Modernismo e antimodernismo nell'epoca di Pio X Con alcune riflessioni su don OrioneRoberto de Mattei tratto dall'opera "Don Orione negli anni del modernismo", edita da Jaca Book, Milano 2002, pp. 320, Euro 23, ISBN 8816-30386-7 I. La "crisi" modernista "Punto nevralgico della sensibilità cattolica" (1), il dibattito sul modernismo resta uno dei nodi culturali del nostro tempo e non può essere circoscritto agli anni di san Pio X (2), nè spogliato della sua dimensione teologica e filosofica per essere ridotto a mero episodio di "storia della mentalità". Un esame delle origini remote di questo dibattito (3) e delle sue conseguenze, pur di estrema importanza, esula dall'oggetto del nostro studio, che si propone di offrire una interpretazione della crisi di quel periodo, "tempo di salute pubblica, in un clima di stato d'assedio", secondo lo stesso Poulat (4), sullo sfondo di quella che può essere considerata una vera e propria "guerra civile" all'interno della Chiesa, le cui lacerazioni e ferite non sembrano rimarginate, a giudicare dai toni ancora dominanti nella saggistica. Ci proponiamo da parte nostra di offrire una serena e obiettiva ricostruzione sintetica del dibattito che costituì lo sfondo storico entro cui si trovò ad operare il beato Luigi Orione. 1. Nascita e sviluppo del modernismo Il termine modernismo ricorre ufficialmente la prima volta nell'enciclica Pascendi (1907) di Pio X per ricondurre al medesimo nucleo originario un complesso di errori in tutti i campi della dottrina cattolica (Sacra Scrittura, teologia, filosofia, culto) (5). Il documento pontificio fu d'altra parte, secondo Ernesto Buonaiuti, "l'unica riduzione ad unità dei molteplici indirizzi compresi sotto il nome generico di modernismo" (6), che si presentò come "una materia fluida e incandescente" (7) e il cui carattere distintivo "fu la stessa indeterminatezza del suo programma" (8). L'orizzonte storico in cui il movimento si sviluppò fu il tardo pontificato di Leone XIII (9), morto a 93 anni il 20 luglio 1903, dopo venticinque anni di regno, nel corso del quale il discusso ralliement con la III Repubblica francese (1892) venne interpretato come una "apertura" al mondo moderno destinata ad estendersi dal campo politico a quello degli studi storico-esegetici. Va ricordato tuttavia che a Leone XIII si deve la Providentissimus Deus, nella quale il Pontefice ribadiva il principio tradizionale della verità assoluta della S. Scrittura e di ogni sua affermazione e il ruolo della Chiesa come sua unica depositaria ed interprete. Lo stesso Leone XIII istituì la Pontificia Commissione Biblica con la lettera apostolica Vigilantiae del 30 ottobre 1902, allo scopo di promuovere l'esegesi cattolica salvaguardando la verità della Fede nel campo degli studi biblici. La scintilla che fece divampare il movimento, dopo un decennio di incubazione, furono le polemiche suscitate dalla apparizione del volumetto dell'abate Alfred Loisy (10) (1857-1940) - professore di scienza biblica all'Institut Catholique di Parigi dal 1889 al 1893 e allievo di mons. Duchesne (11) L'Evangile et l'Eglise (12) (1902), in risposta all'interpretazione del cristianesimo che Adolf von Harnack (1851-1930), esegeta protestante di fama internazionale, aveva dato nelle sue lezioni presso l'Università di Berlino, poi raccolte nel volumetto Das Wesen des Christentums (13). In una visione retrospettiva della sua opera Loisy dichiarava di aver voluto "una riforma essenziale della esegesi biblica, di tutta la teologia e perfino del cattolicesimo in genere" (14). L'orizzonte che egli dischiudeva era quello della trasformazione del cristianesimo in una nebulosa "religione dell'umanità". L'ossatura teologica del movimento si dovette al sacerdote irlandese Georges Tyrrell (15) (1861-1909), definito da Buonaiuti "l'araldo più ardimentoso, più coerente, più intimamente pervaso di fede e di entusiasmo della causa modernistica" (16) e forse, come osserva Maurilio Guasco, "l'unico vero teologo" del modernismo (17). Tyrrell, che si convertì dal calvinismo all'anglicanesimo e da questo al cattolicesimo (1879) per poi entrare nella Compagnia di Gesù, raggiunse la notorietà quando si ravvisò in lui l'autore dell'opuscolo anonimo pubblicato sotto il titolo Lettera confidenziale ad un amico professore di antropologia (1905). Nello sviluppo del suo pensiero, poco sistematico e caratterizzato, come egli scriveva, da "una facoltà quasi femminea di balzare direttamente alle conclusioni senza l'aiuto delle premesse" (18), una data importante è l'anno 1899 con la pubblicazione su "The Month" del mese di novembre dell'articolo On the Relation of Theology to Devotion poi ristampato sotto il nuovo titolo Lex orandi, lex credendi nella raccolta Through Scylla and Charybdis del 1907, che é un compendio del suo pensiero. Tyrrell identifica la rivelazione con l'esperienza vitale (religious experience), che si compie nella coscienza di ognuno, per cui è la lex orandi a dettare le norme della lex credendi e non viceversa. La Rivelazione-esperienza, infatti, "non può venire a noi dal di fuori; l'insegnamento può essere l'occasione, non la causa" (19). Egli era convinto di trovare nelle dottrine sul "senso illativo" della fede del cardinale Newman l'anello di congiunzione tra il cattolicesimo e il pensiero moderno, fraintendendo il concetto di evoluzione del dogma del grande convertito inglese dell'Ottocento (20). Dopo la morte di Tyrrell, la sua opera venne continuata da Maude Petre (21) (1863-1947), che dopo aver conosciuto il gesuita in un ritiro spirituale, nella congregazione religiosa di cui essa era la superiora provinciale, si era secolarizzata per seguirlo come sua discepola e "vestale". Il dibattito fu allargato al campo filosofico dall'oratoriano Lucien Laberthonniére (22) (1862-1932) direttore degli "Annales de philosophie chrètienne" (1905-1913) in cui espose la necessità di separare il cristianesimo dall'aristotelismo tomista e di comprendere le formule dogmatiche come il risultato di un lungo approfondimento storico. Sulla stessa rivista, Maurice Blondel (23) (1861-1949) sviluppando il tema di fondo della sua tesi di dottorato L'Action. Essai d'une critique de la vie et d'une science de la pratique (1893), propose una nuova forma di apologetica che assumeva gli orientamenti immanentistici del pensiero moderno. In tal modo il modernismo sferrava un duplice attacco alle fonti della Rivelazione: alla Scrittura, attraverso il razionalismo esegetico di Loisy e alla Tradizione, attraverso l'evoluzionismo teologico di Blondel e Tyrrell. Buonaiuti ricorda il "solco incancellabile" inciso dall'Azione di Blondel sulla sua anima (24) e Tyrrell sottolinea la sua affinità con il pensatore francese (25) a cui preferisce tuttavia Laberthonniére e Edouard Le Roy 27 (1870- 1954) "che ha il vantaggio di essere chiaro" (26). Per quest'ultimo, discepolo e successore di Bergson al Collége de France, la verità dogmatica é solo un elemento di orientamento per la prassi e non si può dimostrare, ma solo tradurre in azione etica; Dio a sua volta, spogliato della sua assoluta permanenza nell'essere, "diviene" contemporaneamente alla creazione. Il modernismo ebbe inoltre, secondo l'espressione di Loisy, un importante "agente di collegamento" nella figura del barone Friedrich von Hügel (28) (1852-1925), Di padre austriaco e di madre scozzese, per il suo prestigio sociale e per la sua condizione di cosmopolita, lo Hügel fu il "liaison officier" (29) dei diversi ambienti e delle diverse correnti, "l'anello intermediario tra società inglese tedesca e italiana, fra le idee della filosofia dell'azione e quelle dell'immanenza storica" (30). Paul Sabatier (1858-1928), il biografo protestante autore di Saint François d'Assise (1893), definì von Hügel il "vescovo laico dei modernisti" (31), ma Houtin definì lo stesso Sabatier come il "Papa" (32) del movimento. Pur esterno al cattolicesimo Sabatier fu un enigmatico "patron" internazionale del modernismo di cui non é stato ancora misurato il ruolo. 2. Il modernismo italiano E' stata indicata come "data di nascita" (33) del modernismo italiano la comparsa a Firenze, nel gennaio 1901 della rivista "Studi religiosi" fondata e diretta per sette anni (1901-1907) dal biblista don Salvatore Minocchi (34) (1869-1943), alla quale collaborarono il barnabita Giovanni Semeria (35) (1867-1931), il padre Giovanni Genocchi (36) (1890-1926), superiore della casa romana dei missionari del Sacro Cuore, don Umberto Fracassini (37) (1862-1950) rettore (poi destituito) del seminario di Perugia e dal 1904 don Ernesto Buonaiuti (38) (1881-1946) professore di storia della Chiesa nel Seminario dell'Apollinare, destinato a rivelarsi come la figura di maggior spicco del movimento, di cui si inserì. più che come un movimento dottrinale. aderente. che doveva essere l'occasione di un coordinamento tra tutti i gruppi e le tendenze del movimento ne segnò invece un momento di crisi. al fascismo. paragonando. e agli scritti liturgici di . ammiratore del Loisy. il gruppo di studi biblici che si riuniva intorno al barnabita milanese Pietro Gazzola (1857-1915). affine al Sillon francese. Il convegno. Fracassini. con il libro La filosofia nuova e l'enciclica contro il modernismo (42). apparso a Roma nell'ottobre 1907 anonimo. pochissima del suo carattere. venne segretamente organizzato un convegno a Molveno. parroco di Sant'Alessandro. Gallarati Scotti. discreta. che fu detto modernismo sociale. la rivista milanese "Il Rinnovamento" diretta da Antonio Aiace Alfieri (1880-1962).il Genocchi dava questo giudizio: "dell'ingegno del Buonaiuti ho grande stima. Sotto il suo influsso sorse a Bologna nel 1905 la Lega Democratica Nazionaleche rivendicava una piena autonomia dei democratici cristiani dalla gerarchia ecclesiastica. Basti pensare al romanzo Il Santo (53) di Fogazzaro (all'indice nel 1906) definito da Tyrrell "il romanzo del movimento" (54). il 16 settembre dello stesso anno (46). parlamentare radicale. da lui appreso all'Università Gregoriana. che lo tradusse in inglese. come Tyrrell. Per fondare ideologicamente la democrazia cristiana. nel Trentino. Nel solco della tradizione liberale cattolica. Murri tentava una sintesi tra il tomismo. Le sue premesse sono esplicitate nelle successive Lettere di un prete modernista (49) dello stesso Buonaiuti che "si presentano come il documento più radicale. cioè all'interno di quel filone "transigente" e "conciliarista" che aveva auspicato la possibilità di un accordo politico tra lo Stato italiano risorgimentale e la Santa Sede (43). il cui significato e valore non proviene dall'immutabile contenuto. Murri e. Bedeschi respinge l'affermazione di Riviére secondo la quale il modernismo italiano sarebbe "una corrente di importazione" o avrebbe "valore di sottoprodotto" (51). come Buonaiuti. Fogazzaro. Il modernismo italiano godeva infatti di più larghe simpatie di quello d'Oltralpe. alla vigilia della pubblicazione della Pascendi. come molti modernisti. Un posto a sè occupa don Romolo Murri (40) (1870-1944) esponente di quel movimento. Alcuni redattori del "Rinnovamento" avevano frequentato. Se l'itinerario di Buonaiuti resta il più tetragono. come faceva il suo confratello Semeria. specialmente dopo la pubblicazione dell'enciclica Pascendi. all'inizio del secolo. senza del quale anche la più grande scienza diventa vana. Il Programma conferma di voler "ricavare l'affermazione del divino trascendente dalle esigenze immanenti della coscienza umana" (48) e professa l'evoluzione intrinseca e illimitata dei dogmi. unico straniero. le lezioni all'Università La Sapienza di Roma (41). von Hügel. Alessandro Casati (1881-1955) e Tommaso Gallarati-Scotti (44) (18781966) e sostenuta da Antonio Fogazzaro (45) (1842-1911). fondatore della democrazia cristiana. per ritornare infine nel grembo della Chiesa. Esso costituisce infatti una organica risposta alla Pascendi e fu elogiato dai principali esponenti dei movimento. Alla fine di agosto del 1907. Il documento forse più significativo del modernismo é rappresentato dal Programma dei modernisti (47). dove convennero i maggiori rappresentanti del modernismo italiano. per il tentativo di conciliare i valori del cattolicesimo e quelli della democrazia secolarizzata moderna. quello di Murri. perché soggetta al vento delle passioni"(39). ristretto ad èlites accademiche e "costituiva una specie di ortoprassi attraverso ansie spirituali più che libresche" (52). a partire dal gennaio 1907. il più lontano dall'ortodossia che abbia prodotto il modernismo italiano" (50). ma opera principalmente di Buonaiuti. ma dall'emozione soggettiva che può suscitare nel credente. la condanna del Loisy a quella del Galileo. sembra incarnare emblematicamente l'intima contraddittorietà del movimento. In Italia esso si presentava. della sua erudizione vasta ma abborracciata. che accentuava il momento della "prassi" su quello della astratta teoria. come un rinnovamento di mentalità. e il materialismo storico di Antonio Labriola di cui aveva frequentato. Murri fu tra i pochi che risposero apertamente alla Pascendi. di cui diffondeva le idee nel suo circolo. tra i quali Buonaiuti. che risiedeva in piazza Rondanini. bozzetti. Bedeschi documenta come le istanze e i fermenti del modernismo. ci ha lasciato una vivace descrizione delle riunioni. il centro é proprio la città di Roma dove fin dal 1895. dove "si tenevano conferenze. vede estendersi. ma accanto ad esso merita di essere ricordato il gruppo che si riuniva in casa Molajoni. "Lo si regalava. a Ghignoni. In un ampio excursus dedicato alla narrativa popolar-religiosa italiana dei primi tre lustri del secolo. Anche padre Genocchi. ospiti del villino saranno. don Francesco Mari. I "laboratori di riformismo cattolico" La storia del modernismo. scrive Bedeschi. poi Pio Romano. con sede in via Arenula . Traduttore di Tyrrell. il cui manuale Adveniat Regnum tuum. il romanzo fogazzariano. tenuto sotto osservazione dalle autorità ecclesiastiche per l'accoglienza che sembrava dimostrare alle tendenze più eterodosse (71). l'importanza dell'opera letteraria del padre gesuita Antonio Bresciani (1798-1862) nella formazione della coscienza culturale italiana. scuola delle religioni. laici e sacerdoti. in cui le coordinate ideologiche si intrecciano con quelle "geografiche". "Roma in quegli anni era modernista" ricorda Minocchi. tra gli altri. che riuniva periodicamente nel suo villino (65). anch'esso situato in via Arenula (73). come li definisce Bedeschi che ne traccia un'accurata mappa (63). Il giovane Pio (18751944). Più tardi. Tra questi c'era il barnabita padre Paolo Savi. Con Fogazzaro la prospettiva apologetica di Bresciani viene per la prima volta capovolta. "A lui scrive don Bedeschi . negli anni di fine secolo. don Giuseppe Clementi. Don Brizio Casciola (68) (1871-1957) ricorda di essere stato iniziato "alla critica biblica e alla teologia modernizzante" proprio dalle molte pubblicazioni dategli da von Hügel (69). il chierico Primo Mazzolari (1890-1859) affidava al suo diario confidenze ammirative nei confronti del protagonista dell'opera di Fogazzaro. repressi sul piano teologico. romanzi di appendice. una famiglia di funzionari pontifici. Hügel faceva conoscere le tesi di Loisy e Tyrrell ad un piccolo gruppo di amici. 3. discussioni. Altri "laboratori" riformisti risultavano essere il Seminario Pio. anche se a scapito della qualità della analisi concettuale (61). molto liberamente" (72). dando vita a un nuovo genere letterario. fino a creare la categoria del "brescianismo" (59). una fitta rete di gruppi e di conventicole. l'"Unione per il Bene". Louis Duchesne si era trasferito come direttore dell'Ecole Française e dove von Hügel passava i mesi invernali nel suo villino di via Ludovisi (64). come la liturgia (62). Chi volesse scrivere una storia dell'influenza del modernismo dopo la sua apparente scomparsa dovrebbe anche seguirla in quei campi in cui la teologia si fa "prassi". collaboratore di Murri. assistente dell'Unione per il Bene costituita dalla Giacomelli. col nuovo secolo. quale strumento per veicolare le idee modernistiche (60). Casciola fu l'ispiratore religioso della Lega democratica e il consigliere spirituale dei suoi primi dirigenti. don Brizio Casciola e don Romolo Murri. circolassero a livello popolare. Antonio Gramsci ha rilevato per primo.Antonietta Giacomelli (55).si deve il germe di quella libertà interiore che ha nutrito i cattolici disubbidienti'" (70). monsignor Faberi. presentate come le . Fogazzaro nel Santo. Rituale del cristiano venne messo all'indice nel 1912. ai neosacerdoti in dono per la prima messa come viatico di speranza" (57). don Giovanni Pioli. Benedetto Maironi (58). don Giovanni Mercati. soprattutto in Italia. i Selva. in casa Giacomelli. attraverso racconti. sia pure da sponde avverse e con toni sprezzanti. uno dei protagonisti di questa opera di capillare diffusione delle nuove idee. ricordando come nel seminario di Cremona. Non sbagliava Pio X nel riconoscere e temere l'influenza de Il Santo sui giovani (56). tramite Genocchi veniva interessato "un gruppo più vasto di giovani talenti coalizzati attorno a questi in via della Sapienza" (67). Tra questi "laboratori di riformismo". figlio dell'anfitrione. attraverso il quale "von Hügel estendeva la sua influenza sui giovani barnabiti da Semeria. si recava al villino "ogni giorno a passare un paio d'ore" (66). sembra identificare questo sodalizio con l'alloggio dei protagonisti del suo romanzo. mons. a Madonnini" (più noto con Pietro Laudense). Genocchi. Mons. don Nicola Turchi (1882-1958). Aristocratici. "Saper dissimulare le proprie batterie . sia per la frequenza (ogni venerdì pomeriggio). già prefigurato dagli anabattisti italiani del secolo XVI. L'esistenza del cenacolo buonaiutano venne così alla luce con tutta la sua tematica ormai apertamente agnostica e razionalista. padre Carlo Bricarelli (83) (18571931). fino all'11 gennaio 1908 del Collegio Internazionale di Propaganda. che malgrado la provenienza generalmente aristocratica auspicavano un cristianesimo "democratico". Lo stesso Fogazzaro e Semeria erano i due ospiti più illustri dei dibattiti. nelle pagine de "La Cultura sociale" e degli "Studi religiosi". che dopo pochi mesi abbandonò la Chiesa per scivolare in un liberalismo religioso aconfessionale non molto diverso da quello professato dagli eretici italiani del cinquecento. come emerge dalla biografia che successivamente dedicò a Fausto Socino. I discepoli di Buonaiuti più che tra i teologi e tra i filosofi si collocheranno tra gli storici del cristianesimo e della Chiesa che abbandonarono il dibattito dottrinale per fare teologia nella storia e attraverso il metodo storico (84). dei poveri di spirito. sia per il luogo (la sua casa). Tra gli adepti del circolo di Buonaiuti. don Gustavo Verdesi. ciò acquistò un significato particolare sia per il periodo (dopo la Pascendi). sia infine per i partecipanti scelti (82). malgrado i suoi legami con Murri e Buonaiuti. don Ottorino Coppa ( 1945) don Luigi Piastrelli. alle cui riunioni partecipavano studenti universitari e neo-laureati. aveva tenuto la cattedra di esegesi biblica all'Apollinare per un anno nel 1897-1898."Catacombe del Santo". L'ultimo "laboratorio" esaminato da Bedeschi é quello che aveva sede in corso Vittorio Emanuele. ricoprì dal 1904 al 1912 la carica di segretario del vicariato. che gli consentì di assumere un ruolo non secondario nella diocesi di Roma. gesuita della "Civiltà Cattolica". presso la casa dei Missionari del Sacro Cuore. Quest'ultimo. inteso come una "religione degli umili. per il quale Delio Cantimori coniò il termine di "nicodemismo" (87). vice rettore. in quanto Fogazzaro vi avrebbe desunto molti elementi per il suo romanzo (74). A partire dal 1908. tornato a Roma in seguito a malattia nel 1895. Faberi. a cui Loisy attribuiva il merito della fondazione della Società di studi biblici a Roma nel 1896 (81). si distingueva nelle riunioni di Casa Patrizi mons. Buonaiuti ritiene che il metodo storico sia "destinato a divenire il vero locus theologicus della Rivelazione cristiana" (85). Antonino De Stefano (18801964). entrambi già convittori al collegio Capranica e alunni al Collegio Romano. una figura che non va dimenticata é quella di Giovanni Pioli (86) (1877-1969). ma il metodo storico elevato a principio teologico porterà i suoi discepoli più coerenti a ripercorrere l'itinerario protestante dal "metodo" al "dogma" del libero esame. che vi riuniva segretamente un piccolo gruppo di amici e discepoli. si riuniva quello che Fogazzaro definisce il "circolo del padre Genocchi" (76). già missionario in Turchia e nella Nuova Guinea. Un altro cenacolo modernizzante frequentato dallo stesso Genocchi era il villino del giovane principe Rufo Ruffo della Scaletta (1888-1959). a cui però non parteciparono mai contemporaneamente (75). di cui cercò di impedire la condanna attraverso le sue relazioni con uomini di curia. L'opera di Loisy era stata diffusa in Italia nelle riviste di Murri e Minocchi. spalancando per la prima volta al clero romano "la porta del metodo storico-scientifico" (77) ed era noto per la sua simpatia per Loisy. non di alcuni speciali iniziati" (78). in casa dello stesso Buonaiuti. In via della Sapienza 32. L'analogia tra i modernisti e gli eretici italiani del '500 si riscontra nel metodo della dissimulazione. di tutti. Francesco Faberj (1869-1931). in seguito a una crisi spirituale doveva poi svelare tutto al suo confessore. che gli imponeva di farne denuncia al Papa. Oltre a don Casciola e a padre Genocchi. gentildonne e sacerdoti si riunivano anche nel salotto della marchesa Maddalena Patrizi (79) (1866-1945) che dopo la morte di Pio X avrebbe preso il posto di donna Maria Cristina Giustiniani Bandini (80) (1866-1959) alla presidenza della Unione Donne di Azione Cattolica. Gli assidui erano don Mario Rossi. mutandone l'orientamento. nei pressi di piazza del Popolo. e non uno violento. Queste parole. più liberale. di trasformare il cattolicesimo dall'interno. Fu anche uno dei caratteri distintivi del movimento modernista. modificherà la gerarchia e il culto secondo i tempi: essa renderà quella più semplice. "E' in questo senso che fu convenuto verso il 1903 e che si scriveva ancora nel 1911 che nessun vero modernista. ma distribuiteli secondo prudenza e mai non vi apponete il vostro nome" (90). in questa prospettiva.spiegava Buonaiuti .si é voluto riformare Roma senza Roma. fanno di Buonaiuti la personificazione del modernismo italiano (97). Ecco il vero ed infallibile metodo. la sua attività e la sua fitta rete di relazioni in Italia e in Europa. affermando che il modernismo. "Fino ad oggi . quale era condannato nell'enciclica. vanno meditate. Un testimone dal "di dentro" come Albert Houtin descrivendo il piano del modernismo prevedeva che i novatori non sarebbero usciti dalla Chiesa.è uno dei principi essenziali della guerra moderna. e per quella via essa diventerà un protestantesimo. lasciando intatto. in quanto maestra dei sacramenti e dei suoi ordini. Di fronte alla condanna della Pascendi.continua Buonaiuti . così come le sue riviste e. ma un protestantesimo ortodosso. perchè non praticare la Dissolvenda?" (94). ma é difficile. tanto più che il Programma dei modernisti e le Lettere di un prete modernista. fare che la riforma passi attraverso le mani di coloro i quali devono essere riformati. aggressivo. a quasi cent'anni di distanza dalla "crisi modernista". rivoluzionario. Bisogna riformare Roma con Roma. quello di associare all'attacco diretto contro i dogmi la più estrema varietà di sotterfugi" ha osservato Riviére (88). . graduale. "Il culto esteriore . hic labor" (95). avrebbe potuto lasciare la Chiesa o la talare. e questo più spirituale. laico o sacerdote. Il modernismo si proponeva. perché altrimenti avrebbe in quel momento cessato di essere modernista nel senso elevato del termine" (93). l'involucro esteriore della Chiesa. ma che vi sarebbero restati il più a lungo possibile per propagare le loro idee (92). o magari contro Roma. nei limiti del possibile. l'atteggiamento dei modernisti fu analogo a quello dei giansenisti all'indomani della condanna delle proposizioni di Giansenio e della bolla Unigenitus del 1713: negarono di riconoscersi nelle proposizioni condannate. era una chimera (91). più in generale.durerà sempre come la gerarchia. "contemporaneamente alla Delenda Carthago. ricordando il consiglio dato dal suo letto di morte dal Santo di Fogazzaro (89): "Non pubblicate mai scritti intorno a questioni religiose difficili perché siano venduti. insubordinato. Hic opus. un protestantesimo che non distruggerà la continuità apostolica del ministero ecclesiastico nè l'essenza stessa del culto" (96). ma la Chiesa. neppure nel caso che avessero perso la fede. vol. 100 (Lettera del 13 dicembre 1911. Paris 1897). Paris 1907. 3 Le origini prossime del modernismo vanno cercate oltre che nell'"americanismo". dogma e critica nella crisi modernistica. Modernistica. Bologna 1969. Milano. 6 Ernesto Buonaiuti. in Le progrès du libèralisme catholique en France sous le Pape Lèon XIII. Bologna 1970. 474-478). p. i cui principi furono volgarizzati da Auguste Sabatier (1839-1901) nello scritto Esquisse d'une philosophie de la religion d'aprés la psychologie et l'histoire (Fischbacher. nel protestantesimo liberale. Fermenti nei seminari del primo novecento. i. si propose di documentare.. Fogazzaro. Letouzey et Anè. Un riformatore polacco in Italia. 2 Lo stesso Paolo VI. 187). ricordava gli errori espressi in quel modernismo che "sotto altri nomi é ancora di attualità" (Udienza generale del mercoledì. con la prefazione di Guido Verucci. apparso nella "Miscellanea di storia ecclesiastica e studi ausiliari" diretta dallo stesso Benigni nel gennaio 1904 a p. 8 [1979]. Giappichelli. p. 5 L'ex benedettino francese Albert Houtin (1867-1926). Più remotamente le sue premesse possono essere riscontrate in Lamennais e nelle scuole "liberalcattoliche" che ad esso si richiamarono. 618. n. vol. 622. Houtin. p. 31 [1898-1899]. cit. M. 103-112. e in cui Jean Riviére vede una sorta di "prèface pratique du modernisme" (Le modernisme dans l'Eglise. Storia del Cristianesimo. Horizons. 19 gennaio 1972. in Corrispondenza Gambaro-Houtin [1911-1926]. si veda E. Modernismo. Catt. 12). Maurilio Guasco. Paris 1982. 335). in Dizionario delle Opere. Dehoniane. 327). Una fonte ignorata del modernismo di A. Pietro Scoppola. cit. a cura di Lorenzo Bedeschi. Modernistica. p. Alfred Loisy in Italia. Histoire documentèe (Lethielleux. in Insegnamenti di Paolo VI. Dall'Oglio. pp. Città del Vaticano 1973. pp. 85-122. 4 E.". iii. 81-95). p.NOTE 1 Emile Poulat. 10 Sulla discussione attorno al volumetto di Loisy.. Buonaiuti. Torino . 1912. L'abbè Emmanuel Barbier (1851-1924). condannato dalla lettera apostolica Testem benevolentiam del 22 gennaio 1899 di Leone XIII (testo della lettera in ASS. che nel suo volume Histoire du Modernisme catholique (chez l'Auteur. in "Fonti e Documenti". Bologna 1971. cit. p. Bompiani 1947. Dèbats. Paris 1929. VIII. 23. Poulat. p. va ricordato il riformatore religioso polacco Andrzej Towianski (1799-1878). Tra i precursori meno noti. p. pp. Il rifiuto di Leone XIII morente di mettere all'indice il libro di Loisy mostra. A causa di queste affermazioni l'opera fu messa all'Indice. Poulat. secondo Houtin. Brescia 1967. l'esistenza di una contraddizione tra il magistero anti-liberale di Leone XIII e la sua politica che avrebbe favorito gli errori religiosi e sociali del tempo. I. Su questa figura e la sua influenza cfr. 20-61. la potenza che avevano raggiunto le nuove idee alla fine del pontificato di Leone XIII (A. con tutte le indicazioni bibliografiche relative. affermando che "comme persone privèe et comme homme politique le Souverain Pontife Lèon XIII s'est trompèe dans des questions de la plus grande importance et ses erreurs ont eu des consèquences dèsastreuses" (vol. Buonaiuti. nel 1972.. 97). Storia. Milano 1943. Morcelliana. Paris 1913) dedicherà un capitolo alla storia del termine modernismo (ivi. p. scriverà al suo corrispondente novarese Angiolo Gambaro (1883-1967) di aver incontrato per la prima volta il termine di "modernismo" in uno scritto di mons. le cui teorie gnostiche e misticheggianti ebbero in Italia un adepto nel presidente del Senato Tancredi Canonico e influenzarono Antonio Fogazzaro (Enrico Rosa. iii (1913). pp. Physionomies. 3-18) e don Brizio Casciola ("Fonti e documenti". 8 E. Crisi modernista e rinnovamento cattolico. Andrei Towianski. anche Alessandro Zussini. Il Mulino. pp. 38-78. vol. 56). con qualche forzatura. vol. 158. Nouvelles Editions Latines. 9 Cfr. p. X. pp. Guasco. 2 voll. Poliglotta Vaticano. Umberto Benigni su La mise à l'index de Loisy et Houtin. 9. "Civ. 7 E. p. Storia del Cristianesimo.). 11 Su mons. Paris 1984. Jean Guitton. Paris 1933.: io non ho fatto che mescolare l'infuso". Cfr. I fatti. e la tesi per il dottorato in teologia di Stefano Visintin o. 15 La bibliografia delle opere di Tyrrell si può trovare in Thomas Michael Loome. Il 23 dicembre dello stesso anno fu inserita nell'Indice dei libri proibiti insieme ad altre quattro opere di Loisy: La religion d'Israel. Milano 1915) e le Lettres de Georges Tyrrell à Henri Bremond. in "Gregorianum". p. "Storicamente parlando . 1 novembre 1907) i documenti pontifici di condanna del modernismo. professavo che i dogmi si erano formati gradualmente e che non erano immutabili lo stesso ammettevo per l'autorità ecclesiastica. Bologna 1992. Ecole Française de Rome. AubierMontaigne.. Through Scylla and Charybdis. Boivin. cit. p. p. 16 E. Centurion. 20 Cfr. ii. 17 M. della teologia ufficiale. Choses passèes. 166 ss. G. cit. Blondel. Peter Lang. pp. Mèmoires pour servir à l'histoire religieuse de notre temps. si veda B. 14 Alfred Loisy. ma effettivamente. una riforma sostanziale dell'esegesi cattolica. cfr. a cura di M. Autobiografia e biografia. con un saggio introduttivo di L. cit. Buonaiuti. Munsterberg. Eucken. 41 (1908). it. Bedeschi. La conversione e l'apostasia di G. Forni. Buonaiuti. Edward Arnold.può qualificarsi un amalgama di Loisy.1975. Daniele Rolando. . "La mia teoria . 168169. Non mi limitavo dunque a criticare Harnack. A. 651. Il modernismo cattolico. Tyrrell fu scomunicato dopo che egli criticò nel giornale inglese "The Times" (30 settembre. Petre. cfr. Il problema ermeneutico nella discussione protestante e modernista (1897-1940). Ecole Française de Rome. Essai sur l'idèe de dèvèloppement. pp. Wache. Autour de Loisy ou la conscience catholique et l'esprit moderne. corrispondenza di cui abbiamo le risposte di Tyrrell. 18 Cfr. Paris 1971. Documenti importanti per comprenderne il pensiero sono la Autobiografia e biografia pubblicata da Maude Petre. p. Insinuavo con discrezione. London 1912 (traduzione parziale in italiano Autobiografia e biografia. tr. Su Tyrrell si veda Domenico Grasso. Monseigneur Louis Duchesne (1843-1922). i personaggi. Dello stesso Poulat. A Bibliography of the printed works of George Tyrrell: supplement. Paris 1913. Cinisello Balsamo 1995. Modernismo. Le quatriéme Evangile. pp.io non ammettevo che Cristo avesse fondato la Chiesa e i Sacramenti. ASS. cit. Ubaldini. 446-480. Paris 1930-33. 280-314 e Id. le idee.s. Il Mulino. Storia del Cristianesimo. A Bibliography of the published writings of George Tyrrell. in E. pp. Autour d'un petit livre. Tyrrell. 201. vol. 59. con il titolo Autobiography and Life of George Tyrrell. La proposta di George Tyrrell e la risposta di Karl Rahner. Tyrrell. pp. Nourry. sua esecutrice testamentaria. San Paolo. 305-306. 19 G.. ma non le lettere di Brèmond. del governo ecclesiastico in generale". Duchesne. p. L'ortodossia del Newman fu del resto difesa dallo stesso Pio X nella lettera al vescovo di Limerick del 10 marzo 1908. Roma 1975. pp. 246. la sua Lettera a un modernista italiano del 31 dicembre 1907. Etudes Evangèliques.ricorderà Loisy . Loisy fu scomunicato personalmente il 7 marzo 1908.. Monseigneur Duchesne et son temps. Guasco. 12 L'opera. Nourry.b. Rome 1922 e gli atti del convegno organizzato dalla Ecole Française di Roma. il 17 gennaio 1903 fu condannata dal cardinale François Marie Richard. 38 (1957). pubblicata dall'editore Picard. Green and Co. 182. Rivelazione divina ed esperienza umana. arcivescovo di Parigi. Rome 1975. Bern 1999. che sembrano perdute. 13 Per un bilancio della discussione. 161-164. Loisy. L' "essenza del Cristianesimo". Firenze 1978. Le Monnier. 416. 1907.D.scrisse Tyrrell . Cristianesimo e religione dell'avvenire in George Tyrrell. La philosophie de Newman. ecc. Il Vangelo e la Chiesa e Intorno a un piccolo libro. London. p.. di cui facevo un ministero di educazione umana.. Critique et mystique. Paris 1935. pp. Tyrrell. pp. LIII (1979). 133. La pensèe religieuse de Friedrich von Hügel. Il caso Semeria. professore di lingua e letteratura ebraica all'università di Firenze (1901-1909) e poi di Pisa (1909-1922) fu sospeso a divinis nel 1907 e depose l'abito talare l'anno successivo. Firenze 1974. Houtin. tr. Henri Bremond e il modernismo. a cura di P.VV. XLIX (1957). Mgr Rudolf Michael Schmitz. Europa madre delle rivoluzioni. G. pp. 852 ss. id. 28 Cfr. 35 Sul Semeria cfr. 31 Paul Sabatier. Cfr. 30 Giuseppe Prezzolini. Beillevert. Importante la Correspondance citata con Laberthonniére e quella con Teilhard de Chardin (Beauchesne. Paris 1961. Armando Savignano. De Guibert. in DSMCI. X (1938). pp. 209-234. 75. Id. cfr. Pellegrino di Roma. 34 Salvatore Minocchi. 518-529 e J. L'homme et l'Ïuvre. pp. pp. "I primi passi di questa rivista segnano veramente la data di nascita del modernismo italiano. Les annèes critiques (1900-1907). pp. Fischbacher. 22 AA. C™te d'Azur et clair de lune"... coll. DSMCI. Bernard Holland (ed. Vallecchi. Milano 1908. 25 (1978). uscito dalla Compagnia di Gesù nel 1904 e successivamente celebre per la Histoire du sentiment religieux en France (1920-1936) in 12 volumi che gli valse di succedere al Duchesne nell'Accademia di Francia. p. 24 E. gli studi di A.). Paris 1965) e J. a cura di C. II. London 1969. 514-518. Cerf. Città del Vaticano 1993. 202-233. Accanto a von Hügel figurò. Su di lui. Fabriziani in "Studia patavina". Renè Virgoulay. Deborgne in DHGE. 627-649. Seuil. con bibliografia. Buonaiuti.. En marge de la crise moderniste: la correspondance Bremond . LI. Dello stesso Minocchi. cit. coll. 63. Paris 1969) commentate da padre Henri de Lubac. sub voce. Cfr. p. p. Libreria Editrice Vaticana. pp. Mondadori. sub voce. 338.von Hügel. p. Buonaiuti ricorda l'"intimo senso di voluttuoso compiacimento" con cui trascorse nella lettura dell'opera di Blondel la prima notte del secolo ventesimo (ivi. Blondel et le Modernisme: la philosophie de l'action et les sciences religieuxes (1896-1913). cfr. p. p. 596-602 e il saggio introduttivo di A. II. Cfr. Wehrlè (Aubier. coll.. anche J.P. Tyrrell.. II. Gentili e Annibale Zambarbieri al carteggio Semeria-Vigorelli. I (1937). Beauchesne. cfr. su cui cfr.21 "Elle . Paris 1972 (con ampia bibliografia. Attilio Agnoletto. 1893. Autobiografia e Biografia. L'affaire Tyrrell. Dent. Salvatore Minocchi. Paris 1909. Paris 1992. 333. 140. Graf. in "Fonti e Documenti" (1975). in DSp. Emile Goichot. 32 A. 209.. Chapman. ibid. sub voce. Cos'é il modernismo. Dogma und Praxis. 33 E. Vita ed opera. 4 (1982). cit. Buonaiuti. lettera a Bremond del 26 maggio 1907 in Lettres. Gentili. Guanda. p. pp. Maurice Nèdoncelle. . Relecture pour un centenaire. Heaney. London 1928. l'aurora della crisi nella quale fu involto il cattolicesimo nel territorio più vicino al seggio Pontificio" (ivi). vol. Treves. con un elenco degli scritti editi e inediti. 54-216. 45-74. John J. 1927-1938. Whelan. p. vii (1971). 14. 1896-1924. 388-391.. "Revue des Sciences religieuses". Beauchesne. "Rivista di Filosofia neo-scolastica". Milano 1968. 29 (1998). p. 25 G. 124-146. Modernismo cattolico. Paris 1980. TRE. cit. ibid. 26 G. Tresmontant. Les modernistes. Der Dogmenbegriff der Modernisten Edouard Le Roy Kritisch Dargestellt.. Baron Friedrich von Hügel: Selected Letters. cfr. la voce di Antonio M. in DSp. cit. Morcelliana. p. 23 Su Blondel. con ampia bibliografia.. come "agente di collegamento" Henri Bremond (1865-1933).. Introduction à sa pensèe. XXLVIII (1974). pp. inoltre Memorie di un modernista. 243-276). Modena 1943. p. 27 Su Le Roy. Vrin. 29 F. 43). 271.a l'air de croire qu'il sera tout à fait simple pour nous de vivre ensemble si je quitte la Compagnie et elle a des rèves à la Paul et Virginie. it. "L'Action" de Maurice Blondel. Darsena 1945. Heer.scrive Tyrrell della Petre . Roma. Lettres à Henri Bremond. Friedrich W. si sposò civilmente nel 1912. su di lui le voci di P. The Modernist Crisis: von Hügel. Laberthonniére. Importante la Correspondance philosophique di Laberthonniére con Blondel. Brescia 1964. Vita e Pensiero. Roma 1970. Con un gran numero di questi esponenti del modernismo italiano. "Fonti e Documenti". 38 Buonaiuti fu scomunicato e sospeso a divinis. 37 Su mons. 112-122 con bibl. pp. pp. ravennate. 1 (1972). 42 R. cfr. Id. 359-404 e L. Milano 1921. in DHGE.. 488-493. in DBI. Id. 394. Roma 1907. 41 Luigi Dal Pane. pp. Pellegrini. Morcelliana. pubblicata nel 1920 dalla casa editrice Baldini e Castoldi. vol. Giovanni Casati. 43 Cfr. con prefazione di S. 46 Sul convegno di Molveno. Modernismo. Su Buonaiuti cfr. cfr. Carteggio a cura di L. I/2. . Tommaso Gallarati Scotti. Cuore. Saggi.. a cura di N. Roma 1972. in DSMCI. Zambarbieri. I veri promotori del convegno di Molveno. p. cit. a cura di G. Cinque Lune. in DBI. pp. id. La filosofia nuova e l'enciclica contro il modernismo. Su Fogazzaro e i "fogazzariani" cfr. la voce di Nicola Raponi. in seguito a un procedimento durato più di dieci anni. Houtin vede le origini prossime del modernismo italiano in questo filone conciliatorista che aveva avuto come suoi esponenti figure come il sacerdote Antonio Stoppani (18241891). Aa. cfr. e Giovanni Genocchi e la controversia modernista. 44 Sul Gallarati Scotti. pp. il cui liberalismo religioso avrebbe costituito "une excellente prèparation pour des doctrines plus avancèes". Guasco.Vv. Cattolici liberali in DSMCI. a cura di A.. Bologna 1971. cit. cfr. 5. dello stesso Turvasi: Padre Genocchi. 150-155. Tommaso Gallarati Scotti tra politica e cultura. Aspetti religiosi e culturali della società lombarda negli anni della crisi modernista: 1898-1914. Guasco in DSMCI.Vv. Roma 1974. Edizioni Storia e Letteratura. Il cattolicesimo tra crisi e rinnovamento.Vv. 107. 414-422 con bibliografia. Aa. Alessandro Casati. cfr. Romolo Murri e il modernismo. Sul modernismo lombardo. Cairoli. cfr. p. Ettore Passerin d'Entréves. e quella di A. 519-526. "Fonte e Documenti". anche Aa. Buonaiuti e i missionari del Sacro Cuore. Dehoniane. le voci di M. Cerrato. Argalia. 51 (1998). XV (1972). pp. p.. Bedeschi. in F. Cattolicesimo conciliarista. Il caso Murri dalla sospensione alla scomunica. 348-349 e. Romolo Ghirlanda. 114-133. 517-553. Fracassini. Società Nazionale di Cultura. il Sant'Uffizio e la Bibbia. cit. Murri. M. Pietro Maffi. 49 (1997). in Scritti di sociologia e politica in onore di Luigi Sturzo. ora l'edizione di Arnaldo Mondadori. E. Milano 1970. 1367-1369 e R. Fondamentale rimane la sua autobiografia. in DBI. l'ampia voce di M. pp. cfr. don Luigi Orione intesserà una sorprendente "rete di rapporti" fraterni e duraturi. p. Storia e Letteratura. Geremia Bonomelli (1831-1914). il cardinale Alfonso Capecelatro (1824-1912) e mons. 17 (1971) coll. Si veda più avanti il capitolo di F. 704-716. Bedeschi. la voce di Fausto Parente in DBI. Francesco Traniello. Pellegrino in Roma. Milano 1971. Rossini. pp.. 134-138 e di Francesco Turvasi. in sintesi.. 541-543. Id. il card. Stefano Jacini. Fogazzaro e il modernismo. Il modernismo italiano cit. I libri letterari condannati dall'"Indice". Id. 16-17 (1987-1988).. Como 1979. Cinque Lune. Roma 1968. Religione e cultura nella tradizione rosminiana lombardo-piemontese: 1825-1870. 45 Su Fogazzaro resta essenziale Tommaso Gallarati Scotti. anche la voce di Lucia Strappini. le voci di Rocco Cerrato. Adelphi. 20 (1984). A. superiore della Procura Romana dei Missionari del S.. La vita di Antonio Fogazzaro. Ernesto Buonaiuti ed Enrico Rosa nella prima fase della polemica modernista.36 Su padre Genocchi. 58-66. 2-9. 420-428. Antonio Labriola e Romolo Murri. Turvasi. Zanichelli. p. 40 Su Murri cfr. 39 Lettera di padre Genocchi a Umberto Pestalozzi del 2 novembre 1914. cfr. 48 (1997). II. Tre cattolici liberali. cit. Brescia XLVII (1992) n. Tali rapporti erano basati non tanto sul piano della discussione delle idee quanto piuttosto su quello della carità fraterna e della solidarietà verso categorie di persone più svantaggiate. in "Humanitas". Milano 1963 (1934). pp.. Guasco in DHGE. il 14 gennaio 1921. Brescia 1979.. II. pp. Bologna 1953. I. Houtin. Milano 1972. p. Peloso "Una rete di rapporti". Raponi. Urbino 1978. Romolo Murri nella società civile e religiosa del suo tempo. Nel 1908 Murri dedicava il suo libro La filosofia nuova e l'enciclica contro il modernismo ai "miei maestri" Billot e Labriola. pp. in DBI. 53 (1999). ma continuò a sostenere pubblicamente le stesse idee. cit. Buonaiuti. p. in "Fonti e Documenti". lettera a Bremond . Buonaiuti. ottenendo grande successo soprattutto nei paesi di lingua inglese. pp. Cinisello Balsamo (Milano) 1995.. cit. 89. Guasco. 88-89). Paris 1929. Roma 1908. 169. Interna Scientifico-Religiosi 1908. Libreria Editrice Romana. 100. avendo seguito nella parte filosofica un piano suggerito dal barnabita (Pellegrino di Roma.tranne una ventina di pagine della seconda lettera che sono dell'amico Turchi".. p. Roma.confermò Buonaiuti a Houtin . Il modernismo italiano. 53. Il documento si deve anche a Fracassini e a Semeria. pp. 720). p. Soc. 53 L'opera di Fogazzaro fu pubblicata a Milano dalla casa editrice Baldini e Castoldi nel novembre 1905 e fu subito tradotta in diverse lingue. Letouzey et Anè. 48 Il programma dei modernisti. Le modernisme dans l'Eglise. "Le Lettere di un prete modernista sono tutte mie . Tyrrell. p. Fogazzaro si sottomise alla condanna. Un decreto del vicariato di Roma [ASS. Modernismo. 52 Lorenzo Bedeschi. Fu inserita nell'Indice dei Libri proibiti il 5 aprile 1906. p. Lettera di Buonaiuti a Houtin del 7 maggio 1908. Riviére. 51 J. 1 (1972). alla realizzazione dell'opera. in una lettera a von Hügel ammette "il debito semeriano" del proprio lavoro. 50 M. 49 Lettere di un prete modernista. Voci e volti.47 E. San Paolo. in qualunque modo preso parte. comminò la scomunica a coloro che avessero redatto o. 54 G. 48-50. XL (1907]. Il Programma dei Modernisti. L’immanenza postula l’equivalenza tra coscienza e rivelazione intesa come l’apparire di Dio all’anima: di qui «la legge che erige la coscienza religiosa a regola universale sullo stesso piano della rivelazione e alla quale tutto deve essere sottoposto. rispose Seteria (1). Quando. «Un reazionario! Siamo fritti». Ciò risulta chiaramente dalla enciclica Pascendi (3). L’immanenza viene applicata dal teologo alle formule e verità di fede con la conclusione che le rappresentazioni della realtà divina si riducono a «simboli». In questo senso viene capovolta la prospettiva tradizionale secondo cui l’esperienza religiosa può essere soltanto un valore secondario e indipendente dalla Rivelazione e dal Magistero ecclesiastico e si riprende il . della divinità di Gesù Cristo. Seguono le istruzioni disciplinari che i vescovi debbono attuare nella scelta dei professori nei seminari e per l’incremento degli studi filosofici. la cui specificità è la fede che non poggiando su alcune premesse razionali è in realtà fideismo. patriarca di Venezia. ma profonda riflessione e fermo giudizio sui problemi che esso sollevava. ma una esigenza religiosa che per «vitale immanenza» si sprigiona dall’oscuro fondo (subcoscienza) dell’anima umana. a cominciare da quella della Curia pontificia. considerata unicamente presente nella coscienza del credente e della divinità della Chiesa. dottrinale. «fu nel medesimo tempo – come ben sottolinea Roger Aubert – uno dei più grandi pontefici riformatori della storia» (2).1. né conoscerne l’esistenza. «Sarto – rispose Minocchi – con il nome di Pio X». Il numero dei collaboratori pienamente fedeli agli orientamenti del Pontefice fu tuttavia meno consistente di quanto si possa immaginare e gli antimodernisti costituirono. disciplinare» (7). anche un vasto programma di iniziative pastorali e di riforme. l’agnosticismo. La reazione di Pio X contro il modernismo non fu d’altra parte. una minoranza all’interno della Chiesa. come ogni fenomeno vitale. espressioni di particolari situazioni di coscienza la cui «formula intellettuale» muta a secondo dell’«esperienza interiore» del credente. l’apologeta. In ultima analisi l’unica formula valida della verità religiosa si risolve nella struttura che la coscienza dà a sé stessa di fronte ai singoli problemi della fede. L’immanenza. per i modernisti. l’atto più significativo del suo regno e uno dei documenti pontifici di maggior spessore teoretico del secolo XX. nasce per i modernisti da un bisogno che sorge a sua volta da un «movimento del cuore». non contengono verità assolute: esse sono immagini della verità che devono adattarsi al sentimento religioso (8). il padre Semeria ne apprese la notizia da don Minocchi in Russia. culturale. un sentimento religioso. domandò. Il «reazionario» Pio X. sia pure per mezzo delle cose visibili. cardinale Giuseppe Sarto. perfino l’autorità suprema. il riformatore. nella sua triplice manifestazione. il critico. Il suo programma di restaurazione della società cristiana. La dottrina dell’immanenza vitale ne costituisce l’aspetto positivo (6). lo storico. L’ampio ed elaborato documento è diviso in tre punti in cui vengono analizzate e ricondotte a unità le diverse personalità che si fondono nei fautori del modernismo: il teologo. Le formule del dogma. La fede per essi non è l’adesione dell’intelligenza ad una verità rivelata da Dio. Il Magistero antimodernista di san Pio X La reazione antimodernista all’interno della Chiesa si riassume emblematicamente nell’opera di magistero e di governo di Pio X anche senza evidentemente esaurirsi in essa. prodotto dell’esperienza collettiva. implicava. Per Pio X. come i modernisti. La Pascendi venne preceduta dal decreto Lamentabili (4) che sta ad essa come il Sillabo alla Quanta cura e fu seguita dal giuramento antimodernista Sacrorum antistitum. venne elevato al soglio pontificio. semplice repressione. secondo cui la ragione umana è ristretta interamente entro il campo dei fenomeni e non può innalzarsi a Dio. oltre alla ferma difesa dell’ortodossia della Chiesa minata dal modernismo. il 4 agosto 1903. Il modernismo respinge i concetti della trascendenza teologica di Dio rispetto al creato. che ne costituisce il compimento. teologici e delle materie profane ausiliarie. riassunto dalla formula Instaurare omnia in Cristo. costituisce l’aspetto negativo del modernismo (5). «Chi han fatto Papa?». Gentile da parte sua scriveva che «in verità l’enciclica Pascendi dominicis gregis è una magistrale esposizione e una critica magnifica dei principi filosofici di tutto il modernismo: e l’accusa di sfiguramento (secondo il termine tolto a prestito dall’enciclica stessa) che l’enciclica avrebbe fatto di esso modernismo. come riassume la proposizione 58 condannata dal Decreto Lamentabili: «La verità non è più immutabile dell’uomo stesso. la Pascendi può essere considerata come un documento fondamentale del Magistero della Chiesa e fra tutti gli atti di Pio X resta «il monumento più insigne del suo pontificato» (11). critiche. ma che essa è «un vero assenso dell’intelletto» alla verità rivelata da Dio (21). come avrebbe detto il Carducci. In particolare il giuramento respinge «l’eretica invenzione della evoluzione dei dogmi. di contraddizione e di causalità. «Questo giuramento. dopo essersi dibattuti vanamente per qualche tempo. il divenire è a se stesso la sua ragione. dove avevano preso forme e radici» (13). ne è quasi un solenne riassunto» (19): esso costituisce una positiva e diretta riaffermazione delle dottrine cattoliche alle quali si oppongono le eresie moderniste. dal titolo Insegnamenti cattolici di un non cattolico. Benedetto Croce e Giovanni Gentile. in un vortice evolutivo in cui l’essere si confonde con il non essere. ma nel cambiamento radicale della nozione stessa di «verità». Essa. è gridio di paperi. il bene col male. senza una causa superiore. apologetiche. giacché essa si evolve con lui. il vero con il falso. Croce. con lui per lui». da critico enunctae naris. L’opera antimodernista di san Pio X fu coronata dal Motu proprio Sacrorum antistitum del 1 settembre 1910 (18) e dal giuramento che esso imponeva. sociali dell’indirizo modernista» (17). senza nulla aggiungere di essenziale agli atti precedenti. Ossia. Il documento di Pio X fu inaspettatamente elogiato per la sua potenza filosofica e la sua coerenza dai due principali pensatori «laici» dell’Italia del tempo.tentativo dello gnosticismo di abbracciare tutte le istanze della verità attraverso un principio unico. nel Sillabo (1864): «Pio IX denunciava gli errori ad extra (all’esterno della Chiesa) che correvano nel mondo. ricadere nel cattolicesimo tradizionale» (16). storiche. secondo la quale tali dogmi cambierebbero di significato per riceverne uno diverso da quello che è stato dato loro dalla Chiesa agli inizi» (20) e rigetta la concezione modernista che vede nella dottrina cristiana una «creazione della coscienza umana» che si sarebbe formata poco a poco con lo sforzo degli uomini e dovrebbe perfezionarsi indefinitamente. dopo la pubblicazione dell’enciclica. Pio X. colpiva un fenomeno ad intra (all’interno della Chiesa). La Pascendi costituirà un riferimento anche per l’enciclica Humani generis di Pio XII (14) e la Fides et Ratio di Giovanni Paolo II (15). è lo sbocco logico dell’orientamento vigorosamente affermato da Pio X. o ricongiungersi ritardatari alle schiere dei pensatori non confessionali: o. scrisse un articolo sul «Giornale d’Italia» del 13 ottobre 1907. come sottolinea Poulat (12). L’autore dell’enciclica ha visto fino in fondo e interpretato esattamente. La conseguenza di quest’errore è la professione dell’evoluzione dei dogmi: il significato e valore dei dogmi non proviene più dal loro immutabile contenuto. mediante l’accettazione del «principio di immanenza» che sta a fondamento del pensiero moderno (10). . Il nucleo del modernismo per Pio X non consiste tanto nell’opposizione all’una o all’altra delle verità rivelate. fondendo la dottrina del concilio Vaticano I e quella della Pascendi ricorda che la fede non è «un cieco sentimento religioso che erompe dalle oscurità del subcosciente». ma dall’«esperienza religiosa» del credente. Benedetto Croce a Salvatore Minocchi in cui concludeva ponendo ai modernisti l’alternativa: «o andare innanzi o tornare indietro. la dottrina giacente nelle esigenze filosofiche. dall’emozione soggettiva che il dogma può suscitare in lui. Dio stesso si fa in noi e non sarà mai attuato in pieno perché il divenire non può arrestarsi. la soggettività della verità e la relatività di tutte le sue formule (9). frutto del pensiero o della coscienza dell’uomo. Contrariamente ai principi di identità. circa mezzo secolo prima. al contrario. colpendo quegli stessi errori che si erano infiltrati nella Chiesa. teologiche. Infine l’ultimo articolo. Considerata nella sua struttura fortemente teoretica ed anche nel suo inconfondibile stile. La Chiesa ribadisce che la «dottrina della fede» è stata «trasmessa dagli apostoli e dai Padri ortodossi» come un «deposito divino» e non come un prodotto umano. Pietro Maffi (1858-1931) e il cardinale arcivescovo di Milano Andrea Carlo Ferrari (1850-1921). La croce del suo pontificato fu la solitudine nell’affrontare la lotta. Oltre alla sua segreteria. come ben sottolinea Orio Giacchi. secondo alcuni. Merry del Val fu realmente unito a Pio X «cor unum et anima una» (27). di cui è in corso il processo di beatificazione. mons. e mons. lo «specchio del pensiero di Pio X» (39). la rivista «La Riscossa. avversata dal Pontefice che appoggiava quei giornali che affermassero apertamente e senza compromessi i principi cattolici in tutti i settori della vita cristiana (33). 63. più volte incoraggiata dalla Segreteria di Stato (38). perché combattevano contro il modernismo (43). membro. come ricorda il suo segretario particolare mons. i due personaggi illuminarono indubbiamente con le loro personalità un’oscura epoca nella storia della Chiesa. Entrambi furono. «con gesti ed espressioni pubbliche ed inequivocabili» (42). Archi che era stato suo metropolitano a Venezia (22). Giovanni Volpi (29) (1860-1931) vescovo di Arezzo dal 1904 al 1919.1909). A Genova infine. se si pensa «all’altissima atmosfera in cui le due anime vivevano» (28): canonizzato il Pontefice. chiamato nel 1905 alla diocesi di Como che resse fino al 1925. Volpi. don Paolo de Toth (35) (1881-1965) e poi don Alessandro Cavallanti (36) (18791917). I collaboratori di Pio X nella difesa dell’ortodossia De gentibus non est vir mecum (Is. verso questi giornali che sussidiava. oltre che zelanti pastori. Nei momenti delle più calde polemiche. il segretario di Stato Rafael Merry del Val (24) (1865-1930) e il prefetto della Congregazione Concistoriale per i Vescovi Gaetano De Lai (25) (1853-1928). diretta da mons. l’«Eco d’Italia» divenne «La Liguria del Popolo» sotto la direzione di don Giovanni Boccardo (40) (1877-1956). A Breganze. Una unione intima e costante tra due uomini di così diverse provenienze che si spiega solo.3). aveva confidato Pio X a mons. circoscrissero la portata e gli effetti del movimento ma non valsero ad arrestarne il corso né a frenarne la profonda influenza. nella diocesi di Vicenza. poi trasferito a Firenze nel 1892 e affidato alla direzione di Giuseppe Sacchetti (1845-1906) era il più importante quotidiano intransigente dell’epoca e il più vicino a Pio X (34). «l’uomo forte del pontificato» (26). come il cardinale di Pisa. per un certo tempo. Pio X fu coadiuvato soprattutto da due cardinali (23). . Mons. voce ufficiosa dell’Opera dei congressi. Pio X seguì personalmente l’esecuzione delle disposizioni dell’enciclica e quelle relative al giuramento antimodernista. Questi interventi e le sanzioni ecclesiastiche che colpirono i protagonisti. Jacopo (1834. legato a mons.Nel corso del suo pontificato. del Sodalitium Pianum (41). Pescini. Esso fu diretto da due giovani sacerdoti. lo era stato della beata Elena Guerra (1835-1914) e di santa Gemma Galgani (1878-1903) (32). Alfonso Archi (1844-1938). favorevoli alla cosiddetta «stampa di penetrazione». rappresentando «le due punte più in vista dell’antimodernismo all’interno dell’episcopato italiano» (30). insigni direttori di anime. Per la chiesa e per la patria» dei fratelli Scotton (37). con pochi veri e devoti collaboratori all’interno dell’episcopato italiano e della stessa Curia romana. Andrea (1838-1915) e Gottardo (1845-1916). Archi fu direttore spirituale della visitandina Benigna Consolata Ferrero (31) (1885-1916). Volpi. 2. furono i due presuli più vicini a Pio X. nel 1908. Nella rivista. Giambattista Bressan (1861. uscì dal 1890 al 1915.1950). Il quotidiano «L’Unità cattolica» fondato nel 1863 a Torino da don Giacomo Margotti (1883-1887). in undici anni di aspre lotte su molteplici fronti. con l’«Unità Cattolica». Paul Sabatier vedeva. Pio X manifestò la sua simpatia e benevolenza. che gli affidò la direzione del seminario di Arezzo. Mons. I loro nomi non avevano tuttavia il prestigio e l’influenza di altri vescovi. in attesa di beatificazione il suo Segretario di Stato. Se De Lai rappresentò. già vicario e vescovo ausiliare della diocesi di Lucca. Nato nel 1862 a Perugia dove aveva completato gli studi ecclesiastici. d’intesa con la Congregazione Concistoriale. Benigni non esercitò alcuna carica ufficiale. un ruolo che lo rese l’antesignano di quella che sarà la «sala stampa» vaticana (48). mons. Gasparri. svolgendo. a Roma Genocchi. egli si occupava in particolare del servizio stampa della Santa Sede. Attorno a mons. Venne definitivamente sciolto in data 25 novembre 1921 (50). Si dimentica però il «multiforme e fervido lavorio segreto» (53) del modernismo. fu chiamato alla Segreteria di Stato come sottosegretario della Congregazione degli Affari Ecclesiastici straordinari e il 28 agosto 1906 venne nominato prelato domestico di Sua Santità (46). «mettere sé stesso. Va tenuta in conto la obiettiva ricostruzione dell’opera del prelato romano e dei suoi collaboratori di uno studioso come Poulat. da un «un reticolo inafferrabile e variegato» (54) diffuso nelle principali città italiane (a Napoli Avolio. al servizio della Chiesa» (59). Grazie alla sua conoscenza delle lingue e alle sue relazioni internazionali. con notevoli doti di organizzatore. il Sodalitium pianum fu effettivamente conosciuto e incoraggiato dalla Santa Sede: in particolare dalla S. Nella sua testimonianza al processo di beatificazione di Pio X. Benigni aveva iniziato una duplice attività nel campo storico e in quello giornalistico nella redazione di quotidiani intransigenti come il ligure «l’Eco d’Italia» e il romano «La voce della Verità». Benigni e il Sodalitium Pianum (1909-1921) Mons. ma intese. Sabatier che era alla ricerca di notizie su Benigni per passarle al giornalista Maurice Pernot (56). nel 1907. il Sodalizio fu sciolto dopo la morte di Pio X per essere riattivato nel 1915. Umberto Benigni (44) (1862-1934). prima pubblicata in italiano e poi in francese e poi con il Sodalitium Pianum. dal «Temps» a «Le Siècle». così come sono di grande valore storico le conclusioni che scaturiscono dalla Disquisitio. dal «Times» al «Journal des Débats». Congregazione Concistoriale (60). a Genova Semeria). le sue molteplici qualità intellettuali. Congregazione Concistoriale. La storiografia contemporanea ha ripreso le accuse di «delazione» e di «spionaggio» già lanciate dai modernisti contro il prelato romano: Benigni sarebbe stato. Fu certamente questo il periodo più importante della sua vita. Benigni e al Sodalitium pianum si è creata una vera e propria «leggenda nera». De Lai e dallo stesso Pio X che inviò tre autografi papali di benedizione ed assicurò una sovvenzione annuale. Da quel momento in poi e fino alla morte. Così. il cardinal Gasparri riferendosi al Sodalitium Pianum sottolinea «con dispiacere che questo fu approvato da Pio X e dalla Concistoriale audito Pontifice» (49). Rimase in quella carica fino al 7 marzo 1911 quando gli successe l’allora monsignor Eugenio Pacelli (47). al di fuori dell’insegnamento (51). sotto il patrocinio del Papa che aveva istituito il Sant’Uffizio e ottenuto la grande vittoria di Lepanto contro i turchi (1571). in particolare si deve a Sabatier «la creazione di una controinformazione vaticana e modernista» (55) attraverso un efficace collegamento coi corrispondenti dalle capitali europee di autorevoli organi di infomazione. Pur non avendo mai ricevuto un’approvazione canonica formale. come scrive Bedeschi. su proposta di mons. in una parola. costituito nel 1909. soprattutto nel campo storico-culturale e sociologico. per la prima volta nella storia. il 26 febbraio del 1934. «il peccato di Pio X» (52). entrò in scena qualche anno più tardi. . le sue vaste esperienze. in maniera tale da impedire un giudizio obiettivo sul personaggio che ebbe un carattere difficile (58). il 24 maggio del 1906. o Sodalizio San Pio V (1909). svolto. si rivolge all’oratoriano Mattia Federici per conoscere notizie sul passato genovese del direttore di «Corrispondenza Romana» (57): metodi non molto diversi da quelli «spionistici» attribuiti al suo avversario. Mons.3. Personalità di forte ingegno e di vasta cultura. che poté basare il suo esame sul prezioso incartamento della S. Antonelli nella Disquisitio. dal «Daily News» al «Morning Post». con la sua agenzia di informazioni «Corrispondenza romana» (1907) (45). come scrive il card. di cui era prefetto il card. a Milano Casciola. professore. culturale) a servizio della Curia Romana. Congregazione Concistoriale. ispirati alla metodologia storico-critica loisista. anche le più scaltre. ma gli scritti. Scrittore. certo non immorali.1949). leale ed erudito» (74) e tentando. Col suo ingegno potente ed acuto. 3) Il Sodalitium pianum nella idea primitiva di Benigni. spia il Segretario di Stato a cui tutte le mattine il Papa domanda: Custos quid de nocte? Il Segretario di Stato passa per la scala regia: Benigni passava per la scala di servizio. promotore del movimento tomistico in Italia (70). penetrava con tale facilità le verità più alte. «alla scuola esegetica che prima riteneva fosse suo compito combattere» (67). amico di Loisy. Billot. da dare la sensazione che ne avesse piuttosto un’intuizione che una qualunque cognizione» (71) scrive il padre (poi cardinale) Paolo Dezza ricordandone «l’irremovibile fermezza nel difendere la verità» (72). fin dalla sua fondazione legata alla Santa Sede. esprimeva il tradizionale spirito di attaccamento al Papato dell’Ordine. si era piegata al vento delle novità. per garantire la sicurezza della corrispondenza. facendo uso alle volte. intorno al 1902. ospitati tra il 1902 e il 1903 da «La Civiltà Cattolica» al cui interno esistevano. di notizie su tutti i campi della vita religiosa. espulso dalla Compagnia solo dopo il 1906. definendolo «un critico giusto. una tendenza «conservatrice» e una tendenza «progressista» (73). confutava non solo Loisy. testimonia che «mai nella lotta furono usati mezzi illeciti o disonesti. «In conclusione. Il padre Angelo De Santi (1847-1922). conferenziere. era un’organizzazione buona e destinata a buon fine. è tutta qui la differenza» (65). dal momento che Benigni non ebbe segreti verso l’autorità competente della Santa Sede con la quale si teneva in contatto» (66). che fu indirizzato a Benigni dal cardinale Merry del Val (63) e divenne segretario del Sodalitium pianum. che era stata un bastione delle posizioni intransigenti. di un apposito cifrario (61). sociale. All’inizio del secolo. Accanto a Pio X. La Compagnia di Gesù al centro della tempesta Al centro dell’acceso scontro tra modernisti e antimodernisti si trovò la Compagnia di Gesù la cui rivista «Civiltà Cattolica». 4. Congregazione dei Religiosi. avrebbe dovuto essere una specie di istituto ecclesiastico «secolare» sottoposto alla S. furono messe al servizio della verità» (64). avvicinandosi a poco a poco. rapida e sicura. considerato in sé e sulla base del suo Statuto e Programma.1) Il Sodalitium pianum. per il bene. al cui interno tuttavia si erano manifestate gravi defezioni. politica. Qui c’è la vigilanza attraverso mezzi umani sufficientemente onesti. nel suo volume De inspiratione Sacrae Scripturae (1903). Mattiussi «fu veramente il propugnatore della verità cattolica. Altrimenti bisognerebbe dire: spie sono i Nunzi che sono incaricati di informare. si schierarono tuttavia le menti più fortemente speculative della Compagnia di Gesù come i padri Louis Billot (68) (1846-1931) e Guido Mattiussi (69) (1852-1925). a cominciare da quella del padre Tyrrell. esponente dell’ala «progressista». 2) Il Sodalitium pianum voleva essere un organo di penetrazione (vita esemplare dei membri in conformità a tutte le direttive pontificie: vita cattolica «integrale»). la «Civiltà Cattolica». Antonelli nella Disquisitio – il segreto e il cifrario erano in un certo senso mezzi necessari. come scriveva l’oratoriano genovese Mattia Federici. e di informazione (raccolta personale. Il Sodalitium pianum servì effettivamente la Santa Sede offrendo regolari informazioni. dimostrava una sorprendente benevolenza nei confronti di Harnack. dei suoi confratelli Franz-Xavier Funk (18401907) Franz von Hummelauer (1841-1914) e Ferdinand Prat (1857-1938). però tutte le arti umane. e considerando oggettivamente le cose – afferma il card. procuratore generale dei Padri di Betharram. così come vivono e agiscono gl’Istituti religiosi sotto la S. depone ancora lo stesso Saubat: «Spia no: la spia è il male al servizio del male e per il male. la ambigua operazione di prendere «il buono che seppe darci il . Ma. Il padre Jules Saubat (62) (1867. per lo meno utili. superiore della Provincia piemontese della Compagnia dal 1903 al 1910. fu nominato a sua volta arcivescovo di Bologna. la congregazione per gli Affari ecclesiastici straordinari. 5. aveva scelto come suoi collaboratori diretti mons. Merry del Val. morto nel 1903. il primo lo aveva nominato segretario della Congregazione per gli Affari ecclesiastici ordinari e Sostituto alla Segreteria di Stato. nel 1901. coadiuvato fino al 1911 dal sottosegretario Umberto Benigni. il sociologo Giulio Monetti (78) (1874-1948) e il padre Giuseppe Chiudano (79) (1858-1915). mons. appena tre mesi dopo il conferimento della porpora. «assistente» del padre Wernz e dall’11 febbraio 1915 suo successore come generale dell’Ordine (82). preposito generale della Compagnia. Pio X. L’affermazione della «terza forza» Tra modernisti e antimodernisti esisteva un «terzo partito» (83) impersonata fino al 1913 dal cardinale Mariano Rampolla del Tindaro (84) (1843-1913). scese in campo lo stesso padre Mattiussi. che stimava la pietà e la dottrina del padre Chiaudano. Giacomo Della Chiesa (85) (1854-1922) e mons. il 3 settembre 1914 mons. Della Chiesa. tra eterodossia e ortodossia. aveva allontanato dalla Segreteria di Stato entrambi i protetti del cardinal Rampolla. Nicola Canali (1874-1961). vennero affidati i compiti propri della Segreteria di Stato. il secondo. Della Chiesa venne eletto a sorpresa al soglio pontificio: «I retroscena del Conclave. mentre ferveva la polemica sul sindacalismo cattolico. Quando la rivista dei gesuiti arrivò al punto di pubblicare un articolo sostanzialmente elogiativo nei confronti del filosofo positivista ed evoluzionista Herbert Spencer. «quello dell’esegeta geloso di conciliare l’ortodossia più rigorosa con il desiderio di essere del suo tempo» (76). avvenuta il 25 maggio del 1914 (87). Pietro Gasparri (86) (1852. lasciando a lui e ai suoi il cattivo» (75). dopo aver nominato segretario di Stato il card. lo nominò inaspettatamente rettore del collegio degli scrittori della «Civiltà Cattolica». la Segreteria di Stato. Dal cardinale Segretario di Stato Merry del Val dipendevano monsignor Canali. Rampolla. Gli successe il padre Enrico Rosa (80) (18701938). mentre la seconda si occupava degli Affari interni.1934). Gasparri fu creato cardinale nel concistoro del 6 dicembre del 1907 per assumere il compito di stendere la nuova codificazione del diritto canonico. gravemente malato. alla prima delle quali. il secondo da mons. il 31 luglio 1914 scrisse una lunga lettera protestando la fedeltà sua e dell’ordine e chiedendo direttive al Papa. Quando nel 1913 il padre Salvatore Brandi (1852-1915) fu colpito da apoplessia. Raffaele Scapinelli di Legniguo (1858-1933). Il padre FranzXaver Wernz (1842-1914). Della Chiesa ha voluto rappresentare l’indicazione di un governo ecclesiastico che fosse l’antitesi perfetta del regime di Pio X» (88). . Dopo il 1908. una terza sezione si occupava dei brevi pontifici. Papa Sarto non rispose e in un colloquio confidenziale col nuovo «assistente d’Italia» manifestò le sue preoccupazioni per la linea delle riviste «Etudes» e «Stimmen aus Maria Laach» e per la persona del padre Wlodzimierz Ledochowski (1866-1942). allievo del padre Sante Schiffini (81) (1841-1906). diretta da un cardinale Segretario comprendeva due sezioni. sostituto della Segreteria di Stato. Pio X. ma il padre Chiaudano sopravvisse di poco a Papa Sarto. Pio X non nascose la sua diffidenza verso la nuova linea della Compagnia di Gesù. Mons. mentre il padre Prat teorizzava il «terzo partito». dove attese per ben sette anni la sua elevazione al cardinalato. nell’ottobre del 1907. a cui erano affidati gli Affari ecclesiastici ordinari e monsignor Scapinelli di Legniguo. Pio X morì il 3 agosto 1914. segretario della sezione degli Affari ecclesiastici straordinari. Tra i gesuiti vicini a Pio X vanno ricordati inoltre lo storico Ilario Rinieri (77) (1853-1941).professore berlinese. segretario della Congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari. ormai noti abbastanza nei circoli romani – scrive Buonaiuti a Houtin il 17 settembre 1914 – mostrano indubbiamente che l’elezione del card. Segretario di Stato di Leone XIII e mancato Papa nel conclave del 1903. il primo sostituito da mons. a Buonaiuti (93). il cardinale Pietro Gasparri suo Segretario di Stato (90). primo segretario di Stato del neoeletto Benedetto XV. secondo quanto avrebbe confidato lo stesso Gasparri. Gasparri si svolse nel corso di un conclave che. dopo il cardinale Ferrata. nominando. L’aspro dibattito che aveva contrapposto il modernismo all’antimodernismo andò estinguendosi. senza successo. Eudoxe Mignot (1842-1918).Quattro mesi dopo la morte di Pio X. tornando alla linea di governo «rampolliana» abbandonata da Pio X. fu «uno dei più contrastati nella storia» (94). . Benedetto XV in accordo con il cardinale Gasparri smantellò il Sodalitium pianum (92) e tese la mano. Dopo la morte di Benedetto XV. Si aprì una stagione di apparente tregua in cui il modernismo parve inabissarsi e l’antimodernismo dissolversi. Benedetto XV manifestò la sua decisa volontà di mutare l’orientamento del pontificato piano (91). fece pervenire al cardinal Ferrata. Il cardinale arcivescovo di Milano Achille Ratti venne eletto Papa il 6 febbraio del 1922 con il nome di Pio XI. un Memoriale in cui attaccava duramente il movimento di reazione antimodernista promosso da san Pio X e invitava la Santa Sede ad una politica di «riconciliazione» con i modernisti (89). l’ultima battaglia tra la tendenza ecclesiastica antimodernista che si richiamava a Pio X e la linea moderata impersonata dal card. mons. arcivescovo di Albi. Il 13 ottobre 1914. Felice Cappello s. vol. in AAS. La dottrina dei modernisti confutata. Le disposizioni contro il modernismo contenute nell’enciclica «Pascendi» e nel motu proprio «Sacrorum antistitum». cfr. tr. ossia La natura giuridica della Chiesa cattolica difesa contro le aberrazioni del modernismo e del semimodernismo. cit. in AAS. René Latourelle. 40 (1907).j. Latourelle. Blondel-A. pp. 137. Tra le opere di scrittori antimodernisti che si affiancarono a Pio X in occasione della pubblicazione della Pascendi. 2751. cit. Fries) secondo cui la fede si riduce al manifestarsi interiore del «sentimento di dipendenza (Abhengigkeitsgefühl)»: l’«esperienza religiosa» si sostituisce simultaneamente sia alla ragione che alla fede. 470-478. 3475-3500. Aubert. Errori modernisti nello studio del diritto pubblico ecclesiastico. nn. In termini pressoché analoghi si esprimeva Blondel in una lettera all’abbé Johannes Wharle del 5 agosto 1903. it. P. pp. cit. Roma 1909. prodotto della coscienza umana. Versailles 1999. Catechismo sul modernismo secondo l’enciclica «Pascendi Domini gregis» di Sua Santità Pio X. anche M. Desclée. Studi e commenti. Fabro. a cura di E. p. nell’insieme i tratti vi corrispondono. Officii Lamentabili del 3 luglio 1907. Tip. 1990. Agnoletto. Fede. Guido Mattiussi s.. .. Tip. Valensin. C. p. Pustet. vol. Siena 1908. 295. nn. 2 R. 40 (1907). 71-125. Roma 1912. Denz-H. La Civiltà Cattolica. 8 «È superfluo far notare con quale fedeltà questo quadro ricostruisce le diverse affermazioni trovate in Sabatier. Studio sulle dottrine moderniste. 2841-2847). Dichiarazione del giuramento antimodernista imposto dal S. Roma 1908. Indubbiamente in quegli autori. il razionalismo. Roma 1911. in M. Bergamo 1912.. Cfr.. Enciclica Pascendi dominici gregis dell’8 settembre 1907. tr. p. Correspondance 1899-1912. ma si rifiuta di vedere nella rivelazione il prodotto di un’attività semplicemente umana e naturale. Tip. Gli errori ottocenteschi del fideismo e del razionalismo confluiscono. Christian Pesch s. Zambarbieri. it. réformateur de l’Eglise.. L’enciclica Pascendi e il modernismo.j. Assisi 1973. Teologia della Rivelazione. Roma 1907. Ilario Rinieri s. Pio IX tra restaurazione e riforma in Storia della Chiesa. Schleiermacher. 596628. La Chiesa non nega che la verità rivelata sia ricevuta «nell’uomo».NOTE 1 Il dialogo è riportato in A. 4 Decr. Denz-H. pp. Lezioni di apologetica. Guerriero e A. Giovanni Battista Lemius. Cittadella. Rimane però il fatto che. XXII/1. pp. Alessandro. cfr. 6 Il testo si collega alle condanne di Pio IX del fideismo (Denz-H. p. La Chiesa e la società industriale (1878-1922). che subordina la religione alla filosofia e l’irrazionalismo fideistico che pone l’essenza della religione nel sentimento individuale del divino. L’uomo riceve il messaggio divino ma il suo contenuto procede da Dio ed è stato affidato alla Chiesa come un deposito da conservare fedelmente e da proclamare infallibilmente.117. S. Modernismo. Dogmi e fatti storici.. R. I. 3401-3466.. Loisy e Tyrrell. del razionalismo (Denz-H. Publications du Courrier de Rome. 2828-2831 e 2850-2861) e dell’ontologismo (Denz-H.. Paris 1957. 7 La proposizione XX del decreto Lamentabili condanna la definizione della rivelazione di Loisy secondo cui «la rivelazione non ha potuto essere altro che la coscienza acquisita dall’uomo della sua relazione con Dio». Aubier.. Pio X. 5 Il modernismo si collega in tal modo alle due linee scaturite dal protestantesimo. Cuggioni. Roma 1909. Desclée. La Rivelazione non è dunque una realtà in divenire. esse non hanno i contorni netti che attribuisce loro l’enciclica. Bernardino. Franz Heiner. Brescia 1957. Saint Pie X. San Paolo. 116. vol. Pustet.j. nella tesi hegeliana per cui la fede riposa unicamente sulla ragione e in quella analoga e contrapposta dei «filosofi del sentimento» (Jacobi. cfr. Cinisello Balsamo (Milano). vol. S. 289299.. 94. Enrico Rosa s. Id. Tra le biografie: Yves Chiron.2756 e 2765-2769).j. 194. cit.j. ma un deposito di verità soprannaturali affidato alla custodia della Chiesa. pp. Il documento pontificio le ha riunite e confrontate per scoprirne gli elementi dissolvitori». Morcelliana. 3 Pio X. S. Guasco. La enciclica «Pascendi Dominicis gregis» e la evoluzione della Chiesa e del dogma. Dall’essere all’esistente. Salvatore Minocchi. ma con peculiarità nuove» (n. «Il pragmatismo dogmatico degli inizi di questo secolo. più avanti. ricordando esplicitamente la proposizione 26 del Decreto Lamentabili. elaborata unicamente sul modello delle società civili. pp. pp. G. Paoline. Giovanni Paolo II. Denz-H. 15 Nella Fides et Ratio. 17 Giovanni Gentile. Poulat. vol. la voce di R. 21 Denz-H.. Giovanni Paolo II ricorda esplicitamente il «prezioso contributo» (n. cit. Lettera enciclica Humani generis del 12 agosto 1950. le biografie di mons.2 (1998). n. cit.. Sansoni. nn. 19 R. cit. Il Cardinale Merry del Val. affermando che oggi «i problemi di un tempo ritornano. 278-280. Poulat. pp. vol. prima di completare i suoi studi presso il Pontificio Seminario Romano. e sprovvisto dell’incisività speculativa necessaria. Merry del Val. p. Dal Gal. Il Mulino. Bologna 1990.. 270. Il Cardinale Raffaele Merry del Val. 13 Ibidem. Il modernismo e i rapporti fra religione e filosofia. 25 Su De Lai. cit. era stato ordinato sacerdote nel 1876 e aveva iniziato la sua carriera curiale. nella sua testimonianza al processo di beatificazione (Positio. il cappuccino José Vives y Tuto (1854-1913). 54) dei suoi predecessori. afferma Giovanni Paolo II. 1191. pp. cit. difficilmente potrebbero evitare il pericolo di tale riduzionismo» (n. col. Latourelle. p. cfr. Intégrisme et catholicisme intégral. in Insegnamenti di Giovanni Paolo II. Javierre. il cardinale Augusto Silj. p. 26 E. Nel 1903.. 3542. dopo l’elezione di Pio X. 1190. ad esempio. Berruti. Raffaele Merry del Val. 562-563. Intégrisme et catholicisme intégral. è già stato rifiutato e rigettato». quando gli successe il card. 1190. 11 Ibidem. in AAS. come oggi si suole dire. Dal Gal. 22 E. 3541. secondo cui le verità di fede non sarebbero altro che regole di comportamento. . 25. 3537-3550.C. Nel 1889 aveva conosciuto il vescovo Giuseppe Sarto. E. Lettera enciclica Fides et Ratio del 14 settembre 1998. Intégrisme et catholicisme intégral. pp. p. formatosi al seminario di Vicenza. col. Canali). Milano 1933.I. 296. 28 Orio Giacchi. pp. 24 Su Merry del Val. 10 Ibidem. Juan Flors. 42 (1950). Roma-Bari 1960. 27 Cfr. Carlo Perosi. Del Noce. 98). XXI. venne nominato segretario della Congregazione concistoriale il 20 ottobre 1908 ufficio che mantenne fino all’ottobre 1928. 49-50. «In questo caso – aggiunge – si cadrebbe in uno schema inadeguato. – R. 383387. Città del Vaticano 2000. L’obbligo del giuramento fu sospeso nel 1967. 2 (1910). Firenze 1962 (1908). era stato promosso segretario della Congregazione del Concilio e l’anno successivo membro della commissione per la formazione del codice di diritto canonico. p. 16 L’articolo di Benedetto Croce è ora riportato in Pagine sparse. Roma 1956 e José M. 12 E. passim. 96-99. o una ecclesiologia. Si veda. 23 A questi due nomi. Libreria Editrice Vaticana. Barcelona 1965. oltre alla sua Positio. 9. Segretario di Stato di San Pio X Papa. cfr. che procedesse unilateralmente «dal basso». Modernistica.. Per una interpretazione filosofica della storia contemporanea. p. Laterza.9 Cornelio Fabro. 20 Denz-H. in EC. n. Giovanni Gentile. Il servo di Dio card. vol. in occasione di una sua visita alla diocesi di Mantova. L. p. Società Editrice «Vita e Pensiero». 36 (1988). pp. 14 Pio XII. A. 55). Pio Cenci. VIII. Poulat. Cerrato in DBI. 184. «Giudizio perfetto – commenta Augusto Del Noce – perché effettivamente la Pascendi definisce in maniera insuperabile l’essenza del modernismo». Roma-Torino 1955 (l’opera è redatta in realtà dal card. Modernismo. 25. 669-672. 69-76. De Lai. P. riduttivo. Creato cardinale nel concistoro del 16 dicembre 1907. col.E. pp. Poulat. Una cristologia. G. 18 Motu proprio Sacrorum antistitum del 1 settembre 1910. in ASS. 100-101. 719) aggiunge quello del prefetto dell’Indice. 65. 277-454. pp. cfr. resta legato in particolare a un Corso completo di Catechismo. p.. Ferrari. S. 99. ma hanno pure una attenuante alla loro colpa quando conoscendo il male si trovano di fronte a chi ostinatamente lo nega e adoperano per difendersi le stesse armi colle quali sono colpiti» (Disquisitio. Lineamenti socioreligiosi dell’antimodernismo genovese. 43 Pio X. Mons. pp. L’antimodernismo in Italia. cit.. 35 Su De Toth.T. 582-583. Intégrisme et catholicisme intégral (cit. vol. Bedeschi. Morcelliana. L’antimodernismo in Italia. pp. Milano 2000. Catt. Editrice. cfr. Il nome di mons. p. cfr. che prodigano incensi agli idoli del giorno. Umberto Benigni le due opere fondamentali sono i volumi di E. 53-100. p. vol. Pontificia Università Gregoriana. cit. Le mouvement catholique et mgr. Positio. L’Unità Cattolica.. Neri Pozza. Massimo Petrocchi.. in Disquisitio. démocratie et socialisme.. L’orazione e la giustizia cristiana (1952). Storia della spiritualità italiana. 109. XVII). Roma 1984. 224. in DSMCI. pp. IV. ma portano il loro contributo alla confusione delle idee e massime divergenti dalla ortodossia. 1612 (1917). Sul cardinale Andrea C. vol. 22 (1979) pp. e San Pio X. 41 Cfr. anche Alfonso Cenni o. 53-68. 2 voll. Bedeschi. «Hanno torto questi scrittori del Periodico – scriveva Pio X il 28 marzo 1911 al cardinal Ferrari. pp.. Petrocchi. imprese ed uomini nefasti alla religione?» (cit. p. Storia della Chiesa. Andrea Scotton. II. 68-74. su di lui cfr. M. Tip.L. Bedeschi. vol. Lucca 1962. più volte ristampato (S. 42 Giacomo Martina. quando discendono alle personalità. 287. cfr. 182. I fratelli Scotton (mons. ora Beato. 591-593. Brescia 1995. Bedeschi. 31 Cfr. 32 Cfr. 44 Su mons.s. che non solo non combattono gli errori che avvolgono la società. Menara. pp.29. 554. ma fingono di non accorgersi della guerra continua che gli vien fatta? Giornali. Ferrari.) e Catholicisme. Bedeschi in DBI. pp. 23. 523-527. Giovanni Volpi (1860-1931). pp. cit.. Andrea e Gottardo). cit. 33 «Come infatti si possono approvare – scriveva il 20 ottobre 1912 al Prevosto di Casalpusterlengo – certi giornali che colla etichetta nascosta di Cattolici. p. 36 Di Cavallanti si veda Modernismo e modernisti. L’episcopato del cardinale Andrea C. Roma 1993. Ferrari. il 6 dicembre 1956. Vicenza 1981-1982. attaccato dai fratelli Scotton – quando negli attacchi si lasciano sopraffare dalla passione. Tip. Maria Torresin. Firenze 1925. Sabatier. p. 4 (1975).. 40 Su don Giovanni Boccardo. . la voce di A.29 Su mons. 34 L. pp. pp. Poulat. p. E. Cristianità. Ballini in DSMCI. I comandamenti (1950). IX (1963). cit. vol. a cura di Giovanni Cantoni. 37 Cfr. 30 L. Volpi. lodano libri. Reato. Libreria del Sacro Cuore. p. III/2.A. fasc. L. cfr. De Toth e Cavallanti alla direzione dell’Unità Cattolica in «Nuova Rivista Storica». 1-2. I Sacramenti (1950). 239-244. Carlo Snider. voce cit. Vicenza): Il simbolo apostolico (1949). Piacenza 1997. 39 P. 90132. Les modernistes. quando dai casi particolari vengono alle conclusioni generali. 37-297. arcivescovo di Milano. id.. p. il profilo di Marco Invernizzi. Artigianelli. 38 E. il necrologio in Civ. non solo non dicono mai una parola sulla libertà e l’indipendenza della Chiesa. Romiti in DSMC. in «Memorie storiche della diocesi di Milano». Torino 1908. III/1.b. Ermenegildo Reato. Poulat. direttore de «La Liguria del Popolo» dal 1908 al 1915. 680-683 e P. 178). 370 e le voci di L. Il Boccardo fu ospite del Convitto Ecclesiastico dell’Opera di don Orione dal 1951 alla morte. Edizioni San Paolo. L’antimodernismo. Il vescovo del Sacro Cuore. Disquisitio. Studio di una mentalità. voce Scotton. perché qualche volta riferiscono i ricevimenti pontifici o le note vaticane. Jacopo. Maria Novella. 2a ed. G. in Voci per un Dizionario del Pensiero Forte. 591. Memorie biografiche. Edizioni di Storia e Letteratura. LV (1971). in «Fonti e documenti». che Pio IX nominò Cameriere Segreto e Pio X Protonotario Apostolico. Il Cardinale Andrea C. pp. Note e documenti per la storia dell’antimodernismo. Intégrisme et catholicisme intégral. Sul problema della stampa cattolica. Maurizio Tagliaferri. 200-202. più ampiamente Disquisitio. p. 899-900.. p. si veda L. 34. Disquisitio. il padre Jules Saubat. il aura été sans contexte le péché de Pie X. Bruxelles-Paris 1977. pp. Girolamo Gotti (1834-1916).). 56 Pernot avrebbe utilizzate le notizie fornite da Sabatier nel saggio Le Vatican et l’organisation de la presse. démocratie et socialisme. p. assessore della Concistoriale e poi Arcivescovo di Genova e Cancelliere di Santa Romana Chiesa. E. 53 L. Poulat. 8 (1990). un péché qui a retardé la canonisation en cours du Pontificat apres avoir failli l’arrêter». Disquisitio.. 47 La ragione per cui Benigni lasciò la Segreteria di Stato risale probabilmente a una divergenza di vedute con Merry del Val. 506-508. 86-87. Documenti sul modernismo romano dal fondo Benigni. Raffaello Scapinelli di Leguigno. cit. p. pp. Il fondo di mons. 46 Nel 1907 mons. Giovanni Grandi. Bedeschi. il cui primo volume era apparso nel 1907. 209-227. apparso su «La grande revue». 49 Disquisitio. 48. in Disquisitio. Si veda inoltre: Sergio Pagano. cit. p. 234. e id. 48 L. il redentorista Wilhelmus van Rossum (1854-1932) poi prefetto di Propaganda (1918). . Interpretazioni e sviluppo.. 52 La formula è stata usata da uno dei suoi difensori. pp. 10. come immediato superiore di Benigni. vol. il cappuccino José Vives y Tuto (1899-1913). 45 Il primo numero della «Corrispondenza romana» apparve il 23 marzo 1907. pp. il domenicano Tommaso Pio Boggiani (1863-1942). 223-300. Scoppola in DBI. cit. 49-50. 85. p. Pour eux. «Morì povero – ricordò don Paolo de Toth – e questa è una delle sue migliori glorie e delle più significative prove della sua onestà e lealtà». oltre a Merry del Val e De Lai. la voce dello stesso Poulat in DSMCI e quella di P. Catholicisme. Bedeschi.Benigni. dal numero del 2 ottobre 1909 cambiò il titolo in «La Correspondance de Rome» e durò fino al 31 dicembre 1912. L’antimodernismo. Umberto Benigni dell’Archivio Segreto Vaticano. Milano 1971. mentre quel Collegio non aveva mai avuto più di sette membri. poi a stampa. Inventario e indici in «Ricerche per la storia religiosa di Roma». Gasparri fu elevato alla porpora e al suo posto. fu chiamato. prefetto di Propaganda. 50 Fra i cardinali che ebbero stima del Sodalitium pianum e di cui si servirono bisogna ricordare. VIII (1966). e il gerente erano laici.. p.. p. en même temps qu’un produit typique et repoussant de ce catholicisme intégral qui leur apparaissait comme l’inversion du vrai catholicisme. 54 Ibidem. pp. Hector-Irenée Sevin (1852-1916) arcivescovo di Lione. Il direttore responsabile. 51 Nel 1933 un anno prima della morte. 86. 55 Ibidem. 77). prima come ciclostilato. Sui rapporti Benigni-Merry del Val. Benigni pubblicò l’ultimo volume della sua Storia sociale della Chiesa. 347-402. p. dicembre 1908. Poulat scrive con giudizio: «Observation capitale: ce n’est pas dans la compréhension des évènements. mons. prefetto della Congregazione dei Religiosi.. cit. «Ceux qu’il combattit sont unanimes à voir en lui leur pire ennemi. p. 3 voll. Che uscisse dalla Segreteria di Stato con onore lo si rileva dal fatto che Pio X creò per lui ex novo il posto di un ottavo Protonotario apostolico partecipante. Emile Poulat ne ha ricostruito e riprodotto una collezione pressoché completa (Feltrinelli Reprint. Castermann. 3940. per una sintesi bio-bibliografica cfr. mais sur la conduite des affaires que leur divergence s’est affirmée» (Intégrisme. dont ils ont l’un et l’autre une vue identique. il 18 maggio 1908. presieduto dalla contessa Gabriella Spalletti Rasponi (1853-1931). ma quelli (1908-1911) in cui ritorna alla Camera il dibattito sulla laicità dell’insegnamento.III. dopo essere incorso nella scomunica. è interessante l’esame dell’atteggiamento di un protagonista di eccezione: il beato don Luigi Orione (1) (1872-1940). aveva suscitato una immediata generosa mobilitazione non solo da parte delle autorità civili. L’azione di don Orione 1. Al progetto immanentista di “rieducazione nazionale” tracciato da Francesco de Santis (7) ed eseguito dai suoi successori. Don Orione assolse il suo compito con la generosità che gli era caratteristica. e il nucleo era costituito da un gruppo di modernisti milanesi. in un periodo in cui il problema dell’educazione e dell’insegnamento era più che mai sul tappeto. Il terremoto che aveva sconvolto le coste calabro-sicule il 28 dicembre 1908. grazie all’apporto di importanti documenti. ma anche fonte di affrettati e talvolta antistorici giudizi nei confronti del suo operato. quelle vicende storiche. fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza. il 24 dicembre del 1907. Gallarati-Scotti. sia pure limitatamente ad alcuni episodi relativi alla sua permanenza a Messina come vicario generale della diocesi tra il 1909 e il 1912 (2). la stessa che don Orione aveva scelto come motto della Congregazione. l’imprevisto teatro di una presenza laicomodernista che toccò all’Orione fronteggiare. delle condizioni morali e spirituali dei sopravvissuti. oltre che della situazione materiale. Sono gli anni non solo del modernismo. e incaricò don Orione di “espugnare quella donna per avere in mano gli orfani” (8). La politica di Pio X nei confronti delle autorità del Regno non appariva tuttavia di scontro frontale. prima ancora dell’elevazione al pontificato di Papa Sarto. soprattutto dei numerosissimi orfani.1917). Gli approfondimenti offerti da questo volume (3) ricostruiranno. divampano le manifestazioni in favore dell’anarchico Francesco Ferrer e Guido Podrecca a Montecitorio inneggia a favore di Giordano Bruno (6). Pio X sentiva fortemente il problema degli orfani del terremoto. coinvolgeva lo stesso don Orione. tormento e gloria di don Orione. Alfieri. Don Orione durante il periodo messinese (1909-1912) Per illuminare dall’interno il dibattito sul modernismo. . L’abolizione del non expedit e l’ingresso dei cattolici nella vita politica italiana comportava la necessità di compromessi e di attuare “alleanze”. La scelta di don Orione quale suo vicario a Messina non era dovuta solo allo spirito di abnegazione verso il prossimo di cui il prete tortonese era notoriamente prodigo. a volte collusi con i precedenti. Fogazzaro. che in quelli ecclesiastici. Leopoldo Fianchetti (4) (1847. ma si fece inevitabilmente dei nemici. nella sua qualità di Vicario del Pontefice: l’oggetto dello scontro era quello dell’educazione degli orfani e dell’influenza morale sulle popolazioni terremotate. in più. Messina fu. ovvero il gruppo dirigente della rivista “Il Rinnovamento” che. don Orione apprese che si era costituita una Associazione Nazionale per gli interessi morali ed economici del Mezzogiorno d’Italia di cui era presidente l’on. senza che questo dovesse però significare un cedimento alla “morale laica” soprattutto nel campo dell’educazione. che per legge passavano al Patronato Nazionale Regina Elena. condotta con dovizia di mezzi. sia negli ambienti civili impregnati di laicismo massonico. Le preoccupazioni di don Orione erano più che giustificate perché la penetrazione della Associazione per il Meridione. ma della stessa Santa Sede. Pio X apparve subito preoccupato. Nel mese di marzo del 1910. aveva cessato le pubblicazioni nel dicembre del 1909 (5). Pio X contrapponeva un programma di restaurazione religiosa e morale riassunto nella formula Instaurare omnia in Christo. ma anche alla sua comprovata fedeltà alle direttive pontificie e alle sue qualità diplomatiche necessarie in una situazione ingarbugliata quale era quella della città siciliana dopo il terremoto. prefetto della Concistoriale. Mistrangelo. rivolgendosi a don Alessandro Cavallanti. Un’altra iniziativa di don Orione durante il periodo messinese è dell’anno seguente. anche se non lo dicono” (18). si difenderà rivendicando a suo merito di aver “condotto sull’Unità Cattolica la lotta contro i modernisti scesi in Calabria” e di avere “avvertito la S. Lotta nella stampa. ma ha il merito di tenere desti quelli che vorrebbero dormire e non essere disturbati nella via che percorrono” (16). ma come un gruppo organizzato di cui lo stesso Fogazzaro aveva delineato il programma e mostrato l’estensione della rete nella conferenza tenuta all’Ecole des Hautes Etudes di Parigi nel gennaio 1907. prega nell’ombra dei monasteri. “I noti modernisti lavorano – si legge in quella di maggio –. la quale. in una lettera allo stesso Merry del Val del 14 luglio 1911. Porta la tonaca e l’uniforme come l’abito di società. quando aveva descritto con queste parole il co-protagonista del suo romanzo Il Santo. “dando fiato a questa voce. “di assumere sul medesimo giornale una sorveglianza immediata e speciale” (13). si nasconde nei seminari. la Segreteria di Stato mise in guardia i vescovi calabresi con una circolare riservata. mi pare. Essi vanno di paese in paese. vengono più strettamente riuniti” (17). Subito dopo. giornalista e poeta (…). di quell’organismo colossale del quale si dice nel mondo che ha le arterie ossificate dalla vecchiezza. e stendere una vasta rete di soci corrispondenti e di affiliati. Don Orione. in America come in Italia. Arcivescovo e seguirne i consigli” (14). Le tre corrispondenze di don Orione vengono pubblicate il 19 e 29 aprile e il 19 maggio. Non mi accennarono di volere fare della propaganda religiosa ma non credo che vogliano prescinderne. Egli si crede una energia vitale nel seno della Chiesa romana. resasi conto del fallimento delle istitutrici laiche da lei inviate. Coloro dei quali si possono fidare di più. che predicherà pure al deserto. direttore dell’“Unità Cattolica” che è in questo momento il giornale più vicino alla Santa Sede. forse su suggerimento delle stesse autorità cui riferisce. pensa e lavora in Francia. Egli ammette volentieri che la sua Chiesa ha ben l’aria d’invecchiare di tempo in tempo. La Pascendi e la successiva condanna del “Rinnovamento” avevano costretto il modernismo lombardo a una metamorfosi. in Germania. che inviò una circolare riservata ai vescovi della Calabria”. convinto che l’associazione costituisca “un grave pericolo per la Chiesa specialmente in Calabria”. che scriveva il Rinnovamento modernista a Milano” (19). e ne parla quindi personalmente con il cardinale Gaetano De Lai (11). di cui l’Associazione del Mezzogiorno d’Italia era inizialmente espressione. In seguito alle tempestive informazioni di don Orione. Nicola Canali (10). e cercano di costituire in ogni terra della Calabria dei gruppi di amici. ne informa la Segreteria di Stato. ma tiene ancora delle conferenze. in Inghilterra. “Però – egli prosegue – la ragione precipua per . Alfieri. Si mostra nelle università. lo stesso don Orione dovendosi difendere dalle obiezioni mosse contro di lui dall’arcivescovo di Messina D’Arrigo di aver avuto contatti con esponenti modernisti. È esegeta e storico. don Orione aggiorna sulla situazione il cardinale Merry del Val: “È stato qui due volte di seguito il conte Gallarati Scotti. Giovanni Selva: “Giovanni Selva appartiene al mondo della realtà quanto voi ed io. Un anno dopo. prega don Orione di trovarle delle Suore a cui affidare l’Orfanotrofio della Croce Rossa. Ieri venne con lui l’ing. Don Orione avvisa il Cardinale Segretario di Stato dell’arrivo a Messina della Contessa Spalletti. è convinto della necessità di “tener vivo fra tante tenebre questo lumicino”15. mons. con una lettera del 15 marzo 1910 al sostituto mons. Non predica quasi più. “Con la Spalletti – scrive don Orione – venne a Messina anche quell’Alfieri. suscita l’allarme anche attraverso la stampa. il 1911. protestante. ma le attribuisce un fondo inesauribile di gioventù rinascente” (9). Sede. L’“Unità Cattolica” a cui don Orione si rivolge è cara a Pio X che l’8 maggio 1908 ha incaricato l’Arcivescovo di Firenze. Il 28 aprile 1910. certo molto ostile alla Chiesa. teologo e dotto. propaganda religiosa in senso. pregandolo di pubblicare tre corrispondenze senza fare il suo nome (12). Egli vive. Il Papa che raccomanda a don Cavallanti e ai suoi collaboratori di evitare gli eccessi e di “dipendere in tutto da mons. Il suo nome è Legione. che ha perduto la facoltà di adattarsi all’ambiente e che è colpito d’atassia.I modernisti lombardi da parte loro non si presentavano come un innocuo sodalizio intellettuale. Giovanni Selva non è di questo avviso. presto o tardi. al protestantesimo o ad uno scisma nella Chiesa che sarà il più terribile che il mondo abbia mai visto” (26). è questa: la contessa Spalletti disse che. Il giudizio storico. In questo. padre Semeria a impegnarsi nel campo della solidarietà. per arrivare a Cottolengo e don Bosco. la preoccupazione di don Orione di fronte al modernismo è indiscussa: “Se col modernismo e col semi-modernismo non si finisce – scriverà il 26 giugno 1913 – si andrà. e lasciò capire che vorrebbe chiamarvi a dirigerlo Padre Semeria. quale che sia la sua matrice e provenienza ideologica. la situazione era cambiata profondamente. ed io non glielo nascosi”. da Pio Brunone Lanteri e dalle “Amicizie”. Ciò sarebbe grave.cui sentii doveroso informare Vostra Eminenza. ma vanno attentamente distinte. (21) Per ora. Le due dimensioni non possono essere totalmente separate. Sul piano storico. Il “lealismo” di don Orione In questa iniziativa qualcuno ha visto un atto di slealtà da parte di don Orione verso padre Semeria. come quelli già segnalati da don Antonio Lanza (25). al suo interno. negli anni della Rivoluzione francese. Fin dall’inizio della sua Piccola Opera della Divina Provvidenza don Orione aveva pensato di costituire. con il quale aveva un precedente rapporto di amicizia. almeno sotto l’aspetto metodologico. quando don Orione aveva invitato. Da queste parole. fino a parlare di “ambiguità”. anzi ebbi l’impressione che già vi siano come degli accordi. Il contributo di don Lanza (20) mette in luce l’esatto contesto storico e relazionale di un tale pronunciamento. La romanità papale – intesa come centro di coesione e di irradiazione universale della Chiesa (27) – costituisce la concentrazione ecclesiologica che dà forma alla sua spiritualità e al suo apostolato. che sono gli immediati predecessori di Orione (28). basti osservare che rispetto al 1909. compromettendo la sua situazione disciplinare che proprio don Orione. precedentemente. egli è erede di quel fecondo filone di spiritualità piemontese che prende le mosse. aveva sempre destato notevoli riserve la attitudine pedagogica di Padre Semeria. si farà un istituto per Orfani. ma lo “spirito papale” diede ugualmente spirito e forma a tutta la Famiglia religiosa da lui formata con il trascorrere degli anni. che paventano il pericolo di uno scisma. che ha il suo “focus” carismatico nel ruolo del Papato romano. è oggettivo e su di esso può concordare qualsiasi studioso. che ora veniva chiamato proprio per dirigere un Istituto per orfani (23). i cui commenti rischiano di distorcere la verità storica dei due episodi in questione e di gettare un’ombra sulla correttezza di comportamento di don Orione. aveva cercato di sbrogliare. a Reggio. Lo stato maggiore del modernismo lombardo era infatti sceso in Meridione (22) e l’atmosfera era divenuta tale per cui Semeria non si sarebbe recato a Messina per “seppellire il suo modernismo”. don Lorenzo Bedeschi e padre Sergio Pagano (24). che si basa innanzitutto su un rigoroso accertamento dei fatti. I commenti di Bedeschi e di Pagano sembrano infatti confondere due aspetti che andrebbero rigorosamente distinti: quello storico e quello morale. Il progetto di una Compagnia del Papa fu abbandonato. Semeria in Calabria nel 1911 – si sono concentrate alcune critiche all’operato di don Orione. Inoltre. senza esito. da parte di due studiosi. chiosandola con un espressivo: “Ci mancherebbe ancora P. Semeria”. 2. Il giudizio morale è più delicato perché implica considerazioni che possono essere diverse e non da tutti accettate. ma per promuoverlo. si comprende come l’antimodernismo di don Orione sia innanzitutto la logica conseguenza della sua concezione ecclesiologica e della sua spiritualità. Su questi due episodi – le tre corrispondenze del 1909 e il giudizio negativo sulla venuta di P. Don Orione . Don Orione non dissimulò la sua contrarietà a tale eventualità. Ancora più disastroso è il risultato di confusione quando il giudizio morale è fondato su una ricostruzione storica inesatta in molti fondamentali punti. a bene della Chiesa e delle anime. una Compagnia del Papa che si ponesse alle dirette dipendenze del Pontefice per realizzarne le direttive in qualsiasi circostanza (29). L’atteggiamento del sacerdote piemontese è stato severamente giudicato. a volte. ma l’istituzione divina che egli rappresenta. un esplicito e vero giuramento “di amore sino alla consumazione di me e di fedeltà eterna ai Piedi e nelle mani del Vicario di Cristo” (32). che umanamente vediamo. che contiene la verità rivelata. fedeli alla verità. oltre ai voti religiosi perpetui. benché minima. inteso come la “più completa adesione di mente. il suo specifico carisma è quello di affermare la verità attraverso le “armi della carità” (39). è questa istituzione che egli afferma. per la sua infallibile dottrina e divina costituzione. Ricordando le parole di san Paolo Veritatem autem facientes in Charitate (Ef 4. sotto il piano etico. i vescovi e devono informare i vicari. il Romano Pontefice (34). il Papato. non si discosta. ma in una volontà e spirito di santo amore. Ancora nel 1912. Don Orione è vicario generale e rappresenta il Papa nel delicato incarico. prevedono la costituzione di una “Sezione speciale” di sacerdoti con lo speciale obbligo di “servire in tutto e per tutto al Romano Pontefice che è l’Arbitro e Superiore assoluto della nostra Congregazione. ma “informa” i suoi diretti superiori come informano i nunzi. emise. da quella dottrina cattolica a cui egli si richiama e al dovere istituzionale affidatogli (38). ai suoi sacerdoti e confratelli riuniti a Villa Moffa. di cuore e di opere al Pontefice” (30). ne difendano con la massima sollecitudine l’autorità e si abbiano siccome guardie giurate della Fede e della dottrina cattolica: servitori fedeli fino alla morte e figli del Papa”. Chiesa di Roma. i quali. “Il fine della Congregazione è di accrescere in noi e in altri l’amore al Romano Pontefice. giustizia e misericordia.stesso volle per i suoi Figli della Divina Provvidenza un “IV voto di speciale fedeltà al Papa”. Tra tutti i Pontefici che don Orione personalmente conobbe. Ai suoi piedi. Don Orione non è un controversista né un polemista. Questa Congregazione è tutta del Papa. Egli non “spia”. Se usa la stampa per mettere in allarme sulla minaccia modernista – e ciò avviene solo in questi anni – lo fa in un frangente particolare per avvertire di un grave pericolo per le anime a lui affidate. ma anche in altri momenti storici di fronte ad altre questioni (33) che toccano l’unità della Chiesa. sotto l’impulso della carità. Il suo comportamento. quello a lui più vicino fu indubbiamente Pio X (31). come perfezioni contrapposte. don Orione scrive a questo proposito: “Vivere la verità nella carità. quanto più è accompagnata dall’ardore della carità. dunque. difende e promuove non solo di fronte al modernismo che vorrebbe spogliare la Chiesa del suo aspetto “giuridico”. Don Orione non venera tuttavia la persona privata del Papa. (36) al numero VII. La professione intransigente della verità d’altra parte è tanto più autentica. che tendono a riprodurre l’immagine divina. 15). il modernismo – specie nel periodo messinese (1909-1912) – rappresenta un pericolo che va segnalato ed egli lo fa anche per le speciali responsabilità che in questo momento ricopre. pure essa è tutta di Lui” (35). Pare che il Signore l’abbia fatta sorgere contro le eresie moderne. sempre a morire” (37). ruotante attorno al suo “cardine nel mondo”. La sua concezione è “romana” proprio perché egli coglie l’importanza della dimensione istituzionale del Papato. nella storica udienza del 19 aprile 1912. benché piccola. Questo fine è precipuo: lottare estremamente contro chi vuole fare il deserto attorno al Santo Padre. né “denunzia”. “non vivano che per la S. La logica di un santo Per don Orione. ha il dovere di informarlo su tutto quanto nella diocesi a lui affidata tocca direttamente o indirettamente le materie religiose e morali e gli interessi della Chiesa. . don Orione lasciò preziose tracce sulla vita e lo spirito della Congregazione. di carità” (41). Le prime costituzioni a stampa del 1912. operare cioè sempre secondo gli insegnamenti della fede. Si tratta di un atto di fede teologica e non di una ideologia o calcolo strategico. verso Dio e verso il prossimo. in Dio formano un’unica perfezione e nelle anime dei santi. Verità e carità. si conciliano spesso in maniera misteriosa ma reale (40). 3. appena qualche giorno dopo aver rassegnato le sue dimissioni da vicario generale della diocesi di Messina. coerente con le sue premesse teologiche. pronti. ma non per questo meno incandescente nell’amore che la consuma. di obbedienza e di unione in tutto col Papa. Il Santo che è al di sopra di tutti. . Chiesa di Roma” (43). suaviter in modo. che del resto non varrà che ad illuminare gli erranti e i dubbiosi. nei modi. la pensasse o facesse diversamente” (42). la S. In una lettera al conte Roberto Zileri (1858-1937) del marzo 1911. di Papa. in realtà. che disertori e talora. che comprende tutti” (44). di Chiesa. ammise: “Solo oggi posso dire: tutti sentivano il Santo. cerco di usare prudenza e carità. ciò non faccio mai a scapito dei principi e. Sento che questo vuole Dio da me.La logica di don Orione. il Gallarati-Scotti. che fa sua la divisa di Pio X: fortiter in re. lo stesso biografo di Fogazzaro. di disciplina. di libertà della Chiesa. mi sono sempre gloriato e mi glorio di essere un intransigente. sino all’olocausto di me stesso. da non essere. di coloro che esigono essere considerati quali figli o soldati della Chiesa. e non abbrucerà che gli errori e le iniquità dei traditori della Chiesa. mentre in realtà non passati così oltre. sono povero servitore. e non saprei concepire un Sacerdote e un cattolico che pretendesse essere tale. e all’amore a difesa della nostra Madre. don Orione manifesta la sua intenzione di darsi “a corpo morto ad un lavoro di difesa della Chiesa: con molta carità e pregando continuamente. Decantate le polemiche. espressa in una lettera a Merry del Val del 14 luglio 1911. L’abbraccio caritatevole di don Orione verso i più lontani non sacrifica neppure uno iota alla Verità in cui egli crede e che riproduce in se stesso. Negli anni in cui si acclamava la figura utopistica del “Santo” di Fogazzaro. è quella di un santo. uno degli “accusati” di don Orione. don Orione incarna la vera santità. anche perfidi denigratori della Sede Apostolica e nuovi crocifissori del Vicario di Cristo. che abbraccia tutti. in fatto di dottrina. che mi dia tutto al suo onore. “se. ad immagine del suo Divino Maestro. per me e per quelli contro cui dovrò aprire il fuoco. che congiunge tutti. umile e silenziosa. NOTE 1 Don Orione è stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 26 ottobre 1980. Roma 1978. Il movimento femminile in Italia. 3 Cfr. Tra le biografie: Giorgio Papasogli. 76. in Spiritualità ed azione del laicato cattolico italiano. 50 (1998). Foggia 1990. che era stata tra le fondatrici del Consiglio nazionale delle donne italiane nel 1900 (cfr. il Patronato Regina Elena per gli orfani. La scuola in Italia dalla Legge Casati ad oggi. 6 Cfr. 8 Pio X. 180. anche P. Belano. “Fonti e Documenti”. in “Il Rinnovamento”. “Messaggi di Don Orione” 32(2000) n. Scuola e cultura nell’Italia contemporanea.228. Cfr. Chiosso. ed è presieduta dal barone Franchetti. 4 Il barone Leopoldo Franchetti. Lettera a Sabatier del 28 gennaio 1910. Agostino GemelliFrancesco Olgiati. Torino 1976. superiori per potenza di suggestione religiosa a quanto ha prodotto il clero cattolico. Antonio Piromalli. 2 (1973).. 107. 617-622. Vita di don Orione. da donna Cristina Giustiniani Bandini. Paoline. 31-70. in “Vita e Pensiero”. La Scuola. Giolitti e i cattolici (1901-1914). Fogazzaro non aveva mutato le sue opinioni di fondo. Confessore. Milano 1997. L’educazione nazionale da Giolitti al primo dopoguerra. 7 Cfr. anche AA. direi. febbraio 1907. in DBI. cfr. Mondadori. pp. pp. cit. 77. Per un panorama della letteratura orionina si veda Bibliografia orionina a cura di A. Lanza. La liberazione d’Italia nell’opera della Massoneria. Milano 1974. cfr. A. cfr. p. pp. celebre per le sue inchieste sulle condizioni dell’Italia meridionale. i capitoli successivi “Una rete di rapporti” e “Don Orione e Padre Semeria: una lunga e fraterna amicizia”. cfr. Loescher. Scoppola. 5 Sulle vicende de “Il Rinnovamento”. specialmente per la Calabria. Danilo Veneruso. pp. in particolare per i rapporti con la rivista “La Rassegna Nazionale” (pp. Bologna 1993. la voce di G. Roma 1997. La Spalletti. Conservatorismo politico e riformismo religioso. pp.76. 2a ed. Bastogi. 71-73. Modernismo a Milano. Felice Le Monnier. senatore dal 1909. Domenico Sparpaglione. 130-131. Bologna 1971. riv. 5 (1919). definiva le opere di Tyrrell (già scomunicato). 862-863. G. Le idee di Giovanni Selva. Emilio Gentile. presiedeva la “Associazione delle Donne Italiane” a cui si era contrapposta la “Associazione delle Donne Cattoliche” fondata. da secoli”. 163-200. p.. Pan editrice. su mandato di Pio X. pp. Sircana. 416-419). 24. a cura di S. Giovanni Spadolini. La grande Italia. pp. Firenze 1960. “libri ammirabili. L. Il Mulino. II. O. in Centro per la Storia della Massoneria. Atti dell’incontro di studio tenuto a Milano il 22-24 novembre 1990. A Messina lavoravano due organizzazioni: una costituita dalla Delegazione Pontificia presieduta da Monsignor Cottafavi. presieduto dalla Contessa Gabriella Spalletti Rasponi. 9 A. Sulla sua attività a Messina. La figura e l’opera di don Luigi Orione (1872-1940). in quello stesso 1910. Soldani-Gabriele Turi. anche Giorgio Canestri-Giuseppe Ricuperati. Brescia 1983. era impegnato in numerose iniziative di carattere filantropico. 155177. in Carteggio Fogazzaro-Sabatier. pp.. ma moralmente pare sarà guidata dal Fogazzaro. 2 Don Orione assume l’incarico il 25 giugno 1909 e lo tenne fino al 7 febbraio 1912. Scritti 107. Papasogli. Vita e Pensiero. Padova 1969. Crisi modernista. Essa è formata da uomini di varie religioni. Benedetto XV e il laicato cattolico italiano.. e l’altra laico-governativa. 100. Bedeschi. 51-57. ebreo. 10 Lettera del 15 marzo 1910 in Scritti. Torino 1974. Milano 1994 e gli studi raccolti in questo volume. Fogazzaro. Don Orione e la contessa Spalletti. Piccola opera della Divina Provvidenza. a cura di Ettore Passerin d’Entrêves. Ascesa e declino del mito della nazione nel XX secolo. Il Mulino. Cfr.VV. 287-366). Fare gli Italiani. . Don Orione. G. Positio. Francesco de Santis e il programma massonico di pedagogia nazionale. 84. Gribaudi. pp. Cfr. cit. In una minuta di questa lettera si legge: “Mi pare sia tale da costituire un grave pericolo. Essi contano redimere il Mezzogiorno d’Italia dalla superstizione – ed educare il popolo al bene”. nel 1909. parlando. pp. L’11 ottobre 1909 il card. per gettarmi in questo campo della carità. p. il 16 aprile: “Le dico che di questo lavoro che si vuole fare è già informata la S. p. 15 Disquisitio. temo grandemente porti ad una vera rovina pel clero di quelle parti”. conoscendo l’influsso del sacerdote tortonese su Pio X. 19 maggio 1910. di cui non conosceva. 22 Semeria dopo aver preso parte alla redazione del Programma dei modernisti. p.. ma chiede a Pio X una “parola liberatrice” che gli restituisca “l’energia e la fiducia dell’apostolato” verso “tutta quella povera gente tra la quale discutere di critiche filosofiche o storiche sarebbe una irrisione. Don Orione e Padre Semeria: una lunga e fraterna amicizia (pp. 128) e collaborava alla sua “Rivista storico-critica delle Scienze teologiche”. 61. disse essere tutto intimo di un certo P. Bedeschi. pur senza condividerne certe idee. amando padre Semeria. Buonaiuti. anche per essere autorizzato ad avvertirne subito Mons. trovandomi da Sua Eminenza rev. Scritti 66. 21 L’amicizia di don Orione con padre Semeria datava già dal 1898 e aveva portato il barnabita a collaborare con don Orione per la stesura delle Costituzioni. 291. Fantasmi ritrovati. Scrisse dunque immediatamente una lettera a Pio X. sottomettendogli il suo “caso . i legami con i modernisti e verso i “bravi amici” del Seminario di Milano. di esserne dispensato e poi si rivolse direttamente a Pio X. 114): frequentava Buonaiuti (Giorgio Levi della Vida ricorda di aver incontrato Buonaiuti presso il Semeria nella casa dei Barnabiti in via dei Chiavari.ma il cardinale De Lai. considerato da Pio X come un focolaio di modernismo. F. 98. 19 Scritti 107. Che bella cosa sarebbe così il seppellire sotto le rovine del terremoto il mio cosiddetto modernismo!”. che Don Orione m’addita. il progetto della “Revue moderniste internationale” di Antonino De Stefano (cfr. 48. che sarebbero doppiamente disgraziate. aveva approvato. 16 Disquisitio. 110. L. Tenuto conto della cultura. Mistrangelo dell’8 marzo 1908.11 “Stasera. della disciplina ecclesiastica e dello spirito e vita sacerdotale del Clero della Calabria e di parte della Sicilia. cit. 104. e le presenti circostanze impongono”. 14 Disquisitio. Neri Pozza. che vorrebbero fare per parecchi anni. De Lai aveva compiuto una visita strettamente privata all’arcivescovo di Messina. in Disquisitio. p. 66. ed utilissima a queste popolazioni. 20 Cfr. Parente. 362. 123-222). che lo stesso don Orione si incaricò di far recapitare il 18 gennaio. 220-222. 112. io sono disposto a lasciare il campo arido delle discussioni intellettuali: io l’ho anzi lasciato. in cui così si esprimeva: “Oh Padre Santo. aveva visto nella proposta l’occasione per ottenere un’autorizzazione pontificia che potesse rompere il clima di isolamento in cui si trovava a causa del suo ambiguo atteggiamento nei confronti del modernismo. Già nel gennaio del 1909 don Orione aveva invitato padre Semeria a portare la sua opera di soccorso ai terremotati (Scritti. 17 “L’Unità Cattolica”. 111. già tanto in sé esiziale per le loro dottrine. (…) Mi metterò a disposizione di don Orione col permesso della Santità Vostra. egli domandò al Sant’Uffizio e quindi alla Concistoriale. Don Orione. 96. 18 Scritti 84. cit. indubbio atto di fiducia e sintonia. in quell’occasione lo invitava a misurare sul terreno della carità il proprio desiderio di apostolato. ma intuiva. 12 Don Orione scrive al Cavallanti. DO. ho stimato buona cosa fargli conoscere questo nuovo piano di guerra che si prepara per quella Diocesi. Documenti. Sede e credo poterle dire in via riservata che mi pare che Lei farà cosa a Roma gradita. Traspare da queste righe la diffidenza di don Orione verso padre Gazzola.. Quando nel 1910 fu imposto il giuramento antimodernista. 137. p. 13 Lettera di Pio X a mons. Vicenza 1966. “Non so quanto ci possa essere vero – aggiunge don Orione – ma egli. 284 ss. Arcivescovo di Reggio (…). p.284). questo lavoro. che è a Livorno e di avere bravi amici tra alcuni professori del Seminario di Milano”. La visita era dovuta alle insistenze su Pio X di don Orione che suggeriva le modalità in cui avrebbe dovuto svolgersi la visita. p. Gazzola. Semeria da parte sua. se attecchisse qui il modernismo”. senza uscire menomamente dal mio caro Ordine. in Scritti 85. 23 (2002).Martin). vol. nelle sue memorie. non mi pare sia venuto prima.2. 28 Cfr. Milano 1990.112. Zambarbieri. Sussidio per la formazione al carisma.. e N. Tortona-Roma 1983.. 61. il Papa che ora è il S. 349-352. Era una cara persona. 7-175). Gentili-Zambarbieri. Zambarbieri. Lanza. Il caso Semeria. presso il Santuario della Madonna della Catena a Cassano Jonio. pur estimatrice di Semeria. 105. pp. cfr. A. Gabrieli (a cura di). di prestare giuramento con le riserve che egli aveva indicato. ma non era nato del tutto per essere un educatore. Studio introduttivo.. pp. 53. ivi. cfr. 25 A. le deposizioni di don Orione in Pio X. 861-866. Giancarlo Rocca. Pio X e il modernismo. 142-148. Dehoniane. 52.Vv. cfr.. in Aa. 8 (1979). 32 Lettere I. e largo. p. Vannutelli. Sul giuramento semeriano. “Speciale legame di speciale interesse”. Gabrieli situa Semeria. la cosa fu conosciuta negli ambienti modernisti e utilizzata come pretesto per fare il giuramento senza aderirvi pienamente. Il IV voto di fedeltà al Papa dei Figli della Divina Provvidenza “Messaggi”. il 19 marzo 1912. La figura e l’opera di don Luigi Orione. n. e troppo preoccupato del benessere degli assistiti. Sul IV voto cfr. e di amare e difendere non solo i suoi diritti spirituali. 170-184. e di obbedire in tutto e sempre a Lui.”. 23 Anche Adelaide Coari. XXII/2. pp. vol.. in Aa. Anche don Orione voleva il benessere. Lettere. 47. Documenti per la storia dell’antimodernismo: tre corrispondenze di don Orione dopo il terremoto Siculo-calabro. sulla condanna del modernismo cfr. i saggi di Mario Taccolini. Coari. cit. conferma che “Padre Semeria venne in Calabria nel periodo della guerra 15/18. “Fonti e Documenti”. Sulla genealogia spirituale che risale a Pio Brunone Lanteri. pp. 103-105. Ignazio Terzi. pp. pp. Il testamento di fede di don P. cit. che ascolta la voce del Leone vaticano e lo venera e ubbidisce nel suo governo (…). Piccola Opera della Divina Provvidenza. in ADO.. I rapporti di don Orione con il movimento cattolico. pp. 77-101. ma poiché Semeria comunicava i propri segreti a tutti “sotto silenzio” confidenziale. n. tollerante troppo. 43. de Mattei. 29 “Il cattolico intransigente – afferma don Orione in uno scritto giovanile – è un cattolico schietto e semplice. Ecclesiologia e sacerdozio nella spiritualità di don Luigi Orione. padre Sergio Pagano. che si piegarono alla sua disciplina pur mantenendo nel cuore le loro intime convinzioni” . consonanze e accordi storici. ma anche lo spirito di sacrificio. 125-140. 79.1088. Lanza. Nascita e orientamento della congregazione orionina nel quadro dello slancio sociale dei religiosi. in “Storia della Chiesa” (Fliche. Bedeschi. 350-367. Era troppo idealista. 4 (1975). 9-81. R. 27 Cfr. 5-24. 30 Scritti. ne invoca la beatificazione. Idealità e dottrina delle “Amicizie”. come don Primo Vannutelli (1885. “tra i modernisti rimasti dopo la condanna dentro la Chiesa. A. p. Positio. Cfr. AA. Don Orione aveva già emesso i voti perpetui un mese prima. cit. ma anche i temporali e la santa libertà della Sede Apostolica Romana e . In quel testo si legge: “Prometto e giuro e faccio voto di difendere il Santo Padre.. Padre Pio X e tutti i suoi legittimi Successori. 6 (1989).128. F. Scritti 57. 26 Scritti. in “Rivista di Storia e letteratura religiosa”. in “Fonti e Documenti”. La figura e l’opera di don Luigi Orione. Memorie di Adelaide Coari trasmesse al Postulatore di don Orione con lettera datata Milano 25 marzo 1959. La prospettiva di Don Orione: spunti. Raponi. “Messaggi di Don Orione”.154. Biblioteca Romana. 107. pp. 31 Cfr. pp. Sui passi di Don Orione. I. 125. 24 L. vol. 60. 77.. Alla luce dei nuovi e più completi documenti L. VI (1970). Il IV voto di fedeltà assoluta al S. Terzi. è in tutto e sempre col Papa e leva coraggiosamente la fronte e ti dice alto: Guardami in faccia: sono papalino!”. “Barnabiti Studi”. Il Papa gli rispose concedendogli. Bedeschi ha scritto la Nota riportata alle pp.Vv. Il “caso Semeria” nei documenti dell’Archivio Segreto Vaticano”. pp.VV. A. a titolo personale. Bologna 1996. Don Orione negli anni del modernismo.1945). Messaggi 24 (1992) n. Padre. La devozione al Papa. 220. Centralismo romano e universalismo nella missione del Papato. Roma 1981. Il Papa della Divina Provvidenza in Scritti.369. 1086. Conferenza di don Orione in Scritti.di coscienza”. che per la morale cattolica consiste nella locutio contra mentem. La Chiesa dovrà trattare con i popoli. 33 Si veda per esempio la posizione di Don Orione di fronte alla “questione romana” o alla “questione sociale”: I. Ed. coll. “Studi Cattolici” XLV (2001) n. 35 Cit. Menzogna. poiché questa piccola Congregazione è tutta opera della Santa Chiesa di Dio e della S. 40 Cfr. Piano e programma della Piccola Opera della Divina Provvidenza (Lettere I. 276. Messaggi di Don Orione” 16 (1984) n. vol.. “Messaggi di Don Orione” 25 (1993) n. in particolare pp. Lanza. 36 Per uno studio della elaborazione e delle successive edizioni delle Costituzioni. cfr. 59-65. 42. in “Insuper Promitto. II. Cfr.VV. 76. La spiritualità del Beato Luigi Orione. 273-279. il Papa di Roma oggi Pio X”. Dehoniane. Roma 1966. Dieu. coll. operare e morire d’amore per il Papa: ecco. 81. “Guardia Giurata” des Papstes: Don Orione und sein Werk. 426. 59. Réginald Garrigou-Lagrange. 87-122. 105-112. maggiogiugno 1972.431. II. cit. Gunther J. 42 Scritti 107. pp. “Messaggi di Don Orione 23 (1991) n. Lanza. 84. in DTC. (…) Vivere. Su questa logica di don Orione. Mensonge. Aldo Del Monte. 41 Scritti 57.I. la Questione Romana e la Conciliazione. pp. tradendo la sostanziale funzione della parola. 564-569. pp. 80. Sulla questione romana si veda: A. Il momento storico in cui operò Don Orione. “Noi siamo guardie giurate del Papa. 41. vol. Leonardo Azzolini. cit. il contributo alle pp. Don Orione e la Conciliazione.. anche Lo spirito di don Orione. e anche colla effusione del sangue e con il sacrificio di tutta la vita. 11-22) presentato da don Orione al vescovo Igino Bandi in vista dell’approvazione della congregazione nel 1903. Gallarati Scotti. 701-705. Peloso. 46. 43 Scritti 50. 34 Cfr. 153). Sede Apostolica. “Rivista Diocesana di Tortona”. La lettera riportata in D. Piccola Opera della Divina Provvidenza. Piccola Opera della Divina Provvidenza. Godefroy. Terzi. 39 Anche a Messina. 44 ADO. “Speciale legame di speciale interesse”. 20. 45).. “Messaggi di Don Orione” 16 (1974) n. 159. Roma 1974. Tortona-Roma 1993. di menzogna. questa. p.. 102. Roma 1997. p. Terzi. in I. VIII. Idem. afferma che il IV voto degli Orionini è più esteso ed esigente di quello dei Gesuiti.. si fece autentici amici proprio quelli che combatteva tessendo con loro una rete di rapporti fecondi e duraturi. Le Costituzioni della Piccola Opera della Divina Provvidenza. 70. cfr. EC. pp. le voci di L. pp. Don Orione. che è quella di esprimere il proprio animo. nel suo comportamento. Paris 1950. p. Flavio Peloso. VII. cfr. Terzi. A. Son existence et sa nature. vol. 37 I. Don Orione nel centenario della nascita: 1872-1972.della Santa Madre Chiesa con tutte le mie forze. 163. 51.O. Cfr. 92100. e solo questa. in AA. pp. Divo Barsotti. 720-726. Gerhartz S. Scritti 71. 278. Carità. F. 38 Non vi è mai traccia.”. ossia nella esplicita contraddizione tra il proprio pensiero e quanto con la parola o con lo scritto si comunica al prossimo. 555-569. Don Orione un vero spirito ecumenico. cfr. p. . Beauchesne. 484.. che è la Romana. La scelta sociale di Don Orione. p. pur avendo una responsabilità istituzionale che lo portava alla contrapposizione. Die feierlichen Sondergelebde katholischer Orden (Analecta Gregoriana. è la Piccola Opera della Divina Provvidenza” scriverà il 5 gennaio 1928 ai religiosi di Polonia della Congregazione (Lettere. e del Vicario in terra di Nostro Signore Gesù Cristo che è il Santo Padre.
Report "De Mattei Roberto - Modernismo e Antimodernismo"