Araldi del Vangelo 092 2010-12

March 26, 2018 | Author: FedericoPGallo | Category: Saint Joseph, Mary, Mother Of Jesus, Saint, Divine Grace, Jesus


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Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DR PD - Contiene I.R.- Periodico dell’Associazione Madonna di Fatima - Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione Numero 92 Dicembre 2010 Il primo tra i santi Salvami Regina Gustavo Kralj Chiesa di Santa Caterina - Terra Santa N el Natale il nostro animo si apre alla speranza contemplando la gloria divina nascosta nella povertà di un Bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia: è il Creatore dell’universo, ridotto all’impotenza di un neonato! Accettare questo paradosso, il paradosso del Natale, è scoprire la Verità che rende liberi, l’Amore che trasforma l’esistenza. Nella Notte di Betlemme, il Redentore si fa uno di noi, per esserci compagno sulle strade insidiose della storia. Accogliamo la mano che Egli ci tende: è una mano che nulla vuole toglierci, ma solo donare. (Benedetto XVI, Messaggio Urbi et Orbi, 25 dicembre 2005) SommariO Salvami Regina Periodico dell’Associazione Madonna di Fatima - Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione Scrivono i lettori ���������������������������������������������� 4 ...................... Il primo tra i santi (Editoriale) . . . . . . . . . . . . Consiglio di redazione: Guy Gabriel de Ridder, Suor Juliane Vasconcelos A. Campos, EP, Luis Alberto Blanco Cortés, Madre Mariana Morazzani Arráiz, EP, Severiano Antonio de Oliveira Amministrazione: Via San Marco, 2A 30034 Mira (VE) CCP 13805353 Aut. Trib. Padova 1646 del 4/5/99 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DR PD Contiene I.R. www.araldi.org www.salvamiregina.it San Tommaso Becket – “Non ti è lecito”! Con la collaborazione dell’Associazione Privata Internazionale di Fedeli di Diritto Pontificio Araldi del Vangelo Viale Vaticano, 84 Sc. A, int. 5 00165 Roma Tel. sede operativa a Mira (VE): 041 560 08 91 La voce del Papa – L’Europa deve aprirsi a Dio ...................... ........................ 6 Commento al Vangelo – Due silenzi che hanno mutato la Storia ...................... 10 18 ...................... ...................... 40 46 I Santi di ogni giorno Il dono della sapienza dal vivo ...................... 36 È accaduto nella Chiesa e nel mondo Storia per bambini... Un regalo per Gesù Bambino Un’opera d’arte teologica ...................... 32 5 Anno XII, numero 92, Dicembre 2010 Direttore responsabile: Zuccato Alberto I Santi Innocenti – Testimoni del trionfo di Gesù 22 ...................... 48 Montaggio: Equipe di arti grafiche degli Araldi del Vangelo Stampa e rilegatura: Pozzoni - Istituto Veneto de Arti Grafiche S.p.A. Via L. Einaudi, 12 36040 Brendola (VI) Gli articoli di questa rivista potranno essere riprodotti, basta che si indichi la fonte e si invii copia alla Redazione. Il contenuto degli articoli firmati è di responsabilità dei rispettivi autori. Segno di una Notte Felice Araldi nel mondo ...................... 26 ...................... 50 S crivono Ricca di ottimi articoli e notizie Ho ricevuto con immensa gioia e ringrazio per avermi gentilmente inviato la rivista Araldi del Vangelo. La conoscevo già da molto tempo, precisamente da quando la leggevo tramite un amico sacerdote. Oltre ad avere una veste grafica singolare, la rivista è ricca di ottimi articoli e di notizie molto attuali riguardanti la nostra Madre Chiesa. Vi auguro un fecondo apostolato, in Cristo. Mons. Hugo da S. C., OSB Presidente della S­ ocietà ­Brasiliana di Canonisti Brasília – Brasile Strumenti della Nuova Evangelizzazione Ho la benedizione di appartenere ad una famiglia cattolica dove il Signore Gesù e la sua benedetta Madre, la Vergine Maria, hanno scelto due persone che hanno detto Loro di sì! Sono i miei nipoti, che hanno sentito il richiamo ad essere araldi e si trovano da due anni nel Seminario degli Araldi del Vangelo, uno in Brasile, l’altro in Colombia. La benedizione per la famiglia di mio fratello e tutti noi è molto grande, poiché è aumentato, dopo ciò, l’amore di Dio nella nostra casa. Per mezzo della vostra rivista, vediamo il lavoro che svolgete e come è grande la missione di questi giovani, grandi servitori e costruttori del Regno sulla Terra, veri strumenti della Nuova Evangelizzazione. Luis A. R. C. Guatemala – Guatemala Solida dottrina cattolica Vorrei sapere, se possibile, il motivo del ritardo dell’invio delle riviste nei mesi di settembre e ottobre scor4      Salvami Regina · Dicembre 2010 i lettori si. Purtroppo non ho potuto far tesoro della riflessione di Mons. João Scognamiglio Clá Dias per la preparazione della mia omelia, nella domenica corrispondente, poiché la rivista è arrivata dopo, sebbene ne abbia tratto vantaggio per la mia meditazione personale. La rivista continua ad essere eccellente, con una salda dottrina cattolica, marcatamente mariana e volta a rinsaldare la nostra unione col Romano Pontefice. Don Carlos da S. de O. Petrópolis – Brasile Articoli così interessanti come Qumran Desidero ringraziarvi per l’invio della vostra rivista e per il lavoro che realizzate teso ad offrire a tutti i lettori articoli interessanti come Qumran, dell’edizione dello scorso settembre, o Storie per bambini e quanto riguarda la nostra Madre Santissima, i santi e le missioni che gli Araldi del Vangelo realizzano nei diversi Paesi. Che Nostro Signore continui a benedirvi e vi conceda tutto il necessario per andare avanti, specialmente in questi tempi in cui le cose sembrano diventare più difficili per i cristiani e i cattolici in molte parti del mondo. María I. M. Concepción – Cile Molte volte dimentichiamo i Sacramentali Sono catechista e a volte do un aiuto nella formazione di altri catechisti. Consulto sempre la rivista Araldi del Vangelo, perché trovo in essa tanto buon materiale per la nostra formazione. Parlo non solo per me, ma anche per i miei colleghi, poiché conversiamo a lungo concordando su quanto sia importante appoggiare queste opere apostoliche, essendoci così pochi operai per una messe pressoché incontenibile. Prendiamo coraggio grazie agli eccellenti esempi che ci arrivano con la vostra rivista; mi riferisco in particolar modo agli straordinari insegnamenti del Santo Padre Benedetto XVI, che la rivista riporta sempre fedelmente, come un’eco, e a tutto quanto essa ci riferisce quando tratta temi d’attualità. Ha suscitato in me vivo interesse, nel numero dello scorso agosto, l’articolo sui Sacramentali, poiché molte volte li dimentichiamo o addirittura li disprezziamo, mentre sono di enorme aiuto per ottenere una vita più in conformità con la nostra Fede. Come è bello contare su operai apostolici che ci sostentano con l’alimento che perdura! Continuate così, poiché la messe è grande! Grazie per averci fatto conoscere e amare i tesori della Chiesa Cattolica. Lucy V. Ambato – Ecuador Trasformazione spirituale e sociale Da molto tempo ricevo a casa la Rivista Araldi del Vangelo. È con molta gioia e gratitudine che la leggo, poiché l’impegno nel rafforzarci nella Fede è dimostrato con la saggezza ineguagliabile dei suoi articoli. Conservo tutti i numeri ricevuti e credo piamente che la mia trasformazione spirituale, sociale e personale si debba alle letture di questa così importante rivista. Erico de M. M. Via e-mail – Brasile Qualcosa di nuovo e interessante Ringrazio tantissimo per l’invio della rivista; è molto emozionante leggerla ogni mese, quando ci arriva. Ogni membro della nostra famiglia scopre in ogni numero qualcosa di nuovo e interessante che lo aiuta nella sua crescita spirituale. Margarita A. de G. Aguascalientes – Messico Editoriale Il primo tra i santi a di Fatima - Maria, Stella della Nuova Evange lizzazione D Poste Italiane s.p.a. - Spedizi one in Abbona mento Postale - D. L. 353/200 3 (conv. in L. 27/02/2 004 n° 46) art. 1, comma 2, DR PD - Contien e I.R. - Periodic o dell’Ass ociazione Madonn 92 Numero e 2010 Dicembr Il primo tra i santi Salvami R egina San Giuseppe col Bambino Gesù Monastero Carmelitano a Brescia (Foto: Hugo Grados) al 1223, anno in cui San Francesco d’Assisi organizzò per la prima volta una rappresentazione del Natale per spiegare meglio al popolo il mistero dell’Incarnazione, ogni dicembre si allestiscono presepi, dai più semplici ai più raffinati, nelle chiese e nelle case devote. Per quanto il numero di figure in essi rappresentate possa persino oltrepassare il centinaio, gli elementi centrali rimangono invariati: il Bambino nella mangiatoia, affiancato da sua Madre e San Giuseppe. Sì, San Giuseppe è sempre presente, ma per molte persone, il suo ruolo nell’Incarnazione è sconosciuto. Molti lo ricordano appena come un povero e umile falegname, rari sono coloro che, effettivamente, hanno un’idea più approfondita del valore reale di quest’uomo ineguagliabile. Ora, come sarebbe dovuto essere scelto dalla Provvidenza un uomo per la missione di convivere con Gesù e Maria, di proteggerLi e mantenerLi? La risposta può esser trovata applicando anche a lui un ragionamento simile a quello usato nei confronti di Maria Santissima. Quando nel 1854 il Beato Pio IX ha proclamato il dogma dell’Immacolata Concezione nella Bolla Ineffabilis Deus, ha affermato che il Padre aveva da preparare per suo Figlio Unigenito una Madre in cui fosse accumulata, “molto più che in tutti gli angeli e santi, l’abbondanza dei doni celesti tratti dal tesoro della Divinità”. Occorre chiedersi, allora, quale non deve essere stata la cura del Creatore nello scegliere, fin da tutta l’eternità, anche uno sposo castissimo per la sua Prediletta! Dio, che tutto fa con infinita perfezione, avrebbe predisposto per Lei un uomo che Le fosse, in qualche modo, proporzionato, arricchendolo di un immenso patrimonio di doni, a cominciare da quello della sapienza, che gli avrebbe dato la possibilità di vedere e giudicare tutte le cose attraverso gli “occhi” divini. Destinato ad esser padre adottivo di Dio, raggiungendo così la stessa Unione Ipostatica, San Giuseppe era così profondamente vincolato al Redentore che la sua genealogia è citata subito all’inizio del Vangelo di San Matteo, con lo scopo di dimostrargli la discendenza diretta da Davide (Mt 1, 1-17). Oltre a questo, San Giuseppe è stato colui che ha condotto la Madonna a Betlemme affinché si compisse la profezia in cui lì sarebbe nato il Salvatore (Lc 2, 4-7). Fu sempre lui che portò la Madre e il Bambino in Egitto, fuggendo da Erode come era stato predetto in un altro passo delle Scritture (Mt 2, 13-15). E fu anche colui che decise di stabilirsi con Loro a Nazareth di Galilea, secondo quanto annunciato dai Profeti (Mt 2, 19-23). Per questo, i suoi stessi conterranei chiedevano: “Per caso non è lui Gesù, il figlio di Giuseppe, il cui padre e la cui madre conosciamo?” (Gv 6, 42). Nella bolla Ineffabilis Deus, Pio IX sostiene anche che Dio ha unito il Salvatore e la Madonna in un’indissolubile alleanza: “Né Maria senza Gesù, né Gesù senza Maria”. Non è esagerato affermare che alla Madre e al Figlio abbia ascritto anche San Giuseppe, il primo tra tutti i santi.  Dicembre 2010 · Salvami Regina      5 La voce del Papa L’Europa deve aprirsi a Dio Il contributo specifico e fondamentale che la Chiesa vuole dare all’Europa si centra in questa realtà semplice e decisiva: Dio esiste ed è Lui che ci ha dato la vita; Lui non è antagonista dell’uomo e nemico della sua libertà U na frase della prima lettura afferma con ammirevole semplicità: “Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù” (At 4, 33). In effetti, al punto di partenza di tutto ciò che il cristianesimo è stato e continua ad essere non si trova un’iniziativa o un progetto umano, ma Dio, che dichiara Gesù giusto e santo di fronte alla sentenza del tribunale umano che lo condannò come blasfemo e sovversivo; Dio, che ha strappato Gesù Cristo dalla morte; Dio, che farà giustizia a tutti quelli che sono ingiustamente gli umiliati della Storia. “Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono” (At 5, 32), dicono gli Apostoli. Così infatti essi diedero testimonianza della vita, morte e resurrezione di Cristo Gesù, che conobbero mentre predicava e compiva miracoli. A noi, cari fratelli, spetta oggi seguire l’esempio degli apostoli, conoscendo il Signore ogni giorno di più e dando una testimonianza chiara e valida del suo Vangelo. Non vi è maggior tesoro che possiamo offrire ai nostri contemporanei. 6      Salvami Regina · Dicembre 2010 Così imiteremo anche san Paolo che, in mezzo a tante tribolazioni, naufragi e solitudini, proclamava esultante: “Noi […] abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi” (II Cor 4, 7). Rapporto basato sulla logica dell’amore e del servizio Insieme a queste parole dell’Apostolo dei gentili, vi sono le parole stesse del Vangelo che abbiamo appena ascoltato, che invitano a vivere secondo l’umiltà di Cristo, il quale, seguendo in tutto la volontà del Padre, è venuto per servire, “e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mt 20, 28). Per i discepoli che vogliono seguire e imitare Cristo, servire il fratello non è più una mera opzione, ma parte essenziale del proprio essere. Un servizio che non si misura in base ai criteri mondani dell’immediato, del materiale e dell’apparente, ma perché rende presente l’amore di Dio per tutti gli uomini e in tutte le loro dimensioni, e dà testimonianza di Lui, anche con i gesti più semplici. Nel proporre questo nuovo modo di relazionarsi nella comunità, basato sulla lo- gica dell’amore e del servizio, Gesù si rivolge anche ai “capi dei popoli”, perché dove non vi è impegno per gli altri sorgono forme di prepotenza e sfruttamento che non lasciano spazio a un’autentica promozione umana integrale. E vorrei che questo messaggio giungesse soprattutto ai giovani: proprio a voi, questo contenuto essenziale del Vangelo indica la via perché, rinunciando a un modo di pensare egoistico, di breve portata, come tante volte vi si propone, e assumendo quello di Gesù, possiate realizzarvi pienamente ed essere seme di speranza. Chi va in pellegrinaggio a Santiago cerca di incontrarsi con Cristo Questo è ciò che ci ricorda anche la celebrazione di questo Anno Santo Compostelano. Questo è quello che nel segreto del cuore, sapendolo esplicitamente o sentendolo senza saperlo esprimere a parole, vivono tanti pellegrini che camminano fino a Santiago di Compostela per abbracciare l’Apostolo. La stanchezza dell’andare, la varietà dei paesaggi, l’incontro con perso- L'Osservatore Romano ne di altra nazionalità, li aprono a ciò che di più profondo e comune ci unisce agli uomini: esseri in ricerca, esseri che hanno bisogno di verità e di bellezza, di un’esperienza di grazia, di carità e di pace, di perdono e di redenzione. E nel più nascosto di tutti questi uomini risuona la presenza di Dio e l’azione dello Spirito Santo. Sì, ogni uomo che fa silenzio dentro di sé e prende le distanze dalle brame, desideri e faccende immediate, l’uomo che prega, Dio lo illumina affinché lo incontri e riconosca Cristo. Chi compie il pellegrinaggio a Santiago, in fondo, lo fa per incontrarsi soprattutto con Dio, che, riflesso nella maestà di Cristo, lo accoglie e benedice nell’arrivare al Pórtico de la Gloria. Tragedia dell’Europa: considerare Dio come antagonista dell’uomo Da qui, come messaggero del Vangelo che Pietro e Giacomo firmarono con il proprio sangue, desidero volgere lo sguardo all’Europa che andò in pellegrinaggio a Compostela. Quali sono le sue grandi necessità, timori e speranze? Qual è il contributo specifico e fondamentale della Chiesa a questa Europa, che ha percorso nell’ultimo mezzo secolo un cammino verso nuove configurazioni e progetti? Il suo apporto è centrato in una realtà così semplice e decisiva come questa: che Dio esiste e che è Lui che ci ha dato la vita. Solo Lui è assoluto, amore fedele e immutabile, meta infinita che traspare dietro tutti i beni, verità e bellezze meravigliose di questo mondo; meravigliose ma insufficienti per il cuore dell’uomo. Lo comprese bene santa Teresa di Gesù quando scrisse: “Solo Dio basta”. È una tragedia che in Europa, soprattutto nel XIX secolo, si affermasse e diffondesse la convinzione che Dio è l’antagonista dell’uomo e il nemico della sua libertà. Con questo si voleva mettere in ombra la vera fede biblica in Dio, che mandò nel mondo Il Papa Benedetto XVI, dopo la celebrazione della Messa nella Piazza dell’Obradoiro a Santiago di Compostela suo Figlio Gesù Cristo perché nessuno muoia, ma tutti abbiano la vita eterna (cfr. Gv 3,16). L’autore sacro afferma perentorio davanti a un paganesimo per il quale Dio è invidioso dell’uomo o lo disprezza: come avrebbe creato Dio tutte le cose se non le avesse amate, Lui che nella sua infinita pienezza non ha bisogno di nulla? (cfr. Sap 11, 24-26). Come si sarebbe rivelato agli uomini se non avesse voluto proteggerli? Dio è il fondamento e l’apice della nostra libertà Dio è l’origine del nostro essere e il fondamento e culmine della nostra libertà, non il suo oppositore. Come l’uomo mortale si può fondare su se stesso e come l’uomo peccatore si può riconciliare con se stesso? Come è possibile che si sia fatto pubblico silenzio sulla realtà prima ed essenziale della vita umana? Come può essere rinchiuso nella mera intimità o relegato nella peDicembre 2010 · Salvami Regina      7 nombra ciò che è più determinante in essa? Noi uomini non possiamo vivere nelle tenebre, senza vedere la luce del sole. E, allora, com’è possibile che si neghi a Dio, sole delle intelligenze, forza delle volontà e calamita dei nostri cuori, il diritto di proporre questa luce che dissipa ogni tenebra? Perciò, è necessario che Dio torni a risuonare gioiosamente sotto i cieli dell’Europa; che questa parola santa non si pronunci mai invano; che non venga stravolta facendola servire a fini che non le sono propri. Occorre che venga proferita santamente. È necessario che la percepiamo così nella vita di ogni giorno, nel silenzio del lavoro, nell’amore fraterno e nelle difficoltà che gli anni portano con sé. Croce e amore: sinonimi nella nostra Storia L’Europa deve aprirsi a Dio, uscire all’incontro con Lui senza paura, lavorare con la sua grazia per quella dignità dell’uomo che avevano scoperto le migliori tradizioni: oltre a quella biblica, fondamentale a tale riguardo, quelle dell’epoca classica, medievale e moderna, dalle quali nacquero le grandi creazioni filosofiche e letterarie, culturali e sociali dell’Europa. Questo Dio e questo uomo sono coloro che si sono manifestati concretamente e storicamente in Cristo. Cristo che possiamo trovare nei cammini che conducono a Compostela, dato che in essi vi è una croce che accoglie e orienta ai crocicchi. Questa croce, segno supremo dell’amore portato fino all’estremo, perciò dono e perdono allo stesso tempo, dev’essere la nostra stella polare nella notte del tempo. Croce e amore, croce e luce sono stati sinonimi nella nostra storia, perché Cristo si lasciò inchiodare in essa per darci la suprema testimonianza del suo amore, per invitarci al perdono e alla riconciliazione, per insegnarci a vincere il male con il bene. Non smettete di imparare le lezioni di questo Cristo dei crocicchi dei cammini e della vita, in Lui ci viene incontro Dio come amico, padre e guida. O Croce benedet- ta, brilla sempre nelle terre dell’Europa! Il contributo della Chiesa: vegliare per Dio e vegliare per gli uomini Lasciate che proclami da qui la gloria dell’uomo, che avverta delle minacce alla sua dignità per la privazione dei suoi valori e ricchezze originari, l’emarginazione o la morte inflitte ai più deboli e poveri. Non si può dar culto a Dio senza proteggere l’uomo suo figlio e non si serve l’uomo senza chiedersi chi è suo Padre e rispondere alla domanda su di lui. L’Europa della scienza e delle tecnologie, l’Europa della civilizzazione e della cultura, deve essere allo stesso tempo l’Europa aperta alla trascendenza e alla fraternità con altri continenti, al Dio vivo e vero a partire dall’uomo vivo e vero. Questo è ciò che la Chiesa desidera apportare all’Europa: avere cura di Dio e avere cura dell’uomo, a partire dalla comprensione che di entrambi ci viene offerta in Gesù Cristo. (Passi dell’omelia a Santiago di Compostela, 6/11/2010) Il limite del potere politico La Storia insegna che ignorare o distorcere i valori essenziali dell’essere umano conduce spesso a ingiustizie e totalitarismi. N on c’è progresso giusto né bene comune universale senza il bene spirituale e morale delle persone, considerate nella loro totalità di anima e corpo. Senza questo requisito irrinunciabile, la vita pubblica si debilita nelle sue motivazioni e “i di8      Salvami Regina · Dicembre 2010 ritti umani rischiano di non essere rispettati o perché vengono privati del loro fondamento trascendente o perché non viene riconosciuta la libertà personale” (Caritas in veritate, n. 56). Tali valori fondamentali sono profondamente radicati nella verità dell’essere umano che, creato a immagine e somiglianza di Dio, costituisce di per sé il limite di ogni potere politico e, allo stesso tempo, la ragione del suo servizio. A tale proposito la storia insegna che ignorare o distorcere questa verità sull’uomo conduce spesso a ingiustizie e a totalitarismi. Inve- L'Osservatore Romano ce quando lo Stato si dota degli strumenti legislativi e giuridici adeguati affinché essa venga generosamente salvaguardata e favorita, il regime di libertà e di autentica partecipazione civile si consolida, il tessuto sociale si fortifica e l’assistenza ai più bisognosi si rafforza. [...] I sostegni di ogni comunità umana Le autorità ecuadoriane presteranno un gran servizio al Paese se accresceranno questo insigne patrimonio umano e spirituale, dal quale si potranno trarre energie e ispirazione per continuare a costruire le colonne portanti di ogni comunità umana che si pregia di tale nome, come la difesa della vita dal suo concepimento fino al suo termine naturale, la libertà religiosa, la libera espressione del pensiero, e anche le altre libertà civili, costituendo queste ultime l’autentica condizione per una reale giustizia sociale. Questa, a sua volta, si potrà affermare solo a partire dal sostegno e dalla tutela, anche in termini giuridici ed economici, della cellula primaria della società, che non è altro che la famiglia basata sull’unione matrimoniale fra un uomo e una donna. [...] Eccellenza, una delle grandi mete che i suoi concittadini si sono proposti è quella di ottenere un’ampia riforma del sistema educativo, dal livello primario a quello universitario. La Chiesa in Ecuador ha una feconda storia nell’area dell’istruzione dei bambini e dei giovani, avendo esercitato la sua opera docente con particolare dedizione in regioni lontane, isolate e povere della nazione. È giusto non ignorare questo arduo compito ecclesiale, esempio di sana colla- Il nuovo Ambasciatore dell’Ecuador presso la Santa Sede, Luis Dositeo Latorrre Tapia, presenta le sue credenziali al Santo Padre borazione con lo Stato. Anzi, la comunità cristiana desidera continuare a porre la sua vasta esperienza in questo campo al servizio di tutti. Perciò è pronta a collaborare all’elevazione del livello culturale, che costituisce una sfida prioritaria per il retto progresso umano, il che esige allo stesso tempo quella libertà senza la quale l’educazione smetterebbe di essere tale. In effetti, l’identità più profonda della scuola e dell’università non si esaurisce nella mera trasmissione di dati e d’informazioni utili, ma risponde alla volontà di infondere negli studenti l’amore per la verità, affinché li conduca verso quella maturità personale con cui dovranno esercitare il loro ruolo di protagonisti dello sviluppo sociale, economico e culturale del Paese. Il potere pubblico deve garantire il diritto di educazione Nell’accettare questa sfida, l’Autorità pubblica deve garantire il diritto che corrisponde ai genitori sia di formare i figli secondo le loro convinzioni religiose e i loro criteri etici, sia di fondare e sostenere istituzioni scolastiche. In questa prospettiva è anche importante che l’Autorità pubblica rispetti l’identità specifica e l’autonomia delle istituzioni educative e dell’università cattolica, in sintonia con il modus vivendi, sottoscritto più di settant’anni fa fra la Repubblica dell’Ecuador e la Santa Sede. D’altro canto, in virtù dei loro diritti educativi, i genitori devono poter contare sul fatto che la libertà di educazione venga promossa anche nelle istituzioni scolastiche statali, dove la legislazione continuerà a garantire l’insegnamento religioso scolastico in un curriculum corrispondente ai fini propri della scuola in quanto tale. (Passi del discorso al nuovo Ambasciatore dell’Ecuador, 22/10/10) Tutti i diritti sui documenti pontifici sono riservati alla Libreria Editrice Vaticana. La versione integrale di questi documenti può essere trovata in www.vatican.va Dicembre 2010 · Salvami Regina      9 Commento al Vangelo – IV Domenica d’Avvento Due silenzi che hanno mutato la Storia Due creature puramente umane intervengono nel più grandioso avvenimento della Storia: l’Incarnazione del Verbo. Di fronte al silenzio di Maria, nella quale si realizza questo sublime Mistero, San Giuseppe attraversa una prova terribile e lancinante. Anch’egli pratica, in silenzio, uno dei più grandi atti di virtù mai realizzati sulla Terra. Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP I – Due silenzi si intersecano La semplice descrizione dell’Evangelista ci può causare l’impressione che tutto trascorresse in modo soave e piacevole Con brevi e ispirate parole, San Matteo ci narra il più grandioso avvenimento della Storia, l’Incarnazione del Verbo e gli episodi successivi. A prima vista, la semplice descrizione dell’Evangelista ci può causare l’impressione che tutto trascorresse in modo soave e piacevole, non essendoci posto per nessuna sofferenza e meno ancora per la terribile prova che portò San Giuseppe all’estrema decisione di “abbandonare Maria in segreto”. Tanto in questo passo del Vangelo di San Matteo quanto in quello di San Luca che, con pari semplicità, narra l’Annunciazione dell’angelo a Maria (cfr. Lc 1, 26-38), ci imbattiamo in realtà situate nel più alto piano della Creazione, accessibili alla nostra intelligenza solamente alla luce della Fede, che ci fa intravvedere i grandi misteri della grazia e della gloria. Come rivela l’angelo, Maria sarà Madre per opera dello Spirito Santo, senza concorso umano. Precisamente per questo motivo, si direbbe che San Giuseppe nella Sacra Famiglia sia un 10      Salvami Regina · Dicembre 2010 mero complemento destinato a ricoprire il ruolo di padre solamente agli effetti civili e nei confronti dell’opinione pubblica. La sua funzione sarebbe, allora, forse marginale, sul piano dell’Incarnazione del Verbo, pertanto, nella Redenzione del genere umano. Senza dubbio, una considerazione più approfondita del Vangelo proposto per questa 4º Domenica d’Avvento ci rivelerà attraenti verità su quest’uomo incomparabile, padre adottivo di Gesù e sposo della Vergine Immacolata. Dopo l’Incarnazione, Maria osserva il silenzio  “Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo”. 18 In accordo col diritto giudaico dell’epoca, il matrimonio tra israeliti era costituito da due atti distinti che potremmo chiamare sponsali e nozze. “San Giuseppe e la Madonna” - Sainte Chapelle, Parigi  “Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19 Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. 20 Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è 18 generato in lei viene dallo Spirito Santo. 21  Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati’. 22 Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23  ‘Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi’. 24 Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa” (Mt 1, 18-24). Dicembre 2010 · Salvami Regina      11 Sérgio Hollmann a  Vangelo  A Sérgio Hollmann L’Incarnazione del Verbo è avvenuta dopo la cerimonia dell’impegno, prima che Maria andasse ad abitare nella casa dello sposo “Cerimonia di impegno di Maria e Giuseppe”, del Beato Angelico – Museo del Prado, Madrid San Giuseppe era giusto, e davanti a questa Vergine che gli era stata data come sposa, assunse un atteggiamento di ammirazione Prima del matrimonio, i genitori dei fidanzati redigevano il contratto matrimoniale, in cui risultavano i beni che ogni parte avrebbe consegnato per formare il patrimonio della nuova famiglia. Una volta stabilito questo punto, si realizzava una cerimonia, alla presenza di testimoni, nella quale il promesso sposo consegnava simbolicamente alla fidanzata un oggetto di valore. Con questo gesto veniva suggellato l’impegno, diventando i contraenti marito e moglie, poiché gli sponsali giudaici “costituivano un vero contratto matrimoniale”.1 Sebbene a partire da questo momento fosse permesso alla coppia di abitare sotto lo stesso tetto, era costume aspettare fino alle nozze, che sarebbero state celebrate qualche tempo dopo, durante le quali lo sposo conduceva solennemente la sposa alla sua casa, tra feste e manifestazioni di giubilo. Così, affermando che Maria “era promessa in matrimonio a Giuseppe e, prima di vivere insieme, Ella rimase incinta per l’azione dello Spirito Santo”, l’Evangelista situa il momento dell’Incarnazione del Verbo nel periodo posteriore alla cerimonia dell’impegno, ma prima che Maria andasse ad abitare nella casa dello sposo. È in questo intervallo che la Madre di Dio, accompagnata da Giuseppe, intraprende il viaggio verso la casa di sua cugina. Ancora non erano visibili i segni della gravidanza di Maria; e 12      Salvami Regina · Dicembre 2010 quando Elisabetta Le glorificò la maternità divina, proclamandoLa beata, parlò sotto ispirazione dello Spirito Santo. Il solenne saluto della cugina non turbò né sorprese la Vergine Maria ma, esimia nella pratica dell’umiltà, Si sforzò di elevare l’attenzione fino a Dio, proclamando nel Magnificat le grandi meraviglie fatte in Lei dall’Altissimo. Non disse nulla dell’apparizione dell’Arcangelo Gabriele, e neppure annunciò la più grande novità di tutti i tempi: l’arrivo del Redentore! Sarebbe parso comprensibile che Ella invitasse parenti ed amici ad unirsi in preghiera di preparazione e di rendimento di grazie, durante i nove mesi di attesa della nascita del Messia. Invece, Maria mantenne un completo silenzio su quel mistero ineffabile, persino col proprio sposo, poiché nessun ordine aveva ricevuto da Dio in senso contrario, rivelando, così, un’eccelsa sottomissione e docilità ai disegni della Provvidenza. Lo sposo della Madonna era giusto 19a  “Giuseppe, suo sposo, era giusto...”. San Giuseppe era giusto, sottolinea l’Evangelista. Davanti a questa Vergine che gli era stata data come sposa, la cui virtù lasciò sorpresi persino gli angeli,2 assunse un atteggiamento di umiltà e ammirazione. Si può congetturare che, a mano a mano che La conosceva meglio, cresceva il suo trasporto per Lei. Percepiva l’indegnità di qualunque uomo, per quanto virtuoso fosse, di diventare sposo di quella Vergine angelicamente pura, che non soffriva della fames peccati, l’inclinazione al male presente in tutti gli esseri umani. Certamente, si stupiva nel vedere come Ella facesse tutto in maniera perfetta: da un semplice movimento di mano o un rapido sguardo, al modo di pronunciare le parole col più armonioso dei timbri di voce; la grazia incomparabilmente affabile di accogliere gli altri o il raccoglimento con cui pregava. Ogni giorno doveva aumentare la sua convinzione di esser in totale sproporzione rispetto a quella Vergine Santissima che la Provvidenza gli aveva concesso in sposa. Ora, alcuni mesi dopo, quando San Giuseppe andò a prendere la Madonna in casa di Elisabetta, erano visibili i segni della gestazione del Bambino Gesù. Tuttavia, Ella non gli disse nulla ... E lui non chiese nulla... sì agli obblighi imposti dalla Legge. In questo modo, avrebbe assunto su di sé l’infamia di aver abbandonato senza motivo la moglie innocente ed il futuro figlio, diventando lui quello che agiva male agli occhi della società. Questa fu la sua scelta. Inoltre, come suggerisce anche un’importante corrente di commentatori, di fronte a misteri soprannaturali così impenetrabili, San Giuseppe si sentiva sempre meno meritevole della sublime comunione con Maria Santissima e il Figlio che sarebbe nato da Lei. Così intende, per esempio, Padre Jourdain: “Giuseppe ha voluto allontanarsi da Maria perché si giudicava indegno di vivere in compagnia di una vergine così santa”.6 Gustavo Kralj Una cosa era certa: come afferma un famoso mariologo, “egli sapeva bene come era mirabile la virtù di Maria e, nonostante l’evidenza esteriore dei fatti, non riusciva a credere che Lei fosse colpevole”.3 La santità della Vergine Maria era fuori questione e allontanava qualsiasi sospetto dalla mente del Santo Patriarca. Tuttavia, era anche evidente e inesplicabile la realtà. Comprese, allora, che si trovava di fronte ad un mistero e, non diminuendo in nulla la sua ammirazione per la Vergine delle Vergini, accettò senza obiezioni i disegni divini che non riusciva ad intendere. La virtù impareggiabile della sua Sposa parlava più alto di quella situazione incomprensibile, come canta con ispirate parole San Giovanni Crisostomo: “O inestimabile lode di Maria! Credeva San Giuseppe più nella castità della sua Sposa che in quello che i suoi occhi vedevano, più nella grazia che nella natura: percepiva chiaramente che Lei era Madre, e non poteva credere che fosse adultera; giudicò che fosse più possibile che una donna concepisse senza concorso d’uomo di che Maria potesse peccare”.4 Non c’è dubbio che San Giuseppe, dinanzi al mistero della miracolosa Incarnazione del Verbo, proclama un vero “fiat!”. Infatti, senza lasciarsi condurre da una visualizzazione umana, e confidando interamente nella virtù della Madre di Dio, si pone docilmente nelle mani della Provvidenza: “Si faccia quello che Tu vuoi, anche se io non arrivo a comprenderlo!”. Giuseppe decide di abbandonarLa in segreto  “e, non volendo ripudiarla, decise di licenziarla in segreto”. 19a Secondo la legge mosaica, essendo Maria sul punto di dare alla luce un bambino senza la minima partecipazione da parte sua, Giuseppe avrebbe dovuto adottare uno dei quattro seguenti atteggiamenti: il primo era quello di denunciare la Sposa in tribunale, chiedendo l’annullamento degli sponsali; il secondo di portarLa a casa sua, come se fosse il padre del nascituro; il terzo di ripudiarLa pubblicamente, pur scusandoLa e senza chiedere il castigo e la quarta di emettere un libello di ripudio in privato, davanti a due testimoni e senza allegare i motivi.5 Ora, qualunque di queste ipotesi era impensabile per San Giuseppe, poiché tutte avrebbero leso l’onore della Madonna. Vi era, tuttavia, una quinta via d’uscita: fuggire, abbandonando la moglie incinta, sottraendosi co- Quando Elisabetta Le glorificò la maternità divina, proclamandoLa beata, parlò sotto ispirazione dello Spirito Santo "Visitazione della Madonna" - Procattedrale di Hamilton (Canada) Dicembre 2010 · Salvami Regina      13 II – L’angelo del Signore risolve l’impasse Silenzio motivato dall’umiltà Gustavo Kralj Si comprende bene che Giuseppe abbia deciso di abbandonare Maria “in segreto”, al fine di porLa in salvo da qualsiasi sospetto. Ma, perché nasconderLe questa decisione? Si comprende bene che Giuseppe abbia deciso di abbandonare Maria “in segreto”, al fine di porLa in salvo da qualsiasi sospetto. Ma, perché nasconderLe questa decisione? Solamente una forma estrema di delicatezza, propria delle anime più elevate, può spiegarci questo silenzio: temeva di porre la sua Sposa nella contingenza di esporgli quel mistero che lui, per umiltà, riteneva di non essere degno di sapere. Nel viaggio di ritorno dalla casa di Elisabetta, probabilmente, San Giuseppe meditava nel suo cuore su tutto ciò, e giunto a Nazareth andò a dormire, in pace, disposto il giorno seguente a partire di nascosto. La Madonna, dal canto suo, possedendo scienza infusa, discerneva quello che succedeva nell’anima dello sposo, e pregava. Che mirabile equilibrio d’animo quello del santo Patriarca, capace, in quelle circostanze, di conciliare il sonno! Che straordinaria virtù quella di quest’uomo incomparabile, la cui anima la Provvidenza purificava con la sofferenza, al fine di prepararlo meglio al suo ruolo di padre giuridico di Gesù e guardiano della Sacra Famiglia! L’episodio della dura prova di San Giuseppe è dei più commoventi e grandiosi mai verificati, in materia di fiducia. In esso, questa virtù è praticata in modo esimio tanto dalla Madonna in rapporto a Dio e al suo sposo, quanto da questi in relazione a Dio e a Lei. Entrambi hanno saputo mantenere un silenzio umile e fiducioso. Vediamo come ha risolto la Provvidenza l’impasse creato da questi due silenzi intrecciati... “Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide...’”. 20a Sottolineando che Giuseppe è, come Maria, figlio di Davide, l’angelo evoca la promessa divina che Cristo sarebbe nato da questo lignaggio, ossia, dalla più nobile stirpe del Popolo Eletto. Affermazione questa che Fillion porta più lontano ancora, scrivendo: “Giuseppe era allora il principale erede di Davide”.7 Qui troviamo un elemento importante per valutare bene il ruolo di San Giuseppe nella Sacra Famiglia e nell’ordine stesso dell’Incarnazione. Proprio come Dio ha scelto dall’eternità la Madre da cui sarebbe nato Gesù, qualcosa di simile ha fatto con colui che sarebbe il padre putativo del Verbo Incarnato, fornendolo dei più alti attributi, anche dal punto di vista naturale. L’angelo dissipa la dura prova di San Giuseppe “...non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”. 20b San Giuseppe si sentiva sempre meno meritevole della sublime comunione con Maria Santissima e il Figlio che sarebbe nato da Lei Dettaglio dell’‘Adorazione dei magi”, del Beato Angelico e Fra Filippo Lippi – National Gallery of Art, New York 14      Salvami Regina · Dicembre 2010 Per dissipare la dura prova di Giuseppe riguardo la sua insufficienza nel campo soprannaturale in relazione alla santità di Maria, l’angelo lo invita a non aver paura di riconoscerLa come sposa. Annunciandogli che Maria aveva concepito per opera dello Spirito Santo, gli mostrava anche che Lei non era – come del resto nessuna creatura umana – all’altezza di questo sublime Mistero. Pertanto, il Paraclito, che La scelse Le avrebbe dovuto dare la grazia di compiere la sua incomparabile missione. E lo stesso sarebbe successo a lui, Giuseppe. “Essa partorirà un figlio, e tu lo chiamerai Gesù,...”. Gustavo Kralj 21a Subito dopo avergli rivelato la miracolosa maternità di Maria, l’angelo si rivolse a San Giuseppe come vero capo della famiglia, a cui compete dare il nome al bambino. Si tratta del riconoscimento, della sua partecipazione al grande evento dell’Incarnazione: sebbene non abbia contribuito in nulla fisicamente per quel concepimento, e pur essendo inferiore a Gesù e Maria sul piano soprannaturale, gli è riconosciuto il diritto, come sposo, sul frutto del grembo di sua moglie. Si compie la profezia di Isaia “...egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. 21b  Le prime parole dell’angelo avevano sottolineato la saggezza dell’attitudine eroicamente virtuosa di San Giuseppe quando, considerando di trovarsi in presenza di una manifestazione soprannaturale, il cui significato egli non coglieva, decise di mantenere il silenzio e la fiducia nella Provvidenza Divina. Ma qui, la realtà sorge più grandiosa di quanto egli avresse potuto immaginare. Il Bambino “salverà il suo popolo dai suoi peccati”, gli disse l’angelo. Ora, questo è possibile solo a Qualcuno che è divino. Così il messaggero celeste rende chiaro che il nascituro di Maria non solo era il Figlio dell’Altissimo, ma anche Dio stesso. Semplicemente sulla base delle profezie dell’Antico Testamento, nessuno avrebbe potuto affermare che il Messia, il Giusto, era il Creatore stesso! Infatti l’Incarnazione del Verbo, la Redenzione e la partecipazione dell’uomo della natura divina, attraverso la grazia, sono verità inaccessibili alla mente umana attraverso il semplice concorso della ragione. Inoltre, dicendo “salverà il popolo dai suoi peccati”, l’angelo indica bene la differenza tra la missione soprannaturale del Messia e l’illusione mondana, nutrita dai farisei, di una liberazione dal giogo dei romani e di una supremazia temporale del Popolo Eletto. “Il mio Regno non è di questo mondo”, dirà più tardi Nostro Signore (Gv 18, 36). “Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23 ‘Ecco, la vergi- 22 “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua Sposa” “Sogno di San Giuseppe” – Vetrate della Cattedrale di Bayonne, Francia ne concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi’”. Le parole dell’angelo a San Giuseppe avevano confermato in modo irrefutabile che si stava compiendo in quel momento la profezia fatta da Isaia al re Acaz, nella Prima Lettura della liturgia di questa domenica: “Ecco che una vergine concepirà e darà alla luce un figlio...” (Is 7, 14). Quello che era stato incomprensibile per Acaz a causa della sua durezza di cuore, lo Sposo di Maria lo comprese interamente grazie alla sua robusta e umile fede. L’obbedienza esimia di San Giuseppe “Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa”. 24 Possiamo facilmente immaginare che, vinta la prova, svegliatosi al mattino San Giuseppe andò subito ad adorare Gesù Cristo nel suo primo e più santo Sacrario: Maria Santissima. Dio Si era incarnato e stava lì, sotto la sua custodia! Egli non avrebbe ormai più potuto guardare la Madonna senza adorare il Dio Dicembre 2010 · Salvami Le parole dell’angelo a San Giuseppe avevano confermato in modo irrefutabile che si stava compiendo in quel momento la profezia fatta da Isaia Regina      15 Gustavo Kralj Bambino intronizzato in quell’incomparabile Tabernacolo. È da supporre che, senza dire alcuna parola, egli si sia inginocchiato davanti alla Madonna. Ella avrà compreso, da quest’atto del suo sposo, che Dio gli aveva comunicato la grande novella, e deve aver reso grazie al Signore. Senza dubbio San Giuseppe, dopo aver attraversato, con mirabile pace dell’anima, una terribile e lancinante prova, visse questo momento gloriosissimo dell’adorazione del Bambino Gesù mentre viveva in Maria. III – Elevato al piano dell’Unione Ipostatica Nel selezionare questo Vangelo per l’ultima domenica prima della Natività del Signore, la Chiesa ci invita a considerare due creature puramente umane – Maria e Giuseppe – alla luce dell’Incarnazione del Verbo, elevando le nostre cogitazioni fino al settimo e più alto piano dell’ordine della Creazione, al di sopra dei minerali, vegetali, animali, uomini, angeli, e persino della stessa grazia. A questo elevatissimo piano ipostatico, solo Gesù Cristo, Uomo-Dio partecipa in stato assoluto. Anche la Madonna, a suo modo, partecipa di quest’ordine ipostatico, poiché ha cooperato in forma morale e libera all’Incarnazione, con il suo fiat, come pure perché ha contribuito fisicamente alla formazione del Corpo di Cristo. “Per questa collaborazione, Maria riesce a toccare con la propria operazione Dio”, afferma il frate domenicano Bonifacio Llama.8 Ora – secondo don Bover e vari altri autori – lo stesso San Giuseppe è stato unito a questo mistero straordinario, sebbene “non fisicamente, come la Vergine Madre di Dio, ma moralmente e giuridicamente”.9 Infatti, come afferma il suddetto don Llamera, oltre ad intervenire nella costituzione dell’ordine ipostatico col suo consenso libero e volontario, egli coopera in forma diretta e immediata nella conservazione di questo stesso ordine.10 Ad analoga conclusione arriva, da un punto di vista diverso, don Garrigou-Lagrange, il quale afferma che la missione di San Giuseppe va olNon ci fu alcuna grazia concessa a qualunque santo, ad eccezione di Maria, che non sia stato concessa a Giuseppe “San Giuseppe” – Oratorio di San Giuseppe, Montréal (Canada) 16      Salvami Regina · Dicembre 2010 tre l’ordine della natura, e non solamente umana, ma anche angelica. Per evidenziare meglio il suo pensiero, il teologo domenicano solleva una questione rispetto a questa missione: “Sarà essa solamente dell’ordine della grazia, come quella di San Giovanni Battista, il quale prepara le vie della Salvezza o come la missione universale degli Apostoli nella Chiesa per la santificazione delle anime o ancora la missione particolare dei fondatori di ordini?” E presenta questa risposta: “Osservando da vicino la questione, si vede che la missione di San Giuseppe oltrepassa persino l’ordine della grazia e confina con l’ordine ipostatico costituito dallo stesso mistero dell’Incarnazione”.11 “Dio ha chiesto alla Vergine – commenta don Llamera – il suo consenso per l’Incarnazione. Ella lo ha concesso liberamente, e in quest’atto volontario si radica la sua maggior gloria e merito. Ma anche al santo Patriarca fu sollecitato il suo assenso al virginale matrimonio con Maria, condizione per la Redenzione. Anche a lui, la Provvidenza ha chiesto un’eroica accettazione, senza intendere, del mistero dell’Incarnazione: egli credette più nell’innocenza di Maria che nell’evidenza della gravidanza, constatata con i suoi stessi occhi. Senza dubbio, è stato questo “fiat!” di San Giuseppe uno dei maggiori atti di virtù mai praticati sulla Terra. Si apre così davanti ai nostri occhi, alle porte del Natale, un vastissimo panorama sui tesori di grazia 1 LLAMERA, OP, Bonifacio. Teologia de San José. Madrid: BAC, 1953, pag.39. 2 “Non si pensi che solamente quando gli angeli videro Maria in Cielo e assisa nel trono della gloria, La salutarono come Regina. No. Dal primo istante della sua vita Le avevano già tributato i dovuti ossequi, per il fatto stesso che, da allora, trasportati in estasi dall’ammirazione, sospiravano per questa Donna singolarissima, che sebbene proveniente da un deserto, si presentava piena di grazia e di grandezza. Di conseguenza, chiedendosi l’un l’altro, e chiedendosi mutuamente la spiegazione di questo grande avvenimento, di questo fatto unico negli annali dei fatti più straordinari e solenni, di questa indicibile meraviglia, esclamavano: ‘Chi è questa che viene dal deserto, inebriata di delizie?’ (Ct 8, 5)” (BULDÚ, Ramon [Dir.] Tesoro de oratoria sacra. 2.ed. Barcelona: Pons, 1883, v.IV, pag.326-328.) 3 JOURDAIN, Zèphyr-Clément. Somme des grandeurs de Marie. Paris: Hippolyte Walzer, 1900, t.II, pag.321. depositati nell’anima dello sposo virginale di Maria e padre putativo di Gesù. Secondo una pietosa affermazione, “sappiamo che alcune anime, per predilezione divina, come quelle di Geremia e del Battista, sono state santificate prima di vedere la luce del giorno. Ora, che cosa dovremmo dire di Giuseppe? (...) [Egli] supera tutti gli altri santi in dignità e santità; siamo, infatti, liberi di ipotizzare che, sebbene non sia consegnato nella Scrittura, egli debba essere stato santificato prima della sua nascita e prima di qualsiasi altro, poiché tutti i Santi Dottori sono concordi nel dire che non ci fu alcuna grazia concessa a qualunque santo, ad eccezione di Maria, che non sia stato concessa a Giuseppe. (...) La grande finalità che Dio aveva creando San Giuseppe, era associarlo al mistero dell’Incarnazione (...). Ora, per corrispondere a così elevata vocazione, la quale, dopo quella della Vergine Madre, è stata superiore a tutte le altre, sia degli angeli che dei santi, Giuseppe dovrebbe necessariamente esser stato santificato in eminentissimo grado, per esser degno di assumere la sua posizione nel sublime ordine dell’Unione Ipostatica, nel quale Gesù ebbe il primo posto e Maria il secondo”.13 Insomma, la Teologia non svelerà ancora insospettate meraviglie nella persona di San Giuseppe, il castissimo capo della Sacra Famiglia e Patriarca della Santa Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana? 4 SAN JUAN CRISÓSTOMO. Hom I in Mat., apud SUÁREZ, SJ, Francisco. Misterios de la Vida de Cristo. Madrid: BAC, 1948, v.V, pag.254. 5 Cf. TUYA, OP, Manuel de. Bíblia Comentada – Evangelios. Madrid: BAC, 1964, v.V, pag.27-28. 6 JOURDAIN, op. cit., pag.323 7 FILLION, Louis-Claude. La Sainte Bible commentée. Paris: Letouzey et Ané, 1912, t.VII, pag.25. 8 LLAMERA, op. cit., pag.120. 9 BOVER. De cultu S. Joseph amplificando, p.32. Barcelona: 1928, apud LLAMERA, op. cit., pag.132. 10 Cf. LLAMERA, op. cit., pag.137-138. 11 GARRIGOU-LAGRANGE, Réginald. La Mère du Sauveur et notre vie intérieure. Paris: du Cerf, 1948, 2ème partie, c.VII. 12 LLAMERA, op. cit., pag.120. 13 THOMPSON, Edward Healy. The Life and Glories of Saint Joseph. London: Burns & Oates, 1888, pag.41. Dicembre 2010 · Salvami “La missione di San Giuseppe oltrepassa persino l’ordine della grazia e confina con l’ordine ipostatico costituito dallo stesso mistero dell’Incarnazione” Regina      17 Un’opera d’arte teologica Tre distinte figure del mondo accademico sono state unanimi nell’attribuire la votazione “summa cum laude” alla tesi di Dottorato di Monsignor João sul tema: “Il dono della sapienza nella vita, mente ed opera di Plinio Corrêa de Oliveira”. Don Rodrigo Alonso Solera Lacayo, EP I l 22 ottobre, Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP, ha difeso la sua tesi di Dottorato Canonico in Teologia su Il dono della sapienza nella vita, mente ed opera di Plinio Corrêa de Oliveira, davanti alla commissione esaminatrice della Scuola di Teologia, Lettere e Filosofia dell’Università Pontificia Bolivariana di Medellin, in Colombia. Egli ha dissertato su questo dono dello Spirito Santo, mantenendosi rigorosamente fedele all’insegnamento teologico, ma presentandolo come vissuto da un personaggio che si è distinto nella Storia della Chiesa Cattolica nel secolo XX. La commissione esaminatrice, formata da illustri figure del mondo accademico latino-americano,1 ha attribuito alla tesi di Mons. João la votazione massima: summa cum laude. Obiettività nel procedimento seguito Nel testo che valuta la tesi e giustifica la sua votazione, Padre Marcelo Santos das Neves, OP, si è espresso con il rigore e la chiarezza del carisma domenicano, incentrato sulla ricerca della verità: “Il nostro giudizio non concerne l’ambito soggettivo, ma rimane sul 18      Salvami Regina · Dicembre 2010 piano oggettivo. Così, abbiamo constatato due cose in particolare: in primo luogo, che, nonostante l’amicizia e la devozione dell’‘Autore’ per Plinio Corrêa de Oliveira (elemento e ragione soggettiva dell’‘Autore’), il suo pensiero e ragionamento non sono stati pregiudicati in alcun modo, dal momento in cui egli ha presentato testi che hanno rafforzato le sue intuizioni. Detto altrimenti, non si è trattato solamente di una testimonianza personale, bensì documentata. In secondo luogo, doni e carismi sono applicati alla persona ed opera di Plinio Corrêa de Oliveira sempre in forma rigorosa e coerente”. “Insomma, l’‘Autore’, sistematicamente, offre al suo lettore le ragioni della sua intuizione: presenta la dottrina (1ª premessa); ‘la mente, vita ed opera’ di Plinio Corrêa de Oliveira, confrontandole con la dottrina (2ª premessa); per concludere positivamente: in Plinio Corrêa de Oliveira erano presenti il dono della Sapienza, come i carismi della profezia e del discernimento degli spiriti (3ª premessa o conclusione). Questa obiettività seguita nel procedimento merita di esser menzionata e lodata. Si tratta, a nostro modo di intendere, di una teologia della ‘mente, vita ed opera’ di Plinio Corrêa de Oliveira”. Equilibrio nel modo di esporre Poco dopo, Padre Marcello Neves sottolinea un altro aspetto di questa imparzialità di giudizio di Mons. João: “L’‘Autore’ non solo non perde di vista i suoi obiettivi, ma mantiene quell’equilibrio nell’esporre e scrivere che preserva tutti coloro i quali in qualche modo non erano in comunione con il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira. In breve, non si tratta di uno scritto contro qualcuno o qualcosa (ad eccezione del vizio e del peccato al quale si opponeva e si oppone sempre una ‘controrivoluzione’), ma a favore di chi è ritenuto virtuoso. Il tatto e la delicatezza che trasudano dal testo sono rari. Nessun carattere polemico. Riteniamo si debba applicare all’’Autore’, in considerazione di questa sua procedura, quanto egli dice all’inizio del suo testo relativamente al dono della sapienza, vale a dire, ‘giudicherà e cercherà di ordinare tutto alla luce delle perfezioni divine’: e Dio non offende! Quello che l’‘Autore’ ha fatto è stato seguire, egli stesso, questo impulso; in altre parole, sottomette e fa passare attraverso il setaccio delle perfezioni divine la ‘mente, vita ed opera’ di una persona che stima e che Otávio de Melo ha segnato tutta la sua vita. Fa opera di teologo e non di semplice cronista. La sua tesi, anche sotto questo aspetto è e può denominarsi teologica. Preziosa”. Teologia narrativa e teologia argomentativa Da parte sua, Don Carlo Arboleda Mora ha sottolineato principalmente l’importanza della teologia narrativa nella tesi presentata: “Questo lavoro si situa in quella che oggi potremmo denominare teologia narrativa, presentando la vita di una persona come testimonianza di un’esperienza, unita ad una teologia argomentativa, nella misura in cui questa esperienza si esprime teoricamente in grandi teologi della Chiesa. Generalmente la teologia narrativa critica il modello neoscolastico per il carattere troppo argomentativo,visto che dedurrebbe dalle tesi dogmatiche certe conclusioni già implicite, dimenticandosi alcuni critici che i misteri della vita di Cristo occupano in San Tommaso un posto importante. Come dice il teologo Carlo Rocchetta, teologia narrativa e teologia argomentativa non sono opposte, perché la narrazione può andare di pari passo con l’argomentazione. [...] ‘Se la teologia narra, è per portare alla riflessione teologica sui contenuti della sua narrazione, svolgendo le sue implicazioni e organizzandole in una visione unitaria e il più articolata possibile. Il difetto della teologia argomentativa non starebbe di argomentare, ma che partirebbe dall’argomentazione o si ridurrebbe solo a quella, finendo per dimenticarsi del fatto che la fede si struttura, soprattutto, come una rivelazione che si è fatta storia, nella quale l’avvenimento e la parola sono costitutivi di una narrazione che deve essere testimoniata in quanto tale, evitando di ridurla unicamente ad un sistema di verità astratte o di asserzioni che è necessario dimostrare’. Mons. Luis Fernando Rodríguez Velásquez (al centro) e Don Diego Marulanda Díaz (sinistra) consegnano il diploma a Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP Concessione del titolo di Dottore in Teologia L a Chiesa Madonna del Rosario, nel Seminario degli Araldi, nella Grande San Paolo, è stata trasformata in Aula Magna dell’Università Pontificia Bolivariana, giorno 3 novembre, per la consegna solenne del titolo di Dottore in Teologia a Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP. Ha presieduto la sessione il Magnifico Rettore, Mons. Luis Fernando Rodríguez Velásquez ed ha fatto parte del Tavolo anche don Diego Marulanda Díaz, Decano della Scuola di Teologia, Lettere e Filosofia della stessa Università. Delle brillanti parole del Magnifico Rettore distinguiamo il seguente passo: “Siamo tutti testimoni di come il Monsignore abbia compiuto tutto il percorso durante la sua esistenza nella ricerca della verità, dando spazio all’azione dello Spirito nella sua vita, dando spazio nel suo cuore all’amore di Dio. Questo dar spazio allo Spirito e all’amore di Dio gli ha dato la capacità di conclamazione per lasciare che lo Spirito attui, per lasciare che l’amore di Dio attui e possa suscitare nel mondo una comunità come questa, gli Araldi del Vangelo. Il Signore, per così dire, approfitta di noi e, in questo caso, sta approfittando come di uno strumento preziosissimo della persona, dell’essere, della vita di Mons. Clá”. “Il suo titolo di teologo – ha concluso Mons. Luis Fernando – non è nient’altro che una ratificazione di quella che è stata la sua vita. […] Una tesi fatta con amore, una tesi fatta con fede, una tesi fatta con speranza, una tesi fatta con qualità”. Dicembre 2010 · Salvami Regina      19 Importanza dell’esempio vivo José Hinostroza Don Arboleda afferma inoltre che nella tesi di Mons. João “l’approccio biografico giunge ad essere uno strumento di ricerca di qualità, perché si basa sulla soggettività come unicità e specificità. Il metodo biografico giunge ad essere esperienza euristica ed ermeneutica, in quanto permette di comprendere e di interpretare, in un altro contesto storico, la stessa esperienza. Qui può essere allora anche un metodo di formazione, come sostiene l’autore della tesi. La biografia ci racconta un’esperienza propria che un lettore può riprodurre nella propria vita e secondo la propria biografia. La biografia di Cristo è la biografia modello che ogni cristiano, nel suo tempo e luogo, riproduce secondo la sua natura e vocazione. La biografia centrale è quella di Cristo, la cui esperienza tutti i credenti dovranno avere e la cui narrazione dovrà essere la vita del cristiano. Lì si vede chiaramente lo schema ‘esperienza e testimonianza’, chiave del Cristianesimo, come ce lo ricorda il Documento di Aparecida. Così la biografia è mistagogica, poiché offre percorsi concreti da seguire, visto che la fede non è solo noetica, ma esperienza di fede nella vita concreta e unica di ogni persona,3 che può, però, guidare il cammino di un altro essere umano come, paradossalmente e in un’altra prospettiva di filosofia della religione post-moderna, ce lo presenta anche Richard Rorty, quando ci dice che la biografia attraverso la letteratura ci fa condividere esperienze, non astratte, ma concrete, come il dolore, il tradimento… che generano un’empatia che, a sua volta, genera solidarietà e comprensione. C’è qualcuno come me che ha avuto quest’esperienza, questa narrazione è valida e serve per la mia vita. In questa tesi si mostra, d’altro canto, la possibilità di un’esperienza trascendente, vissuta in una storia e valida per altre storie”. “E’, inoltre, un’opera che permette una doppia lettura. Senza le citazioni permette anche ai lettori meno preparati di entrare nelle complessità della filosofia. Con le citazioni è un’opera per autori che vogliano addentrarsi su questo tema, compiendo sia l’obiettivo di riflettere teologicamente, sia di formare per la vita di esperienza e testimonianza”. Orizzonte teologico dal quale si deve considerare l’opera del Prof. Plinio Il pubblico interessato ad assistere alla difesa della tesi, tenutasi in videoconferenza, ha riempito l’auditorio Pio XII, dell’Università Pontificia Bolivariana a Medellin 20      Salvami Regina · Dicembre 2010 Nelle sue considerazioni, un altro membro della commissione esaminatrice, don Alberto Ramírez Zuluaga, ha voluto evidenziare, in modo particolare, l’originalità del lavoro teologico di Mons. João, che ha presentato aspetti inediti Sérgio Miyazaki “Questo lavoro presenta la narrazione della vita del Prof. Plinio Corrêa de Oliveira accompagnata dalla corrispondente argomentazione basata su ottimi teologi. Mira a dimostrare che la storia della salvezza non si dà separata dalla storia umana, che l’esperienza della Fede non si dà al di fuori di un’esistenza che la interpreta e attua, perché ‘i credenti riconoscono, infatti, che Dio ha portato la liberazione negli esseri umani e attraverso di loro; gli uomini sono relazioni di Dio’”.2 dell’opera di Plinio Corrêa de Oliveira. Egli ha così affermato nel suo parere: “Aver avuto l’opportunità di conoscere il processo dell’elaborazione della tesi nella sua ultima tappa è stata, per noi, una vera grazia del Signore, che ci ha permesso di scoprire la trascendenza teologica dell’oggetto di questa indagine. Mons. João ha saputo stabilire magistralmente l’orizzonte teologico a partire dal quale si deve considerare l’opera del Prof. Plinio: la dottrina teologica e spirituale dei doni dello Spirito Santo e, in generale, la pneumatologia con quanto essa implica per la giustificazione del dono della sapienza. Ma il Monsignore non ha realizzato il suo lavoro semplicemente come investigatore di una ricca letteratura, come è certamente quella che il Prof. Plinio ci ha lasciato, ma anche, e soprattutto, come testimone fededegno della vita di questo grande uomo, di cui oserei dire, per l’impressione che la testimonianza del Monsignore ha prodotto in me, sia stato uno dei maggiori uomini della Storia della Chiesa negli ultimi tempi, per quello che lo Spirito di Dio ha reso possibile attraverso la sua persona, la sua vita e la sua opera. “È bellissima la tesi teologica elaborata da Mons. João, che si può riassumere in poche parole: dimostrare, attraverso la considerazione della persona del Prof. Plinio, la relazione indissolubile che esiste tra l’innocenza e la sapienza. Anche, naturalmente, segnalare il significato dei passi che si devono fare nella vita affinché diventi possibile questa relazione nell’esistenza di un uomo: la via del dolore e della dedizione. Monsignore ci ha mostrato, infatti, che la sapienza, come caratteristica che definisce l’esistenza del Prof. Plinio, può esser spiegata solo in relazione all’innocenza che lo ha La Chiesa Madonna del Rosario è stata trasformata in Aula Magna dell’Università Pontificia Bolivariana per la consegna solenne del titolo di Dottore in Teologia a Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP Don Alberto Ramírez prosegue, risaltando il seguente commento del Prof. Plinio a proposito del libro del- la Contessa di Parigi, intitolato Tout m’est bonheur (Tutto mi è felicità): “‘Se mi fosse dato di scrivere le mie memorie, potrei intitolarle ‘Tutto mi è lotta!’. Interiormente o esternamente, tutto mi è lotta; ma, morendo, tutto mi è gloria [...]. Se un uomo redigesse sulla base della verità il libro Tutto mi è lotta!. Se la sua lotta è stata ingaggiata a favore del bene, egli meriterebbe l’epitaffio tutto gli è stato gloria!’. Mons. João commenta: ‘Ora, conforme ogni articolo, ogni capitolo è, soprattutto, quello che la tesi nel suo complesso evidenzia, tutto è stato lotta e gloria in Plinio Corrêa de Oliveira. Pertanto, tutto gli è stato sapienza’. “Questa mirabile conclusione è una formidabile tesi teologica, un’afferma- Componevano la commissione esaminatrice: Don Carlo Arboleda Mora, orientatore, Dottore in Filosofia dell’Università Pontificia Bolivariana, Maestro in Storia presso l’Università Nazionale della Colombia e in Scienze Sociali nella Pontificia Università Gregoriana, specialista in ecumenismo del CESNUR, di Roma, e professore di post-laurea della Scuola di Teologia, Filosofia e Umanità dell’Università Pontificia Bolivariana; Frate Marcelo Neves, OP, teologo dello Studium Teologicum Bolognese, di Bologna, Dottore in Filosofia dell’Università Statale di Cam- pinas (UNICAMP), Dottore in Diritto presso l’Università Federale di Minas Gerais (UFMG), Dottore in Diritto Canonico alla Pontificia Università San Tommaso (Angelicum), di Roma, e professore della Facoltà di Diritto Canonico della stessa università; e Don Alberto Ramírez Zuluaga, Dottore in Teologia presso l’Università Cattolica di Lovanio, professore di laurea e post-laurea nella Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Bolivariana, e nel programma di Studi Biblici dell’Università di Antiochia, di Medellín. L’evento è stato presieduto da Don Diego Marulanda accompagnato per tutta la sua vita. Può arrivare ad essere pienamente sapiente soltanto chi è pienamente innocente. La spiegazione teologica utilizzata dal Monsignore per definire il Prof. Plinio potrebbe esser considerata come un bel commento di una delle sentenze del Manifesto del Regno dei Cieli, il Discorso della Montagna, di Gesù: chi ha maggiore capacità di contemplare Dio e guardare tutto a partire da Lui è chi ha il cuore puro” (cfr. Mt 5, 8). “Tutto mi è lotta” – Tutto gli è stata sapienza 1 zione fondata sulla testimonianza della vita di un grande uomo. Il Monsignore ha svolto passo dopo passo questa tesi con una logica profonda ed è riuscito a realizzare un bel tessuto di idee e parole, di simboli e sentimenti, in un discorso teologico che è una meravigliosa lezione sulla sapienza ed un’opera d’arte teologica. La sapienza è il dono che fu concesso al Prof. Plinio come ‘luce primordiale’, non solo per contemplare Dio, ma per acquistare la capacità di guardare tutto con lo sguardo di Dio, con i Suoi stessi occhi. Nessuno, come il Mons. João, suo figlio, suo discepolo, poteva spiegare con tanta esattezza questo segreto della vita e dell’opera del Prof. Plinio Corrêa de Oliveira”.  Díaz, Maestro in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, e Decano della Scuola di Teologia, Filosofia e Umanità dell’Università Pontificia Bolivariana.   2 SCHILLEBEECKX E. Los hombres relato de Dios. Salamanca: Sigueme, 1995, pag.62. 3 ZUPPA, Pio; RAMIREZ, Sandro. Autobiografia e formazione ecclesiale. Roma: Edizioni Vivere, 2006. L. MEDDI, (Auto)biografia e formazione ecclesiale. Seminario sull’importanza del pensiero narrativo. In: www.catechetica.it. Dicembre 2010 · Salvami Regina      21 Linee maestre della Tesi di Monsignor João Scognamiglio Clá Dias, EP Il dono della sapienza dal vivo È più facile vivere i doni dello Spirito Santo che spiegarli scientificamente, ha affermato un eminente teologo. Monsignor João ha superato questa difficoltà, dando una focalizzazione inedita alla sua tesi di dottorato in Teologia. N ella sua tesi Il dono della discepolo, poteva spiegare con tan- efficacia, l’insegnamento della teosapienza nella vita, mente to acume questo segreto della vita e logia dovrebbe condurre ad esempi ed opera di Plinio Corrêa dell’opera del Prof. Plinio Corrêa de vivi, al fine di render più palpabili le de Oliveira, Mons. João Oliveira” – ha affermato don Alber- verità esposte. Scognamiglio Clá Dias, EP, ha volu- to Ramírez, un altro esaminatore. Necessità di vivere la Fede Don Carlos Arboleda ha evidento trattare il tema in modo originale, presentando, più che considerazioni ziato un altro punto: la tesi “ha l’inMons. João espone e scrive con astratte sul dono della sapienza, la tento di mostrare che la storia del- equilibrio e amore, e “fa opera di teforza che esso acquista in chi lo vive la salvezza non può essere separata ologo e non di semplice cronista”, intensamente. Per questo, la tesi è dalla storia umana, che l’esperien- come osserva Fra Marcelo Neves. dedicata ad analizzare l’azione del- za della fede non si verifica al di fuoInfatti, per quanto la tesi presenlo Spirito Santo in uno dei maggio- ri di un’esistenza che la interpreti e tata abbia un forte carattere biori leader cattolici della Storia recen- attui”. Infatti, per aver una maggior grafico, essa si mantiene sul piano te: Plinio Corrêa de Oliveidell’autentica teologia. Per ra, “personaggio importancomporre un’opera teolote per la storia della Chiegica coinvolgente e riuscita, sa del Brasile”, come sotche non solo insegni ma attolinea Fra Marcelo Neves, tragga alla virtù, è necessamembro della commissione rio all’autore vivere le veriesaminatrice. tà studiate. O si vive la Fede Mantenendosi sempre o, come insegna San Giacosul piano oggettivo – come mo, essa è morta (cfr. Gc 2, affermano i membri della 14-26). commissione –, Mons. João Questo importante aspetdà la sua testimonianza perto dello studio teologico è sonale del dono della sastato indicato, in altre paropienza in Plinio Corrêa de le, da Papa Benedetto XVI Oliveira, grazie ad una frein un discorso ai membri quentazione di quarant’andella Commissione Teologini che gli ha dato la possibica Internazionale: “dal punlità di una minuziosa osserto di vista di chi fa teologia, La tesi è dedicata ad analizzare l’azione dello Spirito vazione. “Nessuno, come la virtù fondamentale del teSanto in uno dei maggiori leader cattolici della Storia recente: Plinio Corrêa de Oliveira Mons. João, suo figlio, suo ologo è cercare l’obbedienza 22      Salvami Regina · Dicembre 2010 ta anche da una testimonianza dell’Autore”. Ricordando con intima emozione il giorno 15 marzo 2005, quando, prima di essere ordinato diacono, proferì la sua professione di Fede all’Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro, ha lasciato per iscritto nel primo capitolo della tesi: “Mentre la penna scivola sul foglio per redigere queste righe, nuoLa forza della vamente la mano sinistra testimonianza di dell’Autore si trova sulle Sant’Antonio Abate: Sacre Scritture e sboccia “Io ho visto!” dal fondo della sua anima questa dichiarazione, nelPresentando la sua dilo stesso spirito, serietà e fesa, già nell’affrontare il coscienza del precedente tema, Mons. João intende giuramento”. L’autore asmostrare l’efficacia delserisce che tutte le trascrila testimonianza, superiozioni delle parole del Prof. re a quella dei semplici arMons. João Scognamiglio Clá Dias, EP, è vissuto molto Plinio “corrispondono algomenti teologici. Adduda vicino, per quarant’anni, l’esperienza con il Prof. la realtà delle sue espresce, a questo proposito, al Plinio Corrêa de Oliveira sioni durante questo periovalore che ha avuto per i fedeli di Alessandria l’esempio di il greco. ‘Il Signore’ – gli tradusse- do”, poiché sono state estratte diretSant’Antonio Abate, che ha procla- ro – ‘sarebbe solo un uomo, creato tamente “dall’archivio delle sue conmato la divinità di Cristo, nella lot- da Dio e soggetto alla morte e al- ferenze, commenti e conversazioni, ta contro gli ariani: “Sant’Antonio la transizione’. Sant’Antonio si alzò oltre che dei suoi scritti. Se c’è qual– ha affermato nella presentazio- ed esclamò: ‘Io L’ho visto!’ Un fre- che esagerazione nelle mie valutane della tesi – aveva visto mistica- mito percorse le navate della chie- zioni su di lui, sarà perché sto al di mente la divinità di Nostro Signore. sa: ‘Lui Lo ha visto! Lui ha visto la sotto dei suoi dovuti limiti”. In seguito, Mons. Joao pondeEgli era un testimone vivo di questa divinità del Signore!’, dicevano i feverità di Fede. Sant’Atanasio allo- deli inginocchiandosi. L’imponente ra che si tratta di una vera felicità ra chiese di portarlo e, nella stessa voce di quest’uomo, al quale la ve- l’aver conosciuto questo tesoro di notte in cui questo arrivò nella città rità soprannaturale della natura di- esposizioni orali e scritte che si indi Alessandria, numerosi cristiani vina di Cristo era diventata quasi seriscono nelle esplicitazioni dottried eretici si riunirono nella basili- un’evidenza in virtù di una visione narie elaborate dalla Santa Chiesa, ca per vederlo. Il nonagenario ere- soprannaturale, più di tutta la bella sulla base della Rivelazione, nel cormita, che con la semplice presenza e logica dottrina esposta nel Conci- so dei secoli. Ma – sottolinea – avenimponeva rispetto, si sedette pres- lio, fu il maggior colpo che ricevette do convissuto, “nel corso di quaso l’altare. In seguito, il Vescovo sa- l’eresia. Ecco un esempio del valo- rant’ anni e molto da vicino, con Plilì sul pulpito e proclamò la divini- re e del contributo di una testimo- nio Corrêa de Oliveira”, è stato per me anche oggetto di un’altra felicità, tà di Nostro Signore. All’improvvi- nianza viva”. e “molto degna di nota”: l’aver poso, una voce uscita dal mezzo delOrigine della tesi, la testimonianza tuto verificare la “ricchezza, splenla moltitudine protestò. Sant’Andell’Autore: “Io ho visto!” dore e grandezza” di queste dottrine tonio rimase stupito per quell’indecorosa interruzione e chiese la Dopo tale introduzione, Mons. “in forma viva”, ossia, “ mentre protraduzione delle parole che ave- João continua: “Ora, mutatis mutan- ducono i loro effetti nell’anima di un va udito, poiché non comprendeva dis, si deve dire che questa tesi è na- uomo”. alla Fede, l’umiltà della Fede che apre i nostri occhi, l’umiltà che rende il teologo collaboratore della verità. In questo modo non avverrà che egli parli di se stesso; interiormente purificato dalla obbedienza alla verità, giungerà al contrario a far sì che la stessa Verità, che il Signore possa parlare attraverso il teologo e la teologia”.1 Dicembre 2010 · Salvami Regina      23 eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!” (Lc 17, 20-21). In questo dialogo così semplice sono implicite due concezioni opposte del Regno di Dio: quella dei farisei, mondana, e quella di Gesù, tutta spirituale. Sono in realtà, due forme di sapienza che sono qui presenti: quella del mondo e quella dello Spirito Santo. Innocenza, la porta della sapienza Dopo aver presentato i presupposti dottrinali sul modo di operare della grazia e dei doni dello Spirito Santo nelle anime, come degli effetti speculativi e praSin dalla più remota infanzia, si sono constatati tici del dono della sanel Prof. Plinio gli effetti della sapienza pienza, l’Autore passa ai dati biograCosì, questa tesi si è configurata fici, confrontando i principali episodi non come un semplice discorso del- della vita di Plinio Corrêa de Oliveira la ragione ma, soprattutto, come una con la dottrina teologica sul dono deltestimonianza uscita dal profondo la sapienza e la mistica. In questo model cuore per dichiarare l’importan- do, la narrazione lascia trasparire, coza dell’esempio vivo. Sì, perché le ve- me in un compendio, gli effetti del dorità soprannaturali rispetto alla gra- no della sapienza nell’anima del Prof. zia e all’azione dello Spirito Santo Plinio. Contrariamente a quanto è canelle anime, più concretamente il do- pitato a tanti mistici, che hanno ragno della sapienza, sono divenute qua- giunto la pienezza di questi effetti sosi un’evidenza per l’autore nel convi- lo dopo un lungo percorso di ascenvio con il Prof. Plinio, il quale è stato sione spirituale, nel Prof. Plinio la sasuo formatore, leader, modello, gui- pienza si manifesta già nella più remoda, suo padre e fondatore. “Io l’ho vi- ta infanzia, potendosi affermare che per lui la porta della sapienza è stasto!”, può egli a ragione esclamare. ta l’innocenza. Il Regno di Dio Alcuni effetti contemplativi della La tesi inizia con un’esposizio- sapienza si sono palesati specialmenne teorica sulla grazia e i doni dello te nella sua visualizzazione della StoSpirito Santo, fatta a partire da que- ria, nella quale il Prof. Plinio sapeva sto episodio del Vangelo di San Lu- discernere con grande acume i “passi ca: “I farisei chiesero un giorno a Ge- di Dio”. Per lui, il centro della Storia sù quando sarebbe venuto il Regno era Nostro Signore Gesù Cristo e la di Dio. Rispose loro: Il regno di Dio sua Sposa Mistica, la Santa Chiesa; e non viene in modo da attirare l’atten- dalla lotta tra il bene e il male decorzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o reva la vera via degli avvenimenti. Da 24      Salvami Regina · Dicembre 2010 questo principio basilare ha dedotto la dottrina esposta nel suo saggio Rivoluzione e Contro-Rivoluzione. Un altro effetto contemplativo della sapienza era la sua scuola di pensiero, nella quale presentava una concezione dell’universo sotto due aspetti, come se fossero due ali dello Spirito: quello dottrinale e quello simbolico. Come il Prof. Plinio amava ricordare, le perfezioni divine si riflettono nell’universo costituendo uno splendido mosaico, che l’anima ben formata deve saper interpretare e del quale essa deve servirsi come mezzo per elevarsi fino al Creatore. Il “flash”, una mozione della grazia sul dono della sapienza Uno dei più importanti fondamenti della spiritualità del Prof. Plinio erano certe mozioni della grazie sul dono della sapienza, che egli chiamava “flash”, per il fatto di essere simili ad una luce che illumina repentinamente l’intendimento e infiamma la volontà, producendo un intenso piacere spirituale, un rinforzo dell’amore, intensificata appetenza aumenta per le cose soprannaturali e, di conseguenza, maggiore generosità nella pratica della virtù. Secondo l’opinione del Prof. Plinio, queste grazie mistiche sono accordate a tutti i fedeli, più frequentemente di quanto si pensi. Tuttavia, una formazione eccessivamente razionalista porta molte persone a non dare importanza alle mozioni dello Spirito e la secolarizzazione delle mentalità induce a prestare attenzione solo ai valori materiali ed al piacere sfrenato della vita. Carità ardente, discernimento degli Spiriti e profetismo Alcuni effetti pratici della sapienza si sono manifestati nel Prof. Plinio nei frutti della sua ardente carità. Lo zelo per la gloria di Dio era, per così dire, il motore che lo spingeva costantemente a dedicarsi senza sosta alle opere di apostolato, alla formazione spiritua- le dei suoi seguaci ed a fare sforzi incessanti per la loro perseveranza nella vocazione. Questo zelo per la salvezza delle anime lo ha portato a offrirsi come vittima a Dio, nel 1975, con lo scopo di ottenere grazie sovrabbondanti per il fiorire del movimento laicale da lui fondato. I patimenti risultanti da un violento incidente automobilistico avvenuto tre giorni dopo, le cui conseguenze gli hanno impedito di camminare fino al termine della sua vita, sono stati il prezzo di sangue pagato con gioia ed intera generosità. Il carisma di discernimento degli Spiriti, che faceva di lui un ineguagliabile direttore di anime, così come il dono di profetismo, erano altrettanti effetti pratici della sapienza che in lui si manifestavano. Il suo carisma di profetismo resta documentato in conferenze pubbliche, numerosi articoli pubblicati nel O Legionário, al tempo organo ufficioso dell’Arcidiocesi di San Paolo, e negli altri periodici di grande circolazione in Brasile, come la Folha de São Paulo, oltre le sue riunioni quotidiane di formazione Beati gli operatori di pace Al dono della sapienza corrisponde, secondo il Dottor Angelico e l’opinione comune dei teologi, la settima beatitudine: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5, 9). La pace è la tranquillità dell’ordine, come insegna Sant’Agostino. Per questo, il saggio cerca di stabilire l’ordine primo nel suo intimo e dopo intorno a sé, creando così le condizioni affinché regni la vera pace. È stato questo l’ideale di tutta l’esistenza del Prof. Plinio: la restaurazione dell’Ordine, secondo la Legge di Dio, nella società temporale. Di qui è venuta anche questa grande perplessità: non vedere la realizzazione delle sue più ardenti aspirazioni, ossia, l’attuazione della promessa fatta dalla Madonna a Fatima: “Alla fine, il mio Cuore Immacolato trion- ferà”. Il che equivarrebbe all’instaurazione del regno spirituale di Cristo sulla Terra. Amore della croce e configurazione con Cristo Chi apre l’anima alla sapienza abbraccia il dolore, diceva il Prof. Plinio. Infatti è con la sofferenza che il cristiano si rende più simile a Gesù Cristo, e questa somiglianza è il principale e più eccelso effetto del dono della sapienza. Per la mentalità edonista dell’uomo moderno, è difficile comprendere questa verità e accettare con rassegnazione il dolore. Questo portava Il saggio cerca di stabilire l’ordine prima nel il Prof. Plinio a sottolisuo intimo e poi intorno a sé neare, agli occhi dei suoi seguaci, l’importanza della croce nel le sofferenze fisiche e prove interiori processo di santificazione: “Non dob- dei suoi ultimi giorni furono sopporbiamo fuggire dal dolore, come da un tati con una serenità, mansuetudifantasma, ma entrare nella serie delle ne e dignità che hanno impressionaogive della sofferenza nel corso della to vivamente quanti gli hanno prestavita. Esse ci conducono alla magnifica to assistenza in ospedale fino al movetrata della morte che si apre... e al- mento estremo della dipartita per l’elora vediamo il Cielo”. Questa impo- ternità. Poco dopo aver esalato l’ulstazione di Spirito lo ha portato a di- timo respiro, il suo volto, fino a quel re, alla fine della sua vita: “Io morirei momento segnato dal dolore, si è ildeluso se avessi l’impressione di esser luminato di un sorriso, facendo trafuggito da una goccia di dolore”. sparire una notevole espressione di Questa determinazione di fron- pace, a confermare l’autenticità di te alle avversità si è manifestata, so- quello che egli stesso aveva insegnato prattutto, nella rassegnazione cristia- e praticato: “È proprio dell’olocausto na con cui ha affrontato l’ultima in- l’esser fatto con tanta buona volonfermità. Sebbene presentisse con al- tà che, nell’ora del consummatum est, cuni mesi di anticipo la sua fine im- fiorisce un sorriso”. minente, e lo dichiarasse ad alcuni Era consumata la sua compledei suoi collaboratori, non alterò la ta conformazione a Nostro Signore routine delle sue intense attività, non Gesù Cristo, il più sublime effetto accusò i sintomi della malattia che gli del dono della sapienza.² minava le forze ed avanzò con fiducia nella Provvidenza verso la “magnifica vetrata della morte”, certo di vedere il Cielo dopo averla varcata. Tutte 1 Benedetto XVI, Discorso, 5/12/2008. Dicembre 2010 · Salvami Regina      25 Sacerdote araldo nominato Amministratore Apostolico in Ecuador N scovi dei vicariati vicini di Napo, Mons. Celmo Lazello scorso mese di ottobre, Papa Benezari, CSJ e di Aguarico, Mons. Jesús Esteban detto XVI ha nominato Don RafaSádaba Pérez, OFMCap. el Ramon Ibarguren Schindler, Rivolgendosi al popolo, per la prima EP, sacerdote argentino appartenente alvolta, Don Rafael ha sottolineato il dela Società di Vita Apostolica Clericale siderio di cominciare col conoscere Virgo Flos Carmeli, nuovo Amminibene la realtà del vicariato e stringestratore Apostolico del Vicariato di re vincoli ecclesiali con tutti i moviSan Michele di Sucumbíos (Ecuamenti e congregazioni religiose che dor), dopo aver accettato la rinunin esso operano. cia, per limiti di età, del precedenMons. Arregui, a sua volta, gli ha te vicario, Mons. Gonzalo López dato il benvenuto a nome della ConMarañón, OCD. ferenza Episcopale Ecuadoregna. L’insediamento si è realizzato il Il Vicariato Apostolico di San Mi30 ottobre scorso nella sede del vichele di Sucumbíos è stato eretto dalcariato, a Lago Agrio, in cui Don la Santa Sede giorno 2 luglio 1984. È Rafael è arrivato accompagnato dal Don Rafael Ramón Ibarguren situato nel nord-est dell’Ecuador, in Nunzio Apostolico, Mons. Giacomo Schindler, EP piena foresta amazzonica e copre un’aGuido Ottonello e dal Presidente delrea di 18.008 Km². La maggior parte della Conferenza Episcopale Ecuadoregna la popolazione, di 173.461 abitanti, dei quae Arcivescovo di Guayaquil, Mons. Antoli l’80% sono cattolici, è composta da indigeni, nio Arregui Yarza. A testimonianza della afro-americani e immigranti. fraternità ecclesiale, erano presenti anche i Ve- Presentazione dell’Amministratore – A sinistra, alla presenza del Nunzio Apostolico, Mons. Gonzalo López Marañón dà il benvenuto al nuovo Amministratore, durante l’atto di trasferimento del governo del vicariato. A destra, Don Rafael Ibarguren, EP, rivolge le sue prime parole ai fedeli e ai movimenti. 26      Salvami Regina · Dicembre 2010 Servizio Pastorale – Amministrare i Sacramenti, conversare con i fedeli e dare loro orientamento spirituale è stata una delle prime preoccupazioni del nuovo Amministratore e dei sacerdoti araldi. Messa nelle comunità – Sacerdoti araldi si sono disseminati in diverse cappelle del Vicariato per conoscere i membri di ogni comunità e celebrare con loro l’Eucaristia. Nelle foto, Messa domenicale nelle cappelle di San Giuseppe Lavoratore (sinistra) e del Divino Bambino Gesù (Destra). Giuramento dell’incarico – Don Rafael Ibarguren, EP, durante la cerimonia di giuramento nella cappella della Nunziatura Apostolica di Quito. Accoglienza dei religiosi – I francescani conventuali hanno accolto gli Araldi del Vangelo con fraterna gioia. Dicembre 2010 · Salvami Regina      27 Mons. Bruguès tiene un corso di Teologia agli Araldi D all’1 all’8 novembre gli Araldi del Vangelo hanno avuto la gioia di ricevere nel loro Seminario, a San Paolo, il Segretario della Congregazione per l’ Educazione Cattolica, Mons. Jean-Louis Bruguès, OP, venuto da Roma per amministrare un ciclo di quattro conferenze all’Istituto Teologico San Tommaso d’Aquino. Corso di Teologia Morale e Scienze Politiche. È stato professore di Teologia Morale Fondamentale all’Università di Friburgo (Svizzera), membro della Commissione Teologica Internazionale dal 1986 al 2002, Vescovo di Angers e Presidente della commissione dottrinale della Conferenza Episcopale Francese fino al 2007, quando è stato nominato Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Convivio con gli Araldi Il corso verteva sul tema “Veritatis Splendor e la Teologia Morale oggi”. Hanno partecipato seminaristi e specializzandi in Teologia Morale degli Araldi del Vangelo. Alla prima conferenza erano presenti il Rettore dell’Università Pontificia Bolivariana (UPB), di Medellín, Mons. Luis Fernando Rodríguez Velásquez, Don Diego Alonso Marulanda Díaz, Decano della Scuola di Teologia, Lettere e Filosofia della UPB e Don Jorge Ivan Ramírez Aguirre, Vicerettore Accademico della stessa Università. Oltre che Dottore in Teologia e illustre moralista, Mons. Jean-Louis Bruguès è specializzato in Scienze Economiche Mons. Bruguès ha approfittato dei giorni del suo soggiorno in Brasile, per conoscere più approfonditamente gli Araldi del Vangelo. Seguendo una programmazione intensa, ha celebrato l’Eucaristia per la comunità ed ha visitato diverse case dell’istituzione, prendendo conoscenza delle attività che ivi si realizzano. Ha tenuto anche conferenze per il plenario, si è intrattenuto con gli studenti più giovani ed ha assistito ad un concerto del Coro e Orchestra Internazionale degli Araldi, appositamente organizzato per lui. Celebrazione Eucaristica – Durante la Messa, Mons. Conferenze – Nella sua conferenza per il plenario degli Bruguès ha invitato tutti a crescere nella purezza di cuore, come sottolineava la Liturgia. 28      Salvami Regina · Dicembre 2010 Araldi, Mons. Bruguès ha trattato il tema dell’etica nei tempi attuali. Conferenze sulla “Veritatis Splendor” I l corso ha abbordato l’enciclica Veritatis Splendor di Papa Giovanni Paolo II, incentrata su questioni fondamentali dell’insegnamento morale della Chiesa, in cui espone in forma attualizzata i fondamenti della morale cristiana. “Maestro, cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?” (Mt 19, 16). La domanda del giovane ricco a Gesù è usata in questa enciclica come la questione base, che apre a considerazioni nel campo della scienza teologica sul bene e il male, e sul dovere. Temi come: libertà e legge, coscienza e verità, opzione fondamentale e comportamenti concreti, e l’atto morale, sono svolti in questa Lettera, ed approfonditi nell’esposizione di Mons. Bruguès. Concerto musicale – Profondo conoscitore di musica, Mons. Bruguès ha seguito attentamente il concerto eseguito dal Coro e Orchestra Internazionale. Incontro con gli studenti – Anche i più giovani hanno voluto avere l’opportunità di intrattenersi per alcuni momenti con Mons. Bruguès. Dicembre 2010 · Salvami Regina      29 Argentina – Con una solenne Messa nella Matrice Cile – Accompagnato da altri araldi, Don Ricardo del Canada – Come attività extracurricolare, studenti dell’accademia Lumen Veritatis hanno visitato il Centro Religioso e Culturale dei Martiri, a Midland, Ontario. Stati Uniti – Nella Cattedrale di Galveston, Texas, si è conclusa la Missione Mariana realizzata nella Parrocchia di Santa Giulia, Buenos Aires. Campo, EP, ha portato consolazione e speranza agli infermi dell’Ospedale di Carabinieri, a Santiago. vari movimenti si sono uniti per commemorare l’anniversario dell’ultima apparizione di Fatima. La Spezia (SP) – La statua dell’Immacolato Cuore di Maria è stata in pellegrinaggio, nel mese di ottobre, nelle Parrocchie di San Valerio e Santa Teresa di Gesù Bambino. L’ultimo giorno è stato dedicato in particolar modo ai malati. 30      Salvami Regina · Dicembre 2010 1º anno della Parrocchia degli Araldi D a quando è stata creata un anno fa la Parrocchia Madonna delle Grazie – affidata agli Araldi del Vangelo – nella Diocesi di Bragança Paulista, si è avuto un significativo aumento della frequenza dei fedeli ai Sacramenti, nelle dodici comunità che la compongono. Oltre alle Celebrazioni Eucaristiche, processioni, catechesi dei bambini e altre attività pastorali, gli Araldi hanno cercato di organizzare eventi che contribuiscano a stringere i legami di amicizia tra i parrocchiani, come kermesse, gruppi finalizzati ad opere di beneficenza, lezioni di musica, rappresentazioni teatrali o serate di giochi per i bambini (foto in alto). Processione in onore di Nostra Signora Aparecida Missione Mariana – Per commemorare il primo anniversario della Parrocchia Madonna delle Grazie, cinquanta Araldi del Vangelo, divisi in sette gruppi, hanno percorso diverse aree del territorio parrocchiale conducendo la statua della Madonna di casa in casa. Dicembre 2010 · Salvami Regina      31 I Santi Innocenti Testimoni del trionfo di Gesù Questi beati bambini, i primi a partecipare alle sofferenze di Cristo, sarebbero anche tra i primi a beneficiare dei meriti infiniti della sua gloriosa Passione ed a regnare insieme a Lui nella Patria celeste. Suor Clara Isabel Morazzani Arráiz, EP S entendosi alle porte della morte, il venerando anziano fece chiamare i suoi dodici figli per benedirli prima di partire. Al primogenito Ruben, a causa alla sua cattiva condotta, ritirò la primazia, come pure ai due seguenti, Simone e Levi, per la crudeltà di cui avevano dato mostra (cfr. Gn 49, 3-7). Toccò a Giuda, il quarto figlio, ricevere dal padre l’autorità sui fratelli ed il privilegio di veder sorgere dal suo lignaggio il Messia, Colui a proposito del quale Dio aveva promesso ad Abramo: “Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della Terra” (Gn 22, 18). Così, sedici secoli prima della nascita di Gesù a Betlemme, il patriarca Giacobbe profetizzava la venuta del Redentore. Il momento dell’arrivo di questo Re atteso, il vecchio patriarca lo definì con queste parole: “Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli” (Gn 49, 10). Più tardi la stirpe di Giuda, nella persona di Davide, governò di fatto sulle altre tribù, occupando il trono a Gerusalemme. Sebbene Dio, a 32      Salvami Regina · Dicembre 2010 causa dell’infedeltà del suo successore Salomone, avesse ritirato alla discendenza di Davide il governo di dieci tribù – permettendo che fosse fondato il “regno del Nord” avendo come re Geroboamo, un semplice servo – non mancò mai a Davide “una lampada” (I Re 11, 36), come gli era stato promesso: “Non ritirerò da lui il mio favore, come l’ho ritirato da Saul, che ho rimosso dal trono dinanzi a te. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre” (II Sm 7, 15-16). Così, fino all’entrata di Nabucodonosor, re di Babilonia, che devastò la città e portò la popolazione alla cattività, ci fu sempre un figlio di Davide, del lignaggio benedetto di Giuda, seduto sul legittimo trono di suo padre. I figli di Levi governano il Popolo Eletto Quando, trascorsi settant’anni da questo doloroso esilio, il grande Ciro di Persia conquistò Babilonia, emise un decreto autorizzando il ritorno degli israeliti alla loro patria (cfr. Es 1, 2-4). Molti di questi, allora, tra i quali un numeroso contingente di sacerdoti e leviti, intra- presero il viaggio di ritorno a Gerusalemme (cfr. Es 2, 1-67). L’influenza preponderante esercitata dalla casta sacerdotale durante questo nuovo periodo, diede origine ad un clima di crescente religiosità, portando così Israele a divenire un piccolo stato sempre più teocratico.1 Infatti, sebbene il Paese fosse ancora soggetto a sovrani stranieri – prima i persiani, poi i greci – i veri detentori del potere passarono ad essere i sommi sacerdoti, assistiti da un consiglio di anziani, costituito da un’aristocrazia che, a sua volta, era sacerdotale nella sua maggioranza. Nel secolo II a.C, quando salì al trono della Siria Antioco IV Epifane – un “uomo vile” (Dn 11, 21), vera “radice del peccato” (I Mac 1, 11) –, si scatenò una furiosa persecuzione contro la religione d’Israele. Insorsero contro il seleucida i Maccabei, di lignaggio sacerdotale, ottenendo grandi vittorie e acquisendo per il popolo giudaico un potere e una gloria comparabili a quelli dei tempi antichi. Molti israeliti credettero di vedere in questo trionfo un segnale chiaro della mano divina, trasferendo la regalità davidica alla tribù di Levi. Così, i discendenti di questi eroi, chia- Sergio Hollmann Accecato dall’orgoglio, Erode era convinto di avere un potere sufficiente per opporsi al piano divino e mutare, secondo i suoi capricci, quello che Dio aveva deciso da tutta l’eternità "Strage degli innocenti" - Cattedrale di Notre Dame, Parigi mati Asmonei, passarono a occupare simultaneamente la cattedra del supremo pontificato e il trono reale. Pur essendo stato tolto, molti secoli prima, lo scettro alla tribù di Giuda, Israele continuava, intanto, ad essere retto da figli del sangue di Giacobbe, successori del Patriarca Abramo, eredi delle promesse di Dio. Erode: il re sanguinario Le circostanze mutarono quando, adducendo alle lotte fratricide nate nel seno stesso della famiglia degli Asmonei, Roma intervenne con le armi e l’imperatore Marco Antonio concesse il titolo di re dei giudei ad uno straniero, detestato dal popolo poiché appartenente al popolo idumeo, nemico inconciliabile di Israele: Erode. La profezia di Giacobbe cominciava a realizzarsi: sebbene il governo di Erode marcasse per i giudei un periodo di terrore, umiliazione e tirannia, non mancarono anime giuste e pietose che seppero interpretare gli avvenimenti e riconoscere che i giorni del Messia erano arrivati. Il nuovo monarca non tardò a dimostrare che tutte le sue azioni e atti amministrativi erano mossi da or- gogliosa cupidigia. L’odio e il disprezzo dei suoi sudditi, che sentiva pesare sopra di sé, sommati alla naturale insicurezza di chi è smisuratamente ambizioso, gli facevano temere qualunque persona che spiccasse per le sue qualità, o conquistasse la simpatia del popolo, come un avversario del suo potere. Durante gli anni del suo lungo regno, egli si sbarazzò senza scrupoli di tutti i cospiratori o di quelli che semplicemente gettavano ombra sulla sua persona. Uno ad uno, i parenti più prossimi – tra i quali la sposa Mariamne e tre figli – e un gran numero di aristocratici della Giudea caddero sotto i colpi della sua crudeltà. Niente costituiva ostacolo per questa volontà feroce, piena di arroganza e assetata di dominio. Il tiranno trema davanti a un Bambino Quale non fu il soprassalto di questo tiranno sanguinario quando, ormai vecchio, amareggiato dal peso degli innumerevoli crimini commessi, vide arrivare a Gerusalemme una sontuosa carovana proveniente dall’Oriente e tre magi che chiedevano del “re dei giudei che era appe- na nato” (Mt 2, 2)! Immediatamente l’inquietudine e il turbamento si impossessarono del suo cuore: vide minacciata la stabilità del suo trono. Questa agitazione ben indicava quanto Dio fosse assente dai suoi pensieri e prospettive, come commenta, con molto acume, un devoto autore: “L’anima retta e sincera non si turba mai, perché possiede Dio. Dove Dio abita, non c’è turbamento possibile, dice lo Spirito Santo. ‘Non in commotione Dominus’ (I Re 19, 11). Se un’anima arriva a sperimentare un turbamento, è perché ha perso Dio e, con Lui, la rettitudine e il candore. Che Erode si turbasse, non ci deve sorprendere; in fin dei conti, egli era un usurpatore e, sentendo che un re dei giudei era appena nato, certamente temette di perdere sia il trono che la corona”.2 Quindi, usando l’astuzia caratteristica dei “figli del secolo” (Lc 16, 8), Erode si informò dai sacerdoti e dai maestri delle Scritture su quale fosse il luogo indicato dai profeti come culla del Messia. Una volta ottenuta la risposta, prese la decisione di uccidere il neonato. Fingendo una grande pietà, mandò a chiamare i magi al fine di indicar loro il cammino di Betlemme, desiderando, in realtà, servirsi di loro per la realizzazione delle sue perverse intenzioni. Accecato dall’orgoglio, quell’iniquo monarca era convinto di avere un potere sufficiente per opporsi al piano divino e mutare, secondo i suoi capricci, quello che Dio aveva deciso da tutta l’eternità ed aveva annunciato per bocca dei suoi messaggeri! A questo proposito commenta San Giovanni Crisostomo: “Tale è la malvagità, per la sua stessa natura: si contraddice da sola e intraprende quello che è impossibile. Considerate l’insensatezza di Erode. Se egli credeva nella profezia e considerava inevitabile la sua realizzazione, era evidente che stesse tentando qualcosa di irrealizzabile; se non credeva Dicembre 2010 · Salvami Regina      33 in questa né sperava che si compisse quanto annunciato, non aveva motivo per temere e stupirsi, né per preparare trappole per nessuno. In nessuna delle due ipotesi c’era necessità di mentire”.3 Due discreti interventi della divina Provvidenza– un sogno inviato per allertare i magi e l’apparizione di un angelo a San Giuseppe – bastarono per mandare in fumo le abili macchinazioni del tiranno. Costui, però, per vari giorni aspettò impaziente e timoroso il ritorno di quei nobili stranieri; capendo di essere stato ingannato, diede libero sfogo alla sua collera e decise di perpetrare il crimine più orrendo della sua vita: affinché il piccolo Re dei giudei non sfuggisse alla sua vendetta, sarebbero dovuti perire tutti gli infanti di Betlemme e dei dintorni. Martirio degli innocenti Grande fu la costernazione nella città di Betlemme. Subito dopo aver ottenuto l’onore di ricevere l’Atteso delle nazioni, le sue case si riempirono di cadaveri e per le strade echeggiarono le grida di do- Come era stato profetizzato da Davide, i singhiozzi di questi piccoli martiri risuonavano alla presenza dell’Altissimo come canti di gloria e, allo stesso tempo, censuravano il re empio che li aveva condannati: “Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli” (Sal 8, 3). Il loro sangue saliva al Cielo come sacrificio puro e piacevole di “agnelli senza macchia” ( Es 12, 2-5) offerto in onore del Divino Infante appena nato. I bambini che giocavano ai piedi delle loro madri lasciarono i loro innocenti giochi per andare a giocare ai piedi del trono di Dio! Con la sua caratteristica eloquenza, così commenta Bossuet: “Beati bambini, la cui vita fu immolata allo scopo di conservare la vita del vostro Salvatore. Se le vostre madri avessero conosciuto questo mistero, invece di lamentazioni e di lacrime, si sarebbero udite benedizioni e lodi”.6 Inquietudine di Erode e trionfo dei bambini lm an n Richiama l’attenzione l’antagonismo tra lo stato di spirito di Erode e quello dei Santi Innocenti: da un lato troviamo la figura di un uomo attaccato al potere, autoritario, che giudicava tutti i fatti con l’ottica di mediocri interessi; all’estremo opposto, bambini innocenti, fiduciosi, incapaci di fare alcun male. Dopo il suo orrendo crimine, Erode sperimenta, nel suo intimo, la tristezza e l’inquietudine. Nemmeno dopo aver ricePer vari giorni aspettò impaziente e timoroso il ritorno dei magi; capendo di essere vuto la notizia che i stato ingannato, diede libero sfogo alla sua collera e decise di perpetrare il crimine suoi ordini erano stapiù orrendo della sua vita ti eseguiti, egli potrà “I magi davanti ad Erode” e “Erode ordina la strage” godere di una qualche Vetrate della Cattedrale di Saint Denis, Parigi ol H io rg Se lore delle madri, mescolate ai gemiti dei bambini. Scena atroce e pungente: vedere i piccini strappati dalle braccia materne e trafitti dalle spade dei mercenari. “Perché Cristo ha agito così?”, si chiede San Pietro Crisologo. “Perché ha abbandonato coloro che Egli sapeva che sarebbero stati cercati per causa sua e per causa sua sarebbero dovuti morire? Egli era nato re e re del cielo, perché ha abbandonato quelli che erano innocenti? Perché ha disdegnato un esercito della sua stessa età? Perché ha abbandonato in questo modo coloro che, come Lui, riposavano in una culla ed il nemico, che cercava solo il re, causò danno a tutti i soldati?”.4 Risponde lo stesso santo: “Fratelli, Cristo non ha abbandonato i suoi soldati, ma ha dato loro miglior sorte, gli ha concesso di trionfare prima di vivere, ha fatto ottenere loro la vittoria senza lotta alcuna, ha concesso loro le corone addirittura prima che le loro membra fossero sviluppate, ha voluto, col suo potere, che passassero al di sopra dei vizi, che possedessero il Cielo prima che la terra”.5 34      Salvami Regina · Dicembre 2010 L’infanzia, modello di innocenza Il Verbo Si fece carne e venne al mondo per operare la Redenzione e, a partire da questa, proclamare sulla Terra “l’anno della grazia del Signore” (Is 61, 2), un nuovo regime, basato sulla carità e sulla misericordia, con il quale l’uomo è passato dalla condizione di schiavo a quella di figlio di Dio, avendo per regola di vita la ricerca della perfezione, ad immagine del Padre Celeste (cfr. Mt 5, 48). Per essere suoi discepoli, Gesù non ci impone di acquisire una scienza erudita, e nemmeno esige la pratica di penitenze e austerità troppo pesanti. Egli propone invece un modello accessibile a tutti: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18, 3). Gustavo Kralj, per concessione del Ministero dei Beni Culturali della Repubblica Italiana tranquillità, poiché all’angoscia costante di perdere il trono, si sommò il rimorso dell’infanticidio commesso a rodergli l’anima come, in breve, i vermi avrebbero corroso le sue carni. In un modo molto diverso, i bambini si videro elevati alla categoria di fratelli di Cristo e principi del suo Regno. Egli li amava e, per questo, li colse come un bocciolo che stava sbocciando alla vita, per condurli alla visione beatifica non appena avesse aperto, trionfante, le porte del Cielo. Perché, si chiede San Bernardo, “c’è chi dubiti delle corone degli Innocenti?” E aggiunge: “È minore, forse, la pietà di Cristo dell’empietà di Erode, per credere che questi potesse consegnare alcuni innocenti alla morte e Cristo non potesse coronare coloro che erano stati uccisi per Lui? [...] Questi sono, veramente tuoi martiri, o Dio, affinché risplenda con maggior evidenza il privilegio della tua grazia in quelli in cui né l’uomo né l’angelo scoprono merito alcuno”.7 Grande fu la costernazione nella città di Betlemme dove echeggiarono le grida di dolore delle madri, mescolate ai gemiti dei bambini "Strage degli innocenti", del Beato Angelico - Museo di San Marco, Firenze Papa San Leone I afferma, in uno dei suoi sermoni: “Cristo ama l’infanzia, che ha assunto in primo luogo, tanto nell’anima quanto nel corpo. Cristo ama l’infanzia, maestra di umiltà, regola dell’innocenza, modello di mansuetudine. Cristo ama l’infanzia, per la quale orienta il procedimento degli adulti e riconduce l’età degli anziani. Egli richiama all’esempio di questa coloro che eleva al regno eterno”. 8 Per essere partecipi del suo Regno ed ospiti del banchetto eterno, siamo chiamati a farci condurre per mano da Dio come bambini docili e fiduciosi, senza opporre resistenza alla sua santa volontà. Gesù porta, ad ogni Natale, l’invito per la restaurazione dell’innocenza ed è pronto a ristabilirla nel cuori di chi voglia beneficiare della sua grazia, in quanto, da soli, non abbiamo forze sufficienti per liberarci dai nostri peccati. Egli stesso ci aspetta e Si donerà a noi come ricompensa, nell’ora della nostra morte, facendoci eredi della felicità eterna: “Lasciate che i bam- bini vengano a me, perché di questi è il regno dei Cieli” (Mt 19, 14).  1 Cf. ROBERT, André; TRICOT, A. Initiation biblique. 2.ed. Paris: Desclée, 1948, pag.679. 2 D’HAUTERIVE, P. La suma del predicador. Paris: Louis Vivès, 1888, t.II, pag.104. 3 SAN JUAN CRISÓSTOMO. Homilías sobre el Evangelio de San Mateo. In: Obras. 2.ed. Madrid: BAC, 2007, t.II, pag.131. 4 SAN PEDRO CRISÓLOGO, apud ODEN, Thomas (Org.). La Biblia comentada por los Padres de la Iglesia. Madrid: Ciudad Nueva, 2004, pag.78. 5 Idem, ibidem. 6 BOSSUET, Jacques Bénigne. Œuvres choisies de Bossuet. Versailles: J. A. Lebel, 1821, pag.425. 7 SAN BERNARDO DE CLARAVAL. Obras completas. Madrid: BAC, 1953, t.I, pag.292-293. 8 SAINT LÉON LE GRAND. Sermo VII in Epiphaniae Solemnitate. In: Sermons. 2.ed. Paris: Du Cerf, 1964, t.I, pag.280. Dicembre 2010 · Salvami Regina      35 Wikipedia San Tommaso Becket – L’Arcivescovo martire di Canterbury “Non ti è lecito”! La verità è invincibile perché la sua forza proviene da Dio stesso. Per quanto essa subisca apparenti sconfitte, finisce sempre per trionfare. “San Tommaso Becket” – vetrata del sec. XIII della Cattedrale di Canterbury (Inghilterra) “N on licet tibi” – “Non ti è lecito” (Mc 6, 18). Le gravi parole del Precursore riecheggiavano all’orecchio di Erode Antipa, ricordandogli quanto fosse sgradita al Cielo la sua incestuosa unione con Erodiade, la sposa di suo fratello ­Filippo. Quando, su istanza di Salomè, le labbra di San Giovanni Battista furono fatte tacere per sempre dalla spada del carnefice, si direbbe che queste recriminazioni sarebbero dovute cessare definitivamente. Invece non fu così: il re criminale sarebbe vissuto fino alla fine dei suoi giorni tormentato dal ricordo del profeta che continuava ad interpellarlo: “Non licet tibi”! C’è in questo passo evangelico un esempio paradigmatico della lotta tra il bene e il male sulla Terra. Da un lato c’è il re adultero, orgoglioso, lussurioso ed egoista, che lotta per soddisfare i propri vizi ed interessi; dall’altro, un’anima di incrollabile rettitudine, disposta a difendere la Legge dell’Altissimo, anche col proprio sangue, se necessario. In 36      Salvami Regina · Dicembre 2010 Suor Maria Teresa Ribeiro Matos, EP apparenza, la vittoria è stata del primo ma, in realtà, né il carcere né il patibolo sarebbero riusciti a tacitare la forza della verità proclamata con audacia da chi era giusto. Più di un millennio più tardi, avendo la Chiesa civilizzato i popoli e stabilito la sua influenza spirituale su di loro, una voce serena e ferma come quella del Precursore si è fatta sentire in Inghilterra, ricordando ad un re tiranno i limiti del potere reale: quella di San Tommaso Becket. L’inizio di una disputa Era il 1º ottobre del 1163. Cominciava nell’abbazia di Westminster il sinodo convocato da re Enrico II per dibattere questioni concernenti il governo della Chiesa in Inghilterra. Il monarca non concordava con il privilegium fori del clero e non ammetteva che sudditi suoi fossero scomunicati senza il consenso reale. Voleva, inoltre, che fossero restaurate altre prerogative godute dai loro predecessori normanni. Tutti i Vescovi erano unanimi quanto all’impossibilità di cedere a tali pretese del sovrano. Ma chi si sarebbe alzato per affrontarlo? Toccava all’Arcivescovo di Canterbury, Primate d’Inghilterra, il difficile compito. Tommaso Becket, che solo poco tempo prima era Cancelliere Reale e grande amico di Enrico II, assunse il grave incarico. Al momento opportuno, si alzò e spiegò al re l’indipendenza del potere spirituale rispetto a quello temporale, discusse sul carattere sacro del sacerdozio e, infine, addusse agli antichi diritti dei Vescovi di giudicare e punire i membri del clero. Il monarca si incollerì. Interrompendo le parole del prelato, pretese che tutti accettassero senza condizioni le proposte da lui fatte. San Tommaso Becket rispose che avrebbero obbedito salvo ordine suo, cioè, nella misura in cui le regole da lui dettate fossero lecite per un chierico. Sentendo questo, il re se ne andò irato, senza neppure una parola di saluto. Armonia tra i due poteri La contesa tra i vescovi inglesi ed il loro monarca non risultava ecces- Clausole inaccettabili Preso atto di quanto avvenuto a Westminster, Papa Alessandro III inviò messaggeri a San Tommaso Becket, raccomandandogli che, per la pace della Chiesa, cercasse un’intesa col re. Ma il monarca, ferito nel suo amor proprio, esigeva una ritrat- costituzioni che sottomettevano cotazione pubblica davanti a tutti i ve- sì tanto il potere spirituale a quello temporale. Soltanto cinque delle sescovi e baroni del regno. Il Palazzo di Clarendon, nelle vi- dici clausole, relative di fatto al gocinanze dell’attuale Salisbury, fu il verno civile, erano di fatto accettabiluogo scelto per tale incontro, rea- li, e furono successivamente ammeslizzato giorno 13 gennaio 1164, tra se dal Papa. manifestazioni di furia del re e miIl giudizio di Northampton nacce dei baroni. Il sovrano volendo lasciare lì ben fissate le basi del Il re, però, non la pensava allo suo dominio sulla Chiesa, fece re- stesso modo. Era deciso a sottometdigere un elenco completo delle tere la Chiesa alle sue pretese e, per norme che egli mirava ad imporre. questo, decretò la rovina di coloro Erano le tristemente note Costitu- che con tanta forza vi si opponevazioni di Clarendon, composte da se- no. Accusandolo di falsi crimini giudici clausole. ridici e finanziari, oltre che di falsa L’arcivescovo rimase sconvolto testimonianza per non accettare le quando lesse il testo. Alcune di que- Costituzioni di Clarendon – che aveste clausole attribuivano al potere re- va promesso di accettare senza coale decisioni fino ad allora di competenza dell’autorità ecclesiastica, altre attentavano alla libertà della Chiesa. Così, per esempio, i vescovi passavano a dipendere dall’approvazione del sovrano per uscire dal regno. Avevano bisogno anche di un’autorizzazione di Enrico II per scomunicare qualunque alto funzionario o ufficiale del re. Non potevano, nelle cause ecclesiastiche, appellarsi al Papa come ultima risorsa. Quando rimaneva vacante una sede episcopale o un’abbazia, questa cadeva in potere del sovrano. Egli riscuoteva tutte le entrate e benefici fino all’insediamento del nuovo titolare, la sua elezione avrebbe avuto luogo nella cappella reale e con il consenso del re e il nuovo vescovo o abaPapa Alessandro III accolse San Tommaso te avrebbe dovuto giurare Becket con totale benevolenza ed approvò la sua condotta fedeltà come vassallo. Il Primate d’Inghilter“Incontro di San Tommaso Becket col Papa”, ra non poteva in alcun pezzo in alabastro del sec. XVI – Victoria & Albert Museum, Londra modo accettare queste Dicembre 2010 · Salvami Regina      37 Dario Iallorenzi sivamente strana in quei secoli perturbati. I limiti della separazione dei poteri, temporale e spirituale, stabilita dallo stesso Cristo – “Da’ a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Mt 22, 21) –, non erano ancora ben definiti, portando, di conseguenza, frequenti e aspri conflitti. Essendo la Chiesa una società visibile, costituita da uomini, molti sovrani dell’epoca si arrogavano il diritto di nominare vescovi, legiferare sull’organizzazione interna della Sposa di Cristo, disporre delle sue rendite o governare liberamente sui membri del clero, trascurando la circostanza che fossero persone sacre. Ora, è proprio l’indipendenza dal potere civile, che permette alla Chiesa di svolgere la sua attività a favore della società, creando le condizioni che rendono la Terra piacevole ed abitabile, illuminando pure il potere temporale – rigorosamente sovrano, nel suo ambito – con una luce celeste che lo eleva, consolida e nobilita. La Chiesa necessita dell’azione dello Stato sulla società, ma l’uno non riuscirà mai a raggiungere con pienezza il suo obiettivo se non è in perfetto accordo con l’altra. Dall’armonia tra il potere spirituale e quello temporale risulta che Dio non è mai così ben servito come quando Cesare si comporta come suo figlio e Cesare mai è tanto grande come quando è figlio di Dio. Questa era la grande verità che spianava il comportamento dell’Arcivescovo di Canterbury, e che l’orgoglioso re Enrico non voleva ammettere. Dario Iallorenzi noscerne il contenuto –, all’ecclesiastico fu intimato di comparire davanti alla corte riunita a Northampton, nel mese di ottobre del 1164. Di fronte alle inusitate denunce, l’arcivescovo chiese ad Enrico II un po’ di tempo per consigliarsi con i suoi fratelli nell’episcopato e preparare la sua difesa. “Agisci senza paura”, gli disse il suo confessore, Robert de Merton, “hai scelto di servire Dio al posto del re. Continua così e Dio non ti deluderà”.1 Tommaso aveva capito a fondo la lotta in cui era impegnato ed era disposto a sostenerla fino alla fine. Tuttavia, la maggior parte dei vescovi, temendo di perdere la buona grazia del sovrano, insistevano con il Primate affinché cedesse davanti al re e rinunciasse al suo incarico. L’arcivescovo di Canterbury, tuttavia, facendo valere il suo primato, proibì ai vescovi di prendere parte al giudizio, nel caso giungesse a realizzarsi, e ordinò che scomunicassero chiunque usasse violenza contro di lui. Si diresse allora al castello reale di Northampton, dove, dopo che il Primate ebbe presentato la sua difesa, il re convocò il Consiglio per decidere la sua sorte. Seduto in un’altra stanza, Tommaso Becket aspettava con calma e sicurezza il verdetto. Secondo un famoso biografo, l’Arcivescovo fu probabilmente condannato all’ergastolo. “Ma la sentenza non fu mai dichiarata, perché quando una commissione si presentò per fargliela conoscere, ognuno passò all’altro l’incombenza e nessuno la accettò”.2 Sei anni di esilio e trattative Vedendo decretata la sua rovina, San Tommaso Becket decise di fuggire dal Paese. In una notte piovosa, 38      Salvami Regina · Dicembre 2010 promosse dal Pontefice, ora dal re di Francia. Raggiungere un accordo non era facile perché, come scriveva San Tommaso al Papa, se fossero prevalse le esigenze del monarca inglese, “l’autorità della Sede Apostolica in Inghilterra sarebbe scomparsa completamente o sarebbe stata ridotta a quasi nulla”.3 Enrico II, da parte sua, riconosceva che, se avesse continuato con la sua politica di opposizione alla Chiesa, avrebbe dovuto subire sanzioni canoniche. “So che lanceranno un’interdizione sul mio regno, ma non posso io che sono capace di prendere una fortezza al giorno, imprigionare un chierico che ponga in interdizione la mia terra?”4, chiese a un legato papale. Il timore di Dio non si era ancora del tutto estinto nell’aniTrionfale fu l’accoglienza del popolo di Canterbury al suo caro pastore mo di Enrico e, finalmente, dopo numerose minacce da parte “San Tommaso Becket sbarca a Sandwich, in del Sommo Pontefice, decise di Inghilterra”, pezzo in alabastro del sec. XVI – Victoria & Albert Museum, Londra venire ad un accordo con l’arcivescovo. Lo autorizzò a tornare dopo molte vicissitudini, attraversò nella sua diocesi senza consentire, tutil Canale della Manica e si rifugiò in tavia, di dargli il bacio di pace. Francia, dove il re Luigi VII lo acDi ritorno in patria colse con sollecitudine. Subito dopo si recò a Sens, in cui Trionfale fu l’accoglienza del poposi trovava temporaneamente Pa- lo di Canterbury, giorno 2 dicembre pa Alessandro III. Questi lo accolse 1170, al suo caro pastore. Egli, tuttacon totale benevolenza, approvò la via, era convinto che la pace non sasua condotta e riaffermò la condan- rebbe stata duratura. Come insegna na delle Costituzioni di Clarendon. Sant’Agostino, “La pace è la tranquilGli concesse anche l’abito dell’Or- lità dell’ordine”.5 Se non prevalesse dine dei Cistercensi, che tanto desi- l’ordine posto dalle leggi di Dio e delderava ed il santo Arcivescovo pas- la Chiesa, non esisterebbe vera pace. sò a risiedere nell’abbazia di PonIl giorno dopo, tre messaggeri tigny, dove condivise la vita fruga- giunsero a Canterbury da parte dele dei monaci cistercensi e riprese lo gli arcivescovi Roger di York, Gilstudio della teologia, in particolare bert di Londra e Jocelin di Salisbudelle Sacre Scritture. ry, a chiedere la revoca della scomuIntanto, trascorsero quasi sei an- nica lanciata su di loro, per aver proni di complesse attività diplomatiche ceduto alla cerimonia di incoronae di tentativi di riconciliazione, ora zione del figlio del re, andando con- n an llm Se rg io Ho tro la proibizione espressa dall’Arcivescovo Primate e dallo stesso Vicario di Cristo. Tommaso fece rispondere loro che una sanzione imposta dal Papa poteva esser revocata soltanto da questi. La risposta fece riaccendere la collera di Enrico II, già irritato per la commovente accoglienza che il popolo aveva riservato al suo legittimo prelato. Ogni giorno che passava, si accentuava nella corte il clima di inimicizia contro l’arcivescovo. Un biografo di Tommaso Becket afferma che il re, trascinato dalla furia, incitava i suoi cortigiani con frasi come questa: “Che collezione di oziosi codardi ho nel mio regno, che permettono che un chierico di bassa estrazione si prenda vergognosamente gioco di me!”.6 Alcuni di loro, decisero di ascoltarlo... La sera del 29 dicembre, quattro cavalieri si presentarono a Canterbury come venuti inviati del re e furono ricevuti dall’arcivescovo in una sala contigua alla cattedrale. Uno di loro interpellò l’ecclesiastico con termini aggressivi, per il suo rifiuto di assolvere i chierici e monaci scomunicati. – La sentenza non è stata mia, ma del Papa. Che gli interessati si dirigano a lui per chiedere il perdono – rispose Tommaso. – Ti dico ciò che il re ha detto: Sei stato sufficientemente pazzo a scomunicare i suoi ufficiali. A queste parole, relative agli anatemi lanciati da San Tommaso contro i baroni che si erano appropriati delle terre della Diocesi, l’arcivescovo si alzò, replicando: – Castigherò chiunque violi i diritti della Sede Romana o della Chiesa di Cristo. La vittoria della verità I cavalieri, furiosi, si ritirarono per prendere le armi, mentre alcu- Era tutto finito? Al contrario! La forza della verità ancora una volta sarebbe stata vittoriosa “Martirio di San Tommaso Becket” Cattedrale di Lisieux (Francia) ni monaci e servitori dell’intrepido prelato, vedendo il grande pericolo che correva, riuscirono a stento a condurlo alla cattedrale. Era l’ora del canto dei Vespri e il tempio era pieno. Dopo la processione dei monaci e del santo arcivescovo, irruppero furibondi i cavalieri armati e, con le spade sguainate, si precipitarono su quest’ultimo. – Assolvi i vescovi! – gridò uno di loro. Assalirono poi, spada in pugno, l’indifeso ministro di Dio. Il primo colpo raggiunse le spalle di Tommaso, mentre i seguenti lo colpirono alla testa. Il suo crociferaio, cercando di deviare con un braccio un colpo, ricevette una forte lesione che gli ruppe le ossa. “Sono disposto a mo- rire per il mio Signore. Che il mio sangue salvi la libertà della Chiesa e la pace”7. Esclamò il martire, in ginocchio. Un nuovo colpo lo prostrò morto per terra, con le braccia aperte, come se stesse pregando. Era tutto finito? Al contrario! La forza della verità, che aveva portato Giovanni Battista a trionfare su Erode Antipa, ancora una volta sarebbe stata vittoriosa. La tomba di Tommaso Becket divenne un centro di pellegrinaggio, e fra gli innumerevoli devoti che accorsero alla sua sepoltura ci fu lo stesso Enrico II che, dopo aver chiesto perdono al Papa e rinunciato alle Costituzioni di Clarendon, si era diretto a Canterbury per chiedere clemenza al santo martire. Invincibile è il potere della Verità. L’errore e il male trovano il loro dinamismo nella natura umana decaduta col peccato, alleata al demonio. La forza della Verità, però, sta in qualcosa di infinitamente superiore: Dio stesso. Egli non nega mai la sua grazia a coloro che lottano in suo nome. Così, per quanto la verità subisca apparenti sconfitte, alla fine è sempre vincitrice, perché la sua fonte è Dio eterno e immortale.  1 KNOWLES, David. Thomas Becket. Madrid: Rialp, 1980, pag.148 2 Idem, pag.151. 3 Idem, pag.180. 4 Idem, pag.184. 5 SANT’AGOSTINO. La città di Dio. L.XIX, c.13. 6 KNOWLES, op.cit., pag.205. 7 AUBE, Pierre. Thomas Becket. Madrid: Palabra, 1994, pag.334. Dicembre 2010 · Salvami Regina      39 Millenario dell’Abbazia di Solesmes Con una solenne Messa pontificale, cantata in gregoriano, si è concluso giorno 12 ottobre l’anno commemorativo del millenario dell’Abbazia di Solesmes in Francia. Il principale celebrante è stato l’inviato speciale di Papa Benedetto XVI, Cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Hanno partecipato allo splendido atto di lode e azione di grazie anche il Cardinale Jean-Pierre Ricard, Arcivescovo di Bordeaux, l’Arcivescovo Luigi Ventura, Nunzio Apostolico in Francia, quindici vescovi e quaranta abati di altri monasteri. Nel Laos, prima ordinazione sacerdotale in 40 anni Il Vicariato Apostolico di Luang Prabang, nel Laos del Nord, ha annunciato “con comprensibile gioia ed emozione” la realizzazione, nel prossimo 12 dicembre, della prima ordinazione presbiterale in quarant’anni in questa nazione asiatica – ha informato AsiaNews. Toccherà al nuovo sacerdote, Pedro Buntha Silaphet, di 30 anni di età, esercitare il suo ministero in un paese di sei milioni di abitanti, dei quali appena 46 mila sono cattolici. La Chiesa del Laos affronta numerose difficoltà per praticare la sua Fede. L’Amministratore Apostolico Mons. Tito Banchong ha precisato di ottenere diverse approvazioni dalle autorità per poter realizza40      Salvami Regina · Dicembre 2010 card-fxthuan.org re la cerimonia liturgica, che dovrà realizzarsi in forma discreta, “come una celebrazione locale”. Iniziato il processo di beatificazione del Cardinale Van Thuân Comunione e Liberazione promuove il “Meeting del Cairo” “Il Meeting di Rimini sbarca al Cairo con tremila partecipanti”. Con questo titolo, il settimanale italiano Tempi (edizione on-line, 29/10/2010) informa sulla realizzazione del primo Meeting per l’Amicizia tra i Popoli al Cairo, nei giorni 28 e 29 ottobre. Promosso dal Movimento Ecclesiale Comunione e Liberazione — con la collaborazione del Centro Culturale Ta’Wassul e dell’ American Muslim Foundation International —, l’evento ha contato sulla presenza del Patriarca Cattolico Copto di Alessandria, Mons. Antonios Naguib, come di due ministri del governo egiziano, un rappresentante del Ministro della Cultura e varie personalità del mondo culturale arabo, tra le quali il Preside della Facoltà di Teologia dell’Università islamica AlAzhar e il vice-rettore dell’Università del Cairo. Il vasto programma di esposizioni, spettacoli e dibattiti ha avuto come tema centrale La bellezza, spazio del dialogo. È stato presieduto da Tahani al-Jibaly, vice-presidente del Supremo Tribunale Costituzionale e prima donna egiziana ad occupare la carica di giudice. In un atto realizzato nel Palazzo Lateranense, giorno 22 ottobre, il Cardinale Agostino Vallini, Vicario del Papa per la Diocesi di Roma, ha dato inizio alla fase diocesana della causa di beatificazione del Cardinale vietnamita François-Xavier Nguyên Van Thuân. In questa prima tappa, l’autorità competente raccoglie la documentazione, ascolta le deposizioni e fa le debite indagini sulla vita, le virtù e la fama di santità del Servo di Dio. Nguyên Van Thuân nacque nel 1928 e ricevette l’ordinazione sacerdotale nel 1953. Fu nominato vescovo di Nha Trang nel 1967 ed elevato alla carica di arcivescovo coadiutore dell’antica Saigon, il 24 aprile 1975. Pochi mesi dopo, con l’avvento del regime comunista, fu imprigionato e trascorse tredici anni in carcere, senza processo né sentenza. Liberato nel 1988 ed espulso dal Paese nel 1991, ricevette a Roma paterna accoglienza da Papa Giovanni Paolo II, che lo nominò Presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace nel 1998 e lo elevò alla dignità cardinalizia tre anni dopo. Morì il 16 settembre 2002. La Caritas spagnola amplia il suo campo di assistenza a causa della crisi La Caritas spagnola ha prestato aiuto per le spese di prima ne- Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente L'Osservatore Romano “Mi sembra che questo sia il dono più importan- proposte divise in tre sezioni: La presenza cristiana te del Sinodo che viviamo e realizziamo: la comunione nel Medio Oriente, La comunione ecclesiale e La teche ci unisce a tutti e che in sé è anche testimonianza”. stimonianza cristiana: prove della resurrezione e dell’aCon queste parole Papa Benedetto XVI ha sintetizza- more. Esse sono state presentate al Papa, affinché to, durante il pranzo di chiusura del Sinodo dei Vesco- questi possa utilizzarle, se lo reputi conveniente, nelvi per il Medio Oriente, il clima di unità e ricca diversità la preparazione dell’Esortazione Apostolica, documento col quale si conclude ufficialmente un Sinodo. vissuto nelle due settimane di Assemblea. Nell’omelia della Messa di chiusura, Benedet“Viviamo la diversità di questa comunione”, ha affermato il Santo Padre. “Siete chiese di diversi ri- to XVI ha fatto notare che in questa Assemblea si è ti eppure formano, insieme a tutti gli altri riti, l’uni- vissuta l’unità della Chiesa nella varietà delle Chiese ca Chiesa Cattolica. È bello vedere questa vera catto- del Medio Oriente. “Guidati dallo Spirito Santo, dilicità, tanto ricca di diversità, di possibilità, di cultu- ventiamo ‘un solo corpo e una sola anima’ nella Fere differenti e tuttavia, è esattamente così che cresce de, nella Speranza e nella Carità” – ha affermato. Tra vari altri temi, Sua Santità ha sottolineala polifonia di un’unica Fede, di una comunione vera to la necessità della pace, chiarendo che la Parodei cuori, che soltanto il Signore può dare”. Inaugurata il 10 ottobre, con una solenne Messa la della Salvezza “é l’unica Parola capace di romcelebrata da Sua Santità, l’Assemblea speciale del Si- pere il circolo vizioso della vendetta, dell’odio, delnodo ha contato sulla partecipazione di 185 padri si- la violenza”. Infatti, ha aggiunto, “da un cuore purificato, in pace con Dio nodali, che nel corso delle e con il prossimo, posso14 Congregazioni Generali no nascere risoluzioni ed hanno realizzato più di 200 iniziative di pace a livelinterventi personali sul telo locale, nazionale ed inma centrale di queste due ternazionale”. Infine, ha settimane di riflessione e esclamato: “È necessario dibattito: La Chiesa Cattonon conformarsi mai alla lica in Medio Oriente – Comancanza della pace. La munione e Testimonianza. pace è possibile. La pace I lavori si sono chiusi Sessione di apertura è urgente”. con l’approvazione di 44 cessità (alimentazione, igiene, ecc.) a quasi 800 mila persone in Spagna nel 2009. Esattamente è stata data risposta a 786.273 sollecitanti – 152.958 in più rispetto all’anno precedente –, secondo una relazione divulgata da questa istituzione cattolica il 27 ottobre. Sommando tutti i suoi programmi di assistenza, nell’anno 2009 la Caritas spagnola ha aiutato 1.507.736 persone in Spagna e 4.717.195 in altri Paesi, mediante diversi progetti di cooperazione internazionale. Ha speso in questa attività più di 230 milioni di euro, di cui il 62% raccolti da donatori privati e il 38% provenienti da sovvenzioni governative. Nella misura in cui si aggravano le conseguenze della crisi, cresce anche la generosità della popolazione cattolica spagnola: il numero di soci e contribuenti è passato da 225.641 nel 2008 a 472.873 nel 2009. Il gran numero di offerte di piccola portata (10 o 15 euro) dimostra che la crisi risveglia la solidarietà anche di persone che sono esse stesse in una situazione di necessità, ha osservato il Segretario Generale della Caritas, Sebastián Mora. Il Cardinale Rodé visita l’Angola come inviato pontificio Il Cardinale Franc Rodé ha partecipato, come inviato speciale di Papa Benedetto XVI, alle commemorazioni del 25º anniversario di fondazione della Conferenza dei Dicembre 2010 · Salvami Regina      41 Lanciato il XII volume dell’Opera Omnia del Cardinale Ratzinger Il XII volume dell’Opera Omnia del Cardinale Joseph Ratzinger è stato presentato alla stampa dal Vescovo di Regensburg (Germania), Mons. Gerhard Ludwig Müller, in una cerimonia realizzata il giorno 3 novembre, nella Sala Stampa della Santa Sede. Proclamatori della Parola e servi della vostra gioia – Teologia e spiritualità del Sacramento dell’Ordine è il titolo del nuovo volume, pubblicato in tedesco, i cui testi – alcuni di poco precedenti l’apertura del Conci42      Salvami Regina · Dicembre 2010 lio Vaticano II – abbracciano quasi mezzo secolo. Con gli scritti raccolti in questo volume, ha dichiarato Mons. Ludwig, l’attuale Papa “indica un cammino per uscire dalla crisi nella quale è caduto il sacerdote cattolico a causa di posizioni teologiche e sociologiche difettose e di dichiarazioni capaci di suscitare in numerosi sacerdoti, che avevano intrapreso con amore e zelo il loro cammino, un’insicurezza personale ed un turbamento riguardo al loro ruolo nella Chiesa”. Gustavo Kralj Religiosi e Religiose d’Angola, dal 22 al 25 ottobre. In una Messa celebrata giorno 24 nella Parrocchia Madonna di Fatima, a Luanda, il Cardinale ha sottolineato, come informa la Radio Nazionale d’Angola, che “in questa terra angolana i consacrati e le consacrate si sono impegnati con le proprie vite donate per amore, lavorano con castità contro la propagazione dell’egoismo, la povertà, la sete di denaro e potere, l’obbedienza liberamente scelta all’individualismo e al relativismo che affliggono la società, con l’intenzione di renderla con più speranza”. Giorno 27, prima di partire per Roma, il Cardinale ha avuto un’udienza con il Ministro angolano delle Relazioni Esterne, Assunção Afonso dos Anjos, alla quale hanno partecipato il Nunzio Apostolico e alti funzionari del Ministero. Questo incontro, ha commentato l’inviato del Papa, “riflette il buono stato delle relazioni tra l’Angola e la Santa Sede”. In dichiarazioni all’agenzia Angop, riprodotte da Zenit, il Cardinale si è mostrato convinto che, entro alcuni anni, l’Angola potrà essere “una nazione totalmente differente”, riaffermando la collaborazione della Chiesa nel “suo progresso spirituale e materiale”. la Sezione di Conservazione di Artefatti del Dipartimento di Antichità di Israele. Nuova sede del Seminario Arcidiocesano a Cuba Il Servizio Stampa del Vaticano ha divulgato il 4 novembre il messaggio di Papa Benedetto XVI al Cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino, Arcivescovo di L’Avana (Cuba), in occasione dell’apertura della nuova sede, la prima dal 1960, del Seminario Arcidiocesano di questa città. In esso il Santo Padre manifesta la speranza che questa inaugurazione sia segnale e stimolo per “un rinnovato vigore nell’impegno di vegliare sull’accurata preparazione umana, spirituale e accademica” di coloro che vi si prepareranno per il ministero sacerdotale. Cinque vescovi anglicani passeranno alla Chiesa Cattolica Manoscritti del Mar Morto disponibili in internet L’Autorità di Antichità di Israele (AAI) si è unita all’impresa nord-americana Google per mettere a disposizione di tutti gratuitamente, in internet, i 900 rotoli dei Manoscritti del Mar Morto. Il lavoro di digitalizzazione è in corso. Entro pochi mesi saranno disponibili le prime immagini, si prevede che il progetto sarà concluso entro cinque anni. I testi potranno esser consultati nelle lingue originali (ebreo, aramaico e greco) e nella traduzione in inglese. Gli studiosi conteranno anche su dati addizionali introdotti per facilitare indagini e ricerche. “Si tratta della scoperta più importante del secolo XX e la condivideremo con la tecnologia più avanzata del secolo XXI”, ha affermato alla stampa Pnina Shor, capo del- Cinque vescovi anglicani dovrebbero presto entrare nei nuovi ordinariati che si stanno organizzando in Vaticano secondo le norme della Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus. Tre di loro sono al comando delle diocesi di Ebbsfleet, Richborough e Fulham, e due sono emeriti, sebbene continuino ad essere attivi come vescovi assistenti onorari di Winchester e Exeter. I cinque fanno parte di un’ala nota come anglo-cattolica, la cui aspirazione è sempre stata quella di lavorare affinché la Chiesa nazionale inglese torni nel seno della Chiesa di Roma. Essi hanno firmato una dichiarazione consegnata alla stampa il 9 novembre, nella quale affermano: “Siamo perplessi perché abbiamo visto, negli ultimi 30 anni, gli anglicani e i cattolici essere sempre più distanti riguardo alle questioni di attualità”. Si riferiscono all’in- troduzione, nella Chiesa Anglicana, di novità che si scontrano con la tradizione e la dottrina cattolica, come l’ordinazione sacerdotale ed episcopale di donne, e problemi relativi alla fede. L’unione dei cristiani, essi dicono, è possibile solo nell’unione eucaristica con il successore di Pietro”. Don Federico Lombardi, direttore della sala stampa del Vaticano, commentando la notizia, afferma che si sta studiando una “costituzione” che orienterà la ricezione di antichi vescovi anglicani nella Chiesa Cattolica. Al momento opportuno, ha aggiunto, sarà data notizia al pubblico in merito alla costituzione del primo ordinariato inglese. A sua volta, par- lando a nome della Conferenza dei Vescovi Cattolici dell’Inghilterra e del Galles, Mons. Alan Hopes, ha espresso il suo benvenuto ai cinque vescovi anglicani. Benedetto XVI proclama sei nuovi santi Decine di migliaia di fedeli attendevano l’arrivo di Papa Benedetto XVI in Piazza San Pietro il 17 ottobre, per la canonizzazione di sei beati. La cerimonia è iniziata con la lettura di una breve biografia di ciascuno, fatta da Mons. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. “Si rinnova oggi in Piazza San Pietro la festa della santità. [...] Rendiamo grazie al Signore per il do- no della santità, che risplende nella Chiesa e oggi traspare sul volto di questi nostri fratelli e sorelle. Gesù invita anche ciascuno di noi a seguirlo per avere in eredità la Vita Eterna” – ha incoraggiato il Santo Padre, nella sua omelia. Sono questi i nuovi santi che la Chiesa propone a tutto l’orbe cattolico come esempio da seguire e intercessori da invocare: Santo Stanislao Kazimierczyk Sołtys (1433-1489) – Sacerdote polacco, dell’Ordine dei Canonici Regolari Lateranensi. Grande devoto dell’Eucaristia, si dedicò all’educazione ed all’assistenza dei bisognosi. Sant’Andrea Bessette (18451937) – Religioso canadese del- È beatificata Madre Barbara Maix irca 15.000 fedeli hanno riempito lo stadio Gigantinho di Porto Alegre (Brasile) , il 6 novembre per partecipare alla cerimonia di beatificazione di Madre Barbara Maix. L’atto liturgico, a cui il Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi non ha potuto partecipare per motivi di salute, è stato presieduto dall’Arcivescovo diocesano Mons. Dadeus Grings, alla presenza del Nunzio Apostolico, Mons. Lorenzo Baldisseri e di numerosi altri arcivescovi e vescovi. La Beata Barbara nacque a Vienna, in Austria, nel 1818. Figlia di una famiglia numerosa e povera, rimase orfana del padre all’età di 15 anni ed andò a lavorare come sarta per garantire la propria sopravvivenza. Nel 1843, aprì una pensione per accogliere cameriere, alle quali cercava di dare una formazione spirituale, mentre cullava nel suo cuore il progetto di fondare un istituto religioso. Cinque anni più tardi, aveva già riunito attorno a sé 21 giovani, con le quali partì per il Brasile e fondò nel 1949 la Congregazione delle Figlie del Cuore Immacolato di Maria, che si dedicava ad accudire bambini orfani negli asili, dare una formazione alle ragazze abbandonate e prendersi cura dei malati. Dopo la morte della fondatrice il 17 maggio 1873, la Congregazione fiorì e si diffuse in altri paesi: Argentina, Bolivia, Haiti, Italia, Mozambico, Paraguay e Venezuela. barbaramaix.blogspot.com C Dicembre 2010 · Salvami Regina      43 La Polonia ha la più grande statua di Cristo del mondo Nella città polacca di Swiebodzin, si è conclusa il 6 novembre la costruzione di una statua di Cristo Redentore, di 36 metri di altezza: 33 metri della statua, a simboleggiare i 33 anni di vita di Gesù, più tre metri dalla corona dorata, simbolo dei tre anni della sua vita pubblica. Collocata su un piedistallo di 16 metri, la maestosa statua può essere vista da una grande distanza ed è ora la più alta statua di Cristo del mondo, superando quella del Cristo de La Concordia (Cochabamba, Bolivia, di 34 metri) e quella del Cristo del Corcovado (Rio de Janeiro, Brasile, di 33 metri). 44      Salvami Regina · Dicembre 2010 È stato Don Sylwester Zawadzki, della Parrocchia della Divina Misericordia di Swiebodzin, che ha lanciato l’idea della grandiosa opera. I lavori di costruzione sono durati tre anni e tutte le spese sono state coperte da donazioni dei fedeli, raccolte in Polonia ed in diversi altri paesi. Wikipedia la Congregazione della Santa Croce. Umile portinaio del collegio, noto come “il Taumaturgo di Montreal”. (Si veda biografia nella Rivista Araldi del Vangelo, nº 106 – ottobre 2010). Santa Candida Maria di Gesù Cipitria y Barriola (1845-1912) – Monaca spagnola, fondatrice della Congregazione delle Figlie di Gesù, per “portare a tutti la speranza che non vacilla, e in modo speciale a coloro che più hanno necessità”, ha detto il Papa. Santa Maria della Croce MacKillop (1842-1909) – Prima santa australiana, fondatrice della Congregazione delle Suore di San Giuseppe del Sacro Cuore. Si è dedicata fin da giovane alla formazione intellettuale e spirituale dei poveri. Santa Giulia Salzano (18461929) – Monaca italiana, fondatrice della Congregazione delle Suore Catechiste del Sacro Cuore di Gesù. Santa Battista Camilla Varano (1458-1524) – Principessa italiana che rinunciò al mondo ed entrò nell’Ordine delle Clarisse. Film sulla vita del Cardinale Newman La beatificazione del Cardinale John Henry Newman, in occasione della recente visita di Papa Benedetto XVI nel Regno Unito, ha suscitato nel mondo intero un’ondata di interesse per la personalità del nuovo beato, nato nell’anglicanismo e convertito alla Chiesa Cattolica a 44 anni di età. Così, la famosa produttrice e regista Liana Marabini ha deciso di assumere la vita del Porporato inglese come tema di una pellicola che sarà lanciata tra breve: The Unseen world (Il mondo invisibile) informa il quotidiano inglese Catholic Herald. Il copione del film includerà scene a Roma, nel seminario di Oscott, nella periferia di Birmingham, città dove Newman ha esercitato un intenso apostolato e ad Oxford. Secondo una notizia della TV italiana RAI, Liana Marabini spera che la sua opera Il mondo invisibile rifletta il rapporto metafisico tra Dio e gli uomini, evidente negli scritti del Beato John Henry Newman. È deceduto il cofondatore dei Padri Missionari della Carità È deceduto giorno 15 ottobre, a Tijuana (Messico), Don Joseph Michael Langford, che ha fondato nel 1984, insieme a Madre Teresa di Calcutta, il ramo sacerdotale dei Missionari della Carità. Don Langford nacque nel 1951 in Ohio, negli Stati Uniti, frequentò Filosofia e Teologia all’Angelicum di Roma e fu ordinato sacerdote nel 1978. Ancora seminarista, prestava servizi come volontario nel ricovero per indigenti, mantenuto dalle Missionarie della Carità nelle vicinanze del Colosseo. Nel 1983, confidò a Madre Teresa il suo desiderio che si formasse un ramo sacerdotale dei Fratelli Missionari della Carità. Sorse così nella Congregazione, l’anno seguente, il ramo dei Padri Missionari della Carità, che esercitano il loro ministero nelle strade e nei ricoveri delle grandi città. Don Langford fu il suo Superiore Generale nel periodo 1996– 1998. Nel settembre del 2009, pubblicò il libro intitolato Il fuoco segreto di Madre Teresa. Nel 1988 si trasferì a Tijuana, dove svolse varie funzioni fino al giorno della sua morte. La Cappella Musicale Pontificia ha un nuovo direttore Papa Benedetto XVI ha nominato direttore della Cappella Musicale Pontificia, più nota come “Cappella Sistina”, il padre salesiano Massimo Palombella, professore della Pontificia Università Salesiana, fondatore e diretto- il Cardinale Eugenio Sales festeggia i 90 anni Un punto di riferimento per la Chiesa in Brasile “U re del Coro Interuniversitario di Roma. Don Palombella è nato nel 1967 ed è stato ordinato sacerdote nel 1996. Ha ottenuto il dottorato in Teologia nella Pontificia Università Salesiana e si è diplomato in Composizione Musicale nel Conservatorio di Torino. É docente di Linguaggi della Musica nella Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università La Sapienza, di Roma. Il nuovo direttore sostituisce nell’incarico nostra ‘Eucaristia’, la nostra più bella e più profonda gratitudine di fronte a Dio Padre e tra noi”. Mons.Eugenio Sales è nato nel 1920, ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1943 e quella episcopale nel 1954, come Vescovo Ausiliare di Natal (RN). È stato Amministratore Apostolico e successivamente Arcivescovo di Salvador de Bahia (1964-1971). Papa Paolo VI lo ha creato Cardinale nel 1969. Due anni più tardi, ha assunto la Cattedra Episcopale di Rio de Janeiro. Come di prassi, ha presentato una richiesta di rinuncia a 75 anni di età nel 1995, ma il Santo Padre lo ha mantenuto a capo dell’Arcidiocesi fino al 2001. Alain Patrick n punto di riferimento per tutta la Chiesa in Brasile”, afferma Papa Benedetto XVI nella lettera autografa che ha inviato al Cardinale Eugenio de Araujo Sales, in occasione del suo 90º compleanno. Il Pontefice ricorda inoltre che il ministero del Cardinal Eugenio è stato “vissuto in profonda comunione con il Successore di Pietro” e fedeltà al suo motto episcopale Impendam et superimpendar (Mi dedico e mi dedicherò di più); infatti “ha saputo spendersi per coloro che Dio gli aveva affidato”. L’Arcidiocesi di Rio de Janeiro ha commemorato l’evento il 6 novembre, con una Messa presieduta dall’Arcivescovo Mons. Orani João Tempesta e concelebrata da cinque cardinali – Geraldo Majella Agnelo, Odilo Pedro Scherer, Cláudio Hummes, José Freire Falcão e Serafim Fernandes de Araujo –, oltre che da 31 Arcivescovi e Vescovi, e numerosi sacerdoti. Così ha sintetizzato Mons. Orani la vita del festeggiato: “Un uomo che si è consacrato a Dio, le cui promesse dell’ordinazione sacerdotale sono state vissute rigorosamente nell’esercizio del suo ministero attraverso la fedeltà al Papa e alla Chiesa, e nel servizio a favore dei più bisognosi”. Con brevi parole alla fine della celebrazione, Mons. Eugenio ha affermato: “Ho chiesto a me stesso come potrei ringraziare. Ho trovato la risposta. ‘Ringraziamento’ nel linguaggio della Bibbia, si dice ‘Eucaristia’. Ma l’Eucaristia è Cristo stesso. Egli è la Messa nella Cattedrale di Rio de Janeiro Mons. Giuseppe Liberto, che dirigeva la Cappella Sistina dal 1997. Reliquie di Don Bosco in pellegrinaggio in Asia e Oceania È ripreso in Corea del Sud, nel giorno della Solennità di Tutti i Santi, il pellegrinaggio dell’urna contenente le reliquie di Don Bosco, che percorrerà fino ad aprile 2011 la regione salesiana dell’Asia orientale e Oceania – ha informato l’agenzia ANS. L’atto iniziale a Seul ha visto l’animazione musicale dei giovani del Don Bosco Youth Centre, che hanno fatto risuonare strumenti della tradizione coreana, fabbricati da loro stessi. In un discorso di benvenuto a nome di tutti i salesiani della regione, ha detto padre Nam: “Benvenuto in Corea, Don Bosco, padre dei giovani poveri! Parla ai nostri giovani! Incoraggiali! E soprattutto concedi a tutti coloro che ti seguono la tua passione per la salvezza dei giovani!” Dicembre 2010 · Salvami Regina      45 Storia per bambini... o adulti pieni di fede? Un regalo per Gesù Bambino Verso la mezzanotte, i bambini si prepararono di nascosto e uscirono dalla finestra. Trasportavano con molta attenzione la scatola contenente il prezioso regalo. Q uel pittoresco villaggio della Germania pareva fatto di marzapane. Era dicembre, e le case avevano il tetto coperto da un manto bianchissimo, splendente alla tenue luce del sole d’inverno, che sembrava giocare a nascondino con le nuvole. Di notte, le palline colorate degli alberi natalizi, il denso fumo dei caminetti e il profumo del pane al miele facevano prender tutto un’apparenza di sogno. Un’atmosfera di giubilo regnava nei cuori e i bambini cominciavano a confezionare, con le proprie mani, regali da offrire al Bambino Gesù dopo la Messa dell’aurora, nella chiesa matrice. Rudolf era il figlio maggiore di una numerosa famiglia. Aiutava la madre a coltivare l’orto ed aveva molta pratica nei lavori di campagna. In quel momento stava segando, con decisione ed energia, un grande ceppo di legno trovato nel bosco. Un po’ alla volta arrivarono i fratelli ad aiutarlo. Insieme, decisero di offrire in regalo a Gesù Bambino una nuova culla, poiché quella del presepio della chiesa matrice era rozza e molto rovinata. Segarono, lisciarono, batterono chiodi, levigarono e la ornarono con paglia e rami di 46      Salvami Regina · Dicembre 2010 Beatriz Alves dos Santos pino. Il mobiletto fu presto bello e pronto, fatto con tanto amore. Ore dopo giunse la madre, la signora Gertrude. Era diventata una donna cupa dopo la morte del marito, ma la cosa peggiore era stata la sua improvvisa perdita di fede. Siccome la famiglia era povera, con quattro bambini ancora piccoli, aveva bisogno di lavorare per cui lavava i panni e faceva servizio in altre case per poterli mantenere. Invece di chiedere aiuto al Cielo, confidando nel buon Dio, che a nessuno nega la sua protezione, si ribellò per la sua situazione. Vedendo la culla e indovinando a cosa serviva, fu presa dalla collera e la gettò sul fuoco del caminetto, dicendo: Quel pittoresco villaggio della Germania pareva fatto di marzapane – Vi ho già detto che quest’anno per noi non ci sarà Natale! Cosa andiamo a celebrare? Se il Bambino Gesù esistesse ci aiuterebbe... E, oltretutto, non abbiamo denaro per la legna. Questi pezzi di legno sono venuti a proposito col freddo che fa, e noi abbiamo bisogno di alimentare il fuoco. Con il volto scuro, se ne andò in cucina a preparare da mangiare. I bambini cominciarono a piangere. Franz disse a voce bassa, tra i singhiozzi: – Rudolf, vuol dire che... non potremo offrire neppure un regalo a Gesù Bambino? – Coraggio! Penseremo a qualcos’altro... Helga, la più piccina rispose: – Possiamo farGli un bel vestitino! Cercarono alcuni ritagli nella scatola per il cucito della madre. Ma non avevano tessuto sufficiente e ancor meno mani abili per confezionarlo... Anette ebbe l’idea di preparare biscotti e panini al miele, ma la mancanza di provviste e doti culinarie tolse loro la voglia di fare. Ralf pensò allora di comporre una musica. Prese il suo flauto e cominciò a suonare, ma era tutto così stonato... La signora Gertrude, attratta dalla confusione, si diresse alla sala. Edith Petitclerc – Smettetela con questo baccano, perché i vicini fra poco vorranno sapere che cosa sta succedendo! Helga, con voce tremula, ribatté: – Ma, mamma, solo la nostra famiglia non commemorerà il Natale!... – Questo non mi importa! Se questo Gesù, di cui parlate, fosse davvero un Dio, avrebbe già migliorato la nostra misera condizione. Tutti rimasero molto tristi e imbronciati. Quando la madre uscì, Franz disse ai fratelli: – Andiamo a pregare, a chiedere alla Madonna che ci aiuti a trovare un regalo per il suo Divino Figlio! – E per toccare il duro cuore di mamma... – aggiunse Anette. Si inginocchiarono tutti e pregarono con molta devozione e pietà. Alcuni giorni dopo, Rudolf andò al villaggio vicino per vendere i prodotti coltivati nell’orto. Alla fine del lavoro, una signora, osservando la loro responsabilità e impegno, diede loro una bella rosa del suo giardino d’inverno, per far loro cosa gradita. Il volto di Rudolf si illuminò! Eccolo il regalo per Gesù Bambino! Un fiore così bello, in pieno inverno, era una rarità! Ritornò di corsa, per mostrare ai fratelli come la Madonna avesse dato ascolto alle loro preghiere. Per precauzione nascosero molto bene il fiore in una scatola, in modo che non fosse distrutto dalla madre. Giunta la vigilia di Natale, la signora Gertrude decise che tutti sarebbero dovuti andare a letto prima delle dieci. Le altre famiglie del villaggio, fino ai più umili, erano tutti ben vestiti, contenti e pieni di manicaretti. I contadini vestivano i loro abiti più belli per partecipare alla Messa dell’Aurora. Soltanto la casa di Gertrude continuava ad essere triste e spenta... Tuttavia, verso la mezzanotte, i bambini si prepararono di nascosto ed uscirono dalla finestra per andare in chiesa. Trasportavano con mol- Smettetela con questo baccano, perché i vicini fra poco vorranno sapere che cosa sta succedendo! ta attenzione la scatola contenente il prezioso regalo. Giunti in chiesa, aprirono la scatola per dare un’occhiata e... che grande sbigottimento! La rosa era completamente appassita! E ora? Senza avere alcun’altra soluzione, decisero di dargliela lo stesso, certi che il Bambino Gesù avrebbe riconosciuto l’intenzione dei loro cuori. Dopo la Messa, al suono dello Stille Nacht, i bambini si diressero in corteo al presepio per consegnare i loro regali: vestitini di velluto, incenso, profumi, ogni specie di marzapane e cioccolato, ceste di frutta secca sistemata con massima cura... Anche i figli di Gertrude si avvicinarono e, quando Rudolf aprì la scatola... Oh, prodigio! Non una, ma cinque bellissime rose di vari colori, unite in un grazioso bouquet da un delicato nastro di seta! In questo stesso istante, entrò in chiesa la signora Gertrude. Sentendosi coinvolta dall’ambiente carico di benedizione e contemplando la fede innocente dei bambini, la povera madre irruppe in pianto. Tra le lacrime, si inginocchiò davanti al presepio, chiese perdono a Dio per le sue colpe e offrì a Gesù Bambino, davanti a tutti, il suo cuore contrito e umiliato. I compaesani amavano quella signora così tribolata, nonostante tutti i suoi malumori e insulti. Provavano compassione per la misera vita che conduceva e pena per le sofferenze dei suoi figli. Per questo, vedendola miracolosamente pentita, la chiesa intera esplose in un meraviglioso canto di rendimento di grazie. A partire da quella notte, tutto cominciò a migliorare per quella famiglia. Rudolf trovò un eccellente impiego, vicino a casa. Ralf, Franz, Anette e Helga crescevano dando gioia alla buona Gertrude, la quale era divenuta un’affettuosa madre e servizievole vicina, oltre ad una delle più devote parrocchiane del villaggio.  Dicembre 2010 · Salvami Regina      47 _ _______ I Santi di ogni giorno Santa Maria Giuseppa Rossello, vergine (†1880). Fondò a Savona, l’Istituto delle Figlie della Madonna della Misericordia, per l’istruzione di bambine povere. 1. Beata Clementina Nengapeta Anuarite, vergine e martire (†1964). Religiosa della Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia, uccisa per aver difeso la sua verginità durante la Ribellione Simba, in Congo. 8. Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. San Macario di Alessandria, martire (†250). Istigato a rinnegare Cristo, professò con maggior fermezza la Fede e fu per questo bruciato vivo ad Alessandria, in Egitto. 2. San Silverio, Papa e martire (†537). Essendosi rifiutato di riabilitare Antino, vescovo eretico di Costantinopoli, fu, per ordine dell’imperatrice Teodora, esiliato nell’isola di Palmaria, (Ponza), dove morì. 3. San Francesco Saverio, sacerdote (†1552). San Sofonia, profeta. Al tempo di Giosia, re di Giuda, annunciò la rovina degli empi e rafforzò nei poveri e bisognosi la speranza della salvezza. 5. II Domenica d’Avvento. Beato Narciso Putz, sacerdote e martire (†1942). Sacerdote polacco incarcerato nel campo di concentramento di Dachau, in Germania, dove morì dopo atroci supplizi. 10. Sant’Eulalia di Merida, vergine e martire (†304). Adolescente che non esitò a consegnare la sua Sergio Hollmann 4. San Giovanni Damasceno, sacerdote e dottore della Chiesa (†749). Sant’Annone, Vescovo (†1075). Fondò molte Chiese e monasteri nella Diocesi di Colonia, in Germania. Uomo di valore e talento, godette di grande prestigio negli ambienti ecclesiastici e civili, al tempo dell’imperatore Enrico IV. 9. San Giovanni Diego de Cuauhtlatoatzin, veggente di Guadalupe (†1548). San Pietro Fourier, sacerdote (†1640). Diresse mirabilmente la poverissima parrocchia di Mattaincourt, Francia e fondò l’Istituto delle Canoniche Regolari della Madonna, per la formazione gratuita delle bambine. 48      Salvami Regina · Dicembre 2010 11. San Damaso I, Papa (†384). Beato Arturo Bell, sacerdote e martire (†1643). Religioso francescano condannato a morte a Londra durante il regno di Carlo I, per il semplice fatto di esser sacerdote cattolico. 12. III Domenica d’Avvento. Beata Maria Vergine di Guadalupe, patrona dell’America Latina. Beato Giacomo Capocci, Vescovo (†1308). Religioso agostiniano designato Arcivescovo di Benevento e poi di Napoli. Si distinse per la saggezza, prudenza e conoscenze teologiche. 13. Santa Lucia, vergine e martire (†304). Santa Ottilia, vergine († sec. VII). Figlia del Duca d’Alsazia, in Francia, prima badessa del Monastero di Hohenburg, nel quale istallò un ospedale per malati incurabili ed abbandonati. Trasformò in ospedali e conventi i castelli ereditati dai suoi genitori. 14. San Giovanni della Croce, presbitero e dottore della Chiesa (†1591). Beato Bonaventura da Pistoia, sacerdote († intorno al 1315). Fu priore di vari monasteri dell’Ordine dei Servi di Maria. Aiutò San Filippo Benizi a pacificare le fazioni in lotta in molte città d’Italia. 6. San Nicola, Vescovo (†sec. IV). San Giuseppe Nguyễn Duy Khang, martire (†1861). Catechista e compagno di viaggio del Vescovo Girolamo Hermosilla, in Vietnam. Fu torturato e decapitato durante la persecuzione dell’imperatore Tu Ðúc. 7. Sant’Ambrogio, Vescovo e dottore della Chiesa (†397). vita per amor di Cristo a Merida, in Spagna, durante la persecuzione di Diocleziano. “Sant’Eulalia” Cattedrale di Barcellona 15. Santa Virginia Centurione Bracelli, vedova (†1651). Figlia del Doge di Genova, fondò l’Opera delle Suore della Madonna del Rifugio nel Monte Calvario, per soccorrere i bisognosi. Il suo motto era: Servire Dio nei suoi poveri. ___________________ Dicembre sta gesuita a Unzen, in Giappone. A causa della sua Fede, fu immerso nell’acqua bollente. Gustavo Kralj 16. Sant’Adelaide, imperatrice (†999). Moglie dell’imperatore del Sacro Impero, Ottone I. Si mostrò piena di carità verso gli indigenti e costruì varie chiese e monasteri. 26. Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Santo Stefano, diacono e protomartire. Santa Vincenza María López Vicuña, vergine (†1890). Fondò a Madrid l’Istituto delle Figlie di Maria Immacolata, per l’assistenza spirituale e materiale delle collaboratrici domestiche. 17. Beato Giacinto Cormier, sacerdote (†1916). Superiore Generale dell’Ordine Domenicano nato ad Orleans, in Francia, si propose di restaurare tutto secondo lo spirito del fondatore, a cominciare dalla preghiera e dagli studi. 18. San Malachia, profeta. Dopo che il popolo ebreo ritornò da Babilonia, annunciò il gran giorno del Signore e la venuta del Redentore. 27. San Giovanni, Apostolo e Evangelista. Santa Fabiola, vedova (†400). Di nobile famiglia romana, fondò un ospedale e si dedicò alle preghiere e al servizio dei poveri. 19. IV Domenica d’Avvento. Beato Guglielmo di Fenoglio, religioso (†1120). Fu uno dei primi monaci della Certosa di Casotto, dove visse come semplice frate laico. 20. San Domenico de Silos, abate (†1073). Restaurò la disciplina nel monastero benedettino di Silos, in Spagna e lo convertì in un centro di pietà, arte e cultura. 21. San Pietro Canisio, presbitero e dottore della Chiesa (†1597). San Temistocle, martire († sec. III). Pastore in Licia, attuale Turchia, occultò ai soldati romani il nascondiglio di San Dioscoro e, dichiaratosi cristiano per farli desistere dalle ricerche, fu torturato e ucciso. 22. Sant’Ungero, Vescovo (†866). Si distinse per il suo grande zelo pastorale nella diocesi di Utrecht, in Olanda, sconvolta dall’invasione dei normanni. 23. San Giovanni da Kety, sacerdote (†1473). “San Davide, re e profeta” Basilica di San Marco, Venezia Santa Maria Margherita d’Youville, religiosa (†1771). Vedova, educò pietosamente i suoi due figli, incamminandoli al sacerdozio. Si dedicò poi all’assistenza di poveri, infermi e anziani. Fondò a Montreal, in Canada, la Congregazione delle Suore della Carità. 24. Beato Bartolomeo Maria dal Monte, sacerdote (†1778). Predicò al popolo cristiano e al clero in molte regioni d’Italia. Fondò la Pia Opera delle Missioni, per la formazione missionaria del clero diocesano. 25. Natale di Nostro Signore Gesù Cristo. Beato Michele Nakashima, religioso e martire (†1628). Catechi- 28. Santi Innocenti, martiri. Sant’Antonio di Lérins, monaco († intorno al 520). Dopo molti anni di vita eremitica, terminò i suoi giorni nel monastero di Lerins, in Francia. 29. San Tommaso Becket, Vescovo e martire (†1170). San Davide, re e profeta, dalla cui stirpe nacque il Salvatore, al quale i Vangeli si riferiscono varie volte come “Gesù, figlio di Davide”. 30. Beata Eugenia Ravasco, vergine (†1900). Fondatrice dell’Istituto delle Suore Figlie dei Sacratissimi Cuori di Gesù e Maria, per l’educazione della gioventù femminile e l’assistenza ai bambini poveri e abbandonati. 31. San Silvestro I, Papa (†335). Santa Caterina Labouré, vergine (†1876). Religiosa delle Figlie della Carità, a Parigi ricevette le rivelazioni della Madonna delle Grazie. Dicembre 2010 · Salvami Regina      49 Segno di una Notte Felice Lasciamo che gli inconfondibili accordi della musica natalizia per eccellenza ci trasportino misticamente nella notte della nascita del Re Divino. Q uante volte un profumo, un’immagine, un suono, un sapore, una musica o persino una parola ci ricordano un certo periodo della nostra vita, ricordano un qualche episodio storico o ci fanno rivivere momenti speciali. Così succede, ormai nel mese di novembre, quando strade e negozi cominciano a prepararsi per una delle feste più importanti dell’anno: la nascita del Bambino Gesù. Sono molti i segnali che evocano, in modi differenti, il momento in cui i Cieli si aprirono per permettere la discesa del Redentore, venuto al mondo per amore degli uomini. L’albero di Natale, bellamente arricchito di palle colorate e luci fiabesche, ci rammenta, con i suoi regali, il più grande dono dato da Dio all’uma- 50      Salvami Regina · Dicembre 2010 nità: il suo stesso Figlio! Nel presepio si rappresenta l’adorazione che i Re dell’Oriente hanno reso al Bambino Gesù, portandoGli oro per essere il Re dei re, incenso per esser Dio vero nella sua vera umanità e mirra per esser il Redentore, Colui che avrebbe dovuto comprare con la sua sofferenza la salvezza degli uomini. Non possiamo dimenticarci del menu della Cena, parte importante della celebrazione natalizia. Pensato in anticipo, esso cerca di simbolizzare i manicaretti celestiali intorno ai quali si riuniscono i beati nel Cielo empireo, al fine di propiziare una conversazione amena e un convivio gradevole. Ma probabilmente sono le musiche natalizie pervase di innocenza e traboccanti affetto verso Dio Bam- bino nato a Betlemme, a parlare maggiormente all’anima. Tra tutte, ad esprimere per eccellenza il significato del Natale, è lo Stille Nacht. La tradizione racconta che questa famosa canzone è nata dal cuore di due uomini. Uno di loro era don Giuseppe Mohr, che possiamo immaginare nel suo piccolo villaggio austriaco di Oberndorf, nell’anno 1818, intento alla preparazione del suo sermone per la Messa dell’Aurora. Ecco che, mentre si trovava immerso nella lettura delle Sacre Scritture, concentrandovi tutta la propria attenzione, bussò alla sua porta una contadina chiedendo di andare a benedire il piccolo neonato di un falegname. Il sacerdote si coprì e seguì la buona donna. Per strada, rimane- Dettaglio del presepe del Seminario degli Araldi del Vangelo a Caieiras, Brasile / Foto: Gustavo Kralj Silvana Gabriela Chacaliaza Panez va assorto, pensando all’omelia che avrebbe dovuto predicare, ma giunto all’umile capanna, lo scenario che gli si presentò davanti lo colpì profondamente. Avvolto da una fioca luce e riscaldato da un modesto caminetto, un letto semplice accoglieva la giovane madre con il dolce neonato, serenamente addormentato tra le sue braccia e in attesa di esser benedetto. Quanta pace! Quanta innocenza! Quanta presenza del soprannaturale c’era in quella semplice scena! Una volta tornato, una poesia fluì con estrema facilità dalla sua penna, descrivendo i sentimenti che avevano cullato la sua anima nella povera capanna. Era scritto lo Stille Nacht! Il mattino seguente, Don Mohr si diresse a casa di un suo grande amico, Franz Gruber, un professore di musica del posto, e gli mostrò le righe che aveva scritto. Gruber restò incantato dalla poesia e, ispirato dalla sua natalizia bellezza, compose subito una melodia adatta. A partire da qui, quella che avrebbe segnato la Storia come la canzone di Natale per eccellenza, si andò diffondendo a poco a poco nel mondo. Tale risultato non fu ottenuto dalle belle voci dei cantori e neppure dal melodioso suono degli strumenti che l’hanno consacrata, ma dalla sua capacità di impregnare di candore natalizio gli ambienti dove essa è intonata. Sappiamo approfittare di questo tempo di Natale, pervaso di benedizioni e innocenza, per vedere, nella fragilità di un Dio fatto Bam- bino, il Signore e Creatore dell’Universo. Che i nostri sentimenti di tenerezza e compassione nel contemplare il suo aspetto infantile, siano combinati a riverenza e venerazione, insieme all’ardente desiderio che tutti gli uomini Gli consacrino le proprie vite, la loro volontà e tutto il loro essere. Chiediamo anche la grazia di essere innocenti, per poter intendere a fondo il vero significato di quanto accadde nella grotta di Betlemme. E lasciamo che gli accordi dello Stille Nacht ci trasportino misticamente nella notte della nascita del Re Divino, per poter esultare di gioia con tutta la natura, perché l’Invisibile è diventato visibile, per la sua Divina Umanità, in una “notte felice”!  Dicembre 2010 · Salvami Regina      51 “Madonna col Bambino” – Cattedrale Metropolitana di Birmingham (Inghilterra) M Gustavo Kralj aria, coronata di viva luce, tempio del Signore, luogo di pace e santità, rifugio della Parola. Mistero di vita senza peccato nella nostra razza decaduta, libera da ombra, Tu rifletti la pienezza della grazia. (Inno dell’Abbazia di Stanbrook, Inghilterra)
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