Il Comunismo Storico Di Costanzo Preve

March 19, 2018 | Author: SignorDelueze | Category: Karl Marx, Communism, Capitalism, Marxism, Socialism


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COSTANZO PREVE II comunismo storico novecentesco (1917-1991) Un bilancio storico e teorico1 Capitolo I ..................................................................................................................................................7 II comunismo storico novecentesco (1917-1991) alla luce del pensiero originale di Karl Marx ..........7 L'applicazione diretta delle categorie di Marx al comunismo storico novecentesco .............................9 L'applicazione indiretta delle categorie di Marx al comunismo storico novecentesco ........................14 Capitolo II ...............................................................................................................................................18 La questione della natura sociale del comunismo novecentesco (1917-1991) ...................................18 La rappresentazione apologetica dei regimi del comunismo storico novecentesco ............................18 La critica del comunismo storico novecentesco da parte dei comunisti dei consigli ..........................21 La critica del comunismo storico novecentesco da parte di Trotzky e del trotzkismo ......................22 La critica del comunismo storico novecentesco in nome dell'analogia con il modo di produzione asiatico ..............................................................................................................................................................25 La critica al comunismo storico novecentesco sulla base della teoria del capitalismo di stato e di partito ..............................................................................................................................................................26 II comunismo storico novecentesco e il modo di produzione capitalistico .........................................27 Capitolo III .............................................................................................................................................30 La natura del crollo implosivo del comunismo storico nove-centesco (1989-1991) ..........................30 La volontà di credere ...........................................................................................................................31 L'illusione Gorbaciov ...........................................................................................................................34 La logica immanente della perestrojka : 1985-1991 ............................................................................35 La forma implosiva della fine del comunismo storico novecentesco ..................................................39 Capitolo IV .............................................................................................................................................41 Un bilancio storico del comunismo storico novecentesco (1917-1991) ............................................41 La rivoluzione russa del 1917 ..............................................................................................................42 La questione dell'imperialismo nel Novecento ....................................................................................43 La questione del fascismo e del nazismo nel Novecento .....................................................................44 La costruzione dello stato sociale nei paesi capitalistici ......................................................................46 Alcune brevi note sul Pci dal 1945 al 1991 .........................................................................................47 La natura del bilancio storico positivo del comunismo storico novecentesco ....................................49 Capitolo V ...............................................................................................................................................52 Un bilancio teorico del comunismo storico novecentesco (1917-1991) .............................................52 Il paradosso insuperabile dei nostro presente ......................................................................................53 II capitalismo delle attuali oligarchie finanziarie transnazionah .........................................................54 Il tramonto della sequenza Capitalismo-Classe-Partito-Comunismo ..................................................58 Oltre la tradizione del marxismo..........................................................................................................61 Una conclusione senza conclusioni .....................................................................................................62 2 Introduzione Oggetto di questo breve saggio in cinque capitoli, di contenuto storico-filosofìco, è il bilancio del comunismo storico novecentesco, inteso come fenomeno storico ormai conchiuso, cioè già terminato. Per questo si ripeterà tante volte la scrittura della parentesi (1917-1991), così come, a proposito di Giacomo Leopardi, si scrive (1798-1837), e a proposito della guerra dei trent'anni si scrive (1618-1648). E assolutamente ovvio che un fenomeno storico conchiuso continua a produrre per decenni e per secoli conseguenze storiche attuali e future, e non mi sogno neppure di negare una simile owietà. Chi conosce la teoria della longue durée sa perfettamente che fra trecento anni in Russia (e non solo) si avranno ancora importanti conseguenze storiche del periodo "comunista" novecentesco. Tutto ciò non toglie nulla al fatto, tuttavia, che un fenomeno storico abbia una sua specifica compiutezza, e questo a mio avviso è il caso del comunismo storico novecentesco (1917-1991). La scelta di queste due date non è ovviamente casuale, in quanto il 1917 è la data della rivoluzione d'ottobre in Russia, e il 1991 è la data dello scioglimento politico formale dell'Unione Sovietica. Si potrebbe obbiettare, ovviamente, che la scelta di queste due date è discutibile, in quanto identifica troppo la storia del comunismo storico novecentesco come fenomeno mondiale con la storia specifica della Russia sovietica, che effettivamente dura solo 74 anni, dal 1917 al 1991. In fondo, anche dopo il 1991, dura ancora Cuba, la Cina, e soprattutto durano ancora i partiti comunisti attivi sia nei paesi capitalistici del "centro" che nei paesi capitalistici della "periferia". Si tratta di un'obiezione sensata e pertinente, che mi sento egualmente di respingere. In primo luogo, la Cuba di Fidel Castro (di cui sono un amico e un ammiratore pressoché "senza condizioni", a causa del blocco criminale cui è fatta oggetto) è a mio avviso soprattutto un paese anti-imperialista impegnato in un delicata transizione economica guidata verso forme sociali sempre più capitalistiche (dollarizzazione, industria turistica, ecc), e questo è del resto ben compreso dai cubani stessi, che infatti hanno sostituito alla vecchia legittimazione ideologica marxista-leninista, di tipo sovietico, una nuova legittimazione patriottica e latino-americana legata al nome di José Marti. In secondo luogo, mi rifiuto personalmente di considerare ancora la storia della Cina continentale (la repubblica socialista nata nel 1949) come la storia di un paese inserito in un processo mondiale di costruzione consapevole di una società alternativa al capitalismo e dunque post-capitalistica. Mi sembra che siamo di fronte a una grande accumulazione primitiva non tanto di "capitale" (inteso come cosa, o tecnologia) quanto di rapporti capitalistici di produzione, distribuzione e consumo. È, ovviamente, un capitalismo molto particolare, inserito in uno stato mercantilistico e dispotico, che ha la sua origine storica non in un modo 3 in quanto (e questo a mio avviso è il punto teoricamente essenziale) la connotazione sensata di "comunista" non può essere data per autoproclamazione soggettiva. Dirò di più: senza chiarezza concettuale su questo punto ci si smarrisce facilmente anche sui problemi pratico-storiografici di valutazione caso per caso di eventi della storia del Novecento. dovrà ammettere che le attuali forze "comuniste" non hanno alcuna prospettiva storica originale. il termine "comunismo storico novecentesco" connota esclusivamente l'insieme di partiti e di stati che si sono pragmaticamente definiti "comunisti" e così hanno visibilmente agito sulla scena mondiale conseguendo vittorie e sconfitte storielle documentabili. e per questo vi abbiamo consapevolmente dedicato i primi due capitoli. non fa una prospettiva storica. che sono però a mio avviso i meno importanti nell'economia complessiva dell'esposizione del saggio stesso) del se e in che misura questo comunismo storico novecentesco veramente "accaduto" sia stato o meno corrispondente alle intenzioni filosofiche originali di Marx e degli altri classici del marxismo. le vicende dei partiti comunisti posteriori al 1991 (dalla Russia all'Italia. e neppure perché si funziona in un certo sistema politico come sindacato politico di rappresentanza dei gruppi sociali più poveri e svantaggiati. In ogni caso il primo capitolo (dedicato alla teoria del comunismo presente nel pensiero originale di Marx) e il secondo (dedicato alla questione della cosiddetta "natura sociale" dei paesi del comunismo storico novecentesco. ovviamente. L'indicazione del ciclo 1917-1991 come vicenda conchiusa del comunismo storico novecentesco non intende dunque limitare la vicenda del comunismo internazionale alla sola storia sovietica. legittimata da una convincente teoria di riferimento. ma oscillano fra la riproposizione (esplicita o implicita) dei vecchi modelli politico-economici del defunto comunismo storico novecentesco (1917-1991) e la collocazione all'estrema sinistra in un modello neo-keynesiano di capitalismo "sociale". Il problema è di grande importanza teorica.feudale di produzione (come avvenne nella maggior parte dei paesi europei e in Giappone). Tutto ciò. a mio avviso. Qualunque osservatore onesto. ed è un segno di igiene mentale l'ammetterlo apertamente. non accecato dalla malafede o dalla partigianeria politica. lasciando completamente da parte il problema (che in questo saggio è discusso nei primi due capitoli. quanto in un modo di produzione asiatico. ma può essere data esclusivamente in base a una prospettiva storica. dalla Francia all'India) mi sembrano vicende del tutto post-comuniste. sempre alla luce del pen- 4 . Naturalmente. ovviamente. le pretese di essere veramente "comuniste" avanzate da forze politiche che scelgono di chiamarsi e di essere chiamate "comuniste". ma vuole indicare l'inizio e la fine di un tentativo di fuoriuscita politica dal capitalismo attraverso la costruzione di una società e di un'economia alternative al capitalismo stesso. In terzo luogo. Chi conosce la storia del marxismo novecentesco sa bene che si tratta della categoria teorica fondamentale usata da Lukács per giudicare. alla luce del pensiero di Marx. è soltanto negli ultimi due capitoli. sta 5 . Cerchiamo di spiegarci un po' meglio. Tuttavia. ma la sua acqua non può essere bevuta. Essa può essere compendiata in poche righe (come avviene del resto per tutte le tesi teori-che originali. e bilancio teorico. Da un lato. a danno di una adeguata comprensione della reale natura politica. non cerco neppure di convincere lo "storicista". Si tratta della distinzione di principio fra bilancio storico. Occorre imparare a nuotarci sopra per non annegarvi. è una teoria strutturale e non "storica". Sono invece gli "storicisti" che fanno sistematicamente confusione fra i due livelli. Dall'altro non bisogna però confondere la "storia" come insieme di fatti e di eventi con la "teoria della storia" la quale. il livello storicoempirico e il livello storico-teorico. L'oggetto del mio saggio. sia pure in estrema concisione. della sua genesi. Per questo ho cercato di non dilungarmi troppo. e uno spazio di atomizzazione. e dunque con la storia ha pur sempre molto a che fare. in quanto la sua identità teorica risiede appunto nella sistematica confusione fra i due livelli. se ci si intende riferire alla teoria marxiana della successione storica dei modi di produzione. ma che interroga un insieme di fenomeni e di eventi sulla base della sola categoria del modo di produzione. Questo mio terzo capitolo. però. Il quarto e il quinto capitolo sono consacrati all'accurata distinzione tra i due livelli. A mio avviso la specifica forma dell'implosione è sempre stata troppo poco segnalata storiograficamente come decisiva. che deve essere fatto collocando un insieme di fenomeni e di eventi nel loro contesto globale. almeno nel senso storicista del termine. e mi azzardo a dire anche più originale. e di "stringere" l'essenziale. cosi come il mare non può essere svuotato con un secchiello. anche con il rischio della semplificazione eccessiva. Il terzo capitolo è a mio avviso più importante. giuste o sbagliate che siano). cerca di porre rimedio a questo "buco" storiografico. neutralizzazione politica e dispersione per i sudditi "in basso". L'oggetto del mio saggio. se si va dal "crollo" del muro di Berlino allo scioglimento del Pcus alla fine dell'agosto 1991). Ovviamente. della sua riproduzione e di una sua eventuale "transizione" a un altro modo di produzione sociale. che la tesi di fondo di questo breve saggio esce allo scoperto. la forma dell'implosione che "libera" simultaneamente per la restaurazione capitalistica due poli opposti. uno spazio di riciclaggio "in alto" per le burocrazie e le nomenklature comuniste. invece. culturale e sociale delle burocrazie comuniste dei partiti e degli stati. è chiaro che il termine "bilancio teorico" allude sempre a un oggetto di "teoria della storia". e che rendono in questo modo impossibile il chiarimento e la distinzione di principio fra i due livelli stessi. per il semplice fatto che so bene come lo storicista sia del tutto inconvincibile. In esso infatti non mi limito a "constatare" la consumazione del comunismo storico novecentesco nel triennio 1989-1991 (che è in realtà meno di un biennio. ma mi permetto anche di suggerire un'interpretazione sulla forma storica specifica di questa consumazione. che invece non si pone per nulla questo obbiettivo e anzi lo ignora volutamente. non sta affatto in una sorta di perorazione retorica rivolta allo "storicista".siero di Marx) devono essere considerati come semplicemente introduttivi. il quarto e il quinto. Lo "storicismo" non può essere "svuotato". Dall'altro. del comunismo storico novecentesco (con il suo barbarico totalitarismo. il sionismo e il neocolonialismo. Ed esse stanno in ciò. Da un lato. E da lui allora mi guardi Iddio. edulcorato. strutturato sulla sequenza dei quattro termini Capitalismo-Classe-PartitoComunismo. Alla luce di questa ottica l'intera storia del Novecento appare non come la stona dei "crimini" del comunismo. Ne risulta infatti la storia di un fallimento integrale e catastrofico. non ho ritenuto di aggiungere un sesto capitolo. fuorviante e dannoso. il fascismo e il nazismo. Tutto ciò verrà più ampiamente argomentato nel quinto capitolo. l'imperialismo americano. per un insieme di ragioni che verranno brevemente ricordate nel capitolo quarto. ma come la stona di una collocazione epocale tutto sommato positiva. lo fa generalmente proprio perché confonde storicisticamente il bilancio storico con il bilancio teorico. Si tratta. ma addirittura parzialmente positivi. che lo colloca in rapporto con il colonialismo capitalistico. che ogni rilancio del vecchio marxismo. se si interroga la vicenda complessiva del comunismo storico novecentesco alla luce di un modello teorico-strutturale di teoria della storia (che era poi il modello originalmente proposto da Marx. ovviamente. il razzismo e il classismo. cioè del modo di pensare consolidato e tradizionale. esorcizzato. perché dai pensatori capitalistici normali possiamo guardarci tranquillamente da soli. è possibile fare un bilancio storico del comunismo storico novecentesco in termini tutto sommato non solo giustificativi. endogeno. che è anche l'ultimo. esogeno. di un fallimento del proprio progetto di innescare una transizione intermodale (da un modo di produzione a un altro) che non può essere in alcun modo nascosto. Per non appesantire troppo queste breve saggio. in breve. attribuito a errori. E possibile farlo. Chi propone questo rilancio. come Bloch e Lukács).proprio nel permettere di pensare simultaneamente come logicamente non contraddirtene due sequenze di eventi che si presentano invece apparentemente come con-traddittorie alla luce dell'intelletto astratto. indipendentemente dalle sue motivazioni psicologiche soggettive di "appartenenza" a una comunità politica e/o intellettuale. che avrebbe dovuto tirare le conseguenze teoriche e fìlosofiche dell'analisi svolta negli ultimi due capitoli. 6 . Ma il lettore potrà facilmente tirarne molte conseguenze da solo. ma il suo aspetto esterno. anche se per lo "storicista" si tratta di una verità impossibile da cogliere) le cose vanno diversamente. di questo semplice fatto. se si prende in esame non solo l'aspetto interno. è inutile. su cui Hannah Arendt ha a mio avviso più ragione di molti pensatori "giustificazionisti". tradimenti e minacce esterne di vario tipo. in due successivi paragrafi di questo primo capitolo. Prima. il paradigma scientifico marxiano originario può essere "salvato" soltanto con una sorta di aggiunta ad hoc (per usare appunto il termine usato da Kuhn). dal momento che questo termine non fu ovviamente mai proposto da Lenin (che si presentava e probabilmente anche si autopercepiva come un semplice marxista "ortodosso"). Mentre Marx prevedeva la trascendenza rivoluzionaria dal capitalismo al comunismo nei punti alti dello sviluppo capitalistico. è ben noto che la rivoluzione russa del 1917.Capitolo I II comunismo storico novecentesco (1917-1991) alla luce del pensiero originale di Karl Marx E’ possibile giudicare il comunismo storico novecentesco alla luce delle categorie originali del pensiero di Karl Marx? A questa domanda cercherò di rispondere in modo chiaro. occorre preliminarmente chiarire alcuni concetti generalmente ben noti anche al lettore principiante. però. e non può invece essere diretta? Lo vedremo tra poco. Ma questa aggiunta ad hoc non è più il paradigma scientifico marxiano originario. senza nascondermi dietro distinzioni sofistiche: sì. o se si vuole il marxismo-leninismo. si ha nel 1917 una rivoluzione anticapitalistica in quello che è l'anello debole della catena mondiale imperialistica. A voler essere precisi. dal momento che ogni tentativo di farlo in modo diretto si scontra con una sostanziale inapplicabilità delle categorie originali di un pensiero elaborato fra il 1839 e il 1883 a un insieme di eventi successivi al 1917. vera e propria "finestra di opportunità". da Granisci genialmente connotata come "rivoluzione contro il Capitale" (nel senso di rivoluzione imprevista e imprevedibile alla lettura del Capitale di Marx fatta dalla seconda internazionale e principalmente da Kautsky) avvenne all'interno di una congiuntura storica particolarissima. non è assolutamente lo scenario storico previsto e evocato da Marx. In primo luogo. è possibile. In ogni caso è bene non stancarsi mai di ribadire che la rivoluzione del 1917 non è in alcun modo inseribile. ma che è utile egualmente richiamare all'attenzione. Nei termini della filosofia della scienza di Kuhn. nel paradigma marxiano originario. per cui gli si "aggiunge" il nuovo scenario mondiale impcrialistico. la crisi politico-sociale globale della Russia zarista e semifeudale all'interno delle inaudite sollecitazioni della prima guerra mondiale imperialistica. ma fu coniato da Stalin fra il 1924 e il 1926. Che significa che l'applicazione delle categorie originali marxiane al comunismo storico novecentesco può soltanto essere indiretta. in forza della socializzazione crescente delle forze produttive evocate dalla grande industria moderna. bisogna dirlo chiaramente. non è neppure il marxismo-leninismo. se non con un'operazione di aggiustamento epistemologia). emerso dopo la morte di Marx e generalizzatosi soprattutto nei primi quindici anni del Novecento. ma è possibile farlo soltanto in modo indiretto. peraltro. basato 7 . Questo. è il pensiero di Lenin. All'interno di questa strategia teorica il "comunismo" non è in alcun modo un concetto "scientifico" autonomo. e le richiamo qui soltanto per sottolineare ancora una volta il fatto che il punto di partenza metodologico del pensiero di Marx non è mai in nessun momento il comunismo. Marx si convinse molto presto. e che questo parto dovesse essere conosciuto non per essere reso possibile (dal momento che esso non era per Marx solo possibile. comunque definito. ma si sviluppa approfondendo sempre più la nozione di produzione capitalistica. è noto che Marx connota il comunismo come "movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti". E questo. dal direttore di fabbrica all'ultimo manovale. che la produzione capitalistica fosse "incinta" del comunismo. La concretizzazione scientifica compiuta da Marx non parte dunque dal concetto filosofico di alienazione. ove si ritenesse di doverlo usare. e nello stesso tempo rifiutò sempre recisamente di predeterminarne programmaticamente gli esiti futuri. ma è già un concetto di tipo "scientifico" (ovviamente. cioè inevitabile). ma il termine avrebbe senso. con l'ideologia giovanile dell'alienazione. Queste due espressioni sono notissime. che non scompare ma continua sotto altra forma a fare da fondamento etico implicito al giudizio assiologico negativo dato da Marx al legame sociale capitalistico come forma di vita globale. l'unico significato plausibile che si può dare al termine " movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti". mentre la nozione di modo di produzione capitalistico non è già più un concetto filosofico. per cui tutto ciò che si muove è appunto 8 . a metà degli anni quaranta dell'Ottocento. ed è dunque a mio avviso meglio utilizzare l'espressione "concretizzazione progressiva" dell'espressione (proposta da Althusser sulla scorta dell'epistemologia di Bachelard) di "rottura epistemologica". In secondo luogo. ma è soltanto un derivato teleologia) del movimento interno della produzione capitalistica. ma era necessario. ma è sempre e soltanto il modo di produzione capitalistico. all'interno di un canone epistemologico costruttivistico. Per tutto il resto della sua vita Marx lavorò per concretizzare scientificamente la sua intuizione giovanile. soltanto fra due sequenze concettuali omogenee. È invece ridicolo. Se questo è vero. di un generico "panta rei" (tutto scorre). come sono i concetti filosofici e scientifici.sull'incontro fra potenze mentali della produzione (da Marx connotate con termine inglese come generai intellect) e lavoro collettivo cooperativo associato. Il concetto di alienazione è infatti a mio avviso un concetto filosofico al 100% (sulla base della definizione di Deleuze dello specifico della filosofia come creazione di concetti). ma per poterne alleviare le doglie. cioè fra due paradigmi scientifici successivi (come sono ad esempio quello tolemaico e quello copernicano in astronomia. e scientificamente inaccettabile. che questo termine venga usato nel senso di un vago eraclitismo. a mio avviso. non è corretto parlare (come fa Althusser) di "rottura epistemologica" fra due concetti incommensurabili l'un l'altro. come penso. comprendendovi in essa ovviamente anche la lotta di classe operaia contro la classe borghese. o meglio il rapporto sociale di capitale. e non empiristico). in nome del fatto che "non si potevano scrivere ricette per le osterie dell'avvenire". o quello newtoniano e quello einsteniano in fisica). I concetti teorici di Marx non sono articoli da supermercato. Allora. ma è appunto la marxiana trascrescenza del capitalismo altamente sviluppato in comunismo. è possibile comprendere (e per quanto mi concerne anche entusiasticamente approvare) il rifiuto di Marx di scrivere ricette per le osterie dell'avvenire. Se il comunismo non è un concetto scientifico autonomo (mentre a mio avviso è invece un concetto filosofico autonomo. non è possibile farlo in modo diretto. e tutto ciò che si lamenta e protesta è in fondo materiale culturale e sociale da utilizzare per il comunismo. ma è soltanto un derivato teleologico del movimento interno della produzione capitalistica. È evidente che Marx non legittima una simile interpretazione "movimentistica". e solo in questo senso. dunque."movimento". Si tratta di un punto molto importante da capire. è possibile o no giudicare il comunismo storico novecentesco alla luce delle categorie originali del pensiero di Marx? Come si è detto. dal momento che è impossibile prevedere in modo deterministico i movimenti interni della produzione capitalistica stessa. e non deterministica. dello sviluppo sociale. imprevedibile perché in esso è costitutivo l'agire umano concreto di uomini e donne non ancora nati. i cui comportamenti specifici non possono essere "previsti" prolungando deterministicamente 1 comportamenti attuali. ne risulta appunto che "non si possono scrivere ricette per le osterie dell'avvenire". che possono essere venduti separatamente a pezzi. Qui appare con solare evidenza che per Marx è basilare una concezione dialettica. ed è in questo senso una comunità sociale di libere individualità). che non è la leniniana rottura dell'anello debole della catena mondiale imperialistica. Ci siamo volutamente abbandonati a un intermezzo fìlosofico (ma come il Menico dei Promessi Sposi che gioca a buttare le pietre sull'acqua ognuno si lascia tentare da ciò che sa fare meglio). che ha il valore del lavoro come criterio della prima e i bisogni umani sviluppati come criterio della seconda. ha senso soltanto se inserita nella concezione marxiana di rivoluzione. ma soltanto in modo indiretto: vediamo come. ma sono congegni di un unico ed 9 . e ora torniamo al nostro problema specifico. Il movimento dialettico è a un tempo e contemporaneamente scientifico e imprevedibile: scientifico perché è possibile costruirne sistematicamente le determinazioni e le connessioni (nel senso ovviamente hegeliano e non positivistico di scienza). L'applicazione diretta delle categorie di Marx al comunismo storico novecentesco L’applicazione diretta delle categorie teoriche di Marx al giudizio sul comunismo storico novecentesco è impossibile per il fatto che la nota distinzione marxiana (presente nella Critica del programma di Gotha del 1875) fra fase inferiore e fase superiore del comunismo. In questo senso. distinguendo fra lavoro e forza-lavoro venduta dal salariato nello scambio con il capitalista. che il diritto di un popolo alla rivoluzione è un diritto assoluto (specie nelle condizioni del 1917). è possibile egualmente fondare in modo coerente un perfetto socialismo egualitario della distribuzione (socialisti ricardiani. contro ogni pedanteria alla Kautsky. unito con il noto criterio "comunista" dei bisogni. Per comprendere questo è bene discutere separatamente prima del criterio "socialista" della retribuzione secondo il lavoro. anche facendo l'ipotesi che Marx non fosse mai esistito e pertanto il marxismo non si fosse mai sviluppato. In secondo luogo. Sostengo semplicemente che il famoso criterio "socialista" del lavoro. ovviamente. Con questo. In primo luogo. cioè di artificialità disumanizzante correggibile con una rivoluzione comunista (ed in questo senso è corretto sostenere che i concetti di valore e di alienazione in ultima istanza coincidono. plusvalore che sta a sua volta alla base di tutti i redditi di capitale. E altresì noto che Marx. Secondo questa teoria. ma anche il suo elemento di "alienazione". non intendiamo affatto sostenere l'assurda banalità secondo cui la costruzione del comunismo storico novecentesco non avrebbe neppure dovuto essere tentata dal momento che in Marx non esisteva questa ricetta. Parolette come "lavoro" e "bisogni" non sono infatti pezzi di ricambio smontabili a piacere. mentre al di fuori di questo contesto diventano sofismi vaghi ed evanescenti. ma sono concetti che assumono un senso esclusivamente in base al loro contesto. risiede nel tempo di lavoro sociale medio necessario per la loro produzione. Vale la pena di ricordare che sulla base di questa teoria. sulla base della commisurazione del contributo individuale e collettivo alla produzione sociale. e par-ticolamente da Adam Smith e da David Ricardo. Incominciamo dal criterio del lavoro come misura giusta e razionale della retribuzione nella prima fase del comunismo (inesattamente definita come socialismo). o almeno si sovrappongono). la sottopose ad almeno due modificazioni qualitative strutturali. In 10 . recependo la teoria inglese del valore lavoro. e poi del criterio "comunista" della appropriazione secondo i bisogni.inseparabile apparato teorico altamente coerente. E noto che Marx ha aderito alla teoria del valore-lavoro. ecc). Diamo anzi completamente per scontato. che si materializza nel prezzo di esse. dal momento che non esiste in Marx questo spazio teorico da riempire. elaborata dall'economia politica inglese classica. E il loro contesto non può certo essere ricostruito nella leniniana e staliniana "costruzione di un'economia socialista". formano una diade che ha senso soltanto nel contesto della teoria marxiana. distinguendo fra forma del valore e sostanza del valore Marx permette di capire non solo l'elemento di "permanenza" del modo di produzione capitalistico attraverso i suoi movimenti trasformativi epocali (la forma del valore resta infatti anche in presenza di cambiamenti giganteschi nella composizione sostanziale del tempo di lavoro sociale medio necessario per produrre beni e servizi). Marx giunge simultaneamente ai due concetti di valore della forza-lavoro (cioè dei beni salano con cui essa storicamente si riproduce) e di plusvalore (cioè di eccedenza creata dal differenziale di valore fra valore d'uso e valore di scambio della forza-lavoro stessa). il criterio quantitativo per lo scambio delle merci. dal direttore ali ultimo manovale. con abolizione pertanto di ogni forma di disoccupazione e di "esercito industriale di riserva". ecc. e cioè anche ingegnere. e occorre dunque ribadire che è impossibile stabilire un rapporto di legittimazione con l'originaria concezione di Marx sul lavoro come criterio retributivo. e lo battezzano impropriamente "marxismo". ecc). Il comunismo storico novecentesco è stato.proposito. tecnico. e facciano dunque quello che vogliono. giunge poi alla conclusione che con la progressiva "estinzione" di molti elementi sostanziali della teoria del valore stessa (diminuzione drastica del lavoro umano diretto rispetto alle macchine. insegnante. una centralità che è a tutti gli effetti un prodotto politico-ideologico della costruzione dei partiti socialdemocratici del periodo della Seconda Internazionale (1889-1914). ma alla sola economia politica critica.) si entra già di fatto in un'epoca in cui il "comunismo" è a portata di mano. chirurgo. ma ne da poi un'interpretazione non dialettica ed anzi antidialettica. il termine che Marx usa continuamente. Bisogna altresì ricordare che chi accetta la distinzione fra forma e sostanza del valore. In secondo luogo. Vale la pena peraltro di ricordare che il termine tedesco di Arbeiter. è bene ricordare che per Marx la produzione di valore è specifica del solo modo di produzione capitalistico. Il lettore dovrà scusarmi se mi sono un poco dilungato su alcuni astnisi concetti della nozione di valore-lavoro in Marx. la centralità ideologica data al lavoro manuale. ed è per di più un lavoro collettivo alleato con la scienza e la cultura. il comunismo storico novecentesco ha sempre stabilito che un criterio fondante del "socialismo" risiedeva nella piena occupazione di tutta la popolazione lavorativa. sappiano di essere del tutto fuori strada. Vi sono infatti almeno due punti che modificano radicalmente il pensiero di Marx. ma lascino perdere Marx che non c'entra proprio niente. e che sono invece caratterizzanti del marxismo novecentesco. È anche bene ricordare che chi limita il contributo di Marx alla sok distinzione fra lavoro e forza-lavoro (ignorando la seconda distinzione fra forma e sostanza del valore) non giunge alla vera critica dell'economia politica. cioè con le potenze mentali della produzione. ecc. già in un certo senso raggiunta con la sola "correzione" del sistema di Ricardo (e oggi Sraffa. Coloro che vogliono dunque fondare una forma di classismo operaistico. come se la forma del valore non continuasse a condizionare anche le vicende alterne (che sono "ricorsive" e non teleologico-finalistiche) della sostanza del valore stessa (posizione di Antonio Negri. Si è trattato di un criterio 11 . laddove in Marx il lavoro è sempre il lavoro cooperativo associato. In primo luogo. ecc). significa sia operaio sia lavoratore in generale. nell'immensa maggioranza delle sue espressioni ideologiche (sia ortodosse che eretiche) una forma di classismo operaistico. secondo la quale in tutti i modi di produzione (compresi quelli precapitalistici) la legge del valore-lavoro è stata lo scheletro comune di ogni tipo di produzione sociale (dalle caverne al calcolatore). contro ogni errata inter-pretazione "naturalistica" di Marx. ma senza questa premessa si rischia di non capire neppure il nesso che lega le originali concezioni marxiane con il comunismo storico novecentesco. ed in particolare al lavoro operaio di fabbrica. fino al parossismo di Stalin). che come è noto connota il comunismo come luogo sociale dell'estinzione integrale sia del mercato che dello stato. uno spazio negativo che è geneticamente il presupposto indispensabile per la sua grande scoperta concettuale (la critica dell'economia politica). In Hegel. In primo luogo. e non viceversa. anch'esso sensatissimo. Si tratta di un insieme di obiezioni assolutamente sensate. In proposito mi limiterò a due punti teorici essenziali. nel senso che il tempo di lavoro sociale medio deve essere calcolato sulla media della tecnologia presente in un certo momento storico. In Marx non c'è infatti uno spazio "positivo" per la teoria politica. ammetto subito apertamente che a mio avviso il modello politico di Hegel è teoricamente superiore a quello di Marx.politico nobilissimo. Il criterio marxiano della retribuzione secondo il lavoro si situa dunque in un contesto teorico del tutto diverso sia dall'ideologia del classismo operaistico sia dall'obbiettivo politico della piena occupazione. come un'idea romantica che fa a pugni con ogni realtà credibile. opportuno e che io personalmente approvo tuttora senza riserve. In proposito. che parla di tempo sociale medio per la produzione (anche e soprattutto "socialista") di un certo bene. L'estinzione del mercato e soprattutto dello stato appare a molti marxisti contemporanei (come ad esempio l'italiano Domenico Losurdo) come l'inopportuna forzatura utopica di Marx. si ha invece una teoria politica equilibrata e sensata proprio perché nasce da una critica dialettica simultanea alle filosofie politiche opposte di Locke e di Rousseau. antiliberale ed apologeta del peggiore prus-sianesimo conservatore. svalutando l'elemento formale della politica statuale. vi è tutta una scuola di pensiero che insiste sulla totale insostenibilità utopica di questa nozione marxiana di comunismo. ma che però pur sempre ha effetti disastrosi di nichilismo politico possibile (evidenti in molti marxisti successivi. una volta superato il ridicolo pregiudizio che lo connota scorrettamente come pensatore totalitario. Da un lato. ove però si osservi che questo criterio politico non c'entra proprio nulla con la teoria del valore-lavoro di Marx. sta nella tesi della superiorità filosofico-politica di Hegel rispetto a Marx. e che se si mettono per ragioni politiche di piena occupazione cento lavoratori dove ne basterebbero mediamente cinquanta si ha comunque un abbandono totale di qualsivoglia criterio economico di produzione sociale. Passiamo ora al criterio dei bisogni come norma non tanto di retribuzione quanto di appropriazione individuale e sociale del cosiddetto comunismo sviluppato. Hegel respinge l'individualismo atomistico del modello contrattualistico di Locke. il cui presupposto teorico. avalla indirettamente ogni dispotismo illegale di partito. e che per di più. in cui vede correttamente come l'apologià della civil society ed il suo primato sullo stato non è che l'altra faccia del mercato capitalistico e delle sue potenzialità disgrega trìci contro 12 . rovesciando così il luogo comune secondo cui il giovane Marx avrebbe già brillantemente "superato" una volta per tutte Hegel e la sua filosofia politica. di cui il secondo è ancora più importante del primo. ma soltanto uno spazio "negativo" di critica radicale di ogni forma politica. Forse che nel comunismo quando qualcuno "sentirà il bisogno" di fare un viaggio aereo non ci sarà la necessità di "mediare" questo bisogno con il numero necessariamente limitato di aerei e di aereoporti? È chiaro che sarà così. ed il popolo comunista non potrà comunque "servirsi" senza corsie preferenziali e liste d'attesa (e le corsie preferenziali e le liste d'attesa implicano una certa forma di statualità. in particolare riferita ai due modelli teorici di Epicuro e di Spinoza. infatti. La "limitazione". e dunque non vi sono i presupposti per il perseguimento del modello 13 . che si rifiuta di considerare la razionalità della teoria comunista dei bisogni in Marx senza un correlato momento di mediazione statuale (di una statualità ovviamente democratica. Vi è però un secondo ordine di problemi in cui la critica antiutopistica non coglie nel segno. mentre il modello di Spinoza implica il rifiuto di ogni stato ideologico (gli argomenti di Spinoza contro l'uso politico della Bibbia sono applicabili pari pari all'uso politico del marxismo nel comunismo storico novecentesco). Per dirla in breve. basata sull'autogoverno politico e sulla autogestione economica). Ma il modello di Epicuro implica l'amicizia. o meglio una società di amici. È evidente che Marx ha in mente sia Epicuro che Spinoza quando allude al rapporto fra esaudimento comunista dei bisogni e assenza di una coercizione statuale legata a una penuria mediata dal mercato e dal valore di scambio. non inferiore. più o meno repressiva) o una limitazione interna (che richiede invece una particolare educazione al limite). comunque battezzata). i bisogni umani alla realizzazione e alla felicità vengono simultaneamente legittimati (contro ogni tipo di ascetismo imposto o autoimposto) e limitati. alle genericità marxiane sulla critica radicale di ogni possibile mediazione politica. Dall'altro. Alla luce del senso comune. a mio avviso correttamente. Senza società di amici e senza rifiuto dello stato ideologico non ci può essere nessuna autolimitazione dei bisogni. anche la "furia del dileguare" del modello di volontà generale di Rousseau. però. e questo deve essere ammesso anche dal più entusiasta "credente" nel comunismo come regno del soddisfacimento dei bisogni ricchi ed onnila-terali. in cui effettivamente fra l'individuo e la volontà generale non ci sta niente di mezzo. e mi spingo a dire a questo punto che ha completamente ragione. ed in cui lo spazio vuoto fra i due estremi dell'individuo e della volontà generale è riempito da concezioni soggettivistiche ed arbitrane di virtù politica. Su questo versante la critica antiutopistica. ha dunque fondate ragioni. la critica simultanea di Hegel a Locke ed a Rousseau è superiore. ed è anzi fuorviante. Hegel respinge. appare evidente che la concezione marxiana del comunismo appare letteralmente inapplicabile e ineseguibile. Sia in Epicu-ro che in Spinoza.ogni forma razionale di convivenza umana. può essere una limitazione esterna (che richiede allora una statualità. che sono storicamente state occasione di esercitazioni retoriche e di alate stupidaggini da parte di cinque successive generazioni di marxologi e giovani-marxiani chiacchieroni e soprattutto irresponsabili. perché anche in una condizione di estremo sviluppo delle forze produttive vi sarà comunque penuria e scarsità di alcuni beni e servizi. La limitazione interna dei bisogni coincide però con la saggezza filosofica. L'applicazione indiretta delle categorie di Marx al comunismo storico novecentesco Nel paragrafo precedente abbiamo visto. e il comunismo con la riappropriazione reale dei lavoratori sulle condizioni della produzione. ecc). sulla base dell'analogia con i due periodi della sottomissione formale e della sottomissione reale del lavoro al capitale. è stato una società di inimicizia generale fra i veri "compagni" ed i "nemici del popolo") né una società basata sul rifiuto dello stato ideologico (che anzi ha spinto fino ai vertici del parossismo). a Spinoza e a Hegel. ma anche plausibile. concentrata e resa quasi insopportabilmente telegrafica. le iconografie. distingue fra riappropriazione formale e riappropriazione reale dei lavoratori associati sulle condizioni della produzione. se l'epoca della riappropriazione formale è stata inaugurata nel 1917. è invece incompatibile con lo stato ideologico e con una situazione politica di conflitto amico/nemico. il principio politico della piena occupazione (che pure considero del tutto legittimo) non è compatibile con una teoria del valore-lavoro basata sulla produzione sociale come frutto di un tempo di lavoro sociale medio (nella medietà storica delle tecnologie). identificare il cosiddetto "socialismo" (e il comunismo storico novecentesco è stato a tutti gli effetti un "socialismo") con la riappropriazione formale. Più in generale. Riassumiamo qui dunque per comodità del lettore le tre ragioni per cui l'applicazione diretta delle categorie teoriche del pensiero di Marx al comunismo storico novecentesco è esclusa. si tratta del modello che. senza alcun classismo operaistico. Proviamo qui a seguire brevemente questa via. nessuna possibilità vi può essere di applicazione del modello marnano dei bisogni ricchi. senza il riferimento a Epicuro. In terzo luogo. una riappropriazione reale si è rivelata impossibile 14 . In questo quadro. il principio del lavoro è applicato da Marx all'intero lavoro collettivo associato. E così non solo possibile. e che ci accompagnerà dal secondo al quinto capitolo di questo breve saggio. di tipo indiretto. che Marx considera compatibile con l'assenza dello stato e del mercato. Ma il comunismo storico novecentesco non è stato né una società di amici (anzi. e che lo stesso Engels in un certo senso anticipò in molte sue considerazioni politiche e filosofiche. Come mai. e questo è il punto più importante di tutti. In primo luogo.marxiano di comunismo. ogni fondazione teorica del comunismo risulta impossibile o almeno incoerente. sia pure in forma estremamente concisa. che sono tutti e tre (sia ben chiaro!) filosofi più grandi di Marx. che la via dell'applicazione diretta delle categorie di Marx al comunismo storico novecentesco è una via sbarrata. laddove il principio ideologico di legittimazione del comunismo storico novecentesco è proprio il classismo operaistico (e si vedano i simboli. In secondo luogo. il principio dello sviluppo ricco ed onnilaterale dei bisogni. E però possibile seguire anche un'altra via. in fondo alla quale sta esattamente il problema teorico che ci interessa. In breve. A questo punto. prima formali e poi reali. Marx deve necessariamente ricorrere all'analogia con i processi capitalistici. Se utilizziamo questo schema basato sul binomio espropriazione/riappropriazione (e a farci preferire il termine riappropriazione al semplice termine di appropriazione ci sta proprio il fatto che lo stesso Marx utilizza prima il termine di espropriazione) si avrà allora una logica differenziazione in due fasi del più generale processo di riappropriazione sociale. fìlosoficamente. mentre il terzo e il quarto sono dedicati ad altri problemi. Lo sviluppo del sistema manifatturiero. due tipi di precoce sviluppo capitalistico. non può concettualizzare in alcun modo in forma "positiva" un processo non ancora storicamente avvenuto. il secondo (il capitalismo manifatturiero) modifica in profondità i processi produttivi e la tecnologia. del fatto che la categoria fì-losofica dell'alienazione non sparisce dopo il 1845. Non potendolo concettualizzare in forma positiva. è noto che Marx. auspicato ma previsto come "scientifico". L'analisi marxiana sull'estorsione del plusvalore (sia assoluto che relativo) è già tutta interna allo stadio di sottomissione reale del lavoro salariato al capitale. e diventa infine incompatibile con un sistema sociale basato sulla rendita fondiaria signorile come forma fondamentale di reddito di sfruttamento sociale. non volendo o potendo "scrivere ricette sulle osterie dell'avvenire". Marx ricorre alla categoria della riappropriazione. la transizione europea dal modo di produzione feudale al modo di produzione capitalistico non avvenne tutta in un colpo. 15 . o se si vuole comunque della "appropriazione". ma continua in altra forma a esercitare effetti teorici sul pensiero del Marx maturo). perché mentre il primo (il capitalismo mercantile) non sviluppa particolarmente le forze produttive ed è quindi in fondo compatibile con la riproduzione dei rapporti feudali di produzione. definita "indiretta". Per un periodo storico relativamente lungo si svilupparono. un capitalismo mercantile e un capitalismo manifatturiero.nonostante sia stata tentata su scala mondiale e abbia avuto più di mezzo secolo per essere sperimentata in tutti i modi e sotto tutti i climi? E questo in particolare l'oggetto del secondo e particolarmente del quinto capitolo. nella categoria di superamento dell'alienazione (ennesima prova. vede allora il passaggio dallo stadio della sottomissione formale del lavoro salariato al capitale (in cui i processi produttivi sono ancora quelli artigiani precedenti e soltanto l'involucro esterno di scambio dei prodotti è già capitalistico) allo stadio della sottomissione reale (in cui il processo produttivo non è più di tipo artigianale. una categoria economico-pro-duttiva che trova però origine. ancora all'interno del modo di produzione feudale. Ora. Ma ora cerchiamo pacatamente di ripercorrere l'argomentazione proposta. Si tratta infatti della riappropriazione. In modo molto acuto e intelligente Marx fa notare che il secondo è molto più "rivoluzionario del primo. questa. questo anello di congiunzione essenziale fra la bottega artigiana e la grande industria moderna meccanizzata. ma è già modellato dal macchinismo capitalistico). quale è quello (da Marx non soltanto evocato. Come è noto. del dominio sui processi produttivi da parte dei lavoratori associati contro la classe dei capitalisti. e addirittura come un processo di "storia naturale") della transizione dal modo di produzione capitalistico al comunismo. Si tratta di un tema. distribuzione e consumo (con un ruolo del mercato che va dal quasi nullo al secondario. formale e non ancora reale. esistente materialmente ma non ancora autocosciente dei suoi destini storici. con l'eccezione di Mao Tsetung e più in particolare di alcuni episodi della cosiddetta rivoluzione culturale cinese (1966-1976). dal 1917 al 1991. inoltre. ma allude pericolosamente a un approccio strumentalistico e "metafisico" alle cose e ai rapporti umani). la proprietà giuridica statale dei mezzi di produzione (espropriati preventivamente con atto d'imperio alla classe dei proprietari privati e capitalisti) e la pianificazione statale della produzione. è che il problema non è neppure stato adeguatamente posto sul piano teorico. che discuteremo in modo più approfondito nei capitoli due e cinque di questo saggio. un periodo di tutto rispetto incomparabile con i due soli mesi della Comune di Parigi del 1871. che il comunismo storico novecentesco (1917-1991) è durato 74 anni. dalla seconda internazionale al comunismo storico novecentesco. In altre parole.L'intero comunismo storico novecentesco. cioè fondamentalmente anticapitalista e comunista. della riappropriazione dei lavoratori collettivi associati sulle condizioni della produzione. Questo non sarebbe però un argomento contro il comunismo storico novecentesco. Siamo giunti così alla fine di questo primo capitolo. potrebbe cosi essere marxianamente interpretato come il primo stadio. 16 . che il termine di "padronanza" non è filosoficamente neutrale. però. sarebbe reso possibile da un intervento politico. appunto. è assolutamente chiaro e non seriamente negabile che sia la proprietà giuridica che la pianificazione economica (entrambe "statali" assai più che "sociali") sono ancora a tutti gli effetti forme estrinseche e dunque formali. con il maturare di nuove condizioni. dominano due caratteristiche tutto sommato "estrinseche" al processo produttivo. Vi è chi attribuisce direttamente a Mane la teoria del cosiddetto passaggio della Classe operaia rivoluzionaria dal momento in cui essa è soltanto ancora In Sé. In questo primo stadio. destinato a concretizzarsi dopo la sua morte. voglio dire ancora una cosa. Questo passaggio. Ciò che più fa pensare. la fase di riappropriazione reale. in cui finalmente i lavoratori diventeranno i veri "padroni" della produzione (e trascuriamo qui il fatto. sostenendo che si tratta di uno stadio ancora acerbo ma necessario. Marx sarebbe già un teorico del binomio classe-partito. che pure segnaliamo. il quale può ammettere tranquillamente questo fatto (magari rifacendosi all'analogia con il precedente passato capitalistico). Il fatto è. Rassicuriamo il lettore: i prossimi quattro capitoli saranno più semplici e lineari. e che qui per ora lasciamo in questa forma "grezza" e semilavorata. anche se ovviamente non avrebbe ancora articolato analiticamente questo tema. Prima. già in Marx (e dunque già prima di Lenin e della sua teoria del partito rivoluzionano). di riappropriazione. In questi 74 anni non si sono viste tracce del passaggio dalla riappropriazione formale (dato e non concesso che essa comunque possa essere ridotta al binomio proprietà giuridica/pianificazione economica) alla riappropriazione reale. cui seguirà certamente. appunto. che considero assai importante. al momento in cui essa diventerà Per Sé. ancora puramente formale. Ora. ma che non è comunque mai dominante). che è forse quello concettualmente più complesso di questo saggio. ormai del tutto ignari dell'esistenza di questi dibattiti che hanno appassionato intere generazioni. A questo punto. Prima di tutto. In secondo luogo. ma di critica radicale alla politica in quanto tale. che si sono occupati della natura sociale del comunismo storico novecentesco nel "tempo reale" della sua esistenza empirica. che è oggi per molti aspetti ormai puramente archivistico. ma che merita ancora di essere ricordato ai giovani. 17 . non mi pare che vi siano in Marx le basi filologiche per dimostrare questa tesi. mi sembra di avere già abbastanza esplicitato il mio punto di vista sul rapporto tra il pensiero di Marx e il comunismo storico novecentesco. e non è mai uno spazio del primato della politica (e basti pensare alla critica di Marx ai giacobini e più in generale alla rivoluzione francese. non lo credo per nulla. Ma oltre a Marx c'è anche il marxismo. o meglio i marxismi del Novecento. Per questa ragione mi sembra opportuno dedicare il secondo capitolo a questo problema. Non penso che sia così. E bene ricordare che il contesto teorico di Marx è sempre un contesto non solo di critica radicale al primato della politica. lo spazio teorico che Marx intende occupare è sempre uno spazio interno al legame sociale complessivo. al di fuori di alcune frasi sostanzialmente slegate dal loro contesto.Ebbene. in cui appunto Marx usa intere catene di argomenti contro l'illusione del primato della politica). si è creato un clima di oblio. Spero che il lettore. culturale e sociale. che tende a ricordare soltanto i critici del comunismo non sospettabili di anticapitalisrno. essa si basa sulla distinzione teorica fra le nozioni di capitalismo e di modo di produzione capitalistico.Capitolo II La questione della natura sociale del comunismo novecentesco (1917-1991) La memoria storica è un omaggio che i viventi fanno nei confronti soprattutto di coloro che hanno ben vissuto. ma come il fondatore di una sorta di "religione del libro" (libro che in questo 18 . seguendo l'argomentazione. e sia ben chiaro che anche quando criticheremo molte soluzione teoriche (da Pannekoek a Trot-sky. mentre decreta una odiosa damnatio memoriae nei confronti di chi. non per questo sono conosciuti (secondo una stupenda espressione di Hegel). su cui ha scritto pagine affascinanti Walter Benjamin (ma non solo). che analizzeremo teoricamente nel prossimo capitolo. In proposito. pur essendo noti. A mio avviso. In primo luogo. Si tratta del tema del "riscatto". occorre riflettere spregiudicatamente sul perché per l'intero periodo di svolgimento del comunismo storico novecentesco (1917-1991) i partiti e gli stati che si legittimavano ideologicamente con il riferimento all'autorità teorica fondatrice di Marx non l'abbiano mai considerato come un uomo fallibile. è bene partire dalle ideologie partitiche di legittimazione con cui i regimi del comunismo storico novecentesco hanno argomentato la propria pretesa di essere società socialiste nel senso di Marx. bisogna partire da alcuni fatti ben noti. da Bahro a Bettelheim) lo faremo con uno spirito di vicinanza etica e di simpatia politica. La rappresentazione apologetica dei regimi del comunismo storico novecentesco Per cominciare. che però. e che meritano pertanto un buon ricordo. In breve. si convinca che non sto proponendo giochi di parole sofistici. anche se sono sempre state formazioni sociali ferreamente interne alla riproduzione complessiva del modo di produzione capitalistico. La mia personale soluzione (peraltro non particolarmente originale) la darò nell'ultimo paragrafo. ma sto cercando di aprirmi la strada in una selva terminologica piena di insidie. le società del comunismo storico novecentesco non sono state società capitalistiche. Dopo la fine ingloriosa del comunismo storico novecentesco. economica. pur restando ben fermo su di una posizione anticapitalistica (e anzi proprio per questa precisa ragione). non ha mai accettato l'immagine ideologicamente apologetica che il comunismo storico novecentesco ha dato di sé e della propria natura politica. In questo capitolo faremo una piccola operazione di salvataggio della memoria storica. così come ovviamente una religione è strutturalmente un'ideologia. Come dicono giustamente molti proverbi popolari. che veniva invitata a giustificare razionalmente i dogmi. laddove la fede ha a mio avviso un altro statuto teorico e pratico. Come in tutte le religioni (e l'ideologia è fondamentalmente una religione. e l'origina-rietà del fondamento ne è l'elemento legittimante fondamentale. e artisti-che. anche l'epistemologia più sofisticata registra questa intuizione del senso comune. I burocrati erano sempre di volta in volta infallibili perché essi in qualche modo "partecipavano" dell'infallibilità originaria di Marx.caso era il Capitale. una quasi-religione. direi che la ragione dell'"infallibilità religiosa" di Marx consistesse in una sorta di partecipazione mimetica e di duplicazione simbolica fra la classe dei burocrati politici comunisti e Marx inteso come loro padre fondatore. Come si è già detto nel primo capitolo. fondando cosi simultaneamente una pseudo-scienza e una quasi-religione: una pseudo-scienza. di cui si postula l'ignoranza e l'incompetenza). trattato di fatto come se fosse stato la Bibbia o il Corano). soltanto i matti hanno sempre ragione. e la recepisce con le vane teorie sul fallibilismo e la correzione fisiologica dei paradigmi scientifici. Perché questo è avvenuto? È evidente che le ragioni sono molte. perché al popolo dei militanti si offriva un insieme di dogmi di cui si permetteva la discussione soltanto nella misura in cui questa discussione non giungesse a investire il nucleo essenziale del dogma stesso (in un modo peraltro analogo a quello già praticato dalla teologia scolastica modievale. Fra l'altro. e che venivano cosi sottratte alla discussione di una pericolosa e incontrollabile "opinione pubblica" (come è noto. filosofiche. maggiormente filosofìco) l'infallibilità è un fondamento originario. Per sceglierne una fra tante. la normale libertà di espressione pubblica di opinioni politiche. ma cui si intimava simultaneamente di arrestarsi nel caso che giungesse a una loro smentita). perché Marx era trasformato nel riferimento scientifico che legittimava le politiche che via via il partito decideva di intraprendere. le persone normali (comprendendovi in esse anche i grandi filosofi e i grandi scienziati) non possono avere sempre ragione. Così ha funzionato a mio avviso nel comunismo storico novecentesco il dogma dell'infallibilità originaria di Marx (e chi ne dubita rifletta sull'analoga infallibilità in questioni di fede del papa di Roma. che deve ovviamente duplicare simbolicamente l'infallibilità originaria di Gesù di Nazareth inteso non solo come uomo ma come il Cristo). perché delegittimano preventivamente i cosiddetti non-esper-ti. salvo beninteso essere stato frainteso o male interpretato. è necessario riflettere (e non assumere come semplice dato di fatto non bisognoso di spiegazione) sul perché il comunismo storico novecentesco (1917-1991) non ha mai potuto "permettersi" ciò che invece il capitalismo liberale può permettersi quotidianamente. Il comunismo storico novecentesco ha invece trasformato Marx in una sorta di profeta infallibile. questa normale libertà è già stata teorizzata fin dal 1670 da Spinoza nel Tractatus 19 . i cosiddetti "esperti" si legittimano in modo auto-referenziale. che aveva avuto ragione in tutto quello che aveva detto. In secondo luogo. e infine nella pianificazione economica che si sostituisce all'anarchia del mercato. che a mio avviso è del tutto insufficiente. per cui in un certo senso è storiograficamente giusto sostenere che furto il comunismo storico novecentesco (dal 1924. In ogni caso. Le teorie sul totalitarismo spiegano questo fatto in modo tautologico. Questi tre pilastri ideologici non sono assolutamente scalfiti nel 1953 e neppure nel 1956. In prima approssimazione (ma è chiaro che si tratta di una risposta tautologica) è evidente che una classe sociale non universalistica e pertanto non "egemonica" (al di là della sublimazione ideologica ineffettualedi Antonio Granisci. si è sempre comportato in modo totalitario) sia di parte apologetica (la dittatura del proletariato. In questo modo. anno della morte di Stalin. In primo luogo bisogna ricordare che Stalin definisce molto bene i tre punti essenziali della legittimazione del socialismo nel potere politico integrale del partito proletario. ne consegue che il comunismo storico novecentesco è stato totalitario. così come non si spiega nulla dicendo che l'acqua è bagnata e che gli uccelli volano mentre i pesci vivono nell'acqua dolce o salata. quale è la classe operaia. senza coercizione. della normalità di una situazione politico-sociale che conferisce il potere politico assoluto a un ceto di specialisti professionali della manipolazione non caratterizzati da qualità universalistiche. ma mi è sembrato giusto sollevarlo egualmente. che 20 . e permangono di fatto immutati fino al 1991. anche dopo il 1953. essendo proletaria per definizione. lo stalinismo è un fenomeno temporale conchiuso fra il 1924 e il 1953. essendo una teoria totalitaria. Affermando che è specifica del totalitarismo (fascista o stalinista) la negazione della libertà legale di espressione. fino al 1991. anno della morte di Lenin. nella proprietà giuridica statale (e cooperativa) dei mezzi di produzione. non appena se ne rifiutano le spiegazioni tautologiche. sia di parte critica (il comunismo. Il punto è delicato. ed è di diffìcile soluzione. e il 1956. non si spiega niente. anno del XX congresso del Pcus e della destalinizzazione ufficiale decretata da Kruscev. ma soltanto da abilità specialistiche di gestione della stabilità sociale. in conclusione. e non limitarsi a forme di coazione e di coercizione inevitabilmente fragili e provvisorie). In secondo luogo. però. ammetto apertamente di non avere una risposta seria a questo problema. Non è infatti possibile "convincere".theologico-politicus. vi sono a mio avviso due diverse nozioni di stalinismo: in senso stretto e specifico. in nome del rifiuto dell'uso ideologico della religione. e bisogna intendersi molto bene. toglie la libertà di espressione ai borghesi comunque travestiti dal momento che i borghesi non possono che voler restaurare il capitalismo). Devo ammettere apertamente di non avere una risposta convincente a questa domanda. non può permettersi di fondare il suo stato politico sulla libertà. In realtà il problema è aperto. è bene ribadire che l'unica legittimazione teorica del carattere "socialista" del comunismo storico novecentesco è stata data da Stalin. che ovviamente dava per scontato che il proletariato potesse e dovesse diventare "egemonico". anche se personalmente non vi so rispondere. per il semplice fatto che ne sarebbe stata la prima vittima. In terzo luogo. anno della implosione dissolutiva) è stato staliniano. eredi dell'ala sinistra della Seconda internazionale (e dunque anche del luxemburghismo). si accorse ben presto che la costruzione sociale del comunismo storico novecentesco si basava sull'espropriazione dell'attività diretta di autogoverno 21 . Questo almeno è ciò che io penso. Dall'altro lato i marxisti gradualisti della Seconda internazionale (da Martov a Kautsky) non potevano che opporsi alla rivoluzione russa. ma paradossalmente proprio perché erano dei marxisti ortodossi nel senso della Seconda internazionale. dal Komintern al Cominform). Un discorso diverso. ma si dissociarono subito ovviamente non appena il bolscevismo si dotò di un esercito regolare. e che comunque le cosiddette previsioni profetiche di Turati sulla degenerazione futura del comunismo erano argomentate con un apparato concettuale penosamente legato al più ridicolo determinismo economico. deve essere fatto a proposito dei cosiddetti "comunisti dei consigli". In questa sede. e che dettaglierò meglio più avanti. che fu fino alla morte un conseguente comunista antibolscevico. non perché non fossero più marxisti o perché fossero semplicemente "rinnegati". mi limiterò soltanto al grande marxista olandese Anton Pannekoek. perché si basavano su di una teoria evoluzionistico-deterministica che era già completamente falsa. lo stalinismo non è un fenomeno limitato agli eventi del periodo della direzione di Stalin (non solo in Urss. gli anarchici plaudirono alle prime misure antizariste. ma nell'intero movimento comunista internazionale. di un'amministrazione e di un apparato statale (e la dissociazione degli anarchici sarebbe comunque venuta indipendentemente da eventi come la ribellione di Machno in Ucraina oppure l'insurrezione di Kronstadt del 1921). Pannekoek. fedeli al dogma della "maturità" delle forze produttive e della trascrescenza socialista a partire dai punti alti dello sviluppo capitalistico. ovviamente. in un senso più largo ma a mio avviso assolutamente legittimo. La critica del comunismo storico novecentesco da parte dei comunisti dei consigli La rivoluzione russa del 1917 non fu bene accolta né dal movimento anarchico tradizionale né dalla socialdemocrazia kaut-skiana. e assai più nobile.dura dunque circa trent'anni e soltanto trent'anni. Il fatto che abbiano in molti casi "previsto" la degenerazione autoritaria staliniana fin dal 1918 non fa di loro dei profeti. ma è la forma politico-sociale fondamentale di esistenza reale dell'intero comunismo storico novecentesco. Chi legge ì verbali delle posizioni di Turati contro Bordiga si accorge agevolmente che nessuno dei due ha ragione "scientificamente". perché non si tratta di persone che avevano retrospettivamente ragione di fronte a persone che avevano torto (i bolscevichi di Lenin). Da un lato. ma di persone che avevano già torto fino da allora. Ciò è tuttora molto plausibile. È questa la base teorica del "sostitutismo" effettuato dal partito proletario staliniano impegnato nella costruzione in Urss di una grande industria moderna (il proletariato sostituisce la borghesia nell'opera dell'accumulazione primitiva). ed è allora costretto a ripetere fino alla morte avvenuta nel 1965. che il vero comunismo è un comunismo dei consigli. Analizzando la natura profonda della filosofia di Lenin dal punto di vista della logica complessiva che la muoveva. e non dello stato-partito. dal momento che sapeva bene che il connotato essenziale della democrazia proletaria rispetto alla democrazia liberale borghese stava nell'attività diretta dei consigli dei lavoratori. La critica del comunismo storico novecentesco da parte di Trotzky e del trotzkismo La critica di Pannekoek (come per altri aspetti quella di Bordiga. Questo "sostitutismo" non gli poteva ovviamente piacere. e deve farlo riproponendo le posizioni marnane ortodosse. Secondo Pannekoek (e io condivido nell'essenziale la sua tesi di fondo) il materialismo di Lenin è un materialismo borghese. Giustissimo. Ciò bastava e avanzava per negare ogni carattere socialista (nel senso di Marx) al progetto politico reale del comunismo storico novecentesco. un "sostitutismo" che effettivamente la filosofìa di Lenin traduce nel rarefatto e astratto linguaggio fìlosofico. che erano effettivamente pressoché spariti nell'Europa del 1914. Pannekoek non fa però né una cosa né l'altra. ma in assenza di una rivoluzione permanente nei paesi avanzati bisogna scontare il fatto che i burocrati esproprieranno i lavoratori delle loro conquiste). purché si rilevi che Pannekoek non può dare nessuna prova sulla capacità storica reale della classe operaia e del proletariato di dirigere effettivamente la produzione sociale attraverso consigli di autogoverno politico e di autogestione economica. Egli deve postulare questa capacità. A questo punto è costretto di fatto a ripiegare o sulla posizione socialdemocratica classica (non si sarebbe dovuto fin dall'inizio tentare la strada suicida della rottura rivoluzionaria dell'anello debole della catena mondiale imperialistica) o sulla posizione trotzkista (è stato giusto fare questa rottura.politico e di autogestione economica della classe proletaria. ma proprio mai? II contributo migliore di Pannekoek a mio avviso non è politico. ma è filosofìco. all'infuori della Russia zarista e dei Balcani. pur tanto diversa nelle motivazioni) è a mio avviso una critica alla Terza internazionale da parte delle correnti tedesco22 . Pannekoek riesce a fare scoperte. molto interessanti. nel senso che è un materialismo illuministico (simile a quello settecentesco francese di D'Holbach) rivolto in primo luogo contro la religione. la chiesa e i rapporti signorili e semifeudali. ma allora perché questo bellissimo comunismo dei consigli non funziona mai. La connotazione della burocrazia politica del comunismo storico novecentesco in termini di ceto parassitario e non di organica classe sfruttatrice (sia pure di tipo nuovo e inedito) aveva poi importanti conseguenze politiche. sono state tesi diffuse ben oltre i ristretti confini delle organizzazioni politiche trotzkiste militanti. ed è anzi a mio avviso la grande eresia internazionale del comunismo storico novecentesco. ecc). Un fenomeno da prendere dunque molto sul serio. cioè di una formazione sociale di tipo socialista. ecc. Dal punto di vista teorico-filosofìco. e hanno influenzato la stragrande maggioranza degli intellettuali anticapitalisti del Novecento. dal momento che le mancava il requisito stabile e organico della proprietà privata ereditariamente trasmissibile dei mezzi di produzione. che era poi non solo quella "marxista". il trotzkismo non è invece un fenomeno eretico (come lo è in politica). nel senso che reagisce a una novità storica inaspettata in nome della fedeltà e della conservazione di una ortodossia. Per questa ragione (che però mi sembra molto importante e anzi decisiva) ritengo di poter definire il trotzkismo come un fenomeno interno (sia pure in modo ereticale) al comunismo storico novecentesco. di cui ha sempre accompagnato criticamente le vicende. e 23 . La burocrazia comunista. Un discorso diverso deve essere fatto a proposito di Trotzky e del trotzkismo. nonostante il carattere strutturalmente minoritario che storicamente ha avuto. dalla spiegazione della degenerazione staliniana sulla base dell'asiatismo e del basso livello delle forze produttive. che abbattè il regime dei giacobini rivoluzionari in favore di settori corrotti della borghesia (il Direttorio. ma era anche vista come l'inizio di un processo di transizione mondiale dal capitalismo al socialismo. ma addirittura quella marxiana.olandesi della Seconda internazionale. il trotzkismo tiene fermo sulla tesi della capacità rivoluzionaria intermodale della classe operaia e del proletariato moderno. i trotzkisti hanno a lungo sostenuto che la natura sociale del comunismo storico novecentesco non poteva essere definita sulla base di una restaurazione capitalistica. Il trotzkismo è un fenomeno storico integralmente novecentesco. sia pure nella forma di un capitalismo di stato o di partito. ma è un fenomeno di piena ortodossia. Lo stalinismo era invece condannato senza appello. con il richiamo storico-analogico del Termidoro del 1794. non di classe sociale autonoma. all'appropriazione dei movimenti artistici d'avanguardia. La rottura del 1917 era così non solo politicamente rivendicata come un fenomeno positivo. Eresia politica e ortodossia teorica. Come è ampiamente noto. È dunque una critica paradossalmente "reazionaria". era connotata in questa analisi in termini di ceto parassitario. e il capitalismo occidentale imperialistico restava così il nemico principale. capitanata da Stalin. È bene in proposito ricordare che le tesi teoriche principali del trotzkismo. anche se burocraticamente degenerata e pertanto bisognosa di una rivoluzione politica. ma doveva essere connotata sulla base di uno stato operaio degenerato. perché comportava il fatto che non si poteva essere equidistanti fra capitalismo occidentale e comunismo storico novecentesco (sia pur burocraticamente degenerato). dalla rivoluzione permanente all'analisi del fenomeno burocratico. sulla base di questa tesi appunto deve spiegare il fenomeno empirico della degenerazione burocratica del comunismo storico novecen-tesco. Sono lontanassimo dal negarlo. inteso come insieme di chi lucra privilegi materiali e morali sulla base della propria collocazione privilegiata nella divisione sociale e tecnica del lavoro. Uno dei più grandi trotzkisti del Novecento. sostenendo che è meglio 24 . riuscirebbe mai a espropriarlo e a derubarlo della sua rivoluzione sociale. La "burocrazia" è allora un nome che si da a un'altra cosa. nel senso che Marx ha dato alla teoria dei modi di produzione. non nego il fatto evidente dell'esistenza empirica di un gruppo sociale "burocratico". cui è consacrato il quinto e ultimo capitolo di questo breve saggio). Nel linguaggio dell'epistemologo Kuhn. al punto che io stesso in questo saggio uso continuamente il termine di "burocrazia comunista" per connotare empiricamente il ceto politico professionale del comunismo storico novecentesco. la qual cosa impedisce così una possibile rivoluzione scientifica (il cui auspicio riempie il quinto capitolo). ha avuto invece il coraggio morale di giungere fino alla soglia di questa dirompente conclusione. A proposito della classe operaia e della sua eventuale capacità rivoluzionaria Mandel parla esplicitamente di "scommessa" nel senso di Pascal. Certo. consumatosi nel triennio 1989-91. il trotzkismo deve trovare un colpevole. il belga Ernest Mandel. Se il proletariato avesse la capacità che Marx gli attribuisce. e certo ancora lo dimostrerà in futuro). che hanno a mio avviso una causalità interna e non esterna). e lo trova nella burocrazia. In altri termini. La burocrazia che non esiste è allora la burocrazia intesa come un soggetto di teoria della storia. e il concetto di "burocrazia" sta così al posto di questa blasfema conclusione. europea o asiatica che sia. Trotzky non avrebbe mai potuto accettare una simile blasfema conclusione teorica. Sono lontanissimo dal negarlo. anche perché il terzo capitolo di questo saggio è basato proprio sull'analisi dei comportamenti collettivi di questa "burocrazia" nel processo di implosione e dissoluzione del comunismo storico novecentesco. quella di essere una classe intermodale (intermodale come non furono invece a suo tempo intermodali le classi degli schiavi antichi e dei servi della gleba medioevali) nessuna burocrazia. e lo dico qui in forma volutamente provocatoria. ma non è in ai cun modo un soggetto di transizione intermodale al comunismo. che è l'incapacità strutturale di intermodalità storica del proletariato inteso come soggetto di teoria della storia che si costituisce non solo come insieme di centri di resistenza allo sfruttamento capitalistico (estorsione del plusvalore. il proletariato è certamente un soggetto di lotta di classe nel capitalismo (e lo ha storicamente dimostrato in centinaia di casi. si tratta di uri aggiunta ad hoc per salvare un paradigma scientifico da una crisi. la burocrazia non esiste (così come non esiste il diavolo nella teoria delle passioni e delle tentazioni. ma che dovrebbe giocare un ruolo universalistico di transizione dal modo di produzione capitalistico al comunismo. ecc). A mio avviso. Respingendo virtuosamente la diabolica tentazione teorica del giudizio di incapacità intermodale del moderno proletariato (che è invece appunto la mia tesi. e debba pertanto essere respinta. In breve. In ogni caso. e spiega ad esempio l'"asiatismo" dei comportamenti del comunismo russo (e anche cinese). pur in presenza di una classe sfruttatrice dispotica e violenta. La critica del comunismo storico novecentesco in nome dell'analogia con il modo di produzione asiatico A fianco di Pannekoek e di Trotzky vi è un'altra teoria non priva di un certo interesse. Quatrième Internationale. nn. in piena e provocatoria discontinuità con la mentalità di Marx e del marxismo della Seconda internazionale. mi sembra che essa dica assai poco.scommettere su questa capacità piuttosto che abbandonarsi a un pessimismo paralizzante (cfr. 29-30. come mostrano con insuperata chiarezza le opere storiche di Massimo Bontempelli) hanno in comune il fatto di avere la proprietà pubblica e non privata dei mezzi di produzione fondamentali. 1988. Nello stesso tempo.84). il modo di produzione asiatico è caratterizzato da una specifica divisione sociale classista del lavoro. p. e permettono sempre illuminanti scoperte. ecco perché non condivido radicalmente la teoria trotzkista sul comunismo storico novecentesco. nel comparto del materialismo dialettico denominato materialismo storico). anche se questa teoria presenta aspetti di superfìcie plausibili e interessanti. che ovviamente influenza anche 25 . la teologia della storia che i sistemi scolastici dei paesi a comunismo storico novecentesco hanno insegnato fino al 1991. e perché considero un ritardo scientifico e filosofico ogni tentativo di ripresentarla oggi. Chi conosce la storia della filosofia sa perfettamente che la "scommessa" di Pascal è incompatibile con la teoria di Marx sul ruolo della classe operaia nel processo di transizione al comunismo. feudalesimo. mentre il comunismo storico novecentesco si riproduce con una divisione tecnica del lavoro. capitalismo e comunismo). come Rudolph Bahro (esplicitamente approvato da Herbert Marcuse). da tenere distinto da quello asiatico. la formulazione dogmatica e deterministica della storia universale adottata nel materialismo dialettico (o meglio. In effetti. E probabile che la necessità di occultare ideologicamente questo fatto (potenzialmente dirompente in senso pedagogico e culturale) sia stata alla base della "sparizione" dell'esistenza dei modi di produzione asiatico e antico-orientale nella cosiddetta teoria dei "cinque stadi" (comunismo primitivo. sia il comunismo storico novecentesco sia il modo di produzione asiatico (cui si potrebbe aggiungere per completezza anche il modo di produzione antico-orientale. hanno proposto di considerare la natura sociale del comunismo storico novecentesco sulla base dell'analogia con il modo di produzione asiatico. Sulla scorta degli studi sul dispotismo orientale del tedesco Wittfogel alcuni studiosi. Le analogie storiche sono sempre interessanti. ma deduce e prevede. schiavismo. Marx non scommette. Si trattò certamente di un "riflesso" europeo della polemica dei comunisti cinesi (ispirati allora dal pensiero dell'ultimo MaoTsetung. ma che è a tutti gli effetti primaria e dominante. ecc. del collettivismo burocratico (Rizzi). In proposito. e non poteva dunque simpatizzare con posizioni molto critiche verso Stalin e lo stalinismo). nestoriani e monofisiti erano certamente "bizantine" alla luce di uno stile di razionalità illuministica. come il francese Charles Bettelheim (in polemica soprattutto con il grande marxista americano Paul Sweezy e con il trotzkista belga Ernest Mandel) e in Italia soprattutto Gianfranco La Grassa. Tutto questo può sembrare una fastidiosa e inutile disputa nominalistica sostanzialmente sterile e bizantina. del capitalismo di partito (Bettelheim). ma non si può egualmente prescindere dalla loro dettagliata conoscenza se si vogliono ricostruire mille anni di storia dell'Europa Orientale e del Medio Oriente. come gli studi di Gianfranco La Grassa hanno bene dimostrato. del capitalismo di stato (Bordiga). quello del ventennio 1956-1976). positivistica. sulla questione del se e in quale misura la burocrazia comunista dovesse essere definita come una vera e propria classe oppure come un semplice ceto professionale parassitario. questa teoria sulla natura "capitalistica" di quello che a quel tempo aveva assunto il nome di "socialismo reale" deve essere tenuta metodologicamente ben distinta da una precedente teoria apparentemente simile. trotzkisti e maoisti di quel tempo ormai lontano. La critica al comunismo storico novecentesco sulla base della teoria del capitalismo di stato e di partito Per un giovane che oggi intenda riflettere sulla natura sociale e politica del comunismo storico novecentesco può effettivamente sembrare grottesco che a cavallo del 1968 ci si sia letteralmente "scannati" fra filosovietici. marxista o post-moderna. è necessario qui sottolineare l'importanza storica di coloro che negli ultimi ventanni prima della fine ingloriosa del comunismo storico novecentesco ne proposero una interpretazione in chiave "capitalistica". Analogamente. ciò vale anche per le dispute nominalistico-bizantine fra i sostenitori dello stato operaio degenerato (Mandel). il maoismo critico del ventennio 1956-1976. sul termine "bizantino" occorre intendersi. In quanto parziale riflesso europeo di un fenomeno internazionale.la divisione sociale. oppure come semplici varianti di un capitalismo di stato e di partito. oppure sull'alternativa fra il considerare le società socialiste come forme di un "collcttivismo burocratico". fondatore del comunismo italiano nel 26 . Ma. appunto. quella che risale ad Amedeo Bordiga. Le dispute bizantine fra iconoclasti e iconoduli (cioè fra distruttori e adoratori delle immagini religiose) e ancor più fra ariani. ma si trattò anche di un fenomeno peculiare e autonomo dal maoismo politico (che invece si rifaceva generalmente a Stalin in modo ortodosso. se essa sia stata una vera e grande "rivoluzione" (come sostennero allora i maoisti) oppure una semplice lotta interburocratica fra cricche cinesi rivali (come sostennero con argomenti convergenti sia i filosovietici sia i trotzkisti). Chiedo al lettore di aver ben presente tre distinzioni concettuali. e hanno presupposti assolutamente non omogenei. In quel contesto furono riscoperte nozioni teoriche rimaste ignote o abbandonate. Era in fondo questa l'indicazione che veniva dalla stessa Cina e dai teorici della cosiddetta rivoluzione culturale. In totale indipendenza teorica da Bordiga (e da tutti i bordighiani. mentre il processo produttivo diretto di fabbrica non era particolarmente messo in discussione. In questa sede è sufficiente ribadire che l'impulso esterno dato dagli eventi cinesi (e in minore misura da quelli cubani e latino-americani) fu l'occasione estrinseca per un rilancio del dibattito marxista europeo e italiano.1921 e marxista indipendente fino alla morte avvenuta nel 1970. ingegnere di professione. In realtà. Ed è appunto su questa distinzione terminologica che voglio strutturare questo ultimo paragrafo di questo secondo capitolo. In primo luogo. se vengono sottoposte a un esame più ravvicinato. di distinguere fra società capitalistica e modo di produzione capitalistico. dal momento che Bordiga. ortodossi o eretici. La natura capitalistica dell'Urss e degli altri paesi "satelliti" era sostenuta da Bordiga soprattutto in base alla permanenza della proprietà cooperativa e delle connesse categorie economiche mercantili. La discussione sulla natura sociale del comunismo storico novecentesco. allora non considerato ancora "storico" ma ritenuto in pieno svolgimento. come la distinzione fra la forma e la sostanza del valore e fra la sottomissione formale e reale del lavoro al capitale. Si tratta di due 27 . interpretava lo stalinismo come una sorta di grande accumulazione primitiva di rapporti capitalistici. La teoria di Bordiga. già fondamentalmente perfezionata fino dagli anni cinquanta. le due teorie sono molto diverse. ancora "imbozzolati" in una sorta di crisalide di capitalismo di stato. Non è qui importante il giudizio storico sulla rivoluzione culturale come evento interno alla storia della Cina e del comunismo cinese. da Dangeville a Camatte) la scuola di Bettelheim non puntava l'obbiettivo sui rapporti economici di connessione superficiale nello scambio delle "merci socialiste". fini con l'avere una positiva "ricaduta" anche sulla considerazione della società capitalistica come formazione economico-sociale del modo di produzione capitalistico. aveva una robusta concezione positivistica di scienza e di tecnica. ma sul dominio reale dei produttori sulle condizioni della produzione. II comunismo storico novecentesco e il modo di produzione capitalistico Stringiamo dunque le fila della nostra argomentazione a proposito della natura sociale del comunismo storico novecentesco. la loro cultura. Senza di essi. ecc. non sarebbe in grado di produrre una sintesi sociale. Quando i "dominanti'' la abbandonano (e ci occuperemo di questo "abbandono" nel prossimo capitolo) i "dominati" non possono che disperdersi senza reagire. e utilizza l'apparato politico di rappresentanza in modo puramente sovrastrutturale). classe materiale e "causalità efficiente" di produzione del plusvalore. Le società del comunismo storico novecentesco non furono società borghesi e capitalistiche. a Pannekoek o a Trotzky. i lavoratori. Vi sono dunque dominanti e dominati. cioè un legame sociale (mentre la borghesia capitalistica è perfettamente in grado di farlo. e di cui è mancante proprio la parte più importante). ma li riproduce fisiologicamente come sua rappresentanza politica. e danno luogo a una tragicomica commedia degli equivoci non appena li si applica alla stessa serie di eventi storici. la loro stessa natura di agenti della produzione capitalistica (senza dimenticare ovviamente il fatto che. e classe operaia intesa come classe filosofica e teleologica cui si attribuisce non solo la missione storica (che è in realtà sovrastorica) di superare il capitalismo. esse diedero luogo a una polarità fra dominanti e dominati (utilizzo qui la dicotomia proposta da Bettelheim in un'opera tradotta in italiano solo parzialmente. Certo. e allora tanto vale tornare subito a Sweezy o a Bettelheim. Si tratta però di analogie categoriali improprie. dalla Russia alla Cina. Essa dunque non è espropriata dai nuovi "dominanti" (come pensano tutte e quattro le scuole marxiste tradizionali ricordate nei quattro precedenti paragrafi). Anche in assenza di meccanismi giuridici di trasmissibilità ereditaria di privilegi (ma questa assenza caratterizza 28 . le loro forme di vita. In terzo luogo.) del loro potere. di distinguere fra classe operaia intesa come classe sociologica di salariati della grande industria moderna. In secondo luogo. e i dominanti possono essere chiamati "burocrazia" (come fanno i trotzkisti) o "borghesia di stato" (secondo l'approccio del maoismo occidentale). in questo caso comunista. ma anche la capacità concreta di farlo (cosi come la borghesia fu "capace" di superare il feudalesimo). le stesse borghesie erano minori-tarie rispetto a classi precapitalistiche). Esse emersero storicamente da una durissima lotta di classe contro i borghesi. La classe operaia è a mio avviso una classe talmente interna ai meccanismi riproduttivi del modo di produzione capitalistico (così personalmente interpreto la nozione di "sottomissione reale del lavoro al capitale") da non poter in nessun modo "dominare" un processo di transizione a un modo di produzione po-stcapitalistico. a Bordiga o a Bahro.concetti che non hanno lo stesso oggetto. Senza queste tre distinzioni la mia argomentazione è impossibile. che è un "processo senza soggetto" (Althusser) nella sua logica impersonale e immanente. ma rappresentarono semplicemente la strutturale incapacità storica dei dominati storici di riappropriarsi del potere sulle condizioni della produzione. dal momento che i dominanti a mio avviso non espropriarono i dominati (il proletariato. ed è dunque giusto dire che il comunismo storico novecentesco ha dato luogo a società classiste. di distinguere fra classe borghese e classe dei capitalisti intesi come agenti della riproduzione complessiva stutturale del modo di produzione capitalistico. Questa identificazione è economicistica. perché la "borghesia" non è una classe-soggetto identificabile con la pura funzione di agenti della produzione capitalistica. 1 ruoli occupati nella divisione sociale e tecnica del lavoro erano classisti. Essi possono essere per brevità denominati "burocrazia" o "borghesia di stato". gli agenti della produzione capitalistica hanno assunto il ruolo dei dominanti di questa società. Queste società classiste hanno dato luogo a un classismo inedito nella storia. si crea una notte in cui tutte le vacche sono nere. ma il ruolo obbiettivamente assunto nella divisione tecnica e sociale del lavoro). se non temessimo di ingenerare ulteriori equivoci semantici. perché la dominanza della divisione tecnica del lavoro su quella sociale impone di parlare di modo di produzione capitalistico. ma questa denominazione è inesatta. A questo punto useremmo l'espressione di "capitalismo proletario". A un certo punto. 29 . Da un lato. e ammetto anche che l'esistenza di questi equivoci semantici è il segnale di una generale incompletezza e inesattezza della teoria (compreso ovviamente quella che sto qui esponendo). analogicamente più simile ai classismi asiatici e anticoorientali che ai classismi borghesi-capitalistici. questi agenti della produzione capitalistica hanno promosso. non si è trattato di una reviviscenza dei modi di produzione asiatico e antico-orientale. un classismo che non deve essere asssimilato al classismo capitalistico "normale". Il comunismo storico novecentesco ha dato luogo a società classiste. dall'alto. Il loro carattere "classista" era però duplice. Tuttavia.appunto analogicamente anche modi di produzione precapitalistici e classisti). dal quale ci si può difendere soltanto con strategie individuali di ripiegamento nell'interiorità. si trattava di un classismo qualitativamente diverso dal classismo delle società borghesi e capitalistiche. ed è allora inevitabile cadere in una confusa metafisica del potere onm-pervasivo. Se lo si fa. una restaurazione capitalistica "normale". Ammetto che ce ne sono già troppi. si trattava pur sempre di un classismo interno alla riproduzione del modo di produzione capitalistico (nel senso originale marxiano del termine). Dall'altro. e l'economicismo è la tomba della comprensione della realtà storica. nel senso che i "dominanti" non potevano che impersonare i ruoli di agenti astratti della riproduzione capitalistica. In proposito. un classismo estremamente più fragile e insicuro (ed è appunto questa fragilità che spiega parzialmente l'assenza di libertà culturali e politiche e la forma religiosa della legittimazione sociale). pur provenendo sociologicamente e politicamente dalle classi operaia e contadina (ma ciò che conta non è la provenienza sociologica. polarizzate fra dominanti e dominati. Compendiamo dunque ancora una volta la nostra formulazione. dal momento che questa riproduzione si caratterizza per la dominanza della componente tecnica su quella sociale (a differenza di quanto avviene nelle riproduzioni precapitalistiche). confondono i "borghesi" con gli "agenti della produzione capitalistica" (i due termini si identificano in moltissimi casi. o meglio dei bisogni ricchi e onnilaterali. In secondo luogo. È questa impasse storica che deve essere storicamente spiegata senza il ricorso a demonologie sociologiche (i burocrati. di una 30 . la categoria dei bisogni. manca il contesto per una educazione alla autolimitazione cosciente dei bisogni stessi. dal momento che si creano personalità eterodirette abituate a "limitare" i propri bisogni soltanto dal vincolo esterno della scarsità. In terzo luogo.Capitolo III La natura del crollo implosivo del comunismo storico nove-centesco (19891991) Il lettore che ha seguito le argomentazioni dei primi due capitoli è già in possesso di almeno tre schemi interpretativi da me proposti. si è detto che è possibile una applicazione indiretta delle categorie di Marx al comunismo storico novecentesco. e infine confondono la materialità della classe operaia e proletaria con l'attribuzione metafisica. o meglio del valore lavoro. e siamo oggi infatti a mio parere in un capitalismo post-borghese). 1 borghesi di stato. In primo luogo. Dall'altro. di società degli amici e di fine di ogni stato ideologico. che ha validità solo in sede di teoria della storia. Da un lato. ma questa applicazione indiretta sfocia necessariamente in una impasse teorica. economico e culturale) con il "modo di produzione capitalistico" (concetto strutturale. ma cadono tutte in una forma di economicismo riduzio-nistico perché confondono la "società capitalistica" (concetto sociologico. non sono stati assolutamente capaci di andare avanti verso la riappropriazione reale. si è detto che le categorie originali di Marx non possono essere direttamente applicate al comunismo storico novecentesco. Esse contengono tutte interessanti elementi di verità che devono essere valorizzati. di distribuzione amministrativa e di accumulazione primitiva del capitale industriale da luogo a una problematica del tutto legittima. o addirittura dalla paura del Leviatano statuale di partito. una volta eseguita la rivoluzione politica e iniziata la riappropriazione formale delle condizioni della produzione. si è sostenuto che le teorie tradizionali sulla natura sociale del comunismo storico novecentesco non sono sufficienti. ecc). e di conseguenza. la categoria del lavoro. non può essere applicata se non in un contesto alla Epicuro e alla Spinoza. e non di descrizione empirica di aggregati sociali concreti). ma che non è più in alcuna misura marxiana. In caso contrario. La sua applicazione in un contesto di scarsità. dal momento che bisogna saper spiegare perché i lavoratori associati. scientificamente indimostrabile. ha senso soltanto in una ipotesi di fusione fra potenze mentali della produzione e lavoro collettivo associato (dal direttore di fabbrica all'ultimo manovale) nei punti alti di sviluppo del modo di produzione capitalistico. ma non necessariamente. siamo in grado di affrontare il problema della natura storica del crollo implosivo del comunismo storico novecentesco nel brevissimo arco di tempo che va dal 1989 al 1991. del riciclaggio dei dominanti e dell'esodo e della dispersione dei dominati. e io non sono neppure uno storico. sa che si tratta di una delle attività più frustranti che possono esistere. e voglio che i giovani sappiano che cosa ci girava nella testa. Non sono mai argomentazioni che "convincono". ecc). sulla base di queste tre premesse (che ho voluto ricordare perché siano tenute sempre presenti). e sono state società interne al raggio di riproduzione globale del modo di produzione capitalistico. Durkheim. A questo punto. la quale non è che il frutto di un'accumulazione progressiva di esperienze. voglio notare che è anche per questa ragione che non credo alla teoria della comunicazione di Habermas. la forma della implosione. Le società del comunismo storico novecentesco sono state società classiste. In proposito. Ciò che mi interessa non è la descrizione degli eventi di questo crollo (ci vorrebbero migliaia di pagine storicamente documentate. Nessuno riesce mai veramente a convincere nessuno. ma è soltanto la loro possibile lenta sedimentazione che "improvvisamente" provoca una sorta di "conversione". che ipotizza un'impossibile situazione comunicativa 31 . Prima. pur non potendosi definire società capita-listiche nel senso sociologico e culturale (alla Comte. e non fingo presuntuosamente di essere tale). proporrò due paragrafi metodologici sulla volontà di credere e sulla "illusione Gorbaciov" che sono forse di qualche interesse. come è noto. La stessa attività della cosiddetta "convinzione". Dopo anni. Parsons. ma l'interrogazione teorica della forma che questo crollo ha assunto. che dalla "illusione Gorbaciov" (almeno fino al 1988). Io questa generazione l'ho conosciuta molto bene. ci accorgiamo che persone che credevamo vicine e partecipi di una amicizia fi-losofica in realtà non condividono praticamente nulla di quanto pensiamo. Di passaggio. La volontà di credere Chi si occupa professionalmente di comunicazione intellettuale. ma che analizzo criticamente sul piano teorico) è stata fortemente caratterizzata sia dalla volontà di credere. Non annoierei qui il lettore se non sapessi che non sto parlando soltanto della mia persona. Weber. si attua soltanto in forma indiretta. ovviamente. Negli anni ottanta la mia attività teorica (che rivendico integralmente sul piano biografico. ma sto descrivendo modalità intellettuali e critiche in vario modo comuni a una intera generazione di studiosi di marxismo. della dissoluzione. della resa unilaterale.natura anticapitalistica e di una capacità di transizione comunista a questa stessa classe. particolarmente nel campo della filosofia (che non può essere "dimostrata" con formule matematiche cogenti o con esperimenti da laboratorio). divise in dominanti e dominati. formulerò la mia ipotesi. però. Merton. A suo tempo William James ha dimostrato questo in un aureo libretto. Tutto è costruito. su questioni che non sappiamo formulare chiaramente. sempre torto.ideale che non corrisponde per nulla alla realtà vissuta (e questo del tutto indipendentemente da altre considerazioni su Rawls. Designando gli oggetti secondo la loro utilità. l'individuo vuole credere. È per l'appunto questo senso del problema che da il vero tratto distintivo del vero spirito scientifico. su un punto particolare. se ovviamente si ritiene (come io ritengo) che la teoria marxiana dei modi di produzione sia una teoria che ha uno statuto scientifico. una conoscenza volgare provvisoria. ma credenze. Per uno spirito scientifico. Lo stesso Karl Marx. ecc). Ancora più chiaramente si è espresso il grande epistemologo francese Gaston Bachelard. E. non convincerebbe nessun militante di sezione nostalgico del comunismo storico novecentesco. L'opinione pensa male. a una tragedia scientifica e filosofica. traduce bisogni in conoscenze. Niente è dato. ma mi sono reso conto che per la maggior parte dei blochiani essa funziona come una "ideologia della speranza". respingendo le altre in un limbo opaco e lattiginoso. essa non pensa. Non si può fondare niente sull'opinione: bisogna anzitutto distruggerla. La citazione era lunga. oggi sono molto più freddo nei suoi confronti. Si tratta di un problema che non è né fi-iosofico né ideologico. per il semplice fatto che questo militante non vuole argomentazioni. checché se ne dica. ma che è soltanto scientifico. Sono sempre filosoficamente disposto ad aprire un credito sulla ontologia della speranza. La ragione è in realtà molto semplice. Non basterebbe. si impedisce di conoscerli. Se ha la capacità di legittimare. che a lungo ho caldeggiato e propagandato la teoria della speranza di Ernst Bloch. come una scommessa pascaliana alla Mandel. a un ostacolo epistemologico insuperabile. Se non c'è stata domanda. come una sorta di morale provvisoria. bisogna saper porre problemi. ciò avviene per ragioni diverse da quelle che fondano l'opinione : di modo che l'opinione ha. nella vita scientifica i problemi non si pongono da se stessi. per il suo bisogno di compiutezza e per motivi di principio. mantenendo. di cui citerò qui in esteso una illuminante citazione integrale: La scienza. Lo spirito scientifico ci proibisce di avere opinioni su questioni che non comprendiamo. La sua mente comunicativa funziona allora come un selettore che seleziona automaticamente soltanto le argomentazioni che legittimano la sua volontà di credere. ma ne valeva la pena. ogni conoscenza è una risposta a una domanda. non possiamo tradurre il nostro bisogno psicologico di sperare in una sua riformabilità in conoscenza scientifica della possibilità di una sua riformabilità. Prima di tutto. che tutti dovrebbero leggere. Niente va da sé. rettificarla su punti particolari. l'opinione. Adorno. di diritto. Applichiamola ora al problema della riformabilità interna o meno del modello sociale e politico del comunismo storico novecentesco. redivivo. E allora siamo di fronte a un blocco della conoscenza. non può esserci conoscenza scientifica. si oppone assolutamente all'opinione. ad esempio. come una volontà di credere. Prima di comunicare tesi problematiche. E il primo ostacolo da superare. Se Bachelard ha ragione. 32 . E questa la ragione per cui io. di quanto fu proposto dai grandi pensatori marxisti passò nel corpo militante e dirigente (cioè nei dominanti e nei dominati) del comunismo storico novecentesco ? La risposta ovviamente. La domanda è dunque questa: perché nulla. politicistica perché questi interessi devono a loro volta essere ritradotti nel linguaggio della mediazione e della manipolazione politica. finivo con il violare le regole elementari poste da Ba-chelard. 33 . ma è tragicamente reale. dei simpatizzanti e soprattutto dei dirigenti del comunismo storico novecentesco. ovviamente. sia pure in piccola parte. ma proprio nulla.Questa è stata la situazione per la generazione dei marxisti del periodo 1956-1989. Mi rendo oggi conto che si trattava di una semplice volontà di credere del tutto infondata scientificamente. Dal momento che auspicavo psicologicamente la riformabilità del comunismo storico novecentesco. nel corpo sociale e politico dei militanti. come se le cose che dicevano potessero in qualche modo "passare". L'ideologia che esso secerne è sempre e soltanto un'ideologia economicistica e politicistica: economicisti-ca perché essa traduce nel linguaggio della rappresentanza economica gli interessi di gruppi sociali subalterni e totalmente incapaci di intermodalità. che ritengo di conoscere molto bene (seguendo Spinoza non ritengo che l'umiltà sia una virtù. Non sto parlando solo di me stesso. Sto parlando di Sartre e di Althusser. è che esso è un sistema assolutamente irriformabile. di Lukàcs e di Bloch. Io sono stato un fedele allievo di questi grandi pensatori marxisti dell'ultima generazione. Da essi ho assimilato l'idea secondo cui le grandi idee marxiste possono permeare un corpo politico e sociale. che rischia di essere tautologica. e "secerne" soltanto liquido ideologico. e volevo credere in essa sentivo il bisogno di credere in essa per il mio presupposto morale anticapitalistico. non mi sarei tanto dilungato su questo tema se non sapessi perfettamente che esso JÌ-guarda pressoché l'intera ultima generazione dei mamsti . Come l'inchiostro della seppia. e infatti preferisco non praticarla). degli elettori.acoivi fra il 1956-1989. Il partito politico comunista è sintonizzato unicamente sul canale della ideologia. La stessa degradazione "antropologica" cui tutto questo da luogo (e su cui ho fornito contributi che ritengo assolutamente originali e che tuttora rivendico come sostanzialmente veri) non è che un fenomeno derivato di questa "secrezione ideologica". ma assolutamente nulla. che mettono la volontà di credere davanti al coraggio del pensare. così come la seppia secerne il suo inchiostro. la secrezione ideologica cancella e rende invisibile qualunque argomentazione filosofìca o scientifica che possa incrinare la volontà di credere e il bisogno di sperare non soltanto dei militanti. ma anche di tutti quegli intellettuali a metà. e che ora finalmente posso comprendere. Ovviamente. di tutti coloro che "scommisero" sulla riformabilità del modello del comunismo storico nove-centesco. di Adorno e di Marcuse. secondo cui la res cogkans può guidare e dirigere la res excensa (per usare in modo sportivo il linguaggio di Cartesio). In questo modo. Tutti aspettavano una sorta di messia che ci portasse fuori dalle secche del modello stalinista e post-stalinista (che. di seconda generazione per il periodo 1924-1956 (costruzione del socialismo in Urss. come Lukàcs. Un comunista di "destra". potremmo definire "staliniota"). io pensai che esso dovesse e potesse essere un Bucharin. Un atteggiamento filosofìcamente e scientificamente inammissibile. libera attività di autogoverno politico e di autogestione economica. Dal 1956 la problematica dominante sta nella "volontà di credere" nella riformabilità interna del comunismo storico novecentesco. devo dire che lo mantenni soltanto fino a metà del 1988. Essa riguarda le "problematiche" generali. che si era però sedimentata nella coscienza di molti oppositori minoritari al comunismo ufficiale). ecc). rottura rivoluzionaria. antifascismo e resistenza. secondo una vulgata sostanzialmente inesatta. E evidente che questa periodizzazione non riguarda le biografie particolari di singoli pensatori. Terza internazionale. Un comunista che riuscisse nell' auspicata "quadratura del cerchio" del mantenimento e dello sviluppo di una società di transizione al comunismo compatibile con la reintroduzione integrale delle conquiste universalistiche della liberaldemocrazia (garanzie giu-ridiche alla libera espressione. Il bisogno di sperare anche. Anziché studiare con spirito scientifico il problema. dunque. e infine di terza generazione per il periodo 1956-1989. e dunque decisi di guardare Gorbaciov immaginando che egli fosse Bucharin. scattò la "proiezione" analogica con periodi storici passati del movimento comunista. E venne Gorbaciov. La volontà di credere scattò subito. problema dell'adesione o del rifiuto allo stalinismo). Incidentalmente parlo di prima generazione di intellettuali comunisti per il periodo 1917-1924 (rivoluzione d'ottobre. L'ho descritto perché si trattava di un atteggiamento maggioritario presso gli intellettuali marxisti dell'ultima generazione. questo mediocre sfasciacarrozze che lìi per alcuni anni creduto un secondo Lenin. ma pur sempre un comunista nel senso di Marx e di Lenin. Io volevo credere in questa quadratura del cerchio. seguendo una seducente proposta terminologica di Franco Fortini. che si giustifica soltanto ideologicamente. scelta strategica di campo per l'an-ticapitalismo radicale). A mia parziale discolpa. stalinismo e fronti popolari. Dal momento che apparve subito chiaro che Gorbaciov non era né un Trotzky né un Mao Tsetung (che molti di noi vedevano come l'uscita rivoluzionaria "a sinistra" dallo stalinismo. quando in Urss "apparve" il fenomeno Gorbaciov. vissero tanto a lungo da esercitare la loro funzione in tutti e tre i periodi presi in esame. alcuni dei quali.L'illusione Gorbaciov Nel precedente paragrafo ho descritto in modo spero chiaro e comprensibile l'atteggiamento che avevo nel 1985. mentre altri continuarono ad averlo fino al 1991 e 34 . In primo luogo. voglio esplicitare al lettore tre mie convinzioni storiografiche ben precise. che il problema posto così è fuorviante. La logica immanente della perestrojka : 1985-1991 Interroghiamo quindi teoricamente la perestrojka di Gorbaciov. fra gli altri. e in Italia. ecc). Questa classe di dominanti. e io che non sono uno storico non vi posso rispondere seriamente. divisa in dominanti e dominati (come chiarito bene da Charles Bettelheim. ma dell'infinità dell'universo non era però sicuro. di chi la mise in moto. ma in un altro. liberi ormai dalla volontà di credere e dal bisogno di sapere. dell'infinità dell'universo e della infinità della stupidità umana. si è storicamente costituita attraverso due grandi processi storici. 35 . che a un certo punto "prese la mano" del guidatore ? E questo ovviamente il problema di fondo. È un problema storico. I grandi processi e il terrore devono essere dunque visti a mio avviso non come un crudele "incidente di percorso" dovuto alla sospettosità caucasica di un tiranno ma come un momento (il secondo momento) di un processo di costituzione di una classe dirigente di dominanti. al di là del modo corretto di "denominarli" (burocrazia. però. Lo stalinismo fu prima di ogni altra cosa la costruzione sociale di un'inedita società classista divisa in dominanti e dominati. e lo farò nel prossimo paragrafo. che ha costituito una specifica società di classe. che voglio anche sottoporre alla sua eventuale critica. La domanda storica è dunque questa: si trattò di una scelta storica che fin dall'inizio si riprometteva coscientemente una dissoluzione capitalistica del comunismo storico novecentesco. e di quale fosse la sua logica storica immanente. Milioni di persone hanno sostituito altri milioni di persone nei ruoli dirigenti del partito e dello stato attraverso il primo piano quinquennale e attraverso i processi staliniani. il primo piano quinquennale (1929-1934) e i grandi processi staliniani (19361938). Ogni altro modo di considerare questi tragici eventi di "costituzione" di una società finisce con l'essere economicistico (la valutazione economica e neutrale del piano quinquennale come risposta pianificata all'anarchia del capitalismo scosso dalla crisi del 1929) o moralistico (la condanna di una simile ondata ingiusta e sanguinaria di processi). oppure non fu cosi. L'illusione Gorbaciov è dunque un fenomeno intellettuale che deve essere tenuto ben distinto dal problema storico della perestrojka. ma si trattò di una precipitazione imprevista e non voluta. di due cose egli era convinto. Prima di farlo. Posso però suggerire. borghesia di stato. Come già scrisse Einstein. ritengo che lo stalinismo sia stato un fenomeno storico globale.oltre. da Aldo Natoli). e non dovrebbe essere posto in questo modo. il consolidamento di una economia parallela. ma sia forse il periodo sociologicamente più interessante dell'intera storia del comunismo storico novecentesco. assente nelle due fasi precedenti (dall'Etiopia all'Angola. Esso appare poco interessante a tutti i superficiali perché formalistico. È sotto il breznevismo che si realizzano tre elementi storici fondamentali. cioè il periodo che prende il nome da Breznev (19641982). dall'Afganistan al Nicaragua. ma soltanto la diffusione della ridicola ideologia tautologica del cosiddetto "culto della personalità". l'esplicitazione del suo nichilismo latente. siamo ora in grado di affrontare il fenomeno Gorbaciov in modo indipendente dalla volontà di credere. e perché i burocrati pieni di medaglie e con il viso stolido e bovino stanno impettiti sulle tribune per ricevere l'omaggio di masse inquadrate.In secondo luogo. in parte gravitante verso i dominanti e in parte versi i dominati. occorre ribadire che 36 . proprio per il tipo di legittimazione che si era dato durante la sua costituzione negli anni trenta (stachanovi-smo. La tirannia di Stalin si spiega con il fatto che il tiranno si faceva omaggiare come un tiranno. che in questa fase non sfida ancora l'economia statale. e pertanto casuale e arbitrario. Primo. Il "breznevismo" è in realtà il momento della verità dell'intero comunismo storico novecentesco. e non soltanto i dominati. ecc). proletarizzazione del costume e dei comportamenti. nel senso che i dominanti hanno smantellato un sistema di insicurezza e di terrore che toccava anche loro. Fantastico! In terzo luogo. Fatte queste tre premesse storiografiche fondamentali. Terzo. già potenzialmente privatistico-mafiosa. la formazione di un immenso ceto medio urbano. Ma questa è una valutazione estetica. ma ne integra armonicamente le disfunzioni. non debba essere considerato come una semplice fase di "stagnazione" (come vuole un consolidato e sciocco luogo comune). A riprova di questo c'è il fatto che non si hanno reali mutamenti nell'economia nella politica e nell'ideologia. la trasformazione del comunismo storico novecentesco in un vero fenomeno mondiale. atomizzate e omaggianti. ritengo che il krusciovismo (e in particolare il famoso XX congresso del Pcus del 1956 con successiva destalinizzazione dall'alto) sia stato un fenomeno storico di consolidamento di questa specifica società classista divisa in dominanti e dominati. Soltanto il noto provincialismo italiano può confondere questo fenomeno grandioso con il "kabulismo". Secondo. In primo luogo. ecc). Il 1956 non è dunque a mio avviso una data di rottura. ma una data di consolidamento di un sistema classista. ritengo che il breznevismo. che comincia a costruire i pro-pri luoghi di riunione e di associazione negli interstizi del partito e dello stato. plumbeo e noioso. e che è ormai del tutto estraneo sia al marxismo dogmatico di legittimazione del partito-stato sia (ed è questo purtroppo il punto più importante) a tutti i marxismi critici di opposizione e di correzione del sistema. la trasformazione in tecnica della sua metafisica originaria (se posso civettare con le categorie di Heidegger). Esso conteneva anche robusti elementi operaistici e populistici. non storica e politica. Il sistema di Stalin era infatti altamente "informalizzato". Chi pone così il problema non sa neppure che cosa è il nichilismo. Nel secondo periodo. e dovrebbe allora fare una piccola cura di Nietzsche e di Heidegger. o della immortale causa del socialismo. In proposito. Gorbaciov si presenta (e probabilmente si autoin-terpreta soggettivamente) come un riformatore alla Andropov. 1985-1987. che si batte contro l'alcolismo. se questo dominio avrebbe potuto essere meglio garantito da una autoriforma del socialismo oppure da una aperta restaurazione privatistica. e infine l'"umanesimo". con l'avvertenza che non sono uno storico. cioè la concezione di un punto di vista umano superiore alle classi e dai loro interessi particolari e corporativi. L'ideologia della classe dei dominanti delle società tardo novecentesche è il nichilismo. "l'economicismo". la nuova società civile socialista e soprattutto la 37 . E dunque metodologicamente sbagliato chiedersi se fin dal principio Gorbaciov e la sua cordata volessero "svendere" il comunismo storico novecentesco oppure volessero soltanto "riformarlo". Distinguerei tre periodi fondamentali. economicista e umanista (su questo il vecchio Althusser aveva visto giusto precocemente). Il secondo periodo è a mio avviso quello fondamentale. Sa che Dio è morto. ma si autointerpreta come rappresentante degli interessi universalistici dell'Uomo. cioè la credenza nella linearità del progresso storico e pertanto nella "causa" del socialismo. che nella storia costruisce la sua Economia. o della tradizione di Marx e di Lenin (questa appunto è volontà di credere). il 1987-1989. ma è invece il rappreseli canee organico dei dominanti e della loro natura classista di dominio. Il problema dei dominanti è il seguente: come è possibile continuare a dominare nelle nuove condizioni storiche? Questo è il loro problema. Egli non è ancora Gorby. nel frattempo divenuto Gorby. l'idolo degli occidentali e degli intellettuali progressisti. e in presenza della morte di Dio sa che l'ultimo uomo può e deve agire senza vincoli di nessun tipo. e ancora che ogni classe di dominanti non vede mai se stessa come classe di dominanti. cioè la credenza nel primato della razionalità produttiva e della soluzione "neutrale dei problemi" dell'organizzazione sociale. Nel primo periodo. il cruciale periodo 1987-1989 le forze sociali messe in moto da Gorbaciov. Gorbaciov avvia la perestrojka. sfondano i limiti ristretti della razionalizzazione produttiva alla Andropov del primo Gorbaciov. e il nichilismo è pronto a tutto e al contrario di tutto. Per utilizzare la terminologia di Althusser. che si porrà soltanto nel delicato biennio 1987-88. in questa fase la sua ideologia è ancora lo "storicismo". vale la pena rilevare che il marxismo sovietico era già dopo il 1956 una ideologia tricefala di tipo storicista. e spero allora che uno storico serio (ad esempio Andrea Catone) mi corregga. che non gli prestano ancora nessuna attenzione. e infine il 1989-1991.Gorbaciov non è l'esponente del popolo sovietico. il 1985-1987. non ancora il problema. e credono ancora che il piccolo mondo del differenzialismo post-moderno sia l'ombelico culturale dell'universo pensante. A livello ideologico si aprono dibattiti sulla proprietà socialista. Cerchiamo ora di periodizzare sommariamente la perestrojka di Gorbaciov. l'idolo del jet-set culturale internazionale dei confusionari di sinistra. l'inefficienza e il disordine produttivo. non si sciolgono automaticamente in "tempo reale" con quello sovietico. Da un lato. Gorbaciov segue semplicemente questa tendenza. greco. in direzione di una integrazione accelerata nell'economia capitalistica internazionale (ed "esplodono" allora a livello ideologico le più folli e deliranti apologie del mercato capitalistico. Dirò di più. Ed è allora l'intera classe dei dominanti che si sposta verso una nuova forma di mantenimento del loro dominio. ecc). che spesso è il contrario di quello che sembra. Si tratta di un dibattito ideologico fuorviante. e Trotzky possono trovarvi brandelli del loro lessico preferito). Ad esempio il Pci. e questo non deve essere semplicemente interpretato come "immobilismo". ma (esattamente come nel caso di Gorbaciov) come la normale reazione di un esponente della classe di dominanti alla ricerca affannosa ed empirica di una forma stabile di prosecuzione e di stabilizzazione del dominio.critica al cosiddetto "sistema amministrativo di comando" (questi tre dibattiti sono stati studiati in Italia principalmente da Andrea Catone). si è di fronte a un collasso esteticamente ammirevole per la quantità veramente minima di violenza (in rapporto ovviamente alla grandezza del fenomeno. rivela di essere invece il più dipendente dagli esiti finali del comparto sovietico del socialismo (e infatti mentre i comunismi francese. ma deve essere visto come prova della sua organicità alla classe dei dominanti del comunismo storico novecentesco. È soprattutto il nuovo ceto medio urbano sovietico che si sposta decisamente verso la restaurazione capitalistica (l'anno decisivo è in proposito il 1988). perché la sua terminologia è ancora apparentemente di "sinistra" (e dunque i seguaci di Marx. dalla "caduta" del muro di Berlino all'autoscioglimento dell'Urss. e il fatto che si sposti poi in restauratore di un capitalismo mafioso e selvaggio non deve essere visto come una conversione improvvisa o come una astuzia . il giungere del "momento della verità" costringe molti attori a rivelare il loro vero volto. si ha la sanzione storica definitiva della dissoluzione del comunismo storico novecentesco. Granisci. e questo è veramente il più grande regalo che il comunismo storico novecentesco poteva fare alla storia del teatro mondiale. Lo stesso Eltsin debutta come fustigatore dei privilegi e delle ruberie dei dominanti. come gli sciagurati minatori sostenitori di Eltsin. non è più praticabile. mosso sia dalla speranza di più alti consumi sia dall'odio pregresso verso la volgarità e la violenza degli apparati politici professionali. che per vent'anni si era presentato come il partito comunista meno filosovietico del mondo. ecc. mentre la sua logica di sviluppo va verso la più piena e totale apologetica capitalistica. della vecchia Russia zarista. A cavallo fra il 1988 e il 1989 appare ormai chiaro che l'ipotesi originaria di perestrojkn. dalla Jugoslavia al Caucaso) e per la stupenda unità di tempo e di luogo nella consumazione della tragedia. il comuni38 . da un punto di vista teatrale si tratta di una tragedia che si svolge con modalità integralmente comiche. dei costumi borghesi. Questo triennio non è affatto storiograficamente "semplice" come sembra. Nel terzo periodo. il triennio 1989-1991. e prescindendo ovviamente dai conflitti nazionalistici. Dall'altro. indiano. l'autoriforma alla Andropov. Ma sono anche importanti "pezzi" di classe operaia che vanno nella stessa direzione. In Urss si apre il conflitto fra due cordate rivali della classe dei dominanti. dall'impero romano all'impero bizantino. Tutto ciò non è comunque per nulla "assurdo". La "colpa" . Lukianov o lo stesso Gorbaciov. e nello stesso tempo desolante. nessun errore e nessun tradimento. e vincono infine. come è logico e normale. Ma questa appunto non è una "colpa". leggere i bilanci teorici contenuti nelle testimonianze biografiche di protagonisti come Ligaciov. anche alla frammentazione geografica di un insieme geopohtico costituitosi negli ultimi mille anni. mostrando ai pochissimi che vogliono rifletterci sopra la propria affinità segreta con la classe dei dominanti sovietici). La forma implosiva della fine del comunismo storico novecentesco Alla luce di questa mia interpretazione "strutturale" (il comunismo storico novecentesco finisce semplicemente perché la classe sociale e il partito politico che lo sostengono non sono capaci di transizione intermodale post-capitalistica) non c'è ovviamente spazio per le teorie dell'errore" e del "tradimento". E dunque interessante. epife-nomeni secondari.smo italiano lo fa. non da luogo a tradimenti o a errori. errori e tradimenti abbondano nella storia della dissoluzione del comunismo storico novecentesco. Si tratta di coloro (ed è la cordata Eltsin contro la cordata Gorbaciov) che sono disposti cinicamente a tutto. e alla mafia che le fa da avanguardia. così come avviene in tutte le dissoluzioni. Ma i tradimenti e gli errori sono interessanti eventi di superficie. Abbiamo già ricordato che il burocrate è una categoria storica e sociologica realmente e corposamente esistente. ma non esiste più se si prende a pretesto la sua esistenza per "dargli la colpa" delle deformazioni del socialismo o della caduta del comunismo storico novecentesco. Non intendo descrivere storicamente nei dettagli questo ultimo triennio. Kruscev e Breznev) non ha né le capacità né le attitudini per riciclarsi velocemente in una nuova efficiente borghesia capitalistica. dal momento che la classe sovietica dei dominanti ( costituitasi a tappe sotto Sta-iin. coloro che sono maggiormente appoggiati dal grande capitale finanziario transnazionale e dagli imperialismi americano e tedesco. ammesso che questa ridicola parola possa essere usata in un contesto tragicamente serio. Non sono in nessun modo la "causa" di grandi eventi storici epocali. è sempre soltanto della incapacità intermodale della classe operaia e dei suoi partiti. ma una logica ferrea e comprensibile. Ancora una volta. ma soltanto a 39 . è normale che il burocrate comunista interpreti anche la grande storia mondiale in chiave di insidie e tradimenti. Vivendo in un ambiente disseminato di insidie quotidiane e di lotte di cordata spietate. Intendiamoci. e deve dunque consegnarsi quasi senza condizioni alla grande finanza internazionale. ad esempio non lo è stata a Cuba e in Cina). sembrerebbe che il bilancio storico del comunismo storico novecentesco sia da considerarsi catastrofico. creata congiuntamente dallo sfasciacarrozze Gorbaciov e dall'ubriacone cronico Elt-sin. ma la società a capitalismo mafioso. e dunque sconsigliabili per un'analisi sena e strutturale. di cui occorre dare l'interpretazione. Si tratta dell'ultimo regalo avvelenato del comunismo storico novecentesco. in vista della possibilità di tentare un'altra possibile transizione post-capitalistica con una differente composizione sociale. Anche questo è ovviamente un mistero dialettico. forza lavoro astratta ideale per lo sfruttamento delle nuove oligarchie finanziarie transnazionali (e si studi su questo la figura emblematica del finanziere Soros e della sua fondazione rivolta espressamente ai paesi est-europei).bilanci seri di tipo scientifico e filosofico. Questo ammirevole "autoscioglimento" pacifico. ed è dell'ordine della descrizione dei campi di sterminio nazisti e delle reti internazionali di sfruttamento della pedofilia e della prostituzione infantile. che è il quarto di questo breve saggio. non lo è stata. A mio avviso essa lo possiede. la cui comprensione è possibile soltanto a chi pratica il pensiero dialettico. La natura "interna" del comunismo storico novecentesco è stata generalmente ripugnante (ma non lo è stata in tutti i paesi. questa resa senza condizioni. siano giunti indipendentemente a conclusioni relativamente simili: la società classista di Breznev era certamente orribile. Ma in queste cose non bisogna farsi trascinare troppo dal moralismo. e tenere i nervi a posto. ecc. La forma dell'implosione storica è in realtà la forma storica adeguata per ottenere due risultati con un solo atto. cioè l'influenza globale che ha avuto nella storia complessiva del Novecento. 40 . Mi rendo conto che quanto sto dicendo è orribile. A questo punto. Chi non lo pratica è sordo e cieco di fronte a eventi tanto significativi e solenni. il laico tradizionalista e positivista Zinoviev e il religioso ortodosso Solzenitsin. lo è mille volte di più. è un fenomeno problematico. A questo bilancio storico complessivamente positivo è dedicato il prossimo capitolo. politica e culturale. Certo. Ebbene no. ma la sua natura "esterna". Bisogna cercare altrove. Bisogna invece interrogare la forma implosiva della dissoluzione del comunismo storico novecentesco. Ma queste parole suonano mo-ralistiche. Si tratta di un "mistero dialettico". Implodendo e autosciogliendosi pacificamente con una resa unilaterale non contrattata. chiedendoci se per caso essa non possiede un importante significato storico autonomo. Ad esempio è curioso che due dissidenti sovietici tradizionali. essa è innanzitutto la "rivelazione" del cinico nichilismo dei dominanti e della ridicola incapacità dei dominati. la società classista del comunismo storico novecentesco libera simultaneamente in alto la classe dei dominanti nella forma della candidatura e del riciclaggio a ceto professionale di mediazione politica del nuovo sistema capitalistico (questo è per esempio evidente anche nel passaggio italiano dal Pci al Pds) e in basso la classe dei dominati come plebe dispersa e disorganizzata. ma interna egualmente al raggio di riproduzione del modo di produzione capitalistico. In primo luogo. 41 . ma la mia personale) della strutturale incapacità di transizione intermodale della classe operaia. Dall'altro. Sono perfettamente cosciente del fatto che entrambi questi argomenti possono essere "rovesciati" come un guanto. si può sostenere che l'esistenza di due classi di dominanti e di dominati nel comunismo storico novecentesco non prova nulla. In secondo luogo. perché dominato dalla necessità di riciclaggio della classe dei dominanti che "consegnano" ai nuovi padroni (le oligarchie finanziarie transnazionali) i loro precedenti dominati ridotti in situazione di plebe dispersa e disorganizzata. Da un lato. lo stesso Marx). Il comunismo storico novecentesco si presta dunque a un'interpretazione positiva. In fondo se il principio filosofìco del capitalismo è stato "meglio morti che rossi" il principio filosofìco implicito negli ultimi vent'anni del comunismo storico novecen-tesco è stato "meglio sfruttati dal capitalismo che morti". a causa (e questa non è più l'opinione di Bettelheim. perché ha risparmiato al genere umano un sgradevolissima terza guerra mondiale. capitalistiche e nello stesso tempo molto più egualitarie di quelle del comunismo storico novecentesco). iniziando dalla rivoluzione russa del 1917. mi chiedo cosa sia allora l'umanesimo integrale. se non il carattere irrimediabilmente utopico e irrealizzabile di chi sogna della possibile esistenza di una società senza classi (in questo caso.Capitolo IV Un bilancio storico del comunismo storico novecentesco (1917-1991) Il capitolo precedente si conclude con un giudizio molto severo sul comunismo storico novecentesco. ed è più che sufficiente rilevare che le "distanze sociali" fra dominanti e dominati sono state nel comunismo storico novecentesco minori che in tutte le altre società classiste (tesi questa molto diffusa fra i nostalgici del comunismo. che evidentemente non conoscono però le società socialdemocratiche scandinave del Novecento. esso è connotato (seguendo la terminologia di Charles Bettelheim) in termini di società classista divisa in una classe di dominanti e in una classe di dominati. il suo scioglimento in forma implosiva è giudicato in maniera particolarmente vile e abbietta. È esattamente questa l'interpretazione che daremo in questo capitolo. una società classista di tipo non capitalistico. si può sostenere che la forma dell'autoscioglimento pacifico del comunismo storico novecentesco è stata civilissima e ammirevole. da Mane erroneamente considerata capace di svolgere questa funzione. Se questo non è umanesimo integrale. Questa è una menzogna. Questa legittima difesa è ovviamente nello stesso tempo un attacco al sistema capitalistico mondiale. e li gettò senza alcuna vera giustificazione morale.La rivoluzione russa del 1917 La borghesia imperialistica europea gettò i suoi popoli nel bagno di sangue del 1914. e che perciò i governi possano dichiarare una guerra evitabilissima con milioni di morti senza perdere la loro legittimità. Canaglie! Chi conosce la storia del pensiero politico borghese classico. che contrappone la rivoluzione americana. spartachisti tedeschi. negative. Questo è il punto di partenza di tutto. ma è un attacco solo indiretto. e può essere sostenuto solo in malafede. cioè le potenze del sistema capitalistico mondiale. In realtà furono gli alleati. e che il 1917 sia stato l'origine del male. In realtà la rivoluzione americana e quella russa hanno un elemento materiale in comune. Essi presuppongono che la guerra fra stati sia legittima (in quanto conforme fondamentalmente allo jus puhlicum europaeum).1914) fu in grande misura impotente e complice. il 1918. ma che i popoli non abbiano diritto alla rivoluzione e alla resistenza. internazionalisti di tutti i paesi) fu dunque pia ohe giustificata. Il movimento socialista della Seconda internazionale (1889 . con il pretesto di sostenere il loro schieramento preferito nella guerra civile. potenziale. l'aggressione 42 . Si tratta di una vera e propria legittima difesa. Se mom si comprende questo si è "disarmati" di fronte alla tesi storiografica fondamentale dei cosiddetti "revisionisti" (il tedesco Nolte. La rivoluzione russa del 1917 è dunque storicamente più che legittima. o sia stato una data deprecabile ma non epocale. ad attaccare per primi fra il 1918 e il 1920 la Russia rivoluzionaria. e fu dunque comprensibile (anche se deprecabile) che in risposta ci siano stati eccessi (come quelli nazisti. positiva. alle rivoluzioni francese e russa. I revisionisti fingono che il 1914 non sia mai esistito. il diritto dei popoli alla resistenza contro ordini illegittimi. secondo la quale furono i bolscevichi di Lenin a dichiarare per primi unilateralmente la guerra civile internazionale. lo scoppio della sanguinosa guerra mondiale imperialistica. Abbiamo dunque qui almeno due date di aggressione unilaterale: il 1914. O vogliamo seriamente sostenere che era illegittimo tassare i coloni di Boston mentre era legittimo scagliare milioni di russi alla conquista di Costanti-nopoli e alla spartizione imperialistica del crollante impero ottomano? Chi ragiona onestamente sa che questo è insostenibile razionalmente. La minoranza rivoluzionaria marxista che levò la bandiera rossa dell'opposizione a questa resa (boiscevichi russi. ed è una rivoluzione di "difesa" contro lo sterminio imperialista. Tutto questo fu dimenticato ad esempio da Hannah Arendt. ecc). e cioè del giusnaturalismo e del contrattualismo. sa che perfino il moderatissimo Locke giustifica il diritto di resistenza contro ordini ingiusti e illegittimi. ma anche per molti aspetti il francese Furet). dell'imperialismo e del razzismo ha veramente le carte in regola e le mani pulite. deve negare anche filoso-ficamente l'unità del genere umano. perché il colonialismo si legittima separando gli uomini in colonizzatoti e in colonizzati. qualunque ne sia stata la natura e l'evoluzione storica. e da qualunque filosofia della storia. La questione dell'imperialismo nel Novecento Passiamo a un secondo argomento. In Italia sono stati in particolare alcuni ammirevoli studi di Domenico Losurdo che hanno sottolineato il fatto che il colonialismo imperialistico. Si noti bene che la giusta valutazione di questi eventi storici è del tutto indipendente da Marx. la discussione onesta diventa impossibile. Il Socialismo della seconda internazionale è su questo punto incerto e reticente. Nella sua concezione teorica la legittimità della rivoluzione anticoloniale è netta. ecc. dal marxismo. precisa e senza equivoci. che a mio avviso pesa come una montagna. che aveva appena dichiarato la pace unilaterale senza vantaggi e annessioni. a Nolte. culturale e re43 . ma su questa questione del colonialismo. accompagnato ovviamente da un revival di razzismo. perché è schiavo dell'ideologia positivistica del progresso e di un evoluzionismo indebitamente applicato allo sviluppo delle civiltà umane. sono evidentemente ignote alla Arendt. La violenza dei primi è dichiarata legittima. Si tratta di una "mossa iniziale" e storiografica. Ebbene. avrà (e ha) i peggiori difetti di questo mondo. il comunismo storico novecentesco. dal momento che auspica attivamente una Palestina democratica abitata da arabi ed ebrei. ma nel senso morale della teoria della comunicazione e dell'argomentazione. non solo in senso fattuale ed empirico (legittimo è ciò che vince e sopravvive. Tutto ciò non resta nel puro campo della teoria astratta. Alla fine dell'Ottocento si sviluppa il colonialismo imperialistico europeo ed americano. ha avuto un'origine legittima. a Furet. la cui conoscenza è alla portata di qualunque liceale intelligente. dall'utopia rivoluzionaria. Se questa mossa è in malafede. Per-sino a proposito del carattere colonialistico del sionismo il comunismo storico novecentesco ha sostanzialmente le mani pulite. in cui le due comunità abbiano la più completa libertà politica. Il razzismo è un fratello gemello del colonialismo. Fin dall'inizio l'internazionale comunista (al di là degli errori tattici e strategici e della successiva manipolazione staliniana) promuove attivamente l'organizzazione rivoluzionaria anticolonialista e antirazzista dei popoli oppressi delle colonie. il comunismo storico novecentesco. Queste due date. mentre la resistenza dei secondi è considerata una prova di barbarie illegittima. Il grande Le-nin su questo punto non ha incertezze. illegittimo è ciò che cade e viene sconfitto).armata di un paese rivoluzionario. razzista in modo quasi fisiologico. in nome della civiltà e del progresso. sorto con la rivoluzione del 1917. A mio avviso. ma che quest'ultimo dovette in fondo subire. È bene notare che questa fondamentale funzione anticolonialistica e antimperialista il comunismo storico novecentesco la svolge per l'intero periodo della sua esistenza. ritengo la seconda in-terpretazione 44 . che poi naturalmente si alleò con il grande capitale finanziario. ma contro tutti i popoli arabi e il popolo iracheno in particolare. In America Latina. perché è evidente che il fascismo è fondamentalmente una reazione antibolscevica. rivolta fin dall'inizio non contro il solo Saddam Hussein (che avrebbe potuto essere sconfìtto con trattative bilaterali da posizioni di forza). perche conoscono l'ammirevole teoria leninista dell'imperialismo. L'interpretazione storiografica sul fascismo come fenomeno internazionale si divide fra chi ritiene che il fascismo sia fondamentalmente una reazione dell'intera classe dei grandi capitalisti. I comunisti sono gli anticolonialisti più radicali e conseguenti. in India e in Cina il comunismo storico novecentesco scrive pagine gloriose e indimenticabili fino dagli anni venti. perché avrebbe preferito un normale "governo forte" parlamentare. anche concettualmente. Il comunismo storico novecentesco. e possono dunque distinguere. È universalmente ammesso che senza la preliminare esistenza del comunismo forse il fascismo non sarebbe mai nato.ligiosa. processi di "pulizia etnica" e ristabilimenti di forme di colonialismo razzista mascherati con l'integralismo religioso. L'appoggio ai popoli arabi nel 1967 ha la stessa natura positiva dell'appoggio all'Angola attaccata dai mercenari razzisti sudafricani nel 1975. Personalmente. è stato un fattore storico inestimabile di solidarietà internazionalista e di appoggio e sostegno a sacrosante rivoluzioni democratiche anticoloniali e antimperialiste. persino durante le più mostruose aberrazioni burocratiche interne. e chi ritiene invece che il fascismo sia fondamentalmente un movimento e un regime delle classi medie. perché consente di non rispondere al razzismo dei colonizzatoti con un razzismo dei colonizzati. La solidarietà verso il Nicaragua nel 1979 ha la stessa natura della solidarietà verso l'Etiopia nel 1935. eserciti. diplomazie e sistemi economici. e in particolare del grande capitale finanziario. ma non su questa. La questione del fascismo e del nazismo nel Novecento Abbordiamo ora il terzo problema. biblico o coranico che sia. Non è un caso che la schifosa e razzista guerra del Golfo Persico del 1991. senza espulsioni. Questa distinzione è il presupposto filosofico di un vero universalismo. In un bilancio storico serio del Novecento questo non può essere dimenticato. sia stata resa possibile nella sua unilaterale violenza proprio dallo scioglimento virtuale del comunismo storico novecentesco inteso come insieme di stati. Chi scrive è pieno di dubbi su mille cose. questa società classista divisa in dominanti e in dominati. fra il popolo della nazione colonizzatrice (potenzialmente fratello) e lo stato colonizzatore (da combattere) . laddove esso era già esattamente l'approccio di Adorno e dei primi francofortesi impegnati a studiare le forme di manipolazione sociale comuni a entrambi i sistemi sociali in opposizione. ed è dunque normale che qualcosa di analogo avvenga anche in Italia. Questo approccio sembra oggi strumentale ed estremistico. Trovo assolutamente normale e non sono particolarmente scandalizzato dal fatto che vi sia stata in particolare dopo il 1991 una rivalutazione storiografica del fascismo. la legittimazione delle atrocità coloniali. In ogni caso si tratta di un problema in parte astratto. Anche in questo caso sono d'accordo nell'essenziale con Domenico Losurdo: parliamo pure di totalitarismo. accomunati da una identica negazione del liberalismo e della democrazia parlamentare. non mi scandalizza neppure l'uso della categoria di "totalitarismo" per connotare simmetricamente il comunismo e il fascismo. ed è dunque normale che un'ondata culturale revisionista sanzioni culturalmente questa sua brillante vittoria. Per me l'unico fascismo veramente pericoloso è quello da evitare per il futuro. Non entrerò qui nel problema delle differenze qualitative fra le varie forme del fascismo e di populismo fascista (anche se dico subito di essere contrario alla confusione fra fascismo vero e proprio e populismo. su cui il paragone fra fascismi storici e comunismo storico novecentesco è del tutto improponibile e presuntuosa: il razzismo. una cosa grande come una montagna. e che può anche non presentarsi con la camicia nera tradizionale. So bene che Hitler era contemporaneamente un nazionalista tedesco e un nazista razzista. Nello stesso tempo. la Germania ha perso la sua moderna guerra dei trentanni (19141945). ma ha vinto brillantemente la successiva pace dei quarantanni (1950-1990). Vi è però una cosa. Come nazionalista tedesco posso anche in un certo senso comprenderlo e scusarlo: in fondo i tedeschi erano veramente in maggioranza nei Sudeti e anche a Danzica. Da un lato. una cosa sola. la negazione esplicita dell'unità del genere umano. Nello stesso tempo. Dall'altra. Ma egli ebbe 45 . e dunque fra Hitler e Peròn). perché da quando si realizza la "fusione politica" fra classi medie e grande capitale finanziario non ha più molto senso parlare di una loro opposizione alternativa. Nei confronti degli ebrei e degli zingari egli fu un aperto genocida (e mi chiedo seriamente come possano i "negazioni-sti" negare un fatto testimoniato e provato con tanta copia di prove). il partito di Gianfranco Fini è uno dei fondatori costituzionali della Seconda repubblica. purché questa categoria venga estesa anche a tutti i fenomeni "totalitari" tipici delle liberaldemocrazie capitalistiche "virtuose". il colonialismo. e cercherò di andare subito ai termini essenziali della questione che ci interessa. dall'Urss alla Francia coloniale). e non un'occasione per simulare una guerra civile fra giovani fanatizzati. se vi fa piacere e se il termine ha un'efficacia conoscitiva e non solo ideologico-propagandistica. non ho neppure nulla in contrario a studiare le modalità dell'universo concentrazionario (dagli Usa alla Germania nazista. laddove il fascismo del passato può diventare un legittimo oggetto di indagine storiografica.più plausibile. Ma come nazista razzista Hitler non è scusabile. Tutto questo dunque non mi scandalizza per nulla. Nonostante chiacchiere edificanti su di un fantomatico "capitalismo ben temperato". È interessante che nella sua sintesi storica sul "secolo breve" Hobsbawn dia moltissima importanza al carattere "progressista" dello stato sociale. una volta passata la ubriacatura dei primi anni novanta (fine definitiva dell'utopia rivoluzionaria. Si tratta a mio avviso di una interpretazione fuorviante. ecc). Vi è tutta una tendenza storiografica che lega lo stato sociale ai nomi di Ford e di Keynes. Io credo invece che senza la "brutale" esistenza del comunismo storico novecentesco. In ogni caso. Tocca ovviamente allo storico il compito di indagare le complesse interrelazioni fra fattori esterni e fattori interni nel processo di nascita. non potranno che rilevare la stretta connessione esistente temporalmente fra le due esistenze parallele dello stato sociale capitalistico e del comunismo storico novecentesco. E alla luce di queste decisive considerazioni che il comunismo storico novecentesco è politicamente e moralmente migliore del fascismo. cioè della produzione di massa e della politica economica di intervento statale.un atteggiamento genocida anche verso gli slavi e quelli che considerava popoli "inferiori". e che nel suo regime la corruzione fu probabilmente minore che nel cinquantennio corrottissimo della prima repubblica italiana (senza dimenticare peraltro che la mancanza di libertà d'espressione politica e culturale è una forma di corruzione peggiore della "dazione" in denaro). Occorre rilevare in proposito un elemento che generalmente sfugge a molti osservatori. sia come insieme di partiti comunisti attivi nei paesi capitalistici. si sta andando a tappe forzare verso un capitalismo "selvaggio" di tipo americano (nonostante la città di Maastricht non sia negli Usa ma nella pacifica Olanda). Ed è per questo che il ruolo determinante giocato dal comunismo storico novecentesco nella seconda guerra mondiale deve essere rivendicato in un bilancio positivo della sua esistenza La costruzione dello stato sociale nei paesi capitalistici Tutti sanno che oggi viviamo in un triste periodo di smantellamento progressivo dello stato sociale. persino l'esistenza dello stato sociale sarebbe stata problematica nel Novecento. inteso sia come "campo socialista" di stati. sono convinto che gli storici del futuro. Nonostante la rottura storica del 1917 e gravissimi momenti di tensione (teoria del so-cialfascismo nel 1929. frutto della tradizione riformistica europea. sviluppo e tramonto dello stato sociale. 46 . In questo modo lo stato sociale appare come un prodotto artificiale di politica economica che risponde a una crisi endogena di sovrapproduzione e di sottoconsumo. So perfettamente che egli bonificò le paludi pontine. Ma i gas asfissianti gettati sugli etiopi che difendevano il loro paese in una giusta guerra di difesa contro un'ingiusta guerra di aggressione colonialista e razzista sono per me il fattore che fa Ia_differenza. Un discorso simile può essere fatto anche per Mussolini. morte di Marx. fino al punto di caratterizzare come veri e propri "anni d'oro" i decenni posteriori alla seconda guerra mondiale. una sorta di generoso regalo di borghesi illuminati. con conseguente scelta di campo contrapposta. a causa della longue durèe della tradizione della Seconda internazionale. si aggiunge generalmente a questo giudizio globalmente positivo un quinto argomento. lo stesso comportamento politico di forze come il Partito della rifondazione comunista in Italia dopo il 1991 può essere visto come un esempio di applicazione di una politica socialdemocratica classica che non osa però presentarsi ideologicamente come tale e deve invece mascherarsi con un folklore culturale eclettico. riprodottasi sotterraneamente ben oltre il 1914. Mi sembra una cosa bella da rivendicare.) i fili che collegavano il comunismo e la socialdemocrazia non sono stati mai interamente spezzati. cosi come il campo militare socialista ne è stato un fattore esterno di pressione. e lo diciamo senza alcun interesse verso la polemica spicciola.guerra fredda dopo il 1947. ecc. In Italia. da Marx al Che Guevara. gli strati popolari) e una cultura politica ricca di punti di contatto. In comune non vi era soltanto un referente sociologico unitario (i lavoratori salariati. la classe operaia. ma deve essere visto come fattore strutturale nell'azione dei partiti e dei sindacati in quanto tali ( e qui Pareto e Michels ci dicono molto di più di quanto ci possono dire Trotzky o la Luxemburg). perché ha avuto un effetto globale di buona amministrazione locale. sociale e politica è stata buona. dualismo che ha storicamente caratterizzato sia la socialdemocrazia (nel senso classico del termine) sia il comunismo. non deve essere semplicemente "smascherato" in modo moralistico come inganno ideologico esercitato dai dirigenti verso i militanti ingenui e sprovveduti. L'argomento classico che viene usato per giustificare questa valutazione positiva è il seguente: ammettendo pure che la teoria di riferimento e l'organizzazione interna del partito comunista fossero cattive e non de-mocratiche. la pratica culturale. luoghi deputati del "far politica" per chiunque volesse essere definito e autodefinirsi un "compagno". in termini di storia nazionale italiana. data del suo scioglimento. Alcune brevi note sul Pci dal 1945 al 1991 Ho fino ad ora ricordato almeno quattro ragioni di rivendicazione storica di un bilancio positivo del comunismo storico novecentesco (piena legittimazione morale della rivoluzione del 1917. Lo stesso dualismo schizofrenico fra un linguaggio rivoluzionario e massimalistico e una pratica politica e sindacale moderata e ultrariformistica. Del resto. di svecchiamento della cultura e di modernizzazione 47 . e mi stupisce che non venga sottolineato abbastanza. appoggio interno ed esterno dato allo stato sociale capitalistico). In realtà il comunismo storico novecentesco nei paesi capitalistici è stato un fattore interno di appoggio strategico allo stato sociale. ma ben più corposamente un'analoga centralità del partito e del sindacato. decisivo contributo nella vittoria contro il fascismo e il nazismo. Si tratta di quattro ragioni più che sufficienti per legittimare integralmente un bilancio storico positivo del comunismo storico novecentesco a livello mondiale. Si tratta della valutazione positiva. decisiva funzione storica nella lotta al colonialismo e all'imperialismo. del ruolo giocato dal Pci dal 1945 al 1991. del costume. Si sarebbe di fronte, per usare la terminologia del filosofo Vico, a un classico esempio di "eterogenesi dei fini". Il Pci si riprometteva un fine negativo o impossibile (il comunismo, appunto), ma al di là di quello che si riprometteva ideologicamente, e che funzionava in pratica soltanto come risorsa ideologica di identità, militanza e appartenenza interna, questo partito funzionava in pratica nella quotidianità come grande partito di opposizione democratica al capitalismo italiano e a uno stato clericale pieno di residui fascisti e autoritari. Il Pci sarebbe in fondo stato un partito democratico (in senso politico e culturale) e un partito socialdemocratico (in senso sociale), in un paese in cui, per peculiari ragioni di tradizione storica, né l'uno né l'altro avevano potuto formarsi o consolidarsi. Io non sono assolutamente d'accordo con questa valutazione, che è in Italia estremamente diffusa "a sinistra" (e ancora di più lo sarà in futuro, con la probabile egemonia degli apparati culturali del Pds nell'università e nell'editoria). In base alle motivazioni addotte nei paragrafi precedenti, so- ' no disposto ad ammettere apertamente che il Pci (anzi, il Pcd'I, per essere storicamente più esatti) ha giocato un ruolo positivo sia nel periodo 1921-1926 (difesa della rivoluzione bolscevica, sfida globale al capitalismo im-perialistico in nome di una società nuova e alternativa), sia nel periodo 1926-1943 (clandestinità antifascista, appoggio militante alla lotta armata difensiva dei popoli dell'Etiopia e della Spagna), sia ovviamente nel cruciale periodo 1943-1945 (partecipazione alla guerra civile italiana in quella che era la parte migliore delle due, la parte antifascista e antinazista, e quindi antirazzista e di restaurazione liberaldemocratica). Dopo il 1945 la mia valutazione storica cambia, per la ragione che ora cercherò di argomentare. A mio avviso, dopo il 1945, ovviamente in sede di storia nazionale italiana, l'Italia si trovava soprattutto ad aver bisogno di un partito democratico di massa, un partito democratico all'interno e quindi anche all'esterno (dal momento che mi si vorrà benevolmente concedere che è difficile essere democratici all'esterno se non lo si è anche all'interno). Partiti democratici ce n'erano, ovviamente (dal Partito socialista a settori della stessa Democrazia cristiana, fino alle formazioni politiche nate dall'antifascismo liberaldemo-cratico), ma non erano e non volevano essere partiti di massa. Il comunismo storico novecentesco, essendo un fenomeno politico radicalmente non democratico, in particolare nella sua struttura e nella mentalità dei suoi aderenti, non poteva adempiere a questo ruolo. Il termine "democratico" non può infatti connotare semplicemente una democrazia di "mobilitazione" (organizzare le manifestazioni pubbliche di gruppi numerosi di persone), e neppure avere come parametro di esistenza un ampio consenso elettorale. Una democrazia è sempre e soltanto anche una liberaldemocrazia, un costume di libertà intcriore ed esteriore, senza interiorizzazioni psicologiche di discipline sovrastoriche usate come alibi per il compattamento religioso e militare del gruppo. Chi legge i verbali dei congressi e dei comitati centrali del Pci (due soli esempi emblematici fra centinaia possibili: l'ottavo congresso del 1956 dopo i fatti di Ungheria e l'espulsione del gruppo "frazionistico" del Manifesto nel 1969) si trova gettato in un mondo parallelo a quello reale, un mondo onirico e paranoico in cui è impossibile ragionare pacatamente su qualcosa perché l'onnipresente nemico borghese ci ascolta e perché il bene supremo del partito è sopra ogni altra cosa. A proposito dello spettro onnipresente del partito 48 e della sua unità, spettro usato per decenni contro ogni istanza di verità, bisognerebbe leggere le critiche filosofiche del giovane Marx alle ipostasi hegeliane (e sostituire ovviamente al termine ipostatizzato di Stato prussiano il termine ipostatizzato di Partito comunista). Ma questo non è stato fatto per decenni dai cosiddetti intellettuali comunisti, per il semplice fatto, ben noto a Gesù di Nazareth, che è più facile vedere il fuscello nell'occhio del vicino che la trave nel proprio. Io non credo che un partito non democratico possa esercitare veramente una funzione nazionale democratica, se non ovviamente (e non voglio negarlo per amore della tesi) in casi limitati, particolari e comunque non globali. Nella mia valutazione globalmente positiva del comunismo storico novecentesco a livello mondiale non ci sta dunque anche una valutazione positiva in termini di storia nazionale. Devo dire però che non sono uno storico. Non lo sono, ma conosco abbastanza la storia, anche se da dilettante, per essere nauseato dalle due scuole storiche nazionali rivali. Da un lato, la scuola che definirei giobertiana, per cui abbiamo una sorta di primato morale e civile nel mondo, abbiamo avuto il fascismo e il colonialismo più buoni e bonaccioni del mondo, abbiamo avuto un comunismo meraviglioso unico al mondo, siamo amati da tutti perché siamo italiani e brava gente, spaghetti e mandolini, ecc. Dall'altra, la scuola che definirei go-bettiana, per cui siamo il popolo delle scimmie e del conformismo, a causa della riforma protestante mancata e del risorgimento senza eroi, dei ministri della malavita, della mafia e della camorra, del clericalismo e della corruzione (cfr. Craxi e Andreotti, eccetera). A mio avviso, gobettiani e gio-bertiani sono due facce dello stesso provincialismo, per cui effettivamente un buon corso di lingue straniere può sempre assolvere una sua limitata funzione positiva (purché ovviamente non sia limitato alla lingua inglese, come chiede il pensiero unico oggi dominante). La natura del bilancio storico positivo del comunismo storico novecentesco A questo punto, un lettore curioso potrebbe chiedere: che senso ha oggi tirare un bilancio storico positivo del comunismo storico novecentesco, dal momento che esso comunque è finito e appartiene al passato? Non vi sarà così il pericolo di legittimarlo a. posteriori, proprio quando si ammette apertamente che esso non ha avuto pressoché nulla a che fare con Marx, che era una società classista divisa in dominanti e dominati, che si è sciolto dall'alto in modo inglorioso proprio per compiacere i suoi nuovi padroni capitalisti, eccetera? Non è forse meglio un semplice congedo silenzioso, come fanno le coppie quando non hanno più nulla da dirsi? Non c'è pericolo di avallare tutti i tentativi di ricostruire e di 49 ricostituire inutilmente una variante aggiornata del comunismo storico novecentesco e del marxismo che gli fa da grillo parlante perennemente inascoltato? Non è meglio congedarsi e basta dalla coppia formata dal Gatto e dalla Volpe (cioè dal marxismo e dal comunismo), anche perché tutti e due insieme hanno fatto poi una specie di Pinocchio, che a furia di raccontare bugie gli è venuto il naso lungo? Buone domande. Proviamo a rispondere, e proviamo a rispondere in quattro punti successivi. In primo luogo, è necessario distinguere tra un bilancio storico positivo e un bilancio teorico negativo (su questo punto non mi dilungo, perché vi dedicherò l'intero prossimo capitolo). Questa distinzione è un fatto di semplice igiene mentale, non si è belli fuori se non si è puliti dentro (come dice l'indovinata pubblicità di un'acqua minerale), nel senso che bisogna pulire la nostra mente dai pregiudizi per poterci presentare decentemente a una discussione pubblica. Non si tratta soltanto di una questione di memoria storica e di salvataggio delle innumerevoli testimonianze di persone dignitose e generose che si sono battute per il comunismo storico novecentesco e che non meritano che le si confonda post mortem con i loro boia e aguzzini, non importa se fascisti, liberaldemocratici o stalinisti. Si tratta del fatto che a opporsi alla distinzione tra bilancio storico positivo e bilancio teorico negativo ci sono due categorie di confusionari che rendono impossibile ogni razionale discussione culturale. Da un lato, i confusionari postmoderni, che danno in modo motivato un giudizio teorico negativo sul comunismo storico novecentesco (pensiamo soltanto alla legittima critica alle grandi narrazioni di Lyotard), ed estendono questo giudizio teorico negativo all'intero bilancio storico, secondo un approccio molto diffuso tipico ad esempio di Furet, che dalla critica al giacobinismo inferisce la condanna a tutte le rivoluzioni anticapitalistiche passate, presenti e future. Dall'altro, i confusionari dogmatici, fondamentalisti e vetero marxisti, che da un giusto e corretto bilancio storico positivo del comunismo storico novecentesco inferiscono scorrettamente che anche la sua teoria e la sua pratica non erano poi tanto male, ha commesso errori e crimini, è vero, ma essi sono spiegabili per la situazione storica d'emergenza in cui furono commessi, ecc. Personalmente, non frequento più né confusionari di tipo postmoderno, né confusionari di tipo veteromarxista. Essi sono inconvincibili, spesso cortesi all'inizio, ma inevitabilmente aggressivi alla fine del "rapporto". La vita è breve, e lo stress deve essere a mio avviso limitato al massimo. Soltanto il medico può a questo punto ordinarmi di confrontarmi con confusionari postmoderni o con confusionari veteromarxisti. Dio si occuperà di loro, e siccome Dio è buono, alla fine saranno certamente tutti salvati, e io con loro, almeno lo spero. In secondo luogo, bisogna rilevare che un bilancio storico è il migliore rimedio contro l'abolizione della memoria storica. L'abolizione della memoria storica è oggi attivamente perseguita da molte parti. Da un lato, la persegue la cultura e il pensiero unico delle oligarchie finanziarie transnazionali, che non legittimano più il loro dominio con la conoscenza storica (legata ai sistemi scolastici degli stati nazionali, privi ormai di sovranità monetaria e quindi anche culturale), ma con il binomio 50 l'arte di chi si vuoi mettere in politica e vuole imparare a zittire i suoi contraddittori nei dibattiti. la persegue il ceto degli ex-dirigenti comunisti riciclati in uomini senza passato e senza memoria. Chi pensa questo. e bisogna trovare un altro modo per andarci. In terzo luogo. Il comunismo storico novecentesco. Dall'altro. e nessuna retorica operaistica potrà mai nascondere questa evidenza sotto parole roboanti e squillanti. 51 . come al tempo degli antichi Greci. e la retorica è oggi. il loro tentativo è fallito. puri portatori astratti di competenza politica e amministrativa. Fondo monetario internazionale e Internet. Il loro tentativo è fallito anche perché la classe operaia e proletaria è a mio avviso una delle classi globalmente più incapaci di egemonia reale che la storia umana abbia mai prodotto. editoriale e universitario. Ma questo non cambia i dati essenziali. necessaria e sufficiente. forse perché il cielo non si può assalire. che è in realtà per me l'unica. storia in cui il comunismo storico novecentesco vi fa appunto. come si dice nel dialetto politichese italiano. La classe operaia e il proletariato non sono a mio avviso classi intermodali. Esiste un diritto assoluto alla ribellione da parte di chi è vittima dello sfruttamento. come si è detto in precendenza. ma ritengo egualmente legittimo che i falsificatori della storia del Novecento e dei suoi eventi più fondamentali trovino qualcuno che li inchiodi alla loro supponenza e alla loro ignoranza. non è mai arrivato a distinguere fra la storia reale e un concorso universitario. non teorica. Si tratta di una ragione fìlosofica. magari in forma implicita. e allora nessuno può togliere loro il diritto assoluto a resistere e a ribellarsi contro lo sfruttamento. Tutto questo personalmente non mi riguarda. anzi nei "dibbattiti". La valutazione teorica verrà fatta nel prossimo capitolo. Io non chiedo altro per legittimare filosoficamente le ragioni morali di esistenza del comunismo storico novecentesco. Vi è però una quarta ragione. È dunque giusto che l'arte retorica venga coltivata con una giusta conoscenza della storia del Novecento. se pensiamo che le due potenti forze sopraricordate controllano i <ae foiidaimenrfi apparati gioumalistico. che hanno voluto colorare di rosso il loro pianeta. ma sono classi sfruttate. è stato un tentativo di "assalto al cielo" da parte della classe degli oppressi. in cui il ribelle deve dimostrarte che riuscirà a essere più "universalista" e più "efficiente" del suo sfruttatore. Nessuno ha il diritto di sottoporre preliminarmente il ribelle a un esame di ammissione. un bilancio storico del comunismo storico novecente-sco ha una grande importanza sul piano "retorico".economia/comunicazione. Saggi come questo sono ovviamente sassolini nell'oceano. Certo. per legittimare un bilancio storico positivo del comunismo storico novecentesco. questa società di classe divisa in dominanti e dominati che non c'entra praticamente nulla con il pensiero originale di Marx. Ma questa valutazione è morale. una certa "figura". Ma nessuno può impedire alla farfalla di sbattere le ali. filosofici della questione. Non c'è dunque nulla da "vergognarsi" di essere stati o di essere ancora presentemente "comunisti".) Inserito nel contesto globale della storia del Novecento. Una teoria della storia non consiste in una discussione sugli eventi storici concreti (come si è fatto nel precedente paragrafo). Un bilancio teorico è però ben diverso da un bilancio storico. Una teoria della storia ha come oggetto la genesi. Uso il termine "teoria" nel senso della "teoria della storia" dei marxiani modi di produzione. il comunismo storico novecentesco ha giocato un ruolo prevalentemente positivo o prevalentemente negativo. oppure questo modello di transizione deve essere integralmente abbandonato e "archiviato" in un passato definitivamente con52 . in cui ha perfettamente ragione Cari Schmitt contro l'ipocrisia legalistica liberaldemocratica: sovrano è sempre e soltanto colui che è sovrano nello stato di eccezione. la crisi. in cui ci sono delle regole e si suppone che vi sia anche un arbitro imparziale per farle rispettare. lo sviluppo.Capitolo V Un bilancio teorico del comunismo storico novecentesco (1917-1991) Nel capitolo precedente ho tirato un bilancio storico complessivamente positivo del comunismo storico novecentesco. la transizione da un modo di produzione a un altro. In fondo la s. che vuole essere scientifica (e a mio avviso fondamentalmente lo è) in un'accezione epistemologica non empiristica e non positivistica. Un bilancio teorico del comunismo storico novecentesco si pone invece una domanda di tutt'altro genere: sulla base della teoria dei modi di produzione. nel senso che ho inserito il fenomeno globale del comunismo storico novecentesco nel contesto degli avvenimenti del Novecento (la prima e la seconda guerra mondiale.uoria aon si svolge come una competizione sportiva. ecc. l'imperialismo. indagata alla luce delle attuali novità storiche presenti. è possibile e opportuno riproporre il modello di transizione attuato dal comunismo storico novecentesco. il colonialismo e la decolonizzazione. Un bilancio storico del comunismo storico novecentesco si pone la seguente domanda: nel contesto concreto degli avvenimenti del Novecento. ma che non ha assolutamente come oggetto una teoria scientifica della storia. il comunismo storico novecentesco non vi fa poi una troppa "cattiva figura". È possibile anzi "giustificare" molto di quanto ha fatto con l'argomento cogente dello stato d'eccezione e dei comportamenti scorretti dell'avversario. le vicende del movimento operaio e socialista. con il presupposto di una preventiva scelta assiologica di valore consistente in una motivata e argomentata critica al capitalismo? Questa è la domanda. il fordismo e il keynesismo. e nel precedente capitolo vi abbiamo dato una sincera ed esplicita risposta: tenendo conto di tutti fattori in gioco la risposta può essere moderatamente positiva. tenendo conto di tutti i fattori in gioco. discussione che deve essere presupposta. Si è trattato appunto di un bilancio "storico". La storia concreta è purtroppo un conflitto senza regole. e chi ne tenta in qualche modo il "salvataggio" con argomenti giustificazionisti-ci del passato è un fattore di impedimento attivo al sorgere di una possibile nuova teoria anticapitalistica. Qui i pregiudizi e le resistenze sono una forza materiale a volte invincibile. Mi rifiuto. enuncerò il paradosso così. Nel mondo della politica le cose vanno mille volte peggio che nel mondo della scienza. Dopo la caduta del comunismo storico novecentesco i politici comunisti residuali desiderano tenere insieme in forma organizzata il "popolo comunista". Ma la menzogna ritarda inevitabilmente la resa dei conti e il congedo con una teoria e con una prassi oggi assolutamente ineffettuali. che non consente nessuna illusione ottimistica. Chi invece 53 . l'insieme empirico cioè di chi si considera e si professa comunista. Il paradosso che ho enunciato è oggi una malattia assolutamente incurabile. segnalerò un paradosso. In altre parole. però. e a questa domanda diamo un risposta esplicita: il modello di transizione deve essere integralmente abbandonato. Il comunismo è oggi di fronte a un paradosso irrisolvibile. almeno a breve e medio termine (sul lungo termine sono ragionevolmente ottimista. la comunità non può essere tenuta insieme sulla base della verità. L'aspetto più doloroso di questo paradosso sta nel fatto che soltanto chi è animato da interessi teorici e pratici anticapitalistici può essere interessato a un programma di rottura teorica con il vecchio modello del comunismo storico novecentesco. La comunità può soltanto essere tenuta insieme sulla base della menzogna. Significa il mantenimento di convinzioni che rendono impossibile qualunque rottura e superamento di una sintesi teorica invecchiata. ma saremo anche tutti già morti). il paradosso in cui ci troviamo.chiuso? Questa è la domanda. di annacquare questa terribile constatazione con generi che e ipocrite frasi sulla "speranza". di mezza età o vecchio poco importa. Ebbene. In breve. dal momento che non ha età il fatto che la via delle illusioni è più facile della via delle verità) sta proprio nel mantenimento dei suoi pregiudizi. Considero l'ottimismo una forma di irresponsabilità nel caso migliore (la buona fede) e una forma di cialtroneria nel caso peggiore (la mala fede). In caso contrario il pericolo dello scioglimento e della dispersione sarebbe reale. Gli interessi "tattici" del mantenimento presente di un "popolo comunista" organizzato sono in conflitto insanabile con l'interesse "strategico" di produrre una nuova teoria e una nuova prassi anticapitalistiche all'altezza delle contraddizioni storiche di oggi. Il paradosso insuperabile dei nostro presente Gli epistemologi sanno bene che cosa significa ostacolo episte -mologico. In questo capitolo esporrò tre argomenti e tre conclusioni esplicite a questo proposito. Prima. la premessa materiale per conservare l'organizzazione di questo materiale "popolo comunista" (giovane. per dignità e rispetto della verità. secondo lo stile di pensiero che abbiamo proposto nel quarto capitolo. in un senso che occorrerà chiarire. includendovi gli occupati nei servizi (il cosiddetto "terziario avanzato"). che pure è assai rilevante. è in realtà una transizione capitalistica caratterizzata da tratti specifici. Il mondo della terza rivoluzione industriale non è più quello della seconda rivoluzione industriale. A mio avviso questo non è più un capitalismo caratterizzato dalla polarità fra borghesia e proletariato. È curioso che questo approccio sociologico. sulla base di una preventiva definizione fondata sulla proprietà o meno dei mezzi di produzione (trascurando qui il problema. di una corretta definizione della nozione di mezzi di produzione). ecc. e diamo subito l'appuntamento nel prossimo millennio (che in fondo non è lontano). i tecnici. e non è mai stata forse tanto fiorente. Da un simile paradosso oggi non se ne può uscire. i medici ospedalieri. cieco di fronte alla storia reale. Usa e Giappone. gli impiegati. La borghesia e il proletariato non sono infatti semplici aggregati numerici quantitativi definibili mediante successive operazioni numeriche di addizione e sottrazione. e non è mai stato forse tanto numeroso. per non dar luogo a provocatori equivoci. Se si decide di definire "borghesia" l'insieme degli individui e delle famiglie titolari di diritti di proprietà sui mezzi di produzione è evidente che la borghesia c'è ancora.sceglie una linea di piccolo cabotaggio interna all'attuale capitalismo può tranquillamente rivendicare storicisticamente gli innumerevoli "lati positivi" della storia passata del comunismo storico novecentesco. definendo come Classe in Sé 54 . ma non ha alcun valore se viene utilizzato per la comprensione storica degli eventi attuali. Si tratta di un capitalismo post-borghese e post-proletario. è evidente che il proletariato c'è ancora. la classe operaia occupata insieme con quella disoccupata (il marxiano esercito industriale di riserva). si legittimi spesso teoricamente con l'uso non sorvegliato di una terminologia filosofica ultradialettica e ultrahegeliana. Nello stesso modo. che generò a suo tempo il movimento operaio e socialista e indirettamente il comunismo storico novecentesco. oppure l'insieme allargato di tutti i lavoratori salariati del mondo. caratterizzato dall'egemonia militare e culturale degli Usa e dalla crescente polarità concorrenziale fra Europa. A mio avviso si tratta però di una sorta di "trucco contabile" che può riuscire forse in sociologia. gli ingegneri. Nel frattempo. È proprio questo che intendo con il termine di bilancio teorico "negativo". proporrò tre successivi paragrafi consacrati a una "rottura integrale" con il modello teorico del comunismo storico novecentesco. II capitalismo delle attuali oligarchie finanziarie transnazionah Ciò che viene oggi definito sommariamente capitalismo internazionale. se si decide di definire "proletariato" l'insieme sociologico di coloro che devono vendere la loro forza-lavoro per vivere. nel senso che è un processo strutturale e non è un progetto intenzionale. ricordo soltanto la giusta polemica dii Antonio Labriola contro la teoria del "fattore economico". Suggerisco di definire questo approccio "sociologia mistica". e suggerendo in questo modo che la Classe per Sé non è che la piena presa di coscienza di questo aggregato quantitativo. Questo modo di pensare antropomorfico è appunto il modo di pensare di chi immagina il capitalismo come una grande arena di combattimento fra due squadre di gladiatori. di un Soggetto variamente antropomorfizzato. la Borghesia e il Proletariato. una secolarizzazione imperfetta di categorie religiose basate sulla lotta fra il Bene e il Male. La teoria dei modi di produzione non è una teoria del fattore economico. con l'avvertenza che il 90% dei residui marxisti empiricamente esistenti sono tuttora entusiasti cultori di questa sociologia mistica. La borghesia è peraltro veramente esistita. La produzione di valore promossa dalla borghesia ha contribuito a creare il proletariato. la borghesia e il proletariato sono soggetti storici. politiche e culturali. che è essa stessa una specifica transizione capitalistica. e ha giocato un ruolo cruciale nel decollo capitalistico. e dunque più importante dei "fattori" politico e culturale. La transizione capitalistica in cui oggi ci troviamo è 55 . dal momento che egli considerava "il fattore economico" strutturale. Non avendo qui lo spazio per soffermarmi adeguatamente su questo punto cruciale. rendendosi finalmente conto di esistere.l'insieme aggregato di coloro che hanno o meno titoli di proprietà giuridica sui mezzi di produzione. suggerisco di definire negativamente economicismo. politicismo «e culturalismo la tendenza a isolare uno solo di questi aspetti dall'insieme dinamico della loro interrelazione. e definiscono borghesia e proletariato il fatto che grandi aggregati numerici di ruoli sociali si guardino allo specchio. che non permangono affatto sempre esistenti per tutto il corso storico del modo di produzione capitalistico. economiche. È questa appunto la "grande" narrazione fondata sull'illusione della permanenza di un soggetto pieno. ma sono soggetti collettivi di carattere storico. In proposito. che a partire dall'Ottocento ha cominciato ad agire come un soggetto collettivo economico e politico. Lo scontro fra proletariato e borghesia ha caratterizzato soprattutto il periodo della seconda rivoluzione industriale. che garantisce con la sua identità la realizzazione finale del progetto originario. definibili come sovrastrutturali. che è un "processo senza soggetto'. Si usa dire che in fondo anche Marx consentirebbe un'operazione di definizione economicistica. la prima che ha i suoi tifosi sulle gradinate di "destra". teleologico. In ogni caso. Non è vero. Questo modo di pensare è in realtà una sorta di religione popolare subalterna. per poi passare alla definizione diretta di borghesia o di proletariato. L'abbandono esplicito di questa sociologia mistica è a mio avviso il presupposto teorico per iniziare a "pensare" la struttura reale delle classi del capitalismo contemporaneo e dei loro attuali conflitti produttivi e distributivi. e la seconda invece sulle gradinate di "sinistra". La borghesia e il proletariato non sono infatti semplici aggregati statisticamente calcolabili sulla base dell'assenza o della presenza di titoli di proprietà giuridica dei mezzi di produzione. soggetti sociali globali definibili soltanto con l'insieme delle loro caratteristiche. non è stato così in passato. Marx presupponeva la capacità politica del proletariato di esercitare un controllo storico sulle sue rappresentanze economiche e politiche. Queste potenze mentali della produzione si manifestano senza la necessità di ricorrere a supporti storici soggettivi di tipo sostanzialistico. dominata da grandi oligarchie finanziarie transnazionali. Da un lato. ma 56 . dominio sui media e sul sistema delle notizie e delle interpretazioni pubbliche consentite.a mio avviso caratterizzata da un inaudito sviluppo di ciò che a suo tempo Marx definì "potenze mentali della produzione" (caratterizzandole con il termine inglese. la musica e il "riempimento" del tempo libero ecc). In primo luogo. e non è così per almeno due ragioni. rimasti oggi la sola superpotenza militare e culturale globale (portaerei. A mio avviso queste grandi oligarchie finanziarie transnazionali non sono più in alcun modo la vecchia borghesia. esiste addirittura uno stato nazionale che è oggi uno stato imperiale. In primo luogo. dal momento che Marx si è basato su di un modello di divisione del lavoro di fabbrica. In questo modo le potenze mentali della produzione non hanno comportato l'apertura della via al comunismo. virtuoso e cooperativo. impersonale e non antropomorfico. usciti sciaguratamente vincitori dalla guerra fredda. gli Usa. Non è stato così. anche se ovviamente sono necessarie alcune specificazioni per non cadere subito in altri incresciosi equivoci terminologici. ed è per questo che in un certo senso sono "al di là" sia della borghesia che del proletariato. un controllo che avrebbe dovuto essere tanto più efficace quanto più le potenze mentali della produzione si fossero sviluppate. Gli stati nazionali stanno perdendo la sovranità monetaria. In un certo senso i Grundrisse di Marx si sono veramente realizzati. dopo la parentesi del fallimento della costruzione del sistema di stati del comunismo storico novecentesco. Marx prevedeva l'incontro. Non è così. monopolio della lingua inglese in una forma espressiva "operazionale" e pragmatica. e che pertanto si possa tranquillamente ritornare a Marx e rilanciare un nuovo ciclo di marxismo ortodosso. con l'enfatizzazione della dominanza delle oligarchie finanziarie transnazionali non intendo affatto sostenere che lo stato nazionale non esiste più per nulla e che il cosiddetto capitale industriale "produttivo" è stato fagocitato dal parassitismo delle rendite. e in particolare nella sua attuale configurazione. e non poteva forse essere altrimenti. Non sono un economista. e non su di un modello di divisione del lavoro d'impresa (come è stato brillantemente dimostrato da Gianfranco La Grassa. missili intercontinentali. e ovviamente in questo campo non pretendo con arroganza di poter descrivere adeguatamente quanto sta avvenendo. Ma non è così. fra l'elemento impersonale delle potenze mentali della produzione e l'elemento soggettivo del lavoro cooperativo associato (dal direttore di fabbrica all'ultimo manovale). di generai intellect). che in questo modo si è a mio avviso meritato "sul campo" il titolo di miglior studioso marxista italiano del secondo dopoguerra). ricatto nucleare permanente. In secondo luogo. e non sarà certamente così in futuro. ma si sono realizzati nel moderno capitalismo. dittatura di fatto sull'abbigliamento. Sembrerebbe dunque che la previsione di Marx si sia dopo più di un secolo brillantemente realizzata. ma al contrario un inaudito rafforzamento del capitalismo. ma si distribuiscono in fasce di utenza determinate esclusivamente dal mercato. riducendo sempre di più la politica ad amministrazione plebiscitariamente legittimata da leggi elettorali e da sistemi politici chiusi. Per questa ragione è fondamentalmente corretto parlare di globalizzazione e di mondializzazione della produzione. Le culture popolari si sono già dissolte nei decenni precedenti trasformandosi in culture di massa eterodirette dagli apparati dei media. le oligarchie finanziarie transnazionali ereditano una situazione in cui non c'è già più la divisione fra cultura borghese e culture popolari. le oligarchie finanziarie transnazionali erodono inarrestabilmente lo spazio dell'agire politico. Naturalmente. che deve necessariamente basarsi su di un primato della liquidità finanziaria. che per avallare ideologicamente la politica dei fronti popolari si inventò un capitale finanziario cattivo e un capitale industriale buono. sui principali parametri della distribuzione interna del prodotto sociale. essendo lo sviluppo del modo di produzione capitalistico caratterizzato dalla "ricorsività" (e non dalla precipitazione teleologica in un punto magico chiamato "crollo"). la dominanza delle oligarchie finanziarie transnazionali non può a mio avviso essere descritta in termini di "parassitismo". vi sono interessanti analogie con momenti passati della storia del capitalismo europeo e mondiale. voglio invece sostenere che il dominio delle attuali oligarchie finanziarie transnazionali dissolve le possibilità di costituzione politica e culturale della borghesia e del proletariato. in quanto si basa sulla fluidificazione dei flussi di investimento e sulla flessi-bilizzazione della produzione. dal momento che il 57 . Dal punto di vista della politica. Il ceto politico professionale che deve gestire questo sottosistema amministrativo definito "politica" (che in realtà non ha più nulla a che fare né con la politica degli antichi Greci né con la politica degli ultimi duecento anni) non è più un ceto politico di rappresentanza. ma è un ceto politico di tipo si-stemico-performativo. gestito da borghesi ricardiani e progressisti interessati ad abolire le rendite e a sostenere i salari. Incidentalmente. spero. e non esca bella e fatta dal cervello di Giove. questo processo svuota di significato la distinzione fra intellettuali borghesi e intellettuali "organici" al proletariato (a mio avviso. prima giornalistici e ora prevalentemente televisivi. Si tratta di una sorta di nuova accumulazione primitiva del capitale su scala mondiale. sui flussi migratori. che una classe per esistere debba costituirsi storicamente.mantengono la sovranità sul mercato del lavoro. Le culture di massa eterodirette hanno soltanto "destinatali". Si ammetterà. secondo modalità che ad esempio David Har-vey ha descritto molto bene. che non sono più ovviamente né borghesi né proletari. secondo la tradizione economica del marxismo della Terza internazionale. lo stesso concetto gramsciano di "organicità" è oggi completamente obsoleto). La dominanza delle oligarchie finanziarie transnazionali è oggi a tutti gli effetti "produttiva". Dal punto di vista culturale. che deve garantire l'esecuzione di vincoli extrapolitici (e pensiamo soltanto agli attuali governi europei di fronte ai vincoli di Maastricht). Dall'altro lato. In secondo luogo. con un pensiero unico che è ad esempio di "destra" sul piano economico. il Capitalismo è il punto di partenza concettuale da cui prendere le mosse. ereditata dalla tradizione intellettuale del comunismo storico novecentesco. Si tratta di una sequenza notissima. esortazioni 58 . anche solo parzialmente. Si tratta di un capitalismo diretto da oligarchie finanziarie transnazionali. la merce sull'uomo. il superfluo sul necessario. e dove lo sfruttamento economico. dove l'avere domina sull'essere. distribuendosi in una gamma di situazioni eterogenee che assomigliano più alla varietà del Terzo stato francese prima del 1789 che alla soggettività unificabile politicamente delle società europee prima del 1917. Come uscire da questo capitalismo? Non certo con incitamenti morali. in quanto voglio evitare ogni equivoco. il presupposto implicito di ogni concezione del mondo e del senso della storia. dove la forza-lavoro è una merce. Siamo nel capitalismo. Questa non è in alcun modo la fine della storia. è allora improponibile il rilancio di una prospettiva rivoluzionaria classica. la storia della società capitalistica descritta dal marxismo classico (non importa se ortodosso o eretico) e combattuta dal comunismo storico novecentesco. Secondo questa sequenza. e neppure più in nome della polarità politica e culturale destra/sinistra. e l'esperienza della comunicazione intellettuale insegna che gli equivoci sono più facili sulle ovvietà apparenti che sulle questioni complesse. Ma è la fine di una storia. globaiizzata e mondializzata. non può essere più descritta in nome della polarità sociale borghesia/proletariato. metropolitano e coloniale. editoriale e universitario. programmi utopistici. La nuova società capitalistica non può essere combattuta da una prosecuzione o da una rifondazione aggiornata del comunismo storico novecentesco. produce un "mondo alienato". Se questo è vero. basato sulla estorsione del plusvalore assoluto e relativo. di "centro" sul piano politico e di "sinistra" sul piano culturale. e basata sulla sequenza dei quattro termini capitalismo-classe-partito-comunismo. ma sono frantumati su tutti gli altri piani. ecc. Questa sequenza è stata del resto il "codice genetico" del marxismo popolare. I proletariati esistono certamente ancora come aggregati statistici e sociologici.vecchio ceto degli intellettuali è completamente sussunto negli apparati giornalistico e mediatico. o meglio della modernizzazione del costume. e per questa ragione diciamo che il suo bilancio teorico è negativo. ecc. ma la ripeterò egualmente per comodità del lettore. Il tramonto della sequenza Capitalismo-Classe-Partito-Comunismo Abbiamo sostenuto che l'attuale società capitalistica. che perseguono un'unificazione culturale del pianeta su base post-borghese. è la Classe. già implicito nell'opera di Marx. operai e ingegneri. I grandi paradigmi scientifici sono sempre caratterizzati da una relativa semplicità nei loro fondamenti essenziali. La borghesia potè in fondo farne parzialmente a meno (anche se però fece le sue brave rivoluzioni borghesi). Il lettore sofisticato e conoscitore dei testi marxisti dirà forse che abbiamo semplificato troppo. e che le cose sono in realtà più "complesse". e brillantemente esplicitato da Lenin ai primi del Novecento. allargato a tutti i lavoratori creativi manuali e intellettuali. cui fu successivamente sovrapposta la componente "politica" leniniana) si basa sul presupposto della capacità storica di transizione intermodale del proletariato e della Classe. fi-losofico. ed è possibile prevedere in modo infallibile che le potenze mentali della produzione. per il fatto che la forza-lavoro venduta al capitale è 59 . un'unione ovviamente da articolare su scala internazionale con il rispetto delle varie specificità nazionali e culturali. La produzione armonica e pianificata del prodotto sociale necessario non ha bisogno dell'estorsione parassitarla attuata dalla classe dei capitalisti. ed è quello che abbiamo riassunto con parole semplici. ed ecco perché ha bisogno del suo Partito. la famosa sottomissione reale del lavoro al capitale. anche se per chiarezza occorre distinguere tre diversi livelli del discorso. Questo demiurgo è stato scoperto da Marx. direttivi ed esecutivi. È questo il paradigma da abbandonare radicalmente. la classe operaia e proletaria è effettivamente più universalistica delle precedenti classi sfruttate precapitalistiche degli schiavi e dei servi della gleba. infermieri e medici. la classe operaia. Ma la Classe ha bisogno di costituirsi anche sul terreno politico. faranno saltare la contraddizione fra carattere sempre più sociale della produzione e carattere sempre più privato dell'appropriazione. Certo. per le ragioni che ora brevemente ricorderemo. perché la scienza è previsione. come avrebbe detto il vecchio Aristotele. e ha allora bisogno di un punto di vita unitario e complessivo su tutti i rapporti sociali. Bisogna ricorrere a un demiurgo sociale capace e potente. La Classe salverà l'Umanità. Ma il paradigma classico del marxismo e del comunismo storico novecentesco è genialmente semplice. la teoria di riferimento ideologico del comunismo storico novecentesco (il "marxismo" di derivazione engelsiana e kautskiana. La storia ha dimostrato che chi si è messo su questa strada ha finito per lasciare sempre le cose come le ha trovate. In primo luogo. porterà "scientificamente" l'umanità dal Capitalismo al Comunismo. È questa la sequenza teorica che ereditiamo dal comunismo storico novecentesco. che porti il superamento del capitalismo. L'unione fra Classe e Partito. scientifico e ideologico. Non è vero. perché si costituì attraverso la produzione economica e tecnologica.religiose alla conversione dei malvagi. Invece il proletariato in fabbrica vive anche la sua espropriazione delle conoscenze produttive. È il famoso Partito1. Questo presupposto è completamente infondato. ecc. dalla potenza all'atto. la complessità interviene in un secondo momento quando si scende nei particolari e nelle applicazioni pratiche al caso concreto. il proletariato. spinte dalla socializzazione crescente delle forze produttive. Il termine "scientificamente" può essere usato. Dal punto di vista fìiosofico. In conclusione.astrattamente libera. indipendentemente dall'onestà e dalla capacità di chi lo dirige (vorrei sottolineare bene questo fatto . In secondo luogo. specifica della sola classe operaia del capitalismo. invece. Mi rendo conto che questa espressione può sembrare provocatoria. ma un semplice giudizio analitico. Il piano politico non incide nella produzione e nella riproduzione dei rapporti sociali di produzione. dal momento che essa è già giuridicamente e politicamente "egualizzata" con i borghesi. che è forse stato il critico della politica più radicale della storia del pensiero politico. Nel concetto marxiano di Classe è contenuta la sua 60 . il fatto che il comunismo storico novecentesco sia stato una società classista divisa in dominanti e dominati non è in alcun modo dovuto a un inganno perpetrato contro i pro-letari da burocrati o da borghesi di stato e di partito.il problema non è nini "personale") agisce sempre e soltanto su di un piano politico. Paradossalmente. ma semplicemente sancisce giuridicamente un dominio (o una subalternità) già storicamente esistente. ed è dunque ancora più "interna" alla riproduzione capitalistica. la classe operaia è paradossalmente ancora meno dotata di capacità intermodali di quanto lo fossero astrattamente le classi degli schiavi e dei servi della gleba. e può essere per questa ragione il supporto ideale di una dialettica conclusiva fra servo e signore. il fatto che il partito diventi il luogo sociale di formazione di una classe di dominanti non è per me un giudizio sintetico. mentre nel modo di produzione capitalistico la classe operaia è subordinata sia nella divisione sociale che in quella tecnica del lavoro. l'autore di questa tesi è lo stesso Marx. sociale e tecnica. Non ritorno qui su argomentazioni già svolte nei capitoli precedenti. fa sì che il marxismo diventi una quasi-religione di salvezza. Per civettare con il linguaggio di Kant. Da un punto di vista ideologico. in quanto chi è subalterno nella divisione sociale del lavoro non può che rappresentarsi la salvezza nella forma messianica dell'onnipotenza (di Dio nei modi di produzione precapitalistici. fa sì che il marxismo diventi una pseudo-scienza deterministica di previsione infallibile del crollo del sistema. è del tutto illusorio pensare che il Partito possa "sostituire" la Classe nel compito storico di fondare una società senza classi. E sufficiente ricordare che il partito. e di conseguenza. della Storia divinizzata nel modo di produzione capitalistico). Da un punto di vista scientifico. provoca il fenomeno della inevitabile recezione del marxismo nella doppia forma della quasi-religione e della pseudo-scienza: la subalternità nella divisione sociale del lavoro. ma è dovuto strutturalmente a una incapacità intermodale essenziale della Classe di fondare una società senza classi. e il piano politico non è mai determinante per una transizione intermodale. la subalternità nella divisione tecnica del lavoro. ma la classe operaia è ancora più "capitalistica" della borghesia. per il fatto che schiavi e servi della gleba erano subordinati soltanto nella divisione sociale del lavoro dei modi di produzione schiavistico e feudale. comune alle precedenti classi sfruttate degli schiavi e dei servi della gleba. in questo caso il positivismo scientifico borghese e le sue modalità di legittimazione. questa doppia subalternità. in quanto chi è subalterno nella divisione tecnica del lavoro deve anche adottare la forma teorica dominante del suo sfruttatore. 61 . Stalin e Trotzky. Non si tratta allora di porre l'alternativa "secca" fra i due termini dentro/fuori. Da un punto di vista storiografico. Chi oggi afferma di essere saltato già oltre il marxismo. e che si tratta di una possibile filosofia del futuro. analogamente il marxismo è profondamente unitario nonostante le differenze incredibilmente grandi fra Kautzky e Lenin. protestanti e ortodossi (raddoppiate dalle differenze interne ad ogni rispettiva tradizione). è proprio così.subalternità. le filosofie dialettiche e quelle deterministiche. Tolti i due termini intermedi. ed è necessario farlo proprio perché non si accetta la fine capitalistica della storia e perché si vuole tenere aperta una porta concettuale per pensare il possibile superamento sia della società capitalistica sia del modo di produzione capitalistico (ribadisco qui l'eterogeneità epistemologica fra le due nozioni). Si dirà che non siamo però di fatto "oltre il marxismo". ma persino allo stesso marxismo di Kautzky). accomunate però da riferimenti essenziali e fondamenti comuni indiscutibili. È vero. inteso come processo plurale e pluralistico di teorie parzialmente rivali. profondamente unitaria nonostante le differenze incredibilmente grandi fra cattolici. Mi rendo conto che non è assolutamente facile. con altri termini intermedi di mediazione. e a schemi concettuali ancora meno soddisfacenti (e faccio l'esempio della teoria della comunicazione di Habermas e della teoria della giustizia di Rawls. e nella nozione di subalternità è contenuto lo sviluppo di un ceto sostitutivo di rappresentantisfruttatori. la sequenza Capitalismo-Comunismo. Occorre dunque abbandonare la sequenza Capitalismo-Classe-Partito-Comunismo. è necessario "sbarazzarsi del marxismo". E non vi è alternativa fra verità e nichilismo. Oltre la tradizione del marxismo Vi è ancora una terza "lezione" da trarre dal bilancio teorico del comunismo storico novecentesco. Bisogna semplicemente riempirla diversamente. resta però sempre. perché non esiste ancora una teoria coerente che lo abbia superato. Si tratta di una unitarietà mirabile per la coerenza della sua problematica. è innegabile che il marxismo non è mai stato unitario. Ma coloro che ci tengono legati alla vecchia impotente sequenza non fanno che rimandare la resa dei conti con la verità. Si tratta della necessità di un congedo dal marxismo. Per usare un'espressione utilizzata da Jean-Marie Vincent nel 1995. e di disporre di un quadro di riferimento teorico globalmente soddisfacente per una teoria della società. e dunque sìa per l'oggetto che per il metodo. Granisci e Bordiga. ecc. almeno sulla carta. entrambe penosamente inferiori non solo a Marx. e che la storia del marxismo si risolve nella storia dei differenti marxismi. Ma questa constatazione non è più vera se si scende su di un terreno epistemologico e filosofico più profondo. Come la teologia cristiana. Infatti. è in generale regredito a prima del marxismo. legati a organizzazioni politiche. e non di una soltanto). Occorre essere coscienti del fatto che bisogna andare oltre il marxismo. rappresentanza. Ma chi scrive è seguace del detto di Callimaco. ruolo nel sistema dei partiti. per poter pubblicare ed essere riconosciuti nella comunità accademica. Non sono d'accordo. Il libro ha il diritto di essere grande e lungo. che disse a suo tempo di un libro troppo grande che era anche un grande male {mega biblion. legati ad apparati universitari. vi è una comunità di "marxisti indipendenti". e pertanto non si può mettere in comune la verità. edificazione ideologica dei militanti ed elettori. che non si pongono il problema dell' "organicità" politica. e girano in tondo negli stessi luoghi. Da un lato.Posto in questi termini. ma che devono porsi. mega kakòn). se chi lo scrive ha la tranquilla consapevolezza di stare dicendo qualcosa di solidamente fondato e di realmente decisivo. il problema della traduzione dei contenuti "marxisti" di quanto dicono nei linguaggi specialistici consentiti da questa comunità accademica stessa. Chi 62 . questo saggio è probabilmente troppo breve e telegrafico. e che possono pertanto andare di qua o di là senza nessuna corda che li stringe al collo quando si allontanano troppo. e può interessare soltanto a coloro che vivono di etichette di appartenenza a una comunità. E non è evidentemente questo il mio caso. che può dare l'illusione di muoversi e di fare qualche passo al trotto o al galoppo. Dall'altro. Anch'essi però non vanno da nessuna parte. e che nello stesso tempo vi sono per ora soltanto delle derive di uscita "produttiva". Si dirà che la verità non esiste. Una conclusione senza conclusioni Per poter dar conto di un problema tanto complesso come quello del comunismo storico novecentesco. ma che inevitabilmente si stringe al collo quando ci si allontana troppo dal recinto. Se il termine di "comunismo" ha un senso. il problema diventa nominalistico. che vogliono in tutti i modi essere gramscianamente "organici" a esse. vi è una comunità di "marxisti militanti". Costoro sono paragonabili a cavalli lasciati liberi di pascolare liberamente senza alcuna restrizione. I libri devono essere corti. e che pertanto sono costretti a commisurare quanto pensano e dicono con i vincoli sistemici cui sono sottoposte queste stesse organizzazioni politiche (elezioni. perché tocca al lettore il compito di completarli. Coloro che confondono il bilancio storico con il bilancio teorico non possono in alcun modo contribuire a questa uscita produttiva (che si consumerà probabilmente nell'arco di alcune generazioni. Faccio in proposito una sola eccezione. Costoro sono paragonabili a cavalli legati con una corda lunga. La prima cosa che deve essere messa in comune in una comunità è appunto la verità. esso deve essere quello di messa in comune della verità. e che non vi è ancora nessuna teoria globale che possa ambire a un paragone. dal momento che ognuno ha la sua verità. ecc). ed è allora meglio prendere atto come gli antichi sofisti Protagora e Gorgia di questa "verità relativistica". esattamente come l'amore. 63 . ma io personalmente non ne dispongo come di una mia personale proprietà privata. perché può legittimare l'intolleranza verso chi decide di non credervi e di non aderirvi. che temono che l'affermazione dell'esistenza della verità sia politicamente pericolosa. l'intolleranza. ma non la verità. ricercarla e mantenerla bisognava prima di ogni altra cosa rifiutare lo stato ideologico. ed è dunque necessario mettere in comune quella parte che può diventare il mio contributo. Naturalmente. il filosofo ebreo olandese Spinoza. Questo è a mio avviso l'approccio giusto. la violenza. Ed è questo il "mistero dialettico" più importante della filosofia. riflettano sul fatto che uno dei massimi sostenitori dell'esistenza della verità. I sostenitori contemporanei del cosiddetto "pensiero debole". bisogna che chi critichi porti argomenti liberi. non può essere imposta con la forza o con l'inganno. il fanatismo. appunto. Questo mistero dialettico si applica ovviamente anche al problema del bilancio del comunismo storico novecentesco. perderà sia il comunismo sia la messa in comune dei beni materiali. l'unione indissolubile fra verità e libertà.ragiona così ha già preventivamente deciso che non vale in fondo la pena di prendere la discussione sul serio. Il comunismo è la messa in comune della verità. laddove il relativismo teorico è solidale con il pluralismo politico. Chi pensa che il comunismo consista nel mettere in comune dei beni materiali. Ma. la verità di stato. altra cosa è ovviamente l'ammettere che la verità certamente esiste. e non si rifugi nell'autorità suprema di qualche pensatore divinizzato. i provvedimenti amministrativi contro la libera discussione. Non c'è una sola affermazione fatta in questo saggio che non possa essere citata e rovesciata. sostenne che per perseguirla. ecc. e la verità. Documents Similar To Il Comunismo Storico Di Costanzo PreveSkip carouselcarousel previouscarousel nextCostanzo Preve - Storia Della Dialettica (2006)Preve-Il Popolo Al Potere-ridotto[Costanzo Preve] Il Tempo Della Ricerca. Saggio Su(BookFi.org)C. 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