Le grandi narrazioni in lingua d’oil (il romanzo arturiano) Quando si parla di narrazioni, delle forme narrative in volgare tra Due e Trecento, ovviamente il discorso va innanzitutto sul romanzo arturiano e sull’epica carolingia, che offrono la materia (la matière de France) e i personaggi: 1) il ciclo arturiano: narrativo si definisce fra secondo e quarto decennio Duecento, con modifiche strutturali e stilistiche, a partire da Chrétien de Troyes e dai suoi romanzi (1160-1180) in ottosillabi (in genere impostati su figura di un singolo eroe della corte arturiana, a volte la trama si biforca, proponendo storia parallela, ma facile da seguire): 1) la prosa si sostituisce al verso (l’ottosillabo o il decasillabe); 2) poi prende forma la vulgata della materia dell’intero ciclo (ad opera di uno o più autori), in una sequenza di testi che è un unico, immenso romanzo (L’Estoire del Saint Graal, L’Estoire de Merlin, Le livre de Lancelot del lac, La queste del Saint Graal e La mort le roi Artu), e in cui si ha una pluralità di episodi collegati tra loro con tecnica di entrelacement (le avventure d’armi e d’amori dei vari cavalieri incrociate o ramificate con logica e straordinaria consequenzialità). Queste redazioni romanzesche, come anche le chansons de geste, il ciclo di Carlo Magno e dei suoi paladini (a cominciare da quella di Roland) hanno straordinaria fortuna in tutta Europa. Chansons de geste: una forma che compare alla fine del sec. XI e rompe decisamente con i modelli della letteratura latina [la testimonianza più famosa, la Chanson de Roland, nella versione del ms. di Oxford è del 1098 circa] per via della forma particolare: in lasse monoassonanzate, prima in décasyllabes, o anche in octosyllabes [= Chanson de Roland], il metro usuale si badi della poesia mediolatina, poi verso la fine del sec. XII anche in alessandrini] di contenuto guerresco, per lo più del tempo di Carlo Magno e figlio Ludovico il Pio. Del resto, la Chanson canta di come, al ritorno da una spedizione vittoriosa in Spagna, la retroguardia dell’esercito di Carlo Magno, comandata dal nipote Rolando/Orlando attorniato dai dodici pari, viene attaccata dai saraceni a Roncisvalle [attorno al 778: ma composizione ca. 1100], in seguito al tradimento di Gano, patrigno di Rolando/Orlando, che muore con i suoi compagni. Ma sarà vendicato dall’imperatore. Qui si è passati dalla teoria delle cantilene di Gaston Paris (1865): cantilene anonime, incentrate su avvenimenti storici, poi cucite tra loro a formare le chansons in volgare (= espressione dell’identità nazionale francese) a (1884) Pio Rajna (Le origini dell’epopea francese): il quale notò che le chansons esaltano l’aristocrazia guerriera, e che non conosciamo nessuna di queste presunte cantilene; al contrario, ciò che esiste di sicuro dall’epoca carolingia è l’epopea germanica (= ipotesi di origine germanica delle chansons); a Bédier (Légendes épiques, 1908-1913): le chansons create di sana pianta da poeti coscienti della loro arte [= creazione d’arte, colta], che, però, hanno raccolto (versificato) leggende di strada, e più esattamente leggende religiose, nate sulle rotte dei pellegrini (p. 50) a Ramón Menéndez Pidal (La Ch. de R. y el neotradicionalismo, 1959): reazione a Bédier che sosteneva l’eccellenza di ms. di Oxford (dunque: creazione di un poeta geniale e unico), sostiene il valore di altre testimonianze (es. V4, prima versione di Venezia), per idea che: un testo medievale non nasce definitivo, perfetto e intangibile nell’immaginazione e dalla penna di un autore (= tesi di idealismo, Croce più esattamente), ma vive di varianti, di collaborazione, si trasforma, si adegua al cambiare del gusto, si adatta alle generazioni, non esiste un testo autentico, perfetto, che successivi errori di copia (di trasmissione) hanno corrotto, ma tutti gli stadi di un testo corrispondono a momento della sua vita, hanno la stessa dignità e valore estetico. Tutti, riflettono, una performance: vale a dire una diffusione orale, da parte di giullari (lo si vede chiaramente in certe parti del testo: a cominciare dalle ‘cornici’ in cui i racconti sono inseriti, che li preannuncia e li delimita: prologhi ed epiloghi = come i classicisti ci hanno insegnato a vedere nell’epica omerica: il linguaggio formulaico, che ripete blocchi e clichés, Milman Parry, Eric A. Havelock = Omero). E come poi ci hanno insegnato gli studi sull’oralità, sulle tecniche del testo orale: P. Zumthor, La lettera e la voce. Sulla “letteratura” medievale, Walter J. Ong (Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola), G. R. Cardona (Culture dell’oralità e culture della 1 scrittura, in Lett. it. Einaudi, II, Produzione e consumo, 1983, Testo interiore, testo orale, testo scritto, in I linguaggi del sapere, a c. di C. Bologna, 1990), Che ci hanno allora mostrato le tecniche della produzione orale? Intanto, il peso essenziale della memoria [la memoria è la biblioteca dell’oralità; ad es. del narratore che conosce, lui solo, centinaia di fiabe, o quella del poeta improvvisatore, che immagazzina canovacci e trame, scelte metriche e rime], = vd. cosiddetto Cantare dei Cantari, 2 mss. prima metà ‘400, in cui l’autore, un anonimo canterino elenca un vasto repertorio di storie, favole e novelle, nuove e antiche a cui può attingere per soddisfare i gusti del suo pubblico, dicendo di avere a disposizione ben 400 cantar della Tavola Vecchia (vd. Villoresi p. 42) Per rendersi conto di cosa significhi essere poeta di una cultura che non poggia o poggia solo in parte, non si dice sull’alfabeto, ma sulla pratica del libro, e che esercita suo tirocinio sull’apprendimento e la memorizzazione di canti tradizionali trasmessi oralmente: si pensi alla cultura greca più antica, sino alla fine del V sec. a.C. = la fase più antica, quella in cui il canto si affida esclusivamente all’oralità compositiva, cioè all’improvvisazione, dell’aedo Demodoco – il cantore cieco che vive alla corte di Alcinoo - e delle sue esecuzioni di poesia epica connesse alla guerra di Troia, nell’ambito di un simposio regale: con la sua disponibilità a mutare l’argomento del canto in funzione delle tematiche richieste dal pubblico: Odiss. VIII, dopo che ha cantato gli amori di Ares e Afrodite ecc. (267), e che ha narrato le vicende degli Achei, Odisseo lo invita (487) a trattare l’ultimo episodio della guerra, l’impresa del cavallo di legno. La capacità professionale del poeta consisteva nella sua attitudine a comporre estemporaneamente su episodi a lui noti a livello di intreccio (in Grecia introdotto l’alfabeto dalla fine dell’VIII sec.); e hanno peso le allitterazioni, le assonanze, il ritmo, il ritorno degli stessi elementi: i procedimenti tecnici e stilistici diffusi nel canto popolare, dove le situazioni identiche tornano spesso con le stesse parole, attributi, epiteti esornativi (= formule), la ripetizione nelle risposte delle parole delle domande da Omero [Milman Parry; Eric Havelock, L’alfabetizzazione di Omero: principio dell’ECO (una sorta di legge acustica, che collega insieme fasci di situazioni recitative: Nel I canto dell’Iliade, 1) all’inizio della narrazione, sul lido troviamo il sacerdote Crise che si rivolge ad Apollo per lamentarsi: 35 sgg.; 2) il racconto procede e troviamo Achille sul lido intento a lamentarsi rivolgendosi alla madre [350]; 3) non solo: a 450 Crise prega di nuovo Apollo come già l’aveva pregato all’inizio = formule del primo caso sono ripetute negli altri casi, e anche uno scenario fisico già utilizzato una volta si riflette in una copia uguale) [ha un’utilità mnemonica per cantore e per uditorio] Albert Lord: canti serbocroati], con ..., al Verga dei Malavoglia: proverbi, modi di dire siciliani, Che sono formule che si conformano ad una saggezza extratemporale, esprimono un senso mitico dell’esistenza (che li sorregge e li giustifica): Intanto, cap. 1, 5: padron ‘Ntoni, l’uomo proverbio Poi cap. 10, 7 - Che vuol dire che il mare ora è verde, ed ora è turchino.... stasera ... la Maruzza ci farà trovare una bella fiammata e ci asciugheremo tutti. Il mare Dio lo fa di vari colori perché il marinaio possa leggervi il tempo che farà (e così è per la luna e il vento): il proverbio chiude in un giro saldo e immutabile di parole la immutabilità di questi segni e della volontà che vi sovrintende Si noti ancora nel passo: - che nella risposta del nonno ad Alessi c’è l’eco di un proverbio da lui già espresso in I, 25, proprio in fine di capitolo (Scirocco chiaro e tramontana scura, mettiti in mare senza paura); - che il proverbio Buon tempo e mal tempo ..., così come quelli che seguono Mare bianco ... Mare fresco ... Quando la luna è rossa ... Acqua di cielo...: sono nella raccolta di Pitrè 2 inoltre. dove si narrano gli eventi che precedono la rotta di Roncisvalle: la campagna di Carlo Magno in Spagna. autore un Pataviàn che afferma di attingere alla cronaca dello pseudo-Turpino. delle classi medie e basse. l’abbandono della Francia. Dapprima in lingua francese. oltreché trastullo popolaresco ad opera dei giullari. Abbiamo ca. I suoi testi offrono veri modelli narrativi. figlia del Soldano di Persia. le grandi compilazioni in prosa di Andrea da Barberino Valdelsa (1370ca. Torniamo alla materia francese in Italia: Le storie e i personaggi cavallereschi sono presenti e vivi nell’immaginario collettivo anche italiano.. il rifiuto della corona imperiale.000 fra decasillabi e alessandrini. 3) si ricordino. anche se magari in forme rudimentali (si badi: nella città. Ogni cosa va ricollocata nell’ordine abituale.) 2) altri centri in cui redatti mss. ad es. del Due-Trecento: dove la scrittura è diffusa ormai anche presso ceti poveri e poverissimi. Andrea da Barberino Andrea di Jacopo de’ Mangiabotti da Barberino Valdelsa (1370 ca—1432 ca. facendo il cantimpanca in San Martino del Vescovo (per il pubblico della borghesia emergente fiorentina: artigiani e mercatores). 70 codd. strumento di propaganda religiosa e politica. dove deve stare perché da sempre vi è stata..) = una settantina di romanzi. le imprese in Terrasanta. offertagli da Carlo.-1432 ca. il ritorno e la profezia sulla morte dopo 7 anni. gran parte dei quali quattrocenteschi. probabilmente già nel sec. ecc. un imbonitore di strada. le lusinghe della bella Dionès. ad es. in 16. 3 . cantatore in San Martino del Vescovo a Firenze. il diverbio di Orlando.. in campagna arretratezza maggiore). ad una produzione a trasmissione (per lo più) orale: si ricordi che Andrea era in sostanza un canterino. (attingendo a materiali francesi. 1) Primi documenti letterari nel secondo Duecento (vd. retorici alle successive generazioni. XII (vd. 1320-1340. precoce centro di raccolta di romanzi d’oltralpe. manuale di comportamenti erotici e militari. nella Toscana.. 68-69: dove si noti il dominio della paratassi (un tratto che riporta alla dimensione orale di questa cultura. tolgono terrore al mal tempo quando il mare sembra bollire o si fa bianco come il latte: perché ognuno di questi diventa segno certo e infallibile. magari in lingua franco-veneta (l’Entrée d’Espagne. o suoi o a lui attribuiti. dell’alfabetizzazione. Da noi la materia penetra precocemente. Sono sicuramente suoi. Villoresi pp. nipote dell’imperatore. (da mani italiane) tra fine XIII e primi XIV sec.I proverbi tolgono amaro alla durezza della vita. Federico II . dell’Aspramonte. con lo zio. e venivano dai romans e dalle chansons francesi: letture adatte agli otia di corte. e dunque non tremendo. spesso traducendoli. sempre con attitudine tra il realistico e il ‘favoloso’ Si vd. e gli ultimi anni a conquistare terre e convertire infedeli). di opere sue o a lui attribuite. e da sempre identici sono i segni e i proverbi che vi corrispondono. insomma. Un aspetto che è indipendente dalla questione della diffusione della scrittura. tutti scritti a cavallo dei due secoli (ma non sappiamo cronologia): 1) I Reali di Francia (6 libri) 2) L’Aspramonte (3 libri) 3) I Nerbonesi (7 libri) 4) Il Guerrin Meschino (8 libri) 5) Ugone d’Alvernia (4 libri) 6) Aiolfo del Barbicone. autore dei Reali di Francia (in 6 libri). del’Ugone di Alvernia ecc. stilistici. corti angioina e padana. poi con volgarizzamenti.) visse a Firenze. onomastica e toponomastica). in spagnolo nel 1512). 2) vengono introdotte componenti stilistiche. per Bartolomeo Valdezochio nel 1473 (e sembrerebbe il primo romanzo cavalleresco approdato in tipografia) (Guerrino figlio dei signori di Durazzo. ma tende sempre al realismo e alla concretezza): precisando date e luoghi. col chiaro fine di ‘romanizzare’ le gesta: 1) ogni casato può vantare un capostipite latino. scarta e assume. citando autori e cronache. 3) Problema di auctoritates vere o fittizie. ancora: esotismo e verosimiglianza). taglia e allunga. soprattutto. politici. del San Gradale e del Merlino. alla Composizione del mondo di Ristoro d’Arezzo. Cura la verosimiglianza (pubblico cui si rivolge vuole evasione. segue anche le vicende di molte altre famiglie e di un’infinità di personaggi. dove gli inventari. con contaminazione da eroi dell’altro ciclo (con vere identificazioni. ma di riscrivere un romanzo (e si pensi al Pulci del Morgante). Per quel che si vede. tra casati. e testimoni diretti: Giovanni Vigentino contemporaneo di Ugo d’Alvernia e fedele cronista delle sue imprese. il Guerrin Meschino tradotto in francese nel 1490. volgarizzamenti. i cantari invece erano per popolo minuto. amore. al Milione: dunque. si descrivono vita e abitudini di paesi lontani. 4 . 6) si lascia anche andare a riflessioni di varia natura (su fortuna. due copie del Tristano. Este (fin dal primo inventario di 1436. Stazio. il Barberino non è mai prono davanti ai suoi materiali di riferimento (che sono spesso poemetti francoveneti): traduce. Del fondo cavalleresco estense purtroppo non ci è rimasto praticamente nulla). E dunque. che impone un continuo ripasso delle avventure pregresse. ma anche conoscenze personali di paesaggi italiani. e talora inventa. non solo: anche intromissione di elementi legati alla magia è di ascendenza arturiana. come se Andrea fosse solo traduttore). ma per esigenza di chiarezza del lettore). (per dare anche patina di antichità alle sue storie. coordina. repertorio di mirabilia. richiami danteschi specie nei viaggi ultramondani di Ugo d’Alvernia o Guerrin Meschino). che per giungere alla conoscenza della propria realtà individuale compie un vero e proprio pellegrinaggio attraverso il mondo allora conosciuto. Per le sue cognizioni geografiche e topografiche Andrea attingeva al Roman d’Alexandre. sui buffoni) o lanciando qualche stoccata contro l’apparato ecclesiastico (in cui sente Dante). purtroppo tardi e quattrocenteschi. proverbi e sentenze. Si noti che il suo è un publico alfabetizzato (si tratta di romanzi. uno sforzo mnemonico. Genova: per caratteristiche codicologiche con testi copiati di sicuro a Genova. per valori e morale borghese: con accentuazione di baruffe e faide famigliari. sancite dal passaggio di proprietà delle armi: la spada di Lancillotto passa nelle mani di Buovo e poi di Ulivieri). per soddisfare curiosità e meraviglia degli uditori. la cui princeps e a Padova. e gli si danno spiegazioni pratiche. larghissima ed esibita. ci attestano presenza nelle biblioteche signorili: Gonzaga 1407. oltreché valori ideologici diversi (svalutati gli ideali epici. Almeno nei primi tre. più che battaglie contro infedeli). con versioni toscane da Ovidio. 40 della Laurenziana. una del Girone. morali marcatamente fiorentini e municipali (inserti comico-novellistici. 1) Mentre segue sorti della dinastia reale. con piglio di storico più che di romanziere. corti padane. I testi hanno dimensione seriale. letterarie. che anche il Barberino possedeva: Gadd. religiosi cavallereschi. al Dittamondo. e scendere anche all’inferno. Nel senso che le variazioni avvengono all’interno di ben definiti contesti preesistenti: per un autore come il Barberino (ma anche per gli altri di Tre e Quattrocento) si tratta non di scrivere. Il dialogo col pubblico è costante. Andrea intende ripercorrere le vicende della dinastia reale partendo dall’epoca di Costantino fino al declino della stirpe carolingia. Sicché questi eroi accanto alle armi e agli imperativi religiosi. il miles Christi diviene eroe vagabondo (e nei vagabondaggi sono agevolate le parentesi sentimentali).L’imponente materia è padroneggiata con sicurezza. 4) altri centri di cultura francese in Italia = corte angioina di Napoli. La cultura cavalleresca dell’autore è. Due i romanzi di maggior successo furono i Reali di Francia e. specie per quanto riguarda le genealogie (che vengono declinate non per sfoggio di erudizione. durante la signoria di Niccolò III: tre copie del Lancillotto. 4) apporto di cultura classica modesto (si vd. che non leggeva). subiscono anche l’urgenza delle passioni e il richiamo dell’avventura. 2) Andrea interviene nel racconto. contamina. Visconti. Giustino) 5) Sostanzioso invece apporto arturiano: i personaggi carolingi subiscono confusione nelle norme comportamentali. insomma. che riguarda la maggior parte della produzione cavalleresca. o per note a margine: che rivelano tratti linguistici però pisano-lucchesi. e venivano dai romans e dalle chansons francesi: letture adatte agli otia di corte. che consta di due parti: Meliadus e Guiron le Courtois. Hélie de Born). che rimanda al romanzo francese di Lancillotto del lago. e i presenti. strumento di propaganda religiosa e politica. Merlino) 2) Diffusione popolare mediante i cantari (che trattano materia dell’uno e dell’altro ciclo: precedono cantari di materia arturiana. dove Lancillotto e Ginevra sono corrispettivo letterario di Paolo e Francesca (tra i lussuriosi. oltreché trastullo popolaresco ad opera dei giullari. Merlino è un po’ una copertura per un’accusa contro le nefandezze morali della chiesa di Roma. dopo una battaglia. poi con volgarizzamenti (Roman de Tristan. fra 1271 e 1272). l’Intelligenza. in nona rima AB AB AB CC B) (le nominerà anche Boccaccio nell’Amorosa Visione: vd. due alla Marciana: 644. col protagonista che incointra bellissima dama. Notare che le due coppie di amanti adulteri (Lancillotto-Ginevra [moglie di Artù]. Tristano-Isotta [moglie di Marco di Cornovaglia. Volgarizzamenti Con l’età comunale: esigenze di un pubblico sempre più largo e di estrazione borghese: i libri d’armi e gli amori dei cavalieri erranti escono dalle sale dei castelli ed entrano negli studioli o nelle bisacce dei mercanti. 1) Dapprima in lingua francese. V 125-138: episodio famoso. Appendice XXIX. cioè si fermano alla sezione del ciclo intitolata Lancelot du lac e dedicata alla passione peccaminosa. per filtro che bevono s’innamorano …]) sono nominate già nell’Intelligenza (287. banditore del Comune fiorentino. almeno stando a documenti pervenutici). del Meliadus e del Guiron le Courtois in lingua d’oïl su commissione del principe Edoardo. di fine 1200. Rustichello [si ricordi: compagno di prigionia di Marco Polo. che merita discorso a parte. ne rerano i testimoni ). forse Curzola. 1463. in questo caso Galehault. fine ‘200-inixi ‘300.) Ma con Petrarca siamo probabilmente già al termine del processo di assimilazione della materia. del Roman de Tristan. Le storie e i personaggi cavallereschi erano presenti e vivi nell’immaginario collettivo italiano. ecc. del ciclo arturiano (a proposito di Galeotto. Cupidinis III. perlopiù anonimi. dato dalla donna al suo fedele. XIV). li roi d’Engleterre» (forse auctoritas fittizia?). Sempre per quel che riguarda la fortuna di tale materia in Italia: 1) Tr. 2) Tre racconti del Novellino (27. 82) hanno come protagonista Lancialotto (attingendo materia dal Lancelot du lac) 3) Inf. Milione 1298] Rustichello redasse il ms. Era siniscalco di Ginevra. il Guiron le Courtois. spicca Antonio Pucci. Tra gli autori di cantari. tra coloro che la «ragion sommettono al talento»). b) anonimo veneziano (forse frate minore. in crociata indetta da Luigi IX. manuale di comportamenti erotici e militari.. della BNP fr.Narrazioni in lingua d’ oïl compilate in Italia a) Rustichello: ms. zio di Tristano: Tristano incaricato di andare a prendere la sposa. rielaborati. Che comporta anche aggiustamenti ideologici. Anche se c’è familiarità con le narrazioni del Lancelot. per piglio antighibellino). 45. del Palamedés. che va richiamato anche per Decameron. 79-84. 4-6: poema allegorico. trascritti. Galehault: il bacio era pegno o investitura d’amore. del sec. Si noti che Paolo e Francesca non leggono «avante». 1295. erede al trono inglese (forse incontrato in Sicilia o in Terra Santa. I Plantageneti risultano protettori anche di altri più o meno misteriosi romanzieri (Gautier Map. il Lancelot. di cui s’innamora e che vie in un fastoso palazzo d’oriente ove regna con la sua corte in un perenne clima di festa. nel ciclo (con la Mort le roi Artu e la Queste du Saint 5 . e fr. Tavola Ritonda. quel che è certo è che sue fonti principali sono il Tristan. che tra 1276 e 1279 scrive le Prophécies de Merlin (in lingua d’oïl) (molti codd. Rustichello dice di attingere sue avventure dal «livre monseingneur Odoard. dopo che per tutto il secolo precedente quelle storie e quei personaggi erano stati letti. ma il padre gli trapassò il petto da parte a parte) e 122 (citato Ganellone = Gano di Maganza. relega i fascinosi personaggi della Tavola Rotonda in una posizione subalterna rispetto ai combattenti per la fede e l’impero: si vd. mentre mostra un totale disinteresse per i materiali carolingi. quando legge Lancelotto o Tristano o alcuno altro colle loro donne nelle camere. tardo (non si sa con più precisione): designa la fisionomia della vedova che è bersaglio della polemica. e l’autore della Commedia se ne mostra ben conscio. ragunarsi [sì come colei alla quale pare vedere ciò che fanno e che volentieri. tra gli altri vizi. Lancillotto. bollando la corruzione morale che serpeggia fra le pagine dei testi arturiani. ma altre citazioni nella Commedia dal Lancelot. con titolo De çio che introvene allo re Milliadus siando 6 . I romanzi arturiani erano già ricordati da Dante nel De v. («Arturi regis ambages pulcerrime» I. come di loro imagina. da Le mort le roi Artu: inf. XI di Amorosa Visione. avvegna che ella faccia sì che di ciò corta voglia sostiene (= dia presto concretezza a ciò che desidera)].Graal. a conferma dell’ambiguità morale di tali favole. La donna va sì in chiesa. corbacho ‘la sferza’]. (ha da fare ben altro: «sufolare ora ad una e ora ad un’altra nell’orecchie. intromissioni novellistiche) che lasciano già intuire direzione cui tenderà materia cavalleresca. vale a dire Carlo Magno e i paladini della sua corte. Il marito lo sa bene. e dice: «che le sue orazioni e i suoi paternostri sono i romanzi franceschi e le canzoni latine. Tristano. segretamente e soli. non letteraria: si vd. anche episodio nell’Elegia di Madonna Fiammetta (nel cap. e tutta si tritola. XXXII 61-2 (citato Mordret. pisano-lucchese. della Forteguerri di Pistoia). il traditore per cui Orlando su sorpreso nell’agguato di Roncisvalle). Roman de Tristan: senz’altro il più fortunato dei testi romanzeschi francesi circolanti in Italia. X 2). ma «senza mai dirne niuno». 2543 (tardo Trecento): il cosiddetto Tristano Riccardiano (esiste anche altra versione toscana. si ha una palinodia dell’eros cortese: da una chevalerie terrienne ad una chevalerie celestielle). dedicato interamente alla rassegna dei personaggi dei due cicli. ecc. soprattutto c. Traduzione più importante è in Ricc. Legge la canzone dello indovinello e quella di Fiorio e Biancifiore e simili altre cose assai». Altri volgarizzamenti in area veneta (più aderenti all’originale francese): spezzone entro lo Zibaldone da Canal (secondo Trecento). Anche Boccaccio. così farebbe. figlio di Artù: cercò di uccidere il padre a tradimento per sottrargli il regno. maggior attenzione al dato realistico. Di provenienza fiorentina e mercantile: con valori ideol. di corvo. sì bene le pare sapere dire a lei»). specie toscana. magari in suffragio dell’anima del marito. «incomincia. della «perversa femina». Dopo aver omaggiato Artù. coubache. cioè d’ascoltarne niuna.. appena giunta. gli strali contro «l’esecrabil sesso femineo» (nel racconto dell’ombra del marito) colpiscono. come Goffredo di Buglione e Roberto Guiscardo 4) Boccaccio: Decameron («… il libro chiamato Decameron. anche le letture della vedova. in un ms. senza ristar mai. Per la donna del racconto quei cavalieri sono soprattutto simboli di virilità sessuale. ne’ quali ella legge di Lancelotto e di Ginevra e di Tristano e d’Isotta e le lor prodezze e i loro amori e le giostre e i torniamenti e l’assemblee. a faticare una dolente filza di paternostri [a sgranare il rosario]. e neppure poi li dice a casa. Inferiorità è comunque morale. el. ma forse fr. cognominato Prencipe Galeotto») Nel Corbaccio vero e proprio trattato misogino [titolo: dispreg. ma per tirare l’aiuolo [tendere le reti]». 8) tutto dedicato alla morte di Tristano e Isotta. e letterari già caratteristici (quali: pragmatismo spirituale. e così d’ascoltarne ora una e ora un’altra. or dall’una mano nell’altra e ora dall’altra nell’una trasmutandoli». XVIII 41: Carlo Magno e Orlando sono (nel cielo di Marte) tra i martiri della fede. come Petrarca e Dante. come che questo molto grave le paia. oltre a Decameron. insomma per adescare «giovani e prodi e gagliardi e savi». Diverso destino spetta agli eroi del ciclo carolingio: nei loro confronti c’è rispetto e anmirazione (sono i milites Christi): Par. tuttavia ci va non per «adorare. infatti. egli si dilunga nella descrizione di «più mirabil baronia». spag. Più elaborata l’Historia di Merlino. descrivendo le belle «alberghiere» dove trovano riparo i cavalieri erranti. in sei libri. unita a lui indissolubilmente dopo che entrambi hanno bevuto magico filtro. pagani e cristiani si mescolavano (e il personaggio dal XIII comparirà in testi di ogni genere: Novellino. Codd. Per il filtro. Molte scene ricche di pathos e liriche. che oltre a rielaborare originalmente i copioni. perduti) che Lovato de’ Lovati dedicò alla storia di Tristano e Isotta. quattrocentesco Pl. personaggio più buffo già del Tristan. L’autore conosce diversi romanzi francesi. fiorentino di simpatie guelfe (conservato però solo in cod. o Tristano Veneto (a Vienna: fine Quattrocento). superiore anche a Lancillotto. Merlino: interesse per questa figura in cui elementi magici e religiosi. ma libro-guida è Tristano riccardiano. Tavola Ritonda: la più rilevante fra le compilazioni nostrane di materia arturiana. E anch’essa frutto di un rimescolamento e rielaborazione di materia merliniana (a segnalare sempre maggiore indipendenza narrativa degli scrittori italiani). i personaggi sono al di sopra di ogni condanna morale. II II 68). LXXXIX della Laurenziana): che si rifà liberamente alle Prophécies e altri testi merliniani. per la prima volta a Venezia nel 1480 e più volte ristampata. e proprio la sua morte segnerà il declino della corte di Cornovaglia. dove specie di protettore del casato estense. Dinandano. 7 . Nella Tavola Ritonda l’eroe principale è Tristano. pur entro una narrazione delle gesta dei cavalieri carolingi). ma anche per dottrina di amor cortese e per devozione cristiana. ma didattici e moralistici. Tristano entra a far parte del consorzio degli eletti alla corte arturiana (interpolazione già nel Tristan en prose). la Fiorita di Armannino. Storia di Merlino di Paolino Pieri. ed. ma anche dettagli realistici e ridanciani (vd. 27: metà Trecento) e alla BNCF (Magl.andado a chaçare. riconverte anche dettami cavallereschi per un pubblico con mentalità borghese: ad esempio. E la narrazione non ha intenti galeotti. fino al Furioso. suo rivale nel celebre duello al petrone di Merlino. insieme alla versione francese del Tristan. del 1391. Si tratta di scrittore di mestiere. cavaliere con qualche macchia e tanta paura. Si ricordi anche il poema (in esametri latini. con culmine nella passione travagliata per Isotta. che con i suoi commenti toglie ogni aura leggendaria alle imprese degli eroi della Tavola Rotonda). Di Tristano si narra la vita. più antichi sono alla Medicea Laurenziana (XLIV. cioè verso organismi sempre più ampi che portano al poema cavalleresco vero e proprio: che sarà destinato alla lettura più che all'ascolto) 2. L. 4 voll). 1914. sono firmate e corredate da esaurienti bibliografie. in sede critica e storico-letteraria. Martino del Vescovo.. accresciuta e provvista di indici 1984. il Filostrato del Boccaccio è del 1336-1337. 2. o la Ponzela Gaia.. oltreché a Bologna. Milano. leggendario o anche religioso. il più antico o quasi: 1343-1345. durata non eccessiva (per non stancare): che si canonizzerà in unità di recitazione di 50-70 ottave (ma questo nella fase 'ciclica'. Bari. ai movimenti e ai generi letterari. XIV. Padova. Laterza. dapprima spicciolate (specie della scuola danconiana). Spesso anonimi (come il famoso Cantare di Fiorio e Biancifiore. a proposito del Cantare 8 . semicolto. in qualche luogo adatto. o cantimpanca (saliva su una panca). di tema guerresco. cioè un canterino che doveva rallegrare le cene e le veglie dei Priori). 1914).Vd. 1. che erano in genere anche gli autori del testo. Con edizioni. i caratteri si inseriscono in quelli di una cultura ancora ORALE: . Verona. Le voci sono dedicate agli autori maggiori e minori (non minimi). Genere che è stato rivalutato. 16 del «Giornale storico della letteratura italiana». e cantari leggendari) 1) Lingua e struttura: Veniva in genere recitato davanti a un pubblico da un cantastorie.Cantari Innanzitutto. popolareggiante) Il cantare è dunque un poema (può essere diviso in più cantari: lunghezza canonica attorno alle 5070 ottave. a Treviso. Dizionario critico della letteratura italiana. racchiusa in uno o due cantari. quando ogni unità tende a moltiplicarsi fino a 6-8 cantari. Cantari leggendari. ma non sempre). UTET (I ed. è bene vedersi la voce di Eugenio Ragni sui 'cantari' nel vol I del DCLI (cos'è) sul genere dei cantari. . soprattutto per l'opera benemerita di Ezio Levi: Fiore di leggende. All'interno di un ampio spettro di possibilità narrative (già accennate. Branca. del Levi anche I cantari leggendari del popolo italiano nei secoli XIV e XV. dopo però che la scuola storica ha avuto grandi meriti nella riscoperta e valorizzazione di tale repertorio. per gran parte. Abbiamo testimonianze un po’ in tutte le città toscane: a Firenze in piazzetta S. si noti anche che a Firenze c’era la figura del referendario. 1974. con l'accompagnamento di viola o altro strumento a corde. e operavano un po’ in tutte le città. Serie prima. tra '300 e '400. priva di indugi lirici e descrittivi.forma breve. in seguito più sistematiche. nei pressi delle case Alighieri.. II ed. o La donna del Vergiù. cavalleresco. Si accompagnavano con la musica (di cui si è perduta oggi ogni traccia: il discorso vale per tutta la nostra produzione antica in versi) Si può vedere xilografia iniziale di Apollonio in stampe fiorentine: giovane che suona viola davanti ad uditori. ai periodici. in origine orale e popolare (anche se non esclusivamente). La genesi del genere è nel sec. ecc. e lo sviluppo è tumultuoso. aggiornata. Cantari antichi editi e ordinati da E. suppl.narrazione rapida ed evidente. non destinati alla lettura ma all’ascolto = pertanto. 3 voll. è un capitolo tutto novecentesco. diretto da V. In breve: che sotto il termine cantari si classificano quei componimenti in genere in ottava rima di carattere narrativo e di ambito giullaresco (come a dire. ma anche di paternità certa (Pucci: Cantari della guerra di Pisa. eroico. amori.). tale rinvio alla fonte a volte potrebbe alludere ad un dato reale. 8). riallacciandosi ad avvenimenti già noti. liberata da un celestiale cavaliere eremita (Galasso) Il canterino si appella sempre all'auctoritas di un 'libro': vd. LEVI. in proposito. dalla foresta. riferito dal cappellano al miles protagonista in nome proprio: sulla scorta del mitico Bruto. agiografiche. Corte di Artù in pericolo per un cavaliere inviato da un fata malvagia con armi incantate. novellistiche). I. 3) solo conformandola alle esigenze della nuova forma in cui è offerta (dirò distesamente: esposizione dettagliata che si soffermi sui luoghi da porre in evidenza o da accompagnare con una spiegazione particolareggiata: dire in breve. ad esempio. Altro tema dei cantari arturiani: l'itinerario di formazione di un giovane cavaliere. I cantari fiabeschi e arturiani. libro). per es. mediante formule: in cui si usano di solito tre termini (storia. insomma. storiche. vedono l'attribuzione a personaggi della Tavola Rotonda di avventure derivate dal repertorio fiabesco. II. figlio di Enea e fondatore della Britannia. ma c'è da notare che il topos era di lunga tradizione. già presenti cioè nella memoria collettiva. alla conquista di una sposa e di un regno.dei cantari = epico-cavalleresche. incantesimi 3. come dice Cabani. con allusione ad una fonte scritta che il canterino riproporrebbe oralmente (si instaura. e forse anche poco familiari al grande pubblico nel loro complesso. Era già nella Chanson de Roland. S'intenda: mondi di prodezze. che si sovrappone a quella scrittura/oralità): : L'arcivescovo Turpino resta l'auctoritas per eccellenza della tradizione epica italiana. come compagno di Carlo Magno in Spagna nel 778. con quella fiabesca e leggendaria che appare la più antica (non a caso Levi iniziò la sua edizione di cantari proprio da qui). ma anche antica (ciò che ne rafforza l'autorità). ma dire tutto. 104 sgg. dove allevato dalla madre. In genere. avventura fiabesca condotta sulla falsariga del De Amore di A. in modo da fornire loro uno sfondo prestigioso e solenne. è narrata nei cantari del Bel Gherardino e nel più tardo Liombruno senza alcun rapporto col mondo arturiano. questo motivo è ridotto a topos. Cappellano (II. Col che già ci si avvia verso il problema del carattere formulare del linguaggio. ottenuti attraverso la vittoria su una serie di incantesimi (Carduino) III. che erano troppo ampie e complesse. pur trasformando l'aggettivo brito. Ad esempio: la vicenda del cavaliere che ottiene l'amore di una fata. nei testi italiani viene ad incrociarsi col processo reale della dipendenza dei testi italiani da originali francesi o franco-veneti: insomma. però.. mitologiche. autore. tradisce il segreto di questo amore e infine lo riconquista. trattamento del modello del canterino: solo in qualche caso si trattava di sezioni ricavate direttamente dalle compilazioni in prosa arturiane. La fonte poi non è in genere solo scritta. 2) sforzandosi di seguirla. In qualche caso la fonte scritta c'è. 9 . Questo lo fa per autenticare la sua storia. pp. e identificando il castello in cui sono gli oggetti da conquistare con quello di Artù (vd. che il canterino 1) pone in rima. attacco di Bruto di Bretagna (o Bertagna): vedi. tradizionale opposizione autore (del libro)/ narratore (canterino). senza disperdersi in dettagli fuorvianti o inutili o noiosi). alla corte di Artù. ed è riconoscibile: Brito (o Bruto) del Pucci. ma un rielaboratore. la Donna del Vergiù. di C. riduce al minimo le descrizioni. fin dall’inizio troviamo ricordati e attestati giullari. Tutto al fine di catturare l’attenzione del pubblico (perché quella canterina era un’arte commerciale).argomenti classici (epici e mitologici: Pirramo e Tisbe. laudi narrative: La Passione di Nicolò Cicerchia. Dice in proposito Balduino: Non originalità di temi e di immagini. . Ponzela Gaia). quanto alle fonti e al trattamento della materia. storici: I Cantari della guerra di Troia. Liombruno.Il canterino non è un creativo. riproporre temi e storie già variamente noti. è in genere un rielaboratore. elaborazioni stilistiche che rechino l’impronta vigorosa i una personalità. più semplicemente. . Loro compito e scopo era. pp. CABANI. La fanciullezza di Gesù di Fra Felice Tancredi da Massa.: si vd. Il canterino di solito. o meglio può avere al massimo qualche utilità pratica: è difficile spesso un preciso incasellamento. Storie di Enea. i ricordati Cantari della guerra di Pisa del Pucci. 10 . dunque. povera e ripetitiva. Orlando). ecc. solleticando sentimenti religiosi. anche di amplificare l’aspetto emozionale. ma prendono poi a soggetto. più o meno capace. accentua le allusioni grassocce o trivializza gli intermezzi erotici (che sono elemento costitutivo). antagonismi bellici. più o meno capace.leggendari e cavallereschi (cicli arturiano: Paris e Vienna. La leggenda di santo Giosafà di Neri Pagliaresi ). inedite soluzioni inventive e meno ancora sottili analisi psicologiche dovremo chiedere all’abilità professionale dei canterini. di lavori altrui (materia di Francia. Non destinati alla lettura ma all’ascolto ( per gran parte i caratteri si inseriscono in quelli di una cultura ancora ORALE): di questa recitazione i cantari serbano tracce evidenti: formule di apertura e chiusa che non hanno rapporto col resto perché erano tradizionali. raggruppate attorno a temi ugualmente standardizzati. e in cui chiaramente la trasfigurazione fantastica non può aver luogo. Progne e Filomena. quello di rielaborare. canterini: per i quali abbiamo studi (ad esempio. ecc. Cerca. sempre facilmente intelligibile (anche se non sempre grammaticalmente ineccepibile) e insieme così incisivo. efficace da poter avvincere un pubblico borghese e popolare. esposizioni dense di dottrina e di erudizione. come ad es. di lavori altrui o di trame note: Si tratta di rielaborazioni in chiave . e sottolinea poi aspetti strani. accogliendo o sviluppando elementi fiabeschi e fantastici.dunque . maestria tecnica e retorica d’alta scuola. precisi avvenimenti storici. 59-60). senza contare che da simile classificazione restano esclusi non pochi componimenti che del cantare hanno i caratteri esteriori precipui. Per quel che riguarda la nostra letteratura. 2: «per darvi diletto chiaramente / di novità. cercando vo le carte / e quel che piace a me vi manifesto»): dato poi il pubblico non cortese o colto cui si rivolge. battute proverbiali. diffondere. composto di uditori e solo incidentalmente di lettori (Letteratura canterina.agiografici e devoti (vite di santi. spiriti di parte. Fierabraccia. De Amore. specie per la sintassi). farcisce il testo di stereotipi espressivi (lingua formulare. La caccia di Meleagro. infra) un creativo. annulla le sfumature psicologiche dei personaggi (rigidamente suddivisi in buoni e cattivi).popolare di . miscelati con elementi realistici. La distinzione in tipi è puramente teorica. formule convenzionali. per lo più d’attualità e di risonanza municipale o al massimo regionale.o di materia già dei lais ( Florio e Biancifiore. non è (in genere: ma vd. ciclo carolingio: Spagna. I Fatti di Cesare). Gismirante II. adatta e semplifica la trama. ritagliandoli in serrate sequenze narrative ed esponendoli in un linguaggio piano. Boccaccio. però. Le forme del cantare epico-cavalleresco) che hanno messo in rilievo il carattere formulare legato proprio alla performance orale. . mentre testo rivela anche caratteri settentrionali: è da vedere se tali caratteri sono originari o sono frutto di una precedente trascrizione in area settentrionale]. almeno nei più antichi. Per la questione discussa dell'origine (canterina. che in parte sarà soppiantato proprio dall’ottava. che trovò sua consacrazione proprio attraverso la letteratura canterina.insieme a varie altre forme per il serventese. che sarà a lungo usato nella narrazione epico-cavalleresca. BALDUINO. che è – si badi – la data delle copiatura. 93-140). 74-75 (pp. VIII 1416. narrativa. Si tratta di un metro chiuso. 1336-1337 in ipotesi di datazione più alta. …. contiene guasti di copia. mentre d’altra mano. 95-97). il più antico conservato] è copiato. 2) per venire gradualmente. cioè canti o libri (o anche cantari: di 40-50 strofe ciascuno. ca. anzi si ha la prima attestazione dell’ottava narrativa. scritto a Napoli (la vicenda dell'amore di Trolio e Criseida: Troilo abbandona il campo troiano per amore di Criseida). o tutte e due da un tradizione antecedente?) si rimanda BELTRAMI parr. dal Pulci al Tasso almeno. da chi era stato in possesso del codice). prima del 1349. Z – chiusa. Petrarca e altri poeti del Trecento. Pazzaglia. si legge la data 1349 (una data messa lì incidentalmente. che corrispondevano alla durata di una singola séance. Chi lo inventò dunque? Boccaccio? I canterini stessi? O deriva in entrambi da una tradizione precedente? 11 . se non nel 1343. senza soluzione di continuità. VIII 1416 [segnatura] poco dopo il 1343 (Il cod. secondo ipotesi di datazione più bassa. Si tratta cioè di un metro legato da una rima che passa dall’una all’altra strofetta. che ne rappresenta la testimonianza più antica. Ma è comunque un organismo strofico ad alto potenziale narrativo. AAAb. 25r «Mcccxliij adj XV daghosto». non per la prima volta [lo possiamo dire in base al fatto che l'attestazione ms. come la terza rima dantesca [ma si pensi anche alla Caccia di Diana del Boccaccio]: ABA. Magl. «Pater semper incertus»: ancora sulle origini dell'ottava rima (in Boccaccio. ad A. e acquisita allo stile elevato grazie a Boccaccio.A … Z. in uso nella poesia epica. EffG …. alle estremità da margini solo doppi A.2) Metro: Strumento metrico l’ottava toscana. di pugno del copista: a c. CDC. in genere per il poema allegorico-didascalico. Spongano. boccacciana. che è metro 'aperto'. un metro incatenato (il cui modello potrebbe anche essere nelle terzine incatenate di sonetto: CDC DCD. Le ottave sono di solito organizzate in sezioni. c. in cui si legge la data. lo contiene alle cc. si avrebbe. perché ben si prestava anche all’accompagnamento del liuto o della viola. specie su base tetrastica: da quella più arcaica. contenute entro una sezione unitaria (copiata dalla stessa mano). 1) È il metro narrativo per eccellenza della nostra tradizione.Z -. BBBBc. sostituito dall’endecasillabo sciolto (che era già apparso nel duecentesco Mare amoroso. YZY. è serventese. cc. l'anonimo Cantare di Florio e Biancifiore [il più antico che ci è giunto: capiamoci. 52v. 25r-52r. Allora: il Fiorio e Biancifiore fu copiato. all’inizio di diversa sezione. o 1339. CddE. usato spesso per cataloghi ed elenchi] Querelle sulla paternità del metro: Nel Filostrato del Boccaccio. per risorgere poi nel ‘500 a nuova vita). con collegamento di rima da una terzina all'altra). AbbC. e soprattutto che il copista è toscano. cioè seduta di recitazione). in fogli rimasti bianchi. o su base ternaria. o poco dopo. Ottava narrativa (ABABABCC). esclusive ad esempio nel continuum testuale del Fiore). che fu usato –dopo Dante. 3) altro metro narrativo della tradizione antica. nel Magl. senza collegamento di rima tra le strofe (a differenza di terzina. Su un manuale di metrica (Beltrami. nel corso del ‘500. ecc. almeno dal quarto decennio del Trecento (l'origine è discussa). religiosa. 31r-47r.) è bene vedersi la voce sull'ottava rima. CCCCd …. pp. a quella che si stima più recente. BCB. Graf]. 2) la vicinanza (anche tematica. bisogna guardarsi dalla troppo disinvolta pratica della retrodatazione in auge con la scuola storica [indirizzo di studi prevalso fra Otto e Novecento. 12 . che si trova in laudi o componimenti giullareschi. al massimo due in più o meno rispetto ad una data misura di base). all'endecasillabo non canonico (negli accenti). o ballata Oiditi bona gente AB AB AB BX. quando non siano il frutto di imperfetta registrazione da parte di copisti di livello culturale non alto). anche fuori d'Italia. I. data la vicinanza delle date. Contrario: Balduino: il quale fa notare (vd. spesso si osserva l'alternanza di due misure.Pro attribuzione a Boccaccio. alla filologia e alla riscoperta dei documenti: nomi quali D'Ancona con suo insegnamento pisano. dai primi del regno d'Italia alla prima guerra mondiale: indirizzo legato al positivismo e alla scienza. PD I. p. Si noti che a questa canzone dell’amico Cino (conosciuto a Napoli) il Boccaccio rendeva omaggio in quattro ottave entro la quinta parte del Filostrato. canzone di Guittone Gente noiosa e villana. che. Gorni (di cui si può vedere Le forme primarie del testo poetico. Il Filostrato è definito dall’autore come «canzon pietosa») con la canzone di Cino La dolce vista e ‘l bel guardo soave (ABAB BcccdD. a c. che traveste mitologicamente gli amori pastorali di Africo e Mensola. GSLI a Torino ad opera di Novati. e quindi nel Ninfale fiesolano (1344-46?). Mussafia. I: Teoria e poesia. o meglio escursione nella misura sillabica dei versi. ha schema ABABABAB. Einaudi. Il Boccaccio userà poi l’ottava anche nel Teseida (1339-41?). 1336-1338. 56 strofe. Torino. 3. pp. ma può diventare ottonaria. ad esempio novenario-ottonario: vd. è arduo pensare che dipenda dal metro del Filostrato (ad ogni modo. di ottava siciliana). da cui P. 200.AB. il primo e unico esempio di ottava isolata [però: a rima alterna]. 439-518. L'omo fo creato virtüoso. per l’ottava: pp.. C'è anche da dire: che l'ottava di Boccaccio è regolare (rispetta le misure e gli accenti). PD. III: Le forme del testo. Rajna. da cui Ferrari e Pascoli. o anche viceversa]. 227: dove cioè la misura di base è novenaria. e dunque nel caso del Fiorio. di A. e sirma con combinatio CC). Balduino (che pensa invece ad origine da ballata o metri vicini del repertorio laudistico) ha segnalato metri affini: ad esempio. suddiviso in dodici libri. o laude per San Domenico Meraviglioso beato. in Letteratura italiana. mira a realizzare in volgare il genere epico sul modello dell’Eneide. alle rime imperfette (aspetti che ad ogni modo potevano essere 'recuperati' nella recitazione. Renier. 498-501). Dionisotti. quella dei cantari è invece un tipo piuttosto diverso: forte tendenza all'anisosillabismo [c'è versificazione isosillabica e c'è quella anisosillabica: oscillazione. che risulterebbe come ‘travestita’ in ottava rima. Asor Rosa. e costituisce l’archetipo della poesia pastorale in volgare. che lo conserva (come nella formulazione famosa di De Robertis).AB. con schemi di lauda (una lauda jacoponica. Carducci a Bologna. caso di Fiorio) che ai cantari è difficile si possa attribuire altra data che quella del ms. p. nr. 1984: vol. Guglielmo Gorni: G. che a proposito dell’origine ha notato: 1) l’epitaffio di Giulia Topazia entro il Filocolo. considerata come una strofa con fronte AB. i Cantari della Guerra di Pisa. ci sarebbe. che se davvero la svolta nel metro è stata impressa dal Filostrato.). per paradosso. anche ad applicare lo stesso criterio ad opere firmate e datate o databili con sicurezza: Filostrato e Filocolo – come detto – risulterebbero opere di fine Trecento. quello lirico (come potrebbe un metro lirico essere adibito a funzioni narrative?. non fanno testo. Balduino si prova. a partire da un antigrafo già alterato. la nona rima dell’Intelligenza: ABABABCCB. non solo: specie nel primo caso (che pure narra la stessa vicenda del Fiorio e Biancifiore: e si è anche asserito che l’autore del cantare non facesse che versificare il Filocolo!). XC sup. si chiede Balduino. pp. Possibile. Ancora sulle origini dell’ottava rima. Additional 21246 della British Library. quando la tradizione manoscritta del Filocolo e Filostrato è piuttosto limitata e decisamente più tarda rispetto al momento della loro composizione (per il Filostrato: ms. E. Olschki. a catena. la corruttela è tale che lascia supporre la presenza di errori prodottosi. stampata da De Robertis. nel breve giro di pochissimi anni i canterini siano stati in grado di assimilare il metro e maneggiarlo con la maestria di cui danno prova ? E possibile. editoriale. che di quei poemetti del Boccaccio nessun canterino dia prova di una conoscenza diretta? Per la verità. non da Balduino-Crescini. la Caccia di Diana e l’Amorosa Visione del Quattrocento.A. in proposito. esemplato nel 1375 se non una decina d’anni dopo. La sua proposta è che Boccaccio o chi per lui poté ispirarsi a ‘quasi ottave’ già utilizzate (es. soprattutto. 2) Quanto alla tesi di De Robertis: Balduino dice che è ineccepibile da una prospettiva ecdotica. ci riporta agli anni 1362-64). d’altra parte. ecc. 93-140). l’aggiunta o la rielaborazione di questa o quella stanza. ma i toscanismi sono in minoranza entro un testo che ha colorito 13 . o la ballata-contrasto Oi bona gente. assai lontane dalla frequentazione di un canterino: nel caso del Filocolo. Ma diversa è l’esigenza di chi fa storia della cultura. l’unico sicuramente databile. da chiarire il ruolo di Antonio Pucci. essendo la sola che pone al riparo da arbitrarie e indebite mescolanze fra redazioni diverse. In secondo luogo: il copista è un toscano sicuramente (ci sono toscanismi: come brulo. 1) La cui obiezione principale a Gorni riguarda il fatto che se l’origine fosse il Filocolo o il Filostrato. dei suoi testi in ottave. 1984. si tratta di individuare il momento storico in cui un testo come questo cominciò a vivere. soprattutto «Pater semper incertus».). ecc. dal Teseida. si noti che il B. i casi numerosi di epitesi in –e. 104: essendo irreperibile un lacerto trecentesco di cui si aveva notizia). oditi et intenditi: ABBBBX. solo distico che chiude stanza 14: tanto ch’erano mesi ispeso in uno brulo: più crescono in uno mese che un altro in tre. il testo con errori giunto a noi testimonia un processo di alterazione che può essersi generato solo attraverso una serie di passaggi intermedi e nel corso di anni (sufficienti a riportarne la genesi a prima del Filocolo). Non è qui in questione la scelta fra l’una o l’altra variante. che qui si basano su altro testimone) A parte l’ipermetrie. 3) Il testo magliabechiano del Fiorio e Biancifiore non offre un testo che si possa ritenere vicino a quello di un autografo: si vd. Balduino (si vd. il Ninfale fiesolano del 1414 (Laur. il Filocolo: fine Trecento). che in una tradizione come questa. (che è lez. Balduino obietta poi anche che all’ipotesi di derivazione ciniana osterebbe l’appartenenza ad un genere diverso. si tratta di opere erudite. Petrarca e altri poeti del Trecento. che era a stretto contatto col Boccaccio ed è autore di cantari leggendari fortunatissimi (ma Balduino nota che. tra l’autografo perduto e il primo esemplare rimastoci va postulato più d’un passaggio intermedio. Insomma. dovremmo spiegare come quel metro passasse in breve volgere d’anni alla fortuna larghissima dei cantari. in Boccaccio. muoveva dall’intenzione di sottrarre la leggenda ai «fabulosi parlari degli ignoranti». Resta il fatto che la poesia dei cantari ha lasciato poi tracce copiose nell’opera boccacciana. bensì al cantare italiano. per la modesta sua cultura. ecc.settentrionale. va anche riconsiderata la matrice ‘toscana’ dell’ottava (il metro. della circolazione già trecentesca. è proprio da testimonianze boccacciane che noi sappiamo ad es. il quale. e la dichiarata attenzione verso queste forme di paraletteratura non devono stupire in un autore che dà varie prove della sua dimestichezza col genere (anzi. di versioni cioè ‘antiche’. va approfondita l’ipotesi avanzata dal Roncaglia che la matrice fosse francese. 8. Concl.. potrebbe anche esser nato in Veneto: o meglio. cossa ‘coscia’. L’ipotesi più verosimile è che testo rimonti ad un antigrafo settentrionale. nord-orientale più esattamente se non il Veneto o Venezia (basava. bategiati. A questo punto. damiselle. 2) e così il Corbaccio e il Cantare del Bel Gherardino. 14 . copiato da un copista toscano. non possiamo sapere) comune anche a poemetti che ci son giunti invece solo in documenti del ‘400: 1) Decameron. avrà cercato solo in pochi casi di ricondurre la lingua dell’esemplare a quella toscana. agiurro ‘azzurro’.). che solo presenta il personaggio maschile di Guglielmo]. rime quali sollaccio: palaccio : braccio. per via della citazione di Marco Bello che “combattea con l’orso” (anche questo personaggio tutto italiano). e come tale più accessibile nella marca trevigiana e dintorni). cioè. o meglio: della circolazione di materia (in che forma. ci fa sapere che “Dioneo e la Fiammetta cominciarono a cantare di messer Guiglielmo e della Donna del Vergiù” [il riferimento non va al francese Chatelaine de Vergy. per Balduino. Sarà anche da valutare possibilità che sia stato Pucci il vero tramite (nell'ipotesi che Boccaccio sia l'inventore) per la diffusione canterina del metro dell'ottava. pp.: mise in rima nel Centiloquio la Cronica di G. esempi a p. La Bettarini analizza la disputa in versi con Boccaccio. Villani: interrotto al canto 90). La prima data in ottave riporta agli anni della guerra di Pisa (1362-64): in età matura (tre anni di guerra. laudi. SPCT. filigrana utile per datazione del ms. di cui riassume in sette cantari gli avvenimenti). Il Boccaccio poi imboccherà. la cui lezione affiora peraltro in più punti della sua opera. Kirkup (che contiene solo materia pucciana = * BNCF N. d'amore (corona del 'messaggio d'amore': 19 sonetti). 1050 (raccolta di rime volgari) A. Brito di Brettagna. A. e quindi Guardiano degli Atti del tribunale della Mercanzia dal 1371 al 1382 (il tribunale commerciale di Firenze. assai divergenti dalle antiche più modeste e convenzionali. Autografi suoi: Laur. in I cantari: struttura e tradizione. Spongano nel 1970. come è emerso da recentissime indagini di William Robins: vd. Insieme al Sacchetti (1332-34 . con l'Ameto e soprattutto col Decameron altre strade. anche di notevole estensione: 1333 (Novello sermintese lagrimando. Olschki. Bendinelli Predelli. ecc. Gismirante. che anticipa con sua rima quella dei versi lunghi della successiva). 274 di Beltrami. i creditori di inadempienti o di commercianti in bancarotta per cercare di recuperare il dovuto). Vero codificatore del genere: coetaneo e amico del Boccaccio.-1388) Cantimpanca fiorentino. De Robertis in introduzione a Cantari novellistici. di M. autore anche di poesia gnomica (Noie). Tra di loro c'è scambio i cortesie e ammiccamenti. e lo spostamento nell'orbita del Petrarca. 1337 ecc. caudato: tre endecasillabi a rima baciata più un verso breve. 333 [vd. Bruni Bettarini (Intorno ai cantari di Antonio Pucci. oltreché scambio di battute. inondazioni.) e Ricc. affidata alla canzone Perch’io so poco e d’apparar mi giova. Il passaggio al nuovo metro (per cui vd. 19-20 marzo 1981. Commentatore in versi delle principali occasioni di cronaca e storia contemporanea (guerre: in serventesi storici. arcaicizzanti. sia per rievocare trame leggendarie (Apollonio di Tiro. la peste del 1348. amico-maestro: il Pucci e Boccaccio trascorrono una trentina d'anni della loro vita nello stesso periodo e nella stessa città: tra 1341 e 1375. con Boccaccio che propone una 'quistione d'amore' con Due belle donne nella mente Amore. per esempio per la vittoria della lega antiscaligera nel 1337. La reina d’Oriente. cui Pucci risponde con Tu mi se' entrato sì forte nel core. e ipotizza che il Pucci poco dopo il 1350 (ma potrebbe essere stato anche 15 . Del cantare in ottave si servì sia per narrare vicende storiche contemporanee (la guerra tra Firenze e Pisa del 1362-64). sulla base del cod. Atti del Convegno internazionale di Montreal. Anna Bruni Bettarini ha segnalato una serie di argomenti che coinvolgono il rapporto con Boccaccio. con stesso titolo del Convegno bolognese del 1961). Picone e M. Madonna Lionessa). ha notato che le opere più antiche di argomento politico sono nel metro del serventese (vd. rivista fondata da R. 1335. 2000. 1984. su inondazione dell’Arno del 1333). fino alla ballata Oh Lucchesi pregiati (che porta al di qua del 1370).] che raccoglie molta parte della sua produzione datata o databile). ma con un ruolo pubblico ben preciso: Banditore e Approvatore del Comune fino al 1369. ecc.. ott. p. Fino a lasciare quasi del tutto la musa volgare. cui si rivolgevano ad es. a c.1400) è un rappresentante di spicco del gusto municipale e popolareggiante della Toscana medievale. 143-60) A proposito della ‘carriera’ pucciana. FI.Antonio Pucci (1310 ca. 61. X) deve probabilmente molto a frequentazione del Boccaccio. Tempi 2 (del 1362 ca. L’apparenza godereccia viene sfruttata dal maligno imperatore di Roma. da proporre alla conoscenza di tutti agli amanti e in primis alla sua dama. Nasce una bambina. Kirkup (cc. che viene stigmatizzato dalla fedele Berta. viene richiesta come sposo per la figlia dell’imperatore di Roma. Una volta cresciuta. che lo insidia. Ma qui si ha primo miracolo: un angelo le fornisce una verga che ella scaglia fra i nemici e torna immediatamente in Oriente. La donna si presenta al re come redivivo Salomone. ma il compimento di questa impresa è solo premessa: infatti. Di materia arturiana sono: . tra i due giovani. nel solo Ricc. la giovane. 3-5) nella recente edizione dei Cantari novellistici. personaggi e animali fantastici si susseguono nel 16 . che la costringe a venire a Roma a giustificarsi. il re allora cede. e dà sentenza: se saranno però di più o di meno di due once. dopo l’impatto con la verità. si stabilisce un tenero rapporto. altrimenti a corte non si mangia ‘né sera né mattina’. indicando la maniera di salvare lo sposo. Gismirante. e in genere all'aristocraticità dell'arte boccacciana. quando il marito muore. che indicherà le parole fatali per il demonio. È storia di un cavaliere che deve reperire fresche novelle. come ufficio.il Bruto di Brettagna (46 ottave). altrove per argomento) e alla Reina d'Oriente. dovrà risponderne lo stesso re. il capello d’oro che Gismirante ha ricevuto dalle mani di una fata (la quale ha fornito altre indicazioni: la stravagante abitudine di una bellissima principessa. di circondarsi cioè delle caduche gioie mondane. 25r-27r) . è mosso dal desiderio di conquistare la creatura dalla chioma meravigliosa. Pucci è autore di cinque cantari leggendari (almeno. la quale. riporta insieme la «carta delle regole d’amore». In due cantari. Nessuno può spiarla: chi lo facesse. Racconta storia del cavaliere bretone. Reina d’Oriente: più celebre dei cantari pucciani (in quattro canti). e alle sue resistenze tenta di ucciderla. da cui avrebbe ricevuto stimolo per intraprendere la carriera del cantimpanca (recita alle mense dei signori. invocando aiuto da Macometto. e la mancata risposta alle esigenze di una cultura vulgata). quelli riconosciuti): A parte l'Apollonio di Tiro (vd. La prima uscita di Gismirante soddisfa il desiderio di novità che è legge alla corte di Artù. 44-57). Bologna). datato 1432 (con * firma finale del Pucci). celebre trattato cortese (un’allusione la si coglie sin dalla seconda ottava: «Leggendo un giorno del tempo passato / un libro che mi par degli altri il fiore»). lo vincolava ad un’opera di moralizzazione del clero (e qui Pucci ha modo di riprendere costumi corrotti di frati e ecclesiastici di Roma. che ogni anno la vigilia di san Martino se ne va nuda a pregare in chiesa. con la testa piena solo di lais o leggende medievali). Il novello uomo suscita però a questo punto le voglie della Dama della Spina.i due cantari del Gismirante (45 + 61 ottave). che la madre nasconde sotto spoglie maschili. Siena. della superficiale versatilità del Pucci. Un nuovo angelo appare e comunica alla fanciulla che per intervento divino le sarà fornito ciò che le manca. Salomone è vincolato da una visione che. Gismirante: (nel solo Ricc. decide di rivelare tutto all’imperatore. Qui è poi in attesa di un figlio. Il che serve anche a sfatare il mito. 2873 (cc. 2823) dimensione favolistica ancor più evidente. creduta un uomo. La reina ha modo originale di praticare la contemptio mundi. propalata dal Levi. la protagonista viene presentata come santa donna: viveva casta e faceva penitenza). che partito alla conquista dello sparviere di re Artù. da cui nuovo intervento di angelo. verrebbe condannato a morte). Le nozze avvengono. e recita a san martino davanti al pubblico di popolani). sono editi (nn. Su modello agiografico (del resto. che le manda un demonio di nome Ronciglione. non si ha tuttavia subito il riconoscimento tra moglie e marito. Questi decide di verificare di persona il sesso del genero mentre farà il bagno. incuriosito. Madonna Lionessa (49 ottave): il consorte di Lionessa è condannato ad aver tagliate due once di lingua per le sue profferte di amore alla regina di Francia. Bruto: Il nucleo viene dal De Amore Andrea Cappellano. Dopo la liberazione del prigioniero. nel cod.prima: dico io) guardasse alla poesia canterina come alternativa non ancora affermata a interpretare i canoni di una letteratura accessibile a un pubblico più vasto (in polemica col Decameron. e si getta nell’avventura: incantesimi. non vedendosi ubbidita. Qui la insidia. l’incontro in un bosco con una fata che lo soccorre con un cavallo pregiato. che riparte dalla fata della selva (si tratterà di uccidere il selvaggio. un aquila. Il grifone aveva già aiutato a guadare un fiume).cantare: Gismirante salva tre animali (un grifone. Tuttavia. 17 . ma l’anima del selvaggio vola via in un passerotto. il cinghiale troncascino: quando Gismirante lo colpisce. l’eroe può godere della fanciulla. e qui interverrà lo sparviero. interverrà ancora un ‘uom selvaggio’ che gli toglie di nuovo la donna. uno sparviero. la cui anima è protetta da un animale che è il terrore di Roma. che si ripresenteranno in un secondo momento quali aiutanti). Gismirante potrà allora tornare da Artù in compagnia della principessa. ciò che riapre il processo avventuroso. dal suo corpo morto esce una lepre che sarà presa coll’aiuto dell’aquila. per fuggire il pericolo.non può sfidare Mandricardo. con ferita immedicabile nel cuore: 27. è un Tipo narrativo: corrisponde a Thompson K (categoria delle Deceptions ‘inganni’) 1836 e. travestita da uomo. finisce al servizio del Soldano. Ariosto. 1956. si prende alcune gioie della donna. Exempls. ecc.). che sostiene invece la tesi che le donne non vanno biasimate. si accorda con una donna che frequenta la moglie di Bernabò. 110-111.1-74: storia raccontata dall'oste. diciamo che scegliamo questa edizione per comodità] un cantare di Antonio Pucci (1310-m.che non accetta quella scelta (che egli imputa alla leggerezza del sesso femminile: vera tirata contro le donne: 121). si appunta un neo sul corpo. guerra contro Pisa del 1342 ecc. A Classification of Narrative Elements in Folktales. Tasso. Jests Books and Local Legends. [i tipi sono stati catalogati dalla scuola finnica di Antti Aarne = nel 1910 Aarne diede un indice internazionale dei 'tipi'. la natura fraudolenta delle donne. la donna. 6 voll. sulla scorta del Valier* [*Valerio (Valier) Giovan Francesco († 1542): gran novellatore. Fables. Rodomonte. fa allora venire davanti al Soldano Ambrogiuolo e Bernabò. lascia l'accampamento moresco. la moglie si salva miracolosamente). che sono in parte frutto del ‘travestimento’ dell’editore. soprattutto. riferisce e vince la scommessa (vicenda che ha affinità con Cantare di Madonna Elèna: dove la scommessa era tra due cavalieri di Artù). 9 Bernabò Lomellin da Genova vanta la virtù e l'onestà della moglie Zinevra davanti ad altri mercanti. Fiore: X cantare. è per rispondere all'adulterio continuo e diffuso dei mariti]. torna. 179 sgg. = senza farsi incantare dalla cantabilità e scorrevolezza di questi versi. il maggior rimatore del Trecento (dopo la morte di Boccaccio e Petrarca): autore di cantari. non crea dal nulla. ma le donne si fanno gioco di lui: innamorato di Doralice. e Stith Thompson: nel 1956. cronista della storia della sua città (serventesi su fatti naturali ed eventi politici: alluvioni. s’introduce di nascosto nella sua casa. il servo ha pietà di lei e la lascia andare pur raccontando di averla uccisa (nel cantare.). Il travestimento da uomo della donna. sensibile alle lusinghe. quando sa che la donna gli preferisce Mandricardo. 1966 È un portato del Formalismo russo (che ragionava in termini di motivi e intrecci: perché afferma l’idea che l’artista non crea l’immagine. pp. 1837 Disguise [travestimento] of woman in man's clothes. la scopre nuda mentre dorme di notte. per dimostrare. Ambrogiuolo se ne va a Genova. forse l'ultimo revisore del Cortegiano]. 18 . 116 sgg.A proposito della Reina del Pucci consideriamo la novella del Dec. incontra Ambrogiuolo e da lui viene a sapere dell'inganno. insomma costituzionalmente infedele. peste del 1348. 2 rivista ed. . divulgatore (mette in rima la Cronica del Villani. sonetti. e tramite il Soldano costringe Ambrogiuolo a rivelare la verità. e disputa con Ambrogiuolo da Piacenza. che sostiene invece che la donna è volubile. 130 sgg. re di Algieri. cui risponde [75-83] un vecchio astante. di Bernabò Lomellin da Genova II. ma la eredita). e se una commette adulterio. scrive un capitolo in lode di Dante). Boiardo. forte e tracotante. 1966 diede traduzione ampliata dell'indice di Aarne]. per intenderci). Ballads. che sono traditrici. fino al colpo di scena per cui Zinevra rivela la sua vera identità]. 1380?). [28. Fabliaux. dopo aver ricordato che la letteratura canterina è l’antecedente diretto dei cicli cavallereschi e romanzeschi del Quattro-Cinquecento (Pulci. scommettono [la scommessa sulla fedeltà delle donne è anche nel canto xxviii del Furioso: tra Rodomonte e l'oste (27. Copenhagen. Myths. Medieval Romances. il marito uccide i due figlioletti. e vorrebbe affidare al duello il giudizio. dopo che il re Agramante ha sentenziato che Rodomonte . fiorentino. Bernabò ordina allora a un servo di uccidere la donna. Un altro esempio riguarda la Reina d’Oriente [vedi testo su Levi. serventesi. invece. laude. Stith Thompson = Motif-Index of Folk Literature. che è la confidente della figlia dell'imperatore. nonostante la regina madre tema una vendetta allo svelamento della vera identità del promesso sposo. X. Egli intercede dunque perché la donna sia liberata. dopo una fase (o anche senza) di travestimento: che nel cantare in questione occupa il II e il III cantare Reina d’Oriente (A. ma appare un cervo e. vale la pena di ricordare anche gli altri cantari. l'attira a palazzo. e nella colluttazione che segue uccide la madre dell'imperatore. le sorprende abbracciate e in atteggiamento equivoco. il re d'Oriente la scarcera e la invita a lasciare la terra. in tutto 12: vd. viene e convince tutti della sua condotta esemplare. un po' troppo tempestivamente. indice). Ma l'esibizione delle sue nudità provoca l'innamoramento di un'altra regnante (ciò che darà materia per un quarto cantare. che lo attira in trappola lungo la via del ritorno in Oriente. il falso principe è avvertito delle intenzioni dell'imperatore. Tornata in Oriente. è denunziata al papa dall'imperatore di Roma: perché vuole.intercede perché Dio le accordi la grazia di un erede. (II cantare) La donna viene inseguita dalle truppe imperiali. che è stata avvertita segretamente dallo sposo.su richiesta della regina . un’occhiata la possiamo dare anche a questi endecasillabi. in realtà. vivono una relazione amichevole all'insegna dell'«amor fino» (con smorzate allusioni equivoche). Lo possiamo leggere nel Fiore di leggende I serie Cantari leggendari di Ezio Levi. la regina convince il marito a rompere il voto di castità. e organizza un bagno collettivo per accertarsi della denuncia. volendo approfittare di lei. vincendo le resistenze dei nobili del suo regno. ma rapisce madre e figlio e li imprigiona. La fama della sua bellezza e del suo valore si diffonde. Il principe può ora sottoporsi al bagno. impara ad armeggiare e a suonare arpa e liuto. Quando nasce una bambina. ma ora anche segretamente innamorato della bella regnante. L'imperatore. e riceve da un angelo una bacchetta magica. Galatea finge di accettare. tra le sue corna. una falsa reina. Una volta rientrata.La Reina d’Oriente è il più noto dei (cinque) cantari attribuiti al Pucci. Anche qui La vicenda ruota tutta attorno a un motivo (l’immagine). Il papa l'assolve. 1914 (è il nr. Ai sudditi si annuncia la nascita di un erede maschio. La quale si appella alle norme del codice cortese: fa esporre un guanto di sfida. il falso principe rivela alla sposa la verità. la proposta non può essere rifiutata. saggia. obbligandosi in tal modo a osservare la proposta.179 sgg. La figlia dell'imperatore. alle pp. il coniuge muore subito dopo che la regina è rimasta incinta. (IV cantare) L'imperatore corre in aiuto del genero con un esercito. è disperato e implora da Dio la morte. Pucci) (I cantare) La regina d'Oriente. Durante la caccia che precede la prova. casta e virtuosa nonostante il lusso proverbiale della sua corte (che rimanda all'immagine del paradiso deliziano o maomettano). riesce a sconfiggerla. per discolparsi dalle accuse di libertinaggio. Questi richiama a sé con una scusa la coppia. riuscendo a giacere con lui grazie a un incantesimo. è ormai sopraffatta.. quello della metamorfosi sessuale. Fin quando Berta. un angelo che dà notizia dell'avvenuto cambiamento di sesso. si irrita per essere stata rimproverata. invoca l'assistenza del cielo. Intanto il papa convoca l'imperatore e lo induce a pentirsi. Signora della Spina/regina Galatea. In età di sette anni la figlia viene richiamata a corte. la donna reagisce. (III cantare) Celebrate le nozze. Egli convince il papa a convocare in Italia la donna. innanzi tutto ci si preoccupa di darle una buona educazione: viene mandata a scuola a Bologna. Di nuovo Galatea si sottrae con un incantesimo. della giovane (in genere) che cambia sesso. il re di Francia raccoglie. tuttavia solo l'aiuto della regina madre risolve l'assedio e imprigiona la Donna della Spina. e corre a rivelare il singolare ménage all'imperatore. viene subito celata e sostituita con un maschio. è travestita ed educata come un uomo. e ne ottiene la complicità: le due donne fanno voto comune di castità e. la regina. tornate in Oriente. deluso per l'assoluzione. e anche . reggitrice unica del regno a causa della vecchiaia del marito. con cui mette in fuga i nemici. e per costringere il principe a revocare il bando contro di lei chiede aiuto a 19 . viene chiesta in sposa dalla figlia dell'imperatore. impadronirsi dei suoi domini. intanto. la farà sopprimere. II. convincere tutti a far penitenza.: Anche se non tutto coincide: ci sono differenze. le offre in sposa la figlia Olive e la designa suo erede. e si celebrano le nozze. e mette sull'avviso l'imperatore Ottone del pericolo che incombe. lotta per aver salva la vita. Olive acconsente. grazie a Dio e all'aiuto di un altro angelo. un episodio (in 1884 décasyllabes) che si trova nel (primo) supplemento del romanzo di Huon de Bordeaux. soprattutto. c’è il tentativo di incesto del padre come motivo della fuga e del travestimento. Yde vorrebbe sottrarsi. ma trascorso il periodo concordato costringe Yde a raccontarle come stanno davvero le cose. Da dove ha desunto Pucci la sua materia? Il motivo è presente anche: Yde et Olive. 14 della Biblioteca Reale di Torino. passerebbe nel possesso della famiglia dello sposo della figlia). riesce di nuovo a fuggire.) Yde è la nipote di Huon. e a Yde e Olive nascerà un figlio. Poco avanti il parto. Il re di Spagna.per mantenere all'interno della famiglia il regno (che altrimenti. 20 . databile al 1286 ca. prestissimo Ottone sarà chiamato in cielo. dapprima come suo scudiero. Yde è fatta cavaliere. Infine giunge a Roma. (ad es. Yde è sgomenta. che dispone la prova del bagno in presenza di tutta la corte. ma un angelo scende dal cielo e rivela ad Ottone che può stare tranquillo. viene messa a capo di un manipolo di soldati e. inoltre. Gli sposi sono rinchiusi dopo la cerimonia nella camera nuziale. Yde si finge indisposta e chiede una dilazione di quindici giorni prima di compiere il suo dovere coniugale. Yde non può rifiutare. Deve intervenire ancora la regina madre per risolvere. Ancor prima: il motivo è nel racconto di Ovidio di Ifi (Metamorphoseon libri. e suscita il desiderio di cavalieri e baroni. ma anche del padre Florent. che invia il terribile Ronciglione. entro il ms. per il rifiuto opposto dall'imperatore di concedergli la mano della figlia Olive. è desideroso di avere un erede maschile. L'imperatore la prende dunque al suo servizio. IX. ci sono le avventure da cavaliere errante ecc. e condurre la storia al lieto fine. Dall'Aragona si porta dapprima a Barcellona. duelli e battaglie che ne incrementano l'aspetto mascolino. l'incantesimo della Spina. Un inserviente però ha udito la confessione. gli Alemanni vengono assaliti da un esercito spagnolo. che rimane orfana della madre nel parto. e subito va a riferire ad Ottone. per rimpiazzare la moglie defunta e. dove entra al servizio di un capitano di ventura. Ottone allora la nomina Gran Conestabile.Maometto. scortato da leoni e da «seimila porci» che seminano il terrore divorando cose e uomini. La giovane diventa un vero cavaliere errante. la dea Iside appare in sogno a Teletusa. francese L. Huon ha maritato la propria figlia. ma viene catturata da una banda di briganti. che scandalizzati gli ricordano i divieti ecclesiastici contro l'incesto . perché la donna ora è diventata un uomo. ma coll'intervento di Dio e l'aiuto del nonno paterno fugge travestita da uomo (causando la morte per dolore di Florent: come si saprà nella continuazione. qualunque sia il suo sesso. e annuncia alla moglie che se dovesse nascere una bambina. Dalla loro unione è nata Yde. in accordo al principio patrilineare. e le chiede di risparmiare il nascituro. Yde scampa. Yde cresce in bellezza e in saggezza (a sette anni apprende a leggere e scrivere in volgare e in latino). Clarisse. che sarà chiamato Croissant. a Florent d'Aragona. che sta muovendo contro l'imperatore di Roma. nel giro d'un anno. e va incontro a diverse peripezie. qui è defunta la madre. il protagonista della chanson 'madre' del ciclo. La figlia dell'imperatore si mostra comprensiva e non rivela la verità al padre. mette a ferro e a fuoco il paese. libera tutto il regno dall'esercito nemico. La chanson de Croissant).come spiega ai suoi nobili riuniti in assemblea. un gigante di smisurata grandezza. . che decide di sposarla. 669-797): Ligdo aspetta un figlio da Teletusa. Giunta alla pubertà. C. la maledizione sarà valida solo fino al momento della morte di Shikhandin. Il quale. ed ha assunto la sua forma attuale probabilmente verso il 400 d. ma nasce una bambina. viene scelta la figlia di un re e si celebrano le nozze. che raccoglie numerose storie e leggende che costituiscono buona parte del ricco patrimonio mitologico indiano. Ma se ora si ricorre a repertori come quello di Thompson. si può risalire molto più indietro. con ampie sezioni didattiche.Teletusa partorisce una bambina. il padre la fidanza a Iante. del Mahabharata (poema complesso. La bambina. popolare. C. a cui è imposto il nome 'neutro' di Ifi (Iphis). narra l’antica storia del popolo indiano. a. le forze le si accrescono. 21 . che mosso a pietà scambia con lei il proprio sesso fino a quando il pericolo non sarà passato. e altri hanno fatto è di schedare e classificare i motivi e le loro ricorrenze nel patrimonio mondiale della narrativa (popolare. marcia in armi contro Drupada per rimuoverlo dal trono e uccidere Shikhandin. 1812. Drupada e la moglie annunciano però ai sudditi la nascita di un maschio. disperata. C.. da lui apprende la maledizione di Kuvera e torna felice dalla moglie. ancor prima. non sono anteriori al 400 a. chiamano la ragazza Shikhandin e l'allevano come fosse un uomo. si pone il problema del matrimonio. non sono anteriori al 400 a. Bel Gherardino. La dea si manifesta: quando Teletusa esce dal tempio. fino all’India. e invoca l'aiuto di Iside. nella forma in cui ci è pervenuto. d’oriente e d’occidente. C. dalla forma ‘meridionale’ tratte varie versioni) e. Quando si scopre l'inganno.C. nella forma in cui ci è pervenuto.C. di basso rango. 514. d. di Antonino Liberale (II sec. a Ifi Leucippo. i due re si riconciliano.. quello del cavaliere che ottiene l’amore di una fata (Liombruno. Tuttavia. la figlia ha un passo più vigoroso del solito. nel patrimonio leggendario. sempre ambientata a Creta. a Teletusa Galatea. secondi i patti.. ma con nomi diversi (a Ligdo corrisponde Lampros. ma fa credere a Ligdo che si tratti di un maschio. 1321. che anticipava esattamente quella ovidiana. è educata come un maschio. 1836 e.. n. Una volta cresciuta. La stessa vicenda era già stata raccontata nelle Metamorfosi. Ma Kuvera. il padre della sposa. Fino ai racconti indù. furente. e lancia su di lui una maledizione: resterà donna per sempre. 186-192):1 Il re Drupada desidera un figlio per vendicarsi di Bhishma. si reca in un bosco per mettere in atto il suo piano. a Iside Latona). soprattutto. La giovane decide il suicidio. es. Tra gli altri ‘motivi’ diffusi nella letteratura leggendaria e folclorica: si vd. è una raccolta novellistica: tra II e VI sec. Qui incontra uno yaksha. ed ha assunto la sua forma attuale probabilmente verso il 400 d. per intercessione di un altro yaksha. il cui nucleo originario risale forse al VIII o IX sec. del Panchatantra (i ‘cinque libri’.. a. ma non solo). 17. 1837 Disguise of woman in man's clothes). C. è un compendio del patrimonio culturale della casta brahmanica): Drupada e Shikhandin (V. dio della salute e signore dei tesori.. la madre. rimanda il più possibile le nozze. scopre quello che lo yaksha ha fatto. Ponzela Gaia).C. è l’opera più importante dell’India brahmanica: il cui nucleo originario risale forse al VIII o IX sec. un essere semi-divino. Quello che Thompson (numeri K 311. un suo nemico. Tutto si sistema. perde il suo colorito pallido: è diventata un uomo.). si è intanto ripresentato allo yaksha. anche se le porzioni più antiche del testo. anche se le porzioni più antiche del testo. a. 1 Problematica la datazione (oltreché della formazione del testo) del Mahabharata. 163-99). V. comparso in russo nel 1946 e trad. è di tipo morfologico. in italiano nel 1949. il più celebre sostenitore ed elaboratore della teoria sklovskiana. le stesse che nelle Radici sono chiamate 'racconti di fate'). 1966 La struttura e la forma. acquista risonanza internazionale per un saggio di Lévi-Strauss. la prima traduzione. e sincronico.La ricerca di una ‘grammatica’ del racconto è un portato del formalismo e dello strutturalismo: Sklovskij e per l’appunto Propp. che ne riconosceva l'importanza anticipatrice (da noi è stato conosciuto prima quello che è venuto dopo: Le radici storiche dei racconti di fate. trad. Propp 1895-1970 = che impiantò con rigore lo studio dei motivi (alimentando la cosiddetta narratologia o analyse du récit). Riflessioni su un'opera di Vladimir Propp. it. Si tratta di due opere che presentano variazioni: la Morfologia è nata in connessione col formalismo. nell'ed. n. ital. della Morfologia della fiaba. serie M. 1928: tradotto in inglese trent'anni dopo (1958). Con la Morfologia della fiaba. Réflexions sur un ouvrage de Vladimir Propp («Cahiers de l'Institut de Science Economique Appliquée». pp. marzo 1960. in una lingua occidentale). appunto. 22 . si dedica infatti a identificare gli elementi costanti e le regole uniformi (una grammatica o sintassi) con cui sono costruite certe fiabe ('di magia'. La Structure et la Forme. 7. e a lungo l'unica.