IGIENEL’Igiene e la Medicina preventiva si servono dell’epidemiologia per individuare le cause di malattia ed i fattori di causa o protettivi. L’epidemiologia è la disciplina che studia le malattie e i fenomeni ad esse correlate attraverso l’osservazione della distribuzione e dell’andamento delle malattie stesse nella popolazione, l’individuazione dei fattori di rischio e la programmazione di idonei interventi preventivi e curativi. Dall’epidemiologia delle malattie infettive a vere e proprie sub specializzazioni. Epidemiologia socio-sanitaria che analizza le prestazioni sanitarie erogate (definizione, nell’ambito di questa, di stato di salute ottimale definito dall’OMS). Evoluzione dell’epidemiologia Ambiti di applicazione: modello delle paesi in via di sviluppo e l’altro dei paesi sviluppati. STATISTICA SANITARIA APPLICATA ALL’EPIDEMIOLOGIA Le informazioni statistiche espresse in termini quantitativi rappresentano un fondamentale strumento per lo studio epidemiologico. Queste fonti possono fornire la rappresentazione di una popolazione secondo due modalità: una descrive statisticamente la configurazione in un determinato momento (stato della popolazione), l’altra mette in luce le principali modificazioni che avvengono in essa nel tempo (movimento della popolazione). • Censimento (rilevazione delle principali caratteristiche di una popolazione, in genere ogni 10 anni). • Piramide dell’età (struttura della popolazione per sesso ed età). • Registri anagrafici e notificazioni obbligatorie. • Certificazioni delle cause di morte. • Registrazione delle nascite (per eventuale assistenza sanitaria di quei bambini che necessitano di particolare cura). • Notificazione delle malattie infettive (prevenire eventuali epidemie e per adottare adeguate misure preventive). • Fonti ospedalieri, scheda di dimissione ospedaliera e registri ospedalieri. • Indagini ad hoc: sistemi di rilevazione impiegati su insiemi (campioni) della popolazione. Maggiore completezza e pertinenza dei dati. Interviste e questionari. • Registri di patologia. METODOLOGIA DEL RILEVAMENTO DEI DATI -osservazioni dirette -sondaggi -documentazione sanitaria Misure della frequenza degli eventi sanitari Per lo studio della distribuzione degli eventi all’interno di una determinata popolazione sono usati particolari indicatori di frequenza: • Frequenza assoluta: numeri di eventi verificatisi in un determinato periodo all’interno di una popolazione; • Rapporti: relazione tra due quantità indipendenti tra loro. • Proporzioni (o frequenze relative): rapporto tra due quantità, in cui il numeratore è incluso nel denominatore. • Tassi: si compone di una popolazione a rischio di ammalare; di un intervallo di tempo in cui si effettua la misura; il numero di eventi che si sviluppano all’interno della popolazione scelta. In genere un tasso viene espresso come numero di eventi per 100 o multipli di 100. Incidenza e prevalenza Criteri che studiano la distribuzione di un evento all’interno della popolazione, che collocano diversamente nel tempo il processo osservazionale. Incidenza: (Numero di nuovi casi di malattia nel tempo t / popolazione a rischio di ammalare in quel periodo) x 100 Prevalenza: (Numero di casi di malattia rilevati in un determinato istante t / popolazione totale) x 100 Prevalenza puntuale o periodale Per le malattie inguaribili (nelle quali i casi prevalenti rimangono tali per tutta la vita) si può stabilire una relazione tra incidenza (I) e prevalenza (P) (dove I e durata d della malattia siano costanti nel tempo): P = I x d La prevalenza è influenzata dallo sviluppo e dalla durata dell’evento. Tassi grezzi: numeri di eventi verificatisi all’interno di una determinata popolazione. Tassi specifici. Standardizzazione dei tassi: metodologia con la quale si procede all’aggiustamento dei tassi grezzi, con la quale è possibile “ pesare” le diverse componenti. Valutazione del rischio I fattori di rischio possono essere attribuiti alla persona stessa, o essere elementi a cui la persona è esposta che aumentano la probabilità che una malattia o una condizione si verifichino. Possono comprendere componenti genetiche (intrinseche all’individuo); ambientali (inquinamenti di varia natura); comportamentali (errati stili di vita). I fattori di rischio pur aumentando le probabilità che una determinata malattia si verifichi, no ne determina necessariamente lo sviluppo. Rischio relativo : esprime di quanto è maggiore il rischio dei soggetti esposti ad un determinato fattore rispetto ai non esposti RR = Incidenza exp / Incidenza non exp Studi epidemiologici Epidemiologia di osservazione ed epidemiologia di intervento Epidemiologia di osservazione si divide in: 1. epidemiologia ecologica o descrittiva (studi ecologici) 2. epidemiologia analitica (studi trasversali, studi a coorte, studi casocontrollo) Studi ecologici: forniscono informazioni generali sulla diffusione(frequenza e distribuzione) delle malattie e dei fattori di rischio. Inoltre, forniscono indicazioni generali sull’associazione di una malattia con determinate caratteristiche di base dell’individuo. Tra le fonti da cui attingere troviamo: schede di morte, notifiche delle malattie infettive, registri di patologia, registri ospedalieri, censimenti, indagini ad hoc ecc. Analisi per coorti: riferite ad un gruppo di soggetti nati in un determinato periodo. Epidemiologia analitica: ha lo scopo di individuare la causa di una malattia o i fattori che la favoriscono o la ostacolano. Le indagini analitiche consistono in studi progettati per verificare le ipotesi causali suggerite dall’epidemiologia descrittiva. Studi di prevalenza o trasversali: sono quelli in cui una popolazione definita viene esaminata in un determinato istante al fine di valutare lo stato di malattia o all’esposizione ad un particolare fattore di rischio. In realtà si tratta di uno studio descrittivo, ma si differenzia da questo perché non utilizza fonti già esistenti, ma si ricorre a rilevamenti diretti su un campione della popolazione. Fotografia istantanea della popolazione (difficile indagare sul rapporto temporale causa-effetto). Screening Studi a coorte: si definisce coorte un gruppo di soggetti che hanno in comune una o più caratteristiche. Gli studi a coorte osservano dei soggetti appartenenti alla coorte selezionata per un determinato periodo di tempo; esse includono il tempo come variabile essenziale. La coorte va scelta in rapporto all’ipotesi che si vuole verificare. Quando si vuole verificare se un determinato fattore sia responsabile dell’insorgenza di una malattia, la coorte sarà costituita da tutti i soggetti esposti a quel fattore; fra di essi si rileverà la prevalenza all’inizio dell’indagine e la sua incidenza negli anni successivi, in paragone con la prevalenza e l’incidenza del resto della popolazione o con un’altra coorte ma non esposta a quel fattore, nello stesso periodo di tempo. È importante determinare la durata del tempo di osservazione e l’evento terminale. Studi caso-controllo: indagini retrospettive effettuate su due gruppi, uno costituito da soggetti affetti da una determinata patologia (i casi) ed uno da individui con le stesse caratteristiche ma non affetti da quella patologia (i controlli). Ad ogni caso si appaia un controllo. Confronto quantitativo o qualitativo (esposizione o non esposizione a un determinato fattore di rischio). Studi poco costosi perché non bisogna aspettare il verificarsi della malattia. Stima sufficientemente approssimata del rischio relativo. Epidemiologia sperimentale si divide in: 1. studi terapeutici 2. studi preventivi: interventi che consistono nella rimozione di uno o più fattori di rischio o nell’imposizione di misure preventive che si ritengono efficaci. Sperimentazioni di intervento sul campo (interventi presi su un’intera comunità o su un ben preciso territorio); sperimentazioni sul campo (interventi condotti su individui non malti, ma semplicemente a rischio di ammalare). EPIDEMIOLOGIA GENERALE DELLE MALATTIE INFETTIVE Eziologia delle malattie infettive : Malattia infettiva → Causa microbica → Specifico agente microbico Infezione opportunistica → Minore specificità eziologia Ecologia microbica # Microrganismi saprofiti # Microrganismi commensali # Microrganismi parassiti Microrganismi patogeni Patogenicità: capacità del microrganismo di causare un danno all’ospite Invasività (capacità di penetrare e diffondersi in tutto l’organismo o in un organo preferenziale) e tossigenicità (capacità di produrre tossine) Patogeni invasivi e non invasivi producono o liberano per disfacimento metabolici tossici, esoenzimi, endotossine, responsabili delle lesioni locali e generali. Virulenza: diverso grado con cui si esprime la patogenicità a seconda dei diversi stipiti microbici. Carica infettante → Infettività: capacità di un microrganismo patogeno di penetrare, attecchire e moltiplicarsi nell’ospite. Contagiosità: capacità di un microrganismo patogeno di passare da un soggetto recettivo ad un altro, a seguito della sua eliminazione all’esterno nel corso del suo processo infettivo. Malattie infettive contagiose (eliminazione all’esterno dell’agente microbico) e non contagiose (intervento di vettori). Patogeni opportunisti: microrganismi saprofiti o commensali che possono essere responsabili di processi infettivi quando vengono meno le normali barriere di difesa che impediscono loro di penetrare nell’organismo in condizioni normali. moltiplicarsi. l’attecchimento e la moltiplicazione del microrganismo patogeno. tuttavia il microrganismo patogeno ha potuto localizzarsi in un particolare sito anatomico dove si moltiplica e raggiunge l’ambiente esterno con gli escreti. Solo in quest’ultimo caso (quando le barriere di difesa dell’organismo non hanno impedito l’impianto e la moltiplicazione) si realizza l’infezione. diffondersi e raggiungere un organo bersaglio. Nell’infezione latente si arriva ad uno stato di equilibrio tra l’ospite e il parassita. Fattori aspecifici Il rapporto ospite-parassita è un rapporto temporaneo che si conclude con il sopravvento dell’ospite sul microrganismo prima che esso penetri (subito dopo il contagio). in rapporto alla localizzazione del processo infettivo. Sorgente di infezione: ospite umano o animale di un microrganismo patogeno. quest’ultimo persiste nei tessuti dell’ospite dove si moltiplica ma da segno della sua presenza solo occasionalmente. Soggetto ammalato. microrganismi commensali) Intervento di fagociti Produzione di anticorpi. Infezione asintomatica e malattia sintomatica.Spettro d’ospite -Uomo o animali o entrambi -Ubiquitari o ristrette localizzazioni geografiche Rapporti ospite-parassita Non sempre la penetrazione di un microrganismo patogeno è seguita dal suo impianto e dalla sua moltiplicazione nell’organismo ospite. oppure dopo che è penetrato e si è moltiplicato ma prima che abbia causato un danno evidente (infezione in apparente) o dopo che si è manifestata la malattia (guarigione). L’eliminazione dell’agente patogeno può avvenire attraverso diversi escreti o secreti. quando quest’ultimo può essere trasmesso ad altri organismi recettivi. secrezioni. Portatori. geneticamente determinati. PI breve nelle infezioni superficiali e con lesioni localizzate PI più lungo quando l’agente patogeno deve penetrare. Barriere di difesa dell’organismo ospite Cute e mucose (struttura. Soggetto non ammalato che alberga microrganismi patogeni e li . Infezione → Risposta immunitaria da parte dell’organismo (in entrambi i casi) Periodo di incubazione (PI): periodo intercorrente tra la penetrazione dell’agente patogeno e l’inizio della sintomatologia clinica (dipende dal microrganismo patogeno e dalle difese dell’ospite). TRASMISSIONI DELLE INFEZIONI Caratteristica delle malattie infettive è la trasmissibilità orizzontale da un ospite all’altro o in alcuni casi verticale (attraverso la placenta). che impediscono la penetrazione. Stato di immunità attiva (naturale o artificiale) o passiva (naturale o artificiale) Refrattarietà: dovuta a fattori intrinseci dell’ospite. Nel portatore cronico la malattia si è conclusa con la guarigione. Cute. batteri. Trasmissione indiretta -veicoli: substrati inerti: acqua. aria. Trasmissione diretta . protozoi che si moltiplicano all’interno del vettore e sono trasmessi gli ospiti recettivi mediante puntura o deposizione delle feci su lesioni della pelle. cattivo smaltimento di rifiuti .catena di trasmissione eterogenea eteronima (tra individui di specie diverse con l’intervento di un vettore) Conoscere le catene di trasmissione sono importanti per l’elaborazione di strategie di intervento Fattori favorenti le infezioni -Fattori individuali: fattori biologici e fattori comportamentali -Fattori ambientali: condizioni socio-economiche.per contatto . alimenti e oggetti -vettori: organismi animati. dell’apparato respiratorio. Vettori obbligati e vettori meccanici o passivi. Gli antropodi fungono da vettori di virus.per via aerea in genere questa modalità di trasmissione è tipica di microrganismi che vengono inattivati rapidamente nell’ambiente. barriera che può essere superata con la puntura di alcuni insetti o con la morsicatura di alcuni animali. Solo le larve di alcuni elminti possono attraversare la cute sana. delle vie genito-urinarie.elimina all’esterno. Catene di contagio -catena di trasmissione omogenea omonima (tra individui appartenenti alla stessa specie) -catena di trasmissione omogenea eteronima (tra individui appartenenti a specie diverse) -catena di trasmissione eterogenea omonima (tra individui della stessa specie tramite un vettore obbligato) . della congiuntiva.mediante inoculazione . affollamento. Modalità di trasmissione dipendono dalle vie di ingresso obbligate o preferenziali del microrganismo patogeno e dalla resistenza che essi hanno nell’ambiente. Antropozoonosi Zooantroponosi Vie di penetrazione e modalità di trasmissione Mucose dell’apparato digerente. -Portatori convalescenti -Portatori cronici -Portatori di incubazione -Portatori sani (infezione inapparente) Serbatoi di infezione: specie animale o vegetale o substrato inanimato in cui il microrganismo patogeno trova il suo habitat naturale e da cui può essere trasmesso ad organismi recettivi. scarsità di acqua potabile. Variabili biologiche.PREVENZIONE ED OBIETTIVI DELLA PREVENZIONE La prevenzione ha il fine di impedire l’insorgenza e la progressione della malattia. EPIDEMIOLOGIA GENERALE DELLE MALLATTIE NON INFETTIVE Non sono caratterizzate dalla trasmissibilità orizzontale Causa: tutti gli agenti che svolgono un ruolo determinante per l’inizio e il decorso della malattia. A seconda degli obiettivi e dei metodi di intervento distinguiamo tre tipi di prevenzione: primaria. Diminuzione del tasso di incidenza. Per ottenere la diminuzione del tasso di incidenza è necessario ridurre il rischio individuale e questo può essere ridotto completamente a zero se si elimina completamente la causa della malattia o ad impedire che essa agisca sulla popolazione. manifestandosi con un numero più o meno elevato di casi ma uniformemente distribuito nella popolazione.MODI DI COMPARSA DELLE MALATTIE INFETTIVE Epidemia: più casi di malattia che si presentano nella stessa popolazione o nello stesso gruppo di individui entro un breve periodo di tempo avente la stessa origine. cronica e genetica. Obiettivo della prevenzione primaria è impedire l’insorgenza di nuovi casi di malattia nelle persone sane. Fattori causali: pur non avendo i requisiti delle “cause” (unicità. (Brucellosi) . fattori sociali. ambientali e metereologici). comportamentali ed ambientali . Fattore di rischio: condizioni che aumentano la probabilità che un evento patologico si manifesti. ecc. -Cause biologiche comprendenti cause genetiche (alterazioni dei geni) e cause biologiche ambientali (allergeni naturali) -Cause chimiche: sostanze chimiche che causano alterazioni patologiche. -Cause fisiche: calore. Notificazione obbligatoria e indagini di laboratorio Storia naturale di una malattia infettiva: insieme delle carattreistiche biologiche del microrganismo patogeno. Pandemia Endemia: l’agente responsabile della malattia è stabilmente presente e circola nella popolazione. indispensabilità. traumi. radiazioni ionizzanti e non. a recettività dell’ospite e le caratteristiche della popolazione concorrono a determinare il decorso nel singolo e nella collettività. Caso indice. sufficienza) hanno un rapporto causa-effetto con la malattia (fumo di sigaretta. casi secondari e intervallo seriale. secondaria e terziaria. In questo caso anche l’incidenza tenderà a zero in tempi più o meno brevi. Equilibri tra il microrganismo e la popolazione (fattori biologici. abuso di bevande alcoliche. Prevenzione primaria. Sporadicità: si manifesta in una popolazione in cui quella malattia è assente da tempo e non si trasmette ad altri individui rimanendo un caso isolato. specificità.). Mappa temporale: studio della sequenza nel tempo della malattia. rumori. comportamentali ed ambientali. Tossicità acuta. Fattori protettivi. Variabili biologiche. Può avere durata variabile e coinvolgere un numero più o meno elevato di soggetti in relazione alla contagiosità del microrganismo patogeno e alla recettività dei soggetti. interventi sull’ambiente di lavoro e di vita Prevenzione secondaria. giungono rapidamente a guarigione) ma non del tasso di incidenza. aumentare le resistenze alle infezioni. B. Obiettivo della prevenzione secondaria è la scoperta e la guarigione dei casi di malattia prima che essi si manifestino clinicamente. Requisiti perché si possano programmare interventi di prevenzione secondaria mediante screening: .potenziamento delle capacità di difesa dell’organismo. sensibile (falsi negativi). C. specifico (falsi positivi) e poco costoso. l’infezione. come: . agendo sulle sorgenti e sui serbatoi di infezione. . . interrompere le catene di trasmissione. eliminare le malattie (scomparsa dei casi di malattia). per evitare l’infezione è necessario impedire che il microrganismo venuto a contatto con l’ospite si moltiplichi all’interno di esso. eradicare le malattie PREVENZIONE DELLE INFEZIONI Nel caso di malattie infettive si attua una prevenzione primaria e secondaria.Metodologia della prevenzione primaria . – disponibilità di un test (clinico. Metodologia della prevenzione secondaria Ogni intervento di prevenzione secondaria richiede l’esame di una massa di persone apparentemente sane per effettuare lo screening.frequenza e gravità della malattia. 2.disponibilità di efficaci terapie. Obiettivo della prevenzione terziaria è impedire l’invalidità in persone già ammalate di malattie croniche.induzione di comportamenti positivi.conoscenza della storia naturale della malattia per prevederne l’evoluzione. Strategie: A .eugenetica. La prevenzione primaria delle infezioni mira ad evitare il contagio o. per evitare il contagio è necessario impedire che l’agente eziologico venga a contatto con un ospite recettivo. strumentale o di laboratorio). 1.scoprire e rendere inattive le sorgenti di infezione. .evoluzione della malattia. . Non tutte le malattie sono suscettibili di prevenzione secondaria. ma soltanto quelle aventi certi requisiti. cioè la selezione di coloro che non presentano ancora i sintomi della malattia. raggiungere il controllo delle malattie nella popolazione (diminuzione dei casi di malattia). . – Prevenzione terziaria. – periodo di latenza in fase asintomatica sufficientemente lungo.rimozione di comportamenti nocivi. Riduzione del tasso di prevalenza (i casi che vengono scoperti e subito sottoposti a cura. Screening selettivo (categoria con rischio di ammalare particolarmente elevato) o di massa. quando non è possibile. rapido. – disponibilità di terapie efficaci. – esame (saggio di laboratorio o indagine strumentale) semplice. . OBIETTIVI STRATEGICI DELLA PREVENZIONE • • • • proteggere il singolo individuo dalle malattie. . . Importanti per evitare l’ingresso di microrganismi saprofiti e commensali. Disinfezione e sterilizzazione. Disinfestazione. Aria calda Stufe o armadietti con temperatura tra 180°C-200°C per 30-60 minuti. notificazione obbligatoria primo atto per la scoperta delle sorgenti di infezione e successiva inchiesta epidemiologica. (vetreria di laboratorio. che quest’ultimo dia segni clinicamente manifesti. flambaggio di superfici e oggetti. particolarmente sensibili all’azione del calore sono le proteine con funzioni enzimatiche. Chemioprofilassi secondaria: somministrazione di chemioterapici e farmaci a persone in cui è già in atto il processo infettivo. Isolamento e contumacia.Eliminazione delle infezioni (assenza di casi di malattia pur essendo ancora presenti i serbatoi di infezione . Sterilizzazione con il calore Il calore agisce alterando le sostanze che costituiscono le strutture dei microrganismi. una volta che è avvenuto il contagio e dopo che il microrganismo ha dato inizio al processo infettivo. C. Calore umido (vapore saturo e tindalizzazione) e calore secco (incenerimento. siringhe. In pratica non sempre questo è possibile a causa di periodi di incubazione piuttosto brevi. Immunoprofilassi attiva (vaccini) e/o passiva (immunoglobuline umane e sieri eterologhi). Vapore saturo sotto pressione I microrganismi sono più sensibili quando si trovano in ambiente umido. aria calda e radiazioni infrarosse). . altro materiale di vetro o di metallo. Chemioprofilassi primaria (per impedire l’attecchimento e il moltiplicarsi del microrganismo patogeno una volta penetrato in soggetti esposti ad un rischio di contagio). Resistenze aspecifiche: barriere fisiologiche (cute e mucose). per mezzo di un opportuno programma di prevenzione. Eradicazione dei serbatoi naturali. Diversa sensibilità dei microrganismi al calore.Controllo delle infezioni (processo dinamico che. OBIETTIVI DELLA PREVENZIONE .Eradicazione delle infezioni (scomparsa del microrganismo patogeno). La prevenzione secondaria ha lo scopo di impedire che l’infezione evolva in malattia conclamata. Gli interventi consistono essenzialmente nella diagnosi precoce mediante screening e nel trattamento della malattia in fase preclinica. Alcuni materiali possono subire alterazioni. 2. porta ad unasignificativa e progressiva riduzione dell’incidenza della malattia. 1. MODALITA’ E MEZZI PER LA STERILIZZAZIONE. Raggi infrarossi Notevole capacità di penetrazione 3. Teoricamente si deve impedire. Scoperta e inattivazione dei portatori.A. B. Intervento sui fattori ambientali che ne favoriscono la diffusione attraverso la bonifica dell’ambiente (riduzione dei casi di malattia agendo sui vettori e sui veicoli) ed educazione sanitaria (modifica dei comportamenti).Protezione individuale. ad esempio tramite vaccinazioni di massa. Questo è dovuto alla minore stabilità delle proteine ed alla maggiore conducibilità termica dell’acqua e del vapore rispetto all’aria. LA DISINFEZIONE E LA DISINFESTAZIONE Sterilizzazione Distruzione totale delle forme vegetative e delle forme sporali di microrganismi patogeni e non. . che passa allo stato gassoso alla tem .Raggi ultravioletti I raggi UV nella lunghezza d’onda di 2. Agiscono alterando il DNA.500Å possiedono la maggiore attività microbicida. L’ossido di etilene è un etere ciclico. Raggi gamma Radiazioni ionizzanti prodotti dal cobalto 60 Sterilizzazione con ossido di etilene Si utilizza per tutti quei materiali che possono subire alterazioni se sottoposte a calore umido o secco. . pulizia degli ospedali e degli istituti e case di cura. Veicoli: acqua. elimina il batterio attraverso le feci nelle fasi avanzate della malattia. Vettori: mosche. Obbligo di vaccinazione: − Personale addetto ai servizi di cucina. latte. pertanto va inconytro ad autolisi. − Vaccino vivo attenuato: preparato da un mutante di S. molluschi. isolamento e bonifica dei portatori. typhi incapace di metabolizzare il galattosio. − Personale addetto ai servizi di approvvigionamento idrico. clorazione delle acque della rete idrica pubblica. lotta contro le mosche. PREVENZIONE − Adeguato smaltimento dei liquami.typhi e S. bollitura e pastorizzazione del latte. paratyphi inattivate con formolo o con acetone. − Personale addetto alla manipolazione. produzione e preparazione di alimenti. I portatori sono per la maggior parte convalescenti o cronici. dei contatti e dei malati INTERVENTI DI PREVENZIONE SPECIFICA − Vaccino inattivato: costituito da sospensioni di S. 80-90% dei soggetti si ha una protezione immunitaria di 3-4 anni. disinfezione. o attraverso le urine durante la fase di batteremia. ortaggi. suolo e alimenti dall’inquinamento fecale Periodo di incubazione: 1-7 giorni Periodo di invasione Periodo di stato Periodo di defervescenza − Identificazione. scrupolosa adozione di misure igieniche nella manipolazione dei cibi. PATOGENESI Le metodiche batteriologiche di accertamento diagnostico devono tenere conto delle fasi patogenetiche della malattia: − emocoltura Periodo di incubazione: 1-7 giorni − sieroagglutinazione Periodo di invasione − coprocoltura Periodo di stato Periodo di defervescenza SORGENTI DI INFEZIONI L’uomo malato o portatore. protezione delle acque. raccolta del latte. controllo della commercializzazione dei frutti di mare.FEBBRE TIFOIDE Agente eziologico: Salmonella typhi. Trasmissione diretta interumana (attraverso le mani) o indiretto. Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento della diffusione di sierotipi negli animali da allevamento. aumento del consumo di carne). abortus-equi. maggiori sono le probabilità che un certo numero giunga nell’intestino. che è divisa in 6 sottospecie (divise a loro volta in serovar sulla base degli antigeni somatici O. impiego di mangimi a base di farine animali. S. Aumento della diffusione dei sierotipi introdotti nelle diverse regioni. L’infezione (che in alcuni è inapparente) si manifesta dopo un periodo di 12-24 ore ( in alcuni casi anche dopo 72 ore). Degli oltre 1600 sierotipi che si conoscono solo 50 ricorrono comunemente. S. paratyphi A e C). In alcunu casi si possono avere anche forme setticemiche con localizzazioni diverse (S. typhi. Sierotipi non aventi un ospite preferenziale. se riescono ad aderire all’epitelio dell’intestino tenue. typhimurium. diffusione degli allevamenti intensivi. penetrano nella mucosa intestinale fino a raggiungere la lamina propria dove si motiplicano e provocano diversi gradi di risposta infiammatoria.SALMONELLOSI Il genere Salmonella comprende due specie: S. abitudine di consumare i pasti fuori casa. vomito. Sono distrutte alla temperatura di 60°C per tempi d i 15-20 minuti (processi di pastorizzazione). cholerae suis e S. Meno frequenti sono i portatori cronici di salmonelle rispetto a quelli di S. Aumento del numero delle infezioni Aumento del numero dei sierotipi Aumento della resistenza tra le salmonelle agli antibiotici . abortus-ovis. enterica. typhi. S. febbre (di varia intensità a seconda di diversi fattori). Serbatoi naturali: rettili. bongori. EPIDEMIOLOGIA Le salmonelle sono veicolate in larga misura dagli alimenti. Adeguata cottura degli alimenti Refrigerazione degli alimenti Possibile ricontaminazione dopo la cottura o prima della refrigerazione Si distinguono: 1. wien). Sintomi: diarrea. gallinarum. Obbligo della notificazione dal 1975. 2. typhi-suis). ascrivibile a diversi fattori concomitanti ( importazione di carni e bestiame. di superficie Vi e flagellari H) e S. PATOGENESI Maggiore è il numero di microrganismi introdotti per via orale. 3. Gli animali portatori sani e quelli ammalati contribuiscono alla trasmissione diretta tra gli animali stessi e alla trasmissione indiretta all’uomo attraverso i prodotti animali. la maggiorparte delle infezioni da salmonelle sono dovute a S. Sierotipi adattati all’uomo (S. Una volta giunte nell’intestino. S. Sierotipi adattati a particolari ospiti animali (S. Nonostante il diffondersi di diversi sierotipi. dolori addominali. a concentrazioni di 1 ppm di etere e cloro per 30 minuti. Andamento stagionale simile a quello della febbre tifoide. L’infezione avviene per via orale e il contagio può avvenire direttamente o indirettamente (come per le altre malattie a trasmissione oro-fecale). appartenente alla famiglia Picornaviridae. L’agente eziologico (HAV) è un piccolo virus a RNA. nausea. è inattivato dal calore umido a 100°C per 5 minuti. Resiste alla temperatura di 60°C per un’ora. Aumento notevole delle transamminasi. incurvati a spirale. colorazione giallastra delle sclere. scomparsa della febbre. Periodo itterico: 2-4 settimane. bubulus) o della cavità orale dell’uomo (C. provocando lesioni di tipo degenerativo-necrotico. Il virus penetra per via orale e giunge nell’ intestino.EPATITE VIRALE A Al genere Campylobacter appartengono batteri Gram negativi. della bilirubinemia e dei pigmenti biliari nelle urine e alterazione del tracciato elettroforetico. sputorum). La diffusione del virus HAV dipende da diversi fattori: # Densità della popolazione # Condizioni socio-economiche # Abitudini alimentari ecc. jejuni causa enterite acuta in seguito all’invasione da parte del microrganismo dell’intestino tenue e crasso. In Italia il 40 % delle epatiti è di tipo A (soprattutto nelle regioni meridionali). Il virus è eliminato attraverso le feci qualche settimana prima della comparsa dell’ittero fino ad alcuni giorni dopo. legata alle condizioni igienico-sanitarie. con maggiore frequenza nelle zone tropicali e subtropicali. Si conoscono diverse specie: innocui saprofiti degli animali (C. ma è eccezionale per la breve durata della viremia. Maggiore frequenza nei soggetti di età compresa tra i 5 e i 15 anni. Possiede un solo determinante antigenico. EPIDEMIOLOGIA La malattia è diffusa in tutto il mondo.5°C. fetus causa infezioni degli annessi fetali. diffondendosi ad altri organi e attraverso la bile ritorna nell’intestino. di forma bastoncellare.e per via portale il fegato. emissione di urine del tipico color marsala. dolore all’ipocondrio di destra e febbre che si manifesta prima della comparsa dell’ittero e che in genere non supera i 38-38. SORGENTI DI INFEZIONE Sorgente di infezione: l’uomo malato. Il contagio può avvenire anche mediante il sangue e i suoi derivati. C.È particolarmente diffusa nei paesi in via di sviluppo. a simmetria icosaedrica. privo di rivestimento. Periodo di incubazione: 10-50 giorni Periodo preitterico: 1 settimana con astenia. Forme atipiche di epatite virale A # Fulminanti (encefalopatia epatica) # Gravi o subacute # A decorso protratto # Recidivanti La diagnosi clinica è effettuata rilevando le modificazioni dei parametri biochimici (transamminasi). dove si moltiplica attivamente negli epatociti. anoressia. asintomatica. L’infezione induce la produzione di anticorpi IgM e IgG. E’ possibile effettuare la ricerca diretta del virus nelle feci e nel sangue mediante PCR. La diagnosi eziologia è effettuata con la ricerca delle IgM anti –HAV nel siero di pazienti in fase acuta o convalescenti. Non esiste lo stato di portatore cronico. C. Dal fegato il virus passa nel sangue. Periodo di contagiosità: fase preclinica. . con un unico flagello polare (richiama la morfologia del genere Vibrio). Non è disponibile una profilassi immunitaria. privo di involucro. Disinfezione delle feci e degli oggetti venuti a contatto con i malati Bonifica ambientale Educazione sanitaria Vaccinazione con virus inattivi (strategia vaccinale: somministrazione a particolari soggetti esposti a rischio di ammalare) Somministrazione di immunoglobuline per tutti quei soggetti esposti ad un rischio immediato. Colpisce soprattutto i giovani adulti. Diffusione: maggiormente nei paesi in via di sviluppo. si differenzia solo per il numero maggiore delle forme fulminanti e per la sintomatologia piuttosto grave nelle donne in gravidanza. specialmente nel terzo trimestre. Trasmissione tipica delle malattie a trasmissione oro-fecale. Periodo di incubazione: 6 settimane Il decorso della malattia è simile a quello causato dal virus dell’epatite A. EPATITE VIRALE E Forma di epatite conosciuta prima come NANB.PREVENZIONE Isolamento per non più di 7 giorni a partire dalla scomparsa dell’ittero. L’agente eziologico denominato HEV è un piccolo virus a RNA a simmetria icosaedrica. Nel siero di pazienti e d convalescenti è stato ritrovato un anticorpo antiHEV. La diagnosi eziologia si basa sulla ricerca degli anticorpi specifici anti HEV mediante tecniche imunoenzimatiche e Western Blot. . Il genere Brucella comprende 6 specie e diversi biotipi. il latte. Epidemiologia La brucellosi è endemica in tutto il mondo. febbre che generalmente segue una curva ondulante (alta al pomeriggio. benchè il batterio non si riproduca. L’eliminazione delle brucelle può durare per mesi o anni. sono aerobi. Infettano l’uomo per via alimentare o per via cutanea. che non è una gastroenterite. si contrae o per contatto diretto (professionale) o per consumo di carne infettata (alimentare) con Brucella melitensis. il declino del titolo anticorpale è un segno di buona risposta terapeutica agli antibiotici. Nella fase cronica non vi è di solito batteremia. La forma cronica dà uno stato di abbattimento mentale e psichico. milza . Le brucelle sono tra le forme vegetative le più resistenti nell’ambiente. malessere generale. fegato. è in grado di tollerare: • pH< 5 per almeno due settimane a temperatura di 11-14°C • Concentrazione di NaCl del 10% • Sopravvive in fase latente da 1uno a sei mesi. Non si tratta di una infezione mortale. immobili. meningo encefalite a liquor limpido. Il contagio interumano è eccezionale. Possono anche comparire problemi al sistema nervoso sia centrale che periferico. La Forma subacuta colpisce l’apparato motore. localizzandosi nelle cellule del sistema reticoloendoteliale. le secrezioni vaginali e i prodotti abortivi. algie. Le brucelle sono Gram negativi di forma cocco-bacillare. è complicata da meningite. brividi. microrganismo tipico del bestiame (che ha la patogenicità massima per l’uomo. rene e midollo osseo f La sintomatologia si manifesta. in essi. Possiedono due antigeni M e A localizzati alla superficie della cellula batterica ( entrambi presenti nelle tre specie patogene). La risposta immunologica consiste da un iniziale rialzo del titolo delle immunoglobuline IgM seguita dopo qualche settimana dalle IgG. Una volta penetrato nell’organismo si diffonde per via linfatica e attraverso il circolo ematico in tutto l’organismo. I gangli linfatici sono il primo focus infettivo. In Italia i casi pur essendo diminuiti. cefalea. Quando si comincia il trattamento. con astenia. ma spesso lo sviluppo è favorito dalla presenza di CO2. I rischi di disseminare Brucella nell’ambiente sono molti: • Viene eliminata a lungo • Si diffonde tra gli animali con estrema rapidità • Non sempre gli animali colpiti manifestano con evidenza la malattia • Persiste a lungo nell’ambiente . Sono esigenti da un punto di vista nutritivo. Sorgenti di infezione Il serbatoio naturale di infezione è rappresentato dagli animali malati o portatori. L’infezione meglio conosciuta come febbre ondulante. dolori diffusi e cefalea. avviene attraverso le urine. bassa la notte) ma non è la regola. Poi appaiono le tumefazione dei linfonodi di milza e fegato. rimangono sempre in numero elevato. in particolare nei linfonodi. che si verifica invece nelle prime fasi della malattia. cani. mentre Brucella suis e Brucella abortus presentano patogenicità decrescente). Gli animali selvatici infettano l’uomo solo indirettamente attraverso il contagio di animali domestici. La malattia. Tra gli alimenti i più a rischio sono latte crudo e prodotti lattiero caseari non pastorizzati. bovini. costituita da una frazione fosfolipidica e da un polisaccaride azotato. non presenta sintomi specifici e ben definiti. Produzione di una endotossina. caprini. in alcuni paesi sembra scomparsa e in altri sembra in declino. ma è comunque una malattia estremamente debilitante: il microrganismo è infatti di difficile eliminazione poichè la sua localizzazione a livello intracellulare è tale che rimane protetto dai trattamenti con antibiotici. dopo un periodo di incubazione estremamente variabile (da pochi giorni a 4/6 settimane). bensì febbre intermittente.BRUCELLOSI La brucellosi è una tipica zoonosi (che riguarda ovini. brividi. Il batterio si moltiplica nel bovino nell'utero e nelle ghiandole mammarie provocando aborti . renne): l’uomo è un ospite accidentale. vaccini inattivi. melitensis. abortus di ultimo impiego). In anaerobiosi non crescono.Però l’uomo può infettarsi anche per ingestione di alimenti contaminati. melitensis e B. oppure per via aerea inalando escrementi o secrezioni varie. quali il lipopolisaccaride). in rapporto al rilascio in circolo dei batteri (o dei prodotti di essi. Le colture di midollo osseo sono positive in pazienti con brucellosi acuta. L’agglutinazione deve avvenire entro 1 minuto. ovviamente accidentale. responsabili dei picchi febbrili. i microrganismi vengono prima sospesi in fenolo e soluzione fisiologica e scaldati a 60 °C (gli antigeni sono termostabili) per circa una ora. le emocolture sono positive solo in pazienti in fase acuta. suis ed è un determinante minore in B. Cresce a pH tra 6. Mentre M predomina in B. niacina. sub acuta e cronica. Nel 10-15% di questi pazienti si hanno complicazioni quali l’osteomielite. vaccini preparati con frazioni antigeniche di B. I sintomi della infezione possono aumentare o diminuire durante un lungo arco di tempo . che provocano una ipersensibilità cellulo mediata di tipo ritardato.). melitensis . I macrofagi fagocitano ma non lisano le brucelle che si moltiplicano dentro le cellule. Prevenzione della brucellosi negli animali • Ricerca e individuazione degli animali infetti (ricerca di anticorpi anti-brucella nel latte).. E’ un aerobio stretto. cereali e mangimi aziendali od industriali. soprattutto latte non trattato e suoi derivati (ma anche la carne cruda.. con aggiunta di siero di cavallo al 5%. Altre specie richiedono pantotenato di calcio. Si aggiunge una goccia di sospensione e una goccia di siero monospecifico. tiamina (vit B). biotina. come risulta dalla . L’infezione per contatto è quella che riveste maggiore importanza.. Si puo’ fare il test di agglutinazione delle colonie isolate con lo stesso siero del paziente. Una buona crescita è ottenibile utilizzando il terreno per Legionella al carbone attivo e estratto di lievito. L’alta positività dei campioni di midollo osseo è dovuta all’accumulo di batteri nel sistema reticolo endoteliale. A è il determinante maggiore in B. Effetti sulla salute d'uomo ed animali Le micotossine posseggono azione cancerogena. con aggiunta di antibiotici e/o coloranti batteriostatici. Questi batteri liberano endotossine. abortus e B.4. Accertamenti diagnostici Data la disseminazione per via ematica bisogna fare l’emocoltura che va tenuta per almeno 10 giorni.6-7. Solo B. abortus è microaerofilo e richiede CO2 al 5-10%.La versione qui sotto è molto semplificata . mentre nelle fasi croniche nel midollo osseo. a carico soprattutto di addetti a laboratori e veterinari. Vi sono 6 biovar e 15 biotipi che costituiscono il genere Brucella spp. Prevenzione della brucellosi nell’uomo Notificazione obbligatoria Misure di protezione e prevenzione individuale e collettiva: • Educazione igienica del personale addetto ai lavori agricoli • Bonifica del latte • Vaccinoprofilassi (vaccini vivi ed attenuati. Classificazione di Huddleson Permette di distinguere le differenti specie e i differenti biotipi. •Nella siero diagnosi di Wright si titolano sia le le IgM che le IgG. A e M sono gli epitopi che cross reagiscono. La base è sempre un tripticase soy agar TSA (che va bene per le Brucelle meno esigenti). • Abbattimento degli animali che risultano infetti. Non è molto stringente riguardo la temperatura di crescita. mutagena e teratogena sulla salute umana. • Nel test di agglutinazione su vetrino. Come si preparano i sieri monospecifici: l’antisiero è ricavato da animali mmunizzati da parte del ceppo liscio e agglutinano le tre principali specie di Brucella. • Vaccinazione deDefinizione Le micotossine sono sostanze tossiche prodotte dal metabolismo di funghi (o muffe) che si sviluppano in particolari condizioni su foraggi insilati. Nelle fasi acute va ricercato nel sangue. nza di diagnosi. o ancora per inoculazione. Hanno bisogno di un terreno ricco in aminoacidi e di fattori di accrescimento quali Mg. come diarrea (anche emorragica). Temperatura Le temperature ideali per lo sviluppo dei funghi sono comprese tra 15 e 30°C. chetosi. · Un'alta incidenza d'aborti.. dislocazione dell'abomaso. In effetti. tuttavia sono comunque suscettibili all'azione nociva di queste sostanze. Diverse specietuttavia possono crescere anche in profondità o su substrati liquidi. Climi più temperati e secchi sono ideali per le muffe produttrici di fumonisina e zearalenone (temperatura di sviluppo intorno ai 14 °C) pH e ossigeno Lo sviluppo delle muffe si verifica generalmente con valori di pH compresi tra 4 e 8. prolassi rettali o vaginali. cosa evidenziata anche dall'immediato calo produttivo e dall'aspetto arruffato del pelame. mentre aumenti d'ingestione stanno ad indicare presenza di DON o zearalenone. con un optimum di 20-25°C. Le muffe sono generalmente organismi aerobi. · Le forti lattifere sono particolarmente sensibili alla presenza di tossine. I bovini sono in grado di operare una bioconversione ruminale delle micotossine in prodotti meno dannosi. In base al diverso comportamento in funzione della disponibilità d'acqua. manifestazioni estrali in animali gravidi. · Si verificano facilmente disordini digestivi. con bassa disponibilità d'ossigeno. le muffe sono state suddivise in:gli animali. anomale quantità di muco nelle feci. . in genere se c'è calo d'assunzione si può pensare ad una presenza d'aflatossine. se un substrato presenta un valore basso d'aw c'è una minor disponibilità d'acqua per lo sviluppo fungino. Condizioni predisponenti lo sviluppo Umidità ambientale o acqua libera (aw) Il parametro maggiormente utile nello stimare le probabilità di sviluppo fungino è l'aw. cosa intuibile da alcuni sintomi di tipo generale o specifico: · L'ingestione di sostanza secca può aumentare o diminuire in modo incoerente con la produzione della bovina. definito come il rapporto tra la pressione di vapore di un substrato rispetto all'acqua pura. ridotto grado di fertilità e concepimento sono indice di presenza di micotossine. cioè hanno bisogno d'aria per vivere. alcune tossine come le ocratossine ed i tricoteceni possono ritrovarsi già a T° di + 4-6 °C (ottimale sui 18 °C). si sviluppano perciò sulla superficie dei substrati. mancanza d'appetito e rifiuto del cibo. mentre le aflatossine vengono prodotte preferibilmente in condizioni di caldo-umido (ottimale sui 25 °C). calori silenti ecc. e quindi d'interesse per l'alimentazione umana. alcune di esse tuttavia sono in grado di comparire anche a valori più bassi o più elevati. a causa del trasferimento di questi metaboliti dai mangimi contaminati di cui si nutrono le bovine.Tra gli alimenti d'origine animale. stasi ruminale. così come vulva e capezzoli ingrossati. riassorbimento embrionale. il latte e i suoi derivati sono i prodotti più frequentemente contaminati dalla presenza di micotossine. Più in generale. Acqua poco mineralizzata. Acque di mare Inquinamenti delle acque CRITERI DI POTABILITA’ Criteri idrogeologici L’esatta delimitazione del bacino imbrifero. L’acqua percolando attraverso gli strati permeabili forma delle falde sugli strati impermeabili. il dilavamento di superfici di raccolta. Rocce silicee (fessure di limitata ampiezza e di numero limitato). Contaminazione delle falde profonde in seguito a contaminazioni massicce in superficie all’apice di conoidi alluvionali dove prendono origine le diverse falde o per perforazioni di pozzi. possonoessere ostruite da sabbia e detriti staccatisi dalle pareti per erosione e trasportati dalle acque. a) Fiumi. la conservazione in cisterne o in bacini fa si che queste acque contengano gas e sostanze organiche ed inorganiche piuttosto variabili. lo studio del tipo di alimentazione delle falde.sedimentazione. .ACQUA POTABILE Approvvigionamento idrico Acque profonde 1) Terreni rocciosi. . Fessurazioni limitate. man mano che si sale negli strati superficiali prevalgono meccanismi aerobi messi in atto da una flora microbica. Volume e pressione elevati dell’acqua danno luogo a fenomeni carsici e in questo caso i fenomeni di autodepurazione risultano limitati. laghi e bacini artificiali. invece. ghiaie e sabbie) ed impermeabili all’acqua (argille. dei fenomeni metereologici e alla eventuale discontinuità degli scarichi. Tuttavia molte acque di falde freatiche sono contaminate (spessore dello strato permeabile modesto. granulometria dei terreni rilevante. Acque meteoriche Possono essere raccolte su superfici limitate o in bacini artificiali più o meno vasti. costituite da particelle finissime di silicati di alluminio e potassio idrati). Rocce calcaree: notevole solubilità soprattutto in presenza di acque acidule(ad esempio quelle contenenti disciolta una elevata concentrazione di anidride carbonica). costituendo dei sistemi di filtrazione piuttosto efficaci 2) Terreni sciolti. la prima falda superficiale e falde profonde. non abbondante e di buona qualità. Sono caratterizzati da un’alternanza di strati permeabili (humus in superficie.reazioni chimiche: ossidazione chimica e complessazione dei metalli pesanti. Attraversato da un sistema di fessurazioni nelle quali l’acqua si infiltra e si approfonda. contaminazione del suolo). Si verificano fenomeni di autodepurazione per: . Nel processo di percolazione attraverso gli strati permeabili si realizzano fenomeni di autodepurazione per filtrazione e assorbimento dei microrganismi. della composizione .concorrenza vitale: la flora microbica autoctona è assai più adatta a sfruttare il substrato colturale nel quale si è selezionata b) Laghi e bacini. Si rendono necessari trattamenti di potabilizzazione.azioni biochimiche: nei sedimenti le sostanze organiche vengono demolite con meccanismi anaerobici piuttosto lenti. Falda freatica. Acque superficiali Fiumi. . Il passaggio attraverso l’atmosfera. Le acque di falda possono avere anche una pressione idrostatica positiva (rispetto al livello del suolo) dando luogo a fenomeni artesiani. La composizione dell’acqua dei fiumi è variabile in funzione della portata. Torbidità transitorie (presenza di gas o di aria. Criteri chimici Facies naturale di un’acqua e tipo ed entità di inquinanti. demolite.5 mg/L (prevenzione della fluorosi dei denti). Sodio: 200 mg/L. La misurazione del BOD permette di valutare. le sostanze inquinanti presenti in un corpo d’acqua. COD o Chemical Oxygen Demand. un campione dell’acqua da esaminare con una quantità conosciuta di bicromato di potassio. Valori superiori comportano metaemoglobinemia infantile. Durezza temporanea (bicarbonato di calcio e magnesio) e durezza permanente (solfati. limite massimo: 1. la reazione tra il bicromato e le sostanze inquinanti viene fatta decorrere in una soluzione contenente acido solforico. dando origine a colorazioni. sia pure indirettamente. In ecologia. Valori superiori a 500 mg/L comportano acqua di sapore poco gradevole e valori superiori sono causa di incrostazioni. colore e sapore. si misura con una reazione di titolazione il quantitativo di bicromato rimanente. a opera di microrganismi. sul tipo delle attività industriali e agricole che comportano scarichi liquidi. K2Cr2O7. Calcio e magnesio che costituiscono la “durezza” delle acque. ciò signifca che i microrganismi ne hanno richiesto grandi quantità per degradare forti quantitativi di inquinanti. Ferro e manganese. . Non è stato fissato alcun limite di legge. Nitrati: limite di legge 50 mg/L.7 mg/L (prevenzione della carie dentale). ad esempio un lago. La quantità di bicromato di potassio consumato è direttamente proporzionale alla quantità di sostanza ossidabile (cioè di inquinante) che era presente nella soluzione.e della struttura dei terreni e delle rocce attraversate. intorbidamenti e precipitati. da cui si può calcolare quello consumato nel corso della reazione. le sostanze inquinanti presenti in un corpo d’acqua (ad esempio. nell’acqua sono presenti sostanze organiche. Limite per il manganese: 50 mg/L. presenza di particelle di silice) e torbidità più stabili (sostanze di origine vegetale o presenza di metalli che si ossidano in presenza di aria). Fluoro: limite minimo 0. BOD o Biological Oxygen Demand In ecologia. Oltre alle componenti inorganiche. Sotto forma di bicarbonato ferroso e manganoso si ossidano rapidamente a contatto con l’aria. valori di BOD alti indicano che nelle acque esaminate vi è stato un elevato consumo di ossigeno. Solfati e cloruri: limite 250 mg/L. Il rilevamento del COD risulta indicato nel caso di acque il cui carico inquinante è costituito da sostanze non biodegradabili o comunque poco attaccabili dall’azione dei batteri. Criteri fisici Conducibilità elettrica. Allo studio idrogeologico si affianca uno studio sulle possibili cause di inquinamento e studio della popolazione che insiste sul bacino. pH e temperatura. Criteri organolettici Acqua priva di odore. neutralizzano l’azione di detergenti anionici e ostacolano la regolare cottura degli alimenti. parametro che esprime la quantità di composto necessaria per ossidare attraverso un reagente chimico. un lago). Superiore a tale limite si hanno acque di gusto variabile. Limite per il ferro: 200 mg/L. caso in cui non è possibile applicare il metodo del BOD (Biological Oxygen Demand). avvenuta la reazione. quindi. cloruri e nitrati di calcio e magnesio). MISURAZIONE DEL COD La misurazione del COD si esegue mettendo a reagire in una soluzione di acido solforico. In seguito ad evaporazione possono dare depositi rossastri o brunastri. danno un primo e fondamentale ragguaglio sul grado di protezione delle acque sotterranee. il carico inquinante presente nelle acque: infatti. parametro che esprime la quantità di ossigeno necessaria perché possano essere ossidate e. Di regola anioni e cationi non hanno un effetto negativo sulla salute e costituiscono un importante quota dell’apporto giornaliero di minerali. Uno dei composti comunemente usati per la determinazione del COD è il bicromato di potassio. La presenza di nitriti è un indice di una contaminazione in atto. di sabbia di granulometria decrescente e dallo strato filtrante vero e proprio costituito da sabbia silicea di diametro medio di 0. i quali dalle reazioni di ossidazione ottengono energia per il proprio metabolismo. sostanze organiche azotate e composti derivati da nitriti. Uso attualmente limitato (spazi notevoli e modesto rendimento). alcuni metalli e composti come i nitrati). composti che possono essere ossidati mediante reazioni chimiche con altri composti. Si tratta di un procedimento combinato di coagulazione. In particolare. Il reperirli è indice di infiltrazione di liquami (salvo rare eccezioni: i fosfati si possono trovare in rocce costituite da graniti. All’acqua si aggiunge un coagulante. l’acido solfidrico può derivare da residui di attività vulcanica). Componenti dovute ad inquinamenti Tensioattivi: limite massimo 200 µg/L Oli minerali 10 µg/L Rame: 2000 µg/L Fenoli (contaminanti industriali): 0.2 CARATTERISTICHE DEL BOD Il parametro BOD prende in considerazione l’ossigeno disciolto nelle acque e viene misurato a particolari condizioni di temperatura.5mm alto 70-120 cm. di luce e di pH. che vengono attaccati da batteri autotrofi chemiosintetici.Criteri microbiologici Indici microbiologici: carica microbica totale a 22°C e a 37°C. corrisponde al BOD5. i quali dalle reazioni di ossidazione ottengono energia per effettuare la fotosintesi. coliformi totali e fecali. con un metodo che si basa sul confronto tra l’ossigeno presente all’inizio della misurazione e l’ossigeno presente nel campione dopo un certo lasso di tempo. si eliminano o si correggono i fattori che potrebbero interferire con l’esame (ad esempio. L’ammoniaca può avere effetti sfavorevoli se all’acqua si aggiunge cloro (formazione di cloroammine). Scarichi industriali e agricoli.5 mg/L. sedimentazione e filtrazione vera e propria. si indica come BOD5 la quantità di ossigeno consumata nel corpo d’acqua in 5 giorni. solitamente 5 giorni. cioè composti che possono essere ossidati e degradati da batteri eterotrofi. SISTEMI DI POTABILIZZAZIONE Correzione dei caratteri fisico-organolettici 1) Filtri lenti o inglesi. Riduzione delle sostanze organiche ed ottimizzazione dei trattamenti. enterococchi (minore resistenza nelle acque rispetto ai coliformi).5 µg/L Processi di clorazione (in presenza notevole di sostanze organiche) e ozonizzazione. in alghe eventualmente presenti). Fosfati (liquami domestici) e acido solfidrico (degradazione delle sostanze organiche). Riduzione del 99% della carica microbica. La degradazione delle sostanze organiche azotate porta a composti inorganici come l’ammoniaca che per successive ossidazioni porta alla formazione di nitrati e nitriti. 3 MISURAZIONE DEL BOD La misura della quantità di ossigeno che viene consumata in un corpo d’acqua dai batteri può essere effettuata in modo diretto. possa stimolare attività di fotosintesi e conseguente liberazione di nuovo ossigeno. mentre le altre bottiglie vengono collocate al buio per 5 giorni. pertanto. Il BOD viene riferito a un certo lasso di tempo. in un campione si effettua subito la misura della concentrazione dell’ossigeno. sottratta al valore ottenuto nella prima rilevazione. limite massimo 0. generalmente solfato di alluminio che in presenza di bicarbonato alcalino terrosi forma un precipitato fioccoso di idrossido . si misura la concentrazione dell’ossigeno in queste bottiglie. i campioni da esaminare vengono raccolti entro bottiglie scure (per impedire che la luce. Costituiti da strati sovrapposti di ghiaia via via più fine. la misura. Brevissimo tempo di maturazione. Trascorso tale periodo. Trattamenti successivi disinfettanti. Periodo di maturazione di alcuni giorni. menttre la presenza di nitrati di una contaminazione remota. 2) Filtri rapidi o americani. penetrandovi. Formazione della membrana biologica. Le sostanze inquinanti che la misurazione del BOD permette di rilevare sono: sostanze biodegradabili. Ricerca di enterovirus e di cisti di protozoi parassiti e uova di elminti. spore di clostridi solfito riduttori (elevata resistenza nelle acque). alla temperatura costante di 20 °C. 2) congelamento. Naturali ed artificiali. Resine organiche contenti gruppi scambiabili.innocuità nei confronti del consumatore. di conseguenza il potere ossidante è maggiore in ambiente acido. a composti intermedi dotati ancora di potere ossidante. Ipocloriti di sodio. Deferizzazione e demanganizazione. Se eccessi di ferro e manganese si ritrovano in presenza di un COD piuttosto elevato si ricorre ad una clorazione al break point od ozonizzazione e successiva separazione del precipitato su filtro. Correzione delle caratteristiche microbiologiche Mezzi fisici Calore. con separazione e lavaggio del ghiaccio formatosi.efficacia contro i microrganismi patogeni. Semplice lavaggio in controcorrente. necessità di controlli e scarsa elasticità di fronte a portate variabili. Il potere ossidante pur essendo legato sia alla forma dissociata che indissociata dell’acido ipocloroso è maggiore nella forma indissociata. Se il ferro è presente come solfato ferroso e in presenza di manganese è necessario utilizzare speciali permutiti. Sistema di filtri di resine che comportano una completa demineralizzazione. Mezzi chimici . limpidezza e contenuto di sostanze organiche ed inorganiche disciolte.di alluminio che sedimentando. 4) osmosi inversa. Zeoliti sodiche. . Fattori importanti sono l’intensità di emissione. Svantaggi: costi elevati di impianto e di gestione. alterazione delle caratteristiche organolettiche per perdita ddi gas. profondità e velocità dell’acqua. Aggiunta di idrossido di calcio che precipita i bicarbonato alcalino terrosi. Il più utilizzato è quello di sodio. povero in Sali. di potassio e di calcio. Dissalazione di acque marine e salmastre 1) distillazione a pressione inferiore a quella atmosferica. con l’ammoniaca forma monocloroamine. Ad esempio. basata su membrane semipermeabili con l’applicazione di una forte pressione su acqua a contatto con una membrana. trascina al fondo una buona parte dei solidi sospesi. precipitazione di Sali ecc. di più facile colmatura e quindi di più rapida maturazione. Inconvenienti quali: elevati costi energetici. Il cloro essendo un ossidante agisce contro non solo i batteri ma nei confronti di tutte le sostanze ossidabili (in particolar modo su quelle organiche). 3) eletroosmosi. Ipocloriti. Si ha una riduzione microbica del 95-99%. dicloroamine e tricloroamine. L’aggiunta di ipocloriti all’acqua dà gli stessi risultati del cloro gassoso. necessità di raffreddare l’acqua. aerazione abbondante. Le particelle più fini di idrossido di alluminio sfuggite alla sedimentazione vengono filtrate attraverso granuli di sabbia con interstizi dal diametro maggiore rispetto a quelli inglesi. Raggi ultravioletti. Correzione dei caratteri chimici Durezza 1) Metodo alla calce soda. Con composti contenenti gruppi amminici può dare le stesse reazioni ed in presenza di fenoli a . in presenza di sostanze organiche ed inorganiche. Azione ossidante Cl2 + H2O → HClO + H + Cl ← HClO +H2O ← + H + OCl Gli equilibri della reazione sono determinati dalla temperatura e soprattutto dal pH. In solo eccesso di ferro. Cloro gassoso. Na + ClO ← H+ ClO← HClO In rapporto ai valori di pH. L’acido ipocloroso può dare origine. con ossidazione del Fe++ a Fe+++ che precipita come idrossido ferrico e successiva filtrazione del precipitato. 2) Metodo di scambio ionico. Durata breve del filtro. Composti clororganici privi di potere ossidante (trialometani). Un clororesiduo combinato è molto più stabile e meno capace di ossidare rapidamente. Si definisce anche come cloro attivo. la quantità di cloro che è in grado di reagire colorimetricamente con l’ortotolidina. la concentrazione di quest’ultimo prima aumenta. poi diminuisce.3 mg/L in 2 minuti. poi si aggiunge ortotolidina.non dà origine a trialometani. Vantaggi: . ecc. 2) Clorazione al break point. Il primo campione in cui si il viraggio dà la clororichiesta e quindi la concentrazione minima di cloro da aggiungere all’acqua. attivo contro virus e batteri. .cloro fenoli. . lo iodio viene poi titolato in presenza di un indicatore. responsabili di sapori e odori sgradevoli. Aggiungendo progressivamente cloro ad acque contenenti composti capaci di dar luogo a cloro residuo attivo combinato. A volumi uguali di acqua si aggiungono dosi scalari di cloro.000 15. Limiti all’applicabilità: – formazione di cloriti. 3) Il cloro è inattivo sulle oocisti di Cryptosporidium parvum. Cloro richiesta: quantità minima di cloro che è necessaria aggiungere all’acqua per avere un clororesiduo attivo. Questo punto prende il nome di break point. clorofenoli. Ossidante più energico del cloro. Sistema tradizionale. poiché le ulteriori aggiunte di cloro ossidano anche i composti costituenti il cloro residuo combinato. continuando si ha un aumento lineare del cloro residuo attivo libero. Velocità di azione maggiore del biossido di cloro parità di concentrazione. . ottenuto sottopendo l’aria secca ricca di ossigeno a differenze di potenziale di 7.attivo anche a pH alcalini. Si tratta di un ossidante energico.attivo anche contro le forme cistiche dei protozoi. si lascia agire per 15-30 minuti. Ozono.). Biossido di cloro. Metodi di clorazione. .non dà origine a clororesiduo combinato.000 volts. che non impartisce odori e sapori sgradevoli all’acqua. Cloro residuo attivo libero (acido ipocloroso) e combinato (cloroamine. 1) clorazione semplice o marginale. Oocisti di Cryptosporidium sono inattivate al 99% ad una concentrazione di 0. Stato allotropico dell’ossigeno. Cloro residuo attivo: l quantità di cloro che è in grado di spoatere lo iodio dallo ioduro di potassio. individuazione e correzione delle situazioni che predispongono alla malattia (es. PREVENZIONE PRIMARIA: Comprende tutti gli interventi destinati ad ostacolare l’insorgenza della malattia nella popolazione.primaria.interventi sull’uomo per rilevare e correggere errate abitudini di vita (es. PREVENZIONE SECONDARIA: Comprende tutte le misure destinate ad ostacolare l’aumento del numero di casi di una malattia nella popolazione. .I DIVERSI TIPI DI PREVENZIONE: La prevenzione è un insieme di azioni e di comportamenti con il fine d’impedire l’insorgenza e la progressione delle malattie e il determinarsi di danni irreversibili quando la patologia è in atto. .secondaria. La prevenzione è possibile se se realizza una larga diffusione dell’informazione sanitaria. fumo). La diagnosi precoce è fondamentale perché rende ancora attuabili interventi terapeutici in grado di condurre alla guarigione.interventi sull’ambiente per eliminare o correggere le possibili cause delle malattie. . . .terziaria. combattendo le cause e i fattori predisponenti.profilassi immunitaria. Ha come obbiettivo l’individuazione precoce dei soggetti ammalati o ad alto rischio per poter ottenere la guarigione o impedirne l’evoluzione. . Gli interventi di prevenzione secondaria rivolti a gruppi di popolazioni sono definiti screening. L’esempio più significativo è costituito dagli screening condotti per la diagnosi precoce dei tumori alla mammella tra la popolazione femminile fra i 40 ed i 70 anni. obesità). Gli interventi di prevenzione si dividono in: . Lo strumento essenziale è la diagnosi precoce rivolta a persone ritenute a rischio. riducendone la durata e la gravità. Si attua attraverso: . alla salute. . mammografia. Screening: es.progetti mirati di ed. migliorare la qualità di vita del paziente. A volte con lo screening si vuole invece mettere in evidenza solo una disposizione ad ammalare o un carattere ereditario importante da conoscere per la prevenzione. .prevenire ulteriori complicazioni. .ottimizzare le capacità residue dell’anziano. In molti paesi lo screening di massa è stato applicato per svelare casi di diabete iniziale attraverso la ricerca e la quantità di glucosio. Richiede un insieme di interventi e strutture molto diversi. sociale e professionale. È sempre un’operazione di massa che deve essere condotta con razionalità e precisi obbiettivi. . LA PREVENZINE DELLE MALATTIE INFETTIVE: Ha lo scopo di prevenire l’insorgenza e la diffusione di malattie infettive nella popolazione. individuare le donne portatrici di emofilia. Un programma di screening è giustificato solo se: .mirata di una patologia in una popolazione. . alta attendibilità.PREVENZIONE TERZIARIA: Comprende tutte le misure che hanno lo scopo di controllare l’andamento di malattie croniche per evitare o limitare la comparsa di complicazioni e di esiti invalidanti. di facile e rapida esecuzione e di costo ragionevole.deve esistere la possibilità di un efficace intervento terapeutico praticabile sui malati. Gli strumenti fondamentali della prevenzione terziaria sono la terapia e soprattutto il recupero e la riabilitazione negli aspetti medico. Studia da un lato gli strumenti e i mezzi per combattere gli agenti eziologici e dall’altro lato i provvedimenti rivolti al risanamento dell’ambiente fisico e sociale. psicologico. GLI SCREENING: Sono una serie di controlli e accertamenti su cui si basano i programmi della sanità pubblica nel campo della prevenzione secondaria. somministrazione di cure e farmaci. Ad es.la patologia deve essere preceduta da uno stadio precoce. .profilassi diretta: insieme delle misure di prevenzione che mirano ad impedire la diffusione dei germi attraverso l’isolamento del malato e l’uccisone dei germi.il test deve essere ad elevata specificità. . L’organizzazione degli interventi prevede: . Es. Viene applicata quando la patologia è già in atto per evitare complicazioni e la cronicizzazione della malattia.deve interessare un numero elevato di persone e deve provocare dei danni molto gravi. attività riabilitative fisioterapiche con lo scopo di: . . Con screening si intende una ricerca .il test utilizzato deve essere applicabile in questo periodo di reversibilità. ai veicoli. LA PROFILASSI INDIRETTA: (Ed. . Le analisi saranno applicate gratuitamente presso i laboratori provinciali d’igiene e profilassi.Profilassi indiretta: insieme delle operazioni di carattere generale destinate a risanare l’ambiente e a irrobustire i singoli individui.. ai vettori di infezione e all’uomo sano.profilassi specifica: comprende l’insieme delle attività volte a potenziare le difese dei soggetti sani per renderli resistenti alle infezioni. L’obbligo non riguarda però tutte le patologie ma comprende quelle che comportano una facile propagabilità degli agenti eziologici all’interno della collettività. dell’agente infettivo responsabile della malattia. febbre gialla) sono previsti dall’OMS protocolli di scambio di informazioni a livello internazionale. . ACCERTAMENTO DIAGNOSTICO: Ha lo scopo di confermare la diagnosi clinica attraverso indagini di laboratorio condotte sul siero del paziente. LA PROFILASSI DIRETTA: Comprende sia la profilassi immediata che specifica e si divide nei provvedimenti relativi alle sorgenti. sanitaria) Comprende tutti i provvedimenti indirizzati al risanamento dell’ambiente di vita per creare condizioni sfavorevoli alla divulgazione degli agenti patogeni aumentando la resistenza dell’individuo. La denuncia deve essere fatta anche per casi sospetti ed è preferibile isolare subito il paziente in attesa dei risultati delle analisi che richiedono alcuni giorni.l’estensione delle vaccinazioni dell’infanzia a tutti i bambini. .l’adeguata disponibilità di risorse economiche da dedicare alla tutela della salute. o attraverso l’isolamento dal sangue. colera. La prevenzione indiretta si basa su: . dalle feci. dalle urine ecc. . Per alcune malattie (es. DENUNCIA O NOTIFICA DELLE MALATTIE INFETTIVE: Quando un medico diagnostica ad un paziente una malattia infettiva ha l’obbligo della denuncia della stessa alle autorità sanitarie. .l’individuazione di parametri sanitari per valutare lo stato sanitario di base del paese. La denuncia viene raccolta dal servizio di medicina preventiva della ASL e viene poi inviata all’ufficio regionale competente e da qui al Ministero della salute. L’obbligo riguarda il medico ma si estende anche agli altri operatori sanitari e alle autorità scolastiche e sanitarie delle istituzioni pubbliche. vaiolo.il raggiungimento di condizioni socio-economiche adeguate. Non viene attuata in relazione alla presenza di un certo numero di casi di una malattia ma al rilevamento dell’incidenza di determinate malattie. La disinfezione artificiale può essere effettuata con mezzi chimici e fisici ed è continua (se uccide i germi man mano che vengono eliminati dal paziente).Essiccamento all’esterno dell’organismo ospite perdono acqua e muoiono. La sterilizzazione si propone di uccidere. un episodio di una tossinfezioni alimentare che colpisce i partecipanti ad un pranzo a cui sono stati serviti cibi contaminati. Un’altra forma di sorveglianza è il piantonamento che è una sorveglianza stretta al domicilio del malato affidato a persone dell’autorità sanitaria con la presenza della forza pubblica. La disinfezione naturale non è comunque molto efficace perché i germi sporigeni riescono a sopravvivere a questi tipi di interventi. È importante per riconoscere per es. Quest’ ultimo offre una serie di garanzie per evitare la propagazione dell’infezione soprattutto quelle molto diffuse e molto gravi. . alla quantità. È compito dell’autorità sanitaria utilizzarla solo in casi di reale pericolo. il meccanismo attraverso il quale l’infezione si è propagata e tutte le situazioni che hanno favorito l’evento infettivo. tutti i microrganismi presenti. Un buon disinfettante deve essere efficace nell’eliminare. ISOLAMENTO: Misura di profilassi decisa dall’autorità sanitaria come conseguenza della denuncia ed ha lo scopo di circoscrivere il focolaio infettivo. Si distinguono una disinfezione artificiale (operata dall’uomo) e naturale (costituita dal complesso di fattori naturali che influiscono negativamente sulla vita dei germi). MEZZI NATURALI: . L’isolamento può essere sia domiciliare (scelta utilizzata maggiormente) che ospedaliero. alla concentrazione di disinfettante utilizzato. facile da utilizzare e deve costare poco.INCHIESTA EPIDEMIOLOGICA: Ha lo scopo di individuare le fonti d’infezione. quindi non solo i patogeni ma anche batteri e funghi. non tossico. isolando il malato o il portatore.Luce solare grazie ai raggi uva. DISINFEZIONE: E’ la procedura per eliminare i microrganismi patogeni.Competizione con altri microrganismi. . terminale (se attuata alla fine del processo infettivo. Si ricorre raramente a questo ma solo con persone venute a contatto con un ammalato od un portatore di una malattia infettiva molto grave o fortemente diffusiva come le malattie esotiche. . La sostanza utilizzata prende il nome di disinfettante. . in un determinato materiale.Temperatura. Il risultato finale ottenuto varia in base al tempo di esposizione. 100° battericida mentre il freddo è batteriostatico. La filtrazione: consiste nel far passare liquidi contenenti microrganismi attraverso speciali filtri sottilissimi in modo che le parti microbiche sono trattenute sul filtro e la soluzione (filtrato) passi al recipiente sottostante. dei pavimenti ecc. possibili vettori o serbatoi di malattie. i . soluzioni ecc. Mezzi fisici: la sterilizzazione ha il compito di uccidere. tutti i microrganismi presenti.Cloro e i suoi derivati: utilizzato per rendere potabile l’acqua o aggiunto alle piscine per la sua azione antibattericida. MEZZI CHIMICI: Sono tra i più usati per l’estrema praticità e l’elevato potere battericida.Acqua ossigenata: utilizzata per la disinfezione delle ferite grazie alla sua azione sporicida. Tra i derivati troviamo le candeggine per la disinfezione della biancheria e l’amuchina per la disinfezione di posate. calore secco e calore umido. . . . non solo i patogeni ma anche i saprofiti. Incenerimento utilizzato per distruggere bende. Questo è usato per sterilizzare sieri. Alcuni sono dannosi per l’uomo ma generalmente vengono venduti in forma diluita per ridurre il rischio.Alcool etilico: antisettico disidratante in grado di denaturare le proteine del germe ma attualmente è poco usato per la sua scarsa attività antimicrobica e perché sulle ferite ne ritarda la guarigione. ..Calore: fondamentale e può avvenire attraverso incenerimento. Il calore umido è il mezzo più efficace e si ottiene sotto forma di vapore o acqua a temperatura di ebollizione. Ricordiamo: . DISINFESTAZIONE: E’ l’insieme delle pratiche con l’obbiettivo di eliminare o ridurre tutti i macroparassiti. siringhe e materiale d’uso medico. bicchieri ecc. LA STERILIZZAZIONE: Mezzi chimici e mezzi fisici.Lisoformio: soluzione saponosa usata come disinfettante delle mani. I più dannosi e invadenti che possono parassitare l’uomo o l’ambiente sono: le mosche. MEZZI FISICI: . soluzione rossa utilizzata per disinfettare le ferite. ha un’ intensa attività antibatterica. Gli oggetti non vengono alterati e la disinfezione è più energica. in un determinato materiale. . .MEZZI ARTIFICIALI: Si dividono in fisici e chimici. Sterile è diverso da disinfezione perché un oggetto sterilizzato saranno tali solo se presentano un’assenza di microrganismi patogeni e non patogeni. Nel calore secco si utilizzano speciali apparecchiature dove si espongono all’aria calda gli oggetti di laboratorio.Composti del mercurio: il più importante è il mercurocromo.Le radiazioni. V.pidocchi. durevoli. Sono di questo tipo per es. I prodotti utilizzati per la disinfestazione si dividono in fisici e chimici.V.V. le cimici. il vaccino. Es. ingestione o per contatto. questi preparati determinano un’immunità solida e duratura. 5. I vaccini sono dei preparati diversi tra di loro ma che contengono sempre l’antigene per la malattia da prevenire. perdono il loro potere tossico ma conservano il loro antigene. le trappole per topi. Agiscono per inalazione. le zanzare. gli scarafaggi. Utilizzate soprattutto nelle vaccinazioni antitetanica e antidifterica. le pulci. costituiti da anatossine cioè da tossine. Il vaccino è un preparato di materiale infettivo. ottenuto con batteri. innocuo per l’uomo e gli animali domestici. costituiti da microrganismi viventi usati prevalentemente contro i virus che stimolano i linfociti T. 2. 2. . il vaccino di Sabin contro la poliomielite.chemioprofilassi. Quando questi sono presenti in un edificio o in una zona si ha un intervento di disinfestazione realizzati dalla ASL che ha il compito di informare gli abitanti sul motivo. Efficace: è in grado di evitare il presentarsi della malattia. sulla data e sulle cautele da prendere. di facile impiego e economicamente vantaggiosi.sieroprofilassi e 3. INTERVENTI RELATIVI ALL’UOMO SANO: Profilassi specifica: mira a rendere l’uomo sano più resistente verso i parassiti. È uno strumento di prevenzione applicato nei soggetti sani per renderli immuni ad una specifica malattia. costituiti da microrganismi uccisi col calore o altre sostanze chimiche prodotti quando non si ha la sicurezza di dare la malattia. vaccino per la pertosse o quello antinfluenzale. VACCINOPROFILASSI: Lo scopo è quello di indurre una risposta immunitaria per prevenire la moltiplicazione di un agente patogeno o virale introdotto nel nostro organismo.vaccinoprofilassi. Un buon disinfettante deve essere: efficace. 4. li ultrasuoni le lampade che attraggono gli insetti e poi trasmettono delle scariche elettriche. I tipi di misure che vengono adottati sono: 1. virus o con tossine prodotte dagli stessi trattato in modo da perdere il potere tossico ma non la proprietà antigene ed è somministrato all’individuo per provocare un’immunizzazione artificiale attiva.Attualmente vengono utilizzate alcuni vaccini ottenute attraverso la tecnica del DNA ricombinante (di ingegneria genetica). Tra i fisici ricordiamo il calore. gli acari. I tipi di vaccini più diffusi sono: 1. L’obbiettivo viene raggiunto tramite la somministrazione di un preparato. Le caratteristiche di un buon vaccino: Devono essere efficaci. innocui. I disinfestanti chimici sono più numerosi e rappresentano una “guerra chimica” con tutti i macroparassiti. i ratti ecc. efficace ed innocuo contenente l’agente specifico. economicamente vantaggioso e deve uccidere le larve e le uova e non solo le forme adulte. costituiti da componenti batteriche purificate con metodiche moderne che consentono la separazione dei diversi costituenti di una cellula batterica. 3.V. 3 Via orale: utilizzata per la vaccinazione antipoliomielitica. . È vantaggioso anche perché non richiede attrezzature particolari. e provocano risposte anticorpali. 2 Via percutanea: deposizione del vaccino con una piccola ferita. 4 Via intranasale: per la vaccinazione antirosolia. . alcuni vaccini proteggono per in anni altri invece per pochi mesi. Lo stimolo che provocano non è però sufficientemente prolungato nel tempo e si deve ricorrere a dei richiami. tossine. sospesi in soluzione fisiologica.Legati a sali di alluminio. I vaccini legati a sali di alluminio: immunità più elevata e duratura. Periodo di larga utilizzazione. oggi si preferisce il metodo delle punture multiple. . Attraverso queste vie vengono somministrati vaccini ottenuti da microrganismi uccisi. I richiami consentono di prolungare l’effetto.lipovaccini. Lipovaccini: validi in quanto diffondono con maggior lentezza ma provocano un buon grado di immunità con una sola somministrazione. sospesi in soluzione oleosa. Vie d’introduzione e di somministrazione: Via intramuscolare e sottocutanea: vie più importanti perché in grado di assorbire completamente quantità considerevoli di antigene. il luogo d’azione è l’intestino. una siringa senza ago che inserisce la dose di vaccino nel derma. 1 Via intradermica: iniezione nel derma con ago sottile vista la piccola quantità di vaccino iniettabile impiegata per vaccini viventi.idrovaccini.Associati in combinazione di anatossine e vaccini batterici. I vaccini posso trovarsi: . Innocuo: non deve dare reazioni collaterali e deve essere pratico d’impiego (somministrato senza personale specializzato). componenti batteriche purificate. La presenza del sale di alluminio determina una liberazione del vaccino lenta e graduale che stimola un’immunità di maggior durata.Durevole: varia tra i diversi vaccini. capaci di riprodursi nell’organismo e vengono assorbiti rapidamente. . COSTITUENTI DEI VACCINI: Un vaccino è una sospensione orale di microrganismi o di anatossine in un mezzo che ne permette la diffusione all’interno dell’organismo. poco utilizzata per ora in Italia. Idrovaccini: costituiti da microrganismi vivi ed attenuati. Per le vaccinazioni di massa è utilizzato il jet-injector. ecc. genitale.) Specifici Immunità attiva e passiva (naturale o acquisita) . app.Vaccini ottenuti dalla combinazione di anatossine con batteri uccisi: es. vaccino associato DTP che richiede però tre dosi successive per l’immunizzazione del soggetto. in particolari condizioni possono assumere il ruolo di patogeni: si parla in questo caso di patogeni opportunisti Meccanismi di difesa Aspecifici Cute Meccanismi mucosali sostanze antibatteriche contenute in lacrime e saliva movimenti ciliari della mucosa respiratoria acidità gastrica flora commensale (intestino. Definizione Malattie infettive per malattia infettiva si intende una malattia determinata dall’azione di.un microrganismo Fattori determinanti per la diffusione delle malattie infettive agente ambiente Fattori determinanti per la diffusione delle malattie infettive ospite Fattori determinanti per la diffusione delle malattie infettive difese aspecifiche immunità ↓ agente ambiente ospite patogenicità virulenza carica infettante ↓ agente ambiente ospite Fattori determinanti per la diffusione delle malattie infettive patogenicità virulenza carica infettante possibilità di incontro fra ospite e parassita ↓ difese aspecifiche immunità agente ambiente ospite Patogenicità per patogenicità si intende la capacità d i un microrganismo di determinare malattia invasività: capacità di diffondersi e aggredire direttamente tessuti ed organi tossigenicità: capacità di produrre tossine NB: per virulenza si intende il differente grado d ipatogenicità che possono presentare ceppi differenti della stessa specie di microrganismo Non tutte le specie microbiche sono patogene Saprofiti: specie non patogene che hanno come habitat abituale l’ambiente esterno Commensali: specie non patogene che hanno come habitat abituale cute e mucose Saprofiti e commensali. Non sempre dall’incontro fra ospite e parassita si genera una malattia no immunità → Eliminazione immediata del microrganismo da parte di meccanismi aspecifici Infezione infezione inapparente infezione latente immunità→ Malattia guarigione con restitutio ad integrum guarigione con esiti morte Storia naturale delle malattie infettive Incubazione Stadio clinico Convalescenza Guarigione Trasmissione delle malattie infettive sorgente o fonte dell’infezione soggetto recettivo NB: non tutte le malattie infettive sono contagiose Fonte dell’infezione può essere un soggetto malato o portatore Per portatore si intende un soggetto non ammalato che alberga nel proprio organismo microrganismi patogeni ed è quindi in grado di contagiare portatore sano (infezione inapparente) portatore in incubazione portatore convalescente portatore cronico Serbatoio di infezione è rappresentato dall’habitat abituale del microrganismo Ambiente Animale Uomo . Zoonosi (antropozoonosi) Vie di penetrazione di agenti microbici Cute Mucose Congiuntive Apparato respiratorio Apparato digerente Apparato uro/genitale Modalità di trasmissione Diretta sessuale parenterale aerea verticale Indiretta veicoli vettori Trasmissione attraverso veicoli ←virus → ambiente →animali → uomo→ uomo→ ambiente→ Trasmissione attraverso vettori animale→ insetto →uomo uomo→ insetto→ uomo . disponibilità di alloggi idonei. deve poter acquisire la capacità di ristabilire l’equilibrio di salute nell’interazione con l’ambiente INDIVIDUO.possibilità di studiare e lavorare . mentale.Definizione di sanità pubblica • scienza rivolta a migliorare la salute della popolazione tramite sforzi organizzati della società. di protezione e di promozione della Salute non semplice assenza di malattia ma stato di completo benessere fisico psichico e sociale (WHO. genetico) • ambiente esterno (naturale e sociale. AMBIENTE La salute è centrata nell’uomo come unità fisica-psichica-sociale Questa centralità dell’uomo pone l’accento sul significato unitario della salute nelle sue componenti inscindibili: fisica. fisico e psichico. Definizione di salute • La salute è una condizione di armonico equilibrio funzionale. sociale Le tre componenti sono immerse nell’ambiente e da questo sono influenzate: • ambiente interno (biologico. psicologici – illness Definizione di sanità pubblica • scienza rivolta a migliorare la salute della popolazione tramite sforzi organizzati della società. dell’individuo dinamicamente integrato nel suo ambiente naturale e sociale Concetto di salute • Abbandono del concetto negativo di salute come assenza di malattia • Esigenza di curare la persone. utilizzando tecniche di prevenzione delle malattie. etc. # Determinate da fattori che risentono più del comportamento del singolo e della società. 1947)alimentazione razionale .ambiente di vita idoneo . modificato e modellato dall’uomo stesso) DETERMINANTI DI SALUTE Le cause di un “cattivo stato di salute” sono complesse # Dovute a fattori individuali. sociali. che sono quindi modificabili. . nella sua unità. non solo le malattie • Superamento di una condizione puramente biologica dei fenomeni morbosi • Concetto di equilibrio dinamico fra individuo e ambiente • L’individuo. di protezione e di promozione della salute Malattia: deviazione dalla normale condizione fisiologica dell’organismo che insorge per azione di fattori nocivi. morali. utilizzando tecniche di prevenzione delle malattie. SALUTE. interni o esterni. determinati geneticamente e normalmente non modificabili come il sesso e l’età. e che si può manifestare con segni e/o sintomisignificato del termine Significato del termine “malattia” • la malattia non è solo una condizione biologica – patologia con alterazioni di organi e/o apparati – disease • ma anche sociale – con i suoi aspetti culturali. come per esempio l’ambiente e gli stili di vita. I Determinanti di Salute: quali sono? Non modificabili Genetica Sesso Età Socio –economici Ambientali Stili di vita Accesso ai Servizi Reddito Aria Alimentazione Istruzione Occupazione Acqua e alimenti Attività fisica Servizi Sanitari Esclusione sociale Abitato Fumo Servizi Sociali Disuguaglianze Ambiente sociale Alcool Trasporti socio-economiche e culturale Attività sessuale Attività Farmaci produttive Fattori predisponenti # conoscenze # credenze ↑# percezioni # attitudini # auto-efficacia # conoscenze # credenze Comportamento individuale ▲ Fattori abilitanti # disponibilità e accessibilità alle risorse # leggi e altre forme di impegno delle istituzioni # capacità correlate alla salute # disponibilità e accessibilità alle risorse # leggi e altre forme di impegno delle istituzioni # capacità correlate alla salute Fattori rinforzanti # famiglia # gruppo dei pari # insegnanti # datori di lavoro # operatori sanitari ▼ # famiglia # gruppo dei pari # insegnanti ◄ # datori di lavoro # operatori sanitari ▲ ▲ ▲ Salute ▼ ▼ Ambiente ( condizioni del vivere) . sedentarietà. riposo. emarginazione sociale. etc. abbandono scolastico. di protezione e di promozione della salute ▼ “È formata da quella serie di:controlli legali ed amministrativi regole e procedure codici destinati ad influenzare la società civile in modo da favorire la salute (es. Dizionario di Epidemiologia. adozione di misure di sicurezza. disservizi. non dipendenze da alcool. autostima. emozioni psicologica positive. fumo. convinzioni personali. religiose. secondaria e terziaria Dizionario di Epidemiologia. lavoro e istruzione. Dipendenza. utilizzando tecniche di prevenzione delle malattie.: leggi sulle cinture di sicurezza. suolo.. acqua. coesione sociale Fattori Patogeni Area Fattori comportamentali: alimentazione scorretta. relazioni interpersonali conflittuali Area sociale Povertà. dipendenze da personale alcool. di protezione e di promozione della salute ▼ “Atti finalizzati a eradicare o a eliminare le malattie o a minimizzare il loro impatto”prevenzione primaria. Last Definizione di sanità pubblica • scienza rivolta a migliorare la salute della popolazione tramite sforzi organizzati della società. controllo stress. Lastdefinizione di sanità pubblica . fumo. attività fisica regolare. utilizzando tecniche di prevenzione delle malattie. acqua. etichette degli alimenti. Definizione di sanità pubblica • scienza rivolta a migliorare la salute della popolazione tramite sforzi organizzati della società. spirituali. inquinamento. stress. controllo agenti patogeni Area Libertà e indipendenza. a cura di John M. a cura di John M. disimpegno personale. suolo. non adozione di misure di sicurezza.Il livello globale di salute è legato a: Fattori salutogeni Area fisica -Fattori comportamentali: alimentazione corretta. scarsa autostima. droghe. IV Edizione. servizi e abitazioni. non rispetto di igiene Area Fattori ambientali: inquinamento aria. . igiene personale -Fattori ambientali: qualità aria. affaticamento. relazioni interpersonali positive Area sociale Risorse finanziarie adeguate. droghe. disoccupazione. IV Edizione. non controllo agenti psicologica patogeni. in condizioni di malattia-disabilità per mantenere e potenziare le capacità residue.Promozione della salute e educazione sanitaria • la promozione della salute sostiene lo sviluppo personale e sociale attraverso l’informazione. ai gruppi e alla comunità l’opportunità di acquisire le informazioni e la capacità di fare delle scelte consapevoli sulla propria salute” (JointCommittee. OMS. l’educazione alla salute e attraverso il potenziamento delle competenze • in questo modo. Adozione di uno stile di vita corretto 2 Riabilitazione Educazione sanitaria ● esperienza di apprendimento basata su presupposti validi che forniscano agli individui. così da consentire le Attività e la Partecipazione nelle varie aree di vita (domestica. 1986) Promozione della salute Potenziamento dei fattori salutogeni: 1. 2001) • l’obiettivo principale dell’educazione sanitaria èquello di aiutare le persone ad attuare appropriate decisioni correlate alla salute – circa comportamenti da attuare – circa l’uso di risorse disponibili Modifica degli atteggiamenti ▲ ▲ Educazione sanitaria Acquisizione delle conoscenze ◄ ▼ Adozione di ► ►comportamenti ▼ Salute .in condizioni di salute per mantenersi sani 2. accresce le possibilità per le persone di esercitare un controllo sulla loro salute e sul loro ambiente e di fare scelte che contribuiscono al loro benessere Carta di Ottawa per la promozione della salute (Ottawa Charter for Health Promotion. 1... lavorativa.) Es. sociale. con dimostrazione di: 1. Adesione ai programmi di diagnosi precoce 5. L’ES propone la informazioni corrette sulla “cultura della Salute” Motivi Sanitari La Salute va conservata e. Interventi collettivi (gruppi di cittadini) STRUMENTI Informazioni : 1. sociale. esecuzione di tratatmenti riabilitativi…) 2. dieta ipocalorica per ridurre il sovrappeso. in caso di malattia.EDUCAZIONE SANITARIA Strategia finalizzata a fornire Conoscenze. L’ES insegna come mantenere. Interventi individuali (singoli pazienti) 2. recuperata. Conoscenza dei comportamenti positivi per la salute 2. L’ES è strategia per tale obiettivo Motivi Culturali La Salute è oggetto di attenzione dei mass-media ed il cittadino riceve e chiede sempre più informazioni. riducendo i costi della assistenza METODI1 1. preparazione cibi. Comportamenti e Motivazioni per la Promozione della salute e la Prevenzione delle malattie Motivi Etici La Salute è un diritto dei cittadini ed è compito dei Servizi mettere in atto azioni congiunte dei diversi settori (politico. Comprensione degli interventi da attuare per ridurre il rischio di malattia o l’aggravamento-ricadute della stessa (strategie per la interruzione abitudini voluttuarie. modalità di pratica motoria) 4. Attuazione di pratiche (es.. Comprensione dei propri fattori di rischio e/o della malattia 3.). Conoscenza dei servizi di supporto Empowerment Attribuzione di potere al Paziente e alla Famiglia 1.. difendere e recuperare la Salute. Sollecitazione alla adesione a gruppi di auto-aiuto . sanitario.Stesura del piano assistenziale con il paziente e la famiglia Educazione al self-car Sviluppo della autonomia di cura. rilevazione di FC allenante. economico. L’ES è in grado di migliorare il livello di salute Motivi Economici La perdita della Salute ha un costo elevato. Storia naturale di una patologia Eventi che precedono la ► comparsa di una patologia che ne caratterizzano la fase iniziale ▼ il decorso inizio l’evoluzione ◄ malattia Storia naturale di una patologia Eventi che precedono la comparsa di una patologia ► che ne caratterizzano la fase iniziale fase di latenza assenza di malattie ▼ Fase sintomatica fattori di rischio ◄ Risoluzione il decorso l’evoluzione inizio sintomi e segni visibili Ritorno all'assenza di malattia O morte O stato cronico . 14 vi è un’altissima probabilità che le stesse vengano consumate da bambini e donne in stato di gravidanza. Innanzitutto è essenziale operare una distinzione tra “salute” ed “assenza di malattia”. e sociale che non deve arbitrariamente identificarsi con la completa assenza di malattie”.C. trae fondamento non solo come già visto. Prendendo per esempio in considerazione una partita di carne bovina contenente una (illecita) quantità di estrogeni. D’ altra parte. per un altro la stessa è stata considerata generica ed imprecisa. a 13 particolari categorie di individui quali per esempio i bambini o gli anziani. ha inteso attribuire rilevanza al pericolo cagionato da un determinato alimento nei confronti della categoria di soggetti che si nutrono dello stesso. La nozione di salute. mentre la seconda agli articoli 583 e 590 del Codice Penale. “probabilmente” sono pericolose per il soggetto “medio. 1068/48. A sua volta questa concezione costituisce lo sviluppo di quanto contenuto nell’articolo 25 n. Dopo aver chiarito cosa deve intendersi per “stato di salute” ci si è impegnati onde stabilire quale debba essere il punto di riferimento cui rapportare questo concetto: secondo alcuni studiosi. da questo Decreto si evince una significativa presa di posizione sul concetto di salute inteso quale “stato di completo benessere fisico. escludendo il riferimento alla normalità assoluta. si verifica una situazione di pericolo per la salute non solo quando ricorre la possibilità che dalla condotta incriminata derivi una malattia nel corpo o nella mente. Nel primo caso entra in gioco un particolare alimento od un particolare ingrediente avuto riguardo della potenziale nocività dello stesso verso i loro assuntori abituali (es.S. non è neppure agevole ricondurre la nocività di una sostanza alle particolari condizioni di salute di un determinato soggetto. In ogni caso. La soluzione intermedia appare come la più equilibrata: se non è possibile stabilire l’effettiva pericolosità di un alimento in riferimento all’uomo medio indistintamente e genericamente. In ambito penalistico il concetto di salute pubblica e quello di malattia sono completamente diversi tra loro tanto che il legislatore ha ricondotto la prima di queste definizioni agli articoli 440. tale definizione è stata recepita nel nostro ordinamento giuridico con il D. “medio” ed in buona salute.1946. mentre nell’altro non viene preso in considerazione nessun prodotto in particolare. La dottrina più autorevole in materia. Diviene pertanto rilevante ogni disarmonia o squilibrio psicofisico così da determinare un’estensione dei fatti che possono ricadere sotto la previsione delle norme incriminatici contemplate dal Codice Penale.d. a sua volta. ma anche qualora venga messo in pericolo lo stato di benessere psicofisico e sociale del soggetto stesso.Definizione di salute pubblica L’individuazione del concetto di “salute pubblica” è estremamente complesso: il problema infatti non è quello di stabilire l’esatta etimologia dell’espressione.L.07. ma anche dalla definizione offerta nell’Atto Costitutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità firmato a New York il 22. mentre secondo altri. sicuramente gli estrogeni sono pericolosi per le suddette categorie di consumatori. 442 e 444. dal dettato costituzionale (articolo 32). Solo in questo modo è possibile valutare la pericolosità della sostanza senza incorrere in equivoci. Vi è poi che vorrebbe legare il concetto di “pericolosità” alle condizioni psicofisiche di un determinato soggetto. sano e nel pieno delle sue forze”. la farina lattea per un lattante). ma di capire quali conseguenze negative derivino al consumatore qualora questo bene venga messo in pericolo da particolari condotte criminose.P. mentale. se per un verso questadefinizione è stata ritenuta ampiamente soddisfacente. 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo che è la premessa fondamentale di ogni ordinamento giuridico democratico. esso dovrebbe essere riferito all’individuo c. . sarà il soggetto a dover difendersi da tale pericolosità evitandone l’assunzione. . ed invece. invece la sostanza pericolosa è introdotta surrettiziamente. Per quanto riguarda sostanze alimentari e bevande che pur essendo legalizzate. e situazioni particolari che non possono intervenire a definire il concetto di salute: si pensi ad un soggetto allergico che può rischiare la morte per “shock anafilattico” se si ciba di alimenti quale il pane aromatizzato al sesamo: nessuno potrebbe ritenere integrato il reato di cui all’articolo 444 del Codice Penale da parte del commerciante che pone in vendita tale tipo di pane. tralasciando parimenti le situazioni troppo generalizzate. a prescindere da situazioni di anormalità oeccezzionalità. è pericolosa per la salute pubblica la sostanza che può creare un perturbamento nello stato di 15 benessere psico-fisico anche di soggetti non medi. avuto particolare riguardo delle categorie di soggetti che versano in situazioni meritevoli di tutela. Nel caso di contraffazioni o adulterazioni alimentari. è giustificata a favore di quei soggetti che si trovano in una particolare situazione di debolezza. In questo modo è possibile realizzare l’effettivo stato di benessere fisico. Il principio che compito dello Stato sia anche quello di rimuovere le condizioni che determinano il venir meno dell’ effettiva uguaglianza tra i cittadini. (anziani. la “pericolosità” va definita escludendo le situazioni eccezionali o anormale. che inevitabilmente devono essere tenute in considerazione. psichico e sociale che permette lo sviluppo armonico di tutte le funzioni dei cittadini. In altri termini. ma appartenenti a categorie generali di cittadini. non può non far ritenere necessario un atteggiarsi dell’intervento repressivo penale 16 che tenga conto delle situazioni particolari di debolezza e di maggior esposizione a rischi. e il soggetto a rischio si trova nell’impossibilità di difendersi.Quindi ciò che conta è distinguere tra categorie complesse e ben individuate. possono risultare dannose per particolari categorie di persone. proprio perché consuma il prodotto per apportare al proprio organismo un certo contributo calorico. e tenendo conto invece di ampie categorie di soggetti. malati etc…). La tutela penale pertanto. turba il proprio delicatissimo equilibrio ormonale. avuto riguardo delle particolari condizioni di ognuna di esse. solo perché una percentuale irrilevante di persone è allergica a questa sostanza. Conseguentemente. sembra dunque inevitabile che il nostro legislatore penale sia chiamato a proteggere con maggior efficacia proprio quelle situazioni che più sono esposte ad aggressioni o lesioni. tale da ritenere del tutto ingiustificata ed inaccettabile un’esposizione al pericolo derivante dall’assunzione di sostanze nocive. senza saperlo. durata di 6-8 settimane Morbosita’ . tossendo o semplicemente parlando * E’ altamente contagioso *I soggetti infetti sono contagiosi da pochi giorni prima e per i 5-7 giorni successivi alla comparsa dei sintomi * La trasmissione è facilitata dal contatto stretto I virus influenzali A sottotipi: H1N1. sostituzione di uno dei due antigeni di superficie.picco entro 2-3 settimane . (H2N2) serbatoio: uomo (anatre.40-50% in popolazioni selezionate e chiuse (case di riposo o cura) L’attività epidemica può essere localizzata o diffusa Ipotesi del riassortimento genetico del virus A dell’influenza I virus umani responsabili delle pandemie del 1957 e 1968 . H3N2. polli.Malattie infettive a trasmissione aerea Ambiente: densità della popolazione occasioni di contagio clima Ospite: stato immunitario difese locali Come si trasmette l’influenza? * Il virus viene trasmesso tramite goccioline di saliva starnutendo.10-20% complessivamente . H ed N pur presentando variazioni mantengono una parentela antigenica Caratteristiche delle pandemie Cambiamenti strutturali importanti dell’emagglutinina e/o neuraminidasi – Shift antigenico Riguarda solo l’influenza di tipo A Morbosità -fino al 50% .fino all’80% in popolazioni selezionate e chiuse Diffusione mondiale Caratteristiche delle epidemie Mutazioni secondarie o minori degli antigeni di superficie (emagglutinina o neuraminidasi) – Drift antigenico Influenza A o B Insorge improvvisamente . suini) soggetto a drift e shift antigenici epidemie diffuse e pandemie B soggetto a drift antigenico serbatoio: uomo epidemie diffuse C associato a casi sporadici o eventi epidemici minori Variazioni maggiori e minori Shift: variazione maggiore. sierologicamente diverso Drift: variazione minore. contenevano geni strettamente imparentati a quelli dei virus aviaria influenzia aviaria influenza umana Co. “split” e a subunità Disponibili vaccini con adiuvanti Indicazione alla vaccinazione tutti i soggetti >64 anni portatori di patologie croniche importanti lavoratori addetti a settori di pubblica utilità Vaccinazione da ripetere ogni anno con una sola dose di vaccino (salvo diversa indicazione da parte delle autorità sanitarie) EPIDEMIOLOGIA E PREVENZIONE DELLE MALATTIE A TRASMISSIONE RESPIRATORIA Via principale di eliminazione degli agenti infettanti è l'apparato respiratorio. . Il sottotipo virale è risultato antigenicamente simile ad analoghi isolati in suini.infezione nel maiale Ceppo ricombinante capace di infettare l’uomo ma che contiene nuovi geni di origine aviaria Influenza da virus A(H9N2) Ceppo isolato da due bambini ospedalizzati di 1 e 4 anni a Hong Kong nell’aprile 1999. Per i due casi non è stata riferita alcuna complicanza clinica di rilievo Prevenzione dell’influenzale Sorveglianza epidemiologica Sorveglianza virologica Definizione clinica di caso Esordio brusco della febbre ≥38 °C Sintomi respiratori Dolori muscolari Vaccinazione Rete OMS di sorveglianza I vaccini antinfluenzali A cellule intere. sempre ad Hong Kong nel 1997 (nel corso dell’epidemia da virus A H5N1). La sorgente è esclusivamente umana e il serbatoio è costituito quasi esclusivamente dall'uomo ammalato o portatore sano. E' possibile la diffusione per contatto diretto con le secrezioni naso - faringee, tracheali, bronchiali ecc. TBC: tubercolosi •Agente eziologico = Micobacterium tuberculosis •Incubazione = 4 - 12 settimane •Cenni Clinici = la sintomatologia all'esordio è caratterizzata da febbre,tosse produttiva con sudorazione notturna e perdita di peso. La prima infezione, o tbc primaria , presenta un ingrossamento dei linfonodi latero cervicali, in base alla risposta immunitaria si passa dalla febbricola ed astenia a forte interessamento polmonare con febbre e difficoltà respiratorie. La tbc post prima si presenta con infezione d'organo o disseminazioni (rene, meningi, ossa) •Contagiosità = altamente contagiosa; inoltre, la contagiosità dipende dalla presenza e dalla carica di bacilli nell'escretato; può persistere per anni •Epidemiologia = malattia diffusa in tutto il mondo, ma soprattutto nei paesi in via di sviluppo, dove colpisce in tutte le età ed anche nell'infanzia (prima infezione). La contagiosità elevata deriva dall'alta carica delle secrezioni polmonari e dal contatto prolungato con i soggetti malati. Le fonti di infezione sono l'uomo. Il malato elimina i bacilli per via aerea, e di rado, attraverso le feci (tubercolosi intestinale), le urine (tubercolosi renale) ed eccezionalmente per altre vie. Le vie di penetrazione sono: inalatoria, che si realizza in oltre il 95% dei casi. Le altre sono la via orale (con latte e derivati) e quella cutaneo - mucosa (lesioni cutanee, mucosa congiuntivale ecc). •Prevenzione = denuncia è obbligatoria. L'isolamento è obbligatorio sino alla negativizzazione dell'espettorato •Vaccinazione = Il vaccino non è obbligatorio. La vaccinazione viene effettuata su gruppi a rischio quali il personale sanitario e gli studenti delle facoltà sanitarie Difterite La difterite è una malattia infettiva acuta provocata dal batterio Corynebacterium diphtheriae, che, una volta entrato nel nostro organismo, rilascia una tossina in grado di danneggiare/distruggere organi e tessuti. Gli organi coinvolti variano a seconda del tipo di batterio: il più diffuso colpisce la gola, il naso e talvolta le tonsille, mentre un altro tipo, presente soprattutto nelle zone tropicali, provoca ulcere della pelle. Più raramente, l’infezione coinvolge la vagina o la congiuntiva. La diagnosi differenziale va effettuata con le seguenti patologie: faringiti batteriche e virali, mononucleosi infettiva, sifilide orale, candidosi, angina di Vincent. La diagnosi viene confermata dall’esame batteriologico delle lesioni. L'ultimo caso di difterite in età pediatrica in Italia (peraltro in una bambina non vaccinata) risale al 1991. Come si trasmette La difterite si trasmette per contatto diretto con una persona infetta o, più raramente, con oggetti contaminati da secrezioni delle lesioni di un paziente. In passato, anche il latte non pastorizzato ha rappresentato un veicolo di infezione. Chi è a rischio Per quanto la difterite possa colpire a qualsiasi età, la difterite riguarda essenzialmente i bambini non vaccinati. Nei Paesi con clima temperato, si diffonde durante i mesi invernali. La sintomatologia Il periodo di incubazione dura da due a cinque giorni. Quando l’infezione riguarda l’apparato orofaringeo, i primi sintomi sono mal di gola, perdita dell’appetito e febbre leggera. Entro due o tre giorni, sulla superficie delle tonsille e della gola si forma una caratteristica membrana grigiastra, dai margini infiammati. Talvolta queste lesioni possono sanguinare e assumere un colore verdastro o nero. Altri sintomi associati all’infezione possono essere gonfiore del collo e ostruzione delle vie respiratorie. Le complicanze Generalmente la malattia ha un decorso benigno, ma in alcuni casi possono insorgere complicanze gravi a livello cardiaco: aritmie, con rischio di arresto cardiaco, miocardite, insufficienza cardiaca progressiva. La terapia Gli individui che sviluppano la malattia vanno trattati immediatamente con l’antitossina e antibiotici, quindi messi in isolamento per evitare che contagino altre persone. In genere, già dopo due giorni di terapia non sono più contagiosi. Meningite La meningite è un’infiammazione delle membrane (le meningi) che avvolgono il cervello e il midollo spinale. La malattia è generalmente di origine infettiva e può essere virale, batterica o causata da funghi. La forma virale, detta anche meningite asettica, è quella più comune: di solito non ha conseguenze gravi e si risolve nell’arco di 7-10 giorni La forma batterica è più rara ma estremamente più seria, e può avere conseguenze fatali. Il periodo di incubazione della malattia può variare a seconda del microorganismo causale. Nel caso della meningite virale va dai 3 ai 6 giorni, per la forma batterica dai 2 ai 10 giorni. La malattia è contagiosa solo durante la fase acuta dei sintomi e nei giorni immediatamente precedenti l’esordio. I batteri più frequentemente in causa sono tre: • Neisseria meningitidis (meningococco) è un ospite frequente delle prime vie respiratorie. Dal 2 al 30% della popolazione sana alberga meningococchi nel naso e nella gola senza presentare alcun sintomo, e questa presenza non è correlata a un aumento del rischio di meningite o di altre malattie gravi. La trasmissione avviene per via respiratoria, e il rischio di sviluppare la malattia sembra maggiore in persone che hanno acquisito l’infezione da poco, rispetto a chi è portatore da più tempo. Esistono 13 diversi sierogruppi di meningococco, ma solo 5 (denominati A, B, C, W 135 e Y) causano meningite e altre malattie gravi. In Italia e in Europa i sierogruppi B e C sono i più frequenti. I sintomi non sono diversi da quelli delle altre meningiti batteriche, ma nel 10-20% dei casi la malattia è rapida e acuta, con un decorso fulminante che può portare al decesso in poche ore, anche in presenza di una terapia adeguata. I malati sono considerati contagiosi per circa 24 ore dall’inizio della terapia antibiotica specifica. La contagiosità è comunque bassa, e i casi secondari sono rari. Il meningococco può tuttavia dare origine a focolai epidemici. Disponibile un vaccino contro il meningococco C. • Streptococcus pneumoniae (pneumococco) è, dopo il meningococco, uno degli agenti più comuni della meningite. Oltre alla meningite, può causare polmonite o infezioni delle prime vie respiratorie, come l’otite. Come il meningococco, si trasmette per via aerea e può trovarsi nelle prime vie respiratorie, senza causare alcuna malattia. Esistono molti tipi di pneumococco. Le meningiti da pneumococco si presentano in forma sporadica; non è indicata la profilassi antibiotica di chi è stato in contatto con un caso. • Haemophilus influenzae tipo b (emofilo o Hib) era fino alla fine degli anni novanta la causa più comune di meningite nei bambini fino a 5 anni. Con l’introduzione della vaccinazione i casi di meningite causati da questo batterio si sono ridotti moltissimo. In caso di meningite da Hib è indicata la profilassi antibiotica dei contatti stretti. Per quanto riguarda la meningite virale, gli agenti più frequenti sono herpes virus ed enterovirus. La meningite di origine fungina si manifesta invece soprattutto in persone con deficit della risposta immunitaria e può rappresentare un pericolo per la vita. La sintomatologia I sintomi della meningite sono indipendenti dal germe che causa la malattia. All'inizio i sintomi possono essere aspecifici: sonnolenza, cefalea, inappetenza. In genere, però, dopo 2-3 giorni peggiorano e compaiono nausea e vomito, febbre, pallore, fotosensibilità; tipiche la rigidità della nuca e quella all'estensione della gamba. Nei neonati alcuni di questi sintomi non sono molto evidenti, mentre può esserci un pianto continuo, irritabilità e sonnolenza al di sopra della norma, e scarso appetito. A volte si nota l'ingrossamento della testa, soprattutto nei punti non ancora saldati completamente (le fontanelle), che può essere palpato facilmente. Le complicanze La malattia può avere complicazioni anche gravi, con danni neurologici permanenti, come la perdita dell’udito, della vista, della capacità di comunicare o di apprendere, problemi comportamentali e danni cerebrali, fino alla paralisi. Tra le complicazioni di natura non neurologica, possibili i danni renali e alle ghiandole surrenali, con conseguenti squilibri ormonali. La terapia Il trattamento deve essere tempestivo. La meningite batterica viene trattata con antibiotici; la cura è più efficace se il ceppo agente dell'infezione viene caratterizzato e identificato. Nel caso di meningiti virali, non c'è cura antibiotica, ma la malattia è meno grave e i sintomi si risolvono di solito nel corso di una settimana, senza necessità di alcuna terapia specifica. Le misure di profilassi Occorre identificare i contatti stretti da sottoporre a chemioprofilassi o a sorveglianza sanitaria. Quindi, individuare i conviventi e coloro che hanno avuto contatti stretti con l’ammalato nei 10 giorni precedenti la data della diagnosi.I 10 giorni sono il tempo massimo previsto per la sorveglianza sanitaria, tenuto conto del massimo periodo di incubazione della malattia. Qualora al momento dell’identificazione fossero già trascorsi 10 giorni dall’ultimo contatto, i soggetti esposti non sono più considerati a rischio (vedi Circolare min. n. 4 del 13 marzo 1998) Morbillo E’ una malattia infettiva causata da un virus del genere Morbillivirus, della Famiglia Paramyxovirus, che si localizza in vari organi e tessuti. La recettività (possibilità di essere infettati da un agente patogeno) è universale e il morbillo è una delle malattie più contagiose che si conoscano. Prima dell’introduzione dei vaccini antimorbillosi, quasi tutti i bambini si ammalavano di morbillo prima del 15° anno di vita. Il morbillo è una malattia endemo-epidemica, vale a dire che è sempre presente nelle collettività, presentando picchi epidemici ogni 3-4 anni, legati al fatto che i nuovi nati vengono a formare gradualmente una massa cospicua di soggetti suscettibili all’infezione. Il morbillo lascia un’immunità che dura per tutta la vita; anche l’immunità indotta dal vaccino è di durata lunghissima. Come si trasmette Il morbillo è una delle malattie più contagiose che si conoscano; si trasmette per via aerea, attraverso le goccioline di saliva emesse con tosse, starnuti o semplicemente parlando. Il periodo di contagiosità va da poco prima del periodo prodromico a 4 giorni dopo la comparsa dell’esantema. Nelle persone con alterazioni del sistema immunitario il morbillo può assumere un decorso particolarmente grave e prolungato, con persistenza dell’eliminazione del virus per molte settimane dopo la fase acuta. Chi è a rischio Praticamente tutti, se non hanno avuto la malattia naturale o se non sono stati vaccinati, sono a rischio di contrarre il morbillo. La sintomatologia Dopo un periodo di incubazione (periodo che intercorre tra l’esposizione ad un contatto infettante e la comparsa dei primi sintomi) che può variare da un minimo di 7 ad un massimo di 18 giorni (solitamente però è ricca di zuccheri e liquidi. ben riscaldato ed arieggiato. Si tratta di una encefalite a lenta evoluzione. che può mancare del tutto. gli starnuti o anche semplicemente parlando. ma dagli effetti devastanti.di una decina di giorni). La mortalità dell’encefalite morbillosa arriva al 15% e si stima che il 20-40% delle persone sopravvissute ad una encefalite morbillosa subiscano conseguenze permanenti a livello neurologico. per lo più in persone che avevano avuto il morbillo nei primi due anni di vita. solitamente. Anche l’immunità indotta dal vaccino è di lunga durata. Una complicanza del morbillo. almeno l’80% delle persone venivano infettate dal virus della rosolia prima dei 20 anni. che si localizza in vari organi e tessuti. va da una settimana prima a 4 giorni dopo la comparsa dell’esantema. Possono essere impiegati rimedi ad azione sintomatica per la febbre e la tosse ma la terapia antibiotica. anche dovute a superinfezione batterica. costituiscono la base per il trattamento del morbillo. La rosolia è. L’inizio dell’esantema è solitamente accompagnato da un innalzamento della febbre che diminuisce poi piuttosto rapidamente. che dura 4-5 giorni. la malattia è più grave nei bambini molto piccoli e negli adulti. Come si trasmette La rosolia è una malattia molto contagiosa. per cui le infezioni possono passare del tutto inosservate. scompare a cominciare dal collo. sempre su prescrizione medica. dovrebbe essere attuata solo in caso di complicazioni di natura batterica (broncopolmoniti). una malattia endemo-epidemica: essa è cioè sempre presente nelle collettività con picchi epidemici ogni 7 anni e più. che può manifestarsi in un caso su 100. congiuntivite. tosse secca.000 a distanza di molti anni dall’infezione con virus morbilloso. come il morbillo. attraverso le goccioline di saliva emesse con la tosse. anche se non raggiunge i livelli di diffusività del morbillo. molto contagiosa. La rosolia. lascia un’immunità (protezione nei confronti di successive infezioni) che dura per tutta la vita. così come era iniziato. sia in forma clinicamente evidente che di infezione inapparente. famiglia Togaviridae. è la panencefalite sclerosante subacuta (PESS). Il virus della rosolia passa attraverso la placenta e. rimanere infettanti per molti mesi dopo la nascita. causata da un virus. ma non eccessivamente illuminato. Precedentemente alla introduzione dei vaccini antirosolia. Molto spesso la rosolia non si presenta con segni clinici evidenti e con una sintomatologia ben definita. raffreddore. insieme con una dieta leggera. I bambini affetti da sindrome da rosolia congenita possono eliminare il virus e quindi. se ancora in parte protetti da anticorpi di origine materna ma. Rosolia E’ una malattia infettiva. encefaliti ed encefalomieliti. Il virus della rosolia viene trasmesso per via aerea. rarissima. all’altezza dei molari (macchie di Koplik): questo è il periodo prodromico della malattia. polmoniti e broncopolmoniti. si ha comparsa di febbre. per questa via. Queste ultime si manifestano con frequenza di circa un caso su 1000. otiti medie. appartenente al genere Rubivirus. L’esantema persiste per 5-6 giorni e. Le complicanze Le più frequenti sono laringiti e laringotracheiti. Per qualche giorno rimane una desquamazione della pelle (fase di convalescenza). . Il periodo di contagiosità. in cui la malattia può essere trasmessa dalle persone infette (con o senza sintomi manifesti) a quelle suscettibili. La terapia Riposo a letto in un ambiente confortevole. Il decorso del morbillo può essere mite nei lattanti. questo può essere particolarmente rischioso nel caso di un’infezione contratta durante la gravidanza. chiazze rossastre sulla mucosa della bocca e della faringe e macchioline bianche sulle gengive. al termine del quale compare un'eruzione cutanea maculo-papulosa che dal collo e dal capo si estende ad interessare tutto il corpo (esantema discendente). infetta il prodotto del concepimento. . L’encefalite da rosolia può essere mortale. ad una ricerca degli anticorpi antirosolia ed eventualmente alla vaccinazione (il test è offerto gratuitamente secondo il Decreto ministeriale 10 settembre 1998 per la tutela della maternità). La persistenza della negatività indica che l’infezione non è avvenuta. Un bagno o una doccia caldi rendono più evidente l’esantema. Se nel campione non si riscontrano anticorpi. insieme con una dieta leggera ma ricca di zuccheri e liquidi. La positività nel secondo campione è segno di infezione recente o in atto. costituiscono la base per il trattamento della rosolia. tranne i vaccinati o coloro che sono immuni per avere già contratto la malattia. se anche il secondo campione risulta negativo. Per alleviare i sintomi dell’artrite il medico curante potrà prescrivere la terapia sintomatica più adatta. si estende successivamente al resto del corpo e scompare nel giro di due o tre giorni. La sintomatologia Dopo un periodo di incubazione. mentre le infezioni contratte dopo la ventesima settimana raramente provocano malformazioni congenite. con ritardato sviluppo fisico e psichico (Sindrome da rosolia congenita). Per le donne in gravidanza Se si ha il sospetto che una donna in gravidanza possa avere contratto l’infezione. La presenza di anticorpi della classe IgG nel campioni è segno di un’infezione avvenuta nel passato e. in modo da poterlo confrontare con campioni prelevati successivamente. tutti gli organi ed i tessuti fetali sono coinvolti e gli effetti sul prodotto del concepimento possono essere molto gravi: aborto spontaneo. Le complicanze La rosolia è considerata una malattia ad evoluzione benigna. La terapia Il riposo a letto. non vaccinate o non immuni in seguito alla malattia. 52% dalla nona alla dodicesima settimana di gestazione). prima del concepimento. principalmente a carico del sistema nervoso. quindi. Tale eruzione cutanea.000. mentre nel 20-25% dei casi compaiono soltanto la febbre e la tumefazione dei linfonodi. dolori alle articolazioni. con conseguenze che possono essere drammatiche. è necessario ripetere l’esame a distanza di circa un mese. che può variare da un minimo di 12 ad un massimo di 23 giorni (solitamente però è di 16-18 giorni). morte intrauterina del feto. Le donne che intendano intraprendere una gravidanza. malformazioni e lesioni di tipo infiammatorio. raffreddore e gonfiore dei linfonodi posti ai lati delle orecchie e dietro la nuca. dell’apparato cardiocircolatorio. molto meno fitte di quelle del morbillo e senza alcuna tendenza a confluire tra loro. La rosolia. degli organi di senso. Sul viso e sul collo compaiono macchioline leggermente sollevate. Complicazioni meno frequenti della rosolia sono la trombocitopenia (diminuzione del numero delle piastrine. elementi del sangue fondamentali per il processo della coagulazione) e l’encefalite. si ha comparsa di febbre.Chi è a rischio Praticamente tutti. dovrebbero sottoporsi. si manifesta in modo conclamato soltanto nel 50% circa dei casi. di immunità nei confronti di infezioni successive. che non compare affatto in circa il 40% dei casi. mal di testa. soprattutto nel caso di rosolia contratta in età adulta. sotto forma di esantema. al prodotto del concepimento. Il rischio di avere gravi malformazioni nel feto quando la rosolia viene contratta in gravidanza è massimo nel primo trimestre (85% nelle prime 8 settimane. quindi. il test deve essere nuovamente ripetuto dopo 6 settimane dall’esposizione al contagio. Nel caso delle donne in gravidanza. mentre la presenza di anticorpi della classe IgM indica infezioni in atto. è opportuno eseguire immediatamente la ricerca degli anticorpi antirosolia su un campione di sangue conservando una parte del campione utilizzato per l‘esame. Se la rosolia viene contratta da una donna durante la gravidanza. il rischio si estende. che si manifesta in circa un caso su 6. di colore roseo o rosso pallido. tuttavia complicazioni come artriti acute e artralgie sono frequenti. ma non ricordi di aver mai avuto l’epatite virale B. Come si trasmette E’ una malattia che si trasmette venendo a contatto con liquidi biologici. costituito da più componenti. anti-HBe) che testimoniano l’avvenuta infezione. l’epatite virale B non sempre si manifesta con i classici sintomi che sono stati suddescritti e decorre in modo inapparente. che colpisce il fegato. Ciò è possibile perché. Cosa fare quando ci si ammala E’ importante ricorrere tempestivamente al proprio medico curante il quale prescriverà delle analisi che confermino la diagnosi di epatite B (presenza di antigeni o di anticorpi per HBV) e per valutare la funzionalità del fegato (cioè il valore degli enzimi transaminasi .Epatite virale B E’ una malattia infettiva causata da un virus. . cioè la presenza di colorito giallognolo della pelle.GOT o AST e GPT o ALT . gli anticorpi protettivi non si formano. il virus continua a replicarsi e a produrre particelle infettanti chiamate “antigeni” (HBsAg. dovuto alla aumentata concentrazione di bilirubina nel sangue a causa della diminuita funzionalità del fegato. un soggetto scopra di essere positivo per gli anticorpi anti-HBV (indice di guarigione) o per gli antigeni (indice di replicazione virale e di potenziale infettività).e delle gammaGT). ed in tale situazione il soggetto può trasmettere l’infezione ad altre persone. sotto controllo medico. dopo un periodo di incubazione di 2-6 mesi dall’infezione. per fattori non ancora chiariti. Nella maggior parte dei casi la malattia guarisce e nel sangue rimane la presenza di anticorpi anti-virus dell’epatite B (anti-HBc. anti-HBs. In questi casi è importante eseguire periodicamente. seguendo una dieta leggera e ricca in zuccheri e proteine. malessere generale. facendo delle analisi del sangue per controllo. per fattori non ancora chiariti. Anche le sclere (la parte bianca dell’occhio) possono tendere al colore giallo. febbre e nausea. A volte capita che. la sua malattia può cronicizzare ed evolvere verso quadri clinici di grave compromissione epatica. HBeAg). sperma e liquidi vaginali infetti. particolarmente nei confronti del fumo. Dopo qualche giorno compare l’ittero. Un altro segno caratteristico della malattia in atto è il colore delle urine che si presentano scure come marsala. In un certo numero di casi. La rapida guarigione è favorita dallo stare a riposo a letto. sempre per la presenza della bilirubina. quali sangue e suoi derivati. esami della funzionalità epatica. la trasmissione può avvenire anche da madre infetta al bambino durante la gravidanza. si manifesta con la comparsa di inappetenza. però. La sintomatologia L’epatite virale B. • esistono. Modalità di trasmissione delle malattie infettive CATENA DELL’INFEZIONE SERBATOI : AGENTI: PERSONE: MALATI (noti o meno). tagliaunghie. FUNGHI VIRUS STRUMENTARIO. la malattia può essere prevenuta. • evitare lo scambio di oggetti personali quali spazzolino da denti. adottando corretti comportamenti quali: • usare il preservativo nei rapporti sessuali con partner sconosciuti o portatori di HBsAg. fori alle orecchie o in altre parti del corpo (piercing). rasoi. una quantità sufficiente di microrganismi (dose infettante) . • in caso di tatuaggi. SOLUZIONI. SUPERFICI PORTE D’INGRESSO: VIE DI TRASMISSIONE OSPITI Mucose (congiuntive) per contatto (diretto ed indiretto) SUSCETTIBILI Cute lesa per droplet Tratto gastrointestinale per via aerea Tratto respiratorio tramite veicoli tramite vettori Condizioni necessarie per la catena dell’infezione 1. precise indicazioni per gli operatori sanitari da adottare nell’assistenza ai pazienti per evitare il contatto con il sangue ed i liquidi biologici eventualmente infetti. PARASSITI DISPOSITIVI MEDICI. ARIA. • evitare lo scambio di siringhe usate. siringhe riutilizzabili. PORTATORI BATTERI AMBIENTE: ATTREZZATURE.limitando il consumo dei grassi ed evitando l’alcool. pratiche estetiche che prevedano l’uso di aghi. inoltre. Come si evita Esiste una vaccinazione sicura ed efficace nel prevenire l’epatite virale B. forbicine. comunque. ACQUA. accertarsi delle condizioni igieniche dei locali in cui vengono eseguiti e pretendere l’uso di aghi usa e getta. mani contaminate non lavate. superfici circostanti il paziente. •I droplets sono goccioline di dimensione ≥ 5 micron (large droplets) •Sono generate dal paziente fonte con la tosse.2. ecc. un’appropriata modalità di trasmissione o trasferimento del microrganismo dalla fonte all’ospite 5. la capacità del microrganismo di causare malattia (virulenza) 4. la capacità del microrganismo di causare infezione (patogenicità) 3. •Vengono espulse nell’aria a breve distanza e possono depositarsi sulla congiuntiva o sulle mucose nasali e orali del nuovo ospite. Non deve essere confusa con la trasmissione per via aerea. una corretta porta di ingresso nell’ospite Trasmissione da contatto Si tratta del più importante e frequente modo di trasmissione delle infezioni in ambito sanitario contatto diretto contatto fisico diretto (da superficie corporea a superficie corporea) tra un soggetto colonizzato o infetto e un soggetto suscettibile Contatto indiretto Trasferimento passivo dei microrganismi a un ospite suscettibile tramite oggetti intermedi inanimati. aghi. immunodepresso…) 7. Trasmissione da contatto ∗Rosolia congenita ∗Scabbia ∗Pediculosi ∗Varicella ∗Herpes simplex neonatale o mucocutaneo ∗Herpes Zoster ∗Infezioni cutanee da Stafilococchi ∗Diarrea da: Salmonella. anziano. gli starnuti e durante particolari procedure come aspirazione e broncoscopia. Malattie trasmissione da droplet . come strumenti. attrezzature. un ospite suscettibile (neonato. fattori ambientali che favoriscono la trasmissione dei microrganismi (sopravvivenza o crescita) 6. guanti non cambiati. Shigella ∗ Virus dell’epatite A SARS Trasmissione da droplet (goccioline) E’ una forma di trasmissione da contatto. abiti. altre ∗Malattia invasiva da Neisseria meningitidis : meningite.∗Malattia invasiva da Haemophilus influenzae: meningite. sepsi. polmonite. Malattie trasmissibili attraverso veicoli . serve a trasmettere l’infezione a uno o più soggetti • una singola fonte contaminata quale: medicazione. fluido intravenoso. acqua o bevande. presidio sanitario serve a trasmettere l’infezione a uno o più soggetti. sepsi ∗Difterite ∗Polmonite da Mycoplasma ∗Pertosse ∗Faringite o polmonite streptococcica ∗Influenza e Parainfluenza ∗Parotite ∗Rosolia ∗Rhinovirus ∗SARS Trasmissione per via aerea ( Airborne) 1 metro Malattie trasmissibili per via aerea ∗morbillo ∗varicella ∗tubercolosi ∗vaiolo ∗febbri emorragiche virali con polmonite ∗influenza? ∗SARS CoV? Trasmissione attraverso veicoli Trasmissione attraverso veicoli • una singola fonte contaminata quale: alimento. epiglottite. PRESIDI MEDICI salmonellosi epatite B shigellosi epatite C campilobatteriosi epatite D tifo AIDS epatite A legionellosi. isteriosi… Trasmissione attraverso vettori la trasmissione è mediata da vettori animati (insetti...ALIMENTI SANGUE. roditori…) malaria encefalite giapponese malattia di Lyme dengue leishmanios febbre gialla encefalite da zecche peste.Malformazioni del feto La VACCINAZIONE è EFFICACE E DURATURA MORBILLO Malattia tra le più contagiose. . tripanosomiasi Segnalazione di un caso di malattia infettiva sospetta o accertata • Scheda di segnalazione di caso di malattia infettiva (SSCMI) •Tempi di segnalazione (rapida/ordinaria) Dal medico ai Servizi competenti dell’Azienda Servizio competente di ciascuna Azienda Sanitaria I MOTIVI PER VACCINARSI: INFLUENZA -PROTEZIONE INDIVIDUALE: Evita la malattia -PROTEZIONE DEI COLLEGHI: Protezione della struttura organizzativa (assenze di massa) -PROTEZIONE DEGLI UTENTI: Migliore qualità del servizio ROSOLIA MORBILLO VARICELLA ROSOLIA Può decorrere come infezione inapparente o con la forma clinica evidente Se contratta in GRAVIDANZA: . trasmessa per via ………….Aborto spontaneo. morte intrauterina . sudore. RISCHIO BIOLOGICO da VIRUS EPATITICI B e C e da HIV Contagio diretto e/ o parentale Sangue Alto rischio Sperma. . secrezioni nasali. in quanto è sempre presente nella popolazione. pleurico Liquidi amniotico. strumenti sanitari. con PICCHI EPIDEMICI (20-30 mila casi/anno) ogni 3-4 anni MALATTIA in GRAVIDANZA: non conseguenze per il feto VACCINAZIONE: è rivolta soprattutto alle persone di età inferiore a 30 anni mai vaccinate e senza ricordo di malattia VARICELLA TRASMISSIONE: contagio diretto interumano.E’ endemica. sputo. feci. al calore (60°) per 10 ore Possibile trasmissione in modo inapparente per contaminazione di superfici.sinoviale corporei * Basso rischio Saliva.peritoneale.vomito • se non contaminati da sangue VIE DI TRASMISSIONE Parenterale (trasfusione) Esposizione Mucose Cute non integra Percutanea Virus Epatite B (HBV) Penetrazione attraverso la cute di ago cavo o di un tagliente contaminati con sangue proveniente da un soggetto possibile fonte di infezione Presente nel sangue da pochi virioni a 109 virioni/ml Resistente all’essicamento. alcool.pericardico. secrezioni vaginali Liquido cefalorachidiano. il virus mediante le secrezioni oro-faringee penetra nell'organismo per via aerea. lacrime.urine. detergenti semplici Sopravvive a temperatura ambiente >7giorni. il batteri producono una neurotossina (una proteina che agisce come un veleno sul sistema nervoso). Di solito ha origine quando una ferita della pelle viene contaminata da un batterio di nome Clostridium tetani. CauseI In Italia la maggior parte dei casi di tetano è causata da un taglio o da una lesione profonda. questa malattia è in grado di provocare la morte per collasso cardio-respiratorio.Esiste anche un altro tipo di tetano.cute non integra Virus Epatite C (HCV) Presente nel siero da 105 a 108 virioni/ml Sopravvive in plasma secco a temperatura ambiente > 16 ore ma < 4 giorni Inattivato in autoclave e da detergenti ad attività intermedia La trasmissione avviene attraverso grosse quantità di sangue oppure in seguito a ripetute esposizioni parenterali Virus dell'Immunodeficenza Umana (HIV) Circolano nel sangue da pochissime copie fino a >500. il tetano neonatale era molto più frequente. Se non viene curato. come ad esempio un’unghia schiacciata: a volte la lesione è talmente lieve che il paziente non va nemmeno dal dottore. saliva o feci. ma può essere prevenuta con successo. il tetano neonatale. In realtà il tetano è ormai molto raro negli Stati Uniti e negli altri paesi che hanno reso obbligatorie le vaccinazioni antitetaniche. e le punture effettuate con aghi non sterili (come ad esempio quando ci si droga o si fa un tatuaggio od un piercing casalingo) presentano un rischio maggiore. La tossina può diffondersi in tutto il corpo mediante il flusso sanguigno ed il sistema linfatico. il congelamento. di nome tetanospasmina.Le lesioni che comportano la morte della pelle (come ad esempio le scottature. la cancrena o le lesioni da schiacciamento) hanno maggiori probabilità di provocare il tetano. in questo modo va ad interferire con la normale attività dei nervi in tutto l’organismo. In un caso su dieci porta a morte per l’impossibilità di respirare. soprattutto se il cordone ombelicale si infetta dopo essere stato reciso. Al giorno d’oggi le vaccinazioni antitetaniche obbligatorie producono gli anticorpi che le madri trasmettono ai figli durante la gravidanza. Questi anticorpi materni ed il miglioramento delle tecniche di recisione del cordone ombelicale hanno diminuito drasticamente la frequenza del tetano neonatale nei paesi sviluppati. causando spasmi muscolari generalizzati. prima dell’introduzione dei vaccini. che si verifica nei neonati partoriti in condizioni igieniche precarie. In molti paesi sviluppati che hanno programmi di prevenzione e di vaccinazione meno efficaci la malattia è invece molto più frequente. perché si localizza a livello dei nervi. Negli Stati Uniti. causando la contrazione con paralisi della muscolatura. almeno per le categorie a rischio come in Italia: ogni anno nel nostro Paese vengono diagnosticati circa 100 morti di tetano. il tetano può essere letale. soprattutto se non vengono disinfettate con attenzione. situazione ancora più grave si registra nei Paesi del Terzo Mondo. che spesso si trova nel terreno. in grado di provocare spasmi muscolari. . Anche le ferite contaminate da terra.Dopo essere penetrati nell’organismo.000 copie/ml Non resiste all’essicamento perdendo dopo poche ore il 90-99% della sua vitalità Incapace di riprodursi al di fuori dell’ospite Non è in grado di diffondersi o di mantenere la capacità infettante al di fuori dell’ospite TETANO Il Tetano è una malattia che colpisce i muscoli ed i nervi del nostro organismo: è grave. di norma. ossia dopo l’infortunio. Al bambino verranno anche somministrati farmaci in grado di tenere sotto controllo gli spasmi muscolari e altre terapie a supporto delle funzioni vitali dell’organismo. ci sono dei casi particolari e delle eccezioni da tenere presenti. Seguono quindi altri muscoli del capo che danno luogo al Riso Sardonico (aspetto tipo iena). Come per qualsiasi calendario di vaccinazione. soprattutto le lesioni profonde o le ferite che potrebbero essere contaminate da feci. Qui. in genere il periodo di incubazione varia da 2 giorni a mesi. Tutte le ferite della pelle. il tetano e la pertosse). La protezione non è permanente. della schiena e degli arti. seguita da una terza dose dopo 6-12 mesi. Il bambino che si ammala di tetano dovrà essere ricoverato in ospedale. ma solo dopo che si è verificata la ferita o la lesione. dal totale di vaccinazioni antitetaniche effettuate fino a quel momento e dalla natura della ferita. Anche nella profilassi antitetanica post-esposizione. in età adulta. ricevere una dose di vaccino (profilassi antitetanica post-esposizione). oppure dopo una lesione che potrebbe provocare il tetano. vengono somministrate dosi di vaccino antitetanico. Il medico vi fornirà tutte le informazioni aggiornate. La medicazione delle ferite è fondamentale. Ferite più gravi sono in genere legate a periodi di incubazione minore. Prevenzione Esistono due modi importanti per prevenire il tetano: fare le vaccinazioni antitetaniche. I sintomi possono verificarsi in un periodo variabile da alcuni giorni ad alcuni mesi dopo che si è venuti in contatto con i batteri. La vaccinazione degli adulti si esegue somministrando due dosi di vaccino per via intramuscolare ad una distanza di 4 settimane. gli verranno somministrati degli antibiotici per eliminare i batteri ed il siero per neutralizzare la tossina già rilasciata dai batteri. perché si devono accertare che le vaccinazioni dei bambini siano valide e perchè si occupano della profilassi post-esposizione se il paziente ha una ferita che è a rischio tetano. poi si rileva la discesa degli effetti del tetano che provoca rigidità e dolore dei muscoli del collo. per restare protetti occorre una dose di richiamo ogni dieci anni. ma non rappresenta un’alternativa in grado di sostituire la vaccinazione. In seguito è consigliata un’ulteriore dose di richiamo tra gli 11 e i 12 anni e. Per i bambini. I bambini di solito ricevono una serie di 3 dosi di vaccino prima dei due anni. Il medico può consigliarvi un richiamo di vaccino antitetanico e/o un’iniezione di immunoglobulina tetanica (siero) per neutralizzare tutte le tossine prodotte dai batteri. insieme a tutte le altre vaccinazioni obbligatorie. delle spalle.Sintomi Il primo sintomo del tetano spesso sono gli spasmi muscolari della mascella (trisma). fino ad arrivare alla posizione “cane di fucile” (tutto rannicchiato). Il tetano neonatale può essere prevenuto se tutte le . e poi una dose di richiamo tra i 5 e i 6 anni. che possono essere accompagnati da difficoltà di deglutizione. il vaccino antitetanico fa parte delle vaccinazioni DtaP (contro la difterite. anche se la maggior parte dei casi si manifesta entro 14 giorni. un richiamo del vaccino contro il tetano e la difterite ogni 10 anni. Cura e terapia I medici hanno un ruolo importante nella prevenzione del tetano. Non lasciate che i vostri bambini saltino questi appuntamenti importanti e fateli vaccinare al momento giusto. dovrebbero essere disinfettate e medicate immediatamente. Il numero di dosi dipende da quanti anni sono trascorsi dall’ultimo richiamo. terra o saliva. di solito nel reparto di terapia intensiva. LA SCABBIA Aspetti epidemiologici • CASI SPORADICI e piccoli cluster familiari • CASI “SOMMERSI” legati al turismo sessuale • FOCOLAI EPIDEMICI frequenti nelle strutture assistenziali SINTOMI: PRURITO INTENSO SPECIE NOTTURNO. TRONCO e/o ARTI SCABBIA: controllo della trasmissione Trattare adeguatamente gli effetti letterecci e la biancheria personale a) Cambio lenzuola b) Confezionamento lenzuola e oggetti in sacchetti per alcuni giorni • Organizzare un programma continuativo di sorveglianza Terapia della SCABBIA • terapia topica con permetrina 5% • terapia topica con benzoato di benzile 25% Terapia della PEDICULOSI • terapia tipica con permetrina (NIX crema) • shampoo con : piretrina (MOM) . P. la malaria è oggi una delle principali emergenze sanitarie del pianeta. malariae. dopo che questa si è a sua volta infettata suggendo il sangue da un soggetto malarico. Un quinto plasmodio.Trasmissione attraverso vettori la trasmissione è mediata da vettori animati (insetti. a seconda della specie plasmodiale e soprattutto della temperatura ambiente. agente della cosiddetta terzana maligna. tripanosomiasi Segnalazione di un caso di malattia infettiva sospetta o accertata • Scheda di segnalazione di caso di malattia infettiva (SSCMI) •Tempi di segnalazione (rapida/ordinaria) Dal medico ai Servizi competenti dell’Azienda Servizio competente di ciascuna Azienda Sanitaria La malaria 3 novembre 2011 . . Oltre a essere endemica in molte zone del pianeta. soprattutto quella residente in Paesi poveri. con circa 500 milioni di malati ogni anno e oltre un milione di morti.La “Mal aria” così definita in seguito alla credenza che venisse contratta dai miasmi malsani emanati dalle acque stagnanti delle paludi è una grave malattia causata da protozoi parassiti trasmessi all’uomo da zanzare ad attività crepuscolare-notturna del genere Anopheles. minacciando nel complesso oltre il 40% della popolazione mondiale. roditori…) malaria encefalite giapponese malattia di Lyme dengue leishmanios febbre gialla encefalite da zecche peste. Oggi la malaria è endemica in vaste zone dell’Asia. che ha come serbatoi alcuni primati. risultando in assoluto la prima malattia d’importazione. può più raramente causare anche una forma di quartana benigna anche nell’uomo. agenti di due forme di tersi a benigna. Prima che l’Anofele diventi infettante. in Europa e negli Usa. Assieme alla tubercolosi e all’Aids. America latina e centrale. tutti appartenenti al genere Plasmodim: Plasmodium falciparum. la malaria viene sempre più frequentemente importata anche in zone dove è stata eliminata. il plasmodio deve compiere un ciclo di sviluppo all’interno della zanzara stessa. knowlesy. che può durare da qualche giorno a qualche settimana. isole caraibiche e Oceania. la forma più grave che può portare al decesso. grazie ai movimenti migratori. P. Africa. trasmessa da vettori. vivax e P. La malaria si contrae in seguito alla puntura della femmina di una delle circa 60 specie diverse di zanzare appartenenti al solo genere Anopheles. Gli agenti patogeni e i loro vettori I protozoi agenti eziologici della malaria umana sono 4. e P. agente della quartana. ovale. falciparum appaiono da 7 a 14 giorni dopo la puntura da parte della zanzara infetta e sono di varia natura. falciparum. Dopo alcuni cicli di sviluppo. Dove si contrae la malaria P. P. soprattutto nel Sud-Est asiatico e in Africa Orientale. non esiste un unico schema profilattico applicabile dovunque. per via di alcune forme che rimangono silenti nel fegato (ipnozoiti) per periodi dipendenti dalla specie (soprattutto P. falciparum arriva a essere letale distruggendo i globuli rossi e quindi causando una forte anemia ma soprattutto ostruendo i capillari che irrorano il cervello (in questo caso si tratta di malaria cerebrale) o altri organi vitali (in genere. Le donne incinte sono una categoria particolarmente a rischio. il parassita (endocellulare) si modifica passando attraverso diversi stadi di sviluppo e riuscendo a eludere le difese del sistema immunitario. soggetti particolarmente vulnerabili. ma soprattutto P. la ricerca non ha ancora prodotto un vaccino effettivo anche se esistono diversi possibili candidati su cui gli scienziati stanno lavorando. falciparum. di 4 continenti. va studiata caso per caso. Turchia. ovale è molto comune in Africa occidentale. falciparum. In linea di massima. Prevenzione Ceppi di P. il Plasmodio produce le forme sessuate (gametociti). pertanto la profilassi idonea per chi si rechi in zona di endemia. ma non sempre. Sul fronte vaccini. a quelli un’ influenza o ad altre infezioni. P. diarrea (sudorazioni e tremori. raro o assente negli altri continenti. comuni. sia tra i bambini che tra le donne in gravidanza. Le donne incinte semi-immuni che contraggono la malaria rischiano anemie gravi e . malariae può invece dare recrudescenze anche a distanza di anni.All’interno dell’ospite umano. dando luogo a nuove generazioni di parassiti ogni 3 (terzana) o 4 (quartana) giorni. ma comunque sempre accompagnati da febbre elevata. vivax è la sola specie presente in quelle aree a clima temperato dove ancora persiste l’endemia malarica (Medio oriente. evadendo le difese immunitarie e causando un nuovo accesso malarico quando queste si abbassano per motivi diversi. dove si riproduce nuovamente per schizogonia. falciparum è presente in tutte le aree a endemia malarica situate nella fascia tropicale e subtropicale. localizzandosi prima nel fegato. vivax. con conseguenze che possono arrivare fino al 60% delle perdite del feto e oltre il 10% delle morti materne. almeno inizialmente. dove invade gli epatociti e si amplifica per schizogonia. La distribuzione di P. il Plasmodio è nuovamente pronto a infettare una nuova zanzara. ovale può riapparire dopo molti mesi) e dal ceppo plasmodiale. viva e P. vivax è predominante in America Latina. Comparsa dei sintomi della malattia La comparsa dei sintomi dipende da fattori diversi. gli accessi febbrili si presentano ciclicamente seguendo il ciclo stesso di riproduzione e moltiplicazione del parassita). ecc). Nord Africa). (mal di testa. Profilassi Esistono però numerose misure di prevenzione e di profilassi a basso costo. per via di forme che rimangono vitali nel circolo ematico. La malaria da P. e più recentemente anche di P. al tipo di viaggio e al tempo di permanenza. Quelle non immuni rischiano malattie cliniche sia acute che gravi. in base al Paese visitato. La malaria da P. che vengono promosse soprattutto nei Paesi africani dalla Global Partnership Roll Back Malaria coordinata dall’Organizzazione mondiale della sanità. in Papua-Nuova Guinea e in alcune isole del Pacifico orientale. L’uso di zanzariere trattate con insetticidi e di trattamenti preventivi a intermittenza con farmaci antimalarici può significativamente ridurre l’incidenza della malattia nelle zone endemiche. vomito. quindi invadendo i globuli rossi. soprattutto grazie al completamento della sequenza gnomica di Plasmodium spp. Le forme di malaria dovute agli altri parassiti sono decisamente meno gravi. Sebbene farmaci ancora pienamente efficaci siano disponibili sul mercato. I sintomi possono presentarsi anche con qualche giorno di ritardo rispetto a P. i sintomi della malaria da P. ma il rischio maggiore di contrarre questo plasmodio si corre nei Paesi dell’Africa sub-Sahariana. i cui più importanti sono la specie plasmodiale e la carica infettante. dove è però è presente come specie minoritaria. resistenti ai più comuni farmaci antimalarici si sono selezionati in molte zone di endemia. ovale possono dare recidive a distanza di qualche mese dall’attacco primario. malariae si sovrappone più o meno a quella di P. e in molti Paesi Asiatici. Soprattutto P. L’uso esteso e poco controllato di terapie a base di chinolina e di antifolati ha contribuito ad aumentare lo sviluppo delle resistenze. con riduzione della presenza di plasmodio e quindi della sua capacità di trasmissione e miglioramento dei sintomi. La combinazione di fattori meteorologici. stanno dando ottimi risultati terapeutici anche nell’arco di una settimana. di miniere o l’incapacità di esercitare un controllo sulla zanzara. Gli effetti più disastrosi della malaria si hanno infatti nell’evento epidemico in zone dove la popolazione non è affatto immunizzata alla presenza stabile del plasmodio e dove le strutture di risposta sono più carenti. che antropici.crescite fetali compromesse. Una rapida risposta all’insorgenza. un nuovo gruppo di antimalarici. soprattutto se dovute a fattori antropici. con trattamento farmacologico con i farmaci più recentemente sviluppati e dati in combinazione. anche se non mostrano sintomi di malattie severe. il vettore del plasmodio. come una guerra o lo sviluppo di opere agricole. Grandi movimenti migratori interni a un continente favoriscono ancor più l’esposizione di popolazione vulnerabile al parassita. come una variazione climatica o un’inondazione. Circa 10 mila di queste donne e 200 mila dei loro neonati muoiono ogni anno in seguito a infezione da malaria durante la gravidanza. può ridurre significativamente il numero di morti. di dighe. e quello volto a isolare e riconoscere l’agente causale. e di monitorare in modo efficace e continuo l’evolversi della resistenza manifestata dal plasmodio. Lo sforzo messo in atto dalla Global Partnership è quello di adottare una strategia globale coordinata in tutte le zone in cui la malattia è endemica e in quelle a rischio. utilizzando test immunocromatografici o. socioeconomici ed epidemiologici. sia a livello locale che globale. Nell’ultima decade. Attualmente la pratica diagnostica si basa su due approcci: quello clinico che identifica i sintomi della malattia. può permettere una previsione del rischio di epidemie. diversi composti combinati dell’artemisinina (ATCs). I fattori che possono favorire lo sviluppo di una epidemia sono sia naturali. e le sue aree di diffusione. molto più comunemente. Una diagnosi accurata e precoce è una delle chiavi per gestire in modo efficace la malattia. in alternativa alle monoterapie tradizionali. . con osservazioni al microscopio. Lo studio accurato dei fenomeni epidemici del passato e la costruzione di una rete di monitoraggio e di un database per registrare l’occorrenza e la prevalenza della malaria nelle diverse zone diventano quindi importanti strumenti di prevenzione. ma una grande percentuale di loro mostrerà segni di infezione mesi o anni dopo. Fino al 90% dei bambini nati con una toxoplasmosi congenita non manifestano sintomi nella prima infanzia. nel midollo osseo o altri tessuti derl corpo. Può invece succedere che una donna in gravidanza.nella placenta. Questi test sono utili soprattutto per testare nel liquido amniotico la presenza di toxoplasmosi congenita in un feto. 2. I pochi che mostrano chiari segni di infezione alla nascita. Molti non sanno nemmeno di averla perchè è possibile avere un’infezione asintomatica o con sintomi comuni ad altre malattie. e di conseguenza il suo bambino. che abbia avuto una precedente infezione. soprattutto gatti e animali da allevamento. possono essere: •febbre. c’è più di una possibilità che possa trasmettere l’infezione al feto.toxoplasmosi congenita. o poco dopo. Sofisticati nuovi test genetici riescono ad identificare il DNA contenente geni di parassiti della toxoplasmosi dopo che hanno invaso il corpo. potrebbero essere nati prematuramente e/o essere sottopeso. Le infezioni da toxoplasmosi nelle persone possono essere di tre tipi: 1. •una testa particolarmente grande o piccola. se si manifestano.toxoplasmosi in pazienti con sistema immunitario indebolito Toxoplasmosi congenita Quando una donna incinta (anche se non ha sintomi) contrae la toxoplasmosi durante la gravidanza e non viene curata. E’ invece raro che una donna che abbia contratto la toxoplasmosi prima di rimanere incinta trasmetta l’infezione al feto perchè lei. avranno sviluppato immunità all’infezione. Sintomi La toxoplasmosi si trasmette dagli animali alle persone. Questa infezione è causata da un microscopico parassita (protozoo Toxoplasma gondii) che può vivere nelle cellule degli uomini e degli animali. •esantema. . alimentazione. gravidanza Secondo i Centers for Disease Control and Preventing (CDC). Altri segni e sintomi . Diagnosi E’ possibile diagnosticare con sicurezza la toxoplasmosi attraverso prove di laboratorio che rilevano i microscopici parassiti nel sangue. sintomi. rilevabile anche attraverso gli ultrasuoni. a volte senza causare alcun sintomo. nel liquido amniotico. Anche i gatti infettati spesso non mostrano alcun segno di infezione da toxoplasmosi. diventi immunocompomessa e la sua infezione si ripresenti. •ghiandole gonfie (linfonodi). Si consiglia quindi di norma di aspettare prima di cercare una gravidanza almeno 6 mesi dopo la toxoplasmosi. nei linfonodi.Toxoplasmosi: prevenzione.toxoplasmosi in soggetti sani (con gli stessi sintomi che può avere una donna incinta). I bambini che vengono infettati durante il primo trimestre di gravidanza della mamma tendono a manifestare i sintomi più gravi. nel liquido spinale. •lividi o emorragia sotto la pelle. possono variare in base all’età del bambino ed alla risposta del sistema immunitario all’infezione. •ittero (pelle e occhi ingialliti a causa di anormali livelli di bilirubina chimica del fegato). Quando i bambini hanno dei sintomi. Più frequentemete si prescrivono tuttavia esami del sangue per misurare i livelli di anticorpi (sostanze che fanno parte delle reazioni immuno difensive del corpo) prodotti per combattere i parassiti. Entrambi i test non sono purtroppo sufficientemente accurati e possono dare falsi risultati positivi. in cui un bambino viene infettato prima di nascere. 3. circa 60 milioni di persone negli Stati Uniti potrebbero avere la toxoplasmosi. Se una donna incinta manifesta un’infezione da toxoplasmosi. Trasmissione Si può contrarre la toxoplasmosi: •toccando o venendo a contatto con le feci infette del gatto (i gatti prendono l’infezione mangiando roditori infetti. la toxoplasmosi congenita può essere fatale. perdita di udito e ritardo mentale. manifesterà sempre qualche segno di infezione (spesso danni agli occhi) dalla prima infanzia all’adolescenza. seppure in forma latente (inattiva) non più in grado di manifestare alcun tipo di sintomo. •problemi alla vista. non c’è bisogno di curare un infezione da toxoplasmosi. Solo in caso di episodi di immunodepressione l’infezione può nuovamente ricomparire.in rari casi la toxoplasmosi può essere trasmessa attraverso trasfusioni di sangue e organi donati per trapianto.•anemia. alla capacità di pensiero. Alcuni bambini con toxoplasmosi congenita presentano poi disturbi al cervello e al sistema nervoso causa di attacchi epilettici. senza particolari conseguenze. •mangiando cibi crudi. ad eccezione della gravidanza. •emicrania. al linguaggio. perché le ghiandole gonfie potrebbero essere anche segno di un’altra malattia. ai movimenti. nel consulto con il medico e uno specialista di malattie . C’è infine un alto rischio di danni agli occhi. In un bambino con sistema immunitario indebolito. Cura e terapia A meno di sistema immunitario indebolito o gravidanza. in particolare alla retina (il rivestimento dietro all’occhio sensibile alla luce. difficoltà di alimentazione. I sintomi (principalmente le ghiandole gonfie) regrediscono in poche settimane o mesi. •mangiando carne cruda o non cotta bene che è contaminata. la toxoplasmosi potrebbe casusare encefalite toxoplasmica (un infiammazione al cervello) con sintomi quali: •febbre. Se un bambino nasce con la toxoplasmopsi congenita e non viene curato durante l’infanzia. i sintomi possono manifestarsi fino a settimane o mesi dopo il contatto con il protozoo. Toxoplasmosi in pazienti immunocompromessi I soggetti il cui sistema immunitario è indebolito (ad esempio malati di AIDS. uccelli e altri piccoli animali). o sotto terapia di farmaci assunti dopo trapianti di organo) sono invece in una condizione di forte rischio se infettati dal protozoo. responsabile della vista) che si manifesta con gravi problemi alla vista. •attacchi. •fegato o milza ingrossata. frutta non lavata o verdure che sono state contaminate dal concime Sebbene l’infezione normalmente non si diffonda da persona a persona. Toxoplasmosi in pazienti sani Un soggetto sano che viene infettato dalla toxoplasmosi può non manifestare sintomi o solo ghiandole gonfie nel collo. problemi nel tono muscolare. I bambini dovrebbero comunque essere sempre visitati da un dottore. •psicosi. Durata Nonostante i parassiti siano in grado di moltiplicarsi nel giro di una settimana nell’organismo ospite. cancro. Soprattutto per i malati di AIDS. Una volta contratta la toxoplasmosi il microrganismo responsabile stazionerà a vita nell’organismo. Pericoli I pericoli maggiori sono legati alla toxoplasmosi congenita ed in tutti casi di forte immunodepressione. I pazienti rappresentano la popolazione a maggior rischio di infezione ospedaliera. e le zanzare potrebbero diffondere le feci. DEFINIZIONE DI "INFEZIONE OSPEDALIERA" Si definiscono infezioni ospedaliere "le infezioni che insorgono durante il ricovero in ospedale. In un bambino più grande. •tieni la sabbiera all’aperto e coperta. e di conseguenza la toxoplasmosi. Le ricerche hanno mostrato che curando la madre si può aiutare a ridurre la gravità della malattia nel bambino. gli altri utensili e le superfici della cucina (soprattutto quelle che vengono a contatto con la carne cruda) con acqua calda saponata dopo ogni uso. •congela la carne per qualche giorno prima di cucinarla.e/o piccoli animali infetti che cerchi di prendere o mangiare. Prevenzione Se il gatto di casa vive sempre all’interno e non è mai stato cibato con carne cruda o non cotta bene. considerate acquisite in comunità (infezioni comunitarie). •metti i guanti quando pratichi giardinaggio e lava le mani subito dopo. ma non necessariamente prevenirla. •non prendere un nuovo gatto se sei incinta. •se sei incinta fai cambiare la lettiera del tuo gatto a qualcun’altro.infettive si deciderà il piano di cure. •tieniti alla larga dai gatti randagi. e che non erano manifeste clinicamente né in incubazione al momento dell'ammissione". Per prevenire la toxoplasmosi: •cuoci bene la carne. Tuttavia esiste la possibilità di contrarla mangiando carne cruda o non cotta bene. Tutte le infezioni già presenti al momento del ricovero (con un quadro clinico manifesto o in incubazione) vengono. ad eccezione di quelle correlabili ad un precedente ricovero ospedaliero. sbucciarla è un’ulteriore garanzia. •usa delle zanzariere per evitare che entrino in casa gli insetti (le feci dei gatti sono il covo preferito di mosche e blatte. sano. I bambini nati con una toxoplasmosi congenita vengono curati con una varietà di farmaci anti-toxoplasmosi. •tieni il tuo gatto sempre in casa per evitare che prenda la toxoplasmosi con gli escrementi. indossa dei guanti quando lo fai e lava bene le mani subito dopo. •non bere acqua non depurata. la cura di norma dura dalle 4 alle 6 settimane (o almeno 2 settimane dopo che i sintomi sono scomparsi).soprattutto se stai viaggiando verso paesi sottosviluppati. di solito per il primo anno successivo alla nascita. o in alcuni casi dopo che il paziente è stato dimesso. •lava tutta la frutta e le verdure prima di servirla. che sviluppa una seria infezione da toxoplasmosi. per evitare che gatti vagabondi la usino come lettiera. probabilmente ha un basso di rischio di contrarre o diffondere la toxoplasmosi. •lava le mani con sapone e acqua dopo aver toccato cibi crudi o verdure non lavate. Se nessun altro può cambiare la lettiera. perché aiuta a ridurre la probabilità di toxoplasmosi. I bambini con un sistema immunitario indebolito spesso hanno bisogno di essere ricoverati quando contraggono la toxoplasmosi e quelli che hanno l’AIDS possono aver bisogno di assumere farmaci anti-toxoplasmosi a vita. invece. •fai cuocere bene la carne. E chiedi a lui o lei di usare detergente o acqua calda per pulirla e lavarsi bene le mani dopo averlo fatto. •non dar da mangiare al tuo gatto carne cruda. sul cibo). . •lava bene i taglieri. o prodotti contaminati. superfici ambientali in prossimità dei pazienti) gioca. anche se meno frequentemente. apparecchiature contenenti liquidi ecc. il Clostridium difficile. tirocinanti. rosolia. Anche tutti i liquidi (farmaci. S.altre figure possono.) rappresentano un buon serbatoio per i microrganismi ed. Tale interazione può verificarsi anche senza necessariamente dar luogo a malattia: l'infezione insorge solo se si rompe l'equilibrio esistente per particolari caratteristiche del microrganismo (patogenicità. però. contrarre. L'ambiente ospedaliero (inteso come sistemi idrici. CMV e sifilide) ed insorte entro 48 ore dal parto. Pseudomonas spp) sono in grado di colonizzare temporaneamente o stabilmente le mani. invasività. una infezione in ospedale: personale ospedaliero. variante antigenica. . infatti. per le Enterobacteriaceae. sistemi di ventilazione. Herpes simplex. resistenza al trattamento). il serbatoio e la fonte di infezione sono in genere rappresentati dall'uomo (soggetti colonizzati o infetti). morbillo che si trasmettono per via aerea). Per le infezioni nei neonati sono stati adottati criteri particolari: vengono.. Vengono. Nel caso di gram-positivi. invece. varicella. Acinetobacter spp. il virus dell'epatite B e il virus respiratorio sinciziale (per i quali è stata dimostrata una contaminazione ambientale in caso di epidemia). un ruolo nella trasmissione solo di alcune ben determinate infezioni: alcune infezioni di origine comunitaria (tubercolosi. Un ruolo centrale nella trasmissione delle infezioni è svolto dalle mani del personale ospedaliero: moltissimi microrganismi sia gram-positivi (S. coli. virulenza. in particolare. che per questo motivo sono molto frequentemente causa di infezioni ospedaliere. gli Aspergillus spp. Enterobacter. aureus. toxoplasmosi. (trasmessi per via aerea). al contrario di quanto si credesse alcuni anni fa. epidermidis) che gram-negativi (E. EPIDEMIOLOGIA Aspetti di base L'insorgenza di una infezione è conseguenza della interazione tra un agente infettivo ed un ospite suscettibile. definite comunitarie le infezioni acquisite per via transplacentare (es. studenti. dose infettante. al contrario dei gram-negativi. lo stafilococco aureo e lo streptococco di gruppo A in sala operatoria. Serratia. Si intende per serbatoio di infezione il luogo ove un determinato microrganismo riesce a sopravvivere e in alcuni casi anche a moltiplicarsi. per una condizione di maggiore suscettibilità dell'ospite oppure per particolari modalità di trasmissione che fanno sì che i microrganismi abbiano accesso diretto ad aree del corpo normalmente sterili. considerate ospedaliere le infezioni acquisite durante il passaggio attraverso il canale del parto e le infezioni che insorgono dopo 48 ore dalla nascita. personale volontario di assistenza. la Legionella (trasmessa attraverso i sistemi idrici e gli impianti di condizionamento dell'aria). la distribuzione di queste infezioni era. si farà riferimento al sistema di sorveglianza statunitense. FREQUENZA DI INFEZIONI OSPEDALIERE PER REPARTO E PER ESPOSIZIONE A PROCEDURE INVASIVE I reparti nei quali si osserva una frequenza più elevata di infezioni ospedaliere sono quelli che ricoverano pazienti gravi e nei quali si effettuano interventi assistenziali invasivi: in particolare. la Candida e i micobatteri tubercolari . invece. Le infezioni sistemiche stanno diventando via via più frequenti. i gram-negativi. polmoniti 16%. Tra queste le più frequenti sono le infezioni urinarie. le polmoniti il 16% e le batteriemie il 6%. che rappresentano l'80% circa di tutte le infezioni osservate: il tratto urinario. Per descrivere la frequenza di infezioni nel tempo e per specifici gruppi di pazienti. creazione di nicchie ove i microrganismi possono crescere). gli stafilococchi meticillino-resistenti. perché solo in questo Paese esiste un sistema di sorveglianza delle infezioni in funzione dagli anni '70. 3) contaminazione dei presidi stessi durante la produzione o al momento dell'uso (mani del personale). le infezioni urinarie rappresentavano il 40% delle infezioni ospedaliere rilevate. MICRORGANISMI RESPONSABILI DELLE INFEZIONI OSPEDALIERE E ANTIBIOTICO-RESISTENZA Uno dei fenomeni più preoccupanti dell'epidemiologia delle infezioni ospedaliere a livello mondiale è rappresentato dall'emergenza e rapida disseminazione di microrganismi con resistenze antibiotiche. le infezioni sistemiche (sepsi. L'importanza relativa di ciascuna localizzazione di infezione varia nel tempo. infezioni della ferita chirurgica 18%. 2) moltiplicazione dei microrganismi per le condizioni favorevoli che si determinano (presenza di materiali plastici. che da sole rappresentano il 35-40% di tutte le infezioni ospedaliere. Ciò è dovuto a: 1) accesso diretto dei microrganismi ad aree del corpo normalmente sterili. Il NNIS (il sistema di sorveglianza statunitense) ha rilevato negli ultimi quindici anni un cambiamento nella frequenza relativa delle localizzazioni di infezioni e della loro incidenza: all'inizio degli anni '80. Le infezioni segnalate a tale sistema di sorveglianza rappresentano secondo alcune stime i due terzi di quelle realmente insorte: tali dati. come conseguenza di un graduale aumento dei fattori di rischio responsabili di queste infezioni. i reparti di terapia intensiva e i reparti chirurgici. Nel 1990. in diversi reparti e in diversi sottogruppi di pazienti. quali le condizioni di rischio intrinseco del paziente. batteriemie). l'apparato respiratorio. sono però utili per avere una idea di quali siano i reparti a maggior rischio di infezione L'esposizione a procedure invasive rappresenta uno dei fattori di rischio più forti per l'insorgenza di complicanze infettive. l'uso di antibiotici e di cateterismi intravascolari. la seguente: infezioni urinarie 35%. di liquidi. le ferite chirurgiche. batteriemie 11%. le infezioni della ferita chirurgica il 20%.FREQUENZA DI SPECIFICHE LOCALIZZAZIONI DI INFEZIONE Le infezioni ospedaliere si distribuiscono in quattro principali localizzazioni. I microrganismi più problematici da questo punto di vista sono gli enterococchi. Modalità di trasmissione Ecco i principali meccanismi di trasmissione delle Ica: • contatto diretto tra una persona sana e una infetta. i glicopeptidi. Negli ultimi anni l’assistenza sanitaria ha subito profondi cambiamenti. né erano in incubazione. disinfettanti. Si definiscono così infatti le infezioni insorte durante il ricovero in ospedale. liquidi di infusione. soprattutto tramite le mani • contatto tramite le goccioline emesse nell’atto del tossire o starnutire da una persona infetta a una suscettibile che si trovi a meno di 50 cm di distanza • contatto indiretto attraverso un veicolo contaminato (per esempio endoscopi o strumenti chirurgici) • trasmissione dell’infezione a più persone contemporaneamente. o dopo le dimissioni del paziente. le penicilline e. Le più frequenti sono le infezioni urinarie. Mentre prima gli ospedali erano il luogo in cui si svolgeva la maggior parte degli interventi assistenziali. assistenza domiciliare. Tipologia delle infezioni Circa l’80% di tutte le infezioni ospedaliere riguarda quattro sedi principali: il tratto urinario. sangue. negli ultimi . attraverso microrganismi che sopravvivono nell’aria e vengono trasmessi a distanza. ustioni • alterazioni dello stato di coscienza • trapianti d’organo. immunodeficienza. che al momento dell’ingresso non erano manifeste clinicamente. gli assistenti volontari. assistenza ambulatoriale). diabete. che da sole rappresentano il 35-40% di tutte le infezioni ospedaliere. Da qui la necessità di ampliare il concetto di infezioni ospedaliere a quello di infezioni correlate all’assistenza sanitaria e sociosanitaria (Ica). EPIDEMOLOGIA E PROFILASSI DELLE INFEZIONI OSPEDALIERE Le infezioni ospedaliere sono la complicanza più frequente e grave dell’assistenza sanitaria. Stafilococchi meticillino-resistenti (MRSA). anziani) • altre infezioni o gravi patologie concomitanti (tumori. . Tra le condizioni che aumentano la suscettibilità alle infezioni ci sono: • età (neonati. visto il largo uso di questi farmaci a scopo profilattico o terapeutico. sia i luoghi di cura extra-ospedalieri (residenze sanitarie assistite per anziani. il personale ospedaliero. con minore frequenza. che se da una parte garantiscono la sopravvivenza a pazienti ad alto rischio di infezioni.multiresistenti. Un altro elemento cruciale da considerare è l’emergenza di ceppi batterici resistenti agli antibiotici. le infezioni sistemiche (sepsi. Tuttavia. Sono l’effetto della progressiva introduzione di nuove tecnologie sanitarie. . insufficienza renale) • malnutrizione • traumi. dall’altra consentono l’ingresso dei microrganismi anche in sedi corporee normalmente sterili. quali gli aminoglicosidi.Micobatterio tubercolare multiresistente. Gli enterococchi sono noti per la rapida emergenza di resistenze a molti antibiotici. Fattori di rischio Le persone a rischio di contrarre un’Ica sono innanzitutto i pazienti e. cardiopatie. a partire dagli anni Novanta sono aumentati sia i pazienti ricoverati in ospedale in gravi condizioni (quindi a elevato rischio di infezioni ospedaliere). più recentemente. anemia. le ferite chirurgiche. Introdotti in una struttura sanitaria da un paziente o un operatore colonizzati (soprattutto a livello delle narici) o infetti. Enterococchi. Bacilli gram-negativi.Candida. l’apparato respiratorio. ecc) • via aerea. studenti e tirocinanti. attraverso un veicolo comune contaminato (cibo. batteriemie). sociali ed economiche Identificare i soggetti con comportamenti a rischio . Escherichia coli. quelli con maggiore resistenza agli antibiotici sono Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (-oxacillina). tutte accomunate da una letalità elevatissima (72-90%). E. quindi. in particolare l’uso abbondante di antibiotici e di cateterismi vascolari. le infezioni ospedaliere erano dovute principalmente a batteri gram-negativi (per esempio. attraverso una riduzione delle procedure non necessarie. Inoltre. gli pneumococchi resistenti ai beta-lattamici e multiresistenti. culturali. Essa studia i fattori condizionanti lo stato di salute (FATTORI DI RISCHIO e FATTORI PROTETTIVI) e concorre con altre discipline ad individuare gli strumenti per Modificare opportunamente l’ambiente Aumentare le capacità di resistenza dell’organismo all’azione delle cause offensive esterne Prevenzione PRIMARIA Informare. Occorre cioè pianificare e attuare programmi di controllo a diversi livelli (nazionale. si possono prevenire le infezioni associate a determinate procedure. Prevenzione Non tutte le infezioni correlate all’assistenza sono prevenibili: è. coli e Klebsiella pneumoniae). L’aumento delle infezioni sistemiche è la conseguenza di un graduale aumento dei fattori di rischio specifici. la resistenza ad alto livello alle cefalosporine di terza generazione tra le specie di Enterobacter e Citrobacter freundii. la scelta di presidi più sicuri. In genere. La resistenza agli antibiotici Tra i batteri gram-positivi. per garantire la messa in opera di quelle misure che si sono dimostrate efficaci nel ridurre al minimo il rischio di complicanze infettive. La tubercolosi multiresistente rappresenta un rischio consistente per gli operatori sanitari. mentre sono diminuite quelle sostenute da gramnegativi. proibire Contrastare l’azione dell’ambiente di vita e di lavoro degli agenti eziologici e dei fattori di rischio Favorire la realizzazione di favorevoli condizioni ambientali. Per quanto riguarda i microrganismi coinvolti. Francia. l’adozione di misure di assistenza al paziente che garantiscano condizioni asettiche. Fino all’inizio degli anni Ottanta. locale). Spagna). Da qui la necessità di adottare pratiche assistenziali sicure. regionale. in grado di prevenire o controllare la trasmissione di infezioni sia in ospedale che in tutte le strutture sanitarie non ospedaliere. Tra i gram-negativi.quindici anni si sta assistendo a un calo di questo tipo di infezioni (insieme a quelle della ferita chirurgica) e a un aumento delle batteriemie e delle polmoniti. formare ed educare Se necessario: obbligare. Acinetobacter eStenotrophomonas maltophilia. sia per il paziente che per la struttura. Negli anni Novanta segnalazioni simili sono state riportate anche in Europa (Italia. per effetto della pressione antibiotica e del maggiore utilizzo di presidi sanitari di materiale plastico. da un intervallo breve tra esposizione e sviluppo della malattia e tra diagnosi e decesso. Proteus mirabilis. opportuno sorvegliare selettivamente quelle che sono attribuibili a problemi nella qualità dell’assistenza. Poi. sono aumentate le infezioni sostenute da gram-positivi (soprattutto Enterococchi e Stafilococcus epidermidis) e quelle da miceti (soprattutto Candida). Gran Bretagna. IGIENE: si occupa dei problemi inerenti la difesa e la promozione della salute individuale e collettiva. le resistenze principali sono le beta-lattamasi a spettro allargato in Klebsiella pneumoniae. Le Ica hanno un costo sia in termini di salute che economici. le multiresistenze osservate in Pseudomonas aeruginosa. gli enterococchi vancomicina-resistenti. a partire dal 1988 sono state segnalate negli Stati Uniti numerose epidemie di tubercolosi multiresistente in ospedale fra pazienti sieropositivi. variano nel tempo. educazione. cibo. alloggio. giustizia sociale ed equità) Prevenzione SECONDARIA Si attua nel periodo di latenza o di incubazione È di fondamentale importanza quando: È fallita o mancata la prevenzione primaria Non esiste prevenzione primaria efficace e/o attuabile Programmi di SCREENING per la prevenzione SECONDARIA Screening = Vaglio. ecosistema stabile. Separazione Sani Sani con elementi di avvenuta esposizione PREVENZIONE PREVENZIONE PRIMARIA SECONDARIA Malati asintomatici Diagnosi TERAPIA PREREQUISITI dei programmi di SCREENING • Rilevanza sociale (diffusione o gravità) della patologia oggetto di screening • Disponibilità di trattamenti efficaci • Disponibilità di servizi di 2° livello per approfondimento diagnostico • Esistenza di uno stadio pre-clinico individuabile • Disponibilità di un test attuabile e a rischio accettabile • Accettabilità del test da parte della popolazione • Definizione di parametri di normalità • Rapporto favorevole costi-benefici • Attuazione continuativa del programma PATOLOGIA CRONICA-DEGENERATIVA .Aumentare le resistenze e le difese individuali Favorire la realizzazione dei “prerequisiti per la salute” (pace. ambiente sicuro di vita. risorse sostenibili. reddito. fattori genetici. agenti virali ed ormonali Malattia reumatica: malattia delle articolazioni rilevante danno economico per il singolo poiché colpisce in età lavorativa. 2) gravi ripercussioni di ordine economico e sociale determinati da queste popolazioni 3) gravità di danni che provocano nel singolo individuo colpito (es meningite) Tumori: Malattia ad eziologia non certa. alto indice di mortalita e le malattie correlateFattori di rischio: scorretta abitudine alimentare Tossicosi da stupefacenti: stato di intossicazione periodica e cronica nociva all’individuo e alla società causata da droga naturale o sintetica (OMS) la cui causa è individuata nella costituzione psicologica del tossicodipendente e nell’ambiente in cui vive Uso e abuso di alcool: forma di bere che nella sua estensione eccede il tradizionale ed abituale uso dietetico o la sua condiscendenza alle abitudini sociali di bere della comunità (OMS)causa malattie collegate e problemi sociali Tabagismo: responsabile del 30% dei tumori totali e 80% di quelli polmonari. divieto di vendita ai minori di 14 anni.aspecifici. Uso legato al comportamento individuale.comportamentali. Malattie cardiovascolari: ereditarietà.Fattori di rischio: alterate abitudini alimentari.Ambientali. multipli.Provvedimenti legislativi: divieto di propaganda pubblicitaria. in genere ad azione lenta Per lo più lunga(anni o decenni) Spesso subdolo e lento Cronico Sfavorevole (in genere) Allunga il decorso (più malati) Caratteristiche delle malattie sociali 1) Larga diffusione nella popolazione (ed alta incidenza) e continuità di alta frequenza. alti tassi di colesterolo e trigliceridi. di cui si conoscono i Fattori di rischio: agenti fisici. sesso. fumo e riduzione attività fisica Stati dismetabolici: obesità. divieto di fumo nei luoghi pubblici . agenti chimici. Le malattie cardiovascolari Sono responsabili di un terzo delle morti a livello mondiale e rappresentano la principale causa di morte nei Paesi sviluppati.) E’ l’insufficienza cardiaca. potrebbero dar luogo all’occlusione repentina del vaso. nella maggior parte dei casi. la formazione di un trombo a livello della placca ateromasica calcificata o ulcerata.I. è basso in età giovanile ma aumenta esponenzialmente dai 45 anni in poi negli uomini e dai 55 anni in poi nelle donne In un’età compresa tra i 35 e i 74 anni il rischio di morte per C.I. Scompenso cardiaco e aritmie non mortali (più frequenti nelle persone anziane) Il rischio di C. Tale differenza tende però progressivamente a ridursi con l’avanzare dell’età fino ai 75 anni. la mortalità è notevolmente diminuita Dal punto di vista epidemiologico. conseguenza delle lesioni aterosclerotiche insorte nel corso degli anni per il depositarsi dei grassi e il restringimento progressivo del lume vasale.I. rivestono grande importanza: la cardiopatia ischemica. acuta o cronica. Nei Paesi sviluppati Sono le classi socioeconomiche più basse a presentare una più alta prevalenza dei fattori di rischio e quindi una più alta incidenza di malattia e mortalità. oppure uno spasmo. derivante dalla riduzione o arresto dell’apporto di sangue al miocardio. nella popolazione registra differenze geografiche importanti.I. in associazione con processi patologici nel sistema delle arterie coronariche. Nonostante l’andamento in discesa della mortalità quindi. La presenza dell’ateroma. con stato ischemico e conseguente infarto del miocardio. La riduzione dell’apporto ematico è. sono: Angina pectoris. nel corso degli ultimi decenni. è complessivamente maggiore nell’uomo che nella donna. l’ipertensione arteriosa le malattie circolatorie dell’encefalo (ictus cerebrale). la patologia cardiovascolare è tuttora un rilevante problema sanitario e sociale. Tuttavia. Le manifestazioni cliniche più tipiche delle C. Cardiopatia ischemica (C. quando il rischio diviene simile in entrambi i sessi L’incidenza della C. sia in termini di spesa sanitaria che in termini di disabilità e bisogno di assistenza.I. Epidemiologia delle C.I. come tutte le malattie cardiovascolari. In Italia nel 1990 le malattie cardiovascolari sono state responsabili di oltre il 43% della mortalità generale. . Infarto del miocardio. attualmente. Morte improvvisa (da pochi minuti fino a 24 ore dall’insorgenza della sintomatologia acuta). Numerosi studi epidemiologici negli anni hanno portato a delineare l’insieme dei fattori di rischio. capaci di mettere in relazione la prevalenza della C. Prevenzione I principali obiettivi sono: primaria • riduzione dei livelli medi di colesterolemianegli adulti(200 mg/ml) • diminuzione di NaCl nella dieta (<5 g/die) • eliminazione del fumo di sigaretta • aumento dell’attività fisica • regime dietetico normocalorico e variato . • l’ereditarietà. I fattori di rischio l’età il sesso la storia familiare positiva per la malattia coronarica la predisposizione genetica l’obesità l’ipertensione l’ipercolesterolemia Sono distinti in: • MAGGIORI: ipercolesterolemia (più elevato è il livello di • HDL tanto minore è il rischio di C.Nei paesi in via di sviluppo L’impatto maggiore è a carico dei gruppi di popolazione socio economicamente più svantaggiati.I. • MINORI: diabete e la ridotta tolleranza al glucosio. la scarsa attività fisica e l’obesità Gli stress psico-emotivi sono importanti come fattori scatenanti nei soggetti con lesioni coronariche preesistenti. L’esposizione ai fattori emotivi è difficilmente “quantificabile” per cui sfugge ad un’accurata valutazione epidemiologica. in varie popolazioni e il loro ambiente di vita. mentre il contrario • avviene per LDL) e il fumo di sigaretta (in particolare il • monossido di carbonio e nicotina).I. Ipertensione arteriosa Gli studi epidemiologici sull’ipertensione presentano notevoli difficoltà perché i valori di pressione arteriosa non sono costanti ma variano in rapporto a molteplici fattori: la posizione in corso di determinazione. infartuati. pertanto. l’assunzione di farmaci ipocolesterolemizzanti. Prevenzione: PREVENZIONE PRIMARIA : Si traduce in uno stile di vita teso all’eliminazione dei fattori di rischio. le condizioni psicologiche e fisiche. l’attività fisica. Ictus cerebrale . Ciò è realizzabile negli individui con ipertensione grave (piccola quota di ipertesi) ma l’effetto epidemiologico è minimo. potensivi. l’orario della determinazione (bioritmo) l’atteggiamento di chi effettua il rilevamento Ipertensione arteriosa In condizioni standard le uniche variabili sono rappresentate dall’età e dal sesso. non è in grado di attivare il programma di prevenzione secondaria. betabloccanti e calcio-antagonisti. PREVENZIONE SECONDARIA: Si effettua mediante la somministrazione di farmaci ipotensivi a tutti i soggetti con valori maggiori di quelli soglia. insistendo sulla necessità che i soggetti a rischio (ultraquarantenni. Senza la rimozione dei fattori di rischio.3% della mortalità per malattie cardiovascolari. ipertesi. nel mantenere il peso forma e nel limitare il consumodi alcool. fumatori) modifichino lo stile di vita. In tutte le popolazioni. con l’avanzare dell’età. In Italia l’ipertensione è responsabile del 6.Prevenzione Prevenzione delle C. È prioritaria. principalmente nel contenere il consumo di NaCl. Secondaria Riduzione o rimozione dei fattori di rischio già presenti. aumenta la prevalenza dell’ipertensione.I. ipercolesterolemici. sebbene efficace. l’identificazione degli individui asintomatici. I fattori di rischio L’IPERTENSIONE è ritenuta il principale fattore di rischio dell’ictus cerebrale. la terza causa di morte dopo i tumori e le cardiopatie ischemiche. dall’emorragia cerebrale (consegue a microaneurismi acquisiti) dall’infarto cerebrale (la cui causa è una è una tromboembolia originata da placche ateromatose delle grosse e medie arterie) L’ictus rappresenta in Italia. a rapido sviluppo. in rapporto alla sede. rappresentando l’11-13% delle morti totali. DIABETE . Esso è inoltre la più importante causa di invalidità nelle comunità occidentali. La mortalità è più elevata nei maschi in tutti i gruppi di età ma l’incidenza dell’ictus aumenta in modo esponenziale in entrambi i sessi. Altri fattori importanti sono: il fumo di sigaretta. il diabete. tanto che 3 episodi di ictus su 4 colpiscono persone di età maggiore di 65 anni. l’alcool. sono rappresentate: dall’emorragia subaracnoidea (deriva da anomalie vascolari o da aneurismi congeniti). ovvero con il trattamento dietetico e farmacologico degli ipertesi. Si distingue in due tipi: su base emorragica (15%) su base ischemica (85%) (tromboembolica) Le cause delle lesioni vascolari. l’iperomocistinemia. PREVENZIONE SECONDARIA : Consiste nella diagnosi precoce. povera di sale e il ricorso all’attività fisica sistematica. come in gran parte dei paesi industrializzati. della durata di oltre 24 ore o che portano a morte. con l’aumentare dell’età.È la manifestazione clinica fondamentale della malattia cerebrovascolare e si manifesta con segni clinici. di turbe delle funzioni cerebrali di tipo focale o globale. PREVENZIONE PRIMARIA: Si realizza con la scelta di uno stile di vita che eviti l’aumento dei valori pressori mediante un’alimentare equilibrata. E’ la forma di diabete di gran lunga più frequente e comprende la quasi totalità dei casi nell’adulto. 3) Associato ad altra patologia. Secondo l’ipotesi eziologia più attendibile. . La diagnosi di diabete e di ridotta tolleranza al glucosio è fondata essenzialmente sulla rilevazione dei tassi glicemici a digiuno e dopo carico di glucosio. Si distinguono 4 tipi di diabete mellito: 1) Insulino dipendente (tipo I). • la carenza di fibre vegetali nell’alimentazione. con insulinemia bassa o assente e tendenza alla cheto-acidosi. caratterizzata dall’incapacità dell’organismo di utilizzare normalmente il glucosio. sia indirettamente attraverso meccanismi autoimmunitari 2) Non insulino-dipendente (tipo II).In queste forme cliniche l’intolleranza al glucosio è sempre secondaria ad altre cause ben accertate. con carenza insulinica più o meno improvvisa. Colpisce di norma dopo i 40 anni. 4) Diabete gestazionale.Si manifesta nelle donne con insorgenza del diabete o della ridotta tolleranza al glucosio limitatamente al periodo della gravidanza La prevenzione Diabete non insulino-dipendente La prevenzione della malattia diabetica può essere effettuata efficacemente dal momento che il fattore ereditario non viene attivato alla nascita. ed è determinato da un danno irreversibile delle isole del Langherans. Diabete insulino-dipendente La prevenzione è allo stato attuale fuori dalle nostre possibilità. la concentrazione di questo zucchero nel sangue pertanto aumenta (iperglicemia) e può comparire anche nelle urine (glicosuria) dove in condizioni normali è assente.Corrisponde al diabete giovanile. inizia spesso in modo brusco ed ha la sua maggiore incidenza neimesi invernali. • la sedentarietà. E’ dovuto ad una anomalia della secrezione di insulina o della sua azione biologica I più importanti fattori di rischio oggi accertati sono: • l’obesità. sarebbero in causa gruppi di virus (in particolare i virus Coxsackie). che abitualmente fanno sentire i loro effetti nell’età adulta. ma solo dopo l’intervento degli altri fattori di rischio. la cui azione si esplicherebbe sia direttamente nei confronti delle cellule beta. E’ caratterizzato dall’inizio rapido. • il genotipo. necessita quindi della terapia insulinica Colpisce soprattutto l’età giovanile.E’ una sindrome dismetabolica ad andamento cronico. Nella maggior parte dei casi si presenta : *Insorgenza non improvvisa. In 21 anni è aumentata del 40% VALORI DELLA MORTALITA Più elevata negli uomini esposti a sostanze cancerose sul lavoro Tumori femminili sono curabili nel 50% dei casi (mammella Cervice uterina) I fattori di rischio delle neoplasie maligne INDIVIDUALI 1. Razza 3. cura. Ereditarietà 4. NEI PAESI SVILUPPATI I La seconda causa di morte dopo TUMORI RAPPRESENTANO le malattie cardiovascolari. pur pur avendo avendo in in comune comune alcune alcune caratteristiche caratteristiche biologiche. sia OGGI la mortalità globale per neoplasie. mostrano una notevole variabilità geografica TASSI DI MORTALITA' Negli ultimi 50 anni. sia quella specifica per tipo di tumore. Fumo di tabacco 2. Progressi stati morbosi ESTERNI A. Regimi dietetici (alimentazione e dieta) . nelle aree occidentali crescita in aumento esponenziale con l'età .TUMORI Con il termine TUMORE (o CANCRO) sono indicate malattie che. Sesso 2. si presenta in modo subdolo con decorso lento *Non compare senza cause *Può guarire e questo avviene tanto più facilmente quando la diagnosi è precoce *Può portare a volte alla morte. Alcool 3. comportamentali 1. che. biologiche. che sono diversissime tra loro per cause determinanti sintomatologia sintomatologia e e per per i i mezzi mezzi di di diagnosi diagnosi e e di di cura. L’aumento dell’inquinamento atmosferico urbano. di solito ostruttive.O. Fattori iatrogeni C. generalmente. Particolare importanza assume la BRONCHITE CRONICA.chimici.dall’ostruzione delle vie bronchiali e dall’ipersecrezione di muco In passato le B. è la patologia oggi più diffusa. I motivi sono: La sindrome evolve frequentemente verso l’insufficienza respiratoria ed il cuore polmonare cronico.Bronchite cronica I principali sintomi per una corretta diagnosi sono: . dell’asma e dell’enfisema. Comportamenti sessuali B. del suolo. produzione.fisiche BRONCOPNEUMOPATIE CRONICHE OSTRUTTIVE Le broncopneumopatie croniche ostruttive (B. intervento chirurgico o farmacologico PREVENZIONE TERZIARIA Terapie farmacologiche per la prevenzione delle recidive(metastasi) e terapie riabilitative psico. Le principali cause di tale incremento sono L’abitudine al fumo.P. Il decorso cronico è caratterizzato.C.) comprendono un gruppo di affezioni croniche. biologici. Provoca danni economici rilevanti per minor rendimento produttivo e maggior onere assistenziale. un sensibile incremento di queste affezioni. almeno rispetto ad altre dell’apparato respiratorio quali bronchiti e polmoniti.P. ambiente di lavoro 1. sono state considerate “malattie minori”. screening. clinicamente anche molto differenti per il diverso grado di associazione dei sintomi della bronchite. Inquinamento delle acque.4. L’incremento della produzione di sostanze tossiche ed irritanti.C. Negli ultimi decenni è stato registrato.O. manipolazione di sostanze mutagene e/o cancerogene 2. Inquinamento atmosferico(radiazioni naturali) 2. degli alimenti 3. Radiazioni diagnostiche PREVENZIONE PRIMARIA Si basa sulla rimozione degli agenti cancerogeni fisici. riduzione all'esposizione delle sostanze presenti nell'ambiente PREVENZIONE SECONDARIA Diagnosi precoce. Ha la possibilità di interventi di prevenzione primaria e secondaria. ambiente di vita 1. C. senza una particolare alterazione broncopolmonare Bronchite cronica ostruttiva → Diffuso restringimento delle vie aeree intrapolmonari I principali fattori di rischio evidenziati dagli studiepidemiologici sono: • Il fumo di tabacco • L’inquinamento atmosferico • I fattori occupazionali • Le condizioni socio-economiche • L’età infantile La bronchite cronica è più frequente nei fumatori Nei lavoratori esposti all’inalazioni di polveri (minatori e operai di fonderie) viene osservata una maggiore frequenza di bronchiti. Ostruzione bronchiale che caratterizza. altre B. maggiore consumo di sigarette) tra gli appartenenti a classi sociali più basse.O Si distinguono almeno tre forme di bronchite cronica: Bronchite cronica semplice → Caratterizzata da periodico e cronico aumento delle secrezioni e produzione di espettorato Bronchite cronica mucopurulenta → Caratterizzata da escreato mucopurulento. L’ esposizione a fattori di rischio in età infantile (fumo passivo) sembra predisporre ad una frequenza maggiore di bronchite cronica ostruttiva.P. Presenza di tosse e catarro per almeno 3 mesi all’anno o per almeno 2 anni consecutivi. Prevenzione Prevenzione primaria Rimozione dei fattori casuali di . Assenza di altre particolari malattie suppurative croniche in siti circoscritti dei bronchi (bronchiectasie). però. E’ ipotizzata una esposizione a fattori nocivi (in ambiente domestico. . Utile è ricorrere alla vaccinazione da effettuare. riduzione dell’inquinamento atmosfericio e la protezione dei bambini al fumo passivo Prevenzione secondaria Diagnosi precoce e terapia delle alterazioni funzionali eventualmente già insorte.rischio come l’abolizione dell’abitudine al fumo. ad ogni inizio di stagione. alle categorie a rischio. per la previsione del tempo. . per gli autoveicoli quelle del monossido di carbonio e degli idrocarburi incombusti. per prevedere l'inquinamento che risulterà dall'immissione nell'aria di una data quantità di gas o di fumo. che inoltre. si possono raggiungere forti concentrazioni locali di monossido di carbonio e di prodotti vari derivati dall'incompleta combustione del carburante.) si aggiungono a quelle già presenti naturalmente (ceneri prodotte da eruzioni di vulcani o da incendi di foreste. I). Le polveri di origine artificiale (da combustioni. ecc. di Donora (Pennsylvania. poiché tra questi il diossido di zolfo e le polveri sono quantitativamente prevalenti. Viceversa. infatti. sostanza particolarmente corrosiva. A bassa quota le polveri sottili in sospensione nell'aria. per azione della pioggia. con 20 morti). come centri di cristallizzazione per il vapor acqueo e sono poi trascinate giù dalla pioggia. si ossida facilmente a triossido di zolfo (anidride solforica). occorre conoscere i dati meteorologici locali. per le industrie. per i frequenti e improvvisi ingorghi del traffico. tab. funzionando da centri di condensazione. Per gli impianti termici generalmente si considerano come indici le concentrazioni del diossido di zolfo. delle ceneri e della fuliggine (polveri). ad alta quota. gli ossidi di azoto e alcuni idrocarburi. funzionano. nel caso di quelle minori.In passato furono gli effetti tossici acuti sull'uomo che richiamarono l'attenzione delle autorità e dell'opinione pubblica sui problemi dell'inquinamento atmosferico. in tali condizioni. Sia queste nebbie sia quelle comuni divengono più nocive quando disciolgono gas inquinanti.IMPATTO AMBIENTALE DEGLI INQUINANTI Inquinamento dell'aria Si considera inquinata un'aria che abbia una composizione chimica diversa da quella media determinata su campioni prelevati in zone lontane da ogni fonte di inquinamento (v. il caso più frequente si ha con il diossido di zolfo. nel caso delle più grosse. dove il ricambio dell'aria è generalmente lento. le particelle. le loro concentrazioni possono essere usate come indici nel caso di grandi zone industriali l grande apporto che gli impianti per il riscaldamento domestico recano all'inquinamento urbano è dimostrato dalle maggiori concentrazioni di fuliggini e soprattutto di diossido di zolfo che si riscontrano nell'aria urbana nei mesi in cui si effettua il riscaldamento. tale micrometeorologia si differenzia dalla meteorologia comune che. come i fumi (smoke). si interessa di venti in quota e del moto di grandi masse d'aria. pur essendo gli agenti inquinanti i più vari. L'inquinamento dovuto agli autoveicoli nelle città è notevole e particolarmente dannoso alla popolazione. da lavorazioni meccaniche nell'industria e nell'agricoltura. Valutazione delle conseguenze dell'inquinamento atmosferico Danni alla salute. 26-30 ottobre del 1948. Quanto infine agli inquinamenti di origine industriale. ecc. anche brezze locali deboli consentono efficaci diluizioni delle sostanze inquinanti. essi sono costituiti da un gruppo assai eterogeneo di sostanze che devono essere trattate caso per caso ai fini del controllo e dell'abbattimento. Un primo problema nell'esame dell'inquinamento dell'aria è l'individuazione delle principali fonti di inquinamento e di quelle sostanze che possono essere prese come indici per la loro valutazione. invece. spruzzi vaporizzati di acqua marina. perché esso è prodotto nelle vie a livello del suolo. I principali agenti inquinanti presenti nell'aria sono le polveri (o materiali particellati) e alcuni gas quali il diossido di zolfo. danno luogo a goccioline d'acqua in sospensione formanti nebbia (fog). ma che debbono essere esaminate assieme quando si affronta il problema dell'ubicazione delle nuove zone industriali o residenziali. rappresentano dei casi limite che ormai potrebbero difficilmente ripetersi. attualmente. Tra queste polveri ve ne sono anche di quelle contenenti nuclidi radioattivi prodotti nelle esplosioni nucleari eseguite nell'atmosfera. Attualmente si considerano tre tipi di fonti: gli impianti per il riscaldamento domestico e le centrali termiche. il monossido di carbonio. con 20 morti). Pertanto. ne risultano delle nebbie scure e contaminanti indicate con il termine smog (formato per fusione delle due predette parole). perché ne aumentano la concentrazione e la tossicità. Le particelle con diametro minore sono trattenute in aria per molto tempo e in parte trascinate da correnti ascensionali fino alla stratosfera. Essi si debbono però determinare a bassa quota e considerando anche l'influenza di ostacoli ai moti dell'aria.). i lontani episodi della valle della Mosa (1-5 dicembre del 1930. essendo le zone industrializzate sotto . gli autoveicoli con motore a scoppio e Diesel e le industrie. formando quindi acido solforico. L'atmosfera è depurata dalle particelle in sospensione per sedimentazione. e soprattutto perché. ecc. come già detto. Tali danni si manifestano come corrosione di molti materiali. Ripetibili. Quest'ultima sostituzione consentirà anche di contenere l'aumento annuale dell'emissione di diossido di carbonio che. specie quelle in località meteorologicamente sfavorite. che. vetro. l'azione corrosiva del diossido di zolfo e dell'acido solforico che da esso deriva è maggiore in presenza di materiale particellato che accelera questa trasformazione. con l'aumento dell'uso di prodotti industriali (carta. infatti. del tipo a energia nucleare su quello a combustibile convenzionale. diminuendo la trasparenza di questa. Più semplici. sono invece quei periodi di inquinamento con effetti subacuti.Occorre distinguere tra danni specifici prodotti da una sostanza che inquina l'aria nelle vicinanze di un dato tipo di industria e danni generici causati in vaste zone dall'inquinamento complessivo prodotto da centri industriali e urbani. riduce l'irradiazione solare della Terra. in cui i disturbi. nelle ferrovie. È ancora difficile dimostrare la correlazione tra inquinamenti e malattie del tipo suddetto in quelle città dove le condizioni di inquinamento sono meno gravi. e quindi più numerose. è stato dimostrato che vi è sinergismo tra le cause. furono considerati la causa di un eccesso di mortalità di circa 3. specie se congiunto a condizioni meteorologiche sfavorevoli. una costante diminuzione dell'inquinamento da fumi e da diossido di zolfo nonostante che la popolazione sia aumentata nel frattempo del 10% e la produzione di energia abbia avuto un incremento annuo del 17%. però. La conclusione fondamentale è che l'aumento dei consumi è ancora compatibile con una riduzione dell'inquinamento atmosferico. i danni sono assai più vasti e la loro riduzione è necessariamente lenta. su cui influiscono molte cause. invece. Qui infatti il primo Clean air act divenne legge nel 1956 e inoltre vi sono ampi dati sulle emissioni e sufficienti misure dell'inquinamento. come il prevalere. purché vengano presi efficaci provvedimenti amministrativi e tecnici. Danni ai materiali. Tale effetto globale sembra tuttavia destinato a essere più che neutralizzato da un effetto inverso prodotto dall'aumento del contenuto in polveri dell'atmosfera. che è quello generale. Attualmente sono i portatori di malattie come la bronchite cronica. essendo solo lentamente assorbito dagli oceani o fissato nel suolo come carbonato e non potendo essere assorbito dalle piante verdi. non possono ancora essere completamente abbattuti in tutte le loro fonti. Attualmente invece. di polvere e di fuliggine. soprattutto perché prevalgono in molti individui i danni similari conseguenti al fumo del tabacco. In generale. prevalentemente malati cronici alle vie respiratorie o di cuore. . da sole. per studiare le concentrazioni massime consentibili e anche per comprendere il meccanismo d'azione biochimico dei vari inquinanti. 4. sono le indagini sperimentali su animali. Come già vi sono state le trasformazioni profonde di alcune attività. si tratta in prevalenza dell'azione del diossido di zolfo. che si autoalimentano come sorgente di calore e che anzi in alcuni modelli forniscono energia termica da utilizzare. plastica. anche per il futuro sono prevedibili cambiamenti profondi. inquinanti che. va annualmente aumentando di concentrazione nell'atmosfera (dal 1945 al 1970 di circa il 5%. occorre esaminare la situazione di paesi nei quali l'intervento attivo nella lotta contro l'inquinamento atmosferico è operante da oltre un decennio. Nel secondo caso. e) Risultati acquisiti e previsioni nella lotta contro l'inquinamento atmosferico Per valutare l'incidenza dei risultati acquisiti e fare qualche previsione per il futuro. raggiungendo le 320 ppm). insudiciando i materiali. come nel caso dei tessuti. dopo la predetta data. come è il caso della Gran Bretagna. sia pure in scala ridotta. Nel primo caso il problema è di solito più facilmente risolvibile con la prevenzione dell'inquinamento. specialmente metallici. portano a un loro deprezzamento e rendono necessarie ripuliture più frequenti che spesso ne accelerano l'usura. dalla trazione a vapore a quelle Diesel ed elettrica. a tali miglioramenti medi contribuiscono successi locali maggiori o minori.Inquinamento del suolo da rifiuti solidi In passato i rifiuti solidi connessi con i consumi urbani erano in prevalenza biodegradabili e il loro utilizzo come fertilizzanti era facilitato dalla vicinanza dei terreni agricoli. la composizione chimica dei rifiuti è assai variata ed essi non sono più utilizzabili come concimi senza una cernita. quale il passaggio. in quanto questo ha dimensioni limitate. attraverso la fotosintesi clorofilliana. cioè l'effetto complessivo è maggiore della somma delle due. ecc. fin da prima dell'applicazione di tale legge. pur essendo meno vistosi. almeno preventivo. Anche se ciò non si ritiene possa per ora provocare danni. e comunque anche i danni sono piccoli nel complesso dell'economia. nella costruzione delle nuove centrali termoelettriche. Ma anche la polvere e la fuliggine. un ulteriore aumento porterebbe a un corrispondente innalzamento della temperatura media terrestre. l'enfisema e altre affezioni delle vie respiratorie che subiscono il danno maggiore dell'inquinamento atmosferico urbano. Essi sono . come quello di Londra del 1952. si trova ora più conveniente bruciarli in impianti inceneritori.controllo. in misura maggiore dell'attuale.500 persone.). Dal raffronto risulta. che. Carne e pollame possono poi essere tagliato in pezzi o di terra. che bruciando dà luogo ad acido cloridrico gassoso. 5. in modo da non provocare inquinamenti atmosferici. il tuorlo di un uovo possono essere contaminati nella gallina prima ancora di averla prevista. Una soluzione intermedia che forma oggetto di studio è il cosiddetto compostaggio. Tale variazione di temperatura può indurre. tagliato. può provocare un aumento della velocità di ricambio degli strati inferiori dell'acqua. Maggior parte degli alimenti proviene da animali domestici e piante. come per esempio nel bacino del Reno. In queste condizioni. Per gli animali. •Fish in alcune barriere tropicali può acquisire una tossina da parte delle creature marine più piccole che mangiano. b) Inquinamento sonoro dell'ambiente La produzione catena alimentare . funghi e selvaggina. in un corso d'acqua. frutta e verdura possono essere contaminati prima del raccolto. per combustione.come il cibo viene contaminato Produzione Produzione significa crescere le piante che raccolgono o alzando gli animali che usiamo per il cibo. Essi possono inoltre essere affumicati. della temperatura del fiume o del lago. specie in zone altamente popolate e industrializzate. o può coinvolgere rifilatura. un'alterazione degli equilibri ecologici.Altri inquinamenti a) Inquinamento termico delle acque Un aspetto particolare della contaminazione ambientale è l'inquinamento termico. queste sono ancora più gravi nei laghi. Molti inquinanti si accumulano lungo la catena alimentare Esempi di contaminazione in produzione •Se gli organi riproduttivi di gallina sono infetti. un particolare problema è rappresentato dalla combustione del cloruro di polivinile (tipo di plastica ora molto diffuso). causato dall'impiego dell'acqua dei fiumi e dei laghi per il raffreddamento di condensatori in centrali termiche e nucleari. Attualmente la necessità di limitare la contaminazione termica delle acque sta creando ulteriori difficoltà alla pianificazione degli insediamenti di centrali elettriche. affettatura. cotti o congelati e possono essere combinati con altri ingredienti per fare una salsiccia o antipasto. o triturazione e insaccamento. •Se i campi vengono irrorati con acqua contaminata per l'irrigazione. dove il prendere l'acqua più fredda negli strati più bassi. Il latte viene di solito trattati con pastorizzazione che.Trattamento comporta fasi diverse per diversi tipi di alimenti. come alcuni pesci. Frutta a guscio può essere arrostito. Per la produzione. dei residui solidi e loro utilizzazione come fertilizzante in agricoltura. insieme alla contaminazione termica. sia termiche sia nucleari. e la loro produzione avviene in aziende agricole o ranch. anche operando a bordo di un aereo. Alcuni alimenti vengono catturati o raccolti in natura. i limiti e l'intensità dell'inquinamento termico. il trattamento può essere semplice come pulizia e la cernita. può causare un profondo rivolgimento degli equilibri limnici Particolari sistemi di osservazione e di rilevamento a raggi infrarossi consentono di stabilire con esattezza. o terra (ad esempio con burro di arachidi). di cui non è spesso possibile valutare a priori le conseguenze. a volte viene trasformato in formaggio. come un potpie. infatti. . il primo passo del trattamento è la macellazione. costituito da parziale degradazione.forniti di adeguati sistemi di depurazione dei fumi. restituendola quindi alla superficie del lago a una temperatura più alta. Elaborazione Elaborazione significa cambiare piante o animali in ciò che noi riconosciamo e acquistare il cibo. sia pure lieve. si provoca un innalzamento. Per tutelare la salute pubblica è più importante controllare la quantità di diossine emesse giornalmente da un . sono pericolosi perchè:Si concentrano lungo la catena alimentare -Bio accumulabilità Interferenti endocrini • Gli studi tossicologici indicano che l'esposizione a livelli bassi di diossine durante i periodi cruciali dello sviluppo può indurre danni permanenti alla salute.osservati sperimentalmente e sospettati clinicamente sul ciclo riproduttivo femminile (in particolare. come il trasporto su gomma di prodotti dall'allevamento al mercato degli agricoltori locali. il DDT si ritrova ancor oggi nel latte materno o nel grasso degli orsi del Polo Nord Diossine. la contaminazione può diffondersi a tali elementi. Distribuzione Distribuzione di cibo significa ottenere dalla pianta agricola o di trasformazione al consumatore o di un centro di assistenza alimentare come un ristorante. Finora tuttavia. •Il contenuto di un barattolo di vetro che si rompe nel settore dei trasporti possono contaminare gli alimenti vicini. come i disturbi della funzione immunitaria. conservato per alcuni giorni nel magazzino del fornitore. erano noti solo i meccanismi d'azione anti estrogenica delle diossine.disturbi dell'ovulazione e infertilità). infine. Per esempio.Questo passaggio potrebbe comportare il trasporto di alimenti solo una volta. consegnato a un ristorante individuale. PCB. •Durante il processo di macellazione. Soprattutto. o frutta o verdura freddo. a livello molecolare. tortini hamburger surgelati possono essere trasportati da un impianto di trasformazione di carne a un fornitore di grandi dimensioni. e. Furani. alcuni tumori. che determinano gli effetti . gli effetti a carico dell'apparato riproduttivo maschile. •Prodotti freschi può essere contaminato se viene caricato in un camion che non è stato pulito dopo il trasporto di animali o prodotti animali. •Burro di arachidi può essere contaminata se arachidi tostate sono conservati in condizioni immonde o di entrare in contatto con le arachidi contaminate prime. restava da chiarire l'origine delle manifestazioni più fortemente associate all'esposizione a diossine. Oppure potrebbe coinvolgere molte fasi. preparare. che può raggiungere temperature che permettono ai batteri di crescere. una caffetteria.Esempi di contaminazione in Trattamento •Se l'acqua contaminata o ghiaccio è usato per lavare. • Restavano però inspiegati. gli agenti patogeni sulla pelle di un animale che provenivano dall 'intestino può entrare nel prodotto finale carne. Esempi di contaminazione di distribuzione •Se il cibo refrigerato viene lasciato su una piattaforma di carico per lungo tempo nella stagione calda. ECCO IL CASO DEL DDT Pur non essendo più utilizzato in Europa dagli anni ’70. ancora una volta trasportati ad un impianto di distribuzione locale per una catena di ristoranti. come il calo della fertilità. o cucina dell'ospedale. o le malformazioni. impianto e non la concentrazione nei sui fumi la quantità di diossine emesse dipende dalla Quantità di rifiuti inceneriti Altri interferenti endocrini : PCB. cromo. morte) Intossicazione cronica (cefalea. astenia. BPA (bisfenolo A)ALT ALTRI INQUINANTI: Metalli pesanti (mercurio e metilmercurio.vertigini) Ozono (O) Prodotto della ossidazione fotochimica Azione irritante sulle mucose Polveri . ecc) Radionuclidi (centrali nucleari) Ambiente e salute Fonti di inquinamento atmosferico Lavorazioni industriali Impianti termici Traffico veicolare Contaminanti atmosferici Ossidi di zolfo (SO2 SO3) Prodotto legato alla presenza di zolfo nei combustibili Azione irritante sulle mucose Ossidi di azoto (NO. NO2) Traffico veicolare Azione irritante sulle mucose Contaminanti atmosferici Monossido di carbonio (CO) Prodotto della incompleta combustione Intossicazione acuta (coma. 5 e 4 µ Asbesto (mesotelioma) Inquinamento atmosferico e salute umana Asma Broncopatia cronica ostruttiva Malattie cardiovascolari Cancro al polmone 3 milioni di persone ogni anno muoiono per patologie correlate all’inquinamento atmosferico Il 30%-40% dei casi di asma ed il 20%. bacini) Suscettibili di facile contaminazione Composizione chimica estremamente variabileFonti di approvvigionamento idrico (2) Acque telluriche di falde superficiali (freatiche): più facilmente contaminate di falde profonde: più difficilmente contaminate. fiumi.30% dei casi di patologie respiratorie sono legate all’inquinamento Un aumento di 75 µg/m3 di NO2 determina un incremento del 30% di morti per malattie respiratorie in bambini <5 anni Rifiuti liquidi (liquami) Acque nere Acque bianche Acque di scarico industriale Fognature Fognatura dinamica Sistema unitario (insieme acque nere e bianche) Separato (per acque nere e bianche) Misto (scaricatori di piena) Fognatura statica (pozzo nero) Smaltimento dei liquami Trattamenti primari Allontanamento materiali grossolani (griglie o trituratori) Separazione della sabbia (vasche. caratteristiche chimiche variabili Acque marine (e salmastre) raramente utilizzate per l’elevato costo della dissalazioneRequisiti di potabilità (1) Caratteri organolettici . Importanti quelle comprese fra 0. 30 cm/sec) Separazione dei grassi Sedimentazione primaria Trattamenti secondari Letti percolatori (vasche con fondo poroso) Sistemi a fanghi attivi Trattamento dei fanghi Digestione dei fanghi (trattamento biologico) Le acque potabili Disinfezione dei fanghi (cloro o calore) Essiccamento dei fanghi letti di essiccamento con sabbia e ghiaia Smaltimento dei fanghi Riutilizzo in agricoltura Smaltimento in discarica Incenerimento Problemi legati agli effluenti degli impianti di trattamento dei liquami Eutrofizzazione (composti azotati e fosforati) Carica microbica residua (clorazione) Approvvigionamento idrico Requisiti di potabilità Sistemi di potabilizzazione Fonti di approvvigionamento idrico Acque meteoriche pure all’origine. generalmente più dure di vene rocciose: filtrazione limitata. possono contaminarsi durante la raccolta pH acido (CO2) Acque superficiali (laghi. arsenico. H2 S. fosfati. mercurio. rispettivamente <10 e <100 colonie per ml di acqua) Indicatori di contaminazione fecale Coliformi totali e fecali Streptococchi fecali (inquinamento recente) Clostridi solfito-riduttori (inquinamento remoto) Sistemi di potabilizzazione Correzione dei caratteri fisico-organolettici Correzione dei caratteri chimici (durezza) Correzione dei caratteri batteriologici Filtrazione. UV. Na e K. Cloruri. ecc. sostanze organiche ossidabili) Prodotti della degradazione di sostanze organiche: ammoniaca. (calore) Ozono.0 mg/l) e valutando il clororesiduo attivo con la colorazione all’ortotolidina .8 . IPARequisiti di potabilità (3) Caratteri batteriologici Carica batterica totale (a 36 °C e 22 °C.4 0.0. detergenti Parametri chimici tossici piombo.6 .0. di Ca e Mg) Solfati.1. solfati.2 . colore odore sapore torbidità Caratteri fisici temperatura conducibilità elettrica pHRequisiti di potabilità (2) Caratteri chimici Valutazione del grado di mineralizzazione Alcalinità totale Residuo fisso (<1500 mg/l a 180°) Durezza temporanea (bicarbonati di Ca e Mg) e permanente (cloruri. cloro Clorazione Clorazione semplice clororichiesta: quantità minima di cloro richiesta dall’acqua per realizzare l’azione microbicida e la formazione di clororesiduo attivo si misura aggiungendo a campioni di acqua di egual volume dosi scalari di cloro (0. nitriti. pesticidi. nitrati. nitrati. Fe Indici di inquinamento organico COD (Chemical Oxygen Demand. Essendo. poi. corrispondente a circa 70 Kcal/ora ed a 1700 Kcal/giorno (metabolismo di base).5 Kcal/min e 5 Kcal/m. lavoro medio compreso tra 2. polmoni.2 Kcal/min. Nel corso di qualsiasi attività fisica si ha un aumento delle produzione di calore proporzionale al tipo di attività svolta. calore radiante) che regolano le condizioni climatiche di un ambiente chiuso o semi-chiuso come ad esempio un ambiente di lavoro. cuore. corrispondente cioè al consumo energetico di base per la normale attività degli organi viscerali (60%) e dei muscoli (20%). umidità. si parla così di lavoro moderato quando è richiesto un dispendio energetico non superiore a 2.Microclima e inquinamento “indoor” Il microclima è l’insieme dei fattori (temperatura. lavoro pesante se superiore a 5 Kcal/min. cioè quella degli organi più importanti (sistema nervoso centrale. velocità dell’aria.5 Kcal/min. Il corpo umano.). La termodispersione . può essere paragonato ad una macchina termica alimentata da combustibili sotto forma di alimenti che vengono trasformati parte in lavoro (10-20%) e in massima parte in calorie (8090%). deve essere in grado di dissipare nell’ambiente il calore metabolico che viene prodotto in eccesso. ecc. costretto a mantenere costante la sua temperatura interna. Considerando che la maggior parte della popolazione urbana trascorre il 75-80 % del tempo all’interno di edifici chiusi. per le sue caratteristiche termiche. specie quando si incrementa il lavoro meccanico muscolare o si riduce la cessione di calore se in ambienti caldo umidi. La quantità di calore prodotto da un individuo a completo riposo è di circa 1. è facilmente intuibile quale importanza rivesta la qualità del microclima per il benessere dell’uomo. mentre l’aria espirata abbandona i polmoni con una temperatura di 33-34 °C ed una saturazione in vapore d’acqua al 100%. aria che ci circonda. Con questo meccanismo si riesce ad eliminare il 45-50% di tutto il calore prodotto. Evaporazione • Consiste nel passaggio dell’acqua dallo stato liquido a quello gassoso (1 gr. cioè il corpo può surriscaldarsi per l’elevato calore proveniente da queste fonti. nella sua forma semplificata. forni di fonderie. Quanto più l’aria ambiente è satura di umidità tanto minore è l’evaporazione. se il bilancio termico è inferiore a zero . Può essere distinto nelle due componenti: metabolismo basale e dispendio energetico associato alla specifica attività lavorativa. C= quantità di calore scambiata per CONVEZIONE-CONDUZIONE R= quantità di calore scambiata per IRRAGGIAMENTO. quest’ultima a sua volta riscaldandosi va verso l’alto richiamando altra aria più fresca che a sua volta viene riscaldata e così via. mentre il calore di convezione C e quello di irraggiamento R possono essere alternativamente di segno + o – a seconda che gli scambi termici siano rispettivamente diretti dall’ambiente all’uomo o viceversa.5 Kcal/ora. .) L’evaporazione interviene quando la temperatura ambiente raggiunge i 35 °C. . etc). d’acqua evaporato a 30 °C sottrae al corpo 0. L’evaporazione interviene nella misura del 20-30% della quota globale di calore che l’organismo può disperde La situazione termica di un organismo può quindi essere rappresentata mediante la sua equazione di bilancio termico (BT) che. Anche questo meccanismo risente però dello stato termico degli oggetti circostanti: in presenza di forti fonti di calore (caldaie. cioè la stabilità dell’equilibrio termico. È evidente che se la temperatura dell’aria è elevata questo meccanismo si annulla. potendo così diventare negativo e indurre un riscaldamento nella cute (superando i 30-32 °C di T ambientale). Trascurabile la quantità di calore scambiate per conduzione. quello di evaporazione è sempre negativo. la sudorazione (nel lavoro muscolare e a temperatura elevata). Essa entra in gioco nel momento in cui la produzione calorica (lavoro fisico in ambiente caldo). . etc). con una sottrazione di 14. supera la perdita delle precedenti modalità di termodispersione. l’irraggiamento può diventare negativo. È un meccanismo che avviene attraverso queste tre modalità fisiologiche: l’espirazione.Sudorazione: con la sudorazione invece si può avere facilmente la perdita di 1 litro di sudore per ora.58 Kcal.Espirazione: si verifica durante la normale respirazione quando l’aria inspirata è di temperatura inferiore a quella corporea. Con questo meccanismo il corpo cede dal 25 al 30% del calore. Irraggiamento • Il corpo umano è in grado di emanare calore mediante onde elettromagnetiche trasferendo così energia termica verso corpi più freddi (pareti. viene espressa nel seguente modo: BT=M ± C ± R – E (*) (*) dove: M= calore metabolico prodotto dall’organismo. E= quantità di calore dissipata attraverso l’EVAPORAZIONE del sudore. Questo meccanismo comporta una scarsa ma persistente evaporazione dalla superficie cutanea: essa fa perdere in media nel corso di un’ora 25 gr di acqua. Quando il bilancio termico è uguale a zero (BT=0) si ha la condizione ideale di omeotermia. Il calore metabolico M è sempre e soltanto positivo. tanto più elevata è la velocità dell’aria tanto più essa è favorita. Se il bilancio termico supera lo zero (BT>0) la temperatura corporea aumenta.L’eccessivo calore prodotto viene smaltito quasi esclusivamente per via cutanea attraverso vari meccanismi fisiologici: Conduzione-Convenzione • Il corpo cede calore a tutto ciò cui è strettamente a contatto: vestiti. la perspiratio insensibilis (in riposo ed a temperatura bassa). quando cioè viene a cessare la termodispersione con le modalità della conduzione-convezione e dell’irragiamento. mobili.Perspiratio Insensibilis: consiste nella evaporazione costante ed autonoma dalla pelle e dalle mucose che si svolge indipendentemente dalla funzione delle ghiandole sudoripare. l’organismo attua dei meccanismi di compenso. Dal punto di vista igienistico vengono considerate delle fasce di benessere termico nell’ambito delle quali l’organismo ha minori necessità di correzioni. è pertanto importante provvedere all’installazione di umidificatori idonei che riequilibrino il contenuto dell’umidità dell’aria (ad esempio le vaschette colme d’acqua poste sui radiatori. aumento del vestiario. microclima e inquinamento «indoor» 22Sicurezza e Salute nell’Ateneo Se viene utilizzato un impianto di aereazione. per quanto riguarda l’umidità relativa si cerca di mantenerla tra il 40-60% al fine di evitare l’essiccamento delle vie respiratorie o la condensa sulle superfici fredde (finestre) dei locali. manifestazioni patologiche. Perdurando condizioni climatiche incongrue l’ipotalamo stimola il sistema endocrino verso una maggiore o minore increzione di ormoni (specialmente tiroidei) che provvedono a modificare i processi metabolici. Nei luoghi di lavoro chiusi è necessario far sì che tenendo conto dei metodi di lavoro e degli sforzi fisici ai quali sono sottoposti i lavoratori. In generale si considerano adeguati per l’uomo valori di temperatura in inverno intorno ai 20 C° ed in estate dagli 8 ai 3 C° in meno della temperatura esterna. che permettono di aumentare la quota di calore che viene ceduta (vasodilatazione cutanea. Per cercare di mantenersi vicino alla neutralità termica. L’aria dei locali chiusi di lavoro deve essere. Non esistono al momento attuale delle norme precise che prevedano dei valori standard delle variabili microclimatiche salvo che per alcune lavorazioni particolari. aumento dell’attività fisica). differenti a seconda delle stagioni: 20-25 °C per la T dell’aria. la presenza delle piante.(BT<0) la temperatura corporea tende a diminuire.Variazioni della temperatura oltre i normali limiti determinano sofferenze delle principali funzioni fisiologiche con ripercussioni più o meno gravi sulle capacità lavorative e. riduzione del vestiario. le corrispondenti condizioni microclimatiche possono essere definite di benessere termico e l’individuo non avverte né freddo né caldo.05-0. Negli ambienti dove il riscaldamento è fornito da radiatori o apparecchi simili si verifica una progressiva diminuzione dell’umidità relativa. esaurimento. esso deve essere mantenuto funzionante. convenientemente e frequentemente rinnovata. Un ambiente di lavoro confortevole deve avere una temperatura tale da consentire ai lavoratori di compiere la propria attività senza alcun pericolo per la propria salute. ma esprime soddisfazione per la propria situazione termica Con il termine di disconfort termico o disagio si intendono quelle condizioni microclimatiche che danno luogo alla sensazione di caldo o di freddo (che già richiedono un impegno dei meccanismi di termoregolazione).) o di ridurla (vasocostrizione cutanea. viene sempre prospettata la necessità generica di assicurare ai lavoratori un certo benessere termico anche in funzione del lavoro svolto. la percezione soggettiva del caldo o del freddo. 0. Ogni eventuale guasto deve . congelamento. riduzione dell’attività fisica. in funzione di un tempo di permanenza nel locale più o meno lungo. il tipo di attività svolta nel lavoro. etc. 50-60 % per l’umidità relativa. i vaporizzatori ad elettricità). assideramento). Quando l’equilibrio termico viene mantenuto con un minimo sforzo da parte dei sistemi di termoregolazione.2 m/s per la ventilazione. in condizioni estreme. Abbiamo anche altri fattori che possono condizionare il benessere termico dell’individuo come per esempio: il vestiario indossato. perciò. Il corpo umano ha una temperatura interna costante di circa 37 gradi °C. sotto il diretto controllo di zone ipotalamiche. Si parla di stress termico o scompenso quando l’organismo non riesce più a mantenere costante la T interna potendo sfociare verso uno stato di vera e propria malattia (colpo di calore. condizione necessaria a garantire il regolare svolgimento di tutti i processi biochimici all’interno dell’organismo e quindi la vita stessa. essi dispongano di aria salubre in quantità sufficiente. tale da evitare qualsiasi contaminazione. La temperatura si misura mediante comuni termometri ad alcool o a mercurio. punto 16.1 direttiva CEE 92/104 Nei luoghi di lavoro chiusi occorre provvedere affinchè. lontano dalla superficie stradale) e dotate di un sistema filtrante. è vietato adibire a lavori continuativi i locali chiusi che non abbiano le seguenti caratteristiche: • buona difesa contro gli agenti atmosferici • isolamento termico sufficiente • aperture sufficienti per un rapido ricambio d’aria ben asciutti e ben difesi contro l’umidità Art. tenuto conto dei metodi di lavoro applicati e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori Allegato. in basso in prossimità del pavimento). 10 Legge 864/70 Nei locali utilizzati dai lavoratori deve essere mantenuta la temperatura più confortevole e più stabile possibile in relazione alle circostanze Allegato I. il bulbo di uno tenuto umido. le prese d’aria esterne devono essere localizzate lontano da possibili fonti di inquinamento (per es. Obbligo per il datore di lavoro di “adottare le misure che.7 comma 1 DPR 303/56 modificato dal D. La ventilazione mediante anemometri a filo caldo. La manutenzione sugli impianti deve essere tale da poterne garantire la conservazione di questi nelle migliori condizioni di pulizia ed efficienza. In ambienti tipo ufficio i filtri vanno puliti ogni sei mesi. Per quanto riguarda un effettivo ricambio di aria nei posti di lavoro è necessario disporre di molte bocche di immissione ad esempio mediante controsoffittature forate. Per il calore radiante viene utilizzato il globo termometro (è costituito da un termometro a mercurio che è incorporato in una sfera di rame annerita). questi ultimi dispongano di sufficiente aria fresca Art. Gli impianti di condizionamento devono garantire: • un effettivo ricambio di aria in termini di volume. • una disposizione delle bocche di immissione dell’aria esterna e di quelle di ripresa. in relazione ai metodi di lavoro in uso ed all’entità delle sollecitazioni fisiche a carico dei lavoratori. essi devono funzionare in modo che i lavoratori non siano esposti a correnti d’aria fastidiose e/o dirette.civ. • l’immisione di aria pura nell’ambiente di lavoro.6. punto 7. l’esperienza e la tecnica sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei lavoratori” Art. 2087 cod. Le bocchette di ripresa devono essere dotate di un sistema aspirante e disposte in modo tale da garantire un effettivo ricambio dell’aria ambientale (per es. Misura delle caratteristiche fisiche del microclima È abbastanza facile al giorno d’oggi poter misurare le variabili del microclima sia singolarmente che in modo integrato. secondo la particolarità del lavoro. Sistemi elettronici più moderni e completi (centraline microclimatiche) consentono il rilievo contemporaneo dei vari parametri e l’integrazione dei vari valori anche nel tempo. Se sono utilizzati impianti di condizionamento dell’aria o di ventilazione meccanica. 9 DPR 303/56 modificato dal D. Infine.essere segnalato.Lgs 626/94 A meno che non sia richiesto diversamente dalle necessità della lavorazione. In molti articoli di varie leggi e decreti sono comunque date delle indicazioni generiche circa le caratteristiche del microclima negli ambienti di lavoro Art.1direttiva CEE 89/654 La temperatura dei locali di lavoro deve essere adeguata all’organismo umano durante il tempo di lavoro. Per l’umidità è comune l’uso di igrometri o di un sistema a doppio termometro.Lgs 626/94 Nei luoghi di lavoro chiusi i lavoratori devono disporre . bensì dalla loro combinazione. • disuniformità del livello di impegno fisico richiesto e del vestiario indossatodagli operatori. Per esprimere questo concetto. attualmente. gli ambienti freddi presentano i seguenti aspetti fondamentali: •valori di temperatura bassi (indicativamente compresi fra 0 e 10°C per ambienti moderatamente freddi e inferiori a 0°C per ambienti freddi severi). • attività fisica e tipologia del vestiario indossato abbastanza uniformi. l’eventuale impianto di aerazione deve essere sempre mantenuto efficiente e si devono evitare correnti d’aria fastidiose Art 11 DPR 303/56 modificato dal D. • attività fisica modesta e sostanzialmente analoga per i diversi soggetti. In concreto tali ambienti sono caratterizzati da: • condizioni ambientali piuttosto omogenee e con ridotta variabilità nel tempo. Indici microclimatici La sensazione soggettiva di benessere non dipende da uno solo dei relativi fattori ambientali (temperatura. L’azione termoregolatrice si esplica. come già accennato. • uniformità del vestiario indossato dai diversi operatori Gli ambienti caldi sono caratterizzati da un notevole intervento del sistema di termoregolazione umano al fine di diminuire l’accumulo di calore nel corpo. • contenuta variabilità spaziale e temporale delle condizioni. sono stati quindi studiati vari indici microclimatici che sono l’espressione della correlazione tra parametri ambientali e sensazioni soggettive di benessere o disagio termico.di aria salubre in quantità sufficiente. primariamente sul piano fisiologico mediante i meccanismi di vasodilatazione dei vasi sanguigni cutanei (con aumento della temperatura della cute) e di sudorazione Le caratteristiche degli ambienti caldi sono: • valori elevati di temperatura in relazione alle caratteristiche dell’attività svolta e del vestiario indossato dagli operatori. velocità dell’aria. • variabilità della temperatura e dell’umidità da postazione a postazione di lavoro. sono tra i più utilizzati per la determinazione di un .Lgs 626/94 Quando non è conveniente modificare la temperatura di tutto l’ambiente. Gli ambienti freddi sono caratterizzati da condizioni che richiedono un sensibile intervento del sistema di termoregolazione umano per limitare la potenziale eccessiva diminuzione della temperatura caratteristica dei diversi distretti ed in particolare del nucleo corporeo. In concreto e con specifico riferimento alle attività lavorative.). si deve provvedere alla difesa dei lavoratori contro le temperature troppo alte o troppo basse mediante misure tecniche localizzate o mezzi di protezione individuali Ambienti termici Convenzionalmente gli ambienti termici vengono distinti in: 1) AMBIENTI MODERATI 2) AMBIENTI CALDI 3) AMBIENTI FREDDI Gli ambienti moderati sono principalmente caratterizzati da un moderato grado d’intervento alla termoregolazione corporea e in cui risulta facilmente realizzata la condizione di omeotermia (mantenimento costante della T interna) del soggetto. • possibili alti valori di umidità relativa dell’aria e richiedenti un considerevole scambio termico per sudorazione al fine di conservare l’omeotermia. che comporta una diminuzione della temperatura della cute e nell’incremento della produzione di calore per via metabolica (di cui i brividi e l’orripilazione ne sono segni evidenti). umidità. ecc. L’azione termoregolatrice si traduce sul piano fisiologico nella vasocostrizione dei capillari cutanei. • assenza di scambi termici localizzati fra soggetto ed ambiente che abbiano effetti rilevanti sul bilancio termico complessivo. ricavate da un gran numero di esperienze sperimentali in camere climatiche. Tra i numerosi indici proposti gli Indici di Fanger. freddo. Viene definito “soggetto insoddisfatto” quello che. propone come obiettivo concreto da raggiungere negli ambienti di lavoro per il benessere dei lavoratori il range: PMV=-0.0.. uffici. essi consentono di poter valutare le condizioni microclimatiche di un ambiente di lavoro in funzione del giudizio (caldo.. Se il complesso di fattori: .parametri ambientali oggettivi Gli indici di Fanger sono il PMV ed il PPD.ambiente accettabile per lavori sedentari. quali abitazioni. freddo. ossia che voterebbero -3. nell’ambiente in esame si dichiarerebbe decisamente insoddisfatto. Fanger ha correlato tale valore numerico al grado di insoddisfazione dei soggetti stessi individuando la percentuale di presumibili soggetti insoddisfatti associata ad ogni valore dell’indice PMV compreso tra +3 e -3.5 Tale requisito. consentono di poter valutare le condizioni microclimatiche di un ambiente di lavoro in funzione del giudizio (caldo. confortevole) espresso dai soggetti in esame e del loro eventuale disagio termico. +2. Dall’esame di tali ricerche è emerso che anche in corrispondenza del valore medio (PMV=0) esiste comunque una percentuale pari al 5% di soggetti insoddisfatti. ecc. tenendo conto che il mantenimento di un valore di PMV=0 in permanenza nei diversi punti di un ambiente è un livello difficilmente raggiungibile sul piano tecnico. • PPD (predicted percentage of disatisfied o percentuale prevista di insoddisfatti): individuato il valore medio della sensazione termica espressa dalla popolazione di soggetti nei confronti dell’ambiente (PMV). -2 oppure +2.5 e PMV=+0. • PMV (predicted mean vote o voto medio previsto): esprime un voto medio previsto per la sensazione di benessere termico di un campione di soggetti posti nel medesimo ambiente. -2. ospedali. In conclusione un ambiente viene definito in condizioni di benessere termico per valori di PMV +/. mentre le condizioni microclimatiche sono accettabili se la percentuale degli insoddisfatti non supera il 20%.. +3. +3. . Questi due indici.attività fisica svolta . confortevole) espresso dai soggetti in esame e del loro eventuale disagio termico. La norma ISO 7730. laboratori di ricerca. ossia voterebbe -3. La correlazione tra l’indice PMV e PPD è stata elaborata sulla base di ricerche sperimentali che hanno coinvolto complessivamente circa 1300 soggetti indossanti abiti leggeri ed esposti per tre ore consecutive negli ambienti climatizzati in prova..5 e PPD minore del 10%. Il PMV risulta un indice particolarmente adatto alla valutazione di ambienti lavorativi a microclima moderato. la percentuale di insoddisfatti cresce rapidamente man manoche il valore dell’indice PMV si discosta da zero. insieme al controllo dei fattori di disagio termico.resistenza termica del vestiario . dovrebbe consentire il raggiungimento di un valore PPD=10% e il contenimento della percentuale reale di insoddisfatti al di sotto del 20%. strettamente correlati tra loro. i quali esprimono la propria sensazione termica soggettiva attraverso una scala psicofisica comprendente sette voci. scuole. Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. l'Organizzazione Mondiale della Sanità intende la sicurezza alimentare come una responsabilità condivisa dal campo alla tavola. La buona qualità dell'ambiente è strettamente legata al mantenimento dello stato di salute dell'uomo. i luoghi pubblici e anche i mezzi di trasporto collettivo). la formazione. della lavorazione. produttivi e sanitari. anche se di diverso tipo (gas di scarico di automobili. agenzie regionali per la protezione dell'ambiente. della preparazione. nutrizionale e organolettica degli alimenti. del trasporto. che confinati: l'ambiente indoor (l'ambiente urbano. anche delle altre specie animali che abitano in quel contesto. . Esse operano per la prevenzione e la promozione della salute collettiva. suolo e derivanti dai rifiuti possono avere molti effetti nocivi sul benessere e salute delle specie viventi. dalla detenzione e smaltimento dei rifiuti speciali tossici e nocivi. Igiene negli alimenti L'igiene degli alimenti e dei prodotti alimentari in genere riguarda quella branca dell'igiene che comprende l'insieme delle norme e delle misure applicative atte a garantire la salubrità e lasicurezza degli alimenti.Legge 25 giugno 2008. delle piscine pubbliche o di uso pubblico. A livello regionale. tutti fattori che causano un deterioramento della qualità dell'aria nell'ambiente). si occupa di protezione e igiene ambientale è l'ISPRA. le competenze in materia di igiene e controllo ambientale ricadano sulle ARPA. e della qualità ambientale dei processi di produzione. aria. attraverso la ricerca. si occupano di tutela della collettività dai rischi sanitari connessi all'inquinamentoambientale attraverso azioni di monitoraggio dell'inquinamento atmosferico ed acustico. emissioni industriali che ricadono su aree abitative ma anche le emissioni date a livello domestico da mobili. L'organismo che. delle qualità delle acque destinate al consumo umano. cibo. a livello nazionale.Igiene nell'ambiente L'igiene ambientale riguarda quell'aspetto dell'igiene che mira e si interessa di tutela della salute negli ambienti di vita. arredi e prodotti per la pulizia. intesi sia come spazi aperti: l'ambiente outdoor. in particolare. intesa come consapevolezza della qualità igienico-sanitaria. ma non solo. ovvero nei diversi contesti in cui le persone trascorrono la loro vita non lavorativa. inoltre. della conservazione e del consumo. n. con modificazioni. della qualità delle acque di balneazione. indirizzando le loro risorse al conseguimento della massima efficacia nell'individuazione e nella rimozione dei fattori di rischio per l'uomo e l'ambiente. proprio per questo. istituito con la Legge 133/2008. istituite nella maggior parte delle regioni italiane a seguito del Referendum popolare della primavera del 1993 che ha tolto la potestà in materia ambientale alle ASL. che opera sotto la tutela del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Per mantenere una buona qualità ambientale sono quindi necessari provvedimenti di salvaguardia di essa in grado di ridurre fattori di rischio per la salute. in quanto l'esposizione a contaminanti presenti in acqua.112. Per mantenere e preservare la qualità e la sicurezza degli alimenti lungo l'intera filiera sono importanti procedure per garantire la salubrità dei cibi e sistemi di monitoraggio per una garanzia che le operazioni vengano effettuate in maniera corretta. trasformazione. di scarichi civili. attraverso i controlli ambientali che tutelano la salute della popolazione e la sicurezza del territorio e la prevenzione. si occupano della produzione di mappe di rischio ambientale e di valutazione dell'impatto ambientale-sanitario. preparazione e consumo dei cibi. perseguendo gli obiettivi di protezione. La qualità e la sicurezza degli alimenti dipendono dagli sforzi di tutte le persone coinvolte nella complessa catena della produzioneagricola. esse. Tutti gli ambienti sono soggetti a inquinamento. quello domestico. del D. l'informazione e l'educazioneambientale. da impianti di smaltimento di rifiuti solidi urbani. Lgs 155/97. definiti Critical Control Point devono essere individuati in azienda e devono rispondere a criteri ben precisi per essere considerati tali: devono essere associati al pericolo individuato. seguendo anche criteri legati ad altri fattori pertinenti. per individuare le responsabilità di tutti gli operatori della filiera. che ha compiti fondamentali che vanno dal parere scientifico indipendente su tutti gli aspetti relativi alla sicurezza alimentare. nonché dei loro metodi di lavorazione e produzione. •l'analisi dei rischi articolato in valutazione. •la rintracciabilità degli alimenti destinati agli esseri umani e agli animali e dei loro ingredienti. Il regolamento ha.12 gennaio 2000) e soprattutto il Regolamento CE n. educazione e ascolto. adeguata informazione e definizione delle caratteristiche essenziali dei prodotti. secondo cui tutte le aziende sono tenute ad adottare tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza igienica e la salubrità dei prodotti alimentari e quindi l'idoneità degli alimenti al consumo attraverso: •analisi del pericolo •identificazione dei punti di controllo critici •definizione di limiti critici •applicazione di procedure di sorveglianza •definizione di azioni correttive •procedure per la registrazione dei dati •procedure atte a verificare il funzionamento I punti di controllo. alla capacità di attuare efficaci e rapide misure di salvaguardia e correzione di fronte a emergenze sanitarie manifestate in qualsiasi punto della filiera. l'efficacia e il dinamismo della politica alimentare. misurabili e standardizzabili e deve essere possibile l'applicazione di misure di contenimento del problema. caratterizzato da innovazioni nei sistemi di produzione e che deve far fronte spesso a episodi destabilizzanti in grado di arrecarne gravi danni all'immagine. integrata. •una definizione chiara dei ruoli di tutte le parti coinvolte. Innovazione fondamentale introdotta in Italia con il D.dove si trovano i principi generali sui quali dovrebbe vertere la politica europea in materia di sicurezza alimentare: •una strategia globale. la competenza per quanto riguarda l'igiene degli alimenti è di completenza prevalentemente delle Unità Sanitarie Locali. •l'indipendenza. l'HACCP (Hazard Analisis Critical Control Point). l'eccellenza e la trasparenza dei pareri scientifici. sui requisiti strutturali e funzionali delle . con compiti di controllo direttamente sugli alimenti. applicata a tutta la alimentare (dai campi alla tavola). in quanto gli esperti devono garantire indipendenza da pressioni esterne. aspettative dei consumatori quanto alla qualità dei prodotti. che stabilisce la possibilità di adottare misure di protezione restrittive anche in assenza di dati certi in materia. Per quanto riguarda la normativa sono da citare il Libro Bianco sulla Sicurezza Alimentare (Bruxelles. facenti parte dei Dipartimenti di Prevenzione delle Ulss. •la coerenza. che verso il consumatore. all'attribuzione al mondo della produzione della responsabilità primaria di una produzione alimentare sicura. come considerazioni ambientali. all'esecuzione di appropriati controlli ufficiali. istituito l'AESA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare). interni al processo. sia tra produttore. benessere degli animali. alla gestione di sistemi di allarme rapido. In Italia. devono essere in grado di risolvere le controversie in materia di scientifica con l'adeguato grado di autorevolezza e devono anche garantire l'accesso dei cittadini a risultati e raccomandazioni scientifiche. inoltre. a livello locale. agricoltura sostenibile. alla comunicazione e al dialogo con i consumatori in materia di sicurezza alimentare e di questioni sanitarie e la realizzazione di reti con le Agenzie nazionali e gli organismi specifici. in recepimento delle Direttive 93/43/CEE e 96/3/CE è stato il sistema di autocontrollo dell'igiene degli alimenti. •la necessità di instaurare un dialogo continuo con i consumatori e garantire informazione. più precisamente dei Servizi di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione Sian. che deve confrontarsi con un sistema globale e in continuo cambiamento. gestione e comunicazione dei rischi.tutto ciò è possibile grazie all'applicazione del quadro giuridico del settore alimentare incentrato sulla politica dai campi alla tavola andando a coprire l'intera filiera alimentare. •l'applicazione del principio di precauzione nella gestione dei rischi. al fine di identificare ogni singolo prodotto finale.178/2002. compresa la frazione organica umida.Tecnologie e gestione della raccolta differenziata Tre modelli in uso per attuare la raccolta differenziata sono: · raccolta mediante contenitori stradali.imprese alimentari. classificabili ulteriormente in base al tipo di utenza in raccolte a utenza generica e a utenza specifica. 24. al riciclaggio ed al recupero di materia prima”. destinate al riutilizzo.il miglior piano di gestione è quello che integra opportunamente una vasta diversificazione di tecnologie di recupero (di materiali ed energia) e di smaltimento. 23 (di solito corrispondente ai confini provinciali) sia: “assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti: a) 15% entro due anni dalla data di entrata in vigore del decreto. b) 25% entro quattro anni dalla data di entrata in vigore del decreto.la sola raccolta differenziata non è in grado di risolvere tutti i problemi di gestione dei rifiuti. tutela delle acque destinate al consumo umano e altri compiti inerenti alla sicurezza alimentare ”La raccolta differenziata come la raccolta idonea a raggruppare rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee.la raccolta differenziata può contribuire a ridurre l’incompatibilità di alcuni tipi di rifiuto con i sistemi di recupero e di smaltimento previsti ovvero rendere possibili modalità di recupero altrimenti impossibili (ad esempio compostaggio per la produzione di compost di qualità) . . esso prevede buoni obiettivi di raccolta differenziata. . comma 1 che prevede che in ogni Ambito Territoriale Ottimale (ATO) previsto nell’art. Tali obiettivi sono riportati nell’art. . · conferimento a piattaforme di raccolta. · raccolta presso l’utenza (sistema porta a porta). verifica preliminare alla realizzazione e/o attivazione di imprese alimentari. Mentre tale decreto non prescrive in maniera vincolante alcuna tipologia specifica di raccolta differenziata. c) 35% a partire dal sesto anno successivo alla data di entrata in vigore del decreto Il coinvolgimento dei cittadini nel sistema di gestione dei rifiuti favorisce la loro sensibilizzazione alle problematiche connesse con la gestione dei rifiuti e lo sviluppo di una coscienza ecologica e può giocare un ruolo favorevole nella promozione della riduzione alla fonte dei rifiuti. L’integrazione del progetto di raccolta differenziata nel più generale piano di gestione dei rifiuti urbani è di fondamentale importanza tenuto conto che: . e coinvolgono quindi: la raccolta.c) Raccolta mediante contenitori stradali sistema di raccolta differenziata ad utenza generica contenitori di opportuna forma e dimensioni (in genere campane. contenitori per liquidi in vetro. per occupazione di suolo pubblico e per problemi estetici. Gestione dei rifiuti Contenitori per la raccolta differenziata dei rifiuti L'importanza sociale e ambientale di una corretta ed efficiente gestione dei rifiuti si può evincere dallo stato delle strade in caso di sospensione del servizio per sciopero Per gestione dei rifiuti si intende l'insieme delle politiche volte a gestire l'intero processo dei rifiuti.i. Da ciò risulta necessario ricorrere ad ulteriori fasi di selezione che possono essere manuali.. centri definiti comunemente isole o piazzole ecologiche ) Il sistema di raccolta mediante contenitori stradali è molto utilizzato a causa della sua intrinseca semplicità e per il fatto di poter essere applicato a numerosi materiali (carta e cartone. vestiti e calzature usati). Inoltre tale raccolta può causare problemi di traffico e rumorosità durante le operazioni di svuotamento. e la riduzione della produzione di rifiuti stessi Principi del sistema integrato italiano La strategia adottata dall'Unione Europea e recepita in Italia con il DL Ronchi del '97 [1] (abrogato e sostituito con il DL 152/06 Parte IV [2] e s. dalla loro produzione fino alla loro sorte finale. tale fatto ha suggerito di utilizzare i contenitori stradali come dispositivi di raccolta differenziata multimateriale. cassonetti.[3]) affronta la questione dei rifiuti delineando priorità di azioni all'interno di una logica di gestione integrata del problema. o bidoni carrellati. ovvero incompatibili con i successi trattamenti di riciclaggio. Esse sono. come descritto nella predetta parte IV negli articoli 180 e 181 nell' ordine di priorità definito dall'articolo 179: • Criteri di priorità (Art 179) • Sviluppo di tecnologie pulite .m. Un interesse particolare negli ultimi decenni riguarda la riduzione degli effetti dei rifiuti sulla natura e sull'ambiente e la possibilità di recuperare risorse da essi. automatiche o semiautomatiche. nel tentativo di ridurre i loro effetti sulla salute dell'uomo e sull'ambiente. plastica e metallo. Nel caso di raccolte monomateriale esiste il rischio di contaminazione con materiali non desiderati. in particolare nei centri storici. il trattamento ( riciclaggio o smaltimento) e anche il riutilizzo dei materiali di scarto. sostanza organica. il trasporto. L’impatto ambientale di questo sistema deriva sostanzialmente dal fatto della difficoltà a localizzare i contenitori. solitamente prodotti dall'attività umana. con metodi e campi di ricerca diversi per ciascuno. che rappresenta circa il 15% del totale). qualunque sia la loro sorte. Per quanto riguarda il recupero. riciclo e riuso fanno dello smaltimento in discarica ancora la prima soluzione applicata in Italia ed in altri paesi europei [4]. Lo schema seguente riassume le modalità e le filiere per il trattamento dei rifiuti solidi urbani secondo le attuali politiche di gestione in Italia. la pirolisi e l'incenerimento oppure l'avvio allo smaltimento in discarica. riciclaggio della carta). gassificazione. Il trattamento dei rifiuti Il trattamento dei rifiuti consiste nell'insieme di tecniche volte ad assicurare che i rifiuti. il passaggio successivo riguarda l'esigenza di riutilizzare i prodotti (es. penalizzare economicamente o addirittura vietare la produzione di materiali e manufatti a ciclo di vita molto breve e destinati a diventare rifiuti senza possibilità di riuso. incentivati a ridurre a monte la produzione dei rifiuti. tali soggetti possono anche essere incentivati da una riduzione della TARSU. industriali o commerciali. Può riguardare sostanze solide. Oltre ad uno stimolo "etico". si pongono le due soluzioni del recupero energetico tramite sistemi a freddo o a caldo. ad esempio quando ricorrano al compostaggio domestico (si consideri che la frazione organica è comunque una parte molto significativa dei rifiuti delle famiglie). Le pratiche di trattamento dei rifiuti sono diverse tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo. la gassificazione. se il primo livello di attenzione è rivolto alla necessità di prevenire la formazione dei rifiuti e di ridurne la pericolosità. ad effettuare la raccolta differenziata. se non è possibile il riuso. il reimpiego ed il riciclaggio • Produzione di materia prima secondaria trattando i rifiuti stessi • Favorire tramite misure economiche e capitolati nelle gare d'appalto il mercato dei prodotti reimpiegati • Uso dei rifiuti per produrre energia (recupero energetico (ossidazione biologica a freddo. Infine. Dunque anche in una situazione ideale di completo riciclo e recupero vi sarà una percentuale di rifiuti residui da smaltire in discarica o da ossidare per eliminarli e recuperare l'energia. tra città e campagna e a seconda che i produttori siano residenziali. con il vuoto a rendere) e. Il trattamento dei rifiuti per gli utenti residenti e istituzionali nelle aree metropolitane è solitamente responsabilità delle autorità di governo locale. Soggetti interessati possono quindi essere tanto le imprese quanto i comuni cittadini. La prevenzione dei rifiuti La prevenzione dei rifiuti consiste in un insieme di politiche volte a disincentivare. incenerimento) Pertanto. bottiglie. La carenza di efficaci politiche integrate di riduzione. abbiano il minimo impatto sull'ambiente. liquide o gassose. come la bio-ossidazione (aerobica o anaerobica).• Ideazione e messa in commercio di prodotti che non contribuiscano o diano un contributo minimo alla produzione di rifiuti ed all'inquinamento • Miglioramenti tecnologici per eliminare la presenza di sostanze pericolose nei rifiuti • Ruolo attivo delle amministrazioni pubbliche nel riciclaggio dei rifiuti e loro utilizzo come fonte di energia • Prevenzione della produzione di rifiuti (Art. riciclare i materiali (es. solo per quanto riguarda il materiale che non è stato possibile riutilizzare e poi riciclare (come ad esempio i tovaglioli di carta) e il sottovaglio (ovvero la frazione in piccoli pezzi indistinguibili e quindi non riciclabili di rifiuti. 180) • Corretta valutazione dell'impatto ambientale di ogni prodotto durante il suo intero ciclo vitale • Capitolati di appalto che considerino l'abilità nella prevenzione della produzione • Promuovere accordi e programmi sperimentali per prevenire e ridurre la quantità e pericolosità dei rifiuti • Attuare il DL 18 febbraio 2005 n. mentre il suo trattamento per utenti commerciali e industriali è solitamente responsabilità di colui che ha prodotto i rifiuti. Da un punto di vista ideale il ricorso all'incenerimento ed alle discariche indifferenziate dovrebbe essere limitato al minimo indispensabile. esistono progetti ed associazioni che si occupano dello scambio di beni e prodotti usati (per esempio Freecycle). . 59 e la direttiva 96/61/CE specifica per la riduzione e prevenzione integrate dell'inquinamento • Recupero dei rifiuti (Art 181) • il riutilizzo. Particolare è il caso della plastica. vi sono tuttavia complessità associate ai materiali cosiddetti "poliaccoppiati" (cioè costituiti da più materiali differenti) come ad esempio flaconi di succhi di frutta o latte. vetro e plastiche sono alcuni esempi. Riciclaggio dei rifiuti Il riciclaggio comprende tutte le strategie organizzative e tecnologiche per riutilizzare come materie prime materiali di scarto altrimenti destinati allo smaltimento in discarica o distruttivo. mediante due procedure: 1. si consideri che in Germania il tasso di raccolta differenziata raggiungeva nel 2004 ben il 56% a livello nazionale.Naturalmente. In Italia. carta.). . in tal modo è possibile diminuire il livello di emissioni inquinanti della discarica e migliorarne la gestione approfittando anche della conseguente diminuzione dei volumi legata al riciclo dell'umido. anche se il TMB può comprendere un processo simile al compostaggio (si veda sotto). pertanto l'adozione di queste tecnologie avanzate permette un vantaggioso riciclo. Compostaggio della frazione umida Il compostaggio è una tecnologia biologica usata per trattare la frazione organica dei rifiuti raccolta differenziatamente (anche detta umido) sfruttando un processo di bio-ossidazione. si differenzia dal TMB per il fatto di trattare esclusivamente l'umido e non il rifiuto indifferenziato. ma esso fornisce comunque uno schema di massima e le corrette terminologie riguardanti l'argomento. per la frazione umida. che come noto esiste in molte tipologie differenti e può essere costituita da molti materiali differenti (PET. Purtroppo in alcuni casi la plastica (in genere quella di qualità inferiore) viene comunque avviata all'incenerimento anche se dal punto di vista energetico e ambientale non è certo la scelta ottimale. elettrodomestici ecc): non sono tuttavia problemi insormontabili e possono essere risolti con tecnologie particolari. compostaggio. Evoluzioni tecniche e/o differenti indirizzi e priorità di gestione dei rifiuti possono comportare modifiche sostanziali allo schema. come si vede dal grafico. dove supera il 35%). Tali diversi materiali vanno gestiti separatamente e quindi separati fra loro: questa maggior complicazione in passato ha reso l'incenerimento economicamente più vantaggioso del riciclo. PVC. permettono di incrementare notevolmente la percentuale di rifiuti riciclati. ove adottate. riciclaggio. Soluzioni particolarmente efficienti come la raccolta differenziata porta a porta. Tramite digestione anaerobica viene ottenuto anche del biogas che può essere bruciato per produrre energia elettrica e calore. ma è ancora inferiore alle potenzialità. a seconda del tipo. non completamente e non dappertutto. trasformandola in ammendante agricolo di qualità da utilizzare quale concime naturale: da 100 kg di frazione organica si ricava una resa in compost compresa nell'intervallo di 30-40 kg.7% per merito. A titolo di confronto. è attuato allo stesso modo e soprattutto è solo una delle possibili modalità di gestione dei rifiuti. Numerosi sono i materiali che possono essere riciclati: metalli. 2. [5] La filiera della raccolta differenziata I rifiuti raccolti in maniera differenziata possono sostanzialmente essere trattati. si tratta di uno schema teorico che non sempre. Oggi tuttavia appositi macchinari possono automaticamente e velocemente separare i diversi tipi di plastica anche se raccolti con un unico cassonetto. soprattutto. il tasso di raccolta differenziata sta gradualmente crescendo (è oggi intorno al 22. polietilene ecc. per le frazioni secche. in parte già adottate anche in Italia. nonché per oggetti complessi (per esempio automobili. Il compostaggio. delle regioni del Nord. generalmente in discarica. Scopo dei processi di trattamento a freddo dei rifiuti indifferenziati o residui (ossia i rifiuti che rimangono dopo la raccolta differenziata) è di recuperare una ulteriore parte di materiali riciclabili. si ricava in genere sia materiali riciclabili. che richiedono smaltimento. Conferimento diretto in discarica (oggi molto usato ma certamente da evitarsi). il tutto con emissioni inquinanti nettamente inferiori rispetto a tali impianti. Da questi processi (fra cui il compostaggio). cioè. Dati relativi al quantitativo di rifiuti trattati in Italia tramite TMB e riferiti al 2004 indicano un totale di 7. Infatti tratta i rifiuti indifferenziati a valle della raccolta differenziata. a volte speciali. Tale energia recuperata è da . Trattamento termico dei rifiuti Fra i processi di trattamento a caldo (o termico) dei rifiuti. In ogni caso è evidente che gli inevitabili scarti di questi processi finiranno per forza di cose in discarica. Possono essere seguite tre strade principali: 1. L'incidenza percentuale del dato relativo al 2004 indica un valore pari al 20.093. ad esempio. gli impianti di trattamento termico di gran lunga più diffusi per i rifiuti urbani sono gli inceneritori. biostabilizzazione e conferimento in discarica 2. si distinguono tre processi di base: 1. Gassificazione Tutte queste tecnologie producono residui. La quantità di energia elettrica recuperata è piuttosto bassa (19-25%). con un picco nelle regioni del sud 3. Questi vengono bruciati in forni inceneritori e l'energia termica dei fumi viene usata per produrre vapore acqueo che. Il principale tipo di trattamento a freddo è il Trattamento meccanico-biologico (TMB).La filiera della raccolta indifferenziata I rifiuti raccolti indifferenziatamente sono naturalmente molto più difficili da trattare di quelli raccolti in modo differenziato. Pirolisi 3. metalli) mentre carta e plastica sarebbero confezionati in "ecoballe" da incenerire: in questo modo il trattamento a freddo si può intrecciare con quello termico. Trattamento a freddo dei rifiuti Un impianto di separazione a freddo della componente secca per l'ulteriore recupero di materiali da riciclare. Sia in Italia che in Europa. ovvero separazione e parziale recupero di materiali. incrementando il recupero di materiali.5% del totale di rifiuti smaltiti tramite biostabilizzazione e produzione di CDRL e inchieste giudiziarie per la crisi dei rifiuti in Campania stanno tuttavia evidenziando che le "ecoballe" prodotte non sono classificabili come CDR. in pratica. ridurre il volume del materiale in vista dello smaltimento finale e di stabilizzare i rifiuti in modo tale che venga minimizzata la formazione dei gas di decomposizione ed il percolato. tramite una turbina. soprattutto al sud. Esso separa la frazione organica ed i materiali riciclabili: permette quindi una ulteriore riduzione dell'uso delle discariche e degli inceneritori. Combustione (incenerimento) 2. sia il biogas. In Germania. genera energia elettrica. metano. Trattamenti a freddo. impianti TMB sono diffusi da circa una decina d'anni.427.237 t di rifiuti. Il TMB può essere utilizzato anche per produrre CDR (combustibile derivato dai rifiuti): è questa l'applicazione principale che ufficialmente ne viene fatta in Italia. Trattamenti a caldo ovvero incenerimento tal quale o a valle di separazione e produzione di CDR e conferimento in discarica 3. mentre quella termica è molto maggiore. Incenerimento con recupero energetico L'incenerimento è una tecnologia consolidata che permette di ottenere energia elettrica e fare del teleriscaldamento sfruttando i rifiuti indifferenziati o il CDR.965 t. In questo caso dovrebbe essere rimosso solamente l'umido ed i materiali non combustibili (vetro. per cui i quantitativi ufficiali sopra citati dovranno essere rivisti sulla base degli esiti di più approfondite verifiche. Qui si è deciso di abbassare gli obblighi di raccolta differenziata per favorire l'incenerimento. In confronto agli odierni inceneritori i rendimenti energetici possono essere maggiori se il syngas ottenuto viene bruciato in impianti ad alto rendimento e/o ciclo combinato (dopo opportuni trattamenti per eliminare eventuali vari residui. Gli impianti che sfruttano tali tecnologie in pratica. Nei fatti. a detta di alcuni produttori. costi e ruoli nel sistema integrato La combustione dei rifiuti non è di per sé contrapposta o alternativa alla pratica della raccolta differenziata finalizzata al riciclo. In Italia questo fenomeno è stato accentuato dai forti incentivi statali che hanno favorito l'incenerimento a scapito di altre modalità di smaltimento più rispettose dell'ambiente. tuttavia. Inoltre è ovvio che. responsabilizzando ciascuna comunità locale in merito ai propri rifiuti (smaltiti in loco e non "scaricati" a qualcun altro). Discarica Il principale problema delle discariche è la produzione di percolato e l'emissione di gas spesso maleodoranti. mentre l'impatto delle emissioni gassose risulta sensibilmente ridotto. politiche difficilmente attuabili con inceneritori da centinaia di migliaia di tonnellate annue che necessitano di alimentazione continua. scarti legnosi o agricoli oppure biomasse in genere. Infine anche i costi di realizzazione ed i tempi di ammortamento dovrebbero essere inferiori. dovrà essere alimentato per forza con quel quantitativo. pneumatici. richiedendo di fatto l'ulteriore apporto di massa di rifiuti in caso di un quantitativo inadeguato. attuano la dissociazione molecolare ottenendo in tal modo molecole in forma gassosa più piccole rispetto alla originarie (syngas) e scorie solide o liquide. fra cui polveri. catrami e metalli pesanti a seconda del rifiuto trattato). Pirolisi e gassificazione La pirolisi e la gassificazione sono dei trattamenti termici dei rifiuti che implicano la trasformazione della materia organica tramite riscaldamento a temperature variabili (a seconda del processo da 400 a 1200 °C). il trasporto alle rispettive fonderie o industrie di base.confrontarsi con quella necessaria al riciclaggio. uguale a quello vergine. l'incenerimento può generare logiche speculative alternative alla raccolta differenziata: lo dimostrano pressioni politiche e tangenti scoperte a settembre 2010 in Abruzzo mediante intercettazioni telefoniche. diffondendosi ulteriormente e divenendo i principali trattamenti termici di riferimento. come "richiesto" da imprenditori interessati alla costruzione di impianti di incenerimento e che non "gradivano" che la raccolta differenziata raggiungesse anche solo il 40%. che a sua volta si compone di vari fattori: la separazione. . se un inceneritore viene dimensionato per bruciare un certo quantitativo di rifiuti. Ciò nonostante vi è chi ritiene che gli impianti di pirolisi e di gassificazione siano destinati a sostituire in futuro gli attuali inceneritori anche per i rifiuti urbani. In secondo luogo la flessibilità e le minor taglia degli impianti permette facilmente di aumentare la raccolta differenziata e ridurre il quantitativo di rifiuti totali. la fusione o trattamento fino alla produzione del materiale base. Nonostante la tipologia di rifiuti trattabili sia (per alcuni tipi di impianto) la stessa degli inceneritori. tuttavia sono pochi gli impianti di questo genere che trattano rifiuti urbani tal quali: molto spesso infatti riguardano frazioni merceologiche ben definite quali plastiche. Per ragioni tecnico-economiche la tendenza è oggi quella di realizzare inceneritori sempre più grandi. riducendo fra l'altro anche i volumi da smaltire. Questo comporta alcuni vantaggi: anzitutto si evita il trasporto dei rifiuti per lunghe tratte. Conclusioni. piuttosto che fondarsi sulla combustione. con la conseguenza di alimentare il "turismo dei rifiuti" (cioè il trasporto di rifiuti anche da altre province se non da altre nazioni). Questi impianti più specifici sono maggiormente diffusi. cioè ciascun impianto tratta un minor quantitativo di rifiuti. dovuti alla decomposizione della frazione organica. scarti di cartiera.[8] In particolare il rendimento in produzione elettrica può arrivare. Entrambi i problemi possono essere risolti rimuovendo la frazione organica mediante raccolta differenziata o pretrattando i rifiuti con il trattamento meccanico-biologico a freddo esposto in precedenza. ma dovrebbe essere solo un eventuale anello finale della catena di smaltimento. La discarica può essere così usata per smaltire tutti i residui del sistema integrato di gestione dei rifiuti con un impatto ambientale minimo. rispettivamente in condizioni di assenza di ossigeno o in presenza di una limitata quantità di questo elemento. a oltre il doppio del più moderno inceneritore (si vedagassificatore). Va anche osservato che in genere gli impianti di pirolisi e/o gassificazione sono più piccoli degli inceneritori. che permettono di smaltire fino a un milione e mezzo di tonnellate di rifiuti all'anno (~33% del totale). riciclo e riuso (ad esempio mediante incentivi. cioè circa 850-900 € per tonnellata di capacità trattatabile[11]).). secondo alcuni. ci si accorge che la raccolta differenziata raggiunge il 30% circa [12] (dato sostanzialmente invariato da anni). ad esempio a Vienna. Tuttavia. oppure si dovranno importare rifiuti da altre regioni. impianti di questo genere sono da tempo inseriti in contesti urbani. e in Lombardia ad esempio raggiunge il 34%. il timore di alcuni è che non si potrà sviluppare appieno la raccolta differenziata e il riciclo per consentire agli inceneritori di funzionare senza lavorare in perdita. Londra. eppure a San Francisco è oltre il 50% già dal 2001. 73. inOlanda (in particolare ad Avr e Amsterdam) sorgono alcuni fra i più grandi inceneritori d'Europa. al Sud -4% e al Centro -3%) [7] ma che interessa attualmente in tutto circa il 56. si stima che sul totale nazionale il 76% sia rifiuto da raccolta indifferenziata e il 24% siano residui dai diversi processi di trattamento: biostabilizzazione. incenerimento. del 51.[12] Il sindaco di Novara inoltre nel 2007 ha dichiarato che portando in due anni la raccolta differenziata nella città dal 35 al 68% si sono risparmiati due milioni di euro. Copenaghen. tale pratica specie al Nord è in aumento. paese più virtuoso di Lombardia nel 2005 col 70. al Nord -21%. perché la gestione di questo tipo di raccolta ha dei costi non sostenibili per i cittadini». Una considerazione importante è infatti che gli investimenti necessari per realizzare i termovalorizzatori sono molto elevati (il costo di un impianto in grado di trattare 421.2% al Sud. circa 20 anni.52% di raccolta differenziata. come cauzioni e riconsegna presso i centri commerciali sul riutilizzo delle bottiglie di vetro e di plastica). Paesi quali Svezia (circa il 45% del rifiuto viene incenerito). Danimarca (~50%) e Germania (~35%) ne fanno largo uso. Parigi. Pertanto. CDR. si deduce che persino al Nord essa è ancora molto meno sviluppata di quanto potrebbe e che in alcune aree del Nord gli impianti di incenerimento sarebbero perfino sovradimensionati. Se si guarda alla gestione dei rifiuti a Milano. cioè circa il 12% (per un confronto con altri paesi europei si veda Inceneritore). È emblematico a questo proposito il caso dell'inceneritore costruito recentemente dall'Amsa a Milano. perciò costruire un impianto significa avere l'«obbligo» (sancito da veri e propri contratti) di incenerire una certa quantità minima di rifiuti per un tempo piuttosto lungo.000 t/anno di rifiuti è valutabile in circa 375 milioni di euro. Silla 2: inizialmente aveva avuto l'autorizzazione per bruciare 900 t/giorno di rifiuti. nonostante il più che collaudato sistema di raccolta dei rifiuti porta a porta e la notevole sensibilizzazione della popolazione. residui da selezione delle R.9% dei rifiuti urbani prodotti (45% al Nord.[7]Ciò che balza all'occhio è il grande ricorso allo smaltimento indiscarica. poi si è passati a 1250 e infine a 1450t/g. con conseguenze ambientali che si vanno aggravando soprattutto nel Sud.In Italia si sono inceneriti nel 2004 circa 3.42 €/abitante contro una media provinciale di 110. se si considera che nei comuni più virtuosi la raccolta differenziata supera già adesso l'80%. escludendo il capoluogo.5 milioni di t/anno su un totale di circa 32 milioni di tonnellate di RSU totale prodotto. In Olanda comunque la politica – oltre a porsi l'obiettivo di ridurre il conferimento in discarica di rifiuti recuperabili – è quella di bruciare sempre meno rifiuti a favore di prevenzione.67 di Aicurzio.5% al Centro. In alcune situazioni. tenendo anche conto del significativo recupero energetico. mentre ad esempio il sindaco di Torino per sostenere la necessità dell'inceneritore del Gerbido ha dichiarato che «in qualsiasi centro urbano superare il 50% è un miracolo. .[ e che a Milano la raccolta dei rifiuti organici non è mai andata oltre la sperimentazione in piccole aree della città. che permetterebbero sicuramente di fare molto di più. che è in diminuzione (dal 2001 al 2004. e in particolare del 59. dove i pochi impianti di trattamento finale sono ormai saturi e la raccolta differenziata stenta a decollare: gli inceneritori sarebbero perciò. e gran parte del rimanente viene incenerito da Silla 2.26% in costante miglioramento.16 e contro gli 83. Si consideri che la media di riciclo della provincia di Milano è. È interessante confrontare i costi dello smaltimento dei rifiuti di una città come Milano che fa ampio ricorso all'incenerimento con quelli di città che puntano sulla differenziata: a Milano nel 2005 si sono spesi 135.D. da aumentare (soprattutto al Sud). in 18 nazioni. e il loro ammortamento richiede.[13] Europa valorizzazione/incenerimento. Svizzera (~100%).24% per i comuni con meno di 5 000 abitanti e del 55% per quelli fra i 5 e i 30 000. 69. . mentre le polveri fini (circa il 4% del peso del rifiuto in ingresso) intercettate dai sistemi di filtrazione sono classificate come rifiuti speciali pericolosi. 6. qualora il potere calorifico del combustibile sia troppo basso. Entrambe sono smaltite in discariche per rifiuti speciali.Arrivo dei rifiuti — Provenienti dagli impianti di selezione dislocati sul territorio (ma anche direttamente dalla raccolta del rifiuto). ma anche il suo potere calorifico.[19] 2.Produzione di energia elettrica — Il vapore generato mette in movimento una turbina che. è possibile distinguere le seguenti tipologie di inceneritore. Trattandosi sostanzialmente di impianti che sfruttano il calore sviluppato dalla combustione. minerali. ecc. 4. 3. ovvero il calore sviluppato durante la combustione (in genere pari a circa 9000-13000 MJ/t). separando preventivamente gli inerti dalla frazione combustibile si ottiene una riduzione delle scorie. per l'abbattimento del contenuto di agenti inquinanti sia chimici che solidi. accoppiata a un motoriduttore e a un alternatore. per la produzione di vapore surriscaldato ad alto contenuto entalpico. In altre parole. Le ceneri sono classificate come rifiuti speciali non pericolosi. trasforma l'energia termica in energia elettrica producendo corrente alternata per espansione del vapore surriscaldato.Tecnologie di incenerimento Gli inceneritori più diffusi in Europa sono del tipo "a griglie". del lavoro e del calore MJ=Megajaule In funzione della specifica tecnologia adoperata nella camera di combustione primaria. Dopo il trattamento e il raffreddamento i fumi vengono rilasciati in atmosfera a circa 140 °C.Produzione del vapore surriscaldato — La forte emissione di calore prodotta dalla combustione di metano e rifiuti porta a vaporizzare l'acqua in circolazione nella caldaia posta a valle. i rifiuti sono conservati in un'area dell'impianto dotato di sistema di aspirazione. Ovviamente. può arrivare a bruciare anche il 45% in più se i rifiuti hanno potere calorifico di 9000 MJ/t.Trattamento dei fumi — Dopo la combustione i fumi caldi (circa il 140-150% in peso del rifiuto in ingresso[20]) passano in un sistema multi-stadio di filtraggio. L'acqua di raffreddamento (circa 2. che può essere "termovalorizzata" producendo energia elettrica con resa nettamente migliore rispetto all'incenerimento classico e con una diminuzione di impatto ambientale.5 m3/t) deve essere depurata prima di essere scaricata in ambiente. non è importante solo il tonnellaggio di combustibile (i rifiuti). un inceneritore progettato (ed autorizzato) per bruciare 100000 t di rifiuti con potere calorifico di 13000 MJ/t. Per mantenere tali temperature. La tecnologia di produzione della frazione combustibile (CDR) ed il suo incenerimento sfrutta la preventiva disidratazione biologica dei rifiuti seguita dalla separazione degli inerti (metalli.[21] Tipologie di inceneritore Il joule è l'unità di misura dell'energia. raffreddate in questo modo. Una corrente d'aria forzata viene inserita nel forno per apportare la necessaria quantità di ossigeno che permetta la migliore combustione. Accanto a una camera di combustione primaria viene associata una camera di combustione secondaria (camera di post-combustione). sono quindi estratte e smaltite in discariche speciali. 5. Con un carroponte i materiali sono depositati nel forno attraverso una tramoggia.) dalla frazione combustibile. Le scorie.Combustione — Il forno è solitamente dotato di una o più griglie mobili (forno "a griglie") per permettere il continuo movimento dei rifiuti durante la combustione. talvolta viene immesso del gas metano in una quantità variabile fra i 4 e 19 m³ per tonnellata di rifiuti.[18] Il funzionamento di un "termovalorizzatore" a griglie può essere suddiviso in sei fasi fondamentali: 1. per evitare il disperdersi di cattivi odori. mantenendo alta la temperatura (fino a 1000 °C e più). Vi sono state esperienze di riuso delle ceneri pesanti. con lo scopo di completare la combustione dei fumi nel miglior rispetto della normativa vigente.Estrazione delle ceneri — Le componenti dei rifiuti non combustibili vengono raccolte in una vasca piena d'acqua posta a valle dell'ultima griglia. operando a tali temperature è possibile ridurre le emissioni di ossidi di azoto (NOx).6 g/Nm3 nel caso del letto fluido e di 1. Tra l'altro. Una camera di combustione a letto fluido permette di ridurre le emissioni di ossidi di zolfo SOx) mescolando calcare o dolomite in polvere alla sabbia: in tal modo infatti lo zolfo non viene ossidato formando gas. composizione e concentrazione. caratterizzandone dimensione.4 g/Nm3 (grammi al normalmetrocubo) mcontro i 0.25-0. bensì precipita sotto forma di solfato. Gli inceneritori più vecchi e impiantisticamente più semplici consistevano in una camera di mattoni con una griglia posta rispettivamente sopra e sotto la raccolta delle ceneri. realizzando una condizione di eccesso di ossigeno e una turbolenza che assicura un mescolamento ottimale di combustibile e comburente. La tecnologia a letto fluido è di comune utilizzo nell'ambito dell'ingegneria chimica. Il raffreddamento è importante per il mantenimento delle caratteristiche meccaniche della griglia. A questo punto vengono introdotti i rifiuti e il combustibile. In confronto con le altre tipologie di inceneritori. legata alla manutenzione e controlli programmati. per la durata di un mese. È stata misurata anche la quantità totale media di ceneri prodotte. Inceneritore a letto fluido Rappresentazione schematica di un letto fluido La combustione a letto fluido è ottenuta inviando dal basso un forte getto di aria attraverso un letto di sabbia. ottenuta con un'ulteriore insufflazione d'aria che genera una notevole turbolenza.31 g/Nm3 del letto fluido.4 g/Nm3 nel caso delle griglie.[23] Uno studio comparativo ha confrontato le emissioni di polveri sottili. È presente anche un sistema di raffreddamento. con valori di 1-1. Oltre alla normale combustione primaria. combustibile e sabbia circola completamente all'interno della fornace. È emerso che le emissioni di particelle con diametro inferiore a 1 µm (PM1) sono approssimativamente quattro volte maggiori nel caso delle griglie. assumendo in tale modo caratteristiche simil-fluide (da cui il letto fluido). grazie al movimento dei rifiuti all'interno della camera di combustione. tale precipitato caldo permette di migliorare lo scambio termico per la produzione di vapor acqueo. Mentre quella posta superiormente. e molte griglie mobili sfruttano anche il raffreddamento tramite un flusso interno di acqua. È da notare però che alle griglie è legato un certo insieme di problematiche tecniche tra le quali spicca il deposito di polveri. che è risultata essere di 4. L'aria necessaria alla combustione secondaria viene immessa ad alta velocità superiormente alla griglia e ha lo scopo di portare a completamento la reazione di combustione. Il sistema sabbia/rifiuto/combustibile viene mantenuto in sospensione sul flusso di aria pompata e sotto violento mescolamento e agitazione. mentre le particelle si mescolano e sono sotto continua agitazione. detto fluidizzazione. gli impianti con griglie mobili sono quelli maggiormente sfruttati per i rifiuti urbani e permettono.Inceneritore a griglie Questi inceneritori possiedono un grosso focolare.[25] . Una singola griglia è in grado di trattare più di 35 t/h di rifiuti e può lavorare 8. Dato che il letto fluido consente anche di operare a temperature inferiori (800 °C). Questo processo. viene effettuata anche una combustione secondaria. Tutta la massa di rifiuti. e di elementi traccia relativamente all'utilizzo di una camera a griglie e di una camera a letto fluido (FBC) a monte dei sistemi di filtraggio. Il letto quindi si solleva. [22] Una parte dell'aria necessaria alla combustione primaria viene fornita dal basso della griglia e questo flusso viene anche sfruttato per raffreddare la griglia stessa. una ottimizzazione della combustione stessa. Le ceneri prodotte vengono raccolte e raffreddate in vasche piene d'acqua. e avente una apertura in cima o lateralmente. e viene utilizzata ad esempio anche in reattori per attuare la sintesi chimica e nell'ambito della petrolchimica. con la necessità di un certo livello di manutenzione periodica programmata. quella inferiore permetteva la rimozione del residuo solido incombusto tramite l'apertura laterale. La griglia può essere mobile o fissa e in diverse zone vengono raggiunte differenti temperature che permettono un più graduale riscaldamento. permettendo di migliorare il miscelamento aria-combustibile.000 ore l'anno con una sola sospensione dell'attività. ha l'effetto di diminuire la densità del sistema in oggetto pur senza alterarne la natura originaria. veniva utilizzata per caricare il materiale da bruciare. con griglie metalliche normalmente a gradini formate da barre o rulli paralleli. La rotazione fa accumulare all'estremità del cilindro le ceneri e il resto della frazione non combusta solida.Il letto fluido ha il vantaggio di richiedere poca manutenzione e ovviamente. e le temperature raggiunte in camera di combustione sono inferiori rispetto alle centrali tradizionali. Recupero energetico Tubature per teleriscaldamento a Tubinga. Oggi gran parte degli inceneritori sono dotati di qualche forma di recupero energetico[30] ma va rilevato che solo una piccola minoranza di impianti è collegata a sistemi di teleriscaldamento e pertanto viene recuperata solo l'elettricità. poiché i rifiuti non sono un buon combustibile per via del loro basso potere calorifico. Il carico/scarico dei rifiuti viene ripetuto automaticamente secondo il numero di focolari presenti. Molte particelle tendono a essere trasportate insieme con i gas caldi. I rifiuti in entrata vengono caricati da una estremità. oltre ai rifiuti industriali e solidi urbani. nel caso dell'inceneritore di Brescia si ha un . Questi ultimi sono in grado di generare un flusso gassoso ad alta pressione e temperatura in grado di alimentare una turbina a gas che può realizzare un ciclo combinato ad alta efficienza. Le tipologie di letto fluido più sfruttate rientrano principalmente in due categorie: sistemi a pressione atmosferica (fluidized bed combustion. è possibile trattare anche fanghi di varia origine. il calore sviluppato durante la combustione dei rifiuti viene recuperato e utilizzato per produrre vapore. studiato in origine per l'incenerimento di fanghi di varia natura (inclusi i fanghi biologici inattivati) ed occasionalmente usato nell'incenerimento di RSU che abbiano buone caratteristiche di trasporto. in estate lo sfruttamento del calore può calare notevolmente. La camera di combustione secondaria è necessaria per portare a completamento le reazioni di ossidazione in fase gassosa. il cui movimento attorno al proprio asse dirotazione viene trasmesso ai rifiuti. I rifiuti vengono trasportati attraverso la fornace muovendo una dentatura meccanica che fa parte di braccia agitanti montate su un asse centrale rotante che si estende a una certa altezza dal focolare. le emissioni gassose possono richiedere un più accurato sistema di pretrattamento prima dell'immissione in atmosfera.[26] Inceneritore a forno rotativo Gli impianti a forno rotativo[27] hanno utilizzo di elezione nell'ambito dello smaltimento dei rifiuti industriali e speciali. ad esempio. in Germania Negli impianti più moderni. FBC) e sistemi pressurizzati (pressurized fluidized bed combustion. data la particolare costituzione. poi utilizzato per la produzione di energia elettrica o come vettore di calore (ad esempio per il teleriscaldamento). Possiede anche un rendimento leggermente superiore rispetto ai forni a griglia. Il rendimento di tali impianti è però molto minore di quello di una normale centrale elettrica. L'indice di sfruttamento del combustibile i inceneritori e centrali elettriche può essere aumentato notevolmente abbinando alla generazione di energia elettrica il teleriscaldamento. per questo motivo viene utilizzato un "post-bruciatore" dopo la camera di combustione secondaria per attuare una ulteriore combustione. Talvolta per aumentare l'efficienza della combustione insieme ai rifiuti viene bruciato anche del gasmetano. mentre i residui della combustione vengono asportati dall'altra estremità. Tuttavia non sempre il calore recuperato può essere effettivamente utilizzato per via delle variazioni stagionali dei consumi energetici. ma richiede combustibile a granulometria piuttosto omogenea. Con questo metodo. che viene infine raccolta all'esterno. che permette il recupero del calore prodotto che verrà poi utilizzato per fornire acqua calda. Ad esempio. I gas passano invece in una seconda camera di combustione stavolta fissa. Si hanno due camere di combustione: la camera di combustione primaria consiste in un tubo cilindrico costruito in materiale refrattario e inclinato di 5-15°. Un modello specifico è il forno di pirolisi a piani. non necessita di componenti in movimento. ma possono anche essere utilizzati per i RSU. a meno che non siano presenti attrezzature che permettano di sfruttarlo per il raffreddamento. L'efficienza energetica di un termovalorizzatore è variabile tra il 19 e il 27% se si recupera solo l'energia elettrica [ ma aumenta molto col recupero del calore (cogenerazione). Inceneritore a focolare multi-step Il nome di questa tecnologia è legato al passaggio su più focolari del materiale da trattare. PFBC).[28] Un semplice diagramma schematico di un forno rotativo è questo. In relazione alla pericolosità del rifiuto trattato. Appositi macchinari separano dal resto i rimanenti metalli a-magnetici (prevalentemente alluminio). miscelato con opportune dosi di acqua.[38] Non è noto il bilancio energetico totale (e le relative emissioni) di queste procedure ed in che quota questo eroda il recupero energetico della filiera di trattamento dei rifiuti mediante incenerimento. piombo e zinco) e di inerti utilizzabili nell'edilizia. e reso così inerte.500 tonnellate (5%) di metalli ferrosi e 300 tonnellate (1%) di metalli non ferrosi di cui il 65% di alluminio. i rottami ferrosi più consistenti sono subito raccolti. si riduce la necessità della discarica in seguito al trattamento nell'inceneritore in quanto ultimo anello della catena di gestione dei rifiuti. inerti o altro –.A. mentre in un inceneritore i rifiuti vengono direttamente bruciati ed il calore viene usato per produrre vapore.5% al 10-15%. •Le ceneri volanti e le polveri intercettate dall'impianto di depurazione dei fumi sono rifiuti speciali altamente tossici (in quanto concentrano molti degli inquinanti più nocivi). A titolo di confronto. ha una resa del 57% per la produzione elettrica. risolvendo il problema dello smaltimento delle stesse come rifiuti speciali. Ravenna) con 30. circa l'11% delle scorie non può essere recuperato.rendimento del 26% in produzione elettrica e del 58% in calore per teleriscaldamento. Con un trattamento di questo genere. quelli più piccoli vengono rimossi poi con un nastro magnetico.67 MWh di elettricità e 2 MWh di calore per teleriscaldamento. In linea di massima le differenze sono dovute al fatto che. rendendoli meno sensibili alle variazioni stagionali dei consumi energetici (in altre parole d'inverno si può produrre più calore e d'estate più elettricità). Le scorie e le ceneri vengono caricate su un nastro trasportatore. Solo una percentuale ridotta (0% nel 2011 e comunque negli anni precedenti andava a sostituire ghiaia. possono rivelarsi produttive: un esempio di riciclaggio di una parte delle scorie degli inceneritori è l'impianto BSB di Noceto. Forlì. Ferrara. che vengono in buona parte (nel 2011 il 100%) riciclate come materiali grazie al recupero di alcuni tipi di metalli (ferro. anche se con tecniche opportune la si può ridurre significativamente: sono ancora in corso degli studi. con un indice di sfruttamento del combustibile dell'84%. formate dal rifiuto incombusto – acciaio.[33] Tipicamente per ogni tonnellata di rifiuti trattata possono essere prodotti circa 0. nato dalla collaborazione fra CIAl (Consorzio Imballaggi Alluminio) e Bsb Prefabbricati.000 tonnellate (83%) di materiale destinato alla produzione di calcestruzzo. qui si trattano le scorie provenienti dai termovalorizzatori gestiti dalle società Silea S. va a formare calcestruzzo subito adoperato per la produzione di elementi per prefabbricati. Tuttavia.[32] A titolo di confronto una moderna centrale termoelettrica a ciclo combinato.alluminio. cemento e additivi. Le scorie sono generalmente smaltite in discarica e costituiscono una grossa voce di spesa.000 tonnellate di scorie. Un'altra tecnologia che si sta sperimentando è la vetrificazione delle ceneri con l'uso della torcia al plasma. materiale più pregiato) finisce in discarica.[35] Gran parte della massa immessa nei forni viene infatti combusta ottenendo dei fumi che verranno opportunamente pretrattati prima di essere emessi dal camino.000 tonnellate di scorie l'anno da cui si ricavano 25.p. il discorso è molto più complesso. sono raccolte sotto le griglie di combustione e possono poi essere divise a seconda delle dimensioni e quindi riciclate se non troppo contaminate. Scorie L'incenerimento dei rifiuti produce scorie solide pari circa al 10-12% in volume e 15-20% in peso dei rifiuti introdotti. rame. alluminio. (impianto di Lecco) e Hera (impianti di Rimini. come ad esempio un ciclo combinato sopra richiamato. •Le scorie pesanti. e in più ceneri per il 5%. La possibilità di utilizzare diversi cicli termodinamici permette a tali impianti maggiore flessibilità nella regolazione dei rapporti fra produzione di calore e di elettricità. . dal momento che le scorie pesanti risultano praticamente costituite solamente da sostanza organica o coke incombusti in ragione di una percentuale variabile dal 3. si segnala che il solo inceneritore di Brescia produce circa 105. alcuni studi hanno dimostrato la tossicità dei calcestruzzi contenenti scorie[senza fonte][37]. e se abbinata al teleriscaldamento raggiunge l'87%. inoltre si studia la possibilità di un loro riutilizzo come materia prima per il comparto ceramico e cementizio. Con questo sistema si rendono inerti le ceneri. tutto il resto. meno documentato e fortemente influenzato dal tipo di impianto. Infine. che come tali sono soggetti alle apposite disposizioni di legge e sono poi conferiti in discariche speciali. vetro e altri materiali ferrosi. Tuttavia. 1. il cui scopo primario è ovviamente quello di produrre elettricità. inerti. negli impianti di gassificazione/pirolisi i rifiuti vengono invece convertiti parzialmente in gas (syngas) che può essere poi utilizzato in cicli termodinamici più efficienti.[34] Volendo invece confrontare il rendimento energetico delle varie tecnologie di trattamento termico dei rifiuti. Altri trattamenti termici dei rifiuti Esistono alcune alternative ai classici inceneritori, attualmente però poco diffuse in Europa. Gassificatori e pirolizzatori Un'alternativa a tutti gli impianti di incenerimento per combustione sono i gassificatore (da non confondersi coi rigassificatori) e gli impianti di pirolisi. In tali impianti i rifiuti vengonodecomposti termochimicamente mediante l'insufflazione di una corrente di azoto nei gassificatori anche ossigeno) ad elevate temperature, ottenendo come prodotti finali un gas combustibile (detto syngas) e scorie solide. In pratica mentre negli inceneritori il materiale viene riscaldato in presenza di ossigeno e avviene una combustione che genera calore e produce composti gassosi ossidati, negli impianti di pirolisi lo stesso riscaldamento viene effettuato in assenza totale di ossigeno e il materiale subisce la scissione dei legami chimicioriginari con formazione di molecole più semplici. La gassificazione, che avviene in presenza di una certa quantità di ossigeno, può essere considerata come una tecnologia intermedia tra l'incenerimento e la pirolisi propriamente detta. Esistono numerosi processi basati su pirolisi e gassificazione, più o meno diffusi e collaudati, che differiscono fra loro per tipo di rifiuto trattato, per emissioni e per prodotti di risulta (liquidi, gassosi, solidi). In generale la maggior parte di essi è caratterizzata dal fatto che il materiale da trattare deve essere finemente sminuzzato per essere investito in maniera uniforme dalla corrente di azoto (pirolizzatori) o azoto e ossigeno (gassificatori). Le temperature operative sono in genere fra 400 e 800 C° nel caso della pirolisi e mentre per la gassificazione sono nettamente più elevate. Le emissioni delle due tecnologie sono sensibilmente differenti rispetto a quelle relative ad un inceneritore, e variabili in relazione agli specifici impianti e processi utilizzati nonché al tipo di materiale trattato. Torcia al plasma Un particolare tipo di gassificazione fa uso di una torcia al plasma a temperature comprese fra i 7000 e i 13000 °C, che decompone del tutto le molecole organiche e vetrifica tutti i residui eliminando così in teoria le problematiche relative all' inquinamento, poiché non dovrebbe permettere la produzione di nessun composto gassoso tossico o pericoloso comediossine, furani o ceneri diventando perciò un ottimo modo per trattare pneumatici, PVC, rifiuti ospedalieri e altri rifiuti industriali, nonché rifiuti urbani non trattati. I punti critici di tali impianti sono però lo sfruttamento commerciale del materiale vetrificato e la produzione di nanopolveri, che possono sfuggire alla vetrificazione e sono presenti nei fumi in concentrazioni non ancora esattamente determinate. Soluzioni di filtraggio delle emissioni al camino I sistemi di depurazione dei fumi attuali sono costituiti da varie tecnologie e sono pertanto detti multistadio. Questi sistemi si suddividono in base al loro funzionamento in semisecco, secco, umido e misto. La caratteristica che li accomuna è quella di essere concepiti a più sezioni di abbattimento, ognuna in linea di massima specifica per determinati tipi di inquinanti. In base alla natura chimica della sostanza da "abbattere" vengono fatte avvenire delle reazioni chimiche con opportuni reagenti allo scopo di produrre nuovi composti non nocivi, relativamente inerti e facilmente separabili. A partire dagli anni ottanta si è affermata l'esigenza di rimuovere i macroinquinanti presenti nei fumi della combustione (ad esempio ossido di carbonio, anidride carbonica, ossidi di azoto e gas acidi come l'anidride solforosa) e di perseguire un più efficace abbattimento delle polveri in relazione alla loro granulometria. Si è passati dall'utilizzo di sistemi, quali ciclonie multicicloni, con efficienze massime di captazione delle polveri rispettivamente del 70% e dell'85%, ai precipitatori elettrostatici (ESP) o filtri a maniche che garantiscono efficienze notevolmente superiori (fino al 99% e oltre). Attualmente le norme vigenti fanno riferimento alle emissioni di polveri totali. Accanto a ciò, sono state sviluppate misure di contenimento preventivo delle emissioni, ottimizzando le caratteristiche costruttive dei forni e migliorando l'efficienza del processo di combustione. Questo risultato si è ottenuto attraverso l'utilizzo di temperature più alte (con l'immissione di discrete quantità di metano), di maggiori tempi di permanenza dei rifiuti in regime di alte turbolenze e grazie all'immissione di aria secondaria per garantire l'ossidazione completa dei prodotti della combustione. Tuttavia l'aumento delle temperature, se da un lato riduce la produzione di certi inquinanti (per es. diossine), dall'altra aumenta la produzione di ossidi di azoto e soprattutto di particolato il quale quanto più è fine, tanto più difficile è da intercettare anche per i più moderni filtri, per cui si deve trovare un compromesso, considerato anche che il metano usato comunque ha un costo notevole. Per questi motivi talvolta gli impianti prevedono postcombustori a metano e/o catalizzatori che funzionano a temperature inferiori ai 900 °C. Abbattimento degli NOx Come detto la formazione di ossidi d'azoto aumenta quasi esponenzialmente al crescere della temperatura di combustione. Vanno citate le attrezzature specificatamente previste per l'abbattimento degli ossidi di azoto, per i quali i processi che vengono normalmente utilizzati sono del tipo catalitico o non catalitico. La prima di queste tecnologie, definita riduzione selettiva catalitica (SCR), consiste nell'installazione di un reattore a valle della linea di depurazione in cui viene iniettata ammoniacanebulizzata, che, miscelandosi con i fumi e attraversando gli strati dei catalizzatori, trasforma alla temperatura di 300 °C gli ossidi di azoto in acqua e azoto gassoso, gas innocuo che compone circa il 79% dell'atmosfera. Visto che è possibile che una certa quantità di ammoniaca non reagita sfugga dal camino ("ammonia slip"), sono state elaborate altre metodiche che non fanno uso di ammoniaca quale reagente ovvero che prevedono l'uso di un ulteriore catalizzatore per prevenirne la fuga. La seconda tecnologia, chiamata Riduzione Selettiva Non Catalitica (SNCR), spesso preferita perché più economica, presenta il vantaggio di non dover smaltire i catalizzatori esausti ma ha caratteristiche di efficacia inferiori ai sistemi SCR, e consiste nell'iniezione di un reagente (urea che ad alta temperatura si dissocia in ammoniaca) in una soluzione acquosa in una zona dell'impianto in cui in cui la temperatura è compresa fra 850 °C e 1.050 °C con la conseguente riduzione degli ossidi di azoto in azoto gassoso e acqua. Altri processi non catalitici sfruttano la riduzione con ammoniaca attuata tramite irraggiamento con fascio di elettroni o tramite l'utilizzo di filtri elettrostatici. Abbattimento dei microinquinanti Altri sistemi sono stati messi a punto per l'abbattimento dei microinquinanti come metalli pesanti (mercurio, cadmio ecc) e diossine. Riguardo ai primi, presenti sia in fase solida che di vapore, la maggior parte di essi viene fatta condensare nel sistema di controllo delle emissioni e si concentra nel cosiddetto "particolato fine" (ceneri volanti). Il loro abbattimento è poi affidato all'efficienza del depolveratore che arriva a garantire una rimozione superiore al 99% delle PM10 prodotte, ma nulla può contro il PM2,5 e le nanopolveri. Per tale motivo le polveri emesse sono considerate particolarmente nocive. Per quanto riguarda l'abbattimento delle diossine e dei furani il controllo dei parametri della combustione e della postcombustione (elevazione della temperatura a oltre 850 °C), sebbene in passato fosse considerato di per sé sufficiente a garantire valori di emissione in accordo alle normative, è oggi considerato insufficiente e quindi accompagnato (nei nuovi impianti) da un ulteriore intervento specifico basato sulle proprietà chimicofisiche dei carboni attivi. Questo ulteriore processo viene effettuato attraverso un meccanismo dichemiadsorbimento, cioè facendo "condensare" i vapori di diossine e furani sulla superficie dei carboni attivi. Questi non sono altro che carbone in polvere, il quale può esibire 600 m² di superficie ogni grammo: detto in altri termini funziona come una specie di "spugna". Queste proprietà garantiscono abbattimenti dell'emissione di diossine e furani tali da premettere di operare al di sotto dei valori richiesti dalla normativa. Anche qui la filtrazione della polvere di carbone esausta è affidata al depolveratore in quanto evidentemente i carboni esausti (cioè impregnati di diossine) sono altamente nocivi e sono considerati rifiuti speciali pericolosi, da smaltire in discariche speciali. Sono allo studio metodi di lavaggio dei fumi in soluzione oleosa per la cattura delle diossine che sfruttino la loro spiccata solubilità nei grassi. Abbattimento delle polveri Un precipitatore di polveri La pericolosità delle polveri prodotte da un inceneritore è potenzialmente estremamente elevata. Questo è confermato dai limiti particolarmente severi imposti dalla normativa per i fumi, limitata però alle polveri totali senza discriminare le relative dimensioni delle stesse. Infatti, se da un lato la combustione dei rifiuti produce direttamente enormi quantità di polveri dalla composizione chimica varia, dall'altra alcune sezioni dei sistemi di filtrazione ne aggiungono di ulteriori (in genere calce o carboni attivi) per assorbire metalli pesanti e diossine come sopra spiegato. Pertanto, le polveri finiscono per essere un concentrato di sostanze pericolose per la vita umana ed animale. Per tali motivi, l'importanza e l'efficacia dei depolveratori è molto elevata. Vengono in genere usati sia filtri elettrostatici (dagli elevati consumi elettrici, poco efficaci su ceneri contenenti poco zolfo ma in generale abbastanza efficaci se frequentemente ripuliti[40]), sia filtri a maniche (non adatti ad alte temperature e soggetti ad intasamento). Attualmente la legge non prevede limiti specifici per le polveri fini (PM10, ecc.) per cui la reale efficacia di tali sistemi su queste particelle è oggetto di dibattiti accesi. Tuttavia il rispetto della legge vigente è, in genere, ampiamente garantito. In ogni caso, le polveri trattenute devono essere smaltite in discariche per rifiuti speciali pericolosi: in taluni casi vengono smaltite all'estero (in Germania le miniere di salgemma vengono usate per questo oltre che per i rifiuti radioattivi). Incentivi all'incenerimento In Italia, i costi dello smaltimento dei rifiuti tramite incenerimento sono indirettamente sostenuti dallo Stato sotto la forma di incentivi alla produzione di energia elettrica: infatti questa modalità di produzione era considerata (sebbene in violazione delle normative europee in materia), come da fonte rinnovabile (assimilata) alla stregua di idroelettrico, solare, eolico e geotermico.[41] Le modalità di finanziamento sono due, correlate ma diverse: 1.pagamento maggiorato dell'elettricità prodotta per 8 anni (incentivi cosiddetti CIP 6); 2.riconoscimento di "certificati verdi" che il gestore dell'impianto può rivendere (per 12 anni). Problematiche sanitarie Gli aspetti sanitari relativi alle ricadute sulla popolazione di una data attività umana non possono essere valutati solamente sulla base dei valori di emissione al camino (o allo scarico per inquinanti liquidi). In altri termini, fra i valori di emissione e l'effetto sulla salute possono inserirsi altri fattori, direttamente influenzati dalle emissioni ma intermedi fra "emissione" e "salute". Tali inquinanti "intermedi" sono detti inquinanti secondari per distinguerli dagli inquinanti primari direttamente emessi dagli impianti. Risulta ad esempio noto dalla chimica ambientale che alcuni inquinanti di estrema importanza per la salute sono inquinanti secondari (come l'ozono, non prodotto dalla combustione ma generato dall'interazione fra inquinanti primari derivati dalle combustioni e radiazione solare). Un approccio sanitario completo deve (o dovrebbe) quindi valutare anche gli inquinanti secondari, cosa però molto difficile in pratica. Anche per questo motivo ci si limita pertanto agli inquinanti primari (facilmente rilevabili in quanto misurabili al camino o allo scarico) e, per gli inceneritori, le indagini considerano in primis le diossine ed i metalli pesanti. A proposito dei dati, appunto strettamente sanitari, si rileva anche il fatto che gli stessi dati epidemiologici per loro natura possono sottostimare o fallire nel rilevare il rischio reale. Il problema è complesso; sull'errore influisce una buona dozzina di fattori, metodologici o no. Se ne segnalano i principali. •Alcune metodiche di studio in genere congelano una data situazione anziché seguirla nel tempo, processo lungo e costoso (cross-sectional vs longitudinal epidemiologic studies); •si focalizzano su un determinato agente causale trascurando interazioni e sinergie tra i contaminanti; •si focalizzano solo su una specifica determinata patologia, magari per direzioni impartite dal committente; •fanno uso di statistica univariata e non di quella multivariata, di approccio in genere più ostico. •Bisogna considerare anche l'individuazione corretta della popolazione esposta; •la possibilità che la popolazione generale sia meno sana di quella in studio. Anche per questo aspetto si può rappresentativamente citare un lavoro di Lorenzo Tomatis, già direttore IARC e punto di riferimento internazionale sugli aspetti sanitari e ambientali.[54] ed eseguono accurate analisi considerando sia fattori socio-economici sia le popolazioni esposte nelle precise zone di ricaduta (mappe di isoconcentrazione tracciate per rilevamento puntuale e interpolazione spaziale col metodo di kriging).[ Passando a problemi di ordine maggiore. Ma. linfoma non Hodgkin. lo studio afferma che non c'è evidente correlazione tra l'esposizione alle emissioni degli inceneritori e l'incidenza di cancro allo stomaco. in coerenza con analoghi studi precedenti. comunque la commissione di studio è giunta alla conclusione che non c'è alcuna prova più generale dell'esistenza di aggregati e non sono necessari ulteriori studi nel breve termine.Studi epidemiologici Son stati effettuati numerosi studi per analizzare l'incidenza di tumori nei dintorni di impianti di incenerimento. Tale studio è stato ampiamente criticato dall'Health Protection Agency britannica che ha accusato la BSEM di aver utilizzato per le sue conclusioni solamente gli studi scientifici con risultati favorevoli alle conclusioni volute. i fattori socio-economici hanno un ruolo determinante.[62] Sempre in Gran Bretagna. Nello studio viene ugualmente rilevata l'esposizione ad ossidi di azoto NOx). Sull'incidenza dell'angiosarcoma. sarcomi ai tessuti molli. correlazioni con la presenza di inceneritori. altri studi. tralasciandone altri con opposte vedute[64]. condotti in paesi sviluppati e basati su campioni di popolazione esposta molto vasti. ma possono riguardare anche le acque o i siti di stoccaggio delle ceneri. nel 2008 la British Society for Ecological Medicine (BSEM) ha pubblicato uno studio[ avente l'obiettivo di riassumere i risultati dei principali studi epidemiologici e dimostrare gli effetti nocivi degli inceneritori sulla salute. Studi epidemiologici.[65] . in questo ambito. accurata pur se limitata solo ad alcune popolazioni. gli studi sono controversi e discordanti: a titolo di esempio uno studio effettuato in Gran Bretagna. I risultati sono al momento ancora contrastanti. aggiungono risultati significativi sull'incidenza di tumore polmonare. evidenziano una correlazione tra patologie tumorali (sarcoma) e l'esposizione a diossine derivanti da inceneritori e attività industriali. nonostante difficoltà relative all'analisi dei dati. Diversi studi europei rivelano. con lo scopo di valutare l'incidenza di varie tipologie di cancro in una popolazione che vive in prossimità di impianti di incenerimento. svincolati dalla sola analisi dei singoli composti emessi – difficilmente studiabili se non in totoper gli effetti sinergici e di amplificazione dei componenti della miscela –.[56] Un lavoro giapponese del 2005 ha tentato di mettere in relazione le diossine presenti nel latte materno con la distanza dagli inceneritori. si può invece evincere da alcuni altri lavori: sempre in Giappone si è rilevata correlazione tra l'aumento di una serie di disturbi minori nei bambini e distanza dagli impianti. all'apparato gastrointestinale e ai polmoni. tumori pediatrici. evidenzia inequivocabilmente aumenti statisticamente significativi di patologie tumorali. ha evidenziato che il rischio aggiuntivo di contrarre il cancro dovuto alla vicinanza degli inceneritori è estremamente basso. riguardo a specifiche patologie tumorali. anche recentissimi. Inoltre. sempre nell'ambito delle patologie tumorali. Le conclusioni sono state che (nei limiti e nell'estensione dello studio) «nonostante gli inceneritori fossero la maggior fonte di diossine in Giappone al momento dello studio. lo studio in questione evidenzia che non è possibile effettuare alcuna correlazione a causa della mancanza di informazioni sull'accuratezza della diagnosi effettuata sulla popolazione generale. si sono rilevati aggregati (cluster) di aumento di mortalità per linfoma non Hodgkin.[55] Altre indagini epidemiologiche prendono in particolare considerazione gli inceneritori come fonte d'inquinamento da metalli pesanti. L'analisi. Sull'effetto dei metalli pesanti dispersi dalla combustione di rifiuti pericolosi sulla salute della popolazione si rileva che le emissioni non si limitano alle sostanze aerodisperse. malformazioni neonatali. ad esempio nelle donne residenti in zona da almeno cinque anni. Sempre lo stesso studio rileva che un moderno inceneritore influisce sull'assorbimento umano medio di diossina in percentuale inferiore all'1% dell'assorbimento totale derivato dall'insieme delle emissioni ambientali (come precedentemente rilevato l'assorbimento di diossina avviene principalmente con la dieta). i livelli di diossine nel latte materno non hanno mostrato apparente correlazione con le distanze tra il domicilio delle madri e gli inceneritori di rifiuti». Un'analisi sintetica degli effetti sulla salute. Uno studio britannico ha analizzato la distribuzione del piombo e cadmio derivato dalle emissioni di polveri sottili di un inceneritore per fanghi di depurazione evidenziando che nelle adiacenze dell'inceneritore si rilevano picchi maggiori di concentrazione. superiori anche di 10 volte il limite autorizzato. Norme vigenti in Italia Secondo l'articolo 216 del testo unico delle leggi sanitarie. ma si riferiscono ai valori che è possibile ottenere tecnicamente con gli impianti migliori. Detto in altri termini. le norme non garantiscono necessariamente un valore di concentrazione degli inquinanti "sicuro" in base a studi medici ed epidemiologici sull'effetto degli inquinanti. perché in tal caso si potrebbe creare un'emergenza rifiuti molto pericolosa. Norme sulle emissioni Le nuove tecnologie permettono oggi di raggiungere valori assai elevati di abbattimento delle emissioni inquinanti. [. ma si rimane sempre nei parametri di legge.. Fra febbraio e giugno del 2007. Nonostante le normative vigenti. non sono comunque mancati casi di impianti in cui si siano rilevate alcune infrazioni per il mancato rispetto di normative o per il superamento del tonnellaggio di rifiuti inceneriti originariamente ammesso. seppure con l'inevitabile ritardo dovuto ai tempi legislativi.. L'adeguamento dei vecchi impianti alle nuove normative procede a rilento. tuttavia. Spesso però tali limiti vengono richiesti solo per la costruzione di nuovi impianti. Tale studio è stato criticato sia in Commissione. mentre agli impianti già esistenti vengono concesse lunghe deroghe. ma non della quantità delle emissioni cioè dell'impatto complessivo sull'ambiente. gli inceneritori sono classificati come fabbriche insalubri di prima classe e come tali "debbono essere isolate nelle campagne e tenute lontane dalle abitazioni". l'inceneritore di Trieste è stato posto sotto sequestro per il superamento dei limiti di legge riguardanti le emissioni di diossine. I limiti di concentrazione degli inquinanti imposti dalla normativa sono riferiti al metro cubo di fumi e non all'emissione totale. nel rispetto del Decreto Legislativo 133/2005. seppure l'impatto sia relativamente piccolo rispetto alle altre attività antropiche nella zona oggetto di studio In Italia. è stato commissionato dal Ministro dell'Ambiente Altero Matteoli uno studio sulla Sostenibilità ambientale della termovalorizzazione dei rifiuti solidi urbani. [. svolto dal dipartimento di Fisica tecnica dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" e dal dipartimento di ingegneria impiantistica dell'Università di Perugia. negli anni 2001-2004.. quando gli impianti sono a norma. ma non al flusso di massa: quindi si occupano della qualità dell'emissione. per incentivare l'adozione delle migliori tecnologie disponibili. bruciando più rifiuti si ottengono più fumi e quindi più emissioni inquinanti. i limiti sono relativi alla concentrazione dell'inquinante all'emissione. È comunque difficile che l'accertamento di un'infrazione sfoci in provvedimenti molto severi come il sequestro dell'impianto. I limiti sulle emissioni non sono stabili ma vengono adeguati nel tempo in base alle tecnologie di abbattimento degli inquinanti disponibili sul mercato.] i rischi di carattere sanitario connessi alla realizzazione di termovalorizzatori di ultima generazione sono assolutamente trascurabili».] Inoltre. Per tale motivo. Da ciò deriva che spesso impianti di piccole dimensioni hanno emissioni (riferite al metrocubo di fumi e non al flusso totale) maggiori di impianti più grandi. e non sui valori totali. i rischi di insorgenze di malattie tumorali nella popolazione sono stati abbattuti drasticamente. Pertanto. Secondo i resoconti della Commissione Ambiente e Territorio dell'epoca «la tecnologia di termovalorizzazione è ormai affidabile e sostenibile. sia da soggetti esterni hanno rilevato come esso trascuri completamente le problematiche ambientali e non specifichi quali siano i parametri e indicatori di tale compatibilità ambientale di tali impianti. Emissioni Il valore delle emissioni viene misurato "al metrocubo di fumi" cioè per concentrazione. ed è solitamente collegato agli ampliamenti degli impianti. .. in paragone – semplificato – con altri tipi di impianto presenti sul territorio (si veda il DL 133/2005 per gli inceneritori e il DL 3 aprile 2006. l'unico ambito in cui i limiti di emissione sono imposti sul PM10 è quello dei veicoli (si vedano le norme Euro3 ed Euro4). i limiti di legge imposti agli inceneritori per le emissioni in atmosfera sono evidenziati nella tabella 2. Infatti. ma solo il peso totale di 10 milligrammi/m3 (millesimi di grammo al metrocubo di fumi). non ancora del tutto chiarita. così da essere coinvolti nelle eventuali opportune decisioni. per un inceneritore. •prevede che i cittadini possano accedere a tutte le informazioni. Per quanto riguarda l'Italia. n. metalli pesanti e diossine. questa è una indicazione solo quantitativa: molto importante è anche l'aspetto qualitativo cioè la finezza delle polveri emesse (PM10. In genere più sono alte le temperature di combustione e più aumenta la finezza delle polveri. Anche per via delle recenti preoccupazioni sulle nanopolveri gli inceneritori sono visti con sospetto sia da alcuni ricercatori che da parte dell'opinione pubblica. Questo perché. dal momento della ricezione nell'impianto fino alla corretta gestione e smaltimento delle sostanze residue: •disciplina i valori limite di emissione degli impianti di incenerimento e di coincenerimento dei rifiuti. pericolosi perché persistenti e accumulabili negli organismi viventi.Il provvedimento regola tutte le fasi dell'incenerimento dei rifiuti. tramite fenomeni chimico-fisici quali l'adsorbimento. di analisi e di valutazione degli inquinanti derivanti dagli stessi impianti. Ad oggi. nonché le condizioni di esercizio degli impianti. trovando valori di 10-20000 particelle per centimetro quadrato nei pressi dell'autostrada. come idrocarburi policiclici. I limiti relativi alle emissioni degli inceneritori (e degli altri impianti industriali) sono ancora meno accurati: non considerano per niente la finezza delle polveri. la legge italiana e le norme europee pongono limiti di qualità dell'aria solamente riferiti al PM10 (polveri di diametro aerodinamico inferiore 10 micrometri cioè 10000 nanometri). Del resto questo genere di problematiche è emerso relativamente di recente e non sono state ancora stabilite dalla legge delle regole di determinazione quantitativa. PM2. motivo per cui tali emissioni sono sotto osservazione per valutarne l'importanza relativa rispetto alle altre fonti (naturali o antropiche). benzene. considerando una produzione di fumi di 6000 m³/t di rifiuti e il limite giornaliero di 10 mg/Nm³. rilasciano nell'aria polveri sottili. policlorobifenili. . 152 per gli altri impianti): Le polveri Gli inceneritori. e in generale qualsiasi processo di combustione di combustibili solidi e liquidi. con particolare riferimento alle esigenze di assicurare una elevata protezione dell'ambiente contro le emissioni causate dall'incenerimento e dal coincenerimento dei rifiuti.5 ecc. data la finezza di tali polveri è inutile "pesarle". •i criteri e le norme tecniche generali riguardanti le caratteristiche costruttive e funzionali.). Indicativamente.5 e i 350 nanometri (quindi polveri cosiddette ultrafini) in vari punti. quantificando il limite medio massimo di tali polveri sottili nell'aria in 50 microgrammi/m³ (milionesimi di grammo per metrocubo d'aria). 5-7000 al camino dell'inceneritore. Gli inceneritori contribuiscono all'emissione antropica di polveri fini e ultrafini in aree urbane. Un recente studio svolto per la Provincia di Bolzano ha misurato la concentrazione di particelle di diametro compreso tra i 5. 5-10000 nel punto di massima ricaduta delle sue polveri e 5000 in una zona non antropizzata. l'emissione è di 60 grammi/t. •i criteri temporali di adeguamento degli impianti già esistenti alle disposizioni del presente decreto. materiali tossici e nocivi residui della combustione. •i metodi di campionamento. Valori di emissione in atmosfera e nelle acque Per ogni tonnellata di rifiuti immessi. mentre altri li considerano sostanzialmente innocui.[Si noti che i dati sono espressi in numero di particelle per unità di superficie e quindi non secondo il classico rapporto grammi di polvere per volume d'aria. si ha l'emissione di circa 6000 metri cubi di fumi. Tali polveri sottili sono nocive a causa delle loro piccole dimensioni e del fatto che con sé trasportano. Tuttavia. Proprio per questo motivo tendono ad accumularsi nella catena alimentare e nell'organismo umano per cui anche un'esposizione a livelli minimi ma prolungata nel tempo può recare gravi danni alla salute. in quanto una elevata temperatura di combustione e un veloce raffreddamento dei fumi (condizioni ideali per ridurre la formazione di diossina) sono incompatibili con una massima efficienza nel recupero dell'energia termica.5 ng diossina/t rifiuti). La quantità di diossina nelle scorie – secondo misurazioni del DETR. ed è difficile quantificarne esattamente la rilevanza relativa: gli inceneritori sono comunque una delle fonti maggiori.[21] Gli inceneritori rilasciano diossina non solo nell'atmosfera attraverso i fumi. Le diossine ed i furani sono tossici. 24. quindi l'emissione giornaliera data una emissione di circa 13milioni di m3/giorno sarebbe pari a 1. tuttavia i sistemi di filtraggio più sono efficienti più concentrano le diossine prodotte nei loro residui: nei residui del filtraggio dei fumi attraverso precipitatori elettrostatici delle polveri (circa 30 kg/t di rifiuti) in passato la concentrazione era elevatissima. la più tossica fra le Diossine Il bilancio di materia di un impianto di incenerimento nella prassi gestionale odierna. per PCB e IPA inferiori) delle concentrazioni di fondo presenti nell'aria esterna. sia esso ione cloruro o presente in composti organici clorurati come le plastiche in PVC. Dipartimento inglese per l'ambiente – è di circa 1272 nanogrammi/kg.[83] Gli impianti tecnologicamente più avanzati presentano un elevato grado di efficienza tale da contenere le emissioni a livelli significativamente inferiori al limite di legge ma bisogna considerare che la legge impone solo delle misurazioni periodiche e non continue sulla produzione di diossina. ovvero circa 5 ng/t di rifiuti).[21]L'obiettivo di minimizzare le emissioni di diossine contrasta in parte con il recupero dell'energia.[84]e che solo in pochissimi impianti italiani è tenuta sotto costante controllo.Diossine e furani Struttura molecolare della TCDD.005 ng/Nm3.3-54 ng diossina/t rifiuti) e 680-12200 ng I-TEQ/kg nei fanghi dalle torri di lavaggio dei fumi (circa 10–1 kg/t di rifiuti. Sono poco volatili per via del loro elevato peso molecolare e sono solubili nei grassi. e vanno tenuti sotto accurata osservazione Per quanto concerne l'incenerimento.300 – 65.[85] .000 ng/giorno). La soglia minima di sicurezza per tali sostanze è ancora oggetto di investigazione scientifica. Ad esempio. negli inceneritori è vietato (per legge) che i fumi scendano sotto gli 850 °C. 8. il miglioramento tecnologico ha ridotto notevolmente l'emissione complessiva di diossina. e possono diffondersi per percolazione nel luogo di deposito di tali rifiuti o per dispersione delle acque di lavaggio delle zone di inquinate. Per ridurre l'emissione di vari inquinanti fra cui la diossina. negli impianti recenti è di 810-1800 ng I-TEQ/kg (quindi ca. mentre vengono distrutti quelli già presenti nei rifiuti in ingresso all'impianto. cancerogeni e mutageni per l'organismo umano. all'inizio del paragrafo). (I valori in emissione variano tra 0. necessarie solo ad assicurare il rispetto della legge.0001 e 0. Le sorgenti delle diossine sono varie e hanno avuto molte variazioni nel corso degli anni. che è poi il motivo per cui gli inceneritori non possono accettare materiale dal potere calorifico troppo basso oppure devono integrare la combustione con metano.1 nanogrammi/m3 (miliardesimi di grammo per metro cubo di fumi: sulle leggi valgono le considerazioni precedenti. in inceneritori come quello di Brescia la concentrazione di diossina nei fumi può essere abbastanza bassa da risultare non rilevabile dagli strumenti adottati (a Brescia la soglia di misurabilità è di 0. fra i 6600 e i 31100 ng/kg.5-152. quindi ca. spesso non sono precise e non servono a conoscere l'effettiva emissione in atmosfera. le diossine vengono prodotte quando materiale organico è bruciato in presenza di cloro. Le concentrazioni di diossina e degli altri microinquinanti organici come IPA e PCB nelle emissioni del termovalorizzatore sono dello stesso ordine di grandezza (per le diossine di poco superiori. dove tendono ad accumularsi. i limiti imposti dalla UE sulle emissioni sono di 0. Inoltre. Quindi complessivamente non si aggiungono microinquinanti organici all'aria. ma anche nella terra e nell'acqua: le diossine sono presenti nelle scorie e nei residui solidi o liquidi del filtraggio dei fumi.0001 ng/Nm3 di fumi. le misurazioni. CHE COS’E’ LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI? La raccolta. Se da un lato l'emissione al camino è quantificabile (~1400 kg/t. il carbonio sequestrato in origine dalla componente organica. rifiuti e trattamenti considerati. Va tuttavia rilevato che questo tipo di analisi non considera che le discariche controllate abbinate agli impianti di preselezione (TMB) e/o compostaggio con produzione di biogaspermettono il recupero del metano di fermentazione (i sopra citati 1181 kg/t equivalenti di CO2) riducendo drasticamente le emissioni di gas serra della discarica: inserendo questa componente nel confronto. Occorre quindi sottolineare che questi confronti e considerazioni riguardanti il recupero energetico e la riduzione dei gas serra sono forzatamente solo indicativi e facilmente manipolabili. Gas serra La valutazione dell'emissione effettiva di gas serra da parte degli inceneritori è questione dibattuta. Le fasi di gestione dei rifiuti ed in particolare quella di raccolta dei rifiuti possono. nonché l'ammasso e il deposito dei medesimi sul suolo o nel suolo. un risparmio di 554 kg di CO2 ottenuto col recupero energetico (verrebbero emessi producendo la stessa energia con fonti fossili). Questo sempre che vengano realmente bruciate solamente biomasse e non materiali di origine fossile (plastiche ecc. . il trattamento dei rifiuti. ribaltando il risultato dello studio. comportare dei rischi per la salute degli operatori stessi. e quindi equivalenti a 1181 kg/t di CO2) oltre a 295 kg/t di CO2. Secondo questo studio la produzione di CO2 sarebbe quindi nettamente maggiore per una discarica di rifiuti indifferenziati che per un inceneritore. per un bilancio totale negativo di contributo di 62 kg di CO2 sottratti ai gas serra.Uno dei principali motivi della differenza tra i risultati dei diversi studi risiede nel diverso arco temporale in cui questi si sono svolti. Un confronto fra il bilancio totale di CO2 derivante dall'uso dell'inceneritore (termoutilizzatore) e di una discarica priva di sistemi per la captazione di biogas. poiché in funzione delle tipologie di impianti. di contro. Questa procedura di valutazione ed i suoi risultati sono stati utilizzati per valutare il progetto dell'inceneritore di Torino[88]. le conclusioni possono essere radicalmente diverse. si veda oltre). equivarrebbe ad un sequestro di 591 kg/t di CO2. così come ogni altra realtà aziendale produttiva. Si otterrebbe quindi un bilancio totale positivo di 886 kg di CO2 al contributo dei gas serra. la cernita. per una valutazione completa dell'influenza sulle emissioni globali di anidride carbonica bisognerebbe considerare in primo luogo la tipologia di rifiuti (organici o no.).Le operazioni di trasformazione necessarie per il riutilizzo. il trasporto. non trasformato in anidride carbonica durante la fermentazione. dà origine ad una notevole quantità di rifiuti.) Viceversa una discarica produrrebbe per fermentazione della componente organica circa 56 kg/t di metano (gas serra circa 21 volte più potente della CO2. la discarica avrebbe emissioni di CO2 nettamente inferiori ad un inceneritore. pretrattati o indifferenziati ecc. statisticamente per una tonnellata di rifiuto urbano "termovalorizzato" si deve considerare una produzione di 1402 kg di CO2[20] (per combustione). Il problema relativo al loro smaltimento è piuttosto complesso e riguarda tutti gli operatori sanitari. per lo smaltimento di rifiuti urbani è stato presentato nel 2005 dall'Università di Firenze[87]. quindi chiaramente studi degli anni '90 forniscono dati notevolmente diversi da quelli più recenti. ecc. In base a questo studio. nonché la produzione di CO2 media usata per calcolare le emissioni evitate. infatti. le altre possibili modalità di smaltimento dei rifiuti residui [86]. il recupero o il riciclo dei rifiuti. I RIFIUTI E L’OSPEDALE L'ospedale. infatti il fattore di emissione delle diossine da incenerimento si è ridotto di circa 50 volte negli ultimi 15 anni. altri 910 kg di anidride carbonica assorbita in origine dalla componente rinnovabile. Utilizzo di contenitori non adeguati per dimensioni. ALTRI RISCHI CONNESSI CON LA GESTIONE DEI RIFIUTI Rischio infettivo: Legato solo ad alcuni tipi di rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo e a rifiuti che richiedono particolari modalità di trattamento. 254 Disciplina la gestione dei rifiuti sanitari e degli altri rifiuti allo scopo di garantire elevati livelli di tutela dell'ambiente e della salutepubblica e controlli efficaci. 211/2003). • i rifiuti da esumazioni e da estumulazioni. N. prodotti al di fuori delle strutture sanitarie. I rifiuti disciplinati dal presente regolamento sono: • i rifiuti sanitari non pericolosi.effettuata senza l'ausilio di dispositivi di protezione individuali. resistenza. Questi prodotti vengono in gran parte sterilizzati prima dello smaltimento. CAUSE DI INFORTUNI DA RISCHIO BIOLOGICO Manipolazione poco attenta del rifiuto. I rischi di natura infettiva sono essenzialmente conseguenti a infortuni con conseguenti ferite da taglio o da punta. • i rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo. oppure applicazione di tecniche scorrette di condizionamento. chiusura. • i rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo. resistenza. 179. impermeabilizzazione. • i rifiuti speciali. effettuata senza l'ausilio di dispositivi di protezione individuali . nonchè i rifiuti derivanti da altre attività cimiteriali. n. che rappresenta il Regolamento attuativo del Decreto Legislativo 22/1997. • i rifiuti sanitari assimilati ai rifiuti urbani. Questi prodotti vengono in gran parte sterilizzati prima dello smaltimento. DPR 15 LUGLIO 2003.U. impermeabilizzazione. che come rischio risultano analoghi ai rifiuti pericolosi a rischio infettivo. . CAUSE DI INFORTUNI DA RISCHIO BIOLOGICO Manipolazione poco attenta de rifiuto. • i rifiuti sanitari che richiedono particolari modalità di smaltimento. oppure applicazione di tecniche scorrette di condizionamento. chiusura. la vecchia normativa al riguardo è stata abrogata. RISCHI CONNESSI CON LA GESTIONE DEI RIFIUTI Rischio infettivo: Legato solo ad alcuni tipi di rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo e a rifiuti che richiedono particolari modalità di trattamento.Utilizzo di contenitori non adeguati per dimensioni. indirizzato principalmente alle Strutture Sanitarie.RIFERIMENTI LEGISLATIVI La gestione dei rifiuti in ospedale viene normata dal DPR 254/2003 (G. Questo decreto recepisce l’articolo 24 della legge 31 luglio 2002. I rischi di natura infettiva sono essenzialmente conseguenti a infortuni con conseguenti ferite da taglio o da punta. RIFIUTI ASSIMILABILI AI RIFIUTI SOLIDI URBANI Rifiuti il cui smaltimento segue il normale iter dei rifiuti solidi urbani (RSU). materiali biologici. RSU RICICLABILI O PER I QUALI E’PREVISTA LA RACCOLTA DIFFERENZIATA Contenitori in vetro di farmaci e bevande Soluzioni per infusione privati di cannule. Rischio nella movimentazione dei contenitori per i rifiuti è anche presente un rischio di origine traumatica. Costituiti da: Residui da preparazione pasti (strutture di ristorazione). Non è prevista alcuna registrazione. residui da pasti esclusi quelli da infettive (vista una malattia trasmissibile tramite tali residui). radioattivio provenienti da pazienti in isolamento infettivo.esclusi contenitori di antiblastici. farmaci scaduti… Esiste un formulario di registrazione e norme di carico/scarico.). in particolare quelli tumorali) derivanti dall'attività ospedaliera. aghi ed accessori. prestando particolare attenzione ai taglienti. MISURE GENERALI DI PREVENZIONE Utilizzo dei dispositivi di protezione individuali (guanti. spazzatura. CLASSIFICAZIONE DEI RIFIUTI SANITARI • Non pericolosi • Assimilabili ai rifiuti urbani • Pericolosi non a rischio infettivo • Pericolosi a rischio infettivo • Che richiedono particolari modalità di smaltimento RIFIUTI SANITARI NON PERICOLOSI Rifiuti taglienti non utilizzati. gessi ortopedici. soluzioni per infusione. indumenti monouso. copertura vaccinale degli operatori. • Mercurio • Pile • Oli minerali • Rifiuti di imballaggio e giardinaggio • Vetro . Lo smaltimento viene fatto tramite ditta autorizzata.Quando possibile.Rispetto delle modalità di raccolta diverse per i vari tipi di rifiuti. assorbenti igienici. ecc. pannolini e altri rifiuti per i quali sono possibili riciclaggio o raccolta differenziata.ALTRI RISCHI CONNESSI CON LA GESTIONE DEI RIFIUTI Rischio chimico: dovuto alla presenza nei rifiuti di sostanze chimiche (disinfettanti e farmaci. contenitori vuoti di farmaci. Da un punto di vista giuridico questi sono rifiuti speciali. Alcuni di essi sono passibili di riciclo e raccolta differenziata.Adeguata chiusura e corretta manipolazione dei contenitori per i rifiuti. pungidito. RIFIUTI PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO Componente di pericolosità più rilevante dei rifiuti ospedalieri Materiali venuti a contatti con liquidi biologici. GESTIONE DI QUESTI RIFIUTI: STOCCAGGIO E RACCOLTA Stoccaggio e raccolta necessitano di un apposito imballaggio a perdere con la scritta “Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo” . GESTIONE DI QUESTI RIFIUTI: DEPOSITO Raccolta con deposito temporaneo non superiore ai 5 giorni in condizioni che non comportino rischi per la salute. come sangue urina o feci. filtri. salvo situazioni particolari (quantitativi inferiori a 200 litri per i quali si può arrivare a 30 giorni). ortofenilfenolo e lisoformio o.Da un punto di vista giuridicogli animali da esperimento.• Carta e cartone • Toner • Pellicole e piastre radiografiche RIFIUTI PERICOLOSI NON A RISCHIO INFETTIVO • Rifiuti di laboratorio (solventi. In questo caso l’imballaggio a sua volta deve essere contenuto in quello esterno recante la scritta sopra ”Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo taglienti e pungenti”. GESTIONE DI QUESTI RIFIUTI: DISINFEZIONE Già durante la raccolta. tessutied organi rientrano nei rifiuti pericolosia rischio infettivo. certificazione. bisturi monouso. quelli non utilizzati. tramite Ditta autorizzata. RIFIUTI SANITARI CHE RICHIEDONO PARTICOLARI SISTEMI DI SMALTIMENTO Animali da esperimento. I materiali taglienti infetti devono essere raccolti in contenitori di cartone speciale con apertura a scatto e coperchio ribaltabile con chiusura irreversibile. Rientrano in questa categoria i taglienti utilizzati. Se possibile si fa sterilizzazione (miglior gestione della riduzione del rischio infettivo) che però non è un obbligo di legge e richiede impianti. .In tutti i casi lo smaltimento. viene fatto con la termodistruzione va effettuata in apposite strutture. organi e parti anatomiche non riconoscibili e sostanze stupefacenti. • Modalità smaltimento da per rifiuti pericolosi (formulario. Si tratta sia dei materiali sicuramente infetti o presunti tali (assimilabili a questi anche i rifiuti provenienti da materiale laboratoristico venuto a contatto con materiali biologici) TAGLIENTI O NON TAGLIENTI Taglienti: Aghi. solo nel caso di termodistruzione. rifiuti sono sottoposti a disinfezione (glutaraldeide. reagenti. urine e feci. lancette. ipoclorito) prima dell’allontanamento dal luogo nel quale sono stati prodotti (compito affidato al Responsabile dei Rifiuti della struttura). controlli periodici e appositi registri. miscele). registro carico/scarico e smaltimento con ditta autorizzata). sangue. rasoi. Prevista registrazione.Non taglienti: Presidi vari medici e chirurgici. • Da un punto di vista giuridico si tratta di rifiuti speciali. secreti o escreti. vetri. Tali rifiuti denunciabili con il codice CER 180104 e. di plastiche non clorurate. rifiuti sanitari A tale fine devono essere incentivati: possono essere l'organizzazione di corsi di formazione del personale delle strutture sanitarie sulla corretta classificati come: gestione dei rifiuti sanitari. i rifiuti sanitari che richiedono particolari modalità di smaltiment o. i rifiuti l'ottimizzazione dell'approvvigionamento delle derrate alimentari al fine di ridurre la produzione sanitari di rifiuti alimentari. con il codice CER 180101. Sono inoltre rifiuti sanitari non pericolosi le parti anatomiche ed organi incluse le sacche per il plasma e le sostanze per la conservazione del sangue (codice CER 180102). gessi ortopedici. sanitari non l'ottimizzazione dell'approvvigionamento e dell'utilizzo di reagenti e farmaci per ridurre la pericolosi. i rifiuti derivanti dall'attività di ristorazione e i residui dei pasti provenienti dai reparti di degenza delle strutture sanitarie. una patologia trasmissibile attraverso tali residui. da favorirne il reimpiego. qualora non rientrino tra quelli classificati come pericolosi. dal medico che li ha in cura. qualora non presentino condizioni di pericolosità da un punto di vista infettivo.Smaltimento Rifiuti Sanitari I rifiuti sanitari devono essere gestiti in modo da diminuirne la pericolosità'. il trasporto e lo smaltimento. i rifiuti l'utilizzo di tecnologie di trattamento di rifiuti sanitari tendenti a favorire il recupero di materia e sanitari pericolosi di energia. ove tecnicamente possibile. urbani. soprattutto per minimizzare il contatto di materiali non infetti con i rifiuti potenziali fonti infettive e ridurre la produzione di rifiuti a rischio infettivo. i rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo. l'utilizzo preferenziale. da materiale metallico ingombrante. sono assoggettati al regime giuridico e alle modalità di gestione dei rifiuti urbani: i rifiuti derivanti dalla preparazione dei pasti provenienti dalle cucine delle strutture sanitarie. vetro per farmaci e soluzioni privi di deflussori e aghi. esclusi quelli che provengono da pazienti affetti da malattie infettive per i quali sia ravvisata clinicamente. Appartengono a questa categoria ancora i farmaci scaduti (codice CER 180105) ed i rifiuti provenienti dai laboratori dei servizi sanitari che non presentano caratteristiche di pericolosità. il riciclaggio e il recupero e da ottimizzarne la raccolta. Rifiuti sanitari non pericolosi Sono i rifiuti costituiti da materiale metallico non ingombrante. . Rifiuti sanitari assimilati ai rifiuti urbani I seguenti rifiuti sanitari. la raccolta differenziata dei rifiuti sanitari assimilati agli urbani prodotti dalle strutture sanitarie. produzione di rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo e di rifiuti sanitari non pericolosi. devono essere recuperati. non a rischio infettivo. di prodotti e reagenti a minore contenuto di ai rifiuti sostanze pericolose. assimilati l'utilizzo preferenziale. per gli oggetti da taglio. ove tecnicamente possibile. lettera g). i) toner. i gessi ortopedici e le bende. secrezioni vaginali. e non provengano da pazienti in isolamento infettivo. di plastica. carta. del decreto legislativo 3 aprile 2006. anche attraverso la raccolta differenziata. di cartone. di cui all'allegato XI del decreto legislativo 19 settembre 1994. feci o urine. esclusi i contenitori di soluzioni di farmaci antiblastici o visibilmente contaminati da materiale biologico. deve essere favorito il recupero di materia delle seguenti categorie di rifiuti sanitari. che: siano contaminati da agenti patogeni per l'uomo o per gli animali. a) contenitori in vetro di farmaci. i contenitori e le sacche utilizzate per le urine (se non considerati rifiuti pericolosi). h) batterie e pile. liquido pleurico. imballaggi in genere. n. 626. 152. 2 siano contaminati da: a-sangue o altri liquidi biologici che contengono sangue in quantità tale da renderlo visibile.vetro. o di metallo. b) altri rifiuti di imballaggio in vetro. un rischio di patologia trasmissibile attraverso tali liquidi. liquido pericardico o liquido amniotico. n. materiali ingombranti da conferire negli ordinari circuiti di raccolta differenziata. che non siano radioattivi ai sensi del decreto legislativo 17 marzo 1995. nel caso in cui sia ravvisata clinicamente dal medico che ha in cura il paziente una patologia trasmissibile attraverso tali escreti. di soluzioni per infusione privati di cannule o di aghi ed accessori per la somministrazione. gli assorbenti igienici anche contaminati da sangue esclusi quelli dei degenti infettivi. comma 2. ad esclusione di quelli pericolosi. liquido cerebro-spinale. e) rifiuti della preparazione dei pasti provenienti dalle cucine delle strutture sanitarie. cartone. di bevande. nonché da ambienti ove soggiornano pazienti in isolamento infettivo affetti da patologie causate da agenti biologici di gruppo 4. 230. c) rifiuti metallici non pericolosi. liquido seminale. Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo: tutti i rifiuti che provengono da ambienti di isolamento infettivo nei quali sussiste un rischio di trasmissione biologica aerea. l) mercurio. i pannolini pediatrici e i pannoloni. d) rifiuti di giardinaggio. i rifiuti che presentano almeno una delle seguenti caratteristiche: 1provengano da ambienti di isolamento infettivo e siano venuti a contatto con qualsiasi liquido biologico secreto od escreto dei pazienti isolati. i rifiuti provenienti da attività di giardinaggio effettuata nell'ambito delle strutture sanitarie. liquido peritoneale. dal medico veterinario competente. vegetali e grassi. siano venuti a contatto con qualsiasi liquido biologico secreto od escreto per il quale sia ravvisato. . plastica. metalli. f) liquidi di fissaggio radiologico non deargentati. Recupero di materia dai rifiuti sanitari Ai fini della riduzione del quantitativo dei rifiuti sanitari da avviare allo smaltimento. di carta. di alimenti. indumenti e lenzuola monouso e quelli di cui il detentore intende disfarsi. Questi rifiuti sanitari sono individuati dalle voci 180103* e 180202* del Catalogo Europeo dei Rifiuti. g) oli minerali. e successive modificazioni. n. nonché altri rifiuti non pericolosi che per qualità e per quantità siano assimilati agli urbani ai sensi dell'articolo 198. la spazzatura. liquido sinoviale. i rifiuti provenienti da attività veterinaria. L'attivazione degli impianti di sterilizzazione localizzati all'interno delle strutture sanitarie deve essere preventivamente comunicata alla provincia ai fini dell'effettuazione dei controlli periodici. e successive modificazioni.m pellicole e lastre fotografiche. Gli imballaggi esterni devono avere caratteristiche adeguate per resistere agli urti ed alle sollecitazioni provocate durante la loro movimentazione e trasporto. se si tratta di rifiuti taglienti o pungenti. La sterilizzazione dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo e' effettuata in impianti autorizzati ai sensi degli articoli 208 e 209 del decreto legislativo 3 aprile 2006. 152. Possono essere sterilizzati unicamente i rifiuti sanitari pericolosi a solo rischio infettivo. il deposito preliminare. n. apposito imballaggio rigido a perdere. Sterilizzazione dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo Il processo di sterilizzazione consiste nell'abbattimento della carica microbica tale da garantire un S. Deposito temporaneo. recante la scritta "Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo taglienti e pungenti". La sterilizzazione dei rifiuti sanitari a rischio infettivo e' una facoltà esercitabile ai fini della semplificazione delle modalità di gestione dei rifiuti stessi. ai fini dell'effettuazione dei controlli. La convalida deve essere ripetuta ogni ventiquattro mesi. Gli impianti di sterilizzazione sono sottoposti ad adeguati controlli periodici da parte delle autorità competenti. anche flessibile. La registrazione sul registro di carico e scarico deve avvenire entro cinque giorni. mediante procedimento che comprenda anche la triturazione e l'essiccamento ai fini della non riconoscibilità e maggiore efficacia del trattamento. tale termine e' esteso a trenta giorni per quantitativi inferiori a 200 litri. 152. nonché della diminuzione di volume e di peso dei rifiuti stessi. contenuti entrambi nel secondo imballaggio rigido esterno. raccolta e trasporto dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo Per garantire la tutela della salute e dell'ambiente. Nel rispetto dei requisiti di igiene e sicurezza e sotto la responsabilità del produttore. devono essere riportate le seguenti informazioni: a) numero di identificazione del ciclo di sterilizzazione. Fatte salve le disposizioni sopracitate: a Il deposito temporaneo di rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo deve essere effettuato in condizioni tali da non causare alterazioni che comportino rischi per la salute e può avere una durata massima di cinque giorni momento della chiusura del contenitore. deposito preliminare. a condizione che in tali impianti siano trattati esclusivamente rifiuti prodotti dalla struttura stessa. Fatto salvo l'obbligo di tenuta dei registri di carico e scarico presso l'impianto di sterilizzazione deve essere tenuto un registro con fogli numerati progressivamente nel quale. resistente alla puntura.A.L. la movimentazione interna alla struttura sanitaria. la raccolta ed il trasporto dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo devono essere effettuati utilizzando apposito imballaggio a perdere. e la relativa documentazione deve essere conservata per cinque anni presso la sede della struttura sanitaria o presso l'impianto e deve essere esibita ad ogni richiesta delle competenti autorità. Il direttore o il responsabile sanitario o i soggetti pubblici istituzionalmente competenti devono procedere alla convalida dell'impianto di sterilizzazione prima della messa in funzione degli stessi. e devono essere realizzati in un colore idoneo a distinguerli dagli imballaggi utilizzati per il conferimento degli altri rifiuti. Gli impianti di sterilizzazione localizzati all'interno del perimetro della struttura sanitaria non devono essere autorizzati ai sensi degli articoli 208 e 209 del decreto legislativo 3 aprile 2006. parte prima. e comunque ad ogni intervento di manutenzione straordinaria dell'impianto. recante la scritta "Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo" e il simbolo del rischio biologico o. . n. c) data del processo di sterilizzazione. il deposito temporaneo. recante la scritta "Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo". A tali fini si considerano prodotti dalla struttura sanitaria dove e' ubicato l'impianto di sterilizzazione anche i rifiuti prodotti dalle strutture sanitarie decentrate ma organizzativamente e funzionalmente collegate con la stessa. eventualmente riutilizzabile previa idonea disinfezione ad ogni ciclo d'uso. La sterilizzazione e' effettuata secondo le norme UNI 10384/94. b) quantità giornaliera e tipologia di rifiuti sottoposti al processo di sterilizzazione. (Sterility Assurance Level) non inferiore a 10-6. I rifiuti sanitari sterilizzati. Alla bocca del forno e' ammesso il caricamento contemporaneo con altre categorie di rifiuti. di deposito temporaneo. devono essere smaltiti solo in impianti per rifiuti pericolosi. che può prevedere anche l'utilizzo di sistemi di refrigerazione. anche flessibili. c per i rifiuti pericolosi a rischio infettivo destinati agli impianti di incenerimento l'intera fase di trasporto deve essere effettuata nel più breve tempo tecnicamente possibile. I rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo che presentano anche altre caratteristiche di pericolo di cui all'Allegato I del decreto legislativo n. Smaltimento dei rifiuti sanitari sterilizzati I rifiuti sanitari sterilizzati: a possono essere avviati in impianti di produzione di CDR o direttamente utilizzati come mezzo per produrre energia. devono essere raccolti e trasportati con il codice CER 200301. Le operazioni di movimentazione interna alla struttura sanitaria. di messa in riserva dei rifiuti sanitari sterilizzati. di raccolta e trasporto. La durata massima del deposito preliminare viene. b nel rispetto delle disposizioni del decreto del Ministro dell'ambiente 19 novembre 1997. devono essere raccolti e trasportati separatamente dai rifiuti urbani utilizzando il codice CER 191210. utilizzando appositi imballaggi a perd ere. Se vengono smaltiti fuori dell'ambito territoriale ottimale (ATO) presso impianti di incenerimento di rifiuti urbani o discariche di rifiuti non pericolosi. n. con le modalità qui sotto riportate. anche flessibili. non assimilati ai rifiuti urbani in quanto avviati in impianti di produzione di combustibile derivato da rifiuti (CDR) od avviati in impianti che utilizzano i rifiuti sanitari sterilizzati come mezzo per produrre energia. Smaltimento dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo I rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo devono essere smaltiti mediante termodistruzione in impianti autorizzati ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006. di colore diverso da quelli utilizzati per i rifiuti urbani e per gli altri rifiuti sanitari assimilati. Le operazioni di raccolta e trasporto dei rifiuti sanitari sterilizzati. deposito preliminare dei rifiuti sanitari sterilizzati si applicano le disposizioni tecniche che disciplinano la gestione dei rifiuti speciali non pericolosi. comunque. raccolta e trasporto dei rifiuti sanitari sterilizzati I rifiuti sanitari sterilizzati. recanti. devono essere effettuati utilizzando appositi imballaggi a perdere. 152 del 2006. Alle operazioni di deposito temporaneo. I rifiuti sanitari pericolosi a solo rischio infettivo possono essere smaltiti. e . e successive modificazioni: a) in impianti di incenerimento di rifiuti urbani e in impianti di incenerimento di rifiuti speciali. superare i cinque giorni. sono perciò sottoposte al regime giuridico ed alle norme tecniche che disciplinano la gestione dei rifiuti urbani. n. 503. 152. messa in riserva. per manipolazione diretta si intende una operazione che generi per gli operatori un rischio infettivo. l'indicazione indelebile "Rifiuti sanitari sterilizzati" alla quale dovrà essere aggiunta la data della sterilizzazione. di deposito preliminare. Essi sono introdotti direttamente nel forno. recanti. l'indicazione indelebile "Rifiuti sanitari sterilizzati" alla quale dovrà essere aggiunta la data della sterilizzazione. ben visibile. assimilati ai rifiuti urbani. devono essere raccolti e trasportati separatamente dai rifiuti urbani. raccolta e trasporto dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo restano sottoposte al regime generale dei rifiuti pericolosi. raccolta e trasporto.b le operazioni di deposito preliminare. assimilati ai rifiuti urbani. nel rispetto delle disposizioni di cui al decreto del Ministro dell'ambiente 19 novembre 1997. d Il deposito preliminare dei medesimi non deve. senza prima essere mescolati con altre categorie di rifiuti. fissata nel provvedimento di autorizzazione. di colore diverso da quelli utilizzati per i rifiuti urbani e per gli altri rifiuti sanitari assimilati. di norma. messa in riserva. 503. b) in impianti di incenerimento dedicati Le operazioni di caricamento dei rifiuti al forno devono avvenire senza manipolazione diretta dei rifiuti. deposito preliminare. ben visibile. n. Deposito temporaneo. ma collocati negli appositi contenitori presso le farmacie e le isole ecologiche. Le sole e vere intossicazioni alimentari di origine batterica sono: • Intossicazione botulinica o botulismo • Intossicazione stafilococcica Esistono poi le cosiddette tossinfezioni alimentari in sensu strictu determinate dal consumo di alimenti contenenti sia tossine che batteri. In questo caso la tossicità è data sia dalle tossine preformate sia da quelle prodotte da cellule vive ingerite con l’alimento all’interno dell’ospite e dai microrganismi viventi che continuano la moltiplicazione nell’intestino. La parte del prodotto pericolosa è quella costituita dai principi attivi. L'autorizzazione del presidente della regione ha validità temporanea sino alla realizzazione di un numero di impianti di trattamento termico adeguato al fabbisogno regionale. i medicinali non sono più utilizzabili e devono essere smaltiti correttamente. ne' impianti di produzione di CDR. Sono tossinfezioni alimentari le sindrome tossiche provocate da: • Bacillus cereus • Clostridium perfringens • Vibrio parahaemolyticus Botulismo . Perché si manifesti l’intossicazione pertanto non obbligatoriamente ci deve essere il microrganismo.c successive modificazioni. ne' impianti di termodistruzione. La presenza di antibiotici nei rifiuti può favorire la selezione di ceppi di microbi e virus assai pericolosi. oppure attraverso la loro inertizzazione in contenitori ermetici. mischiati alla spazzatura domestica. possono essere smaltiti in impianti di incenerimento di rifiuti urbani o in impianti di incenerimento di rifiuti speciali alle stesse condizioni economiche adottate per i rifiuti urbani. INTOSSICAZIONI ALIMENTARI Cosa sono? Le intossicazioni alimentari sono manifestazioni patologiche che si determinano in seguito al consumo di alimenti contenenti tossine prodotte da microrganismi che si sono moltiplicati nell’alimento precedentemente al suo consumo. Farmaci scaduti I farmaci sono prodotti chimici di sintesi sulle cui confezioni compare sempre una data di scadenza. Trascorso il termine ultimo indicato dalla casa farmaceutica. qualora nella regione di produzione del rifiuto non siano presenti. possono essere sottoposti al regime giuridico dei rifiuti urbani e alle norme tecniche che disciplinano lo smaltimento in discarica per rifiuti non pericolosi. in numero adeguato al fabbisogno. Lo smaltimento dei farmaci scaduti avviene attraverso la termodistruzione. bensì è indispensabile la presenza della sua tossina. In discarica. ne' impianti che utilizzano i rifiuti sanitari sterilizzati come mezzo per produrre energia. possono dar luogo ad emanazioni tossiche e possono inquinare il percolato (il liquido che si accumula sul fondo della discarica). E' per questo motivo che i farmaci scaduti non devono essere gettati nei normali cassonetti. previa autorizzazione del presidente della regione. soprattutto nel caso di conserve poco acide (verdure. difficoltà di parola e di deambulazione sino alla paralisi dei muscoli e dell’attività respiratoria con conseguente morte che sopraggiunge nel 65% dei casi. Esistono antisieri specifici tuttavia la loro somministrazione. quasi sempre mortale.F e G. distinti in base alla specificità antigenica e delle esotossine prodotte. Prevenzione Preparazioni casalinghe • accurata pulizia dei prodotti • utilizzo di prodotti freschi • riscaldamento a 121°C per 3 minuti (pentola a pressione) . perchè sia efficace. carne in scatola e conserve vegetali sott’olio. mentre negli insaccati un campanello d’allarme può essere la presenza di zone verdastre ad indicare una più o meno spinta proteolisi. se vengono rispettate tutte le procedure. deve essere estremamente tempestiva. La tossina è una esotossina prodotta dal microrganismo durante la crescita microbica e poi liberata nell’alimento. indice di una produzione di gas. Le condizioni che determinano la germinazione delle spore e la moltiplicazione del microrganismo e quindi la produzione della tossina sono: • assenza di aria (condizioni di anaerobiosi) • temperatura > 10°C • Aw > 94% • pH > 4.Responsabile di questa gravissima intossicazione. una volta ingerita vieneassorbita nell’intestino tenue e da qui portata. Si tratta di una neurotossina avente azione paralizzante a livello del sistema nervoso periferico. Più pericolose sono invece le preparazioni casalinghe. carne). attraverso la loro attività metabolica. ma si differenziano tra loro per l’attività proteolitica. agendo sulle sinapsi e sulle placche neuromuscolari ostacolando la liberazione di acetilcolina. talvolta associata anche a fenomeni di rammollimento e a cattivi odori. In breve tempo però subentrano disturbi più gravi a carico della vista. La difficoltà con cui si verificano contemporaneamente tutte queste condizioni spiega la scarsa diffusione di questa intossicazione. I primi sintomi si manifestano dopo 18-36 ore l’ingestione dell’alimento contaminato e sono rappresentati da: nausea. possono realizzare condizioni idonee alla crescita e moltiplicazione del patogeno anche in ambienti originariamente inadatti (conserve acide).5 • Concentrazione di NaCl < 7-8% • Assenza di nitrati Presenza di altre forme microbiche che.Sporigeno (spora terminale o subterminale • Anaerobio obbligato Attualmente si conoscono 7 diversi tipi sierologici di Cl. Tutte hanno in comune la caratteristica di produrre la tossina.Clostridium botulinum. facilmente distrutta dal calore (80°C per 15 min.E . è nullo. per la specificità nei confronti dell’ospite e per una certa distribuzione geografica. il cui habitat naturale è rappresentato dal suolo e dalla polvere. In particolare il rischio a livello di produzioni industriali.D . Botulinum indicati con altrettante lettere dell’alfabeto: A . ma stremamente potente è infatti sufficiente una quantità pari a 1*10-8/g di tossina a determinare la morte. Gli alimenti maggiormente incriminati sono insaccati.Gram positivo . al sistema nervoso. vomito e diarrea. i tipi A e B).B C. E’ buona norma evitare il consumo di prodotti provenienti da confezioni gonfie. botulinum • Bastoncino . Caratteristiche di Cl. attraverso il circolo anguigno. potenziale redox. Le precauzioni da prendere sono: • Mantenere i cibi cotti a temperatura al di sopra della quale gli stafilococchi cessano di moltiplicarsi (> 70°C) • Raffreddare rapidamente gli alimenti e conservarli refrigerati in contenitori poco profondi (Temperatura al cuore non superiore a 7°C) . saprofita delle mucose e della cute di uomo ed animali. il periodo più pericoloso per la produzione di tossina è comunque quello che intercorre tra la cottura ed il momento della distribuzione che nella ristorazione collettiva è talvolta molto lungo. La principale caratteristica di questa enterotossina è di essere termostabile. non sempre coincidono con quelle della crescita. attività dell’acqua. ma per alcune di queste recentemente è stata avanzata l’ipotesi di una loro espressione a livello plasmidico. A causa della sua diffusione eliminare lo Stafilococco è molto difficile. Sono attualmente state identificate 5 diverse enterotossine indicate come A-B-C-D. pertanto i normali trattamenti di cottura non sono in grado di inattivarla. a elevato contenuto proteico. prodotti a base di carne (pasticci vari) e salumi. essendo lo stafilococco un microrganismo resistente ad alte concentrazioni di sale. seguono poi la D. Intossicazione stafilococcica Rappresenta forse la più diffusa intossicazione alimentare dei nostri tempi. Responsabile è la specie Staphylococcus aureus. anche i prodotti sottoposti a salagione possono essere fonte di intossicazione. conseguente il consumo di cibi contaminati. responsabili di una gastroenterite. Alcuni suoi ceppi durante la crescita sono in grado di produrre negli alimenti delle tossine. cocco Gram positivo. la febbre è rara. anaerobio facoltativo. mentre A. a sua volta influenzata da temperatura. nonchè sull’educazione all’igiene personale da parte degli addetti alle varie preparazioni alimentari. forti e frequenti dolori addominali e alcune volte diarrea. pesci cotti ed affumicati.letale per il topolino. poco acide e non propriamente sottoposte a refrigerazione dopo la cottura: carni (arrosti freddi). La tossina A è quella maggiormente implicata nei casi di intossicazione (circa 80%). cefalea. L’intervallo di temperatura critico è quello tra i 20 ed i 40°C. In particolare la prevenzione deve mirare ad impedire la moltiplicazione del microrganismo così da evitare la produzione di tossina. Da non dimenticare inoltre che. di moltiplicarsi e di produrre tossina. pH dell’alimento.Le preparazioni più comunemente implicate. dando così la possibilità al microrganismo. La contaminazione dei cibi può avvenire prima o dopo la cottura. I sintomi si manifestano rapidamente dopo l’ingestione del cibo contaminato. aumentata salivazione. nelle feci o nell’alimento residuo di un fattore termolabile. mentre la E è molto rara.• acidificazione e salatura Preparazioni industriali • materie prime di qualità • controllo parametri della sterilizzazione L’accertamento di laboratorio consiste nel dimostrare la presenza nel siero del paziente. I tipi B e C sono prodotte alla fine della fase stazionaria (prodotti del metabolismo secondario). La prevenzione di questa intossicazione si basa prevalentemente sull’istruzione del personale circa l’importanza di condurre in maniera corretta le operazioni di cottura e di successiva refrigerazione dei pasti. che specificatamente neutralizzato da una delle antitossine botuliniche. sono quelle piuttosto complesse. prodotti a base di uova. Infine se la contaminazione da parte del microrganismo avviene dopo al cottura l'assenza di altra microflora facilita la moltiplicazione dello stafilococco che non ha più forme di competizione. generalmente tra le 2 e le 6 ore e sono rappresentate da nausea.ed E. Le condizioni ideali di produzione della tossina. concentrazione di NaCl. se presente. la C e la B. vomito. Tra le carni quelle macinate presentano il maggior rischio a causa delle numerose manipolazioni cui sono sottoposte e della maggiore superficie di esposizione. Le tossine sembrano codificate a livello cromosomiale. Si tratta di proteine semplici e benchè diverse tra loro possiedono una certa capacità di reazione incrociata. In questo intervallo di tempo nella maggior parte dei casi l’alimento cotto viene lasciato a temperatura ambiente ed esposto all’aria. definita anche enterotossina. molto manipolate. D ed E sono prodotte nella fase logaritmica. viene portata con la fase di arrotolamento all’interno della massa dove più facilmente si instaurano condizioni di anaerobiosi e gli scambi di calore avvengonmolto più lentamente. La tossinfezione si manifesta solo in seguito a: • presenza del microrganismo patogeno vivo • condizioni di temperatura che ne favoriscano la proliferazione sino ad un numero minimo pari a 10alla 6 ufc/g di prodotto • consumo dell’alimento da parte di una collettività Le misure preventive sono: • controllo qualità nella scelta delle materie prime • rispetto delle più elementari norme igieniche • rigoroso controllo della temperatura nella fase di refrigerazione e di e di cottura (almeno 65°C per alimenti caldi.• Preparare e consumare gli alimenti nel più breve tempo possibile al fine di non dare alle forme presenti il tempo di moltiplicarsi (2-3 ore) • Massimo rispetto delle norme di buona produzione I principali fattori coinvolti nelle epidemie sono quindi in ordine decrescente: • inadeguato raffreddamento • lungo intervallo di tempo tra la preparazione ed il consumo • personale malato e/o in carenti condizioni igieniche • inadeguata cottura. non più di 3°C per alimenti freddi sino al consumo Bacillus cereus . Clostridium perfringens E' un bastoncino Gram positivo sporigeno immobile. nausea. Tra le carni comunque le più pericolose sono quelle tipo arrosto arrotolato. Più specificatamente il tipo A è quello coinvolto nelle tossinfezioni. anaerobio obbligato in grado di crescere in un ampio intervallo di temperatura (5-55°C) e di pH (5-8). D. in quanto la loro superficie esterna. Si conoscono 5 diversi tipi indicati come A. Il decorso è solitamente benigno. Particolarmente pericoloso è lasciare l’alimento a temperatura ambiente poichè in queste condizioni viene favorita la germinazione delle spore e la liberazione di tossina. pertanto le condizioni che favoriscono la germinazione delle spore. diarrea. ne favoriscono anche la produzione che avviene generalmente a livello intestinale I primi sintomi compaiono tra le 6 e le 24 ore successive l’ingestione di cibo contenente cellule vive e consistono in forti dolori addominali. E in grado di produrre vari tipi di tossine. Si tratta di una tossinfezione legata quasi esclusivamente alla Ristorazione Collettiva e soprattutto al consumo di carne non adeguatamente trattata al calore o mal refrigerata. mentre il tipo C è molto più raro ed è responsabile di una enterite necrotica molto più grave della precedente. C. nel suolo e nell’intestino di uomo ed animali. più contaminata. Molto diffuso in natura dove si trova nelle acque. tuttavia solo i tipi A e C sono pericolosi per l’uomo. Esame batteriologico che dimostra la presenza dello stafilococco nell’alimento. B. Chimicamente la tossina è un polipeptide semplice facilmente distrutto dalla temperatura (60°C per 10 minuti) e viene prodotta durante la fase di sporulazione. . la sintomatologia è peraltro molto simile a quella dell’intossicazione stafilococcica Condizioni ottimali produzione tossina diarroica • T = 18 . che trova il suo habitat naturale nei sedimenti e nelle acque costiere e marine. anaerobio facoltativo molto diffuso in natura.3 • Aw minima = 0.E' un bastoncino Gram positivo sporigeno.95 Bacillus cereus produce due tipi di tossina: tossina diarroica e tossina emetizzante. dopo di che la sua produzione cessa. I sintomi scompaiono dopo circa 20-24 ore.9 . ma importanti per l’uomo sono due tossine entrambe responsabili di tossinfezioni alimentari conseguente al consumo di alimenti contaminati con cellule vive. Produce numerose sostanze extracellulari.43°C • pH = 6 . E’ termolabile ed è possibile la sua determinazione solo in presenza di un numero di cellule non inferiore a 10 alla settima ufc/g La sindrome si manifesta sottoforma di diarrea acquosa e forti dolori addominali tra le 6 e le 15 ore dopo il consumo di alimenti contaminati.9. La tossina diarroica è prodotta durante la fase esponenziale di crescita e raggiunge il massimo nella successiva fase stazionaria. Condizioni di crescita di Bacillus cereus • T ottimale = 30-37°C • T minima = 5°C • T massima = 55°C • pH = 4. di forma bastoncellare con un flagello ad una estremità. cereus in cariche elevate (10 5-109 ufc/g) da residui di alimenti oppure dalle feci e dal vomito dei soggetti colpiti. Vibrio parahaemolyticus Batterio Gram negativo. raramente compaiono anche nausea e vomito. Si tratta di una sindrome molto più acuta della precedente con un periodo di incubazione non superiore alle 6 ore.5 • presenza di glucosio Alimenti coinvolti Tossina diarroica Tossina emetizzante insalata o purea di patate riso bollito o fritto verdure in insalata pollo latte in polvere piatti precucinati creme L’accertamento di laboratorio si considera positivo quando si isoli B.8. La tossina emetizzante differisce dalla precedente in quanto termostabile e resistente a valori estremi di pH (2-11). Solo gli stipiti che contengono una emolisina sono enterotossici. alofilo. morti fetali e parti di feti morti. Questa tossinfezione è molto frequente in Giappone. Listeria e da virus che penetrano nell’organismo attraverso il tratto gastrointestinale. Anche la Salmonella è un batterio che si trova comunemente negli intestini di uccelli e mammiferi. le infezioni da Listeria sono responsabili di un elevato tasso di mortalità. in alcuni casi anche la febbre e il vomito. Molte delle tossinfezioni alimentari segnalate non fanno parte di focolai noti. infatti. diarrea e crampi addominali. Il Campylobacter è la causa batterica di diarrea più frequente nell’UE. ma vengono registrate come casi singoli. questo agente patogeno. I cibi pronti. Il consumo di pollo poco cotto o di cibi pronti entrati in contatto con carne di pollo cruda è la causa alimentare più comune all’origine di questa infezione. Può essere trasmesso all’uomo attraverso gli alimenti. diarrea. virus e parassiti o altre tossine presenti in cibi contaminati. come formaggi e prodotti a base di pesce o carne.Periodo di incubazione : 12-24 ore ma anche in alcuni casi 96 ore. Salmonella. la salmonellosi. Gli alimenti possono essere contaminati in diverse fasi della catena alimentare. in particolare in gruppi vulnerabili come gli anziani. Nella fase di trasformazione degli alimenti. Sintomi: diarrea profusa. Tra le zoonosi figurano . I rischi di contaminazione sono presenti dal produttore al consumatore e devono essere controllati in vari modi. sono spesso all’origine delle infezioni nell’uomo. Benché nell’uomo siano meno comuni di quelle provocate da Campylobacter eSalmonella. Molti di questi microbi si trovano comunemente negli intestini di animali sani da produzione alimentare. Il Campylobacter provoca febbre. Tossinfezioni alimentari più diffuse Le tossinfezioni alimentari più diffuse nell’Unione europea (UE) sono causate da batteri come Campylobacter. può vivere negli intestini dei volatili sani. i microbi possono essere introdotti per contaminazione crociata da un altro prodotto agricolo non lavorato o da esseri umani infetti venuti a contatto con il cibo. dove spesso si avvertono i primi sintomi. Una cottura adeguata degli alimenti uccide gli agenti patogeni. La malattia che provoca. per il consumo di pesce crudo sminuzzato e lasciato macerare in salse. si manifesta generalmente con febbre. In cucina i microbi possono essere trasmessi da un alimento all’altro tramite utensili impiegati per preparare entrambi i cibi senza essere sottoposti ad alcun lavaggio intermedio. crampi addominali e può essere responsabile dell’insorgere di postumi – le condizioni patologiche/croniche che possono derivare da una malattia. Sono inoltre molto pericolose per le gestanti perché possono causare infezioni fetali. Se entra nel circolo sanguigno può causare infezioni potenzialmente letali. Durante la macellazione la carne può venire contaminata entrando in contatto con piccole quantità di contenuto intestinale. Le tossinfezioni alimentari provocate da questi tre batteri vengono classificate tutte come zoonosi di origine alimentare – malattie o infezioni che possono essere trasmesse dagli animali all’uomo attraverso il cibo. La carne di pollo cruda è spesso contaminata dal Campylobacter. in particolare tramite carne e uova. Le Tossinfezioni Alimentari Le tossinfezioni alimentari sono causate da microbi patogeni come batteri. nausea e dolori addominali. anche malattie trasmesse all’uomo per vie diverse dal cibo, ad esempio tramite il contatto diretto con gli animali. È stato riscontrato che ogni anno queste patologie colpiscono oltre 380 000 cittadini UE. Quadro UE Il pacchetto legislativo UE in materia di igiene dei prodotti alimentari stabilisce i requisiti igienici per produttori e operatori del settore alimentare e fissa norme per l’organizzazione di controlli ufficiali su carne fresca, latte e altri cibi. Si tratta di un’importante base normativa per ridurre al minimo la prevalenza delle tossinfezioni alimentari nell’ambito di un approccio “dal produttore al consumatore” alla sicurezza alimentare. Il quadro per la sorveglianza e il controllo delle tossinfezioni alimentari è contenuto nella legislazione UE sulle zoonosi. La direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici istituisce un sistema di raccolta e analisi dei dati relativi agli Stati membri sulla prevalenza di batteri patogeni in diverse popolazioni animali. L’UE sviluppa misure di controllo volte a prevenire e ridurre la presenza di questi batteri sulla base dei dati risultanti dalle suddette attività di sorveglianza. Il regolamento (CE) n. 2160/2003 stabilisce misure comunitarie per il controllo della Salmonella e di altri agenti zoonotici specifici presenti negli alimenti. Per attuarlo, la Commissione europea ha adottato regolamenti specifici, ad esempio sull’uso degli antimicrobici e dei vaccini per il pollame, restrizioni al commercio intracomunitario di uova da mensa e restrizioni alle importazioni di pollame vivo da paesi terzi. La Commissione ha inoltre fissato obiettivi che gli Stati membri devono rispettare per ridurre la Salmonella in varie popolazioni animali, tra cui galline ovaiole, polli da carne, tacchini, suini da ingrasso e suini da riproduzione. Il regolamento (CE) n. 2073/2005 della Commissione sui criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari definisce criteri di sicurezza alimentare per alcuni importanti batteri, tossine e metaboliti di origine alimentare, tra cui Salmonella eListeria, presenti in alimenti specifici. In ultima analisi la sicurezza degli alimenti deve essere garantita da un approccio preventivo che preveda la progettazione di processo e prodotto e l’applicazione di standard industriali riconosciuti a livello internazionale come le buone pratiche igieniche (GHP) e di fabbricazione (GMP) e i principi dell’analisi di rischio e punti critici di controllo (HACCP). Esistono oggi al mondo più di 250 tossinfezioni alimentari, che si manifestano con differenti sintomi e sono causate da diversi agenti patogeni, perlopiù batteri, virus e parassiti. Con il passare degli anni, vengono identificati continuamente nuovi patogeni (i cosiddetti patogeni emergenti, come Campilobacter jejuni, Escherichia coli 157:H7,Listeria monocytogenes, Yersinia enterocolitica, etc), alcuni dei quali si diffondono anche per effetto dell’incremento di scambi commerciali, di ricorso alla ristorazione collettiva, di grandi allevamenti intensivi e di viaggi. Infezione Le tossinfezioni alimentari possono derivare dall’infezione con microorganismi patogeni che colonizzano le mucose intestinali oppure dall’ingestione di alimenti contaminati da questi microorganismi o anche dalla presenza nei cibi di tossine di origine microbica, che causano malattia anche quando il microrganismo produttore non c’è più. Oltre alle tossine di origine biologica, possono causare contaminazioni del cibo anche sostanze chimiche ad azione velenosa, come ad esempio i pesticidi utilizzati in agricoltura. Per evitare questo genere di problemi, la distribuzione di queste sostanze è strettamente regolamentata. Esistono poi categorie di alimenti naturalmente tossici, come ad esempio i funghi velenosi o alcune specie di frutti di mare. La contaminazione dei cibi può avvenire in molti modi. Alcuni microrganismi sono presenti negli intestini di animali sani e vengono in contatto con le loro carni (trasmettendosi poi a chi le mangia) durante la macellazione. Frutta e verdura possono contaminarsi se lavate o irrigate con acqua contaminata da feci animali o umane. Fra gli altri, la Salmonellapuò contaminare le uova dopo aver infettato il sistema ovarico delle galline. I batteri del genere Vibrio, normalmente presenti nelle acque, vengono filtrati e concentrati dai frutti di mare, come ostriche e mitili, e quindi possono causare infezioni se gli alimenti vengono ingeriti crudi. Le infezioni possono essere trasmesse al cibo, da parte degli operatori, anche durante la fase di manipolazione e preparazione degli alimenti (è il caso del batterio Shigella, del virus dell’epatite A, e di molti altri patogeni) sia per contatto con le mani che con gli strumenti della cucina, utilizzati ad esempio nella preparazione di diversi alimenti e non disinfettati a dovere. Un cibo cotto e quindi sicuro (la maggior parte dei microrganismi non resiste a temperature superiori ai 60-70 gradi) può contaminarsi per contatto con cibi crudi. Inoltre, grande importanza rivestono le condizioni in cui i cibi sono mantenuti durante le varie fasi di conservazione: la catena del freddo, ad esempio, previene lo sviluppo e la moltiplicazione di alcuni microrganismi, che per essere tossici necessitano di una popolazione molto numerosa. Sintomi e diagnosi Normalmente, il sistema interessato dalle tossinfezioni alimentari è quello gastrointestinale con manifestazione di nausea, vomito, crampi addominali e diarrea, e con una insorgenza dei sintomi in un arco di tempo relativamente breve (da ore a giorni). Nel caso di ingestione di alimenti contaminati, viene solitamente colpita la prima parte dell’apparato gastroenterico e i sintomi (nausea e vomito più che diarrea e molto più raramente febbre e brividi) si manifestano in tempi più brevi. Nel caso invece di tossinfezioni causate da microrganismi che tendono a diffondersi anche nel sistema sanguigno, i tempi di manifestazione possono essere più lunghi, e il sintomo più frequente è la diarrea, accompagnata da febbre e brividi. Tuttavia, vi sono casi in cui i sintomi interessano altri apparati corporei e il decorso della malattia è molto diverso. Nel caso del prione legato alla malattia di Creutzfield-Jacob, ad esempio, il periodo di incubazione può essere anche di molti anni e le manifestazioni sintomatiche non interessano il sistema gastrointestinale, ma quello neurale. La diagnosi di una tossinfezione è possibile solo attraverso test di laboratorio che identificano l’agente patogeno. Tuttavia, in molti casi, una diagnosi non viene effettuata perché non c’è una denuncia alle autorità sanitarie dell’infezione. Inoltre, uno dei problemi in termini di gestione delle tossinfezioni alimentari è chiarire l’origine della malattia, soprattutto quando questa si trasforma in epidemia. Dato che molti microrganismi patogeni possono diffondersi anche attraverso canali diversi dal cibo (ad esempio attraverso l’acqua, l’aria o per contatto diretto), non sempre è facile per le autorità identificare la fonte dell’infezione e intervenire. Nel corso dell’ultimo secolo, le malattie di origine alimentare sono cambiate molto, soprattutto nei paesi industrializzati. Da una prevalenza di febbre tifoidea e di colera, infatti, grazie all’implementazione di migliori pratiche di gestione degli alimenti, si è passati a malattie più recenti. Negli Stati Uniti sono stati identificati come agenti patogeni a metà degli anni ’90 il parassita Cyclospora e il batterio Vibrio parahemolyticus che ha infettato le ostriche. Negli stessi anni, l’Europa si trovava ad affrontare l’emergenza Bse, che nella versione capace di infettare gli esseri umani, la malattia di Creutzfield-Jacob, costituisce ancora oggi una delle principali preoccupazioni nel campo della sicurezza alimentare. Gli agenti patogeni Le infezioni più note sono quelle causate dai batteri Campylobacter, Salmonella, e Escherichia coli e dai virus del gruppo dei calicivirus. Campylobacter genera febbre, crampi addominali ed è la causa più comune di diarrea al mondo. Si trova soprattutto nelle carni di volatili e pollame, che quindi dovrebbero sempre essere ben cotti. La Salmonella è uno dei batteri più comunemente diffusi come origine di una tossinfezione alimentare, e si trova negli intestini di rettili, uccelli e mammiferi. I sintomi della salmonellosi sono diarrea, vomito e crampi addominali, ma in soggetti immunodepressi può causare condizioni anche molto serie. I ceppi di Escherichia coli produttori di verocitotossina o Shiga-tossina (VTEC oppure STEC) sono patogeni enterici che producono una potente tossina responsabile di gravi forme morbose nell’uomo. Esistono numerosi sierotipi VTEC, individuati attraverso gli antigeni somatico O e flagellare H. Sebbene si conoscano oltre 100 sierotipi VTEC, solo alcuni sono stati associati frequentemente a malattia grave nell’uomo sono. Tra questi, il più noto e diffuso è il sierogruppo O157 seguito da O26, O145, O111, O121, O103. Questi sierogruppi sono generalmente caratterizzati dalla presenza di fattori di virulenza aggiuntivi alla VT, in particolare la capacità di aderire e colonizzare la mucosa intestinale (geneeae), e vengono chiamati entero-emorragici (EHEC) in relazione alla malattia clinica che causano nell’uomo. La manifestazione clinica associata a infezione da VTEC varia dalla diarrea acquosa, alla colite emorragica e alla Sindrome Emolitico Uremica (SEU). Quest’ultima è la manifestazione più grave delle infezioni da VTEC e colpisce soprattutto i bambini. È generalmente legata agli stipiti VTEC produttori di vero tossina di tipo 2 (portatori del gene vtx2). La SEU rappresenta la causa più importante di insufficienza renale acuta nell’età pediatrica, in particolare nei primi anni di vita. È caratterizzata da anemia emolitica, piastrinopenia e insufficienza renale acuta di grado variabile, sino alla necessita di trattamento dialitico sostitutivo. Il 25-30% dei pazienti colpiti da SEU può essere interessato da complicazioni neurologiche. Nella fase acuta, la SEU può essere fatale nel 3-5% dei casi e una percentuale simile può sviluppare insufficienza renale cronica. I VTEC sono considerati agenti di zoonosi poiché i ruminanti, in modo particolare il bovino, sono portatori asintomatici di questi batteri e costituiscono il loro reservoir naturale. L’infezione all’uomo si trasmette attraverso l’ingestione di alimenti o acqua contaminati o per contattato diretto con gli animali. Tra gli alimenti contaminati più a rischio ci sono la carne cruda o poco cotta, il latte non pastorizzato formaggi e altri derivati a base di latte non pastorizzato. Anche i vegetali (frutta e ortaggi e germogli) e i succhi possono veicolare l’infezione, come dimostrato dalle numerose epidemie legate a questi tipi di alimento (spinaci, lattuga, germogli alfaalfa). La contaminazione dei vegetali avviene soprattutto attraverso pratiche di fertirrigazione e comunque attraverso la contaminazione con reflui zootecnici. Un’altra via di trasmissione delle infezioni da VTEC è quella oro-fecale da persona a persona. Questa via necessita di un contatto stretto tra gli individui ed è quindi molto spesso riportata nell’ambito familiare e scolastico (scuole d’infanzia e comunità). La gravità della malattia dipende dalle caratteristiche di virulenza del ceppo infettante, dall’età e condizioni generali del paziente e dalla dose infettante, che può essere anche molto bassa (inferiore a 100). Il tempo d’incubazione di circa 3 / 4 giorni, può variare tra i 2 e gli 8 giorni. Anche nei casi complicati dalla SEU l’esordio sintomatologico è generalmente caratterizzato da diarrea spesso ematica, accompagnata da dolore addominali intenso e vomito. La febbre, se presente, raramente supera i 38°C. Nei casi non complicati la malattia ha carattere autolimitante con una durata compresa tra 2 e 4 giorni. Le complicanze tipiche della SEU si manifestano a seguito del passaggio nel torrente circolatorio della tossina liberata nel lume intestinale. Non esiste terapia specifica nei confronti dei VTEC e le infezioni vengono trattate con terapie di supporto (reidratazione, emo-dialisi e/o dialisi peritoneale, plasmaferesi, emotrasfusioni). La terapia antibiotica è sconsigliata o addirittura controindicata poiché potrebbe favorire il rilascio della tossina con peggioramento delle manifestazioni cliniche. I Calicivirus sono molto comuni ma non facilmente diagnosticati in quanto non ci sono test di laboratorio disponibili. Causano acute infezioni gastrointestinali con vomito più che diarrea, che si concludono nel giro di un paio di giorni. Si ritiene che questi virus si passino principalmente da persona a persona e che quindi un cuoco o un operatore infetto che lavori in cucina possa facilmente contaminare il cibo che tocca. Altre tossinfezioni sono causate da patogeni che possono infettare l’uomo anche attraverso altre vie, come il batterio Shigella, il virus dell’epatite A e diversi parassiti. In altri casi invece, la malattia non deriva dall’ingestione diretta di agenti patogeni, ma piuttosto dall’alimentazione con cibo contaminato da una tossina di origine microbica che agisce anche in assenza del microrganismo produttore. È questo il caso del batterio Staphylococcus aureus che produce tossine in grado di causare vomito violento. A questa categoria appartiene anche il temutissimo batterio Clostridium botulinum che produce una tossina in grado di causare una paralisi mortale nel giro di 24-36 ore. La Asl di Pavia ha messo a punto una tabella che elenca i principali agenti patogeni che causano tossinfezioni alimentari: qui vengono indicati anche i tempi di incubazione e gli alimenti più frequentemente contaminati. se vengono protetti dai parassiti si alterano difficilmente. la conservazione in atmosfera controllata.Conservazione degli alimenti Il problema della conservazione degli alimenti è di enorme importanza per ragioni economiche. per sterilizzarli. Sotto questo aspetto è di grande importanza diffondere la conoscenza delle malattie trasmissibili attraverso gli alimenti ed escludere le persone affette da patologie infettive dalle attività legate al consumo. il confezionamento con film plastici. per uccidere eventuali parassiti. Quindi conservare significa anche eliminare questi microrganismi o inibirne la loro azione. pesci. con la quale si favorisce la produzione batterica di sostanze inibenti l'ulteriore decomposizione dell'alimento. Alcuni alimenti si mantengono inalterati per molti anni o indefinitamente. Per quanto riguarda i grassi. Alle alte temperature (p. la conservazione degli alimenti carnei è estremamente difficile in quanto le proteine di cui sono ricchi rappresentano un ottimo substrato per molti microrganismi. igienici e psicologici. la liofilizzazione. al confezionamento e alla distribuzione delle sostanze alimentari. economici. antisettici. processo determinato dall'irrancidimento dei grassi e dall'azione di microrganismi che si nutrono delle sostanze organiche componenti ogni prodotto vegetale e animale. climatiche. nella frittura) le sostanze grasse vanno incontro ad alterazioni provocate da un insieme di reazioni a catena di tipo ossidativo che portano alla formazione di numerosi composti (perossidi. si ha comunque una disidratazione per cui il grasso acquista consistenza granulosa e diviene più facilmente digeribile. Con la cottura avvengono l'idrolisi del saccarosio. risultano maggiormente appetibili e quindi più attive nella stimolazione delle attività secretorie dello stomaco e dell'intestino indispensabili per l'assimilazione degli alimenti. geografiche. l'affumicamento. Per contrasto. aldeidi. pur divenendo meno digeribili. sono disponibili vari metodi per la conservazione degli alimenti e la loro scelta dipende sia dal tipo di alimento sia da fattori ambientali. particolarmente attivi sulle carni sono i germi putrefattivi che generalmente rendono tali alimenti inadatti al consumo. sia alla necessità di impedire che microrganismi o parassiti dannosi per l'uomo invadano gli alimenti per i quali hanno particolare affinità. Oltre alla cottura. la refrigerazione e la surgelazione. l'impiego di prodotti chimici (additivi. alla produzione. la fermentazione. chetoni) responsabili dell'irrancidimento dell'olio e di accertata tossicità. l'inscatolamento. difficilmente raggiunte durante la cottura degli alimenti. per l'incremento demografico e per il continuo aumento dell'urbanizzazione. come avviene comunemente per i lattoderivati). politiche. La cottura è una pratica antichissima attuata per migliorare il gusto dei cibi. l'irradiazione. antiossidanti). Metodi di conservazione tradizionali Di seguito riportiamo un elenco sintetico dei metodi dei tradizionali sistemi di conservazione. la solubilizzazione dell'amido e la sua trasformazione in destrine. Tecnologie disponibili Conservare il cibo significa impedire o contrastare il naturale processo di decomposizione cui va soggetto tutto ciò che proviene dal regno vegetale ed animale. la pastorizzazione e la sterilizzazione. La cottura provoca la coagulazione delle sostanze proteiche le quali. la salatura o l'aggiunta di zucchero in concentrazioni incompatibili con la sopravvivenza dei microrganismi. es. sebbene vengano modificati solo a temperature molto elevate. il frazionamento (l'utilizzo delle frazioni meno labili degli alimenti. per rendere i cibi talora più digeribili e per distruggere alcune sostanze tossiche eventualmente presenti. . Comuni sistemi di conservazione sono la disidratazione (carni. I cereali. legumi disseccati). I problemi igienici inerenti alla lavorazione delle sostanze alimentari si riferiscono sia al rispetto delle norme di carattere generale (pulizia degli ambienti e delle persone). in particolare. e per questo la produzione cerealicola ha sempre costituito un indice significativo dell'economia e della produttività agricola degli Stati. l'alimento pastorizzato deve comunque essere conservato in condizioni atte a limitare lo sviluppo di questi microrganismi. maturati per effetto del sale. 7.l'affumicatura e l'insaccatura delle carni. combinano gli effetti della salatura. Generalmente la pastorizzazione si applica a: •latte •birra •vino •budini •dessert •succhi di frutta ed è seguita da un rapido raffreddamento del prodotto. i nitriti e tante altre sostanze più o meno consentite e salutari. vanno mantenuti in un posto fresco o refrigerato (5/12º C).disidratazione/essiccazione (v.la semi conserva è un prodotto mantenuto in un recipiente impermeabile all’acqua e che ha subito un trattamento che lo stabilizza per un tempo limitato. ma poiché non si raggiungono temperature sufficienti a devitalizzare i microrganismi termofili. né tanto meno le spore. Il raffreddamento dell'alimento ha anche lo scopo di evitare che le alte temperature danneggino eccessivamente le caratteristiche organolettiche e nutrizionali del prodotto. 3. il prodotto può essere immagazzinato a temperatura ambiente per lunghi periodi. durante un periodo di almeno sei mesi. In questo modo. l'acido ascorbico. che riprende però non appena la temperatura si alza. Si può avere una conservazione temporanea dei cibi o anche molto lunga e prolungata: i microrganismi vengono eliminati temporaneamente nei cibi che rimangono a contatto con l'aria e definitivamente in quelli chiusi in recipienti ermetici (sterilizzazione e appertizzazione). 2. avanti) Metodi di conservazione tecnologici pastorizzazione: questo trattamento deve il suo nome a Pasteur che. La durata del trattamento dipende dalla natura dell'alimento: . la congelazione o la surgelazione.1.con l'aggiunta di sostanze conservanti che uccidono o inattivano i batteri. Con il processo di pastorizzazione le proprietà fisico chimiche ed il gusto dei prodotti sono conservate praticamente inalterate per un periodo di tempo differente in rapporto a prodotti stessi. La pastorizzazione distrugge la microflora dei liquidi organici anche oltre il 99 per cento. S’introducono in barili separati da strati di sale e per fare in modo che il sale penetri bene. In questo gruppo si possono includere i cibi conservati sottaceto.con le alte temperature: cottura o solo scottatura. 4. I microrganismi vengono rallentati o bloccati nella loro attività. Non trattandosi di prodotti sterilizzati. secondo l'intensità del processo). potesse essere conservato a lungo. 6. 5. tanto che può durare in perfetto stato per vari anni. osservò come il vino sottoposto alla temperatura di 60 °C per alcuni minuti. sottolio e sotto alcool o con lo zucchero (marmellate): tutte sostanze che contrastano in qualche modo l'attività dei microrganismi. Un esempio sono le acciughe sotto sale o i filetti di acciughe in olio d’oliva. spesso associato ad altri sistemi di conservazione. Tra queste la più anticamente usata è il sale e la salamoia mentre in tempi più recenti si sono introdotte altre numerose sostanze chimiche come l'anidride solforosa. intorno al 1860.la conserva è un prodotto che è stato confezionato in un recipiente ermeticamente chiuso (tipicamente lattine o contenitori in vetro) e sottoposto ad un trattamento termico (sterilizzazione). ora con gli apparecchi frigoriferi è possibile ovunque (con la refrigerazione.con le basse temperature: si usava fin dall'antichità nelle zone e nelle stagioni fredde. Un esempio sono le conserve di carne e pesce. come pure la conservazione dei formaggi. sufficiente per distruggere o inattivare qualsiasi tipo di microrganismo. l'acido salicilico. si applicano dei pesi sopra il barile per esercitare pressione: in questo modo si produce una perdita d’acqua dalla carne e si verifica una serie di trasformazioni che. della consistenza e del sapore. portano a modificazioni dell'aroma. della parziale disidratazione con la protezione dall'aria e dagli agenti esterni che favorirebbero la decomposizione. 20 secdetta anche HTST o stassanizzazione.85 °C 2 . la disidratazione/essiccazione è un sistema ampiamente utilizzato per la conservazione dei cibi. Disidratazione tra i metodi naturali di conservazione. e salva il potenziale della vitamina C e della vitamina B1. tempi molto lunghi con grosse perdite nutritive. L'essiccazione è un metodo di conservazione "apparentemente" poco usato. con questo procedimento si eliminano tutti i microrganismi presenti nei liquidi e nei solidi. tranne per gli alimenti molto acidi come i succhi di frutta e la salsa di pomodoro. I tempi si riducono a pochi secondi. birra e latte per caseificazione pastorizzazione alta75 . latte e latticini ottenuti proprio con l'utilizzo di foraggi essiccati. A temperatura superiore ai 140 °C viene trattato sopratutto il latte. L'essiccazione all'aria era molto usata per carni e pesce (dopo averli salati). dopo la cottura del pane e degli alimenti. non ci sono aggiunte di sostanze chimiche nè di altri ingredienti (come sale. dai 20 ai 30 minuti. si pensa ai cibi in scatola o alle conserve. a 115 °C circa. •mediante riscaldamento a più' di 115 °C. nonché per frutta. alle temperature impiegate. perché in ambito domestico per la conservazione del cibo si fa riferimento soprattutto al frigorifero e al congelatore.processo temperatura durata note pastorizzazione bassa 60 . mentre parlando di cibi conservati. L'essiccazione non prevede drastici interventi di natura fisica come forti riscaldamenti. olio. marmellate. Sostituita dalla HTST (High Temperature Short Time). all'interno del . la sterilizzazione è meno vantaggiosa della pastorizzazione. Rende gli alimenti più facilmente digeribili. sottaceto. sottolio. carne. La sterilizzazione viene utilizzata sia per i prodotti confezionati che sfusi. di cui non altera il valore nutritivo ed il gusto. Dal punto di vista nutrizionale. alcool) che comunque alterano il sapore degli alimenti da conservare. Il prodotto comunque non è del tutto asettico e non può mantenersi all'infinito: per ottenere una sterilizzazione completa infatti occorrerebbero. Si realizza a diversi livelli di temperatura per un lasso di tempo variabile in rapporto alla temperatura stessa e ai diversi alimenti: •in autoclave per qualche minuto. microrganismi e tossine. Una volta spento il fuoco e terminata la combustione delle braci. zucchero. Rende i cibi batteriologicamente puri: ne diminuisce il valore proteico lasciando intatti i contenuti di vitamina A e di vitamina B2. occorre che il prodotto da sterilizzare sia racchiuso in recipienti nei quali è possibile creare il vuoto. la consistenza e spesso il contenuto vitaminico e salino. frutta. come carni. Questo trattamento è valido per una grande varietà di prodotti come legumi. droghe ed erbe varie.3 min un tempo era utilizzata per il latte. come pure di tutti i prodotti animali. aceto. Per molti secoli e fino a pochi decenni or sono si essiccavano frutta e ortaggi per l'inverno o per i viaggi via mare usando il sole nelle regioni più calde e soleggiate. Distrugge o blocca l'attività di enzimi. pastorizzazione rapida 75 . raffreddamenti. oppure il forno a legna che. ma affinché l'azione del calore sia duratura. e così si trascura la gran massa di legumi e cereali con tutti i loro derivati.65 °C 30 min utilizzata per vino. pesce ed alimenti cucinati. in quanto l'alta temperatura inattiva le vitamine e fa denaturare le proteine. veniva utilizzato per l'essiccazione. mantenendone intatto il valore nutritivo. e il trattamento di sterilizzazione viene indicato con la sigla UHT (Ultra HighTemperature). ed è efficace molto a lungo.85 °C sterilizzazione 15 . oltre ai surgelati. esposizioni a raggi di varia natura che cambiano l'aspetto. lavanda. tagliando il prodotto a fette molto sottili occorrerà una superficie più grande per la distribuzione delle fette stesse e quindi occorrerà ripetere più volte l'operazione. Quindi. sbucciatura e scottatura della parte superficiale. Qualora si sospetti una contaminazione da parassiti o se ne riscontrino i primi effetti. potrebbe comparire a lungo andare. cubetti. l'essiccazione non mette i cibi al riparo da muffe e parassiti. in alcuni recipienti. trasporto e stoccaggio. permette di essiccare anche una quantità doppia. bucce essiccate di frutta (arancia. a parità di condizioni esterne e di prodotto. non possono essere essiccati interi o divisi a metà. nel riso. Questi valori si possono raggiungere anche con aria ambiente. o in altri prodotti similari. Questo procedimento lo si può attuare già preventivamente per quella frutta che si prevede di consumare dopo vari mesi. purché in luoghi asciutti e al riparo dalla luce. si manteneva una temperatura non elevata ma abbastanza costante da permettere l'essiccazione di molti alimenti come carne. sicché i tempi di essiccazione. ecc. sono all'incirca proporzionali agli spessori delle fette. Pertanto. qualche piccola larva. I frutti e gli ortaggi di grossa taglia. precedenti all'essiccatura. pubblici esercizi. tale equilibrio (anche se l'umidità ambientale è molto elevata) con l'uso dell'aria calda. pezzi. per i secondi. lavaggi. tuttavia. è sufficiente mettere il prodotto in un forno a 70-80 ºC per 10-15 minuti. senza con questo escludere la possibilità di fare anche fette più grosse. La diffusione di composizioni con fiori secchi a scopo decorativo si è notevolmente diffusa nelle abitazioni. è sufficiente controllare il comportamento dei vari prodotti sottoposti ad essiccazione: all'inizio perderanno umidità abbastanza rapidamente.) . eventualmente aggiungendo alcune gocce di essenza . nel corso del suo lento raffreddamento. Il processo di essiccazione richiede alcune manipolazioni preliminari. ma sempre restando entro i limiti di conservabilità. limone. l'esperienza ha mostrato che lo spessore delle fette deve essere per lo più compreso fra 4 e 10 mm. frutta. I pot-pourri si possono preparare mischiando petali di fiori (geranio. Ogni sostanza infatti raggiungerà una condizione di equilibrio di umidità interna che dipende dal tipo di frutto o di ortaggio e dalle condizioni ambientali in cui si opera. Per il primi. verdura. è sicuramente al di sotto della soglia minima di umidità in grado di assicurare la conservazione. E' ovvio che quanto più grosse sono le fette tanto più lungo sarà questo percorso e di conseguenza il tempo di essiccazione sarà maggiore. Le forme e le dimensioni del taglio dipendono dalle caratteristiche del prodotto. Poiché l'essiccazione avviene per evaporazione dell'acqua contenuta all'interno delle cellule. Solo con l'aria riscaldata si è sicuri di essiccare correttamente anche in presenza di clima freddo e umido e di portare l'umidità del prodotto a valori sensibilmente inferiori a quelli minimi di sicurezza. Da queste premesse si può pensare che sia più conveniente ridurre i prodotti a fette sottili in modo da ridurre i tempi di essiccazione. da esporre in coppe. l'acqua deve attraversare successivi strati cellulari (ce ne possono essere più di 10 per ogni millimetro di spessore) fino a raggiungere la superficie. L'essiccazione è una pratica piuttosto diffusa per quanto riguarda erbe medicinali. L'impiego di fiori essiccati. chiodi di garofano. senza l'uso del riscaldatore. Infatti nonostante tutti gli accorgimenti come pulizia. In questo caso l'umidità interna potrà variare a seconda della maggiore o minore umidità ambientale. come quelle che vediamo a volte formarsi nella pasta. rosa. con una sensibile diminuzione di volume e di peso e con un graduale aumento della consistenza al tatto. spezie (cannella. per poi stendere a raffreddare prima di riporre nei recipienti di conservazione. se lo spessore doppio richiede il doppio del tempo. è utile anche per la preparazione di potpourri. con l'esaurirsi del processo queste trasformazioni rallentano gradualmente fino a fermarsi del tutto. nei negozi. cedro). vassoi o altri contenitori per la profumazione dei locali. Per riporre il prodotto essiccato da conservare bisogna assicurarsi che sia perfettamente secco e cioè che il suo grado di umidità sia inferiore al 13 . Infatti. Una volta raggiunto il giusto grado di essiccazione è necessario riporre in recipienti e in luoghi adatti alla conservazione il prodotto essiccato. occorre tenere a mente che non sempre vengono dall'esterno. noce moscata.15% .forno. approssimativamente uno spessore doppio richiede un tempo di essiccazione pressoché doppio. pompelmo. fiordaliso…). ma solo se il clima è caldo e asciutto. sementi ed altro. erbe aromatiche e fiori. La corretta conservazione può essere garantita anche in recipienti non ermeticamente chiusi. quindi devono essere tagliati: a fette. alberghi e altri locali. l'attacco si verifica se il prodotto non è sufficientemente secco o lo si è collocato in ambienti particolarmente umidi senza chiusura ermetica. In conclusione. Per decidere quando il prodotto ha raggiunto un grado corretto di essiccazione. nelle farine. normalmente provenienti da specie profumate. striscioline ecc. Questo è dovuto a contaminazioni (uova deposte da piccole farfalle) subite ancora sulla pianta o durante le fasi di raccolta. che spesso è sufficiente anche da sola a dare il risultato voluto. in ramoscelli o mazzetti appesi per molti giorni. come per la frutta. muniti di coperchio. opera una buona schermatura dai raggi UVA. quindi. Per dare un'idea concreta del processo di disidratazione forzato. L'essiccazione forzata abbrevierebbe i tempi. ma anche qui non vale la regola di 2 o 3 ore per millimetro di spessore. L'impiego del policarbonato nelle pareti della camera di essiccazione (3). Infatti. oltre a conferire ottime caratteristiche di robustezza e durata nel tempo. purché siano muniti di movimentazione forzata dell'aria. inserendo resistenze o riscaldatori solo con clima freddo o umido e controllando la temperatura di uscita dell'aria. questo consente di ottenere un buon grado di essiccazione in tempi rapidi. Tutte le foglie con superficie lucida. Infatti molti principi attivi delle piante officinali. l'aria carica di umidità viene espulsa dall'apertura (4). sopratutto a livello di vitamina C e di vitamina B1. sebbene utilizzando una moderna tecnologia ecologica. al riparo da agenti atmosferici ed altri elementi che potrebbero danneggiare il prodotto. e comunque richiederebbe vari giorni. ci riferiamo ad un essiccatore solare per alimenti. coriacea o ricoperte di peluria sono di essiccazione molto lenta e pertanto si possono essiccare anche esposte all'aria. con temperature troppo elevate. sia soprattutto perché forzando troppo il processo si rischia. ma all'ombra). ma consente una conservazione per tempi molto lunghi. Altre foglie ed erbe si avvantaggiano dell'uso di un essiccatore. Si applica a: •the •latte •caffè •uova •minestre •legumi •frutta •patate . particolarmente adatto ad un utilizzo familiare o per piccole produzioni. L'essiccatore "Elio" utilizza la radiazione solare come sorgente energetica. L'essiccazione. sia perché tendono a perdere acqua lentamente. piante aromatiche ed officinali. avviene per l'intenso flusso di aria. L'essiccazione avviene grazie all'aria calda prodotta dal pannello solare (2) che aspira l'aria dall'esterno (1) la riscalda e la immette nella camera di essiccazione (3). di far perdere proprio quelle sostanze e quegli aromi per cui si vuole conservarle. questo consente il mantenimento degli oli essenziali e delle proprietà organolettiche dei prodotti trattati. come pure dall'esposizione diretta ai raggi solari (si devono essiccare all'aria. in quanto le cellule sono integre e inoltre le foglie tendono a conservare l'umidità interna (è un meccanismo primario di autodifesa e di autoconservazione che ogni pianta possiede contro la siccità) rallentando l'essiccazione . Da queste premesse si comprende che le erbe in genere vanno essiccate senza fretta. perché rimane comunque la possibilità di permanenza di forme patogene dopo il trattamento. consentendo una buona conservazione delle caratteristiche cromatiche ed organolettiche dei prodotti. ceramica o altro. I prodotti sottoposti a disidratazione devono essere in ottimo stato igienico. Le sue caratteristiche lo rendono elemento indiscusso in tutte quelle attività di trattamento di conservazione in cui si intenda mantenere la piena continuità dei processi di agricoltura biologica. La temperatura massima della camera di essiccazione non supera mai i 50°C. ma non certo in proporzione agli spessori. Questo trattamento comporta una lieve perdita vitaminica. sono termolabili cioè vengono distrutti o inattivati da temperature superiori ai 35-40°. di conseguenza non ha emissioni dannose in atmosfera. il processo di essiccazione è ottenuto in modo del tutto tradizionale. Possono essere sistemati in cofanetti di vetro.profumata. da aprire quando si voglia diffondere il profumo nell'ambiente. ma richiedono tempi notevolmente più lunghi in rapporto allo spessore (che di solito è inferiore al millimetro). come molte essenze delle erbe aromatiche. Pertanto si può ricorrere agli essiccatori. aglio per bloccarne la germinazione. Dosaggi elevati di radiazioni ionizzanti eseguono una vera e propria sterilizzazione. •cereali. annerire il pesce. •fragole per ritardarne la marcescenza. •alcuni frutti tropicali (es. Viene utilizzata in: •patate. -40 °C. In Italia il DM 30/08/1973 permette l'uso delle radiazioni gamma. ossidare i grassi insaturi rendendoli rancidi e. e questo rende ragione del fatto che tutto il cibo consumato sino ad oggi dagli astronauti nelle missioni spaziali è liofilizzato. ed è la tecnica più discussa perchè si teme che renda gli alimenti radioattivi: in realtà le radiazioni ionizzanti non vengono trattenute. Alcuni alimenti non possono essere irradiati perché il procedimento provoca uno sgradevole cambiamento nell'aspetto. riso.Irradiazione Utilizzata per la prima volta negli USA nel 1943 per sterilizzare gli hamburger. ma attualmente non vi sono mezzi semplici e affidabili per accertare se essi sono stati sottoposti a tale trattamento. ma anche vetro. raggi gamma e ultravioletti. Un altro vantaggio. oltre alla conservazione assicurata per parecchi anni (purché al riparo dall'umidità). se usata a dosi elevate. e successiva disidratazione per sublimazione sotto vuoto a bassa temperatura. cipolle. L liofilizzazione viene ottenuta per congelamento rapido dell'alimento a temperature di -30. I trattamenti permettono di: •ridurre la carica microbica di alcuni alimenti aumentandone i tempi di conservazione •distruggere i parassiti e gli insetti infestanti in alternativa ai disinfestanti chimici •inibire la germinazione dei tuberi e dei bulbi A dosaggi bassi e medi gli effetti sulle caratteristiche nutrizionali degli alimenti sono modesti e comunque non tali da compromettere la qualità del prodotto. La liofilizzazione si applica a: •caffè •the solubile •camomilla solubile •succhi di frutta •frutta esotica •funghi •patate . nel gusto o nell'odore dei prodotti: l'irradiazione infatti può scurire alcuni tipi di carne e peggiorarne il sapore e la consistenza. I liofilizzati conservano le stesse qualità nutrizionali dei prodotti di partenza e vanno reidratati prima del consumo: si tratta di un'operazione pressoché istantanea e l'alimento ricostituito è del tutto simile a quello fresco. In molti casi gli alimenti irradiati sono indistinguibili alla vista e al gusto da quelli freschi non trattati. Liofilizzazione E' un processo di disidratazione condotto a bassa temperatura e sottovuoto. generalmente alluminio e polietilene. La dose utilizzata è generalmente da bassa a media e comunque tale da non determinare la formazione di residui radioattivi nei prodotti trattati. ananas e banane) per ritardarne la maturazione. liberate dalla disintegrazione di alcuni isotopi del cobalto e del cesio. in modo da lasciare inalterata la struttura e le proprietà degli alimenti. è una delle più recenti tecniche di conservazione introdotte. solo al fine di bloccare di germinazione. I cibi liofilizzati vengono confezionati in involucri resistenti all'ossigeno ed all'umidità. è quello di ridurre considerevolmente il peso ed il volume dei cibi. alcuni frutti e alcune verdure per eliminare insetti ed altri parassiti. Vi è l'obbligo di dichiarare se gli alimenti sono stati irradiati. pesce per eliminarne i microrganismi patogeni. Consiste nel sottoporre gli alimenti all'azione di radiazioni elettromagnetiche come raggi X. offrendo buona sicurezza batteriologica. •carne bovina. pollame. suolo. TERAPIA ANTIBATTERICA: Antibiotico specifico per quel batterio. . Può essere Esogeno (esterno) o Endogeno (interno). Non sono facili da distruggere in quanto diventano sempre più forti. alimentare. Microrganismi Patogeni: sono in grado di generare malattia. MICRORGANISMI Patogeno opportunista: normalmente non è patogeno.È una malattia causata da un microrganismo patogeno (che si moltiplica in maniera esponenziale. diverse forme. Carica Infettante. MICRORGANISMI NON PATOGENI: non sono in grado di generare malattie.Serbatoio d’Infezione: persona. TRASMISSIONE DIRETTA: Contatto. ma in particolari condizioni è in grado di generare malattia. senza nucleo. Virus con Doppio Filamento (DNA). Fattori che influenzano: Patogecinità. velocemente e si diffonde nell’organismo). Virus sono anch’essi microrganismi. compiuta o sottovuoto o in atmosfera controllata. Il Virione può essere icosaedrico o elicoidale. Penetrazione. stafilococco aureus: batterio Microrganismi I Microrganismi sono organismi viventi estremamente piccoli e unicellulari. Inoltre c’è malattia infettiva quando le difese immunitario sono basse. Infezione: penetrazione e moltiplicazione di microrganismi in un microrganismo (uomo. Modo di Contrazione: via aerea. Commensali: vivono nella cute . Virulenza. clima caldo ne ostacolano la formazione. es: morbillo HIV. Infettività. I microrganismi si dividono in: Batteri ( cellule procariote. Il confezionamento di questi prodotti è un'operazione delicata. alghe. sessuale. miceti e protozoi. Terapia Antivirale: farmaci specifici. animale. hanno un proprio nucleo. terra). pianta). Agente Eziologico: è il microrganismo che poi si diffonde. Malattie infettive Malattia infettiva (Contaminazione. Infezione) . un Filamento (RNA). non hanno azione patogena e risultando utili per l'uomo. Fonte d'infezione: microrganismo infettante. epatite A: virus. cute. TRASMISSIONE INDIRETTA: Veicoli (materiale inanimato ovvero acqua. Invasività.•prodotti dietetici •prodotti per l'infanzia •farmaci soggetti ad idrolisi e da ricostituire al momento dell'uso. Localizzazione. Il Virus ha 2 fasi: extracellulare (materiale generico chiuso in una proteina) e intracellulare (assemblaggio nuovi vironi). Trasmissione Sessuale. Salmonella: batterio. per vivere devono penetrare all'interno di una cellula e moltiplicarsi al suo interno. varicella… Fattori che influenzano il Batterio: temperatura. Sono dei Parassiti. immobili e mobili) e di solito l’organismo li combatte con la Fagocitosi (processo di inglobazione tramite enzimi dei lisosomi) . Parassiti: microbi che aggrediscono l'uomo generando malattia. Tossina: E’ prodotta da microbi e a volte è mortale. ci si vaccina). Si assume per via alimentare. Esotossine (bassa concentrazione batterica. Endotossine (alta concentrazione batterica) non ci si può vaccinare. .
Report "Appunti Di Igiene Per Le Professioni Sanitarie"