Elio Vittorini

March 19, 2018 | Author: Serena Mangani | Category: Fascism, Politics (General)


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ELIO VITTORINIVITA OPERE POETICA TEMATICA (Liberamente tratto da Giuseppe Giacalone –La Pratica della Letteratura Novecento–Guida Modulare alla storia della letteratura Italiana Antologia Tomo II F.lli Ferraro Editori 1997 Pag. 777-786 796-799) Vita Elio Vittorini nacque a Siracusa il 23 luglio 1908. Poiché il padre era ferroviere, egli trascorse la maggior parte della sua infanzia in piccoli paesi della Sicilia, che faranno da sfondo ai romanzi della maturità: sfondo di miseria e di solitudine, in una natura arida e malsana. Sin dall'adolescenza si dedica a letture che lo avvicineranno al mondo della narrativa e della poesia. Tenta di fuggire di casa per ben quattro volte; alla quarta non tornò più a casa. Si stabilì nel Friuli come impiegato in un'impresa edile, imparando dalla vita non solo il piacere di guadagnarsi il pane da solo, ma anche a vincere e a spuntarla sulle difficoltà. Negli stessi anni in cui lavora nel Friuli, comincia la sua carriera di scrittore. I suoi primi tentativi mostrano un'adesione alquanto ingenua al falso realismo strapaesano, come, per esempio, il Ritratto di Re Giampiero; mentre i racconti del suo primo volume, Piccola borghesia (1931), risentono dell'influsso degli scrittori che lavorano intorno alla rivista “ Solaria ”, i quali tentavano di rompere l'isolamento della nostra letteratura e di stabilire un contatto rinnovatore con le esperienze più avanzate della cultura europea ed extraeuropea. Gli amici di “Solaria” avevano portato all'attenzione dei nostri scrittori gli esempi dei narratori e dei poeti dell'avanguardia europea, da James Joyce a Marcel Proust, da Franz Kafka a Katherine Mansfield. Attiratovi dall'ambiente culturale di “Solaria”, Vittorini nel 1930 è a Firenze dove lavora come correttore di bozze in un quotidiano e impara l'inglese da un vecchio operaio della tipografia. Da allora comincia il suo interesse per la narrativa americana, a cui si dedica con molto entusiasmo, traducendo subito un romanzo di Lawrence e poi altri, dando luogo a sospetti presso i gerarchi del regime. Infatti, viene espulso dal partito fascista, di cui non aveva più da tempo rinnovato la tessera. Il distacco di Vittorini dal Fascismo è determinato più che da una precisa coscienza politica, da una reazione dell'intelligenza offesa: dinanzi all'oppressione fascista il sentimento di opposizione di Vittorini non poteva essere altro che una sorta di “astratti furori”, come scriverà in Conversazione in Sicilia. Secondo Salinari Vittorini trasforma il Fascismo in una categoria del bene e del male, sottratto al tempo e allo spazio, a cui si deve opporre la vera natura umana e la coscienza di nuovi doveri. Con la guerra civile di Spagna, in cui fascisti e repubblicani vennero a conflitto aperto, egli poté vedere chiaramente la sostanziale differenza tra l'oppressione e la libertà. Quella guerra gli fa deporre la penna, e così interrompe la stesura di Erica. di pubblicazioni neorealistiche. maestro e guida del Neorealismo. Vittorini rimaneva pertanto il maestro iniziatore della corrente detta neorealistica. non si esauriva. Uscitone dopo l'8 settembre. Con la seconda guerra mondiale si chiarirà la sua ideologia politica e culturale. Nel '39 la prima edizione di Conversazione in Sicilia fu lasciata passare dalla censura fascista. suscitò subito il risentimento della stampa di regime che lo accusava di essere antinazionale e immorale. con cui Vittorini apre ai giovani scrittori uno spazio sperimentale dedicato ai problemi e agli aspetti più vivi della realtà contemporanea. ma consisteva nell’essere coerente col suo senso del reale. in cui l'impegno dell'artista non era quello politico-sociale di chi suona il piffero alla rivoluzione. partecipò attivamente alla Resistenza. però. risolvendo il problema dell'antinomia tra i valori storici e i valori eterni dell'arte attraverso il concetto della mutevolezza della realtà che il poeta coglie e comunica col suo messaggio Le elezioni politiche del 1948 imprimevano una svolta conservatrice alla politica italiana: la cultura si ritrovava di nuovo isolata ed era costretta a cercare nuove vie per adeguarsi alla realtà sociale del Paese. cessava le pubblicazioni. Nel 1941 la censura fascista vietava la pubblicazione della sua antologia. che lo indicavano come uno dei massimi organizzatori di cultura del dopoguerra. .Si trasferisce a Milano. Di qui l'attività infaticabile di Vittorini. muore per una grave malattia. partecipò a quel momento di entusiasmo e di ottimismo liberale. come espressione di un nuovo clima culturale. ma. se sorsero subito altre riviste e opere letterarie e scientifiche di grande rilievo. Fenoglio e Calvino vengono lanciati da questa sua iniziativa. Nel 1966. Del resto. ma l'esigenza liberale di una nuova cultura che era al fondo delle istanze di Vittorini diede in quegli anni buone messi. con il “ Politecnico ”. che con la collana “ I gettoni ” di Einaudi cercava di vedere attuata nei più giovani scrittori una letteratura attenta ai problemi sociali autentici della realtà contemporanea. che portò al Neorealismo. dopo il 25 luglio. venne rinchiuso nel carcere di S. dava la misura del suo concetto di arte impegnata. Ed anche questa sua attività di organizzatore culturale e di critico ebbe notevole importanza perché venisse indicato come maestro di Neorealismo e di nuovi esperimenti letterari. dopo avere avviato una lunga conversazione critica tra letteratura e industria nella rivista “ Menabò ”. La testimonianza più significativa di queste esigenze rinnovatrici si può rinvenire nella rivista “ Il Politecnico ” diretta da Vittorini e pubblicata a Milano dal 1945 al 1947. Dopo la fine della seconda guerra mondiale. allora attualissimo. Americana. la sua partecipazione al dibattito internazionale di Ginevra nel settembre del 1948 sull'Arte contemporanea col tema. sconfessato dai comunisti. “L'artiste doit-il s'engager?”. nel '43. D'altra parte veniva scoperta l'opera segreta di alto livello culturale di Gramsci. Vittore. La funzione di Vittorini. bene accolta dalla critica. dove prosegue la sua attività di traduttore e di redattore di case editrici. Nel dicembre 1947 il “ Politecnico ”. e di lì tutto un patrimonio europeo di studi marxistici che hanno orientato la cultura italiana del dopoguerra. in quanto egli intraprendeva tutta una serie di traduzioni di romanzi americani. Nel '51 ha inizio la pubblicazione dei “Gettoni”. Scrive. Fu poi pubblicato in rivista nel 1954 e in volume nel 1956 insieme con La Garibaldina. ma rimase interrotto perché l'autore fu distratto dalla guerra di Spagna. Con La Garibaldina (1950) Vittorini ritorna alla tecnica del romanzo breve e stilisticamente omogeneo. Qui mito e storia avrebbero dovuto fondersi in perfetta unità per la ragione stessa che lo scrittore lavorava a caldo. qui descritta dal narratore. incompiuto così come era rimasto. ripercorrendo le tappe dell'evoluzione tecnica. In una stazione affollata di gente affamata un soldato attende un treno che lo . Il linguaggio è ricco di immagini e di metafore. e in volume soltanto nel 1948. bisogna prenderne atto e adeguarsi. ma arrestandosi alle soglie dell'età moderna.Opere Piccola borghesia (1931) riunisce in volume una serie di racconti scritti nel clima solariano. ma per mettere giù la prima pagina di Conversazione in Sicilia. che accusò il testo di essere contrario alla morale e al buon costume. L'ex fascista Ventura e tutta la comunità di ex nomadi. la storia del partigiano Enne 2 che vive la resistenza a Milano nel 1944 e ricerca una sua autenticità di vita e di impegno nel mondo. industriale e tecnologica. L'altro romanzo. Le donne di Messina (1949). non fu per continuare Erica. con tutti i comodi – juke-box e luci al neon. ma quando riprese a scrivere. birra gelata e acqua calda e fredda . infatti. che nel 1947 erano i cibi preferiti dalla povera gente. Il romanzo racconta le vicende di un gruppo di sbandati di guerra che decidono di costruire insieme una nuova vita sociale in un villaggio abbandonato. L'aggancio alla realtà di fatto. Il Sempione strizza l'occhio al Fréjus (1947) descrive la fame del dopoguerra. era così perentorio che Vittorini in una nota finale registrava persino i prezzi del pane. che Vittorini ha pubblicato nel 1945 dopo nove anni di silenzio. delle acciughe e della cicoria. nonché la lezione di Proust. nonostante tutti abbiano lavorato e seminato e raccolto. Il garofano rosso (1933-'34) uscì a puntate su “Solaria”. “La favola dell'età eroica è finita. bella o brutta che sia. Ma prima di arrivare al suo capolavoro. verso il settembre del 1938. devono alla fine ammettere che il loro risultato è assai mediocre. pubblicate in un volume nel 1936. i cui personaggi sono tratti da ambienti piccolo-borghesi studiati nella loro realtà psicologica. Il romanzo Uomini e no. testimoniano gli influssi del Surrealismo e dell'Ermetismo. Erica e i suoi fratelli fu cominciato e scritto in gran parte nel 1936. e affrontare in pieno l'esigenza di Realismo e di impegno che dominava la cultura italiana degli anni dell'immediato dopoguerra. che hanno ricostruito una nuova società.e dove è ferrea logica che il contadino abbandoni la terra ” (MANACORDA). rappresenta il massimo sforzo dello scrittore per superare i residui di simbolismo espressi in Conversazione in Sicilia. (1964) vuole approfondire l'esperienza umana del lavoro contadino. ad una realtà diversa. perché la pubblicazione fu interrotta dalla censura fascista. Vittorini sospese il romanzo Erica e i suoi fratelli a causa dello scoppio della guerra civile in Spagna. Vittorini si impegna ancora in opere di alto tirocinio tecnico-stilistico che. Tra i due s'intreccia un fitto e interessante dialogo. e sul treno conosce la Garibaldina. di un'arancia senza pane. una vecchia baronessa autoritaria. un paese di dolore e di miseria. Sul piano letterario esso segna una sorta di involuzione per la sua tecnica composita di piani e di linguaggi diversi. Sin dal primo numero Vittorini dichiarava che la cultura italiana tradizionale (senza precisarne. il tema dell'infanzia. inizia il giro delle iniezioni ai contadini ammalati. che intravedeva nel Neorealismo una letteratura di opposizione alla retorica del Fascismo. e il suo nuovo umanesimo è fondato sull'allegoria del sentimento. Poetica Elio Vittorini è considerato uno degli interpreti maggiori della crisi del nostro tempo. Qui è tutta la carica polemica con il regime fascista che osannava gli splendori imperiali. dalle inchieste sociali fino alla divulgazione dei poeti stranieri e fino ai problemi della scuola. Le città del mondo. il tema del treno merci e della cantoniera. di un uovo alla domenica. mentre nascondeva nel suo seno le tragedie più degradanti di un popolo che si ciba di una cipolla. scrittore libero e anarchico. quando arrivano a Terranova la Garibaldina cerca ospitalità nella casa di una donna di sua conoscenza. fu composto tra il 1952-'55 e lasciato incompiuto. non ha avuto mai né potere né strumenti per proteggere l'uomo dalla sofferenza.bensì. In questo senso il momento pseudomarxista del “Politecnico” indica soltanto il periodo occasionale di una solitaria protesta politico-letteraria. In questo senso essa può essere accostata al “ Politecnico ” di Carlo Cattaneo o al “ Caffè ” dei fratelli Verri. il tema della disperazione degli uomini. sulla memoria del cuore e dell'infanzia. la data di partenza) era stata una cultura che di fronte alla sofferenza dell'uomo nella società aveva ritenuto di assolvere al suo dovere soltanto consolandolo del suo soffrire. in cui chi è malato di tisi. (Politecnico)Ciò che distingueva questa rivista nel panorama delle pubblicazioni del tempo era la vastità dei suoi interessi che dalla letteratura andavano alla politica. quello mistico e quello realistico Nella terza parte di Conversazione in SiciliaConcezione.dovrebbe portare a Terranova. e all’alba il bersagliere la incontra mentre assolda mietitori a giornata che le si stringono attorno servilmente. piuttosto. uscito postumo nel 1969. la madre di Silvestro. però. che. "L'adagio" è dato dai temi più semplici accennati sin qui. chi di malaria. che è l'unico modo e l'unica possibilità di uno scrittore di partecipare alla storia. caso per caso e problema per problema” (come egli stesso scriveva in Diario in pubblico). quindi. ma che non riusciva a fare di lui. Perciò è giusto osservare che Vittorini non è tutto nel “Politecnico”. sul sentimento collettivo e anarchico della solidarietà umana. L'ultimo romanzo di Vittorini. Una cultura. ma capace di apertura sociale. si ha subito l'impressione che quel paese sia un lazzaretto. un suonatore di piffero alla rivoluzione comunista. non essendosi fatta essa stessa società. ognuno col suo proprio diavolo sotto il cielo delle solitudini. il tema del fratello morto come . “I tempi principali di Conversazione in Sicilia e dell’opera di Vittorini erano due: l'adagio e l'allegro. il tema del padre poeta e pover'uomo. nella sua “capacità di rimettere tutto in questione. e per questo suo modo di consolatrice […] non ha potuto impedire gli orrori del Fascismo. Tematica Per essere uomini veri. quando sembrava che la violenza venisse premiata e il diritto venisse sopraffatto dalla forza. 1947. il valore di certi suoi lunghi dialoghi di brevi battute. e “ non uomini ”. "L'allegro" vive invece di temi molteplici. in perseguitati e oppressori. E secondo. Questa figura di uomo forte e coraggioso. e tuttavia pieno di così veri motivi. al colloquio nel cimitero. Quei due tempi fondamentali sopra accennati furono poi sviluppati ognuno in un libro a sé: Uomini e no. saper superare i propri dolori personali. nella quale gli uomini non hanno più cronaca e non hanno più le loro povere storie ma hanno un'unica storia umana che è poi quella dello stesso scrittore e della quale hanno anche loro imparato il significato [ . e anzi così concluso e perfetto nel suo "allegro" da scoprirsi persino gratuito. dato che egli non si preoccupa di definirne le basi oggettive che lo caratterizzano storicamente. bisogna avere coscienza delle offese del mondo. simbolo dell'Uomo. o. I suoi motivi borghesi sono vergogna e disperazione d'esser borghesi. che scopre meglio di ogni altro certe vene tenerissime del Vittorini. Il Fascismo di Vittorini in questo senso potrebbe essere una categoria morale-politica. con i grandi motivi romantici dell'amore e della morte. secondo Vittorini. che pensa ad altri doveri. astratto. In questo senso invano cercheremmo in lui lo scrittore neorealista antifascista o socialista.. letterariamente assai più bello. i termini Fascismo e antifascismo si ridimensionavano in Conversazione in Sicilia dal piano politico al piano morale. Milano. il mondo si divideva in uomini e non uomini. al coro finale del vino. e che scopre meglio altre cose. […]. il grande suono quando appare l'amore. egli ha incarnato nel Gran Lombardo (Conversazione in Sicilia). l'ossessione della doppia realtà. ovviamente. Il primo equivoco in cui Vittorini cadeva era quello di considerare la letteratura decadente come letteratura della borghesia solo nel senso che è autocritica della borghesia. Il Sempione strizza l'occhio al Fréjus. al lungo tema insistito delle visite in paese.. alla danza dei coltelli. bensì una categoria morale di tipo anarchico e piccolo-borghese di tipo soggettivo. forse il più compiuto dello scrittore. il tema di questa Sicilia di dopo il Verga. il dolce inverno di Milano. 1945 (libro tutto o quasi di "adagio"). ed anche essere perseguitati ed essere dalla parte dei perseguitati. borghese. Milano. dall'ironico al tragico. che si estendono su di una gamma assai vasta. Ed è significativo che proprio negli anni tra il 1937 e il 1940. il racconto della Resistenza. cioè dal periodo della guerra di Spagna alla crisi politica che portò alla seconda guerra mondiale. secondo Vittorini. L'ideologia politica di Vittorini non è pertanto l'antifascismo in senso oggettivo di condanna di un regime politico per l'esaltazione di un regime opposto. a cominciare dai colloqui di Coi Baffi e Senza Baffi. saper piangere per i dolori di tutti. coloro che rimanevano fermi ai loro interessi. il valore non narrativo ma meditativo. che rimane ancora di tipo e di origine decadente. “ uomini ” erano.lo ricorda la madre. di così discreto eroismo” (Pampaloni).]. meglio. i perseguitati consapevoli dei doveri verso la società. Dunque è rivoluzionaria malgrado i suoi vizi borghesi… . fino al punto che. Questa tesi di Salinari ha fatto scuola presso i critici nel proporre molte riserve circa il Neorealismo di Vittorini. segno così vistoso della sua crisi. Togliatti. non fa che suonare il piffero della rivoluzione: colui che fa questo non fa nulla di diverso dai poeti arcadi che suonavano il piffero alla reazione. la seconda con Togliatti. Indubbiamente il “Politecnico” assunse una funzione di guida culturale di sinistra. 2) se l'uomo di cultura si allinea senz'altro con le direttive del partito. la libertà dell'artista dall'impegno politico. uomo di formazione solariana e. Per questo il “Politecnico”. In questo modo Vittorini risolveva positivamente i rapporti con la cultura decadente. Vittorini confermava. . per le sollecitudini e le istanze che egli scopre e rileva di sua iniziativa e in piena libertà. “L'artiste doit-il s'engager?”. Dalla discussione si arrivò presto allo scontro tra Vittorini e il Partito Comunista. in quanto l'artista che vive la realtà del suo tempo è sempre impegnato nelle rivoluzioni che questa realtà comporta: se l'arte è stata più forte d'ogni ideologia sua contemporanea e d'ogni alienazione sua contemporanea lo è stata sempre nella misura in cui l'engagement naturale dell'artista ha avuto più forza dell'engagement velleitario che gli si chiedeva o gli si imponeva. quindi. La prima polemica avvenne con Alicata. per Vittorini l'impegno dell'artista non è mai esterno alla sua arte. Nel discorso tenuto a Ginevra nel 1948. come i ripetuti atteggiamenti anticlericali di Vittorini. tranne nel solo caso in cui la società attraversi un momento rivoluzionario. ma nello scegliere i nuovi compagni di strada e le nuove alleanze per realizzare la nuova cultura era costretto a fare i conti con la nuova realtà politica. la pubblicazione di un passo di Sartre e di uno di Merleau-Ponty "un marxismo vivente dovrebbe salvare la ricerca esistenzialista invece di soffocarla”. Il più culturalmente agguerrito e preparato per un salto qualitativo della società italiana era il Partito Comunista. anche se col tempo si moltiplicano i punti di frizione fra le posizioni del settimanale e quelle del Partito Comunista. Ma Vittorini ribadiva le sue posizioni di fondo: 1) difesa delle esigenze interne. non aveva rinnovato e non rinnovava proprio niente. rimproverava a Vittorini l’affermazione della priorità della cultura sulla politica e poi il fatto che l'informazione enciclopedica. nato con l'intenzione di rinnovare la cultura. In sostanza. sia pure partito rivoluzionario. ancora una volta. Ma Vittorini. assai sensibile ai problemi della forma ' insisteva sul fatto che la politica non può subordinare a sé la cultura. a cui il “Politecnico” tendeva. che già affrontava il problema di una politica culturale in chiave marxistica dibattendosi nel difficile conflitto fra l'autonomia dell'artista e la necessità di perseguire una determinata linea politica. Il primo rimproverava a Vittorini di non aver saputo ristabilire un contatto produttivo tra la nostra cultura e i problemi concreti delle masse popolari italiane in modo da stabilire un ponte che potesse sanare la frattura tra i ceti medi e le masse lavoratrici. sopraffaceva il pensiero. segrete dello scrittore che è rivoluzionario al di sopra e al di là della politica.Quindi i germi della nuova rivoluzione culturale erano da cogliere in quella interna inquietudine e in quell'ansia di superamento che sembrava avere la letteratura decadente. ma intrinseco nel messaggio interiore della sua arte. . in perfetta coerenza col mondo dell'artista. uomo reale e legato alla sua realtà storica.
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