim. Adriano I. 443. 166. papa. Akroinos. 179. 330. 293. 251. 322-24. 45. 36. 361. 214. Alidi. 47.3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Abasgi. 204. 73. Anastasio Sinaita. 365. 465. 488. 392. 515. Argiro. 267. Alessio. 102. 508. 505. 153. 171. 455. 48. 199. Atanasio di Lavra. 172. 448. 429. 174. 455. Asparuch. 325. 446. 161. 366. 357. Romano. 102. 459. 207. 484. Assuco. 214. 131. 431-33. 182. 460. 199. vedi Tiberio III. 445. 321. imperatore. 406. monte. 470. Athos. 229. Asot II Bagratuni. 520-22. 316. 230. 99. Armenia (Piccola). 37. Argiro. 161. Asen. 35. 232. Atroa. 369. Arzn. 171. Aronne. 7-11. 16. Armeniaco/i. 458. 215. 58. 81. Arasse. 70. aplekton/aplekta. 489. 216. archon tes charages. 487. 452-54. 445. 508. 443. Angeli/Angelo. 60. 214. 359. 177. 69. 130. Artsruni/artsrunide. 359. Artuq. 451-53. 291. 199. Anna porfirogenita. Andronico I Comneno. Antitauro. 38. 116. 501. arconti patriarcali. 456. 14. 195. 43. 457. 159. stratego degli Armeniaci. 452. 13. 7. 161. 73. 39. 469. 34. 473. 464. 15. 34. 24. 204. Balcani. 436. 159. 505. 472. 151. 199. sorella di Basilio II. Athanatoi. 450. 178. 49. detto l’Atonita. 487. 9. Asot III. 290. 35. 220. 166. Antonio di Novgorod. 83. Armenia (Grande). 207. 315. 31. 445. 465. 440. 443. 359. Arabi. 33-35. 28 n. 199. 446. 28 n. 189. 441. 483. drungario. 57. 187. 386. 67. 194. 100. 274. 439. 455. 451. Argo. armenika themata. vedi Romano III. Apocapa. 57. 434. 176. 171. Astolfo. Ancira. 19. 472. Asia. 306. 133. 463. Atene. 224. 460. 214. 515. 291. Ayyubidi. 500. 312. 484. 496. 327 n. 478. 213. Andrea di Creta. 166. Bagratidi. 167. 40. 20. 500. 119. 348. 83. 456. 174. 437. 319. Basilio. 486. 502. 17. 189. 336. 55. 229. Attalia. 441. 83. 496. Aristeno Giovanni. 429. Arcontopuli. 439. 284. 58. 275. antistrophe. 45. 181. Giovanni. 194. 232. 22. 232. 34. 538. 321. 460. re dei Longobardi. 66. 57. 28. 171. 20-25. 433. 537. 104. 452. 454-56. 515. 175. 475. 469. 310. Argiro/Argiri. 46972. 276. 308. 186. 459. 403. 194. 465. 67. 465. 436. 18. 28 n. 175. 436. 226. Costantino. 470. Antiochia di Pisidia. 11. 431. 176. 294. 267. 35. archontes. 260. 135. 510. 379-81. 181. Ani. 509. 65. 429. 58. 49. 463. Armeni. 226. 96. 469-73. 473. Ancona. 149. 11. 433. 40. 157. 250. 510. 296-98. 476. 18. 13. 233. 179. 5. 267. 200. 280. 192. 57. 463. 454. 439. 210. 460. 465. 457. 82. 467. 295. 23. 186. 94. 100. 444. 213. 225. 470. 171. 436. 48. Arpadi. 172. 194. 69. 19. 93. 436. 73. 310. 173. 166. 45. 29. 507. 44-46. 21. 224. 507. Avari. 195. 251. 169. 382. Argiro Mariano. 483. 118. 12. 42. 318. Azerbaigian. 438. 390. 36. 68. 60. 342. 67. Argolide. 300. 197. 110. Arithmos o Veglia. 223. 475. 84. 448. 503. 16. 220-22. 315. 72. 470. Atenolfo II. Anchialo. 166. 295. 129. Armenia. 503. Areta di Cesarea. 349. 473. 154. 452. 418. 8. 383. 438. 274. 45. 146. 310. 513. 374. 144. 505. khan dei Bulgari. 174. Apocapa. Artavasde. 99. 49. 417. 46. 433. 163. 507. 292. 36. 56. Bagrat d’Iberia. 65. imperatore. 49. 459. Baãkovo. 130. 453. 192. Michele. 438. 460. 170. Armenopulo. 5. 42. Assuco. 369. Argiro. 16. 175. . Anselmo di Havenberg. 273. 178. 24. 386. 471. 289. 261. 485. 223. 431. 316. 459. Attaleiata. 528. 199. 453. 460. 44. 283. 94. 475. 446. 229. Apsimaro. 465. 122. figlio di Melo di Bari. 192. 159. 475-77. 214. 195. 228. 341. Bagdad. 393. asilo. 38-40. 508. 297. 386. 167. 451. Michele. 221. 121. 224. Anema/Anemadi. Michele. 434. 258. 527. 12. 312. Angelocastro. 203. 488. 485. 464. Andreopulo. 36. 210. 142. 181. imperatore. 70. 39. 485. 465. 16. 303. 250. Atingani. 130. 447. Antiochia. 341. 448. 436. 207. 42. 349.3_Bisanzio II_app 541-90 568 7-07-2008 15:25 Pagina 568 Indice analitico Anatolici. 47. 176. 441. 471. 129. principe di Benevento e Capua. 229. 220. Bardanio il Turco. 147. 478. 490. 69. 359. 501. 221. 33. 310. 530-33. 229. Basilio II il Bulgaroctono. 167. 55. 253. 481. 148. 26. 493. 250. 418. Biccari. 41. 194. 47. 89. 213. 37. Bogomili. Bari. 223. 324. 319. (1). 175. 225. 69. 80. 527. 58. 494. 382. 41. 457-59. Bella Sorgente. 83. 270. Basilio di Cesarea. 535. 491. Belgrado. 67. 60. 87. Buccellari. 342. 270. 307. 252. 133. Basilace Niceforo (2). 220222. 73. 508. 439. 357. Bera. 27. 194-98. 195. 518. 64. Berta di Sulzbach. 274. 470. 173. 200. 360. 332. 119. Basilio Lecapeno. khan dei Bulgari. 178. 26. (2). 502. 327 n. 228. 27. 441-43. 276. 325. 59. 393. 506. 88. 529. 15. 471. Botaneiata/Botaneiati. 499. giudice di Bari. 503. 62. 235. 268. 276. 308-10. 210-12. 150. 359. 83. 104. Bizacena. 157. 103. 214. 224. 207. 14. 481. 470. 176. 196. 132. Basilace Niceforo. 271. 163. 252. 507. 12. 67. bisante. 454. Baleari. 19-22. 475. 333. Caldea. 202. Basilio di Tirnovo. 487. 150. 42-45. 487. Bracamio. 46. 319. 454. 520-32. Briennio Niceforo. 31. 510. Berengario. 242-46. 261. 284: – chiesa. 358. 307. 242. 243. Basilio il Minimo. 81. 345. Alessio. 16. 72.3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 569 Indice analitico 59. 506. 508. 494. 11. 248. Bizanzio. 103. 326. 213. 226. 281. Boris (Michele). Bringa Giuseppe (parakoimomenos). 130. 257. 279. 481. 81. 220. 286. 234. 188. 54. 103. 42. Burtza Michele. 533. Baldovino III di Gerusalemme. 65. Basilika. 452. 24. 211. 483. 388. 242. 387. 222. 15. 70. 513. 498. 40. 229. 61. 538. 327. imperatore. 40. 293. 503. Basilio. 435. 100. 25. 475. 220. Filareto. 54. Beozia. 385-87. 160. 359. 220. 256. 207. 248. 441. Boila. Bulgari. 84. 397. 452. 484-86. 487. 448. 10. 508. – palazzo. 523. 357. monastero della. 42. 131. 36. . 451. 260. 505. 509. Bulgaria. 498. 225. 229. 55. 44. 170. Calcedonia. 381. 499. 66. 159. Bela III d’Ungheria. – canone di san Basilio. 81. 160. fratello di Teodora. 100. 27. 399. Caico. 379. 85-87. 471. 251. 509. 161. Branicevo. 270. 173. 58-60. 497. 397. 121. 463. 242. duca di Durazzo (1). 384. 437. 420. Calcidica. 511. 32. 486. 33. 181. 270. 534. 130. Berea. 569 Bitinia. 132. 477. 507. Basilio Boioanna. 526. 312. 432-34. 200. 307. 448. 151. Bathyryax. 341. 31. 73. 40. 515. 497. 302. 27. panypersebastos. 424. 61. 341. 17. boidatos. 41. 132. 465. Camareto Leone. 492. 40. 341. 500. 390. 73. 89. 391. 224. 453. 200. 29. 96. 269. 462. 375. 532. 70. 132. 468. Benevento. Boemondo di Taranto. 289. Calomodio. 359. 176. 489. provincia. 211. 405. 150. 86. 62. Brana. 214. 318. 61. 69. 303. 197. 457-59. 517. Basilio il Bogomilo. 403. 241. 138. 231. 35. 268. 193. 496. 441. 492-94. Brindisi. Basilicata. 275. Boukoleon. 496. 229. Baldovino di Boulogne. 439. 314. Eustazio. 503. 204. 323. basileus. 436. 37. 171. 508. 47. 73. 101. 505. 243. 229. Bursa. 359. 12. 475. 249. 82. 31. 516. Barda. 399. 465. 325. imperatore. 4347. 500. 27. 123. 476. 359. 197. 63-65. 499. 357. 18. 260. 494. 314. 101. detto Magno. 475. 414. Balsamone. 85. 518. Camatero/Camateri. Calabria. duca di Durazzo. 244. 114. 197. 118. 69. 178. 358. 495. 504. 420. 445. Blacherne. 293. 500. 88. 383. 487. 489493. 66. 29. 321. 430. Banu Habib. 152. 470. 119. 98. 524. 103. 348. 340. 507510. 513. 481. 222. 36. Basilio I il Macedone. 285. 489. 490. Briennio Niceforo. 475. 484. 340. 22. 347. 232. 167. 41. 99-101. 289. Burtza N. 533. Teodoro. 539. 533. 108. 378. – pareti. 145. imperatore. 530. 26. 228. 523. 188. 524. 252. 436. 68. 199. 437. Boris II di Bulgaria. 118. 339. 205. 527. Beniamino di Tudela. 534. 494-97. 510. 152.. Briennio/Brienni. 485. re d’Italia. Bitlis. 32. 244. 413. discepolo di Leone il Matematico. 519. 99. Cerenzia. 181. 41. 436. Cliara. Cimina. Cefalonia. 203. 188. 19. 413. 206. 469. 272. 387. 400. 238. 523. 157. Cometa. 195. 89. Chora. 70. Adriano. 270. 456. Cesarea. 394. 40. 441. 39. 56. 462. 319. 31. 85. 310. Caspio. 131. 475. 450. 313. 407. 244. 438-42. Cazari/Cazaria. 289. 195-200. 410. Chrysocheir (pauliciano). 40. 67. 522. 275. Cone. Cecaumeno Catacalone. 19. 485. 343345: – Santa Sofia. 525-27. 104. 305. Cometa. 55. Cherson. 181. carità. 26. 123. 407. 412. 133. 110. 311. 197. 203. 500. 448. 162. 244. chrysoepsetes. 25. 112. 169. 26. 450-55. 431. 457. 97. 179. 260. 29. 475. Castamone. Capo Malea. 464. 192. Chalke. 369. 17. 447. 452. 243. Comnena. 375. monte. 530. 146. 483. 64. papa. 464. 61. 95. 60. 430. 510. 448. protosebasto (fratello di Alessio I). 363. 456. 31. 418. 157. 327 n. 468. Colonea. 527. 74. 13. 282. 25. Comneno. 282. Caterina di Bulgaria. 89. 65. 469. 320. 505. 185. 310. 169. Cartagine. Alessio. 214. 39. evangelizzatore. 109. 497. 180. 118. 50. 215. Anna (figlia di Alessio I). 38. 372. 377. 10. 270. 247. 299. 271. Comneno. 46. 433-36. 358. Civitate. 470. 475. 169. 86. 434. Cherosfacta. Cappadocia/Cappadoci. Giovanni (fratello di Isacco I). 473. 113. 496. 503. 242. 196-97. 138. 41.3_Bisanzio II_app 541-90 570 7-07-2008 15:25 Pagina 570 Indice analitico Camitza. 484. 104. Cantacuzeno/Cantacuzeni. 15. 452. Charpezikion. 475. cancelleria patriarcale. 82. 470. Chrysocheir (russo). 168. 489. carta. 267. 33. 392. 431. 37. 524. 246. 17. 40. 7. Maria (figlia di Manuele I). 462. 498. 204. 242. 231. 106. 370. 28. 204. 475. 471. Giorgio. Clemente. 50. 197. 209. 176. 359. Catara. Chalkoprateia. 119. Catania. 469473. 119. 175. 376. caristicariato/caristicario. Manuele. 450. 479. 113. 63. 392. 173-76. 73. 364. 362. 497. 526. discepolo di Leone il Matematico. 432-34. 110. 490. 470: – fabbrica d’armi. 403. 93. 183. Carabisiani. 11. Carbone. 64. clisure/clisurarca. pauliciano. Chio. 538. 206. 490. 456. 142. 457. Catafloroni. Comnena. 102. 424. 108. cancelleria imperiale. 195. 92. 197. 145. 448. Caucaso. Carbea. 54. 22. Civetot. Leone. 532. Cizico. 445. 475. Cicladi. 43840. 204. Cibirreoti. 203. 509. 194. 34. Carbea. 478. Capua. 304. Cilicia. 112. 85. 150. Comneno/Comneni. 361. 91. Cecaumeno N. 252. 310. Cirillo Fileota. 108. 102. Castoria. Comnena. monastero di. clero. 490. Campania. 178. 531. 72. Cipsela. 212. 470. 311. Catanzaro. 325. 138. 43. 438. 166. 463. 462. 11. 446. 295. 209. 116. 125-29. . 447. 11. 375. Carlo Magno. 178. Candace. 438. Comneno. Charsianon. 53. protovestiario (figlio di Isacco sebastocratore). 40. 454. chorion. Alessio (figlio di Giovanni II). 37. 380. 57. 109. Caria. 439-41. 490-92. 26. 109. 194. 18. 214. 434. 176. 156. 327. 498. 209. 15. 460. 61. 432. 358. 106. 26. 152. 133. 283. 169. Caraiti. 170. 58. Cecaumeno/Cecaumeni. 25. 87. 310. 194. 69. 527. monastero. 59. Cirillo (Costantino). 18. 529. (Raccomandazioni e consigli). 87. 439. 507. 130. 371. 441. Eudocia (figlia di Alessio I). 241-43. Claudiopoli. 66. 181. 520. 247. 447. 27. 439. Capitanata. 485. Chilandar. regione del. 223. 44. 453. 440. domestico delle scholai. cerealicoltura. 385. 67. Cipro. 114. 33. 465. 183. 471. Catacalone Leone. 429. 141. 43. Catascepe. 307. 359. 56. Comneno. 395. 456. 194. 65. 44. 97. 436. Cappadoce. 475. 520. 262. 5. 401. 237. 270. 463. 234. 161. 477. 478. 74. 521. 349. 440. 450. 26. 539. 176. 392. 500. 197. 487. 229. 88. Isacco (figlio di Alessio I). 201. 20. 420. 348. 35-40. 321. 53. Crispin. 492. 127. Comneno. 493. 37. Costantino Bodin. Comneno. 243. 513. 105. 457-60. 215. Costanza. 411417. 316. 332. 442. 55. 197. 121. 216. Crati. 439. 518. 451. Crimea. 517. 321. Costante II. 400. 472. 349. 349. Crisoberge. 499-501. 38. 492. Corone. Corfù. 74. 267. 410. 180. 369. 336. 185. 186. Costantino. Costantino Porfirogenito (figlio di Costantino X). foro di. 515-19. 119. 123. 335. imperatore. domestico delle scholae. 306. Robert. 498. 50. 268. Isacco. 101. prete. 498. 197. Giovanni. 13. imperatore. Costantino IV. 165. 327 n. 146. Crypta Balbi (a Roma). 484. 267. 262. 448. 327 n. 68. 215. 510. 57. 525. 171. Costantino I. 194. 53. 318. 181. 195. 83. Concilio di Nicea II (787). 211. 69. 20. Concilio Quinisesto in Trullo (691-92). Cristo Filantropo. 81. 229. 507. 186. 5. 447. 233. 167. 410. 471-73. 196. 214. 506. Coniata. 372. 432-34. 121. 101. 283. 61. 8-10. 112. 317. 387. 29. 86. 83. Costantino VIII. 521. 392. 169. 419. detto il Grande. 80. Costantino. 510. 321. 88. 392. Criselio. 265-304. 446. chiesa di. 117. 5. 495. 469. sebastokrator (fratello di Alessio I). 98. 537. 56. 270-72. 354. 275. 56. 86. 488. 487. 484. 319. 406. 141. Cosma II. 166. 82. 104. 282. 72. 276. 197. 68. 381-85. 51. 108. 199. 463. 23-25. Costantinopoli. 153. 58. 89. 507. 87. 571 Costantino VII. 348. 407. 277. 173. Crisotriclinio. detto il Copronimo. Corinto. 153. 17. 334. 58. 21. 509. 524. 110. 503. 489. 97. 312. imperatore. Cristo (rappresentazione). 121. 429. 422. Costantino X Duca. 208. 308. Isacco (fratello di Giovanni II). Corrado III Hohenstaufen. 268. 82. 178. 174. 84. 357. 382. 497. 369. patriarca. imperatore. 131. Concilio Laterano. 350-54. Costantino III. 83. Croati/Croazia. 243. 508. Comneno. imperatore. 181. 446. Porfirogenito. 483. 318. 108. Cristoforo. Manuele. 195. 73. 194. 90. 204. 102. imperatore. Crisomallo. 160. 387. 508. 502. 483. 81. 271. protospatario. 466. Cone. 366. 23. Cosma di Maiuma. Comneno. 175. 307. 150. 311. 247. 36. 345. protostator (figlio di Anna Dalassena). 524. 394. 117. 481. Culpingi. 355. 359. 275. Costantino V. 359. Niceta. 229. Concilio di Costantinopoli IV (879). Crateri. detto Monomaco. 162. Costantino IX. 127-29. 116. 295. imperatore (figlio di Basilio I). 314. Isacco di Cipro. 465. 486-95. 306. Costantino VI. 10-12. 359. 465-69. 510. 417. 122. 498. 388. Cristo Evergeta. 196. 85. Crisoberge. . Comneno. Concilio di Costantinopoli (680-81). 501. 188. 84. 48-50. 401. 407. 84. 160. imperatore. 502. Concilio di Nicea (869-70). 24. 476-78. 152. 502. 82. 509. patriarca. 221. 314. 325. 316. 532. 314. 275. Costantino Lips. 117. Coniata. 21. 322. 212. imperatore. 39. 66. 31. Costantino. 493. 162. 72. 444. Luca. 473. 485. 345. 313. 383. Cristo Pantocrator. Comneno. 352. 274. 359. 486. 478. Manuele (padre di Isacco I). imperatore. 12. 278. crisobolla. 116-18. Michele. 14. 163. 520. 51. Costantino Leicuda. 398. 539. 388. imperatore. 220. 83. 503. 145. 326. patriarca. 34. 282. 19. 360. 397. Cristodulo di Patmo. 162. 358. 331. domestico delle scholai. Corno d’oro. 108. 46. 80. 283. 387. 490. metropolita di Atene. 244. 68. 503. 486. 157. 173. 349. Concilio di Nicea (861). 282. 18-21. 116. 366. 269. 91. 497. 116. 421. patriarca. 282. 370. Cronaca detta di Monemvasia. 15. 89. 366. Cosma. 479. 130. 306. 270. 521. 13. 32. 91. 322. 294. 197. 534. 323. 323. 417. 405. 437. Concilio di Calcedonia (451). 88. 349. Crisopoli. 40. Creta. 320.3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 571 Indice analitico Comneno. 54. 105. Crise Petra. 12. 352. 369. Concilio di Hieria (754). 409. 185. 521. Costantino Cefala. Costantino. 18. 417. 315. Corsica. 309. 14. 168. 366. Eleuterio di Paflagonia. Digenis Akritas. Domnino. 163. 47. 306. 58. 232. 497. 279. 467. 48. 221. 510. 367. 140. 156. dirham. 462-64. 496. 508. monastero di. domestico delle scholai. 42. 460. 134. 193. vedi Ragusa. 293. 276. 413. 500. 451. 269. 469. 203. 157. 303. 35. 367. 500. 70.3_Bisanzio II_app 541-90 572 7-07-2008 15:25 Pagina 572 Indice analitico Cumani. 499. 508. dikeraton. 171. 209. Dubrovnik. 274. 481. 167. 71. Emo. 65. 101. 471. Ellesponto. Damietta. 498. 470. 50. 270. trattato di. 197. 270. 101. 204. 505. 365. 62. Efestione di Alessandria. Desa. 197. 153. 37. 494. figlia di Romano I. demosion. David di Tao. domestico delle scholai. 436. 233. Dionigi l’Areopagita. Dabateno. 64. 333. Edessa. Ebrei. 488. 476. 223. 296. dux/duces. Dalmazia. 506. 45. Duca Giovanni. 54. Elena Lecapena. 167. 39. Damiano. 310. 317. 144. 471. 34. 461. 207. 196. 501. 330. Dochiariou. 510. 285. Damiano. 200. 451. 519. 531. 57. ammiraglio. 165. 504. cesare. 177. 473. Damasco. 59. 470. 489. Derco. Dorileo. Curico. 304 n. 455. emirato. 527. 284. 65. 176. 444. 451. 316. Dalassena. 368. 100. 158. 99. Dionisio Trace. 506. 305. 68. 368. Adriano (nonno di Anna). 221. 509. 311. Duca. Dihya al-Kahina. 35. 464. 234. 53. Efeso. Dragonara. Demetriade. 499. 475. Dalasseno. Dobromir. 272. 359. 483. 505. 71. 429. Dobrona. Egitto. 418. 471. 222. 56. 474. 489. 17. Diogene Niceforo. 215. 407. Duca Costantino (duca di Dalmazia). 522. Curcua Teofilo. doulos. 205. 475. 500. 169. imperatrice. Danishmend/Danishmendidi. Dvin. 475. 8. Elpidio. 163. 314. 503. 432. 58. Anna. 59. 345. 456. 44. 497. 492. metricologo. 26. 498. 175. 73. 366. 61. 36. 21. Danubio. Deljan. 53. 499. Duca Andronico (figlio di Giovanni). Dacia. Ecloga. 389. 66. dorea. 457. Curramiti. santo. 75. 490. 485. 444. poema e personaggio epico. 270. 148. 497499. 269. 357. 58. diaconie. 209. Diogene/Diogeni. 198. 59. 476. 318. 516. 365. 131-34. 285. 51. 66. esarca. 521. . Deabolis. 24. 158. 92. 59. 53. 65. 251. 403. 495. 516. 198. Dazimon. 319. 476. stratego di Caldea e Mesopotamia. 54. 465. Duca Giovanni (cognato di Alessio I). 469. 183. 176. 170. 470. 284. Deuteron. 90-94. 162. Drugubiti. 70. embolos. 500. 201. 65. Ellade. 166. 223. 445. 172. Duca Andronico. 321. 481. 538. Curcua Giovanni. 67. 141. 389. 45. 61. 349. dignità. Duca Costantino. 36. 463. 34. 177. 60. 458. Durazzo. 58. Dristra. 175. 71. 499. 84. Daphni. 35. domestico delle scholai. 501. Dinogetia. 60. 267. 51. 498. monastero di. 226. 196. 277. 57. 436. Dioclea. Debelto. Danielide. 224. 37. Eleuterio. 42. Diakonissa. 149. Dalasseni. 447. 489. demi. 475. Elia lo Speleota. 368. 267. 68. 56. 5. 80. Elladici. 197. 459. eidikon. dromon. 16. 494-96. 161. 502. 222. 497. Duca Costantino (figlio di Michele VII). 488. 486. 261. 187. 352. 53. 439. 283. 15. 42. Eleigmoi. 467. 499. 19. 358. 497. 69. 201. 18. dissodamenti. didaskalos. 453. drungario della Veglia. 369. 84. – tabella. 194. 198. Curcua/Curcui. 406. 162. 7. 197. 439. 211. 293. 443. 194. 159. 16. 37. 135. Eraclio II (Eracleona). 452. 387. 76. 445. 363365. 118. 306. 201. 201. domestico delle scholai. 181. 193. 290. Gabra. eunuchi. vedi Eraclio II. Frigia. 307. imperatrice. 505. 22. 505. 310. 380. 105. Eutimio di Sardi. 43. imperatore. 432-34. Eufemio. 172. 23. 185. 494. 454. 468. 268. escubiti. 373. Eufratesia. 473. 163. 476. 295. Epifanio di Salamina. 193. 452. 362. imperatore. 287. 311. patriarca. 313. 282. Eufrosine Camaterissa. 475-77. 435. 71. 518.3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 573 Indice analitico Enez. folles anonimi. Eustazio di Tessalonica. Filippi. 196. detto il Santo. Eracleona. 446. flotta. 173. 475. 86-88. 225. 491. 39. 519. 7. 470. 8. 67. Focea. 420. 38. 23. 132. 467. 201. eparco. 455. 393. 447. 180. 366. Foca Leone il Giovane. 32. 201. imperatrice. 306. Eustrazio di Nicea. 139. 151. 521. 376-79. 42. 490. Filippo II Augusto. 320. 87. 282. Eusebio di Cesarea. 421. 494. 279. imperatrice. Gregorio. Eufrosine. Enrico Dandolo. 447. 29. 47. esicasti. 84. 471. imperatore d’Occidente. – di corporazioni. 195. 39. 14. esarca. Eufrate. Gabra/Gabradi. 211. 273. 481. 445. 169. Filarete. 439. . 19. 212. 484. 439. 348. 194. 53. 433. 157. 469. ergasterion. 132. 51. 260. 321. 104108. 287. Filoteo. 47. Federico I Hohenstaufen. 62. 445. fiscalità. 537. Eulalio. 133. 70. 469. 214. 516. 90. 342. 5. 521. 33. 74. 394. 467. Fozio. 465. 175. 407. 279. esarca. Fatimidi. 194. Euripo. 452. Eutimio. 166. Fiorentino. 44. 522. Gabra. 506. Filippopoli. imperatore. 13. 150. Eudocia Ingerina. 42. Gabra Costantino. imperatore. 28. imperatore bizantino. 465. Fasi. 108. domestico delle scholai. signore di Trebisonda. 80. Epiro. 457. Eraclio I. 193. 515. 209. 35. 311. 102. Fergana. 335. 57. 353. 471. 129. 140. 162. Filomelio. 130. 452. 295. 436. 39. Enrico II. patriarca. 201. 26. 194. epibole. 38. 165. 101. 260. 509. 119. domestico delle scholai. 342. 73. 69. Eudocia Macrembolitissa. 201. Filippico. Enrico VI. enkolpion. 23. 517. 508. 159. 573 Eutichio. Franchi. 192. 444. Federico II Hohenstaufen. 430. 200. 522. 391. Eufemio. Eucaita/Eucaiti. 60. 277. Fundagiagiti. 307. Eraclea di Cappadocia. 308: – Illirico. 42. 429. 89. 484. 247. 275. 203. 41. 74. 201. 281. foresta. 475. 32. Ezeriti. 388. 46. Foca Costantino. 214. 105. 42. 456. 464. 79. 199. 287. domestico delle scholai. 299. Enna. 286. 170. 147. Foca/Focadi. 64. 137-40. 418. 274. 527. 261. 178. 18. 16. 470. 27. Eucaina. 289. 481. 10. 134. Teodoro. 176. 391. re di Francia. 182. 423. 261. 35. Eraclea di Tracia. 194. 279. domestico delle scholai. 280. Foca Leone il Vecchio. Erodiano. 243. 66. 470. 464. 45. 243. 310. 357. 504. 471. 292. 215. Eraclio (fratello dell’imperatore Apsimaro). 475. 311. 74. 522. 129. imperatrice. 66. funerali. 144. 469. 471. 23. 444. imperatore bizantino. 432. 327. 31. Erzincan. episkepsis/episkeptites. Gabala. 311. 392. imperatore. 194. 5. 353. 171-73. 489. Eudocia Baiana. 452. 369. 46. Eubea. 452-55. imperatore. 38. 324. imperatrice. Filadelfia. 297. Eraclea Pontica. 421. 461. 507. 194. 122-26. 179. signore di Trebisonda. detto il Barbarossa. 75. Enrico IV. 465. 450. 517. detto il Conquistatore (o il Guercio). 39. 59. 31. 84. Foca Barda il Giovane. Foca Niceforo il Vecchio. Foca Barda il Vecchio. 280. exkousseia. Eutimio Zigabeno. 500. 484. 282. 269. 130. Gregorio. 451. – nuova Gerusalemme. . 72. 275. 366. 339. 17. 99. Genesio. 67. 432. 223. Gallipoli. 22. Giovanni di Melitene. Giovanni di Trani. 504. 176. 366. Giorgio di Amastri. Gargano. 469. 50. Guglielmo di Tiro. 62. re dei Georgiani. 336. 333. 373. 84. 457. 403. 156. Giovanni I Tzimisce. 96. 446. 267. 61. 294. governatore di Melitene. 288. papa. Gagik II di Ani. 472. 516. 182. papa. 96. 124. 336. Grecia/Greci. 135. Giovanni Crisostomo. 454. 155. 174. 393. 537. 366. 435. 368. 166. 107. Ghassanidi. 345. 359. imperatore. 369. 517. Georgia. 457. Michele. 220. 229. 369. 13. Halys. 213. 438. Gregorio VII (Ildebrando Aldobrandeschi di Soana). grammatikos. 454. 31. 280. 421. 492. 366. 16. 475. Galesio. Hasan ibn an-Nu’man al-Ghassani. 175. 224. 39-43. 199. 268. 69. 222-29. generale. 343. 134. 364. 501. 496. 42. 293. 66-68. 120-22. 139. 321. 357. 373-76. 192. califfo. 28 n. 526. Halmyros. 188. esarca. 325. papa. Gaeta. 486-88. 470. 253. Giovanni Damasceno. asekretis. 65. 171. 233. 199-212. 150. – vedi anche Ellade. 81. Germanicea. Giovanni Climaco. 74. Giovanni VII. Giovanni. 387. 359. 114. Giovanni Xifilino. 15. 515. 434. 71. 160. Gregorio di Nazianzo. 478. Gotthograikoi. Gerusalemme. 388. 123. 83. Giovanni Cameniata di Tessalonica. Hebdomon. 310. 392. 70. detto l’Orfanotrofo. 63. 17. 465. imperatore. 197. Giovanni di Sardi. 158. 368. 417. 254. 353. 411. 69. 498. 284. 381. papa. 368. 388. 199. 387. 96. Giovanni II Comneno. 76. 381. papa. Gangra. 392. Giustino II. 292. 490. 103. 503. 391. 213. Geza II. 285. 539. 367. 356. 89. 508. Harun al-Rashid. 158. imperatore. Glica. 432. 499. Geoponica. 125. 439. vescovo di Cizico. 460. 483-85. 57. 358. 87. 213. 356. 133. Grottaferrata. 259. patriarca. patriarca. Giorgio di Pisidia. Giovanni X Camatero. 31. 446. 475. Gnuni. 384. 338. Gregorio III. 194. 38. 345. Gregorio. 214. 395. 81. 520. 366. 117. 63. 74. 104. 283. 519. 229. 322. 213. 74. 154. 526. genikon. 149. 531. imperatore. Giorgio Cherobosco. Georgiani. Gagik di Kars. 459. Giovanni Ossita. Gregorio II. Giovanni VIII. 420. 48. 243-46. 138. 17. 7. Gongilio Costantino. 19. 317. 155. 289. 86. 383. 89. 456. 162. 434. 151. 65. 270. 367. 173. 151. 520. 261. 98. 520. 262. 24. 459. patriarca. 500. 382. 470. 388. 161. 452. 199. 438. 518. 189. 221. 47. Genova/Genovesi. 219. 421. Hamdanidi. 279. arcivescovo di Bulgaria. 106.3_Bisanzio II_app 541-90 574 7-07-2008 15:25 Pagina 574 Indice analitico Gabriele. Peloponneso. 175. 45. 464. 333. 17. 399. Giovanni Carace. 21. Giovanni Mauropoda. 477. Giovanni l’Esarca. 448. detto il Grammatico. 169. 149. 517. Giovanni Geometra. 276. 178. 15. Giuseppe. 384. Giorgio I. Goffredo di Buglione. 445. patriarca. 497. Hervé detto Francopoulos. Giustiniano I. papa. Giustiniano II. Giovanni Agapeto. 123. Goti. 172. Gregorio di Nicea. 220. 45. Hethumidi. 221. Giovinazzo. 234. 441. 455. 246. 470. 356. giudici. Gano. Harald di Norvegia. 12. imperatore. 367. 133. 305. 494. 189. 496. Germano. Giovanni VII. Gregorio Magno. 299. 63. 475-77. 134. 133. 272. 411. Garida. 215. 464. 488-92. 459. Giacomo di Kokkinobaphos. 17. 193. 481. Gülü Dere (San Giovanni). 243. 124. 414. 307. 465. 469. patriarca. 187. 325. 531. 46. 267. 166. 350. 69. 129. 62. 22. 276. Guglielmo di Sicilia. Galazia. Giacobiti. 464. Giovanni d’Iberia. 103. 22. 327 n. 40. 282. Gregorio Magistro. 169. 459. 265. 82. 497. 234. 526. 133. Giovanni. 521. 365. 495. monte. 438. 515. 215. 476. 417. 56. Irene Piroska d’Ungheria. 389. 508. Kars. 538. 526. 509. 44. 130. 142. 158. granaio. kommerkion. 15. Iasita Michele. 22. 212. 504. 314. 373. iperpero (nomisma). Iviron. 469. Ivanko. imperatore. 203. Ioannina. 374. 271. 414. 48. 348. Icanati. 451. papa. 538. 142. 459. 215. 528530. klasma. 277. 62. 149. Italia/Italiani. 119. 372. 211. Krum. 58. 452. 171. 73. Kurbinovo. 535. Isacco I Comneno. geografo arabo. 111. 502. 116-19. 539. 175. 376. ducato. 74. Isauria/Isaurici. Irene Duca. 454-56. 407. iconoclasmo. 195. 173. imperatrice. 87. 74. 215. 160. Idrisi. 532. 332. 212. 413. Koropi (Attica). 13. 66. Lamo. kathisma. 391. Ibrahim Inal. 508. 101. 515. 35. innografia. 73-75. Innocenzo III (Lotario dei conti di Segni). 361. imperatrice. 313. 261. 439. 107. 197. 124. Giovanni. 134. 348. 87. 56. 108. 451. 42. 84. 372. keration. 438. 175. 533. 473. 39. 133. 197. 276. 186. 532. 243. Langobardia. 433. incenso/turiboli. 397-99. 71. 66. 282. 32. imperatore. 97. 80. Kaputru. 174. ktitor (fondatore). 495. 459. 150. 416. 96. 317. 343. 509. Hrabr. 523. 406. 168.3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 575 Indice analitico histamenon (nomisma). 492. 257. 284. 359. 484. 86. 356. monaco. monastero di. 467. 509. patriarca. 22. 458. 357. 459. 524. 88. Lamia. 271. Hosios Loukas. 521. 170. 296. 465. 401. 45. 421. 120. 123. 101. 361. 278. icona. Kyriotissa. 518. 76. 341. Ignazio Diacono. 506. Kegenes. 316. 300. 124. Il Cairo. 365. 53. 476. 503. Ippodromo. 49. 322. 343. 470. koinonia. 123. 82. 231. 345. 459. Laparda/Lapardadi. 536. 71. 394. 506. 49. 26. 39. Ikhshididi. 74. 37. 10. 179. 407. 475. 121. 193. 470. 173. 72. 159. 447. 134. 166. 306. 459. 116. Isola Capo Rizzuto. 455. 498. 255. 575 314. 72. 41. 397. 25. 524. Iberia/Iberi. 494. 23-25. 498. 513. 518. Illirico. 90. 222. 21. 496. 394. Michele. 268. Kiev. 214. 60. 502. 57. 144. 267. 83. 325. Igor di Kiev. Lascaris/Lascaridi. Latinianon. Jazira. 523. 504. Isacco II Angelo. Latini. 342. imperatrice. 313. 37. 82. 7. vedi Iconio. 197. 64-67. insegne imperiali (akakia). Konya. 268. 359. khan dei Bulgari. 275-79. Ifriqiya. 21. 49. 317. 138. 171. Palazzo. 392. 531. 39. 37. 200. 69. 353. 439. 31. Isaccea. 50. 269. 293. 148. . 80. 271. 69. 448. 31. Italo. 141. 46. 257. 194. 392. 257. 128. 484. 111. 89. 364. Kalojan di Bulgaria. sultano. 70. 315. 103. 23. 267. 185. 44. 19. 138. 17. 119. 288. 100. 329. 364. Kosmidion. Kleidion. 317. 284. 61. 29. 502. 359. 324-26. 295. 66. kekolymena. 177. 55. 269. monastero della. 93. Imerio. jihad. 487. 316. ammiraglio. 43. 532. 269. 50. 105. 346. 103. 344. kapnikon. 224. 57. 197. Laodicea sul Meandro. 283. 170. Kolpos. Kuber. 108. Iberia. Teodoro. Italico. 156. 438. 278. Larissa. 12. Irene. 330. sultano. 82. 464. Jaroslav di Kiev. 452. 317. 101. Lascaris. 472. Kuvrat. Khorasan. 436. 183. Kilig Arslan I. 81. 293. 485. 253. 17. 48. 41. 45. 17-19. 143. 282. 354. 142. 465. 31. 38. Inglesi. 509. 486. 408-10. 410. 454. Iconio/Konya. 473. 279. Keltzene. Ignazio. 504. 358. 310. 215. 369. 484. 447. 102. 488. 199. 193. 27. 526. 73. 491. 272. 84. 413. Lacedemone. 310. Kilig Arslan II. 366. 535. «ta Konsta». 350-53. 475. 283. 458. Isagoge. 496. 391. 229. 206. 338. 311. Lucera. 83. 504. Legge rodia. 20. 275. lo Stilita. 342. 8. 451. 479. 8. 330. 458-60. 429. 327. 70. 441. 35. 477. Maleino Michele. 194. 358. 99. 13. 197. 381. 359. 313. 83. 403. 21. 283. 249-54. Mantzikert. Manichei. 181. Libro dell’eparco. 87. 362. 101. Mangani. 73. 476. 124. 455. 392. 349. 305. 343. 314. 517. 414-16. Lucania. 88. 66. 420. Macedonia/Macedoni. 391. 214. 211. 88. 463. 147. 520. Libia. Leone V. 21. 528. 325. 54. 365. 170. 7. 214. 259. 539. 359. 491. 97. 446. 331. 432. 59. 508. 387-89. 145. 334. 83. 364. 131. 284. 204. 215. 208. 81. 32-34. 166. 342.3_Bisanzio II_app 541-90 576 7-07-2008 15:25 Pagina 576 Indice analitico Latro. 234. 411. 398. 23. 508. 15. 377. 459. 204. 201. 82. 26. 417. 163. 15. 189. Manuele. Marcelle. 368. 101. Ludovico II. Mardaiti. 488. Macaira. 270. 130. 508. 131. 128. 185. 324. sovrano carolingio. 118. imperatore detto l’Armeno. 159. 89. 376. 7. 174-76. 113. 274. 10. Lesbo. Mancafa. 475-77. 334. 467. Leone di Tessalonica. logoteta del pretorio. 442. 445. 224. 521. 490. 346. 454. 349. 178. 279. 85. 522. 487. detto il Pio. 307. 19. maistor. Lidia. 84. 106. 232-35. Manuele. 133. 209. 39. 120. Lilibeo (Marsala). 27. chartophylax e arcivescovo di Bulgaria. 282. 444. 322. 379-82. 285-88. imperatore. 222. 448. 72. 519. 285. 76. 229. 229. 108. 84. 206. 295. 97. 457. 335. sovrano carolingio. 397. 280. 31. 316. 446. 152. 307. Leonzio di Gerusalemme. 263. 209. 492. Maria di Bulgaria. Maometto. 497. 124. detto il Matematico o il Filosofo. 57. 21. 82-84. 153. Lavra. 192. 320. 34. 105. 515. 12. Lazio. 531. 410. 515. 119. 135. Ljutovid. 324. 202. Liutprando. 108. 193. ammiraglio. 16-18. Leone di Tripoli. 291. Leone III. 108. 53. Malik Shah. Luigi VII. 314. Giorgio. Maria d’Antiochia. 44. 195. imperatore. 200. 110. Leone di Ocrida. Lunghe Mura di Anastasio. Manuele I Comneno. 92. 84. 40. Legge militare. 157. Lopadio. 232. 101. 436. 155. 468. Mamikonian. 491. 100. 100. Manuele. 246. 54. 81. 150. 479. 150. 68. 476. Teodoro. 127. 358. 171. 113. 432. 7. Lori. 296. 22. 242-47. Macrembolita/Macremboliti. 103. 93. 284. 170. 151. 446. Levunion. 515. 34. 349. 103. 188. 281. 464. 448. 106. 355. 465. 243. 340. convento. 358. 194. 15. 383. . 310. 170. 470. 55. Malagina. 271. 527. 504. Licia. 513. 497. Liguria. 477. 366. 456. Maria d’Alania. patriarca. 464. 300-2. 467. 49. 201. Licando. Maleino Eustazio. monastero. 130. 270. Liturgia. 9. 200. 96. 439. Longobardi. 494. 80. 222. 149. magia. 159. 209. 282. Legge agraria. 194. Libano. 201. Leone VI. 315. 210. 85. 84. 422. 85. imperatore detto l’Isaurico. 260. Leone IX (Brunone dei Conti di Egisheim-Dagsburg). 506. 196. 17. 186. Margherita d’Ungheria. 188. 41. 60. 149. 90. 195. 45. 524. re dei Longobardi. 476. 319. Lazica. 443. Mandylion. 450. 178. 372. 49. 97. 138. 436. 107-9. Ludovico I. Leonzio. 88. 436. 357. 270. 321. 39. imperatore detto il Saggio. 410. 95. Lulon. 211. 453. 47-49. 50. 146. 348. 366. 17. Lecapeno Basilio (parakoimomenos). 349. 490. 100. 267. 486. Lecapeno/Lecapeni. 109. 382. 57. 152. 290. 194. 274. 343-48. 383. Magnaura. Lazzaro Galesiota. 508. 17. Leone IV. imperatore. 31. 173. 180. 401. re di Francia detto il Giovane. stratego. Maniace. 68-72. 36. 471. Maleino/Maleini. papa. 475. imperatrice. domestico delle scholai. 16. imperatrice. Leone. 89. Licaonia. 22. 453. 225. 340. Liutprando da Cremona. 447. 341. 445. 181. 276. 250. 311. 282. 204. Mandala/Mandali. 374. 43. 293. 204. Luca. 314. 418. Michele Cerulario. 172. 472. 522. Milasa. 456-58. 421. 316. Melo di Bari. 108. 326. 341. 26. Hasai. 267. 531. 122. 470. 475. 306. 387. 107. Michele I Rangabe. 98. 429. 182. 394. 270. 340. 432. 292. 58. 177. 476. Michele VI Bringa. 25. 45. Marvazi Kis’ai. Merkourion. fratello di Cirillo. vedi Lesbo. 294. 152. 368. Mitilene. 526. 55. 352. 526. 501. 123. 150. 518. 417. 2428. 18. 276. 306. 58. 368. 35. 313. patriarca. Mileto. 436. 34. 436. 40. 497. 198. 12. 121. 73. 370. Melingi. 25. 322. 394. Marizza. maronita. 71. 154. Mese. 198. 207. Marwanidi. 63. 432. 123. Michele VIII Paleologo. imperatore detto il Paflagone. 312. 504. 212. esarca. – Ranieri di. papa. 367. mitaton. commerciante amalfitano. Monemvasia. imperatore. 23. 434. 455. – Corrado di. 496. 307-9. 194. 314. Massimo. Metodio. 14. matrimonio. 93. 162. 20. 13. 181. 170. 470. 313. 316. 314. 129. 42. 463. Michele IV. 50. 483. 448. 125. 47. 242. 72. 62. Michele di Anchialo. 186. Michele II. 447. Michele V. 275. 62. detto il Confessore. 489. Molfetta. 323. 124. 436. Maurizio. Michele Iasiti. 446. 475. capo longobardo. 464. 54. 267. 438. imperatore. 22. Martino I. 56-58. 527. Metodio da Siracusa. 310. 211. 293295. 273. 85. Niceforo. 409. 503. 261. Miriocefalo. 83. Mazara. 70. 229. 135. – naucleri. 85. Monferrato. 196. imperatore detto l’Ubriacone. 452. Mesarita Nicola. 314. 130. imperatore. 39. 463. 505. imperatore. Mesembria. 451. 18. 116. 270. Mauri. Mesopotamia dell’Occidente. 446. 62. 84. 29. evangelizzatore. 305. 453. 318. 327n. 174. 457. 47. 131. 203. 31. 318. 139. 401. domestico delle scholai. 475. 5. 491. qaghan dei Cazari. 47. 439. 276. mercanti. 129. 506. 487. 436. 506. 27. Michele Lacanodracone. 504. Michele di Efeso. 471. 19. 292. 91. 146. 485. 475. 321. Mesokepion. Misia. 469. 289. 481. 454. 80. Mauro. Mira. 246. 465. 16. 348. 431. 414. miliaresion. Matteo di Edessa. 191. 23. 444. 196. 185. 17. 296. 349. 459. 200. 72: – Bonifacio di. – valle del –. 46. 438. 37. 443. 448. Melisseno/Melisseni. 577 Messina. miniere. 317. 193. 177. Milion. 505. imperatore. 313. Melchiti. 378. 494. Mar Nero. 194. 49-51. 468. 34. 306. Martina. 219. Michele VII Duca. 522. 303. 300. Mengucek. 517. melismos. 175. 36. 121. 358. 454. 213. 322. 481. 194. Mauro. – coni. 223. 81. 211. monasteri. Melfi. 253. – Italia. – peso. Melia. 389. poeta persiano. 66. 318. 272. 490. 534. 444. 144. moglie di Eraclio I. 33. 364. 319. 173. Michele III. 436. 307. 211. 490. 277. 436. 322-24. 470. 104. Mesarita/Mesariti. 271. 127. Melanudio. 332-35. Meandro. imperatore. 104. 18. 98. 277. 79. 472. 478. 147. patriarca. 522. Marwan. stratego di Licando. 450. 25. 327. 322. 48. 53. 121. detto Parapinace. 96. 499. 473. 313. 313. 405. 32. 488. 166. Maurizio. 133. 306. Mar Egeo. 47. Modone. 503. imperatore detto l’Amoriano. megaduca. moneta: – omayyade. 243. stratego dei Tracesi. 7. Minervino. Mirdasidi. 75. Mesopotamia. Maslama. 294. 503. 170. 310. 268. .3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 577 Indice analitico Marina. 272. 445. 79. Tiberio Flavio. 60. 148. 345. 473. 159. 142. chiesa. 283. 456. Melitene. – zecche provinciali. – sinodo. 446. Mauropulo Giovanni. 71. condottiero arabo. 506. 55. 516. 212. minuscola. 209. Melisseno. 416. 507. Melia. Montecassino. 531. 26. 322-24. 515. 70. Orfanotrofo. Nicopoli. patriarca. 171. 139. 212. 205. 358. 471. 475. 223. 491. Oderzo. 436. Mukhtar. Normanni. 244. 517. 443. 343. 484. 362. 531. 274. esarca. Nicola III. 119. 72. 229. 477. 286. 166. 507-9. 206. 307. 274. 26. 258. 471. 510. 60. Odone de Deuil. Nilo di Rossano. Nicone della Montagna Nera. 38-41. ministro dell’Economia di Michele VII. 271. 74. 40. 455. 100. 257. Mu’awiyya. 46. nomisma/nomismata. 188. patriarca. 70. Oltisi. 81. 195. 474. 381. Oleg di Kiev. Mzezio. 348. 131. 529. 476. Morava. Mopsuestia. 132. 130. 306. 32-36. 12. 16. 314. 503. Naupatto. 58. 505. 311. 273. 157. 270. 123. 490. 124. 135. 336. Niceforitza. Nicola I. 388. 156. detto Grammatico. 172. 373. 539. 499. imperatore detto il Vecchio. 355. 154. geometra patrizio. 204. 534. 16. Odighi. 441. 316. 121. 10. 109. Niccolò I. 369. 73. vedi Giovanni l’Orfanotrofo. 148. 138. 57. Nemanja. oikos. 172. 37. Napoli. 276. 55. 320. 43. 111. 68. 64. 526. 310. 465. 532. Opsikion. 302. 489-91. 390. Oppido. 71. 167. 476. Nicola di Studio. 478. 22. 5. 528. 538. 470. 377. Mottola. 290. 108. 103. 67. 533. 186. 143. Neorio (a Costantinopoli). 214. 386. 66. 163. euages. 493. 63. Olimpia. Nicastro. 524. 129. 378. 492. 526. 69. 507. 89. 269. 252. 290. 394. 28. 138. 495-97. 387. 527. 23. 475. 317. 439. Ocrida. 516. 372. 158. 464. 356. 101. 56. Nauplia. Nicomedia. 124. 60.3_Bisanzio II_app 541-90 578 7-07-2008 15:25 Pagina 578 Indice analitico monofisiti. Oreste. Oro. 40. imperatore. 268. 40. Myrelaion. 197. 174. Noepoli. Morocarziani. 497. Naum. 58. 433. 179. 25. 15. papa. 513. 38. Nemitzi. 382. 341. 483. 478. 489. 171. 506. Omayyadi. 18. Nea. 198. 526. 270. 94. 488. 156. 108. 134. 322. 67. 510. 84. 187. 368. 152. 44. 316. 228. 182. 186. 307. figlia di Roberto il Guiscardo. 170. 277. Niceforo II Foca. Olimpio. 214. 271. 54. Mosul. 135. 316. 443. 404. 337. Olga di Kiev. 206. 178. 376. 439. . Niceforo III Botaneiata. 464. 360. David. Oria. 296. Orobe. 360. detto Mistico. imperatore. 334. 291. 332. 332. 143. 124. 23. 535. Moravia/Moravi. 296. 252. 533. 244. 42. 86. 189. Narentini. 341. 139. 130. 53. 23. 447. 322. 451. 380. 325. 151. 86. 184. 462. 383. 532. 527. 210-12. 531. 229. 515-19. Olimpo di Bitinia. 446. 270. 204. 527. 56. 510. 445. Niceta di Bisanzio. Nilo di Calabria. 135. 159. 388. 475. Niceta Cipriano. 331. 192. 7. 526. 267. 128. 94. Niceta Stetato. 292. 56. Montemilone. 173. 194. 362. 129. Monopoli. 208. 10. 524. 39. 90. Niceforo. 517. 300. 135. 464. 459. notaio. 528. nestoriani. 478. 523. 119. 530. Nicea. 509. il Paflagone. 114. novella. 38. 8. 171. 357. 276. 320. 489. 79. 83. 316-18. 357. 18. 133. 102. 464. 462. 183. 17. 486. 269. 447. 201. 37. Noviodunum. 119. califfo. Neocesarea. 441. Niceta di Nicomedia. musulmani. 19. 17. koitonites. 437. 101. Nomocanone. 215. 42. 105. Niceta di Amasea. 257. 452. 116-18. Niceforo I Foca. Nur al-Din. Montecorvino. patriarca. 301. Niceta. 60. 276. 292. 348. 49. 475. 402. 62. 365. sultano. 105. 106. 327 n. 293. 23. 188. 269. 68. 298. 494. 46. 297. 87. 59. 14. 424. Nisibi. 174. 183. 263. 481. 175. 463. Neakastra. 181. 282. 46. 436. 362. 45. 505. 87. 22. Nicone il Metanoita. Niceta di Cone. 509. 335. Niceforo. 61. 306. 491. 319. 27. 7-11. Nifone. 491. 358. 320. 42. 505. 145-47. patriarca di Costantinopoli. 357. 475. 461. 465. 206. 393. 424. 479. 310. 45. Pacuriano. 297. 281. 174. 442. 194. 85. 275. 41. 505. monastero di. 252. 289. 46. professioni. 361. 63. 56. 501-4. 492. 515. 444. Ottone I. Polignano. 222. 448. 388. 147. 493. 36. 320. 104-7. 394. Ponto. 501. Gregorio. papiro. Pasquale II (Rainerio Raineri). 387. Petrona. 475. Paradounavon.3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 579 Indice analitico Orfanotrofio (a Costantinopoli). 23. 446. 162. 242. parathalassites. 99. 468. 65. Pentapoli. 475. 223. 267. 488. 368. 447. Proconsolare. 269-71. 131. pergamena. Palermo. 167. 436. 468. setta dualista. 42. lavorazione della seta. Pannonia. Porphyra. 319. 579 Peira. Promunteno/Promunteni. 29. Pavia. 82. 344. 471. Porto Giuliano. 298. 245. 496. Preslavitsa. Preslav. 139. Pietro di Sicilia. Pietro. Porta d’Oro. 510. popolazione. 522. 448. 369. 9. Panagia Drosiane (Nasso). fratello di Teodora. 74. 403. 272. 465. 315. 391. 347. imperatore d’Occidente. 270. 358. 272. 23. 86. 394. proasteion. 341. 169. 41. Polieutto. 495. 205. 516. 524. 491. 24. 249. Panteugeno. 233. 94. 336. 146. Pera. 267. 471. 284. 491-94. 199. 499. 330. Pedianita Anna. 254. 178. pronoia. 51. 402. Pliska. Pietro lo Stratopedarca. 327 n. 507. 175. Pietro di Bulgaria. 443. 185. 405. 529. 195. 463. 434. 370. 176. 465. Paflagonia. 122. 498. 358. 193. 109. 369. 372. 313. 175. 508. 212. Patara. 429. 499. 207. Ottone II. Paristrion. Ottone III. patriarca. 299. 299. 291. 194. 446. 441. Paipert. Patmo. Pergamo. 429. Palestina. 342. 59. 269. paideia. 486. 175. 317. Pisa/Pisani. 48. 102. 100. 522. Patrasso. 41. 494. 41. 86. Pietro. Ottimati (optimates). 358. 470. 520. 476. Pege. 41. Teodoro. 493. 508. 73. Paleologo. 239. stime. Palazzo (Gran Palazzo). patriarca eretico. 174. 133. Pietro l’Eremita. 189. 83. 285. 186. Prodromo. 261. 73. papa. 67. 494. 323. 284. 412. 40. 359. 55. 448. 475. Palaia Logarike. 210. 507. 96. Pauliciani. 303. Pirro. 49. 199. 523. 272. 312. 282. 476. 293. 476. 436. Pangeo. 64. 67. 234. 178. 395. 496. Perama. 526. 319. 162. 235. Paleologo. 301. praktikon. Persiani. 268. patriarca di Antiochia. 314. prestito a interesse. Petralifa/Petralifi. 335-37. 277. Peceneghi. 443. 490. 370-72. 506. 51. 516. 369. 454. 392. 488. Giorgio. 240. 456. 229. 144. 64. 261. 59. Palatino Eustazio. Pietro. 242. Patriarcheion. Perugia. 437. Paleologo/Paleologhi. 176. 421. 24. Pietro Deljan. 209. Panfilia. 131. 109. 298. Pacuiul lui Soare. 158. Platone. 504. 323. – vedi anche Cristodulo. 363. . 293. 308. 86. 361. 240. 441. Pancrazio. 381. 267. 437. Pompeiopoli. 379. 341. 441. 534. 388. 365-71. 140. 365. Pisidia. 25. 433. 178. Psello. 17. 439. 167. katholicos armeno. 59. 114. 445. 56. Protaton. 495. 101. Podando. Prespa. 202. 60. 424. 185. 121. Paolo di Latro. porfirogenito. 509. 276. 229. 25. 248. 14. 41. 381. 238. 470. 225. 195. 386-89. 65. provincia. 506. 212. 47. 324. 311. 196. 321. igumeno di Saccudio. penitenza. Michele. 42. 277. 525. Perbundo. 362. 10. Otranto. 392. 393. 357. 275. 22. 526. 271. pareci. Peloponneso. 294. 286. Petrion. 403. 102. fratello di Asen. Alessio. 441-43. 248. 496. 294. reliquie. 404. 296. 410. quadrivio. conte di Tolosa. 14. 103-6. 98. 34. 28n. 32. 75. 501. 21. 284. 502. 493. 246. 63. 243. 199. 519. Ravenna. 59. Puglia. 382. 298. 360. Riccardo I Plantageneto. 497. 374. San Bassiano. 389. eunuco di corte. 103. 244. 367. 134. 166. 505. Rodope. 215. 31. Romano I Lecapeno. San Pietro. Roberto d’Altavilla. Roberto di Normandia. 84. 296. 451-53. 241. Ruggero II di Sicilia. 57. 470. 339. 472. San Mamante. 270. 513. Samo. 368. Santi Apostoli. 84. 101. 534. 539. 472. 327n. 50. 404. 198. 288. 39. 489. Sardi. 464. 312. 310. 153. 523. 27. Samona. 210. 56. 42. Sayf ad-Dawla. Russia. 493. detto il Guiscardo. 130. 320. Rupenidi. 531. 58. Russi/Rus. 510. 523. 417. 526. 43. 347. 83. 87. Romano IV Diogene. 516. 202. 74. 313. 312.3_Bisanzio II_app 541-90 580 7-07-2008 15:25 Pagina 580 Indice analitico Pteleo. 313315. Santa Maria Antiqua (Roma). 156. 252. 158. principe di Moravia. 412. 102. 470. 96. 387. Rabbaniti. 275. 316. 492. Qayrawan. 246. emiro di Aleppo. 515-19. 71. 153. Rascia. 71. 510. 319. 339. 481. Rametta. San Giorgio Tropeoforo. chiesa dei. 297. 270. 390. 358. 147. 469. 478. 83. Roussel de Bailleul. Samosata. re d’Inghilterra. 93. 33. 515. monastero. Raimondo di Saint-Gilles. Rossano. 348-50. 104. Sant’Eugenio. Reggio. Rodi. 120. 485. Romano II. 269. Rialto. 14. Salento. 121-24. 472. 489-91. 336. Sakellion. 393. 493. 59. 10. 291. 109. 478. 70. 31. 314. 273. 133. 99101. Giovanni. Romano III Argiro imperatore. Sardegna. 46. 515. 173. 311. 494. Santa Eufemia. Sangario. 310. 6365. 38-40. 499. 267. 495-97. 85. 509. 319. 519. imperatore. 522. 19. 513. 359. 38. 360. 60. 13. 86. 515-17. 415. 97. 322324. roga. 124. 37. 421. 477. 82. 27. 471. 285. 62. 348. Raimondo di Antiochia. 120. 36. imperatore. 203. 67. 47. 494. 407. 51. 489. 181. 177. 513. 344. San Teodoro di Sforacio. 31. 251. 83. 26. 515. Rogerio/Rogerii. 115. 386. 274. 387. 44. 295. 84. 303. 325. 407. 359. 319. 187. 406. 180. 44. 522-24. 529. 535. 189. 94. 282. Rodosto. 505. Roma. 393. Rum (sultanato). Rogerio. Radolibo. – rito. 277. Samuele di Bulgaria. San Saba. Saccudio. 62. 524. 151. 91. 74. 73. 35-37. San Filippo d’Agira. 284. 290. 499. 186. 523. 211. sacella. 315. 242. monastero di. 473. 63. 526-35. phoundax. 276. 67. . 388. 172. 331. 51. 310. Qusayla. Rotari. Romeo. 15. 371. 375. 348. Ratislav. Roberto di Fiandra. 133. 109-12. San Giorgio dei Mangani. 214. 394. Saraceni. 367. 68. 498. Eustazio. Sant’Irene. 156. 146. 283. 420. 154. 39. Santa Sofia (Kiev). 335. 63. 103. 515. Saltuk. 50. Santa Sofia (Costantinopoli). 295. 499. Ruggero di Antiochia. Santa Severina. 501. Ragusa/Dubrovnik. 147. 443. San Pantaleone (Panteleimon). 357. 40. 173. 282-84. 327. 173. 311. 388. 418. 270. 270. Salerno. 289. 83. imperatore. 53. detto Cuor di Leone. santi militari. 531. 489. 522. 526. 311. Quaranta Martiri. santità. Santo Sepolcro. Saladino. 439. 285. 470. 55. San Giovanni il Teologo. 199. Ripalta. 269. 243. 527. monastero di. 80. 351. 69. 269. 475. 172. San Giovanni Prodromo dell’Oxeia. Saba. 532. 258. 17. 32. Rapolla. San Chirico Raparo. 498. 388. 26. 359. 522. 389. 385. 283. 389. 215. 499. Slavi. 176. 444. 13. 510. 481. 354. 297-99. 182. Siria. 493. Stefano di Nicomedia. Simeone I. 48. 196. Giorgio. schiavi. papa. 155. 67. staminum (iperpero). 373. 294. 497. 501. Sofia/Serdica. 531. 15. Leone. 517. 11-13. 495. 365. Maria. 40. 464. 501. Stefano Nemanja. 460. 505. 527. Sguro. 507. Stefano il Giovane. khan di Bulgaria detto il Grande. 315. 213. 10. 581 Sinadeno/Sinadeni. Sinai (Santa Caterina). 129. Stefano. strateia. 497. 159. 20. 496. 70. Scizia. Sebenico. 31. 450. Sparta. 438. 168. 100. 116. 214. 160. 145. 492. 193. 241. 101. 386. 452. 438. Spoleto. Sebastopoli. 465. 122.3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 581 Indice analitico scambi. 467. 9. patriarca. 45. 252. 42-44. 34. 467. 36. 439. 488. 48. 279. Serbia/Serbi. 232. Slovenia. 179. 386. 507. Selgiuchidi. 368. Scilitza. 359. 325. 79. 45. 394. 101. stauropegia. 305. 175. Smbat III (Yovhannïs). 357. 22. 43. San Pietro. 357. 156. 411. Sisinnio. 63. Sclerena. 490. 158. 367. 471. 470. Stilo. 95. – contrazione. 173. 454. 91. 463. Sclero. 368. 70. 310. 475. 357. 87. Stefano di Blois. Sclero/Sclerena. 60. Barda. Silvestro I. 36. Stetato Niceta. 431. 195. 440. 175. 269. 367. 274. 45. 475-77. 92. 462. 19. 243. 160. 355. 324. 452. 475. 223. scuola: – contrazione. 112. vedi Sofia. 103. 278. 444. Seth. 23. 9. 311-3. 169. Siriani/Siriaci. 491. Sincello. 101. 181. 22. 183: – terre stratiotiche. 498. 441. 508. Shahanshah. 334. 493. 509. sfruttamento agricolo. 157. 407. 447. 204. 10. eunuco. 96. 464. 11. 48. 46-48. 14. sebasto. 305. 443. Septem (Ceuta). 33. Stenimaco. 159. 17. 375. 527. 516. 231. 484-95. 495. 66. stiliti. Sinada. Scilitza. 51. 456. Stefano II. 145. 518. 62. 74. re di Ani. patriarca. 65. Smirne. 387. 337. 459. 84. 170. 101. 85. 60. 200. 130. 515-18. Siracusa. 510. 450. 166. 470. 515. 86. 418. 385. 499. 33. . 435. 280. 463. 513. 35. 337. papa. Sozopetra. Stauracio. 501. 10. 475. 313. 489. 99. 153. 232. 102. Romano. 175. Michele. 212. 457. stratiotikon. 40. 393. 184. 24. 55. 497. 19. 438. 167. 463. 275. 446. 48. 460. 326. 200. detto il Metafraste. 124. 222. 496. papa. 532. Serre. 311. 429. 187. 501. 229. Sebastea. 437. 499. 277. Stippeiota/Stippeioti. 65. 64. 94. 469. 499. 132. 534-36. 82. 356. 376. Sirmio. 229. 478. 300. Simeone. Spalato. 58. 481. 193. – notai. 451. 31. 319. 240-42. Sergio I. Simeone. 224. 466. 456. 268. Seleucia. Senato/senatori. 437. 176. 510. 19. 315. 483. Shaizar. Stefano III d’Ungheria. Sicilia. 148. 260. 521. 161. 448. 362. sinodo. 372. 279. Stauracio. 316. 167. 320. 492. 66. 520-24. 13. 139. Skopje. 303. 495. 319. Giovanni. 66. 469. 367. 38. 517. 371. Sofronio. 436. 91. 151. 504. patriarca. 509. 229. 221. seta. 156. 214. 188. 393. 487. 91. Simeone il Nuovo Teologo. 130. 272. 310. sekreton. 161. 499. Senacherim Artzruni. 489. 506. 529. 171-73. Serdica. 448. 500. stratego. 471. Sinaso (Santi Apostoli). 508. Stefano. 463. 185. 429. Sozopoli di Pisidia. santo. 484. 22. 472. 472. 182. 32. 302. 242. 419. 281. 240. 500. 348. 64. scriptorium. Strategio. 503. scholai/scholae. 113. 247. 497. 199. 347. 31. 221-23. 223. 105. 169. 170. 325. 336. 44. 223. 62. 456-7. 372. Sclaveni/sclavinie. Sincello. 473. 368. 327 n. 54-57. 67. 500. 355. 476. 176. 183. 439. 194. Sclero. 348. 23-25. 349. 71. 470. 499. 470. 370. Sinope. 386. 31. 455. imperatore. 47. 489. 229. 67. 447. 520-22. 461. Servlii. 11. 22. 7. Skripou. 47. 193. Teofano. 436. 316. 242. 452. 372. 19. 383. 501. 378. vedi professioni. 368. Teofano Martinaci. 412. taktika. 465. 374. 334. 20. 507. 504. 197. Teluch. Tefrice. 34. 252. 492. Teofilatto. 29. 161. 15. 156. 399. Teodosio II. Tessalonica. 147. 186. 228. 320. 103. 446. 481. 123. 162. 33. 184. Studio. 418. 488. 97. 368-71. 25. Teodosio III. 100. 85. 367. Teofilatto Simocatta. Teodoro Restuni. 369-72. 274. 451. tesori. 62. 527. 231. imperatore. 445. 450. 141. 451. 454. 306. 183. 277. 384. 505. 438. 391. 386. 4042. 22. 84. 80. 334. 71. 84. 459. 503. 222. 165-70. 320. 307. 186. 485. 435. 367. 207. Taranto. 243. 336. 484. Teofane Cerameo. 39. 416. 187. 70. 489: – effettivi. Synodikon dell’Ortodossia. Smirneo. 369. 31. 50. 288. 280. 451. Tarso. 152. – fiume. 185. 25. 461. Telerig. 187. 313. detto il Confessore (Cronaca). 439. Teodosiopoli/QÇl¥qalÇ. 101. 146. 458. 21. 82. Suble. Tavoliere. 162. 327 n. 295. 487-90. 515. 526. 67. 275. 429. 268. 250. Teofane Nonno. 21. 488. . 528: – militari. patriarca di Costantinopoli. 462. 68. Tarcaniota Gregorio. 461. 386. 21. 441. monastero. moglie di Ottone II. 405. 278. 74. 48. Teodora Paleologina. – rogai. 343. 452.3_Bisanzio II_app 541-90 582 7-07-2008 15:25 Pagina 582 Indice analitico stratiotikoi oikoi. 177-80. 215. 40. 375. Tancredi d’Altavilla. 315. imperatore. 23. 289. 84. 40. 438. 371-73. Tessaglia. 24. 481. Teodoro delle Blacherne. synone. 533. 367. 439. 203. Teognosto. 358. 128. 438. 459. 365. 97. Tervel. Teodora. 160. 147. Tauro. Teodoro Critino. 376. 186. Tertiveri. 108. 160. 402-4. 38. Teodegio. 377-79. 86. 268-70. moglie di Niceforo II. Teofano. 36. 324. 65. Teodoro di Studio (Studita). 457. Taormina. 439. 342. 118-20. 208. 40. tema. 471. 82. 152. 147. 73. Teofilo. 452. 200. Teodora. 7. 10. 317. 24. Teofane di Tessalonica. 212. 358. 434. 392. 468. 38. 201. 490. 470. 183. 58. Teodoro. 385. 309. 436. 327n. 355. Sufetula. 131. Teofilatto di Bulgaria (Ocrida). 373. imperatrice. 31. Teodosio Boradiota. 180. 285. 454. 368. 529: – effettivi. 42. 341. 160. 106. Teodosia. 389. 75. 38. 493. Tarasio. 358. 502. 292. Teofilitza. templon. 153. 495. 319. 316. 392. 375. 243. 24. Teofano. 54. 311. 32. 520. 233. khan dei Bulgari. 314. Teofane Continuato. 469. 34. Teoctisto. 456. 431-33. 505. 209. signore di Nicea. 394. 9-12. 25. 506-9. tagmata. Taron. 375. 456. 175. Teodoro degli escubiti. 172. Teodoro Graptoi (Marchiati). 311. 360. 316. porfirogenita (nipote di Basilio II). 26. imperatrice. 241. grammatico. 198. monastero di. 429. 364. 310. 319. 183. discepolo di Leone il Matematico. Michele. 270. 229. imperatrice. 538. 79. 31. 497. syndotes. 531. 470. 356. Taticio. moglie di Romano II. 272. 16. 294. Strifno. 31. 522. 458. 522. 72. 472. 199. moglie di Leone VI. 122. 8. 155. 247. principe di Galilea. imperatrice. 33. 368. principe di Kiev. 84. 229. 470. khan dei Bulgari. eunuco. 318-20. esarca. patriarca. 530. 489: – roga del tema. 372. 269. 60. Taronita/Taroniti. 528. Terrasanta. 97. 486. 342. patriarca. 42. Tebe. 376. systema. 179. 525-27. 350. Teodoro. 291. 439. 47. 387. 171-74. 413. Teofilatto. 178. 446. 159-62. 267. 199. 161. Tarasio. symponos. 9. fratello di Fozio. 327n. Strimone. 357. foro di. 245. 310. Ta Narsou. 503-5. 320. Tao. 349. 173. 228. discepolo di Leone il Matematico. Svyatoslav. 292. 369. 282. 327 n. 497. 193. 355. Strumitza. 279. 313. nipote di Alessio III. Suleyman. 102. 297. 325. 527. 393. Teodosio. 349. Teofobo. Teofane Graptoi (Marchiati). 96. 445. 205. 506. Trebisonda. 499-501. 274. 407. 439. 463-65. 125. 228. 500. 505. papa. 441. 135. 38. 357. 458. Urano. 447. 181. Umberto di Silva Candida. 174. cardinale. Theotokos ton Panagiou. 45. 148. 471. Trattato fiscale. 476. Tricarico. 15. Tichomir. Turcomanni. monaco georgiano. 173. 498. Tzacha. 310. 228. 499. 142. 487. Valente. 24. 156. 178. 261.3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 583 Indice analitico tetarteron (nomisma). 447. 49. 133. 481. 429. 460. Venezia. 45. 499. 498. Theotokos Kosmosoteira. 311. 496. 489. 228. 448. 407. 324. 167. 5. 207. 583 turmarca/turmarchi. 173. 461. 159. 282. Vatatza/Vatatzi. 465. 507. 451. 495. 251. 495. 51. 508. Tracesi. 421. 436. ‘Umar ibn al-Khattab. 459. 503. 229. 173. vescovo. 447. vestiarion. 73. 359. Valacchi. 268. Tzamando. Tyrach. 252. 124. Tzantza. 470. acquedotto detto di. 56. 120. trionfo. Theotokos Odegetria. 152. 23. 394. califfo. Theotokos del Faro. 71. Ugo di Provenza. 526. 451. 186. 255. Tornicio/Tornici. – privato. 451. 248. 5. 133. 55. 261. 346. tughur. 17. – imperiale. Tirnovo. 240. Giovanni. Dollnstein e Hirschberg). 120. 479 n. 312. Tripoli (>rÇblus. Vardarioti. Tobia ben Eliezer. Ungheresi/Ungheria. Villehardouin. 174. 67. 344. imperatore. 431. Veneziani. 232. 347. 215. 436. 322. 498. 60. 33. 226. 451. 292. 261. 467. 75. 271. 267. 43. 159. 475-77. 174. 39. 37. 55. 466. 356-9. 251. 489. 215. 233. via Egnatia. Tzetza. 270. 509. 70. 476. Tiberio III. 188. 501. 358. 417. Trani. 166. 22. Theotokos Peribleptos. 283. 328n. 508. 284. 234. 130. 105. 275. 402. 195. 498. 45. 176. 484. 483. 270. 49. – liturgico. 455. 455. 530. 526. 492-94. Vaspurakan. Vidin. Theotokos del Neorio. 48. 9. Versinikia. 455. 179. 410-15. 458. 71. 267. 75. 5. 470-73. Tracia. 476. 69. 324. 422. 459. 516. 109. 177. Costantino. Anatolio da Beirut. 208. 471. 125. 9. 346. 10. 216. Theotokos (rappresentazione). 527. 438. 357. 228. 492. 56. 532. 63-68. 296. 197. 306. 272. 18-20. 459. Thera. Tughril Beg. 56-60. trachy (nomisma). 352. 178. 452. 391. 338. 503. 331. 436. Tornicio Leone. 101. 445. 407. califfo. Troia. Vaccarizza. 199. Tobia ben Moses. 39. Tursi. 229. 7. 283. 356. 506. 526. 462. Valentino. 471. lago. Vatopedi. 63. Van. Uro∫. 199. Theotokos Kecharitomene. 475-77. Tondraciti. 250. Vindanio. 14. 207. 211. 223. 386. 405. 199. 463. 492. 486-88. Vittore II (Gebhard dei Conti di Calw. 468. 22. 283. 404. 505. 412. Varna. 45. 59. 455. 23. 197. protospatario. 148. 157. 50. 439. trasferimenti di popolazione. 20. 377. 245. Umbriatico. 534. Tornicio. 100. 469-73. papa. 271. 171. 167. 392. 49. Tommaso. sultano. 527. 359. 60. 495. 535. 438. 54. Theotokos Skoteine. 420. 89. Theotokos di Pege. 515. 311. 74. Ungari. 499. 274. 357. 492. Uzi. 265. Tiana. 438. 411. – vedi anche Selgiuchidi. 443. 70. 285. Turchia (vescovato). 481. 303. 49. 61. 294. 86. 444. Umbertopulo. 271. 357. 499. 501. 104. Vitaliano. Urbano II (Ottone di Lagery). vigna. Venetia. 7. 62. 283. 243. Typikon. Tommaso lo Slavo. 167. 267. 270. 513. 452. 531. 319. 284. 18. 7. papa. 197. 306. . 359. 528. 243. 213. 223. Turchi. Libano). ‘Uthman. Theotokos Evergetis. – vedi anche Giovanni di Trani. 295. 69. Variaghi. 519. 405. 89. Vardar. 359. Theotokos delle Blacherne. 13. Niceforo. 438. 283. 49. 519. ‘Uqba ibn Nafi’. 22. Tokali (chiesa di). 263. Yazdegered. 211. 404. 101. Zeta. 241. 83. 310. Zonara. Vladimiro. 277. Vojislav. 489. zeugaratos. 44. emiro di Mosul. 476. Pagina 584 . sovrano bulgaro. zygostates. 497. 86. 497. 195. Yazid. 65. 156. 491. Vladimiro di Kiev. 96. 533. 11. 393. 510. 497. Xanto. Zaccaria di Calcedonia. Volturno. 118. 46-48. 282. 32. imperatrice. 35. Vukan. Giovanni. 303. Zara (Zadar) 75. 67. 341. 12. 204. Xero. profirogenita (nipote di Basilio II). 335. 176. 417. Zichia. 32. 332. imperatrice. Zengi. Zoe Zautzena. 530. 270. 510. Zaclumia. 33. Zubayridi. 7. 79. 81. 141. Yaghi-Siyan. Zoe. Zoe Carbonopsina.3_Bisanzio II_app 541-90 584 7-07-2008 15:25 Indice analitico Biza. 376. 3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 585 . 3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 586 . Cles (Trento) nel mese di settembre 2008 C. Stabilimento N.. S. M.3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 587 Stampato per conto della Casa editrice Einaudi presso Mondadori Printing S. 18915 Ristampa 0 1 2 Anno 3 4 5 6 2008 2009 2010 2011 ..L. p.A. 3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 588 . 3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 589 . 3_Bisanzio II_app 541-90 7-07-2008 15:25 Pagina 590 .
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