Il Continente Mu

March 24, 2018 | Author: 5ritmi | Category: Atlantis, Mythology, Continent, Earth, Maya Civilization


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ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITA' DI BOLOGNAFACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIA Corso di laurea magistrale in LINGUE E CULTURE DELL’ASIA E DELL’AFRICA Tesi di laurea in Storia del pensiero scientifico IL CONTINENTE MU: REALTA’, MITO O INVENZIONE? UN’INDAGINE STORICA Relatore: Prof. Marco Ciardi Correlatrice: Prof.ssa Sandra Linguerri Tesi di laurea di: Carmela Gabriele Matricola 352854 Anno Accademico 2010/2011 Per realizzare qualcosa di grande mettici tutto il tuo spirito con tutta la sua potenza, tutta la tua anima e tutta la sua intelligenza, e tutto il tuo corpo con tutti i suoi sensi. Metti amore in tutto ciò che fai e creerai un luogo meraviglioso dove vivere: ti trasformerai nell’amore stesso. E l’amore… sta aspettando la tua creazione… - Maestro Quechua Amaru Cusiyupanqui - . ......................................... 3 1 MU: IL CONTINENTE NEL PACIFICO ............................2 L’impronta di Mu ...................... 34 2 IL PANORAMA SCIENTIFICO DEL XIX SECOLO ................................... 79 3........................ 121 BIBLIOGRAFIA ..................3 Giornalismo e divulgazione............................................2 Le falsificazioni .................................INDICE INTRODUZIONE ..................... 86 3...............3 L’approccio storico alla “verità” .................................. 79 3....................................1 Le teorie sulle terre scomparse .. 23 1...................... 41 2........... 41 2.............................................. 67 2..............................1 Il mito dell’ “antica civiltà scomparsa” ......................... 129 1 ........................... 9 1.........................4 Scienza e pseudo-scienza .... 101 CONCLUSIONE .....................1 I continenti perduti: una storia non scritta .................................................................. 9 1...........3 La Terra Madre di James Churchward .............................. 15 1.......................4 Mu esoterica ................. 74 3 LA “FINE” DI MU ......................................................2 Dal mito alla scienza: sull'origine dell'uomo ................................................. 48 2.................................................................. 2 . sommerso dalla furia dell’oceano dopo terribili sconvolgimenti geologici. portando alcuni ricercatori a interpretare letteralmente queste narrazioni come la descrizione di fatti di gravità e portata mondiale. scientifica e tecnologica. e che per di più non sono sufficientemente note. alle antiche tavolette ideogrammate riferentisi a Mu e nascoste negli antichi templi dell’India o conservate in inaccessibili monasteri tibetani. archeologi e studiosi di storia comparata delle religioni. ha posto una serie di interessanti interrogativi a storici. vere e proprie fucine di civiltà dalle 3 . accompagna e affascina da millenni l’uomo. si trovano riferimenti all’antica esistenza di terre leggendarie. correlata a una grande quantità di altri fattori probanti appartenenti ai più diversi campi della ricerca scientifica e umanistica. La presenza di tutta una serie di miti tramandati in forma scritta e orale presso popoli così diversi e lontani tra loro. impegnato nel corso della propria evoluzione civile. culla primigenia e tomba stessa di un’antica e misteriosa civiltà madre. Il mito e la leggenda di un favoloso continente perduto. Nelle rivelazioni fatte a Solone dai sacerdoti egiziani di Sais su Atlantide e successivamente riportate da Platone nel Timeo e nel Crizia.INTRODUZIONE Della storia dell’uomo si dispone di una storia documentata che abbraccia solo le ultime poche migliaia di anni. realmente avvenuti agli albori della civiltà. Molte fonti letterarie e tradizioni orali provenienti da varie parti del mondo hanno tramandato le drammatiche reminiscenze della fine di una terra e di una civiltà che la scienza e la storia ufficiale ignorano e negano. avvicinando questi temi con l’adeguata serietà e il necessario approfondimento. penultima di una serie ciclica di catastrofi che varie tradizioni religiose ed esoteriche descrivono come scandenti l’avvicendamento di grandi periodi epocali. tornata di gran moda negli ultimi tempi.cui polveri. Mu e Atlantide – più ancora che l’ancestrale Lemuria – costituirebbero i bastioni delle civiltà esistite prima del Diluvio Universale. Tuttavia. sull’esistenza o meno di terre leggendarie quali Atlantide e Mu. Oggi vanno via via emergendo importanti implicazioni che si integrano perfettamente e vanno a costituire la base e la premessa necessaria di un certo numero di movimenti culturali. 4 . ci si rende conto di come l’opposizione della questione delle antiche civiltà scomparse da parte dell’establishment scientifico-religioso sia in parte connesso alla necessità di mantenimento dei grandi schemi culturali. Più semplicemente. parlano del nostro personale modo di rapportarci con il mondo e con noi stessi. spirituali e filosofici che vengono correntemente raggruppati con il termine New Age. può facilmente apparire una fuga poco realistica di fronte ai concreti e assillanti problemi che la vita attuale ci costringe ad affrontare. storici e necessariamente scientifici che costituiscono le colonne portanti della nostra attuale conoscenza. dopo la distruzione avvenuta a causa di un terribile cataclisma. sarebbero germinate le civiltà preistoriche e storiche che noi oggi conosciamo. La disquisizione. in particolar modo quella sacra di ogni popolazione della Terra. Il suo successo presso il pubblico fu dovuto a diversi fattori. ricchi di riferimenti. sono in realtà fenomeni oggettivi. in parte alla pubblicità negativa fatta dagli stessi oppositori dei contenuti dei suoi libri. in parte relativi al risveglio d’interesse post-bellico per le tradizioni religiose e al diffuso senso di critica contro una scienza che aveva portato alla bomba atomica (che cominciava a far crescere la paura per il rischio di una catastrofe nucleare in cui l’umanità sarebbe stata cancellata). ma solo con Churchward la questione fu presentata per la prima volta nei libri. i primi esseri umani ebbero 5 . conobbe un rishi che possedeva una biblioteca di tavolette di pietra graffite in lingua Naacal. scalpore e scandalo negli ambienti accademici più conservatori. basandosi sull’ipotesi che gli eventi di natura catastrofica descritti nella letteratura antica. dedotta dalle tavolette Naacal e dalle tradizioni orali delle isole del Pacifico e certe zone dell’America Meridionale e Centrale. colonnello britannico che un tempo era stato nel corpo dei Lancieri del Bengala in India. Churchward. mentre lavorava a un programma d’assistenza in favore delle vittime di una carestia. Al tempo della pubblicazione. La terra scomparsa di Mu fu a lungo cercata dagli studiosi di grandi enigmi.Quasi un secolo fa fu pubblicato un libro dal titolo Il Continente Perduto di Mu che suscitò enorme interesse negli archeologi e storici del tempo. Secondo la teoria di Churchward. Churchward – l’autore del libro – era un nome sconosciuto alla maggior parte delle persone. A questo libro ne seguirono altri quattro. la lingua originaria di Mu. sulla popolazione complessiva dell’antica Mu. sono rari (se non del tutto inesistenti). Il Continente Perduto di Mu presentò in maniera non convenzionale gli eventi della civiltà umana appartenenti ad un periodo meno recente della vita del nostro sistema solare. affermando che oltre a quelle da lui viste. Ma intorno a 12. La loro scienza.origine su Mu circa 200 milioni di anni fa. segretamente conservate in alcuni monasteri sulle alte montagne dell’Asia Centrale e volutamente mantenuti segreti. dedicati a Mu. e i sopravvissuti finirono per colonizzare gli altri continenti. sembrerebbe che ne esistano tuttora altre riguardanti il continente Mu. Di una massa territoriale lunga circa 8000 chilometri e larga 5000 non rimasero che poche isole sparse sopravvissute al di sopra delle onde.000 anni fa avvenne una catastrofica esplosione che fece sprofondare nell’Oceano Pacifico il continente di Mu. 64 milioni di persone. Churchward lascia in sospeso la questione dell’esistenza delle tavolette. compresa la capacità di controllare la gravità. Attualmente i documenti a disposizione. di contenuto non meno rivoluzionario. e sono molti di meno rispetto a quelli sul mito di Atlantide. e negli anni che seguirono furono pubblicati diversi altri articoli. sul quale sono stati scritti migliaia di 6 . Furono tenute diverse conferenze in vari paesi e numerose riviste e gruppi di studio vennero ispirate da queste teorie e svilupparono ulteriormente le idee di Churchward. la cronologia e la storia antica. era molto più avanzata rispetto a quella che oggi conosciamo. Riviste e gruppi che in parte sono ancora oggi molto attivi. Si presume che nell’esplosione cosmica siano perite. in campi quali la geologia. intersecati o sovrapposti nel corso del tempo. attraversando le loro epoche e le loro storie. cosa oggi si dice a sostegno di Mu o cosa dice invece chi è scettico. una risposta alla domanda: Mu è mai esistita? 7 . saggi e articoli di vario genere (da rigorose trattazioni di riviste accademiche a trafiletti su quotidiani). tra le ipotesi plausibili e quelle più adatte a un racconto di fantascienza. Un excursus storico. Un elemento presente e costante sarà la Storia. dalle più antiche alle più recenti documentazioni. i documenti da loro scritti. in questa dissertazione. L'obiettivo è cercare di ricostruire la storia di Mu così da poter fornire uno strumento per stabilire la differenza tra i dati che ancora oggi possono essere considerati scientifici e quelli che non lo sono più. un cammino storico tra tutti gli autori che ne hanno parlato. Raramente è stato fatto un tentativo di analizzare come diversi piani di un discorso si sono sviluppati. fino ad arrivare ad oggi. la storia non estrapolata dai contesti e utilizzata solo ai fini di avvalorare l'una o l'altra tesi. per decodificare quali documenti sono ormai obsoleti e quali invece le teorie più recenti. con l'uso della storia.volumi. Per esplorare questo territorio ignoto si percorrerà. Provando a fornire. 8 . 1 Concezione di un artista che mostra la città di Atlantide così come è stata immaginata e descritta nel mito platonico. 9 . alla regione dello Shangri-La al continente Gondwana. Esistono poi un numero di località di cui nessuno conosce la collocazione. scopriremmo che l'Asia ne contiene il numero maggiore. formulò l'ipotesi del continente Gondwana. Fig.1 I continenti perduti: una storia non scritta Davanti ad un mappamondo. un geofisico vissuto agli inizi del XX sec.1 MU: IL CONTINENTE NEL PACIFICO 1. ma nessuno sa cosa o dove siano i luoghi di cui dicono: da Agarthi a Shamballà. Alfred Lothar Wegener. e ideatore della teoria della deriva dei continenti. Si parla – o si è parlato – di miti e leggende dell'India e dell'Asia centrale. da Atlantide a Lemuria e Mu. se volessimo porre un puntino per ogni luogo misterioso della terra. gli ultimi due sono connessi dalla personalità dei ricercatori che li hanno studiati. Tra tutti questi. spazzati via dalla furia degli dèi. Ma rimane aperto il problema di definire cosa fosse e dove si trovasse con precisione. un tempo che con il trascorrere del tempo. simile a quello del "C'era una volta" delle fiabe. per qualche ragione – sempre determinata da un'infrazione grave degli esseri umani – vide quei mondi meravigliosi. paesi o città sono giunte fino a noi: quasi sempre queste 10 . Ed è spesso grazie a loro se molte delle testimonianze sulla distruzione di interi continenti. quindi. zolla che avrebbe riunito l'America settentrionale. Radici profondamente situate in un tempo in cui gli uomini vivevano in armonia con le divinità e con i propri simili. l'Africa. Un supercontinente. sarebbero state. Di quei mondi non resterebbe più alcuna traccia concreta se non l'eco nelle memorie di storici e scrittori. quell'immensa zolla di terra che in epoca preistorica riuniva l'America meridionale. Le tradizioni che narrano di antiche catastrofi.Gondwana era il nome della più contemporanea Pangea. delle mega-isole con un solo punto di contatto (non ben individuato): nell’ambito del Gondwana si collocherebbe Mu. Gondwana e Laurasia. paesi e regni felici spesso altamente evoluti. l'India e l'Australia. al quale l’archeologo contemporaneo Sabatino Moscati ha opposto Laurasia. ma più spesso vi sono esperienze determinate dal bisogno dell'uomo di individuare le proprie radici ataviche in un passato indefinito sul piano storico. dominati dall'equilibrio. l'Europa e l'Asia. fanno parte della mitologia di molte culture. responsabili di aver devastato interi continenti. Dietro questa idea possono essere trovate spiegazioni di ordine religioso. Come avverte Marcel Detienne: "Riflettere oggi sul mito significa anzitutto riconoscere. il fascino che la mitologia e il suo immaginario. e in parte subire. anche dello spazio) alla ricerca di mondi che la maggior parte degli uomini considera inventati o perduti per sempre. Scienziati e avventurieri. a volte. Quasi sempre. Sulla questione hanno detto la loro anche i medium che. di fatto non sono mai stati ritrovati. hanno "scoperto" più e più volte questi luoghi scomparsi. E armati della sete di conoscenza. lo splendore e l'estensione di luoghi definitivamente perduti. o della speranza di impossessarsi di tesori immensi. ma sono comunque le uniche fonti che consentono agli uomini moderni di immaginare. le tradizioni sulle grandi catastrofi hanno percorso secoli (o addirittura millenni) cavalcando l'irrefrenabile canale della narrazione orale.testimonianze non possono dirsi cronache precise. Sono però state proposte molte ipotesi sulla base di limitate informazioni. almeno. hanno cercato di trovare una collocazione per luoghi che i più scettici considerano esclusivo frutto della fantasia. tendenti a porre queste tracce in varie parti del pianeta. archeologi e pirati hanno solcato i mari e percorso i luoghi più impervi della terra (e. I resti di mondi meravigliosi e perfetti come Atlantide o come Mu. attraverso poteri paranormali. non sempre scientificamente attendibili. nel senso più comune della parola. hanno sempre esercitato ed esercitano tutt'ora su di noi e sulla storia delle nostre conoscenze più recenti: fascino nato da una lettura 11 . (ed. U. 5 Churchward J. si nutre di ogni analogia offerta dal corso della storia”. Roma. non sono mancate quelle tendenti a individuare una qualche relazione tra la loro presunta distruzione e le credenze religiose: alcuni sconvolgimenti naturali responsabili della scomparsa di territori di diversa vastità sarebbero da attribuire alle divinità per poterne "spiegare" le cause. (1991). Istituto dell'Enci- clopedia Italiana TRECCANI. 2 Alford Alan F. p. E infatti. Il concetto di "distruzione del mondo" è stato utilizzato come indicatore molto chiaro dell'intervento di un dio all'interno 1 voce "Mito". Anche la religione ha un suo ruolo nelle storie mitologiche. Newton & Compton . BE Books . (1972). non corrispondente al reale e via di seguito. Milano. Non è terrestre. 12 . si può constatare che generalmente indica concetti legati alla fantasia. la somiglianza di forma e di contenuto tra i miti aveva indotto in passato i primi ricercatori a tracciare una sorta di mitologia comparata con proposte interpretative poco scientifiche. a quanto non esiste realmente. Fedro. 4 Kolosimo P. Per cui si tende a considerare il mito come espressione di una non realtà o come l'esagerazione della stessa. (2002). Infatti. 3 Platone (2000). tra le varie ipotesi relative ai luoghi scomparsi. dopo gli inizi in Grecia.S. 1993. Bompiani.che non conosce interruzioni e che. Il segreto di Atlantide e delle antiche civiltà sommerse. 99. SugarCo. anche se molto diverse tra loro.A.1 Il mito è sempre stato oggetto di attenzioni da parte degli studiosi in quanto è il prodotto di esperienze e riflessi dell'immaginario in cui sono confluiti tradizioni comuni a molteplici culture. The Lost Continent of Mu. Milano. Enciclopedia delle Scienze Sociali. or. Osservando il significato ufficiale del termine "mito" e delle sue derivazioni. La relazione tra religione e clima-fenomeni naturali distruttivi costituisce una chiave di lettura per cercare di dare un senso. colpevoli di aver offeso le divinità o di non averne rispettato i precetti. in un'ottica molto materialista. in cui il tema della distruzione del mondo rappresenta una parte molto importante del messaggio teologico raccolto nei libri sacri. ai fenomeni rovinosi per l'ambiente in cui gli uomini vivono. Un altro fondamentale aspetto riguarda l'effettiva dimensione dei fenomeni indicati come artefici delle distruzioni di continenti mitici. Fig. Gli eventi naturali che avrebbero prodotto fenomeni distruttivi di grande portata sono stati in qualche modo giustificati nel 13 . È infatti credibile che le mitologie in cui sono descritte catastrofi di entità cosmica si riferiscano in realtà ad avvenimenti circoscritti. 2 Il Diluvio Universale biblico. ma di estensione probabilmente non universale. Un atteggiamento presente in religioni molto diverse tra le quali l'Ebraismo e il Cristianesimo . seppure distruttivi: così. hanno alimentato leggende che hanno così distorto a dismisura la realtà. echi di episodi certamente accaduti.delle vicende degli uomini. Bompiani. Il segreto di Atlantide e delle antiche civiltà sommerse. 3 Platone (2000). 14 . In primo luogo si pone una rischiosa contraddizione ontologica. le ricerche in campo mitologico hanno costituito uno degli aspetti più significativi dello sviluppo delle scienze umane. poiché il mito. per definizione. Nonostante ciò. Milano. Roma. La linea di fondo è che gli dèi appaiono come la personificazione di queste forze cataclismatiche. Il racconto mitico non avrebbe dunque bisogno. di dimostrazione alcuna. come ricordava già Platone 3 è verità apodittica. tuttavia esso non smette di attirare su di sé una certa diffidenza. una verità indiscutibile posta al di là del dominio del contingente. p.linguaggio della mitologia e della religione al fine di dar loro una motivazione e un'origine. 99. dunque irrefutabile. si riconosce al mito una funzione di straordinario rilievo nella storia delle civiltà. né potrebbe divenire oggetto di indagini razionalizzanti. È opinione diffusa che il mito veicoli messaggi per i “sentieri tortuosi e scivolosi” che gli sono propri e che si fondi su ineliminabili antinomie. 2 Alford Alan F. Fedro. ed è basato sull'idea archetipica del Cielo che cade in modo cataclismatico sulla Terra: gli aspetti tettonici e vulcanici di alcuni miti greci sono il corollario naturale di questo modello celestiale.2 Molti sono i rischi che si affrontano quando si osa intraprendere lo studio dei miti. Newton & Compton . (2002). Allo stato attuale delle conoscenze. Il “modello cataclismatico” è un modello celeste. razionale e sistematica degli eventi. il mito si è reso “depositario privilegiato” del patrimonio sociale. su strane barche luccicanti. poiché essa pone il grande problema della incommensurabilità dei due sistemi. veicolando temi e motivi ricorrenti relativi. Concepibile come una sfera al cui interno è possibile ravvisare un nucleo di storicità. l’altro volto invece alla narrazione ordinata. anche se il loro idioma era alquanto diverso e anche se da tempo avevano adottato i costumi degli stranieri. ma avevano con sé genti della nostra razza. con le quali ci potevamo intendere. alcuni stranieri bianchi. alla creazione del mondo e alla nascita degli dèi. che in parte sfuggono alla logica razionale. Essi non parlavano la nostra lingua. Questi ultimi narravano bellissime favole d'una terra che si sarebbe estesa là dove è il mare. e di 15 . l’uno legato a un modo di raccontare principalmente fondato su categorie di carattere simbolico e metaforico.Universale antropologico o memoria storico-culturale di un passato remoto comune. e d'edifici meravigliosi. per esempio.2 L’impronta di Mu Una vecchia leggenda delle Caroline racconta: Un giorno molto lontano giunsero a Ponapo. 1. il mito si costituisce nella periferia di elementi fantastici e abbellimenti che non intrattengono relazione alcuna con la storia. Difficili e pericolose sono dunque le operazioni ermeneutiche volte a investigare la complessa relazione esistente fra mito e storia. ideologico e morale delle comunità che lo hanno trasmesso. giungendo a cacciarli. 4 Kolosimo P. la Navigator da una bellissima piattaforma di pietra rossa. 16 . fanno di Ponape una straordinaria Venezia ciclopica". molte isole che un tempo rallegravano il mare con i loro fiori ed i canti dei loro abitanti sprofondarono negli abissi. e così sorsero nell'oceano nuove isole. Milano. SugarCo. poté abbattere le nostre fortezze. ed il fratello non conobbe più il fratello.uomini e di donne felici. e nessun nemico. e le nostre navi volavano sulle onde. poi. Le superbe costruzioni vennero spazzate via nel giro di poche ore. Kuki nelle Hawaii. a sud delle Cook – rammenta Serge Hutin – sono state scoperte rovine simili a quelle di Pasqua. E Tonga Tabu è caratterizzata da un'arca di pietra pesante oltre 170 tonnellate. dell'arcipelago delle Senyavin. e le Marianne da colonne a cono tronco per cui non esiste spiegazione. "enormi blocchi di basalto. e compì quanto gli avversari non erano riusciti a compiere. Ma un giorno venne una gran tempesta. (1972). per quanto forte ed armato. Jean Dorsenne. e sembra riferirsi ad un punto ben preciso: all'isola Ponape. elevate da parapetti". Ponape non è la sola isola a presentare enigmi: a Mangaia. scrive.4 La leggenda viene dalle Caroline. ma i nostri conterranei erano troppo pigri e trascurarono le esortazioni dei maestri. quadrate o rettangolari. Non è terrestre. Qui esistono rovine ciclopiche circondate da altri ruderi e da un labirinto di terrazze e di canali: "Immense costruzioni rizzate su isolette artificiali. Così il popolo delle isole decadde. da rovine titaniche. Gli stranieri sopravvissuti c'incitarono a riprendere il lavoro. I nuovi venuti c'insegnarono strane opere di magia. "Nel novembre 1938". l’11 Muluc del mese di Zac. Le forze 17 . scrive ancora Hutin. pubblicò nel suo libro Sacred mysteries among the Mayans and Quiches una traduzione del codice maya allora noto come “Troano” (in quanto appartenuto a Juan Troy Ortolano) e oggi considerato come una delle due parti del Codice Tro-cortesiano conservato a Madrid. Il paese delle colline di terra – la terra di Mu – fu perduto. Anch'esso enigma costituisce un archeologico: i giornali ne parlarono come della testimonianza regione del d'una continente Fig. Due volte sollevato. scomparve nella notte. dopo essere stato costantemente attaccato dai fuochi del sottosuolo. "i fratelli Bruce e Sheridan Fahrestack rientrarono a New York dopo una spedizione durata due anni. si verificarono spaventosi terremoti che continuarono fino a 13 Chuen senza interruzione. Nel 1886 l’esploratore francese Augustus Le Plongeon (18261908). Questo il passo della traduzione di Le Plongeon: Nell’anno 6 Kan. 3 Augustus Le Plongeon scomparso di Mu". nel corso della quale scoprirono nell'isola di Manua Levu (gruppo delle Fiji) un monolito di 40 tonnellate su cui si trovavano incisi caratteri sconosciuti. Infine la superficie cedette e i dieci paesi (o tribù) furono squarciati e frantumati. il Codice Troano. dato che gli studiosi sono impegnati nel lavoro di attribuzione dei valori (fonetici e logografici) a ciascuno dei centinaia di glifi. p. Inoltre il valore scientifico delle sue traduzioni dei testi in geroglifico maya è pressoché nullo. (1991). Le Plongeon fu il primo uomo a parlare al mondo di Mu. e diede uno straordinario resoconto di questa terra perduta che.S.A. Le Plongeon sosteneva che i suoi abitanti potevano essere considerati gli antenati dei Maya e degli Egizi. nome che deriverebbe da "regina Moo".000. stando alle sue affermazioni. Fu anche il primo uomo a scavare le rovine maya nello Yucatan. or. fiorì nell’Oceano Pacifico prima di essere distrutto da un terremoto. The Lost Continent of Mu. U. 1926). (ed.imprigionate fecero sollevare e abbassare la terra parecchie volte in varie zone. ma le sue ipotesi 5 Churchward J. dove trovò e tradusse uno dei pochi libri sopravvissuti di quella civiltà. Tale decifrazione è ancora in corso di studio. BE Books . 18 . Sprofondarono con i loro 64.5 Le Plongeon nei suoi scritti non menziona mai Lemuria e si riferisce sempre a Mu come a un altro nome di Atlantide e comunque come ad una terra che i Maya sapevano essere sprofondata in tempi remoti “nell’Oceano Atlantico” e non nel Pacifico. una misteriosa sovrana di origine atlantidea. in Messico. grazie al sistema di interpretazione fonetica e logografica dei segni proposto dal russo Yuri Knorozov nel 1952.000 di abitanti 8060 anni fa”. 71. in quanto la traslitterazione di quell’antica scrittura è stata riscoperta solo in tempi relativamente recenti. fu ammaliato da quel luogo perduto: si chiamava James Churchward ed era destinato ad essere considerato lo scopritore “sulla carta" del mitico continente scomparso. Canestrini. così Mu continuò ad essere nient'altro che un bel mito. trad. Torino. l’uomo era strettamente imparentato con la scimmia. un viaggiatore e studioso con notevoli meriti nel campo della scienza. È così che quando si parla di Mu. C’è molto mistero e confusione. portando con sé nelle profondità degli abissi 64 milioni di persone e una civiltà antica circa 200. difficile da posizionare nella storia e soprattutto nella geografia. un seme che stimolò alla ricerca numerosi studiosi. 6 Darwin C. 19 . ma le tesi di Le Plongeon furono comunque un seme lanciato nel fertile campo dei misteri irrisolti. storie intricate e disinformazione riguardo al continente di Mu. in particolare. (1965). Uno. in accordo con Charles Darwin6 . che il Colonnello aveva accuratamente raccolto e compilato in oltre 50 anni di ricerca ed esplorazione attraverso l’Asia e i Mari del Sud: C’era una volta un continente fiorente nel mezzo dell’Oceano Pacifico. chiamato Mu.000 anni. Sulla Origine delle Specie. che trascorse la sua vita cercando l’esatta posizione di Mu sulla mappa del mondo.non ebbero alcun credito negli ambienti scientifici. si parla del Colonnello inglese James Churchward. contenente punti importanti della preistoria e dell’antropologia. italiana della 1ma edizione di G. Nel 1926 egli pubblicò il primo della serie di cinque libri. Questa civiltà era al suo apice quando. The Lost Continent of Mu. […] La più grande tragedia dell’umanità avvenne quando Mu affondò. l’Egitto. 1926). 1927. The Sacred Symbols of Mu (1933). 7 Churchward J. Dopo questa pubblicazione ci fu grande clamore nell’ambiente degli studiosi. dimostrano la comunicazione esistente con il Sud America così come con la Cina. p. […] Quando Mu affondò ed emersero per la prima volta le montagne. U.Gli Incas e i Maya dei tempi preistorici erano gli ultimi membri di una civiltà precedente che stava estinguendosi.7 Fig. or.000 anni. The Lost Continent of Mu. nel continente di questi lontani antenati. e Cosmic Forces of Mu in due parti (193435). […] I documenti più antichi dell’umanità sono proprio qui. e Churchward pubblicò – in gran velocità – i rimanenti suoi quattro libri: The Children of Mu (1931). […] Documenti in Tibet. 4 Mappa da “Books from the Golden Age”. antichi oltre 70. l’India e l’Africa. l’uomo degenerò nella ferocia dalla quale emerse la nostra attuale civiltà. BE Books . (ed. 20 . che fu una delle prime colonie di Mu.A.S. 11. (1991). Warner Books Inc.Preparò anche un altro volume. Partendo da questi rotoli messicani e dalle supposizioni del colonnello Churchward. Dartmouth.000 anni fa svilupparono una civiltà per molti aspetti superiore alla nostra. ma in un continente ormai affondato nell’Oceano Pacifico. Verso la fine degli anni Cinquanta. gli archeologi Reesdan Hurdlop e William Niven (che avevano lavorato in America Centrale) tentarono di ritrovare le tracce di Mu. Le sacre tavolette descrivevano la nascita della terra e della creazione dell’uomo nella misteriosa terra di Mu.000. New York. The Lost Continent of Mu. BE Books/Brotherhood of Life Inc. 7.000 di abitanti. i quali circa 50. 9 Churchward J. ma dal continente affondato di Mu: la Terra Madre dell’Uomo.. Queste tavolette raccontavano di un continente di 64. il Continente scomparso8 egli racconta che: “Il Giardino dell’Eden non era in Asia. Books of the Golden Age (pubblicato postumo solo nel 1997) e iniziò a scrivere Traces of Mu in America Nel primo libro Mu. 10 Earl T. portarono alla luce documenti di grande importanza: rinvennero un sarcofago contenente 69 rotoli di papiro coperti da una fitta scrittura. (1926). in una valle sperduta nel corso dei loro scavi.”9 Egli provò questa sua affermazione attraverso la descrizione dei complessi geroglifici che scoprì e tradusse dalle antiche e sacre tavolette indiane.. p. 1972. Toni Earl scrisse Mu revealed 10 : un 8 Traduzione italiana di “The Lost Continent of Mu”. e la storia biblica della creazione – la storia epica dei sette giorni e delle sette notti – non ci è pervenuta dalle genti del Nilo né della Valle dell’Eufrate.. 21 . Partirono per il Messico e lì. Mu revealed. si narrano le vicende di un giovane sacerdote di Mu. Certamente si tratta di indicazioni di indubbio interesse per porre in luce quanto peso abbia il mito nell'alimentare l'inesauribile desiderio umano di ritrovare le tracce di un mondo perduto. Eppure la maniera in cui venne alla luce l’originale storia della creazione sul continente perduto di Mu. Ad oggi non esistono informazioni precise per accettare se quanto è stato riportato. degli usi.C. ma in questo resoconto il nome del luogo è Muror. da’ vita a un’altra storia: la storia del Colonnello James Churchward. 22 . Il protagonista sarebbe anche l'autore della straordinaria documentazione riportata alla luce da Niven e Hurdlop: il giovane sacerdote. La descrizione degli ambienti. avrebbe scritto di un periodo risalente al 21. narrando di Muror e definendola come l'"ultimo continente".successo editoriale enorme. spesso in forma divulgativa e senza riferimento a fonti oggettive. in cui la fantasia spesso prevarica la storia. dei costumi. appartenga alla realtà.. dell'economia e del governo danno di questo luogo un'immagine molto simile a quella idilliaca dei luoghi leggendari spesso protagonisti della letteratura mitologica. di nome Kland. Nel libro.050 a. che vorrebbe essere il resoconto del contenuto dei rotoli. Nel 1868 era tempo di carestia in India. Inventor and Author of the Mu Books. e il colonnello offriva il suo servizio di assistenza nel lavoro di soccorso in favore delle vittime di una carestia. geologo. Qui conobbe un rishi – un sommo sacerdo- 11 Fig. ingegnere. Si sposò in India all’età di 20 anni e nel 1872 ebbe un figlio.3 La Terra Madre di James Churchward Percy Tate Griffith. Dick Lowdermilk.1. Londra. artista. medium e massone di 33° grado. 23 . inventore. Nato a Devon nel febbraio 1851. avendo conosciuto sin dall’infanzia questo geniale autore. La storia della sua adolescenza e della sua educazione (probabilmente a Sandhurst e Oxford) restano nell’ombra. Alexander. My Friend Churchey and his sunken island of Mu11. Engineer. in cui racconta di Churchward. così come la sua carriera militare nella British Army come Colonnello del Genio e come Colonnello di un reggimento di Lancieri del stazionati in Bengala India. (2004). dopo la sua morte nel 1937 scrisse una biografia. My friend Churchey and his sunken island of Mu: Biography of Colonel James Churchward. in Inghilterra. 5 Colonel James Churchward Griffith Percy T. arrivò sulla scena di Brooklyn nel 1880. te di un tempio indù. Per più di due anni Churchward studiò diligentemente una lingua morta che il suo amico sacerdote credeva fosse la lingua originale del genere umano. in quanto aveva avuto modo di vederne solo i contenitori a forma di anfora in cui queste erano conservate. Una delle difficoltà maggiori nasceva dal fatto che molte delle apparenti semplici inscrizioni nascondevano significati esoterici. Questi erano scritti sacri da non toccare. o in Birmania dopo il medesimo. e come egli avesse una conoscenza ampia e approfondita di questi temi. e scoprì gradualmente come questo fosse molto interessato all’archeologia e alle antichità. provenienti da Mu. Un giorno il sacerdote vide il colonnello che stava provando a decifrare un bassorilievo molto particolare su una parete. documenti che erano stati redatti direttamente dai Naacal in Birmania. da dove furono poi esportate in India.una fratellanza sacerdotale inviata dalla terra madre verso le colonie per insegnare le scritture sacre. 24 . i quali avrebbero scritto le tavolette sacre o a Mu stesso. Durante i loro incontri accadde che il sacerdote parlò a Churchward di una serie di tavolette antiche. un linguaggio che era compreso da soli altri due sommi sacerdoti in India. o forse nella 12 I Naacal sarebbero stati una confraternita di 'saggi'. offrendosi di dargli delle lezioni (lezioni che sarebbero state utili per lavori più complessi). così gli mostrò come risolvere il puzzle di quelle particolari iscrizioni. prima del suo inabissamento.i Naacal12 . È così che iniziò la loro amicizia. conservate negli archivi segreti del tempio e di cui egli stesso non conosceva il contenuto. la religione e le scienze. comprensibili solo dai “Sacri Fratelli” . e si credeva che la maggior parte di queste fossero andate perdute. il sacerdote cedette alla richiesta e una sera si presentò con due delle antiche tavolette. purtroppo senza successo. Ognuno di loro avrebbe dichiarato di non 25 . Churchward racconta di come avessero letteralmente riportato alla luce dei segreti di grande importanza per l'elaborazione dell’eterno dilemma. Poiché la storia si interruppe brutalmente nel punto più interessante sulla seconda tavoletta. Seguirono mesi di intensa concentrazione nella traduzione delle tavolette. Erano scritte nei caratteri della stessa lingua morta che aveva studiato con l’amico. non potendo trattenersi dalla curiosità di conoscere il seguito. Gli scritti descrivevano in dettaglio la creazione della terra e dell’uomo. Il colonnello racconta di quel momento di incredibile felicità. Tali tavolette erano solo dei resti di una vasta collezione situata in uno dei 7 Rishi dell’India.stessa terra scomparsa. in cui esaminò curioso le tavolette d'argilla nascoste per un così tanto tempo. e entrambi credevano fermamente che fossero documenti autentici provenienti da Mu. Dopo sei mesi di tentativi del colonnello per convincere l’amico sacerdote a mostrargli i tesori nascosti. persino il sacerdote annuì per continuare le ricerche. e dopo sei mesi di rifiuti. e così si convinse a cercare le altre tavolette perdute. E fu così che le tavolette furono estratte tutte dal luogo segreto in cui erano conservate. e il luogo dove per primo esso apparve: l'isola scomparsa di Mu. la nascita dell’uomo. portando lettere di raccomandazione ai sommi sacerdoti di tutta l’India che in ogni circostanza lo rimandavano indietro con freddezza e sospetto. Le sacre tavolette Naacal erano eccessivamente difficili da decifrare: la presenza di vignette era ingente e la scrittura ieratica molto limitata. Questo luogo fu devastato da terremoti terrificanti e diluvi circa 12. così come il suo amico sacerdote era egli stesso a conoscenza solo dei contenitori delle stesse. Inoltre tutti gli scritti Naacal contenevano un significato esoterico e nascosto. Scoprì che Mu si estendeva a nord delle Hawaii fino al sud delle Fiji e dell’Isola di Pasqua. Ma le ricerche continuarono. un luogo meraviglioso in cui vissero i primi esseri umani che in seguito colonizzarono la terra. Churchward sapeva che sarebbe stata un’impresa ardua decifrare le antiche tavolette e le iscrizioni senza la conoscenza del linguaggio Naga-Maya – così chiamato dal suo amico sacerdote – poiché tutte le scritture antiche che avevano a che fare con Mu erano in questo linguaggio.aver mai visto delle tavolette. seppure autonomamente. ma ammise che senza l’aiuto del suo anziano amico le tavolette non sarebbero mai potute essere tradotte. Di questo linguaggio nascosto il sommo sacerdote possedeva la chiave di lettura.000 anni fa. Churchward afferma nel suo libro di aver studiato questo linguaggio antico per più di due anni. e Churchward credeva senza alcun dubbio che dicessero la verità. svanendo in un vortice di fuoco e acqua. e molte parole non era possibile tradurle vista l'impossibilità di trovare dei termini equivalenti nel linguaggio moderno. ed era l’habitat originale dell’uomo. conosciuto solo dagli stessi Naacal e da coloro a cui essi insegnarono in prima persona. alcune delle parti erano usurate e cancellate da essere inutilizzabili. 26 . 27 . e Churchward da quel momento in poi dedicò l'intera sua vita alle ricerche della terra madre. Churchward. poi portate Fig. Tutte le questioni scientifiche che si aggirano intorno alla questione del continente perduto di Mu si basano sulle traduzioni di due serie di antiche tavolette: le tavolette Naacal. Entrambe le serie hanno la stessa origine ed in entrambe ci sono estratti dei “Sacri Scritti Ispirati di Mu”. completata l’opera di traduzione. 6 Tabella con alcuni Glifi dei Nacaal. la leggenda dice che furono scritte nella Terra Madre.Dopo circa un anno. Le tavolette Naacal erano scritte con i simboli e i caratteri Naga e. scoperte come finora descritto in India dal colonnello James Churchward. e una grande collezione di tavolette di pietra – oltre 2500 – ritrovate nel 1921 da William Niven in Messico. credendo fermamente nella nuova storia della creazione del mondo: fu sull’isola di Mu che nacque il primo uomo. Dal libro “I Simboli Sacri di Mu” di J. con le Fig. Se furono scritte in Messico o nella Terra Madre e poi portate in Messico non è cosa nota. anche se la datazione di queste tavolette risale a oltre 12. La loro datazione estremamente antica è attestata dal fatto che la storia narra che i Naacal lasciarono la Birmania oltre 15.000 anni fa. Ciò che sembrerebbe invariato è che entrambe le serie di tavolette sono state scritte con l’alfabeto di Mu. mentre altre avrebbero fornito i collegamenti mancanti nella storia Naacal della Creazione. la Terra Madre.in Birmania e infine in India.000 anni fa. ma si sa che per la maggior parte furono scritte con i caratteri nordici o i simboli Uighur. Una parte delle tavolette di Niven parlerebbero di Mu. 7 Alcune tavolette in pietra appartenenti alla collezione di Niven. invece. Non c’è una risposta precisa. di dove furono scritte le tavolette messicane di Niven. 28 . Questi dati furono aggiunti nell’edizione finale dell’edizione Il Continente perduto di Mu di Churchward. Queste tavolette testimoniavamo che la civiltà dell’India. della Babilonia. ambiti di cui il mondo attuale solo ora comincia ad avere cognizione. Alcuni dei temi inclusi in queste tavolette americane erano: una descrizione della Creazione nei minimi dettagli. ma sopperirono a molti dei collegamenti mancanti. indubbiamente stabilirono – agli occhi del colonnello. avevano conoscenze in ambiti importanti ed essenziali. la creazione della donna. mentre quelle messicane non solo confermavano le tavolette orientali.relative decifrazioni e traduzioni. la vita e la sua origine nei minimi dettagli. Le tavolette Naacal in cui Churchward si imbatté in Oriente erano solo frammenti dei vari temi con molti collegamenti mancanti. e furono definite come i documenti più antichi dell’uomo. in quanto questi non 29 . E le tavolette messicane. della Persia. come quelle Naacal. Pertanto le tavolette messicane confermavano la tesi di Churchward. che fu per molti versi superiore alla civiltà contemporanea e che. l’origine e il funzionamento delle Quattro Grandi Forze Cosmiche (oltre 1000 tavolette sarebbero state dedicate a quest’ultimo argomento). È notevole come tanti punti di questa storia coincidano con il racconto della Creazione proposto dalla Bibbia cristiana. ricerche ed esplorazioni per provare quanto aveva trovato scritto in queste tavolette Naacal. con largo anticipo rispetto ai tempi moderni. e con sua grande soddisfazione – che un tempo la terra ebbe una civiltà molto antica. dell’Egitto e dello Yucatan non erano che le ceneri morenti della prima grande civiltà. Churchward riporta di aver speso oltre 50 anni in investigazioni. E in questi 37. Il parallelismo con Atlantide sembra tuttavia esistere solo sul piano esoterico. Nella descrizione suggerita dal colonnello Churchward. proprio mentre Mu completava il suo ciclo finale con l’inabissamento della propria zolla tettonica. favoloso passato. Una specie di paradiso perduto le cui caratteristiche non corrispondono a nessun luogo reale. un luogo in cui civiltà e natura si amalgamavano in un ambiente straordinario proposto come esempio di equilibrio e pace. di Creta. Ma a questo moto estremamente lento. La fine di Mu sarà la copia quasi perfetta della vicenda di Atlantide.000 anni fa sarebbe iniziato anche l’inabissamento di Atlantide.000 anni. e il mondo si sarebbe ritrovato con una geografia simile a quella attuale. 30 . di Santorini o di Krakatoa.000 anni si sarebbe completata la deriva dei continenti. difficilmente può aver seguito l’ipotesi di un'immensa onda di marea che avrebbe sconvolto il pianeta.sarebbero da ricercarsi né in Egitto né nella Valle dell’Eufrate. Con il passare del tempo Mu finirà con il trovarsi su un percorso parallelo a quello di Atlantide: dopo 50.000 anni la parte meridionale del continente sarebbe stata sconvolta da catastrofi naturali come immani eruzioni e maremoti. e i pochi sopravvissuti all’immane cataclisma erano probabilmente abbastanza numerosi per poter dare vita e continuità per così lungo tempo ai miti e alle leggende di un perduto. mentre la vicenda umana si sarebbe consumata lungo un arco di tempo di circa 37. Mu era una sorta di terra immaginaria contrassegnata dalla perfezione. Infatti circa 13. ma in Nord America e in Oriente dove Mu piantò le sue prime colonie. oggi conservato nel British 31 .Questa ricostruzione si basava sulla comparazione di fonti tra loro molto diverse: fu infatti attraverso il riordinamento minuzioso dei fatti e il recupero di connessioni mai evidenziate prima che Churchward delineò l'apogeo raggiunto dal continente perduto e. poema epico indù scritto dal saggio e storico Valmiki. darebbe la probabile soluzione del mistero delle razze bianche nelle Isole del Sud Pacifico e renderebbe nota la conoscenza di questa grande civiltà che fiorì nel Pacifico centrale e che si estinse quasi nel giro di una notte. tra cui un testo classico come il Ramayana.e vennero in Birmania dalla terra della loro origine nell'Est . poi.. sommo sacerdote del tempio Rishi a Ayhodia. La testimonianza della distruzione di Mu. testimonianze di vario tipo. quando la crosta terrestre fu frantumata dai terremoti e sprofondò in un abisso di fuoco.“ Un altro documento che confermerebbe la storia delle tavole sacre e di Valmiki è il Manoscritto Troano.. Queste tavolette diedero la prima traccia dell'esistenza di Mu e spinsero le ricerche in tutto il mondo. il quale gli lesse i documenti antichi del tempio. In un punto Valmiki cita i Naacal. tant’è che recentemente sono venute alla luce testimonianze del passato. in Egitto e in India raccontano e descrivono la distruzione della terra di Mu. per ordine di Narana. La conferma dell'esistenza di Mu sarebbe riscontrabile in manoscritti antichi. dicendo: ". Poi le acque agitate del Pacifico la ricoprirono e si formò una distesa di acqua laddove un tempo vi era stata una meravigliosa civiltà. la “Madre Terra dell'Uomo”. la sua fine. Documenti di epoca posteriore scritti dai Maya. Birmania. Tracciando una linea tra l'isola di Pasqua e le Fiji si ha il suo confine meridionale. Copriva oltre 8000 32 . Il continente era una vasta distesa di terreno ondulato che andava da nord delle Hawaii verso sud. In alcune Isole dei Mari del Sud. Infine. America Centrale. e la straordinaria piramide messicana a sud-ovest di Città del Messico. A Uxmal. Giappone. e presso alcune tribù indiane del Nord America e altri centri di antiche civiltà sarebbe un altro elemento a favore dell'esistenza della Terra Madre. un testo Maya all'incirca della stessa epoca del Manoscritto Troano. Cina. Parlerebbe della "Terra di Mu" utilizzando gli stessi simboli trovati in India. nello Yucatan. Ancora nel panorama dei documenti vi è il Documento di Lhasa. testimonierebbero l'esistenza di Mu. vi sono ruderi che. fu innalzata. scoperte in Egitto. India. Tonga-tabu. come monumento in memoria della distruzione di quelle stesse "Terre dell'Ovest". Mangaia. Altro riferimento è il Codex Cortesianus. un tempio distrutto reca iscrizioni commemorative delle "Terre dell'Ovest. secondo le iscrizioni che reca. donde venimmo". È un antico libro Maya scritto nello Yucatan. l'universalità di determinati simboli e usanze antiche. Isole dei Mari del Sud. si troverebbero ancora oggi vestigia di vecchi templi di pietra e altri resti litici che ci riportano all'epoca di Mu. per la loro ubicazione e per i simboli che li decorano.Museum. Sud America. in Birmania e in Egitto. Oltre alle documentazioni scritte. Simboli e usanze sono così simili da indurre a pensare che derivino da un'unica fonte: Mu. specialmente nelle Isole di Pasqua. Panape e Ladrone o le Marianne. che oggi sono chiamate le Isole dei Mari del Sud. e gruppi di isolette. simboli sacri e testimonianze scritte. di J. Le testimonianze e le informazioni. sculture. Churchward.Fig. divise tra loro da piccoli mari o stretti. confermano che la terra di Mu esistette fino al limite dell'era storica. dal libro “The Lost Continent of Mu.000 e 12. Sembrava che il continente consistesse di tre terre separate. tradizioni. basate sulla presunta epoca del Manoscritto Troano. 8 Mappa del 1926. Nelle parti che non furono sommerse si rintraccerebbero ancora ruderi di templi. Risalendo tempi remotissimi.500 anni fa. sarebbe esistito un grande continente nel mezzo dell'oceano Pacifico dove adesso "troviamo solo acqua e cielo". 33 . ossia fino ad un periodo compreso fra 12. Motherland of Man”. chilometri da est a ovest e sui 5000 da nord a sud ed era formato da tre zone divise l'una dall'altra da stretti canali o da mari. parlerà di un terzo continente perduto. sembra posarsi l'attenzione di chi vede in quelle isolette frammenti o resti di un continente. dimostrando che in epoca preistorica vi fu un continente e che quel continente fu popolato da esseri umani molto evoluti. distano migliaia di miglia da qualsiasi terraferma. popolati da selvaggi. Quando Philip L.4 Mu esoterica Molto presto. la culla dell’uomo. con prove di risorse continentali. come già era accaduto per Atlantide.Il Manoscritto Troano e il Codex Cortesianus riportano che Mu era terra di colline. Pezzetti di terra che. sommersa dalle grandi onde dell'oceano Atlantico. zoologo inglese del XIX sec. Prima di Atlantide. La dove la terra affiorerebbe a piccoli tratti dall'oceano. tradizioni. L'attività vulcanica che fece sommergere Mu dalle acque fu il preludio del sollevamento delle montagne. Mu assunse una dimensione extra-fisica ed esoterica. 1. Slater. sia studiosi sia scrittori di leggende parlano di un altro continente sommerso: la leggendaria terra di Lemuria. costituendo la prova più solida utilizzata dai suoi sostenitori. il vasto continente di Lemuria aveva ospitato i primi fra gli uomini. iscrizioni.. Il documento greco parla di "pianure". Slater imposterà il proprio lavoro sulla base di analogie 34 . e che va al di là di reperti. altro continente perduto disgregato da migliaia di vulcani della zona del Pacifico. Ma prima di arrivare a Mu. la vicenda di Mu inizierà a complicarsi. e di Mu. è considerata da alcuni una grande mistica. Nel corso della sua movimentata carriera. Ma la Lemuria di Slater non corrisponde a ciò che i geologi chiamavano con lo stesso nome. da cavallerizza nei circhi da medium spiritista. con particolare riferimento ai lemuri del Madagascar. ossia un continente o un subcontinente che – nella futura teoria della deriva dei continenti di Wegener – potrebbe aver unito l'Africa all'Asia nell’era giurassica. da altri una ciarlatana. La fondatrice della teosofia.riscontrate nell’evoluzione biologica e ambientale tra le coste dell'Africa. Madame Blavatsky asseriva di aver viaggiato per il mondo intero alla Fig. acquisì una buona conoscenza della magia occidentale e della filosofia orientale. 10 Helena Petrovna Blavatsky. e l'ipotesi che in un lontano passato fosse esistita un’ennesima terra scomparsa fece gran clamore. 35 . Ma l’idea di una terra perduta quale luogo d’origine dell’umanità sembrerebbe parsa molto più irresistibile agli occultisti. Da quelle proscimmie Slater trasse il nome di "Lemuria". Madame Blavatsky (1831-1891). Il clima scientifico ottocentesco dipendeva da Charles Darwin. dell'India e della Malesia. e pertanto Lemuria si è aggiunta alle loro concezioni cosmologiche. ricerca della sapienza occulta. di cui la Terza era quella dei Lemuriani. I molti volumi componenti la sua opera principale.14 Questi antichi esseri. Alcuni possedevano quattro braccia. Considerato il leggendario fondatore dell'Ordine dei Rosacroce. mediante l’esercizio della volontà. 36 . benché non possedessero un cervello nel senso proprio del termine. altri un terzo occhio dietro la testa. vivevano in un continente che occupava gran parte dell’emisfero meridionale. Questo epiteto è stato attribuito ad alcuni personaggi come Mohandas Karamchand Gandhi e viene usato per indicare adepti. di spostare letteralmente le montagne. La dottrina segreta proclamava l’evoluzione del genere umano attraverso “Sette Razze Stirpe”. come ipotizzate dall’altro grande esoterista Max Heindel. La Dottrina Segreta. 13 Mahatma è un termine sanscrito composto da due parole "Maha" che significa "grande" e "Atma" che significa "anima". 14 esoterista tedesco. che trovò in Tibet. così affermava. Secondo gli occultisti. comunicavano tramite la telepatia. ai piedi del Mahatma13. creature gigantesche simili a scimmie. può essere quindi tradotto come "Grande Anima". Infine Lemuria esplose e fu seguita dall’inabissamento di Atlantide. erano capaci. gli Ottentotti e i Papua. Costui. anime liberate o anche professionisti. fino ad arrivare al mondo che oggi conosciamo. dominava il mondo emettendo correnti di una misteriosa forza. derivano dal Libro di Dzyan. esistono tuttora dei discendenti del Lemuriani – gli attuali Aborigeni. un antico testo di Atlantide che il Mahatma le aveva mostrato durante una trance. Non erano più quindi tre le razze. Gli occhi erano così distanziati fra loro da consentire la vista laterale.Dolo la morte di Madame Blavatsky. Nel frattempo altri occultisti avevano spostato Lemuria nell’Oceano Pacifico. al suo risveglio. Ma proprio quando si erano ormai civilizzati e avevano quasi assunto aspetto umano. nativi di Venere. Edgar Cayce. Durante questo inusuale processo. Nella sua Storia di Atlantide e del continente perduto di Lemuria . dove si fuse al continente perduto di Mu.5 metri e di carnagione bruna. ma con il tempo finirono per riprodursi alla maniera umana. le entità sovrannaturali che li avevano aiutati a evolversi si rifiutarono di assisterli oltre. I suoi monologhi avvenivano sempre durante uno stato di semi-trance e. William Scott-Elliott scrive che i Lemuriani erano alti quasi 4. divenne famoso soprattutto per le sue convinzioni su Atlantide. Al loro posto subentrarono i “Signori della Fiamma”. dando luogo alle scimmie. il cosiddetto "Profeta Dormiente". talmente lunghi posteriormente da permettere loro di camminare sia in avanti che all’indietro. Cayce era convinto che la sua mente – o forse l'anima – fosse in grado di utilizzare quello che Carl Jung chiamava 37 . privi di fronte ma provvisti di mascelle sporgenti. Avevano visi appiattiti. I Lemuriani erano originariamente ermafroditi ovipari. Lemuria sprofondò nel mare. oltre che frontale. non si ricordava nulla di quanto aveva detto. E la caratteristica più particolare erano i talloni. che dischiusero ai Lemuriani la via per raggiungere l’immortalità e la reincarnazione. Quando cominciarono a incrociarsi con animali. altri teosofi elaborarono un quadro più preciso. Tra gli anni '20 e '40 dello scorso secolo. "inconscio collettivo", per attingere alle memorie del passato, inclusa Atlantide. Molto meno note furono le descrizioni di Cayce di una civiltà precedente: l'Impero di nell'Oceano Pacifico Mu o Lemuria. Una delle cose che disse era che l'Andrea (la costa sul Fig. 11 Edgar Cayce. Pacifico del Sudamerica) occupava in epoca antidiluviana l'estrema porzione orientale della Lemuria. Quando fece questa dichiarazione, circa 70 anni fa, gli oceanografi sapevano ben poco di quanto giacesse sotto il Pacifico. Nelle sue Letture del Libro della Vita (o Cronache di Akasha) descrisse Lemuria come una catena ininterrotta di arcipelaghi ed isole che collegavano il Pacifico dalla costa del Sud-America fino al Giappone. Dal momento che né Atlantide né Lemuria erano continenti in senso stretto geologico, rimane il fatto che entrambe furono effettivamente "continentali" in quanto terre con larga influenza e vasta estensione culturale. La civiltà del Pacifico era nota sia come "Lemuria" sia come "Mu", entrambi questi nomi appaiono alternativamente attraverso le tradizioni mitologiche, senza che si possa riscontrarne alcuna differenza nel significato. 38 Nei racconti di Cayce ci perviene che i Lemuriani di razza scura furono i primi della grande migrazione di stranieri che raggiunsero il Perù. Altri Lemuriani neri viaggiarono verso le Americhe, dove parteciparono alla civilizzazione Olmeca del Messico, e furono poi immortalati dalle enormi teste scolpite in pietra dai loro antichi artigiani. La razza scura di cui parlava Edgar Cayce sembrerebbe esser stata la maggioranza della popolazione nativa di Lemuria, i cui discendenti comprenderebbero – a suo avviso – anche i moderni polinesiani. Churchward, che pubblicò i suoi libri decenni prima che il materiale di Cayce fosse universalmente noto, dichiarò a sua volta che una razza scura risiedeva a Mu, mentre l'aristocrazia era regolata da una razza bianca. Tornando a Cayce, egli divulgò le seguenti informazioni in risposta alla questione concernente l'aspetto della superficie terrestre durante lo Zenith della grandezza Atlantidea: "Quindi, questa porzione di terra, che era dunque il Sud Pacifico di Lemuria [Mu], iniziò a sparire ancor prima di Atlantide, a causa dei cambiamenti che si stavano verificando verso l'ultima parte di quel periodo, che sarebbe stato chiamato o 10.700 anni di luce o anni terrestri, o presentandoli come Adamo.” 15 Nel suo Libro della Vita, Cayce disse ancora: "Lemuria iniziò a scomparire nell'8.700 a.C." E geologicamente sarebbe più concepibile che il processo di totale inabissamento abbia impiegato millenni per completarsi, piuttosto che con un improvviso sconvolgimento naturale. 15 Cayce E. (1998), Edgar Cayce on the Akashic Records: The Book of Life, Are Pr, U.S.A. 39 Così come l'arcipelago di Mu cedette davanti alla forza usurpatrice del mare, anche i Lemuriani si ritrovarono con meno territorio e furono costretti a migrare. Cayce ci racconta che i Lemuriani erano molto diversi dagli imperialistici Atlantidei e potevano essere riluttanti a farsi valere in terra straniera, tendendo verso un auto-imposto isolamento. 40 sarebbero state parte di un continente più grande. il quale incuriosito dalla presenza dei lemuri sia in Madagascar che in India e dalla loro assenza in Africa e nel mediooriente. la “questione di Atlantide” era uno degli argomenti più dibattuti. Ma andiamo con ordine. chiamato Lemuria proprio dal nome dei lemuri. fin da studente dimostrò più interesse per la geologia che per i testi giuridici. L’etimologia e per lo più confusa. L’indebolimento della vista che gli rendeva difficile la lettura lo spinse a dedicare sempre più tempo alla geologia che 41 . un tempo. propose la teoria secondo cui queste due terre. Nei dibattiti scientifici di alto livello. Charles Lyell.1 Le teorie sulle terre scomparse Più che le sole storie di studiosi dell’occulto a supportare l’esistenza di continenti scomparsi. I nomi Lemuria e Mu sono stati usati in maniera indistinta per il continente perduto. Il giovane avvocato.2 IL PANORAMA SCIENTIFICO DEL XIX SECOLO 2. gli stessi scienziati del XIX secolo avanzarono l’ipotesi di un continente perduto per spiegare l’insolita distribuzione della flora e della fauna attorno all’Oceano Indiano. sebbene Churchward lo chiamasse esclusivamente Mu. ma sembra – come si è detto – che Lemuria ricevette il suo nome per la prima volta da Sclater nel 1870. alla luce delle acquisizioni scientifiche del tempo. studiava recandosi direttamente ad osservare i fenomeni naturali. Darwin era perplesso riguardo tale ipotesi e in seguito si rifiutò di supporre la presenza di antichi ponti terrestri fra le zone emerse di terra. Così a metà dell'Ottocento il mito atlantideo riscuoteva grande successo in materie come la biogeografia (la disciplina che studia la distribuzione di esseri viventi sulla terra). l'ipotesi più plausibile a spiegare la distribuzione delle specie vegetali in regioni oggi così distanti tra loro e separate dal mare. che sebbene fosse una “favola” più che un evento storico. 42 . favorevole più che altro ad ammettere altre possibilità di trasmissione dei semi delle piante. in quegli anni vennero proposte all'attenzione della comunità scientifica nuove teorie simili a quelle di Forbes. Nel 1830 appoggiava l'idea che potessero esistere antichi continenti scomparsi come Atlantide. Nel 1846 Edward Forbes. e lo stesso Charles Lyell si schierò dalla parte dei sostenitori dei ponti continentali. un testo che avrebbe cambiato radicalmente la comprensione della esistenza dell'uomo sulla Terra. nella quale tentava di convincerlo della validità dell'ipotesi riguardo l'esistenza di una “vasta regione” che in passato giaceva nel mare tra il nord della Spagna e le coste dell'Irlanda. Ma nel 1859 Darwin pubblicò il suo rifiuto alla teoria di Forbes – e in generale verso tutte quelle relative all'esistenza di antiche masse continentali – nel suo libro On the Origin of Species. insegnante di botanica al King's College di Londra. poteva geologicamente essere esistita. scrisse una lettera a Charles Darwin. Nonostante Darwin si fosse espresso. Fu così che diventò un celebre geologo. La pubblicazione di Darwin aveva posto un dilemma agli scienziati: se specie simili si erano evolute in un dato luogo a partire da un antenato comune. Principale sostenitore e instancabile difensore delle teorie dell’evoluzione di Darwin in Germania. in quanto non solo la teoria di Atlantide come ponte continentale continuò a rimanere viva.Darwin sperava così di mettere a tacere definitivamente tutte le divagazioni su Atlantide e su lembi di terra. nel 1868 pubblicò la Storia della creazione 43 . Secondo la teoria evoluzionistica di Darwin. Anche il naturalista tedesco Ernst Heinrich Haeckel ricorse a Lemuria come possibile culla dell’umanità. che vive principalmente nel Madagascar – oltre alcuni esemplari insediati nella vicina Africa – e che è altrimenti ritrovabile solo in India e nell’arcipelago malese? Altri animali e piante sollevavano lo stesso problema: come erano riusciti ad attraversare l’Oceano Indiano. che sarebbe esistito all’epoca in cui i lemuri si evolvevano. Speranze vane. La risposta più ovvia era postulare l’esistenza di un ponte di terra o di un istmo oggi sommerso. l’uomo discende dalla scimmia. Era ormai nato un nuovo “continente”. I geologi presero anch’essi parte al dibattito facendo presente la somiglianza fra alcune rocce e fossili dell’India centrale e dell’Africa meridionale. ma il legame fra le due specie non era comprovato da fossili. come spiegare l’esistenza di animali come il lemure. esteso fra l’Africa e l’India. Egli fu un fervido sostenitore dell’esistenza del continente perduto. ma se ne affiancò un'altra destinata ad una simile notorietà. La sua ipotesi che un tempo l'India e Fig. una delle sue opere più famose. Haeckel delineava una genealogia evoluzionistica di tutti gli esseri viventi.naturale. Una terra in grado di spiegare la distribuzione dei cosiddetti lemuridi (e di altre specie) sia in Madagascar sia in Malesia: Lemuria. un nome importante nella biogeografia della seconda metà del XIX secolo. 1883. 12 Ernst Haeckel. che si estendeva dall'Africa meridionale fino all'India. l'Africa meridionale fossero collegate da un grande territorio in 44 . come culla dell’umanità. Intorno al 1870 egli scrisse: “… vi sono varie circostanze – e soprattutto fatti di ordine cronologico – indicanti che la dimora originaria dell’uomo fu un continente oggi inabissato nelle acque dell’Oceano Indiano…”. Fig. oggi sommersa. Ma il nome Lemuria fu inventato da Philip Lutley Sclater. 13 Philip Sclater. in particolare sosteneva che gli antenati più remoti dell'uomo fossero dei primati originari di una terra. Questo testo ebbe un grandissimo successo a livello internazionale. continuava a sostenere che – relativamente all'uomo – gli scienziati dovessero attenersi fedelmente alle informazioni nella Bibbia. Nel 1816. del sistema solare e della Terra dovessero essere spostate più indietro nel tempo rispetto alla cronologia tradizionale secondo la quale la creazione sarebbe avvenuta non oltre il 4000 a. era stata inizialmente proposta anche da alcuni geologi che erano intenti a studiare le analogie fra le formazioni geologiche delle due zone. del Bronzo e del Ferro). Ma l'idea che la storia dell'uomo non corrispondesse a quella narrata nella Sacre Scritture risultò essere un'eventualità difficile da accettare. Così – dopo la pubblicazione dell’Origine della Specie di Darwin – 45 . Christian Jurgensen Thomsen (direttore del Museo archeologico di Copenaghen) aveva suddiviso la storia dell'uomo in tre epoche (l'Età della Pietra. Le teorie di Haeckel rafforzavano la convinzione che la storia dell'universo. mentre fra il 1850 e il 1860 vennero alla luce prove sempre più numerose di resti umani appartenenti ad epoche più antiche rispetto alla supposta datazione del Diluvio Universale. della presenza di vita sul pianeta). Tuttavia Haeckel.C. di conseguenza. creando così uno schema cronologico utilizzato a lungo dagli archeologi. con il suo ponte di terra. In ambito geologico e paleontologico vennero introdotti 3 nuovi periodi che allungavano la cronologia relativa alla storia della Terra (e. spiegava la distribuzione abbondante dei Lemuri sia in Madagascar sia in Africa e India. e alcuni ricercatori del tempo pur avendo preso in considerazione l'antichità della Terra.un tempo antico. per suddividere per la prima volta le 46 . uno dei padri dell'antropologia moderna. allora dobbiamo immaginarla estesa dall’Africa occidentale alla Birmania. 14 Alfred Russel Wallace. Nel 1865 John Lubbock. Nel 1863 Lyell pubblicò le Geological evidences of the antiquity of man. Se bisogna supporre che comprendesse l’intera area attualmente abitata dai Lemuridi. non fu il solo naturalista britannico a elaborare una teoria evolutiva alla metà del XIX secolo. Charles Darwin. l'anno successivo Alfred Russel Wallace – il naturalista che aveva sviluppato la teoria della selezione naturale con Darwin – scrisse il saggio The origin of human races and the antiquity of man deduced from the theory of “natural selection”. alla Cina meridionale e a Celebes”.molti testi furono dedicati al tema dell'origine dell'antichità (questione dell'uomo che Darwin aveva inizialmente escluso dalla sua trattazione). mentre Fig. . pubblicò il celebre Prehistoric times introducendo le parole “Paleolitico” e “Neolitico”. infatti. Alfred Russel Wallace sviluppò autonomamente la tesi della selezione naturale e coniò l’espressione “sopravvivenza del più idoneo”. Wallace appoggiò l’ipotesi avanzata da Haeckel di un continente perduto e scrisse che Lemuria “rappresenta quella che fu probabilmente una regione zoologica primaria in una lontana epoca geologica. per altri ancora il centro di diffusione era da ricercarsi nella mitica Atlantide o nella leggendaria Lemuria. con la credenza di un remoto passato dell'uomo. per altri era in diverse regioni dell'Asia. pertanto tutte le conoscenze dovevano esser state trasmesse da un luogo originario. Sempre più in questi anni continuavano ad emergere prove convincenti della comparsa dell'uomo sulla Terra in un'epoca molto remota. I sostenitori della teoria diffusionista affermavano l'impossibilità che una stessa invenzione o innovazione potesse presentarsi due volte in luoghi diversi. Molti archeologi nutrivano la convinzione che esistesse un'origine comune delle grandi nazioni dell'antichità. così molti scienziati e uomini di cultura iniziavamo a pensare che l'inizio della civiltà andava retrodatato rispetto alle stime tradizionali. dando vita al diffusionismo. 47 . In questo modo contribuiva in maniera decisiva alla sostituzione della cronologia fino ad allora accettata. che secondo alcuni studiosi era l'antico Egitto.diverse fasi dell'Età della Pietra. un paradigma interpretativo nuovo e di successo fino alle metà del Novecento. specialmente in Francia. .2.2 Dal mito alla scienza: sull'origine dell'uomo Nel 1859 comparve per la prima volta L'Origine delle Specie di Darwin. Da circa un secolo molti autori l'avevano sostenuta e discussa senza tuttavia ottenere per essa una sufficiente credibilità scientifica. alla iniziale concezione della scala naturale che vedeva in ogni forma vivente una realtà fissa e statica. si era venuta contrapponendo una visione storica e dinamica della natura. 15 Charles Darwin. Maupertuis aveva abbozzzato un'ipotesi geniale sull’evoluzione degli organismi e Buffon. a metà del XVIII secolo. analizzando in più punti della sua opera questa possibilità. ma non era nuova l'idea dell’evoluzione degli organismi. ritenne in ogni caso che l'ipotesi dell’evoluzione non fosse sufficientemente provata dai fatti. 48 . L'idea di una continua trasformazione degli esseri viventi trovò un convinto assertore in Diderot che Fig. Già Buffon. Nella seconda metà del Settecento. nella sua grande opera Histoire naturelle aveva sviluppato l'idea di una storicità della natura rifiutando la cosmogonia biblica che fissava in seimila anni il periodo di tempo trascorso dall'inizio della storia del mondo. pur seguendo una diversa impostazione scientifica e filosofica. e la generazione spontanea. nuovamente asserita per gli organismi più semplici da vari autori di questo periodo. Ma l'idea di un rinnovato prodursi di forme viventi nelle varie epoche della natura doveva essere elaborata con maggior successo da alcuni autori che tentarono di conciliarla con il creazionismo tradizionale e rifiutando la concezione materialistica. ammisero ad esempio una successiva comparsa di nuove forme di organismi nelle epoche passate della terra. Lamarck. Tale idea di trasformazione dei viventi era legata alla concezione che la materia avesse una continua ed autonoma capacità creatrice. destinato a culminare nell'uomo e a realizzarsi mediante una tendenza necessaria della materia vivente a 49 . sembrava costituire una delle prove più convincenti di questa concezione. per cui tutta la realtà è coinvolta in un perenne flusso di mutamenti. Bonnet in particolare cercava di conciliare in questo modo l'idea di ascesa e di perfezionamento della natura con quella di un atto unico di creazione che non richiedesse un successivo intervento di dio nel mondo. Robinet e Bonnet.vedeva in essa una necessaria conseguenza della sua concezione materialistica. sviluppò la sua ampia e approfondita teoria dell'evoluzione all'inizio dell'Ottocento senza alcuna preoccupazione di salvare il creazionismo. Tale piano comportò per Lamarck l’ipotesi di un graduale e progressivo perfezionamento degli organismi. Seguendo il pensiero di molti illuministi la natura è per lui un ordine autonomo della realtà che può realizzare il piano divino solo in base alle sue proprie leggi. invece. Per costoro l'universo poteva essere soggetto ad un flusso continuo di trasformazioni che doveva coinvolgere anche gli organismi o comunque si doveva ritenere che con la creazione divina del mondo fossero state fissate soltanto le leggi in base alle quali doveva scaturire e svilupparsi necessariamente la vita in tutte le sue forme. 50 . il quale tendeva a vedere nella continuità delle forme viventi la metamorfosi ideale di una forma percepita direttamente nell'esperienza. Nel complesso le varie teorie dell'evoluzione che vengono formulate tra il Settecento ed i primi anni dell'Ottocento si rifacevano a dei procedimenti esplicativi che apparvero ben presto di carattere speculativo o comunque ipotizzavano processi o forze vitali che la nuova fisiologia. doveva fatalmente respingere.differenziarsi in forme sempre più complesse che seguono un disegno uniforme ed ordinato. trovarono in Germania un'eco importante in Goethe. Questa debolezza nell'individuare le cause dell'evoluzione non toglie però a tali autori il merito di aver sviluppato alcuni argomenti importanti a favore dell'esistenza di un processo evolutivo. che potevano realizzare nel tempo la loro ascesa lungo la scala della natura. condiviso da molti sostenitori di una concezione di tipo materialistico o teistico. che sorgeva allora in Francia su basi più strettamente empiriche. Fra gli argomenti più o meno implicitamente addotti ve ne era uno di carattere filosofico generale. I temi del naturalismo illuministico e l'idea di un progressivo perfezionarsi delle forme. sviluppata specialmente nell'opera di Buffon. il clima culturale prevalente nel Settecento era però ancora favorevole al creazionismo e quindi all'idea che un breve periodo di tempo fosse trascorso dall'inizio del mondo.Le complesse indagini sviluppate fra il Settecento e l'Ottocento sulle variazioni delle specie erano volte soprattutto a stabilire dei criteri precisi nell'opera di classificazione più che a gettare luce sul problema generale dell'origine dei viventi. Un altro argomento su cui si basavano nel Settecento alcuni sostenitori della teoria evoluzionistica degli esseri viventi era l'esistenza di un piano fondamentale nella forma anatomica degli organismi che avrebbe indicato la loro discendenza da un essere primitivo. Il ritrovamento di resti fossili di organismi. e l'eventuale ammissione di una successiva comparsa delle forme viventi. Si riteneva perciò che le azioni delle acque o eventualmente quelle del calore responsabili 51 . era stata considerata a poco a poco come la traccia di molteplici e profondi cambiamenti nel passato della terra che avevano dovuto coinvolgere anche le forme viventi. che alcuni consideravano coincidenti in modo simbolico coi sei giorni della creazione. Appariva perciò difficile ammettere che le passate vicende della natura si fossero svolte per effetto delle semplici forze naturali. all'idea che tali cambiamenti si erano svolti in epoche successive. Malgrado la nuova concezione storica della natura. considerati a lungo dai teologi e dai naturalisti come la testimonianza del diluvio biblico. attraverso gli studi geologici. Si era così giunti nel Settecento. Questo problema sembrava a molti del tutto irrisolvibile. in ebraico. Cuvier non si pronuncia sul periodo di tempo né sulle cause precise delle successive catastrofi che avevano distrutto gli abitanti della terra. quindi. 52 . 16 Il volume del testo biblico. Solo in tal modo si riusciva a conciliare il racconto biblico con la storia della terra considerando il diluvio universale.delle passate trasformazioni della terra si fossero prodotte in modo violento. una nuova confutazione della teoria evoluzionistica. Fig. Era comunque sicuro che tali cause avevano agito violentemente in un modo che non era più attualmente osservabile. Cuvier nello sviluppare le sue ricerche paleontologiche ed in particolare nel Discorso sulle rivoluzioni della superficie del globo (1812) si fece convinto assertore del catastrofismo giungendo anche attraverso di esso a negare la teoria dell'evoluzione. Solo mediante tali catastrofi si poteva ammettere che in un tempo relativamente breve le acque avessero raggiunto e poi abbandonato le attuali montagne lasciandovi resti fossili di animali marini. . l'ultima delle grandi catastrofi note alla memoria dell'uomo. e cioè attraverso catastrofi. La nuova paleontologia sviluppata nell'ambito del catastrofismo risultava. Resti fossili di uomini non erano stati ancora trovati nei primi decenni dell'Ottocento e quindi appariva ovvio – secondo Cuvier – che la loro comparsa sulla terra doveva essere molto recente risalire e al doveva periodo precedente l'ultima grande catastrofe: universale il narrato diluvio dalla Bibbia. 17 È opinione diffusa tra gli accademici – e da un secolo a questa parte – che i miti siano o pura fantasia o la rielaborazione fantastica di diluvi locali e limitati. Frazer. 17 Frazer J. Berkeley. Giarratano in Platone. Londra. University of California Press. nell'antico Egitto. dei babilonesi. Opere complete. dei greci. nell'India vedica. degli arabi e degli ebrei. 18 Alan Dundes (1988). 53 . Folklore in the Old Testament. dell'Europa settentrionale e da un capo all'altro dell'Oceano Pacifico. sono state tramandate – perfino tra i popoli delle montagne e i nomadi del deserto – delle vivide descrizioni di diluvi universali in cui la maggior parte del genere umano è stata distrutta. Laterza. E sono presenti anche nei racconti cinesi. non risparmiando nessuno e obbligando i soprav-vissuti a "ritornare bambini. 104. C. causati da straripamenti di fiumi o da ondate di marea. Bari. The Flood Myth. (1918). del sud-est asiatico. vol.”16 Storie di questo tipo possono esser trovate nelle Americhe precolombiane. commentava l’antropologo J. Compaiono anche nei racconti dei sumeri. In molti casi questi miti alludono al fatto che il diluvio spazzò via una civiltà avanzata che in qualche modo aveva fatto adirare gli dei.18 “Sappiamo da tempo”. non sapendo niente di quanto sia avvenuto nei tempi antichi. I. Macmillan. G. Timeo. G. nel 16 Platone (1984). I.361.Descrizioni di un diluvio universale che avrebbe inondato le terre e sterminato le popolazioni del mondo sono dovunque ricorrenti tra i miti dell'antichità. Laddove si sono conservate tradizioni molto antiche. trad. ma tra coloro che non la seguono sembra sussistere un accordo generale per cui quasi ogni spiegazione (per quanto stravagante) è più accettabile della semplice interpretazione letterale del mito dell'inondazione. Le tradizioni sul Diluvio si trovano presso quasi tutti i popoli. 54 . principalmente perché le inondazioni sono perlopiù le più universali di tutte le catastrofi geologiche. ma è possibile e anzi probabile che sotto un guscio mitologico molti di questi racconti possano nascondere un nucleo di verità: vale a dire che possano contenere reminiscenze di inondazioni che realmente colsero di sorpresa particolari regioni. 142-78.1923. Gli studiosi insistono ancora oggi a vedere le storie del diluvio come memorie – ampiamente distorte ed esagerate – di disastri locali realmente verificatisi. "che leggende su una grande alluvione in cui quasi tutti gli uomini perirono sono ampiamente diffuse in tutto il mondo. “The Deluge". Storie di cataclismi così spaventosi sono certamente favolose. Vitaliano. ma un insieme di tradizioni così diverse che non possono essere spiegate né con una sola catastrofe generale né con la disseminazione di una sola tradizione locale. p. Indiana University Press. ma che quando furono tramandate come tradizioni popolari sono state ingrandite e sono diventate catastrofi su scala mondiale.19 Non tutte le principali correnti di pensiero accademiche seguono questa linea. Non esiste una leggenda unica sul Diluvio. "Il mito è una metafora – una proiezione cosmogonica dei dettagli salienti della nascita dell'uomo allo stesso modo in cui ogni 19 Dorothy B. in Legends of the Earth: their geologic origins. Godette di grande fama come medico e la Zoonomia così come altre sue 20 Alan Dundes (1988). Probabilmente tale modo di pensare non sopravvivrà a lungo alla costante accumulazione di prove scientifiche che suggeriscono una serie di giganteschi cataclismi (come quelli descritti nei miti del diluvio). Erasmus Darwin era giunto in Inghilterra ad una simile concezione evoluzionistica non soltanto seguendo la via ancora incerta della geologia.000 anni fa. 55 . Lo speciale interesse di Lyell per l'opera di Lamarck può in parte spiegarsi considerando che l'autore francese aveva sviluppato la sua teoria tenendo presente alcune delle istanze dell'uniformismo: una scala di tempo praticamente illimitata. l'individuazione per spiegare il passato della terra di processi geologici identici a quelli attualmente osservabili. questa una delle posizioni autorevoli e accettabili riguardo al problema. ma soprattutto partendo dal problema della riproduzione e dello sviluppo embrionale. I. Pur respingendo la teoria di Lamarck. Berkley. professore di Antropologia e Folklore all'Università di California. Erasmus Darwin fu una figura preminente nel suo tempo. di Alan Dudes.bambino è generato da una "inondazione" di liquido amniotico"20. o quella più suggestiva dell'anatomia comparata. The Flood Myth. che cambiarono completamente la faccia della terra tra i 17.000 e gli 8. Lyell ottenne l'effetto di far conoscere ampiamente l'autore francese in Inghilterra e sembra che lo stesso Spencer si sia convinto dell'evoluzionismo attraverso l'analisi fattane da Lyell. University of California Press. 1. Ma ancora prima di Lamarck. Questi. Ciò nonostante è difficile valutare quanto del suo pensiero sia stato ripreso nei successivi sviluppi della teoria dell'evoluzione.opere vennero tradotte in diverse lingue. Fra questi autori più notorietà ebbe William Lawrence. William Wells. Qualcuno ha voluto pensare ad una sua influenza su Lamarck. Darwin stesso riconobbe i meriti di Matthew. mostrando una notevole plasticità di fronte alle nuove condizioni ambientali. la quale suscitò l'immediata reazione della chiesa e degli ambienti universitari che in Inghilterra erano sotto stretto controllo ecclesiastico. Anche James Cowles Prichard trattò dello stesso problema antropologico rilevando però l'importanza della selezione sessuale. sostenuto dai 56 . In seguito a ciascuno degli eventi catastrofici. fra cui l'italiano. nel 1819. Nei primi decenni dell'Ottocento. pur muovendo dalla concezione del catastrofismo. Fu anche fra i promotori della «Società lunare» che si fece propugnatrice in Inghilterra delle idee illuministiche. la cui teoria nel complesso dimostra come il progressionismo. respinge l'idea di un intervento soprannaturale che instauri dopo ogni cataclisma nuove forme di vita. le poche forme sopravvissute varierebbero casualmente. indicò l'esistenza di un rapporto fra selezione artificiale e selezione naturale. molti invece vedono l'importanza della sua opera soprattutto nell'effetto che essa avrebbe avuto sul nipote Charles. occupandosi in particolare dell’origine delle razze umane. la formulazione più precisa della teoria dell'evoluzione per selezione naturale si ebbe tuttavia in un breve scritto del 1831 di un oscuro botanico scozzese Patrick Matthew. per la sua Natural history of man. Non mancavano però ingenuità ed errori contro i quali si accanirono i rappresentanti della cultura ufficiale accademica ed ecclesiastica. un altro principio interno a ciascun organismo che lo conduce a variare in base alle sue particolari tendenze. L'autore era editore e giornalista. ed il pubblico intelligente era almeno ragionevolmente preparato a una più abile e scientifica presentazione dell'argomento. poteva effettivamente costituire una delle matrici storiche della teoria dell'evoluzione. Robert Chambers aveva attirato molta della prima ira dei critici. riuscì ad elaborare l'ampio materiale che poteva essere sino a quel momento disponibile. Come osserva Loren Eiseley. e scelse prudentemente l'anonimato temendo che il contenuto della sua opera potesse suscitare reazioni eccessivamente sfavorevoli alla propria attività professionale. per quanto dilettante ed autodidatta in campo scientifico. Chambers. Come Lamarck egli riconduce le cause dell'evoluzione a due principi fondamentali: un principio interno agli organismi che produce un'organizzazione sempre più complessa che si realizza conformemente ad un piano divino. quando Darwin pubblicò nel 1859 L'Origine delle Specie. 57 .catastrofisti. Chambers assunse dalla concezione progressionista l'idea di un aumento graduale di complessità delle forme viventi. Il completo silenzio in cui cadde il breve scritto di Matthew contrasta con il grande successo ed il clamore suscitati dall'opera di Robert Chambers che uscì anonima nel 1844 con il titolo Vestiges of the natural history of creation (Le vestigia della storia naturale della creazione). Così iniziò a lavorare su delle idee che formulò nel 1912 nel libro La formazione dei continenti e degli oceani. L’ipotesi della deriva dei continenti viene oggi attribuita ad Alfred Wegener. trad. Einaudi. 17 Alfred Wegener.21 I grandi viaggi di esplorazione del XVI secolo avevano consentito il disegno delle prime rudimentali carte geografiche del mondo su cui balzò subito l'attenzione sulla strana concordanza del profilo costiero dell’Africa e del Sud America che si affacciano sull’Atlantico. sosteneva che molti dei problemi affrontati dai naturalisti e dai geologi negli ultimi due secoli potevano essere facilmente spiegabili ipotizzando un'antica origine comune dei continenti. fu un tema scientifico molto discusso nel XIX secolo. 58 .L'interrogativo su quando – nei miliardi di anni di storia della Terra – si furono formati i continenti. il quale Fig. meteorologo astronomo e tedesco. destinato a diventare un classico della storia della scienza. Ma egli non fu il primo ad ipotizzare che il mondo non è sempre stato così come oggi lo si vede. La formazione dei continenti e degli oceani (Die Entstehung der Kontinente und Ozeane). Torino: G. . Tip. Rattero. dal tedesco di Clara Giua. e se questi hanno subito modificazioni o si sono conservati sempre uguali e simili sin dalle loro origini. 21 Alfred Wegener (1942). L. All’inizio dell’Ottocento l’esploratore tedesco Alexander von Humboldt si dimostrò sorpreso della corrispondenza esistente fra la parte orientale dell’America Meridionale e le coste occidentali dell’Africa che andava molto al di là della similitudine del loro profilo comprendendo anche una spiccata somiglianza fra gli strati geologici e congetturò che l’Atlantico altro non fosse che un’immensa valle scavata dal mare. non faceva cenno ad una eventuale separazione fra Africa e America Meridionale. 59 . . il quale nel 1858 pubblicò un libro in cui. Fig. pur ammettendo che la circostanza non poteva essere “un fatto del tutto casuale”. La prima chiara indicazione dello smembramento e della deriva dei continenti venne da Antonio Snider-Pellegrini.Già nel lontano 1620. 18 James Hutton. un italoamericano che viveva a Parigi. in riferimento a questa osservazione. il filosofo e saggista inglese Francesco Bacone nel suo trattato Novum Organum. Alcuni anni più tardi il moralista francese Francois Placet avanzava l’ipotesi che anticamente Vecchio e Nuovo Continente fossero uniti e che il Diluvio Universale li avesse separati. accettando l’ipotesi che anticamente il nostro pianeta fosse allo stato fuso. sosteneva che con il raffreddamento i continenti si erano addensati tutti da una parte e che il Diluvio Universale unico smembrò blocco di questo terra determinando lo spostamento successivo dei suoi frammenti. James Hutton – vissuto agli inizi dell’Ottocento e considerato il fondatore della geologia moderna – partendo dall’osservazione attenta delle formazioni rocciose della sua Scozia. a meno che nuove formazioni rocciose non si fossero create in sostituzione di quelle erose. Per cercare sostegno e convalida delle sue teorie viaggiò molto. L’evoluzione della Terra non poteva perciò essere spiegata con l’utilizzazione di forze che non fossero spontanee del pianeta o con l’intervento di avvenimenti eccezionali. Le idee di una sostanziale uniformità della natura non trovarono immediata accoglienza nella comunità scientifica. Come Hutton egli pensava che ogni configurazione morfologica della Terra fosse il risultato di processi naturali del passato.La sua intuizione non venne però presa in considerazione dalla comunità scientifica anche perché proprio in quegli anni si andavano affermando le teorie evoluzionistiche di Hutton e Lyell e nessuno era più disposto ad accettare l’antica idea dei catastrofismi di origine biblica. dedusse che la Terra era in continua trasformazione per l’erosione e il disfacimento di alcune zone e l’accumulo di materiali erosi su altre parti del globo e questi fenomeni dovevano durare da tempi immemorabili. ma ancora attivi. Da queste osservazioni dedusse che con il passare del tempo non sarebbe rimasta più terra. ma semplicemente con l’analisi dei processi naturali come quello dei ruscelli che dilavano le colline e trasportano il materiale eroso nei laghi e nel mare dove i detriti si vanno accumulando. e durante il suo lungo peregrinare fu particolarmente affascinato dall’Etna che osservò attentamente e a lungo fino a convincersi 60 . ma vennero riprese dal giovane Charles Lyell. e su queste idee innovative si sviluppò l’ipotesi di Wegener. si andava anche affermando l’idea che sotto la crosta solida vi fosse del materiale fluido sul quale galleggiavano i continenti. 61 . ma grazie ad una lunga serie di eruzioni che sarebbe continuata anche in futuro. Una probabile conseguenza di questo evento catastrofico avrebbe potuto essere il frammentarsi della crosta granitica dei continenti. insieme a nuove teorie. Intanto. Nel 1879 George Darwin – il figlio dello scopritore della teoria evoluzionistica – ipotizzò che la Luna si sarebbe originata dalla Terra quando questa era ancora in uno stato primordiale e che si sarebbe lasciata dietro un’enorme cicatrice rappresentata dall’Oceano Pacifico. Nonostante si stessero affermando nuove idee. l’ipotesi di uno spostamento di masse continentali associata a fenomeni catastrofici persisteva.che quel monte non poteva essersi formato in seguito ad un’unica esplosione. e durante il raffreddamento i materiali più leggeri si sarebbero spostati verso la superficie dove avrebbero dato origine a rocce prevalentemente di tipo granitico. Prima della teoria rivoluzionaria di Wegener il modello della struttura della Terra a quel tempo universalmente accettato era che il pianeta fosse stato soggetto ad un processo di lento e graduale raffreddamento e conseguente contrazione a partire da una massa fusa. La teoria dell’uniformismo di Hutton divenne così la teoria dell’attualismo di Lyell che può essere sintetizzata nel modo seguente: “I fenomeni del passato si possono spiegare osservando quelli del presente”. La Terra sarebbe quindi nata calda. Le catene montuose e le depressioni si sarebbero quindi formate per contrazione susseguente al raffreddamento della parte interna che. Il collegamento fra Africa e America meridionale si poteva ottenere in due soli modi: attraverso un ponte di terra poi sprofondato o attraverso il contatto diretto che poi sarebbe cessato per l’aprirsi di una profonda frattura fra i continenti. quindi avrebbe dovuto trattarsi di un vero e 62 . Wegener pensò che se i continenti potevano muoversi in senso verticale. Ai tempi di Wegener la prima ipotesi era la più diffusa: in tempi non molto lontani anche fra Francia e Inghilterra vi era una striscia di terra che avrebbe potuto essere percorsa a piedi e la stessa Siberia era collegata all’Alaska da un tratto di terra emersa. Egli racconta di aver letto dell’esistenza di un antico collegamento fra Brasile e Africa che avrebbe dovuto spiegare la somiglianza di alcuni reperti paleontologici raccolti sulle due sponde. La scoperta del galleggiamento della crosta terrestre sullo strato sottostante venne fatta verso la metà del 1800. potevano anche spostarsi di lato. costringeva la crosta superficiale ad adattarsi all’area sottostante rimpicciolita fratturandosi e corrugandosi in modo simile a quello che succede alla buccia di una mela che si disidrata e raggrinzisce. avrebbe dovuto essere dello stesso ordine di grandezza della lunghezza. a mano a mano che si ritirava. Ma in questo caso il collegamento non poteva consistere in una stretta lingua di terra lunga migliaia di kilometri: la larghezza. infatti. quando misure della gravità indicavano che l’Himalaya esercitava un’attrazione gravitazionale molto inferiore a quella che ci si sarebbe aspettati a giudicare dalle sue dimensioni. ma questi miti erano considerati un’assurdità geologica. Wegener suppose che all’inizio del Mesozoico. . esistesse un super-continente che egli chiamò Pangea Fig. per cui scartata l’idea di un collegamento terrestre non rimaneva che prendere in considerazione la seconda ipotesi. come un pezzo di legno immerso nell’acqua torna a galla appena lo si libera. Ma le rocce che costituiscono i continenti sono del tutto diverse da quelle che formano i fondi oceanici e l’ipotesi che dovevano essere esistiti altri continenti. si scontrava con il modello dell’isostasia perché un continente formato di materiale leggero non poteva sprofondare nel materiale più pesante su cui galleggiava. 63 . se poi qualche forza misteriosa lo avesse spinto in giù esso avrebbe dovuto riemergere. circa 200 milioni di anni fa. L’idea di un continente sprofondato traeva origine dal mito di Atlantide. e in tempi più recenti dal mito della Terra Madre di Mu. 19 Dinamica delle celle convettive subcrostali. là dove ora si trovano gli oceani profondi.continente. la terra piena di favolose ricchezze citata da Platone. La quasi totalità dei geologi si scagliò contro il meteorologo tedesco bocciando senza mezzi termini la sua teoria. autore di una delle prime esposizioni critiche delle ipotesi relative all'enigma di Atlantide.(tuttoterra) circondato da un unico grande oceano chiamato Panthalassa (tuttomare). avrebbe reso superflua la teoria di un ponte intercontinentale. mentre a quello meridionale riservò il nome di Terra di Gondwana. ma è ricordato soprattutto per aver supposto due continenti primordiali al posto dell’unico congetturato da Wegener e chiamò quello settentrionale “Laurasia” (combinazione di Laurentia e Asia). Wegener venne accusato di allungare. il super-continente si sarebbe fratturato e i frammenti si sarebbero allontanati gli uni dagli altri. invece. un continente sommerso non avrebbe potuto esistere. difese senza incertezze fino alla morte le idee di Wegener fu il geologo sudafricano Alex du Toit. Egli presentò numerose nuove evidenze a favore della teoria. Alle ostilità incontrate da Wegener nel mondo scientifico contribuì anche il fatto che egli non era un geologo né un paleontologo né un biologo. I due super-continenti sarebbero stati separati da un mare 64 . distorcere e ripiegare i profili dei continenti nel tentativo poco onesto di farli combaciare. eppure le sue idee sconfinavano in tutti questi campi del sapere che non erano di sua stretta pertinenza calpestando l’istituzione scientifica dominante. Se in tempi preistorici fosse esistito un continente unico che si fosse in seguito frammentato. Nel 1932 Alexandre Bessmertny. Per effetto di forze dovute alla rotazione terrestre. mise in evidenza che nel caso l'ipotesi della teoria della deriva dei continenti di Wegener fosse stata valida. Colui che. come si pensava. Analizzando i sismogrammi era possibile risalire alla composizione dei terreni e alla loro struttura. il compito di studiare la natura della piattaforma continentale. Le nuove evidenze geologiche portate da valenti e affermati ricercatori.profondo. che avrebbe potuto essere utilizzata nel campo della ricerca geologica. Nei primi anni Trenta aveva preso piede una nuova scienza. una formazione geologica permanente. Nel 1940 praticamente tutti i paleontologi erano concordi nel affermare che i mammiferi fossili rappresentassero la prova che i continenti erano rimasti fissi per tutto il periodo connesso con l’evoluzione di quella classe di vertebrati. la peggiorarono. Le ricerche portarono alla scoperta che quel fondo marino era ricoperto da spessi sedimenti i quali potevano arrivare a due o tremila metri e quindi non era. cioè della parte sommersa più vicina alla costa. che coprono ben due terzi dell’intera superficie terrestre. La ragione per cui nell’anteguerra le discussioni sulla teoria della deriva dei continenti si erano dimostrate tanto polemiche e inconcludenti risiedeva fondamentalmente nel fatto che a quei tempi non si conosceva nulla o quasi nulla di ciò che si trovava sotto gli oceani. la sismologia. Le esplorazioni presto si spostarono in mare aperto dove le nuove tecniche sottomarine permisero la 65 . destinato a scomparire quando l’Africa e l’India si fossero spinte a nord contro il continente eurasiatico. nel 1935. Esperto nell’interpretazione dei sismogrammi generati da sismi artificiali era un giovane laureto in fisica di nome Maurice Ewing e a lui venne affidato. anziché rafforzare l’idea di una deriva dei continenti. raccolta di una serie di nuove informazioni nemmeno sospettate in precedenza. 66 . ad esempio. segnalarono che al largo i depositi sedimentari erano molto sottili mentre i calcoli mostravano che nel corso dei miliardi di anni di storia della Terra Fig. 20 La deriva dei continenti. . Esse. aveva osservato il luogo da lontano servendosi di un potente telescopio.3 Giornalismo e divulgazione Dalla carrozza belvedere del treno che lo trasportava di notte a Portland. il conduttore del convoglio disse che provenivano dai “Lemuriani impegnati nelle loro cerimonie”. il professor Edgar Lucin Larkin. il cronista si recò sul monte Shasta. Così scriveva Edward Lanser in un articolo pubblicato nel Los Angeles Times Star il 22 maggio del 1932. Sentì pure parlare di un “villaggio mistico” sorgente sui fianchi del monte. Un “eminente scienziato”. 67 . Erano state misurate invece solo alcune centinaia di metri di sedimenti che si sarebbero potuti accumulare in non più di 100 o 200 milioni di anni. in California. un giornalista scorse delle strane luci rosse e verdi sul monte Shasta. Interrogato al proposito. Lo studio del fondo marino confermò che la crosta oceanica era diversa da quella continentale e che sotto ad entrambe si estendeva una zona di materiale più denso che da quel momento venne chiamata “mantello”. 2.sul fondo dell’oceano si sarebbe dovuto formare uno strato di sedimenti spesso alcuni kilometri. Sperando di raccogliere nuovi elementi. da cui i curiosi che vi si erano avventurati non avevano mai fatto ritorno. nell’Oregon. cioè ad iniziare dall’era geologica del Mesozoico. incontrò altre persone che avevano visto le luci. nella città di Weed. invece che substrato come si diceva in precedenza. dove. I Lemuriani erano “uomini di alta statura. Il loro villaggio era protetto dal mondo esterno da una barriera invisibile. ambendo ad una nuova visione storico-archeologica "misteriosa". Nell’odierno clima di "crisi economica" e di conseguente generale difficoltà dell’intero settore dell’editoria. Da migliaia d’anni vivevano in incognito nel NordAmerica grazie al “potere segreto dei maestri tibetani” che li rendeva capaci di fondersi all’ambiente circostante. svanendo alla vista quando volevano. Forse qualcuno aveva fatto uno scherzo a Lanser? O forse la bizzarra vicenda era un parto della sua fantasia? Altri osservatori non rinvennero alcuna traccia dei Lemuriani sul monte Shasta. nella legittima necessità interiore di trovare risposte diverse e alternative a schemi culturali sempre più 68 . e quanto al professor Larkin. È indubbio che un pubblico sempre maggiore si stia con ritmo crescente appassionato a tematiche controcorrente ed esoteriche. scalzi. da Hancock a Sitchin e Velikovsky). Era morto nel 1924 e non poteva perciò confermare o confutare le asserzioni di Lanser. i capelli rasati. Questo genere sembrerebbe suscitare un gran clamore da giustificare la nascita di sempre nuove iniziative che vanno dall’editoria all’organizzazione di convegni di vario genere. "eretica" o "spaziale" che sia (da Gardner a Bauval. la patria perduta. ci si trova spesso di fronte ad una apparentemente illogica "escalation" delle pubblicazioni periodiche più o meno riferibili ad argomenti “misteriosi”. Con riti e luminarie e commemoravano Lemuria. che indossavano lunghe vesti di un bianco immacolato”. dal nobile aspetto. si trattava in realtà di un occultista che dirigeva l’Osservatorio di Mount Lowe come attrazione turistica. Kolosimo. giugno 1973. ed è facile confonderlo con i vari Voyager 69 . numero 6. anno II. Italia mistero cosmico. in Italia vedeva la luce un mensile sui generis pubblicato a Milano dalle Edizioni Sugar (poi SugarCo) e diretto da Peter Fig. Astronavi sulla preistoria. filosovietico. Odissea stellare. Kolosimo era un comunista a tutto tondo che tentò di mettere insieme Lenin e le civiltà extraterrestri. Nel novembre del 1972. li si poteva trovare in tutte le case e vendevano centinaia di migliaia di copie. coi suoi libri visionari. . Titoli che pubblicati da SugarCo. Ciò è testimoniato nel tempo dai buoni livelli di vendita dei numerosissimi titoli del settore pubblicati in Italia da vari editori.. ma lascia i suoi libri Terra senza tempo.desueti e insostenibili. fu soprattutto sulla sua figura che la Casa Editrice milanese costruì il suc-cesso delle sue iniziative editoriali.. Non è terrestre. Ex partigiano. fece sognare le moltitudini. Morì il 24 marzo 1984. grandi o piccoli che siano. Personaggio brillante ed eclettico. Kolosimo è uno degli autori italiani più tradotti nel mondo e pubblicato in 60 paesi. “Fantarcheologo” e paleo-ufologo che negli anni '70. 21 Rivista PI KAPPA. a sessantadue anni. erano grande narrativa popolare travestita da saggistica. 1975). cresciuto germanofono a Bolzano. poi. per quanto scienza “altra”. è corrispondente estero per L'Unità. fra Pilsen e Pisek. orientando la svastica a destra anziché a sinistra come nelle antiche tradizioni orientali. Occultismi ed esoterismi erano per lui sottoprodotti reazionari.odierni o con le numerose ricostruzioni paranoiche e complottiste disponibili in rete. 70 . padre italiano. La sua sfida era quella di collegare passato remoto e futuro utopico. Kolosimo credeva nella rivoluzione. Intanto scrive romanzi di fantascienza con lo pseudonimo di “Omega Jim”. Il commento di un Kolosimo che era stato partigiano è un: “Noi siamo assai lontani da tali concetti ed attribuiamo a ben altre ragioni la caduta dell'impero dei criminali tedeschi. e pensava che le scoperte sulle origini extraterrestri delle civiltà umane avrebbero contribuito alla consapevolezza dell'umanità. Anche quando si occupò di alchimia (Polvere d'inferno. In Odissea stellare (1978). annuncia il lancio del primo Sputnik “un mese prima di quella memorabile impresa" e dà per primo la notizia del volo spaziale di Valentina Tereskova. per un po' dirige Radio Capodistria (ma dopo la rottura con l'URSS è licenziato perché filosovietico). Il suo sguardo si sposta verso est. secondo i quali il regime di Hitler cadde perché aveva attirato su di sé la sventura.” Kolosimo era poliglotta e cittadino del mondo: madre statunitense. si laurea a Lipsia. negli anni '60 passa alla divulgazione scientifica. fa la resistenza in Boemia ed è “uno dei primi partigiani che. incontrò l'Armata Rossa. abbagli per piccolo-borghesi. con quella torsione fantastica che lo renderà celebre. Kolosimo riporta le credenze di alcuni occultisti. lo fece precisando che l'alchimia non è magia bensì scienza. Kolosimo colmò un buco. Camuffando da saggi divulgativi le sue narrazioni fantascientifiche. Uri Geller che piegava i cucchiaini con la forza del pensiero) e la “dirottò” in una direzione inattesa. “Viaceslav Saitsev. “Kardasev scrive”. una lacuna. “Il biologo sovietico A. per loschi fini di guerra psicologica". gli intellettuali avevano decretato la “morte del romanzo”. fa sorridere o portare a formulare ipoesi estreme come "Kolosimo agente del blocco orientale. il noto filologo dell'Accademia delle Scienze bielorussa” e così via. bulgari. tematica abbastanza vaga. Oggi può suonare grottesco tutto ciò. l´isola dell´Antartide inabissatasi per un cataclisma 12 mila anni fa e minuziosamente 71 . tedescoorientali: “Il professor Alexei Kasanzev”. Forse la questione era più semplice: leggendo quelle lingue aveva accesso a quel materiale. Kolosimo studiava il “mistero”. incaricato di diffondere in occidente strane teorie. scolasticamente poco interessante. Oparin” “Il sovietico Nikolai Brunov scrisse già nel 1937”. "Omega Jim" creò un grande fenomeno di costume.I libri di Kolosimo sono pieni di scienziati russi. Non per questo si era estinto il bisogno di romanzesco: Kolosimo intercettò la voglia di viaggio e di mistero che pervadeva tutto l'occidente (gli UFO. Lo scrittore trascorse gli anni della sua vita bolzanina a scrivere libri e confrontare documenti di prima mano provenienti dalle biblioteche di mezza Europa. il triangolo delle Bermude. e ai suoi lettori la cosa piaceva. e forse. In quell'epoca iperideologizzata. per dimostrare che il denominatore comune delle antiche civiltà misteriose conducevano ad Atlantide. una gigantesca nicchia di immaginario e mercato editoriale. la storica rivista di astronautica.descritta da Platone. Ne uscirono solo 12 numeri. a testimonianza del suo maggior successo. Al suo lavoro erano invece interessati scienziati internazionali del calibro del francese Robert Charroux. dell´americano Werner von Braun e del fisico tedesco Jacob Eugster. dell´inglese Raymond Drake. la sua rivista si chiamò "PI KAPPA" dalle iniziali del suo cognome. Ma il "via" glielo diede la serie di articoli Fratelli dell’infinito. vedendosi in parte riconosciuto il lavoro di 30 anni e ottenendo la prima rivincita ufficiale sul mondo accademico che tendeva a snobbarlo. nell´Egitto pre-dinastico e in altre civiltà. Più fortunato e noto di lui è stato. in seguito. Il percorso scientifico di Kolosimo lasciate sulle dalle tracce entità atterrate dallo spazio sulla terra degli Aztechi e dei Fig. fra il Novembre 1972 e l’Ottobre 1973. lo svizzero 72 . 22 Peter Kolosimo . Il continente oltre Colonne le d´Ercole cancellato dal primo diluvio universale che non era abitato da terrestri. con cui lo scrittore vince nel ´69 il prestigioso Premio Bancarella. missilistica e fantasie scientifiche Oltre il cielo. con cui manteneva una fitta corrispondenza epistolare. Maya dell´America cen-trale. culmina nel libro Non è terrestre. Al culmine del suo successo. Onestamente. n. Ma i meriti di Kolosimo nell’avere divulgato certe tematiche è indiscusso e incontrovertibile. Usciamo non per prospettare assurde teorie. 1972. Qualche spiraglio. 1 nov. E non si e fermato neppure sui reperti da museo etichettati un secolo fa. E se per far pensare c'è bisogno di un sogno. Usciamo perché siamo convinti che la scienza non è tale se non è progresso. eruditissimi. 73 . però. Usiamolo pure. Il mondo pullula di dilettanti. Le bancarelle pullulano di libri bellissimi. dall'altro ai pontefici e ai loro dogmi. Editoriale. pazzoidi e cialtroni che pretendono di dichiarare guerra ad oltranza alla scienza "ufficiale". In tutti i campi. è una dichiarazione di intenti e costituisce anche una sorta di epitaffio: Editoriale del primo numero di PI KAPPA22 Siamo chiari. per aprire qualche spiraglio su mondi affascinanti e troppo poco esplorati. documentatissimi.Erich Von Däniken. Usciamo per dire basta da un Iato ai maghi. Sugar. Un pizzico di fantascienza invita a riflettere. Pi Kappa: cronache del tempo e dello spazio. Noi non abbiamo la minima intenzione di farlo. ben venga il sogno. ripreso dal primo numero di "PI KAPPA". Milano. L’editoriale qui riprodotto. Cercheremo di far pensare. Non vogliamo speculare sulla sete di magia dei nostri giorni. senza spacciarlo per scienza. Non vogliamo fare concorrenza al Corriere dei Fantasmi o al Gazzettino dell'Incredibile. anche se qualcuno non se ne è accorto. p. Dichiarano solo guerra alla scienza. Nella corsa allo spazio il tempo non si ferma. E invenduti. 1. ma per tratteggiare nuove ipotesi di lavoro. non d'imporre. non qualche fetta d'assurdità. (1972). Peter KoIosimo 22 Kolosimo P. Nel nome della scienza. Ancona. che scienziati con una mentalità rigida non sono disposti ad ammettere.4 Scienza e pseudo-scienza È ragionevole chiedersi se il tipo di credenze o affermazioni di cui stiamo parlando possano essere liquidate con facilità. partendo da osservazioni empiriche per lo più fortemente soggettive. Ma la scienza è sempre esatta? In passato ha deriso idee che poi si sono rivelate giuste. Transeuropa. Nel presentare la sua rassegna sulle fedi pseudoscientifiche proliferate negli Stati Uniti fra Ottocento e Novecento. – matematico e scientifico – innanzitutto la dello che può pseudoanche Fig. in stridente contrasto con idee comunemente condivise. La “scienza” serve per capire il mondo che ci circonda attraverso l'applicazione del pensiero logico. La “pseudoscienza”. pertanto c'è forse qualcosa di vero anche nelle leggende più improbabili. 23 Gardner M. 74 .2. giunge a una arbitraria sintesi. avanza affermazioni e conclusioni per lo più mai scientificamente provate. invece. Una pseudoscienza è una teoria interpretativa della natura che. 23 Martin Gardner. tramite procedi-menti solo apparentemente logici. (1998). Martin Gardner 23 divulgatore tratteggia personalità scienziato. essere un imbroglione, ma in moltissimi casi è un sincero assertore delle sue idee e un convinto testimone di esperimenti irripetibili; un individuo per lo più isolato, senza o con minimi contatti con la comunità scientifica ortodossa, quasi sempre denigrato e a suo dire ostacolato nei suoi studi. Molti di costoro sono individui dotati di grande vitalità e di indubbio fascino; si occupano di temi di grande interesse e ampia risonanza emotiva come i problemi della salute, la struttura dell'universo, gli enigmi irrisolti. Gli ostacoli alla pubblicazione dei propri lavori e la crescente indifferenza od ostilità alla proprie idee da parte del mondo scientifico li pongono nella condizione di sentirsi dei geni incompresi, o anche i depositari di una missione, dei pionieri, dei benefattori. Spesso sono solo menti esaltate, che elaborano anche in modo delirante esperienze illusorie. La sviluppo di una pseudoscienza è generalmente limitato all'azione del suo creatore e con essa si esaurisce, ma ipotesi interpretative similari riemergono periodicamente; talora sostenute da vere e proprie organizzazioni, capaci di ottenere un consenso quasi fideistico da parte di ampi gruppi di credenti. Gli esempi citati nel libro di Gardner sono innumerevoli e comprendono particolari teorie astronomiche (terra cava, fisica lawsoniana), fisiche extrasensoriale), (rabdomanzia, mediche (culti psicocinesi, medici, mode percezione alimentari, frenologia, iridologia), sessuologiche (orgonomica), psicologiche (dianetica) e molte altre, talora in qualche modo intercorrelate, ma più spesso del tutto autonome, nate e cresciute in modo assolutamente arbitrario, irrazionale, slegate da ogni altra 75 interpretazione del mondo, sfuggenti a ogni possibile integrazione e confronto. Di particolare risalto il caso del russo Lysenko, le cui idee su evoluzione ed ereditarietà sono perfino divenute dogma di stato. Il seguace di una pseudoscienza è per lo più incapace di percepire, nelle teoria di moda, la commistione di dati non verificabili o ripetibili e di interpretazioni arbitrarie e non sa applicare i processi valutativi e i criteri di giudizio che sono alla base del consenso scientifico. Un grande merito di Gardner è quello di aver fornito una sintetica ma accurata esposizione delle singole teorie e del loro sviluppo, ben inserendole nel contesto storico. Non manca, laddove possibile, un certo riconoscimento a chi, come Reich, per buona parte della sua vita è stato un originale ricercatore, meritevole di stima da parte della comunità scientifica. Il giudizio diviene severo però laddove lo pseudo-scienziato anziché confrontarsi con i suoi naturali interlocutori si arrocca più o meno intenzionalmente in un suo mondo interpretativo sempre più alienato. Un interessante contributo di Gardner sono le sue considerazioni sul ruolo e sull'atteggiamento che devono assumere gli editori di riviste scientifiche e non. Se da una parte è giusto non permettere contaminazioni fra saperi convalidati e pseudoscienze più o meno deliranti, non può essere negata a priori a qualunque idea originale la possibilità di essere conosciuta, pena la coartazione della creatività scientifica. La soluzione proposta da Gardner è quella di consolidare quei meccanismi che impediscono la contaminazione fra i diversi canali della comunicazione, e ne mantengono separati gli ambiti di 76 fruizione, argomento di pressante attualità nella nostra epoca di deregolazione internettiana e di allarme per la crescente disinformazione scientifica. 77 78 3 LA “FINE” DI MU 3.1 Il mito dell’ “antica civiltà scomparsa” Attorno al concetto di mito nascono alcune riflessioni da un ragionamento combinato sui temi di “antica civiltà scomparsa”. La complessa trama di immagini e simboli universali su cui si articola, per esempio, il famosissimo mito dell’isola Atlantide, dalla sua fondazione alla scomparsa, è ricca di potere suggestivo. Atlantide esercita il fascino irresistibile delle origini e infonde la nostalgia della perduta età dell’oro. Visioni paradisiache dell’alba dei tempi fanno da contraltare al ritratto della natura indomita, suscitando desideri e timori comuni all’umanità tutta. Il mito di Atlantide evoca immagini di purificazione e rigenerazione ma in esso si agitano parimenti scenari drammatici di morte, in grado di destare le più profonde pulsioni dell’animo umano. A ciò si assomma infine la straordinaria efficacia persuasiva delle verità, storiche e filosofiche,24 che il mito si fa carico di raccontare, interrompendosi e lasciando dietro di sé “l’inconsolabile silenzio della parola”. Accanto a tali di difficoltà di carattere generale, il mito di Atlantide pone anche problematiche ermeneutiche specificamente riconducibili alla complessità del pensiero platonico, nonché alla necessità – peraltro incontestabile – di interpretare i miti greci, e 24 Della verosimiglianza e dell’attendibilità storica del mito di Atlantide tratto dal volume del 2009, nei cap. II e III. 79 in opposizione dicotomica a lògos “discorso razionale”. nei secoli. In italiano la parola e i suoi derivati sono stati sottoposti a un processo di metaforizzazione che ne ha moltiplicato la presenza in ambiti imprevedibili. ingl. soprattutto per indicare alcuni importanti macroprocessi comunicativi intraculturali (che si svolgono principalmente all’interno di una stessa cultura) e interculturali.25 alla luce della loro applicabilità al tempo e al luogo in cui sono stati trasmessi. per la straordinaria fortuna e per la bimillenaria attività esegetica su di esso condotta. p. sia nella produzione platonica. Timeo . ted: Mythos). in campo filosofico.. si introdusse ben presto l’uso di mythos nel senso tecnico di “discorso irrazionale”. fr: mythe.in particolare il mito platonico di Atlantide. Tuttavia. Il mito di Atlantide costituisce così un unicum sia nell’intero panorama letterario. Il termine “mito” ha acquisito con il tempo una ricchezza semantica molto pregnante. Mondadori. “discorso” si è evoluto e specificato in “racconto relativo a persone o eventi divini e soprannaturali”. percorsi ed evoluzioni 25 Platone (1994). Lo sviluppo del concetto e dell’essenza del “mito” nell’ambito delle discipline filosofiche ha seguito.: myth. a cura di Lozza G. Milano. Nell’età classica il significato più antico di “parola”. ciò che è rimasto il nucleo semantico essenziale perdurante anche nelle lingue moderne che hanno recepito il prestito.19-20. it: mito. poiché mai essi appaiono slegati dalla necessità di rispondere a precise esigenze contemporanee. 80 . Lo stesso termine è entrato come prestito nel lessico di molte lingue moderne (es. Filosofia delle forme simboliche e Linguaggio e mito di E. “eziologico” (per spiegare e fondare specifici culti e riti) e “storico” (in quanto rielaborazione leggendari e metaforica di avvenimenti preistorici o protostorici. Volendo fissare dei punti fermi nella definizione semantica del termine “mito”. tramandati solo in via orale).W. Questo racconto di Platone viene definito normalmente un “mito”. elaborata sul racconto platonico di Atlantide. “cosmogonico” e “teogonico” (come risposta alle domande più recondite e primordiali sull’origine dell’universo e sull’esistenza di esseri divini). si può porre l’attenzione su due elementi che caratterizzano comunemente una tradizione mitologica: 1. Vico. Cassirer. Filosofia della mitologia di F. Schelling. Un aspetto che appartiene a un livello genetico-formativo. contributi degli studi psicanalitici circa la materia.B. Un aspetto che appartiene al livello più strettamente funzionale dello stesso mito. Il Facchetti introduce una riflessione.26 Portando l’attenzione su quest’ultimo aspetto. attorno al concetto di “mito” si è così strutturata una tassonomia secondo cui esso si può distinguere in “naturalistico” (come risposta all’esigenza di interpretazione di fenomeni naturali incomprensibili). il “mito di Atlantide”. da Freud in poi (la teoria degli “archetipi” ecc.molto complessi. Ma in concreto. 1.) 81 .J. Il mito “storico” in senso stretto è di solito caratterizzato dall’essersi formato attraverso una lunga tradizione orale in 26 G. 2. l’aspetto “storico” del racconto mitologico. che si connotano in qualche modo per esemplarità o importanza. per le generazioni successive della stessa collettività. Dall’altra parte. 2. 82 .un periodo remoto. di una tradizione mitologica sorta “spontanemaente”. pubblicato in questa raccolta. nella maggior parte dei casi. siamo indotti a reputare questo racconto mitologico come qualcosa di diverso rispetto a un semplice processo di incapsulamento poetico di eventi 27 Anche Papamarinopoulos. ponendo al centro dell’interesse il livello funzionale. in linea di principio. Infatti. nel suo intervento. si caratterizza per la sua origine remota e per il fatto di essersi formato spontaneamente tramite una tradizione che si consolida nel tempo e viene accresciuta da racconti poetici che hanno valore puramente celebrativo. esornativo. esempio utile per l’indirizzo della comunità e così via. precetto morale. con l’apporto di tradizioni locali. si vede emergere un tipo di mito che potremmo chiamare “storico” in senso più lato. Un “mito spontaneao”. evoca la dicotomia non-fabricated myth/fabricated myth.27 A livello genetico questo tipo di mito “storico”. come riflesso di un evento o agglomerato di eventi realmente accaduti. sia pure parzialmente fermato. osservando la struttura di un mito apparentemente “storico” ma improntato in modo primario a veicolare qualsivoglia insegnamento. al punto che questo scopo comunicativo prevale del tutto sul nucleo degli eventi storici. Molti di questi racconti poetici contengono degli abbellimenti e dei rigonfiamenti: tutto ciò al fine di preservare e tramandare il racconto e il suo messaggio “storico”. risalente a un’epoca antecedente alle tradizioni scritte. Si tratta. 28 28 Molto interessanti ed esemplificativi sono i saggi di Lèvi Strauss in Fabbri- Marrone 2002. informazioni utili oltre che piacevolmente fruibili perché esornate.passati ritenuti degni di grande rilievo. in un intreccio spesso difficile da districare. che si contrappone a quello “spontaneo. Si tratta anche di ragioni connesse a tecniche mnemoniche e ad esigenze di culture in cui la scrittura è assente o secondaria. C’è inoltre un uso del testo in senso ampio. abbellite. ma un atto comunicativo superiore è proiettato sopra questo nucleo fino a schiacciarlo. Il nucleo di verità storica non si riflette nella deformazione mitologica. ibidem. In questi casi tradizioni mitologiche “spontanee” e “artificiali” si presentano frammischiate tra loro e con miti differenti da quelli classificati come “storici”. Lo scopo di questo mito formalmente “storico” è diverso da quello del mito “storico” in senso stretto. orale soprattutto. come sopra delineato. Il nucleo di eventi storici è solo un pretesto per la preparazione di un messaggio definito. 148-167 (analisi del mito delle “gesta di Asfiwal”. trasfuso e compattato in grandi cicli mitologici. p. diffuso presso gli indiani – nordamericani – Tsimshian) e di Dumézil. L’intervento di una mente creatrice-manipolatrice è qui avvertibile e radicale. in modo che essa passi alle generazioni successive. pp. religiosa. Perché nasce questo tipo di mito “artificiale”? In linea di principio per rispondere alla necessità di trasmettere un’informazione codificata. in cui vengono introdotte informazioni di natura storica. 168- 83 . economica. Si tratta dunque di un “mito (storico) artificiale”. Il nucleo funzionale principale è quello di trasmettere una conoscenza. facendo ancora riferimento al punto 1. che verranno. un dato di esperienza. Da questo nucleo semantico si distacca però. 29 Apollodoro. v. è positivamente difficile. Invece per un mito come quello del giardino e dei pomi delle Esperidi29 (che già alcuni degli antichi immaginavano. alle giovani generazioni e alle generazioni successive. principalmente indirizzato. o in senso stretto. per definizione. si reputa che in questo genere di tradizioni sia più 174 (in cui si introduce anche la questione della distinzione tra “favola” e “mito”). sia in senso stretto che in senso lato. stabilire la profondità cronologica o il livello di realtà in cui eventualmente situarne l’origine.I poemi omerici sono un esempio di questi eterogenei conglomerati mitologici. in cui è peraltro possibile riscontrare un solido e riconoscibile fondamento storico. un mito “storico” spontaneo. quel tipo di mito che è chiamato “storico”. sorge semplicemente attorno a un evento storico o a un insieme di informazioni-eventi che vanno tramandati di bocca in bocca alle generazioni successive. 11. 84 . p. poiché il significato primario di “mito” designa qualcosa di inventato. 2. Il Facchetti introduce il concetto di “pseudo-mito”. La coniazione e l’uso di un neologismo di questo tipo potrebbe sembrare strano. esso viene creato per un motivo specifico. Biblioteca. o impossibile. anche Graves 1995. di poter in qualche modo “storicamente” collocare “oltre il fiume Oceano”). 5. cioè. Perciò. di favolistico o irrazionale. tra le diverse ipotesi. reputato molto significativo per la comunità. ad hoc. perché. in quanto “artificiale”. 113. un insegnamento. anche in senso diacronico. per trasmettere un’unità di conoscenza ben definita. oppure. Ossia esso non ha alla base nessun nucleo di storicità. Ad un certo punto un certo autore riferisce (mentendo) di avere avuto notizia di una rispettabile e antichissima tradizione raccolta presso una certa popolazione più o meno esotica: in tal modo sorge ed entra in circolo lo pseudo-mito.o meno facilmente riscontrabile un fondamento di verità storica. 85 . appunto. Di fronte alla narrazione platonica delle vicende di Atlantide si rimane nel dubbio se si possa considerare un caso di pseudo-mito oppure no: un’effettiva antica tradizione egiziana oppure una creazione di Platone studiata per trasmettere un modello di costituzione civica ideale. né tantomeno una tradizione alle spalle. Dunque con pseudo-mito si potrebbe indicare una narrazione che è sprovvista del requisito genetico-formativo che ricorre in ogni tipo di mito “storico” propriamente inteso. o anche almeno di sospettare con qualche fondatezza tramite le nostre conoscenze. in tutto o in parte. coincidere con quelle motivazioni primarie che stanno alla base del mito “storico” in senso lato o “artificiale”. Le ragioni di tale falsificazione possono essere diverse e. l’esistenza di un effettivo evento storico alla base della narrazione. In ciò sta la possibilità di confondere le due fattispecie (mito “storico” artificiale/pseudomito). ma viene inventato ad hoc con la dolosa apparenza di fondarsi su un evento realmente accaduto e di possedere una tradizione antica. Un problema di classificazione sorge (e talora può rimanere insuperabile) qualora non c’è la possibilità di verificare. Notevole invece appare il parallelismo con le Tavolette di Naacal viste e tradotte dal solo James Churchward e delle quali egli stesso non fu in grado di provare l’esistenza. seppure con l'ausilio di un computer. sarebbe facile realizzare un libro falso in copia unica.Tornando al concetto di “pseudo-mito”. se riguardo ad Atlantide c’è la possibilità di dichiarare il dubbio circa il nucleo di storicità o l’effettiva esistenza e antichità di una tradizione (egiziana. e non è corretto affermare che si tratti di falsi a priori. fa parte di numerosi racconti mitologici. 3. Se ne trovano tracce nella mitologia polinesiana e in quella indiana. Indipendentemente dalle fonti che lo ispirarono. Tuttavia la leggenda di un continente-impero scomparso. Churchward 86 . Seppure c’è chi sarebbe disposto a giurare di aver visto le tavolette originali. una situazione del tutto diversa interessa notevoli esempi di pseudo-miti recenti. Neppure oggi. Ma il critico inglese William Emmer Coleman ci rivela come la Blavatsky non era nuova a simili imprese. Ma una dichiarazione di falsità non attesta la reale falsità di un documento. Churchward è generalmente ritenuto un impostore. nell'area del Pacifico. nel caso specifico) degli eventi. affermando che in "Iside rivelata" ella cita almeno 1500 testi inventati.2 Le falsificazioni Porsi un simile problema è lecito quando si vanno a prendere in considerazione le personalità che hanno divulgato verità misteriose. .]. Ma un'altra delle obiezioni mossa al colonnello riguardava l’oggettiva impossibilità di traduzioni da una lingua sconosciuta (il Naacal) o da una lingua non ancora decifrata: nel 1920 la lingua Maya non era stata tradotta.] farfalle dai colori sgargianti danzavano all'ombra degli alberi [.. anche indipendentemente dal contrasto con le fonti "ufficiali". traduzione che rivelava le origini sulla base di una geologia alternativa.] laghi la cui superficie era costellata di migliaia di sacri fiori di loto [. Il colonnello probabilmente si lasciò prendere dall'entusiasmo e dall'enfasi e forse dalla fantasia.procedette alla stesura del suo testo “Mu.]... giungendo così a ricostruzioni che non hanno solide fondamenta. il continente perduto” e da lui definito traduzione. La lussureggiante vegetazione ricopriva l'intero territorio [.l'epica narrazione dei sette giorni e delle sette notti .]. e ciò risulta evidente da questo frammento di narrazione del “Giardino dell'Eden”: "Il vasto e ricco territorio era attraversato e irrigato da numerosi e larghi corsi d'acqua [.... La sua dissertazione ha una forma piuttosto romanzata invece che scientifica.non sarebbe nata tra le genti del Nilo né nella valle dell'Eufrate. Grandi felci dalle foglie vellutate si protendevano dalla riva dei corsi d'acqua [. Quella più in evidenza era il contrasto con la Bibbia per il posizionamento del "giardino dell'Eden" in un continente ora sommerso dell'Oceano Pacifico.. cosicché la storia biblica della creazione . A Churchward sono state mosse numerose contestazioni..].. frutto di conoscenze millenarie secondo le quali l’umanità avrebbe trovato origine a Mu. Alte palme dalle foglie larghe orlavano le coste oceaniche [.. La foresta era attraversata da orde di possenti mastodonti ed elefanti 87 . ma a Mu.. . le regioni meridionali della terra di Mu vennero sconvolte da terremoti e da eruzioni vulcaniche. ricorda Churchward. che erano crogiuoli di cultura e di sapienza e si diffondevano linearmente in tutto il continente e da lì oltre l'Oceano: "Mu aveva colonie in tutto il mondo". squadrate con tanta maestria che l'erba non riusciva a crescere tra le fessure". 46. simili a una ragnatela. Tali vie erano lastricate di pietre levigate. SugarCo. (1999).che sventolavano le loro grandi orecchie nel tentativo di allontanare gli insetti molesti. dalla pelle chiara e leggermente olivastra. Milano. Forse una terra così meravigliosa non poteva resistere per lungo tempo. Mu il continente perduto. su una struttura gerarchica: "la razza dominante era quella degli uomini bianchi. l'oceano invase la terraferma Churchward J. però. uomini dalla pelle gialla. Questo immenso continente pullulava di ogni forma di vita su cui regnavano sovrani circa sessantaquattro milioni di uomini. dai grandi occhi neri dallo sguardo vellutato e dai lisci capelli bruni. Lungo le coste meridionali del territorio si levarono spaventose onde e si scatenarono cataclismi 30 d'ogni genere. E infatti: "Dopo grandi boati provenienti dalle viscere della terra. pag. Giustizia ed equilibrio si basavano. creature di incredibile bellezza. anche a Mu non vi fu mai traccia di violenza tra le genti: tutti vivevano in armonia in quel luogo che nei misteriosi documenti indiani viene indicato come "impero del sole". Il territorio era abitato anche da altre razze. 88 . i quali però non avevano posizioni di dominio". ambrata o bruna. Il colonnello narra anche delle città principali.30 Come in molti altri luoghi ideali e idealizzati. Larghe strade levigate si snodavano in tutte le direzioni. che si dimostrò però illusoria: poco più tardi l'intero continente venne definitivamente distrutto da maremoti. presero a ribollire". 89 . L'archeologia esercita una forte attrattiva sul grande pubblico. Le fonti di Churchward fanno riferimento a "fuochi e fiamme che si innalzarono dal sottosuolo e si sprigionarono fuochi e fiamme che si innalzarono nell'atmosfera fino a toccare le nubi con un diametro di cinque chilometri [. ovvero Mu con tutti gli abitanti. Quello fu il primo stadio distruttivo. Da ogni parte alte onde. più simili ad autentici muri d'acqua. e ci sono molte persone senza scrupoli che hanno pensato bene di utilizzare questo forte interesse sostenendo tesi mai verificate. il pubblico è informato soprattutto da libri di autori la cui maggiore motivazione non è quella di educare. Il risultato è che il pubblico interessato al passato dell'umanità viene spesso raggirato e totalmente disinformato sull'argomento. le acque ritornarono alla calma e l'oceano. Di qui deriverebbe il suo nome.. dopo aver ingoiato la vittima sacrificale. E poiché gli esperti passano gran parte del tempo a discutere fra loro. se non addirittura la ricerca del solo guadagno materiale. una sorta di "ricostruzione". Quando tutte ebbe termine. I vulcani si risvegliarono. quanto piuttosto quella di provare la teoria preferita. a causa del gran calore.].. concentrandosi nel punto che un tempo era stato il cuore del continente e lì. sputando lapilli e lava". terremoti ed eruzioni vulcaniche. si abbatterono sulla terra. lentamente si quietò. L'inabissamento del continente di Mu scatenò un maremoto terrificante.distruggendo molte città. a cui fece seguito una seconda fase. Oceano Pacifico. Questo desiderio di fama e notorietà ha fatto sì che molti abbiano esagerato o alterato i dati disponibili. Alcuni sono stati indotti a falsificare reperti archeologici a briglia sciolta. Gli esempi interessanti sul cattivo uso che ne viene fatto sono tanti. 90 . produttori cinematografici. Un giro economico non indifferente si muove attorno alla grande curiosità del pubblico sul passato dell'uomo. Il desiderio di dimostrare la validità di qualche pretesa nazionalistica o razziale. Editori. compresi alcuni professionisti. Molto simile al desiderio di fama. T-shirt e un illimitato merchandising di vario genere. Un altro dei motivi da prendere in considerazione è la fama. L'interesse del pubblico nei confronti dell'archeologia è così forte che spesso si spende più del dovuto pur di visitare siti famosi o comprare libri sull'argomento. giornali e riviste. hanno costituito le motivazioni di molti archeologi. anche il nazionalismo ha avuto un ruolo importante nelle affermazioni archeologiche non provate o estreme. servendosi dell'archeologia ha avuto alleati in molte epoche. per dimostrare chi ci era stato per primo o chi si è civilizzato prima.L'archeologia è un campo di studio affascinante che diviene vittima proprio della sua popolarità. Chi è interessato al guadagno economico non si lascia sfuggire l'opportunità di sfruttare questo interesse e così si producono libri. viaggi turistici organizzati. Il guadagno può senza dubbio essere uno dei maggiori fattori motivazionali. Il desiderio di scoprire il sito più antico o di dimostrare che quanto detto in precedenza era errato. Alcuni fedeli si dilettano di archeologia e utilizzano le scoperte a riprova della validità delle rispettive teologie. L'antichità è il terreno in cui affondano le radici molte religioni. Una notizia poco accurata sul recupero di extraterrestri nelle piramidi egizie. può apparire sugli schermi di tutto il mondo praticamente nello stesso istante in cui viene fabbricata. L'avvento di Internet ha provocato un'esplosione di diffusione di miti e misteri. e ogni verità diviene lecita. possano essere diffuse false interpretazioni a un numero sempre maggiore di persone.Sfortunatamente anche la religione ha avuto un ruolo nella frode archeologica. siti 91 . Ma queste stesse caratteristiche comportano che. e se anche ve ne fosse qualcuna. Storie incredibili sul passato dell'uomo non hanno più bisogno di passaparola o di editori senza scrupoli per essere diffuse: chiunque possieda un computer. raccoglie il suo spazio e i suoi “fan” all'interno della rete. un modem e un provider Internet può urlare al mondo intero tutte ciò che vuole. Ma esistono molti siti web autorevoli che forniscono risposte e repliche esplicite sugli argomenti più misteriosi del pianeta. Il web – informale e non filtrato – ha consentito un'ampia diffusione di informazioni sul passato dell'umanità. questi luoghi virtuali diventano immediatamente piccoli campi di battaglia senza via d'uscita. Da questi “ring virtuali” si deduce che làddove viene a cadere la capacità di confronto. con la stessa celerità. poche sono le contrapposizioni critiche. Il mito del continente affondato di Mu. pur non essendo famoso come Atlantide. nei forum o nelle bacheche sull'argomento. vi è libertà di interpretazione assoluta. Il colonnello James Churchward. narrando le vicende della terra di Mu. n. che – secondo lo stesso – è un più grossolano calco moderno del racconto platonico di Atlantide. con cui Lemuria fu immediatamente identificata.31 Tutte le speculazioni esoteriche su Lemuria erano probabilmente note a James Churchward. 92 . che negli anni Venti del XX secolo cominciò a far circolare pubblicazioni contenenti materiale storico. Il Facchetti asserisce senza ombra di dubbio come James Churchward abbia fraudolentemente costruito un vero e proprio pseudo-mito. epigrafico e archeologico di origine più disparata (non senza casi di vere e proprie falsificazioni documentali) lasciò credere di essere riuscito a riesumare una fino ad allora pubblicamente sconosciuta tradizione antica e ininterrotta. è giusto comunque chiedersi se Churchward abbia effettivamente scoperto degli antichi documenti riferiti all’inabissamento di una remota civiltà nell’Oceano Pacifico (così 31 Articolo sulla rivista “Hera” del marzo 2001.web creati da persone che conducono ricerche sul campo. che pretendevano di contenere le prove archeologiche dell’esistenza dell’”impero di Mu”. Prescindendo dai moderni dati della scienza geologica. analizzando luoghi e manufatti e sono impegnati nella interpretazione scientifica del nostro passato. e certamente ne tenne conto nella stesura dei suoi libri. che non lasciano spazio (come dimostrano anche precise osservazioni satellitari) a un continente Mu/Lemuria. 15. Per il Facchetti il racconto relativo al “continente Mu” esplica un caso esemplificativo di pseudo-mito. ma solo il disegno di qualche “figura simbolica” tratta dalle stesse e la trascrizione dell’alfabeto ieratico di Mu. la interpreta come un racconto in lingua “cara-maya” concernente l’inabissamento di Mu. “la madreterra dell’umanità”. Ancora. I Fenici – primi inventori dell’alfabeto – applicarono semplicemente il principio acrofonico: attribuirono il valore fonetico della consonante iniziale all’oggetto rappresentato. beta. ecc. 93 . né si è mai riusciti a identificare il suo “amico” sacerdote. I Greci trascrissero semplicemente i nomi fenici come alfa. invece. delta. gamma. In alcune pagine si diletta nella traduzione dei nomi delle lettere dell’alfabeto greco. i cui testi descriverebbero la creazione del mondo e il perduto continente Mu. Quanto all’”antica lingua dei Naacal”. in altri suoi libri confronta con segni egiziani e maya per lo più mal copiati o del tutto sbagliati. I nomi delle lettere greche sono la trascrizione dei nomi fenici dell’oggetto raffigurato dalla lettera stessa.. Churchward non rivelò mai la collocazione del monastero in cui egli vide le citate tavolette. che. e dopo aver trascritto in “ieratico di Mu” la sequenza dei nomi delle lettere greche. Lo stesso termine “Naacal” non è altrimenti conosciuto. li legge come formule in “cara-maya. Churchward non fornisce alcuna completa riproduzione di queste presunte tavolette indiane.come per Atlantide esistono i racconti del Timeo e del Crizia di Platone). Churchward sostenne di aver “letto” in India le antiche tavole sacre dei Naacal. Churchward. A tal proposito. Churchward è l’unico ad affermare di averla imparata. però. 32 Facchetti ha pubblicato le sue annotazioni sulla questione in Facchetti 2009. che mostrano come le “tavolette Naacal” e la “scrittura di Mu” siano in realtà un parto della mente di Churchward e non siano mai esistite al di fuori della sua immaginazione. che scopersi molti anni fa in India. “traducendo” quelli che sono semplicemente dei disegni come se fossero le “storie dell’antica terra di Mu”. Ciascuna di esse è decorata con un motivo ornamentale.Il Facchetti fa moltissimi riferimenti specifici a riguardo. In pratica le “tavolette” messicane (a differenza delle Naacal) esistono davvero. le due collezioni di scritture sono nell’alfabeto di Mu. e asserisce: “una cosa è certa. salvo che nessuno tranne Churchward le ritiene testi scritti. Le tavole di Naacal. p. 153-165. Per gli archeologi e gli studiosi sono semplicemente figurine appiattite realizzate a migliaia da un’antica popolazione messicana per preghiere o adorazioni. 94 . la Madre terra”. Queste sono le “tavole” cui si riferisce Churchward. e infatti esse non riportano alcuna forma di scrittura. e una vasta raccolta di tavole portate alla luce da William Niven in Messico”.32 La prima frase del citato libro di Churchward recita: “Tutti gli argomenti scientifici del testo sono basati sulle traduzioni di due serie di tavole antiche. cui attribuisce significati a piacere. Eppure le “tavole” di Niven (ampiamente riprodotte e commentate nei testi di Churchward) non recano alcuna traccia dell’”alfabeto di Mu”. connesso a una simbologia magicoreligiosa che Churchward “scompone” a suo arbitrio in vari pezzi. di James Churchward . Non esiste un’antica leggenda di Mu (e una reale terra di Mu). contenenti tutti trattazioni per lo più inerenti alla pseudo-scienza. Per spiegare quelli che sono enigmi archeologici. 24 The Children of Mu.Anche la testimonianza delle tavole di Niven si rivela dunque un non-fatto. Le rovine dell’Isola di Pasqua e di altre isole sparse nell’Oceano Pacifico sono state uno dei punti di partenza fondamentali dell’idea di Churchward. nessuna “tavola” Naacal. così come ce l’ha raccontata. The Cosmic Forces of Mu (1934) e The second book of the Cosmic Forces of Mu (1935). fornendo prove archeologiche “inventate” ? E sotto questa nuova ottica desta probabilmente meno meraviglia che dopo il successo di The Lost Continent of Mu (1926). tutta la teoria del continente scomparso di Mu non si regge: nessuna Lemuria. In conclusione. così forse il colonnello ebbe l’idea di “scoprire” il continente Mu adottando e precisando i racconti degli occultisti che si “occuparono” di Lemuria. James Churchward si impegnò a pubblicare piuttosto veloce-mente The Children of Mu (1931). ha commentato qualcuno ha rilevato che la sua lettura delle tavole di Niven sarebbe paragonabile a un archeologo 95 Fig. The Sacred Symbols of Mu (1933). Tra chi Churchward. un dato scientificamente inesistente. nessun racconto del Codice Troano. ossia un’attestazione scritta di remota antichità delle vicende cruciali relative allo pseudo-mito che si sta per “inventare”. come – per esempio – un documento linguistico. necessita anzitutto di essere avvalorato con la produzione di prove importanti a sostegno. attorno al 21. e che egli avrebbe portato con sé quando. specialmente quando viene presentato per la prima volta.del futuro che volesse far derivare la descrizione della storia degli Stati Uniti dall’esame di un migliaio di Barbie. Il tema della falsificazione documentale 33 è un tema che si intreccia facilmente con le modalità di costruzione di uno pseudomito. 96 . emigrò dalla sua madrepatria Mu (i nuovi testi la chiamano Muror) nelle “colonie” dell’America Centrale. specifica che il merito del sensazionale rinvenimento va attribuito all’archeologo Reesdon Hurdlop. che diede la notizia della sensazionale scoperta nel 1959 nel sito archeologico messicano di alcuni antichissimi rotoli contenenti la trascrizione del diario di un quattordicenne muviano di nome Kland. fu Raymond Buckland. come si seppe in seguito. un noto esperto di storia della stregoneria. Scrittura e falsità. Quest’ultimo. Mu revealed svela così la vera essenza di Mu: una messinscena. Bretschneider Giorgio.. 25 Mu Revealed. L’autore della burla.050 a. Il libro di Tony Earll. Mu Revealed. Roma. di Tony Earll. Facchetti Giulio (2009). Anche il caso di Atlantide è stato 33 Fig.C. il New York American. I manoscritti maya sono andati tutti distrutti tranne tre o quattro. Tornando al caso di pseudo-mito rappresentato dal racconto di Mu. negli pseudosaggi che si occupano di queste materie). riempì il suo scritto con “documentazioni” paragonabili a quelle appena esaminate. Caso esemplificativo di questa fattispecie è la pseudo-traduzione di un manoscritto maya (citata e ricitata poi. con vari dettagli. o pseudotraduzione. perfino ai nostri giorni. quando nel 1926 pubblicò il suo primo libro The Lost Continent of Mu. la descrizione di un cataclisma che avrebbe colpito un vasto paese. decifrazione della scrittura maya ha invece avuto inizio a partire dagli anni Cinquanta del XX secolo (sulla base degli studi del russo Knorozov) ed è tuttora in corso. poi. che credeva. tra cui il codice Troano. scientifica. Anche alla pseudo-traduzione operata da Le Plongeon sul testo maya emerge. intitolato “How I found the Lost Atlantis. sono proprio gli stessi impiegati da Paul Schliemann nel suo articolo del 20 ottobre 1912 rilasciato al giornale di New York. di aver decifrato la scrittura maya. all’epoca) a decifrare. come il testo 97 . sprofondandolo infine nelle acque. Alcuni pseudo-documenti. a torto. cioè di una falsa interpretazione di un qualsivoglia documento autentico redatto in una delle tante lingue o scritture dimenticate. La vera. Esempi “classici” sono l’etrusco. il maya o il rongorongo dell’isola di Pasqua. Si potrebbe avere anche il caso di falsa traduzione. che fu “tradotto” da Le Plongeon. the Source of All Civilisation”. che non si riescono (o non si riuscivano.investito da un’ondata di falsificazioni documentarie dirette e indirette. James Churchward. 16-18. piuttosto che le terre stesse. questi confronti non hanno nessun fondamento e significato. Senza entrare nel merito degli apporti “mistici” (come le visioni della “sensitiva” Blavatsky) e pre-scientifici (la questione di Lemuria) che sono stati recepiti e incorporati nella costruzione di Churchward. Sorvolando su questi particolari ermeneutici di testi inventati.caldeo di Lasha o la pseudo-traduzione maya di Le Plongeon. 98 . Un’eccezionale applicazione di quel fenomeno appena definito 34 Facchetti Giulio (2007). in seguito arrivò a inventare un vero e proprio alfabeto “ieratico” di Mu. Rimanendo sul piano della falsificazione documentale è interessante osservare come Churchward cominciò con il diffondere di aver avuto accesso ad antichissimi documenti segreti (conservati in India) recanti la storia di Mu e mostrati a lui solo. con le sue rovine. che Churchward attribuisce a questo preteso ex-continente. Lo stesso nome di “Mu”. in conclusione. un minuscolo relitto emerso dell’antico continente. reinterpretati questa volta come descrizioni dello sprofondamento di un continente già collocato nell’oceano Pacifico. che egli confronta con il cosiddetto alfabeto maya di De Landa34 e con segni mono-consonantici dell’antico egiziano. però “Mu" indica il nome del sovrano di queste terre. è tratto da questi due “documenti”. Facchetti 2007. ma anche qui la lista è piena di errori e. oltre al fatto che l’”alfabeto di Mu” è palesemente inventato. nel caso di Mu gioca un ruolo determinante il cosiddetto “mistero” dell’Isola di Pasqua. Milano. p. Antropologia della scrittura. in cui. considerata. più o meno stilizzata. da lui scomposti e collocati in sequenza. una lingua. La decifrazione delle scritture scomparse. Questo “metodo” ha un precedente nei lavori che Athanasius Kircher dedicò. Queste tavolette recano ciascuna una singola rappresentazione. magici o apotropaici. i singoli elementi. con cui “decifrare” l’elenco dei nomi delle lettere dell’alfabeto greco. in modo arbitrario. si mise a “tradurre” come testi. in pieno Seicento. 35 Pope M. Newton & Compton Editori.“pseudo-traduzione” è costituito dal trattamento riservato da Churchward alle cosiddette “tavole di Niven”.35 Churchward giunse perfino a creare. in modo molto elementare. così da farne risultare un’ennesima descrizione dell’affondamento di Mu. di figure umane. in maniera altrettanto arbitraria. e interpreta. Churchward scompone questi semplici disegni in varie parti. Anch’egli. Il carattere eccezionale di questa pseudo-traduzione sta nel fatto che essa è attuata su figure e non su testi scritti veri e propri. animali. come se fossero segni di scrittura (un altro tipo di scrittura Mu). alla “decifrazione” della scrittura geroglifica egiziana (di cui egli pretendeva di essere riuscito a svelare il funzionamento). quelle che erano semplici immagini decorative. da lui chiamata “cara-maya”. 99 . Roma. (1978). vegetali o celesti. Si tratta in realtà di pietre incise con motivi ornamentali scoperte nel 1911 in Messico dall’archeologo mineralogista William Niven. previa un’arbitraria scomposizione del disegno stesso. Sono con ogni verosimiglianza oggetti di culto domestico con simboli religiosi. talora. esiste la certezza che esso ricade pienamente nell’atto falsificatorio dello “pseudo-mito”. Nondimeno è certo che il racconto platonico. Altri autori stranieri. Non c’è un “mito storico”. Non è possibile dire con sicurezza se il mito di Atlantide fu uno pseudo-mito nel momento in cui Platone mise per iscritto i dialoghi che ce ne trasmettono la memoria (se cioè Platone inventò completamente le fonti egiziane e l’antichità della tradizione. oltre ai consueti falsi documenti e pseudo-traduzioni dei tempi di Churchward (i cui libri sono ovviamente ripresi come oro colato). cioè su una base di vicende realmente accadute o. ha in ogni caso acquisito i tratti e le funzioni comunicative di un vero e proprio mito. su una trasmissione molto antica del racconto che può perciò aver anche del tutto stravolto il nucleo di veridicità iniziale. creando il racconto ex nihilo). più “pubblicizzati” da mezzi di comunicazione di massa. benché molti indizi (tra cui l’opinione di Aristotele) sembrino suffragare questa possibilità. e casomai il racconto di Churchward potrà 100 . per la solita ricerca del mero sensazionalismo. anche se dovesse qualificarsi diversamente dal mito “storico”. invece. continuano a citare e recitare “studi“ di (dis)valore scientifico pari a quello appena visto. per le sue caratteristiche originali e per l’immenso prestigio dell’autore. riposanti. perlomeno.Questo filone pseudo-saggistico che deforma argomenti linguistici ed epigrafici nell’ambito del dibattito su Atlantide è ancora oggi molto diffuso. In conclusione si può precisare che il concetto di pseudo-mito si applica a tutti quei racconti che vengono volontariamente falsificati per sembrare miti “storici”. Nel caso del racconto di “Mu”. Alla verità. Di conseguenza negli ultimi decenni si è verificato un’interruzione crescente fra la concezione della verità condivisa dagli storici e le opinioni dei filosofi. restano fedeli al realismo e alla verità. seppure di natura diversa da quello storico.svilupparsi in un “mito”. ma anche quando scrivono opere storiche che non si avvicinano alla versione del meta-racconto. Essi sono più o meno coscienti che i filosofi contemporanei. legati alle concezioni postmoderne.3 L’approccio storico alla “verità” Dallo studio della pratica storiografica di Jerzy Topolski emerge che gli storici considerano i loro risultati principalmente come un prodotto della vera conoscenza del passato. solo se tali visioni riusciranno o meno ad attecchire ampiamente nelle “conoscenze diffuse”. cioè nell’insieme di quelle credenze che. Nel contempo sono sostenitori della 101 . che per gli storici non è soltanto una categoria logica o sociale. danno alla pratica storiografica un significato ben diverso: considerandola come un'attività culturale o un genere letterario. costituisce una parte rilevante di ciascuna cultura individuale. bensì anche una categoria morale come presupposto della loro onestà. a prescindere dalle conoscenza tecnico-scientifiche effettivamente (e necessariamente in modo settoriale o segmentato) acquisite. Gli storici sostengono in genere il realismo classico che definiscono "spontaneo". 3. 4. può descrivere (ed eventualmente spiegare) il passato. Topolski sintetizza realismo classico e verità classica come segue: 1. che portano alla conoscenza del passato. 3. Milano. sia che si tratti di proposizioni individuali sia che si tratti di totalità narrative. tale realtà è per principio conoscibile e accessibile agli storici attraverso l'impiego della lingua e dei metodi specialistici. possono corrispondere in misura più o meno adeguata al passato. la realtà storica esiste indipendentemente ("oggettivamente") dallo storico. È vero anche che oggi si assiste all'emergere di un gruppo sempre più nutrito di storici che parlano di una pluralità di verità ma. E poiché ogni storico è convinto di essere il solo ad accostarsi il più possibile alla verità. (1997). una verità " egoista". 36 Sul piano di tale collocazione. 5. Topolski configura questo approccio a una verità che deve essere esclusiva. Narrare la storia. in linea di principio. c'è un'unica verità "vera " che tutti gli storici vorrebbero raggiungere. 102 non .concezione classica di verità. a condizione di disporre di fonti adeguate. Da ciò deriva che. la realtà può essere interpretata in senso nominalista o universalistico. pur ammettendo 36 l'esistenza di molteplici verità. Bruno Mondadori. in una versione che si può definire "egoista". o meglio ancora a quell'unica verità che rispecchia l'ideale cognitivo. lo storico. i risultati del lavoro. essi Topolski J. 2. è stato ampiamente messo in dubbio dall'evoluzione della filosofia in generale. nel senso di un «realismo empirico» (non metafisico). Two Dogmas of Empiricism. Harper and Row. o almeno riformulato da un numero crescente di filosofi. poiché manca la possibilità di confrontarla con una tale realtà. New York. indipendentemente da questa evoluzione anti-epistemologica. nel quale si metteva in dubbio la possibilità di distinguere gli elementi empirici da quelli concettuali del sapere. Two Dogmas of Empiricism. invece. Da ciò deriva che la 37 W. cioè l'empirismo classico) venne rifiutato. Secondo Dummet. a partire dal saggio di Willard van Orman Quine.abbandonano la convinzione che la verità presentata nel loro racconto sia in fin dei conti la più plausibile. «probabilmente la maggioranza» dei filosofi contemporanei resti sempre realista. il processo di affievolimento dell'empirismo (realismo) divenne visibile in molte opere. Strawson è convinto che. dalla lingua e dalla nostra esperienza sensoriale. Ciò nonostante. Tale realismo – a suo giudizio – presenta due facce: la convinzione che la realtà esista indipendentemente dallo spirito umano. Il realismo empirico (o semplicemente l'empirismo. Peter F. L'insieme di queste convinzioni che operano nel livello ideologico e teorico del racconto storico. van Orman Quine (1963). e la convinzione che attraverso la conoscenza individuale sia possibile descriverla nei termini delle categorie della verità. 103 .37 Dopo Quine. in From a Logical Point of View. della filosofia della scienza e della storia in particolare. l'ammissione dell'esistenza della realtà indipendente dallo spirito non è plausibile. la verità non consiste nel problema di confrontare le proposizioni con la realtà. come per la comprensione corrente della concezione classica di verità. diversamente da Dummet o Goodman. ed è quindi impossibile affermare.verità è piuttosto una nozione prammatica e non una nozione epistemica. Devitt e Putnam non abbandonano. In questa prospettiva. bensì nel corollario di una decisione razionale (secondo una concezione. Gli oggetti osservabili sono rilevati empiricamente. ma distingue fra oggetti osservabili e non osservabili. che non rifiuta l'esistenza della realtà oggettiva. cioè una creazione del nostro racconto. Le stesse conclusioni caratterizzano la concezione di Goodman: la realtà che cade sotto i nostri sensi è una nostra creazione. I risultati di tale processo di identificazione possono essere distinti in veri o falsi. della 104 . il quadro dell'empirismo e del realismo. quale che sia. mentre gli oggetti non osservabili sono costruiti mentalmente. Fraassen parla di un empirismo "costruttivo". ma attraverso un confronto di tali proposizioni con il sapere già acquisito. Non esiste dunque un accesso diretto alla realtà. quali dei nostri giudizi concernenti la realtà descrivano senza incertezze tale realtà. Nel quadro di tale realismo. Essi propongono pertanto una loro nuova interpretazione. Fraassen. È una reinterpretazione della concezione di verità legata alla verità prammatica. il procedimento scientifico consiste nella costruzione di un'immagine adeguata alla realtà attraverso metodi altrettanto adeguati. di conseguenza la verità non si definisce per una rispondenza delle proposizioni con la realtà. ha luogo anche nel quadro della sociologia del 38 Lorenz C. i più influenti. cioè in una scelta di proposizioni che si possano considerare come rispondenti alla realtà. Historical Knowledge and Historical Reality. ma il suo realismo (chiamato "interno" o "dal viso umano"). in "History and Theory". privato della possibilità di stabilire un confronto fra le proposizioni e la realtà.38 Una simile evoluzione realista (ed empirista) della concezione classica di verità. come pure del consenso razionale di coloro che accettano quest'immagine. nonché sul grado di possibilità di verifica del sapere attraverso processi di varia natura. Fra i lavori che discutono del realismo classico e della concezione classica di verità. che in passato aveva aderito al realismo classico. ha suscitato molto interesse nella cerchia dei ricercatori nell'ambito delle scienze umane. sono attualmente quelli di Putnam. senza rifiutarne la nozione di realismo. in linea con il sapere accumulato dalla comunità dei ricercatori. ha poi cambiato la sua concezione filosofica e aderisce ora a un realismo vincolato alla nozione di verità. propone un altro termine di riferimento. (1994). sulla valutazione delle condizioni in cui ha luogo il processo cognitivo. nel settore delle scienze umane. ma la tendenza a screditare il realismo classico e la teoria classica della verità (''egoista") . sulla coerenza delle nostre convinzioni. Nella concezione di Putnam si incontrano molti passaggi di difficile interpretazione. Putnam.razionalità) . Esiste un'accettazione razionale di constatazioni concernenti il passato basate sull'esperienza. cioè un'evoluzione nella quale si sottolinea il ruolo del soggetto nella costruzione dell'immagine della stessa realtà. 105 . in un'analisi della "produzione" sociale del sapere. Suny Press. «Esprimendoci in termini positivi – scrive John McGowan – il postmodemismo è un tentativo di legittimare i 39 Fuchs S. il cui oggetto principale è la descrizione delle radici sociali del sapere stesso. The Professional Question of Truth: A Social Theory of Science an d Knowledge. Nella filosofia analitica (positivista) .sapere. dunque nella costruzione sociale (e individuale ma pur sempre sociale) dello stesso sapere. dunque che non si pone "al di fuori" della realtà. Nella comprensione postmoderna del sapere non c'è più posto per la categoria di verità. (1992). 106 . Già Ferdinand de Saussure aveva sottolineato l'importante ruolo della lingua nella percezione della realtà. La ricerca delle radici sociali del sapere della sociologia tradizionale del sapere si è trasformata nella "nuova" sociologia del sapere. la lingua è considerata come un mezzo neutrale nel processo conoscitivo (mirror theory of language) . Albany .39 La distruzione della concezione del realismo (metafisica) andava e va di pari passo con il cambiamento della comprensione della lingua. L'interesse crescente per la lingua e per gli argomenti sviluppati da studiosi come Barthes o Foucault si è manifestato ben presto come un precursore del postmodernismo che ha radicalizzato tutte le tendenze amirealiste e costruttiviste. un sistema inseparabilmente legato alla realtà. ma che attraverso le sue convenzioni influenza la nostra conoscenza della realtà. che bloccano l'accesso alla realtà "pura". Le concezioni che si sono sviluppate in seguito hanno elevato la lingua a sistema dotato di sue proprie leggi. non è valida. Il mondo è al di fuori. 107 . 40 A giudizio di Richard Rorty. non sulla base di verità inconfutabili. La verità non può esistere senza la coscienza umana. bensì sulla base della pratica umana nel quadro di date comunità».desideri del savoir sui fondamenti morali e politici dell'azione. La verità è strettamente legata alla lingua. Cornell University Press. Il realismo "metafisico" e la concezione classica di verità. accompagnata dalla convinzione che esista una sola descrizione vera della realtà. la concezione modernista dello sviluppo del sapere interpretato come un processo di approssimazione alla verità. Ithaca. Rorty non nega l'esistenza di tale realtà. London. delle proposizioni. uno dei filosofi più rappresentativi del postmodemismo. Postmodernism and lts Limits. Non esiste una verità al di fuori della lingua. sono oggi filosoficamente morti. Egli propone invece una concezione derivata dal pragmatismo che rinuncia nel processo cognitivo alla nozione di realtà oggettiva esistente indipendentemente dall'osservatore. ma le descrizioni del mondo non possono esistere al di fuori dell'uomo. ma sottolinea che bisogna essere consapevoli del mondo che è al di fuori di noi e constatare che anche la verità è fuori di noi. (1991). La battaglia intorno al realismo e alla verità concerne dunque il problema della possibilità per lo storico di accedere al passato (esistono regole di traslazione?) e il problema della verità 40 McGowan J. Ciò significa che nel quadro della storiografia si è verificata una situazione schizofrenica segnata dalla separazione del mondo concettuale degli storici dal mondo delle opinioni dei filosofi. Essi si sono trasformati in costruzionisti moderati. assicurato dalle fonti.narrativa (si può applicare la nozione di verità. non offre alcuna "griglia" o prefigurazione del passato. al racconto storico?). Alla prima ipotesi. Ma essi non vogliono rompere totalmente con il realismo e con la nozione di verità in rapporto alle conoscenze sul passato. Dalle analisi di Topolski emerge che l'esistenza "oggettiva" del passato è generalmente ammessa. Tale contatto empirico. se esista la possibilità di un accesso dello storico al passato o se esistono regole di traslazione che consentano di "tradurre" il passato in racconto storico. Ciò che offre è soltanto un sentimento più o meno vago di "attingere" al passato riferendoci alle osservazioni descritte nelle fonti. dunque fra le fonti e il racconto. Ciò significa che storici e filosofi si rendono più che mai conto delle difficoltà nel cammino verso l'immagine vera del passato. i costruttivisti radicali (come Ankersmit) rispondono negativamente. L'analisi dei testi e degli enunciati di storici e filosofi della storia. 108 . Le divergenze insorgono invece intorno alla prima domanda. propone di limitarsi a un rapporto che si può definire "contatto empirico " con il passato. e di come la convinzione dell'esistenza di una sola verità sia ingiusta. che non rifiutano la convinzione della possibilità di un certo realismo. ed eventualmente di quale verità. In luogo delle regole di traslazione che suggeriscono una possibilità d'isomorfismo fra l'osservazione da un lato e il passato dall'altro. permette di constatare che di regola detti testi hanno abbandonato la concezione della lingua in quanto strumento neutro della trasmissione del sapere. La traslazione retorica o teorica condurrebbe a un circolo vizioso o alla traduzione del passato in un racconto del tipo idem per idem. Anch'essa è più o meno indiretta. così come le teorie del processo storico.Risulta evidente che i troppi retorici. Anche l'osservazione quotidiana e corrente della realtà quale si esplica nel ritmo della vita umana non è unicamente diretta. ma in tal caso bisogna distinguere gradi diversi della stessa interpretazione. Ermest Bernheim. Forse ogni nostra conoscenza del mondo è un'interpretazione. Indipendentemente dal fatto che si osservi il mondo alla luce di un certo sapere. La distinzione fra fonti (e nello stesso tempo fra informazioni) dirette e indirette non concerne soltanto la conoscenza del passato. non si possono utilizzare come regole di traslazione. Tornando alle fonti. sia che contengano un'osservazione "cristallizzata" (nel caso di fonti indirette. Marceli Handelsman) . La distinzione fra fonti dirette e fonti indirette è stata uno dei pilastri della concezione delle fonti sviluppata dagli storici già nel XIX secolo (Droysen. nel punto dove essa "tocca" (metaforicamente) il più direttamente la stessa realtà e le altre interpretazioni. Il contatto con la realtà si collocherebbe al livello più basso possibile d'interpretazione. sia che consentano di osservare direttamente i residui del passato tramite gli oggetti materiali che provengono dal passato (nel caso di fonti dirette). dunque fonti con un informatore situato fra lo storico e la realtà del passato). delle convenzioni linguistiche o altro – dunque in certa misura 109 . Una supposta struttura del passato (retorica o teorica) sarebbe una interpretazione del passato attraverso una seconda interpretazione o per supposta prefigurazione. il ruolo di questo tipo di informazione è considerevole anche per l'attualità. Le nuove esperienze penetrano il contenuto della memoria già accumulata nella coscienza umana. La conoscenza dell'attualità è dunque saturata in larga misura da informazioni indirette e anche se l'osservazione diretta gioca a sua volta un ruolo fondamentale. dalla televisione e così via. Anche l'osservazione degli oggetti materiali del passato non può essere considerata del tutto diretta. 110 . ma. una trasformazione dell'attualità in passato. È così che le nostre azioni hanno alla base informazioni sia dirette sia indirette. Esso si colloca successivamente nel quadro di totalità culturali diverse. È opportuno a questo punto ricordare che il ricorso alla memoria non apre uno spazio all'osservazione diretta nella storia. il ruolo principale spetta all'osservazione indiretta. le informazioni provenienti dalla stampa. le osservazioni indirette svolgono un ruolo prevalente nelle attività professionali. dalla radio. ma sempre in misura frammentaria.indirettamente – il carattere indiretto del processo cognitivo si manifesta con sempre maggiore evidenza allorché si oltrepassa il livello "quotidiano" di osservazione. che gioca il ruolo di fonte. poiché nel corso del tempo la memoria perde il valore di osservazione diretta. Nella conoscenza del passato. Di norma lo storico non può osservare direttamente il passato. salvo il caso in cui osservi. come abbiamo notato. bensì anche le osservazioni degli altri. dunque. L'oggetto materiale. Nelle conoscenze attinenti alla realtà e nelle decisioni non ci soccorrono soltanto le nostre informazioni dirette. nel momento in cui lo storico l'osserva non è lo stesso oggetto del tempo della sua esistenza primitiva. creando una nuova qualità. cioè uno status fondante (o solida base) rispetto al sapere del passato. cioè quando si disponesse di fonti complete e di buona qualità. Secondo tali convinzioni. Ne risulterebbe che nel caso ideale. Le informazioni indirette non bloccano l'accesso alla realtà attuale. a quanto sembra.Il carattere prevalentemente indiretto della conoscenza del passato (per il tramite delle fonti) sembrerebbe bloccare completamente. piuttosto il problema si pone invece quando si intende caratterizzare tale accesso. Gli storici partono dalla premessa che. oltre che uno status narrativo. 111 .) che. saturano automaticamente il racconto di particolari verità (più "vere" delle altre). il ruolo dell'osservazione indiretta è fondamentale. si potrebbe arrivare a un racconto veritiero. Ma per una conoscenza della sfera attuale. le fonti in quanto "fonti " della verità sono antologicamente ed epistemologicamente "privilegiate" in rapporto ad altri ragionamenti. i manoscritti. Esiste nel quadro di questo mito una semplice relazione fra quantità e qualità delle fonti. Si valorizzano dunque i racconti specifici dal punto di vista della quantità e della qualità delle fonti utilizzate. le fonti abbiano uno status epistemologico privilegiato. attribuendo inoltre un valore speciale a un certo genere di fonti (come le fonti custodite negli archivi. come obiettano i postmoderni. Nella storiografia non vi sono dubbi per ciò che concerne un tale accesso. nella ricerca storica. ecc. l'accesso al passato. La convinzione dominante che le fonti dischiudano una via diretta al passato può essere definita come il mito delle fonti storiche. e se includono descrizioni e interpretazioni di totalità storiche.. per- 41 Ankersmit F. Anche gli storici utilizzano la metafora della traccia. Le fonti. 84 .147. imperante da lungo tempo nella storiografia. Checking the Evidence: The ]udge and the Historien. Ricoeur impiega la metafora della traccia (del passato)43 ma interpreta questa nozione nel senso della propria filosofia ermeneutica. ma la interpretano nel senso di una via più o meno angusta per giungere alla verità. .42 e ancora quella del già menzionato cristallo nitido. cit. . cit. secondo Ricoeur. diventa una traccia del passato allorquando sia ripensata come una sopravvivenza del passato nell'attualità. ma di visibilità limitata. 145.41 Gli autori che non negano l'accesso al passato tramite le fonti propongono in genere delle metafore ottiche: ora la metafora della lente di ingrandimento.In fin dei conti. p. Egli paragona le fonti ai tocchi di pennello impressi dal pittore per raggiungere un certo effetto. l'accesso al passato è bloccato soltanto per questa mancanza. The Reality of the Historical Past. il mito delle fonti storiche. p. 42 Ginzburg C.. considera le fonti come un cristallo nitido per sua natura. cit. 2. 112 .. R. p. La traccia. non posseggono a loro volta tale capacità. comunque. 43 Ricoeur P. Si è proposto d'interpretare le fonti rispetto alla loro capacità d'informare sul passato attraverso differenti metafore. Historiography and Postmodernism. Ankersmit afferma che le fonti non esprimono nulla sul passato in via diretta. ora quella dello specchio deformato (distorted glass). Nel quadro del mito delle fonti storiche.. dono il valore di fonti. Tali informazioni. La differenza risiede soltanto nel fatto che l'autore della fonte storica è situato più "vicino" allo storico. in forma più o meno sviluppata. trasformandosi in racconti storici. più sono "vicine" al passato. accesso bloccato dall'accidentalità delle testimonianze disponibili. 113 . possono anche essere dirette di diverso grado. l'informatore (l'autore delle fonti) ricorre a un altro informatore. mentre sono indirette rispetto allo storico. e le fonti dirette. Le fonti indirette descrivono. Lo storico che interroga le fonti vi trova solo raramente informazioni dirette. Va da sé che le informazioni più sono dirette. per loro natura. per esempio. Esse sono meno dirette quando. i frammenti del passato. inoltre. consentono un accesso molto contenuto al passato. Le informazioni dirette in rapporto alle domande poste. sono dirette in rapporto alle domande poste. Le informazioni sono per la maggior parte indirette. non offrono informazioni dirette sul passato. le quali sono sempre indirette rispetto agli storici. La seconda premessa pone l'accento sul fatto che le fonti indirette (con un informatore o più informatori) posseggono in larga misura una struttura simile a quella del racconto storico. che sono frammenti materiali del passato conservatisi fino a noi. saturato inoltre dalla persuasione che lo storico confronta il proprio racconto non tanto con informazioni dirette quanto con altri racconti. Da qui la moltiplicazione dei racconti nel nostro "universo narrativo" (Ankersmit) sempre più popolato. perché egli non osserva direttamente il passato se non tramite l'informatore. e in tal caso lo storico ricostruisce i fatti del passato attraverso procedimenti di diversa natura. Le fonti. Ciò nonostante egli non può negare la possibilità di accesso ai fatti osservabili individuali che hanno un'evidenza nelle fonti. in rapporto alle fonti dirette. ma nella vita ci serviamo di un'infinità di informazioni indirette concernenti la realtà che non nascono da una sensazione diretta 114 . che allo storico non è consentito un accesso sensoriale al mondo del passato. Le fonti dirette non offrono dunque informazioni dirette.Lo storico (e l'archeologo) deve. le fonti dirette non sono una lente con la quale si possa osservare il passato. oscuro. come asseriscono gli antirealisti. deve parimenti sussistere la verità storica in senso classico (per quanto non necessariamente "egoista"). Tali narrazioni. l'accesso dello storico al passato è molto limitato. perché il campo d'interpretazione. è di regola vastissimo. Se la possibilità di un tale accesso esiste. Esse creano soltanto una base d'interpretazione. hanno parimenti la stessa struttura narrativa del racconto. Il loro grado narrativo è molto spesso paradossalmente più elevato di quello delle fonti indirette. e bloccato da svariati fattori. che possono essere ovviamente diverse in rapporto al sapere e al sistema di valori dello storico. tanto più. E. In conclusione. gioca un ruolo importante. Ciò significa che il filo che lega lo storico al passato tramite le fonti dirette non è automaticamente più forte rispetto alle altre fonti. Nella conoscenza corrente l'osservazione indiretta. È vero. per raccogliere informazioni da fonti dirette – come da una moneta antica rinvenuta durante una campagna di scavi – tradurre ciò che questa moneta "esprime" convertendolo in una narrazione. in base a cui agiamo più o meno concretamente. La verità delle totalità narrative che non sono (come vengono considerate comunemente) una serie di proposizioni. Se una tale differenza esistesse sarebbe solo una differenza di grado. ma una 115 . ogni "accesso" alla realtà è in fin dei conti "indiretto" perché effettuato in virtù di un'esperienza accumulata. La situazione è analoga. sia della storia sia delle scienze naturali. E poiché l'osservazione "diretta" in senso "puro" non esiste. Ma. sempre secondo gli stessi antirealisti. della lingua con le sue convenzioni. bensì di grado. lo statuto delle scienze naturali e della storia appare dunque simile. siano vere o false. gli antirealisti sono concordi nel ritenere che si può deliberare se esse siano vere o false. sia perché tali elementi sono una costruzione dello storico e non fanno parte della realtà. Tanto le scienze naturali quanto le scienze storiche (o la storia semplicemente. L'eventuale differenza non è di sostanza.degli oggetti. Quello che si può fare è solamente decidere se le constatazioni. Da tale punto di vista non esiste alcuna differenza fra scienze storiche e scienze naturali. la nozione di verità non può essere estesa allo stesso racconto (o alle totalità narrative contenutevi). se si vuole evitare la nozione di scienza in rapporto allo studio del passato) studiano oggetti materiali oggetti non materiali oppure oggetti direttamente osservabili e oggetti non osservabili. dei paradigmi. sia per la presenza nel racconto storico di elementi non materiali e non osservabili. In rapporto alla verità. Per quanto concerne le constatazioni individuali fattuali (nel racconto storico). delle teorie e delle ideologie. perché ciò sarebbe impossibile. 116 . il modello) del passato. Ne risulta che le totalità narrative possono essere vere o false soltanto nel quadro di una data descrizione. Il filo garantito dalle fonti. Le totalità narrative vengono costruite (o devono essere costruite) in accordo con le informazione di base e attraverso regole metodologiche. è troppo fragile perché si possa accostare il racconto alla realtà.struttura in cui le proposizioni si concatenano reiteratamente sia in orizzontale sia in verticale. ma soltanto informazioni sparse concernenti fatti individuali. Le informazioni delle fonti possono soltanto fornire argomenti per preferire una certa totalità narrativa. In questo assetto epistemologico e nel contempo narrativo è evidente che se non si vuole abbandonare il quadro del realismo – ciò che sarebbe la negazione delle premesse fondamentali della pratica storiografica e dell'opinione filosoficamente dominante – non resta come soluzione al problema della verità del racconto storico che il realismo "interno " proposto da Putnam. che legano il racconto al passato. Il filo non trasmette l'immagine (la mappa. è una verità che non può essere confermata dalle fonti. La verità o la falsità può essere attribuita al racconto soltanto nel quadro di una data descrizione. sempre in un dato quadro della descrizione e non conformemente alla realtà (o a una struttura del passato accettata prevalentemente come vera. Tale quadro comprende l'insieme delle convenzioni e delle convinzioni che sono comunemente riconosciute in una data comunità comunicante. affermando che si possono proporre molte interpretazioni con lo stesso grado di probabilità perché spesso non esistono degli standard riconducibili a interpretazioni particolari. Nella misura in cui il racconto rispetta tali direttive. si riflette il livello del suo valore. in « History and Theory" . che si collocano in primo piano: 3. A giudizio di Topolski. la direttiva di abbracciare nella totalità narrativa il più alto numero possibile di informazioni di base. occorre menzionarne almeno due. ma anche la necessità di formulare delle regole che consentano di scegliere fra le verità per individuare le più adeguate. fra le regole che potrebbero aiutare a distinguere una maggiore validità del racconto. 4.44 44 Martin R. La pluralità delle verità e la discussione intorno alle medesime durerà fino a quando i livelli ideologici e teorici dei racconti storici non saranno uniformi. Michael Krausz sottolinea l'impossibilità di "cogliere" il passato. 117 . Objectivity and Meaning in Historical Studies: Toward a Postanalitic Vue. La presenza di molteplici verità presuppone non soltanto un gioco degli argomenti. l. Si tratta soltanto di uno stato passeggero. 2.(1993).La conclusione che si può trarre da queste riflessioni è: esistono diverse verità o racconti concernenti lo stesso soggetto e sembra impossibile raggiungere una verità indipendente sia che sia stato raggiunto o no il consenso nell'ambito della comunità scientifica o fra le comunità scientifiche. la direttiva di rispettare l'oggettività del racconto. accidentale o artificiale. a cura di M. 2 (1993). Shaw. La neutralità è qui definita come una salvaguardia delle proprie vedute che recedono "in secondo piano". Alle sensazioni "dirette" concernenti il passato non sono applicabili le nozioni di verità.Raymond Martin scrive che la valutazione delle interpretazioni non può comprendere una soluzione. M. (1989). Shaw. 118 . Chase. The Future of Nostalgia and the Time of Sublime. preferisce il termine esperienza. Dray è del parere che sia possibile (o che almeno si debba tentare di) scrivere storia senza coinvolgere i propri valori. per indicare una tale sensazione diretta. per esempio scrivere una storia delle religioni pur professando l'ateismo e senza rivelare che per lo storico ogni religione è una forma di superstizione. The Dialectics of Historical Writing (manoscritto inviato a J. in The Imagined Past: History and Nostalgia. poiché soltanto le proposizioni 45 Ankersmit F. Ch. Ankersmit. Fritzman J. Il carattere dei sentimenti umani verso il passato consentono di entrare in contatto "diretto" (romantico) con il passato senza la mediazione del racconto. Topolski. Criticando questo particolare. Chase e Ch. M. Manchester. Manchester University Press.. 45 Egli afferma che nella tendenza nei confronti del passato la sensazione della differenza fra ego e mondo esterno scompare. È una neutralità che dovrebbe informare la disposizione dello storico verso il proprio oggetto di studio. R. permettendo – come diceva Joan Huizinga – di "sentire" la storia. in "Clio". qualora si tenga conto soltanto delle fonti alle quali si riferiscono i racconti individuali. The Dimension of Nostalgia. per quanto senza la nozione di verità. tentare di adattare la lingua ai fatti del passato. Non è difficile recepire che le analisi delle categorie legate a un sentimento diretto del passato (esperienze del passato) hanno un significato (come nel caso di Ankersmit) di un ritorno al realismo. La soluzione sta forse nella combinazione di esperienza e lingua.basate sulle informazioni dirette delle fonti possono essere considerate vere o false nel senso del realismo interno. 119 . come afferma Kellner. Bisogna però nel contempo sviluppare il metodo della ricerca storica e comunque. 120 . con le tesi affermate e in generale con la visione del mondo espressa dal giornale. attraverso le quali i fatti incontestabili assumono un altro significato. La scienza ufficiale sembra comportarsi come Bild. Tutto ruota intorno alle conclusioni tratte dai dati di fatto incontestabili: conclusioni alternative. quasi una mitologia privata 121 .CONCLUSIONE «Sei milioni di lettori di Bild non si possono sbagliare» si leggeva sul noto settimanale tedesco. poiché si possono prendere le distanze soltanto da qualcosa che si conosce. Conclusioni alternative di questo tipo sono presentate da fruitori della scienza ufficiale. Il procedimento è logico. poiché queste teorie determinano evidentemente la nostra visione del mondo. che. o Tollmann. Zillmer. Trentamila fra geologi. fisici. affascinato e al contempo irritato. J. autori come Velikovsky. hanno portato alla conoscenza della storia del nostro pianeta e della vita su di esso. non possono essersi sbagliati. Va notato tuttavia che i lettori di Bild assumevano poi – ad esempio in occasione delle elezioni – un comportamento del tutto diverso rispetto alla concezione del mondo propagandata dal giornale. nei suoi ultimi giorni di vita. Anche la clientela della scienza ufficiale sembra utilizzare quella stessa visione del mondo per poi prenderne le distanze. a malapena in grado di sostenere psichicamente l’audacia delle sue conclusioni. e noi sembriamo generalmente accettarla. che Einstein lesse. Questi e molti dei loro colleghi non hanno preteso di scoprire una nuova scienza. Ovvero: chi acquista Bild è d’accordo con le notizie riportate. paleontologi. biologi ecc. un sobrio e gioviale ingegnere civile. o H. dai tempi di Lyell e Darwin. e che non avrebbero perciò seguito la curvatura terrestre. Alla fine osò persino pensare di trasmettere un segnale attraverso l’oceano Atlantico. apparentemente a-sistematico. Gli esperti. ma anzi i due sono complementari. A suo parere. Non negano i dati raccolti e le conoscenze acquisite. condizionandosi a vicenda e costituendo l’uno il presupposto dell’altro. con maggiore conoscenza della materia. un pensiero a balzi. assicurando a Marconi che le onde elettriche si propagano in linea retta. per vie traverse. Un fenomeno per il quale de Bono fornisce numerosi esempi: “Quando Marconi incrementò la potenza e le prestazioni delle sue apparecchiature si accorse di essere in grado di trasmettere onde a sempre maggiori distanze. andando a perdersi nello 122 .da liquidare in fretta come spiritualismo New Age. come vorrebbero gli “spiritualisti”. La riformulazione attuale di questo concetto è “fuzzy logic” o “strange revelations”. come la luce. risero di questa sua teoria. ma fondano le loro argomentazioni proprio su tali conoscenze. Per verticale s’intende ciò che convenzionalmente definiamo come derivazione logica da termini generici o ipotesi fondamentali per la comprensione del singolo fenomeno. Con pensiero “laterale” s’intende un procedimento tortuoso. Va ricordato che il pensiero verticale non esclude quello laterale. in cui mette a confronto il pensiero verticale con quello laterale. tutto dipendeva soltanto da un trasmettitore abbastanza potente e da un ricevitore altrettanto sensibile. Piuttosto essi lavorano accettando i sorprendenti risultati delle ricerche di affermati scienziati nelle diverse discipline. È nota la ricerca sul “pensiero ludico” di Edward de Bono. Anche Velikovsky. Come dimostrano esperimenti compiuti dagli psicologi. La ionosfera riflette le onde elettromagnetiche che altrimenti. né Marconi. Tollmann o Zillmer sono all’oscuro della “verità” per quanto riguarda la storia evolutiva della vita e della Terra. Ma il procedimento di Marconi si aggiudicò alla fine il titolo di modello di riferimento. proseguì con i suoi esperimenti e ottenne il successo che conosciamo. conoscevano la “verità”. ricca di particelle dotate di cariche elettriche. avrebbero abbandonato la superficie terrestre. come ipotizzato dagli esperti. Essi non sottopongono la natura stessa all’esperimento. ma sperimentano le loro concezioni e teorie come Marconi ha fatto con le onde elettromagnetiche.” Dunque: né gli esperti. che fondavano logicamente le loro affermazioni su princìpi teorici. la ionosfera.spazio. che invece aggirava tali conclusioni logiche. sottraendolo agli esperti dell’epoca. noi siamo ugualmente colpiti sia da ciò che è vero che da ciò che è falso. incapaci di spiegare la propagazione delle onde a grandi distanze. Nel 123 . gli scienziati avevano pienamente ragione. Dal loro punto di vista logico. Né lui né gli esperti del tempo sapevano nulla dello strato superiore dell’atmosfera. Può dunque accadere che le logiche intrinseche di linguaggio e comunicazione arrivino a deformare i concetti scientifici. ma Marconi non si fece convincere. ma assoggettano le logiche del pensiero scientifico e l’influsso delle logiche del linguaggio e della comunicazione a questo pensiero. Anche i concetti formulati in maniera ineccepibile dal punto di vista scientifico devono essere comunicati attraverso un’espressione verbale o figurativa. Sia che contempliamo l’evoluzione umana. sono costretti a costruire (o inventare) un’immagine del passato servendosi del presente. riconoscono questo fatto. arte e cultura si confrontano continuamente con questo tipo di fenomeni dimostrativi. il testimone può convincersi in maniera altrettanto inequivocabile che lo stesso individuo sia l’autore del delitto oppure la vittima. i primi insediamenti degli Indiani d’America. In questo senso tutti gli scienziati e non. ad esempio. la veridicità delle storie bibliche o qualsiasi altro evento discusso. riuscendo tuttavia a farsi comprendere dagli altri attraverso segni di forte ambiguità e incertezza. Pertanto è possibile ricostruire molti e diversi passati. Ciò avviene nella speranza che ciò possa riflettere la realtà. qualsiasi sia il campo che ritengono importante per la storia dell’universo. le origini delle civiltà. nei suoi reali accadimenti. il passato se n’è andato.caso delle foto segnaletiche. Il messaggio di questa trattazione è che. Tutti gli scienziati. sebbene ci 124 . Il passato non esiste più. del pianeta o dell’umanità. Gli studiosi di estetica. Ma la documentazione sull’antichità è spesso vaga. come scienziati quindi vorremmo poter ricostruire un passato più verosimile e accurato. Si domandano se la comunicazione non risulti più efficace quando non è basata sulle evidenze. Come umanità che basa la propria nuova religione sulla “scienza”. Sia essi che un gran numero di artisti della nostra epoca di domandano come sia possibile sfuggire alle seducenti facilità esplicative linguaggio-immagine. ambigua e difficile da interpretare. poiché esso ha lasciato delle tracce che scopriamo nel presente. In definitiva. “abbiamo il passato che ci meritiamo”. solo per la semplice ragione che hanno trovato uno spazio nel nostro tempo (anche se solo uno spazio parlato). Eppure possiamo meritarci qualcosa di più. Quello scientifico che faccia da base solida e terrena per comprendere una verità più ampia e vasta che giunga persino all’Anima. non tutte queste ricostruzioni del passato. antenati con mascelle scimmiesche e grossi cervelli. alcuni dei quali passeggiavano con i loro dinosauri favoriti. studiosi. non tutte queste possibilità sono ugualmente plausibili. filosofi. In ogni generazione.siano molte e diverse possibilità. Giganti biblici. antichi astronauti e Maya intergalattici: tutti hanno fatto parte della storia. tribù perdute. sarà difficile ricondurre la “vera” origine 125 . continenti scomparsi. cercando di portare “acqua al proprio mulino” per dare credibilità e forza alle proprie teorie. Perché scindere tutto ciò? È stato mostrato come nel tempo ogni autore abbia montato storie o immagini di un lontano passato. Ogni storia parte dalla storia del singolo che ne è diventato portavoce: è il tema della vita stessa dell’autore o creatore di una “storia” (vera o di fantasia che sia). razze misteriose. ciarlatani e personaggi stravaganti (categorie che non necessariamente si escludono a vicenda) cercano di ottenere dal passato un’immagine che risponda alle loro aspettative o li rassereni. scrittori. ci meritiamo un passato che corrisponda alla verità e che integri ogni linguaggio. A meno che non abbiamo l’opportunità di conoscere di persona gli autori in questione. non è più un tabù. i proprio obiettivi “ego”centrici. la comunicazione tra le parti – se concepita in maniera rispettosa – è possibile. e ci aspetta nel futuro. Oggigiorno la “guerra” tra il sapere scientifico e le fantasiose realtà esoteriche non ha più il potere del secolo scorso. E questo è un grande traguardo evolutivo. Ci meritiamo di più e possiamo fare di più che immaginare un passato “diviso”. le proprie dinamiche con il mondo esterno. Integrare le diverse verità è tutto ciò che ci rimane da fare. Il punto di vista “oggettivo” è qualcosa che si sta evolvendo nel nostro tempo.soltanto attraverso fonti scritte (ossia intermediari che ci riportano una loro personale visione di qualcosa). che spesso nascondono motivazioni profonde celate ai nostri stessi occhi. sebbene questa “conquista” passa attraverso l’esplorare se stessi. 126 . perbenismo e voglia di “migliorare il mondo”. e velate da buonismi. 127 .Integrazione. 128 . Firenze. DANIEL G. Atlantide. Iside svelata. Milano (ed. Milano. or. CAYCE SCHWARTZER G. DARWIN C. Il mistero della genesi delle antiche civiltà. F. 1988). New York. P. CAYCE E. The Children of Mu. Einaudi. Roma.. CHURCHWARD J. (ed. (1988). (1968). Rizzoli. Torino. (2004). II: Teologia. P. BIGALLI D. Civiltà sepolte. Ricerche sui fenomeni dello spiritualismo e altri scritti. Milano. DANIEL G. 1877). Il dizionari dei misteri. Le metamorfosi di Atlantide. Roma (ed. Carocci. Newton Compton Editori. Il mito della terra perduta. Roma. 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Desidero inoltre ringraziare la “Biblioteca Bozzano-De Boni” e tutto il suo staff che mi ha calorosamente aiutato nelle ricerche. e soprattutto la loro pazienza. e per tutto l’aiuto fornito durante la stesura. 29 marzo 2012 ~ 133 . che. Un ringraziamento finale a tutti i compagni di Viaggio. mi riporta nel “qui e ora”. Grazie a Oriana. Un sentito ringraziamento ai miei genitori. che con il suo amore e le sue “sfide”.Ringraziamenti … Desidero ringraziare il Professor Marco Ciardi. relatore di questa tesi. A tutti. affinché possa proseguire con maggiore consapevolezza e gratitudine la mia Vita. Senza di te non sarei arrivata qui. mi hanno permesso di raggiungere – lungo un cammino ondoso – questo traguardo. con il loro sostegno morale ed economico.
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