DAI VOLGARI AI DIALETTI.SCHIZZO DI STORIA LINGUISTICA DELL‟ITALIA MEDIEVALE* Alvise Andreose, Lorenzo Renzi 1. Volgari, italiano, dialetti Molte varietà linguistiche d‟Italia sono state scritte nel Medioevo, per scopi pratici, amministrativi, religiosi e spesso anche per fini artistici, cedendo successivamente il passo al fiorentino chiamato ben presto «toscano» e, da un certo punto in poi, come facciamo noi oggi, «italiano». Il termine senz‟altro più indicato per designare tali varietà, che – giova ricordare – sono delle continuazioni locali del latino, e non, come si pensa talvolta, delle deviazioni dall‟italiano di base toscana, è quello di volgari italiani. Inizialmente anche il fiorentino non è che uno dei volgari d‟Italia. L‟influenza del fiorentino sugli altri volgari comincia a farsi sentire in alcune parti d‟Italia già dal XIV sec. (Sgrilli 1988; Bruni 1992). Una vera e propria egemonia del fiorentino si stabilisce nel corso del Cinquecento, quando l‟italiano prende gran parte del posto che nella lingua scritta occupavano appunto, territorio per territorio, i vari volgari d‟Italia, per sostituirsi nel corso dei secoli successivi anche al latino. È sempre nel Cinquecento che per designare un volgare diverso dal toscano letterario si diffonde in Italia il termine di origine greco-latina «dialetto» (Dionisotti 1968; Alinei 1984). Mentre però nel mondo greco antico i dialetti erano varietà tutte provviste di prestigio destinate a generi letterari diversi, nell‟Italia del Rinascimento questo termine viene a designare le varietà linguistiche subordinate culturalmente alla varietà egemone dell‟italiano su base fiorentina. Da questo momento in poi non parliamo più di volgari d‟Italia ma di dialetti. La nostra trattazione, limitata ai primi, si ferma quindi al principio del Cinquecento. Questa vicenda riguarda sostanzialmente l‟uso scritto della lingua. L‟uso orale dei volgari/dialetti continua invece in Italia con grande vitalità, anche se è scalfito nel suo prestigio dall‟italiano -fiorentino. Ma l‟uso Versione ampliata della voce Volgari d’Italia dell‟Enciclopedia dell’Italiano, diretta da Raffaele Simone in corso di stampa. I parr. 0, 1, 5 si devono a Lorenzo Renzi, i parr. 2, 3 e 4 ad Alvise Andreose. * LabRomAn 4/I-2011: pp. 59-77, 2011, ISSN: 1827-6091 Laboratorio sulle Varietà Romanze Antiche Padova. http://www.maldura.unipd.it/ddlcs/laboratorio/home.html/ uno Statuto di una corporazione che era scritto in latino. comincia a prevalere l‟uso dell‟italiano su quelli che erano stati i volgari d‟Italia.. anzi un suo volgare romanzo. Alcuni di questi volgari arriveranno a essere scritti. ecc. In Italia. sottraggono spazio al latino fin allora usato in quegli stessi centri. come ha scritto Giacomo Devoto. ma solo quelli di centri importanti. ma di latino medioevale. Castellani 1982). per la prima volta.. 25-43. e spesso solo il dialetto (dialettofonia esclusiva): questa situazione si perpetua fino all‟unità d‟Italia (1861) e anche oltre (De Mauro 1963. Il ruolo del volgare nella società comunale Caduto l‟Impero romano d‟Occidente. in tutte le classi sociali. 1 LabRomAn 4/I-2011: pp. pp. a Padova: Albertino Mussato. Poverissimo il latino dei Longobardi (secc. satira. presto ogni parrocchia ha il suo latino. in particolare. cioè di testi non letterari finalizzati ad usi specifici: documenti notarili e amministrativi. ecc. per sintagmi fissi o quasi. Nel giugno del 1402 il signore di Padova Francesco Novello da Carrara raccomandava a Uguccione Si trattava naturalmente non del latino classico. scritture private. ci sono alcune testimonianza dirette. a seconda degli ambienti. LORENZO RENZI scritto dei dialetti regredisce e si limita ad alcuni generi letterari (teatro dialettale. ISSN: 1827-6091 60 . ormai contemporaneo alla maturità del volgare fiorentino rappresentato da Petrarca (Witt 2005). 1261-1329).ALVISE ANDREOSE. La stessa cosa vale per altri tipi di documenti «pratici». viene redatto la volta successiva in volgare (senza che sia esclusa la possibilità che ritorni in latino in una versione successiva). VII-VIII).): la lingua scritta per eccellenza è l‟italiano. il latino evolve in forma d ivergente nei vari territori che lo avevano composto.1 Così. I volgari italiani. per es. (per es. secondo alcune statistiche. Della concorrenza del volgare con il latino e della preferenza per il primo. La gra ndissima parte della popolazione parla invece il dialetto. più ricco e elegante. non tutti però. e in certi casi addirittura formulistico. L‟uso orale dell‟italiano si diffonde lentame nte. tanto che si arriverà già nell‟Alto Medioevo a una miriade di varietà dette romanze. quando emergono nella scrittura. 2011. per es. scritto in modo più o meno semplificato. i maggiori centri urbani dalla struttura sociale e amministrativa complessa. Solo dopo la metà del Novecento. il latino preumanistico del XIV sec. come alcune grandi abbazie benedettine (in particolare Montecassino) o. 2. cioè un idioma che proseguiva con caratteristiche proprie il latino. 59-77. prevalentemente. XIII-XIV. et jo le vorìa leçere m[i] stesso. il fenomeno che risulta senz‟altro dec isivo per l‟affermazione dell‟uso scritto del volgare è l‟ascesa dei nuovi ceti borghesi. che richiedeva. per esempio. [poiché io odo volentieri le notizie che mi scrivete. L‟uso del volgare si afferma precocemente negli statuti delle numerose confraternite laiche organizzate dagli ordini mendicanti. vi prego che vi piaccia di scrivermene in volgare.esprimono l‟esigenza di elaborare per finalit à pratiche una lingua scritta il cui apprendimento non costi una preparazione speciale. La sua lettera è nel volgare padovano del tempo: “. come i notai.DAI VOLGARI AI DIALETTI dei Contrari. d‟altra parte. Francesco Novello. di scrivergli in volgare e non in latino. nella lingua nativa. Così. la cultura volgare e una precoce cultura umanistica. convivevano nello stesso ambiente. allora come oggi. si trovano a svolgere il ruolo di mediatori tra le istituzioni ancora legate al latino. ma anche corrispondono tra di loro. scrivando per letera. darà un forte impulso all‟uso del volgare nei doc u- LabRomAn 4/I-2011: pp. 45). Come si può constatare. che si esprimeva in latino. 2011.. In un periodo di rapida evoluzione sociale come quello dei secc. se scrivete in latino (per letera). ministro di Niccolò III d‟Este. che annoverano tra i loro membri cittadini provenienti da fasce sociali differenti. si serviva nella sua Cance lleria di dotti umanisti. io non ne so abbastanza da non dover andare per le mani di altri a farmele leggere. mercanti e banchieri tengono i libri contabili e fanno le loro annotazioni. ve prego che ve piaça scriverme per vulgari. che. Importante è anche il contributo di quei professionisti. e io vorrei leggere da solo per più piacere e diletto]. 225. Pier Paolo Vergerio e Sicco Polenton. e una clientela illetterata (come si diceva) che in genere non lo sa. che – perlopiù ignari di latino . come Giovanni Conversini. che me scriviti. Ineichen 1957. perché.perché jo aldo volentera le novelle. in una società dove il peso dei ceti medi diviene sempre maggiore.. jo non so tanto. La crescente partecipazione dei ceti popolari alla vita politica di quelle nuove istituzioni che sono i Comuni. ch‟el no me convegna andare per le man de altri a farmele leçere. per pì piacere e dileto” (Pastorello 1915. Chi esprimeva così la sua preferenza per il volgare era un membro dell‟aristocrazia terriera che costituiva il nerbo delle signorie d‟Italia. p. anni di studio. 59-77. ISSN: 1827-6091 61 . p. che lo informava sulla gue rra di Bologna. perché. copiando un manoscritto siciliano in toscano. ecc. copiando dal fiorentino al veneziano. trasformava mentalmente alcuni fonemi e morfemi in quelli propri. lo toscanizzavano. il volgare strappa gradualmente delle posizioni al latino in molti generi letterari e non letterari. che – grazie anche al contributo di poeti come Garzo e Jacopone da Todi.si propagherà in tutta Italia e godrà di grande fortuna nel Trecento e nel Quattrocento. mettiamo. l‟uso del latino rimarrà prevalente. il rapporto orizzontale (cioè in sostanza paritetico) tra i diversi volgari (e poi tra i dialetti) non creasse particolari problemi. la prosa scientifica. preghiere. Al contrario. i copisti che. il provenzale. Probabilmente chi parlava adattava parzialmente la propria lingua ad alcuni tratti di quella d‟arrivo. Si tratta di un nuovo genere poetico. sono all‟origine della fortuna della lauda ballata. comunque. 59-77. Nel corso del Duecento e più nel Trecento. dove. i testi di tipo paraliturgico (uffici. molti religiosi non solo predicano in volgare. Sotto la spinta degli ordini mendicanti. Sembra tuttavia che. la letteratura didattica e allegorica. Nel corso del Trecento e ancor più nel Quattrocento circolano sì volgarizzamenti della Bibbia.ALVISE ANDREOSE. La prassi liturgica cristiana resta legata al latino. le scritture esposte LabRomAn 4/I-2011: pp. non erano conflittuali. in altre parole. leggi. Le confraternite di Laudesi. Le più importanti raccolte di prediche in volgare sono quelle del domenicano Giordano da Pisa (ca. canti in uso presso le confraternite laiche sorte a fini di penitenza e assistenza) sono sempre più spesso in volgare. mutatis mutandis. che ci sono giunte tutte e due in trascrizioni ad opera di fedeli. 2011. diffusesi a partire dalla Toscana (probabilmente da Siena) nella seconda metà del Duecento. del Messale e del Breviario. e i parlanti erano portati a diminuirne le differenze. adottando il principio che chiamiamo oggi della «tolleranza linguistica». o. che non aveva precedenti né in latino né nella lingua romanza che forniva più spesso modelli alle altre. si adattassero ad a mbienti linguistici diversi. contrariamente a quello che si potrebbe pensare. ma si tratta sempre di traduzioni destinate all‟uso privato. proprio come facevano. l‟epistolograf ia. almeno fino al pieno secolo XIV. come era già l‟abitudine. come nell‟agiografia. ordinamenti. originari di varie parti d‟Italia. I rapporti tra i volgari. la cronachistica e la memorialistica. 1260-1311) e quelle del francescano Bernardino da Siena (1380-1444). LORENZO RENZI menti pubblici (statuti. ma anche preparano le loro prediche direttamente in volgare.). ISSN: 1827-6091 62 . ma soprattutto chi ascoltava. Non abbiamo testimonianze di come i predicatori itineranti. lo venezianizzavano. quelle della Francia del Nord e della Provenza. Bologna. ai Genovesi Bonifacio Calvo e Lanfranco Cigala. La produzione lirica. il provenzale. Firenze con tutti i centri della Toscana. ossia la precocità e la frequenza delle testimonianze. Città di Castello. B) centri in cui una tradizione scrittoria in volgare emerge più tardi (sec. l‟uso scritto non sporadico del volgare nativo comincia nel Duecento. al veneziano Bartolomeo Zorzi. In provenzale avevano effettivamente poetato diversi italiani. 3. come lingua d‟Italia senza limitazioni. sostituirlo del tutto. Nel caso della lirica della Scuola poetica siciliana non c‟è sostituzione del latino con il volgare. invece. e poi anche non letteraria. ma si passa da un volgare straniero. la Sicilia (per cui cfr. Mantova. infine. 2011. I documenti volgari conservati precedenti al Duecento sono molto pochi. Padova e Verona. il siciliano. che è un fenomeno nuovo in cui il volgare. Successivamente il toscano si sostituirà al siciliano come lingua della lirica. Foligno. ha una grandissima importanza per lo sviluppo del volgare in Italia. L‟entità della documentazione in volgare varia di molto da centro a centro. A parte va considerato il caso della poesia lirica. ISSN: 1827-6091 63 . si possono suddividere approssimativamente i centri di produzione di testi volgari in quattro categorie: A) centri in cui le testimonianze appaiono precocemente (sec. tuttavia. Perugia e altri centri dell‟Umbria come LabRomAn 4/I-2011: pp. Macerata. si moltiplicano. testi inseriti in dipinti). e riflettono un uso ancora molto limitato. Treviso. anche se ci sono state certamente anche molte perdite casuali. e si imporrà via via in tutta Italia anche nelle altre forme di scrittura letteraria. questa volta. Modena. Gemona e Udine). ma si consolida rapidamente: Genova. 59-77. a un volgare italiano. benché sia limitata almeno inizialmente ad ambienti ristretti. I luoghi del volgare Nella gran parte d‟Italia. al bolognese Rambertino Buvalelli. XIV). par 3). senza mai. dal mantovano Sordello da Goito. il Friuli (Cividale. non prende il posto del latino. con quasi un secolo di ritardo rispetto alle aree romanze più precoci.DAI VOLGARI AI DIALETTI (iscrizioni epigrafiche. nel corso del Duecento (dopo il 1230-40) e ancora di più nel Trecento. Sulla base di due variabili. costituendosi per libera adozione come lingua comune dei letterati d‟Italia e. XIII) e si infittiscono progressivamente nei secoli successivi: Venezia. Milano. come vedremo subito (par. L‟Aquila Come si vede. ma sono redatti in realtà in un volgare che. Roma e Viterbo.ALVISE ANDREOSE. XIV: Savona. Napoli. Lazio. 3). inoltre. XIII). 2011. I volgari d‟Italia non si presentano sempre in una veste li nguistica pura. in cui l‟uso del volgare è molto antico (960. con una certa frequenza che importanti testi non siano localizzabili con precisione. ISSN: 1827-6091 64 . In molti casi i testi esibiscono una lingua mista composta di tratti di aree diverse. 59-77. Belluno. sono considerati piemontesi. Il fatto è dovuto alla copiatura di manoscritti che viaggiavano di mano in mano in varie parti d‟Itala. LORENZO RENZI Assisi. con l‟ascesa del franc escanesimo. Bergamo e Cremona. Trentino. Un esempio estremo è que llo della lirica siciliana della corte di Federico II. Reggio-Emilia e Ferrara. ora anche lontane. come i cosiddetti Sermoni subalpini (sec. non tutti i maggiori centri italiani compaiono in queste serie. Brescia. economicamente e perfino demograficamente solo più tardi. Questo può dipendere o da perdite particolarmente gravi di documenti. Marche. ora vicine. Como. in alcuni casi precocissime (sec. che ci è pervenuta praticamente tutta in veste siculo-toscana. il Salento (in cui è documentata una scripta volgare in caratteri greci). Capita. Gubbio e Orvieto. D) Centri in cui le testimonianze volgari sono sporadiche fino almeno alla fine del sec. Abruzzo e Molise). Rieti. tanto che una sua utilizzazione ai fini di un‟edizione critica dell‟opera è resa molto diff icoltosa. Farfa) e dalle loro ramificazioni nell‟Italia median a (Umbria. Lodi e Pavia. Urbino e Ascoli Piceno. o dalla circostanza che un‟area è rimasta particolarmente fedele al latino e chiusa al volgare. con i Placiti capuani redatti a Montecassino) e prosegue con una certa frequenza fino al secolo XIII. Un caso a parte è rappresentato dalle grandi fondazioni abbaziali (Montecassino. Vicenza. C) centri in cui le testimonianze in volgare sono precoci (sec. XII). accanto al LabRomAn 4/I-2011: pp. l‟importanza del monachesimo benedettino si ridimensiona. XIV: Piemonte. Parma. XIII). In uno dei più importanti e antichi manoscritti della Commedia di Dante. Piacenza. sul fiorentino originario si è depositata una spessa patina romagnola. quando. l‟Urbinate latino 365. o infine dal fatto che si è sviluppata culturalmente e qualche volta anche socialmente. Gli esempi si potrebbero moltiplicare. ma permangono sporadiche fino almeno alla fine del sec. inizialmente contenuto. La prassi resta saltuaria fino all‟avvento della la dinastia aragonese (1442).DAI VOLGARI AI DIALETTI piemontese. Tavoni 1992. LabRomAn 4/I-2011: pp. senza escludere naturalmente il latino. al confine tra il dominio linguistico piemontese e l‟area occitanica. XV. Milano. Secondo Giuliano Gasca-Queirazza (1996) potrebbero essere stati composti in Alta Val di Susa. ma aperto a latinismi e influssi toscani. a Ferrara dal 1445). Ferrara) e di lì a poco viene adottato anche nella corrispondenza diplomatica a Urbino (dal 1378). XIII e si intensifica nel corso dei secc. 47-55) L‟influsso della lingua letteraria su quella amministrativa. ISSN: 1827-6091 65 . La lingua di queste scritture risulta fin dall‟inizio depurata dei tratti municipali più marcati e appare ori entata verso forme di koiné interregionale. A Genova i testi cancellereschi in volgare cominciano nel terzo quarto del sec. pp. che diverrà strumento di espressione artistica nelle opere di Matteo Maria Boiardo. pp. A Venezia l‟uso del volgare nell‟amministrazione è a ttestato già dalla fine del sec. il volgare delle cancellerie mantiene una decisa connotazione in senso locale fin verso la metà del Quattrocento e solo nella seconda metà del secolo si orienta verso modelli soprarregionali. L‟uso del volgare nell‟amministrazione si impone particolarmente presto nelle repubbliche di Venezia e di Genova. 59-77. 2011. a Mantova (dal 1401) a Milano (dal 1438. Tale uso tende a generalizzarsi verso la metà del Quattrocento. Particolarmente importante è il volgare in uso presso la corte estense di Ferrara. La loro localizzazione è dunque problematica. 179182. XIV e XV. Mantova. che farà uso nella cancelleria – oltre che del latino e del catalano – di un volgare ricco ancora di tratti locali. aumenta nella seconda metà del sec. Tra la fine del Trecento e l‟inizio del Quattrocento il v olgare comincia a essere impiegato accanto al latino dagli apparati esecutivi di alcune delle più importanti signorie dell‟Italia centro-settentrionale (Urbino. XIV e si infittiscono verso la fine del secondo quarto del Quattrocento. Sia a Venezia che a Genova. contiene numerosi tratti francesi e provenzali. L‟uso del volgare nella corrisponden za ufficiale è documentato precocemente anche in alcune lettere della corte angioina di Napoli (1356). che risente più dell‟esempio del latino umanistico che della norma toscana trecentesca (Breschi 1986. Alla diffusione del sardo in ambito documentario.ALVISE ANDREOSE. 59-77. usate nelle scritture amministrative e diplomatiche (e qualche volta anche nella letteratura). Ma sarà quest‟ultimo. a imporsi. in particolare. ma sempre precoci rispetto al resto d‟Italia . 2011. che diventerà patrimonio della lingua ita- LabRomAn 4/I-2011: pp. La lingua usata da tutti è un siciliano non localizzato in nessun centro preciso dell‟isola. nobilitato dal provenzale. e la lingua delle loro poesie è simile a quella delle copie toscane della prima Scuola (Coluccia 2008). riflette il particolare sistema vocalico del siciliano antico (conservato nel dialetto moderno). in cui la lingua veniva decisamente toscanizzata. 4. Paganino). Il latino vi era usato molto sporadicamente. ma non così lontane dalle varietà che saranno state effettivamente parlate nelle corti. Nella loro produzione l‟impronta siciliana della prima lirica volgare è mantenuta. La produzione della Scuola siciliana è circolata sostanzialmente in copie toscane. La prima lirica volgare e la Sicilia La Scuola poetica siciliana fiorisce alla Corte itinerante di Federico II di Svevia tra il 1230 e il 1250. però. indurrà alcuni letterati del Cinquecento a proporre la cosiddetta lingua cortigiana come lingua letteraria comune d‟Italia. I più antichi testi pratici. da cui i poeti traevano il m odello letterario per la loro produzione. e appare invece precocemente il volgare locale sardo. La rima. Il volgare lirico toscano. registri in cui venivano trascritti gli atti giuridici relativi a comunità religiose. Un po‟ più tardi (sec. La Scuola siciliana ha una prosecuzione nei cosiddetti rimatori Siculotoscani (seconda metà del Duecento). ISSN: 1827-6091 66 . XII). in alternativa al modello t oscano. a opera di un gruppo di rimatori originari della Sicilia e del Meridione d‟Italia (ma c‟era probabilmente anche un t oscano. condaghe). le carte (cioè documenti giuridici redatti nelle cancellerie dei sovrani che governavano l‟isola. smentendo ogni ipotesi alternativa a quella della sicilianità originaria dei testi. non corrisponderà – come invece avviene nel resto d‟Italia – lo sviluppo di una letteratura scritta in volgare (Merci 1983). invece. anche se con resti visibili del siciliano originario. sono i primi condaghi (sing. LORENZO RENZI L‟esistenza di queste lingue di koiné. La Sardegna costituisce un caso unico in Italia e nel dominio romanzo più in generale. i giudici) incominciano ad essere redatti interamente in sardo già alla fine del sec. XI e si moltiplicano nei secoli successivi. I. il siciliano (Historia sicula. Non si tratta più di poesia. anche di notevole estensione. volgarizzato da Accursio di Cremona). Venezia e Roma. compresi quelli del Regnum Siciliae. p. non potendo passare in rassegna tutti i volgari d‟Italia ricordati al par. di Messina. Più o meno lo stesso sarà forse stato dei documenti di Messina e di Catania. ma anche posteriormente. ma dopo il 1320 (circa nello stesso periodo in cui appaiono i primi testi documentari) sono prodotte anche delle grandi traduzioni in prosa siciliana di carattere sia religioso ( San Gregorio di Giovanni Campoli da Messina) che laico (Istoria di Eneas. 3.DAI VOLGARI AI DIALETTI liana per secoli. di Venezia e di Roma). XIV). del volgare siciliano. dando anche un breve esempio con commento linguistico di due. Ci esimiamo di parlare qui del volgare toscano e di quello fiorentino in particolare. in volgare palermitano sono conservati dal 1320 in poi (Rinaldi 2005. e diventano nel tempo via via sempre più numerosi. Libru di Valeriu Maximu. LabRomAn 4/I-2011: pp. Testi amministrativi. questa volta alternato a quello del latino. 2011. opere religiose originali in versi e in prosa. le tracce di questa prima elaborazione. Durante il Trecento si compongono in volgare siciliano statuti. La cancelleria regia di Palermo scriveva generalmente in latino. Quest‟ultimo diventa quello che verrà chiamato e che noi chiamiamo «italiano». Nella storiografia. ci limitiamo a tratta rne sommariamente tre (quelli di Bologna. che sono però andati distrutti. tradotta dal toscano da Angilu da Capua. 59-77. 1293) si affianca al latino scritto precedentemente. ma non mancano casi in cui usa il volgare. 5. Tre volgari d’Italia Dopo questo breve schizzo della Sicilia volgare. ISSN: 1827-6091 67 . Nel Trecento la cultura alta si sviluppa in latino nei centri di Palermo. Una pausa di settant‟anni segna il distacco tra questo primo episodio e un uso stabile. e recherà ancora per qualche tempo. Catania e Messina. reca così agli inizi. in cui convivono tratti locali e elementi di ascendenza letteraria. All‟interno di un trattato di dictamen in latino. la Gemma purpurea (1239/1248). testi di argomento civile (Serventese dei Lambertazzi e dei Geremei . e in un manuale di eloquenza latino. 59-77. siciliani e toscani.. Nel Trecento il volgare si afferma anche nelle cronache. In queste opere il volgare appare fortemente influenzato dal latino (e nelle Arringhe. 2011. attua precocemente il tentativo di estendere al volgare i precetti della retorica latina. e quindi per il destino della lirica e della letteratura italiana successiva. era il centro più importante d‟Italia di cultura latina. testimoniata dagli inserti inclusi nei Memoriali bolognesi a partire dal 1286. in testi pratici e documentari il volgare comincia ad essere usato nel terzo quarto del sec. Guido Faba inserisce quindici formule in volgare modellate secondo i precetti dell‟epistolografia latina. Bologna (Stella 1994. un trattato di oratoria pubblica redatto nella seconda metà del sec. fine del XIII-inizio del XIV sec.ALVISE ANDREOSE. Ricordiamo che Bologna. importante per la formazione di Dante. Guido Faba.1. Parallelamente a questa tradizione poetica alta. LabRomAn 4/I-2011: pp. sec.). presenta anche dei modelli di discorso in volgare Interamente in volgare sono le Arringhe del notaio Matteo dei Libri. porta alla rapida affermazione in ambito lirico di una lingua ibrida. anche dal toscano) e si presenta privo dei caratteri municipali più marcati. ISSN: 1827-6091 68 . ecc.). i Parlamenta et epistole (1243 ca. con la sua università. Verso la metà del Trecento compaiono anche le prime scritture pubbliche in volgare. soprattutto giuridica. professore presso lo studio bolognese. LORENZO RENZI 5. Per il resto. XIII). XIII e guadagna spazio nel corso del secolo successivo. è costituito dalla tardo-duecentesca o primo-trecentesca Vita di San Petronio. probabilmente del 1280). Un precoce ma isolato esempio di uso del volgare nella prosa. Tra i poeti che se ne servono c‟è Guido Guinizzelli (1230-1276). XIII. Gasca Queirazza 1995) La precoce circolazione a Bologna della poesia siculo-toscana. Le più antiche scritture volgari nascono dal seno stesso della cultura latina universitaria. è documentata a Bologna l‟esistenza di una produzione locale che comprende componimenti religiosi (tra cui l‟arcaica Lauda dei servi di Maria. poesie di tono popolareggiante e giullaresco (ballate in stile «comico» e «canzoni di donna» dei Memoriali bolognesi. dove una tradizione scrittoria in ambito documentario si afferma molto presto. che si rinnoverà con l‟U manesimo. In francese sarà anche l‟opera senz‟altro più celebre prodotta da un veneziano. La produzione letteraria sarà abbondante nei secoli seguenti. Un po‟ più tarda è l‟affermazione del veneziano nell‟uso cancelleresco (sec. sia in prosa sia in poesia. autore di poesia religiosa e amorosa. 791-798). volgarizzamenti dei Disticha Catonis e del Pamphilus de amore). . ISSN: 1827-6091 69 . datano dall‟inizio del Trecento. che tradizionalmente vengono assegnati a Venezia. A Venezia. hanno una grandissima fortuna anche al di fuori di Venezia e dell‟Italia settentrionale (Balduino 1980. 1295-1333). destinati all‟esecuzione musicale. ancora sporadiche nella prima metà del Duecento.DAI VOLGARI AI DIALETTI 5. XV sotto la spinta congiunta di latino e toscano. anche se sempre più influenzata dal modello toscano. Martin da Canal scrive in francese una cronaca veneziana (le Estoires de Venise) tra il 1267 e il 1275. Stussi 1995b) La produzione in volgare del Veneto è la più ricca della penisola dopo quella toscana. il Devisement dou monde (meglio noto come Milione). come questa. nel persistente uso del latino. e nel francese. pp. I caratteri più schiettamente locali della scripta vanno attenuandosi soprattutto dal sec.-XIII m. nella poesia lirica. Gli inizi di un uso letterario. dove il latino prevale peraltro fino al sec. come dappertutto. ma che presentano una veste linguistica piuttosto ibrida (Stussi 1995a. Il volgare veneziano ha trovato concorrenza non solo.) sono i testi trasmessi dal ms. scritto da Marco Polo in collaborazione con Rustichello da Pisa nel 1298. usato in vari generi letterari.1446). Il Milione verrà ben presto tradotto nei più impor- LabRomAn 4/I-2011: pp. XV con alcune anticipazioni nel XIII e XIV) (Tomasin 2001). in diversi centri importanti. che a Venezia è già riflesso nell‟opera poetica di Giovanni Quirini (a. Hamilton 390.2. aumentano notevolmente alla fine del Duecento e si infittiscono nel corso dei secoli XIV e XV (Stussi 1965). 2011. 59-77. si fanno più frequenti a partire dalla metà del secolo. Pr ecedenti (sec. Tomasoni 1994. 304-25). ma anche nel provenzale. Venezia (Pellegrini-Stussi 1965. XII ex. XVI. Le attestazioni. Nella prima metà del Quattrocento la poesia lirica raggiunge uno dei suoi vertici con Leonardo Giustinian (1385 ca. Queste due lingue d‟Oltralpe hanno avuto diffusione letteraria anche nel Veneto di terraferma e in altre parti dell‟Italia settentrionale (il francese a nche nella Napoli angioina). soprattutto a Verona e a Padova. già Saibante (Proverbia quae dicuntur super natura feminarum. pp. Il primo posto tocca però a Venezia. Le sue canzonette e strambotti in veneziano. e fiorisce. A tale precoce fioritura non corrisponde però nei secoli successivi l‟affermarsi di una consolidata tradizi o- LabRomAn 4/I-2011: pp. i cong.” A livello fonetico si segnalano: la metafonesi in nui < /ˈnoi/ < NOS. riportiamo alcuni versi (27972802) della Legenda de Santo Stadi (cioè sant‟Eustachio). mentre il fior. s'ell'è de ben. quel Dio te sostegna. Il Graffito della Catacomba Commodilla (prima metà del sec. in latino (oltre che in altre lingue d‟Europa). dito. la co nservazione di /i/ di dito „detto‟. XI) costituiscono due tra i più antichi testi volgari d‟Italia e. e mantegna en alegreça et in paxe. 59-77. l‟uso della forma originaria dell‟articolo lo < (IL)LUM in contesto postconsonantico (plen / lo to voller). sostegna e mantegna. che nui faremo tuto a plen lo to voller. Badas 2009): “Madonna. l‟apocope di /e/ finale dopo /n/ e /r/ ( ben. dal volgare. ecc. Roma (D’Achille-Giovanardi 1984. 5. Or[a] ne di‟ ço che te plaxe.) e. ISSN: 1827-6091 70 . IX) e l‟Iscrizione di San Clemente (fine del sec. A livello sintattico. la presenza del pronome personale nella subordinata s’ell’è de ben. un poemetto agiografico composto da Franceschino Grioni nel 1321 (ed. lo scempiamento della consonante geminata in alegreça. bolognese. plaxe < PLACET. presenta l‟innalzamento a /i/.3. voller „volere‟) e di /o/ finale dopo /n/ (plen). Come esempio di veneziano antico. la conservazione di /e/ atona in te „ti‟ e en „in‟. tuto (il raddoppiamento in Madonna e voller [vo ‘ lεr] sarà soltanto grafico). LORENZO RENZI tanti volgari italiani (fiorentino. la conservazione del nesso latino /pl/ in plaxe. plen. l‟evoluzione /ʧ/ > /ʦ/ ad inizio di parola (e più in generale in contesto non intervocalico) in çò < (EC)CE HOC. veneziano. che tu as dito. l‟esito /ʧ/ > /z/ (grafia x) in contesto intervocalico in paxe < PACEM. Trifone 1992) A Roma l‟emersione del volgare è antichissima. A livello morfologico: la conservazione di –S latina in as < HABES. De Mauro 1989. regolari continuazioni di SUSTINĔAT e MANUTENĔAT. del dominio romanzo. la forma proclitica del possessivo to (lo to voller). più in generale. 2011.ALVISE ANDREOSE. I pochi testi in volgare prodotti nel Duecento e nel Trecento sono perlopiù prose di carattere storico-letterario: si tratta delle vaste compilazioni delle Storie de Troja et de Roma e le Miracole de Roma del sec. 18. ed. si orienta verso una prospettiva politica italiana.” (Anonimo Romano. e sallìo lo palazzo de Campituoglio anno Domini MCCCXLVII. nel momento in cui.a-1350). Nel corso del Quattrocento la produzione in volgare romanesco aumenta rapidamente in tutti gli ambiti. soprattutto. l‟influsso del modello linguistico promosso dalla corte pontif icia e. benché non senza paura. XIV. e sì parlao e fece una bellissima diceria della miseria e della servitute dello puopolo de Roma. Aveva in sio sussidio forza da ciento uomini armati. Adunata grannissima moitudine de iente. 154-155) LabRomAn 4/I-2011: pp. Puoi fece leiere una carta nella quale erano li ordinamenti dello buono stato. Nei primi decenni del Cinquecento. favorisce l‟adeguamento della varietà scritta ufficiale alla norma linguistica toscana. cap. Se si eccettuano alcuni testi poetici religiosi tardo-trecenteschi. la massiccia immigrazione a Roma di popolazione proveniente dalla Toscana e dall‟Italia settentrionale porterà alla tosc anizzazione anche della lingua parlata dalla classi medio-basse (Ernst 1970). nel corso del Quattrocento. Le scritture popolari o popolareggianti conservano invece in misura maggiore quei tratti linguistici centro-meridionali che originariamente accomunavano il romanesco alle varietà vicine. ISSN: 1827-6091 71 . pp. 2011. 59-77. Puoi disse ca esso per amore dello papa e per salvezza dello puopolo de Roma esponeva soa perzona in pericolo. La lingua della Cronica rappresenta un esempio significativo di volgare romanesco anteriore al processo di toscanizzazione: “Ora prenne audacia Cola de Rienzi. a vaone una collo vicario dello papa. Si devono attendere gli ultimi decenni del Trecento perché il volgare incominci ad essere usato in testi documentari e nelle scritture esposte. che comunque presentano una veste linguistica già notevolmente toscanizzata. Porta 1981. sallìo in parlatorio. La politica culturale della Curia pontificia. Cronica.DAI VOLGARI AI DIALETTI ne scrittoria. XIII. e della celebre Cronica dell‟Anonimo Romano del sec. in poesia l‟uso del romanesco appare limitato ai componimenti del poeta ebreo Immauel Romano (1265 c. La rinascita del latino come lingua di largo uso scritto. la diffusione di una lingua letteraria di base toscana è molto antica e comincia già attorno alla fine del sec. gli articoli lo < (IL)LUM e li < (IL)LI. continuatore di QUIA. Come abbiamo già a ccennato. puopolo. il complementatore ca. cioè il toscano. 2011. Nel secolo successivo i principali poli di irradiazione sono le città del Veneto (Venezia. il passaggio di G davanti a vocale anteriore a /j/: GENTEM > iente. era tuttavia un‟utopia. LORENZO RENZI Tra i fenomeni più notevoli. La prima corte che adotta il fiorentino LabRomAn 4/I-2011: pp. accelerando alla fine del secolo. uomini. ISSN: 1827-6091 72 . e in parte almeno anche orale. una parte de lla produzione letteraria torna a essere scritta in latino. proseguendo del resto per secoli soprattutto nell‟istruzione. il mancato innalzamento di /e/ atona a /i/ in de. l‟esito -ND. Il fenomeno essenziale invece è che comincia a imporsi in tutta Italia il fiorentino.] ad literam sive literaturam quam aliae linguae („più adatta all‟espressione scritta e alla letteratura delle altre lingue‟). Il processo di unificazione della lingua letteraria. e risultò un fenomeno transitorio. Più tarda è l‟adozione del toscano nella lingua ammin istrativa. il possessivo maschile sio. grazie soprattutto all‟affermarsi del petrarchismo. procede – anche se con esitazioni e regressioni – nel Quattrocento. il modello fiorentino si diffonde anche in centri dell‟Italia centrale e meridionale come Perugia (1320-1350) e a Napoli (seconda metà del secolo). anche se si sviluppò in molte parti d‟Europa e lasciò un‟impronta indel ebile nelle lingue dell‟Europa occidentale. analogico su mio..> /nː/: prenne. sia nell‟espressione letteraria che nell‟attività amministrativa delle signorie d‟Italia. nelle più importanti cancellerie signorili del Nord prevale ancora nel Quattrocento una lingua di koiné caratterizzata da generici tratti settentrionali. Dai volgari ai dialetti La fioritura scritta dei volgari si indebolisce e comincia a tramontare nel corso del Quattrocento. con l‟Umanesimo. Nel 1332 il metricologo e poeta padovano Antonio da Tempo dichiara la lingua tusca.. segnaliamo: il dittongamento metafonetico di e Ŏ per effetto di -Ī e -Ŭ finali in ciento. servitute. Campituoglio. 59-77. nelle classi superiori. e la forma analogica sallìo. Da un lato. magis apta [. la terza persona singolare in -ao (vaone „ne va‟). XIII a Bologna. Ĕ 6. il passaggio di /l/ preconsonantica a /i”/: moitudine.ALVISE ANDREOSE. LEGĔRE > leiere. grannissima. Padova) e la corte dei Visconti a Milano. Come si è detto. puoi. il perfetto in -ao < -AU(IT) (parlao). la conservazione dell‟occlusiva sorda intervocalica /t/: Campituoglio. il passaggio di /s/ a /ts/ dopo liquida: perzona. Sempre nel Trecento. Treviso. anzitutto poetica. l‟uso dell‟italiano-fiorentino resta basato su conoscenze approssimative e condizionato dal volgare locale più a lungo di quanto accada nella lingua letteraria. anche nella prassi cancelleresca è quella di Ludovico il Moro. signore di Milano tra il 1480 e il 1499 (Vitale 1988). L‟affermazione del modello toscano nel secondo Cinquecento e nel Seicento è un fenomeno che riguarda più in generale la lingua degli scriventi colti di tutta Italia. 59-77. 163-164. Il successo della proposta arcaizzante di Pietro Bembo.DAI VOLGARI AI DIALETTI trecentesco come modello oltre che nella letteratura. che appoggiava la lingua letteraria che presto sarà chiamata «italiana» all‟uso degli autori fiorentini del Trecento. Al di fuori della Toscana. e dunque anche con i volgari locali. per esempio. giuridico. si diffonderà in tutta Italia e conoscerà una grande fortuna nei secoli XVIXVIII (Segre 1963. cioè italiano. Paccagnella 1984). Così. 2011. „vero‟ per dire così. Nell‟ambito cancelleresco. 158-64). Questo genere di lingua è chiamata spesso tosco-veneto. Nei decenni successivi i tratti locali verranno progressivamente abbandonati. anche se denominato in genere con un altro termine. Le autocorrezioni. morfologici e lessicali veneziani. «vernacolo». come gli altri volgari d‟Italia. spezza il filo che le lingue cortigiane mantenevano con la lingua parlata. in particolare nelle commedie di Giovanni Battista Zannoni (1774-1832) che mette in scena il popolo di Firenze. peraltro sinonimo del primo. e si giungerà entro la fine del secolo ad una pressoché completa toscanizzazione della lingua. pp. ecc. amministrativo. Bergamo). (Durante 1981.e Cinquecento avevano abbandonato i tratti dialettali più evidenti. Ferrara. un «dialetto». Quando il fiorentino nativo. ma che conserva elementi fonologici. sarà diventato anch‟esso. a partire dai primi esempi quattrocenteschi nell‟Italia nord-orientale (Veneto. ispirate dalle teorie del Bembo. ma facevano pur sempre concessioni nella fonetica e nella morfologia ai volgari locali. ISSN: 1827-6091 73 . riapparirà nella lingua scritta. Da questo termine in avanti solo le scritture dei semicolti presenteranno LabRomAn 4/I-2011: pp. l‟imporsi del modello fiorentino provoca come reazione il sorgere di una letteratura dialettale riflessa che. Le lingue in uso nelle corti d‟Italia tra Quattro . Tomasin 2001. basato invece sulla lingua del passato. soprattutto Petrarca e Boccaccio. le relazioni degli ambasciatori veneziani al Senato della Serenissima all‟inizio del secolo XVI appaiono ancora scritte in un volgare sostanzialmente toscano. si conformava al modello fiorentino aulico. mostrano che anche il volgare fiorentino scritto. di autori come il fiorentino Francesco Guicciardini. pp. basato sulla conoscenza nativa. in Storia della cultura veneta.ALVISE ANDREOSE. Bulzoni. Bologna. Napoli. «Dialetto»: un concetto rinascimentale fiorentino. le arti.. 265-367. Bruni. Bruni.Renzi@unipd. Storia di Napoli e della Sicilia. 147-173). L‟italiano nelle regioni. storia e geografia. 3 1981. Storia della lingua italiana. 46.it LORENZO RENZI Dipartimento di Romanistica. Ed. Il Mulino. Bologna. pp. Mario (1984). Giancarlo (1986). Borgogno.it Bibliografia Studi Alinei. Breschi. Lingua e dialetti: struttura. Giorgio Chittolini. UTET. Attilio (2000). n. 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