365 racconti erotici per un anno.pdf

May 17, 2018 | Author: Alessandra Boietto | Category: Evil, Nature


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collana diretta da Franco ForteATLaNTIDE DELOS BOOKS ISBN xxxxxxxxxxxxxxx Prima edizione giugno 2010 ©2010 Delos Books srl, Milano email: [email protected] www.delosbooks.it racconti erotici per un anno a cura di Franco Forte 365 Un’iniziativa della Writers Magazine Italia www.writersmagazine.it La rivista per chi scrive INTRODUZIONE di Franco Forte Come tutti i progetti importanti, anche questo è partito un po’ gioco. L’idea era cercare di coinvolgere 365 autori attraverso il forum della Writers Magazine Italia, la nostra rivista dedicata alla scrittura, ma pensavamo che sarebbe stato difficile, se non impossibile, selezionare 365 racconti scritti da 365 autori diversi, uno per ogni giorno dell’anno, anche perché di solito applichiamo criteri di valutazione molto rigorosi. Per di più, per dare vita a un libro che accogliesse un solo racconto per pagina, siamo stati costretti a imporre un limite invalicabile per la lunghezza delle opere: 2500 battute, non una di più; e questo si è dimostrato un altro difficile scoglio da superare. Eppure, nonostante le difficoltà, il popolo degli scrittori si è mobilitato più di quanto credevamo possibile, il tam tam di questa iniziativa si è diffuso nella Rete e nel vastissimo mondo degli autori in cerca di opportunità di pubblicazione, e la redazione è stata invasa da migliaia di racconti. Le selezioni sono state serrate, molto impegnative (anche perché il fatto di sfruttare il web come punto d’incontro per lo scambio di pareri e per il resoconto sullo stato di avanzamento dei lavori, ci ha imposto ritmi vertiginosi), ma alla fine hanno dimostrato che esistono moltissimi scrittori capaci di produrre opere di grande valore, con sufficiente professionalità e “mestiere” da riuscire a riempire un’antologia come questa. Abbiamo dato vita a una vera e propria “fabbrica delle idee”, a una fucina di ottime penne impegnate a scrivere buona narrativa anche al di fuori dei canali istituzionali dell’editoria. Il fenomeno che abbiamo innescato, però, è andato al di là della semplice comunità degli autori emergenti, coinvolgendo anche molti scrittori professionisti, che grazie al passaparola sono venuti a sapere dell’iniziativa e si sono proposti per dare il loro prezioso contributo. Indispensabile, per ottenere i risultati a cui siamo arrivati, è stato l’aiuto di uno dei massimi autori italiani, Alan D. Altieri, che si è dimostrato un vero trascinatore di folle, e grazie al quale moltissime penne di valore sono approdate fra queste pagine, contribuendo a fare dell’antologia non solo un libro unico nel panorama editoriale, ma anche una raccolta di estremo valore dal punto di vista letterario. Avete un piccolo gioiello di narrativa erotica fra le mani, da leggere con calma e da diluire lungo tutto l’anno (se ci riuscite), mesi bisestili compresi, quindi inutile perdere tempo con noiose introduzioni. Divertitevi, almeno quanto lo abbiamo fatto noi nel momento di valutare questi racconti. Vedrete quante sorprese. Ce n’è per tutti i gusti... 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  5 NeLLA StAnzA doVe dorMi  di Sergio Donato 1 gennaio Ho visto qualcosa nel tuo letto, l’ultima volta che sono venuta da te. Il materasso era morbido. Mi sono lasciata cadere sul bordo rimbalzando due volte. Quando ho incrociato le gambe, il lenzuolo si è tirato sul tuo corpo aderendovi come una seconda pelle. Ti ho chiesto una cosa stupida, mi sembra. Tipo, come stai? Non ricordo bene. Avevo detto che non ti avrei parlato se tu non potevi, ma ho dovuto farlo per non pensare a quello che c’era nel tuo letto; e poi questo gioco del silenzio credo sia durato abbastanza: ti fa sembrare più distante dal mondo. Poi mi sono accorta che dormivi. Ti ho guardato a lungo. La luce verticale degli scuri accostati si stendeva sui lombi, allungando le ombre del lenzuolo che ti fasciava il ventre.Era lì, sotto la stoffa. Non so, mi piace pensare che al suono della mia voce sia successo qualcosa. I medici hanno detto tante cose sulla lesione, sui recuperi, sullo shock spinale, e l’ultima cosa a cui ho pensato quando tua madre mi ha raccontato dell’incidente e delle conseguenze (cavolo! Stavo anche piangendo) è che lì sotto potesse muoversi qualcosa, dato che la paralisi era perlopiù totale. E c’è la storia della nostra amicizia. Dieci anni. Non so cosa mi sia successo, l’ultima volta. Forse la luce del pomeriggio e il lenzuolo sono diventati complici involontari. C’era un buon odore nella stanza: di bucato, di pulito. E tu eri così indifeso, innocente. Quella stoffa bianca sulla tua muscolatura da scalatore. Hai sempre avuto un bellissimo corpo. E lì sotto era grosso ogni secondo di più. Se ne stava da un lato, in attesa, accarezzato dalle ombre e dal cotone. Poi la mano è scivolata, invidiosa. Ti ho toccato senza pensarci. Nemmeno ora me ne sorprendo, perché è stato tutto così naturale. Ho solo controllato che continuassi a dormire. Ho pensato che potessi avere caldo e in quel momento mi è sembrata una buona idea controllare che non fossi sudato. La mano si è infilata sotto il lenzuolo, ha scalato l’osso dell’anca ed è tornata giù, lungo il ventre. Per un attimo ti ho immaginato di nuovo lungo le pareti di roccia, i tendini tesi, il torso nudo lucido di sudore. Le dita di sono fatte strada fra i riccioli, e il palmo si è riempito della tua carne appena umida, calda, dura. Ho stretto più forte, sentendomi più sicura sulla tua roccia, e ho creduto di sapere cosa si prova lassù, tra le cime che amavi tanto. Oggi sono di nuovo qui, e tu hai di nuovo gli occhi chiusi. 6 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO PoCo M’iMportA deLL’AniMA  di Irene Vanni 2 gennaio Una volta nutriti, gli zombie sono creature innocue e puoi farci quello che vuoi. C’è chi li fredda con una pallottola e chi li chiude in gabbia per collaudare la vita eterna. Io il mio lo nutro e ci faccio quello che voglio. Lo ammansisco imboccandolo con la forchetta. Carne viva. Umana. Apre le labbra bluastre fissandomi con sguardo spento di neonato, mentre la mia mano gli scorre sulla coscia per accertarsi della vitalità che tende la stoffa. Si chiama Scemo o Amore, dipende dalle circostanze. L’ho scelto con cura. È alto, ben fatto e ha solo un’ammaccatura sulla calotta cranica dovuta a chissà quale incidente. Poco m’importa del suo passato. Ogni volta che facciamo la doccia cerco di lavargli via il sangue dalla tempia. Ma resta lì come un tatuaggio. Lui mi guarda con occhi trasparenti e porta avanti i palmi delle mani, per anticipare ciò che voglio. Sa solo questo. Credo gli piaccia. E a me piace guardarlo nudo, steso fra le lenzuola bianche meno di lui. Come impanato nel gesso. Le vene indicano i percorsi da seguire, là dove il sangue sembra pulsare ancora. E in un istante pulsa davvero. Lo sento fremere, palpitare. Le strade blu convergono sul ventre, dove mi siedo, lenta, e mi chino per cercare il volto, le labbra, lo spirito. Ma non respira. Il cuore non batte. Il sangue gli scorre nelle vene come il cibo, senza scaldarlo. Le sue dita scivolano gelide lungo le mie braccia, e i brividi di piacere si mischiano a quelli di freddo, mentre la scorza dei polpastrelli raggiunge i capezzoli. Lo sento ondeggiare sotto di me, grosso animale da compagnia, e aspetto che si decida a intrufolarsi in ogni mio anfratto. Con le dita, con la lingua, col corpo intero. Mi fa aspettare. Ha imparato bene. Mi eccita sentirlo ansimare, ma non so se è un automatismo o imitazione. E quasi mi spaventa quando mi rivolta. Le pupille restano fisse, sul mio seno, lungo il grembo, fra le cosce, mentre la notte gli scolpisce le spalle d’azzurro. Poi il torace risale, sotto l’impulso esanime che mi fa avvinghiare ai suoi fianchi. Con mosse decise ed energiche finisce per dominarmi e mi perdo sotto la sua spinta, mi perdo in lui. Il flusso di vita mi scioglie, fra vagiti rochi. Divento tomba e culla. È in quel momento che lo chiamo Amore. Ma la sua espressione non cambia. Le sue carezze sono aride come quando è Scemo. Mi chiedo come sarebbe poterlo conoscere, capire cosa prova. Ma è morto. E in questo mondo di cannibali, poco deve importarmi dell’anima che non ha più. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  7 – Vi aspetto. Si spogliò e con movimenti lenti infilò il body: il tulle trasparente le copriva lo stomaco e la pancia piatta. ma ne ho altri. Lisa si chinò in avanti per indossare il tanga e rimase piegata fingendo di sistemare il cinturino del sandalo dal tacco vertiginoso. – Carino – commentò. Il cespuglio riccio era in bella mostra. – Lo volete provare? Sopra vi potete vedere allo specchio… Lisa gli mostrò la punta della lingua e salì sul veicolo accostando lo sportello dietro di sé. Lisa era lì come ogni lunedì: – Anche questo a cinque euro? – sventolò un perizoma guarnito da piume di marabù. Infine si rivestì e.Odore di FeMMinA  di Gabriella Saracco 3 gennaio – Tutto a cinque euro! – Nel mercato. Non male… Afferrò un corsetto nero: – E questo cos’è? – Il pezzo forte. un perizoma con una banconota finta infilata nella tasca davanti. Lisa sorrise esplorando la cesta: uno slippino con la scritta “porcella”. un tanga di perline. – Aprì il portellone e ammiccò un invito. – È troppo buio… – Aprì di poco il portellone: l’uomo era lì. come si aspettava. l’uomo grasso urlava agitando pizzi. più speciali. le fasciava la schiena ma lasciava liberi i seni prepotenti che si affacciavano dal balconcino di pizzo.. Dalle coppe del reggiseno sporgevano i capezzoli: si bagnò un dito e prese a titillarne uno a occhi chiusi. divaricò le gambe per mettere in evidenza la pussy rasata nella parte inferiore.. Si tolse il body e allungò un braccio per passarglielo: – Lo tenga da parte. – Certo. Lisa non comprava mai niente. come a voi – sorrise viscido. – ora provo il resto. ritornerò. – Come volete – ansimò lui. scendendo. – Si rimirò ruotando i fianchi e continuò: – Proverei anche il perizoma con i pon pon e il due pezzi in vinile. – La voce era strozzata. dentro il furgone. Posso? – Siete la padrona. signuri’. Le orecchie erano attente al fiato pesante del mantice appena fuori. Ma era la sua cliente migliore. Poi si rialzò. Lo ignorò e si girò sulla schiena per ammirarsi dietro: anche il culo era scoperto. 8 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . signuri’ – sospirò lui. La mutandina lucida lasciava scoperta la sua parte migliore. signuri’: si chiama body ouvert e ha pure i copri braccia come accessori. tulle e strass dai colori allegri. porse anche l’ultimo completo all’ambulante: – Grazie. Bellissimo. Sentiva gli occhi dell’ambulante che la esploravano. Dallo specchio vide che lui la guardava. al primo piano. Lo guardo e penso a lei. Tutte le ragazze del bordello sono sbalorditivi robot. solo alla fine. Quando mi vede sulla soglia dell’alcova mi accoglie con un sorriso senza malizia. per tutto il tempo concesso. L’orgasmo. una cosa così. Lavoro 23 ore su 24. La mia finestra affaccia sul deserto. e nient’altro da fare che fare l’amore. Non ha risposto. fino all’ultima scintilla di energia. ma ha chiuso gli occhi e ha sorriso. – Non può finire sempre così – mormora Lula. Per dodici ore abbiamo corso tra le dune del deserto bruciate dal sole. Siamo scappati all’alba. Lavoro anch’io al centro commerciale. all’ufficio incendi e furti. Nell’ora libera corro da Lula. mentre facevamo l’amore. oltre le grandi dune. Abbiamo controllato lo stato delle batterie atomiche nei nostri corpi: ancora mezzo secolo d’autonomia a testa. Fare l’amore con lei è un’esperienza inumana. – Tu l’hai mai provato? – No. Non le ho mai confessato di essere un robot (un ottimo modello anch’io). si è messa a sedere al centro del letto e ha mormorato: – Troppo perfetto per essere umano. un brivido. È gioconda. È disinvolta. Poi abbiamo cominciato a fare all’amore. Non ci saremmo fermati mai più. forse. – Nel deserto. bip. come se mi stesse aspettando. al colmo del desiderio. Un giorno. poi ci siamo baciati. una cosa umana… – Riusciremo a sentirlo? Non le ho risposto. Qualsiasi richiesta le faccia – anche la più complessa – viene esaudita al di là della mia più perversa immaginazione. – Ma come sarà? – Sarà come uno sbadiglio. È appassionata. l’ho baciata. uno starnuto. avremmo provato quella cosa che sentono gli umani. il ronzio del campanello ci sorprende inappagati. bip. Quando scade il tempo prestabilito. certo che no. Lei ha sciolto il groviglio di gambe e di braccia che ci legava. le ho detto tutto. Solo allora. È flessuosa. finalmente senza l’ansia del cronometro. La mia preferita si chiama Lula. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  9 . È perseverante. Lula ha staccato le labbra dalle mie e ha chiesto. Il tramonto è rosso. – Fuggiamo – le ho proposto. Di notte ci siamo nascosti in una piccola grotta stretta e profonda. bip. tra spini e lucertole bianche. È vigorosa. Ci siamo guardati negli occhi per qualche secondo. non ci troveranno mai.No Stop  di Diego Lama 4 gennaio Nel centro commerciale alle soglie del deserto c’è un bordello. le dita si intrecciano. un top nero di seta le accarezza le linee perfette del seno. in un primo momento l’aveva disprezzato. Entra furtiva nella stanza. Anzi. i sandali si perdono nei pochi passi che la separano da lui. cercando di penetrare quel muro di indifferenza irto a blindare chissà quale oscuro segreto. – La voce secca di lui la taglia come mille pezzi di vetro strisciati sul cuore. il dolore le avvampa la pelle mentre il panico gioca con i suoi ormoni impazziti. Sotto. – Ciao. – Non dovresti essere qui. Una semplice telefonata: – Tra noi è finita! – Punto. – Un consiglio che suona come una promessa. Gli occhi diventano luci.. Lei lo accarezza con le dita tra i capelli. la frequentazione continua e la sorpresa l’avevano scossa fino alle viscere. accarezzandolo confusa dal dolore. Un elicottero sta atterrando sul palazzo adiacente. Una droga a cui non avrebbe più rinunciato. Lui risponde controvoglia. Poi lui si alza. 10  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . non si era lasciata invaghire dal potere dell’uomo di successo.. Le trema la voce. Lui le volta le spalle. Apre una cartella e le porge una foto. ricomponendosi.. poi si era arresa all’amore. – Chi è. con lo sguardo perso tra grattacieli e cemento armato. Lui l’accarezza con un gesto istintivo. contrario al suo volere. baciandolo sulla bocca. accompagnato dal desiderio di riconquista. La gonna scivola a terra. i capezzoli turgidi giocano sulla stoffa liscia. Era sopraggiunta la rabbia seguita dal bisogno di vendetta. – Due parole che non aveva mai trovato il coraggio di dire. La lingua lo invita ad abbandonarsi. Gli si siede sopra. Rimane immobile.. gli ansimi si accompagnano ai gemiti e l’esplosione di luce li coglie impreparati.PAzzA di te  di Isabella Braggion 5 gennaio Non lo aveva cercato lei.. Gli prende la mano e se l’appoggia al seno. imprigionandolo. Lo libera dal suo desiderio. i corpi dondolano alla ricerca di traiettorie sconosciute. freddo. – Stai fermo. questo amore. la sua era solo gelosia. – Ti amo. Le labbra di lei si piegano soddisfatte. sapevo di trovarti qui. Lo bacia con passione. seduto sulla imponente poltrona in pelle. Ma poi il gioco si era fatto intenso. La sorpresa l’aveva lasciata senza fiato. Le dita scorrono sui bottoni della camicetta trasparente. Il cuore batte così forte da pulsare sulla pelle.. Lui l’allontana in un tentativo invano. lui? Lei scoppia a ridere. cretino! Sono stata a Casablanca… ti ricordi? Non sono più Rosetta. Non vuole niente di particolare da lei. le labbra invitanti. il seno che dondola. Quello che fa con tutti. e io nel night guadagnavo pochino. Solo guardarla ballare un’ultima volta. non mi costa niente. le cosce imperlate di sudore. masturbandosi. Un’altra serata a lume di candela. esamina i coltelli. Lei lo vede e grida. spoglia. scavalcato il bancone. mi sono fatta una sesta. sale in auto. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  11 . le è sopra e le stringe la gola. tocca. Quelle che ha immaginato nelle notti afose. Scende in strada. c’è solo lei nel locale. – Eh. Come ai vecchi tempi. con i film porno? Lasciami in pace! Gustavo continua a disperarsi: – Rosetta. Di Carlito non gli importa nulla: vuole la donna dei suoi sogni e sa come possederla di nuovo.NoStALGiA  di Mirella Esse 6 gennaio Va pure avanti così. strappa. quando eri la mia sensuale ballerina! Il trans sbadiglia: – Ma sì. Ora sai cosa posso permettermi. si racconta. Quelle che da troppo tempo non gli permette nemmeno di sfiorare. Per quieto vivere… Abbassa la saracinesca. poi molla la presa. – Gustavo – gorgoglia. ma il più affilato. sale in auto. palpa. ma Carlito! – Carlito? – Gustavo piange a dirotto. caro il mio zuccone! Tu eri disoccupato.. Entra nel bar. non c’è nessuno a spiarlo. la mia Rosetta! – Ancora? Ma io ti faccio ricoverare! La memoria gli difetta. no! – Gustavo scoppia in lacrime. nuda.. Guida sgommando. è vero. Apre il primo cassetto della cucina. – E le tette? Perché ce le hai ancora? Più grosse di prima. Sbirciando fra le gambe aperte. Niente polizia! Energumeni in divisa lo tengono d’occhio ma. – possibile che debba sempre finire così? Non le dà retta. I freni stridono davanti a un bar. – Eddai. Osserva chi entra e chi esce: è un’ora morta. –– Perdonami. per giunta! – Già che c’ero. cosa ti ha detto il dottore? – Perché mai? – Per la memoria. non il più grosso. non potevi darmi niente. In un balzo. dopo settimane di inutili pedinamenti. Carlito… Fai un giro con me. lo nasconde sotto il sedile. a costo di dissanguarlo. I suoi fianchi che ondeggiano al suono di rumba. Gustavo è eccitato. ma non tanto da dimenticare il coltello. sul tavolo. fa’ finta che io non esista (ennesimo sms senza risposta). toccando le fessure umide. ne sceglie uno: non il più lungo. . Lui le afferrò i capelli. – Lo farai con Luca – le avevano detto. Con le mani strette dietro la schiena. s’intrufolarono fra le gambe. come l’acqua che lambisce la riva e si modella alla sabbia.IL deSiderio  di Lina Anielli 7 gennaio Niente partner. Si leccò le labbra. Insieme rotolarono alla ricerca di elastici e bottoni di cui liberarsi. Lo farò con Luca. – rispose. I corpi liquidi e tremanti si persero fra baci inesperti e avidi. 12  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . si disse. Le tirò via il vestito e la spinse a terra. Lei gli sfilò la t–shirt. Nella confusione. – Qui non ci cercheranno. poi qui dentro. Sotto il suo sguardo impudente. alle labbra che mordevano le sue. Lo sguardo di Luca accanto all’altare. avide e appiccicose. seguì il rivolo di liquido rotolargli lungo il mento. Lo sguardo annebbiato. Fino a quando le bocche si toccarono. tu e Luca Anna fece spallucce. recitava il regolamento. – Ho sentito il desiderio di pregare. Anna guardò il ragazzo alto e magro. una contro l’altra. – Via! Accostò la bocca aperta nello stesso istante in cui Luca le spinse la mela fra i denti. I volti vicini.. La prese per mano e la tirò via. Anna affondò le dita nell’acquasantiera. Un calore improvviso le risalì le gambe. – Vieni – le sussurrò Luca. Le cosce umide e calde sfregarono l’una contro l’altra.. muovendosi l’uno contro l’altra. – Ma dov’eri finita? – le disse Andrea. – La gara! Ci squalificheranno – protestò lei invano. lo lasciò cercare. I capezzoli spinsero con prepotenza la stoffa leggera del vestitino appiccicato per il sudore. la seguì.. Si cercarono con rabbia e si trovarono. – Non dovremmo. Lo farò con Luca. esplorare. Si perse negli occhi di ghiaccio fermi nei suoi e fra le lentiggini che dal naso si spargevano sulle guance pallide. Avrebbe dovuto staccarsi. a contendersi il torsolo. – La voce roca. – Avete perso. invece restò incollata alla sensazione di fresco. per un attimo colse lo sguardo di Andrea che mordeva la sua mela. Lui le spinse ancora la mela fra i denti. Le mani frugarono sotto l’orlo del vestito. Si segnò veloce e uscì prima che potesse fermarla. Gocce di sudore le rotolarono lungo la schiena e fra le cosce.. staccò il primo morso. Con il fiato corto.. All’interno era fresco. Indietro neL teMpo  di Antonino Alessandro 8 gennaio Ho perso la verginità a tredici anni. Avevo quindici anni e Michele era un tipo interessante: giocava a calcio e aveva un fisico da impazzire. ma devono essere quelle degli altri e mai le proprie. La seconda volta che ho fatto sesso è andata meglio. Quando ho detto a Marisa il guaio in cui mi trovavo. il tempo di dire “ahi” e tutto si era concluso nel sudore. dottore. le gambe sulle staffe. Quanto durerà? – chiedo io. Ottimo. Sono proprio stupidi! Vogliono donne porche. – Una ventina di minuti. o almeno questo è quello che mi ha detto Manfredi una sera. Un piccolo strappo. Alcuni vogliono addirittura il sigillo di qualità: come il bollino sulle banane. Altro che una decina di colpeti. Mi ha tolto le mutandine con dolcezza e mi ha fatto godere. ho tutto il tempo di prepararmi per domani. Non è stata una vera scopata. toccandomi la bocca con la punta delle dita. Auguri alla sposa. Poi dopo un po’ mi chiede: – Ha una vita sessuale normale? – Certo! – rispondo io. L’ago mi morde. può mettersi sul lettino? – Certo. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  13 . – Come? Ho parlato ad alta voce. così non dovrai fargli scoprire che non sei vergine la prima notte di nozze!” – No di certo! – dico. – Nulla. – Signorina. Vedo Tommasi che si toglie gli occhiali e fa finta di pulirli per poi riprendere col questionario. Michele il calciatore era un dono di dio. – Adesso sentirà una piccola puntura – dice Tommasi brandendo una siringa e agitandola come la bacchetta di un direttore d’orchestra. in un letto singolo dietro le persiane socchiuse. Lui aveva sedici anni e un uccello che non aveva visto niente di diverso dalle dita della sua mano destra e io volevo togliermi un peso: avere qualcosa da raccontare alle mie compagne al ritorno a scuola. dopo averlo fatto divertire. Avrà qualche fastidio per dodici ore – mi risponde il dottor Tommasi. ha subito trovato la soluzione: “Fatti l’imenoplastica”. con mio cugino. Dicendomelo aveva civettato come una diciottenne: “Vedrai. un po’ di mugugni e qualche coccola. sarà come tornare indietro nel tempo. Ho una bella bocca. – Le devo fare qualche domanda di routine – dice il dottor Tommasi. Si era messo sopra di me e aveva spinto. In certi frangenti gli uomini sono pronti a dire e fare qualsiasi cosa. Trattengo il respiro. un pomeriggio di luglio. lo so. L’abbiamo fatto in auto: è stato fantastico. tra le gambe. afferravano la camicia bianca. ma non gli pareva affatto una violenza… Era sempre stato incerto sui modi con cui quelle avvenenti donne avevano redatto il verbale in caserma. più… forteee! – Come se alzandomi la notte bruciante di febbre. Sepe s’asciugò il sudore. ancora. Nude. Le dita. come la nuda carne delle notti d’estate. Sei la mia patria. Il pingue carabiniere era in affanno per l’arsura e per aver colto in flagrante quel pericoloso molestatore. più forte. pieno di sospetto agitato. – Dimmelo… ancora. sì. ti amo. Un’attrice americana. ti… supplico! Sussurramelo… dai! – Ti amo come se mangiassi il pane spruzzandolo di sale. eccitata. Alta e vittoriosa! A “patria”. i glutei di marmo e quelle mani che tastavano l’uomo sul petto. Le cosce lisce e dorate cavalcavano l’uomo. – Sei la mia carne che brucia. 14  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Pericolosamente bella. lunghe e decise. bevessi l’acqua con le labbra sul rubinetto. Domenica d’agosto. Nessuno intorno. Un profumo di sugo di maccheroni giungeva da lontano. sììì! – Ti amo come guardo il pesante sacco della posta. Il maresciallo le vedeva tutte lì. Eccitate. – Mhhh.. la gonna macchiata. Quel membro la possedeva con forza. Lei. i pantaloni sbottonati. Poi la schiena nuda. ricordando un libro di Hikmet. – Spingiii! Dimmi di quel… di quel sacco. lunghi. ansimava nella richiesta di quei versi. come per tenerselo tutto a memoria… – Aahh godo! Mordimi! –Ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo. Da quell’angolo apparvero anche i capezzoli rigidi. Diede un’altra sbirciata alle cosce e alla schiena di quella magnifica femmina... sulle braccia. Poi. Ansimanti. le slip. Gementi. Solo quella fede all’anulare pareva incerta: cadde. “la borsa nera” e le presunte violenze sessuali del “Poeta”. – Oh.. fece dietro front sussurrando: – Ti mangio e ti spruzzo di sale… ti bevo con la febbre… Sei la mia patria che brucia.Ti BeVo Con LA FeBBre  di Gianluca Lucchese 9 gennaio Quella donna presa di forza e il “poeta” erano davanti al portone quando. per caso. pieno di gioia. una scarpa a terra. Sepe si nascose dietro l’angolo. La Mangano di “Riso amaro”. capelli neri. I fatti del giorno erano “il caro pane”. irruppe il maresciallo Sepe. Una ballerina. Una soubrette. bagnata. Pisa tornava a respirare dopo il fumo dei bombardamenti. ricci. tu. ti amo. la metro non mi lascia dormire.LiBertÀ  di Karim Mangino 10 gennaio Il primo piercing mi costò un ceffone. Questo monolocale in periferia è la mia libertà? Il palazzo puzza di urina. lei ha solo un minuscolo tatuaggio sulla spalla destra. non è così? Be’. i tuoi schiaffi non cambiavano proprio niente. Non ero la bambina con le treccine che volevi tu. Io le sfioro il seno con la punta delle dita e la sento tremare mentre la tocco. Avevo quindici anni. quanto ti ho cercata. Chiudo gli occhi. come una preghiera. Punto il gomito sul materasso e mi tiro su per guardarla. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  15 . Mi desiderano. Ha ventidue anni e sembra lei la più piccola tra noi due. le caviglie sottili. Dio. Io la stringo forte e. le labbra leggermente aperte. Sono passati due anni e mi sembra una vita. Sara dorme. Mio padre vide l’anellino che mi ero fatta mettere al sopracciglio e mi colpì in pieno viso. Mi prende il viso tra le mani e gioca con la lingua intorno al piercing che ho in bocca. – Vatti a lavare la faccia. Non ti sono mai piaciuta. Non so perché ripenso a queste cose proprio stasera mentre me ne sto distesa accanto a Sara. Fisso il soffitto macchiato di muffa e sento ancora lo schiaffo di mio padre che mi brucia il viso. Non abbassai lo sguardo. le mani delicate. Libertà. Anche se sapevo che guardarlo così era la cosa che lo faceva andare più in bestia. Sento le sue dita che mi cercano. Lui urla e stringe i pugni e io penso ancora. Faccio la cameriera e sono in arretrato con l’affitto. Non ha i piercing che mi sono fatta io: ne ho uno sulla lingua che a lei piace tanto e uno all’ombelico. Mi piace come tiene il braccio piegato dietro la testa. nonostante il frastuono continuo della metropolitana che fa tremare i vetri della finestra. sono la tua piccola. un ideogramma cinese che significa libertà. poi mi dà un bacio come solo lei sa fare. Sara. vero papà? I capelli troppo corti. Ricordo che in quel momento ho pensato: toccami ancora e giuro che non mi vedrai mai più. Io sono così e tu credevi che urlando mi avresti cambiata. colpiscimi e vado via per sempre. Ha un viso da bambina con le lentiggini sul naso. Senza accorgermene chiudo gli occhi e sento le lacrime che mi rigano il viso. il seno piccolo che si muove col suo respiro. i piedi piccoli. Libertà. Togliti quegli stracci di dosso. Mi guarda e sorride. Accarezzo il tatuaggio di Sara e lei si sveglia. come sempre. il giubbotto di pelle. sparisce ogni ombra da questo appartamento mentre mi perdo in lei. lo fissai negli occhi anche se sentivo la guancia che mi pulsava di dolore. Non ricordavo più quanto fosse morbida la pelle di una donna. grande almeno un paio di metri quadrati. Impaziente lasciai che terminasse di descrivere le attività straordinarie che le avevano imposto di compiere. rendendo ogni altra cosa più ovattata di quanto non fosse stato nell’ultimo mese. gli stessi alloggi e l’intimità di questo bidone volante fatto di carta stagnola. la stessa aria. indossata per accogliere gli astronauti della navetta. che immobile fissava i miei pettorali. una brillante aura dorata. lasciava filtrare la debole luce proveniente dalla Terra. lucida di un leggero strato di sudore. e rimasi a torso nudo di fronte a lei. l’accompagnai nel modulo d’osservazione. ma i movimenti e le note provenienti dalle sue labbra mi ipnotizzavano. Una luce violentissima invase il modulo d’osservazione creando sulla pelle. Lei chiuse gli occhi e abbandonò la testa all’indietro. Da troppo tempo galleggiavo fra pannelli luminosi e monitor monocromatici: il silenzio stava diventando il mio peggior nemico. 16  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Mi tolsi la camicia dell’uniforme. Eravamo semplici cavie da laboratorio nascoste nella più lontana orbita lunare. mentre i capezzoli premevano sui miei muscoli. Le sfilai la polo facendo scorrere le mani sui fianchi e poi sulle braccia. Così la strinsi al petto e la baciai prepotente. Avremmo condiviso gli stessi spazi. Cercavo di seguire il monologo sulle nuove procedure che il comando le aveva fatto imparare a memoria. mi diedi una leggera spinta e. sospirando e irrigidendo il ventre. Ci allontanammo all’improvviso per gettare ciò che ancora restava a coprire le nostre nudità. L’oblò rettangolare. L’avevano inviata come supporto alla missione: così era indicato nel messaggio del giorno precedente. con delicatezza. Dovevo attenermi alle procedure. Continuai abbassandole gli short. Il progetto doveva proseguire come programmato e io non volevo perdere tempo. tanto ero distratto dai seni perfetti che le aderivano all’uniforme.ABSidi  di Paolo Veroni 11 gennaio Era arrivata solo da un paio d’ore con la navetta dei rifornimenti che già non riuscivo più a prestare attenzione alle sue parole. poi con decisione e senza dire una parola le afferrai un polso. senza timore. facendo scivolare l’angolo della bocca dall’inguine al ginocchio. quando la stazione ruotò in direzione del riflesso lunare. la solitudine una compagna indesiderata. Ma ci sentivamo Dei. Una penombra ideale. Mi tocca e mi dà la scossa. Prende ad accarezzarmi in mezzo alle gambe. è nuda. a un certo punto. Sara ride. So bene cosa fanno. vero piccolino? Annuisco. – A te piaccio. Resto immobile. È la ragazza di mio fratello. Un’altra delle sue storie a breve termine. penso. – Che c’è. Si abbassa a prendermelo in bocca. piccolino – mi saluta entrando. la mente annebbiata. come figura autoritaria. C’è solo la sua testa che si muove su e giù. i brividi lungo il corpo. Sara esce dalla camera e si siede accanto a me. non so cosa fare. Sulla porta si ferma a sorridermi. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  17 . Mi piace il modo in cui lo fa. Se ha un talento. Poi non penso più a niente. chiusi lì dentro. Mio fratello esce di casa sbattendo la porta e bestemmiando. la sua lingua. – Ciao. Io le guardo le gambe mentre soffia una bolla rosa e la fa scoppiare con uno schiocco di lingua. piccolino? – mi chiede. – Guardami – dice. – Ciao. piccolino – mi saluta lei l’ultimo pomeriggio. forse. Ha una faccia da ragazzina e un guardaroba pieno di gonne cortissime. Le pareti dell’appartamento di Via Diaz sono fini come carta velina e io sento tutto. Tutte le regole sono saltate: non è un granché. Sara e mio fratello si vedono ancora un paio di volte. sento le guance andare a fuoco. Sono spaventato. Un pomeriggio li sento litigare. mio fratello. – A tuo fratello non piaccio più – dice lei. è un messaggio per me. al posto di mio fratello. Tutte storie che durano poco. ma lei mi trattiene. È sbagliato. è quello di fidanzarsi di continuo con ragazze carine. Chiudo gli occhi e immagino di esserci io. Io sono sul divano davanti alla televisione. anche se ha gli occhi tristi.SArA neLL’AppArtAMento di ViA DiAz  di Massimiliano Maestrello 12 gennaio I miei non ci sono più e io vivo con mio fratello in un piccolo appartamento dalle parti di Via Diaz. io che inarco la schiena e mi lascio andare. – Apri gli occhi. Mi abbassa la cerniera dei jeans. l’ho visto in certi film che danno in piena notte sui canali privati. Sara e mio fratello finiscono sempre per chiudersi in camera da letto. Sara comincia a frequentare il nostro appartamento durante quell’estate. comunque: forse mio fratello non è granché nemmeno come compagno fisso. Ha sempre una gomma da masticare in bocca. senza controllo. Fa una bolla e schiocca la lingua contro il palato nel modo che mi piace. Chiudo gli occhi. O forse è solo il suo modo di dire addio all’appartamento di Via Diaz. – Non ti piaccio? Faccio per alzarmi. – Qualunque cosa – risponde. È uno scherzo. che ne dici? Silvia non ha bisogno di voltarsi. nonostante l’eccitazione. quanto mai sperimentato prima. verso l’erezione impossibile da nascondere. non può proprio parlare. – Prima a modo tuo – riprende Silvia – poi a modo mio. due dei quattro ragazzi sono intorno a lei in un intreccio di braccia. proprio quando lui inarca la schiena e la bocca le si riempie di caldo piacere. Quando Daniela le libera la bocca dalla sua lingua calda. – Un sorriso malizioso. ma si blocca. slacciando un bottone della camicia. senza allontanare la mente dai baci profondi di Silvia. Ma in quel momento. fermandosi solo un momento. lingue. Se dico che l’idea mi piace. desiderio. mentre la mano ormai lo stringe con decisione.. – Anch’io sono bagnata. 18  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . scoprendo il seno. non è proprio sicura di quello che sta facendo. Ha accettato di accontentare la sua amica senza sapere il perché. in silenzio. Silvia si scopre eccitata. Mi sta mettendo alla prova. con un movimento languido della lingua. Poi l’incertezza scivola via e rimane la folle sensazione di trasgressione. Ma se non sta scherzando… – Allora? – incalza Silvia. Poi dice: – Dev’essere una sorpresa. s’incazza. – Lui ha già risposto – lo stuzzica. – Iniziamo a modo mio? – sussurra Antonio. Antonio. Sente la mano di Daniela che le sfiora il seno. lo sfiora con le labbra. Si china su di lui. poi un morso sul capezzolo duro e sensibile. – Poi a modo mio – replica lei. – È un’esperienza unica – le aveva detto Daniela. – Mentre lo guarda dritto negli occhi lascia scivolare la mano lungo la coscia. – Ci devo pensare – replica Antonio a mezza bocca. – E posso proporre qualunque cosa? – Silvia annuisce. Senza rendersene conto. – Poi faremo a modo mio. Sa chi c’è alle sue spalle. il fiato rotto da una carezza sfuggente. Loro si muovono e Silvia per un momento chiude gli occhi. Sta per portare una mano tra le cosce. Un bacio lungo. – Avevi ragione – avrebbe voluto rispondere. ma adesso che è lì. una panoramica su quella quarta abbondante e morbida. – Ora facciamo giocare anche loro. Pensavo che almeno una volta nella vita… – E quale sarebbe questo “modo”? Silvia sorride. pensa.QuALunque eSSo SiA di Andrea Franco 13 gennaio Osserva la moglie. – Non ti sto prendendo in giro.. cazzo! Era il 31 ottobre del 2023. ma lo sanno tutti che succede già con la prima. dopo aver cenato insieme a lume di olocandela. data di nascita: 01/11/2005. non lo metto in dubbio.. sì. la cameriera. sta scritto sulla scatola. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  19 . Ed è col cazzo ancora ciondolante che vengo portato su ’sto cesso di Titano. mentre la radio ricorda ai poliziotti di controllare gli orologi per il passaggio all’ora legale. come dimenticarlo? Si sa. il suo chip. quello che dice: adesso puoi aprire le cosce. l’occhiolino! E il giorno dopo aveva scritto il numero del videofonino sul conto. almeno nel mio caso. “È suggerito l’abuso”. Diciassette anni di carcere. Almeno nel mio caso. il fenomeno aveva assunto dimensioni impressionanti. a mezzanotte e uno (non si sa mai. con queste ragazzine che sembrano delle donne fatte non puoi mai stare tranquillo. è stato giusto inasprire le pene per i pedofili. io sono un appassionato. nemmeno con gli orologi atomici) la sfioro. E io sto per compiere sessant’anni. Così. dico. le 11. Sì. Ecco. Mi aveva fatto l’occhiolino. Ed era stata lei. una voragine per tutti gli appassionati. e poi la seconda e la terza. E io ho guardato l’orologio. Ma.01: meno di un’ora alla disattivazione del chip. ma la card d’identità mi tranquillizzava. L’urlo della sirena mi rattrappisce timpani e cazzo.ALMeno neL Mio CASo di Giuseppe D’Emilio e Stefano Marcelli 14 gennaio Se devo essere sincero. farne un passaggio segreto che solo una lingua può aprire. a chiedermi se le offrivo una gomma di poromollgricks.. diciassette anni per una scopata mi sembrano troppi. Ho guardato altre donne. oltre ogni immaginazione. e quel senso di mancamento giungeva come necessario per suggellare un’intesa divenuta assoluta. tanta era stata prima l’estasi del darsi e del piacersi. Tempo dieci minuti e ci eravamo trovati immersi in una condizione nuova. E così la mia camicia diventava una guepière. alla ricerca della gratificazione dell’altro. l’amore in piedi in uno stanzino oppure lo scomodo sedile posteriore di un’automobile? Mille e più maschere possiamo indossare. amore mio. La vita scorre prepotente. 20  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . ogni inibizione era finalmente caduta fra noi e avevi accettato l’invito a casa mia. quale fantasia ci aprirà la porta di una stanza.ReWind  di Alter W. sospiro. Metto la fede. Tu mi accogli sempre con rinnovato ardore. la cintura un frustino e niente poteva assumere più il termine di proibito. dove ogni piega. e ogni volta morire con te e rinascere. Arrivare finalmente all’appagamento ci aveva stordito. nell’attesa di averti di nuovo. Per ricordarmi che non sei tu. labbra e voce vibravano sulla stessa frequenza di struggimento. Spengo il rasoio. ma io vorrei poterti dedicare più tempo e trovare occasioni per possederti e farti godere. ho amato altre donne. 15 gennaio Mi sto radendo e immagino lei che fa frusciare le lenzuola mentre mi aspetta e si tocca. nudi. uno solo è l’abito degli amanti che. L’ultima volta con te è stato meraviglioso. di gioco. A cosa giocheremo la prossima volta. ma in nessuna ho trovato l’arcano richiamo del tuo afrore. amore mio? Quali saranno le parole che accenderanno ancora il desiderio. pure non mi stancavo di accarezzare le tue curve. si abbandonano alle licenziose pratiche della lussuria. i ricordi. ogni muscolo. al quale ritorno ogni volta ebbro e schiavo. dove il profilo o il dettaglio si mostravano a seconda del passaggio delle nuvole sulla luna o della smania di scoprire i nostri corpi. La finestra lasciata socchiusa faceva filtrare una penombra perfetta. Complice una cena sulla terrazza vista mare e la solerzia con cui il cameriere riempiva i calici di prosecco ghiacciato. pure talvolta mi coglie la paura dell’abbandono. Solo quelli sono sufficienti per eccitarmi e scatenare sciami adrenalinici di piacere. Già. spiare le tue movenze. che tutto finisca e io mi possa ritrovare solo a ricamare sui ricordi. come la fenice. cogliere quel lampo negli occhi nel momento in cui provavi piacere. Lei capisce che sto arrivando e spegne la luce. LA CHAt  di Mariarita Cupersito 16 gennaio Presto arriverà la notte. vado a lezione. Sono una predatrice. Sono io a dettare le regole. Attendo paziente che questo inutile giorno scivoli nell’oblio assieme a tutti gli altri che lo hanno preceduto. Niente nomi. seduta sul letto. un nuovo ragazzo da amare selvaggiamente fino all’alba. Scelgo il fortunato che mi terrà compagnia e mi faccio dire qual è il numero della stanza in cui alloggia nell’immenso dormitorio dell’università. Le ore diurne servono solo a riprendermi tra una notte e l’altra. tantomeno il mio numero di stanza. ma dev’essere uno scherzo della mia immaginazione. davanti allo schermo abbagliante del portatile appoggiato sulle cosce. per poi dimenticarne il viso subito dopo. ma un utente in particolare cattura la mia attenzione: Cobra. ma a me bastano pochi minuti per trovare ciò di cui ho bisogno. veloce come era arrivato. il che mi piace ancora di più. Ne sei sicura? Sono un predatore anch’io. ma io non sono come le altre. Sono pericoloso. Ho deciso. Poi lo raggiungo. Immagino che molte studentesse del campus abbiano una movimentata vita notturna. Vengo da te. dimmi dove ti trovi. in palestra. Inizio subito a chattare in privato con lui. Chiacchierando riesce a stuzzicarmi. Nessuno di loro mi rivedrà una seconda volta. Per un attimo mi sembra di udire un suono attutito proveniente dall’oscurità. Sono diversa. zero complicazioni. Appena arriva l’alba il mio interesse per ognuno di essi svanisce. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  21 . Questa sera il mio nome è Scarlett Rose. Sono fatta così. ma in realtà dormo: attendo fiduciosa e paziente l’arrivo dell’oscurità. ho il controllo totale del gioco. tranne il nickname. Entro nella chat. e resto lì tutta la notte. Il suo nickname trasmette una sensazione di pericolo. Sarà a causa del temporale che infuria ormai da diverse ore e che amplifica l’intensità del mio desiderio. Fortunatamente ha un’autonomia di diverse ore. La corrente è andata via. Stasera è lui il prescelto. è tutto ciò che voglio. Voglio vederti. è sicuro di sé. Ogni notte porta con sé una nuova storia. Sono in camera al buio. a fare shopping. C’è molta gente online. Ogni volta è un ragazzo diverso. Nella tua stanza. Sono speciale. Stasera sono su di giri. Più che sicura. Io sono la notte. niente informazioni personali. Ogni sera chatto con altri studenti del campus di cui non so assolutamente nulla. Sesso e via. mi piace. Io vivo di notte. Sarebbe Simona. con un tipo tatuato che se la fotte da dietro. Meno male che c’è anche lei. della techno a manetta. Ci sta bene pure la musica alla radio e io che faccio il coro. che giù in discoteca è partito un bel revival. sì. Dài. posso rimirarmi le facce allupate dei tipi intorno: “Stronzi! Io Simo me la scopo. Perché ci sia tornato non l’ho ancora capito. mi verrebbe da dire. lungo una strada tutta curve. E Simo. perché al piano di sopra... dentro di lei. Meno male. su. si beve e se ci scappa la scopata nessuno si tira indietro. poi mi dirà roba del tipo: “Sono stata benissimo”. mi godo il belvedere di culi. non devo piangere. mi perdo nel regno dell’oltre–i–limiti. vero?” “Certo. che in fondo è una romanticona ingenua dipinta da baldracca. La rivedo un’ora dopo: è nel privé. dituttodipiù. come un Tom Cruise da ultimo Kubrick. Però ci sto.Up And doWn  di Massimiliano Cacciotti 17 gennaio Up and down on my body / make me feel your size daddy / move it on shake it on / are you ready? è un tranquillo week–end da paura di questo strano inizio secolo. Ci sto “per dimenticare”. di tette. è una notte giusta per venirci da soli in questa villa–disco–sexy. Ci sono già stato qui. che qui usa così.. no? Io Marco” “Lo so. Meno male. un attimo prima di dirlo. Meglio andare a ballare. 22  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . What is love / baby don’t hurt me / don’t hurt me / no more. se ne vada in bagno a darsi una rinfrescata… La aspetto inutilmente per venti minuti. ho già usato per farmi le seghe. di tipe. mmh! Meno male che le sorrido anch’io. ma per dimenticare cosa l’ho dimenticato. che Simona conosce. si beve e se ci scappa la scopata nessuno si tira indietro. contento perché mi ha riconosciuto (sta a vedere che mi ha usato anche lei per i suoi ditalini!). è già scattata l’orgia e ci buttiamo anche noi. mica come voi che vi ci potete solo riempire di seghe!” Meno male perché poi c’è quella saletta dietro. ma che io. che sei scemo?” “Come ti chiami che non ricordo?” “Simo” “Ah Simo. di coppie.. quella con la scritta “Riservato”. Meno male. Intanto mi guardo intorno. Peccato solo che. anzi tu “Ci davamo del tu. su nel privé. a casa. in questo discoinferno dove si balla. no. perché poi lì. lo so!” e mi sorride con uno di quegli sguardi che. sì. Due euro per il parcheggio: ladri. la cubista dell’altra volta. perché questo è un locale in cui si balla.. come al solito! Però lo sapevo. Meno male che c’è lei.. dove andare soli io e lei. quella che ci eravamo solo scambiati due chiacchiere. sparata da un dj fatto a bestia. Perché qui usa così. Lei divaricò appena le gambe. – Qui? In mezzo alla strada? Dovrei spogliarmi? – chiese lei. via di ambulanti e di pittori. di mimi e di ladri. – Mi aggrappo ai tuoi capelli tirando e avvicinando la tua bocca alla mia – rispose. – Vous voulait un portrait? Conosceva Barcellona. – Voglio fare l’amore con te – disse lei. – Davvero ha due ali sulle chiappe? – No. Riconobbe il venditore di palloncini. i volti di cera dei mimi. Si fermò mentre una risata argentina e familiare piovve su di lei. volete un ritratto? Viola tornò il giorno dopo. – La voglia lacrima tra le mie gambe. la folla le veniva incontro. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  23 . – Fai l’amore con me – ripeté con voce calda. Parlavano francese. Lui sembrava quasi distratto dal suo lavoro. – L’hai fatto. voglio sentire in bocca il tuo sesso. dove si insinuano le tue dita. Lui alzò lo sguardo dalla tela. le piazze erano sempre una festa e poi lì trovava gli artisti più interessanti. – No! – la bloccò. portoghesi o catalani. Stringo appena per sentire il contatto con la tua pelle. Allora lei slacciò un bottone del cappotto. – Un ritratto. Passava spesso per la Rambla. le ostriche e le belle donne. – Come a dire che il flamenco è spagnolo. – Voglio sentire la tua pelle sotto la mia. E lui l’agganciò sulla Rambla. – Come fa a sapere che sono francese? – Sono francesi il vino. – Fai l’amore con me. – Vous voulait un portrait? – Lei si era avvicinata curiosa. La mano scivola dentro al ritmo del mio desiderio. ma anche slavi e africani. – Posso vedere il mio ritratto? Lui annuì. Lui fermò una coppia. E quello dopo ancora. Io ti ho già spogliata.TAnGo SuLLA RAMBLA e Vino FrAnCeSe di Cristina Cardone 18 gennaio Le Rambla si aprivano davanti a lei. Arrossì vedendosi nuda su un lenzuolo chiaro. – Continua. cherie. le voliere degli uccelli. Una coppia guardò la tela e poi alzò lo sguardo su di lei. – Le mie labbra sussurrano il tuo nome dietro l’orecchio. vieni un altro giorno. – Si può fare sesso anche senza spogliarsi – aggiunse lui. Quindi la sorprenderei molto se avessi due ali tatuate sul fondoschiena? – lo provocò lei. – Parlami. le gambe accavallate. uno forato da un anello. troia per le donne e dea per gli uomini. Tutto divenne buio. Fremo. ma lei mi posò l’indice sulle labbra e sussurrò: – Puoi avermi solo così. intesi i suoi tacchi che si avvicinavano. ma svenni. trascinando con essi anche le scarpe. Un giorno caldo. Cosa potrei volere di più? All’improvviso sento il suo profumo. Quando ripresi i sensi ero solo. I capelli le accarezzavano il seno appena nascosto da un corpetto allacciato sul davanti. Lei era seduta. sedotto dalla mancanza. Tentai di baciare quel sesso che si avvicinava. Cominciò a salire. Smisi di scrivere e la vidi. con il suo odore che mi fa impazzire. il suo aroma mi soffocava. il desiderio di lei. Un invito. e mi chiede se ho soddisfatto tutti i miei desideri… La seguo. Entrando trovai una stanza pervasa da un odore che mi stordiva. lenta. La sua vagina mi accarezzava il corpo. nell’ombra dei portici silenziosi. Mi giro timoroso e me la vedo davanti. La gonna vaporosa ondeggiava sugli alti sandali. su una poltrona di vimini. e che sarebbe rimasto tale anche negli anni a venire. – non desideri altro dalla vita? E allontanandosi mi gettò uno sguardo malizioso. verso il mio viso. La gente attende che firmi la loro copia. dipendeva da chi le raccontava. Il suo tono deciso mi sorprese. Mi abbandonai. Mi vestii con rabbia. Potrò averla solo così. – Levati tutto e sdraiati sul letto! Ero ipnotizzato dall’anello. senza farmi illusioni. – Sei sempre a scrivere – mi disse. come allora. Obbedii. – Spogliati! – mi ordinò. – Così sei riuscito a soddisfare i tuoi desideri… – mi dice con ironia suadente. Mi agitai. Lei si aprì il corpetto rivelando i capezzoli scuri. incurante del mondo attorno. non capivo più nulla. Le guardo gli occhi dove sto per precipitare. senza manette. è la mia serata. Mi coprì la testa con la gonna. Mi accorsi delle manette solo quando mi ritrovai con i polsi fissati alla testata del letto. ma quando la vidi slacciarsi il corpetto non ebbi più remore. Il pene mi urlava di liberarlo. Con frenesia mi tolsi la camicia e mi sfilai i pantaloni. ma esitai. dio mio.Seduzione di Carlo Battaglini 19 gennaio Il mio libro. Troppo malizioso. La seguii fino a una casa che aveva conosciuto tempi migliori. poi la profonda scollatura. su di lei giravano storie di peccato o d’estasi. 24  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . più di allora… Era arrivata da chissà dove e aveva messo in agitazione il paese. E il suo odore. ancora eccitato dal desiderio insoddisfatto che mi piegava. con al centro un letto in ferro battuto. E adesso lei è qui che mi guarda. So che è in balia dei sensi. alla ricerca del supremo godimento. quasi etereo. Perché le nostre unioni sono sempre così. sollevando appena la camicetta bagnata. Vorrei che fosse veloce. ora. lo eccita quasi dolorosamente. che mi possedesse qui. prima di baciarmi. La pelle è calda anche se bagnata dalla pioggia. – Siamo morti… – riesce a dirmi dopo qualche minuto in cui cerca di riprendere fiato. Stiamo ancora ansimando. Sa che sta giocando con il fuoco e questo gli piace da morire. Adora esplorarmi. – Sì – riesco a rispondere mentre i fari di un’auto che passa nella strada principale a pochi metri da noi ci superano senza notarci. Lo sento inspirare velocemente mentre una mano mi passa sul seno. La mente non può interferire. gustarmi come un vino buono. Il battito dei nostri cuori è in perfetta sintonia. e l’unica cosa che riesco a pensare è che morirei sempre con lui. e io non so fare altro che lasciar cadere la testa indietro ed esporre il collo alla sua bocca. – Pronta a morire? – mi chiede con voce roca. I suoi fianchi stanno danzando contro i miei. contro questo muro fuori dal ristorante dove abbiamo appena mangiato. Sanno dove e come cercarlo. Sanno cosa vogliono e come lo vogliono. Ma a lui piace andare lentamente. per farmi godere. Sotto non porto il reggiseno. Lo stuzzica tra pollice e indice. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  25 . Mi sorride con quel sorriso colmo di piacere che io adoro vedere. ma vorrei anche che fosse lento e dolce.ProntA A Morire?  di Sara Gatto 20 gennaio Le sue mani sono ferme sui miei fianchi. che rapida scende a baciarmi la giugulare. a vezzeggiare le forme del mio compagno. ritmicamente. Mi accarezza la schiena. ma per me è come se fosse ovunque. Non mi ero nemmeno accorta che mi avesse sollevato. per non concedermi troppo. anche le menti si fondono in un piacere indicibile. costante. è un bacio così intenso che la mia mente viene annullata e rimane solo il corpo a recepire tutto questo piacere. proprio come piace a me. so che lo ha capito. premendosi per poi scappare rapidi. Mi riappoggia con i piedi a terra. esattamente come lo sono io. mentre la pioggia continua a cadere. Non si uniscono solo i corpi. I nostri corpi hanno preso a strusciarsi di loro iniziativa. Mi stringo addosso a lui. Sento il piacere scemare con molta lentezza. Le mie mani corrono ad accarezzare. e subito un capezzolo tende la stoffa bagnata della camicetta. Sono così eccitata che vorrei fosse già dentro di me a muoversi velocemente e con ferocia. Solo che intanto lui era già entrato.. aliti. ma cosa ti sta. strofini. accelera (così – ehi. ta) È corso dentro giusto in tempo.) si inarca (Ooh) trema (No! Aspet. la tua schiena sbatte contro il muro a intervalli regolari. come i mesi dell’anno: lui è Dicembre). un ultimo sforzo! Tanto cos’hai da perdere? Ti succhi un dito e inizi a toccarti (e sì che persino al tuo ex storico l’avevi sempre negato. uno scoppio. ma con le unghie finte. un altro. ma che ti è preso proprio stasera? Quando ti ha scostato le mutandine rosse e ti ha. Ah.. Gli infili persino il dito nel. dal nuovo quartiere residenziale. stuzzichi.. Da quando hai fondato l’Agenzia non avevi mai. strusci. La penale. Così ora fai del tuo meglio per velocizzare la cosa: stimoli.. Dài. così.. te l’ha messo dentro..) sembra che muoia (.. No.) Gliele dici. Ora il ritmo è molto più veloce. Non sai più cosa fare: ti vengono in mente solo cose tipo.. su e giù. premi. finché è un unico boato che si alza dalle case sparse nella pianura. è che a mezzanotte i dodici mesi devono stare sui cubi a brindare coi clienti. 26  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO .. sì... palpeggi.? No. sempre di più. Come far durare il meno possibile gli affondi poderosi di un ventenne scultoreo pieno di energia: certo che la vita a volte. no. nel sedere. Troppo regolari! La lingua sulla tua gola è di Rob. uno dei cubisti (dodici.. la cosa ti è proprio sfuggita di mano.. Per fortuna hai guardato l’ora.) più forte (Oh. Lui ansima.. ecco. no. Lo dice il contratto. insomma... Un fischio... ecco lì le tue mutandine... dalle luci della città lontana. gonna alzata sui fianchi. mordicchi.. non sarà.. La voce ti esce strana. Tasti. (L’assenza di Dicembre si noterà di brutto) Non puoi dire quelle cose. su e giù. (Il padrone del Trend è uno stronzo pignolo.NeW YeAr Trend PArty  ALtri DodiCi MeSi Con Noi! di Francesca Violi 21 gennaio Parcheggio del Trend: piedi in aria. gli piace! 23:54. Quanto te l’ha chiesto!). Prendere una vagina secca è tosto. senza un’incrinatura. Il secondo incontro l’organizza all’uscita di un cinema. Inutile dire che vuole subito aiutarlo a trovare una certa via della città. Lei perdona l’incomodo quasi subito. si suiciderà poi per il dispiacere di tutto. e prova schifo.UN LAVORO SPORCO MA FATTO BENE  di Matteo Ciccone 22 gennaio Il marito gli ha detto che la moglie è un osso duro. antipatica. L’avvicina un giorno al mercato.000 euro. tutto sommato. si mantiene bene ma è frigida. incredibile! – esclama mentre le porge la borsetta caduta. Lei. la menopausa poi la fa stizzosa. La lascia svenuta di piacere. Un lavoro durato settimane.. Deve sparire. – E quindi – ha aggiunto – c’è bisogno di uno bravo. Ora può portarsela dove vuole. Finge. Avvicinarla sarà difficile. – Ed è così. Lei ha cinquant’anni. si vedono. in casi come questo di marciume morale. – Ma. scrostando il carattere odioso della vecchia. fermo e forse un po’ offeso dalla nota inutile. chiederà un divorzio per adulterio. Per questo è un osso duro. gentile e imbranato. – Lui allora ha fissato negli occhi il nuovo fornitore di lavoro sporco. foto alla mano. sudata. Camminano un po’. – Vecchio porco e spilorcio. In ogni caso. non ha sentito i clic segreti che hanno immortalato la carne che geme. Lui non vorrà nessun rimborso. Per giorni se la lavora così. è una madre. Come al solito lui è stato bravo: l’ha conquistata. Raccoglie in silenzio le fotocamere automatiche nascoste. Il primo bacio arriva a sorpresa da lei. segno che il momento mortale è maturo al punto giusto. scoprendosi sola e violata. perché lui viene da Roma e non conosce. ma non capisce per cosa. riconoscendolo. Per anni l’ho sopportata. ormai una ciabatta troppo stretta per un piede ingrassato da un’avara ricchezza. Fanno l’amore la prima e unica volta in un motel che ha scelto lui giorni prima. La guarda nuda. farà il santino che né perdona né cova rancore. Lei non farà storie. Escono. ma crede di averla fatta godere. Domani lei comincerà a morire. e ha risposto: – Sono un professionista. La fa aprire un centimetro alla volta. Le sbatte addosso.. Un marito che vuole liberarsi da una moglie scomoda. Di divorziare non se ne parla: chiederebbe e otterrebbe troppo. In modo pulito e senza strascichi. Continuerà a morire quando il marito. Ma lui ci sa fare: è il più richiesto. – Quella strega deve sparire. spolverando quello della donna che vuole vivere ancora. e sa che di lui non ha parlato a nessuno. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  27 . Ottimamente riuscito. pensa lui mentre afferra un anticipo di 10. Potrei essere meno felice? Mi massaggia i lobi. orca malora!). Un balzo e si mette in piedi sui braccioli. gambe che mi scende la lacrima tanto son belle. Unanimità: la prenotiamo per un privè. orgiastici è un po’ forte). La luce soffusa disegna sul corpo oliato orgiastici riflessi (va be’. c’è niente da fare. Mi siedo a Ovest. La sua coscia mi è così vicina che… mamma! Insinua le dita fra gli elastici del perizoma. lo sento. Come prima. Lascia sfilare il perizoma e… Gli avvicina la testa alle grazie! (Pier. L’altra mano ne ferma la caduta. Poltrone agli angoli. destinazione Lap Dance. Si piega ad angolo retto e mi dà un bacio sulla fronte (il bacio sulla fronte schizza dritto ai vertici della mia classifica di fantasie erotiche). Lei quindi svolazzerà al centro. Balbetto un Me too just married. il gesto. Sul pavimento è disegnata la rosa dei venti. Me l’appoggia. Si metterà in politica. Il Pier ce l’ho a Sud. Dentro il privè noi moschettieri. Mi sento vulnerabile. è lui che conosce il posto. Leggo in lui riconoscenza di gran qualità. A Nico ci si abitua. sale. Giunone si chiama Ann. Quando mi riprendo lei non c’è più. finirai mai di ringraziarci?) Invidia! Le tocco la caviglia. Poi. sfruculiose intenzioni! Ci troviamo al parcheggio. atletica. Gli danza fra le ginocchia.Ann  di Luca Roncoletti 23 gennaio Addio al celibato. perizoma e collanina che impreziosisce il collo (comincio a capire i vampiri!). I miei amici sono inebetiti. Sgancia l’intimo. Poteva essere diversamente? Alta. Scende e vira su di me. C’è eccitazione. Ann sembra dirmi Peccato che non sia tu (e peccato sì. E il compensato. Tacchi a spillo. però non è giusto nei miei confronti che questa Giunone non sia innamorata di me. poi ti sforna libido well oriented (well perché è oriented come la mia). è lei. noi. che ti ritrovi occhi. Parla solo inglese. Lo incalza a mosse di pantera. che si trova a est!) e lo rende speciale. 28  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Il camerino è a forte impatto erotico: separé di compensato (stasera troverei erotica anche una chiavetta USB). Con l’indice le faccio freccia verso il Pier e maltratto un Just married. Appena entrati ci rimango di sale: roba buona dappertutto! Poi appare. Io ancora riesco a giudicare con occhio da esteta. Poi si gira. Lei si gira. naso e bocca dove li avresti sperati casomai una dea fosse salita sui braccioli della tua poltrona. Un’amazzone. Che lato B! L’esteta in me si sbriciola. Si muove ambiguo che non gli daresti due lire. A Luca gliela indico subito. texana. Indugia un po’ (per la gioia di Luca. Quattro. – Attenta con la lingua a non chiudere il buchetto… sì. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  29 . Carmelo sibilò un’imprecazione tra i denti: proprio lì dovevano venire a fare i loro porci comodi. piegò la testa e appoggiò di nuovo le labbra nella stessa posizione di prima. Nessuno la conosceva. se ti faccio suonare a casa mia! – Uff! Lei appoggiò le labbra sull’imboccatura del trombone che. Lui sospirò. Carmelo sudava freddo. – Forse un tasso. – Dai. la giornata sarebbe stata lunga. balzarono fuori dal cespuglio. accidenti è grande! – Vedrai che ti piacerà. mia madre mi ammazza. Si avvicinò con cautela e drizzò le orecchie. Chi diavolo era? Cercò di orientarsi finché riuscì a individuarne la provenienza: da un cespuglio una voce maschile e una femminile erano impegnate in una strana discussione. – È l’ultima volta che prendo lezioni da te! Ma guarda se dobbiamo farlo in questo posto! – Te l’ho detto. su. questa volta. quei due! – Così.LA LEZIONE  di Aldo Cirri 24 gennaio Carmelo era quasi arrivato alla sua fungaia segreta. ma non potevamo farlo a casa tua? – Stai scherzando? Mia madre mi ammazzerebbe! – E proprio qui dovevamo venire a farlo? Io ho paura! – Ma dai. prova! Dal trombone a coulisse uscì lo stesso ruggito di prima. prova… appoggialo alla bocca. mica ti mangia. Aveva appena aggirato un grande abete. rilassati. Carmelo. spaventati. sentendo il rumore. – Appoggia bene le labbra… sì… così… ecco. balzò in piedi e fuggì via come una lepre. Lei staccò la bocca dallo strumento. così… aspetta a spingere e tirare… così… ora! Dal cespuglio esplose una specie di ruggito misto a un boato profondo. era in una zona del bosco lontano dai sentieri battuti. brava. appoggia delicatamente le labbra… – Così? – Sì… ora aprile leggermente. terrorizzato. emise un barrito da elefante capobranco. – Che cos’era? – piagnucolò lei. – Maledizione. quando sentì un bisbigliare nel folto della boscaglia. – Sì… un attimo. qui non ci vede né ci sente nessuno… La ragazza sospirò. su. I due ragazzi. Sento il tuo respiro. di paura. Non ti guardo. Si sente soltanto il fruscio delle tue calze sulle scale di legno. si rincorrono. Sento un misto di timore. Piano. La bocca spalancata. Ti accarezzo una guancia. è alla tua sinistra appena dopo la soglia. ti rispondo. Ti prendo la mano. Entra piano. I tuoi capelli sobbalzano all’indietro. Sono un uomo. Io sono al piano superiore. sei venuta qui per questo. Certo. Sono umide. Ho voglia di controllare se ti sei messa una gonna ampia come ti ho chiesto. come a pregarmi. Mi piace. ti togli i tacchi salendo le scale. Almeno per stasera. Ti passo un dito sulle labbra. Tu arrivi. Il gioco delle parti. mi volevi. La porta è socchiusa. Le mani ti tremano un po’. Ti piace sentirti in balia. Togliti il cappotto. vai giù a quattro zampe. Eccomi. mi dici. Non parlare. mi chiedi. Con i denti tenti di prendermi una falange. Ti porta su. Sono al computer. Dimmi che sono la tua piccola. Ti ho visto soltanto in fotografia. Gli occhi dritti avanti a me. sullo schermo i colori rimbalzano.BOCA CHICA  di Tommaso Chimenti 25 gennaio Non ci siamo mai parlati. Arrivi a tentoni. ad attenderti. 30  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Sei una donna forte. Mi inonda il blu. mi dirai. mi illumina il rosso. Muovi in avanti la testa. Prendila e legala bene. Poi. Ti prendo il viso con una mano. Appoggia le scarpe per terra. Fammi sentire. Una notte ogni tanto. Comincia a salire le scale. Mi hai scelto per sentirti preda. Prima di tirarti i capelli. di solito. Sento un gemito. lascialo sul divano. alla scrivania. Ti metti in ginocchio. Non parlo. Il tuo uomo. L’affanno aumenta. Accanto a me. Bendati. Sei qui perché hai bisogno di un padrone. mi abbaglia il giallo. come un gattino che miagola. Non ci siamo mai visti di persona. da me. Ansimi. Sali al ginocchio. Resisto. Non ci sono più gli uomini di una volta. non riuscire a controllare tutto. è questo il gioco. Tu obbedisci. come invece fai di solito. Ti ho lasciato una sciarpa sul divano. barcollando leggermente. Sono ad aspettarti. Non accendere la luce. Un passo dopo l’altro. mi hai scritto. Richiuditi la porta alle spalle. Stretta. Ci sono i ruoli. Ti carezzo la testa. Vanno rispettati. Tiro indietro il dito. Dolcemente. di brivido. Il gioco del buio. Ti dico di stare zitta. Facciamo il gioco del silenzio. Sono qui per te. è accesa la piccola abatjour sul tavolo. Ho la tentazione di guardare la tua figura che avanza nera e cieca. so che avrai seguito tutte le regole. Metti una mano sulla ringhiera. Apri la bocca. di eccitazione. Luke manovrava l’astronave con delicatezza. Devo restare concentrato… Luke abbassò la leva. – Procedura di rifornimento completata – sentenziò il computer di bordo. cercando il momento giusto per affondare il colpo. mentre la lingua spuntava sottile e invitante tra le labbra. Luke sussultò sulla poltroncina mentre le labbra di lei si aprirono appena per lasciar uscire una voce roca e sensuale. – Tra cinque secondi sarà attivato il collegamento visuale con l’ufficiale pilota di turno alla base – declamò con tono metallico il computer di bordo. Il flusso di liquido caldo e denso inondò con un getto prorompente il serbatoio. Con gesti automatici premette un paio di pulsanti sulla plancia. dove la donna aveva gli occhi chiusi e la lingua che correva sulle labbra. Base orbitale X–69 pronta all’aggancio. riempita quasi per intero dall’enorme massa incombente della base orbitale.PLuG–In  di Riccardo Restelli Nei pressi della stazione orbitale X–69. seguendo la procedura automatica di caricamento della pompa idraulica che avrebbe trasferito il carburante. 26 gennaio Luke diede un’occhiata veloce al monitor di navigazione: la rotta di avvicinamento sembrava perfetta. Speriamo ci sia lei… Sul monitor apparve il viso di una donna: un caschetto di capelli neri attorno a un volto bianchissimo. adesso! L’aggancio riuscì perfettamente. Ma che sta facendo? Adesso mi schianto e perdo astronave e carburante… Il perno cominciò a indugiare nella sede d’attracco. Il corpo di Luke fremeva e si tendeva come un arco. Ecco. gli occhi scuri truccati in modo pesante e la bocca rosso fuoco. con un tono appagato che Luke non poté fare a meno di notare. Il perno ora scorreva avanti e indietro nella sede. poi alzò lo sguardo verso la vetrata di prua. Luke era troppo impegnato con la manovra per guardare ancora la donna. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  31 . Luke guardò solo per un attimo il monitor: gli occhi della donna si erano chiusi per metà. Il grosso perno d’attracco s’allungò fluttuante nello spazio davanti alla prua dell’astronave per poi irrigidirsi nella posizione d’inserimento. ma sentì come un gemito provenire dal monitor. – Astronave cisterna Fellarus richiede permesso d’attracco per rifornire la stazione – disse nel microfono. Il suo sguardo era inequivocabile. Solo a quel punto Luke abbassò lo sguardo verso il monitor. – Permesso accordato. Data astrale 6502. che si era aperta e si esponeva all’innesto seguendo i comandi esperti della donna. Non ce la faccio più! Premette il pulsante rosso. Mi sono messa a scrivere a mano sui fogli che ho trovato nel cassetto della stampante. Continuo a digitare mentre mi bacia sul collo. a sorridere con le sue labbra rosse e lucide come caramelle e a guardarli con quegli occhi enormi. Quella puttanella diciottenne con la sua voce da gatta in calore spergiura che è tutto vero. Ho usato espressioni disgustose come “fessura umida” e “membro turgido”. quando descrivo la carne e il sudore. Scrivo sempre in prima persona. Oggi ho scritto di Lara che si concede con entusiasmo al suo insegnante di matematica per evitare un’espulsione. Che importa se la firma su quelle indecenze non è la mia? Non sono telegenica. ma faccio finta di niente. Li ho visti in TV. ma almeno posso stare a casa e non sono costretta a incontrare nessuno. Questa notte non riuscivo a prendere sonno.LA VoGLiA  di Stefano Conti 27 gennaio Scrivo. dev’essere vero. 32  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Un lavoro come un altro. Passo le sere davanti alla luce azzurra del monitor. pronte a uscire: raccontano di come la fata bianca Larandel. Sento dei passi. Davanti a un bicchiere di latte mi ha raccontato dei due uomini che l’hanno riconosciuta e che volevano farle capire a loro modo quanto apprezzassero i suoi diari. Una mano sulla spalla e un sussurro all’orecchio: – Non ti sembra di avere lavorato troppo? – La voce è calda e umida. alla guida di un pugno di nani ed elfi. libera Dolcevalle dai malvagi uomini–lupo. Sono tre mesi che Lara sta da me. da come si leccano i baffi. Ho voglia di cambiare genere. proprio dove la mia voglia inizia ad accendersi. Pare una risposta soddisfacente. Dice che è più credibile quando Lara appare in TV per le interviste. a mettere in fila le parole e a dare forma alle mie fantasie. ma in fondo è meglio così. lui non vuole far sapere in giro che sono io l’autrice dei miei romanzi. O forse per questa terribile voglia rosso fuoco che mi attraversa il volto dal collo alla tempia. Trattengo appena il fiato. ha detto. da quando si è presentata in lacrime con i seni che spuntavano dalla maglietta strappata e profondi graffi sul volto. Le parole sono esplose dalla matita come se fossero state sempre lì. Certo. Mi sento sempre sporca. perché Carlo vuole così. il mio editor. Sarà perché non sono più una ragazzina. Li avete sentiti? – Ma non sei troppo giovane per certe cose? – E Lara si limita a fare spallucce. cosa credete? Sono lupi famelici in abiti firmati. se si esclude Carlo. Sorrido: – Se lo dice la mia protagonista preferita. E tutti si eccitano di più quando leggono le sue porcate. E me la immagino anche. forse indeciso se è o meno il caso di raccontarmi altro della sua infanzia. – Sono Marco. e il fiato scompare dai miei polmoni. Contro ogni pronostico raggiunge i quattro. Distinguo il rumore di una zip che si abbassa e poi in sottofondo ricompare la voce di Laura che suggerisce al suo amico di parlarmi. – Oddio. deformata da una forza antica e primitiva. – Indovina? – dice tutta pimpante. ma il suo equilibrio biologico cede. – Ah. – Quand’è che la finirai? – le chiedo. e riprende cercando di apparire rilassato: mi riferisce che lavora come meccanico in un’officina ma sogna di aprirne una tutta sua. quasi divertito. oggi? – continuo ironico. quest’ultimo non mi sembrava granché. – Quando lascerai la troia. – Chissà come si chiamerà? – chiedo sarcastico. Mi sconnetto con la mente. Lui non molla. – è tutto quello che riesce a dire.MARCO ROSSI  di Marco Negri 28 gennaio – Laura – esclamo mentre innesto il telefono tra spalla e orecchio. E me lo passa: – Pronto? – balbetta lui. credimi. Inoltre è più divertente di quel che credi. Come un aspirante attore a un provino per beoni: – Ho ventisette anni e abito qui a Torinooo – la o si flette. in ginocchio con la testa che va avanti e indietro dall’inguine del suo amichetto momentaneo. E il tipo esegue. Laura riprende il telefono e congeda il nuovo Marco con un “Grazie”. mentre fa ruotare la mano a mezz’aria come per dire: “Vai avanti!” E quello obbedisce. – Te lo passo. Prende fiato e inizia a raccontarmi i cazzi suoi. allora sento Laura che lo incita a proseguire con dei versi soffocati. Anch’io. – Marco Rossi… – Ma dai? – … senior – prosegue lei. – Questo era uno sfigato. Guardo l’orologio: il Marco della situazione è a tre minuti. poi mi aggiorna sui suoi hobby e altro ancora. Ho giurato che l’avrei fatto e lo sto facendo. come dire… andare. lei è la troia? E tu che stai scopando con tutti i Marco Rossi presenti nell’elenco telefonico di Torino? – La mia è una missione e una questione di principio. – Con chi sei. E tra tutti i Marco Rossi per ora sei quello messo peggio. – Lo conosci? È un arzillo sessantenne con la mania per le americanate. – Lo so. confuso dalla situazione. però. Ci crederesti che quello stronzo di suo figlio l’ha chiamato junior? 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  33 . e lui si lascia. e sta per superarli quando si ferma. perché è chiaro che farebbe di tutto pur di non farla smettere. – Ah. ma il prossimo della lista li batterà tutti. Lei. giocherellò con i lacci che gli chiudevano la camicia e gli appoggiò la mano sul petto. la sua anima razionale trovava la cosa un po’ troppo animalesca. si sollevò. essere posseduta. L’uomo le bloccava le mani sul cuscino e si muoveva in lei. Poi era su di lei. decise. C’era una cosa rossa sul libro. Da una parte. Lei guardò. Invece lui rivelò un’inaspettata gentilezza. La luce soffusa dei paralumi disegnava chiaroscuri sui loro corpi. Proprio allora lui le liberò le mani e la baciò. La riconobbe: era una rosa gallica officinalis. Con un coraggio che non credeva di avere.ToWton 16  di Cecicilia Scerbanenco 29 gennaio Era sicura di conoscerlo. era stato ricostruito dagli scienziati forensi: un viso duro. la sua carne voleva soltanto saziarsi. Sul grande tavolo. Si alzò. ipnotizzata dai muscoli delle cosce dell’uomo: le fasce muscolari si sovrapponevano l’una all’altra. un suono roco ed erotico che vibrò nel torace. il pube appoggiarsi. Si avvicinò. il collo. D’altra parte. Le fibre muscolari percepibili. D’altra. quasi rozzo. sfigurato da una cicatrice. La guancia sinistra era deturpata da una cicatrice livida. i lineamenti del viso duri. Sentiva il membro nodoso accarezzarle la base del clitoride. come gli intagli di una colonna preistorica. la rosa dei Lancaster. fino ai seni. maschile. L’uomo era alto e massiccio. no? L’uomo allungò una mano e le sfiorò una guancia. le gravava addosso. Le tracciò un sentiero di baci sulle labbra. il saggio su una fossa comune della guerra delle due rose era aperto alla pagina dedicata allo scheletro numero 16. affascinata e un po’ professorale. si artigliò a quelle spalle larghe e gridò con tutto il fiato che aveva. il membro nodoso che vibrava con un movimento aggraziato. Non si formalizzò neppure per gli abiti tardo–medievali. una lingua padrona che mimava la copula. Continuò ad accarezzargli la pelle spessa e ruvida. sempre meno gentilmente. il petto. i capelli rasati. alla vulva. divisa. ma con occhi gentili. ma poi si inarcò. 34  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Il suo volto. Allungò la mano per toccarli e lui rise di nuovo. Lui era accosciato tra le sue gambe. La svegliò la luce del sole che illuminava la mansarda. Ebbe quasi paura. nulla di tenero. Lei si avvinghiò a lui e si arrese al padrone. si occupava di Medioevo per vivere. Adesso erano nudi. Lei rabbrividì. Troppo medioevo. Lui ridacchiò. Si inarcò. larga quasi un dito. che era sempre stata troppo pudica e timida per avere una vita sessuale degna di questo nome. Il corpo pesante le spalancava le gambe. in piedi dietro la telecamera a fumare una sigaretta. Disse di presentarmi agli studi in via Pisa 23. facendomi contrarre di piacere. Mi aspettavo di trovarci il mondo e invece ero da solo. Sal si pulì le mani con un fazzolettino. – Non muoverti – sibilò. Lo studio era in garage. Si fece lasciare il mio telefono e mi fece firmare la liberatoria per l’utilizzo del video. – Farai il provino con Monica. compiaciuto. – Oh. Monitor. Io ansimavo e fissavo Monica. Astenersi perditempo e normodotati. – Ah. – L’annuncio parlava di pornostar – gli ricordai sfilandomi pantaloni e mutande.IL PROVINO  di Simone Togneri 30 gennaio La prima volta che lessi del provino risi immaginando una fila di tapini con chiappe e attributi all’aria: selezioniamo attori per film hard. Non sopportavo l’idea che il mio uccello e il mio viso apparissero insieme nella stessa foto. E così è stato. Le sue mani andavano su e giù lentamente ma inesorabilmente. – L’uomo sorrise e mi invitò a entrare. Io mi sforzavo di non arrivare subito al dunque. telecamere e luci al neon lo facevano somigliare a un bunker. Rispose un certo Salvatore. Monica… Tolsi la benda poco prima di venire e troppo tardi per fermarmi. – Ci rivedremo – disse Sal accompagnandomi alla porta. – Sì? – è per il provino… – balbettai. Avevo visto qualche film hard basato sul concetto del provino: donne dalle gambe chilometriche mettevano mani e bocca a disposizione dei candidati a due o tre alla volta. Senza pietà. A seguire. Si avvicinò e mi guardò a lungo negli occhi prima di bendarmi. Meglio. invece apparve un tizio pallido. Mi aspettavo che ad aprire fosse una bambolona in stile. Con un dito cominciò a toccare e carezzare il mio arnese nel punto più sensibile e un brivido salì verso l’alto. Posso rivederlo tutte le volte che voglio su ilcircolodelleseghepuntoit. – Certo – rispose. un numero di cellulare che mi sbrigai a comporre. La frase che era stata aggiunta sostituì la voglia di ridere con un altro tipo di voglia: ti mettiamo alla prova con vere pornostar. Nessuna richiesta di foto esplicite e la cosa mi piacque. poi volle vedere l’alato. Monica: un metro e ottanta di pelle bianca e curve da perdere la testa. Attraversammo un soggiorno misero e ci infilammo giù per una rampa di scale. Gli studi: una casa privata in mezzo ad altre. – Non sei male – commentò. L’uomo si presentò: Salvatore. Disse che ero okkey. immersa in un giardino mal tenuto. chino davanti a un ragazzo bendato che continua a chiamarlo Monica. La seconda no. director manager della Sal Production. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  35 . sfiorò con le ciglia la fronte di lui. Lentamente. Paura. goffamente. quel cozzare involontario e forse troppo irruento delle loro anche. alla ricerca del suo sguardo. un colore rosso cupo che andava a increspare il respiro. avvolgenti. come aveva programmato tante volte in passato. Occhi vibranti. quella voce così estranea alla sua. Nell’accentuarsi di quell’oscillazione. le sembrava di aver celato sempre. che continuava a mormorare parole sconosciute. 36  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . della mano che si insinuava sotto di lei. i muscoli tesi allo spasimo. tremanti. Aveva il sapore della perdita. e sollevò le palpebre. fino alla base della spina dorsale. in quell’inquietudine di fondo. premendola con dolcezza e decisione contro quel corpo caldo. il mattino successivo. feroce. Quel che vide in lui fu conferma ancor più certa dei segni che i baci timidi e i morsi involontari avrebbero lasciato sui loro corpi. come mai era stata prima. scuri.ALLORA È QUESTO  di Silvia 31 gennaio Aveva un non so che di consolante quel movimento incerto. continuò a seguire quel movimento ignoto che. sbocciava come un fiore scuro ai margini del buio dietro le palpebre socchiuse. Fiera. che dalla nuca discendeva lenta ma ferma. la mente annebbiata. paura per la perdita e la scoperta. macchie livide e violente su quel viso conosciuto. e negli occhi solo quelli di lui. però. soffocante. il sentore di un ritrovarsi. il sangue che accelerava e affiorava con violenza in luoghi mai pensati prima. Continuando a ritenere consolante quel non perdere e quel non guadagnare una vecchia e nuova parte di sé tutto d’un colpo. forte. incandescente. nella progressiva sincronia di quel gesto inesplorato. pozzi troppo profondi perché non vi si sentisse annegare – una morsa alla gola. quei sospiri rotti. quasi spezzato. e la folle voglia di non uscirne mai più. seguitò a delineare e ricreare con le labbra la linea della sua mandibola. era quella l’emozione di base. Allora è questo. al centro di quel fiore rosso cupo. È questo quel che chiamano morire. Terribilmente conscia. il battito del cuore. paura per quelle sensazioni fuori controllo che alla paura stessa si mescolavano. nell’accelerare di quei movimenti. paura per l’aver paura e il non riuscire a rinunciarvi. e quel che sarebbe derivato da quel completo distacco dal mondo che fino ad allora aveva conosciuto. pensò. l’odore dell’anticipazione. da qualche parte dentro di sé. da scoprire in un riverbero cupo e languido dell’oblio di quel nuovo inizio. senza riuscire a pensare a cosa dover fare. La sua pelle sa di sandalo e spezie. Meravigliosi cinquant’anni. Pelle abbronzata. Nella stanza si sente un sottofondo di musica brasiliana lenta. e io cerco di abbandonare le braccia lungo la linea dei fianchi. – Mercoledì prossimo ci vediamo per l’otturazione. rilassati – mi dice. Desidero labbra che percorrano il mio corpo. labbra morbide e mobili. avide. tesa e lucida. Ho paura. Ci provo: mi concentro sul suono caldo della sua voce. Il suo seno è schiacciato contro la mia testa. sempre più vicina. sul suo profumo. stai ferma – mi dice. da togliere il respiro. è la voce di lui a richiamarmi: – Va bene. Il calore del suo corpo sembra lasciare una cicatrice sulla pelle. La mia mente preme invece l’acceleratore. poi sdraiare. lingue che ne ridisegnino i contorni. abbiamo finito – mi dice. Voglio sentire il sapore di quella pelle che profuma d’oriente ed essere esplorata da quelle mani setose e abbronzate. Nel sentire il contatto con la sua pelle ho un involontario sussulto. – Fai la brava. – Stai tranquilla. Tutto è bianco attorno a noi. penso di lui. per poi scorrere giù impazienti lungo il ventre fino a conquistare il mio sesso umido. chiudo gli occhi. Sento il desiderio tirarmi dentro a un vortice sempre più stretto. Sento il contatto con i loro corpi. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  37 . gli occhi scuri e grandi sono puntati su di me. contro il braccio sento premere le sue gambe. è adesso che arriva la ragazza. Si avvicina. il calore. la sua bocca vicinissima al mio volto. quelle quattro mani che adesso sostano sulle mie labbra e sul mio viso. insieme. – E io non mi muovo. Le sento avvolgere e trattenere il seno. – Non ti muovere. scivolino lentamente lungo il collo e poi sotto la camicia a sentire la pelle. appoggia le dita sulle mie labbra. la mia pelle è fatta di un milione di terminazioni nervose. calda e morbida: la sento scorrere nel sangue Lui mi sfiora il viso. Adesso è più vicino. anche lei è sul mio viso ed è vicina. Immagino che mi spoglino. E allora immagino che quelle mani. i loro movimenti lenti. si prepara.AL proSSiMo MerCoLedÌ  di Valentina D’Amico 1 febbraio Per prima cosa mi fa sedere. i suoi gesti sono lenti e precisi. Si avvicina a me dall’altra parte. come fossero un’unica anima in pochi grammi. quasi d’amianto. Salì su di lui e. lei decise di fare sul serio. Di lei conosceva soltanto il suo profumo di pesca e quegli occhi. Fu così anche quando. sforbiciò le braccia per tutta la lunghezza sopra la testa. Gli ultimi vestiti caddero formando un semicerchio ai loro piedi. nei modi e nei gesti. Era come se quei seni e quei capelli ondeggianti gli facessero provare la violenza di vedere qualcosa nella sua pienezza. E pianse in silenzio. accogliendo il ritmo delle prime spinte. pareva quasi entusiasta del loro incontro nato per caso e. Era bella. Si baciarono con voglia.CUORI A RENDERE  di Luca Artioli 2 febbraio Diego non disse nulla. lasciandolo come perso davanti alla forza dell’atto. Nello sguardo di lei era scoppiata come una stella. avevano soltanto deciso che sarebbe stato il luogo e l’attimo giusto per farlo. Era la prima volta che faceva l’amore con una sconosciuta. al contrario di Diego. Lui distolse per un istante lo sguardo. Non c’era nulla di imposto in quel reciproco donarsi. 38  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . abbracciati sul divano. Come fossero la lama e la ferita che sutura. Fino al piacere del gemito. benché ostentasse sempre una sorta di empatia. di una bellezza distruttiva e sconvolgente e lui. di lì a poco aveva accettato di raggiungere il suo appartamento. poi Diego l’afferrò per le cosce. senza farsi troppe domande. le aveva confidato di non avere alcuna intenzione di passare un’altra serata alla ringhiera del balcone. di fronte al distributore automatico di sigarette e preservativi. sollevandola con lo scopo di guadagnare il tappeto. Pareva sicura di sé. insieme a lui. Per sedurla era servito poco altro. Soltanto un sorriso e una battuta un po’ maliziosa sul pericolo di premere il pulsante sbagliato del distributore. La ragazza inarcò il bacino. che la rendevano aggraziata e comprensiva. Due solitudini disciolte negli occhi della notte. a fumare noiosamente da solo. sotto la luce fioca di un lampione. I movimenti divennero sempre più coordinati e non appena lei provò a respirare profondamente per rilassarsi. Si erano incontrati poco prima. stringendo con forza i lombi di Diego ai propri. Si distesero in una figura armoniosa. facendogli dimenticare ogni cosa. in un suicidio di coraggio. che apparivano di un colore lunare. districandosi dalla t–shirt. giù all’angolo fra via dei Tigli e vicolo Sant’Anna. si limitò soltanto a emettere un flebile sospiro poco prima di sentire la lingua della ragazza farsi spazio tra le sue labbra. avvertì l’interezza della sua penetrazione. Il sole fece un ulteriore passo dall’orizzonte. Non potendo più sopportare la pressione del desiderio. aderendo con il suo corpo. per liberarmi. Eravamo sdraiati sui nostri vestiti sotto un albero adiacente al prato. Faceva un po’ fresco. i capezzoli divennero raccolti e piccoli come due chicchi d’uva passa e il suo ventre si raggricciò di pelle d’oca. Pensai che non poteva esserci modo migliore per scaldarla… 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  39 . Pensai che sarei stato travolto dalla sensazione di vergogna per averlo fatto davanti a lei ma. che ormai aveva riempito tutto il mio corpo. ebbi un effetto contrario. Era sdraiata sulla schiena a braccia scoperte. Dopo qualche momento di esitazione le immagini della notte passata e il desiderio di lei mi invasero la mente e il corpo. dando un’aurea romantica e surreale a quel momento.LA ruGiAdA  di Elena Kuznecova 3 febbraio Mi svegliai con i primi raggi dell’alba. illuminando il suo corpo così appetitoso e le poche gocce di rugiada sull’erba. ma mi fermai a un centimetro dal suo viso. Scendendo sotto l’ombelico trovai una piccola ombra triangolare. Lei stava dormendo accanto a me. completamente nuda. usai la stessa mano con la quale volevo svegliarla. Decisi di osservarla in quel momento così intimo e completamente disarmante. sorprendentemente. con la testa leggermente girata verso di me. Chissà da quando tempo mi stava osservando. Fresca com’èra sembrava quasi che volesse rubarmi tutto il calore. che mostrava un’espressione beata e per questo ancora più eccitante. Chiusi gli occhi nel momento del piacere. Lei aveva capito tutto e si strinse a me. cercando di farlo durare il più a lungo possibile. coi capelli che si perdevano in mezzo all’erba. Alzai la mano e l’avvicinai a lei per poterla svegliare. di fotografarlo per immortalarlo per sempre nella mia mente… Dopo qualche secondo riaprii gli occhi e vidi subito il suo sorriso. L’investigatore privato. iniziò a telefonare ad amici e conoscenti. o subirà l’umiliazione di dover accogliere dentro di sé quel doloroso sfregamento? Si riscosse. le aveva appena confermato che ogni mercoledì lui andava a puttane. Molto meglio quando da sola. guardandosi come non si era mai vista. Si asciugò le lacrime. avevano conservato una loro bellezza. Solo i singhiozzi muovevano il suo corpo. Il pendolo della sala suonò le sette di sera. I seni maturi. buonasera. infilò gli stivali coi tacchi alti e si truccò pesantemente. – Te la faccio vedere io. certo. toccandosi. nuda. Entrò in camera da letto. Tra lei e Giorgio non c’era mai stato sesso bollente. di Anna nessuno seppe più nulla. Uscì anche a cercarla. grazie. questa volta. i loro amplessi del venerdì sera erano brevi. ampi. tradita. Si sentiva svuotata di ogni energia. sentì il desiderio animale del maschio senza nessuna finzione di amore. La mattina dopo ne denunciò la scomparsa. senza sapere bene dove. soddisfatta: sembrava un’altra. non riusciva mai a concentrarsi in una fantasia erotica che riuscisse a eccitarla. davanti a dei giovani soldati che non vedevano una donna da mesi. Prese la borsetta e uscì. Anna cerco di calmarsi e si domandò se avesse delle colpe. – Cosa proverà lui a infilarsi in un buco lercio dove sono passati tutti? E lei. – Sì. godrà sentendo il potere di quello che ha tra le gambe. non trovandola al suo rientro. iniziò a spogliarsi. con un crampo allo stomaco ogni volta che una macchina rallentava. senza mutande. Il calcetto con gli amici era una scusa. sto bene. aprì l’armadio e prese un vecchio abito molto aderente. – Brutto maiale – disse ad alta voce. si immaginava di essere legata. il fiato corto addosso insieme al peso del corpo che la schiacciava. l’indossò senza biancheria intima né calze. come lei sospettava da tempo. – Cosa provano le puttane quando un uomo le paga? – Chiuse gli occhi e cominciò a immaginare di essere sulla strada con quei vestiti che non difendono da nulla. impotente.SENZA PROTEZIONE  di Ornella Prina 4 febbraio Anna terminò la telefonata mentre le prime lacrime iniziavano a rigarle il viso. trovò i fianchi rotondi molto sensuali. Si sedette sul divano e iniziò a piangere. si vide riflessa nel grande specchio dell’armadio. osservandosi e immaginando come potesse vederla un uomo. Si rimirò allo specchio. capisco… no. 40  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . materni. che aveva incaricato di seguire suo marito. indugiando nel gesto. monotoni. Alle otto di sera il marito. di pianto e di riso. stringendola a sé. Le labbra di Aliya le divoravano il collo e il viso. La vezzeggiò. L’odore degli incensi dell’hammam la stordì. – Ricordati di me. nelle calde serate nel giardino. Le sciolse i capelli. accogliendo gli umidi umori. Aliya la fece voltare delicatamente. – Ma io non voglio… – Maisa si coprì il volto con le mani. Chiuse gli occhi e tremò. ritmati dal suo respiro. La sua mano le scivolava sul sesso. domani notte… – sussurrò Aliya. e le fece scivolare un dito sulla schiena ambrata. Maisa sentì un senso di dolore e dolcezza insieme attanagliarle lo stomaco. vicino alla fontana. Un forte brivido le percorse la schiena e una lacrima le scivolò sulla guancia. quel santuario a cui solo lei avrebbe voluto accedere. Maisa la cercò. era un rettangolo azzurro racchiuso dalle mura. con movimenti lenti e profondi. lasciando nudo il suo corpo di bambina che stava per diventare donna. Maisa tremò nella penombra. Aliya sorrise.HAreM  di Oriana Ramunno 5 febbraio – Ricordati di me. Le fece scostare i palmi dalle gote e si avvicinò. Il respiro di Maisa si fece affannato. – Tu andrai. Il cielo. E furono parole che ebbero l’amaro sapore dell’addio. Alyia fece scorrere le dita verso il suo pube e schiuse quel frutto misterioso. L’aveva amata fin da piccola. le guance avvamparono. Erano cresciute insieme nel gineceo. – Non voglio andare via… – disse a bassa voce. domani notte… Aliya la cinse da dietro e le sussurrò queste parole nell’orecchio. Aliya le sfilò le vesti. Maisa sentì le belle dita di Aliya scivolarle dentro. la divorò con un senso di disperazione che mai aveva provato. confidandosi sogni e paure. Cercò la sua bocca. Il ventre che l’indomani avrebbe accolto il seme di un uomo che non conosceva. mentre la mano di Aliya le massaggiava i seni turgidi. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  41 . visto dal gineceo. per asciugare con le labbra le lacrime di perla. L’odore di mirra e incensi stordì ancora la fanciulla. – Ti ricorderò ogni notte – rispose Maisa. I seni gonfi premevano contro i suoi. Sentì la mano di Aliya scendere lungo il ventre. Ma oltre quelle mura. neri d’ebano. Parole che avevano l’amaro sapore dell’addio. e quando l’ebbe trovata la baciò. La pelle tremava alla luce delle candele. per portarla fin sull’orlo del piacere. doveva essere immenso. e poi condurla prepotentemente in esso fino a farla esplodere di gioia e dolore. facendo scivolare l’olio caldo sul corpo. Domani sarai sposa del tuo uomo. Maisa sentì le sue carezze ardenti farsi varco tra le cosce. La mano s’azzardò fra cosce asciutte e snelle. Lo capivo da come mi stringeva la mano. Appena fu sul sesso. occhi innocenti e ambigui. Non ne fu sorpresa. adesso. nella notte. E lei sussultò. Venne con un grido di uccello. Impossibile non accostare la bocca alla sua. Mi strappò via dal suo corpo con un misto d’ira smarrita. verso il bagno vuoto. pianse. una perla liquida su un ciuffetto di peli. la nuca sull’incavo del collo. sai? Ti ho legata troppo bene. Poi mi accoccolai dinanzi a lei. – Lasciami. da com’era debole la sua resistenza. Ma quando venne di nuovo lo fece in silenzio. abbassai le mutandine e cominciai a carezzarle il clitoride con la punta del naso: mi piaceva il profumo del suo piccolo cuore segreto. con un sorriso appagato. Le mutandine erano tiepide e umide.GiuLiA  di Luigi De Pascalis 6 febbraio Il treno vago. L’abbracciai. solo mia. puntò i piedi. adesso! – No. Abbandonati. Giulia! Qualcuno. le sollevai la gonna. Il seno sotto il cappotto era sodo. Le schiacciai i polsi contro la parete. – Allora ti lego. l’abbracciai. La lingua s’avventurò da sola fra denti lisci e uguali e s’irrigidì come un pene in fondo alla sua gola. sonnecchiava nella notte avanzando a piccole tappe verso Milano. La colpa è mia. cappotto nero con il bavero rialzato. Cominciai a muovermi prima piano.. La feci alzare e la trascinai in corridoio. setoso e tenero. Dal buio di una stazione sconosciuta sbucò Giulia. Tutte dolcezze a credito. Mi chiamo Lorenzo. Si schiuse con un sospiro. Perso in lei. fermo dentro di lei. il suo corpo una calamita. la schiena un ar­ co teso verso il mio ventre. le braccia abbandonate lungo i fianchi. E mi piacevano i suoi sospiri rauchi a ogni tocco di lingua. Erano tutte promesse. Gli occhi bruciavano per lei. Entrammo e feci scattare l’occupato. anzi il re­ spiro le si fece affannoso. Lo scompartimento era vuoto. Poi mi si abbandonò addosso. lei ebbe un sobbalzo leggero ma non si ritrasse né smise di baciarmi. Io Giulia… Parole dette o non dette? Chi lo sa. Poi cominciò a divincolarsi come se fosse stata davvero legata. sciarpa blu. Chinò il capo e i capelli le nascosero il viso. – Girati. tanto sei quella di sempre. Ma voleva che ce la portassi senza permetterle di opporsi.. – Ma non puoi farci niente. scendo qui! Rimasi solo. Oh Giulia.. 42  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO .. in che situazione ti trovi – le sussurrai all’orecchio. poi forte. – Povera Giulia. evasivo. dimentico. si divincolò. così liscio. Quando capì. urlò un nome di città. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  43 . Sono vinto da questa atmosfera ammaliatrice. i suoi Mari tornano a bagnarsi. incespica. incede verso di me.Se LA piAzzA VA in CALore  di Trap 7 febbraio La sua immagine mi deflagra negli occhi come una rivoluzione d’ottobre. i sanpietrini ballano una samba sfrenata. si gettano ululando sulle turiste più procaci. le statue di marmo. Una bella donna non cammina. prima s’inchina come Cesare di fronte a Cleopatra. Sorpreso dall’armoniosa cavalcata delle mammelle di quella femmina lussureggiante (colli che non sfigurerebbero fra Palatino e Aventino). incede. finisce con l’intruppare nel Cupolone. tramortita dalla sua allupante carica erotica. Con la conturbante flessuosità del peccato originale. La donna–Brunello già tinge le mie cornee di granato vivace. folli d’ebbrezza. La radiosveglia mi comunica glaciale che era solo un sogno erotico. non sai se per virgineo pudore o sanguigna costipazione.. mentre i cavalli delle carrozzelle si sfrenano in lascive lambade. la rassegna stampa di Radio Radicale. Nemmeno coronato da uno spumeggiante cin–cin.” La voce rocamente flautata di Massimo Bordin mi riporta alla mia realtà da Tavernello.. impallidisce a poco più di una lampada da cento candele: niente più di un glabro friccico de luna. “Buongiorno agli ascoltatori di ‘Stampa e regime’. che a renderla fruibile a menti umane non basterebbe la tastiera tutta di un Moccia. Mi sorprende constatare che la mia erezione sta tentando di doppiare la mandibola. poi si rizza con tale veemenza erettile che le sue fibre granitiche rischiano un effetto big bang. combattute alla vista di quei marmorei turgori. Fluttua sul pavimento di piazza Navona – e la piazza all’ancheggiare dei suoi fianchi sussulta come il ventre di un maschio percorso dalle prime onde di piacere. Vorrei inebriarmi di quel nettare degli. dalla sensualità ribollente che sbrodola da tutta la piazza: la fontana del Bernini al tintinnio delle sue chiappe zittisce i getti d’acqua. La facciata della Chiesa di Sant’Agnese in Agone si tinge di porpora. Sempre. Lei è nuda. una lieve ma crescente pressione. è di una bellezza devastante. Le sue bocce hanno un tale impatto sull’aria circostante che ci lasciano il calco. La Luna. È così turbata da quella visione peccaminosa che si distrae. l’obelisco. senza un velo di umidità a celarne la sensualità strafottente. Per la prima volta dopo milioni d’anni. il mio sguardo succhia i suoi capezzoli: hanno la fragorosa consistenza di un Brunello di buona annata. Avverto un prurito sotto il mento. NinpHoMAtiC HorrorotiC  di Domenico Nigro 8 febbraio Non senti la pioggia battente che fuori percuote sferzante l’asfalto. tu seni voluminosi e perfetti e silicone puro ricoperto da calda similpelle umana. i tuoi occhi azzurri videocamere precisissime. Stand by come calma prima di una tempesta neurale ormonale. quando le palpebre viola shocking si abbassano e tu torni tigre a riposare nella gabbia dorata e vaporizzatori atomici dissolvono il maschio vittima sacrificale mediatica per pochi eletti ben paganti. Sei sublime nella scena finale dove ti lecchi gli artigli retrattili di affilatissimo acciaio.. E sublime svanisci in dissolvenza. l’estasi. tu gambe scoperte fino all’inguine. tu avvolta nel latex nero. regista e primadonna di efferatezze snuff ad alta definizione. bocca conformata esclusivamente per il cazzo. l’agonia. lecchi tutto il sangue e lasciva sciogli l’abbraccio delle tue gambe constrictor dal torace schiacciato non più simmetrico della tua vittima amante del tempo di un video in diretta via cavo. le tue palpebre in tinta viola shocking abbassate su occhi azzurri elettrici ora spenti in attesa. e potenti idropulitrici fuoriescono dalle pareti e sterilizzano tutto. Impulsi bluetooth ti svegliano in un microsecondo e tu sei pronta ad agire. 667A: disconnessione in corso. tu mantide che dopo il coito uccidi il maschio e lo fai a pezzi per suo volere condizionato dall’ipnosi elettronica della musica trance che emetti. aggiornamenti in tempo reale dei tuoi raffinatissimi software di supplizio ed estasi erotica. Sei la regina del sesso deviato ultratecnologico. il potente editor installato nella tua amigdala artificiale che rielabora e trasmette bluetooth e la visione in tempo reale di quella atroce neogotica morte è lo spettacolo che offri a pochi eletti molto ben paganti. dominatrice dell’arte porno neogotica morfodigitale. labbra vermiglie ricoperte da vernice non scalfibile che sa di ciliegia amara. una tigre assopita nella sua gabbia dorata riposi mentre il tuo cervello di plasma e silicone è surriscaldato da interminabili download. l’attimo dell’orgasmo e quello della morte. 44  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . E culo perfetto armonico cosmico e sodo e lussurioso tu ancheggi lenta e decisa su gambe perfette dallo scheletro adamantino sculetti satanica tentatrice.. tu bocca dalla lingua sinuosa serpiforme. tu tacchi a spillo minacciosi. E la voce nel tuo cervello/micro HD che scandisce lasciva: – Ninphomatic Horrorotic Mod. ultrasuoni folli che solo il tuo maschio vittima può percepire e tu riprendi tutto. dove andiamo? – Non ti preoccupare. stai ferma così. guardando con smania il triangolo nero e folto che era appena stato scoperto. Ma lui gliele aprì. ma lui le prese la mano e la condusse lungo un corridoio buio. lui le si accostò: – Vuoi che ti aiuti? Sei imbarazzata? Io col mio lavoro. in palio c’era il servizio su Max. da quando gli hanno regalato quella macchina fotografica? 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  45 ... Poi ne valeva la pena.. – disse lui divaricandole le gambe – . L’aveva adocchiata tre ore prima in mezzo alla calca della discoteca e l’aveva subito inquadrata come una caramellina da scartare: vestitino aderente color argento. vieni. – Non aspettò una risposta. la puntò sul letto e glielo indicò. Lei ci era cascata. chiudi gli occhi. Aveva i seni gonfi e turgidi. Lui lasciò la porta aperta. lo sfondo delle lenzuola rosse è perfetto. nell’ultima stanza. – Ma. vuoi farle qui le foto? – Certo. Lei non protestò e si consolò pensando che i nudi sono pur sempre una forma d’arte.. una Reflex di ultima generazione. Appoggiò la macchina fotografica sul tavolo e invitò la ragazza a togliersi il pellicciotto finto.. quindi si fece trascinare in fondo al corridoio..... complici le quattro Ceres che si era scolata spensierata. Le aveva raccontato di essere un fotografo di moda e l’aveva invitata nel suo appartamento per un servizio che sarebbe finito su Max.. Fece per sedersi. L’aveva conquistata proprio con quella. Spogliati. scarpe coi tacchi..IL FOTOGRAFO DI MAX  di Marilù Oliva 9 febbraio – Vivi solo? – No. Ora loro sono via. Le sembrò di sentire delle voci maschili dietro una porta chiusa ma la birra non la rendeva sicura delle percezioni. La caramellina che lui stava pregustando da qualche ora era appena stata scartata. aspetta. – Ma. afferrò il vestitino all’altezza delle cosce e glielo sfilò. nuda e offerta al letto di uno sconosciuto.. Lei esitò.. – Lei obbedì e cominciò a capire cosa lui voleva quando riaprì gli occhi e lo trovò coi pantaloni abbassati. Un profumo di cocco invase la stanza. alzò gli occhi alla porta e sentì qualcuno nascosto che parlava sottovoce: – Ragazzi. Si abbandonò docile. Non appena lui le fu dentro. anzi. – Ora troviamo una bella posa. Entra pure.. avete visto come rimorchia. dimenticandosi il pudore e il vestitino d’argento sgualcito a terra. la appoggiò al bordo del letto e cominciò a farle scendere le mutandine. accese una lampada. Esitò un istante quindi pensò che forse anche a lei piaceva quella situazione. sai quante ne ho viste di ragazze nude.. con altri ragazzi. cercò di coprirseli con le braccia.. Escort! Dopo! Lei si ritrasse irata. Un colpo di fortuna e. gli invase la mente. piombò nella cabina e. accarezzandogli il pube con le sue spire. catturati prima che il blocco protettivo cancellasse la registrazione. mentre la morte li ritrasformava in rettili. senza perdere tempo. stavolta. lanciando l’immagine intensa. drizzando la piccola testa triangolare. Maledetta presunzione di rettile che ci ha posti davanti al segreto del trasmettitore. Hanro Voet. Aveva tentato e l’esca aveva funzionato.. La sua continua metamorfosi da donna a serpente riusciva a eccitarlo sempre. Dobbiamo vederci! – Sapeva della progettata invasione? Bisognava appurarlo e. firmato Pan Ser. ma reagì e. ripassò mentalmente gli avvenimenti degli ultimi giorni: la fretta dell’ufficiale Zatox nell’eliminare la guarnigione su Faro è stato un errore. Come? si chiese. Sangue e cervello erano schizzati fino a Yukon. li ficcò nell’inceneritore. s’ingiunse: devi convincerlo. ingiungendo: – No. martellando implacabilmente il corridoio dell’astronave con gli stivali rinforzati. Ma Lord O’ Leary aveva colpito quattro dei suoi e. poi attraversò nudo la cabina e. ma Yukon la trattenne: – Resta! Devo riflettere. I dati del messaggio video automatico.. sdraiandosi sull’enorme letto ovale. tridimensionale. nella sua orgogliosa forma Zatox di lucente rettile nero e oro. del torrido amplesso che pregustava. portarlo dalla nostra parte. Le raffiche degli Zatox scelti al suo fianco avevano eliminato i robot di scorta.ESCort LA BeLLA  di Patrizia Debicke van der Noot 10 febbraio Yukon. ne approfittò per avvicinarsi. Escort fece per scivolare via. Escort la bella. Cos’è trapelato? C’era il destinatario. inturgidendosi. infiltrando le sue trasmissioni. Entrò sotto la doccia. liberatosi degli abiti luridi. indicavano un nome: Pan Ser. il Dom Lord O’Leary. acciambellandosi. Strisciando sinuosamente si arrampicò. Il Dom aveva chiamato il vice maresciallo della flotta terrestre. ma stavolta si sforzò di ignorarla. Niente errori. Sta per arrivare. Non ti servirà più. lo raggiunse sulla coperta di seta e. aveva sentito abbastanza. Prima di andare sotto la doccia. Il falso messaggio. Ma Voet? Veniva da O’Leary. l’aveva condotto all’appuntamento. Gli aveva detto: – I sospetti sembrano confermati. Il membro del generale umano degli Zatox reagì. per non farsi catturare vivo si era puntato il fulminatore alla testa. tentatrice. Chi era? E una parola: indagine. modulò un sibilo seducente che invitava al piacere. lasciando che gli ultrasuoni gli purificassero il corpo. 46  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . un dondolio frenetico. Un corpetto nero ti avvolge il ventre. a mormorarvi oscenità alle orecchie. cercandoti per vie senza nome. La luce si spegne. qualcun altro attende il tuo corpo. Le mani mi stringono il pene. rossetto sull’addome. Qui il sogno s’interrompe e rimango io. Non smettere.RoSArio di CArne  di Ombra83 11 febbraio Rossetto sulla pelle. sei la mia Venere e io il tuo sacrificio. che succhiano le tue labbra vermiglie. Stringo forte queste natiche. Tu che succhi gustandoti ogni centimetro della mia pelle. per incontrare di nuovo l’origine della vita. rossetto sul petto. seduto con gli occhi chiusi. Soli in quella stanza a godere e tingervi di voi. è la passione che assolve i tuoi peccati. E prego per averti. pur sapendo che dovrà morire. Io sono il tuo rosario di carne. le dita sono schiave dell’ossessione. per sprofondare tra le tue cosce rosee. senza pudore. un balletto senza pubblico. divorami ancora. Rossetto. Un continuo su e giù senza interruzioni. sordo a ogni mio lamento. ti prego. È l’unico colore acceso in quest’oscurità di gemiti e piacere. entrando nel piccolo antro della loro perversione. Non hai difetti. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  47 . È la vergogna che comanda i tuoi gesti. per sentirti venire. i seni scoperti incontrano labbra ingorde. Vorranno donarti il loro ardore e tu lo berrai come a una fonte. le tue mani coprono i miei occhi. incontrando altre puttane che potessero assomigliare a quel corpo senza imperfezioni. Ti ho desiderato per giorni. su una sedia sporca di me. che lecchi ingorda il mio seme. dondolo come durante una preghiera. penso ancora per un attimo che tu sia lì a leccarlo e a nutrirti di me come fai con altri sudici uomini. a prolungare il piacere inebriandovi del vostro odore. Bastò quel contatto per procurargli una modesta erezione. dopo avergli mordicchiato un lobo dell’orecchio. Lui la guardò sconcertato. poi sfilò un fazzoletto che sembrava spuntato dal nulla. – Adesso ti farò vedere come l’istrice ammazza una carogna – sibilò. – Con una risatina che agghiacciò l’uomo. Scalciò via il lenzuolo e socchiuse gli occhi. per prevenire le inevitabili vendette. stremato. Lui la fissava con gli occhietti iniettati di sangue. Spiegò come aveva ammazzato il vecchio boss e i suoi familiari. anch’io voglio godere quando mi scopi. poi si abbassò fra le sue gambe e infilò una lingua secca e rasposa nella fica morbida e umida. Lui stava per bestemmiare quando la donna bisbigliò: – Dimmi qualcosa che mi ecciti. – L’istrice è un animale vegetariano e solitario – disse la donna. Come questo. Sbrigati. La donna guardò soddisfatta il volto gonfio e pallido dell’uomo di mezza età che si mordeva un labbro per reprimere un desiderio divenuto insopportabile. e lo imbavagliò. allargò le gambe e lui la penetrò furiosamente. Prima di affondare lo spillone in un occhio dell’uomo aggiunse: – Sai. – L’uomo sputò le parole con violenza. divincolandosi. – Cazzo. Aculei. come il trucco di un prestigiatore. La leccò a lungo e quando finalmente si sollevò a fissarla lei respirava affannosamente ma non era ancora pronta. – Non sono ancora pronta – sussurrò lei. poi giacque supino. Si alzò e subito ricadde pesantemente sulla donna. – Proviamo così. Lei afferrò il laccio che aveva posato sul comodino e legò le mani dell’uomo alla testata del letto. La donna lo attirò a sé e gli soffiò in un orecchio: – Racconta come hai fatto a diventare il più potente boss della zona. gli fece dondolare davanti al viso uno spillone. fissando il corpo nudo della ragazza. – ma se viene aggredito si difende con le armi che la natura gli ha messo a disposizione. 48  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO .LA StrAteGiA deLL’iStriCe  di Enrico Luceri 12 febbraio L’uomo allungò un braccio e afferrò la spalla della giovane donna sdraiata accanto a lui. quel bimbo che non sei riuscito a far massacrare era una femminuccia. Lei si lasciò scivolare fra le gambe dell’uomo e gli accarezzò la peluria bianca del ventre. La donna sospirò. strappandole un gemito soffocato. L’uomo socchiuse gli occhi e le raccontò senza alcuna emozione di come tanti anni prima era diventato il capo indiscusso della banda. Solo un bimbo scampò a quel massacro: aveva pochi mesi e qualcuno lo mise in salvo. – Adesso ti prendo – gorgogliò. non ce la faccio più. Cominciò a succhiarle i capezzoli. La avvolge e la consuma. Poi qualcosa di morbido e umido gli percorre il petto. Negli ultimi giorni. Cos’è? Due pupille rosse lo osservano. L’ultimo bacio. Ha scelto l’oscurità. e lui è già esploso. Desiderio. Piacere. ma il tocco è disperato. Scorge una sagoma oscura dietro di lei. ogni rilievo. non capisce: perché tutto questo? Un’assurda verità lo atterrisce. come se dall’amplesso dipendesse la sua vita. quasi a voler scovare un punto adatto a un morso. Pochi minuti. La lingua di lei è avida e assapora ogni ruga. Lei non è mai stata così accesa. Brividi pungenti lacerano il torpore del sonno. dispostico. Dolore. Intanto sente schioccare le labbra sul glande e freme al ciclico lavorio delle dita. Paura. Mani vogliose lo esplorano.TI AMO MA HO SCELTO L’OSCURITÀ  di Emiliano Maramonte 13 febbraio Un bacio gelido lo sveglia. Scompare. piuttosto ombrosa. Arriva il piacere. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  49 . Forse troppo. assente. giù fino al pene. in fondo alla stanza. Infine lo cavalca. Stordito dall’estasi. Lui solleva la testa e strizza le palpebre. lo accoglie in sé con veemenza. La presenza in fondo alla stanza si dilata e la offusca. Un gesto amorevole e prepotente. – Ti amo – gli sussurra lei. Cupa. e sussulta quando le unghie accarezzano e poi pungono i testicoli. Un addio. Come se fosse l’ultimo. Unghie come artigli gli graffiano la pelle. senza lanciarle neppure un ultimo sguardo. Con abile tocco fece mugolare di nuovo Helora. L’uomo l’accolse tra le labbra. – Ahi! – trillò lei quando la pizzicò. che tentò blandamente di divincolarsi. – Fai attenzione. Finalmente pensò. le tolse la sigaretta e. l’abito brillava e ben si adattava all’acconciatura a caschetto. dall’armadio. Miniver sorrise sorniona. Poi notò un elegante uomo in smoking. cingendole la vita. Quell’aria così nostalgica la conquistò. Miniver – esalò con un sospiro. ho la pelle delicata. la condusse nella danza. Raccolse i capelli in una corta coda. in stile anni venti. per baciarlo di nuovo. Helora. frugando in profondità. scoprendo un seno dal capezzolo turgido. prese un impeccabile smoking. arrendendosi al piacere. estremamente eccitata dalla situazione. Helora adorava vedere gli uomini fare a gara per un suo sì. anzi cercò un contatto diretto con i fianchi. quello sarebbe il modo di vestirsi? Impara da Helora. Quando tutto fu finito. L’uomo portò l’indice alla bocca bloccando ogni sua parola. si divertiva nell’arte di favorire ora l’uno ora l’altro. – E tu? Non festeggi il carnevale? – le chiese la sorella con una punta di cattiveria. Ciao! – squittì Helora infilando la porta. infine l’uomo la spinse in un angolo appartato. Helora era attorniata da tre corteggiatori. – Sarà Jerry. solleticandolo con la lingua. – Non m’interessa quel tipo d’attenzione – alluse seccamente Miniver. lo sconosciuto si allontanò senza dire una parola. fin dentro le mutandine. Il citofono squillò. Entrò in camera e. ma lui la evitò. La mano si mosse sempre più insistente. La spallina del vestito di lei cadde. tra lo stupore dei suoi corteggiatori. la fece scorrere lungo il reggicalze. Helora sorrise. uscì. Helora mugolò e lo tirò a sé. inclinò la testa offrendo le labbra dischiuse. Lui la baciò con dolcezza e passione. che la fissava dietro una misteriosa maschera. 50  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . per la verità. in uno svolazzo di mantello. La coppia ondeggiò per la sala. Lo sconosciuto le infilò la mano sotto la gonna. indossò abito e maschera e. finché Helora sussultò e allargò le gambe. L’alcool fece il suo effetto. – Grazie. Helora si lasciò portare. di sua sorella. dal fisico esile. come se fosse unica. Miniver ricordò l’odiosa voce della governante mentre chiudeva la lampo del vestito. Miniver sbuffò. si avviò verso lo sconosciuto ancheggiando. Mise il bicchiere nelle mani del primo venuto e. La musica e le danze divennero solo un preambolo a promesse di contatti corporei più intimi.CARNEVALE A SORPRESA  dI Virgilio Tuzzi 14 febbraio – Miniver. Con il flute nella destra e una sigaretta nella sinistra. . Brucia. Vorrei coprirmi. ma ho anche paura e temo di sembrarti impacciata. Sono bagnata. Il collare sul collo. Non riesco a parlare. mi vergogno. e io mi contorco. parli tranquillamente.. i capezzoli turgidi ne sono la prova. Sono nuda sotto la gonna e sento il freddo che si insinua tra le gambe. So che sei tu. La prima staffilata è inaspettata e mi lascio scappare un gemito di dolore. a pensare. E sono eccitata. ieri sono arrivati gli ordini. più veloce del respiro. un fiume in piena. Non ero ancora pronta. Compari e io abbasso lo sguardo. non me lo aspettavo. Il mio cuore corre. So cosa sta per succedere e lo attendo con ansia. eseguendo rigidamente il tuo ordine finché mi autorizzi. Le tue mani mi toccano. poi la terza. ordinando i vestiti in modo da darmi ancora un po’ di tempo. E tu mi prendi. ma più lento del desiderio che mi inonda. Il tempo dei colpi è diverso perché tu non vuoi che mi abitui. io vorrei morire lì.. ma non lo faccio. Con calma e lentezza mi spoglio davanti a te. lo capisco da come mi guardi. Non entro. Oltrepasso la soglia sapendo che ciò che sta per succedere mi cambierà completamente. cercando il tuo volto ancora sconosciuto. bloccandomi. Sono di fronte a te. Saliamo in auto e. Rimango immobile mentre mi leghi le mani dietro la schiena. mi mordo il labbro. lungo il tragitto. Ti avvicini e combatto la voglia di incrociare i tuoi occhi. in fica e culo. La benda per ultima. eccitata e infreddolita. Sobbalzo ma allargo le gambe perché tu possa toccare dove e quando vuoi. Ho indossato ciò che hai chiesto e sono qui. riempiendomi di te. La tua mano scivola sotto la gonna e mi sfiora. so di dover eseguire un ulteriore ordine: lego i capelli affinché il collo sia nudo per il collare che mi donerai. Prendo le chiavi della stanza e apro la porta. So quello che devo fare.. come si prende una cagna. in quell’istante. con crudeltà altre. delicatamente a volte. la benda e le manette. Prendi la frusta e mi accarezzi con essa e io. oh. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  51 . gemo. la mia fica bagnata lo dimostra. non so niente di tutto questo e del sesso in generale. Entri in me. Sono sempre più eccitata. a parte il collare. mi rende tua. come se nulla stesse per accadere. Mi osservi attentamente e sento di nuovo quel fiume caldo che mi dà alla testa. me lo avevi anticipato per mail. che mi stringe la gola. Sono nuda. Trattengo il respiro e arriva la seconda. l’intero mio essere è concentrato sulla tua mano che sta entrando in me. osservo la folla.IL CoLLAre  di Data 15 febbraio Puntuali. Cammino e guardo in basso. Gli stessi occhi di Marco. spettinata dal desiderio. È ancora lì. Indelebile. dentro di me un fiume in piena di sensazioni che non riesco a decifrare. Dentro i suoi occhi vedo le tracce perdute della sciarpa rossa. Ho cominciato a spogliarmi lentamente. Una scossa. Con la mia sciarpa rossa. persa nei pensieri. Devo ritrovare la sciarpa rossa e troverò un capo alla matassa intricata che si agita dentro di me. – Posso offrirti un caffè? Accetto con un cenno del capo. – Lascia fare a me – ho bisbigliato. Un attimo. Sono rimasta vestita soltanto della mia sciarpa rossa e di un sorriso umido. Ti amerò per sempre. fermi. – L’ultima volta – ripeteva. Il coltello piantato in mezzo al petto. Il mio amuleto. Foglie secche e alberi scarni. Gli occhi impassibili. Sbatto contro un ragazzo. Disattenta. Nessuna pietà per il mio amore ferito. Prima la camicetta. Per questo ti ho regalato la mia sciarpa rossa. Ci immergo il dito e succhio il nettare vitale che fuoriesce dalla mia anima. Occhi azzurri di ghiaccio. Sulla carne. 52  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . L’ho legato. Mi alzo e ricomincio a camminare. Indelebile. La mia sciarpa rossa. Più veloce. Gli stessi occhi di Marco. È bastato sussurrare queste parole. inciampo e cado a terra. poi la gonna e le mutandine. Mi chiedo come faccia a non vedere la macchia rossa che mi tinge la pelle. regina del suo piacere. Ho cavalcato il suo sesso. bottone dopo bottone. il mio fidanzato. Le labbra turgide. – Sì – dico e rispondo al sorriso socchiudendo le labbra. Per l’ultima volta. Il cielo rosso mi scivola addosso fino a macchiarmi la pelle. Dentro i suoi occhi ritrovo i ricordi. Da solo questo oggetto mi trasforma. Il sangue è fresco. – Facciamo l’amore per l’ultima volta – ho detto. Gli occhi di ghiaccio. Ripercorro la via a ritroso per trovare quello che ho perso. Marco. Sono agitata. Sono scossa e non so perché. Lo sconosciuto mi sorride. – Tutto bene? – chiede con i suoi occhi di ghiaccio. Un taglio come un apostrofo rosso. Lo stesso coltello che ha ferito la mia pelle. Marco questa mattina mi voleva lasciare. I polsi alla testata del letto. Quando la indosso mi sento bene. Ha cominciato a baciarmi il collo e a toccarmi avidamente. L’ultima volta può durare per l’eternità. Mi accorgo che sotto la gonna c’è un taglio.RoSSo  di Barbara Baraldi 16 febbraio Il viale al tramonto. fissano il soffitto. Come il ricordo di questo tramonto. Passò lungo il polpaccio. sollevai una mano per proteggere gli occhi e finalmente vidi il mio ammiratore: una piccola farfalla color pervinca ancora appoggiata alla mia spalla. Il lento tocco risalì lungo la gamba. La fantasia prese così il sopravvento e i confini della realtà sfumarono. Mi voltai. il viso appoggiato alle mani incrociate. cogliendo ogni più piccola sfumatura di quella carezza audace. si mosse sul mio sesso coperto da un leggero costume. che giocò lenta sulla mia natica destra. perdendosi in un mondo onirico. Emisi un gemito di protesta. Qualche istante dopo qualcosa si mosse sui miei capezzoli. quasi danzando sulle mie curve generose. lasciandomi per un istante senza fiato. interrompendo a malincuore quel magico momento. ma la carezza non tornò e io sprofondai di nuovo nel torpore. e con esso anche la carezza sensuale. La pelle candida rabbrividì nonostante il calore del sole. respiravo a fondo i profumi del giardino mentre i fiori mi confondevano con i loro odori intensi. Riuscii a formare dei pensieri coerenti con la situazione: chi poteva essere quello sfacciato ammiratore? Forse il ragazzo del secondo piano. In quell’istante una carezza mi sfiorò dolcemente le dita di un piede. Il sonno tornò. Con una delicatezza inusuale. Avevo tutti i sensi in subbuglio. per poi allontanarsi. Piano la mia mente si stava risvegliando. mi decisi ad aprire gli occhi. in fondo ci eravamo scambiati lunghe occhiate… oppure poteva essere l’amico di mia sorella. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  53 . Si inturgidirono. una piacevole sonnolenza mi invase. diventando veri. esponendo così al sole i seni nudi. senza poter aprire gli occhi per la luce intensa. dietro gli occhi chiusi. facendomi inarcare un poco.IL TOCCO AUDACE  di Sara Amadei 17 febbraio Sdraiata in giardino a prendere il sole. Risalì nell’incavo della schiena. Gli occhi chiusi. risvegliandomi solo per un breve istante. lasciavo che i raggi mi scaldassero la pelle. seguendo a tratti un’immaginaria linea di piacere. Sospirai quasi di piacere. soffermandosi sulla spalla. in cui la mente è sospesa dal corpo e i sogni prendono forma. Abbandonai all’indietro le braccia. carezzò l’interno del ginocchio e si intrufolò piano fra le cosce. Colpita dalla luce pomeridiana. ergendosi superbi. Quel momento di dormiveglia. quello biondo… o forse ancora… non riuscendo più a frenare il flusso di domande. Sulla clavicola passò delicatamente. Le mossi per la sensazione di solletico provata. Restai in attesa. lady. Adesso mi rivolgo a voi. sentiamo il partner con le labbra e con la lingua. Potete interagire esclusivamente con la lady che vi verrà assegnata. Mostrate ai gentleman cosa riuscite a fare con le vostre vagine. Le nostre erezioni e le nostre secrezioni ci hanno preparato per la prossima fase. La prova che i nostri preliminari stanno funzionando è che le lady si inumidiscono e i gentleman hanno un’erezione. labbra e lingua. 54  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . carezze delicate e profonde. è vietato parlare e quando sentirete il rintocco della campana siete pregati di uscire dalla stanza senza fare commenti e senza rivolgere la parola a nessuno. per favore. diamo forma ai gentleman. l’orgasmo è un’eruzione di energia! Non potete immaginare cosa il professor Ofstetter fosse riuscito a generare in noi. Concentriamoci sulle carezze. Dall’oscurità spuntò una ragazza bellissima vestita di bianco e con i capelli scuri. Avvolgiamoli. Durante l’orgasmo alcuni hanno addirittura pianto. Iniziò la lezione. dolcemente li stringiamo e dolcemente li lasciamo. Doveva essere il professor Otto Ofstetter. Mostrate loro cosa riuscite a fare con le vostre contrazioni e pressioni. Prepariamoci all’orgasmo. A circa sei passi da dove mi trovavo c’era una decina di poltrone disposte a cerchio e rivolte tutte verso l’interno. Riesco a sentire i gentleman crescere e ingrossarsi.” Mentre mi interrogavo su quanto letto. Nonostante l’età e il distacco professionale tipico di ogni specialista.LA Lezione deL proFeSSor Otto OFStetter  di Marco Fosca 18 febbraio – Prima di entrare. la lady decide la velocità e la profondità della penetrazione. Dei faretti posti sul soffitto illuminarono all’improvviso un uomo al centro del cerchio. quel vecchio non aveva di certo cessato di essere un uomo. Facciamo lavorare anche le labbra. La lady decide quando è pronta per la penetrazione. mi ritrovai in un ampio salone scuro. ma erano certamente lacrime di felicità e di pienezza. Ci accomodammo entrambi sull’ampia poltrona. – Venga con me. Ricordiamo che i preliminari sono soprattutto il lavoro delle mani. Ci dobbiamo aprire all’orgasmo. tocchiamoci teneramente ma senza avere fretta. senza finestre e con il soffitto molto alto. – Rilassiamoci. Lo si intuiva dallo sguardo che aveva. La penetrazione è l’inizio di un dialogo. Bene cosi. legga il nostro regolamento. la nostra poltrona è la numero sei. Lessi quanto c’era scritto: “La lezione dura un’ora. Riuscivo a malapena a intravedere i volti degli altri presenti. Le premesse ci sono tutte. Ma non è il momento. L’hai sentita calda e l’hai accolta. quei lividi in profondità. Ci hai pensato tutto il giorno. Sai già che stanotte non dormirai. Non vorresti finisse mai. i finestrini aperti. Assaggiare il suo sapore. Ora hai una risposta alla prima delle tue domande. il parcheggio non è ancora deserto. sotto di te. ti rovescia di lato per arrivare più a fondo. ti accorgi che hai le risposte alle tue domande. arrivano al clitoride. Un odore pulsante. Lo sai: sarà un intervallo breve. Perché c’è la sua saliva. che con un movimento veloce apri la portiera. Perché c’è troppa stoffa che vi divide. Ti chiedevi se sarebbe successo. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  55 . Sai che qualcosa succederà perché sei qui. La morsa allo stomaco si allenta. Perché c’è il desiderio. lo togli e la richiudi dietro di te. sei bagnata. Perché c’è il suo cazzo che preme. quei brividi che scottano. C’è un lembo della gonna che rimane incastrato nella portiera chiusa. e tu lo afferri. Ci pensavi da quando ti è rimasto sul viso il suo odore. Lo ascolti. Ti fa impazzire. Perché c’è il suo collo. lo osservi mentre ti parla. E c’è la sua mano che si infila sotto la tua gonna. ma la morsa allo stomaco si stringe e ti spinge verso di lui. Cosa sarebbe successo. insieme a lui. La luce non se n’è andata del tutto. Vorresti una notte intera. seduto accanto a te sul seggiolino posteriore. Godi ancora delle sue dita che ti cercano di nuovo. e tu lo cavalchi. percorre la pelle. C’è quella morsa che ti tiene stretto lo stomaco e non vuole liberarti. e tu lo baci. Vorresti osare. li scosta. e tu la succhi. Abbassarti su di lui. Perché c’è l’eccitazione. ti tocca. gemi. Sai già che non basterebbe. da quando hai ricevuto quella telefonata. Non vorresti finisse. Ora che si è staccato da te e cerchi di scrollarti di dosso quel languore. Ti ha preso una febbre che non sentivi da tempo. Vorresti qualche ora in più. In che modo. ti lascia respirare. ti penetra con due dita. Lo lasci fumare la sua sigaretta. raggiunge gli slip. Rimane in che modo. Rimane il cosa. E ci sei tu. al ritmo del tuo cuore accelerato. spingono con forza. e tu lo vorresti dentro di te. C’è quell’esaltazione strana che ti pervade. Le sue dita si muovono in un lago. gli occhi chiusi. Ti rilassi. escono. Avevi fantasticato sulle sue mani. Ci pensavi da quando hai incontrato per la prima volta la sua lingua. continui a baciarlo.xxx  di Eliselle 19 febbraio C’è l’attesa. le mani intrecciate ai suoi capelli per trattenerlo a te. Abbassargli la lampo dei pantaloni. ti accarezzano la gamba. Ora mi sono abituata alle piccole sorprese: la foto dei tuoi genitali in cornice d’argento. in cerca delle forbici. hai toccato il fondo con quella bambola bionda. quella sì che mi aveva sconvolta. le riprese mentre faccio shopping inframmezzate da scene atroci mutuate da qualche snuff. Ero del tutto impreparata al tuo regalo.SindroMe di StoCCoLMA  di Cristina Falzolgher 20 febbraio Mio caro. Oggi indosserò il tuo ultimo regalo perverso. ma non godi nel farlo. con quel clangore di utensili metallici. Ricordo come fosse ieri il dopocena trascorso a scartare servizi da caffè e scatole di libri. E’ inspiegabile come tu sia riuscito a recapitarmelo. E stanotte ho aperto la finestra e ho lasciato che entrasse aria dal cortile. Non ho nulla da perdere. Tu però sei un essere carnale e l’elettronica non è che un ripiego. Volevi spaventarmi e per qualche tempo ci sei riuscito. All’inizio il tuo sfondo sonoro. Come riesca a intrufolarti e a spedirmi quei torbidi SMS senza mittente non riesco a capirlo. è tanto che siamo uniti nell’ombra) il pacco postale che recava il noto marchio Click-and-Gift non mi ha ingannato nemmeno per un istante. Tu miri alla pelle. o la diagnosi è un’altra. che ho trovato sulle scale. Sono sola al mondo. in cerca di risposte. Poi ho aperto un cassetto della mia nuova cucina. nessuno mi reclama. con quella dedica liquida che mi ha procurato il vomito. Lasciamelo dire. La prima irruzione nel mio placido adattamento. Entri nel mio computer per depositarvi minacce. Qualsiasi evento inatteso ormai rimanda a te. (il tono non ti sorprenda. subito dopo il trasloco. Forse è la sindrome che crea un attaccamento inspiegabile per i propri aguzzini. Eccetto tu. pettinata a modo mio e infilzata da un vibratore. Vivo nell’attesa di un tuo gesto. A questa pelle lunare che reca traccia di ogni minimo graffio e su cui il dolore permane. Di recente ho usato quel tuo vibratore. ho fatto il giro delle finestre e ho trascinato una pesante sedia di ferro battuto contro la porta d’entrata. In sei mesi ho cambiato cinque volte numero di cellulare. così chiami da numeri irrintracciabili e ascolti la mia agitazione. m’inorridiva… Adesso devo farti una confessione. Hai bisogno della mia voce per eccitarti. non c’è nessuno per cui continuare a respirare. Ho comprato calze a rete e scarpe con i tacchi contando sul tuo sguardo. Ho preparato anche i miei giochi. Con le tempie che pulsavano. 56  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Ti aspetto. Non avere paura. in un appartamento di cui avevo appena fatto cambiare le chiavi. nel sesso. a tre attori americani. a un romantico pirata protagonista di un ciclo di romanzi: tutti fusi insieme in un fantasma di cui. lasciando un disagio incolmabile. Nello spazio rarefatto. Spettri che vorticano gemendo negli incidenti sessuali. fantasticherie. Durante il sesso con lei pensava a un’altra. Su quella prima traccia si sono innestate visioni frammentate di preziosi dettagli anatomici: rotondità di seni. e oltre. lui vorrebbe essere una donna. puro. lembi di pelle. una donna vorrebbe un’altra donna. lui che una folla intera lo guardi. nell’attico. dove formano lacrime. le cui linee a china. Nella casa di fronte un’altra coppia. Fra le ciglia degli angeli. nella stessa strada. e si sfinisce in un vagare appena libidinoso da sé al proprio specchio. tensioni. unghie smaltate. Erezioni. Lei immagina che un secondo uomo sia presente nella stanza. hanno tracciato graffi indelebili nella sua anima. umori dell’eccitazione. a molte altre. L’immagine esplode di troppa luce e sprofonda nel nulla. Ciascuno dei due sogna il padre dell’altro.IL PIANTO DEGLI ANGELI  di Claudia Salvatori 21 febbraio Lui si volta su un fianco ansimando. a qualcos’altro: l’eroina di un fumetto anni ‘60. Tiene gli occhi chiusi per paura di essere scoperto. Incarna la voglia di entrambi. capelli. a un compagno di scuola morto. ma il suo desiderio è un altro. sforbiciare di gambe. per le strade. Non trovano piacere che nell’immaginarsi guardati. Sospiri segreti. labbra. Ancora più in alto. Verso le nuvole. orecchie. Più avanti. riveste lui. glutei. voluttuose e rabbiose. due uomini avvinghiati. Nelle altre case. Si masturba timidamente. Si addensano in un vapore. ma nessuna riesce a calzare con sufficiente esattezza l’immagine luminosa che ha creato nella sua mente. Non sa che lei a sua volta pensa a due dozzine di uomini diversi. fianchi. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  57 . una nube erotica che sale verso l’alto. Alla televisione un transessuale sta parlando. Lei desidera un transessuale. Sopra di loro. In un altro quartiere ancora una coppia. Proiezioni che non trovano esaudimento. nei locali. Non ama né uomini né donne: insegue la forma ideale del suo corpo. – Continueremo la conversazione stasera. porta una polo blu sbottonata e un ciondolo di corallo a forma di cuore si tuffa nel seno. Metto un disco e aspetto. Lascio il fast food – mi dice Elena. Se Elena sbatacchia il sacco delle patatine. è lenta. Ricordati che lavori ancora qui! – Ancora per poco… Presto perderai potere su di me e questo ti rode – risponde ridendo. Al mattino mi fa trovare un caffè americano e intuisce sempre quando mi fermo a pranzo: senza che io lo chieda mi porta un hamburger. I due se ne vanno. che fai? Al bancone c’è la fila. il prossimo mese non contare su di me. La curva delle sue labbra pronuncia un umido invito imprigionato nel rossetto color mattone. a casa mia – le dico mentre si allontana. sussulta sentendo cosa le farei. Elena sorride maliziosa. – Elena. in vinile rosso. dalla ressa di impiegati in pausa pranzo. prospera di glitter che mi ricordano la salsa tartara. Sono già le nove. mi incita a continuare. secondo me. Suonano alla porta. Se lo toglie e sotto è nuda. Sono tutto un fuoco. Lei verrà. Elena ha finito il turno. Mi mancherà. faranno quei due stasera. dicono che fare il turno con lei è un tormento e io mi ritrovo sempre ad appianare liti. brucia il pane e semina crocchette sul pavimento. Le sue guance si arrossano. non verrà. quelle tette vibrano invitanti come un dessert al cucchiaio e io lo noto adesso per la prima volta. Ho preparato una cena fredda. Gli altri ce l’hanno con lei perché è sbadata. una qualunque in questo mare di cameriere che vanno e vengono con i loro umori e i loro segreti. 58  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . dal caldo della cucina. ha un soprabito lungo e leggero. chi lo sa. e che subito comincio a leccare. Ora vedo attraverso la porta aperta del bagno Elena allo specchio. La raggiungo mentre riempie un bicchiere di birra alla spina. Lei sorride senza voltarsi e senza rispondere. Non dice che verrà. gli occhi sembrano due crateri. La faccio entrare. Allora immagino noi due a letto e scendo in dettagli sempre più scottanti. Elena se ne andrà dalle esalazioni di frittura.MALIARDA AL FAST FOOD  di Francesca Galleano 22 febbraio – Mario. le indico una coppia di fighetti che mangia a un tavolo e le sussurro nell’orecchio le porcherie che. ormai. e lentamente porta il suo culo sfacciato al bancone. Una donna che si trucca davanti al suo capo esibisce una provocazione rotonda. Oggi le sue forme prorompono da sotto il lungo grembiule unisex. L’orgasmo mi strema. il suo fan numero uno. Mi rivesto con calma e già sto pensando alla mia prossima meta: la Francia. Tutto di lei mi piace. la mia attrice preferita. Sono pazzo di Monica. Manuela freme e mugola sotto le mie carezze. Prendo la Beretta che ho appoggiato sul comodino accanto al letto. Così non mi può mordere. Mi capita sempre così quando mi accoppio con uno zombie. poi accelero i colpi. pantaloni con i tasconi e boxer neri. Mi avvicino a lei. Mani e piedi sono legati con strisce di cuoio all’intelaiatura del letto. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  59 . Mi spoglio lentamente. camicia. Provo un senso di estraniamento. lucide e sode e ancora ben conservate. Ho sentito che lì dovrei trovare Monica Bellucci. I seni illuminati sono grossi e sodi. che fortuna averla incontrata! L’accarezzo tra le gambe. Le stringo i seni tra le mani. La penetro dapprima lentamente. sfilo la giacca militare. È bella. Non esiste una parte del suo corpo che non mi faccia eccitare.. Da quando l’epidemia ha trasformato la maggior parte della gente in morti viventi è difficile trovare delle donne vive con le quali farlo. Sono pazzo di Manuela. Manuela ansima sotto il bavaglio e si agita tendendo le corde legate al letto. bruna. Non riesco a resistere. Donne belle e famose. Manuela Arcuri. Ho un’erezione. Non riesco a resistere. come sospeso tra la vita e la morte. il suo fan numero uno. gli occhi scuri e labbra carnose e invitanti. Poi sparo e un fiore rosso le si apre sulla fronte spargendo materia cerebrale sul cuscino. Piacere e dolore. Tutto di lei mi piace. un piacevole calore mi percorre il ventre. Un bavaglio in lattice la obbliga a tenere la bocca chiusa. Uso un dito con perizia e faccio quello che c’è da fare. La punto alla testa di Manuela. Non esiste una parte del suo corpo che non mi faccia eccitare. gioco con i capezzoli.FAn nuMero uno  di Gianfranco Staltari 23 febbraio Manuela è sdraiata nuda davanti a me. Mi fermo a fissarla un istante. che si agita più forte e sbava da sotto il bavaglio come se avesse intuito la fine.. che superò i confini dei nostri corpi. invadendo il letto e poi il pavimento.In Venti Minuti  di Claudio Cassone 24 febbraio Arrivai a casa di corsa: avevamo a disposizione venti minuti. Saltai sul letto e cominciai a leccarla eccitato fino a sfiorare la vergogna. ritrovandoci immersi nel rosso caldo della mia vita. ci unimmo. Non c’era emozione. i nostri corpi distrutti. Scalai il suo corpo fino a raggiungere la vetta. Lei se ne accorse e mi guardò con un’espressione minacciosa che non avrebbe concesso pause per nessun motivo. voglia di perdersi e scomparire da ogni teorema. poi vidi gocce di sangue posarsi sulla pelle contratta della mia amante. ma solo libertà e volo. non parlava. Un oceano di sangue riempì la stanza. Vedevo rosso. 60  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . mentre noi galleggiavamo sopra il materasso che nuotava sbattendo da una parete all’altra. poi lei sarebbe dovuta andare a lavoro. diventammo un unico cuore che pompava forte e felice il suo amore incontaminato. libertà e volo e voglia di premere e stringere. poi il fiume si trasformò in un lago e questo in un mare. stordito dai gemiti che intanto avevano preso ad accarezzarle le labbra. spingevamo. Avevo il fiatone. Non parlavo. il cuore mi batteva senza tregua e il sudore mi riscaldava e preparava il corpo all’amplesso. Senza respirare. rosso dappertutto. mi sfilai pantaloni e mutande contemporaneamente e per poco non caddi. Nudo entrai in camera: lei era sul letto e indossava solo la sua bellezza devastante. morendo un poco. Intanto il suo godere diventava sempre più arrogante e sfacciato. Fu allora che sentii qualcosa scendermi dal naso. Poi andammo a farci una doccia. con una tale violenza da sfondare il letto. Le gocce si unirono e divennero un fiume rosso che le inondò il collo e sfociò sul suo ventre dopo essere passato tra i seni duri e assetati. Urlavamo. Aprii la porta e iniziai a spogliarmi velocemente. non c’era passione. Arrivammo insieme al traguardo. il letto si piegava e muoveva quasi fosse posseduto da un demone. illuminandoci. mano nella mano. La luce del mio sesso scivolò dentro di lei. i suoi gemiti ora sembravano picchiare e violentarle la bocca. 10 maggio 1499 “. sulla comoda. Era vergine. Mi avvicino a lei e con un colpo secco le lacero la camicia. Santità.. Piano.. L’ho anche leccata. Li prendo in bocca e succhio forte. sente male. a suo padre Papa Alessandro VI Borgia Castello di Blois. ma la piccina è alla prima volta. Lancia un grido e indietreggia. spingo. non quanto vorrei. ma questo non mi interessa. io invece mi sento bene. un marchio di famiglia. come Vostro figlio devoto Vi narrerò la mia notte di nozze con la duchessa Charlotte D’Albret. che caratterizza noi Borgia! La rovescio sul letto. Immaginate una stanza illuminata da una ventina di candele. Le allargo bene le cosce.. si sente che è giovane…” Il cortigiano posò la lettera che aveva letto di soppiatto. le chiome bionde. Il mio pene gronda sperma e sangue. stesso trionfo. in quella notte: diverse posizioni. Ha due poppe belle sode e capezzoli piccoli. ha un buon sapore. Ha gli occhi umidi. un letto regale e la verginella francese che indossa solo una camiciola bianca.. sento che trattiene il respiro. ma io la stringo per la vita perché non cada. a cagare tutto quello che aveva in corpo! Le pillole del farmacista. non avevano sortito l’effetto sperato: il Valentino invece di onorare la sposa aveva intasato la latrina! 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  61 . i francesi! E ora? mi chiede con quegli occhi slavati… ora aspettiamo un po’ e poi ti farò conoscere la vita… altre sette volte. piano. spingo e la inondo. duca di Valentinois. padre mio santo. glieli mordo così si rizzano e sono più buoni. Mi è sembrato che godesse soprattutto a prenderlo standomi sopra. ora che Vi ho riferito nel particolare le mie impressioni politiche sulla corte di Luigi XII. che dovevano mantenere dura la sua verga spagnola. ma è così imponente la mia bestia che se non uso la forza non riuscirò a entrare. Spingo e sono dentro.NOTTE DI NOZZE  di Elena e Michela Martignoni 25 febbraio Da Cesare Borgia. non ci hanno truffato. Lei geme. questa fulminea lievitazione. mentre ha piagnucolato quando le sono entrato nel didietro. e questo mi ha infiammato tanto che l’ho ripetuto due volte. e glielo infilo. la pelle chiara. Intanto il mio uccello s’ingrossa. Il suo sguardo impaurito mi eccita e accarezzando la peluria chiara e dolce come il grano di Provenza infilo le mie dita nella nobile figa. è umida. la petite. Le sparava grosse il bastardo del Papa! Lui sapeva dove il Borgia aveva passato la notte di nozze: altro che otto scopate! Alla ritirata. Nel rialzarsi fece per dire qualcosa. Un aggeggio capace di plasmare il corpo a piacimento. per riempirla meglio. Potrebbe sbranarglielo – e rise. Non lo aveva mai pensato intelligente. Lei assentì vagamente: – Uuhh – mugugnò.SCAMBIO DI COPPIA  di Nicola Verde 26 febbraio La voglia di scopare l’aveva preso a 70 anni! Una foia ormai dimenticata. in uno sgabuzzino. Di sotto. – Qui? – Qui! – rispose lui. Pompò in fretta. L’uccello prese a tirargli come ormai aveva dimenticato. Braccia e gambe nude. Quando uscì aveva la faccia e la mole dello sposo-cavallo e ne era soddisfatto. E la scopò da dietro. era scarmigliata e la tutina la fasciava come una seconda pelle. Quando si allontanarono parevano molto stanchi. Lei lo guardò. Voleva semplicemente prendere tempo. Nell’altra tasca aveva il trasformer. – Andiamo via – disse. Da uno stanzino uscì la sposina. un odore di vecchi. facendosi spazio tra le cosce e tirandole su la tutina. Ma quello l’aveva ignorata e si era alzato. mentre gli sposi stavano scambiandosi effusioni come se non ne fossero sazi. Per tutta la scopata l’aveva accompagnato l’odore forte di vecchio: a quello non c’erano rimedi. – Che bestia! – pensò. ma poi ci ripensò: sua moglie non lo degnava di uno sguardo. scrollandosi come un cane bagnato. Sua moglie Lina. persa chissà dove. lui aveva visto le cosce della sposina allargarsi e mettere in mostra mutandine e peluria. Ma entrambi avevano l’aria soddisfatta e. Poi puntualizzò: – Alla fica. poi si rilassò sulla schiena di lei. pensò. Dopo l’aveva mandata avanti. non lo fece. – Un cavallo da tiro – disse a sua moglie Lina. Quando pure lui risalì. – Dovrebbe metterle la museruola! – disse. Dentro si mosse in senso rotatorio. 62  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . – Vai – le aveva detto. si applicò la macchinetta. Così seguì la ragazza quando la vide alzarsi e dirigersi verso il piano di sotto. Notò appena che pure sua moglie Lina s’era alzata. invece. – Va bene – rispose inaspettatamente la moglie. soprattutto. aveva un che di selvatico. la sposa. Era nato quando tutto pareva dovesse risolversi in una bolla virtuale. dove stavano le toilette. L’aveva vista mandare un bacio al marito-cavallo con la punta delle dita. Deve avertela già lavorata per benino. bastava introdurre la matrice. – Un asino! La ragazza. Nel raccogliere la forchetta. S’era toccato l’uccello tastando un malloppo inerte. aveva la faccia incastrata tra le mani messe a V. Ma non era stato così. Fu al matrimonio del figlio di un suo caro amico: un ragazzone di 35 anni. sua moglie era al suo posto. E io insieme a loro. le sagome disegnate sulla finestra mi parlavano. Io ero seduto sulla mia poltrona e in silenzio osservavo quelle ombre muoversi al ritmo della passione. Si stavano abbracciando. Si attorcigliavano come edere a un palo. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  63 . Avevo imparato a riconoscerli dalle ombre. Si amavano e facevano l’amore.OMBre  27 febbraio di Michele Matteucci   Sapevo tutto di loro. Le ombre sussultavano. Le ombre diventavano di nuovo una sola. Il ritmo aumentava. E godevano insieme. Aprivo gli occhi e osservavo le ombre. esattamente come me. mentre io mi masturbavo al solo pensiero. proprio nell’istante in cui lei piegava leggermente la testa all’indietro e le punte dei capelli lisci sfioravano le cosce del suo compagno. saltavano e potevi vederlo da quelle sagome stagliate su una tenda bianca quanto godevano. vibravano. quasi le vedevo le goccioline d’ombra scendere rapide lungo la schiena muscolosa. Me li immaginavo seduti sulla punta del letto. Il sudore dell’uomo. un solo istante in più. Andavo su e giù con la mano come l’ombra di lei su di lui. Le bocche aperte e gli occhi chiusi. si abbandonavano all’orgasmo. Potevo addirittura immaginarmi i loro mugolii. Sentivo lo sperma salire all’interno dell’asta. La donna che si raccoglieva i capelli mentre ondeggiava sul suo pene. Sentivo l’orgasmo avvicinarsi sempre di più. Mi trattenevo ancora un po’. Le ombre in alcuni momenti diventavano tutt’una e sparivano per poi ritornare coi capelli in disordine. avvinghiati in una bolla di piacere. Le loro voci mi arrivavano all’orecchio attraverso l’aria calda di agosto e mi raccontavano storie di carnale desiderio. Ogni sera. E io intanto mi masturbavo freneticamente. Le mani della donna a spazzolare i capelli di lui in quel breve momento in cui. tutti e due. – Come ti chiami? – le chiese. L’uomo si alzò e le sciolse i lacci della veste: il tessuto di seta scivolò dalle spalle e ricadde a terra con un fruscio. – E lo sai chi sono io? Te lo hanno detto prima di mandarti qui? – Sì. che conservava ancora qualche foglia. Abbandonato scompostamente sul saccone di piume. i baluginii rossastri di un braciere illuminavano un grande giaciglio intorno a cui era drappeggiata una cortina di lino. ruotando. La punta. L’uomo sorrise di nuovo. e scomparve nell’incavo che separava le cosce dal ventre. La ragazza rabbrividì. fatte scivolar fuori le dita dal suo corpo. L’uomo sollevò la testa a guardarla poi. – E ti hanno anche spiegato cosa devi fare con il duca di Montargis? – Sì. L’uomo la guardò: la tunica di seta che le avevano fatto indossare si increspava sui capezzoli eretti. 64  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . La ragazza si irrigidì. mio signore. – Vieni qui. poco più che una bambina. gliele infilò in bocca. suo malgrado. In piedi davanti alla porta che il valletto aveva appena richiuso dietro di lei. Mentre la lingua lappava lentamente la vulva. c’era un uomo. Il tono della voce era imperioso. L’uomo la sospinse sul saccone e la fece sdraiare. allargò le gambe della ragazza. si inginocchiò sul saccone. ma restò immobile. L’uomo afferrò il sottile ramo di nocciolo posato sul giaciglio e glielo fece scorrere sul corpo. – Succhia – ordinò. percorse il collo. mio signore. scrutava nella penombra della stanza: sul fondo. posando la fronda accanto a sé. spingendo sempre più a fondo. In silenzio. siete il duca di Montargis. fino a sfiorare il saccone. le gambe. Era nudo e la fissava. – Colette. La ragazza si avvicinò ancora. La ragazza si staccò dalla soglia e si avvicinò. Poi risalì. Girò cauta intorno al braciere e si fermò a pochi passi dal letto. – Vieni – ripeté. il ventre.IL RAMO  di Valeria Montaldi 28 febbraio La ragazza era giovanissima. si chinò in avanti e affondò la testa fra le sue cosce. L’uomo sorrise. le sue dita scomparvero nella cavità della vagina. frugando. solleticò. La ragazza gemette. accarezzava la rotondità dei fianchi e scendeva fluida fino alle caviglie sottili. i seni. vibrò e calò con violenza sulle natiche. alzò il braccio e colpì di nuovo. Fu un grido disumano. – Venite. si prese in mano il membro e cominciò a strofinarlo. In piedi a occhi chiusi. invitò la giovane a seguirlo fino a uno scanno: non aveva braccioli ed era coperto da un cuscino di seta. raccolse la veste e la indossò. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  65 . si inginocchiò sullo scanno. la testa del duca scattava verso l’alto mentre il corpo. descrivevano cerchi di bava intorno alle sue labbra. Colette le strinse nel pugno e uscì. il duca continuò a masturbarsi fino a quando. due. La ragazza esitò per un istante. A ogni frustata. Colette aspettò. Fuori dalla porta. Le porse la fronda. Il duca urlò. mesi bisestili Colette obbedì. Le dita entravano e uscivano. era attraversato da spasimi sempre più frequenti. ritornavano a esplorare la lingua e l’interno delle guance. Colette continuò a spostare avanti e indietro quello strumento di piacere fino a quando le parve che la resistenza dell’uomo fosse al limite. L’uomo mugolò e riprese ad agitarsi il pene. Colette colpì di nuovo. esponendo i glutei nudi. 29 febbraio. poi fece scivolare la punta del ramo verso il basso e la strofinò sulla pelle delicata fra i testicoli e l’ano. piegato in avanti. – vi accompagno alle vostre stanze. quasi un latrato. Allora. senza curarsi di coprire il membro ancora eretto. il valletto la ricoprì con un mantello di lana fine e glielo drappeggiò con cura sulle spalle. con il respiro rotto dall’affanno. Il duca si afflosciò sullo scanno con la testa riversa sul cuscino: le braccia ricaddero a terra. prese due monete dallo scrittoio e gliele mise in mano. Il duca si ritrasse. Colette depose la verga di nocciolo. afferrata saldamente la fronda. afferrò di nuovo il ramo e scese dal letto. Il duca si rialzò e. Il braccio della ragazza si mosse rapido. una. sollevò l’orlo della camiciola. Il ramo di nocciolo si sollevò nell’aria. Il mugolio che stava uscendo dalla bocca del duca si trasformò in un gemito. che si concluse con una nota di pianto. duchessa – le disse. Con un cenno. tre volte. due amanti stavano in piedi. Spero che i quadri le siano piaciuti.Sotto SGuArdi indiSCreti  di Alessio Schiavone 1 marzo Entrai nella sala. Una ragazza era sdraiata sulla schiena sopra di lui. mentre la nuca era protesa nel piacere. godevo della sensualità delle movenze e dell’unione. incuranti degli sguardi indiscreti rivolti verso di loro. I loro corpi riflettevano una luce intensa e folgorante. le labbra si schiudevano appena e le lingue spennellavano le sommità dei clitoride. La sua partner. Solo pochi faretti a illuminare il pavimento a scacchi. con le gambe distese e le mani poggiate ai lati del corpo. stava di fronte a lui. interrompendo la mia eccitazione: – Mi scusi. la donna. mi chiamo Mascetti – mi disse. si abbandonava al piacere e la fissava in viso. scrutai un altro uomo. Io ero eccitato. con le gambe piegate e divaricate. signore. All’improvviso la voce di Mascetti mi raggiunse. Avanzai di un paio di metri e scorsi un uomo seduto a terra. Lui la reggeva trattenendole le natiche. Una era sdraiata sopra l’altra. questo era disteso con le gambe unite. un uomo la montava da dietro come un toro. fronteggiandosi. e me ne vergognavo. Sullo sfondo si intravedevano due donne. si lanciavano sguardi languidi. su gomiti e ginocchia. Le bocche sfioravano le vagine. appoggiata sulle braccia tese. Vidi una donna messa carponi. sopra le sue cosce. gli posava i piedi sulle cosce e le braccia intorno al collo. – Piacere di conoscerla. e avvicinava le mammelle al proprio viso. Una persona distinta e gentile mi fece accomodare. Ero in estasi. ma stiamo per chiudere. coglievo gli odori nella mia immaginazione. Feci ancora un passo e davanti a me. così ardente. Proseguendo a camminare. Lui le teneva i fianchi. c’erano anche altre persone nella sala. e avvinghiava le braccia intorno alle cosce della partner. Lui con una mano le carezzava la schiena. Non mi sentivo del tutto a mio agio. con le gambe piegate e i piedi poggiati sulle sue ginocchia. arrampicata sul corpo dell’uomo come una scalatrice. nel verso opposto. Mi misi subito a osservare ciò che mi circondava. era buia. mentre lei alzava il bacino e compieva movimenti oscillatori. – Piacere mio – risposi. tra le gambe il membro cominciava a svegliarsi. Riuscivo a percepire il loro piacere. L’altra sprofondava le dita nel sedere della compagna di giochi. L’orario di visita della mostra è terminato. 66  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . passivo. Lui. con l’altra le stringeva il seno. Tu davanti a me. mentre io. ti stringo il cuore con anelli d’acciaio. Andare con te anche all’inferno. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  67 . Cos’è l’eros? domandi a bruciapelo. impotente fra le tue mani. niente memoria. vana ombra. Niente ricordi. Ti guardo.SENZA TRACCIA DI PECCATO  di Niki Borea 2 marzo Silenzio. Di colpo mi blocchi. lentamente. Mi liberi. e non riusciamo più a distinguerli o separarli. L’eros appartiene all’anima. Tranne quella di suscitarti un lampo di piacere. prendi la fune. Quando il tuo desiderio si confonde con il mio. Il resto è una pallida. Senza traccia di peccato. Quando annienti spietato ogni mia volontà. Riprendi a baciarmi. Una passione dell’anima. Solo il presente. Cominci a baciarmi lentamente. Quando mi annodi per prenderti la mia anima. mi leghi i polsi. diventa il mio. La postina è già vestita e prepara il caffè. alla luce dell’alba. La palazzina ha un giardino con il prato all’inglese. E all’unisono… la postina riceve il marito da dietro affacciata alla finestra della cucina. la giovane percorre lenta il viale alberato ondeggiando sui tacchi. s’apre l’accappatoio del fornaio mentre calano i pantaloni della postina e gli sposini. poi guarda l’orologio. abbracciati. mentre al piano terra la custode cinquantenne apre la porta a un’amica Ora la donna appoggia le mani allo schienale di una panchina e guarda la palazzina di fronte. il primo rintocco. quattro appartamenti e una bella vista su un viale alberato. Sullo scorrere dei rintocchi le quattro coppie raggiungono l’apice del godimento e riservano uno sguardo alla giovane bruna che finalmente. la sposina rinnova con la bocca il vigore del suo uomo. Il biondo si muove deciso e il grosso seno danza avanti e indietro con i capezzoli duri e tesi che fanno tintinnare i campanellini al ritmo dei rintocchi delle sette e del pene che finalmente le riempie il sesso. Mentre entra in paese dalla strada principale si chiede incuriosito il motivo di quello strano motto scritto sotto il nome: il borgo del buon risveglio. le sei e trenta 3 marzo I capelli corvini a caschetto e gli occhi color cenere. mentre la gonna mostra gran parte delle cosce nude e traccia il dolce incavo dei glutei. nudi.AL rintoCCAr deL Giorno  di Paolo Campana Una mattina di marzo. l’amante del fornaio ne cavalca dominante il membro e le due donne si esplorano con vigore l’una con l’altra. irrigidita nell’ultimo colpo. lei sorride complice e l’uomo ammicca di rimando. quindi appoggia appena il membro turgido al suo umido piacere. urla al giorno il suo piacere. Accarezza le natiche morbide e nude. il rappresentante di latticini è sveglio dalle quattro e ora sente il bisogno di un caffè. Sono le otto. Un giovane dai boccoli biondi la incrocia e le offre uno sguardo blu intenso. L’unico bottone di un giacchino blu contiene a stento il reggiseno: con gesto rapido il giovane lo slaccia e tira fuori le mammelle. 68  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . guardano dalla finestra. La custode e l’amica si spogliano a vicenda. dalle quali pendono due catenelle con un campanellino d’argento. Pochi istanti alle sette. Ed ecco. insinua le dita all’interno stuzzicandone le sinuosità. il fornaio esce dalla doccia ristoratrice dopo una notte di lavoro e due giovani sposi si svegliano. Poi le solleva la gonna. salvo fermarsi di colpo. supino. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  69 . bue. Matteo: il sole e la luna sono amici e il loro gioco preferito. nessun senso di colpa in lui e quindi nessun bisogno di parlare e giustificarsi. dalla finestra della cameretta. Dentro. Matteo. Matteo andò a dormire soddisfatto. Quando si fa tana. A un metro dal pavimento si vede la mamma nuda di spalle che gioca al cavalluccio sul letto ed è felice. stanno insieme un po’. – Vieni con la mamma. il sesso non va giustificato. fanno a turno.. afferra il pacchetto sul comodino. cavalluccio al contrario resta in silenzio. E bada.FIABA SEXY  di Mauro Simeone 4 marzo è sempre una questione di punti di vista. la sigaretta dopo sì. Marina. Di giorno conta lui e di notte lei. verdure nel piatto. sai qual è? Nascondino. il panico. Matteo. Non fa in tempo a gustarsela che Marina e il piccolo sono già lì.. sogni brutti. vide il sole affacciarsi timido su Milano e notò che anche lui. tira una lunga boccata. andiamo in cucina a bere un po’ d’acqua. si rilassa quando non dovrebbe e parte all’attacco: – Non gli racconterai mica le solite storielle. Lui è confuso. Hai capito? – Ma allora non stanno mai insieme? – Sì. Una sigaretta ci sta tutta. – Pure la sigaretta? Quante volte t’ho chiesto di non fumare davanti al bambino? – Ma è solo una tirata! – L’urlo del colpevole. vero? – Noo?! – Certo che no! Sei uno scrittore. si stava fumando una grossa nuvola dopo essersi nascosto per qualche ora sotto sua moglie: la luna. – Ma. i capelli arruffati. come papà. invece. devi raccontarglielo in modo che capisca che io e te ci vogliamo bene e che quello che stavamo facendo è del tutto naturale. anch’io cavalluccio! Lei è scioccata. come nascono i bambini? La domanda di Matteo squarcia l’azzurro della carta da parati con magnitudo sei punto tre. tutto diventa bello. come ogni donna. che ci fai qui? – Mamma. si aspetta molto di più da te. Ti sei accorto che quando vedi il sole la luna non c’è e quando vedi la luna è il sole a mancare? è perché si nascondono. Il silenzio degli innocenti. L’imbarazzo stavolta è evidente. giusto il tempo di fare tana libera tutto: pianti. ma fu davvero felice solo il mattino dopo quando. – Papà. Di nuovo. come l’alternarsi del giorno e della notte. Da fuori si vede un bambino che entra felino nella camera da letto dove mamma e papà stanno facendo cavalluccio. pensa lui. poi improvvisa una fiaba sexy come se fosse l’incipit di uno dei suoi romanzi noir: – Ascolta. sfila l’ultima che è rimasta e. mentre le sue labbra vibravano di piacere. facendomi quasi svenire dall’eccitazione. l’incantesimo di ogni bacio. seduta con le spalle al muro. strato dopo strato. l’abbondante salsa cosparsa lungo il ventre. quando. Il tremore che provavo nello sganciarle i bottoni dei pantaloni. con l’alluce e l’indice. l’indignazione e infine il licenziamento posero fine al nostro legame. lentamente dischiuse le gambe e disse: – Dai. il luccichio della mia saliva sul seno. giallo e arancio. Il mulinare della sua lingua nel mio orecchio colmo di senape e tabasco. l’estasi. La polizia. ricordo anche il momento in cui suonò l’allarme e noi due. quasi sfrontato. L’immagine di lei con le labbra impiastricciate di curry e gli occhi carichi di desiderio. le immagini delle videocamere. ricordando i fianchi di Erika e il suo odore di maionese e ketchup.FASt Sexy Food  di Franco Pesce 5 marzo Per tutta la mattina non ho fatto altro che sognare a occhi aperti. m’infilava in bocca le crocchette di pollo. Le decine di cetrioli addossati al suo corpo madido di intingoli. le offese. la vergogna. presi dal panico. 70  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . purtroppo. fuggimmo sbandando pericolosamente verso l’uscita di sicurezza. I miei virtuosismi pittorici sulla sua schiena sfumata di rosso. L’istante in cui mi afferrò le mani e se le posò sulle cosce variopinte. mentre le stuzzicavo i capezzoli con un morbido muffin al cioccolato. Era incredibile con quale nitidezza rammentavo ogni dettaglio del suo corpo. distesa sul tavolo dei condimenti. Ricordo il modo in cui. Le esalazioni nocive provenienti dai nostri respiri affaticati. di cui. Ricordo di come lei. mi fissava con lo sguardo capriccioso. mi resta solo questo indimenticabile ricordo. prendine una porzione! Purtroppo. ogni increspatura della sua pelle lattiginosa. Il suo collo teso. E poi. mi ricopriva il petto di formaggio e insalata. Rividi le punta delle mie dita accarezzarle i glutei. Di come. I nostri abbracci incollati dall’intruglio melmoso e pestilenziale. grondanti di schifezze. che mi sussurrava: – Ho voglia di hotdog! Ricordo il momento in cui scivolammo a terra tra le risate e lo spavento. Il mare di sudore e liquidi sessuali innaffiò la campagna erbosa. Gli uomini si aggiustavano il cavallo. poi sempre più languidamente. Le leggere vesti candide cominciarono a fioccare sopra le teste dei soldati. controllando ogni più insignificante movimento del nemico. Testosterone ed estrogeni prevalicavano su una base di adrenalina. Le tette ballarono. agitati. guadò fiumi e percorse tutti i chilometri che la terra fornisce.LA SCHerMAGLiA  di Francesco Stefanacci 6 marzo I due schieramenti si puntavano a vicenda. erti come baionette. tante margherite dischiuse su un prato di carne. l’umanità intera si sentì pervasa da una calda. Qualcuno aveva già messo gli occhi sulla propria preda. La sua onda psichica si propagò ben oltre la zona di guerra: scalò montagne. Sciacquettii e placidi ansimi eccitati furono gli unici suoni udibili per diversi minuti. In quei brevi secondi. poi lo schieramento avverso scattò di rimando. Si formarono continenti di corpi stretti in ogni tipo di abbraccio. qua e là isole di coppie unite in un amplesso così passionale da farle sembrare un’unica creatura androgina. I soldati più nervosi ricontrollavano il loro equipaggiamento. I corpi si scontrarono e cominciarono ad avvinghiarsi. ma il retrogusto di paura era lì. un gesto ambiguo mal interpretato. Lo seguirono i suoi compagni. Le forze in gioco erano ben più grandi di tutti loro. Un odore indefinibile riempiva l’aria. versanti di montagne tenuti insieme da baci appassionati. innegabile nella sua fredda schiettezza. rassicurante sensazione di piacere. irrefrenabile orgasmo collettivo. tratteggiando ovali nell’aria. L’aroma di paura evaporò dai corpi caldi dei soldati. altri ancora tremavano piano. Tutti sapevano che quando il momento sarebbe arrivato. D’un tratto delle nuvole coprirono il sole. le donne il seno. dapprima con violenza. altri ripassavano mentalmente lo schema di azione. In quella battaglia tutti vinsero e nessuno morì. facendo correre un intenso brivido lungo le migliaia di schiene nude. i peni si ingrossarono. La battaglia ebbe inizio. I nervi potevano saltare in ogni momento: sarebbe bastato un movimento troppo brusco. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  71 . Ci fu un immenso. La tensione saturò e raggiunse il punto critico. Un uomo urlò e partì alla carica. Gli equilibri collassarono. la ragione avrebbe ceduto all’istinto e sarebbe successo ciò che doveva. e mi aggrappo a lui graffiandogli la schiena. se le mie braccia sono tese intorno al suo collo. E lui mi sorride. Il mio respiro si fa corto all’audacia dei suoi baci. incurante di quello che le leggi del nostro tempo dicono. Serpeggia sulla mia pelle. Desidero solo James qui. abbastanza insistente perché io possa sentirlo. Sono Abel e sono speciale. mi sorprende. Quando crolla su di me è davvero felice. ne sono più che certo. in questa stanza vecchia di secoli. Lo supplico. come se ci fossimo solamente io e lui e nient’altro a circondarci. ogni volta.PRIGIONIERO  di Daniela Barisone 7 marzo Prigioniero di un sorriso che. facendo ronzare di piacere le ghiere e i bulloni nella mia testa. in ogni ambito della nostra vita. perché io non sono un robot come gli altri. la sua lingua è benvenuta. non mi lascia il tempo di oppormi. James sa sempre come destare il mio interesse. facendomi suo prigioniero. e io sono sicuro che lo sarà fintanto che gli ingranaggi che mi tengono in vita funzioneranno. James mi usa a suo piacimento. socchiudo gli occhi e sorrido anch’io. perché nessuno avrebbe un così meraviglioso sorriso dopo aver fatto l’amore. se non lo fosse. Mi tocca. Mi stringo addosso al suo corpo muscoloso. lo chiamo. So che lo faranno per molto tempo. ma io so che il suo è amore. ma io non voglio farlo. come se un domani non esistesse. – Buongiorno – mi bisbiglia all’orecchio. dicono alcuni. Si fa strada in me. 72  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Sfoga in me il suo bisogno. nel tracciare misteriose mappe sul mio petto. Sentirlo muoversi. Mi accarezza lentamente. Sono un uomo. forse. Non m’interessa nulla. Sono il prigioniero del mio amato creatore. mi manipola come se fossi cera fusa da modellare a suo piacimento. E quando il piacere è troppo forte. tra le lenzuola aggrovigliate di questo vecchio baldacchino tarlato. solo un leggero sfiorare di dita. mentre mi ama con tutta la passione che può riversare nei suoi gesti. In un certo senso è davvero così. quel che basta per risvegliare i miei sensi addormentati. Stava sdraiata sulla schiena. ma ormai avevo raggiunto il mio scopo. nella stanza dell’orgia. completamente nudo. Non potevo ancora allontanarmi. La musica invadeva lo spazio. Con le mani e la bocca cercava e dava piacere a coloro che in quel momento erano a portata. Mi sono spostato più indietro. ho percepito una voce. Poi mi sono avvicinato al suo viso. Teneva gli occhi chiusi ed ero contento che non mi guardasse. Mugolii e gemiti s’insinuavano nella musica. ma io l’ho uccisa. Quando è arrivato il mio turno. Il cuore mi batteva all’impazzata.Un BreVe diArio  di Valentino Peyrano (trovato in ospedale tra le cose del defunto Armando Belinelli) 8 marzo Ci sono voluti due anni. Dicevano che era impossibile. Invece. Ho temuto che lo espellesse. Sono entrato. Proveranno con un’altra trasfusione. Le ho preso la testa da dietro e lei ha seguito immediatamente l’invito. L’ho sentita arrivare al culmine. lo stomaco è un vulcano attivo. Ho sentito il medico dire che il mio corpo è pieno di veleno. per lo più di spalle. Lei non era più giovane. Era una sala ampia. prima di afferrare il membro successivo. La selezione per la festa è stata dura. La testa mi scoppia. e presto le faranno l’autopsia. Erano tutti uomini. Ho preso un taxi e mi sono diretto all’ospedale più vicino. Non riesco più a muovere la mano destra… 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  73 . I seni turgidi e le cosce lisce sarebbero bastate anche senza il viagra che mi avevano fatto assumere. Mi sono avvicinato al centro. che annunciava la morte per avvelenamento di Madame Blessy. e non per l’eccitazione sessuale. Nessuno è venuto a trovarmi. Ieri mi hanno sottoposto all’ultima prova: una perquisizione corporea e una serie di radiografie. Il veleno inserito nel mio sperma ha raggiunto l’obiettivo. Quando mi hanno lasciato uscire. Non hanno capito come sia successo. Alcune luci permettevano d’intravedere le figure in piedi. finalmente l’ho vista. dove c’era un divano circolare. ho visto chiaramente che ha deglutito. comunque riesco ancora a scrivere. ma alla fine ci sono riuscito. però si manteneva attraente. Il locale era immerso nella penombra. Ho quasi perso l’uso degli arti. Nel delirio. Le ho riempito la bocca del mio piacere. mi hanno accompagnato con un pulmino fino a Parigi. Ora ho capito che la conclusione non sarà quella che speravo. Sono risultato pulito e mi hanno subito portato al luogo dell’incontro. le gambe aperte permettevano l’intrusione a turno dei suoi stalloni. alla radio. da quando mi hanno dato l’incarico. Sono entrato dentro di lei. 74  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . quella di settimana scorsa non arriva a uno e sessantacinque. verso le cinque. Ed è per questo che tornano. mi cago addosso per molto meno. Il mattino scrivo degli Harmony sotto il nome di Joanna Blackwood. una ricca e matura signora di Nashville che si è fatta tutti i cantanti country del Tennessee e sente il bisogno di raccontare in che modo. E io. mentre con quella di settimana scorsa non accade mai. spalancano le gambe e mi dicono scopami o fammi godere. ci diamo un bacio stile stazione un mattino di nebbia e mentre loro si rivestono io guardo come va a finire tra due pettinati e truccati come bambole che hanno deciso di mettere su famiglia nella savana. Ma non mi decido mai e alla fine. E se sono vivo anch’io non c’è motivo per non farsi una scopata. Il pomeriggio. non mi ammazzerei mai.LE COSE VANNO COSÌ  di Paolo Grugni 9 marzo Le mie ex mi passano a trovare una volta al mese. per vedere se il cane. che sto guardando un film per vecchi con della gente che balla in saloni con lampadari enormi o che sta uccidendo degli indiani ubriachi. Io rispondo che se muore il cane. mi lasciano tutte. E se è vivo lui. visto che sto quasi sempre chiuso in casa a curarlo. non so come cazzo sia possibile. Starei ore a leccargliela. Il giorno che muore devo trovarne uno uguale da mettere al suo posto. mentre quella di settimana scorsa tende al rossiccio. Potrebbe anche funzionare. ha la figa che sa di Aperol e questa è la cosa che mi piace di più di lei. è come stare al bar senza tutta la gente intorno che guarda cos’hai preso. Allora lasciano perdere. Veniamo. Non è vero. che puzza sempre più di acetone. mi ammazzo così pongo fine anche alle mie di scrittore fallito. le scopo senza fare troppe domande. ma mi piace farglielo credere. Questa è piuttosto alta. Il fatto è che ho un cane che sta male da anni e andrebbe soppresso. di solito. Con questa capita che mi annoio. Prima di lasciarmi fanno un ultimo tentativo per salvare il rapporto e mi dicono che sarebbe ora di porre fine alle sue sofferenze. sono vivo anch’io. Le mia ex di oggi è bionda. è ancora vivo. Le mie ex passano anche se ci siamo lasciati da anni e stanno con un altro. Un posto che non sceglierei mai. oltre un metro e settanta. Non un giorno prestabilito. Quella bionda. Si svestono. ma un giorno che va a loro. e che lei non può proprio fare a meno di sentire. per evitare che quella serata finisse come finiscono sempre tutte le loro serate. fra le lenzuola. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  75 . nonostante i pantaloni lunghi e larghi e pesanti che aveva indossato apposta per non sembrare così attraente. avidi di carezze. sfiorando dall’esterno le mutandine già bagnate di desiderio. e lascia che lui superi la lieve barriera di cotone umido che ancora tiene lontane le sue dita. – Ti odio. Si aggrappa al braccio che ancora la stringe. mentre scioglie un braccio dai suoi fianchi per sbottonarle i jeans e scendere con due sole dita fra le sue cosce. quando lui le chiude le braccia forti attorno alla vita sottile e le sfiora il collo con le labbra. – Non allontanarti – le chiede lui. umidi di sudore. Lei non risponde. tornando ad accarezzarla più velocemente. sperando che lui non intenda lasciarla cadere. proprio in corrispondenza dell’aumentare di intensità dei suoi gemiti. almeno. mentre lei si morde un labbro con forza e getta indietro il capo. – Non puoi scappare. non subito.quando quelle stesse dita si fanno strada dentro di lei in una carezza sensuale e un po’ ruvida che le toglie le forze. – Non è vero.TORTURA  di Giorgia Anzalone 10 marzo Si lascia sfuggire un mugolio più forte degli altri. avvicinandosi abbastanza da obbligarla a prendere atto dell’erezione prepotente che tende i jeans. cerca le sue labbra e lui le nega il bacio con un sorriso presuntuoso. la voce roca e bassa. costringendolo a un ghigno metà infastidito e metà divertito. – Mi stai torturando – ansima lei. sfiorandogli il profilo con la punta del naso. caldi di desiderio. e non si stupisce davvero quando la sua presa si fa più salda e il movimento delle dita meno concitato. Lui sorride ancora. per poi perdersi del tutto occhi chiusi e respiro pesante . Si volta appena. i ricci che si spargono ovunque sul suo petto e sulle sue spalle e gli pizzicano il collo. Sopra. Lenta o veloce? Mentre ruoto la lingua penso: adesso lo dovrò baciare in bocca? Gli farò male? E in quel momento un liquido tiepido mi riempie la bocca. è una cosa naturale! Sarà stato naturale. sei tu? Speravo meglio. ma queste domande mi tormentavano. penso io. Se avessi a disposizione la macchina del tempo tornerei subito indietro di un giorno. penso. dice: Ah. Ci penso un attimo e poi decido per il senso orario. Finalmente il primo bacio! Il momento che sognavo. Ed ecco le altre tre domande: Va ingerito o sputato? Se lo ingerisco rimarrò incinta? Se lo sputo si offenderà? 76  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Vorrei dire: Anch’io speravo meglio. In un articolo avevo letto che era come mordere una mela. Roba da non crederci! La mattina stessa arriva il primo SMS: Sn pronto ankio. Ecco perché mio padre non aveva voluto Sky! Alla fine mi sono detta basta. Altre tre domande: ma non sarà doloroso? Anche lui mi morderà? Se mi rimangono i segni mia madre se ne accorgerà? Facevo le stesse domande alle mie amiche. Rimane la questione “rotazione”. Cominciavo a pensare che fosse una specie di segreto di stato.Le tre doMAnde  di Cristina Angela Carisdeo 11 marzo Le cose che non riuscivo a capire erano tre: come fanno a incastrarsi i nasi? Da che parte si gira la lingua? I denti si sarebbero scontrati? Però avevo deciso: non volevo morire vergine. Doma in qst bagno h. bene in vista: Ragazza farebbe esperienza di baci. dico: Cominciamo? Mentre lo chiedo penso: ecco un altro problema: l’altezza. 11. Un giorno mi faccio coraggio e tutto d’un fiato chiedo a mia madre: Mamma. Ma dai. ma invece. ma ormai che posso fare? Almeno il problema “scontro nasi” è risolto. Deve essere sperma. Lui mi fa: Mettiti in ginocchio! Forse perché è alto. come si fa a baciare un ragazzo? Lei mi accarezza la testa e dice: Quando sarà il momento lo saprai. Perché nessuno voleva dirlo? E le altre come lo avevano scoperto? Forse su Sky c’erano dei documentari. In senso orario o no? Anche il problema denti non è secondario. Cioè e anche Famiglia Cristiana. ho respirato a fondo e ho scritto il numero di telefono sul muro del bagno della scuola. Poi si slaccia i pantaloni e senza tante cerimonie lo tira fuori: Ora bacia pure. Lui è alto con i brufoli e quando mi vede. Per provvedere a queste lacune sfogliavo tutti i giorni le riviste a mia disposizione: Grazia. Ho comprato una Sim nuova. Marty. Come ci arrivo lassù? Problema risolto. Loro si mettevano a ridere.20. Grey vorrebbe rifiutarsi. Nessuno aveva preso il revolver fino a che la rossa non lo aveva infilato tra le mani di Grey. languida. e Grey freme di piacere e di terrore. e senza accorgersene comincia a piangere. e ogni volta che la pronunciava Grey era colto dal desiderio di saltarle addosso e strappare i pochi centimetri di stoffa che lo separavano dal piacere. ma concreta. – Hai paura? – gli sussurra la rossa nell’orecchio. sì. Grey avverte la pressione dei seni. La rossa allora gli lecca le lacrime. promettendo due milioni a chi avesse avuto il coraggio di spararsi con quella pistola che aveva un unico proiettile nel tamburo: una possibilità di morte minuscola. – Prova – gli aveva detto. spara! – scandiscono tutti. e Grey la sente sospirare. – Spara. Poi a Brown era venuta l’idea di fare un gioco più eccitante e aveva condotto tutti nella sua suite. che situazione. Di nuovo. poi. gli stuzzica il lobo con la punta della lingua. La sua era bellissima: una rossa con un abito talmente essenziale che quando si appoggiava addosso a Grey lui poteva sentire la pelle nuda dei seni attraverso la stoffa della giacca. morbidi e rotondi. La pistola che tiene tra le mani trema. piccolissima. nella suite. e io sarò il tuo premio – promette la ragazza. piena e sensuale. Eppure fino a dieci minuti prima tutto era perfetto: stava giù al casinò insieme ai suoi clienti e a diverse accompagnatrici ingaggiate per la serata. – In fondo hai cinque possibilità per il piacere. Trema. ed è talmente preso che quando la rossa gli si siede sulle gambe ha un piccolo sussulto. La rossa se ne accorge. Grey deglutisce. quella che ha nei pantaloni si raddrizza con decisione. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  77 . Lei gli mette le braccia al collo e gli si stringe contro.ROULETTE  di Valentina Capaldi 12 marzo – Spara. adesso lo farà… E poi. e Grey non era riuscito a rifiutare. Grey tiene il revolver sulle gambe e non riesce a smettere di guardarlo. Quella ragazza aveva un’erre vibrante. ma il braccio gli sale da solo. di morire. e si ritrova la canna della pistola attaccata alla tempia. in maniera discreta. e una sola. Perché non spinge via quella pazza che gli sta attaccata addosso e non si sbarazza della pistola? Potrebbe farlo. Merda. obiettare che la vita è più importante di una scopata con una puttana. È una follia premere il grilletto. risuona lo sparo. Il profumo della ragazza lo sta stordendo. solo che si è immobilizzato nella contemplazione di quell’oggetto bello e terribile. Quindi adesso avrebbe dovuto puntarsi l’arma alla tempia e premere il grilletto. spara. Era stupendo. si era allontanata in fretta per correre nella vasca da bagno che l’aspettava sul retro. salivano dal pianoforte di un greco barbuto. cretino – fece il cugino dandogli una gomitata nelle costole. il pianista si cavò dalle orecchie i tappi di cera nascondendoli in tasca. Il pubblico aspettava trattenendo il fiato. pelle salata. Le dita sudate perdevano presa. Saro si tese. Le parole seguirono in un fiotto di suoni incomprensibili. la donna sgranò i grandi occhi sporgenti per trillare la prima strofa. qualcosa stava giungendo al punto di non ritorno. In effetti. Senza resistere. una sensazione più forte. più spiraliforme. Gli pareva di “nuotare” nel corpo di una donna. Bedda Matri. Non era altro che un verso. Che bidone. Siediti e ascolta. la vista appannata dall’eccitazione. primigenio. strinse il bordo del tavolino. profumo di iodio. Anche stavolta sarebbe toccato al greco inchinarsi a salutare. Era l’ultimo ancoraggio in quella che riconosceva come realtà. gli avventori fissavano avidamente l’attrazione. Altro che jazz. Il corpo non rispondeva più. Il ventilatore a pale ronzava. Delle note lente e sciatte. La sirena aveva le sue esigenze. Leà? Nà fimmena che canta ‘u gè?! – Abbassa la voce. i suoi mugolii. mandandogli assurde informazioni da galleggiamento. più intimo e osceno di un banale apparato vocale. Saro obbedì. La vista de “L’ultima Sirena” non somigliava a quel che gli avevano promesso per i suoi diciotto anni. Percepiva a malapena il dondolarsi lascivo di Leo. mi sta affatturando… pensò Saro. Sotto la cintola.CLIO  di Fabio Lastrucci 13 marzo Entrando nel locale per soli uomini. una melodia suonata troppe volte. mitica sei! Lui sorrise. Annaspando in quella musica. Dal pubblico un ubriaco gridò: – Clio. come tutti gli altri. Sensuali agglomerati. Allo scrosciare degli applausi. intanto. – Leà… ma almeno si spoglia? Leandro lo guardò divertito. più intensa di qualunque fantasia sessuale. Saro sembrò restringersi dentro il gessato preso in prestito dal padre. Un profondissimo. Clio. Poco male. chiese un Campari per sé e una spuma per Saro. come dargli torto? 78  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Quella canzone prendeva dominio dello spazio imponendovi il suo. roco vocalizzo che sorgeva da un punto anatomicamente indefinito. si lasciò andare al piacere. Poi. siediti e ascolta. Sentì i fianchi farsi languidi. – Questa era la sorpresa. Nella squallida sala in penombra. Con un cenno. una grassona compressa in un abito pieno di pajettes. vibrazioni che evocavano mondi fatti di onde. infreddolito. Passione. La nebbia fece il resto. che balzò in piedi: la ragazza era plumbea. anzi non lo è af­fatto. affinché nulla potesse ricondurre a loro. Ernest continuò finché fu esausto. gli occhi sbarrati. Lei era adagiata sul divano di pelle scarlatta. Le calze calate sui polpacci rivelavano piedi belli ed eleganti. Neppure il timore di essere scoperto spronò Darcy. Nell’estasi dell’orgasmo si assopirono tutti. Ernest. non respirava. diede loro del denaro. Quando il mesto involto fluttuò distante dalla riva. indietreggiò fissando il corpo esanime – L’ho uccisa… – sentenziò con voce rotta dalla disperazione. lo fece svanire definitivamente. – L’ho uccisa… – Non hai ucciso nessuno.QUEL CHE NON È DATO SAPERE  di Gianluca D’Aquino 14 marzo La sera non tardò ad arrivare. Darcy rassettò il bavero e i ca­ pelli scarmigliati. toccò ai massi: il primo lo inclinò. inumidito dal desiderio. alle prese con due ragazze. oppure la consapevolezza doveva ancora raggiungerlo. Darcy cercò invano di rianimarla – È morta! Darcy… morta! Inorridito. Darcy si destò. Ernest affrontò la situa­ zione. le mise sul primo omnibus e le invitò a dimenticare. il secondo. pensò di imbavagliarle e legarle e Darcy eseguì. seguitando a bere e fumare. Ernest aprì il baule e per un interminabile istante ne contemplò il macabro contenuto. Danae gemeva sotto i colpi di Darcy. lo era. Forse… 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  79 . Entrò. Attesero che nulla riaffiorasse. legata e con un foulard stretto su naso e bocca. corpo candido e sinuoso. Un filo di luce scivolava sotto la porta allagando il pavimento. Le gambe aperte svelavano il sesso sottile e rasato. lisci capelli cremisi. che aumentò il ritmo della penetrazione fino a godere. dai poderi nel fitto bosco fino al lago. L’acqua paludosa avrebbe celato il corpo per il tempo sufficiente. La notte cedeva spazio all’alba ma avrebbe ancora taciuto il misfatto. alcool e oppio mostrarono i loro effetti. quindi avvolse il ca­ davere in un telo. Reggeva un sandalo nero con unghie laccate del rosso del sofà. idiota! È morta da sola. seno florido. Un urlo scosse Ernest. Lungo il tragitto aveva deciso come disfarsene. Anche Danae. Il fiato condensava davanti alle narici dei cavalli. con uno strattone. Rivestì le ragazze. Ernest cantava vecchie liriche plebee. lascivi occhi verdi e bocca socchiusa in un conturbante sorriso. Ebbro di piacere. non è mai stata qui! Dobbiamo portarla via! Issarono il greve peso e lo misero nel baule del cocchio che scivolò fuori città. Il fardello fu legato a due grossi sassi e trascinato in acqua. Lo zittì. non aveva saputo dire di no al suo odore. – Fabio… – tentò Leo. che lo fissavano carichi di desiderio. forse anche il tratto deciso e marcato della mascella. Quegli occhi lo avevano ucciso e ora gli offrivano la possibilità di ritornare al mondo. Forse non erano solo gli occhi. tornò a cercare con lo sguardo il volto di chi gli regalava quel momento d’edonismo tangibile. ma lui percepì comunque un’ansia malcelata in quello sguardo che conosceva ormai bene. Gli avevano massaggiato le spalle dolcemente. Inspiegabilmente si era ritrovato sdraiato. ma non gli vide il volto. Cosa doveva fare? Dirgli di sì significava buttare nel cesso una vita di convinzioni.A Me GLi oCCHi  di Simone Valeri 15 marzo Non aveva saputo dirgli di no. mentre mani esperte tracciavano il loro sentiero su di lui. illudersi di aver vissuto solo un’avventura. Non poteva resistere a quegli occhi: azzurri. palpato il petto con bramosia. deciso. Dirgli di no. Trovò i propri occhi schiavi di un paio di specchi azzurri. ormai in balìa di quelle sensazioni. nudo ed esposto in tutto il suo splendore. Leo lo fissò soddisfatto. Per sempre. proprio mentre l’orgasmo esplodeva prepotente e incontrollato in quella bocca straniera. significava ammettere qualcosa di sé che non aveva avuto il coraggio di sospettare. Furono gli occhi a dargli la risposta: la forza di quell’orgasmo era lì dentro. accompagnate da quella bocca insaziabile. predatori. Significava dire addio a Sara. Aveva compreso solo allora che non poteva dirgli di no perché non voleva. Gettò di nuovo la testa all’indietro e quando sentì i lombi contrarsi. Solo una testa piegata. Erano mani dal sapore forte. l’avevano turbato fin dal primo momento.. Chissà. Con gli occhi appannati dal piacere. intensi.. torturato i capezzoli con forza brutale. seguendo la linea dei muscoli. mentre arcuava la schiena per esporre il corpo a quel tocco sapiente. invece. erano scese lungo l’addome. Chiuse gli occhi. abbassò lo sguardo per poterlo osservare. era in quell’uomo che gli stava di fronte. Poi. Lo trasse a sé e lo baciò convinto. accennando un timido sorriso. 80  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . L’incertezza sembrò durare eoni. così diverso da quello di Sara. Un gemito si liberò involontario dalla sua gola. incapaci di trattenersi oltre. significava sperare inutilmente di dimenticarlo. inarrestabile. maschile. Sta di fatto che non aveva potuto sottrarsi al suo bacio. che percorreva il suo sesso saggiandone l’asta con la lingua. con la testa gettata all’indietro da un incontrollabile brivido di piacere. fino al suo ventre. Presa dalla pura eccitazione inarco la schiena. il volto atterrito dalla scoperta. Fino a quella festa. Mi abbasso il vestito e. E ogni volta che scorgi il dubbio nei miei occhi. A dispetto di tutto. Se tu mi avessi detto che era tutto finito. Sperando che continui. sperando di ingannarmi ancora. Sono tormentata dal pensiero che tu sia di un’altra donna. Mi prendi il viso tra le mani facendomi cadere la maschera. mi annienta senza lasciare ferite. Stai per finire. Fra la gente che ballava era impossibile non vederla: rosse le scarpe. Mi guardi e dici che sono l’unica nella tua vita. Mi hai dato la verità in modo disonesto. ora ero più forte. Quando entri non ti sfiora nessun dubbio: ero lei. rosse le labbra che ti sorridevano sfacciate tradendo la vostra complicità. I nostri corpi sono di nuovo uniti in quest’atto brutale. fino a farmi godere. mi sfili le scarpe. Il tuo viso tra le mie cosce. io l’avrei accettato. mi ripeti che sono la sola. il perizoma. Con la lingua cominci a giocare col clitoride. Non provavo più nulla. vestita come lei quella sera. Il tuo corpo fremeva spudorato davanti a me. Mi sfilo dalla sua stretta e te lo prendo in bocca. Ti spogli con urgenza. Mi ritrovo con le tue mani sul mio corpo. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  81 . ansante: sento il tuo sesso pulsare nel mio. Ero vuota dentro. infilate le scarpe. me ne vado. Ti fai sfuggire gemiti di piacere sempre più forti mentre lo muovo ritmicamente.VUOTA DENTRO  di Michela Arnese 16 marzo I nostri corpi sono ormai degli sconosciuti. Ad aspettarti ci sono io. Sono confusa da queste tue parole. Entri in me con violenza. mi alzi l’abito. Ti ho affrontato esigendo sincerità. Mi hai torturato piano fino a oggi. Ho visto il tuo sguardo infiammarsi mentre lei passava altera davanti a noi. Ma non questo! è l’inferno in terra. stessa capigliatura e una maschera in pizzo nero che mi copre il volto. della situazione in cui ti ho portato. Le mie labbra e la mia lingua si muovono frenetiche. In un secondo sono stata travolta da tutte le angosce che un umano può sopportare. Rido di te. Ti irrigidisci. Mi sono scoperta arida. Un biglietto che t’invita in una camera d’albergo. Sono morta e risorta più volte e sempre credevo fosse l’ultima. Ti ricomponi. D’un tratto ti fermi. Con forza mi apri le gambe. Rido del tuo membro ancora eretto che implora soddisfazione. Vivo nel continuare a desiderarti e sentirti a me straniero. Sono piacevolmente sottomessa alla sua furia. che mi lacera. Ora so di cosa sono capace. rosso l’abito che la fasciava stretta. adagiandosi sul mio volto. – Geisha. non era di grossa taglia ma la tentazione di morderlo fu talmente forte che per me fu impossibile bloccarmi. stupida donna. Volevo che l’ascensore si bloccasse in quell’istante.YoKAi (L’AppArizione)  di Valentina Tesio 17 marzo Lo premetti con energia: ARRESTO. instancabile nel provocare piacere in un uomo. i suoi occhi obliqui si diressero verso la mia cinta. lo stavo divorando. le sfilai la canotta e il passo per slacciare il reggiseno fu rapido: in mano stringevo quel seno liscio come una pesca. fu in grado di non far cadere l’erotismo creato con semplici preliminari. Riaprii. sembrava obbedire a taciti desideri. Strette in un jeans e una canotta nera sembrava che le sue forme audaci stessero per esplodermi addosso. Annusavo la sua pelle sempre più nuda. Nell’ascensore si gustava il bruciore che si prova dopo un assaggio di Wasabi… solo che io non l’avevo solo assaggiato. portò la mia mano sul suo seno sodo. ansimava. Uscii dalla cabina e la porta si chiuse. Mi guardai i pantaloni all’altezza dei genitali. nel mio orecchio la sua fievole voce. e così le sue mani. e io ansimavo. Lei. non poteva neanche immaginarlo. La presi per un polso e la gettai violentemente contro lo specchio. Era troppo tardi per fermarci. Chi era quella donna vicino a me? In fin dei conti la palazzina in cui vivevo contava pochi volti noti. che prima rimase impietrita. non ci fu mai bisogno di spogliarsi del tutto. Infilai la chiave nella toppa e trovai mia moglie in cucina. Mi toccava e io la toccavo. mi donarono il suo piacere in gocce di sudore. i cui capezzoli inturgiditi mi invitarono a premere il corpo contro il suo. ma quanto avevo goduto in quell’ascensore… mia moglie. non ero cosciente di tutte le sensazioni che invadevano gli involucri dei miei resti esausti. ma la mia bocca ormai premuta contro la sua sussurrava solo: – Geisha. in alcuni istanti più roca. l’interno era vuoto. I suoi lunghi capelli neri e corposi. probabilmente le feci male. creando in me un piacere recondito. Nell’aria si percepiva una lieve essenza di loto sprigionata dalla sua pelle chiara. muta. la monotonia aveva preso di nuovo possesso della mia mente. l’avevo immobilizzata e la sua figura enigmatica si era piacevolmente arresa. Lei. Cercai di ricompormi. Lei. guardai lo specchio con solo le mie impronte. Toccami. Senza accorgermene l’ascensore riprese la sua salita verso il quarto piano. 82  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . mi coprii con la valigetta da lavoro: non potevo entrare in casa mostrando la macchia della mia virilità. L’inContro  di Jundra Pinelli 18 marzo Desiderava da tempo incontrarla. Le sue mani sudavano ma continuavano a toccare ogni centimetro della sua pelle. Non voleva abbandonare quel piacere che lei gli dava ma una divisa grigia lo richiamò alla realtà: – Monsieur. Non gli bastava. Voleva entrare in lei. non gli importava più niente. La notte rendeva l’atmosfera ancora più eccitante. descendez. l’abbracciava e l’ammirava. Ma come tutte le sere a mezzanotte lei rimane là per tutti e non si concede più a nessuno.o essere giunto nel ventre di lei. s’il vous plaît. per tutti quelli come lui. Era pronto ad affrontare la concorrenza di mille altre persone che erano ai suoi piedi. non voleva uscire dal suo corpo. Risalì velocemente fino a unirsi pienamente a lei. Con la telecamera risaliva dai piedi verso la testa. senza curarsi dei commenti della gente. sode e lucide. Anche lui. vede i suoi tanti ammiratori e forse si prende anche un po’ gioco di loro. Risaliva il suo corpo con tutto il fiato che aveva. La stava possedendo. Sempre al solito posto. Dall’alto del suo sguardo. molti si accontentano di vederla alla luce del mattino. incantato dalla sua fermezza e bellezza. Pochi minuti e sarebbe stato sicuramente soddisfatto per il resto dei suoi giorni. altri. illuminata dai flash. non gli bastava più ammirarla sulle riviste. Aveva qualcosa di magico. era il suo turno. per lui. fermandosi all’altezza della vita. fanno di tutto per estasiarsi in un momento serale. Era riuscito a farla sua. La prima volta per lui con lei. Era entrato in lei. prendere la sua mente e vedere con i suoi occhi. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  83 . Aveva pagato. era elettrizzato. Lei era lì per lui. L’horaire de visite de La Tour Eiffel est terminé. Sono gambe forti. ma da qualunque parte la si guardi è sempre bella e affascinante. per farsi fotografare e toccare. come lui. è di notte che lei dà il meglio di sé. anche se lei è sempre là. ormai gli mancava poco per essere il suo amante. per riprendere il suo ventre: voleva essere in quel ventre. Non sentiva i rumori intorno. Era perfetta con il suo corpo statuario che luccicava. si era rilassato ed era in uno stato di trance. come lei. Si godeva appieno l’immagine di lei nuda. Le sue gambe lunghe e sinuose le danno la forza di stare sempre eretta e di guardare avanti. gli batteva forte il cuore. Voleva un rapporto completo. Continuava a filmare in modo maniacale quell’atto quasi d’amore. adess. Forse l’unico loro incontro. Nella nuova vetrina sistemo anche oggi i cannoli della domenica. L’odore dei cannoli è di nuovo forte dietro il vetro. Oscilli paurosamente. Mi guardavi da dietro la vetrina. frivola pasticcera. sparsa sui gradini della bottega. premeditati. affilate come coltelli. mani allacciate in pochissime smorfie. ora. Sotto ci sono io. bocche umide e ritorte. spiegalo come nitida fotografia. più forte stringono l’oro lucente di questo nastro. artista pasticciata. Rapida premevo il bacino contro il vassoio. Eccoti davanti la mia pasticceria. Sorrido. come se conoscessi già i tuoi gusti. Sei scalini di bottega. Somigli a un calzolaio. unghie cerase. Amplesso consumato sotto un grembiule. Sei scalini scivolati in chicchi bianchi. chissà da dove. Nella farina d’avorio lucente. Ci siamo amati in una settimana di pioggia. Eri eccitato se toccavo lo zucchero.LA pAStiCCerA  di Elifucci 19 marzo Fermati anche questa domenica. Apri il mio ricordo ancora una volta. quando non riuscivi a scegliere. sei scalini culo a terra. Ecco la mia schiena nuda. Le mie dita. mordi i lacci che strappo. come candido sudario. Mi sono divertita a far crescere il tuo lentissimo piacere. Scivola. le tue ginocchia sulle maioliche azzurre. chissà dove. Viene su da questa terra bagnata. Le tue note nelle mie curve. Le tue scarpe non reggeranno l’ennesimo acquazzone. 84  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Impazzisci. Il tuo alito è caldo. Ciascuno prenderà il suo. Ti ho trasformato in un ragazzino malizioso. Scendi di nuovo gli scalini della mia pasticceria. Nuda donna. Toccami. ti offro effimero piacere. disciolta in questo vassoio di pasticceria. sono questo per te? Donna nuda. pomice grigia finemente spiegata. Respiri la mia lingua che succhia. rosa secca ti cerco. La pioggia batte forte sull’asfalto anche questa sera. Lingue sciolte in bocche sconosciute. al ricordo del primo giorno. Non te la senti di tornare a casa? Guardi la mia bottega. Osservi la vetrina. sono di nuovo in te. linea finissima d’acqua e terra. Avevo troppo da offrirti. le bucce d’albicocca. mischiandoci alla crema di ricotta. scivola nel mio pube bianco damascato. nero ambrato. è già di qualcun altro? Gatta nera ti graffio. ciao oggi è domenica! Letto damascato le mie palpebre socchiuse. al tuo pensiero. mani collose tra tacchi ciondolanti e ciabatte storte. Il mio seno strisciato di canditi succhialo. cerchi le mie piccole gocce di cioccolato. cielo rosso spina. George Vernon mi avrebbe sicuramente amata. accovacciato. ho il badge. L’auto è rimasta fuori tutta la notte e ci ha messo un po’ a partire. di colori diversi.RiSVeGLio  di Fiorenza Flamigni 20 marzo Lunedì. e scendo decisa. – Ricordarmi di pagare una bolletta – ho risposto e lei mi ha guardato con gli occhi strizzati. Finalmente! Ha una maschera di cuoio e uno strano costume di pelle che lascia scoperte le natiche. i figli piccoli e la gioia di vederli crescere. sembrava poco convinta. le gambe sembrano più lunghe. Un brivido che parte dal basso. – Cosa devi fare. È la regola. Mi sono vestita bene. e intanto in moviola si snocciola la storia della mia vita. Non c’è molto traffico e arrivo in dieci minuti. Scelgo la porta rossa. – Sei di buon umore – dice Gabriele con aria sospesa. i miei genitori ancora giovani e belli.. Accosto e spengo il motore. Sette porte. Rido sommessamente. piegando appena le labbra in un compiaciuto sorriso. Mi frulla la solita idea per la testa. Entro senza bussare. penso. sa che di solito quelle incombenze spettano a suo padre. L’atrio è circolare. Non ho il coraggio di farlo. I primi tempi con Gabriele. Mi porge una maschera nera. uno squarcio che apre il mio fiore imperlato di rugiada. poi mi fa scivolare sui polsi manette di stoffa e sento il suo organo teso che preme da dietro. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  85 . interrompono il cerchio della parete. Ma sì. Venerdì. sensazioni d’immagini. quando le cose andavano bene. È per giovedì. e la gonna stretta mi assottiglia e mi slancia. ci sarà solo odore di cibo. Ho gli occhi che brillano e li tengo abbassati. a colazione. – Il risveglio della natura. ormai. Giovedì. la porta viola. ma non ha replicato. Getto la sigaretta e la schiaccio con la punta della decolté rossa. poi mi accendo una sigaretta e aspiro chiudendo gli occhi. Domani. muscoli e pelle. ma sente il mio odore e si volta di scatto. poi lo sguardo insostenibile di quel ragazzo si sposta sul mio seno. Manca poco. in preda a un’eccitazione profonda. corpi senza volti. pareti bianchissime e mobili argentei. quando Chiara e Nicola iniziano le lezioni. La casa sarà vuota senza i ragazzi.. inguainate nelle calze scure con la cucitura dietro. Mi afferra e mi gira. invece. Ho cerchiato il giorno sul calendario della cucina. – Salve! – Un sorriso. L’uomo è seduto di spalle. dentro i salotti si è solo carne. – Sarà la primavera ­­ – rispondo. che applico al viso. con la nuca incollata al poggiatesta. penso alla fine del flash back. mamma? – mi ha chiesto Chiara. – Non ti sentivo canticchiare da un sacco di tempo. di seta. ancora frastornati da quell’esperienza afrodisiaca. Un rumore secco di ingranaggi fu preludio all’apertura della bolla. Era la prima volta per entrambi. ricoprendo per intero il corpo dei ragazzi. leccandone l’essenza di rosa. e la forza di gravità scomparve. mistica. toccando le piccole labbra fino alle grandi. Gli odori svanirono e la gravità ritornò lenta. conquistando i nervi fino al cervello. carezzando l’interno coscia per poi arrivare alla vagina. Adam ed Erika uscirono. – Adesso capisci perché mi dà fastidio quando finisci e te ne vai a guardare la televisione? – replicò lei. toccando lidi caldi.LO SCAMBIO   di Simone Carabba 21 marzo – Scambio – ordinò una voce metallica. Adam le allargò le gambe e la penetrò. trovandosi fluttuanti in un sessantanove volante. Il pene entrava e usciva dalle profondità del grembo. Cambiarono ancora posizione. Le dita si strinsero sulla pelle dei fianchi. La lingua rossa di Erika cominciò a stuzzicare il glande con la sua ruvida voglia. Il pene di Adam divenne definitivamente duro e turgido. Lo sperma scivolò come seta su un letto di carne. – Fra poco tornerete definitivamente uomo in uomo e donna in donna. Lui cominciò a toccarle i capezzoli e a sfiorarne il sapore con la lingua. La bolla si accese di una luce bianca e intensa. staccandosi dalla pelle. Lei sentì il pene entrare lentamente. cominciando a godere dietro gli occhi. Osava ogni tanto sconfinare fra le sue gambe. La luce all’interno della bolla divenne fucsia e alcuni profumi esotici ne invasero l’interno. Il piacere si spostò nel ventre. – Ho voglia di coccole – disse lui. 86  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Un su e giù prima lieve e poi veloce accompagnò il godimento della ragazza. I lampi aumentarono a dismisura. emozionale) proposte dalla nostra azienda. pronto a essere imboccato da labbra fameliche di piacere. Arrivederci. Cambiarono di nuovo. L’effetto potrebbe perdurare per circa dieci minuti. – Scambio avvenuto correttamente – disse la stessa voce robotica. Lui la leccò dall’ombelico all’inguine. Lei si lasciava pervadere da quelle attenzioni carnali. Odori di frutta. perpendicolare alle sue voglie. Vennero insieme. – Già. colori d’arcobaleno. La SeXperience vi invita a tornare per provare le altre decine di esperienze di scambio mentale (sensoriale. Sentiva il velluto della sua pelle liscia. per il bacio di un doloroso istante. spingendo fuori lamenti di piacere. I lampi scemarono lentamente. sodomie. Gli basta sfiorarlo. mentre lei si contorce in silenzio tra dolore e piacere. donna o animale. in tailleur Armani e tacco stiletto. bagnandola tutta. Al nono. Mentre la porta si richiude una mano inguantata la blocca. Si esercita da mesi. 3  di Ramona Corrado 22 marzo R. bagnato. forse la prima parte di Histoire d’O è la migliore. volendo. calze velate. schiaccia il pulsante dell’attico. giarrettiere e tacco 14. 1. la Histoire de R n. R. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  87 . inchiodandolo con lo sguardo.HISTOIRE N. Sorvolando sull’esistenza di un volume precedente in cui O. Quinto piano. può resistere. ha in mente la scena iniziale del romanzo. resta nell’ascensore. pronto a tutto. Lui le intima il silenzio. ed è l’uomo che si avvicina. L’uomo ora la volta. fredda dominatrice a cui nessun uomo. in Histoire d’O n. uguale O. R. vuole diventare come O. le infila con decisione la mano sotto la gonna. precipita in una violentissima contrazione di piacere che non può nascondere. O. Non è questione di alfabeto o di equazioni. Si volta verso di lui. quella dell’ascensore. e all’inizio neppure la guarda. O. Terzo piano. invece incontra lo sguardo dell’uomo e di colpo le manca il fiato. Invece è lui che la inchioda alla parete. elegante e composto. entra nella cabina come se entrasse al Ritz di Parigi. godendone. Un liquido denso le scende caldo dal sesso lungo le cosce nude. 3. le alza la gonna. ma è un errore.. Qui i piani sono10. scopriva di poter diventare.. ora dovrebbe iniziare a masturbarlo con maestria. adora la O. Senza interpellare l’uomo. porta l’uomo al piacere con un sapiente gioco di mano nello spazio di una salita di 40 piani. R. trovando un sesso aperto.. Oppure. 2. R. Settimo piano. Depilate a zero le parti intime. conquista la sua vittima in pochi secondi. Attico. R. Se si seguisse il copione. la penetra deciso e rapido. R. Niente biancheria: gonne. la fa piegare in avanti con le mani alla parete. Una fiamma gli brucia negli occhi neri e un sorriso diabolico storce appena un labbro che più sexy non si può. soddisfatta: dopotutto. oggetto di raffinate violenze sadomaso (fruste. R. L’avvocato del quinto piano entra ignaro nell’ascensore a piano terra. È eccitata già al primo piano. R. Imparare a sedurre con lo sguardo pur senza i celebri occhi verdi di O. collari e catene). mentre lei si ritrova con le spalle al muro. L’avvocato scende. Ora è arrivato il momento: comincia la Histoire n. lui viola anche l’ultimo orifizio e la inonda col suo seme. seminuda. e io non posso fermarmi. Oh. Chiudo gli occhi e affondo con tutta la mia virilità nell’algido mare del tuo ventre. Le mie mani scorrono sul marmo freddo del tuo corpo. Ti sfioro con le labbra la fronte liscia. 88  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . No! Non muoverti. Quando la sfioro. Il tuo sapore sul mio palato e il tuo profumo nelle mie narici. Una. delimitano il tuo viso ovale e disteso. Se sai quanto mi piaci così. Ti apro la bocca. Sento le lacrime prendere forma tra le mie palpebre. le tue risate. I tuoi occhi. fredda e immobile. Ti accarezzo il viso e i capelli. suggendola con infiniti baci. cristalli di smeraldo. ombre di nostalgia che gravano sul mio cuore. Ti bacio. Non posso resistere oltre. L’asciugherò io. raggelata nell’abbraccio della morte. con delicata fermezza. “Sonata in C Minore” di Pescetti. non fissarmi così! Sei irresistibile. Note dolci e malinconiche svolazzano come farfalle multicolori intorno ai nostri corpi così vicini. Lascia che ti possieda un’ultima volta. Mi chino. Allora mi fermo. i tuoi sospiri. Non posso fare a meno di mormorarti se sai quanto ho amato il calore del tuo sangue. Shhh. alla ricerca della tua. fino a scivolare tra le pieghe gelide e asciutte del tuo sesso. Sospeso su di te. così sincere. Un adagio di Vivaldi giunge a scandire questo conclusivo convegno d’amore. Sfiorano i piccoli seni e si soffermano a giocare con i capezzoli. socchiudendo gli occhi. amore. fissi nei miei. dal profumo di mela verde. I tuoi capelli color liquirizia. La bocca dischiusa come se mi avessi mormorato una parola d’amore. Non è forse un sorriso quello che vedo scintillare nei tuoi occhi estasiati? Tu sai quanto mi piaci. che si rincorrono dentro le mie orecchie. una scintilla di eccitazione mi infiamma i lombi e il membro. Lascio che la mia lingua s’incunei tra i tuoi denti. La pelle come neve caduta in una valle disabitata. Scendo. Avvio lo stereo. Un secondo bacio. Affrontano le asperità dei tuoi seni e percorrono la vastità del tuo ventre. solitaria. Le labbra di un carminio appena stinto. non dire nulla. lascio la memoria rievocare la tua voce. Le mia dita scorrono sulla tua pelle dolce come un panno di velluto. o avessi emesso un gemito di piacere. assaporando i tuoi profumi e il tuo sapore. Suoni carezzevoli. fino a incontrare le tue labbra con le mie. scivola fuori e ti cade sulla guancia. Non dire niente. Posso leggervi la risposta che mi taci. Colombo 23 marzo Quanto mi piaci. sfiorando la curva delicata del naso.RituALi per un Addio  di Alessandro M. poi un terzo. strappando un’ultima foglia avvizzita da un vaso di violette. Antonio si fece avanti con una sporta della spesa. con una giornata così. –Sozmel! E pensare che fino a un po’ di tempo fa riuscivo ancora a cavarmela da sola… – accennò con un velo di rimpianto. È proprio un bel mistero che questo fatto capita solo a una generazione sì e una no: la mia nonna è morta che aveva centosette anni.IL SALe deLLA VitA  di Marzio Biancolino 24 marzo – Ciao nonnina! – salutò Letizia sporgendo una mano festante. la mia nonnina! – dichiarò Letizia nel cingerla in un grande abbraccio. ma mica ha funzionato. È come una medicina. un bel cucchiaio di sborrina alla settimana. – Dài. con tutte quelle belle vitamine che ci sono dentro e con tutta la vita che ci frulla insieme… – Ma cosa fai? – la interruppe Letizia. io e la mia nonnina andiamo a contarcela in veranda. E attaccarono a mangiare di gusto. che fa mica male! – e si avviò alla veranda con la pentola fumante. Letizia! Con la tua povera mamma ci avevo provato di nascosto. la nonnina volle che si scambiassero le parti: adesso si sarebbe accomodato lui a tavola e avrebbero servito loro. – Te però. Posandolo sul tagliere. Anzi. e anche prima era sempre così tra le primogenite della nostra famiglia. non prima di aver dato in cucina il tocco finale al risottino. – Un vero fiore tra i fiori. la vecchietta si apprestò a tagliarlo in scaglie fini. E per un mesetto ne hai abbastanza – disse Letizia nel passarle dal freezer un dado bianchiccio. – A tutto il risotto lo aggiungi? – Mo va là. Con l’altra regalò un morbido tocco al pube di Antonio. Sozmel! 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  89 . E quando Antonio chiamò la cottura ultimata. – Sozmel! Proprio puntuali siete! – notò compiaciuta la vecchietta. – Che così ne faremo duecento. – Quanti cubetti me ne hai portato? – si informò subito la nonna. perché intanto non prepariamo fuori? E così fecero. – Avete portato anche i miei dolcetti speciali? – Ma ti pare che proprio oggi me ne sarei dimenticata? – insorse Letizia con artefatto rimprovero. – Cinque. – Un sapore davvero speciale – commentò Antonio dopo qualche forchettata di studio. che mentre Antonio sistema tutto nel frigo. – Ci penserà Antonio. che stava arrestando l’auto davanti alla villetta. Cin cin e cento di questi giorni! – Ma sicuro! – esclamò la vegliarda levando il bicchiere. – Ma qual è il suo segreto? – Be’… – indugiò la vecchietta fissando la nipote – diciamo che è il sale della vita! – E allora tanti auguri alla nonna. – La trovo in splendida forma. – Ma c’ho ben il risotto da curare! – protestò lei. non te ne dimenticare. Così siamo venuti qui e Ghigo mi ha detto: vai su. Ha gli occhi che ridono. – Ghigo mi ha chiesto se volevo qualcosa da bere. – A dire il vero. – Oh. A me il latte piace molto. Ha una faccia strana. Passionale. – Mi alzo e la guardo. sul volto. – Aha. energico. Caspita. Mi dispiace. ho voglia di latte. io non so che altro inventarmi. si toglie il reggiseno e poi mi piazza una tetta in mano e dice: Divertiti! All’inizio l’ho palpata senza convinzione. in effetti non ho mai pensato a come poteva essere. Prima si sbottona la camicetta. le tette sono davvero enormi e si muovono come se fossero vive. Forse le sto facendo il solletico. – Perché sei qui? – Solo rabbia. Io alzo le spalle. con quegli occhietti rossi e puntuti. e quando lei ti apre. Allora lui e Fede si sono guardati e poi sono scoppiati a ridere. Per che altro? – Latte? Annuisco. E ora sembra che siano loro a guardare me. viste da lontano. di oroscopi. ed era proprio morbida come la tetta. avvicinandosi. magnetico. ariete! – dico con una punta di orgoglio. Signùr… – fa lei. – Non è che ce l’ha in bicchiere? Sa. nella mano non ci sta tutta. Più di quello che pensassi. però poi l’ho trovata molto morbida. Lo so perché la Donatella mi ha fatto l’oroscopo. – No. Ah. – Sei vergine! Mollo la tetta e le mostro il pendente che porto al collo.PAROLA D’ORDINE  di Nunzio Donato 25 marzo – Va bene così? Lei mi guarda. Uno di quelli più tosti. No. però ho riso anch’io. davvero. Non va bene per niente – mi risponde. sempre con quello sguardo ambiguo. coprendosi con la camicetta. be’. ma di latte non ne è uscito neppure una goccia. Non sembra capirne molto. ma non mi fa ridere. Lei mi sta ancora guardando. come quello al bar? 90  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . speranzoso. – Io ci ho provato. no. ma dopo un po’ che ero lì a pastrugnare. mi è venuta in mente quella pallina che sta sulla scrivania del dottor Pivani. a metà fra l’arrabbiato e il divertito. e io ho detto sì. Una volta me l’ha fatta usare. Quella che lui schiaccia e trita mentre mi fa delle domande. allora? – Ma ci sei o ci fai? – Si alza di scatto e si allontana. dì con voce chiara: Ho voglia di latte! E poi le dai subito 50 euro. be’. – Per il latte – dico. È piuttosto grande. Ma perché ha tirato fuori l’argomento. solo che ora non sembra più arrabbiata. E mi ha anche detto che il mio è un segno di fuoco. – Ariete? – Lei ha lo sguardo confuso. ho capito! – mi fa. Devo affondarci energicamente le dita e le unghie. io eseguo. Laura mi dice di tirarmi giù i pantaloni e io lo faccio. Flette le ginocchia per abassarsi un po’. Ha le gambe unite e ben tese. Niente carezze. Gliele metto entrambe sul sedere. come una lesione in un vetro spesso. Le pareti sono così sottili che mi sembra di poter sentire addosso gli sguardi maliziosi dei vicini di casa. Stacca un gomito dal tavolo e allunga una mano alla ricerca della mia. poggiandoci la fronte sopra. Laura emette un grido strozzato che le spezza la frenesia del respiro. quando la tocco. Non riesco a non concentrarmi sulla bellezza delle sue unghie lucide. Il tavolo prende a battere contro la parete. portandola a sé. Lei impartisce ordini. le vedo la fede comparire e sparire. In questa posizione è troppo alta per me. C’è silenzio. Dalle pareti sottili filtrano rumori di vita domestica: posate. La sua pelle scotta così tanto che. nonostante sia piegata sul tavolo e io sia in piedi. sodo come quello di una ragazzina. Senza voltarsi allunga il braccio fin dietro la mia schiena. Mi offre il culo agitandolo lentamente. vengo scosso da un brivido. dispensando silenzio tutt’intorno. rovinerei tutto. bambini che giocano. Meriti un bel regalo. Mi metto dietro di lei e aspetto che mi dica cosa fare. solo così riesco a entrarle dentro. Il suo corpo disegna un angolo sensuale dai contorni regolari e flessuosi. intorno a noi. Il bianco della pelle contrasta con la vernice lucida delle ballerine rosse. le natiche mi arrivano al petto. Questi sono i patti: io non posso prendere iniziative. prima non lo avevamo mai fatto così. dal tratto preciso. mi dice che ha voglia. Da dietro riesco a vederli fare su e giù ritmicamente. di sicuro ha messo la crema alla vaniglia. Un po’ alla volta. – Oggi sei stato davvero bravo. Comincia a toccarsi con il medio e l’anulare. televisori accessi. Mi dice di cominciare. Adesso sono io a bruciare dentro. Sento le guance e le orecchie andare a fuoco. non le piacciono. La sua pelle profuma di dolci. Sulla punta hanno una virgola di smalto bianco perlato. A lei piace così. i colpi si avvicinano tra di loro. – Sul serio? – Tesoro. li abbasso fino alle caviglie senza toglierli. Mi piace. esercitando una discreta pressione. e comincio a muoverle come mi ha insegnato. attirandomi a lei. le caviglie sono flessuose e perfette.LAurA  di Gianluca Merola 26 marzo Appoggia i gomiti al tavolo di legno e unisce le mani davanti al viso. mamma dice sempre sul serio. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  91 . Quello con cui volevi passare la vita assieme. mentre la prima di una serie di lacrime. è venuto in fretta. non avrei saputo fare di meglio. come si usa fra uomini. a casa sua. – Dimmi che sei una troia. pantaloni. vieni… godo… sono la tua puttanella che vuole farsi inculare. Dopo aver iniziato mettendosi le mie gambe sulle spalle. il pretesto che hai usato per lasciarmi e ricominciare una nuova vita. adesso. Ora torno a vivere. Piccola mia. Abbiamo condiviso tanto assieme. giacca e cravatta. gliel’ho detto. Mi pulisco dal suo sperma e rimetto camicia. Un’eiaculazione abbondante. Ti sei sentita eccitata quanto me quando ti ha fatta sdraiare sul suo letto? Ti avrà usata così? Ti sarà piaciuto? Con me ti piaceva? Mi chiedo come si faccia a non morire quando si perde la cosa più preziosa… no. Una mail. Devi imparare a essere più discreta! Due ore fa. ma altrettanto in fretta ha ricominciato. Poi gliel’ho urlato. prima di lasciarci: gioie. Voleva il bis. Speravo che tu fossi l’eccezione. Una stretta di mano. Ripercorro tutta la scena: la seconda volta. l’ho contattato e ho provato a sedurlo. si vede che ho un bel sedere. speranze. Non sa che sono il tuo ex. – Dai. è l’ultima cosa che abbiamo in comune e non riesco a trattenere un sorriso. chiamami per nome mentre vengo… dimmi che sei la mia puttana. Sì. 92  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Avrà fatto così anche con te. te lo sei scelto come piaceva a te. è già venuto sulla mia pancia. il “bis”. ora manca il battesimo della schiena. piccola mia? L’hai cercato perché non eri più felice col tuo uomo. quand’è che hai smesso di amarmi? Non mi sono accorto di nulla finché non ho letto i messaggi di Daniele su Internet. – Oh sì Daniele. tanto poi scopri che così preziosa non era. mi chiede una pecorina. quello che all’inizio volevi sposare.CoSe in CoMune  di Effetto Neve 27 marzo L’ho trovato fra i tuoi amici di Facebook. come lo chiama lui. fa capolino fra le ciglia. desideri. sogni. L’ultima cosa in comune. quindi le telefonate notturne. poi Facebook per vedere le rispettive fotografie. per incitarlo ad andare più veloce. in effetti ho fatto la troia. all’improvviso non ti bastava più. Volevo condividere anche il tuo amante. ho provato per la prima volta la sensazione di un cazzo che entrava nel buco del culo come un coltello nel burro. Hai guardato un po’ di annunci. Cecilia non si vedeva da nessuna parte. mentre l’altra andava a posarle sul viso una leggera carezza. Si spogliò in silenzio. Un bacio. Le labbra si unirono. in profondità: l’acqua rendeva i movimenti più scivolosi. che si trattava di Filippo. Filippo scivolò di soppiatto nella stanza da bagno. lenta e calcolatrice. scese lungo il fianco di Cecilia. Sentì il leggero scrosciare dell’acqua e capì che era sotto la doccia. Pensava al regalo che stava per fare a Filippo. Cecilia fu sul punto di urlare. anticipatrice del bacio che stava per arrivare. Un’idea si fece strada nella sua mente. mentre rivendicava il luogo a cui apparteneva da sempre. ma non più difficili. Una mano. Terminò come aveva previsto. Questa volta fu Cecilia a prendere l’iniziativa. portandosele al ventre. Un attimo ed era dentro di lei. guardando Filippo da sopra le ciglia: – Bentornato.SorpreSe  di Noemi Bardella 28 marzo Cecilia era in piedi davanti alla doccia. riuscendo a non farsi sentire. Cecilia era convinta di avere sentito un rumore. Sorrise mentre il compagno entrava nella doccia. che lei diede ammiccando. staccandosi dal bacio e appoggiandosi alla parete della doccia. Filippo non resistette e la strinse a sé. Slacciò il nodo dell’accappatoio. Filippo sgranò gli occhi. Filippo capì subito il messaggio che gli veniva lanciato e prese il controllo della situazione. Quando sentì la tenda della doccia muoversi. mentre l’acqua scorreva lungo i loro corpi. Lui adorava farle certe sorprese. come a chiedere una tacita conferma. poi un altro e un altro ancora. Cecilia sorrise. La sua Cecy era quasi aggrappata a lui. prima di entrare sotto l’acqua calda. ma lo catalogò come insignificante. Il bacio durò a lungo. per ringraziarla del più bel regalo di compleanno che avesse mai potuto fargli. constatando che la stanchezza di una giornata di lavoro non influiva per nulla sulla capacità di Cecilia di eccitarlo. trasformandosi in un desiderio impellente che entrambi sentivano sotto la pelle. Poi Cecilia lo guardò dritto negli occhi e gli prese le mani. continuando a lavarsi e pensando a quando sarebbe rientrato Filippo. Si accorse quasi subito. però. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  93 . Era fantastico. Filippo entrò in casa. – Maledetto. anch’io sento il tuo calore mentre ti sfiorano il seno. Il polpo e la concubina fanno le Nuvole e la Pioggia. – Fine chiamata. sto pensando a cosa potresti farmi. come sempre.. inserì il caricatore e spinse il primo colpo in camera di sparo. Fuori si vede il mare. – Aspetta. – Oggi dove sono? – Seduta sul davanzale. ma io. s’infilano nel kimono.. se fossi qui...... Inserire la carta di credito per prolungare. adesso il tuo odore mi arriva alle narici. il tempo è scaduto. Le avrebbe detto il suo nome e l’avrebbe vista in viso... Era pronto per uccidere. – Fine chiamata. Cosa fai? – Chiudo gli occhi e sei lì. – Il sole ti sfiora... Scivola sulla spallina. – Sì... il tempo è scaduto. sì. quando ti aspetto. Umida.. fa caldo.... Sono bagnata di sudore e d’acqua di rose.... – Credi che abbia paura? – Alla fine sì. Ne accarezzò la canna. – Sì. una falce di sabbia. – Sì. un giorno sarebbe andato a cercarla.... Perle scivolano lungo il collo. Inserire la carta di credito per prolungare..... Ha appena piovuto. Inserire la carta di credito per prolungare. Accarezzalo. Hai i capezzoli già duri. qui. Le tue mani. Ma in un tempo senza necessità di riti.. le tue dita.? – Hai i capelli raccolti da un lungo spillone affilato... Ho indosso solo il mio tatuaggio nuovo.... Sul ripiano la pistola scintillava al sole. – Se chiudi gli occhi anche tu sarò lì con te. ma non ci sei. Aahh. neanche stasera...FINE CHIAMATA  di Stefano Di Marino 29 marzo – Lo sai chi sono? – Riconosco la tua voce. – Ma io lo desidero. ora sei qui. sempre. Sì.. – Fine chiamata. – Lo so. Un polpo che possiede una concubina... 94  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . qui vicino. qualche scoglio e poi una parete di vegetazione. – Un giorno verrò a prenderti. È stata una notte agitata. ne ho bisogno... adoro il sapore della tua pelle. – Non posso.. – Di che colore? – Importa? Nero con fenici ricamante in argento. – Bastardo. lo sai che ti voglio.. – Lo immagino. – Io sarò qui. – Sai che non posso. L’uomo chiuse la comunicazione. il tempo è scaduto. vigliacco. – Ma non verrai mai a posarci le labbra. Proprio sul ventre. non avere paura. lo voglio. la sua spina dorsale come un lungo marchio ombroso sulla schiena flessuosa. Si ritrovarono. il volto immerso nel pube soffice che disperdeva il suo respiro gonfio di euforia e di Prokof ’ev. tutto da godere. docce o poltroncine di platea che fossero.. avvinghiati dietro le quinte. maledetto. Lo toccò. che torceva il suo corpo. il collo madido di sudore e un fotogramma di Rob radicato nelle pupille. Lo succhiò con devozione. finalmente. le meraviglie che nascondevano. e la mano di Rob che lo guidava con sempre maggiore impazienza e. Lui impiastricciato. da quando l’aveva visto fare a lui. fasciata da pantaloni aderentissimi che avrebbe voluto squarciare per scoprire. – Allora ci tieni proprio a sposarmi. con il palese intento di provocarlo. fra carrucole in disuso e un mantello dimenticato da chissà chi. proprio quando fu certo di aver toccato il fondo con la punta dei piedi. quelle mani. Raccolse le gocce di sudore sfuggite all’asciugamano appena prima che raggiungessero quel suo delizioso ombelico contratto. Un po’ meno svegliarsi nel cuore della notte con le gambe intirizzite. l’altro perso in un sorriso sorprendentemente molle. Quell’accento. Era sfacciato e provocante. ma Rob suonava mille volte meglio. Era stato facile odiare il suo corpo. per la miseria. Lui che. E la colpa fu quasi esclusivamente di Rob. per un solista della Royal Ballet. finì per soffocarlo. Era come una danza. Non propriamente augurabile. brandello dopo brandello.. se il lavoro che fai ti incatena in un limbo in cui ogni gesto è potenziale. ecco che ricominciò la risalita verso l’aria. con la dignità di un vero ballerino. con il suo accento della Cornovaglia. gloriosamente nudo. Ma. solida e asciutta. danzava. E poi. alla fine. non sapeva come. oh. più sotto. a casaccio. uno sfiorarsi controllatissimo che è l’assaggio rubato di un vero contatto. Ansiosi e famelici. Per fare suoi il suo odore e il suo sapore. e tutto quel fastidioso talento. e quella vita. Banale finire con l’idolatrarlo incondizionatamente. e la colpa era quasi esclusivamente di Rob. Così. Non propriamente augurabile. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  95 . quello soprattutto.COME UNA DANZA  di Stateira 30 marzo Non ballava più come prima. lo strattonò. Rob. con gli applausi scroscianti del pubblico ancora nelle orecchie. Presto il gioco di sguardi che doveva servire solo ad assicurarsi un altro sogno memorabile. Quella bocca socchiusa. che stava per Robert. – Vuoi sposarmi? – gli chiese quello stupido. Si guardarono per un attimo. con grazia lupesca. i miei polsi chiusi dalla tua mano prepotente e forte. lo svuota. Mi dibatto. Come una coppa che si rovescia. lo rincorre. La mia bocca a cercare il tuo. La tua mano nell’umido del mio sesso. lo incalza e lo strugge. Prima sussurrate. Le tue mani sotto la stoffa mi stringono la schiena. allunghi le mani a spalancare quelle leggere cortine che ti separano dal mio seno. aperti gli occhi. – Poi gridate. Immediatamente ti viene voglia di tuffare la faccia dentro la mia pelle. la camicetta lascia intravedere la pelle. Il torace nudo si solleva regolare nel respiro. Certo. delle mia labbra. – Apri gli occhi – ti ordino. la percorrono. lo esaspera. Con timore. frughino. Come un urlo trattenuto che esplode. Le parole. E di nuovo chiudi gli occhi. – Va bene. prima di impossessarti della mia lingua. Dal tuo punto di osservazione privilegiato nella penombra intuisci subito il tesoro nascosto e. dolcissima violenza mi anima il respiro di un ansimare che spinge il desiderio e il piacere. Ci sta la tua bocca. ragazzi. La faccio scivolare via e mi siedo a cavalcioni su di te. Neppure ci diamo la pena di toglierli. perché io te li baci. Non ci lascia respirare. la visione impatta decisa sulla retina scoppiando di colore e forma e non lasciando spazio all’immaginazione. ma non riesco a liberarmi. Sfacciate. tra i miei piccoli seni. Una pioggia che scroscia improvvisa. L’accarezzano. Il film è finito. leggera. del mio respiro. Le mani trattenute. Ho scelto pensando bene a quello che avrei indossato. dillo più forte. Ė facile lasciare che le mani cerchino. Vieni. E allora che film proiettare su quegli occhi dischiusi? Ho preparato la scena slacciando i bottoni. Che non mi lascia scampo. in un attimo. Ti abbraccio la testa mentre ti appoggi a me.IMPATTO VISIVO  di Maria Teresa Valle 31 marzo Entro furtiva nella stanza in penombra. buona la prima! Questa era l’ultima scena. Sembri addormentato. la tua fronte sudata. La tua bocca ha già trovato un capezzolo e divora la sua freschezza. Una sciarpa di seta ti copre gli occhi. – Più forte. dentro quel poco di vestiti che ancora indossiamo. ci stanno le tue mani. c’è tanto posto qui. senza pudore. vinti da un’urgenza di possederci che non ci dà tregua. e l’ho messa direttamente sulla pelle nuda. della mia saliva. lo fa prigioniero e alla fine lo libera. Aperti i bottoni. E questa dolce. 96  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . senza toglierla. Ė una camicetta di pizzo nero. Tu sei sdraiato sul letto. e quella è la prima cosa che hai davanti mentre apri gli occhi. − Mitico! − Ha avuto un paio di orgasmi.” − E lei? − Lei mi ha fatto: “Cos’altro hai in frigo? Io seguo una dieta. devo ricomprarla. le melanzane: quasi mi dimenticavo di comprarle! − Una melanzana? Ma sei pazzo? − Pazzo? Dovevi vederla: aveva certi occhi. che storia! E poi? − Poi con la panna le ho ricoperto i capezzoli. dimmi… − Be’… fragole. mi pare. a proposito. Ho anche pensato a carote. la giustifichi? Hai idea in quel momento io come mi sentivo? Mi ha chiesto: “Hai del grano saraceno decorticato?” − Grano saraceno decorticato? − Già… “No. Ma tu. ridi ridi… Oh. la panna spray… e poi il barattolo della Nutella. − Ma pensa… E tu? − Io sono dovuto andare in bagno… e cavarmela da me. L’ho leccata fino a far svanire il sapore di cioccolata. e poi ho leccato tutti i rivoli… − Che storia. ma che. Le hai chiesto di fare le porcate? − Io? Lei. eh… − Sì. − Pazzesco… e com’è finita? − Se n’è andata. pure incazzata. non ne ho” le ho detto. Poi le ho detto: “Adesso tocca a te. mezzo limone. è pur sempre una top model… − Oh.” − Una dieta? − Già. Alla fine ho infilato tre dita nel barattolo e ho cominciato a spalmarle la Nutella proprio lì… − Proprio lì? − Sì. Ah. guarda qua: confettura di cranberry! Ne prendo un barattolo. Assaporavo e lei mugolava. capito? − Eh. bottiglia di Martini. piuttosto! − Lei? Hai capito ‘sta top model. una grossa melanzana. insultandomi perché mangio come un bifolco. Figurati a me cosa me ne importava della sua dieta! − Be’. eh. Ecco... “Allora della farina integrale di farro?” − Ma che robaccia mangia? − Capisci ora il mio dramma? Non avevo niente di quelle robe biologiche lì. va’. quando m’ha proposto i giochini! Le ho spremuto il mezzo limone tra i seni.UN AMORE ORTORESSICO  di Stefano Mascella 1 aprile – Così sono andato verso il frigo… Hai presente quei giochini erotici con la frutta? − Nooo. quelle robe… le avevi mai fatte prima? − I giochini? Ma se per sfilare il reggiseno a Maria è una lotta! − E dal frigo cos’hai preso? Dimmi. Dovesse diffondersi l’ortoressia… 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  97 . continuava a guardarlo dalla sponda del letto e non accennava ad afferrare il calice che lui le porgeva. – Si avvicinò ondeggiando. mia cara. quando all’improvviso lei cedette sotto il suo peso. dove il suo pene entrava e usciva. forse un po’ troppo vicine. i pantaloni già gli andavano stretti al cavallo. non guardarmi così. posando il bicchiere e ammiccando verso di lei. La donna non oppose resistenza quando lui l’afferrò per le spalle. Se ne liberò. rovistando con sguardo esperto fra i vinili e tirando fuori il suo disco da primo appuntamento: “Que reste–t–il de nos amours?”.BurninG pASSion  di Lavinia Vitali 2 aprile – Sono contento che tu sia finalmente arrivata. Stava per terminare l’atto sessuale. che succede là dentro? – Niente. scosse dal vento provocato dai loro movimenti frenetici. – Tu mi tenti. – Che ne dici di un po’ di musica? – aggiunse. lasciava a lui ogni iniziativa. La donna lo lasciò fare: come imbambolata. ma anzi si adattò subito alla forma delle sue dita. Le fiamme delle candele si muovevano sinuose. – ansimò lui accarezzandole piano la coscia mentre dalla fronte gli cadevano piccole goccioline di sudore. come annoiata. chiazzando di bianco la seta delle lenzuola. lui cercava di tenerla ferma con il proprio peso mentre un po’ le strizzava i seni e un po’ le sfiorava il punto umido fra le gambe. presto sostituite da qualcosa di più grosso e vivace. – Champagne? La donna.. Una volta tolti gli slip. mamma! 98  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO ... Spinta da tanta frenesia. – Sei di poche parole – sospirò lui. lei non poté che seguire il suo ritmo mentre teneva le gambe tese contro il materasso e il suo corpo assorbiva ogni colpo. leggermente ebbro. – Sei calda. Mugugnando per lo sforzo e il piacere. lui esplorò la fessura fra le sue gambe. – Sei un sogno che si avvera – le sussurrò mentre con le mani si faceva strada verso le mutandine di lei. – Fabio. tesoro. BAM! La bambola gli scoppiò attorno al pene creando un frastuono che fece tremare le pareti. È stato lungo il viaggio? – chiese alla splendida donna che lo osservava dal letto. che non lo respinse.. – Oh. – Quando la baciò. che ancora lo osservava. la Moldàva di Smetana. Fiumi di parole. rispondevi: – Sì. Cadde ogni innocenza su quei treni che raggiungevano. prima di averti tutta perché nulla era rubato. siepi di pampini. – Amore. felice perché appagato nel vento che avvolgeva e accarezzava e che conosceva i nostri più reconditi desideri. tutto il male. tutto il meglio e tutto il peggio di me – mentre il fiato diventava più forte e veloce. quando la voce del cuore e del respiro accompagnava il nostro ritmo del piacere col profumo della nostra pelle insieme al latice delle aghiformi. macchia mediterranea che ci proteggeva dagli uomini e dalle stagioni. al riposo dopo l’estasi. Laghi. balsamo di rinnovata. volti. E pensare che la storia iniziò col primo bacio in un portone. quando l’umidità del crepuscolo ci coglieva di sorpresa nel silenzio di una pineta. Mai sazio del tuo corpo anche tra le lenzuola usate dove ascoltavamo musica che scatenava ritmi per poi (s)venire in coro al vicino corpo caldo e sazio. inattesi. mete oltre frontiera: chiglie sulla Senna. sotto un sole che fondeva la sabbia di una spiaggia deserta nei giorni feriali fino a sera. Ci siamo amati nei luoghi lagunari. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  99 . prima di prenderti. mari e monti sono stati testimoni dei nostri sentimenti e del nostro piacere: tetti di glicine. degli sguardi complici che ispiravano una sottintesa.SeSSo roMAntiCo itinerAnte  di Aldo Ardetti 3 aprile Ci siamo amati in luoghi improvvisi. trasfigurata. le volute e amate trasgressioni. nel buio della notte. Dentro di te diventavo naufrago nel tuo mare. il Tejo o la Moscòva. implicita libidine. quanto di noi su quegli accumuli sabbiosi sovrastati da un promontorio di onice e alabastro! I bagni di sesso non ci fecero conoscere tristezze o melanconie perché i nostri gemiti cancellavano il mondo mentre baciavo le tue labbra vermiglie per assaporarne ogni piega. Allora i corpi diventavano un’unica figura. corpi avvinghiati con arti come rami che s’intrecciavano: scultura che non avrebbe sfigurato al Museo del Sesso di Pigalle. Fai uscire tutto il bene. poi. le nostre desiderate passioni. isole d’erba sulle quali abbiamo lasciato sagome di noi. degli abbracci e dei baci. oasi di palmeti. perpetua eccitazione. Fosti vita negli itinerari che percorremmo e mentre ti sussurravo d’amore tu. prendimi senza chiedere e aprimi l’anima. sotto la luce intensa dei riflettori. – Azione! I due primi membri della gangbang si accostarono alla donna. le accostò il pene alle labbra. 100  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Nadia si affrettò a leccare tutto quel che poteva. – Numero tre e numero quattro! Altri due arrivarono a sostituire il ragazzo. circondata dal desiderio degli uomini. Dalla trama delle calze occhieggiava un tatuaggio. finché tutti non si furono svuotati su di lei. sembravano veri. Bastarono pochi colpi. Perfetti. circondata da una trentina di uomini sudati: giovani e vecchi. Flijek 3 era il pianeta del settore stellare dove il lavoro si era rivelato più semplice e veloce: ora il raccolto era completo e poteva tornare soddisfatta con il suo carico genetico alle fabbriche di schiavi. Alcuni indossavano un accappatoio. con grossi seni pesanti. simili a pugili prima dell’incontro. Altri erano nudi. Uno dei due. che lei continuava a bere. Un inserviente le assicurò sul collo l’apparecchio: un piccolo catino collegato a una cannuccia. Gli occhi verdi. Il viso si squagliò. Il volto ovale circondato da capelli neri a caschetto. Come un meccanismo perfetto. La ragazza era piccola e flessuosa. poi altri due. scostò la mano della ragazza e la penetrò. Poi Nadia si alzò e andò in bagno. scostò le mutandine di pizzo e cominciò a stimolarsi. dall’anca alla caviglia destra: una rosa rossa rampicante circondata da farfalle. senza perderne una goccia. e altri ancora. e l’adolescente le eiaculò sul viso. umida. un grosso nero coloro ebano. Passarono i minuti: il trucco ormai le colava dal volto. Nadia si carezzò la coscia. Poi la creatura prese il volo. Continuò così. Aprì la finestra e guardò nel buio. gambe e braccia si rattrappirono in zampe d’insetto. Poi lo spettacolo iniziò. – Numero uno e numero due! – disse una voce fuori campo. Le gambe inguainate in calze bianche. poi bevve avidamente dalla cannuccia quel che si era depositato nel catino. salvo che per una maschera nera sul viso. rivelando due grosse elitre trasparenti. Nadia prese a oscillare il bacino mentre la lingua correva su e giù per l’asta del ragazzo. mugolando. Languida. mescolandosi con gli umori degli uomini. la vagina si schiuse. Allargò le braccia e la pelle sulle spalle si squarciò. glabri e pelosi. trasformandosi in una rete di tentacoli.Fino ALL’uLtiMA GoCCiA  di Roberto Fogliardi 4 aprile Sdraiata sulla panca dei pesi la ragazza attendeva. un adolescente brufoloso. L’altro. Lucia cavalca l’uomo sotto di lei con forza. Ma Rosa ha aperto gli occhi. ma forse ne afferra il senso. ragazza dei quartieri di Napoli. Avvicina le labbra all’orecchio del bel moro e gli sussurra: – Gemms. e risponde: – Yes.GeMMS  di Luigi Pagano 5 aprile Napoli. capisce che non l’avrebbe mai più rivisto. Le lacrime gli scendono sul viso ancora sudato di passione. molo Beverello. con gli occhi chiusi. Lei l’abbraccia e gli accarezza il petto rigido e glabro. of course. adesso è lui sopra di lei e la penetra con decisione. ritmati da un ansimare greve. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  101 . i ruoli si ribaltano. e un soldato straniero dai denti troppo bianchi per essere veri. posseduta con la forza di un sogno di un futuro diverso. chiude gli occhi e assapora gli ultimi attimi di questa storia d’amore tra una ragazza semplice. Lui. si stende sul sedile del guidatore. esausto e svuotato. come le navi americane entrano ed escono dal porto di questa splendida città piena di sole e belle donne. passando per il piatto addome e giù fino al membro. Poi la mano scende lentamente. Una storia contrabbandata e vissuta con ansia. Così tanta luce che anche quando qui c’è il buio. annaspa con le mani cercando di afferrare i grandi seni che ciondolano nell’aria. figlia di marinai. e resta nuda e immobile a guardare il suo sogno scivolare via come le gocce di pioggia scivolano sul parabrezza. Una sera qualsiasi del ‘45. In quel preciso momento lei. si accascia accanto a lui. lì c’è luce. ma nella piccola utilitaria con i vetri appannati l’aria è rovente. ma tu me vuò ‘bbene? L’americano non capisce nulla di ciò che gli ha chiesto la giovane ragazza. forse migliore. Fredda e uggiosa. Dopo lunghi sussulti e gemiti. Alla fine. in una terra straniera piena di opportunità e di luce. Abbassa la testa. Energia che scorre sotto i polpastrelli. Oggi compie trentacinque anni e la dolcezza del suo volto è sporcata dalle lacrime. le aveva detto. Con un’altra donna. Rabbia che scivola tra le dita. Chi sei? è in quel momento che lui solleva la testa. un soffio di vento. Una piuma. Una ciocca ribelle le sfiora il capezzolo. Quella che sta suonando non assomiglia più a nessuna melodia. Il ritmo si fa più intenso. è un rincorrersi di suoni strappati a una musica che non ha pentagramma. Lo cercava nel buio della notte. Dolore che tra breve evaporerà lasciando spazio al male. A un cuore che ha perso il battito regolare. Una mano. Come la neve che scende lenta dietro le vetrate. Arrivo prima di mezzanotte. stringe forte le dita attorno al suo collo. ferma la mente. Gocce salate che cadono sulla tastiera. Lui si inginocchia al suo fianco. Una lama di luce gli illumina lo sguardo. ascolta una musica che non c’è e lo lascia fare. Dita lunghe e unghie curate. Lunghi capelli biondi le cadono morbidi sulle spalle. E tu chi sei? Non una parola esce da quelle labbra appena socchiuse. A delle gambe che non smettono di tremare. Gocce di sudore le scivolano lungo la colonna vertebrale. su un volto dove le ombre giocano a rincorrersi per non svelarne i lineamenti. Un appuntamento. Lo aveva aspettato fino all’alba. Ed è allora che stringe. Stanotte è solo per noi due. Chiude gli occhi. E una frase: Chissenefrega del compleanno di Matilde. Le dita accarezzano la tastiera di un pianoforte a coda. Bianco. 102  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Le sue dita riemergono da sotto la stoffa e lui fa scorrere l’unghia del pollice sulla carne tremula del suo seno. Lo ascoltava in ogni rumore. Sentiva il suo profumo. Matilde inarca la schiena. Le mani sollevano la sottoveste. Tra le e-mail ne aveva trovata una che l’imbecille si era dimenticato di cancellare. Fatti trovare pronta. Poi aveva aperto il computer. Incontrano il pizzo della sottoveste. Come un bicchiere di cristallo che diretto al suolo compie la sua corsa per infrangersi. le ore passavano lente. stringe. è un tocco lieve. quello che le sfiora il collo. Si volta di scatto. Morbida e delicata. così le note spaziano lente nella hall dell’Hotel De Paris. La musica si interrompe. I capelli corti e sottili le solleticano le cosce.NOTE DI NOTTE  di Daniela Basilico 6 aprile Il silenzio si rompe. Matilde sbatte le palpebre e gli occhi dello sconosciuto diventano quelli di Julian. Per quella stessa sera. Julian. I minuti scorrevano veloci. Si appoggia al pianoforte. Gli occhi si incontrano senza essersi mai visti prima. Un accenno di sorriso. Attenta nel disporre nel nido caldo della sfoglia in perfetta simmetria quelle sottili fette di croccante mela zuccherosa. una mela. Ora. Piacere a scorrere come acqua sulla mia pelle. Poetica puttana. già. Calda nella tua fluida essenza. Sottile velo ad accogliere mele caramellate e ricordi. Indimenticabile. in un baluginare di denti bianchissimi. E poi il profumo. Il tuo pestare allegro. Perfetto. che miscelano farina. Nessuna come te. Ritmico guizzare della braccia nello scorrere ipnotico del mattarello sulla sfoglia. forse. Chinata. Questo non mi verrà più dato di saperlo. Odorosa di frutti maturi e di vini preziosi. Viva. Nessuna più di te. Allora mi guardavi. Cromatico gioco della memoria. Sporca di farina e risate. snd you think maybe you’ll trust him. E profumata. Leccavo. La trama sottile della pelle accesa dal calore del forno e del mio sguardo. Felice. Inebriante. Il rompersi di bastoncini nel mortaio. Concentrato in quel gesto familiare. Armonica nei gesti. Magica. Dopo. Quasi rumore di nacchere. E l’aroma a spandersi. Cangiante nell’umore mutevole degli sguardi. profumata di vita e cucina. Non posso più ascoltarle. lievitato come sfoglia burrosa. Fuso con la fragranza speziata della tua pelle. mentre mordi. Anche tu. Dita intrise di zucchero. Torri perfette le tue gambe.DI SETA E CANNELLA  di Sonia Pampuri 7 aprile Consistenza di seta. Dosa. Frulla. morbido. Ancora e ancora. Sorridente. le tue preferite. Fanciullesco. and you want to travel blind. Avvolgente. Lo so. Un po’ Susanne. Impasta. Avvolto intorno al tuo corpo di seta dorata. Liscia. Mescola. con fame sincera. Uno sguardo limpido. Un colpo del fianco e inizia il conto alla rovescia. Nuda. Femmina. Riflessi di rubino prezioso guizzanti tra i capelli. Sì. diretto ad avvolgere me. Profumo di cannella. Silenziosa nel tuo affaccendarti armonico sulle note di Cohen. Canticchiante su note basse. nella sapiente arte delle tue mani. zucchero e uova con antica sapienza di femmina. Non so più ora se le tue labbra fossero dello stesso rosso. Spargevi quella polvere rosseggiante con generosa abbondanza. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  103 . Madre e amica. coronate dal quel trofeo rotondo. quei versi struggenti: And you want to travel with him. Danzante su tacchi affilati come coltelli. Il tuo carnefice. Non più. For he’s touched your perfect body with his mind. L’AMORE DENTRO UN SOGNO  di Maria Lidia Petrulli 8 aprile Elis era turbata. senza alcun bisogno di suoni o di parole. I lunghi capelli corvini sciolti sulle spalle danzavano come se un vento li muovesse. Molte cose uomini ed elfi fanno per amore. forse per la forza che sentiva ribollire dentro di lui e che gli apparteneva come una seconda pelle che profumava di guerra e di sentimenti a stento trattenuti. perché il suo sguardo fu catturato dalla creatura a cui il suo cuore si legò senza condizioni. sul collo slanciato. Il guerriero aprì gli occhi. in lei una forza incontrollabile esigeva che la seguisse. il cielo non prometteva pioggia per quel giorno. ma non gli importava perché. Lo sguardo corse lungo il corpo nudo di lei. Elis si alzò. Elis si chinò su di lui: la pelle ambrata vibrava come le corde di un’arpa. disorientato. di qualcosa che faceva parte anche di lei. non ricordando dove fosse né chi fosse. Perché? si domandò mentre. nelle vesti del vecchio bardo in cui si era trasformata. il bisogno di sentire il corpo di lui contro e dentro il proprio era insopportabile. Ma aveva un dovere da portare a termine. Lui dentro di lei come un gioiello nello scrigno. Amore? pensò Elis. Forse per la somiglianza fra le loro anime tormentate. Senza condizioni. e seppe che il sapore della vita non sarebbe stato più lo stesso. 104  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Era ormai quasi l’alba. finché non l’avesse ritrovato. sui seni sodi e i capezzoli turgidi di desiderio. quegli occhi che parlavano da soli. bensì della brama di piacere per un amore che disconosce i confini fra le razze. l’elfa fissò a lungo quell’amore desiderato ardentemente. come la notte al giorno nel momento dell’aurora. il desiderio di giacere con Glendar la travolgeva. lo osservava dormire. – Chi sei? – le domandò. quello che non potrà mai dimenticare. sulle spalle forti e le lunghe gambe che sbocciavano nel folto vello del pube. mani e labbra si mossero in un incantesimo che fece sprofondare il dormiente in un torpore ancora più profondo: Quando si sveglierà penserà a un sogno. era se stessa eppure non lo era. il suo cuore avrebbe voluto solo lei. Elis entrò nel sogno di Glendar. L’elfa abbandonò le sembianze del bardo Ivrin per riprendere le proprie. Si unirono in una cosa sola. anche uccidere. Abbandonò la capanna e riprese la sua strada. quasi doloroso. ma questo desiderio che mi fa contrarre il ventre non ha il sapore della contesa. E gli occhi. lei avvolgente col tepore della vita che le pulsava in ogni fibra. da quel momento. ma non fu che un attimo. forse perché Glendar non era elfo ma umano. e aumentano a dismisura la nostra passione. sotto le ascelle. calde e battenti sulla pelle nuda. e poi lecchi pazientemente via. Gocce dorate. Gocce di desiderio ammiccano dal mio sesso che ti vuole e fuori dal quale tergiversi prima di prendermi finalmente con decisione. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  105 . Gocce di sapone liquido che si scioglie nel palmo. sul mio pube. dietro le ginocchia. mentre scende ad accarezzare le parti più delicate del mio essere. che mi lasci addosso quanto basta per sentirle ma non per lasciare dei segni. scendendo a infuocare la bocca dello stomaco. Gocce di sangue che stillano dalle mezzelune delle mie unghie mentre ti arpiono a me. Gocce che si sciolgono dai cubetti di ghiaccio che le tue mani attente fanno scorrere nelle mie pieghe sensibili e che alleviano le gocce di cera. poche. Gocce di liquore che passano dalla tua alla mia lingua. mentre rotoliamo e sussultiamo e ci fondiamo in un unico essere. quelle con cui giochiamo passando dal letto alla vasca al letto. che fai scivolare sui miei capezzoli e massaggi sui miei seni.GoCCe  di TiVedo 9 aprile Gocce d’acqua che scendono a lavare il mio corpo ancora addormentato. per farti arrivare ancora più in fondo e finalmente… Gocce del tuo seme che sprizzano mentre dalla tua bocca che mi sovrasta gocce della tua saliva cadono sul mio viso fondendosi alle gocce salate che stillano dai miei occhi pieni di amore per noi. Gocce di profumo. sul mio ventre. dietro al collo. dove so che farai scorrere il tuo viso mentre accarezzi ogni millimetro del mio corpo… Gocce di gelato. Gocce di sudore affiorano su nostri corpi avvinghiati. e poi più giù. delicate. Ma avrei saputo essere anche misterioso. deciso e veloce. lunghissimo e impacciato. Sentii i miei occhi adddirittura inumidirsi. ma il modo di mordere e sminuzzare. Tutto il mio desiderio non più represso. Immaginai come ai miei morsi avrebbero risposto i suoi. appena lucide d’olio. dal sapore ancestrale. indugiando sui diversi bocconi. zenzero a cutney. Così notai l’armonia dei suoi lineamenti. come il cibo. Nell’aria del piccolo ristorante indiano dove l’avevo portata fluiva un odore di curry che riempiva il naso. le salse preparate con la frutta e insaporite col peperoncino. terroso. mi fecero immaginare il suo corpo di creatura primigenia. dando un retrogusto piccante alle sue voglie? Non mi interessava più il suo sorriso. alla scoperta di sapori nuovi. così introversa. La curcuma e il garam masala. spogliandola lentamente e mordendole la pelle olivastra. suoi e miei al tempo stesso. Un’armonia di temperamenti: il sapore forte delle spezie. Non potevo più nascondere di volerla in quel momento esatto. La prelibatezza del sabzi bhaji kabi del boccone. Ma poi preferii osservare mentre gustava la frutta. in una purezza finalmente ritrovata. quella golosità implacabile davanti a un piatto di doh piaza tandoori. Come una serratura che schiude a meraviglie ignote. Fino a questo istante.SPEZIE  di Lidia Parazzoli 10 aprile Fu davvero imprevedibile. Riuscivo a comunicare attraverso i sapori. diventava turgida e piena. Mi sarei avvicinato piano a questa creatura sensibile. la sensazione che provai quella sera. mi attraesse. e trasalii. che titillava la gola. mentre il mango le rinfrescava le papille e preparava quella bocca splendida alla notte. Nulla in Olivia mi aveva permesso di capire cosa in quel corpo sproporzionato. che nel bel mezzo della masticazione si trasfiguravano. delle polpettine di carne d’agnello di un colore rosso intenso. quasi mistica. C’era una tensione che si propagava dalle narici alle labbra. meravigliosamente in grado di godere delle cose della vita. dischiudendo il segreto della sua libidine. In questa ragazza. così semplice. si percepiva una sensualità ancora tutta da scoprire. Ed ecco apparire cosa veramente mi piaceva in lei. Olivia decise di rispondere alla dolcezza del piatto con la dolcezza di una carezza. prolungando l’attesa del piacere fino allo spasimo. Ogni tanto interrompeva il movimento delle mandibole solo per spalancare gli occhi. eppure senza una chiave giusta per entrare. mi eccitasse. che si offriva a me nella sua nudità totale. 106  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . dove sai che sono più sensibile. Se potessi ti picchierei. Mi sussurri all’orecchio frasi che mi fanno arrossire. Frughi un po’ nei cassetti. Ormai faccio fatica a respirare. stringono.sai leggermi come nessun altro . ma il bavaglio che ho sulla bocca m’impedisce di chiedertelo. Tu ti muovi ancora e i tuoi tentacoli sembrano impazziti. Sei come il fuoco e io sono semplice cera. poderoso e brutale. primi di trovare il preservativo. Scendi a baciarmi l’addome. sprezzante. I tuoi tentacoli si infilano dentro di me. Ti accasci sopra di me. altrimenti mi punirai. padrone del gioco che io stessa ho voluto iniziare. solo puro istinto animale. Tu sorridi e mi posi un bacio sulla spalla. possiedono. mentre le tue ventose mi frugano. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  107 . sull’orlo di qualcosa di grande. Sto ferma. La mia coda. I tuoi movimenti si fanno sempre più irregolari. malleabile sotto le tue dita. le spinte più decise e io godo. desiderosi di terminare l’amplesso. Tu ridi. Non c’è dolcezza in quello che facciamo. Prima di addormentarti mi sussurri un “Buon anniversario” sulla guancia. Non capita tutti i giorni di festeggiare vent’anni di matrimonio il giorno di Carnevale. esausto. ma in realtà mi eccito di più quando mi stuzzichi fino a farmi impazzire. Ci muoviamo con foga. Un’ultima spinta e poi vi fermate. Finalmente decidi di darmi soddisfazione.TentACoLi e SquAMe  di Valeria Molina 11 aprile Le tue mani bruciano su di me. So che non devo muovermi. lasciandomi muta e tremante. I tuoi occhi percorrono ogni centimetro del mio corpo e mi fanno rizzare le scaglie. Tu lo capisci . intrappolata sotto la schiena. Inarco la schiena sulle coperte. Ti alzi dal letto e ti avvicini al comodino. si conficca nel materasso. Lo infili sul pene e vieni di nuovo verso di me. schiudo le gambe per mostrarti un bocciolo di rosa appena fiorito. facendomi gridare. lascio che tu mi metta nella posizione e finalmente mi penetri. sentendo il piacere impossessarsi di me. Voglio di più. Ti aspetto immobile. Gemo. Mi apro per te. nuda sotto il tuo sguardo.e ti tiri indietro. sento il corpo che vibra per la tensione. facendosi spazio senza troppe cautele. Arrivi fino alla mia femminilità e la lambisci. Strisciano. consapevole di essere in tuo potere. tu e loro. L’urlo mi rimane in gola. Spingi. palpeggiano. Lo annusò: sapeva di buono. Lo infilò sotto gli asciugamani e se ne dimenticò. Si scrutò intorno. Un orgasmo li sconquassò entrambi. Promozione “Patatina Pulita”: tutta l’estate solo 10 euro per far impazzire il tuo uomo! Quando l’aveva visto si era messa a ridere. Si studiò in basso. Luca la stava baciando. Madida di sudore. uno dei suoi amati pelucchi. Nero come i capelli setosi e le sopracciglia ad ala di gabbiano. Ma perché quella promozione le era rimasta così in testa? Andò al comodino. Andò in bagno: era il momento di farsi una doccia e di dire addio al suo cespuglio. tagliò un piccolo ciuffo e lo mise in un sacchetto ricolmo di pout pourri. Le era sempre piaciuta bella fitta e pensava che il marito impazzisse per lei. invece le aveva detto: – Be’ potresti provare! – sorridendole mellifluo. Si mise a toccarla. Ritornò in sé. Si sentì creta sotto le sue mani. Si sentì scoppiettare le farfalle all’interno. Una nuova vita la stava aspettando: Luca avrebbe gradito. Si guardò: gli occhi verdi dilatati. Affannosamente lo spinse in basso. convinta e lucida. teso. i glutei tesi. Il folto cespuglio era riccio e nero. nel profondo. Ritornò nuda davanti allo specchio. Si guardò allo specchio. La toccava. la sua estetista.RiCCi e CApriCCi  di Laura Castellani 12 aprile Era nuda davanti allo specchio. Prese una forbice. Poi la sua bocca scese giù. la bocca carnosa leggermente aperta e invitante. e Luca comparve lì con lei. morbida e cedevole sotto le dita. Sorrise mentre cominciava a lavarsi piano piano. Matilda? Hai tempo oggi per “L’operazione Patatina Pulita”? Sìììì? Grande. Gli occhi chiusi. E pensava che lo avrebbe fatto anche Luca. Le labbra fameliche sulla pelle setosa. la virilità protesa. sempre di più… Una tosse stizzosa lo fece fermare: si stava soffocando con un pelo. accarezzando e tormentando gli ultimi riccioli della stagione. Prese il cellulare. vogliosi. 108  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Luca stava impazzendo: lo sentì eccitato. con ardore. Cominciò ad apprezzarla. Nessun pelo intralciava la lingua che si muoveva sinuosa. – Pronto. Chiuse gli occhi. Lo chiamò a sé. a dopo. cominciò a farla fremere di piacere. pronta e fragile. con un sorriso malandrino. Gli accarezzò languida la schiena. la baciava. sempre più giù. Prese il voucher che le aveva allungato. la accarezzava. Leila riaprì gli occhi. Leila ebbe un sussulto. indecisa sul da farsi. Un chiodo la tormentava da quel momento: non sapeva cosa decidere. pronto. pieno. scandito dall’orgasmo maschile. – Doralice. Due mani vigorose e decise. Doralice semisdraiata. Anfratti umidi.. Ti piacerà. Ricordi di orgasmi innocenti nei giochi bambini. Un membro penetra. Morbido sulla sua pelle bianca e levigata. suo malgrado. La clitoride tumida trattiene. Il cerchio più esterno è un peepshow.. Qualcosa tra le grandi labbra. Sistema con cura le autoreggenti. allunga le gambe affusolate nelle autoreggenti nere. tre divisori concentrici. occhi impazienti. intermedio. Entra. Stringono i lacci. inatteso. Morbide le ginocchia. Qualcuno le fa indossare stivali al ginocchio. Alle sue spalle altre mani. Qualcuno le afferra il seno. Moto ondoso. deciso. Secondo cerchio. rapido.. Doralice si stiracchia sul divano. Sente il membro dell’uomo scivolare sulla nuca. Altro sperma sul seno florido. vogliosi. L’attesa rimanda e amplifica. ed esce. Nostalgie. Giochi di seduzione. vedrai. Le sue labbra schiuse gemono. Un collare borchiato s’aggancia al collo. Stonato. I dettagli sono la differenza. Un suono improvviso.. Lingua sapiente. Si riempie di altro. Fessure strappate attraverso il muro scuro e impreciso. Qualcosa s’incunea tra il rossetto cangiante. Si sofferma sull’incavo delle natiche. invogliate dal gioco. il solco bagnato. Stasera c’è l’inaugurazione. Corde stringono le caviglie. Poi scende lento vertebra dopo vertebra. Rimane con il corsetto di seta trattenuto da stecche flessibili e resistenti. il Terzo Cerchio. La giacca nera di Dolce&Gabbana viene strappata con forza.IL Terzo CerCHio  di Doralice De Roux 13 aprile Qualcosa l’afferra. Denso liquido cola. Al di là. – . Rapide. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  109 . Technogothic. trattenendosi con le mani robuste aggrappate alle corde delle caviglie. piano inclinato coperto di cuoio. Lo chiamano. ti porto in un nuovo locale. Di cellulare.. Una grande sala. turgido. altre mani scivolano sul corpetto.. fluisce sul collo. Aspettare. di parole vicine. premendo. Ti ascolto respirare mentre ci indicano il tavolo e ci accomodiamo. polpastrelli che si rubano lo spazio. [inginocchiati] ce l’hai scritto negli occhi. adesso] Succhio le dita e mi alzo dalla sedia con le gambe molli di chi sa cosa l’aspetta. Avvicini il pugno al naso assorbendo il mio essere donna. Mi piace venirti incontro con il seno mentre abbassi le difese guardandomi. Allungo la mano per parlarti. distraendo quel mio masturbarmi impossibile da domare. Entro. Mi appoggio al muro inarcando la schiena e i tuoi occhi cadono dove inizia il desiderio. mentre le dita cercano nell’aria la tua presenza per spingerti la testa tra le cosce. Mi accompagni sfiorandomi con quell’intensità che accende. che provoca. Poi stringi. abili. Leggo [in bagno. Nessuno oltre a te. mi hai. Regalandoti l’effetto che mi sei. I fianchi si strusciano. [cosa ordiniamo?] mi dici. mescolati a quei brividi invisibili che smuovono l’aria. Lo bagno di me. Leggi i movimenti. come se ogni volta lo dimenticassi] Ritrai la mano per stordire il bisogno con il vino. Ti vedo seguire le dita fin nelle tue. talmente lento da farmi impazzire.COSÌ  di Monica Ferretti 14 aprile Sono la sconosciuta che conosci. Silenzioso. Fissa nello sguardo mi muovo sicura. Il mio essere tua. Così. E vorresti leccarla. Durante la cena ti alzi. Mi chino verso quel paradiso oggetto della passione più cruda. Volti il viso verso di me ed è un ordine quello che mi stai dando. liquido. Un sorriso esploso. Esce un suono dalle labbra. Un dito a morderti la bocca. 110  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . che trascinano dentro giochi che i corpi attendono. Gesti che scivolano nello sguardo. Con quello sguardo fondo. questa mia bocca. Ci sediamo. [assaggiami. Apro la bocca senza staccarmi dal dominio del tuo sguardo e tu. Poi le labbra dipinte sul collo. Lentamente. Sposti la mano. Ti vedo di schiena. Divarico le gambe. di quelli fatti di pelle e occhi. Il cellulare vibra nella borsa. sfiorarti il calore con la mia stessa pelle. e penso che vorrei indossarle. [apri la mano] ti dico. del mio volerti. dimmi che sapore ho. La scintilla. Liquida di te. quelle tue mani sicure. Quasi illecito. Mi riporti la stoffa tra le gambe. il contorno. Come se non ci fosse nessuno a guardarmi. indescrivibile. Ti guardo allontanarti mentre me la sfioro con le dita. socchiudo la fame delle labbra gonfie e mi strofino il tovagliolo fin dentro. Un po’ alla volta il bordo della gonna si solleva per farmi trovare umida. con il fiato corto di chi già t’immagina nella bocca. che è così bello toccarmi di te. Poi una scossa gli percorse la spina dorsale. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  111 . prima che gli si rovesciassero in testa lamenti e urla. come i detriti di un assurdo scoppio di rumore. Una piccoletta saltellava sulla pancia di un uomo peloso. Nessuno cedette alla fatica. Poco più in là due ragazze si rotolavano avvinghiate nell’erba mentre uno spilungone. pensò la sua parte ancora cosciente. con un caschetto biondo. un’ammucchiata senza regole né limiti. le sue geometrie così precarie. Perse i sensi. Un pechinese con degli scaldamuscoli rosa alle zampe saettava da un punto all’altro del prato. Era rovinato di lato in una mezza capriola. la prendeva da dietro. aveva le sue regole. Con gli occhi dischiusi la nana agitava le mani nell’aria. Quando i reparti d’assalto della Polizia Morale piombarono sul luogo non si persero d’animo. Con una rapida e decisa manovra a tenaglia gli agenti circondarono dall’alto la valle per poi riversarsi su quell’incastro di membra e fiati. annusando e schivando culi. Fu quando il colpo lo raggiunge e lo piegò col muso a terra che ebbe la gioia di quella visione beata. La teneva ferma coi pollici sui fianchi e stantuffava sorridendo. E l’amore. Il sapore umido dell’erba gli avvolse il muso come un guanto di saliva.IL Mondo SA di FreSCo  (oVVero L’orGiA deL MiLLennio) di Marco Magurno 15 aprile Ce l’aveva ancora duro quando un colpo alla testa lo fece vacillare e cadere. mentre un altro. Ahi. gli sboccò sulla punta della lingua. Uno skinhead coi pantaloni a mezza gamba se lo faceva succhiare da un occhialuto in frac e papillon. che botta. L’azione repressiva fu un piccolo capolavoro di tattica e coordinamento. Inginocchiato sul prato. mai avuto un orgasmo così. Un rigagnolo di sangue caldo. fruscii e tonfi. riuscì a pensare. Il mondo sapeva di fresco. invitando ad avvicinarsi. cadendo a peso morto sulla faccia. Tutt’intorno coppie. L’aria era pregna di odori e gemiti. come sempre. terzetti e quadriglie impegnati negli incastri più vari. avevano detto. tentava di separarle. stringendosi il membro. La più grande orgia del millennio. s’ingroppava una grassottella riccioluta che gli s’era buttata addosso non appena l’aveva visto. intanto. e nel cielo poche nuvole galleggiavano leggere. fino a un attimo prima la situazione era piuttosto diversa. L’organizzazione si era basata su un discreto passaparola e il luogo era stato comunicato solo all’ultimo momento. Eppure. Il mondo sa di fresco. gli risponde Sara: non deve preoccuparsi e non deve intromettersi. più vicini a lei. La punta in mezzo alla calca che si è creata. La scala della metro è ripida. 112  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . si inginocchia. ignorando le proteste. è il suo sogno. li invita a unirsi alla festa. con respiri silenziosi. dopotutto. In stazione c’è la stessa musica cadenzata che sentiva in treno. Scendono in pochi. ambientato in quartieri periferici. lenti. Gli altoparlanti gracchiano le pulsazioni di un pezzo mid tempo. Gli addetti alle pulizie sottolineano le note. è simile e diverso ogni notte. la stringono. Con la stessa colonna sonora. Si immerge. La canzone che le suona nel cranio raggiunge il ritornello. Svenire in un sogno. Sara. la esplorano. Un individuo magro. Reclina la testa. Intorno battono le mani a tempo. All’esterno la voce del cantante intona la solita strofa rauca. e mentre succede si chiede se non è strano. mentre spalanca le cosce. La contemplano. è solo un sogno. Qualcosa di umido: cresce al passare dei secondi. C’è uno strano silenzio. sirene intagliano ombre di uomini in fuga. in metro. una mano afferra quelli che. I colori si fanno confusi: la musica si interrompe. C’è questa strada lunga. scosta gli altri. con lei: guardano altrove. gruppi di ubriachi tendono bicchieri. in una coreografia languida. le solleva la gonna e la fissa con un ghigno. segue il ritmo con il bacino. sotto. L’apice è il riff semplice di un intermezzo rovente: le sono addosso.Le notti di SArA  di Vittorio Rainone 16 aprile Sara. forse più di quanto accetterebbe. occhi febbricitanti. fra neon e graffiti. scivola verso le porte che si aprono a un colpo di rullante. Ed è come nelle notti precedenti: non le importa. Sara sale piano e finge di non accorgersi che dietro di lei si è radunata una fila di pendolari. oscilla. Lo incitano. non accennavano a staccarsi. La voce di Paolo squarcia quello che resta della notte: grida. illuminata dalle insegne dei locali. tranne quando dà loro le spalle. da una settimana: il suo sogno abitudinario. ma sente le gambe improvvisamente molli: tutto vira verso il nero. se fosse sveglia lo definirebbe imbarazzato. da sveglia. rughe profonde a scavargli la fronte. la scuote. Sconosciuti sudati le offrono un sorso e mormorano battute. con locali accelerate ruvide. Ha un abito bianco corto che si alza a ogni passo. la abbracciano. in piedi. Sara vorrebbe ribellarsi. Paolo prende la coperta che gli porge un poliziotto e fa per coprirla. popolato da estranei. Sente le dita di lui in mezzo alle gambe. Non indossa altro. Della sua amicizia. Così resto sempre un po’ a distanza. E il mio destino è di vivere anelando in eterno qualcosa che non potrò avere. di immaginare soltanto le mie mani percorrere il suo corpo dalla carnagione bronzea e che sembra scolpito apposta per il peccato.. delle sue parole gentili. forse. mentre si lascia andare senza più remore. come se si trovasse sempre nel suo elemento. Piacere. perso in un silenzio assordante. del vortice di emozioni e sentimenti contrastanti che scatena dentro di me. Bramo di lasciar scivolare le mie dita su di lui in una carezza lasciva. Lui è tutto ciò che voglio. lussuria e amore si mescolerebbero. Tuttavia. È come un gatto. malgrado l’ami. dell’effetto che mi fa. marchiando. dilagando e scorrendo nelle nostre vene come linfa vitale. dolore.. di avvertire i suoi fremiti sotto i miei tocchi. delle sue attenzioni nei miei riguardi.CHIMERA  di Alice S. Sono un uomo anch’io. alla ricerca di un contatto ancora più intimo. ma è altrettanto capace di soffiare e graffiare chi invade il suo spazio. ma non sarà mai mio. I nostri due corpi stretti insieme. in modo assoluto e totalitario. Desidero perdermi nel suo sguardo ambrato come le foglie d’autunno e smarrirmi sulle sua labbra dolci come miele. inarcandosi verso di me. lambendo. e che si rincorrono frenetici in un caleidoscopio di colori abbaglianti. esaltando ogni mio senso. Sogno di sentir esplodere il suo sapore in bocca. accontentandomi dei brevi attimi che mi concede. Di pulsioni incontrollabili. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  113 . fatto dei suoi sorrisi. Seguo ogni suo movimento mentre cammina sinuoso per l’appartamento che dividiamo. percepire la sua voce roca sussurrare il mio nome in un gemito mentre lui mi cinge i fianchi tra le gambe stringendomi a sé e incitandomi ad aumentare il ritmo. incastrati perfettamente l’uno nell’altro. di scoprire ogni lembo di pelle sensibile. di tracciare una mappa invisibile coi polpastrelli e poi ripercorrerla con la lingua e i denti.. Tramontano 17 aprile Ogni giorno lo osservo da lontano. uno spirito libero.. Le sue mani che lasciano un segno indelebile sulla mia schiena così come nel mio cuore. padrone di sé. Fa le fusa e pretende le coccole. inconsapevole. Annego in un mare limpido. mordendo. annaspare nel suo luogo più nascosto e profondo e spingermi in lui fino a dimenticare chi sono e cosa sono stato prima di incontrarlo. ma frastagliato. Ma anche come un veleno infetto che non ci lascerebbe scampo. Lei. è una fortuna che abbiamo ancora lo stesso coinvolgimento di quando eravamo fidanzati! – esclamò lei mentre saliva a cavalcioni sul marito e lo lasciava entrare. Abbassandosi. era il loro specchietto per le allodole e dopo tanti anni nulla era mutato. su e giù. 114  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . aspettando che le loro membra si ricomponessero. Meno male che noi ne siamo fuori – disse lui mentre levava le mani della moglie dai seni e se le appoggiava di nuovo sul membro. – Sai come sono gli adolescenti: è possibile che abbiano intuito – rispose lui mentre il suo pene rispondeva educatamente alle sollecitazioni della moglie. – Si vede che non sono più uniti come un tempo – rispose. – Mi dispiace.GENTE BALORDA   di Miriam Cervellin 18 aprile Erano una coppia non più giovane. su e giù. – A me sembra solo un legame fasullo e squallido. Su e giù. Su e giù. lei sbadigliò e gli disse: – Ti ho già detto di Bo e Lara? Pare che entrambi abbiano storie parallele da parecchi mesi. poi lei disse: – Che gente balorda! – Sfiorò affettuosamente i testicoli del marito. quasi a voler dire loro che erano stati all’altezza. su e giù. Lei si allungò tra le lenzuola e si sfilò il perizoma. emise un sospirato “ah!”. – Lei lo ha conosciuto in palestra e lui pare che abbia perso la testa per una collega – aggiunse lei palpandosi voluttuosamente il seno ancora sodo. e si diresse sicura e serena verso il bagno. Era sempre bello finire insieme. su e giù. allungando una mano sul pube di lei. Era il segnale convenuto di cambio di ritmo. – Non credo proprio che siano innamorati. Appena sveglia. ci vuole rispetto in un rapporto e loro si stanno mentendo. su giù. Lei era sempre la prima a fare la doccia la domenica mattina. su e giù. E i bambini? – chiese mentre il marito giocava con i suoi peli pubici. Lui annuì con poca sorpresa. anche se sono passati anni – aggiunse lui mentre le appoggiava le mani sulle natiche dando una leggera strizzatina. poco dopo. su e giù. su giù. Rimasero abbracciati per alcuni minuti. ma nemmeno così vecchia da aver perso interesse per le pratiche da letto. E su e giù. – Quegli ambienti sono pericolosi. su e giù. – Lara dice che il loro legame si è rafforzato. Non sono più obbligati ad avere rapporti sessuali noiosi e poco coinvolgenti tra di loro e sono più innamorati di prima. Perché non si separano? – Su giù. su e giù. – Già. Lui si inarcò ed emise un sospirato “oh!”. prese a passarle la lingua sui capezzoli. Dev’essere sempre come all’inizio. su e giù. su giù. In sottofondo le note martellanti di Lionel Richie. la Chicca. Eros indietreggiò e perse l’equilibrio. Claudia era a bocca aperta. Con la mano sinistra. tirando con sé la tovaglia con piatti. Fu un vero pandemonio. La mano di Patty. – Lasciami! – gridò Eros. la Titti e la Patty gli furono addosso. Si levò un grido lacerante. Eros scese dal tavolo con un balzo e iniziò a strofinarsi sulle ragazze. E quando si tolse il perizoma. in arte Eros Doors. invece. posate e bicchieri. Ma nessuna resistette a toccare quel corpo eccezionale. Poi continuò sino a raggiungere l’erezione. Sul corpo non aveva un solo pelo e le sopracciglia erano rade e curate. la tenda color porpora si spalancò ed Eraldo Porta. Quei muscoli che ondulavano a ritmo perfetto. afferrò il pene di Eros e lo strinse con forza. Eros. Eros iniziò a strusciarsi contro Claudia. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  115 . si levò uno scettro imponente. attorniato dalle ragazze che gli impedivano di rialzarsi. – Questa è la sorpresa. La giacca scomparve all’istante e alle ragazze si presentò la visione di un petto maschile che pareva scolpito dal Canova e una serie di addominali da fare invidia a una statua greca. la più scalmanata. Le dita allora si allentarono e lui si rovesciò sul pavimento. Lo frugarono tra l’inguine e le cosce. Eros prese un lembo della giacca dello smoking e tirò forte. la Cicci. Il gesto fu seguito da un urlo da stadio. Ma non cadde perché Patty teneva ben saldo il suo strumento di lavoro. abbassandolo alle caviglie con un movimento rapido e conclusivo. A Claudia fu chiaro che era il caso di raccogliere la borsetta e uscire da quel delirio. Le altre battevano le mani a tempo e gridavano. salì sul tavolo noncurante di piatti e bicchieri. Il suo pene si gonfiò fino a che il glande assunse un colore viola scuro. sembrava una trota appena pescata e gettata a riva.LA Morte di EroS  di Andrea Villani 19 aprile Alle note di All around the world di Lionel Richie. Lui si avvicinava e loro fingevano timidezza. Si muoveva a scatti. che restò pietrificata. Claudia si ritrovò davanti un uomo che indossava un filo di perizoma e che danzava a ritmo forsennato. agguantò i pantaloni e ripeté l’operazione. Era abbronzato e ricoperto da un olio profumato al rabarbaro che gli faceva luccicare i muscoli come una luminaria la vigilia di Natale. Con la mano destra. Claudia! – urlò una delle amiche. Subito la Fede. sdraiato a terra. Appena prima che il corpo di Eros venisse addentato e poi masticato sino a tarda notte. ma con tutti i sensi. prima di sentire la mano di lui bloccarla dolcemente. Immaginava già la sua carne morbida e tenera squagliarsi in bocca. emettendo timidi mugolii. fra bicchieri di vino e risate.ASPARAGUS OFFICINALIS  di Federico Guerrini 20 aprile La serata era cominciata bene. albicocche. disse lui. Brava. Io ti darò delle indicazioni e tu dovrai interpretarle secondo la tua fantasia. immaginando di avere in mano l’originale di carne. Succhiò e leccò l’asta avanti e indietro. Nella pentola in ebollizione. un avocado. sentendone il gambo molle e liscio sotto le dita. e cambia colore. l’uno accanto all’altro: asparagi. disse. roteò involontariamente la lingua e se la passò sul palato. percepì senza vedere l’eccitazione che gli gonfiava i pantaloni e si lasciò andare. questo virgulto ha sempre posseduto un potere. poi slacciò la camicetta e la introdusse fra i seni. Strinse alla base. Si mise a rovistare in cucina. utilizzando questi alimenti. Lui notò il movimento e la fissò un attimo. per esempio. Prendilo in mano. è bianco. per gli antichi un richiamo fallico. quindi scese più giù. si sarebbe consegnata con la mente e col corpo. lungo e turgido. Preferisci un cetriolo o un avocado? 116  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . e cominciò a introdurre l’ortaggio dentro e fuori la cavità orale. disse lui. Al pensiero. Forse perché. si erge con orgoglio dalla madre terra. poi rosso e violetto. iniziò a mordicchiare piano. attenta a che non si sfaldasse e sentendo su di sé l’occhio vigile di lui che seguiva ogni sua mossa. Era un esemplare abbastanza grosso e lei ebbe qualche difficoltà a introdurre l’asta. tra fumi inebrianti. sfregando il bastone contro la sua parte più segreta. come in tralice. Sentì i suoi umori irrigare il vegetale e fece in tempo a introdurre la punta. il polpo cuoceva lentamente. ma non consumiamo tutto il divertimento troppo presto. Lei prese l’asparago. A quel punto lei aveva già preso una decisione: trattenuto il primo impulso di protestare. sentendo il morbido stelo piegarsi e flettersi nella mano. So cosa stai pensando. prese degli oggetti e li mise sul tavolo. Sentì l’occhio vigile di lui. Dispose. Le fece scorrere fino alla punta. Sai. un cetriolo e un uovo. Ora tocca alla tua immaginazione. Il gioco è semplice. dove il gambo si allargava. Fu naturale portarlo alla bocca. avrebbe lasciato che il gioco prendesse forma. Vedi. il vero gourmet non mangia solo col palato. Prendi l’asparago. continuò lui. vedo che hai capito lo spirito del gioco. Ti propongo un gioco. che quasi non ci conosciamo. – Dai – dice – scopami. D’estate il cielo è sempre azzurro. È pietosa. Io ce l’ho sempre duro. Uno schifo. figuriamoci con una bambola gonfiabile. Nelle feste di Natale Zulima è riapparsa. Troppo bello! Non so resistere e mi sfilo gli slip. Quando finisce mi dà un bacio caldo sull’inguine e io m’intristisco perché. la vita in famiglia è grigia. anche dentro il cuore. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  117 . Zulima è stata molto assente. l’ha stretta e mi ha chiesto addirittura se l’amo. Io non sono uno che promette a una donna di amarla per tutta la vita. e mi dice che dovrei smettere di farmela in casa quando moglie e figli non ci sono. però. Zulima ha gli occhi grandi ed è tutta nera. esibisce un perizoma atomico. avvolta nel cellofan con cui è arrivata un anno fa. dimagrita e con macchie di muffa sulla pelle. apre le labbrone e glielo infilo in bocca. Cammina sculettando. lei miagola e scuote il culo. Io l’aspetto lì. lucidandolo con la lingua e succhiandolo avidamente con la bocca. in mutande. È passata nel pomeriggio e ha fatto la pulizia del mio pisello. La negretta tornerà domani. delle rispettive vite. Penso che la toglierò dalla cassapanca e la nasconderò in cantina. La afferro per i capelli biondi. ma la testa non mi ragiona sempre così. sta dritta sui tacchi a spillo. quando in un baleno mi succhiava l’uccello e poi spariva al volo dentro la cassapanca. Che assurdità! Neanche con mia moglie sono stato di parola.NerA. Mentre la scopo. usciamo in cortile. In questi giorni la mia immaginazione è al minimo e non sento più l’esigenza di Zulima. Eccola! Anche oggi è arrivata. Poi si volta. sotto il gonnellino rosso. Non penso ad altro e consumo il mio tempo aspettandola. Da dietro le stringo le tette. Ogni volta godo da matti. anche per colpa mia. CoMe L’AniMA  di Riccardo Carlo Ballola 21 aprile Il cortile è una stanzetta con alcune sedie di plastica. mi ha preso la mano. Vivo in paese e la gente spettegola… gliel’ho detto che una di queste volte dovrò farla sparire! L’inverno è stato lungo. Io non so dire mai di no. La nostra relazione è molto cambiata rispetto ai primi tempi. un pallone sgonfio e quattro mura intorno. Durante l’ultima visitina mi ha dato dei bacini romantici. Dice che così l’amore si fa meglio. Non sapevo cosa fare… Quante volte ho chiuso gli occhi desiderando che la sua bocca si materializzasse davanti a me! Ho stretto i denti e ho sbavato. Fa tanto caldo in casa. e i peli mi si arricciano. senza di lei. si spoglia mostrandomi il reggiseno nuovo e. Parliamo poco. vuoi solo calmare il calore che ti bagna fino a perdere il respiro. troppo simile. Ogni spasmo è una tortura lenta. Esplodono tutte. che annulla gli altri suoni. che ti fa perdere la ragione. Non puoi avere ciò che davvero vuoi. E ti senti scombussolata e folle. E lei. presente. vibrante di desiderio. Nulla importa. non ci sia nulla oltre il suono del tuo respiro e del tuo cuore. come a volerlo plasmare. tutto in te. accanto a te.. Intanto tuo marito. nella tua anima. E il cuore che batte. Scariche elettriche di piacere. Moriresti pur di venire. la volontà di averne ancora. Vivere o morire... Nella tua mente. ma non ti importa. immagini di sfiorare il suo corpo. 118  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . è un lampo accecante di endorfine che ti devasta.NELLA NOTTE  di Margherita Lamatrice 22 aprile L’universo negli occhi liquidi di piacere. in un deleterio istinto di sopravvivenza. nella tua mente. Quasi invochi il suo nome mentre immagini scostanti del suo sorriso ti riempiono la mente. hai la sensazione che il mondo sia tutto lì. caldo. quasi crudeltà. Siete solo tu e l’universo. lei. sempre più a fondo. Osservi il soffitto ancora intontita dall’esperienza e ti rendi conto che tutto sommato vivere è più importante. gemi. è una scelta che in quel momento pare impossibile da fare. preda solo dell’istinto che ti grida di volerne ancora. lo stringi con possesso.. quasi alla morte. è martirio. con una potenza tale che ti pare impossibile essere ancora viva. dorme inconsapevole. quasi afferrabile. non ne hai mai abbastanza. è dolore mascherato di piacere. confusione. Pensi a lei. indelebile. inutilmente. imporre il tuo volere. Le dita aumentano il ritmo e il respiro si spezza.. è masochismo. Vuoi il piacere. ti mordi le labbra. Non t’importa di nulla.. dentro di te. Avverti il tuo corpo come se non ti appartenga più. e solo allora riesci a concepire un mondo oltre al tuo corpo ormai esausto. Provi. respiro affannato. è un bisogno impellente. a respirare ancora. e poi ancora fino alla fine. un corpo simile al tuo.. E lei. ritiri le dita umide e le accosti alla bocca. Ansimi. è vitale. il sapore pungente di colpevolezza pizzica il palato. Sorridi di te.. Non sai cosa stai facendo. il pollice a torturare il clitoride teso. ma ora sei troppo stanca per pensarci. E le dita dentro di te ancora. Aumento del ritmo. Le dita sono frenetiche. L’universo si fa sempre più vicino. Una mano sul seno. le labbra dischiuse appena ad accompagnare un lieve sospiro seguito subito da altri. che riempie le orecchie. Contrai i muscoli e afferri finalmente le stelle. di posizioni. Lame letali. dietro l’orecchio. Le dita nei suoi fianchi. perché ora lei sorriderà come sempre. ogni sensazione. devi. E che davvero non sia stato solo un gioco è una speranza vana. quando imprimi il tuo peso sulla sua pancia per fermarla. È una lotta di ruoli. ti sfida. Come quel sesso che ti avvolge e le cui spinte assecondano le tue. L’occhio sui segni che le hai lasciato: ne è piena. Catturi lembi di pelle tra i denti. e ne approfitti per morderle una spalla mentre ti riversi in lei. si offre totalmente. è una guerra persa. Sorride sagace. Assassina. Misurare gli affondi. braccarla contro ogni suo desiderio. Violento a volte. si alzerà e tutto sarà finito un’altra volta. Ma l’anima livida è la tua. È vendetta. un capezzolo tra le labbra per farle urlare tutto il suo piacere.GioCo AL MASSACro  di Tiziana Ritacco 23 aprile Sangue. Strada a senso unico. senti i muscoli della sua femminilità contrarsi attorno a te quando ti sfugge un gemito sofferto. Le labbra sul suo collo quando le spinte si fanno impetuose. E scorgerle sulla pelle l’ombra del tuo passaggio. Lo sai. Non cederà mai. bollenti. Null’altro resta. Lascerai i segni. Godere di ogni attimo. la guancia. te l’ha detto prima ancora che quel gioco avesse inizio. ovvio. È una fiamma che consuma la cera in fiotti bollenti. Poiché vuole prenderti. Perché conosci la morsa che ti bloccherà il respiro quando resterà solo il profumo di donna sulla tua pelle. Ricadi sul letto esausto. il piacere colato sulle lenzuola. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  119 . il tocco delle dita sul clitoride. Gioco al massacro. quella mano che ancora ti lacera mentre lei gode per quel lampo di dolore nel tuo sguardo. E l’odore di sesso stantio nell’aria giocherà con i tuoi nervi come un burattinaio con la sua marionetta. a subirne. La lingua lungo la gola. Le unghie profonde nella schiena. La schiena si inarca. Come rivoli di umori caldi. Vuoi lasciarli. dominare la partita. Mai sulla bocca. Sul mento. E vorresti quasi spezzarla. E allora giochi con lei. come alito di vento. Ti imponi. Ti fermi appena sopra la clavicola quando ti graffia ancora. violente. Uno spasmo violento. troppo. Altre leggero. a farle del male. È solo questo. La baci. Poi più giù. li succhi come se volessi bere da lei. Ma la tua posta è alta. sarai solo. E mordi. Non ti apparterrà mai. una scia umida quanto i vostri corpi sudati. Lo senti scivolare lento sulla pelle. E sarai nudo. farla sciogliere nell’estasi dell’orgasmo. Puoi solo strapparle di mano le redini della situazione e imporre il tuo ritmo. tra la mia voglia e il mio pudore. e la neve non può sciogliersi. Qualcosa di caldo sul mio viso.Un Muro di neVe  di Alex Favaro 24 aprile Il giorno dopo. e sarebbe finita in un fiume di piacere. Le sue mani varcano il confine. Riapro gli occhi. mentre quell’uomo. sta posando la lingua sul confine tra la mia anima e la mia mente. vengo trascinato. è il mio sangue che ora bagna le sue labbra. una lacrima. E la paura. E con essa dimentico domattina. avrebbe colpito il cuscino. La finestra sarebbe stata chiusa. Perché non sarei stato pronto. il sole. Tiro fuori la lingua e assaporo la mia libertà. lo lascia andare. il sapore più dolce che abbia mai assaggiato. Sento i passi delle sue dita sulla superficie della mia anima. alle prime luci del mattino. una lacrima mi scende fino alle labbra. dentro le mura. assaggia goloso la mia pelle. ed è come se quella lingua mi aprisse il petto in due. il mondo mi avrebbe fatto paura. dal movimento del suo petto sulla mia schiena nuda. come una marionetta dai fili. è ancora notte. è salata. Con la punta dell’unghia e della fantasia avrei grattato le lenzuola umide. lo morde. di nuovo il mio bacino sfrega contro le lenzuola umide. la pancia e il mio piacere stretti contro le lenzuola. E io le avrei ascoltate assorto. Probabilmente non lo sarei mai stato. respirare. nelle vene. mi urla in testa. mostrandomi ciò che ho avuto timore di essere. con le sue umide labbra. tra il mio sangue e il mio corpo. Gioca con l’elastico dei miei slip. la stanza ancora carica di respiri e gemiti. per ore. che ora mi scorre. e avrei ancora avuto voglia di giocare. 120  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . E con essa dimentico l’orgoglio del mio essere uomo. lo tira. poi un sussulto. Era cominciata per gioco. come a ricordarmi che il tempo scorre e che là fuori c’è un mondo in movimento. insinuandosi fra le tende bianche come neve. Quella mattina. in quegli attimi. Mi lascio guidare dal ritmo dettato dalle sue mani e mi ritrovo girato. tremo. e il mio respiro si fa più forte. mi placa e mi agita corpo e sensi. Lui continua lo spettacolo cruento di cannibalismo mordendomi sul collo. fino a sentire quell’attimo di assenza tra un respiro e l’altro. Mi percorre la spina dorsale e lo sento fermarsi. l’eco di parole sussurrate non sarebbe fuggito e avrebbe risuonato. forte. caldo. Ci uniamo. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  121 . Perché adesso? Il silenzio è rotto dalle nostre labbra che si uniscono e dalle mani che si strappano vicendevolmente i vestiti. le dita si intrecciano sopra la mia testa e ancora non servono parole. ho costruito la mia vita e sto realizzando ciò che mi ero promessa. Sei tu. ed è come se una lama si stesse adoperando per aprire di nuovo tutte le mie vecchie cicatrici. era il luogo dei miei più reconditi desideri. la mia piccola dolce gabbia dorata che tanto mi è mancata. ma tu sei riuscito a rendermelo nauseante quanto la tua presenza. mi blocchi alla porta e maledico il mio cuore che ancora una volta sussulta come non dovrebbe. Ti lascio un leggero pizzicotto di punizione sul fianco. adesso diventa tu il mio mondo. Sazia la mia fame. Non oso porti quella domanda. assieme a quelle piccole stille di felicità. – Poi ci sono solo le nostre labbra che si fondono di nuovo. con sottile ironia. finalmente. non ho più forza. – Scusa il ritardo – mormori. Ci ritroviamo a tremare e a sorridere. Sei costretto ad asciugare le lacrime che mi sfuggono. abbevera la mia sete e non lasciarmi più. Intuisci la mia risposta dalle labbra tremanti e dal sorriso che mi è comparso. Le gambe cedono sotto il peso della passione e ci ritroviamo a terra. la tua delusione scompare e noto una vena pulsare velocemente sul tuo collo. e i nostri bacini si incontrano rapidi. Ignoro il motivo per cui sono indietreggiata di qualche passo. Tempo fa. nel tuo buco. pronti a consumare questa fiamma che non si era mai spenta. – Ehi! Fa male! – esclami. – Siamo pari? Con uno sguardo di sufficienza rispondo: – Pari. di nuovo tu. sai anche che è l’ultima volta che sarò davanti a te e leggo una certa amarezza nel tuo sguardo. padrone del mio cuore e signore della mia anima. questa volta. Sono le tue labbra a spazzare via ogni pensiero. – Ti amo. consapevoli che i nostri corpi sono fatti per essere uniti. Hai fatto cadere ancora una volta le mie certezze. scruti il mio sorriso e capisci che ti sto già umiliando con la mia vitalità fin troppo evidente. a precedermi e a stupirmi. non farmi sanguinare. Esplodi di piacere dopo che mi sono inarcata sotto di te per l’estrema frenesia di questo rapporto. non sono preparata a questo. Nudi senza vergogna. Mi fai entrare. Non ti voglio ma ti desidero. Oggi è l’ultima volta che mi vedrai. Ti alzi dalla scrivania. All’improvviso. Ancora in trappola. mi osservi. quel dubbio che ognuno ha dopo emozioni così forti.SCuSA iL ritArdo  di Enrica Muraro 25 aprile Di nuovo qui. La sfiorò in mezzo alle gambe: era ancora eccitata. L’uomo si bloccò. gli occhi sbarrati in quelli di lui. La mano scivolò fino al ventre. Sfiorò i seni gonfi. Strinse le dita intorno al tubolare in ottone. Eva? 122  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . un otto rovesciato lasciava scoperti gli occhi. Balzò in camera. un sapore dolciastro. rimase acquattato nel buio. – ansimò lei. Portò le mani sopra i grossi seni. come metallo grezzo che riluce. Un vagito si materializzò nella stanza. fargli male! Ma la mano di lui premeva impietosa sul suo respiro affannato. Lui la penetrò. accarezzò le labbra umide. Solo fronde di salice. Mosse come impazzita la testa. Uno sbuffo d’aria fresca l’avvolse. Lei si ribellò. – Questa è fame. Non fece in tempo a gridare. l’aprì. si alzò. Grigi. L’uomo si mosse rapido. Le insinuò il pene tra i seni. Faceva caldo. Diabolik. Le fu subito sopra. L’uomo era lì per vedere. si passò la lingua sul labbro... La seta le scivolò di dosso come acqua nera. splendida. Si accostò alla finestra. Sentì il membro duro entrare e uscire al ritmo dei suoi ansimi. Socchiuse gli occhi. tocca a te. Lei si voltò. Si distese fra i morbidi solchi di seta. gelidi. D’un tratto. Con uno scatto. Sfilò dai capelli biondi il lungo fermaglio. Succhiò i capezzoli. tienilo in caldo. mordere. l’uomo la legò per i polsi alla spalliera del letto. Li leccò. la lingua seguì percorsi di libidine sfrenati. indossava una calzamaglia nera. Sollevò le ginocchia. lo sguardo puntato sul suo corpo nudo e voglioso. – Nooo. – Ti ho mai delusa. i capelli biondi sparpagliati sul cuscino. non le permise altro che dibattere inutilmente le gambe. ciocche vellutate ricaddero sinuose sulle spalle. ma l’uomo era forte. diede un ultimo sguardo al suo uomo. prese a muoverlo con vigore. I glutei dell’uomo si indurivano a ogni spinta. Lei tornò verso il letto. Il dispositivo si accese. Lei sentì la lingua calda scorrerle fra le cosce. Scivolò riluttante da sotto il corpo di lui.DK e LAdy KAnt  di Marina Crescenti 26 aprile Il fruscio delle lenzuola sul suo corpo nudo la eccitava. ma accese il dispositivo. vi affondò la faccia. – Maledizione! – Il fiatone contro il collo di lei. ansimò piano e inarcò dolcemente la schiena. divaricò le gambe. Raggiunse il letto. mosse appena dal vento. una mano contro la sua bocca carnosa... Poi le scivolò lungo i fianchi sudati. I contorni scuri immobili. Si spogliò. – A dopo… L’uomo la guardò mentre si allontanava nel buio. Era sola. tirò fuori la lingua e la roteò intorno alle labbra. Non avrebbe voluto. – Ehi. un rumore. voleva gridare. Nascosto tra i rami del salice. giunse di nuovo sul seno. Lui lo accarezzò con le labbra e lei rovesciò la testa all’indietro. Le divorò rotondità del ventre: era d’avorio e si colorava di rosa. scoprendo le braccia morbide. il temporale profumava la terra del giardino. Lei schiuse le cosce. come si odora un fiore: la baciò. cotto dal sole degli arcipelaghi. La Casa del Tè era quasi deserta. li premette l’uno all’altro. piccole schiave nelle Case del Tè. Fiore di Campo sorrise. alle magnolie odorose. La chiamò con voce ruvida come una vela e le palpò il ventre. Lui le tolse la seta e le sue mani ruvide le raccontarono una vita di mari e di ormeggi. Quello che la ragazza aveva tra le gambe era un fiore solitario. Le soppesò un seno. Fiore di Campo gonfiò i seni. offrendo all’acqua i capezzoli duri. e la pioggia la vezzeggiò gelida dove lui aveva mani ardenti. Lui la spalancò sotto di sé e accostò il viso. Tutte le ragazze alla Casa del Tè avevano il nome di un fiore. – Magnolia. Fiore di Campo. sotto la pioggia e al cielo di latte. – Come ti chiami? Fiore di Campo gridò e lui la riempì. accarezzava i giunchi e i fiori dai carnosi petali di latte. come ti chiami? – Fiore di Campo. che era come un petalo bianco e carnoso: – Sei fatta di latte. esaltavano la sua. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  123 . porgendo ceramiche. – Magnolia. in mezzo a tanti Fiori. Si piegò per baciarne la polpa tiepida. ma così morbido da farlo ruggire. cercando il viso di lui. li poppò. Il cielo era algido. come la madreperla. Ne ghermì la carne e la fece gemere. valutando le forme generose. corolle ovali. – Come ti chiami? – chiese ancora. Le afferrò i seni bollenti: lei profumava di cose mai toccate e le fragranze dell’acqua e dei bambù. serviva sciogliendo i capelli per i clienti.MAGnoLiA  di Scilla Bonfiglioli 27 aprile Tutte le ragazze alla Casa del Tè avevano il nome di un fiore. la trasse a sé sui giunchi e la pioggia e affondò feroce tra le sue cosce di latte. nel giardino. come le era stato insegnato. Lui veniva dal porto e la condusse tra la pioggia e le magnolie. ti chiami. quali déi venerassero. quel giorno di pioggia. immergendo la lingua a cercare gli stami. come se volesse divorarla: morse i capezzoli inturgiditi. – Fiore di Campo non vuol dire niente. Fiori ordinari. – Un nome flessibile come il vento. a forma di coppa. Lei era Fiore di Campo: un nome dato alle ragazze che non si sapeva da dove venissero. – La lasciò andare per agguantarle i fianchi. Come ti chiami? – Le tastò le natiche sode. i succhi dolci del calice polposo. come si affondano i denti in un frutto maturo. quali lari le proteggessero. invece. – Questo è lo scheletro del principe – disse la maestra ai suoi allievi. s’inginocchiò incuriosito e baciò quella pietra rosea. In genere le femmine erano condivise. 124  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . La sua carne si gonfiava e pulsava a contatto della lingua di Atanai. Fu in quel momento che li scoprì l’anziano della tribù. – Via. Amira fece una cosa incredibile. che fece risalire le mani lungo i fianchi nudi di Amira e si fermò alle mammelle. il sesso aperto a ricevere gli spruzzi ghiacciati. Aprì la bocca e succhiò il sesso di Atanai. Atanai non tornerà più. Atanai vide Amira giocare con l’acqua ed ebbe un’erezione. le gambe spalancate. Atanai. Almeno non subito. Non aveva mai provato nulla di simile. Amira gli strinse la testa fra le gambe. il portamento quasi regale. ma non quella volta. Il suo corpo giace su un giaciglio di paglia all’ingresso della grotta. Grugniva anche sua madre. Il rigonfiamento era roseo e simile a una pietra di fiume. Piccoli gemiti le sfuggivano di bocca ogni volta che l’acqua colpiva il roseo rigonfiamento di carne che lei aveva imparato a riconoscere e ad apprezzare. – Vai via! – urlò Atanai. ma lei aveva gli occhi socchiusi e dalle labbra le sfuggiva un lamento.THE FIRST FUCK  di Annamaria Fassio 28 aprile Atanai se n’è andato. Si avvicinò per prenderla da dietro. piccole e sode. E grugniva mentre si accoppiava. Era la prima volta che Atanai prendeva una femmina in quel modo. – Prendete nota delle conchiglie e delle armi… Sono segni di potere. faceva lei tutte le volte che si toccava. Le leccò a lungo. Ha imparato molte cose giù al fiume ed è sicura che riuscirà a trasmetterle alle altre femmine della tribù. Gemiti soffocati le uscivano dalle labbra. come. Il vecchio lo guardò senza capire. E quando finalmente entrò in lei si mosse piano per prolungare il piacere. Si baciarono. ucciso in battaglia. Le donne della tribù l’hanno ricoperto di conchiglie e hanno posto lance e coltelli al suo fianco. Si ipotizza che sia stato un valoroso guerriero. si leccarono e si toccarono a lungo. Amira si toccava in mezzo alle gambe. Amira giocava con l’acqua del fiume. – La femmina è anche mia – disse. Era accosciata sulle pietre. via! – grugnì Atanai. Il padre di Amira prendeva le donne da dietro. Stranamente non aveva voglia di prendere Amira. Il vecchio gli infilò la punta della lancia nel fianco e la rigirò a lungo. Lui naufragò in una dolcezza senza fine. il maschio più potente della tribù. Amira era sicura di non averla mai sentita gemere. ebbro del fiotto caldo di sangue che usciva dalla ferita. Lo sguardo è fiero. Amira segue il corteo senza piangere. davanti alla fontana del Nettuno. fino a renderlo vivo e pedina di quel gioco. Lunghi capelli ricci e corvini le coprivano le spalle e mostrò un sorriso compiaciuto quando il Professore si presentò esclamando: – Parlami di te. divampando incendi in ogni punto che toccava. Afrodite silenziosa! Mi lasciai sfuggire una breve risata. Il Professore la incalzava con frasi come – Sei un perfetto Stradivari e le mie mani. ma il suo corpo morbido e pieno straripava dagli argini del vestito. per darle modo di arrivare dove voleva. iniziò a sfiorarmi la gamba. Il Professore smise di parlare. La ragazza che faceva al caso nostro era seduta a un tavolo di un ristorante e non solo era bella. diventerebbero melodia. su di te. Io la fissavo con gli occhi trasognanti e la immaginavo stendere il bucato su una terrazza di sole. Mentre ne studiavo i lineamenti. rendendolo inadatto a contenere un seno tanto procace e delle cosce così tornite. Mi venne la tentazione di prenderli tra le mani e baciarli davanti a tutti. e prendiamoci la notte. Aveva piedi curati e dalle linee sensuali. Volevo una dimostrazione. fino a perdersi tra le voci della piazza. con il reggiseno che faceva capolino dalla scollatura e il profumo dei gerani nell’aria.SpeS ULtiMA DeA  di Gabriele Stella 29 aprile Era laureato in filosofia e non aveva nessuna cattedra. complici e fulminei. Lo incontrai una sera a Piazza Navona. – Lei però non sembrava impressionata da quel linguaggio forbito. tanto erano sferzanti le sue parole nell’aria mentre mi raccontava le sue imprese. Concordammo che avrei scelto una bellezza romana e lui avrebbe provato a conquistarla. Pareva lui stesso una divinità latina. si modulavano nella sera. Si chiamava Speranza e di certo ne donava a qualsiasi uomo incrociasse il suo sguardo. Quel dolce invito giunse leggero come un bacio sulle mie labbra. intanto. Le parole del Professore. ma tutti a Roma lo chiamavano il Professore. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  125 . sorpreso. ci alzammo e il cielo si riempì dei nostri sguardi. Speranza mi prese la mano tra le sue e mi sussurrò: – Lasciamo che il tuo amico continui a sognare. Avrei voluto gridare che stavo andando a fuoco! Le sue dita si arrampicarono sul mio sesso. Il suo piede nudo giocava tra le mie cosce. Si diceva riuscisse a capire le donne con la facilità con la quale leggeva un libro di Kafka. Lo salutai con una pacca sulla spalla e un laconico “spes ultima dea”. Mi avvicinai con la sedia. sotto il tavolo. il suo piede abbandonò il sandalo e. per l’ultima volta. ma lei non vide dove. Arrivarono da qualche parte fuori città. sarà una cosa speciale – disse lui. con quel gesto plateale che le piaceva tanto. si tolse il vestito e poi il resto. pensò.. Ci siamo. con una mano sola. ma questa volta sarebbe stata diversa. Vedrai. Senza sollevarsi dal letto e senza attendere altri ordini. stesa sul letto. E poi stare così.. con decisione. la faceva impazzire.. Dal pavimento si sprigionarono fiamme che attaccarono le tende. aiutandola a entrare in macchina. Ma lui la fermò. dieci. Aveva una benda sugli occhi. non era nuda. Lei fremeva come non mai. e questa volta la penetrò subito. Come se cadesse con lentezza esasperante. mentre intorno a loro si scatenava l’inferno. quasi per provocarlo. D’accordo. senza neanche vedere cosa stesse facendo il suo uomo. così lui aveva voluto. senza consentirle di togliersi la benda. in attesa della cosa speciale. E le sembrò di vedere l’accendino mentre. – Una cosa davvero speciale. Le sembrò di vederlo. l’odore acre della sigaretta che stava per morire schiacciata nel posacenere dell’auto. Iniziarono a baciarsi. O il Paradiso. E lei era sicura che lo sarebbe stato. senza sapere cosa le sarebbe successo. poi il resto. non a caso aveva indossato il completo delle grandi occasioni. Sentì il suo uomo accendere una. poteva solo ascoltare il suono sommesso della radio. Era anche lui nudo. L’odore della cera si mischiò all’altro. Lei accompagnò i suoi movimenti sentendosi riempire di piacere. Non era il momento.FidAti di Me  di Luigi Costa 30 aprile – Fidati di me. Poi lo sentì accendere ancora una volta lo Zippo d’argento. Lui dopo poco le fu sopra. poi i mobili. Bastava questo per farla eccitare. La fece stendere sul grande letto che era nel centro dell’unica stanza. Lui scese. per farle scendere una mano lungo una coscia. 126  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Lui le fu di nuovo sopra. Non poteva resistere. ancora acceso. il respiro ansioso del compagno. nuda. Sul volto di lei si disegnò un sorriso. ma così si sentiva. cadeva per terra. lui era troppo lento. con foga. – Ti prego – implorò lei – Fidati di me – le ordinò lui. Sarebbe stata. la prese per mano e l’accompagnò dentro.. di più. Nuda come non lo era mai stata. Si sentì stordita. Un odore forte la inondò e la inebriò al contempo. Questa è la cosa speciale. Lei sentì il fumo e il calore invadere l’aria. – Fidati di me – le disse lui di nuovo. cento candele. Con lui c’era sempre qualcosa di speciale. Perché lei sorriderà e la carrozza si svuoterà prima del capolinea. con lentezza. lì. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  127 . dove la pelle levigata scompare. e delle labbra carnose e della scollatura sul leggero vestito viola. lì. appare. Perché vediamo radi fili liquidi su quella nudità che ora temiamo. Perché lei ci scaverà dentro con la sua magia d’Oriente cui risponderemo con la nostra miseria d’Occidente. E ci ergeremo oppressi dal rigonfio dei pantaloni e dallo sguardo esotico e dalle labbra carnose e dalla scollatura sul leggero vestito viola. E forse ci chiederemo da dove venga quello sguardo esotico come i suoi capelli. E ci accorgeremo della sua pelle levigata e incorniciata di capelli esotici come il suo sguardo. però. Per poco. e delle labbra si schiuderanno. però. sentiremo i suoi occhi percorrerci avidi. Con lentezza. anzi no. perché le sue gambe si aprono mentre il viola si alza. E così sapremo com’è lei. E una lampo scorrerà.Se  di Alberto Sodani 1 maggio Se entriamo di corsa al tramonto nell’ultimo vagone e ci sediamo di fronte a lei che ci guarda. perché vorremo sapere com’è lei. Per poco. aspettò che i primi pseudopodi fossero a un passo quindi vibrò un fendente: la cosa ritirò le sue appendici. che vi aderì premendo la ventosa. Scoprì la fronte della Reich poggiandovi un nucleo del dendripode. Gugliemina si arrendeva all’idra brulicante che la possedeva penetrandone gli orifizi spalancati e accoglienti. Attacchi a cicli di sette ore. massaggiandosi la tempia. – Giusto in tempo per il prossimo. Mara? Siamo ancora nel quadrante di Giove! – La Reich.CACCIASOGNI  di Claudio Tanari 2 maggio – Che c’è. Venticinque anni.. esobiologa. incalzava: un groviglio vibrante di falli. – Un buon lavoro – lo gratificò Mara. – Ci siamo! – mormorò Davide estroflettendo l’arto a forma di ascia. Davide estrasse dall’acquario DP1 che. esposto alla luce. Davide: tracciati prossimi al livello di psicosi. grandi labbra tumide succhiavano con avidità l’ectoarma: l’organismo desiderante lo inghiottiva. Davide emise un respiro profondo. – Grazie – rispose Davide riponendo delicatamente DP1 nella vasca di soluzione salina. il successo della coltivazione di batteri su Gamma dipendeva da lei: se fosse diventata una psicotica la Federazione non l’avrebbe presa per niente bene. una vagina fendeva l’inguine. poi si poggiò alla tempia l’altro nucleo di DP1 sdraiandosi sulla poltrona a fianco del bioguscio. inesorabile e torrido. quando vuoi. sbirciò il pannello di Mara: – Per fortuna gli elaboratori non sognano… 128  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . la bocca schiudeva labbra turgide e scarlatte. – Nient’altro da segnalare? – No. Prima di assopirsi. – Quando. Si sentì avvolgere da un abbraccio soffice e deciso: l’enorme vulva-Guglielmina lo aveva afferrato saldamente. La pressione sul lobo temporale e il vago senso di malessere accompagnarono la discesa nello spazio onirico che sostituì le pareti della nave Afrodite.. le labbra sottili e incolori. Con gli artigli affilati dell’ectoplasma libero Davide dilaniò la carne che lo serrava. ma anche la biologa mutava: il respiro affannoso diventava un gemito di desiderio. A poca distanza correva nuda Gugliemina. La massa gelatinosa. i cui brandelli tremolarono esposti alla brezza di un orgasmo agonizzante. un gonfiarsi di seni colmava il torace. Puoi tornare allo stato di biopausa. svolse pigramente le spire. che si sognava senza caratteri sessuali: il pube piatto e liscio come il torace. Ma non era finita. Una massa ameboide color carne trascinava flaccida i suoi pseudopodi. più definita. l’ultimo? – Sei ore e trentaquattro minuti fa. fino a ridursi a una pozza di denso fluido verdastro. un ultimo pensiero coerente le attraversò la mente. fagocitarlo. sempre meno gentili. i suoi baci lasciavano marchi incandescenti. come se ogni sensazione fosse amplificata al massimo. nulla aveva più importanza se non loro due. si trattava proprio di possesso. all’istinto. impossessarsene fino a sentire dentro di sé ogni fibra del suo essere. Tante volte aveva sentito quella cosa. Era un sentimento indescrivibile. Io sono pronta a divorarti. farsi strada in lei e travolgerla. fame di possessione. Aveva fame di lui. I movimenti si facevano sempre più frenetici. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  129 . e la sua solida presenza all’interno del proprio corpo era avvertita come un’esperienza familiare e al contempo estranea. Era un sentimento così travolgente che ne era profondamente spaventata e allo stesso tempo non riusciva a non provare una forte eccitazione. Quando le sue mani le sfioravano i fianchi. calore. quel sentimento. che non avrebbe mai dovuto dimenticarlo. Gli morse la gola.DIVORAMI  di Claudia Minardi 3 maggio Non se n’era mai resa conto. e non poteva fare a meno di andargli incontro. il modo in cui lui la teneva stretta come se non ci fosse un domani. ottenendo invece da lui un profondo gemito che non fece altro che incrementarla. Voleva divorarlo. come se il suo intero corpo stesse prendendo fuoco. Fame di corpi. prima di venire catturato dall’oblio delle sensazioni. fame di piacere. alla fame. E mentre gridava in preda al piacere. come per sottolineare che lei era sua. Era come sentirsi onnipotenti. vieni per me. Vieni. Non era un amplesso gentile. in quel momento. quando lui aumentò il ritmo delle spinte. fino a quel momento. Perché lì. grida. ma completamente soggiogata e allo stesso tempo detentrice delle redini di quel gioco. Quasi gridò. Di indiscutibile appartenenza. Non si sentiva solo desiderata. Le mani di lui bruciavano sulla sua pelle. Fame. Sentiva la sua voce profonda tremare. proveniente dal profondo del suo essere. quando la sua bocca le premeva sui seni. Questo era ciò che lei voleva sentire: carne contro carne. in preda alla follia più assoluta. selvaggio. gemiti e sospiri. sperando di placare la fame. che sanciva un vincolo di appartenenza marchiato con il fuoco e con il sudore dei loro corpi. Il mondo appariva distorto. da cui quel sentimento si era propagato come veleno. sudore e frenesia. facendolo suo e donandosi completamente. mentre si spingeva dentro di lei. aprivano ogni volta quella porta in fondo al suo cuore. Era un istinto primordiale. mi guarda. esplorano le spalle. Le farò aspettare per accrescere la smania. mi limito a lambire il bordo delle labbra. procrastino il piacere. “Temporeggio. giù lungo i polpacci. la testa reclinata all’indietro. li assedio dolcemente. che assaporo fino al limite del pube. Le labbra si attardano sulla nuca. Si lascia spogliare docilmente. Appena sono sopra il solco morbido e bagnato. se la mano infilata nella gonna non si muovesse ritmicamente all’altezza dell’inguine. – Venga – l’invito in un sussurro. ogni volta. Li circondo. Sfioro con la bocca la peluria umida e attraente. li stuzzico con lenti movimenti circolari della lingua. Cosa significa. Si alza. inizio a stimolarle il clitoride. – Forse ha più bisogno lei.. sollevandomi sul gomito. 130  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . di questo lettino.LA SedutA  di Alberto Cecon 4 maggio – Di solito inizio dal collo. prima un fianco. dalla base alla punta. Lei ansima. Finalmente scendo ai seni. La lingua segue la linea della spina dorsale. Quando i gemiti si fanno insostenibili. come al solito. Mi spoglio. Sembrerebbe stia dormendo. Ho voglia di venirle dentro. volutamente trascurati.. Come destandosi. mi confonde. gli occhi socchiusi. si avvicina. Prima dietro. ma mi trattengo. Quindi risale lungo il dorso. secondo lei? La dottoressa non risponde. La camicetta parzialmente sbottonata lascia intravvedere il seno. mi sdraio su di lei. poi l’altro. comincio a leccare le gambe. aumento il desiderio suo e mio. che si alza e abbassa affannosamente. li mordicchio con estrema delicatezza. Dal basso verso l’alto. lentamente. mi sposto all’interno delle cosce. Risalgo lungo il busto. suggo la pelle fino alla base del collo. Dietro di me. le ginocchia piegate. Mi volto. ma alla fine ridiscendo inevitabilmente tra le gambe divaricate. l’ombelico mi distrae per lunghissimi secondi. giocano coi lobi degli orecchi. si sofferma sulle natiche. mentre succhio. Poi scendo. ma subito le lascio. Inizio dal collo. Arrivato alle ginocchia. dandole il tempo di voltarsi. L’odore del suo umore m’inebria. fino in fondo. e la sento che sta già godendo. fino ai calcagni. la donna è distesa sulla poltroncina. come l’ho sempre sognata. “E qui il sogno s’interrompe. poi davanti. Quando sono stanco della schiena. Assaggio i capezzoli larghi e turgidi. sudate. risalgo il duplice piacevole pendio. Si abbandona prona. immergo la lingua fino in fondo nella vulva tiepida e vogliosa. Poi il mio viso s’insinua lungo il solco del seno ansimante. mi sento protetta. Sto ansimando e mi piace. a bocca aperta. mi sovrasti. mi fa tua. Come un fiume continua a scorrere lungo il mio corpo nudo. Non avremo un futuro insieme e adesso mi domando se abbiamo mai avuto un passato. nemmeno si muove mentre io mi infilo nel box doccia. solo adesso mi accorgo che ho sbagliato. si fermano sulle natiche per poi risalire fino al collo. mi riempie la bocca.SCHiuMA  di Filomena 5 maggio Devo lavarmi. Inspiro intensamente. L’acqua fredda mi fa rabbrividire. Guardo la lavatrice. la schiena di scatto si flette all’indietro. il tuo sangue. con le mani cerco di estinguere il fuoco ma il risultato è un altro. sento le tue mani su di me: hanno preso il posto della spugna. Sorrido. Mentre penso a tutte le cattiverie che ti ho detto. due rivoli caldi scendono ai lati delle labbra dischiuse. Il soffione lavora al massimo. Un calore improvviso mi travolge. giro la manopola del miscelatore e senza pensarci afferro il tubo del bagnoschiuma. avvolta come una bimba nella sua copertina. Sei dentro di me eppure non sei con me! Ti ho buttato via come si fa con le cose vecchie e inutili e invece servivi ancora a qualcosa. lo alimenta insieme al frenetico movimento delle mani e della spugna gialla. lo mordicchi e dentro di me innumerevoli spilli colpiscono all’unisono. i miei seni rispondono automaticamente allo stimolo. spero almeno che tutto quel sangue. devo eliminarti definitivamente dalla mia vita. non tornerai mai più indietro. il mio cuore prende a battere più forte. Con il viso in fiamme e il corpo cosparso di goccioline. vada via dai miei adorati vestiti firmati! 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  131 . una storia che possa dire di aver condiviso con te. ho bisogno di cancellare i miei ricordi. La spugna gialla disegna sul mio corpo una traccia bianca e profumata. questo non è il mio ma il tuo bagnoschiuma. L’oblò è completamente invaso di schiuma rossa. L’acqua non spegne il rogo. Voluttuosamente mi massaggiano i fianchi. mi tolgo i vestiti. forse ho esagerato con il detersivo. ogni straccio è un pezzo di ricordo che spero di riuscire a lavare via. esco dalla doccia. il ticchettio dell’acqua è energico sulla mia lingua. purtroppo è tardi. mi baci l’orecchio. io ci sto sotto a bocca aperta. eppure è silenzioso. Vorrei poter selezionare un programma con risciacquo extra nel mio cervello. quasi ad avvertirmi dell’imminente catastrofe. il profumo inebriante del tuo corpo mi invade le narici. Le tue spalle larghe sono così forti. L’apparecchio sta lì. come faccio con questa lavatrice. Sono colpi diversi di un uomo diverso: un muggito. la soffoca. La possiede un animale feroce dai muscoli tesi. Anche lei ora è un’altra: è lasciva. È dolce e caldo. Sul collo. La faccia è schiacciata. che cede alla forza. La rigidità fa posto al ritmo incombente. e fa male. È preda. E la bocca morde la sua bocca: sente il sapore del sangue. La paura fa posto al dolore. vuole disarcionare quell’animale che le è piombato alle spalle. Ormai non reagisce. a quando la penetra dolcemente distesa sul letto e le bocche si incontrano in baci d’amore. Poi le parole: – Mi sposi? – Sì. ansimi. Vorrebbe che non finisse più. Ma ora no. costante. E continua e sembra che non debba finire più. con difficoltà. la apre ed è già dentro tanto. La afferra forte alla gola con le mani coperte da guanti di lattice e subito le chiude la bocca.RoLe pLAy  di Alessandro Barbini 6 maggio Entra. la tiene a bada. Non ci sono parole. Ma lui è più forte. il suo sangue. con tutto il peso del corpo. La sovrasta. Lei sente l’odore dolciastro della gomma riempirle le narici fino a spaccarle il cervello. la opprime. E finalmente il piacere. spudorata. non più dolce ma acre di polvere e sabbia. E pensa al suo amore della vita. in calore. Respiri. ruggiti. E lì sul tappeto di corda la butta a terra. Si lascia fare. troppo. 132  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . un latrato. Si apre. La mano guantata raggiunge l’intimo finora serrato. grugniti e alito caldo. quasi. e il naso formicola e gocciola. Le labbra si sfiorano. È cacciatore. sospiri. È buio. tanto più forte. violento. graffiata: dolore e odore. la tiene giù col suo peso. Si ribella. nelle orecchie e fino alla bocca. e la trascina per la casa in cerca di un posto dove stenderla. Lo accolse. pensiero e sensazioni. Contrasse ancora i muscoli del ventre e delle gambe. Olfatto e tatto rispondevano. rimodellato dalla canapa scura. La benda le venne tolta. quando si erano lasciati tutto alle spalle. Non cadde. Sangue affluì ai capezzoli e al viso. Accese un’altra candela. Toccava: con tutta la pelle. anticipandole ogni cosa. Forte e salda. Solo respiro. Vibrò al ritmo delle piccole punture. le cosce e le natiche in maniera metodica e calma. Lei sapeva. Strinse le cosce attorno a un nodo adagiato sul suo sesso e le sfuggì un gemito. percepiva il movimento. Invece un nuovo equilibrio. Sapeva che non avrebbe lasciato segni sulla sua pelle. lui sensei. Totale e incondizionata. mentre altre fitte le colpivano le caviglie. la sospensione. In maniera costante e armoniosa. Visualizzò gocce di cera rosse. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  133 . Lo sentì vicino. come quella sulle spalle. Percepiva la fragranza delle candele. Bendata. Sollevò la testa appena per annuire. non con le mani. per quello che sarebbe stato immobilità e piacere al tempo stesso: non dolore. Poi tornò a lasciarla penzolare. – Non sei la mia schiava più di quanto io lo sia di te. aiutandola a sciogliere i muscoli. Tese i muscoli della schiena e quelli della gamba sinistra proiettata in alto. Le aveva parlato. Attorno agli avambracci. Era affondata volentieri nella tenebra. Era come lui le aveva promesso tre ore prima. Fiducia. Lui le baciò la fronte. Un solo piede nudo posato a terra sul tatami. Lei era diventata dorei. La colse alla sprovvista. Qualcosa le sfiorò la caviglia destra facendola sussultare: il piede fu chiuso in una stretta sicura e sollevato accanto all’altro. Immersa in se stessa. Tutto per prepararla per lo tsuri. Al seno. Ruotò ancora. Un ultimo nodo. verso le spalle. lavata e massaggiata. Un dolore acuto e mirato. La pelle lucida di traspirazione. Non solo. Il volto di lui a pochi centimetri dal suo. Ansimava. Le braccia legate dietro la schiena. Oscillò e credette di cadere. Appoggiò le labbra sulle sue. Corde robuste. Le scostò una ciocca di capelli. La bendò di nuovo. Lei sorrise. estendeva i propri sensi. La pressione attorno ai seni si acuì. Sussultò. Impossibile. Si vide nuda. Inevitabile. Strette ma non dolorose. Tremò e gemette più forte. ma il disorientamento sensoriale e l’eccitazione le avevano fatto dimenticare le promesse. L’aveva spogliata.Dorei  di Alessio Lazzati 7 maggio Fluttuava. ma la tensione sul suo torace aumentò. i polpacci. il corpo scintillante nella penombra. Le corde seguivano i movimenti del corpo. l’orario di lavoro ridotto dopo la crisi del 2020 faceva sì che fino a mezzogiorno tutti lavorassero. che lei portò le mani sotto la gonna. Né quando cominciai a baciarla. quando le infilai la mano tra le cosce. Da quando col coprifuoco erotico era stato vietato il sesso non onanistico. davanti a me. sfidando il trattamento di de-libido. il segnale segreto della setta degli irriducibili che. E il fazzoletto blu che usciva dalla tasca posteriore. e solo dopo si vedesse gente in giro per le attività sociali e culturali del Programma di Rinascita. Certo che non vuole lasciarmi alcun dubbio. E la poliziotta baciarla golosamente sulle labbra. La camicetta aperta fino a mostrare l’ombra del seno. oltre le splendide e ormai quasi obsolete autoreggenti. La vidi subito. il solco tra le coppe serrate dal tessuto nero che spiccava malizioso. se mi vuoi. – E brava Viola. Certo che osa. la vistosa erezione chimica che sfoggiavo sotto i jeans scoloriti sul pacco. “Ti scoperei subito. mi promuovono e straccio il tuo verbale. Fu allora che vidi l’altra avvicinarsi. prima che il cellulare mi caricasse.” Fui incerto solo un attimo. né ebbi dubbi dopo un solo attimo circa il da farsi. Le manette scattarono all’istante. praticarlo in due o più era diventato pericoloso. Si ricompose alzandosi ed esibì il distintivo della Squadra Antisesso. Fu quando infilai le dita nel taglio umido. La gonna cortissima. Soprattutto quando si toccarono i seni. Non disse nulla. al bar. alle nove. io al tavolino. se andare o meno.IL FAZZOLETTO BLU  di Dante Bernamonti 8 maggio Trovai il foglio nello strappo del sellino della bici. puttanella. sincrone. mi dissi. e al tempo stesso così terribilmente eccitante che nemmeno mi stupii del messaggio esplicito e voglioso di quella puttanella. all’entrata del parco. spingendole la lingua in fondo alla gola come una serpe. La barista. Ancora tre maschietti. tu al banco. Né quando le mie dita scostarono il pizzo dello slip. Seduta sulla panchina lasciava intravedere cosce ben tornite e scure oltre le calze che occhieggiavano dalla mini. segnalava a chi ne conosceva il senso il loro desiderio e la loro voglia di sesso. All’ora in cui presi posto con lei sulla panchina non c’era quasi nessuno al parco. lei. 134  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Devo ammettere che mi eccitai tantissimo. Aveva di certo notato. Deciso ad arrivare a piedi prima dalla sconosciuta e poterla guardare di nascosto per decidere il da farsi. Alle otto scendevo dalla metro in Cairoli. sono quella che ti fissava al bar prima. Cadorna. Domani. pensai. Le sue mani mi strapparono via il vestito. i “piani confidenziali”. piano a me sconosciuto. ma l’ultimo era il 19. allargai le gambe e mi feci leccare mentre gli succhiavo il pene come se fosse una divinità a cui sottomettermi. mi alzò le gambe e continuò a scoparmi: ero la sua preda. occhi marroni. li tirò e mi baciò il collo. gridando maestosamente. I nostri sguardi s’incrociavano furtivamente. ma lui non c’era. A sinistra un minibar. L’adrenalina mi assalì. Saliva ai piani superiori. Il suo corpo atletico. con passione. con forza. Mi prese i capelli. Lo sentii urlare quando gli stimolai i testicoli. Forse non è mai esistito. Sentii che il suo pene stava per esplodere. e io con lui. Arrivò l’ora del nostro incontro. Il suo pene era duro. Qualche giorno dopo lo incontrai. Anche lui lo faceva. ma anche affascinata: alto. Arrivammo e ci trovammo subito in una stanza circolare. Ansimava mentre mi penetrava con violenza. mi sfilai il perizoma. I suoi occhi aderivano alla mia scollatura. Fui a disagio. Scoppiò tra le mie labbra. quasi per baciarmi. in ascensore. Sentii subito i suoi occhi addosso. Sentii il suo respiro scendermi lungo la schiena.IL “piAno ConFidenziALe”  di Paola Favilli 9 maggio Notavo da mesi. che faccia riapparire quel magico pulsante per il ventesimo piano. E i miei sul suo petto vigoroso. lo leccai. Sono tornata all’ascensore. Ho cercato sulla tastierina il ventesimo piano. L’attico non esiste più. e lo trovai davanti a me. la sua schiava. Ma forse è stato troppo bello per essere vero. Urlai e lo sentii indurirsi. mi strinse le gambe attorno ai fianchi e iniziò a penetrarmi. al centro un grande letto con lenzuola rosse. Mi misi gattoni facendomi scopare e schiaffeggiare le natiche. Mi spostò a terra. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  135 . stimolava la mia fantasia. Lo aspetto ancora ogni giorno. sguardo provocante. la sua presenza. Si strinse a me e sentii la sua eccitazione esplodere. Mi prese in braccio. Io venni. Per 20 piani ci stuzzicammo. nascosto da un completo grigio. sperando che ricompaia. Mi girai e lo spinsi verso il letto. mi appoggiò al muro. Non mi ero mai accorta che ci fosse: l’attico. senza nasconderlo. caldo. Dopo qualche secondo si aprì. il giorno dopo. Lo osservai. lo presi in bocca e lo succhiai. capelli corti neri. Dopo qualche istante mi girai. Mi si avvicinò. Una mattina mi avvicinai all’ascensore per scendere al 4° piano. e disse: – Ti aspetto alle 18 al piano terra. Prendemmo l’ascensore e senza dire nulla lui pigiò il tasto numero 20. Diventò un pensiero fisso. Abbiamo scopato ancora e. per cancellare me stessa. Lo trovi dentro la busta. e te ne sei andato. Poi i nostri corpi sudati. dentro di me. sesso fatto per dimenticare. Mi hai lasciato un tuo ricordo e il giorno dopo sei venuto a riprenderlo. Ora te lo restituisco. lungo. hai preso al balzo l’opportunità di rivedermi. di sfogo. Lo cerco . Come un pegno. e poi una terza… Tanti altri uomini hanno avuto il mio corpo. ma le notti si confondono nella mia mente. eppure te n’eri accorto. a ricordarmi che tu ci sei nella mia vita. da allora. sazi. te ne sei approfittato. ma ora non lo voglio più. e come tale appartengo a tutti gli altri. Sono la donna di un uomo che non esiste.senza mai trovarlo . di peccato. l’anellino che avevi sul prepuzio e che mi avevi regalato. fino all’esaurimento. Li uso e li getto. Mi ricordo come accarezzavi il mio corpo. Una sola notte. Sapevi che i miei erano appuntamenti di una sola notte. fino in fondo. tante altre volte. Non cercarmi mai più. Lui è sempre lì. 136  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . ma hai atteso il giorno seguente e sei venuto a riprenderlo. ma se guardi all’interno della busta potrai indovinare le mie intenzioni. Non mi hai detto niente. un legame troppo stretto. Come un legame.IL GIOIELLINO  di Fatima Cardoso 10 maggio Non so bene come iniziare questa lettera. come il tuo sguardo languido mi ha guardata dentro. di liberazione. si è intromesso nei nostri destini ed è stato il tramite perché ci incontrassimo una seconda volta. E me l’hai regalato. il nostro “gioiellino”. In queste ultime settimane ho tenuto il nostro gioiellino. Ma la prima notte in cui mi hai scopata è stata diversa. Non me l’avevi detto. Con lui cancello il nostro legame. Mi sono inondata per riceverti per intero. Ti restituisco il tuo piercing. anzi. eppure te n’eri accorto.nei corpi che mi cavalcano e che mi fanno godere. come la tua lingua morbida mi sfiorava i seni. tutte uguali. D. L’hai usato come pretesto per rivedermi. È diventato un’ossessione. L’avevi perso dentro di me con il tuo seme. L’ho accettato. è stata indimenticabile. quella prima notte. Ma io appartengo a un solo uomo: quello che non c’è e mai ci sarà. Ed è stato lui a renderla particolare. Lui. Eravamo due sconosciuti in cerca d’emozione. Ti ricordi la nostra prima volta? Lo ammetto. Ora il nostro vincolo è spezzato. Però tu hai trovato il modo per rivedermi. quando mi sono aperta per te. gli occhi che bruciavano come torce e i capelli bianchi illuminati dalla luna. Sentì le mani chiudersi sui seni e stringere i capezzoli. e poi le sentì insinuarsi in lei. Piano piano la marea rifluì. Poteva quasi sentirlo sorridere. Lui le sorrise. penetrandola. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  137 . Chiuse gli occhi. si era infilato nel suo cuore. portandole via un po’ di coscienza a ogni centimetro. seguendo il disegno delle corde e imitate dall’umida scia della lingua. e nemmeno le importava: ne aveva bisogno. gli occhi rossi sfavillanti e i denti un bagliore candido nella notte. l’orgasmo reclamò la sua vittoria. Un gioco feroce. violento e prepotente come lui. quel tipo di gioco. Quando lui mise fine alla tortura delle dita. perché solo perdendo se stessa riusciva a sentire.DeMone  di Lucia Ferrone 11 maggio L’abbandono è assoluto. non c’è una via di mezzo. Le dita cessarono per un momento. e le corde stringevano. fuori dal tempo e dallo spazio. facendola gemere per quel misto inscindibile di dolore e piacere di cui non poteva fare a meno. Lo sapeva nel buio della benda che le copriva gli occhi. nelle sue viscere. oltre il buio della benda. insopportabile. Non aveva chiesto di amarlo. e lasciò che il corpo avesse ciò che gli spettava. mentre la contemplava. e il mondo riapparve. Ancora una volta era scesa all’Inferno. Percepiva le dita che la carezzavano. ritrovando se stessa. che le faceva rombare il sangue nelle orecchie e contrarre una morsa all’altezza del cuore. e da cui chiedeva sollievo allo stesso tempo. nel luogo dove perdeva e ritrovava se stessa. prepotente. Non sapeva nemmeno se fosse tipico della sua razza. lasciandola stordita e senza fiato. Lasciarsi andare non rende minimamente l’idea. e si immaginò uno dei suoi sorrisi sardonici da cui si sentiva sempre spogliata. ma mai abbastanza. Lo sentì ridere sommessamente al suo orecchio. Un desiderio cocente e feroce che ruggiva come un animale in gabbia. in un posto la cui unica dimensione era il piacere. una tortura sublime di cui avrebbe chiesto ancora e ancora. togliendole ossigeno e pace. penetrarla. ma lui. ma era immobilizzata. Togliendole tutto. oltre il buio della notte. ma mai abbastanza. tornando a indugiare sul suo corpo e lasciandola con un desiderio umido e pulsante. Toccarla. Istintivamente cercò di inarcarsi contro la mano che giocava col suo piacere. che tracciavano sul suo corpo disegni intricati stringendo e costringendola immobile. E lei lo sapeva bene: lo sentiva nella morsa delle corde che le stringevano i polsi. Le muovo con l’abilità di un pianista e tasto. Ondeggia. Elettra si riveste. Ma le gambe lunghe e lisce formano un culo che vorresti mangiare. di solito il giovedì. Tutta quella carne. saluta la mamma. la schiena si flette come quella di un gatto. – Ti va un privé? – mi chiede poi. ma sembra di vivere fino in fondo ogni battito del cuore. e io le poso una mano sulla coscia. anche se non ha molto da mostrare: i suoi tentativi di stringere il palo fra le tette risultano comici. – Pago direttamente a te? – Offro io. ma dovrebbe chiamarsi Alina. non tralasciando di ondeggiare i fianchi perfetti. Le chiamano “artiste”. – Ciao. Allungo le mani ad afferrarle il seno. Con quella gentaglia non c’è modo di rilassarsi e contemplare lo spettacolo sul palco. fischiano. Chiude la tenda e mi sorride maliziosa. – Mi accarezza un orecchio mentre parla. Il gonfiore nei miei pantaloni è evidente. per me Alina non esiste più. Vieni. e poi… Poi i dieci minuti sono finiti. Quando tornerò a casa dovrò farmi una sega. chinandosi. – Ciao! – esclama. allora queste ragazze sono davvero delle artiste. Sospiro. Ora che c’è lei. – Certo. Lei lo nota e finge sorpresa. Sul palco c’è una bionda dai capelli a caschetto. È già passata al topless. Sto seguendo le sue evoluzioni quando in fondo alla sala scorgo Elettra. stellina. gridano. È arte. Appena entrati mi stende sul divanetto. Si mette di spalle e. Ed è proprio la parola giusta. – Sorride. Io mi lascio trascinare. Adesso? – Sì. stringo. palpo. – Ciao. stellina. Le mie mani si fanno voraci. 138  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Nel weekend il locale è pieno di ragazzetti che bevono. assaporando con le dita la pelle morbida e tiepida. che potrei morire qui. papà. Si solleva con grazia e mi prende per mano. questo è certo. e sento che è la perfezione. – Un altro bacetto frettoloso. – Sei la migliore. quel soffice universo di piacere. Elettra si siede su di me e mi piazza un bacio sulla guancia. Bisogna avere un talento particolare per fare del proprio corpo uno strumento capace di evocare sensazioni così profonde. pregustando le meraviglie che mi aspettano nella stanzetta buia. Comincia a sfiorarmi il volto con la punta delle dita. preme il sedere contro di me. così vere. si avvicina facendomi respirare il suo alito. Lei mi riconosce e si avvicina lentamente. Non la vedo spesso. poi le passa sulla nuca. Sono solo dieci minuti. L’erezione si fa dolorosa. Se l’arte è tutto ciò che smuove le emozioni del pubblico. Tutto bene? – Non è una gran serata. su e giù.PRIVÉ  di Andrea Viscusi 12 maggio Vengo qui una volta a settimana. In tutta la sua radiosa bellezza. il cuore prende il sopravvento su ogni altro organo. Starei delle ore solo a guardarla. poi scendo lungo la gola e verso quel petto florido. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  139 . li bacio dolcemente mentre la mia erezione cresce fino a farmi male. Il desiderio dentro di me urla di impazienza. Mi avvisano che i parenti sono arrivati. Non ce la faccio più. davanti a me. ma che volete farci. Il funerale può cominciare. Ho quasi paura a toccarla. Un mondo inesplorato in cui perdersi e morire. Abbiamo solo pochi minuti per noi e non ci sarà un altro incontro. Li titillo. Le curve del suo corpo come una mappa del piacere. La rivesto con quegli abiti allegri e colorati che aveva in quella foto che sua madre tiene vicino al letto. esploro ogni centimetro di quel corpo sensuale con delicatezza e passione. sembra una bambola di porcellana.. Lo so. Occhi compresi. è un luogo comune quello che vuole che ogni donna appaia agli occhi del proprio amato come la più bella del mondo. Ho giusto il tempo di darle una carezza e di rubarle un ultimo bacio prima di iniziare a ricomporci. I capezzoli sono due chicchi di caffè su cui appoggio le labbra. sì. Sento bussare leggermente alla porta. Ma le mani. oh. La lingua sta ancora guizzando avida sul suo sesso quando il mio orologio tintinna.. La fragranza della sua pelle quasi cancella anche quel poco di autocontrollo che mi è rimasto. ma non c’è tempo. Vorrei liberare il sesso furioso ma mi devo trattenere. ne seguo i contorni. Il cuore mi va in frantumi sotto una serie di spietati bip bip. Le sfioro con un dito la bocca.. le dita e la lingua non possono e non devono fermarsi. quando si è innamorati come lo sono io. Non posso fare altrimenti. nuda e innocente come quando è venuta al mondo. quei seni meravigliosi su cui in tanti hanno perso la testa. con tutti i miei sensi. Lei è distesa..TEMPUS FUGIT  di Giulio Uggè 13 maggio Finalmente lei è qui. A un certo punto la mia compagna parve illuminata da un lampo di genio. pensai quasi ad alta voce. tuffi da parete a parete. Il piacere fu quasi istantaneo per entrambi. abbracci in aria con movimenti da polipo impacciato. e con gli occhi semichiusi mi figurai il rischio: un treno di sferule traslucide e palpitanti. 140  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . La raggiunsi con un tuffo. Niente letto su cui distendersi. Dedicammo una decina di minuti a familiarizzare con l’ambiente: evoluzioni. La mia compagna si era già liberata dai vestiti e se la rideva. Non preoccuparti. Ben presto mi fermai. Con la schiena al vetro afferrò un corrimano a braccia aperte. Non se ne parla proprio. come facciamo? Come abbiamo sempre fatto. risposi. un’altra Luna sospesa nel nero cosmico. senti il tuo orgoglio maschile agitarsi in tutte le direzioni come un’alga paffuta in balia di correnti imprevedibili. Devi ammettere che principio di inerzia. principio di azione e reazione e via dicendo. non erano solo brutti ricordi del liceo.UN’ALTRA LUNA  di Paolo Costantini 14 maggio Occhio alle pareti. E mi lasciai andare nell’aria tentando di spogliarmi. la abbracciai e le dissi di staccarsi dal corrimano. Non l’avessi mai fatto. Il tecnico sapeva il fatto suo. Spensi subito le luci: mi trovai davanti una splendida donna vitruviana illuminata dal disco terrestre. ci aveva detto con una strizzatina d’occhi il tecnico della Stazione Spaziale prima di lasciarci soli in una grande cabina a vetri. e mi stampai sulla vetrata. senza nessun timore di sciabordii al basso ventre. imbozzolato nella maglietta. frugavo ovunque. le dissi mentre avanzavamo a forza di braccia lungo un corrimano. Mi ancorai al corrimano e la penetrai tenendomi ben aderente al suo ventre. incastrando i piedi in un altro corrimano. L’assenza di gravità è cosa ben strana. ben salda al corrimano. Mi ritrovai alla deriva. niente comodino su cui tenere fazzoletti e preservativi. destinate ad attraversare indisturbate la cabina e spiattellarsi sulla parete opposta. Ero troppo eccitato. Non ricordavo di averla mai sentita gemere con quei suoni melodiosi. Camminavo con le mani sul suo corpo. mi chiese lei. da laggiù non ci vedono. Senza uscire. Restammo immersi a lungo in quella piscina impalpabile. lo esploravo con dita e bocca. di fronte allo Sri Lanka che pareva una goccia staccatasi dal triangolo indiano. Se sei un uomo. con vista mozzafiato sul nostro pianeta: la celebre Stanza del Sesso. E ora. in un silenzio irreale rotto solo dai ronzii di qualche macchinario. gli slip legati alle caviglie. ti restituiscono al mondo. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  141 . sono tutti uguali . gli spasmi che ti mozzano il respiro e ti spalancano alla terra. Un presagio di morte che ti chiude la gola e ti trasforma il sangue in ferro bollente.sono tutte uguali . riempie i polmoni e schiaccia lo sterno. e altre parole che non ascolti nemmeno più . e quel caldo insopportabile che è l’unica buona ragione per continuare a piantare le unghie.piccoli rituali a te ormai completamente inutili. Ed è anche l’aria densa calda e appiccicosa sulla pelle. Sai com’è iniziata. i brividi violenti. il suo. E nascondercisi. Il caldo. Il rumore umido e sciabordante di bocca che si strofina su carne sudata. attorno al bordo sporco di sale del tuo Margarita. finalmente. il tutto in funzione di un’attesa che scorre pigra. Ma forse anche questo poco importa.il tuo. per capriccio e cocciutaggine. Ogni risveglio l’idea precisa ed elegante del tuo stesso esistere da preservare da una corruzione che ti sembra vecchia di secoli. poco importa. Ogni risveglio la cognizione del proprio corpo pieno di schiuma densa.uno qualunque. parole che non ascolti nemmeno più. il caldo. vicino. melma putrescente che ti avvelena lentamente e senza via di scampo. Sai com’è iniziata: un locale affollato e sguardi insistenti. ma che non ha nemmeno la forza di graffiare il marmo brillante che ti circonda. un presagio di morte. Il peso di arti che non ti appartengono addosso.poco importa.non ti provoca quella scarica elettrica necessaria a mettere in moto la serata.PoCo iMportA  di Gaia Cremascoli 15 maggio Sono unghie che graffiano il muro e vi si aggrappano come se potessero scavarvi dentro e sgretolare e distruggere. il fuoco. Nei muri o nelle schiene sudate di sconosciuti bendisposti. Ogni risveglio. vicino. sai come inizia ogni volta. Poi. Quello che non sai è se questo rincorrersi finirà mai. un sottoscala sporco. quello di altri . stringendoti lo stomaco in una morsa nauseante. Quello che importa è l’infrangersi dei corpi uno sull’altro. e il caldo che ti comprime la gola. Quello che importa sono i sospiri densi l’uno dentro l’altro. finché uno di quegli sguardi . un letto . Che sia un muro ruvido. l’afa ristagnante nel cuore e nei respiri ansiosi. E continua con inseguimenti brevi. sorrisi artefatti. l’aleggiare preciso e sgradevole di un sussurro che non hai intenzione di ascoltare. a possederla in quel modo. per poi passare a rimirare quel fondoschiena perfetto quando lui si voltava per uscire. . – Federica! – Uh? – Non starai fantasticando di nuovo sul postino.. guardando il bel fondoschiena del postino uscire dall’ufficio. Lui la spinse sulla scrivania. Quel giorno. – Federica? . poi lo strinse. strappandole tutti i bottoni.. intrecciando le gambe dietro il suo culo perfetto. Doveva baciarla. prima o poi. avvicinandolo a sé: voleva avere sempre di più. di sentirlo pronunciare il suo nome fra i gemiti. perché lui la notò e i loro sguardi s’incrociarono. così alzò la testa cercando di non farsi notare. Lei sospirò delusa. io? La collega la guardò scettica e le gettò un plico di documenti sulla scrivania. rovesciando penne e plichi di carte sul pavimento.. e sperò ardentemente di poterlo toccare davvero. facendoli ondeggiare sulle spalle.IL PoStino  di Danja Batista 16 maggio Lo sentì entrare in ufficio come ogni giorno. possibilmente non troppe volte.. Fu un attimo. voleva sentire le sue mani sulla pelle... le aveva girato la sedia e l’aveva sollevata di peso per poi baciarla con ardore. però. 142  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . le sue mani che scendevano sempre più. non riuscì a farlo. mentre riprendeva a baciarla e le strappava le mutandine da sotto la gonna. Riusciva a sentirne il sapore: caffè. che da mesi aveva desiderato si posassero su di lei. ma lui riprese a baciarla scendendo lungo il collo. indelicate e forti. Solitamente le piaceva soffermarsi sui suoi pettorali. ancora e ancora. Affondò le dita nei suoi capelli. in modo da poterlo osservare di nascosto. Aveva desiderato da mesi di poter avere su di sé quelle mani... sospirando. Quando le labbra dell’uomo si separarono dalle sue si sentì persa. vero? – Chi. mentre le sue mani le premevano sulla pelle. Con un gesto rapido lei liberò i capelli dall’austero chignon. delicate e avide allo stesso tempo.. togliendole la camicetta con foga. mentre sentiva la sua bocca giocare con i suoi capezzoli.. Avrebbe potuto continuare a farsi baciare in eterno. se solo non avesse avuto necessità di riprendere fiato. Prima che se ne rendesse conto lui era già lì. – Federica. ruvide. Lei adorava il caffè. facendosi spazio malamente fra i fogli e la cancelleria.. Quelle labbra così sensuali sulle sue. graffiandogli la schiena.. Lei gli tolse la canottiera e si aggrappò a lui. appoggiandosi alla parete ruvida del camerino da due soldi che era stato concesso a lui e ai suoi compagni. Tracciò strisce di saliva. Per evidenziare il concetto. cosa non avrebbe dato per affondarci i denti. allargandogli le gambe con decisione. ma la cosa pareva stimolarlo ancora di più.per quanto scalcinato . Il bassista si alzò dalla posizione raccolta in cui si trovava. fammi sentire la tua voce. non più inguainata nei pantaloni di pelle scura. Manuel l’aveva notato subito: la sua schiena era liscia. capelli rosso fuoco e si agitava sinuoso. dai. Non era stato difficile. poi del sesso del ragazzino. Essere il bassista di un gruppo . l’apertura del ragazzo. facendo rigirare il rosso verso la parete: vi si premette contro. facendogli sentire bene tra le natiche la consistenza della sua erezione. eccome. facendolo rabbrividire: il fatto che non fosse molto avvezzo al sesso era evidente. I suoi capelli sembravano brillare. Manuel sorrise come sorride il cacciatore. Aveva enormi occhi nocciola. affondò in lui con una fluida spinta. Bastava toccare le corde giuste nel momento giusto. Manuel lo osservò da capo a piedi un’altra volta. tendendosi. vicino al palco. Dopo il concerto l’aveva puntato. con movimenti concentrici della lingua esperta.perché ai suoi amici la musica grunge non piaceva. le gote e il collo resi lucidi dal sudore. Era venuto da solo .Non erA StAto diFFiCiLe  di Paolo Guiducci 17 maggio Era giovane e bello. Non era stato difficile. E lui si fece sentire. percorrendo la lunghezza prima della gamba. Gli soffiò contro un orecchio.gli diceva .bastava a rendersi affascinante a sufficienza. Si era fatto un viaggio allucinante in corriera. Il sapore del suo seme era dolce come la sua carne rosata: che fosse fatto di zucchero? – Ehi. Le sue gambe erano morbide e carnose: ci affondò il volto. Era tutta questione di ritmo. poi. andò a stimolare. Il rosso gemette di sorpresa e di piacere. dopodiché spinse il ragazzino verso la scrivania davanti a loro. sottili come tele di ragno. facendolo sedere sopra. I capelli neri gli si stavano appiccicando alla nuca e alla fronte: li scostò con un rapido gesto della mano. come nel basso. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  143 . seduto in un angolo del locale: una manciata di secondi e stavano parlando. per venire a sentirli suonare. il rossore diffuso faceva sembrare ancora più bianca la pelle del petto glabro. sotto la luce artificiale della lampada. Non era stato difficile. dell’addome invitante. il tuo sapore. goduto i tuoi umidi sospiri. Poco dopo la malattia che mi ha invaso. Lo so. per ore. spinta da un’irrefrenabile voglia di fuga. mi sei entrata nel cuore. guardandoti intorno un po’ imbarazzata. in fretta. folgorando i miei sensi. a piedi nudi. esplorato i tuoi segreti più nascosti. leccato la tua pelle. ti ho offerto una birra. non di più. lasciandoti sola. Ho visto il tuo corpo divenire infuocato. sussurrando alla notte un consiglio di speranza e una nota di passione. Mi hai preso la mano conducendomi verso il letto. la nostra speciale intesa. spietato. Quando sono tornato ti eri già tolta le scarpe. Non ti rivedrò più. Ho assaporato il tuo odore. Sei svanita nel nulla come nebbia polverosa. e hai ucciso sul nascere ogni possibile futuro. E tu hai ricoperto di gemiti il quadro della nostra straordinaria avventura. Ho conosciuto le tue labbra. hai abbandonato la ragione per perderti con me nell’abisso del gusto salato dell’Eros. Due o tre minuti. hai bevuto fino all’ultima goccia il frutto del mio tornado impazzito. Una volta finito ti ho accarezzato i capelli e le guance. Hai smesso la maschera della donna decisa e sicura di sé per tramutarti nuovamente in una semplice ragazza in cerca d’affetto. Sono andato un attimo nell’altra stanza. hai girato le carte e calato una scala beffarda. Ma non scorderò mai il tuo sorriso complice. toccato il tuo piacere. e te ne stavi accucciata sul divano. ha deviato verso l’infinito. hai raggirato il sole dei nostri comandamenti per issarti oltre il semplice peccato. Perché il Sesso è un’Alchimia. i tuoi sospiri. Hai baciato il mio braccio sicuro. Ti sei seduta. Ti ho vista. 144  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . l’inondata purezza della tua essenza intrisa di mistero.ALCHIMIA  di Alessio Gradogna 18 maggio Quella sera sei entrata nella Tana con la tua consueta aria circospetta. ho gettato i tuoi vestiti nel vento. assetato. ho ammirato il tuo corpo nudo e caldo. l’immagine di te accoccolata a piedi nudi sul divano. osservando tutto e niente. ti sei annidata al mio fianco come un pulcino in cerca di conforto. il tuo corpo brulicante di eccitazione. occupato il tuo sesso disposto ad accogliermi senza inibizioni. Il mattino dopo sei andata via. e in quel momento. cercando le parole. Hai invaso con prepotenza il mio cervello già saturo di complicazioni. Il silenzio fluttuava sovrano in una nuvola ovattata.. Hai sfogliato un libro. Mi hai ingiustamente rinnegato. l’hai rimesso a posto.. con quell’unico gesto di sicurezza e intimità. ti sto aspettando. Secondo: prima di leggere oltre. oppure non fare nulla di tutto questo. poi al seno. perché potresti prendere questo mio scritto per finzione. Ci sarà un lieve imbarazzo impacciato. mentre io sto facendo dannatamente sul serio. È il nostro punto G. Nessun dolore. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  145 . Forse mi offrirai da bere. Poi. che sarà indimenticabile. Primo: questo non è un racconto. Masturbalo. È molto importante che tu lo faccia. un altro. Sapevi? Tu ci sarai quasi. Mi farai entrare. Mi girerò. In controtempo. Una volta nudi ti farò coricare e ti benderò. Avrò dei fiori con me. non parlerò. Ti darò un fallo piccolo. annuirò. Sarò dentro di te. Ti vedrò per la prima volta e il mio cuore accelererà: sei bellissima. non vorremo rovinare qualcosa di perfetto. Bacerò e mordicchierò piccole e grandi labbra per un tempo che parrà eterno: solo quando penserai di non farcela più passerò al clitoride. contattami: te ne manderò una. Sono per te. o qualcosa da mangiare. Ti abbraccerò quando sarai girata e ti bacerò sul collo. solo piacere: l’infrangere un taboo aggiungerà eccitazione a eccitazione. Ti girerò e saremo vis-à-vis. se vuoi. Poi. Infine. Lentamente. raccontarmi di quanto siano stronzi e porci ed egoisti certi uomini che hai conosciuto. Si chiama prostata. Usalo. Avremo bevuto. Fino. Poi prenderò un fallo. Scatterà al tuo tocco. Mentre ci spoglieremo non riusciremo a smettere di baciarci e le mie mani accarezzeranno ogni centimetro di pelle scoperta. poi al pube. Sto per dirti cosa farò se mi inviterai a casa tua. Dal momento che mi aprirai la porta. Aggiungerò un dito. me ne andrò.SerAtA Con SCrittore  di Federico Storni 19 maggio Cara lettrice. due premesse prima di iniziare. Dalla bocca scenderò al collo. Avrai il mio sesso in mano. e mentre parli penserò che ti amo e avrò pietà di quelli che si sono stufati di te e non capirò come sia stato possibile. Io ti ascolterò. appena sotto l’orecchio. staremo abbracciati finché lo vorrai. Non ci sarà una seconda volta. Voglio dimostrarti che sono reale. e finiremo in camera da letto. Se non la trovi. Piano. cerca una mia foto su Google. Alla lingua. Mi riempirò del tuo odore. All’orgasmo. è una dichiarazione d’intenti. sarò sempre dalla tua parte. Entrerà dietro. Cercami. Potrai parlarmi e sfogarti. immaginando un’intensa notte di sesso con lei. Rimasi inebetito. che sentii bagnata attraverso le calze di nylon. che lasciavano al tatto un piacere ruvido e sensuale. Prenotò la fermata e scese pochi istanti dopo. la stessa con la quale all’improvviso mi scostò la mano girandosi a guardarmi. Con la mano premetti sulla fessura. accavallando le gambe. Qualsiasi parola pronunciata in quel momento sarebbe stata banale. La donna gemeva con eleganza. All’improvviso mi sentii estraneo a quella situazione a dir poco imbarazzante. Il tram ripartì. Non avevo mai visto quella donna. sentii un leggero profumo effondersi nello spazio circostante. Si fece spazio tra le mie gambe e uscì nel corridoio. Dummy 20 maggio La donna mi prese la mano e se la fece scivolare lentamente tra le cosce. Mentre sfioravo la sottile pellicola che separava la sua carne dalla mia sentivo la donna gemere silenziosamente. inchiodato al mio posto. Io rimasi immobile. tanto meno lei si curava dei loro sguardi. mostrandomi le spalle. – Dovrei scendere – disse. Cominciai a toccarla più a fondo. lo sguardo fisso sul finestrino dove le insegne al neon si rincorrevano lungo la strada. Mi limitai a fissare il riflesso dei suoi occhi nel vetro del finestrino. con discrezione: la sua pelle odorava di pulito. creando piccole increspature nelle calze di nylon. Mi sentii scoppiare. Mi chinai ad annusarle il collo. 146  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Erano coperte da sottili calze di nylon. Quando lei scostò leggermente le gambe. Cercai in qualche modo di nascondere la mia erezione. per permettermi di muovermi meglio. fino all’interno coscia. il corpo invaso dall’oscura fiamma del piacere.CALze di nyLon  di G. I pochi passeggeri appesi alle maniglie sembravano non accorgersi di nulla. al ritmo delle accelerazioni frequenti del tram sul quale stavamo viaggiando. Non riuscivo a parlare. dove trovai una piacevole sensazione di calore. Era immobile. Non potevo avere un rapporto completo. e andò in bagno a sciacquarsi. Si fa per dire. Era piena estate. Non facevamo l’amore da settimane. certo aveva un altro amante.le dissi: – Ora. e diressi il fiotto di sperma su di lei.si sfilò gli slip neri. perversa. appena avvertii che stavo per esplodere. appena. Nelle narici mi giungeva diretto il suo odore. toccarla. uno per uno. cara. passata la formale protesta iniziale. Si ribellò. Ho sempre avuto un’eiaculazione abbondante. di pomeriggio. Ma quella volta andò diversamente.InnAFFiAtA  di Vittorio Catani 21 maggio C’erano momenti in cui lei. ambigua. Credo sapesse benissimo di starmi provocando. accarezzarla facendo finta di non farlo. restando completamente nuda. non certo per me.mi ero completamente svuotato. Non credere di farla franca. in silenzio. andava su e giù. a me ben noto. come stregato. preziosi minuti. spariva per giorni interi. Pur di rivederla una volta . sospettavo fosse nel periodo fertile (lo era continuamente).dopo tanto tempo . abbronzatissima come sempre . ma per qualche altra persona. perché (evidentemente) non voleva apparire “vecchia”. si atteggiava a “bambina”. da masochista. ma debolmente. Voleva che facessi un controllo. Come quella volta in albergo. Secondo lei. A ogni modo. lei mi lasciò fare. mi rifiutava. E io.io mi limitavo a giacerle accanto .si sollevò grondante. – Ero carico da scoppiare e le montai sopra. Stesa sul letto.nuda. ora dovevo aiutarla a togliere. i peli del suo Monte di Venere che accennavano a sbiadire. sono al limite. evviva! . qua e là. Pur di averla vicina. che pareva stesse imbiancando. Ormai da mesi ne combinava di tutti i colori. stavo al gioco. un getto come da pompa di giardiniere che non finiva mai. Me la strapazzai e gustai per lunghi. Guardai da vicino: forse sì. Chi poteva pensare che non ci fosse una provocazione? Ma una provocazione contorta. sentirne gli odori. Mi alzai letteralmente in piedi sui materassi. mi sollevai. e disse qualcosa sulla peluria del suo pube.che lei accoglieva con squittii di sdegnata protesta . Ebbe solo la forza di ripararsi il viso con le braccia e gridare in segno di protesta: – Emilio! Poi . giusto per farle scontare una minima percentuale delle sue malefatte. ne era perfettamente consapevole. da succube. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  147 . inondandola dalla faccia ai piedi. invece di inveire contro di me. Dopo quasi un’ora di ricerche della peluria candida e di inevitabili toccamenti dei suoi genitali . o fare i capricci. poi. imbrattato del mio sangue. – Il tuo corpo è fantastico– ripete. Il banchetto sta per terminare. Geme. Dio mi maledica perché mi fece di carne. Mi stendo vicino a lui. Di me. mi spolpa l’anima.QUANDO PISCI IN UN CESSO BIANCO. E tutto si dissolve. accendo la luce e . il letto scricchiola. con l’odio di Dio che mi cola lungo gli zigomi e poi… muoio? 148  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . il mio corpo è nel suo. sesso e storie da raccontare sotto le lenzuola. tac. La mia pelle. mi resta sulle labbra un sapore salaticcio di sudore. Tac. in un tonfo sordo: il cuore. chiedendomi cosa dirà domattina quando vedrà il cuore della sua donna nel cesso bianco di casa sua… spero vivamente che non s’arrabbi.  NON GUARDARE IN BASSO di Marco Baldini 22 maggio – Fai piano o ci sentono – sussurra tra i denti. m’invade i polmoni: l’orgasmo ci spezza infine ogni muscolo. L’osservo. Il mio corpo è ciò che più desidera al mondo. E lui mi lecca.mi specchio: orrore. mordendomi il collo. mi fa male. è una mappa di piaceri. ossessivo. ma riesco ad alzarmi e mi dirigo in bagno a piedi nudi. Mi volto e torno a letto: lui dorme beato.gli appartiene. le lenzuola umide sotto le dita. Finalmente m’addormento anch’io. Il suo respiro si fa più incalzante. Poi s’accascia e si addormenta accanto a me. Dio lo maledica perché l’amai. carezzandolo e dannandomi per non avere più labbra con cui baciargli la fronte. Lo raccolgo. Sento il muro freddo dietro le spalle. mi preme una mano sulla bocca. debole. di me. e io tremo. Altri morsi e i nostri sessi sfrigolano. Il mio uomo s’è guardato bene dal non mangiarlo. certo che non mi vedrà muovermi mai più. nulla più che trame di carne e sperma. Palpita.il mio corpo . gocce di sangue sul pavimento. cos’è questo suono? Ogni passo è un ticchettio… Apro la porta. Toglie la mano e mi sforzo di non ansimare troppo. che aderisce alla sua. Il suo corpo è nel mio. e lo getto nel gabinetto. io mi dissolvo. falangi rosse. se gliel’ho intasato. tiro lo scarico. Trascino le dita ossute allo specchio: tracce di me che svaniranno presto. – Il tuo corpo è fantastico – mi mormora mentre fa scorrere la punta delle dita lungo il mio torace. solo uno scheletro insanguinato.tac. Il mio corpo è fantastico. finché batte. Qualcosa poi cade a terra. Il mio corpo . resto immobile. mi preme le unghie nelle cosce. quasi impercettibilmente. solo ossa. Mi guardo le mani: metacarpo. palpita. quasi soffoco. ma quello resta a galla. per un attimo. Sono a pezzi. Di me. Il seno non c’è più. tac . settimane o mesi non saprei dirlo. non finge di apprezzare i miei canini. Mi blocco. Il secondo me lo ricorda. come per tutte. Mi alzo tenendola per le braccia. e già mi ha convinto a soddisfarla. capelli di seta tuffati nella china. il corpo salato e caldo. Mi sta fissando. è mia. forse ore. che bastardo fortunato. forme appena mature avvolte da una pelle di latte. Non che sia stato difficile. Non fingo mi dispiaccia e mi calo sul più bel pezzo di carne bianca della mia lunga vita. farebbe bene ad averne. ma così mi offende. finché raggiungo un seno appena sbocciato e mi fermo ad ascoltare un cuore che sembra aver capito tutto. Il terzo fa male. non posso biasimarla. In un posto dove il neon fischia di continuo si perde subito il senso del tempo. Un minuto dopo è dentro. Le succhio la vita. ma è quanto basta perché venga a cercarmi.. quasi. ogni volta rischio d’innamorarmi. Avesse capito qualcosa di me. Ha il terrore negli occhi. solo lo sguardo è assente.. è bella più di quanto gli occhi avessero svelato.TerApiA  di Andrea Della Bidia 23 maggio Sono giorni che osservo i suoi occhi: ha paura. Tutti qui mi credono malato. rimane immobile anche quando i nostri respiri si incontrano. in ogni caso. Non la tocco finché non è completamente nuda. Di sicuro c’è che non si aspettava di vedere i miei occhi aprendo lo spioncino. gli stupidi. La lingua passa sulla pelle godendosi lo scorrere della vita più sotto. non saprete mai cosa voglia dire. bastardo fortunato. Perso a contemplare una perfezione a cui non ero preparato. Il suo odore è deciso ma confortevole. mi hanno chiuso in questo cubo bianco senza finestre. la sento tremare: non accade mai. è lei che mi ha portato qui. in un attimo mi perdo ad assaporarne ogni angolo. Giorni. Difficile capire quanto sublime sia il pizzicore dolciastro del sangue di una giovane vergine. Sospiro. un grido le muore in gola mentre la guardo come so fare io. non affannatevi.. più probabilmente solo qualche minuto da che è tornata a farmi visita. Mi crede malato. Arriva come un odore che non sentivo da secoli e il primo impulso è chiedermi come abbia potuto dimenticarla. Ho poco tempo prima che arrivino. Sorrido a me stesso: non che ti sia andata troppo male. stavolta ne ha motivo. ma vivo per questi momenti e non affretterò il rito. è giovanissima per un posto così. mi concedo il lusso di sperarla pura anche se dall’odore non ne sono certo. rapito. uno come me sa di rischiare sempre il giusto.. chiudo la porta. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  149 . dinanzi allo sguardo in attesa. Forse non aveva l’eleganza di molte altre. quello degli incontri fugaci. il passo leggiadro e semisospeso di chi sta per librarsi in volo. Ezio era un uomo strano. Lui le chiamava così. Sognò di passarvi le mani nel mezzo.L’ESTASI IN PUNTA DI PIEDI  di Ilaria Ferramosca 24 maggio Era da poco domenica mattina. molti lo definivano così: lui invece si sentiva normale e non capiva cosa ci fosse di così anomalo in quel modo tutto suo di desiderare le donne. Aveva cinquant’anni e. Erminia. appuntito come uno stiletto. nulla a che vedere con la delicatezza di quelli di Laura: lei sarebbe passata verso le nove per comprare i cornetti alla crema al bar all’angolo. I suoi collant di lycra nera frusciavano in calzature eleganti. Fantasticò che si trattasse di una ballerina. però. Poi lei si allontanò in dissolvenza e il cuore gli parve arrestarsi di colpo. Un incavo delicato. leggerissimo. che forse non avrebbe più rivisto. raggi di un sole maggese andavano e venivano con fare riottoso. li accarezzò con la mente e sentì crescere voglia e bramosia. Sentì il vuoto attorno a sé. apparvero i piedi più belli su cui il suo desiderio si fosse mai posato. era seduto sulla poltrona nel suo seminterrato: rassegnato all’agorafobia le osservava passare dalla finestrella. con un gesto che per lui era una vera e propria penetrazione. chissà se l’avrebbe mai riprovata. avevano un che di eccitante. e lui immaginava spesso di sentirne il mormorio setoso mentre l’alluce si posava sul suo volto. poi di colpo. come di consueto. slanciato. qualcosa che per altri uomini poteva essere simile al bondage. prima ancora di veder spuntare le loro caviglie: Mara. sarebbe stato sul suo petto come il fine punzecchiamento della freccia di Cupido. Immaginò di baciarli. sentendoli aderire al palato. come ogni mattina. fu spiazzato da un suono nuovo. Aveva fatto a suo modo l’amore con una bella sconosciuta. stretti dai lacci delle scarpe da ginnastica. lasciandolo godere di profumi e morbidezze. Carla. Aveva afferrato per pochi istanti un’estasi improvvisa. un collo alto e fiero. Sandra. eppure quei piedi fasciati nei calzini. Quella mattina. accarezzando la schiena alle nuvole. 150  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . come se giungesse in punta di piedi. Le riconosceva tutte dal ritmo dell’incedere. La prima che si offriva al suo sguardo era Anna. percorreva il viale per il jogging domenicale. quel passo gommato e saltellante gli dava allegria. titillando con la lingua i polpastrelli di quei mignoli torniti. di leccarne appena le dita. nessuna esclusa. Certo. Il tacco sottile. sulla figura colorata che ha catturato la sua attenzione. arrossito e spiegazzato. un uomo come lui. con una minigonna ancora più corta e.. tra la polvere e le gomme appiccicate. scorgendo sotto il tessuto degli adorabili capezzoli eretti. la  Lolita  di Nabokov. rossa in volto. e fa in tempo ad accarezzare con lo sguardo quei seni così giovani e pieni. chinato sul volume.  Un moto di vergogna colpisce Dionigi allo stomaco.  Si dilunga a guardare nelle profondità della minigonna della studentessa. Avverte persino un vago profumo fruttato. scatta in piedi e raccoglie le proprie cose. un’espressione eccitata. urta il Faust di Marlowe con un gomito. si china a raccoglierlo. subirà un  Processo kafkiano.. scappi via con lo zainetto in spalla. in persona. finalmente. La folta chioma bionda che le incornicia il volto delicato. un leggero velo di rossetto. Dionigi ha un moto di sorpresa.. i volumi che ha scelto quest’oggi perdono ogni rilevanza. le mani aggraziate che si muovono rapide tra i libri. Ma il giorno dopo. e il suo interesse è dominato dalla studentessa. come se le era immaginate.­L’iMpLoSione di AriStoteLe  di Lorenzo Valle 25 maggio Poi ch’innalza un poco più le ciglia. tondi e turgidi.  Suo malgrado. o l’Angelica dell’Ariosto. sotto quel tavolo. Si è comportato da maniaco.. verrà spiato e additato da tutti. adolescente. osservano all’improvviso un tripudio di forme vivaci prendere possesso della sedia situata dall’altra parte dell’ampio tavolo. si dilunga troppo. Dionigi intravede il Paradiso. dai vividi occhi azzurri. serra le gambe. Dalla quieta malinconia in stileAntologia di Spoon River  alle vicissitudini  D’Amore e Ombra. la succinta maglietta blu che evidenzia i suoi magnifici seni. liscia. tra quelle cosce affusolate. prima che la ragazza. Le anziane pupille... conosciuto come integerrimo erudito di paese. Se la voce si sparge. dalla pelle chiara. il vedovo Dionigi si infatua. In pochi istanti. come se vivesse nel  1984 di Orwell. lo zaino. La ragazza se ne accorge. vecchio e ridicolo. un anziano topo di biblioteca. un cambiamento sconveniente. Dionigi vede la ragazza tornare a sedersi al suo tavolo. lo guarda. ha labbra attraenti. rese miopi da numerosi anni di appassionata lettura nella biblioteca comunale. o forse la  Locandiera di Goldoni. All’improvviso la ragazza si accorge di lui. E lì. per terra. Le fissa la bocca. con sobria curiosità. Dionigi riemerge. il cellulare. mentre legge  Guerra e Pace. Dionigi distoglie lo sguardo dalla Logica di Aristotele per posarlo.  A Dionigi sembra di vedere. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  151 . Tranne il capopattuglia della Volante del 113. DRIIN. il dottore si è preoccupato e ha convinto la custode a usare la sua copia delle chiavi. Rimosso il corpo. mentre l’iguana vibra al ritmo degli ultimi sussulti del (STOP) – Cazzo… è tardi! Si può sapere che stavi facendo. Lui grugnisce. La custode. se ne sono andati tutti. Nello sguardo del biondo pallido con l’iguana tatuata sull’inguine. lingua rosa shocking pronta (PAUSE) DRIIN. I seni di cioccolata sobbalzano. abbandonato nel momento dell’infarto. le pupille che roteano in un Wow esagerato. Al capopattuglia sfugge un sorriso. Il ragioniere era in salotto. di sopra? – Ma niente. lo punta sul lettore DVD… (PLAY) ad accogliere il fiotto denso e bianco per leccarlo voluttuosamente. gli occhi sbarrati su un sogno raggelato. DRIIN. sconvolta. il furgone giallo e il pomodoro rosso). occhi estatici e labbra socchiuse. ha chiamato ogni servizio di emergenza possibile (no. Poi il palestrato della spesa a domicilio.. Proteggere e servire.. Lei ansima. che fissa lo schermo al plasma. incazzato nero (lui odia le ceste blu. Sul sofà giallo. Lui grugnisce. Un silenzioso Grazie. Prima l’ecuadoriano del DHL. la mulatta con la crestina bianca da cameriera si dimena e sussulta. La sinistra livida sul pene raggrinzito.. No. giusto? Un istante prima che lo schermo diventasse buio.. un autotreno in manovra. Poteva andarsene (alle ore x il sig. DRIIN. no? DRIIIIIIIIIIN. E il giovane medico della visita fiscale. Lui estrae il membro luccicante e se lo mena. Spinge avanti e indietro. la poltrona verde e le piastrelle grigie.. la raccomandata dell’assemblea di condominio). Raro esemplare di idealista in estinzione. Y dipendente della ditta Z risulta assente eccetera) e tanti saluti. è certo di averlo visto.. Lei balza su e si piega in avanti.PLAY PAUSE STOP  di Giovanni Zucca 26 maggio Nello sguardo del biondo pallido con l’iguana tatuata sull’inguine c’è stanchezza. 152  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . vai.. con il plico dall’aria anonima (superofferta DVD hot).. E sui kleenex rinsecchiti. svolte le formalità di rito. le gambe chiudono le natiche smorte di lui in una X velata di lycra rossa. La volante sgomma. le pantofole e la lattina con un resto di birra. il Soccorso ACI no). un’orgia di colori in fermo immagine da ore… e lingua rosa shocking pronta … raccoglie il telecomando. E la custode svogliata (pfff.. Lei geme.. Uno stoccafisso al confine tra due mondi. e quindi è un uomo. Priscille si volta guardandomi. c’è Priscille. quella noia seducente da creola dai capelli ingestibili. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  153 . come un uomo si consumerebbe le tette se un giorno gli crescessero. Si sbava il rossetto sul mento con l’indice. e apre le gambe su di me. quando il tuo cazzo è già diventato abbastanza duro da mettere su un mutuo solo per scopartela fino alla pensione. tutte le altre donne sono buchi contornati di carne scadente. La sua immagine è un susseguirsi di richiami sessuali d’impatto animale. – Quando sarò 100/100 e smetterò di lavorare verrò a casa tua ogni settimana… Sfrega il pube contro la mia erezione. Poi sali. crollare inutile nel sonno. per riservarmi un largo sorriso da dentifricio di marca. le tette da pin-up che sembrano esplodere e ti urlano toccamitoccami!. Rispetto a Priscille. Cosce sode da sogno che premono sulle mie. sempre pronta a una bella penetrazione improvvisata. carnose. su su per tutte le lunghissime gambe lisce come marmo. È stretta come la tua ragazza la prima volta e muove la lingua come la regina indiscussa di ogni porno. Priscille figa corta. china con le gambe magre che sporgono fino alla coscia dalla gonna di finta pelle microscopica.PriSCiLLe  di Serena Bertogliatti 27 maggio Davanti all’armadietto degli alcolici. Ma Priscille è il mio sogno infantile. Sono nauseato dal sesso. la bocca! Quelle labbra sformate dai pompini. con quei top che sembrano svanire da un momento all’altro per scoprire un capezzolo. Priscille 99/100. E qua. come un uomo si metterebbe di tre quarti dando il culo allo specchio per vedere la stoffa tirata del perizoma che sbuca tra le due natiche. coperte e scoperte nel modo giusto. È le tette della Barbie. più che carnose. Il naso piccolo. gira attorno all’ombelico perfettamente rotondo e alla vita stretta. Ricci ricci ricci. corto. che puoi dire volgari mille volte ma la voglia non ti passerà mai. avvolgenti. partendo dalle scarpe da battona da strada con larghi tacchi giallo canarino. svuotato del tutto. e lo voglio. le gambe delle bagnine e il culo negli slip delle gigantografie. Priscille è una frase rincalzante con rinculo. della misura giusta. e il pathos sale. che per grazia di Dio si ricorda perfettamente cosa piace a un uomo. fino al culetto perfettamente tondo che tiene sempre un po’ sporto all’indietro. Priscille che è troppo perfetta per essere una donna. la vagina in cui vorresti passare l’eternità. Voglio essere sfinito. dalle narici un po’ grosse che si allargano quando sbuffa. boccoli. anche se ne avesse l’opportunità. i capelli raccolti in una coda. ti dà un bacio veloce e dice: – Stasera dove mi porti? 154  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . lo sa. Adesso sei qui e zummi sul sedere di Desirée: lo inquadri come se fosse un viso. ma hai continuato a chiamarla con quello di scena. Ora quando va al supermercato non si preoccupa più di quanto può spendere. e tu lo ripeti con la mano a Desirée. In cuffia il titolare dice che mancano due minuti. tu e Desirée siete andati a mangiare una pizza. con le sue cosce abbronzate e il solco tra le natiche che sembra voglia parlarti. Tu l’hai salutata chiamandola Francesca. prima facevi riprese ai matrimoni. Ormai riesci a considerarlo un lavoro vero. La luce rossa si spegne. Ti ha allungato la mano e tu sei riuscito a guardarla negli occhi. non sei curioso di sapere se davanti alla webcam mi capita di venire sul serio per qualcuno? Riportandola a casa. non sa se cambierebbe. amore? – Desirée ha il seno di una ragazzina. Lei si è presentata in jeans e scarpe da ginnastica. otto telefoniste. vuoi che mi tocchi? Lavori dietro a questa telecamera da sei mesi. ma il top lo fa risaltare come una terza. Francesca riacciuffa i vestiti e viene verso di te. per un momento hai pensato a Desirée come alla tua ragazza e hai immaginato le battute dei tuoi amici. Hai avuto una sensazione spiacevole. Da cartellino. Teo. – Da dove chiami. di lavorare al computer e di occuparsi di contabilità. Oltre a Desirée ci sono sei ragazze. hai creduto che qualcuno non avrebbe capito. Il suo vero nome è Francesca. Davanti alla porta del suo palazzo ti ha ringraziato e ti ha dato un bacio sulla guancia. Ti ha detto subito che non è mai andata a letto con qualcuno per soldi. Una domenica uno degli invitati si è avvicinato e ha detto che cercava un operatore in gamba per una trasmissione commerciale. ma ora va bene così. che ha iniziato posando per l’intimo e poi ha scoperto il satellite e Internet. Non si vergogna di ciò che fa. due tecnici e la signora dell’ufficio. Poi l’ascolti mentre saluta con voce suadente e si strizza le tette per l’ultima volta. Non potrà fare questo lavoro per sempre. ma spesso le persone non capiscono. Una sera. Dopo il dolce ti ha chiesto: – Come.DeSirÉe e FrAnCeSCA  di Massimiliano Govoni 28 maggio – Cosa ti piace. dopo il turno. e allora racconta di essere un’impiegata. Il giorno in cui te l’hanno presentata era già nuda. Ha un suo sito e si esibisce per arrotondare. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  155 . in sincronia con il tempo della sonata. Anna indugiava. Era l’ora: penetrò con due dita la viola insaponata. Liang sapeva che lei aspettava la sua musica. Accelerò l’intensità della carezza. A un nuovo crescendo. docile. Attaccò la sonata. Poi: silenzio del violino e dell’acqua. si fuse con i gridolini della ragazza. Liang. Trapassavano la sottile parete divisoria e investivano Liang come una pioggia calda. Le piaceva iniziare la giornata sotto la doccia. intensi come quelli di una gatta in calore. accelerando i passaggi dell’archetto sulle corde del violino. in attesa che la musica iniziasse. il violino incalzava.sempre la stessa . ma i suoi gemiti. Il piacere del contatto della pelle con la schiuma profumata stava prendendo il sopravvento. La sonata. le mani che scivolavano sul ventre e il seno. là fuori. Quando le note la raggiunsero. Non aveva mai incontrato la vicina. All’incedere della melodia. irrefrenabile e mortale. mentre la melodia del violino rimbalzava nel bagno e le lambiva sesso e cuore. Anna non poté trattenersi e scoppiò in una catena di singhiozzi. immaginava la schiena della sconosciuta come un calice rovesciato su grandi natiche dalla pelle di seta. Meglio di quando sosteneva un esame al Conservatorio davanti a quelle mummie dei professori. Era uno sconosciuto. Si trattenne. Poi salivano in alto. dal sesso aperto. Una mano si concentrò sui capezzoli scuri e puntuti. fino alle nuvole minacciose. l’altra fra le cosce. ma la sonata . lo studente dell’appartamento accanto. Liang pulì dall’intaglio destro del violino una goccia bianca ancora vibrante. ostile come una spia che attende. Anna strofinò un asciugamano bianco sul nero della viola. era denso di nuvolaglie. con il suono del violino. passavano dalla finestra accostata del bagno al soggiorno del suo appartamento.l’aveva stregata. più prodighe e veloci. Il cielo. L’acqua scorreva. Era l’ora. Con la stessa mano che impugnava l’archetto. Con l’incalzare della sonata. riuscì a stringere anche il sesso e a muoverli insieme. i gemiti diventarono sfrontati. e là si smarrivano. dolce ma imperiosa.SonAtA per VioLA e VioLino  di Aldo Selleri 29 maggio Mentre s’insaponava. Liang accostò il violino al ventre e al membro eretto: ne uscì una nota più acuta. le dita di Liang sul violino diventarono frenetiche e quelle di lei. Anna rischiò di arrivare troppo in fretta all’orgasmo. conclusa da un grido strozzato che sembrò erompere. Liang girava seminudo in casa: un leopardo in gabbia. un brivido la percorse. Strofinò delicatamente la viola di carne che si allargò. nella viola. affidandolo alle braccia gentili di Morfeo. accarezzandone i riccioli chiari.la sua immaginazione che gli ha dato vita. infine si lascia violare con un gemito voglioso. ansiti e preghiere. prendendo in sé quel membro duro come pietra. I loro arti frementi s’intrecciano e si fondono. annullando la ragione e infiammando il cuore. Il dormiente si riscuote a quel tocco gelido. sino a sfinire quel corpo caldo e permettere che prenda nuovamente sonno. attendendo il momento in cui potrà tornare da lui e ripagare . seducente come l’incubus delle leggende. saturando l’aria di sospiri. sfamandosi del calore che non potrà mai ottenere in altro modo. donando e ricevendo piacere. Il suo sguardo avido si sfama delle linee sinuose di quel fisico atletico. solo al crepuscolo potrà svegliarsi e muoversi ancora.con tutto il piacere che è in grado di regalargli . La mani del Gargoyle. vegliandolo e vezzeggiandolo. vergati da una calligrafia fitta e sghemba. 156  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . accogliendola tra le proprie braccia quando questa s’inerpica sul talamo e gli si stende addosso. nella stanza in cui un giovane uomo riposa pacificamente. mentre l’amante sconosciuto traccia con la lingua e i denti una sottile ragnatela di segni rossi sulla sua pelle. si lascia irretire da quella creatura. Ripercorre la strada intrapresa in precedenza e i primi raggi del sole tramutano nuovamente la creatura misteriosa in materia inanimata. solo alcuni si sono salvati e giacciono sulla scrivania. Amando quel giovane per tutta la notte. un doccione si anima e prende forma umana. denudandolo del tutto.FABA METROPOLITANA  di Letizia Loi 30 maggio Quando le prime stelle compaiono nel firmamento estivo. Assapora ogni bacio vorace che piove su di lui senza concedergli respiro e si abbandona a ogni carezza impudica. Resta accanto a lui. Le dita seguono il medesimo percorso. Fino ad allora osserverà l’aspirante scrittore. fino a quando il cielo che va rischiarandosi lo costringe alla fuga. insinuandosi con malizia tra il solco dei glutei. Il pavimento della camera è invaso da fogli di carta inchiostrati e appallottolati. Credendo di sognare. spingendosi in quel corpo stretto. Si cala lungo la grondaia e s’introduce in una finestra aperta. socchiudendo gli occhi e trovandosi davanti una figura snella e alabastrina. bianche e sottili come il marmo. soffermandosi sulla curva eccitante delle natiche. scivolano sulla schiena liscia del ragazzo e scostano il lenzuolo che ne ricopre in parte il corpo. La gargolla si perde in lui. tirandole su la testa per i capelli. uno di quei luoghi esotici su cui orbitavano di tanto in tanto. immaginandola ai fornelli o rannicchiata sul sofà. – Una stella cadente – grugnì l’amante. fantasticando sulle prossime vacanze. Avrebbe portato la moglie in un posto lontano. e gemeva a ogni movimento dell’amante. Lei ansimò un’oscenità. coperta da un plaid a leggere un libro e ad attendere. il cavo non resse allo strattone e si spezzò. L’astronauta terminava svogliatamente la manutenzione ordinaria. il suo ritorno. L’uomo la penetrò con furia: le palle sbattevano sulla vagina umida al ritmo dell’applauso di una folla inferocita. il cavo che lo ancorava alla stazione spaziale s’era aggrovigliato alla giuntura di un pannello. lo spazio. Chissà cosa farà mia moglie adesso. Pensava sempre alla moglie: passeggiate spaziali? moglie. la terra e il mare così lontano erano per lui la chiara. ebbe il tempo per un ultimo pensiero. Cena sulla spiaggia al tramonto e poi il bagno. per un capriccio della gravità ridotta. nudi. la mente trecentocinquanta chilometri più in basso. L’amava con tutto se stesso e le stelle. L’astronauta. franando faccia in giù. lasciandolo in balia dell’attrazione terrestre. paziente. Quando balzò in avanti per rientrare. Lei desiderò di non restare incinta. controllo sensori? moglie. Sarai sempre nel mio cuore. – Esprimi un desiderio – e con un colpo secco le venne dentro. semplice e pura emanazione della bellezza della moglie. consumato dall’atmosfera. Pensava a questo e non si accorgeva che. cavalcioni su un supporto di titanio. poggiandola sull’osso sacro. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  157 . sussurrò alla moglie.FerMAti e GuArdA Le SteLLe  di Giovanni Agozzino 31 maggio L’astronauta attendeva l’apertura del portello. La moglie affondava mani e ginocchia sul prato umido della collinetta. cibo liofilizzato? moglie. pensava. L’amante le fece colare uno sputo tiepido intorno all’ano e le tolse una mano dal fianco. Le mani in gore-tex sugli attrezzi da manutenzione. Lo sguardo basso sui fili d’erba ammantati di rugiada e la testa fissa al pensiero di lei a quattro zampe. Il portellone si fece da parte e l’astronauta pensava alla moglie. copioso. La moglie strinse un ciuffo d’erba mentre l’amante le infilava dietro due dita: inarcò la schiena in maniera innaturale e perse la presa sul terreno. riempita dal membro di uno sconosciuto. conosciuto due ore prima all’alimentari sotto casa. le prendo il viso tra le mani. la mia mano ti afferra e tu gemi. gocce sulla fronte. La guardiamo andare sbandando. sorride. In tre. e piccole gemme di zucchero. le tue mani le affondano dentro la maglietta e le afferrano i capezzoli.. labbra fuggono. come una farfalla ubriaca. la porta in basso. E il mondo attorno respira allo stesso ritmo. mi trovi. la saracinesca giù. E sono duro. Ed è bellissimo. Vetro inonda il pavimento. E una ragazza vomita in giardino. la sbatti contro il tavolo. … sei pericoloso… … lo so. mi slacci la cintura e vai giù. luccicanti sulla polvere tagliente nelle ferite. sugli scaffali milioni di caramelle cantano come sirene. L’ha tirato fuori. Strisce rosse le attraversano. senza limiti. È la prima volta che mi succede. la possiedo e la passo a te. Il bambino deglutisce. le baci il collo. lei prende la mano. Lottiamo. ma lei è lì. Lei apre gli occhi. sotto luci rosse e blu. Sullo schermo delle mannaie volano in loop. la giri di spalle. Non la notiamo subito. È un bacio che la espugna. immobile. E l’uomo nella poltrona accanto si tocca. poi mi attacchi di nuovo. E poi ci uniamo. Senza pudori. piccole manine si spingono a raggiungerlo. si separa e scivola via come un sospiro. senza alcuna resistenza. Il bambino ne afferra due pugni e se li ficca in bocca. segreta. 158  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Allungo un braccio. E cadiamo sul divano. poi si cercano. denti che si mordono. una “o” perfetta. dita sottili. Uno mi prende una mano. La ragazza che ci stava guardando spalanca le labbra. apre i palmi delle mani. e lo stringo. Senza tempo. Tiri via la maglietta. Il bambino ha trovato il vaso più grande. Il dj suona il suo laptop. Lingua contro lingua. Ho le loro lingue addosso. L’orlo luccica mentre vola giù. Sotto la musica. Il proprietario è via. E mi guardi. disperso. prendi un capezzolo tra i denti e mordi. Un bambino da solo in un negozio di dolci. E mi raccogli. Ed è ipnotico. poi si separano.. E sorride. Anche a me.LA GioStrA di PAndorA  di Sergio Calvaruso 1 giugno Pezzi di uomini e donne si muovono sull’electro che riga gli amplificatori. Sono due attorno a me. su bassi cacofonici. L’impatto è sommesso. Voglio esserci. E poi me la strappi di mano. fragili. E sono di nuovo io. Provo a sorridere. con una donna. e il mio viso frana nell’incavo del tuo petto. Salgo sul tavolo. mi piego in ginocchio. E tu lo prendi fuori e mi mangi. ci sta guardando. sull’etichetta c’è scritto “Pandora”. dentro la luce. in bilico. Sulle punte dei piedi. Poi tu. Il vaso si inclina sullo scaffale. – Certo che se solo ti facessi più vicina… – Pezzo di stronzo. Anche il dottore è d’accordo. eh? Ti piacerebbe che schiattassi in preda alle convulsioni? – Vera rifiata un attimo e si guarda intorno. Se ne sta sdraiata sul sedile accanto con la gonna alzata e la fica al vento. lascio andare il volante. Ora le vedo bene. è: come faccio a cambiare marcia? 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  159 . – È il calzino! Come vuoi che venga con il calzino sul piede? Mi tolgo il calzino. in cerca di un’idea. tu e la tua ipercazzo di ninfomania! Convulsioni? Quando mai ti è capitata una roba del genere? – Fallo e basta. Non voglio morire perché ti rifiuti di scoparmi con un piede! Puttana di merda. Ma il destro è ancora incastrato dentro di lei. E intanto per non farle flippare il cervello sto rischiando di andare fuori strada. ok? Non voglio spalmarmi sul guard-rail! – Preferiresti farmi venire un tocco. adesso. A me ‘sta cosa pare tanto una gran cazzata.VentiSette Minuti  di Corrado Sabia 2 giugno Vado a centottanta sull’autostrada e con la mano libera frugo tra le cosce di Vera. non è lo stesso. Ho bisogno di entrambi i piedi per scalare e frenare. Non funziona. – Dieci secondi! Allora in un baleno le strappo via il piede dalla fica. e stronzo io che me la sono caricata. Ed eccomi qua mentre mi tolgo la scarpa dal piede destro. Io gliel’ho detto. Jim. – Quaranta secondi! Se non vengo entro quaranta secondi morirò! Spalanco gli occhi. Fai lo schizzinoso? Che dopo so io come sdebitarmi… Provo a spingere più che posso senza perdere di vista la strada. così non arrivo nemmeno tra ventisette anni! Ci devi mettere impegno! – Senti. – Ho trovato! Fammi venire con il piede. mi hai rotto le palle. Ora avvicinati e fatti scopare! Come volevasi dimostrare. Sono luci di auto ferme al centro della carreggiata. Vera guarda l’orologio. Non succede niente. L’unico problema. In lontananza mi pare di scorgere delle luci intermittenti. la afferro con tutta la forza che ho e la sbatto di peso sulla leva del cambio. Se non ha un orgasmo almeno una volta ogni ventisette minuti rischia un collasso nervoso. L’ha ordinato lo specialista. – Cazzo. La sua diagnosi: ipersessualità compulsiva. mettimi dentro tutta la mano. – Ma devi essere fuori. Per non ammazzare lei per poco mi schianto. Il suo sorriso ebete e il silenzio che ne segue mi dicono che ho fatto centro. sposto il sinistro sull’acceleratore e mi allungo sul sedile urlandole: – Eccoti il tuo piede. non puoi fare da sola? Nossignore. salire verso il gonfiore che spinge contro i jeans. La vorrei guardare. Io rimango zitto. Non vedo il viso dell’uomo che ha parlato. le lingue si toccano quasi con timore. lei si tira giù il vestito. l’agguanta con entusiasmo attraverso i pantaloni… Mi infervoro ancora di più. la sua mano che lo avvolge e lei. il mio pene si affloscia con la velocità di un palloncino scoppiato. ma ho paura di rovinare tutto e così la immagino. il pene ritto e turgido. no? Borbotto delle scuse incomprensibili. Si. una spalla. Le esitazioni si sciolgono in quell’ardore bruciante. Sento le sue dita piccole e delicate muoversi rapide. il collo. è spaventata. Fuori dall’auto le cicale amoreggiano con il cielo stellato. Un dito vi si infila sotto e un attimo dopo sul mio palmo si adagia un seno. I nostri respiri si appesantiscono di frenesia. non si può stare qui. Scorgo soltanto il luccichio della sigaretta che gli penzola dalle labbra. Attimi che scorrono a una velocità supersonica e io sono con i jeans e le mutande calate. Sarà. ma il vestito si è tirato su fino al ventre. le gambe sono divaricate. Mi fermo sull’elastico della canottiera. le accarezzo una guancia. La sua timidezza è tremendamente stimolante. è bellissima.. Lei mi poggia una mano sulla coscia. 160  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Allungo una mano. non so come sia successo. Avrebbe potuto aspettare che finissimo. L’idillio scompare subito. le mutandine sono rimaste appese a una caviglia. è buio. Credo di scoppiare. il tempo di conoscersi. Le mie labbra si fondono con le sue. – è un terreno privato. stiamo per farlo! Qualcuno tossisce fuori dall’auto. avvampare come se avessero acceso un fuoco sotto i miei piedi. – Anche per me – le confido io..LA PRIMA VOLTA NON SI SCORDA MAI  di Paolo Di Crescenzo 3 giugno – Per me è la prima volta – mi sussurra con un filo di voce.. la mano che raggiunge il mio pene. vedo le sue palpebre fremere di godimento. Poi restiamo in silenzio. Lei vuole tornare a casa. Lei mi sorride. le nostre bocche giocano. – Sarà per la prossima volta – mi dice. di assecondare un ritmo ideale per entrambi e diventare un vortice di piacere. Una brezza tiepida mi impregna le narici della fragranza dell’estate appena cominciata e del suo profumo inebriante. Sento l’eccitazione crescere dentro di me. si aprono. Lasciamo che a parlare siano i nostri occhi.. Ho voglia di mandarlo a quel paese. Ripresi incalzante. la sua ansimante resa. Non la vedevo. Io ormai ne ero parte. E immaginai la sua poltrona bagnarsi.BAStArdo  di Roberto Orsetti 4 giugno Le chiesi di togliersi le mutandine e infilarsele in bocca. Trascorrevano secondi come ore. un’eternità. pronunciando le parole più scurrili che conoscevo. Accendo la chat verso le cinque. senza che me lo chiedesse. Immaginavo il suo respiro diventare affannoso attraverso il cotone del suo slip.. – Ok. le sue caviglie sulle scarpe basse. Provai io stesso un senso di sgomento per quelle frasi. E me ne rendevo conto. quello che volevi – risposi dalla mia tastiera. e io la rimproveravo... Continuai quindi a ordinarle di toccarsi. la saliva che le usciva dagli angoli delle labbra. Poi cominciai a stimolarla. Era difficile. di toccarmi. Mi convinsi che era giusto così. Le ordinai di legarsi una mano al bracciolo della poltrona con la cinghia e lei lo fece.. di tornare a toccarsi. così che potessi immaginare i suoi capezzoli premere sulla canotta ancora nera. Niente reggiseno. Poi lei raccolse le mutandine che aveva sputato mentre urlava di piacere e mi scrisse: – Mi hai fatto venire anche stavolta. Vedevo senza vedere il suo volto diventare rosso fuoco. Niente calze. Sentivo senza sentire che le piaceva. E potevo immaginare le sue ginocchia. – Sono sconvolta. che il godimento passava per quei momenti. A volte non ce la faceva.. Le diedi tregua. sentire la lingua impregnarsi dei suoi umori passati. aperte fin dove potevano aprirsi con quella gonna stretta e nera che le avevo ordinato di mettersi.. e non pensarmi :-) 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  161 . senza controbattere. – è quello che volevo. Ero freddo. sotto la giacca. buona serata. Ancora una volta sentii senza sentire la sua sazietà. Ci sentiamo domani. Le ordinavo di toccarsi.. con una mano sola. di toccarmi. distaccato. impegnato a portarla al delirio. bastardo. artefice. Quando il ritmo fra le due cose cominciò a farsi difficile. devo andare in bagno. che non avrebbe potuto mai sfuggire al suo piacere. non la sentivo. anzi... Restammo così sospesi per qualche minuto. percepii la sua fame e i suoi occhi che cercavano nuove indicazioni. quelle finte umiliazioni. accontentare entrambi. prima di lasciare l’ufficio. Capii che era in mio potere. naturalmente. eccitarla. mi accorsi che le era impossibile staccarsi dal suo mondo. Potevo immaginare le sue gambe irrequiete sulla poltrona dell’ufficio. Solo la pelle morbida che la sera prima aveva nutrito di crema. Tornai a immaginare il suo respiro. La incitai nuovamente. Luca e un asciugamano: io assaporo il sollievo dell’acqua salata. La vedo toccarsi. poi un passeggiata sugli scogli. Mi ubriaco dei suoi umori. – Un tuffo? – le chiedo. TI PREGO  di Simone Corà 5 giugno Il 5 giugno il sole ti scoperchia il cranio e ti frigge il cervello. – Passera. e i palpeggiamenti di Luca fanno centro su Sara: complice il tramonto. sarà la sabbia – ma resisto pochi minuti. ci mischiamo l’uno nei piaceri dell’altra. – Avevo bisogno di essere lubrificata – balbetta. prima. I suoi capezzoli sono spilli che pizzicano. ma non ci penso. la porto tra le onde e la getto in acqua. Liscia come una bambina. lui ispeziona culi e tette come un satellite della nasa. Non resisto più. Non c’erano. La luna è un faro che le illumina il corpo nudo. Non dico cosa farei con tutto il resto. – No. il suo fiore mi cattura.UN TUFFO. E della ruggine che lo corrode. – Ma pensa un po’. Scivolo a fatica – sarà la tensione. – Un gelato? Il gelato diventa una cenetta leggera. Esco ed esplodo. – Ti prego. Le conosciamo. ma quando riemergo lei è immobile. Si sta divertendo. Ci guardiamo. sfioro una pelle inaspettatamente rigida. stranito. Mi tuffo e rinasco ancora una volta. ma quando la tocco sento l’asprezza del ferro. non si stava divertendo. Che alle spalle hanno storie da dimenticare. La sollevo. La fortuna ci fa sapere che sono sole. Le succhierei gli occhi e le strapperei le labbra. Bisbiglio qualcosa. Le mie risate coprono i suoi strilli. come noi – le ricopre di saliva Luca. – Facciamo un tuffo? – dico io. Rimaniamo io. prima di crollare in un concerto di scosse elettriche e scintille. – No – fa lui. Ricordavo un nettare più dolce. martoriato da lentiggini. 162  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . spariscono come bambini che si perdono nella folla. – Faccio un tuffo – dico. – Niente. Ha ragione. come pietrificata. Splendide fanciulle in chiaro bisogno di virilità maschile. come se ballassimo. guarda quelle due. pungente. ma mi bocciano la proposta. Tempo mezz’ora di superficialità assortite. Appartati in un angolino. In spiaggia io. Che si stanno concedendo un week end di mare. Mi fa entrare. Peccato che io stia bruciando: – Acqua – imploro. Finiamo per baciarci come adolescenti imbranati. Lei scuote la testa. Ci guardiamo troppo. Paola e i nostri rispettivi imbarazzi. ungersi con gli schizzi della nostra passione. mi accompagna nei movimenti. Forse no. la sua lingua mi aggredisce. Devo avere un principio d’incendio nei boxer. le mani e le bocche incontrollabili. Lo assecondo. mordono. spremendone. fino all’ultima goccia. seguendo l’intrico di vene bluastre. C’è tutto questo da divorare. Dita che scorrono su curve voluttuose e s’insinuano frenetiche tra i petali carnali di quel fiore umido schiuso tra le cosce. a saziare la Sete antica e pressante. Il respiro che canta la melodia furiosa del cuore e l’eccitazione ricamata sotto pelle che sale in larghe spirali. Ci sono gli umori femminei che trasudano da un succoso frutto proibito e che lui lecca. assaporarla e vibrare nell’orgasmo di un istante infinito? Succhiare la vita: dimmi che lo vuoi! Labbra che percorrono incavi e colline conturbanti. la centellina nella gola dannata e ne gode sadicamente! L’ultimo amplesso dona la morte alla tenera amante. penetrano nella gola tesa in un ansito lascivo. la succhia fino in fondo. I suoi denti graffiano. che schiocca come una frusta e lascia un solco bruciante di gemiti. C’è il sangue. con le labbra premute contro il suo seno palpitante – avverte la melodia di vita con ogni senso: c’è il frusciare ipnotico del sangue e il profumo d’eccitazione che s’irradia dalla donna a cui è stretto in un gelido.SUCCHIARE LA VITA di Chiara B. marmoreo abbraccio. assaggia con gusto. come vivaci ruscelletti di montagna. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  163 . si fanno strada portando dolore e un’ondata di perverso piacere. disegnando audacemente in punta di lingua i piccoli villaggi di carne calda e turgida di un corpo abbronzato. Questo è bere la vita! Lui. 6 giugno Succhiare la vita… Desideri succhiare la vita fino al midollo. come il fuoco di un incendio indomabile. come fa col sangue. ebbro – gli occhi rossi fissi sul capo reclinato di quella madonna dall’espressione languida. Lui succhia la vita. ma l’ultimo amplesso al Vampiro dona la vita e lui la succhia. invisibile filo scarlatto che si dipana al crescere del piacere che esplode. capisci? La beve fino in fondo. due colonne di puro alabastro. e immaginare i fianchi stessi. guardarla inarcarsi. E lei non immagina il piacere che provo se.Venere  di Giovanna Astori 7 giugno Dondolava i fianchi in maniera impercettibile. un diamante di raro splendore. Le mie mani restavano a più di due metri da lei. Mai avrei immaginato di trovarmela ancora davanti. Rimasi nel limbo dell’immaginazione: lì potei spogliarla. la mia pelle era invasa da un fluido rovente. ogni mattina avverto il suo aroma quando cammina sinuosa nel corridoio. Aveva raccolto i capelli. affondare le dita nei suoi fianchi perfetti. e stringere fra i denti quel ciondolo splendente. Più volte mi trovai a breve distanza. percorrerla. ondeggiare felina fra il tavolo e la finestra. eppure riuscivano a percorrere ogni millimetro dei piccoli seni che immaginavo sodi e bianchi. Così la vidi per la prima volta. segnati da un brivido al contatto col raso nero. Azzurra. Caffè? 164  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . aspirando l’odore leggero che emanava naturalmente. un sisma sotterraneo incontenibile: io ero corpo. la mia venere. Non la conoscevo ancora. si affaccia e sorridendo mi dice: – Buongiorno. passando davanti alla mia porta aperta. Quella sera trascorse così. Ogni volta che la guardavo e la sfioravo col pensiero. Come azzerando le distanze. col calice appoggiato fra le dita sottili. vestita di un completo sobrio. lei era corpo. in un insieme di nodi armoniosi. con i capelli liberi e il profilo capriccioso che avevo già conosciuto. lasciandomi in cambio un lieve rimpianto. Lungo la pelle serica oscillava una lunga catenella d’argento che tratteneva. che successivamente scoprii lunghi e di una lucentezza inverosimile. Me la presentarono: Elena. E in quale modo! Nel mio ufficio. potevo percepire la stoffa carezzarle i fianchi. Contratto di collaborazione. la leggera peluria invisibile. Un aroma tiepido e accogliente. facendolo rullare fra le scapole. Certamente lei non mi notò. Velluto. Le guardavo la schiena. simile a null’altro. e una tenera spossatezza. una settimana dopo. dunque. Quando lasciò la sala portò con sé le parole che non avevo trovato per lei. Da quel giorno. la sera della festa. facendo frusciare appena il bordo del vestito di raso nero. torna indietro di qualche passo. Non riuscivo a staccarle gli occhi dalla schiena nuda. oggi avrebbe 1 sapore amaro. cantare. fu LUI a prendere il sopravvento: la voltò. in compagnia di un uomo che a letto la usava come una bambola gonfiabile e fuori dal letto la manovrava come una marionetta. rischio. le baciò il collo. canta. quelli che LEI disse poi di aver vissuto con la massima emozione. godiamo il momento. vinci dolore e morte. il mio petto contro il tuo seno. di sentirmi finalmente viva. Rimasero così per lunghi minuti. spinse con il bacino contro la sua erezione. stringiti a me fino a soffocarmi! Era il momento di debolezza che il maschio cacciatore attendeva. Fu questo scambio di messaggi a rompere gli argini della passione. le sfiorò i seni. Baciarci. rottura degli schemi. dopo un fuoco di fila di SMS allusivi. incapaci di dare una parola alle loro vibrazioni. leccarci come bimbi. La vita ha bisogno di avventura. e non vegetare. LUI: Sapessi oggi quante volte ho dovuto vincere la tentazione di venire da te. ridi. le mie labbra incollate alle tue. la prese sul tavolo della cucina. Vieni… LEI: No. Come poi disse. la spogliò. brivido. Entrò dalla porta. Si rivestirono in silenzio. quello del dispetto e nn della scelta. LEI non raggiunse l’orgasmo. quasi intimidita. le attenzioni di LUI l’avevano fatta sentire di nuovo donna dopo anni di letargo. LEI: Nn dirlo. la mia virilità contro il tuo pube. ma godette del suo godimento. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  165 . Voglio vivere. A quel punto. allacciamoci in 1 abbraccio infinito. vivi. Te lo chiedo ancora 1 volta: rileggi il tuo sms di prima. o l’inizio di una lunga. fece due passi verso la cucina. fatti felice. Non sapevano se sarebbe stato il capriccio di un giorno. LEI: So che ti sembrerà strano. e lì fu raggiunta alle spalle dall’uomo.SMS: SESSO MAI SAZIO  di Errico Passaro 8 giugno LUI era un uomo disilluso dall’amore. ora! Beffiamo la morte facendone dei ns corpi 1. LUI: Vorrei essere di fuoco lì. doniamoci l’1 l’altra. LEI una moglie insoddisfatta. ma mandami 1 dei tuoi msg di fuoco. vivi 1 sogno reale con me. La donna lasciò fare. Continua tu. che la cinse da dietro. ansimanti. Venne a casa sua in un tardo pomeriggio di autunno. la baciò a fondo. LUI: Vieni. accompagnò le mani di LUI sui seni sfacciati. arrivassero alla resa dei conti. Poi. penetrarci: se non ora quando? LEI: Forse mai. ridere. pericolosa relazione. Ho fatto km a piedi e ora sono qui a pensare… ma che c’è da pensare? LUI: Non c’è niente da pensare. e si salutarono. Era fatale che s’incontrassero e che. fu LEI a infilarsi docile nelle sue fauci. L’inchiostro liquido è ancora fresco e. Ma anche le cose più belle hanno una fine. tuo marito. – Bene. succhiando e accarezzando. riuscendo finalmente a slacciare i bottoni di quella dannata camicetta. mentre con una mano ti accarezzo l’interno coscia. Davide. mentre le mie mani febbrili e affamate percorrono il tuo corpo. Mi ha sempre eccitato il rapporto studente professoressa. Le mie labbra. sulle natiche. Sorrido sornione. sembri una dea. La gonna si arrotola sulle tue cosce sode. la pressione dei tacchi. Dopo gli ultimi tremiti del mio orgasmo suona la campanella e tu torni a essere la severa e sexy professoressa di economia aziendale. scendono a rendere omaggio al tuo seno. come li porti ora. sopra il blocco. con i tacchi alti. ci passo una mano mentre con lentezza esasperante ti entro dentro. Imposto un ritmo lento. – Niente succhiotti. calde a differenza delle mani. sempre la stessa storia. piantandomi le unghie nella schiena e i tacchi nelle natiche. alla fine. solo per il divertimento di sentirti pregare. mi pare che non abbia problemi per l’esame. e il lamento insoddisfatto che esce dalle tue labbra rosse scuro per via del rossetto è la più bella musica del mondo. e quella gonna strettissima. no? 166  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . sento sui fianchi il tessuto delle autoreggenti e. Se potessi vedere la lavagna noteresti che i tuoi riccioli neri sono finiti sul proiettore e ora danzano sul muro. Innocenti. Ti zittisco con un bacio. Non duro molto. Il tuo corpo ha uno spasmo quando. tirando e cercando di eliminare i fastidiosi vestiti. quasi temessi che me ne potessi andare. anche se non abbiamo molto tempo: tra meno di venti minuti la prossima classe entrerà da quelle porte. in fondo ho solo 19 anni. mi sembra quasi di sentirne l’odore. andando a sfilarti il tanga ormai bagnato dal principio del tuo piacere. spostandolo a rivelare la chiara e morbida pelle sottostante. sono dentro completamente. mentre le tue mani mi stringono continuamente. Mi avvolgi le gambe intorno alla vita. lasciata cadere senza la minima cura. Ti ho desiderata dal primo momento che sei entrata in classe. Le mie mani finiscono direttamente sotto il reggiseno. anche se ormai è un clichè. Quando vieni. quindi ti prendo velocemente. tanto che la cattedra trema sotto di noi. mio marito… Sì. sì. però.Odore d’inCHioStro  di Valentina Giacobazzi 9 giugno La penna con cui fino a poco fa ho preso appunti è abbandonata sul banco. . Le porgo i soldi. Voglio andare a vivere in campagna. – You want to see my tits? Brava. ma il secondo grumo. È importante. La pelle è fredda e soda. L’orgasmo è questione di pochi colpi di mano. – What? – You want blowjob? I’m very good. Mi tolgo gli auricolari per sentire che vuole. denso di seme. ogni tanto.ALL’oMBrA deL VySeHrAd  di Enrico Beccari 10 giugno Osservando l’imponente basilica di San Pietro e Paolo penso. in pieno giorno.. ma così. Mi avevano detto che a Praga si facevano di questi incontri. Il rosso intenso del bubbone risalta sulla pelle chiara. poi mi guarda perplessa. cade proprio al centro della banconota da dieci euro. Little money. Alla fine li butta in strada e si allontana veloce. sui lati. Il primo schizzo si perde su un muro di pietra. Mi riinfilo gli auricolari nelle orecchie. Potrei restare così tutta la vita. blowjob. Si scopre il top a rivelare due seni piccoli ma ben fatti. – . non per la prima volta. La ragazza mi porta in un vicolo appartato dove non ci vede nessuno e comincia ad armeggiare con la patta dei pantaloni. La ragazza si mette al lavoro con sovietica operosità. Da quanto tempo sto viaggiando? Un mese? Dieci anni? Tiro su la bella praghese per farle capire che è inutile insistere. I’m very good.. ma prima di trovarla mi sento scuotere la camicia da dietro. Esita prima di afferrarli. Totò Cutugno. Il sole le asciuga in fretta. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  167 . – How much? La cifra è onesta e ce l’ho giusta nel portafoglio. Osservo dall’alto la cima della sua testa. l’hai capito che non sono un passaggio a livello. Io protesto debolmente.. Chiudo le dita intorno ai capezzoli. Colloco il resto con perizia. impegnata in un meccanico oscillare. Mi ripulisco con cura. Ripenso all’odore penetrante della pomata per le punture che usavo da bambino. il vociare dei bambini dalla piazza poco distante. Senza neanche richiudermi la patta prendo in mano il portafoglio. fra le mille tracce del lettore MP3. fare un buon lavoro. Mi arriva. Va bene anche così. Una ragazza bionda si sta rivolgendo a me. In mezzo alla spalla sinistra noto una puntura di zanzara. Che mi prende? La ragazza aumenta il ritmo e mi massaggia lo scroto per tentare di salvare l’erezione. che Praga è una città magica. Cazzo! Mi sto ammosciando. poi cerco una fontanella pubblica per sciaquarmi le mani. Il cazzo mi ridiventa improvvisamente duro. improvvisamente acuto. la Moldava di Smetana. Guardo i soldi sul selciato. Inizio a cercare. Ma tu misuri il tempo solo dall’efficienza del tuo pene. di umori mescolati. con una. Ti addormenterai. capelli scarmigliati. prigioniero di una vagina.Mi LASCerAi un Buon SApore  di Maria Alberta Fiorino 11 giugno Panoramica dall’alto. costellata di macchie. – Solo da qualche anno. che sa di rancido. – Da quanto tempo mi guardi così? – È un ritorno. di vino passato. Le macchie dell’età. Tra poco ti rovescerai sulla schiena e la tua pancia molle ti seguirà. Io ti ho amato? Sì. memorie sbiadite di orifizi penetrati in letti sconosciuti. le lunghe cosce sode. Occhi bistrati e senza mistero. chiudo gli occhi. Io non sciuperò la tua anima. Mi accarezza la schiena. come le tue cosce atone. – Pierre è davanti a me. Le sue mani sensuali conquistano i miei fianchi. mi scalda. Siamo a Marsiglia. Mi lascerai un buon sapore. russerai. saporito come un frutto maturo. nelle semioscurità della stanza. Come un rutto incontrollato. calo il sipario sulla fantasia di te. Sei entrato in un hotel. Ti ho visto. finché la verità non è sfuggita alla tua regia. Vuoti. sguardo di dramma rivolto in alto. Pierre? Si avvicina. – Lasciami scivolare dentro di te. forti e sottili. con volgare irruenza. Il Mistral disperde il senno. ho amato un copione. Glutei flaccidi si muovono su e giù. Recluso in un pertugio. che accende di chiarore scenari imprevedibili. Gemiti libidinosi risuonano come rantoli di morte. Le tue natiche si dimenano. ha le maniche rivoltate sui polsi. di voi. – Bentornata. Pierre. flosce sacche rugose. Il suo sguardo spento sovrastava una risata artificiale. È un risveglio. senza allegria. Stavo dall’altro lato della strada. Immobile. Le tue femmine sono soltanto cunicoli ciechi. in balia del caso. e un bacio succoso. sopra la luna finta del cerchio di luce di un fanale. la camicia glicine segue i gesti fluidi del suo corpo. Fidati. riconosco quel brivido vivo sulla pelle. sulle cosce. come te. 168  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . in un cono di penombra profumato di Francia. come la tua schiena. Le riconoscerei tra mille. da quanto. L’odore è greve. come il vino sincero. Il suo fiato scorre sul mio collo. Non mi hai vista. Mi guarda. nell’agonizzante solitudine di chi è incapace di amare. i testicoli giaceranno. tragiche abitanti di corpi scissi dall’anima. penso in questa saggia notte di Provenza. Il suo corpo vibra contro il mio. senza vento. una parte. come il tuo. fasciate da jeans denim. si scioglie lento nella mia bocca. Le sue labbra toccano le mie. – Me lo soffia all’orecchio. sul corpo supino di una troia frigida. Un regalo d’anniversario che qualche dio del mondo onirico ha voluto concedermi. l’ossigeno. La sento fremere. non sono più nel buio vasto e libero di una notte stellata. L’adrenalina. Quella che ci resta. Tutto sfuma in una inaccettabile sensazione di perdita. Non sembra affatto stupita del mio sguardo. Sono (siamo) nel mio (nostro) letto. facendomi rivivere il giorno in cui la conobbi. Il mio cuore ha un sussulto. Aspetto che le sue labbra. il muscolo collassa. Un sogno. inutile negarlo. il contatto elettrizzante dei capezzoli sul mio torace affannato. E scopriamo che Eros può ancora riservarci qualche sorpresa. senza pretese. Con tenerezza. A costo di farmi mandare al diavolo.. ma con amore.. Poi anche con desiderio. eppure forti come quelli corvini di un tempo. Obbedisco. provata ma pronta a nuovo orgoglio. La passo sulle curve appesantite. Anche troppo. La notte in cui. Allungo la mano. Con paura. consumammo avidi le nostre rispettive voglie. Questo è il momento della realtà. delle mie mani che esplorano come se avessero scordato tutto. Aspetto tanto. è svanito anche l’abbraccio rovente delle sue mucose alla mia invadenza. OneiroS. Li riapro sul buio di una stanza vagamente soffocata da un luglio vigoroso. dalle mie narici sparisce il suo alito velato di alcol e vagamente speziato di umori commisti. Invece: il finto silenzio della notte cittadina. stanotte. amore. inappagato. amore – sussurro accarezzandola. Ma non abbastanza da inibirmi il piacere che ho sempre provato al contatto. con il detersivo. La passo tremante tra i suoi capelli grigi. Ce la giochiamo. Nessuna brezza estiva. La guardo. Nessuna spiaggia. la sveglio. Oggi..EroS. dapprima. Tra lenzuola inumidite da sudore. cinquant’anni fa. però. che però è anche memoria.. O meglio: come se avessero tutto da imparare. PHiLeo  di Fabio Novel 12 giugno – Chiudi gli occhi. Aspetto. La vedo fremere. e sorride. Nessuna risacca a farci da colonna sonora. ma che odorano ancora di sapone di Marsiglia. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  169 . Non percepisco più la pressione generosa dei seni. Il sangue. poggino sulle mie. La sua pelle è cambiata. Con difficoltà. Lei obbedisce. Riapro gli occhi. ancora una volta. – Apri gli occhi. La mia Marisa ha da qualche tempo la tendenza a eccedere. Non avverto più il suo respiro caldo sul viso. Risponde al richiamo. Aspetto troppo. Che le lingue danzino. saliva e salsedine. pazzi e giovani. E aspetto. La virilità cede. Forse anche a lei è stato donato un sogno. è stato solo un bellissimo sogno. quando avremo dei bambini? 170  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . vaghe stelle dell’Orsa. Con la coda dell’occhio colgo il dettaglio di una calza a rete seminascosta dietro una poltrona. Mi spoglia. È sfinita. Suono il campanello. gli occhi. senza parlare. E mi chiedo cos’abbia preparato. Sono un uomo baciato dalla sorte. – Ciao. Salgo le scale. Poi apro la macchina. ricamano per tutto il corpo tatuaggi immaginifici. Ma il mio teso protagonista è un altro. Mi tira dentro per la cravatta. Non parla. un brivido che ha il sapore di un rantolo. È meglio che vada. vero? Faccio di sì con la testa. – Fra poco è pronto! – trilla dalla cucina. Di nuovo suono il campanello. Gli occhi le brillano impudici mentre divarica la bocca. mi punisce perché sono stato cattivo. cara. È già balzata di là tra i fornelli. è già eccitata e io m’abbandono al gioco di una professionista. Sul viso una mascherina di seta nera ombreggia i suoi lineamenti e le dà un’aria sexy e austera. È finita. so che bisogna lasciarla fare. soffia e agita un’immaginaria coda. Lei si fa dura. Madame l’afferra al volo. Un’ulteriore scadente metafora riferirebbe che ho il cuore in gola. dopo. – Buonasera – dico. A volte. simpatico leprotto domestico. stillano la luce tagliente di un diamante grezzo. impertinente e maliziosa. stanco e affamato.L’AMAntide  di Giuseppe Agnoletti 13 giugno  Parcheggio sotto casa e salgo le scale come un fulmine. E le sue lunghissime unghie rosse s’imbizzarriscono a tracciare strade nuove e sconosciute sulla mia pelle. – La faccia ordinaria di mia moglie mi saluta sorridente. una gatta ricoperta di pelle scura. La conosco. Mi volto e getto in aria una banconota verde da cento. – Buonasera – dico. come adesso. Sento un profumo delizioso penetrarmi nei polmoni tossici di tabacco. e si trova molto più in basso. Oggi è una pantera. come al solito va per le spicce. Recupero le mie vesti sparse per tutta la stanza. Replica con un miagolio lungo e caldo. anch’io sono svuotato. E niente ha più importanza. – Ciao. – Miaoooo – rantola di nuovo. – Entro e mi affloscio sul divano. prendo la borsa e ritorno sui miei passi. autoritaria. Madame apre. Una volta fuori dal portone mi accendo una sigaretta. La sua lingua è simile a un tentacolo e scivola fino alla base del collo. Mi lecca la guancia. ora. Ma come potrà funzionare. solchi rugginosi carichi di suggestioni oniriche. Poi il suo fiore oscuro e gonfio di desiderio mi accoglie. La consumo con avidità e così subito un’altra. selvaggia come un continente inesplorato. — Giornataccia in ufficio. Scendo con calma. tesoro. Ma il cuore dice di no. desiderando rivivere momenti che non torneranno mai più. Ho una vaga idea delle sue labbra giusto perché le ha usate (e bene). Mi chiamo Ian Vect. ma conoscendomi non penso che avrei accettato di scoparla. vaghe sensazioni. mi fanno mancare il fiato e intorpidire le dita dei piedi. potenti brividi di piacere mi scorrono attraverso. Le sono dentro ma non sono veramente qui. il viso rivolto verso l’alto. Il tempo scorre senza senso e. ombre di piacere sembrano pian piano arrivare anche a me mentre lei accelera i movimenti. più mi scindo in tre. lo sguardo fisso verso il vuoto sopra di me. ma pochissimi giungono al cervello. Dall’altro il Corpo. perché non ho la minima voglia di dedicarmi a lei. più passa. non ricordo il sapore della sua pelle. gli occhi chiusi come a pregare chissà che dio. Non chiedetemi il colore dei suoi capelli o la grandezza dei seni. D’istinto le mie mani le stringono i fianchi mentre le vengo dentro. fatta non d’acqua ma di dolore e tristezza per ciò che vorrei ma non avrò mai. concentrato sul momento. da un lato il Cuore che vaga nel tempo e nello spazio. su di lei e su se stesso. E nessuno all’anima. la mano destra che le sfiora il ginocchio. E sono piuttosto severo nei miei giudizi. che senza successo cerca di mediare. magari ti diverti un po’.LE TRE C  di Roberto Bisso 14 giugno Si dimena sopra di me. senza che nulla di piacevole passi questa barriera che ho eretto tra Cuore e Corpo. E terzo. Non saprei neanche dire se sia bella o brutta. Non che non sia brava. Anna. poi si sdraia accanto a me e mi bacia con passione. il braccio sinistro disteso fuori dal letto. se non fosse stata almeno carina. Il buio della stanza mi aiuta a ignorarla. La voce del mio corpo sembra dirmi: Considerala. Spero sia venuta. Continua a muoversi ancora qualche momento. ci sa fare con le mani. È certamente il secondo a trarre maggiore piacere dalla serata. la donna che amo e amerò sempre. Si agita ansimante. l’altro che sembra accontentarsi di chiunque riesca ad attrarlo almeno un po’. anche se di lei non ti interessa nulla. le sue mani sul mio petto. il taglio dei suoi occhi o la sua altezza. il Cervello. non saprei dire dove… sono semplicemente altrove. con la bocca e con tutto il corpo. Una lacrima mi scorre sulla guancia. come già tante altre volte prima di stanotte. Sono noiosamente sdraiato sul materasso. l’uno che anela una donna soltanto. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  171 . e sono un perdente. ma mi prende la mano e se la porta in mezzo alle gambe… speranza vana. è tutto già finito. è tutto finito. Chi vuole conoscermi. chi? Comincia la musica e so che per me non c’è nient’altro che un lungo.CHIUDO GLI OCCHI  di Serena Scuderi 15 giugno La tenda sventola fuori dalla finestra. Chissà che segreto nascondi tra quelle gambe magre. vicino all’orecchio. mentre le mie mani scendono. qualche volta ho immaginato di scopare te. dappertutto. Una goccia di sudore: non la posso vedere ma la sento. intenso brivido d’estasi.. posso quasi sentire il tuo ansimare sovrapporsi al mio e qualche volta. che nessuno ha mai toccato. su quel letto. le stesse mani che mi hanno aperto il portone. un pallido osso di seppia lasciato a seccare al sole. sei distante. sul davanzale c’è solo un mozzicone. non guardi mai nessuno. li riapro. mi piacerebbe toccarti. che hanno schiacciato il tasto dell’ascensore. non lo posso sentire ma è come il mio. 172  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . chiudo gli occhi e posso quasi sentire il rumore dell’amore: è un ronzio nelle orecchie. Ma tu non mi guardi. mi involo e poi precipito… apro gli occhi. la mano segue il contorno del collo e delle spalle e ancora giù. il tuo corpo esile e indifeso che vorrei penetrare con tutta la forza che possiedo: vorrei spezzarti e da te fare uscire una piccola farfalla. Questa è la mia vita: una vergine in sedia a rotelle. ormai. getto via la sigaretta. un rombo che cresce infiammandomi… e poi corpi. che parla una lingua di fremiti e sudori. So che mi stai guardando. piccola. ma cosa volete che importi a una ragazza come me? Sotto l’accappatoio questo corpo a metà. quando le mie dita giocano dove il mio essere donna è ancora un segreto. nella penombra l’unico bagliore è la mia sigaretta: so che fumare fa male. per tutti tranne che per me. uguale alla mia. scoprono. corpi che si attorcigliano. è come la mia e scivola lungo la spina dorsale. seguo il ritmo. Chiudo gli occhi. un piccolo salto nell’incavo delicato della gola.. che lui sta massaggiando con le sue mani forti. è umido e freme accarezzato dal vento. toccarti davvero. seguo il ritmo. lo faccio anche per te. lisce e bianche. Le bocche golose come frutti maturi si divorano l’una con l’altra. La mia mano si muove frenetica. braccia e gambe e natiche di un’unica creatura lattea mitologica e chimerica. Chiudo gli occhi e ti vedo aprire l’accappatoio bianco. So cosa fai dietro quella tenda. sfiorano… Nella stanza di fronte lui le parla dolcemente tra i capelli. tra i seni che con un gesto sicuro libera da ogni costrizione… un singulto: non lo posso sentire ma lo vedo. Non capisco perché. Eppure. Con te sono quello che voglio. Un angelo. Sei il mio angelo. Chissà cosa farei in quell’attimo. Ti lascio un messaggio sul tavolo. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  173 . Il letto è sfatto. ma sempre tu mi accogli tra le braccia e accetti con amore quello che ti dono. Le mani giunte sotto la guancia. dei tuoi attimi di piacere. E ogni volta mi guardi con occhi pieni di devozione. È stato facile portarti nel mio mondo. Adesso devo lasciarti per tornare alla vita normale. La mia curiosità è malattia. Ho deciso. sono furore. se ridi quando ti tirano con forza i capelli. Forse è proprio quello che cercavi. Non sembri affatto la persona che poco fa si agitava su quel letto. I tuoi occhi. solo io posso bere il tuo piacere.TuttA CoLpA di un CAFFÈ  di Andrea delle Sedie 16 giugno Ci incontrammo in modo casuale. o nuove avventure… forse sogni soltanto me. se ti mordi il labbro inferiore mentre senti l’orgasmo esplodere in te. il tuo corpo che sfuggendo si esponeva ancora di più. forse sogni un nuovo amore. Sono passione. eppure so che eri tu. amo sentire il tuo corpo che scalda il mio. a volte. di ringraziamento per quanto hai avuto. Sarà un modo strano. vorrei trovarmi ancora accanto a te. così come le gambe. io a decidere del tuo destino. mi piacerebbe vederti con un’altra persona. lungo la schiena liscia e umida. Ti guardo mentre dormi. a volte un cucciolo. Ma tu continui a dormire. bagnato del nostro sudore. ma ti amo. Non te lo permetterei. Lo so che non hai altri amori. vorrei sentire se anche con altri ansimi in quel modo. ma ti amo. che non hai altri amanti. mentre le tue dita affusolate mi accarezzano la guancia. so che lo leggerai tra qualche ora. voglio e non voglio. le braccia piegate. ma tu sembri in un’altra dimensione. o il mio demone. una tazzina di caffè contesa in un bar. Ma subito ci riconoscemmo. cercando di ricordare il sapore del piacere che mi hai dato. per farti godere l’anticipazione del nuovo gioco: la prossima volta ti voglio vestita in modo sexy. sbagliato. solo io posso averti. come faccio io quando vengo. Di un’altra dimensione. delicatamente. Amo saperti creta nelle mie mani. lentamente. Amo far l’amore con te. Le nostre mani si toccarono e solo dopo i nostri sguardi si incrociarono. quando ti sveglierai. Sul foglio pochi graffi di inchiostro nero per darti di che pensare. la curva del sedere e poi su. I miei occhi non si saziano di accarezzarti: le gambe. i tuoi sospiri… tutto evidenziava il tuo piacere. non capisco come. dipende. Porterò anche mio marito. Primo gennaio dell’anno 3000. La sexirena sorride ai tre H.A. fluttuante. eterea. non più donna né sirena né pesce ma/ entità astratta. I puledri mugolano. I volti dei due H. Uno dei due cani. sui capelli. Con lingue graffiate continuano con goffa irruenza a pungolarla.A. anche gradevole con l’aggiunta di zucchero di canna. azzannano. La spiaggia è deserta. evanescente. Sex is dead. una sorta di coccige anteriore nelle donne-cavalle. sono tutti nudi. con impeto sempre maggiore. gli ebeti volti stravolti dall’eccitazione. specie ormai in via d’estinzione. Un ologramma. Cominciano ad accarezzarla e a spalmarle sul corpo mangococche e bana-pesche mature.A. schiacciandole con mani e lingue. in bocca. Ophelia apre la bocca famelica. E in quell’abbraccio convulso Ophelia capisce che è giunto il momento di perdersi per sempre in quelle onde fluttuanti di carne e di umori. è un anti-aging naturale. asseconda il rumore ritmico delle onde muovendo il bacino.A. per la legge del contrappasso assente nelle donne-sirene. Ophelia sfiora con indolenza le onde spumose. Un giovanissimo esemplare di H. Ophelia ha caldo sperma appiccicato sul volto. è un esemplare quasi perfetto di sexsirena. Stupiti e inesperti non trovano altri orifizi. che le cola vischioso dagli angoli della bocca. 174  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO .E. incrocio di mature donne ninfomani con pesci balestra e nudibranchi del tipo ballerina spagnola. Goffi leccano le scaglie argentate cercando quel che resta della vagina. (Homo Aneuronicus Erectus) esce dal mare per scusarsi. I giovani stalloni imbizzarriti la penetrano dappertutto con dita e lingue: nelle orecchie. sopravvissuti sono intrisi degli umori di lei. le passa accanto e la riempie di sbuffi di sabbia bagnata.E.OpHeLiA 2999  di Simona Maestrelli 17 giugno Languidamente distesa su un’assolata spiaggia artificiale del pianeta Giocastrum. senza articoli né congiunzioni.E. Le malattie a trasmissione sessuale sono state definitivamente sconfitte. Pronuncia con difficoltà alcune parole. in mare tre ragazzotti e due setter gordon a sei zampe. uno soffoca e rantola via. nel naso. con i membri eretti. La bella Ophelia muore per poi rinascere. il più maestoso. Dopo pochi minuti gli H. è fisicamente attraente ma impacciato. succhiano.E. Pronta per la nuova era. le scaglie della lunga coda rilucenti di smeraldi e zaffiri. con lascivia. Leccano. li tocca con dita artiglianti. Lo lecca via e inghiotte. circondati dal luccichio discreto di quel tesoro. quadri e oggetti per un valore incalcolabile. poi oggetti preziosi. – direi che te la sei guadagnata! – E l’aveva lasciata lì. Mentre la legava l’aveva baciata sulle labbra. poi le aveva detto: – Grazie di tutto. E quando lei era arrivata all’orgasmo.LETIZIA LA COLLEZIONISTA  di Alda Teodorani 18 giugno A Letizia piaceva accumulare. perché sicuramente ne ha molti. aveva visto esposta una coppa. gioielli. alle soglie dei quarant’anni aveva accumulato oro. dove l’avrebbe trovata la donna di servizio la mattina dopo. si era alzato in fretta e aveva strappato il cordone delle tende. Un giorno. E. amore mio. legata e furente. per le quali aveva sempre avuto un debole: un oggetto che raccoglie e racchiude. a un’asta. Se li teneva tutti in casa. si era girato un’ultima volta. – E aveva raccolto i pezzi più preziosi che aveva trovato.. Aveva un bel corpo e aveva cominciato ad accumulare da quello. e il prezzo di partenza lo confermava. fino a sentirsi scoppiare. Così. superata l’età critica dell’innamoramento. perché no. Lei lo finì per esaurimento. Sicuramente si trattava di un déco di gran valore. Lui l’aveva sfinita.. Comunque era convinta che pochi sapessero riconoscere il valore dell’oggetto e restò sorpresa quando scoprì che un giovanotto giocava al rialzo. anche collezionare conquiste era un ottimo investimento. uscendo. faceva di tutto per mangiare più del normale. nascosti sotto i vestiti.. tranquilla. Insomma. incollato al suo corpo. – Puoi tenere la coppa – aveva detto. Eppure Letizia si era innamorata della coppa. scopandola senza sosta. Con il tempo aveva iniziato ad accumulare denaro. quello s’era stretto nelle spalle. nemmeno per custodirle. cacciandoli in una borsa recuperata dall’armadio. immersa nel sudore e abbandonata. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  175 . esprimendole il suo stupore per il fatto che una bella donna come lei potesse riconoscere a prima vista il valore di un pezzo tanto raffinato. la coppa era sua e ora poteva anche accettare le moine del biondino che la blandiva. costringendola a gridare. E quando Letizia gli aveva chiesto come mai pensava che bellezza e astuzia non potessero giocare insieme. Con la sua tendenza a dimagrire.. l’aveva portato a casa sua e gli aveva fatto vedere tutti i suoi oggetti. nel giro di una mezz’ora erano a letto. mentre pensava che. sorridendo. sussurrando: – Lei comunque è eccezionale e mi piacerebbe ammirare i suoi tesori. mentre giaceva sfinita sul letto. con l’avidità di chi non vuole affidare le sue proprietà a nessuno. preziosi. Poi. Un brivido aveva percorso il bel corpo pieno di Letizia. vestigia di una finzione che aveva permesso loro d’incontrarsi per una volta senza combattersi. Osservò rapita i suoi occhi grigi socchiudersi e l’immagine che le venne in mente fu quella di una tigre che. prima di intrufolarsi sotto di esso alla ricerca dei seni tondi e sodi. faceva le fusa per le carezze ricevute. Sephora? 176  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . mentre il respiro si cristallizzava in un ansito di piacere. tocchi roventi di labbra a seguire disegni immaginari sulle spalle. e ghiaccio che raffreddava il fuoco. Una vampata di calore la costrinse a gemere per l’intensità del contatto. seguendo la linea delicata del collo. indossata da una fanciulla dai lunghi capelli castani. soddisfatta. Le dita dell’uomo sfiorarono il contorno del tessuto senza scostarlo e scesero più giù. – Fermati. Anche il resto degli abiti fece la stessa fine. portavano a piccole incursioni nell’avvallamento dell’ombelico. che le celava il volto dagli occhi dorati fino al labbro superiore. una camera in cui non esistevano più né vinti né vincitori. Poche stanze più in là. riscaldandosi al passaggio. scatenando una tempesta di sensazioni che si sarebbero placate solo con il congiungimento completo. giocando con i bottoncini che le chiudevano il vestito sul petto. fino a raggiungere il tesoro nascosto all’apice delle cosce frementi. Scie umide. e il corpetto del vestito le ricadde come un fiore sui fianchi morbidi. – Credevi che non ti avrei riconosciuta. Perché loro erano nemici che stavano per diventare amanti. che si trasformavano in giocosi morsi alla base della schiena e sulle natiche. ti prego. per sincerarsi che non fosse tutto un sogno a lungo negato. sciogliendolo. Fuoco che scorreva sul ghiaccio. Il rumore di uno strappo. Così simili e così diversi. sospesi sulla labile soglia di un piacere sofferto. Per anni schierati sui fronti opposti di una guerra che li vedeva martiri o assassini. Una mano salì decisa a scostare la maschera a forma di farfalla.NeMiCi AMAnti  di Giusi Manuela Ducatelli 19 giugno Una sala decorata a festa. Aveva bisogno di toccarlo a sua volta. Tremando per l’attesa immerse le dita nei capelli biondi del compagno. Pelle contro pelle. anche se inconsapevolmente desiderato. la ragazza quasi non si accorse delle parole dure e ironiche sussurrate al suo orecchio. Persa nell’estasi del piacere. che rincorrendo il profilo dei seni pieni. godendo della loro serica consistenza. Lasciamo che questa notte porti con sé il gusto del mistero! – disse piano la giovane. per celebrare la vittoria dei malvagi e la sconfitta dei buoni. Il sudore innescava i nostri ormoni. Lo succhiavi lenta e. Cominciò così. niente mani nelle mani. Ricordi. mucchi di scartoffie giù dagli scaffali. ponendomi con la patta. Ti presi poi da dietro. L’aria calda e immobile del luogo chiuso amplificava il suono dei tuoi movimenti soffocati. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  177 . quando facciamo all’amore in modo così disperato. diventasti di ghiaccio. Non potevo sopportare l’idea di avere il tuo corpo senza la tua anima. Lasciati andare ancora. a superare la frigidità del tuo cuore. è su questo che alimento la speranza. Mi confessasti che non eri in grado di amare. già dura. di aiutarti a prendere un faldone dall’archivio. l’archivio la nostra alcova. fissandomi. Non poteva finire lì. amore. oltre al sesso. lasciva. Ma non c’è fretta. travolto dagli spasmi del piacere. facendo cadere. ho come la sensazione di vedere delle crepe nel muro. però. Niente tramonti insieme. Forse un dubbio. Abbassando lo sguardo in modo ipocritamente pudico. all’altezza del tuo viso. tutto cambiò. Mentre mi cavalchi noto qualcosa di nuovo nel tuo volto. Era in alto sugli scaffali e non ci arrivavi nemmeno con lo sgabello. aspettavi sempre un po’ troppo a ripulirti del succo che ti colava dal mento al seno. Ora. Ti accarezzai i capelli mentre mi tiravi giù i jeans con gesti calmi e calcolati. Mi chiedesti allora. era giunto il momento di fermarci a riflettere. dicesti. i nostri orgasmi una rivincita. niente progetti sul futuro. Ci provai io. Proveremo anche domani. alludevi a piaceri raffinati. non ci sarebbe stato altro. nella concitazione. Ti facesti lasciare le chiavi dal principale per finire una pratica urgente. I nostri straordinari diventarono una consuetudine. Forse un rimpianto. Mi dicesti che tra noi. Per un certo tempo la lussuria e l’orgoglio rimasero in equilibrio. Poi un giorno ti vidi con un altro ghiacciolo. Strabuzzasti gli occhi. Senza indugio portasti la bocca sul mio sesso.IL GHiACCioLo  di Luigi Rinaldi 20 giugno L’afa di quell’estate ci opprimeva. insieme. Fu quando ti dissi che mi stavo innamorando di te. Forse. a volte. Nel nostro ufficio l’aria era condizionata male. con rabbia. Accettai la tua proposta. Tornasti allora dal bar di fronte con un ghiacciolo e cominciasti a torturarmi. Sara? La camicia mi si appiccicava alla schiena facendomi colare rivoli di sudore giù fino ai glutei. Sara. Una sera. Cedetti. Non mi fu difficile trovare una scusa per restare con te oltre l’orario di lavoro: la lussuria ci aveva preparato il campo. Raggiungemmo un orgasmo sincrono. La appoggio alla parete e lei mi lascia fare. L’attrezzatura era già montata. e invece eccomi qui. Della mia passione e della perversione di autori che. il gonnellino mimetico si solleva sul gluteo nudo. Leona esce dalla stanza. per fidelizzare un pubblico ormai saturo di freesex. Leona. Né una strisciolina di stoffa. Tre volte mi ha guardato. dicevano. Mi ha voluto qui. ogni sera. eppure ha ancora negli occhi quel brillio che mi ha fatto impazzire. sono tra gli ultimi. che stemperi sulla piega ambrata del collo. Ho un bel regalo per uno di voi. lo nascondi sulla sua pelle. Niente più piacere di sbirciare scene che non potete concedervi nella vita.000 €. E voi. Mani veloci. non avresti mai pensato di concedere. Perché sapeva. da giocoliera. per cogliere nel nostro sguardo. né un filo di peluria a fermare le tue intenzioni. uomo uomo. la prova della perversione che garantirà La Taglia al più veloce. hanno stravolto le regole del gioco. Le piace farlo così. dandoti piacere in luoghi che tu. guardate adesso. nel nostro gesto. Sono fuori. e tu non riesci a sostenerne lo sguardo. lì incollati. e i pantaloni attillati di lino bianco non sono compassionevoli. il periodo peggiore. 178  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . oziando più del dovuto. Adesso il vostro piacere deve essere quello di smascherare chi crolla. cari miei rangers. Restiamo in quattro. per evitare l’espulsione. Ebbene. che scivolano tra le pieghe più nascoste. La mano di Ramon che scende a sistemare l’orlo. In ordine. Restano soli. ma so che non è così. non ci dovrebbe volere tutto questo tempo prima di rivederli tra noi: occhi indiscreti. Dentro. Si contorce mentre Ramon le fissa la steadycam. E infine ha dato il voto decisivo in mio favore. Sento il rumore sordo contro la porta socchiusa ed è come se la vedessi. Tre volte. Leona. a voi invisibile (ovviamente). Potrei supporre che indossi un tanga. mi dilania le viscere. impastoiati dal GF Serie Ranger. buttato fuori da un contratto pseudopuritano che non concede neppure un bacio. 50.LA tAGLiA  di Barbara Gisolo 21 giugno Dannazione a questo contratto! Ho superato il terzo mese. dove affondi il viso per frenare la bramosia più violenta. E ti guarda mentre la prendi. appoggiata alle pareti. neppure un’erezione. in piedi. pagati per cogliere quella debolezza in cui loro stessi devono indurci. Quelle gonnelline corte drappeggiate sulla pelle. dove tutto è a portata di mano. Leona mi gironzola intorno. durante il casting. Io valgo molto. perché ho resistito. Cambio stanza. in piena crisi. Seni turgidi maturati sotto un sole caldo. Leona. non era morta. Indossava una gonna lunga. dove vedi quel mucchio di terra smossa.FriGidAire  22 giugno di Teresa Anna Angelico   Mi ero costruito la baracca all’ombra del viadotto. Il giorno dopo era morta. Accostai la mano e ne raccolsi uno nel palmo. aveva solo perso conoscenza. L’ho seppellita accanto alla baracca. Vidi le cosce e le mutandine di seta e la mia eccitazione fu incontrollabile. Quando ebbi terminato. Ero in Italia da pochi mesi e la paga del cantiere non mi permetteva nulla di meglio. mi sentivo stranamente meno stanco di prima: avevo lavorato per me stesso. la pelle bianca e i capelli nerissimi. Le tolsi le mutandine e la penetrai. scolarmi le mie birre e perdere conoscenza fino al giorno dopo. e mi masturbo: la mia preghiera alla sua memoria. ogni respiro metteva in evidenza i seni piccoli e sodi che si indovinavano sotto la maglietta. Molto giovane. si era spezzata le gambe. Arrivato alla baracca ebbi una sorpresa: il tetto in lamiera era distrutto. Non si muoveva: se non si era rotta la schiena. la sollevai lentamente. Mi sarei occupato di lei più tardi. la mia priorità era riaccomodare il tetto. Quando torno la sera. volevo solo sdraiarmi sul materasso che occupava tutto lo spazio disponibile. Respirava a fatica. Quella sera ero stanco. Entrai nella baracca per esaminare meglio la ragazza. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  179 . vi giaceva una donna. le rivolgo un pensiero. Un brivido mi corse lungo la schiena. Proprio dal mio viadotto doveva suicidarsi? Raccolsi la ragazza e la sistemai sul materasso. solo un immenso prato e montagne piene di alberi verdi? E nessuno ci conoscesse. − Ci pensi se venissimo catapultati in un altro mondo? Se fuori da questa stanza non ci fosse più il corridoio dell’albergo. senza soffocare l’impeto della sua voglia: a separarli dalle altre stanze c’era una distanza incolmabile. e sopra le loro teste le acque calme e azzurre di un lago capovolto. guardava il cielo attraverso la finestra. cingendole il fianco con un braccio e carezzandole il ventre. − Hai mai visto un azzurro tanto intenso? − Non so − rispose l’uomo accanto a lei. − Mi piace il gioco dei se. Fa’ come se il tempo non stesse scorrendo… − disse lei. Avrebbero senso solo il qui e ora. − Non avere fretta. Ne era ancora capace. − Ne hai. le scostò da un lato i lunghi capelli neri e la baciò anche sul collo. Capì quanto lui la desiderasse dall’energia con cui la toccava. sai? Elisa sentì la sua erezione tra le gambe. di fantasia. di cui non conosceva neppure il nome. In fondo noi siamo in un altro mondo. − È una domanda senza senso. Poi disse: − Qui e ora è stupendo. A ogni affondo inarcava la schiena e gemeva. L’aria pregna dei loro umori. Lo scorcio d’azzurro nell’immaginazione di Elisa divenne la superficie di un lago. ma anziché affondare i denti vi passò le labbra. e trasportata dalle sue onde si lasciò andare al piacere del contatto con quell’uomo.IL LAGO CAPOVOLTO  di Marco Caudullo 23 giugno Elisa. − Hai la pelle liscia e bianca. quasi sorprendendo lo sconosciuto amante. Allora rispondimi: che faresti se il tempo si fosse fermato davvero? Resteresti qui all’infinito? − Se fosse così non avrebbe alcun senso la parola infinito. Restarono sdraiati uno di fronte all’altra. L’uomo le diede un bacio sulla schiena. 180  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Mi piacerebbe morderti. dopotutto. − Ah. − Siamo solo molto lontani dal nostro. − E dove? L’uomo avvicinò la bocca alle sue natiche. La sua vita passata era racchiusa in un altro mondo. non è la stessa cosa. In cielo non c’erano nuvole. Cercò la sua mano e la condusse al seno. L’uomo spostò la mano sull’anca e con l’indice seguì la linea della coscia. un impercettibile sorriso le si disegnò sul volto. lasciandole umida di saliva. Elisa rabbrividì. adesso. lo afferrò per il busto e lo spinse con forza dentro di sé. − Sei sposata o hai un uomo? − domandò lui. Quando uscirai da qui che importanza avrà? − E se aprendo quella porta ci fosse un prato con le montagne intorno? Elisa scoppiò in una risata. Si girò di scatto. nuda sul bordo del letto. sì? − rispose Elisa divertita. Non l’avevo ripassata nella mia mente. con Marilyn. così non potei dire: – Non l’ho mai fatto. L’altra. ne avevo letto sui libri. sdraiati. musica. La festa. poi ci avevo ripensato. che serpeggiavano nel mio corpo. come uno schiaffo. Poi lei scivolò di lato. nella mia mente. era scritto su un foglio. balli. Allungo il passo. di me. No. Allargai le braccia e le richiusi sul corpo di Marilyn. un divano e io che le mettevo un braccio sulle spalle e… poi tutto il resto. No. come una sceneggiatura. non premevano più. E il mio corpo cominciò a rincorrere quei lampi con il cuore in gola. Io non bevo. con gli occhi che strisciano sull’asfalto e i pensieri rabbiosi. grazie!– sperando che lei non sentisse e mi giudicasse noioso. sulla mia spalla. Lei si muoveva su di me con movimenti impercettibili. invece. Lei beveva. Era la prima volta che stavo così vicino a una donna. e staccato il poster l’avevo appoggiato accanto a me. casa mia mi sembra l’unico luogo possibile. Ebbi il colpo di genio di assecondare il movimento e ci ritrovammo a terra. era qualcos’altro. Marilyn! Avrei rovinato tutto. vagando distrattamente per la stanza. Avevo ripassato centinaia di volte la scena. chi se ne frega della festa e di quella sola sul divano. La stanza era piena di ragazzi. E mentre pensavo che quello era il mio primo bacio sentii che dovevo godermelo fino in fondo. Dovevo solo far muovere i personaggi. era voluttà! Mi ero seduto a terra sotto Marilyn. è rimasta sul divano. Nella mia stanza avevo deciso tutto a tavolino. maledetta Marilyn! 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  181 . Non facevo altro che dire: – No. Tocchi di labbra come alfabeto morse. Sentivo il suo odore sbattermi in faccia. Mi chiedo cosa sta pensando lei. si era fermato di colpo su Marilyn. la musica. Avevo le sue labbra appiccicate alle mie. A un centimetro dalle sue labbra sono scappato. Lei non rispondeva e io mi ostinavo a fissare in basso. Ovunque c’era qualcuno con un bicchiere di vino in mano. imprendibili come lampi.MALedettA MAriLyn  di Lita Cassisa 24 giugno Torno verso casa a passi lenti. che dal muro mi guardava con malizia. Per questo chiusi gli occhi e mi concentrai sul tatto. guardandomi i piedi. ma con lei. lo sguardo. invece… Mentre riflettevo. non è vero. sola. all’improvviso erano leggere e voraci come se volessero mangiare le mie e poi rinunciassero. corro a perdifiato. In quell’intimità. su quelle labbra che… no. e mi guardava. Non potrà esserci nessun’altra per un po’… non dopo te. La mia parte potevo farla io. lei su di me. – E così tu sei Marilyn – le avevo detto con nonchalance. perché no? Aderisco al tuo corpo. la stessa che alimenta il nostro desiderio. ma non sono ancora sicura che per noi ci sarà un domani. solo dal mio sorriso potresti indovinare ciò che vorrei. penso. Sento l’impulso di raccogliere i capelli. è allora che lo sento. Sgretolare la barriera che ci separa. Tu ora sai cosa fare. Qualcosa dentro di me si scioglie. Tu ridi. mi chiedi scusa. Aspetti da me un segnale che non so inviarti. Vorrei solo essere più disinvolta. riempie gli spazi. Mi chiedo se arriverà l’istante in cui sentiremo il desiderio di entrare l’uno nell’altra. non c’è un destino comune. spregiudicata. Tutto intorno a noi è sospeso nell’attesa. ma un gesto sbagliato potrebbe spezzare l’incanto. La brezza della sera ci sfiora. Il silenzio ci avvolge. Siamo esattamente ciò per cui abbiamo vissuto quegli ultimi minuti. I secondi passano veloci. i tuoi pensieri più segreti. nei tuoi movimenti percepisco una tranquilla fermezza che mi dà coraggio senza mettermi fretta. vorrei scappare ma sento un brivido quando posi le mani sui miei fianchi. leggera come un sospiro. la corrente che ci pervade e acuisce i nostri sensi. Forse non c’è una via di uscita. Poi ti avvicini. Ho riconosciuto le note: quella musica è come luce. ma adesso so che non mi lascerai andare via. mi dai un bacio leggero. 182  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . sperando che tu capisca. Le note scivolano come acqua limpida. esplicito come una dichiarazione d’amore. di accavallare le gambe. Gli stessi che attraversano la mia mente. Riesci a mettere qualcosa di fresco nel gesto antico di seguire con i polpastrelli la curva della mia schiena. potrei semplicemente lasciarmi guidare da loro. che ci fa sentire ancora due estranei. impone la sua presenza. C’e un attimo in cui temo che tutto possa finire così come è cominciato. Un fascio di muscoli tesi ed elastici. Tu e io: nuovamente due estranei. ti scosti appena. Cedo al tuo abbraccio e posso finalmente sentire il tuo calore. mi sfili i sandali e mi conduci sul tappeto. per noi. non so ballare. Adesso siamo allo stesso tempo materia ed emozione. Non so se cercherai un modo per trattenermi. sa di pomeriggi estivi passati a sognare. Allora tu fai una cosa che non mi aspetto: ti alzi e scegli una canzone. I nostri movimenti ora nascono direttamente dalla musica e dal battito delle nostre anime. impossibile da fraintendere. di andare oltre i limiti della fisica e approdare a quel territorio dove ciascuno è solo al mondo. La musica sta sfumando.HuMAn NAture  di Amanda Folcia 25 giugno Ho tutta la vita da raccontarti. HentAi  di Stefano Andrea Noventa 26 giugno C’era questo video. Non so perché mi avesse colpito, ma sono rimasto a guardare. Disegni realistici, eppure falsi, nelle proporzioni, nei movimenti. Inscenavano una fantasia crudele, perversa. Ho spostato il mouse: un tocco equo, per cancellarne la morbosità. Ma ecco che appare un altro cartone animato. Più dolce, sensuale: scorgo il rossore sui visi, il timore negli sguardi, l’età innocente. È la prima volta: la schiena di lei si inarca, in un gemito a stento soffocato. Le dita serrano le lenzuola. Osservo, travolto, e qualcosa mi annoda la gola, immergendomi nel panico e nel piacere di quei corpi intrecciati, in quel mondo intagliato di desideri. Ancora, sposto il mouse: stavolta il disegno è quasi una fotografia e lei è... perfetta; eppure irreale, enfatizzata da un tratto quasi crudele. Gli occhi densi di piacere, la linea sinuosa dei fianchi e quella singola goccia di sudore che indugia tra i seni, scivolando poi lungo il ventre, smuovendo desideri profondi, scavando un solco atroce da sopportare: perché lei incarna il desiderio puro. Attrae fino a ridurre a brandelli la realtà. Al suo confronto ogni cosa è rozza, schifosamente vera, una sgraziata caricatura dell’emozione. Come il corpo di mia moglie che ora mi sta accanto. La guardo, incerto, ed è una bella donna, ma non è lei. Non è quella creatura dal tratto etereo i cui gemiti mi hanno sconvolto, quell’angelo dalle ali di carta il cui corpo mi ha mostrato il paradiso, per poi precipitarmi nell’inferno della carne in cui annega ogni vero piacere. Non so cosa fare: mi sta fissando. Desidera ciò che anche io un tempo desideravo, quando uno sguardo era la scintilla di un fuoco che avrebbe bruciato a lungo, ma di cui ora restano solo ceneri. Le sorrido, ma chiudo gli occhi: e lei è ancora davanti a me; le dita sfiorano labbra schiuse in un chiaro invito, la mano scivola lungo il petto e sulla morbida pelle del ventre, come se volesse scendere, adesso, su di me, e accogliermi... Mi giro dall’altra parte, ma lei non desiste: forse crede che stia scherzando, che voglia farmi desiderare; ma io... non posso, non voglio: non è lei e in tutto questo non c’è purezza, non c’è passione, non c’è amore. Eppure... quei seni che premono sulla schiena, le labbra che mi sfiorano il collo; e le mani, calde e delicate, quelle mani che s’insinuano sotto le vesti, scivolando, indugiando. Quelle mani mi conoscono bene, molto bene, e sanno come... cosa... Sospiro. Alla fine dei conti lei era solo un cartone animato. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  183 LUNA  di Valchiria Pagani 27 giugno Quando la luna è un cerchio nero nel nero del cielo, Chiara sa che deve farsi trovare pronta. L’ha imparato presto che il pigiama o anche solo le mutandine sono inutili orpelli. Lascia dischiusa la finestra e scivola nuda sotto il lenzuolo. I peli del pube sono soffici e li arriccia tra le dita, mentre aspetta. Quando la luna è un cerchio luminoso nel nero del cielo, Chiara sa che deve farsi trovare pronta. Lascia dischiusa la finestra e si stende nuda sopra al lenzuolo. Tra il sesso e il ventre, qualcosa sembra scorrere, come un pesce che guizza improvviso. Spalanca le gambe e le solleva. Sente la fica gonfia, che pulsa quasi da far male. Guarda la palla bianca nel cielo. Il dolore è un cerchio, Chiara lo conosce fin troppo bene. Un colpo di vento caldo, la tenda si solleva appena mostrando uno spicchio di cielo scuro. Lui è lingua, che striscia umida tra le gambe, che le scosta le dita bagnate e lecca, lecca e s’insinua, lecca e succhia. Lui è maschio, è mani che le dilatano le cosce, le sollevano le gambe aprendola al mondo. Lui è maschio che affonda, fin dove la carne non è più rossa, ma diventa un buco nero e vischioso, nero come la luna che il cielo ha inghiottito. Lui affonda fino a dove le manca il respiro e ancora e ancora, e il piacere esplode quando il colpo si fa più doloroso. Il dolore è un cerchio nero, come la luna nuova. Chiara ormai lo sa. Come sa che lui scomparirà di colpo, lasciandola stremata, la fica tremante e piena. Fissa lo sguardo sulla luna bianchissima, mentre la prima scossa le taglia la schiena. Le gambe, aperte e sollevate, tremano per la fatica. Lì in mezzo, la carne non è più rossa. È un buco largo, un cerchio lucido, opalescente. È una luna piena e dolorosa, quella che spinge per uscire. Chiara s’inarca, come quando lui le affonda dentro. S’inarca e spinge. Quasi non respira. La massa bianca fuoriesce lenta, strofinandosi sul suo clitoride gonfio e ritto. Poi sguscia all’improvviso, insieme al suo orgasmo. È una larva, grassa e pulsante. Un verme lungo e largo come un braccio. Chiara si lascia andare sul letto e lo osserva. Ormai ha smesso di avere paura. Sa che, come ogni plenilunio, lo vedrà strisciare, tuffarsi dal letto, attraversare il pavimento, risalire la parete fino a raggiungere la finestra. Avvicina una mano alla bocca. Succhia la punta delle dita. Sa che troverà il sapore di lui. Come sa che dovrà aspettare il novilunio perché lui ritorni a prenderla, per farla di nuovo madre. 184  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO NArCiSo e BoCCAdoro   di Antonio Tarlato Cipolla 28 giugno Mentre scivola agli angoli della mia mente mi aggrappo al corpo di Marta. Marta occhiverdi, Marta da morire, portami via. Marta apre la bocca per prendersi i miei respiri e l’altra si aggrappa agli spigoli dell’anima; stalattiti su un soffitto di affreschi, ricordi fatti a mano. Mentre ho per le mani il mento perfettamandorla di Marta la bocca dell’altra mi sussurra profumi dell’età dell’oro. Marta lecca il collo, la sua lingua lama alla mia gola; il peccato preferito di Marta. L’altra è già dentro il cervello. Mentre annuso le tette di Marta ho l’altra negli occhi, e Marta mi tiene la testa: io prigioniero libero di essere ossessionato. Mentre Marta mi protegge le orecchie dalle sirene la mia lingua fugge sull’ombelico dell’altra. Mentre Marta scende sotto il mio ombelico sento la bocca dell’altra alitarmi sul cazzo. Risale Marta e i suoi occhiverdi... Marta non ha occhi, ha occhiverdi, occhi che non potrebbero essere di nessun altro colore in nessun altro mondo. Gli occhiverdi di Marta ballano sinuosi chiudendo il mio sguardo in un cono. Mentre Marta mi guarda l’immagine dell’altra tarda a riemergere dal fondo blu della momentanea estasi. L’altra ritorna nelle labbra e nel palato di Marta, nei miei denti che ottusi dal desiderio urtano i denti di Marta. Mentre le mani di Marta mi parlano, dentro sento il bianco della carta, leggo il nome dell’altra. Marta ha le gote rosse, di statua appena scolpita. Dentro il rosso l’altra strappa pezzi di verde dagli occhiverdi di Marta. Sento la fredda promiscuità di corpo e anima. Si ferma il tempo. Flebile ticchettio di attimi, frammenti minuscoli di un secondo di cristallo colpito da diamanti di stupore. Attimi vuoti come note di un’armonia completa. Il lento scorrere di una visione che trascende il mio cosmo interiore ampliandone gli orizzonti. Attimi lenti che conducono i sensi in parata trionfale... All’Attimo. Nell’Attimo Marta è l’Amore carnificato, Angelo e Diavolo, Serafino e Demone. L’altra è apollinea immagine spazzata da dionisiache bolle di sangue color vino. Sento bruciare Marta da dentro. Marta che scopa come se fosse in guerra. Marta, la figlia di Marte che combatte i miei fantasmi. Sono l’avido ladro dell’odore di Marta. Profuma di verde, di grano verde spezzato in una giornata di fresco fuori stagione... Vengo. Marta sorride ricambiata dal mio sosia. Non c’è più l’anima, non c’è più l’altra; la mia mente si volta e nello specchio sul muro cerca solo i miei occhi. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  185 InterCity 499  di Marcello Cimino 29 giugno “Intercity 449 per Roma in partenza al binario 9. Ferma ad Asti, Alessandria, Genova Porta Principe, Santa Margherita... Carrozze di 1a classe in coda.” – Repubblica e l’Unità, per favore. Beatrice paga i giornali e corre verso il treno. Il giornalaio la guarda andar via con un po’ di rimpianto. – Vediamo, carrozza 2, posto 78. Ecco qua... Buongiorno. Lo scompartimento è occupato da un uomo sulla sessantina, capello bianco lungo a coprire le orecchie, sopracciglia scure molto folte, occhiali tondi scurissimi. Indossa un completo bianco di lino, camicia azzurra e papillon a fiori, ai polsini fanno bella mostra due gemelli d’oro con pietra rossa, forse rubini. Sul sedile, accanto a lui, un panama bianco con la banda nera. Siede eretto guardando avanti a sé, le mani appoggiate a un bastone, anch’esso bianco. – Buongiorno a lei – risponde senza voltare la testa. Il posto di Bea sarebbe quello accanto al corridoio, ma a lei piace guardare fuori dal finestrino. – Le spiace se mi siedo qui, davanti a lei? – La prego. Bea si siede e lo guarda. Lui non muove un muscolo. “Cazzo, sarà mica cieco?” pensa la ragazza. Il treno si muove, sono soli. Bea prende il giornale, l’uomo sembra fissarla da dietro gli occhiali scuri. Bea lo guarda di sottecchi, lui niente. è sicura: è cieco. Una strana eccitazione si impadronisce della ragazza. – Le dispiace se chiudo la porta? Sa, c’è un bel fresco. – Faccia pure. Bea si siede e scopre le lunghe cosce bianche in mezzo alle quali spunta il triangolo nero dello slip. Infilando i pollici sotto le bretelle della canottiera si scopre le tette. Mentre con una mano si stringe il capezzolo sinistro, con l’altra si scosta le mutandine e si accarezza in mezzo alle gambe. La ragazza sente che sta per venire e, per non farsi scoprire, maschera l’orgasmo con dei colpi di tosse. È stato davvero eccitante pensa mentre si ricompone. Si accorge di aver bagnato il sedile e si mette a cercare un fazzoletto nella borsa, senza trovarlo. Allora l’uomo si sfila la pochette dal taschino della giacca e gliela porge. – Tenga questo – le dice alzando gli occhiali sulla fronte e fissandola con due occhi vivissimi. – è di pura seta cinese, ma credo che se lo sia guadagnato. Mentre Bea lo guarda inebetita, l’uomo si alza e, facendole un cenno di saluto col cappello, le dice: – Purtroppo sono arrivato. è stato un vero piacere. 186  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO AnnALBertA  di Alessandra Gallo 30 giugno C’è qualcosa di invasivo nello sguardo nero di Saverio. Annalberta lo scopre spesso a fissarla. Il concetto delle labbra di lui, piene e rosa sui denti bianchi, è rotondità tiepida. Dev’essere uno che sussurra nei capelli. Lo immagina dire il suo nome per intero an-nal-berrr-ta con la voce che viene su dalla pancia come la fame, e come la fame è oscura, vibrante, ostinata. – Tagliate la carrrne in senso obliquo – dice lui che ha la erre piena, e Annalberta è il suo palato, si scuote e cede ai colpi della lingua morbida. Saverio le si avvicina, le prende le mani e la guida. Odora di burro e foglie di lauro. Ha voglia di morderlo. Saverio affonda il coltello nell’arrosto, lo fa scorrere avanti e indietro e a ogni colpo allunga il gesto e irrobustisce la presa sulle mani di lei. Il pollice piegato sopra il suo è un combaciare di colori di pelle e di pieghe di falangi. – Brrrava, così – le appoggia la mano sulla spalla. Le passa dietro a fatica nello spazio ristretto per tornare al proprio posto. Nel farlo un po’ la spinge contro il piano di lavoro. è un’erezione? Lo guarda. La sta fissando ancora. Annalberta abbassa la testa. Ancora sente la consistenza brusca della pelle di Saverio sul dorso della mano. Resiste alla tentazione di annusarla, di respirarne il passaggio. Ricomincia a tagliare. Ogni affondo del coltello è un affondo del sesso di lui dentro di lei, mentre il sugo dell’arrosto inonda il tagliere e le schizza le dita. – Il taglio obliquo rrraddoppia la resa e la carne è più morrrbida sotto i denti. Lei geme. Alla fine della lezione, Annalberta cincischia con giacca e borsa. Cerca di rimanere per ultima e chiudere la fila. Spera che lui esca subito dopo di lei. Ma la troia bionda si avvicina a Saverio, gli chiede qualcosa con la voce un tono sopra la decenza. Ridono. Annalberta scende le scale con il pacchetto dell’arrosto sottobraccio. In strada l’aria è fresca. Si avvia alla macchina stringendosi il colletto della giacca sulla gola. Il cielo estivo prima della pioggia, visto attraverso le foglie degli alberi, è un pizzo scostumato carico di umori che grida sesso senza vergogna. Annalberta sale in macchina e accende l’autoradio. “La voce” l’accarezza, le si infila sotto il vestito, la gonfia di desiderio. I’ve got you under my skin… Le luci di sopra sono ancora accese. Annalberta scarta il pacchetto dell’arrosto, tira fuori il coltello. Chiude gli occhi. Aspetta. I’ve said to myself this affair never will go so well… Arriverà. Prima o poi dovranno uscire. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  187 Ti preGo di non SMettere di pArLAre  di Lara Carlini e Laura Rossi 1 luglio – … sai quelle belle piscine con il bar al centro… In un pomeriggio caldo e afoso di luglio, dopo le solite frasi che un incontro casuale impone, la sua voce iniziò un tedioso racconto delle vacanze trascorse in un qualche posto esotico. Il sole picchiava sull’asfalto facendolo tremolare in lontananza e forse per il caldo, forse per la noia, piano piano le parole di lui si fecero lontane e lei venne rapita da quella voce così profonda e calda. In un attimo quel tono basso e sicuro le invase la mente di pensieri peccaminosi. I discorsi si offuscarono e lei immaginò solo il suono cremoso di quella voce che sussurrava al suo orecchio tutto quello che una donna avrebbe voluto sentirsi dire. Una voce così penetrante da farle immaginare che avrebbe saputo farla godere. L’umido del giorno si mescolò alla crescente eccitazione sulla sua pelle, facendole provare un piacere intenso e inaspettato. La voce continuava a solleticare le sue fantasie facendo crescere in lei la voglia di essere presa. Le parole uscivano dalla bocca di lui trasformandosi in gesti sempre più audaci nella mente di lei. Sentiva le sue mani stringerle forte i polsi sopra la testa, il viso attaccato alla sua guancia, l’alito caldo sul collo. Il racconto andò avanti, inconsapevole del gioco erotico che agevolava. Ogni sillaba pronunciata era il brivido di un nuovo dettaglio eccitante. Il corpo schiacciato addosso, tanto stretto da togliere il fiato, faceva evaporare ogni pudore tra due corpi che si stavano cercando. La voglia di lui premeva sul ventre di lei e le mani seguivano l’istinto di cercare i punti del piacere. Il calore cresceva fuori e dentro la ragazza, portando i suoi sensi al massimo dell’eccitazione, spingendola ai limiti dell’orgasmo. – … allora dai, ci vediamo presto così ti faccio vedere le foto! - Brusco rientro alla realtà. Di colpo si accorse delle labbra gonfie di desiderio, degli occhi bagnati di voglia e del suo cuore che batteva impazzito nel petto. Con un sorriso imbarazzato e malizioso si accese una sigaretta. Si baciarono per salutarsi e il profumo della pelle di lui restò impresso nei ricordi ancora palpitanti di lei. Gustandosi il piacere del fumo, andò via sorridendo soddisfatta, con la testa e il passo leggero, guardando la strada davanti a sé e gli ignari passanti. 188  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO IL BuCo nero  di Marco Farè 2 luglio Il colonnello Lee guardava la Terra attraverso un oblò della Stazione Spaziale Internazionale: si notava un disco nero, le cui dimensioni aumentavano. Cercava di contattare via radio una delle stazioni, laggiù. Non una in particolare, ne voleva una qualsiasi, qualcuno che rispondesse. Il disco, in realtà un buco nero, era vicino a Milano. Poco prima era minuscolo, poi si era mangiato la Lombardia e non si era fermato. Lee osservava la Terra svanire, insieme ai suoi dieci miliardi di abitanti. Entro poche ore avrebbe subito lo stesso destino. Otto anni prima – Non è un giocattolo, è un binocolo vero. – Paolo aveva tredici anni e suo padre gli aveva trovato il regalo giusto. Una sera, Paolo osservava le luci della strada dalla finestra della sua cameretta. Dopo alcuni minuti puntò il binocolo sulla palazzina di fronte. Poteva vedere dentro un bagno, attraverso una finestra priva di tende. C’era una ragazza un po’ più grande di lui. La spiò mentre si spogliava. La vide senza la maglietta, i seni... non ne aveva mai visti. Come poteva essere tanto fortunato? Lei era bellissima e se ne innamorò. Gli anni successivi li trascorse a pensare a lei, a spiarla, a toccarsi. Ma c’era un problema: lei si toglieva le mutandine solo dopo essere entrata in doccia. E la doccia era dietro l’angolo. Non riusciva a vederla tutta. Aveva provato a cambiare finestra. Per poco sua madre non l’aveva beccato, e comunque non era abbastanza. Aveva tentato con un binocolo più potente, con degli specchi. Impossibile. Quell’angolo gli impediva di vedere l’oggetto del suo desiderio. Amava quel corpo giovane, ne apprezzava ogni dettaglio, desiderava poterlo conoscere tutto, centimetro per centimetro. Dopo la maturità si iscrisse a fisica. Lo studio dell’ottica, per quanto affascinante, gli aveva chiarito soltanto che non avrebbe mai potuto vedere dietro quel dannato angolo. Ma le teorie sulla massa e sulla velocità della luce lo spinsero verso un modo per curvare la vista. Aumentare la gravità, piegare lo spazio e attirare la luce da dietro l’angolo verso i suoi occhi. Finalmente. Un modo per vederla tutta. La sua tesi di laurea in fisica teorica ipotizzava la sintesi di un piccolo buco nero come artificio per modificare la traiettoria dei fotoni. Chi poteva immaginare che ci lavorava per davvero, nella sua cameretta? Nemmeno il colonnello Lee, l’ultimo uomo esistente (ancora per poco), seppe mai cosa aveva posto fine alla Storia. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  189 Io mi addormento sentendo la voce ansimante di una sconosciuta. non capisco cosa possa essere accaduto e anche il mio analista brancola nel buio: in tre anni non si è risolto nulla. Non riuscivo a svegliarmi. devo riconoscerlo. anzi pensavo di averlo sognato invece è accaduto davvero… buio totale. ma proprio non ricordo! Non riesco a distinguere se era un sogno o realtà. sono io a possedere lui? 190  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . a volte con eccitazione. come posso chiamarla? Narcolessia erotica? So che faccio l’amore con mio marito. ma fatico a ricostruire qualcosa. non al primo. con questo mio totale abbandono. A un certo punto della notte i nostri vicini di stanza hanno iniziato a fare l’amore e noi sentivamo tutto. mi piace quando poi lui mi spiega cos’è accaduto tra di noi. Poi ho sognato che avevo un sonno paralizzante. a volte con rabbia. forse le suggestioni dell’isola. senza figli. Alberto sembra deluso ma avverto anche qualcosa di misterioso. quello che lui ha fatto con me. ma colmo di emozioni e di passione. Glielo permetto perché anche a me piace. Alberto mi dice che abbiamo fatto all’amore. Non nascondo che provo un certo eccitante timore per tutto quello che non so. Al mattino Alberto è raggiante e inizia a farmi domande su cosa ricordo della notte.SONNO  di Alessandra Mirka Trento 3 luglio Sono in analisi da tre anni e sposata da ben ventitrè. e anche più di prima. Cosa ricordo? Ah. una vacanza splendida. O forse. Da allora soffro di questo tipo di narcolessia. forse il mistero di quel giardino. probabilmente eccitato dai suoni dei vicini. perché alle mie domande non risponde e resta vago. anzi forse è peggiorato. Ora lui mi possiede più che mai e. sì! Quei due a letto. Al nostro secondo incontro eravamo già a letto. soprattutto. Ogni sera mi corico con timore. Ricordo un sonno di una pesantezza unica. mi piace essere amata da lui in questo stato di incoscienza. che non riuscivo a svegliarmi e che Alberto mi cercava e mi desiderava. ma non ci era riuscito: forse la stanchezza. ma non ne sono cosciente. ha lasciato tutte le sue amanti e non mi tradisce più. un magnifico amplesso! Anche Alberto aveva avuto un’idea simile poco prima. anzi. perché ci ha colto di sorpresa trovarci. Un matrimonio bello. è iniziato tutto tre anni fa: eravamo in un albergo a Giava. mai provato prima. nessun litigio e perfetta sintonia tra di noi. Ma adesso non so proprio cosa dire. per quello che tiene per sé e che non mi racconta. ora. poi lo leccai: sapeva di fragola. sporgendosi dal lato passeggero. – Cara. e me. mi facevano ridere e rabbrividire. una sera di luglio. domani devi lavorare. tanto. Il sesso con Caterina non era una competizione tra corpi. Guardai il nocciola lucido ed eccitato dei suoi occhi per trovare consenso e coraggio. tesoro. le sentivo premere sulle mie. il mio smalto rosso si nascose fra i suoi capelli e le mani di Caterina corsero alla mia maglietta. dentro camera nostra. Le labbra di Caterina con un velo di lip gloss alla fragola erano una provocazione su un viso acqua e sapone che era sbarazzino ancora oggi. non di notte. Io no. – Vieni a letto. I miei capezzoli turgidi premevano sotto la stoffa. era puro piacere. è tardi. Io mentivo. quelli che avevo sopportato dentro di me da quando ero diventata grande e avevo chiuso nel cassetto i giochi da ragazze. l’avevo pregata di chiamarmi quando rientrava da Parigi. Pensai alle notti abbracciate a dividere un matrimoniale per risparmiare sull’affitto e perché. soffiava via il sudore dalla nostra pelle. Dal finestrino entrava una debole brezza. perché faceva impazzire gli uomini. Ero stata io a contattarla su Facebook chiedendole di andare a bere qualcosa per superare i vecchi rancori. com’ero stata io a chiudere la porta quando Caterina aveva trovato il coraggio di essere se stessa ogni istante della giornata. La sua bocca l’avevo sempre invidiata da ragazzina. La desideravo. leggere. l’imbarazzo di ritrovarci era stato solo mio. lei mi sfilò la maglietta e i seni rimbalzarono liberi. aveva telefonato. – Mi godo il giardino. non ci vedevamo dall’ultimo anno di università. che fai lì fuori tutta sola? – mi chiese mio marito dalla finestra. partirono dai fianchi. più sottili. io infilai le mani sotto il suo vestitino a fiori per scostarle il tanga: era calda e bagnata. ma ormai sapevo scopare solo come gli uomini. erano carnose e umide.Lip GLoSS ALLA FrAGoLA  di Silvia Daveri 4 luglio Fu lei a baciarmi. ero una fottuta codarda. eravamo cresciute insieme. Sentii il clitoride pulsare contro la cucitura dei jeans un attimo prima che arrivasse ai capezzoli e mi staccai da lei per passare l’indice sulle sue labbra bagnate. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  191 . Quelle labbra le avevo guardate per anni confidarmi i suoi segreti. Cancellai l’abitacolo dagli occhi e spinsi dentro la lingua. E Caterina. Efrem. – Andiamo a vedere i fiori di loto nello stagno? – Forse non sono ancora aperti. Spasmi d’agonia si intrecciavano nelle diverse modulazioni dei loro respiri ansanti. – Be’. Ombra nell’ombra. seduto sul muretto di pietra. L’acqua cadeva come una pioggerella allegra sui tulipani e sulle ortensie. creatura dell’universo. Un ultimo frammento. un’ultima insistente isola gonfia di rancore urlava ancora: – Io! Io! Io! Infine i due corpi si congiunsero. Efrem scese con un piccolo balzo dal muretto e si avviò verso di lei. oltre il maschio e la femmina. Un fiore di loto azzurro si apriva lentamente e mostrava al cielo l’infinito vuoto pulsante. – Ciao. distesi sul fianco a comporre un unico embrione cosmico. poi strinsero le sue natiche. Marta. un fruscio proveniente dal giardino del casolare accanto gli fece volgere lo sguardo. Rimasero muti a osservare l’acqua.. Adagiò il viso tra i suoi seni chiari. sui gerani e sulle rose. La ragazza vide Efrem. La lunga veste arancione lasciò scoperte le caviglie di Marta. possiamo attendere lì l’arrivo del sole. Nello stagno la luce aveva raggiunto le piante acquatiche. Le dita della ragazza liberarono dall’impaccio dei vestiti il sesso turgido di Efrem. Poi. Nello stagno la luce giunge più tardi.. Alzò la mano in segno di saluto. un’esile striscia. I due ragazzi percorsero in silenzio il sentiero che diventava. Nel centro delle ampie foglie verdi. E il giardino mi stava aspettando. Efrem sfilò la veste di Marta. respirava piano e attendeva il sole. Anche tu mattiniera. – Sì. sulla terra grassa assetata dalla calura estiva. è bello a quest’ora. Marta ed Efrem si sedettero e liberarono i piedi dai sandali. oltre. Marta cercò il sapore di lui affondando la testa tra le sue gambe. i grandi fiori di loto erano racchiusi ancora in una preghiera di carne vegetale. 192  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Poi i loro occhi si incontrarono. sul bordo dello stagno. sulla pelle profumata che attutiva il battito del cuore in tumulto.IL FIORE DI LOTO  di Subhaga Gaetano Failla 5 luglio Una linea lieve di luce germogliava dalle colline e si spandeva verso il cielo. nei gemiti prossimi alla morte e alla rinascita. l’uno nell’altro. galleggianti sull’acqua velata d’ombre. Marta aveva un annaffiatoio rosso. Le labbra tremanti cercarono il cibo vitale. abbracciati. Luce nella luce. nessuno è con lei. Di scatto mi metto cavalcioni su di lei. mi guardo intorno coperta dagli occhiali da sole a maschera. raffreddandosi in un piacevole solletico. le mani che esplorano ogni sua curva. ferma e tesa. Lei è là. sento. Mi muovo cercando di porre ogni centimetro di me a contatto con lei. ai miei capezzoli che spingono sotto la maglietta per accarezzarla. sfregando il pube. con la luce del sole che bagna le sue curve come un vischioso sciroppo d’oro. i capezzoli sfregano sul cotone umido della maglietta. agile come un felino esotico eppure così solida e concreta. non si muove nella calura immobile e sembra non fare caso a me. – Ehi. sento i miei gemiti sorgere alti e incontrollati. Un brillio in lei è come elettricità che scorre sulle mie dita. finché i miei shorts iniziano a bagnarsi. Lei. Mi chino come per togliermi un granello di sabbia dalle infradito e con la mano che trema la sfioro appena. sono così vicina da sfiorarla e lei ancora non si è accorta. assaporando brividi di piacere.. sento il mondo contrarsi in un globo pulsante. Lotto con la bramosia di alzarmi e andare ad accarezzarla. a pochi metri. Il mondo scompare ed esplode in un lampo bianco di piacere. spingendomi ad avvicinarmi. Nessuno mi guarda. mentre stringo le gambe in un momento di incontrollabile desiderio. acquattata sotto il sole.. non c’è più niente oltre ai nostri corpi uniti. cammino quasi sulle punte con lentezza deliberata. zitta e immobile. sforzandomi di non notare la piccola folla che mi guarda stranita. le mie grandi labbra stimolate dallo sfregamento. Il contatto tra la sua pelle e la mia è un calore inebriante: chiudo gli occhi e quasi senza accorgermene inizio a muovermi sopra di lei. che fai? Scendi subito dalla mia moto! Mi allontano. al mio seno gonfio.. Mi alzo e avverto nel basso ventre una pulsazione mista di paura ed eccitazione. mi mostra tutta la sua bellezza selvaggia. strusciandole le cosce sui fianchi. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  193 . È un segnale: non mi rifiuta e mi offre il suo corpo facendo esplodere in me un brivido e un calore umido che mi sovrasta. Gocce di sudore caldo mi scivolano tra i seni e lungo la schiena..Sotto iL SoLe  di Diego Tonini 6 luglio Giocherello con il bicchiere seduta al bar mentre la guardo stare immobile sul limitare della spiaggia. tentando di estendere a tutto il corpo il piacere che si irradia dalla vagina. La sua linea è un distillato di potenza ed eleganza. Sento lei calda sotto di me. dimentica della spiaggia e di tutto il resto. il mio brivido crepita sotto il palmo della sua mano. mentre infilo il naso fra i riccioli neri. tranne Amira bollente sotto i riccioli di cotone dei vestiti. non voglio fare distinzioni fra la mia e la sua gente. segreto frusciare di foglie. mentre lunghe dita inanellate si serrano attorno al mio bacino per trascinarmi a ballare nella folla schiacciata attorno al falò. sotto la carezza delle sue labbra. mi scalda il sangue e i muscoli sotto lo strato di pelle e vestiti mentre corre lungo il bassoventre come un sorso di liquore. il giorno in cui mi sorprese al limitare del villaggio e volle per forza leggermi la mano. Amira ride sempre. 194  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . tracciandone le linee con le lunghe dita scure. Mi hanno offerto un vino caldissimo e pieno di miele.. Si dice anche che alcune delle loro vittime non riescano più a pensare ad altro. spingendosi contro di me con un’ostinazione che mi toglie il fiato. – Quel giorno ho letto sulla tua mano che temi ciò che non conosci – soffia lentamente nel mio orecchio. dato che il suo profumo speziato scende a fiotti lungo il naso e la gola. Ridacchio. I suoi occhi non facevano che ridere. bianchi come perle in fila. sbagliavi alla grande. Sulla sua gente raccontano tante cose. Non è più la risata di prima. Mi tiene stretta. Stanotte. allacciando le braccia dietro la sua schiena. perché non vedo che i suoi capelli. prima che lei mi scovasse. sotto il folto velo nero delle ciglia. Le sue gonne mi si avvolgono attorno alle gambe quando un’orda di ballerini mi getta praticamente contro di lei. con le conchiglie che cantano sulla sua clavicola. e la mia mano ne segue la curva mentre lei scuote il bacino al ritmo dei crotali. ma un lieve. Da sotto la curva delle labbra mi mostra un piccolo spiraglio di quei denti dritti. però. Amira ride. abbastanza forte da dimenticare tutto. facendo scorrere i polpastrelli fra i nastri chiari che mi legano la treccia. Il respiro.Per iMpiCCAGione  di Paola Vadacchio 7 luglio Le conchiglie si rincorrono rumorosamente sul filo della collana mentre danza. – Be’. mi si strozza prima che possa chiederglielo. fino a strangolarle. Si dice che il profumo di una zingara si avvolga attorno al collo delle sue vittime come un laccio. scoccando sorrisi maliziosi dagli occhi scuri e lucenti. Mi chiedo come possano essere così perfetti. Chissà quanto è stretto il suo laccio attorno alla mia gola. Le vertebre sporgono appena. sulla pelle calda che il vestito non copre. e io temo di appartenere a quest’ultima categoria. sono cose che fra la sua gente non si vedono.. Entro in bagno e chiudo la porta. La mia eccitazione è un pugno nello stomaco che soffoca il respiro. La cena di ieri sera. Non sono eccitato da quel corpo che dorme accanto a me. Seduto sul water accendo il cellulare e. la schiena rivolta all’immagine lisa del nostro rapporto mentre il mio desiderio sessuale resta in sospeso. Tiro un sospiro di sollievo. Nudo sul letto. lì dove voglio godere. Mi giro nel letto e un solo attimo è sufficiente: la realtà mi schiaffeggia beffarda. pensando alla tensione tra le gambe. Odore di sesso. Mi giro su un fianco. – fino a quando anche il mio ultimo sospiro si quieta e tace. Fili di seta morbidi con cui copro la mia erezione. del suo piacere. Dio mi salva: suona la sveglia. – Buongiorno. leggermente ruvido. Movimenti appena accennati che lasciano intravedere la sua prossima mossa. Vedo già le sue gambe velate avvinghiate al mio bacino che danzano frenetiche. Sveglio Laura. mentre il suo viso mostra labbra schiuse in uno spasmo. I suoi capelli stretti in un pugno. Devo svegliare i bambini. – Non fermarti. Un velo copre le gambe e lambisce l’inguine. Mi sveglio all’improvviso. La mia voglia tesa tra le gambe fa quasi male. Esco dal bagno. mando un messaggio a Teresa: “Ci vediamo tra un’ora solito parcheggio. Gioca con la sua finta ingenuità guardandomi negli occhi: sorride e afferra tra i denti il labbro inferiore. che scivola a terra. ti prego…fino in fondo.. Non sfila le scarpe ma si muove lenta sui tacchi con una femminilità apparentemente imbarazzata. I capelli abbandonati sul cuscino come una rete da pesca ingrigita. Canticchiando vado verso la camera dei miei figli. del motel. In mano un rossetto Chanel. – Si avvicina al letto e allarga quasi impercettibilmente le gambe. che è stata gettata su un vecchio molo. Decisa la sento succhiare il mio piacere. Non posso sfiorare la flanella. del suo sapore. Mi urta. Si inginocchia a terra e mi fissa ancora. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  195 . Lo passa sulle labbra schiuse: – è per te. Ti voglio in autoreggenti”. Odora ancora di cucina. quella logora sul fondo. stringo il lenzuolo bianco. amore. con dei grandi fiori blu sbiaditi. Sento già il suo piacere stridere fra i denti. Sarà una buona giornata.. sudato ed eccitato. Mi alzo. stropicciata. Ho fame della sua pelle. Laura e la solita camicia di flanella beige. Mi sento travolto e i miei gesti diventano quasi violenti. Ho la nausea. Laura è sdraiata accanto a me. trattenuto come una dolce vergogna.IL RISVEGLIO  di Francesca Montuschi 8 luglio Le dita sfiorano la lampo della gonna. data la situazione. con una gonna il cui orlo era più vicino all’inguine che alle ginocchia. Io ebbi un fremito. Loro ne hanno sbagliato uno. Volevo cercarla. ma nondimeno invitanti. Qualcosa di caldo e morbido mi avvolse il pene. Le sbirciai le tette. In quel momento il francese colpì la traversa. Il pallone entrò. Grosso tirò il calcio di rigore. Eravamo campioni del mondo. Aveva labbra a canotto. Iniziai a toccarmi da sopra i jeans. – Metta le quattro frecce – ordinai all’uomo. Ripartirono. ma un collega mi aveva pagato 300 euro per un cambio. Quella notte non sarebbe toccata a me. con tutta la morbidezza del silicone. Ci volle la testata di Zidane a Materazzi per distrarmi. Nel frattempo De Rossi la buttò dentro. palesemente rifatte. – Posso dare un’occhiata? – mi chiese. con lei. Avevo considerato i rischi. E una scollatura oscena. Naturalmente l’autostrada era deserta. Grosso scrutava il portiere avversario. definivamo da quattro stellette. Vacillai. Intanto eravamo giunti al momento topico del mondiale. ma Grosso stava sistemando la palla sul disco bianco. eccitatissimo. La mano dell’uomo era posata sul ginocchio di lei. Erano vere quanto le labbra. Grosso stava per calciare il rigore decisivo. 196  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . e mentre stavo contando il resto ne approfittò per sollevarle la gonna fino agli slip. mentre un getto di fuoco usciva dal mio uccello. La sua bocca andava su e giù. direttamente in quella bocca avida. Tornarono nel corso dei supplementari. La donna scomparve all’improvviso dal mio campo visivo. – Come va la partita? – mi chiese lei allungandomi le monetine per il pedaggio. – Lui rimane in auto – precisò.AL CASELLO  di Luca Ducceschi 9 luglio La sera di Italia-Francia. lasciandola con le tette al vento. che arrivò proprio mentre una punizione di Pirlo usciva di un soffio. In quel momento tutti avevano altro da fare che non badare alla mia infrazione. La prima auto fu quella Lamborghini cabrio rosso fuoco. E comunque avevo un televisore. tra colleghi. Dalla mia posizione lo spettacolo era di quelli che. Cazzo. ma a lui non feci caso. E io avevo guadagnato le migliori 300 euro della mia vita. attaccai il turno al casello verso la fine dei tempi regolamentari. La donna prese le monetine a cosce scoperte e mi sorrise. Trezeguet stava per battere il suo rigore quando la coppia passò di nuovo. La donna entrò nel gabbiotto e si sporse per guardare nel piccolo televisore da 5 pollici. C’era un uomo. nell’accezione positiva del termine. Guidava una donna più verso i quaranta che i trenta. Le sue labbra. – Siamo ai rigori. la finale. L’uomo le abbassò la canottierina. Il bacio: come sarebbe stato baciare quelle labbra riconoscibili solo per un rossetto rosa ben marcato? Un velo ne era rimasto sul bordo di un bicchiere di plastica che lei schiacciò. Appoggiata al balcone Giulia voleva essere spiata. due parabole e l’incognita x. Paolo si offrì di gettare il piccolo relitto e Giulia ne sembrò compiaciuta. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  197 . Dopo il caffè era il momento della sigaretta. Dalla pelle di Giulia un profumo di “Acqua di Giò”. prima di fare canestro nel cestino.. al punto che ora gli sembrava naturale fra sé e sé chiamarla per nome. un’espressione arcigna che la rendeva simile a un avvoltoio in attesa di ghermire le sue vittime. i sandali da ragazzina calzati con disinvoltura sotto un fuseaux che le evidenziava le curve ancora intatte: un cilindro. un desiderio di comando che celava la voglia di essere domata. Giulia: un nome così dolce. Occhi incavati. Di schiena non le avrebbe dato più di 40 anni. se solo avesse avuto l’opportunità di applicare la formula giusta. Leccò il rossetto per poi pulirsi d’istinto le labbra. un respiro profondo e cominciò l’esame. I candidati al martirio si succedevano come sul nastro di una catena di montaggio. Giulia tamburellava con le dita sulla cattedra e commentava con piccoli grugniti gli errori più evidenti. A quel pensiero poggiò di nascosto le labbra sul bicchiere. Ora toccava a lui! − … cercami il punto g(x)… − fu quel che capì della prima domanda.. sarebbe diventata la Monnalisa di Leonardo. Se solo avesse chiuso gli occhi. un problema che Paolo avrebbe saputo risolvere. Paolo ne era sicuro: un’ora a letto con lui e da soggetto di Hieronymus Bosch la prof. Si sedette e finse di sfogliare il manuale di matematica. Ondeggiava sui tacchi come per attirare l’attenzione su piedi ben curati. che dalla cattedra minacciava tristi presagi. Paolo aveva assistito all’esame di quasi tutti i compagni e aveva memorizzato le movenze e la voce roca di Giulia. Il punto G! Paolo sorrise. di un nero che mal si accordava col finto biondo-campo di grano dei capelli. Gli altri 20 erano tutti concentrati sul viso.L’eSAMe  di Marcella Testa 10 luglio Se Van Gogh avesse ritratto i corvi in primo piano. Giulia: un nome così innocuo per un volto di pietra. a Paolo ricordava Il bacio di Hayez che dalla tesina gli urlava che era lì per sostenere l’esame. Amava essere servita e riverita. dove le rughe erano come le crepe del muro di Montale. avrebbero avuto lo sguardo di Giulia. Era quasi mezzogiorno e i commissari fremevano all’idea di fare tardi. ponendo fine al patimento dell’attesa. caldi i seni di Christine. descriverti le unghie sulla schiena. di quelle che nascondono e sanano dentro. chiari. Turgidi. tirando su la gonna. Inutile parlarti ancora di com’ero e di com’eri. gli arti estremi sulla terra. Avevamo spogliato i tavoli ed era stata magia. scostò via un ciuffo liberatosi dalla stretta dei fermagli. fino alle cosce. lasciandosi andare in una risata fragorosa. i gemiti. voltandola. poi si fermò. Aspettava il momento per avvicinarla. Non fece nessuno dei gesti proposti dalla sua mente. L’ho ricordato e ne ho colorato i bordi incollati su un vecchio album rilegato da me anni fa. Ho ricordato centinaia di volte il nostro matrimonio. le tue labbra sulle mie gambe. Lo conosci già. piuttosto posò il giornale. gettò indietro la testa. potessi saperti di mare. Per la prima volta tra mura di lenzuola. avevamo atteso che tutti gli ospiti uscissero da quel giardino pieno di petali di rose. mentre lei si sporgeva su un ramo alto. Se solo tutto riuscisse a stabilizzarsi oltre note. mentre gli attimi strappavano via consapevolezze e pudore. Quell’infinito toccarsi e i baci. la baciò senza prendere fiato e le accarezzò la nuca con un dito. i piedi nudi di Christine sfioravano l’erba del prato. la tua maledetta passione. facendola scivolare fino ai polsi. A ricoprirci i pensieri c’era dell’ovatta morbida. a oggi non sarei quella che sono. il pulsare di sangue e vene e saliva e mani. amore. Vederti trascinare cuore. Avessi mai avuto la certezza della vera realtà. Sarebbe amore. stanchi. camminò lento. Accaldata e incantata a osservare un’ape posatasi sulla fronda. il profondo scrutare alfa e omega del mio corpo. fino in fondo al mio sesso. profondamente rotondi.UndiCi LuGLio  di Fedra Poe 11 luglio Potessi con il mio semplice pensare trasportarti nella dimensione che desidero da sempre. l’ansimare. fissarne lo sguardo ingenuo e sbottonarle piano la camicia beige. tetti di piume e schiocchi di baci e ansimi e “ti amo” da respirare. come una casa sulle spalle. Una traboccante cesta di Jonagold giaceva sotto un albero di ciliegio nel giardino dietro casa. io lo so. Sotto lo stesso ciliegio. Marcel si alzò. immersa in pennellate di impeto. 198  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . corde e pennelli al di fuori di noi due. Le cinse i fianchi e. Più in là Marcel fumava. proporre pochi gesti dal savoir faire disarmante. Come fosse stata la protagonista di un dipinto. giuro che correrei a piedi fin lì. gettò il sigaretto per terra e lo calpestò con fare studiato. ti giuro: ne morirò. Drappi di tulle posavano. Era stato tutto così strano… Nessuno era mai riuscito a fare sesso con lei in modo così dolce e gentile. avevano preso fra i denti il tira zip e l’avevano fatto scendere fino a che l’abito non si era sfilato praticamente da solo. pensando al perché fosse ancora lì. grandi e calde. La mano si spostò dai capelli al volto. Perché. Sentì uno strano rumore accanto a lei e lo notò: era un ragazzo dai capelli scuri e dalla pelle color bronzo. come se volesse nascondere il rossore. per una volta. guardò verso il ragazzo che dormiva beato in quello che. Sorrise. con una gentilezza a lei sconosciuta. quella sera. Prese una sigaretta dalla borsa e l’accese. piano. Le labbra calde le si erano posate sul collo lasciandole un piccolo segno ed erano arrivate alla cerniera dell’abito che indossava. Dopo il lavoro andava diritta a casa con il taxi. che si erano mosse delicatamente sulle sue spalle e sui suoi fianchi senza infastidirla. Lo aveva abbordato la notte prima in un locale vicino al centro della città. e ancora la eccitava. Si sedette sul letto e prese l’orologio in mano per controllare l’ora: si era addormentata. e tutto le tornò alla memoria. era come se l’avesse dimenticato. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  199 . il tocco di quelle mani ancora lo ricordava. era il suo letto. si erano avvicinate agli slip neri. Non le era mai successo. probabilmente. Si ricordò delle sue mani. invece. poi sospirando piano si mise una mano tra i capelli per ravvivarli. mentre cercava di comprendere come un uomo avesse potuto considerarla qualcosa di diverso dal solito “oggetto di piacere” con cui era stata battezzata.No Money  di Chiara Pallotti 12 luglio Sbatté gli occhi un paio di volte prima di riuscire ad abituarsi alla luce che entrava dalle fessure delle veneziane. il compenso era stato lei a riceverlo. su per le cosce e poi. pensando che per una volta non avrebbe chiesto il compenso della serata. Si guardò intorno senza riconoscere il luogo in cui si trovava. la vergogna e il piacere provato fino a poche ore prima. Alcuni si voltano a guardarti dimenticando il loro pasto. in ogni pausa pranzo. carne rossa poco cotta e insalata. Ti guardi intorno con sensualità. il seno si muove per il tuo lieve ansimare. Sei un’ossessione. Non possono passare inosservate. molti uomini. muscolo invitante. Un flessuoso invito che. una come te si sente prima ancora di vederla. Forse non ci sfioreremo mai. La lingua. Anche solo una volta. Usi il coltello con accuratezza e mangi lenta e fluida. Paghi il conto e te ne vai. Ma no. 200  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Arriva il cameriere con le rose. adori gli occhi avidi sul tuo corpo anche se. Arriva il solito pranzo. La pelle lucida rende la generosa scollatura ancora più evidente. sale fino all’ammiccante pizzo dell’autoreggente. È da circa un mese che vieni allietata. Ti piace essere ammirata. la pura essenza dei tuoi umori di superba creatura. Splendide e con un ispirato biglietto. La tua sensualità ha vinto di nuovo. ora sei compiaciuta. Con indosso i tuoi slip. dall’elegante décolleté rosso sangue. Ad ammirarti. e ti sfili le mutandine guardandoti intorno. Basta averti incontrata. è solo un gioco. Resto a guardarti mentre ti allontani con passo superbo. Pur cambiando locale le rose sono sempre arrivate. Quel misterioso ammiratore non ha tradito nemmeno oggi. Sei bellissima e sai di esserlo. Tiri un po’ su la gonna. da questa sorpresa. Ansia e voluttà sul tuo volto. tavoli piccoli e grandi vetrate sulla strada. Dondoli lievemente il piede accavallato. Un velo di irrequietezza rende i tuoi gesti ancora più attraenti. Trasudi lussuria. mostrando interamente il pizzo delle calze. è pieno. Gli ultimi ti sembrano forse un po’ morbosi. al giorno d’oggi. Questa volta il biglietto contiene delle istruzioni. Non puoi vedermi e io non posso seguirti. sei un po’ nervosa anche se nessuno lo direbbe. potrebbe costarti caro. chiudendo le labbra morbide con la solita. Finalmente. Seduta al tavolo più lontano. Non dovresti ma decidi di seguire le istruzioni.NON PUOI VEDERMI  di Andrea Tortoreto 13 luglio Sei arrivata. Prendi lo specchietto da borsetta e passi il rossetto sulle labbra. il tutto condito da piacevole malizia. Ma riuscirò a prendere il dono che mi hai lasciato nel tovagliolo. Ma ci sarò sempre. citazioni. frasi romantiche. appare un attimo per lambire il boccone sanguinolento e portarlo alle labbra. con una lieve angoscia che ti prende lo stomaco ma anche con la gioia di lasciar vincere i sensi. Forse sorridi a te stessa. studiata eleganza. Ti alzi. Ti siedi accavallando le gambe. Avvolgi le mutandine nel tovagliolo che pieghi e lasci sul tavolo. Il locale. Stai per scivolarmi dentro. sospendo il tempo: inneggio così all’istante prima del diluvio. liquida dentro come fuori. Divampi. sfrontate gloriose boriose. mentre noi guardiamo le spire intrecciate di acqua e terra e ne pregustiamo la devastazione. amanti. Vetri bagnati. un tardo pomeriggio d’autunno. di provare con la forza che sei tu che prendi me. Queste sono le nubi nere che amo e invoco.InCendio e pioGGiA  di Mameha 14 luglio Silenzio. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  201 . Inizierai a spingere. Tra un minuto avrai campo libero su di me e mi chiederai conto di quel che ti ho fatto. e la pressione dei miei polpastrelli segna e scava la strada a una penetrazione perpetrata con gli occhi. le onde gonfie di un mare che si prepara alla tempesta. che tu uomo subisci. per affondare fino al ventre. Il mio sguardo si inscrive in pochi centimetri della tua pelle e accade un sortilegio. avvolti e protetti dal buio che rende sollievo agli amanti. la messa a fuoco si restringe sul tuo mento tremante. di oscenità taciuta e vibrante. fiutano le emozioni sottopelle. Nel silenzio e nella quiete solo nostra. ridicola impermanente barriera tra noi. Ali di farfalla. Nessun timore ma brama ingorda delle forze violente e inarrestabili. percuoto la tua mente con i tamburi primitivi del sangue e dei battiti accelerati. apro e chiudo le gambe. Queste le folate sferzanti. Non intorno a me. bassi. La mia attenzione immobile brulica di vita. dei miei sobbalzi sotto i tuoi colpi feroci. Il fuoco incendia. Fino all’anima. che io strega sapevo. Occhi socchiusi. godrai dei miei gemiti. ma dentro. ferme. due sole dita appoggiate sotto la tua bocca. Non faccio che premere il mio corpo e le mie emozioni su di te. Fino alle tue viscere. Sospendo te. a dilatare la pelle e la carne. sopraffatti. L’emozione rattrappisce le nostre dita che finalmente armeggiano per affrancarci dai vestiti. Tenterai di rifarti. indistinti. Sorrido ora alle tue labbra dischiuse e ai denti serrati. ebbri. ti invito e ti fermo sul ciglio. gocce dei miei umori m’inumidiscono le cosce mentre rivoli di pioggia fitta sui finestrini ci nascondono al mondo. ottenebra la tua mente e rischiara la mia. Anzi. non ha mai fatto del male a nessuno. accennando la danza più popolare della spiaggia. girano miti e leggende. I bungalow del villaggio nascosti da oleandri in fiore. Anche Maria si spoglia: – Booooomba! – esclama. oggi moglie. Parla poco. Sul suo cannone. parla quasi bene. Così i martedì e i mercoledì. Nessuno osa sfidare i raggi. Poi stringe le palpebre: – Ieri figlia del padrone. Sente bussare e pensa che la tipa sia tornata. E lei balla. Non capisce. Una quarantina di anni prima nessuno si era preso la briga di crescere quella bambina strana. Luca chiude gli occhi. La donna dentro la finestra è nuda. Che è sdraiato. 202  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Rosa però lo sorprende: lo fissa e lo spinge sul letto. giorni di poco movimento in spiaggia di quel luglio torrido. poi. Cicale. È sempre stata nel Pio Istituto. per godersi un po’ di vacanza. Belli e abbronzati. fa fatica a concentrarsi. Rosa stringe i denti per concentrarsi: – Padrone ha pistola. E balla. sedere grosso. che ne mancano solo due per battere il record dell’estate passata con dieci giorni d’anticipo. contempla lo spettacolo che le offre la finestra di un bungalow. Una mano a la cintura. applaude. Ora noi. segue come riesce le indicazioni degli animatori. – Bacio in bocca – gli sussurra Rosa. l’animazione è anche per loro. un guizzo. Una mano a la cabeza.DUE AL RECORD  di Barbara Becheroni 15 luglio Il vecchio torpedone del Pio Istituto sonnecchia parcheggiato accanto ai modelli dal designer ultramoderno. Un movimiento sexy. difficile. Maria canta. la sua mente si muove piano. Tutti i martedì e i mercoledì guardano la stessa scena. lei si alza. con tutti quei problemi. Rosa. Più giovane. accovacciata sotto i rami di un oleandro dalle corolle gialle. Sta sopra a Luca. in città. Vorrebbe scrivere a Federico. sabbia. Si guardano e qualcosa passa nelle loro menti. Il sole ha da poco superato lo zenit. è lei che ha scoperto lo spettacolo di quella finestra. le fa ballare. E provano uno strano languore tra le gambe. si veste ed esce. sveglia nonostante i problemi. Spalle strette. Però è buona. con l’entusiasmo dei suoi settantotto chili. Maria è con lei. caldo. Luca prende il cellulare. una pineta adiacente la spiaggia in cui i villeggianti trovano un po’ d’ombra dopo pranzo. occhi scuri. Le conosce. il loro animatore preferito. Giovani e sorridenti. riesce a fare tutto quasi come gli animatori. Lenta e goffa. Poi si sfila il costume e gli si mette sopra. Lui è troppo sgomento per reagire. Appena finito. Tutti sanno chi è don Tanino. Loro entrano. la portano al mare insieme agli altri come lei. così apre e vede Rosa e Maria. cambia solo la donna. Anche i matti. va bene.è bello grande. in effetti il tuo è più piccolo. esaminandoli nell’aspetto e nelle movenze. si riparò sotto l’ombrello di Alfredo. alzando la testa verso l’ombrello: . mentre le donne si baciavano e accarezzavano appassionatamente. – Sì. toglitela dalla testa perché adesso ho fame. – Mostragliela… lo voglio vedere con la bava alla bocca! Sonia spostò le gambe fuori dal tavolo e. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  203 . Lo so. le diciannove e sessantanove non esistono. per fortuna. – Ho un ritardo di nove minuti – disse senza salutare. ci attende una serata di fuoco! Nel locale. sono loro e il tavolo vicino è libero. non ti pare? – Hai intenzione di andare avanti così per tutta la serata? – Colpa tua che mi rendi elettrico e non faccio che pensare a una cosa sola. – Bene. – Eccoli. – Lui avrà cinquant’anni… ma è un bell’uomo. il vociare babelico e solo un paio di tavoli liberi. i vicini si scambiarono uno sguardo di soddisfazione. Potevano farlo liberamente. quando la vide spuntare in fondo alla strada. è troppo presto per dire che sei rimasta incinta. umettandosi le labbra con la lingua. scemo! – esclamò lei e poi. ti succede sempre quando mi vedi. Cosa facciamo? Vengo io da te o vieni tu da me? – Forse sarebbe meglio che venissimo insieme da una qualsiasi parte. Appena si sedettero. zuppa di pioggia. – Andiamo. con lascivia. quando furono in direzione del brizzolato. Sonia e Alfredo li guardarono sfacciatamente. Hai fatto come ti ho detto? – Sono senza mutandine e con le autoreggenti. – E sono pure tutta bagnata! – Lo so. – Finiscila. – è quello di mio fratello. Il cinquantenne spalancò gli occhi e quasi si strafogò col boccone che gli calava di traverso. le divaricò lentamente. Ottimo – sentenziò Alfredo. – Allora? – chiese Alfredo. La ragazza. – Non ti preoccupare. la blusa larga sul davanti scoprì due seni tondi e grandi come bocce da bowling. ma Alfredo è un vero maiale e alle venti e nove minuti pensò che quello fosse un bell’orario per incontrare il suo amore.ERANO LE DICIANNOVE E SESSANTANOVE  di Patrizio Greco 16 luglio Erano le diciannove e sessantanove. accettando la sfida. si chinò in avanti per raccogliere la forchetta che aveva lasciato cadere. La compagna lo osservava divertita e. Il che significa che ci sei riuscito. – Ho prenotato dal “Cappero”. Ora non era più necessario che s’incontrassero di nascosto. Le schermaglie proseguirono per tutta la durata della cena e alla fine si presentarono e si accordarono per ritrovarsi in un anonimo appartamento di periferia. Era senza reggiseno. liquida cascata di brividi dalla base della nuca alla fossa tra le natiche è più giù. Il corpo di lui si scioglie in rugiada sui seni sodi e generosi di lei. sale su di lei ed è accolto da una sensazione di vertigine mentre le cosce si allargano. ghiaccio affusolato. liquido scivoloso caos che li inghiotte per restituirli alla realtà delle pareti. ghiaccio puro. sinfonia di odore e calore. medio. invitante e oscuro. del pomeriggio senza genitori. per restituirli al mondo in una bolla che risale fino alle guance arrossate e li rende per sempre complici e un po’ colpevoli. come di fronte a un’opera d’arte ammirata in stampe sfocate e poi. delle foto incorniciate. del soffitto. sulla base del pene. Una lacrima come un haiku per fermare l’istante. Il movimento del membro. il lenzuolo fu spostato di pochi centimetri. accoglie la sua erezione con umida voluttà. scostando il lenzuolo di pochi centimetri dalla pelle.PRIMA VOLTA  di Massimo Monticone 17 luglio All’inizio si scoprì appena. d’improvviso. con un movimento calcolato. Una rosa cremisi sboccia dov’era il contatto. e lui non è che una marionetta spinta da un meccanismo che è impresso nella sua mente. fino al… Indice. Il rilievo della pennellata – onda elettrica in cerchi concentrici che si allargano dalla gola al monte di Venere. Lei lo invita a farsi vicino. armoniosi archi a definire il movimento. a dar carne alla tensione che attrae e respinge. e il sesso di lei. frustate di un cilicio di neve. lentamente. forzatamente casuale. tanto da poterne sentire il rilievo delle pennellate sotto le dita. Un’occhiata fugace e timorosa. dita effeminate. pendolo involontario aggrappato al desiderio. senza guardiani o allarmi. mentre indice e medio sfioravano l’areola del capezzolo. non foggiate dal lavoro. risultato di inerzia e studio e pianoforte. Ansimare soffuso. poi tutto torna a farsi fluido. abbandonato per mancanza di tempo e… La mano di lei. Il rilievo e il solco di pennellate perfette. 204  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . sollevandolo soltanto lo spazio necessario perché filtrasse lo sguardo di lui. a un passo da te. aguzzo. anulare. senza protezione. E lui allungò le dita. poi gemito e tra le dita serrate il latte delle lenzuola si rapprende. dalla fatica. lo invita a dar corpo a quelle dita. con lo stesso ritmo delle onde del mare. e poi ancora.IL GATTO E LA SUA UMANA UBRIACA  di Daniela Piegai 18 luglio Da oltre cinquemila anni siamo i guardiani di questa buffa razza: molti sono pallidi. cerco aiuto e non lo trovo: siamo soli nel cuore della terra. di grappa. diventa una luce decente. e quando fa freddo si difendono con i vestiti. Si è tolta finalmente i vestiti e si accarezza con stordita dolcezza. e io danzo e rido e ci sono mani che mi blandiscono. per come immaginavo che fossero. e sembra capire. Cervellotici. dita come stelle filanti. anche. gli uomini che ho avuto mi davano brividi solo per come li percepivo. questo rimane del fuoco. battendo caldo contro i polsi. e alla fine entra nello specchio. mentre gusta l’amore e gioca. gioca. come tutti noi che siamo nati. e non importa se sono le mie. Guardo la mia umana. acchiappare farfalle. Quando l’angoscia si fa più forte. e chiudono fuori lo specchio. e non si riflettono stelle nel bicchiere dove cerco tepore. e per riattizzarlo l’alcol può servire. Non si accontentano di vivere. ma tutti sono senza pelliccia. e fermarsi ogni tanto a pensare. E nel mondo al di là dello specchio. ma hanno OBIETTIVI. e nemmeno trafitti da un raggio di luce. anzi è notte fonda. sento che si accende una scintilla: se ci soffio sopra. per lo più. la mia umana. E si può dormire. Il gatto mi guarda con i suoi occhi d’ambra. che ogni tanto sembra capire: beve un liquido dorato. giocare con i piccoli. altri più colorati. mentre l’esterno diventa lo specchio. e ancora. mentre la scintilla diventa un incendio. Mi scaldava un uomo diverso ogni sera. folleggiare con un filo d’erba. quando tutto il mondo sembra specchiarsi nelle tue pupille. E il sangue canta. al di là dello specchio… 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  205 . L’amore è amore anche solitario. fatto di brandy. Ecco. detti anche “abiti”. Bollicine di delizia salgono alla superficie e mi danno alla testa. l’amore. e insensibilmente diventa reale. una volta. e sembra quasi che la risacca se la porti via. In fondo. forse. come in una favola che abbiamo suggerito loro tanto tempo fa. E noi da oltre cinquemila anni cerchiamo di far capire loro che la cosa più bella è vivere la sostanza stessa del mondo: gustare il sole caldo. A volte invece si chiude fuori il mondo. Chiudo gli occhi e danzo e rido: chi dice che solo un uomo concreto possa dare piacere? Io ho il mio uomo di sogno. ma qui è subito sera. sfoderare le unghie. Cenere. E poi le pupille si restringono fino a diventare una linea verticale. le cose buone da mangiare. e si impadroniscono del mondo. e la pelle mi ardeva come fiamme d’erba. di profumo di torba. Tradiscono il desiderio di posare il palmo altrove. 206  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . sono arrivata anche ad averne il complesso. degna di pettegolezzo e di chiacchiere. mentre sono presente. nel riflesso della porta a vetri. così evidenti! Eppure. Quando salgo o scendo le scale. Mi piace essere guardata. Strette di mano. le loro occhiate penetrano nello spacco dietro la gonna. e tentano di saggiare la fessura. Provo quasi un solletico in fondo alla schiena. e tocca il morbido guanciale che è il mio culo. Infatti. così importanti. per guardarmi mentre mi allontano. li vedo: si voltano. tanto gentili. Così larghi. se si arriva abbastanza su o se si ferma troppo presto. Io sorrido. Mentre gli preparo il caffè passa uno. Che porco! Ma perché l’ha fatto? La mia rabbia è nulla in confronto alla mia delusione! – Ma come si permette? – mi altero subito. Ha rotto la poesia. il divertimento finisce. mi accarezzano con leggerezza. i loro sguardi scendono all’altezza delle anche. Indugiano un momento. Come quando mi chino per raccogliere una penna. ma che non si ripeta! – Sono molto teatrale. e sento scivolare i loro occhi lungo la curva della scollatura. – Per questa volta non la denuncio. ammirata.MAnoMortA  di Federica Ramponi 19 luglio I miei fianchi li ho sempre detestati. ma lo mette in risalto. e il mio sontuoso sedere ondeggia al ritmo di qualche canzone che mi è rimasta in testa mentre venivo al lavoro. una delicata e sfacciata manomorta. i suoi apprezzamenti li esprime ad alta voce. Lo so che la gonna è un po’ tesa. Cammino in corridoio. Lo faccio apposta: tanta attività in palestra per avere natiche alte e sode non deve andare sprecata! Incrocio dei colleghi. arrossisce. però. e furibonda lo apostrofo: – Non è abbastanza uomo da trattenersi? Non so cosa mi abbia impedito di tirarle il caffè bollente in faccia! – e quello si profonde in scuse. per qualcosa che non avranno mai. è stato più forte di lui. ma il danno è fatto. ha rovinato il mio gioco! È questo che mi infastidisce. devo dire che mi danno anche delle soddisfazioni. e ride sguaiato. non tanto la palpata in sé. Il mio capo è più volgare. Adoro sentire il loro desiderio. ora. guardo davanti a me e. Se qualcuno ci prova. saluto cordialmente e loro anche. perché hanno le mani legate. una palpeggiata in piena regola. lievi pacche sulle spalle. ma appena esco dall’ufficio lo mando a quel paese. Là mi ritrovai. veniva a seguirmi ogni sera al Teatro Argentina. guarnito con galloni di seta dello stesso colore. quella volta venni subito. tra le sue braccia con le sue voglie avide di cotanto mutilo sesso. e devo ammettere che. con dentro me. umida negli occhi e sotto. “Una delle prime cose che lei ci tenne a mettere in mostra fu il mio sesso gonfio e turgido come mai prima. scambiandoci col succo bocca a bocca teneri baci d’amore. lasciai che si accomodasse su di me.. “Un giorno Matilde venne a congratularsi con me in camerino. oh insomma dalla mia persona. oltre che nudo come un verme. – La bellissima Matilde. Provai un brivido al pensiero che là. facendomi andare su e giù finché non venne in un meraviglioso orgasmo. sembrandolo tanto di più di quel che era per i due ovetti rinsecchiti e graziosi. Caffarelli. facendomi stendere comodo e rilassato. Stavamo in un lettino con padiglioncino di damasco giallo. dalla voce. sotto la mia testa. C’erano quattro bei materassi con le coltri e quattro cuscini. grata per averle dato tanta felicità equorea. Alla mirifica vista volle ispezionarlo in forma. Degustammo insieme la bevanda. ma anche con un cuore davvero infranto dalla mia bellezza. Io non avevo occhi e voce che per lei. l’ispezione procedeva rigorosa. che posteriormente si allungavano formando tre o quattro cannelloni. “Alla fine il sesso mi riprese vigore e lei mi aiutò solerte a irrigidirlo vieppiù con le mani. Portava un’acconciatura alta con maliziosi riccioli e graziose ondulazioni. pur essendo io abituato anche grazie alla mutilazione a durare quanto volevo. e raccontò il suo grande amore da castrato favorito dalle donne. che la lasciò tutta tenera.. moglie del famoso barone Leonardi. fiori d’arancio e gelsomino con aggiunta di cannella e garofano. Il cigno aveva un uccello ben grosso. grandezza e atrofia testicolare. facendomi scivolare in mano un messaggio d’amore con indicazioni dell’alcova segreta. c’era il sudore emanato dal marito quando se la scopava… “Intanto. Poi mi prese sul suo corpo.CASTRAMORONE  (Amore da castrato) di Gennaro Francione 20 luglio Si levò davanti ai giudici dell’aldilà. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  207 . “Quando vidi che aveva soddisfatto la sua morbosità visiva. Cominciò a lavorarmi di busto e di fianco in un vortice solleticante oltre ogni dire. la sera stessa. Chiusi gli occhi e immaginai le sensazioni che lei provava. il Cigno Napoletano. “Matilde si alzò e mi preparò un bel rosolio a base di petali di rose. Una delizia fino alla punta dei capelli. Poi ancora la voce dall’alto. 3! SAPETE CHE è PROIBITO AIUTARSI CON LE MANI! Due braccia meccaniche scesero dal buio. – Hanno scelto l’opzione più cruenta – confermò un’altra voce. Alex si contorse convulsamente. i microfoni li registrarono finché i singulti di lui e i gridolini di lei non si furono spenti. Alex si abbassò piano. disse a quel se stesso che giaceva inerte più sotto. Marika li fissava con aria di sfida. in alto. con sforzo introdusse l’esausto Alex II nell’orifizio.  Alex fissò la donna. disegnando in blu i contorni del suo corpo. – Marika sorrise. – Bei bastardi. da quando Samuel era stato portato via tra le convulsioni. calò lentamente su di lei e dentro lei. Per il GF 24 escogiteremo qualcos’altro. poi scivolò a terra come una spoglia vuota mentre l’odore di carne bruciata si spandeva nel salone. quelli del pubblico – borbottò una voce nella cabina immersa nel buio. sì. Dopo un secondo una gigantesca scarica elettrica lo avvolse. al centro del talamo circolare. Al centro del ventre. Una voce calò dall’alto. 208  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . simbolo di perfezione. un foro circolare. – Coraggio! – Non ce la faccio – sussurrò Rico. Ci sono quasi. però.GF 23  21 luglio di Pierfrancesco Prosperi   La luce degli spot fasciava di colore il corpo di Marika. La sua mano scese verso gli inguini. sollevarono Rico e lo fecero sparire. Una parete era tappezzata di teleschermi che mostravano da tutti gli angoli quello che per milioni di spettatori era ormai Alex II. Su una parete apparve la gigantografia di una donna nuda. c’è qualche uomo vero. Erano rimasti in due. qui? Alex giaceva esausto accanto a Rico. – ALEX è IL VINCITORE DI QUESTA EDIZIONE! Un uragano di applausi preregistrati scosse le pareti. Alex avanzò mentre le telecamere zoomavano sul suo inguine. La ragazza si tirò su splendente nella sua nudità. La ragazza si lasciò cadere all’indietro. – ECCO IL TUO PREMIO. Le telecamere ripresero Alex II che urtava prepotente contro i suoi seni. – ORA IL VINCITORE RICEVERÀ IL PREMIO SCELTO DAL PUBBLICO COL TELEVOTO! Marika era scomparsa. Allargò le braccia attorno ai fianchi dell’uomo. Però sarà difficile trovare concorrenti per il prossimo anno. – Lo sapevo. – Hai visto però il rilevatore di audience? Abbiamo uno share da urlo! – Sì. Le telecamere li ripresero voraci. L’altro alzò le spalle. I suoi seni galleggiavano nella penombra come entità astratte. Strinse i denti e si alzò. ALEX! Lui si avvicinò barcollando. – Allora. potente come le trombe del Giudizio: – REGOLA N. Non posso mollare ora. – Non pensarci. E il miracolo iniziò. non sei mai stato così bello. così uguali eppure così diversi. Sarà una notte molto lunga e questi ricordi mi terranno compagnia. Ho atteso il tuo sonno sul nostro letto. i capezzoli piccole rose sul candore del petto. Adesso aspetto. Provo un senso di  vertigine. Vi ho visti attraversare la piazza e salire in quel piccolo albergo. Aspetto mentre mi accarezzo molto lentamente. Io sono piccolina. la mia saliva. Tra un paio d’ore diventerà azzurro. Mi è bastato questo. come un sogno a occhi aperti che ti segue durante la giornata. Non lo sveglierò. il senso di questa notte senza sonno. Avrei voglia di scopare con lui un’altra volta. la pelle diafana. ti ho seguito. A volte è così bello che la sua bellezza mi fa stare male. prima o poi. che sono ancora avide di accarezzarlo. Ho esitato un istante poi gli ho leccato il glande piano piano. Ti ho messo cinque compresse di sonnifero nel vino. Gli sfioro le labbra con un bacio. L’ho strangolato nel sonno con queste mani. ho anche un po’ di pancetta e le tette mosce. semplicemente osservo uno spicchio di cielo nero dietro i vetri della finestra. che mi pulsa in bocca. Accarezzo il suo corpo con lo sguardo: i capelli neri. una sensazione dolorosa alla bocca dello stomaco e rimango senza fiato. di essere posseduta da questo corpo che riposa accanto al mio. sottili come seta. Sentirò gli uccelli e i primi tram della mattina su viale Trastevere. quando avevo ancora i miei capelli. Il suo cazzo duro. Inghiotto il suo seme. in ufficio. forse la polizia mi verrà a cercare.  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  209 . Ieri pomeriggio. ti ho visto incontrarti con lei alla fermata della metro di Piazza Vittorio. Ho altre immagini di lui. Due corpi. Valerio. Lo sento venirmi in gola. Quest’immagine mi torna in mente con forza. senza sogni. Valerio è stupendo. amore mio. mentre metti cinquanta centesimi nella macchinetta del caffè. anche se volessi: Valerio è morto da almeno due ore.VALerio  22 luglio di Antonella Anzalone   La prima volta mi ha chiesto di prenderglielo in bocca e di succhiarglielo. è con te mentre il controllore chiede i biglietti. i miei denti. amore mio. non posso svegliarlo. Sono le due e cinquantadue del mattino e lui è sdraiato accanto a me. bagnato della mia saliva. Te lo porti in autobus. cicciottella. Francamente non sono mai stata bella nemmeno quando ero più giovane. Ho la bocca piena di sperma e deglutisco. Continuai a leccarla mentre lei muoveva i fianchi mandando piccoli gemiti. 210  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . L’altro ieri. e non ci sono doppie chiavi per aprire da dentro. Suppongo che il liquido sia sgocciolato mentre ingannavo l’attesa masturbandomi. invece lei mi fornì la più ampia collaborazione. il capo della polizia. poi si distese sulle lenzuola. Ispezionai la camera alla ricerca di nascondigli o passaggi segreti. Liquido seminale. Sir Charles ci sta perdendo la testa. Era un caso interessante. – Mi ero imbattuta in un caro amico. è andato da lei e ha trovato Olivia completamente nuda. che usai per soppesare le circostanze del caso.LA CAMerA CHiuSA  di Fabio Lombardi 23 luglio Da quando il dottor Gideon Fell era passato a miglior vita. Il dottor Fell non avrebbe saputo fare meglio. addormentata sulle lenzuola sfatte. La camera non ha finestre. poi chiesi a Olivia di riprodurre la scena che si era presentata agli occhi di sir Charles quando aveva aperto la porta. capitava spesso che Scotland Yard si rivolgesse a me per consulenze in materia di casi impossibili. Avevo risolto il caso. – Bene. Olivia si chinò su di me. strinsi tra le mani le sue natiche sode e la penetrai. Ebbi l’accortezza di eiaculare nel momento esatto in cui lei raggiungeva l’orgasmo. su questo mistero. Mi sbarazzai dei vestiti e la raggiunsi. pensando che si preparasse per una scappatella. Mi ero aspettato una certa resistenza da parte di Olivia. l’ha chiusa a chiave in camera da letto. Posso contare sulla sua riservatezza? – Naturalmente. soffre di gelosia nei confronti della moglie. – Capisco – dissi. Il sovrintendente Hadley arrossì. – Farò un sopralluogo. – Una camera chiusa c’è. Feci scorrere la lingua sul suo addome e sulla parte interna delle cosce prima di affondare il volto nei suoi umori. e la serratura non era stata scassinata. Nella stanza non c’era nessuno. allora… Sir Charles Montague. Allargò le gambe con un sorriso invitante. ma non contiene cadaveri. – Dimenticavo di menzionare le macchie sulle lenzuola. poco prima che Charles mi rinchiudesse. Lei scalciò via le scarpe. in effetti. Dopo qualche minuto. Al suo ritorno. – Come si spiegano le macchie di liquido seminale sulle lenzuola? – le chiesi più tardi. – Olivia potrebbe essersi appagata da sola. – Un delitto della camera chiusa? – domandai. Aveva sul viso quella peculiare espressione d’appagamento che denota un soddisfacente rapporto sessuale. poi sollevai la testa e mi distesi. Olivia. la feci girare da tergo. sfilò la gonna e sbottonò la camicetta. Si accarezzò i seni. Sempre più forte. – Tu sei pazza! – Non ti preoccupare. Lentamente. – La voce roca. c’era una siringa già pronta. confessa. Era bellissima. Il cuore sembrava sul punto di scoppiare. – Fai il bravo e confessa. suadente come una carezza. Il siero della verità scorreva nel suo sangue e lo invadeva. finalmente: – Ti amo! 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  211 . La parete di resistenza si sgretolò. lo ammaliava. – Confessa. Opporsi. Gli scoprì il torace e lo accarezzò sui pettorali. Poi si sollevò la gonna fino ai fianchi: sotto non indossava gli slip e la sua figa era carnosa ed esposta. Si sollevò la maglia e liberò i seni. – Cosa mi hai fatto? – ringhiò. di fianco alla sedia dove l’uomo era legato. si puntò il membro all’imbocco della vagina e si fece penetrare. Lo guardò con gli occhi pieni di luce e le labbra piegate in una smorfia di piacere. sensuale… Sul vassoio sopra il tavolo. L’uomo guardò la donna con odio. L’uomo ansimava e leccava. pensare alla parete bianca. Sfiorò i suoi capezzoli con la punta delle dita. La donna roteava il bacino con un ritmo frenetico. Gli occhi luccicanti. Montò sul prigioniero. Si trovava in camera. Ma non era più possibile riuscirci. Gli sfregò i capezzoli sulle labbra.LA ConFeSSione  di Gianfranco Nerozzi 24 luglio L’uomo si svegliò e si guardò attorno. Le sue labbra si spostarono per fare uscire la verità. Lo sperma risaliva e fermentava. L’uomo scosse la testa. L’uomo cominciò a godere. – Tu sei pazza! Lei si fece più vicina. S’immaginò una parete bianca e cercò di perdersi in essa. Serve per essere sicuri della tua sincerità… L’uomo sentì subentrare la paura. L’uomo fece un ultimo tentativo di opporsi. non dire nulla. lottare. dimmi tutto. La donna prese a muoversi. Sentì lo sperma che schizzava dentro la vagina di lei. seduto su una sedia. L’uomo non poté fare a meno di contrarsi. Concentrati! pensò. Gemiti. Lo aveva visto fare dagli agenti segreti nei film. Calò la cerniera della tuta dell’uomo. tirando le cinghie che lo imprigionavano. – Forza. con le mani legate dietro la schiena. L’odore del sesso risaliva e lo confondeva. La donna si chinò per leccargli il pene. Se quello che gli era stato iniettato era siero della verità. tesoro. l’unico modo per resistere era pensare ad altro. – Perché tutto questo? – Devi solo confessare: essere sincero. – La voce insinuante come un serpente. La donna la prese e la usò sulla spalla di lui. La donna di fronte a lui aveva un sorriso perfetto. C’erano grida nell’aria. Si sentiva bruciare. – La voce di lei. – Fai il bravo. accasciato ai miei piedi come l’ultimo velo di un pudore ormai dimenticato. ricercandone il contorno. Forse è solo troppo nero. Nero come questo lembo di stoffa sottile. Avvolge ogni curva. mentre agito convulsamente i polsi serrati da un laccio che non vorrei mai sciogliere. spezza la carezza delle tue mani sui miei seni. un brivido definito. stremata. allenti la benda. Ora ti muovi. un piacere. Solo tu e io. dove smanio dalla voglia di precipitare. uniti da un’oscurità che uccide i colori. L’estasi non esiste. Mi accascio su di te. è quasi insopportabile. Non c’è un tempo. Accentui la stretta sui miei fianchi. circonda le nostre figure avvinghiate. allontana il resto del mondo dai nostri pensieri per poi insinuarsi in uno spasmo tra le nostra membra tese. Le mie ciglia tremano appena. Con un dito mi sfiori le labbra. Mi aspetto che mille luci esplodano nella mia testa. Sbagliato. Seta impalpabile che si tende sopra le mie palpebre abbassate. è una voragine senza fondo. E cancella ogni altro colore. cela le forme e azzera i suoni. il traguardo è solo un vessillo nero. Allunghi le dita e mi sfiori. Ogni suono diventa superfluo. mentre si posano sulle mie spalle nude e ripercorrono febbrili la mia schiena inarcata. un buio troppo grande da contenere. forme fossilizzate. Il desiderio è nero. L’azzurro avido dei tuoi occhi ingordi. E ancora. ma non trovo il coraggio. 212  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . e intanto ti allontani. quasi strappato. Il verde del mio vestito slacciato. ogni ansito è inghiottito da questo buio che è dentro e fuori. lasciandomi sola. Mi tieni stretta tra le braccia. la pressione del tuo petto sulle mie vertebre provate da questa innaturale torsione.DESIDERIO NERO  di Declavia Strigi 25 luglio Rosso è il colore della passione. Gli occhi serrati. le narici sature dell’odore della mia pelle e del profumo della mia eccitazione. E rimpiango la fine di questo desiderio nero. Svuotata. come la pece. ma il buio permane. sui miei fianchi. Trionfante sparisci. ora rallenti. mentre il mio corpo si contrae ancora. Apro gli occhi e le mie iridi riflettono figure statiche. promettendomi un passaggio verso la salvezza. Io le afferro. Affondi il viso tra i miei capelli e inspiri forte. L’oscurità si fa più grande. Sento la tua mano venire in mio soccorso. tu sciogli il nodo che rende le mie dita intorpidite. la benda umida di stille salate e senza senso. le mani legate. che mi abbandona a un mondo di colori ormai opachi. e si distende sul mio corpo fremente di attesa. Ritrovo il respiro. ti vedo saltare. Nel programma siamo sempre in tre: io. quando ho versato la fonduta alla valdostana… è fuggito via urlando! Devo ricordarmi di scegliere ricette “fredde”). a me non importa un fico secco: a fine cena il format era bello che pronto e quello che vedrai sullo schermo non sarà altro che la naturale prosecuzione di quella cena fantasiosa. a rotazione. e lo dico con le dita incrociate. ho sfoderato il mio talento: et voilà. zuppa cremosa alla carota e al porro di Bretagna e per dessert chantilly al cedro e mousse au chocolat: li ho conquistati tutti! Anche se quella vipera di Cherry sostiene che sia piaciuto di più il servizio che la portata (anche lei non ha disdegnato. il “recipiente”. perché è arrivato il giorno della rivincita! Finalmente in redazione si sono accorti del mio valore e mi hanno affidato un programma tutto mio! In un primo momento non tutti erano convinti della validità del format. dal prossimo 20 marzo.LA MAGA DELLE CREME  di Alessandro Morbidelli Da: madame_isabelle@hotsextv. Un bacio “cremoso”. perdonami per essermi fatta viva soltanto adesso. cara Milly. Dalle 22 alle 23 su Hot Sex Tv. è andato tutto alla perfezione (giusto un piccolo problema. con Jean. poi l’entusiasmo è cresciuto a poco a poco e adesso il progetto è solido e. ma la pressione delle registrazioni mi sfianca e quando arrivo a casa la sera sono stravolta. sulla bocca di tutte le mie colleghe invidiose e stronzette! Siamo già alla sesta puntata! Posso anticiparti qualcosa? Non riesco ad aspettare… Ricordi quando da ragazzine giocavamo alle cuoche della nouvelle cuisine. quanti carichi hanno dovuto sostenere le mie spalle e quante volte mi hanno tappato la bocca: questa per me è una grande rivincita! Mi raccomando. Isabelle 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  213 . quasi per caso. un mesetto fa. la sviluppo e la spalmo. e l’assaggiatrice. per tenere alto l’interesse… Finora. vero? Ricorderai anche che mi chiamavano tutti la “maga delle creme”… e così. ogni venerdì non perderti “La maga delle creme: le fellatio culinarie di Madame Isabelle”. le plat est servi! Crema di pistacchio e zafferano. mi conosci meglio di chiunque altro.com Oggetto: Nouvelle Cuisine! 26 luglio Cara Milly. però!). che spiego la ricetta. una delle stagiste. per una cena tra colleghi organizzata in redazione. Ma non mi importa. di solito Jean o Sthepane. ieri. fondue de tartuffe. sai quante volte ho dovuto abbassare la testa. ancora più importante. Tu.com Inviato: 28-02-2010 ore 23:44 A: <Milly> turbospicy87@citymail. Perverso il pensiero che tante volte ho soffocato. Mi accontento di Brando e di quel davanzale parigino dove la Schneider sono io che spinge. senza controllo.SinGLe  di Simona Vassetti 27 luglio Tra mura familiari. preme. Cerco di frenare il solletico. l’ex che ho perduto senza rancori e quello per cui sto ancora piangendo. io col cuscino. e non serve più premere il tasto rewind: sono consapevole delle necessità che mi conducono a un sesso solitario a soli quarant’anni. invece. in un pomeriggio piovoso. il fidanzato della mia migliore amica. è ancora presto per lasciarsi andare. quelli non graditi. e gli spettatori latitano. sono lì fuori in vana attesa. Lo sguardo si posa sullo specchio di fronte al letto: avrei bisogno di ricordare le sue parole quando mi ha lasciata sotto il portone. Prima o poi dovevo perderlo. il ricordo della sua voce nell’aria mi solletica e una strana voglia invita le dita a esplorare il desiderio sopito tra le cosce. ma oggi faccio da me. 214  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Sembra che il cocktail funzioni e io possa raggiungere l’estasi in attesa che il piacere si diffonda e raggiunga le labbra attraverso solitari mugolii. Un uomo. mentre la mano regista muove la trama del desiderio. Bruscamente devio il viso verso quell’altro che ho nella parete di fronte. La musica dei Massive Attack suggerisce fondali erotici che alimentano la fantasia a spingersi oltre i miei collants. allora rivedo il collega che ammicca invitandomi. gode. lo so. penso a comparse che hanno pensato di fare meglio. Il palcoscenico è scarno.. Peccato di presunzione. ma che oggi sembra governarmi. Dopo resto sgualcita.. strisciando lentamente sulla pelle. ma come curioso di saggiare la sua morbidezza. quando a passo lento entrò in camera e si sbarazzò del vestito leggero. Quanto amore e desiderio c’erano state in quelle carezze poco innocenti? Ma ormai era intossicata a tal punto che il ricordo di lui l’avrebbe uccisa mozzandole il respiro. S’inoltrò in una lenta esplorazione. stringendo le ginocchia al petto e mordendosi le nocche. una sera. accecandola. ma anche vicino. L’orgasmo fu intenso. se con la mano non fosse andata a rivivere le sue spinte. che frusciò appena. La sua mano sul proprio seno le sembrò troppo piccola. con la stessa sensuale devozione con cui lui aveva scoperto il suo piccolo e morbido corpo. ormai il bisogno l’aveva resa cieca. immaginando e pregustando cose gli avrebbe fatto il suo. Le mani di lui si erano posate sulle sue curve. rivedendo nella mente la mano di cui aveva voglia e che. un ricordo lontano. Era un ricordo. a occhi chiusi. Si prese cura di ogni piccolo punto in cui l’aveva toccata e baciata. quel caldo pomeriggio. visualizzando con attenzione tutti i fotogrammi di quel film troppo breve in cui era stata protagonista con lui. Glielo aveva letto anche nello sguardo: fissando gli occhi nei suoi l’aveva incatenata a lui.IL VELENO DI UN RICORDO  di Graziella Falco 28 luglio Il bisogno l’aveva catturata come se fosse stato un serpente. anche se non c’era. costringendola tacitamente a dimostrargli dove la propria curiosità lo stesse portando e cosa le stesse provocando. vedendo lui e solo lui su di lei. Quando era accaduto? Appena due giorni prima? Si scostò i capelli dal collo. Avrebbe dovuto aspettare il prossimo incontro e prendersi una rivincita: sorrise. e i baci sul collo erano diventati piccoli morsi. di veleno. il serpente l’aveva morsa sul collo e lei aveva lasciato che il veleno facesse il suo corso. Ma adesso toccava a lei essere curiosa. ma credette di sentire la bocca di lui sul collo. anche se non abbastanza da farla morire di piacere. ma meno devastante di quanto desiderato. aveva fatto quello stesso gesto: con le dita le aveva sfiorato il mento. Ecco. prima di farle scorrere lungo il solco fra i seni. inarcando la schiena e gemendo. Si era avvinghiato a lei risalendole la gamba. rispetto a quella del suo ricordo. arrivando all’addome e soffocandola fino a farle male. quando volle provare a stuzzicare un capezzolo. perché stava desiderando riviverlo troppo intensamente. in un gesto non possessivo. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  215 . Infine. a guidarla. si corrucciò. me li sfila e… M’immagino il paradiso. ma non importa. il prezioso desiderio. E spingendo gentilmente. casto. inghiottire. con una lingua affilata. Lei srotola la fascia del kimono. un laghetto. baciandomi all’altezza di ogni bottone. oramai perduti. Osservo l’engawa coperta da un tetto spiovente che filtra una luce naturale all’interno della casa. Avvicina le labbra al mio petto. dilato. Raggiungo l’obbiettivo. StoriA di oLii e di pAzienzA  di Daniela Rindi 29 luglio Alberi di ciliegio. Vengo disteso dolcemente sul tatami. Io spingo ancora. invadendomi i sensi. lentamente. entro nel genkan e mi tolgo le scarpe. Dopo la cerimonia del tè vengo portato nel Tokonoma. è questo che vuole. mi sbottona la camicia. prendo. La vorrei. E io ubbidisco. Si avvicina al limite del mio piacere. oltre le dita. È per questo che mi ha chiamato. fiori di loto galleggianti. Io vado dritto al cuore. Spero. affondo. regalandole l’estasi. A questo punto. il contenitore delle sue passioni. lasciandomi in un’ansia senza fine. strato dopo strato. Sto morendo. non consapevole. poi la mia lingua fa il resto. Il suo sedere carnoso mi si offre ingenuo. supina. La sua lingua percorre strade che rendono instabile la mia mente. 216  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . lentamente. la mano. allarga le gambe mostrandomi quello che avrei voluto prendere senza essere preso. A un certo punto si interrompe. affondo nelle sue lacrime. Già pregusto il nettare che mi verrà infuso. Scorro il pannello shoji da una parte e realizzo quell’intima unità con l’eden. penso… incredibile. lo bacia e con la lingua visita tutto il mio corpo. I profumi degli olii mi inebriano. prendo gli oli essenziali all’iperico e rosa e comincio a massaggiarla con attenzione. con gesti rituali ben calibrati e studiati. il suo sentire. Lei mi asseconda. Ciascuna parte del rito va gustata e goduta. mi prepara un tè.GeiSHA. lentamente. Una geisha. bacio dopo bacio scende. perfettamente truccata e vestita. Con le dita aiuto questo massaggio di cui sono esperto. non capisco il senso del tutto ma lo percepisco. lei si perde nel piacere bramato. tutto il braccio dentro di lei. volendolo prendere. Scorro lentamente le Fusumae. – Non ti ho chiamato per questo! Mi riprendo dal sogno della geisha e torno al lavoro. afferrare. desiderando il suo godere. ma anche se lavoro… è sempre un miraggio. Incredibile. La geisha mi spoglia lentamente. sottile e sapiente. Ma io non penso ad altro. mi apre i pantaloni. Lei è nuda. è questo che ha pagato al ritmo del mio cuore. posizionandole con le punte verso l’uscita. e intuire gemiti soffocati. ma esco piano dal mio stato onirico. Ma forse ora non saranno più un segreto. minuta. Io vado a lavorare. Della sua lingua. Durante il giorno non lo incontro mai. che esplorano il mio corpo. Ogni venerdì sale nel suo appartamento. lo esplora. Lo accarezza. Del cuore. mentre con lo sguardo perso nel vuoto mescola lo zucchero nel caffè. ci guardiamo negli occhi. Non sa che lo osservo silenziosa. respira. Delle sue labbra. Per la prima volta. Sono ancora sul terrazzo. implode e torna a esplodere di nuovo. L’altro per lo più ascolta. Un uomo. Sento i suoi passi pacati. quando rincaso a pranzo lo trovo seduto a tavola. non voglio che finisca. Nel buio li vedo come in un film. L’orgasmo è devastante. Cenano insieme. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  217 . Gli passa un braccio intorno al collo. Lui ne prende un po’ e mi invita a rimanere. rapita da audaci fantasie. Riapro gli occhi. Sembra una scultura. Davanti alla sua porta non ho il coraggio di bussare. Sorride gentile. imbarazzata. che mi riempie. che si scontrano con le mie. il respiro spezzato. gli occhi chiusi. Non dovrei spiarli. senza fiato. gli scosta i capelli dal viso. Capelli lunghi. gli schiude le labbra con una lieve pressione del pollice. Per errore mi sfiora la mano: la ritraggo spaventata. lisci. Tutto segue un ritmo. Ma lui. Il ritmo del suo sesso. dal mio terrazzo. A volte mi domando se dentro è fatto di pietra. lui si sveglia sempre molto tardi. ma perfetta. bevono molto vino. sospira. Sono paralizzata: ho come l’impressione che sappia il motivo per il quale sono venuta. mi avvicina a sé. Siamo un corpo solo che esplode. Ma non si vedono che nel fine settimana. gli dico che ho finito lo zucchero. che sappia quanto bramo un contatto fisico. Percepisco la loro eccitazione mentre si avvicinano. Lui è in casa. sensualità. un po’ assonnato. alza lo sguardo e mi vede: sono rossa in viso. che mi violenta con dolcezza. Sono sola e il calore umido estivo si confonde con la mia emozione. ma mi piace guardare il suo viso sconvolto dal piacere. Apre la porta e. che batte incessante.PietrA e CArne  di Erika Muscarella 30 luglio Lo vedo. Ha un amante. si scaldano. leggeri. con un gesto deciso. sta versando del vino in un bicchiere. È sempre l’amante a iniziare la danza. Morirei per goderlo. Lo bacia piano. ignaro dei battiti del mio cuore. Trovo una scusa. Parlano fitto fitto. le labbra vermiglie. con passione. Si spogliano lentamente. occhi verdi. delle sue dita. Finalmente la mia mano si muove verso il campanello. delle sue mani sui miei seni tormentati. finalmente. ti chiamo io. avvolto su di lei lasciando esposto solo una parte del corpo. si unisce la mano di lei. Lascia il telefonino sul tavolo in cucina e mentre esce dall’appartamento sussurra: – Mi piace indossare le tue mutandine come ricordo. lo sai? Lei si copre indossando un vestito scollato nero. L’anellino d’argento a un dito la fa sorridere. Carola sente ancora sulla pelle chiara il tepore dell’acqua e i baci e le carezze di quella notte. ora. mentre arriccia le labbra vogliosa di intime carezze. Carola l’assaggia per l’ultima volta: si lecca le dita e si allontana dal letto. okay? Lei fa scorrere la rubrica: Carola. Le percorre con le dita la pelle liscia fra i seni. È tardi e deve scappare. Raccoglie silenziosamente i vestiti sparsi nella stanza. Afferra la borsa e un telefono cellulare sul comodino. celando il resto. La ragazza sorride. poi con l’indice disegna il segno del costume: un piccolo triangolino bianco intorno al capezzolo rosa. lasciando la risposta in sospeso come le bolle di sapone.BiAnCHeriA intiMA SCoordinAtA  di Cristina Origone 31 luglio Acqua. Miliardi di bollicine giocano fra loro. mentre il capezzolo diventa sodo. i capelli biondi sparsi sul cuscino e gli occhi azzurri che la fissano prima di parlare: – Hai l’intimo scoordinato. illuminato dalla luce del mattino: la pelle leggermente abbronzata della schiena. mostrando il petto prosperoso. Ai suoi tocchi leggeri. Esce dalla stanza. indossa la biancheria intima e si ferma a guardare il corpo disteso sul letto. Carola lascia scivolare la mano sotto il lenzuolo. Il loro orgasmo era iniziato nell’istante in cui i loro occhi si erano incrociati in uno dei tanti locali di Milano Marittima. con una decorazione sulla schiena effetto tatuaggio. Bollente e profumata. Le accarezza la schiena e lei si mette supina. Elimina. Si pettina con le mani il caschetto rosso spettinato. Le sposta una ciocca di capelli dal viso e le bacia dolcemente le labbra. 218  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . La ragazza muove le dita del piede che sbuca da sotto il lenzuolo a fiorellini rosa. Lei spinge i fianchi verso le sue dita. mentre sente la voce che la rincorre: – Ho il tuo numero. Scende dal letto. mentre la schiuma profumata le ricopriva il corpo sensuale attorcigliato al suo come un’edera. Si ricorda dei suoi gridolini di piacere nella vasca da bagno. poi si avvicina al letto. fra le gambe. Emette un mugolio di piacere. il bacio sfiora il lobo dell’orecchio e sulla scia dell’eccitazione il corpo di lui si rivolta supino. risale di nuovo. si acquieta sotto di lei e si lascia in balia all’ondeggiare. prima placido. Chiarore morbido filtra attraverso le tende leggere e languida lei si alza. incerta. aveva scritto. e nella piazza c’era il solito circolino con le solite seggiole impagliate. Quando si sveglia. Silenzioso. schiude le gambe e lascia correre la brezza sulla pelle nuda. la mano indugia sulla pelle nuda e. lucido mix policromo di legni intrecciati. Si era avvicinata indifferente e. a mezzanotte. Senza speranze. apre la finestra. si siede sul davanzale. maculata dei morsi rosa dell’alba. Accende una sigaretta e inspira ancora. Amplesso fugace. su e giù. nebbia opalescente d’alcol e solitudine. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  219 . poi sempre più rapido. Lui percepisce la sua esitazione.One SHot  di Guergana Radeva 1 agosto Spaesata nell’oscurità. Discreto. stavolta con piacere. saggiandone la forma. Non accendere la luce. In lontananza. i vecchietti intenti nella briscola interminabile. Si era sentita attratta da una in particolare. Stasera. condensata nella perla del capriccio istantaneo. risucchio vorticoso senza fondo e senza fine… per poi risalire lentamente. senza guardare lo sconosciuto. Era stato puntuale. orfano. prima di raggiungere il pube. ma lei si scosta. a spinte lunghe e calde. La bocca umida cerca la sua. One shot. ma appena lo sente scalciare dentro di sé nel tentativo di imporre un ritmo tutto suo. sfibrato e sazio. Appena arrivata. al secondo bicchiere di vino la sua attenzione si era spostata dalle macchie del panno verde alle stecche. quasi fermarsi. gli aveva infilato nella tasca dei jeans il bigliettino dell’albergo. L’emozione fresca e incondizionata della notte prima e ultima. Scivola lentamente come un guanto bagnato. I seni oscillano e sfiorano le labbra mentre le cosce si aprono per accogliere il sesso proteso. inspira. il campanile violetto fende il cielo. Accende un’altra sigaretta. senza aspettative e di conseguenza senza rimorsi o rancori. pare desistere. come se aspettasse indicazioni. Per un po’ aveva seguito le traiettorie raccapriccianti delle biglie. il ragazzino solitario al flipper e il grappolo di giovani attorno al tavolo da biliardo. lui non c’è. liscio e cieco nella morsa vellutata delle ginocchia. si era concessa un giro del paesino e i viottoli lastricati l’avevano condotta in piazza. dietro i filari di cipressi. come una medusa portata inerte dalla corrente. Ci sono momenti in cui non è facile mantenere il controllo. né complicazioni. indicando il mare. Una frustata di piacere colpì Riccardo quando sentì la sua bocca accoglierlo fino in fondo. visibilmente eccitato. Erano amici. Ci mise troppo. – Coraggio. Prese un bel respiro e scese tra le sue gambe. Tra loro c’era un rapporto speciale che li portava a stare bene insieme. Il contatto con la realtà si assottiglia. quando. si tuffò in mare completamente nudo. – Se continui così non dovrò nemmeno impegnarmi molto – disse scherzando e tornò sotto. era il suo elemento. non aveva mai provato in quel contesto. Fu lui il primo a immergersi per solleticarla con la lingua e Claudia rispose generosa. Claudia non diceva mai di no per partito preso. certo. è una cosa che vorrei provare – continuò Riccardo con tono persuasivo. pensò cominciando a leccarlo. Lo sentì irrigidirsi e vibrare sotto i suoi tocchi leggeri. di vederla impegnata in qualcosa di nuovo e di diverso. La mente si abbandona. Essere nella sua bocca. ma l’acqua le piaceva. la proposta la divertiva. Risalì per prendere fiato. Lei sapeva di essere brava. – Eddai. inutile negarlo. lo riteneva un inutile spreco di buone occasioni. Salato. mi piacciono le sfide. non puoi dirmi di no! – aggiunse lui. Senza aspettative. Lo guardò dritto negli occhi sorridendo maliziosa e rispose: – Lo sai. Lei non lo fece nemmeno quella volta. Lo trovò il bagnino la mattina seguente. gli disse: – è annegata. I corpi si cercano. Aveva un’aria strana. Quando Riccardo riemerse lei ci aveva preso gusto e cominciò ad accarezzarlo sapiente. quel tanto che bastava per non essere visibili nemmeno da qualche eventuale passeggiatore solitario. aggrappata ai glutei di lui per non essere trascinata via dai flutti. – In effetti potrebbe essere divertente – rispose Claudia con finta indifferenza. E a divertirsi. Quella notte. Eppure le piacevano le sfide! 220  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Riccardo sapeva anche questo e lo eccitava l’idea di sfidarla. ma questa non era una novità. Riccardo. Sentirlo gemere sotto i suoi tocchi pose fine agli indugi.Mi piACCiono Le SFide  di Chiara Bertazzoni 2 agosto Si stavano rivestendo quando lui le fece quella richiesta. Fino in gola. E. sulla spiaggia. Fu istintivo prenderle la testa per accompagnare i suoi movimenti. Anche. L’acqua protettiva intorno. preoccupata e quasi assente. Claudia aveva ragione: Riccardo non ci mise molto. E Riccardo lo sapeva. Nuotarono insieme verso il largo. I movimenti sempre più decisi e veloci. Claudia ci sapeva fare. I due ragazzi stavano sdraiati a letto. La bella addormentata guardò la posizione del sole: di lì a poco sarebbe giunto un altro principe azzurro. baciarlo e inumidirlo per bene. – è solo lavoro – lo fermò lei. neppure per un attimo. – Come posso ringraziarti? – chiese il giovane. Il principe. lo stesso col quale s’era punta da adolescente. la principessa gli sfilò la calzamaglia e gli saltò sopra. Al lavoro. prese il fuso. – Non ce n’é bisogno. infine reggiseno e mutandine. – Lo prese per il bavero e lo trascinò sul letto. ora agitando il seno vicino al suo volto. Lentamente se lo fece scivolare lungo il corpo. s’avvicinò imbarazzato. e cominciò a leccarlo. – Ma se vuoi. Il principe si allungò per baciarla. aprendogli le porte di un mondo a lui del tutto sconosciuto. Si distese sul letto e socchiuse gli occhi. poi la gonna. sfiorò le labbra della fanciulla con un bacio di puro velluto. iniziò a recitare il discorso preparato in precedenza: – Mia dolce principessa. puoi spargere la voce fra i tuoi amici. lei fumava una sigaretta con aria assente. se necessario. Lui.LA BeLLA AddorMentAtA  di Fernando Nappo 3 agosto La bella addormentata nel bosco era sveglia ormai da tempo. Lavoro anche di domenica. in mezzo alle gambe. Nonostante il biasimo di parenti e amici. Quando questi fu al culmine dell’eccitazione. non aveva mai rimpianto. quindi. mentre lei simulava il risveglio. di gran lunga più dilettevole. scostandosi. esausto. Ha provveduto tuo padre. la decisione di lasciare il suo reale consorte e la noiosa vita di corte per questa nuova esistenza. sotto gli occhi del giovane. pronta per la solita recita. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  221 . desideroso di apprendere i rudimenti dell’arte amatoria. un giovane dall’aria smarrita tipica di chi è alle prime armi. tra i seni. Un rumore di rami spezzati richiamò la sua attenzione: un altro principe azzurro si stava facendo largo nell’intrico di rovi sino al suo giaciglio. Nell’attesa che il principe si riprendesse. pensò. ora sfiorandolo tra le gambe. in anticipo. lei iniziò a spogliarsi: prima il corsetto. sono quivi giunto al fine… – Ragazzo mio – esclamò lei spazientita – niente parole inutili. Rimasta nuda. la osservava. sul ventre. interrompendo lo sproloquio con un bacio mozzafiato. in qualità di principe ereditario. continuando a stuzzicarlo. – Cosa stai dicendo? Come sai di lei? – Perché ti sei appena scopato quell’errore. paparino. Lui le mollò un violento ceffone. percosse… – Lei sorrise. L’aveva dovuta riempire di botte. – Ti piace? – Sì. liberandogli i polsi. Pedofilia. sorridendogli tra i capelli neri.. Un sorriso complice su pelle bianchissima. allora sì che ci era stata. Lui era ammanettato al letto. mi piace. men che meno da una donna. Lei sorrise di nuovo. Una minorenne. ma l’hai fatta franca. – Non è bello? – gli domandò lei. Lui provò a liberarsi. Non gli era mai piaciuto essere sottomesso. aggiungendo un pugno secco al costato da lasciarla senza fiato. Il labbro della ragazza si spaccò in una bolla di sangue. Tirò con forza. – Ti ricordi Dalia? – domandò lei all’improvviso. fino ad arrivare all’orgasmo. – Certo che ti ricordi di Dalia. È il mio compleanno. Se la voleva fare. – Mi sembri una bambina – continuò. Picchiami. – Picchiami – ripeté lei. Io sono sua figlia. 222  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . – E adesso? – la sfidò. – Ti sembro una bambina? Gli montò sopra incominciando a menare la danze. piena di botte e ammanettata. La polizia era già sotto casa. Troppo devota.. Abortire e gettare una vita nel cesso… proprio no. ammanettandola. – Posso farti male. Sirene. – Cosa? – Dalia.DALIA  di Andrea Novelli & Gianpaolo Zarini 4 agosto – Vedo che ti piace il gioco duro. Be’. Domani è il mio quattordicesimo compleanno. Niente giustizia. dopo l’amplesso. – Vuoi un altro regalo di compleanno? – Entrò in lei. L’uomo l’abbrancò con forza e la immobilizzò. – Condanna a trent’anni. quindi la picchiò sull’altra guancia. Ti aveva denunciato. Dalia. – Liberami! – Devo smettere? – continuando a muoversi su di lui – Piantala e liberami! Vuoi divertirti da sola? Smontò da lui. Certo che ricordava Dalia. riuscendo soltanto a smuovere la spalliera. ma lei non voleva. – Cosa? – Domani è il 5 agosto. – Picchiami. – Auguri – aggiunse ridendo. quella sera hai commesso un errore. con l’umido della saliva e con il fuoco dei baci. mentre l’omone mi apriva le gambe e mi infilava il suo arnese nel ventre. osservata. Allungo la mano verso la maniglia. Ho incontrato quello sconosciuto. Li ho trafitti con il calore del corpo. ho visto le scarpe di un altro sconosciuto. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  223 . Quello era il mio desiderio. Forse è già tornato. il vestito diventava un serpente scivoloso che faceva spazio alla carne nuda. Mi ha guardata. ma soprattutto spogliata. Mi fermo. Il caldo afoso della stanza buia m’invitava ad abbassare le spalline del vestito umido.LA portA  di Massimo Alborghetti 5 agosto Sono davanti a questa porta da più di cinque minuti. Sul pavimento. ho girato il volto. Li ho lasciati con lo squarcio del mio passaggio nel cuore. scrutata. Il mio corpo longilineo aderiva alla sedia sinuosamente. Stanotte in quel cinema d’autore è cambiato tutto. Mi sono staccata da quel corpo che si muoveva e sono fuggita via. La osservo e ascolto se ci sono movimenti all’interno. Contando i pop-corn abbandonati. implorato il mio ritorno. Ricordo: sono entrata come una chimera nel cuore dei miei amanti. L’ego ha detto no. Mio marito e le sue maledette scarpe. Inconfondibili fra cento. Essere scopata sotto uno dei seggiolini rossi. che bramava i miei capezzoli turgidi e invitanti. E quel capellone ingrigito se n’è accorto subito. Ora devo entrare in casa. Ho guardato in alto. Hanno chiesto. Mi viene vicino. So che non può più nulla. So che mi brama. un piccolo serpente d’asfalto che si snoda tra le colline coltivate a olivi. solo l’altare ricoperto di velluto bordato di merletti e i cuscini di pizzo rossi tradiscono le mie recenti visite. Il rossetto s’accende nella notte. Finalmente posso mettere a tacere la mia sete. Accendiamo delle candele e diamo fuoco a essenze odorose. L’atmosfera mi eccita. Ho sete. e attorno la campagna s’illumina di lucciole e risuona di grilli. Lo spoglio lentamente. senza di me. Da fondo valle dodici rintocchi di campana giungono a suggellare il momento. Mi aiuta a spostare le fronde con cui ho occluso la breccia nel muro a nord ed entriamo. baciando la pelle che a mano a mano si denuda. Non c’è bisogno che istruisca il mio adepto. accogliendolo in me. ansiosi. Si lascia guidare fino al blocco di marmo. A mezza costa c’è una vecchia cappella sconsacrata. Grigia e abbandonata da tempo. Scivolo fuori dalla tuta aderente in pelle e mi siedo cavalcioni su di lui. 224  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . sulla collina. tremante d’eccitazione. Il motore tace a ridosso del bosco di castagni vicino alla chiesa e subito dopo il pietrisco si lamenta sotto i passi svelti. di lui. gli sbottono i pantaloni. M’inginocchio. nudo fra i cuscini.Sete  di Roberto Paris 6 agosto è notte. L’ho convinto a venire all’appuntamento. Gli spasmi dei suoi pettorali seguono i capricci della mia lingua. Io socchiudo la bocca e bagno le labbra con la lingua. tanta sete. un misto di trasgressione e blasfemia. La sagoma del membro eretto negli slip non lascia spazio a fantasie. devo averlo! Ansimiamo a ogni spinta e i nostri gemiti salgono a risuonare più volte all’interno dell’abside. La maggior parte dell’ambiente è vuoto. Un paio di fari giocano a nascondino tra le pieghe tortuose della provinciale. Il sangue e il seme sprizzano in me all’unisono. la testa nell’incavo del collo. fino a che è chiaro che sta per godere. Fa caldo. Una mezza falce di luna mi sorride tra le nubi. Gioco con la tensione. Scopro i canini aguzzi e glieli affondo nella giugulare. Vado avanti a stuzzicarlo e lo faccio sdraiare sul blocco di marmo. decadente. Non riesco ad aspettare. Allora mi abbandono sul suo petto. dai muri spessi costruiti a secco. I lampi di luce si fanno più vicini e con essi il rumore dell’auto. Una mattina. cominciarono a muoversi lentamente. ma non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. proprio lì. più sentiva affondare le mani dell’uomo e più il suo piacere aumentava. Ora si leccavano. Da poco aveva finito gli studi. subito colpita. La passione esplose immediata. e le abitudini acquisite le davano una sensazione di leggera follia. barba fola. completamente. Il sole era così potente che Kiki desiderava intensamente d’essere altrove. aveva dei soldi da parte ed era libera di decidere. cominciò a fissarlo. ora si toccavano. tanto che l’uomo si voltò a guardarla. e si fermò a Longyearbyen. Mentre le mani dell’uomo la percorrevano. e fu travolta da un pensiero: essere la sua colazione. i tratti del viso marcati dal tempo e l’abbronzatura che risaltava il colore verde degli occhi.LA FoLLiA di KiKi  di Giada Belluccini 7 agosto Un giorno torrido d’estate l’aria tirava bollente. fino a quando delle grida di sorprendente piacere misero fine a quell’irripetibile momento. Voleva essere toccata nelle parti più intime e vogliose davanti a tutta quella gente che non aveva il permesso di avvicinarsi d’un passo. e quando si soffermò a realizzare che non era solo un sogno. Partì in poco tempo per le Isole Svalbard. La grande metropoli nella quale viveva non le bastava più: voleva vivere in un paese dove poter assaggiare l’ebbrezza accomodante dell’abitudine. come tutte le altre. Il pene e la bocca dell’uomo le avevano sfiorato ogni singola parte del corpo. Kiki. tutta. Kiki stava per scoppiare. al tavolo dove era seduta. Così fu. e questo la divertiva. Kiki sedeva al tavolo. lui la penetrò e. Non ci furono parole. sentire il calore del suo pene eretto non faceva che aumentare la terribile voglia di essere posseduta. Erano nudi. Più gli occhi di lei s’incrociavano con la moltitudine dei volti presenti. sudati l’uno contro l’altra. Lui si avvicinò e le strusciò violentemente il suo organo sessuale sul braccio. così si girò di schiena e mise il culo proprio sopra a quel pene duro e bagnato. e lo spettacolo di quei corpi che fluttuavano era talmente meraviglioso che i clienti godevano nel guardarli. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  225 . Kiki fu assalita dall’eminente desiderio di essere spogliata degli indumenti. Tutti i giorni andava a fare colazione in un piccolo bar. Tra la folla vide entrare un uomo: alto. né tempi di conquista. così s’abbandona all’indietro sui cuscini. Il suo corpo. toccano. Passato l’istante. non le sue. ecco dove l’aveva conosciuto! Doveva essere una storia di omicidi e investigazioni. nella mente fantasie che corrono. stuzzica e s’immerge. tocca. al punto che aveva sfogliato il dizionario. Le danno un’impronta. dove l’altra mano accarezza lasciva. Passioni torbide che sfociavano nell’omicidio. ma ora come ora non lo ricorda o. infinita. aveva iniziato l’esplorazione. nel letto. concedersi il piacere reciprocamente. immagini: tutto quello che poteva farle comprendere appieno cosa fosse quella sensazione di nodo allo stomaco e calore che l’aveva presa sfiorando quelle parole. una rivelazione. stringono. Era tutto scritto: il corpo dell’uomo nudo. Un libro. ansimare nella notte. un precipitare all’interno di se stessi per esplorare ogni lato. il capo reclinato. E ora sta lì. una ricerca costante. una luce. 226  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . negarlo. le spalle appoggiate a una marea di cuscini. sfiorarsi diventa doloroso. finalmente rilassata. non le interessa: è seduta sul letto. in un microscopico istante.BRACI ARDENTI  di Ariadne Karloff 8 agosto A sedici anni. luci smorzate. più probabilmente. graffiano. occhi stretti a vedere rosso. mani di donna su di lui. sfiorare i capezzoli per dare lievi scosse che riverberano verso il basso. parti sconosciute dai nomi strani. la rendono riconoscibile fra mille altre. nella gelosia folle per il possesso. Nella sua mente erano entrate parole e immagini incancellabili: mani sui genitali. Nel seno c’è un fulcro. tutta una vita. fra le gambe un altro. il respiro pesante che fa sollevare ritmicamente il seno. una di quelle scoperte che cambiano. se non delle proprie. le parole la legavano. Era stata forse la curiosità a portarla lì. sognando che le dita siano quelle del suo amante. labbra morse per trattenere i gemiti sotto l’onda d’urto dell’orgasmo. Il calore che l’avvolgeva l’abbandona piano. i muscoli tesi. Dopo quell’incontro non era riuscita a dimenticare. Era diventata quasi una droga. sostenute da mani veloci che accarezzano il corpo nudo. accarezza con rapidi affondi fino a che la schiena s’inarca. un sapore. concederselo senza l’aiuto di nessun altro. libri. Sfiora. ogni angolazione di quella sensazione inebriante. danno piacere. un colore. per Arianna era stata una rivoluzione. un brivido la percorre e lei si rifugia dentro il letto. impedendole di staccarsi da quel bianco un po’ sporco della carta da edizioni economiche. musica. ma all’improvviso era comparso lì. addormentandosi. abili mani. Ma forse Dio mi ha capito! Devo aver mosso compassione in lui perché un sogno così. Mi bacia il petto. decisamente anonimi! Che speranze posso avere? Nella realtà Davide non fa il culo a Golia. Blasfemia? Forse non da parte di un giovane senza infamia né gloria. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  227 . solo noi. il sudore. un campo di grano. Il mio è amore. Piuttosto mi toglierei la vita.. È il frutto dei miei pensieri proibiti. E lì. la sua pelle. se una sensazione del genere non sarà ripetibile.. i suoi occhi. Eppure non distolgo lo sguardo. Non era un sogno! Era fisico! Era reale! Io. ma capisco. interminabile. il caldo. così tanto tempo a pensarla che il mattino è un risveglio senza riposo. il mio volto. passarle accanto. Piangere. mi guarda. fisico e bellezza… be’. ma amicizia mai. Spesso le parlo. Le nostre anime si svuotano. lei. Correre. Alle volte l’ossessione della sua bellezza mi fa pensare che sia lei il mio dio. No. che le separava i seni sotto la tunica di tessuto bianco finissimo. nessun altro. Se per un sogno del genere non troverò mai le parole. Come faccio a esserle amico? A parlarle.DAydreAM  di Roberto Morano 9 agosto Ogni santo giorno un’ossessione mi cammina davanti agli occhi. soli. Vorrei urlare. mi parla sussurrando parole incomprensibili. sconfinato. la mia barba non curata. E infine l’esplosione dei sensi fisici che subito fanno implodere i nostri corpi in un abbraccio marmoreo. Non ho amici. la pancia. I nostri corpi urlano. Stesi. Come mai avrei ancora potuto chiedere. lei su di me. Le sollevo la tunica e tutto ciò che avevo atteso e mai osato sperare si avvera. vita sociale scarsa. non esprimono che gioia di vivere.. e non poter fare nulla. un sorriso mai scalfito da lacrime e quella luce… passo così tanto tempo a guardarla che le lezioni mi sono ignote. la leggera brezza che ci accarezzava e lei che accarezzava me. platonici e siffrediani. Lei è vita. Chiude gli occhi. Una luce accecante. È pura luce.. eterea. troppe notti le ho passate a rigirarmi tra le lenzuola vuote sognandola deridermi. con voti medi. Non è amicizia. Le nostre labbra s’incontrano. Il mio corpo sente il suo. Punto. Ma i suoi capelli. Si avvicina al mio viso. una giornata torrida. Urla... il kestos d’oro. un risveglio con defibrillatore in seguito a un arresto cardiaco non avrà mai un sapore così amaro. Può essere un’ossessione. siamo amici. non posso continuare così! La mia vita non ha un senso. per l’ennesima volta circondata dalla luce del sole. Non ho obiettivi. il suo corpo. un prato. Ancora ansimando. in fondo la conosco. più a lungo. quella voce affannata nei suoi capelli che implorava per avere di più. con chiarezza abbagliante. che s’affrettava a soffocare premendogli le mani sulle labbra.IN MEMORIA  di _eMMe_ 10 agosto Di quel giorno ricordava le sue mani su di sé. troppo annichilito dagli eventi per riuscire a metterla a fuoco. la consapevolezza di quello che doveva succedere. il volto nel ventre di lei. Esorcizzato dai denti che aveva affondato nelle sue spalle. Quelle mani enormi. Anche lui stava bevendo. trattenuto gemiti a ognuno dei suoi baci. nella testa. dai segni rossi lasciati sulla sua schiena. Soprattutto ricordava quel perdersi totale nel piacere tormentoso. Lui aveva pianto. Con le mani affondate nei suoi capelli. Da lui. negli occhi la stessa vacua incredulità che lei aveva nei suoi. forti e calde che le avvolgevano il corpo come quelle di nessun altro. se sfogava la rabbia contro quel destino incomprensibile o se cercava soluzione al dolore che la consumava. a mordergli il collo fino a fargli sfuggire urla insofferenti. tranne la sublime sofferenza che le bloccava il respiro. che la riempiva e non le lasciava nel petto spazio per altro se non per quell’eccitazione ansiosa che le pulsava nelle vene. dai mormorii deposti sulla sua bocca. la chioma scura spettinata. L’aveva guardata per un momento senza riconoscerla. A procuragli dolore e piacere senza sapere se voleva punirlo per il suo senso di colpa. 228  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . nel cuore e di cui lui solo era causa e soluzione. Tutto si era dissolto nella furia dell’amplesso. aveva alzato il viso e l’aveva baciata. Seduto su una panchina di pietra. Non aveva cessato per un minuto di ripetere a lui e a se stessa quanto amava l’altro. Erano usciti nel giardino buio. Quella pelle lucida di sudore sulla sua. quello disteso nella bara di legno scuro. Si era ritrovata a scavare la sua pelle con dita predatrici. su di lei. l’aveva colpita. Aveva avuto la notizia il giorno stesso e si aggrappava al bicchiere di champagne. poi si era avvicinato e l’aveva abbracciata e lei si era lasciata andare contro di lui. eppure aveva goduto di ognuna delle sue carezze. per non mescolare il loro dolore a quello geloso dei parenti. In risposta ai suoi pensieri. per sempre. dentro di lei. da lui contro di lei. fuori posto con il vestito corto e le scarpe eleganti. Del funerale non riusciva a ricordare altro che quell’estasi che sfociava nel dolore e le sue mani su di sé. Un bacio che li aveva fatti tremare entrambi per la passione repressa. quel dimenticare ogni cosa. Lei si chiama Julie. tanto che quella volta mi disse che ero bravo a suonare quanto a scopare. Solo a sfasciarsi il cervello. vola verso inesplorati territori. mi ha servito un altro giro di giostra. è lì distesa sul divano. Però ora la vita. Mi rilassa.L’inFerno puÒ Attendere  di Guido Dall’Agnola 11 agosto Mi chiedo perché sto qui a riflettere. senza reggiseno e con spirito libertino. Julie non so come la prenderebbe: quando ci siamo incontrati la prima volta a Parigi eravamo a una festa di Carnevale. Mi giro e sul suo dorso modello con le mani la chiave di violino in onore di Man Ray.. annusando come una belva ogni suo minimo spasmo. dove starà posando il suo fantastico culetto. Julie nota il sorriso stampato sulle mie labbra e forse s’interroga su cosa succede. Nemmeno l’avevo sentita entrare. lei era vestita da Catwoman. solo il suo battito di mani m’aveva destato. Magari poi mi metto a suonare il pianoforte. Chissà cosa starà facendo. dovrei dirle che sto pensando con brutale onestà di infliggerle un doloroso piacere. e inizio a disegnare cerchi concentrici con le dita tra le sue tette e l’ombelico. con poco seno e ancor meno peluria. La musica di Mahler in sottofondo mi aiuta a farlo nel modo meno opprimente. ma mi porto vicino a lei sul divano. quanto disperati tentativi. quando alza lo sguardo i suoi occhi molto grandi ed espressivi disegnano traiettorie fantasiose. Tutti i miei pensieri perversi lentamente spariscono. così posso stemperare la tensione. Non parlo. ma è come un tarlo che batte sul legno.. Ricordo la volta in cui Michela è venuta a trovarmi. peccato che quella sia stata l’ultima volta che l’abbia vista. portarla al ragionevole dubbio di un orgasmo infinito. dove intanto ha posato il libro. è tutto così surreale. Sta leggendo un libro. prendo una lattina di birra. Spingerla all’estremo del piacere. a meno che non mi inventi un costume alla Batman. complici la mancanza di coscienza. dopo un periodo di piacere solitario. Se potessi non farlo. Ma non è così. Non proprio un personaggio succube. mentre la mia mente partorisce sadici desideri. Vorrei essere il suo Marchese de Sade. le do un bacio sulle labbra e mi appoggio contro la sua schiena. Mi alzo. Le piaceva provocarmi. Chiudo gli occhi: in fondo è troppo opprimente fare il Marchese de Sade. alta. per poi rituffarsi nella lettura. conosciuta a Parigi. vent’anni. L’aria maliziosa non le mancava. Non si fa altro che pensare. Anni fa passavo molto più tempo a suonare. Ma poi a che serve pensare. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  229 . SoLo un’ideA  di Manuela Costantini 12 agosto Abbiamo finito. Anche l’ultimo scatolone è stato svuotato. Ti guardo mentre avvolgo la corda che prima teneva insieme i pacchi ammucchiati sul tettuccio della macchina e mi sorridi. Stiamo pensando la stessa cosa. – Dai, vieni qui, siediti di fronte a me – ti dico e poi ti sussurro di stare tranquilla, di lasciarti andare perché a breve il tempo si fermerà. Ci saranno le serrande appena schiuse e percepirai solo le ombre disegnate sulle pareti. E il rumore dei respiri e dei pensieri. Ti fiderai, sarai desiderosa di vedere dove ti porterò, quali luoghi conosco e dedicherò al nostro piacere. Ti spoglierò piano e sarai disarmata, in attesa. Ti prenderò i polsi, mi lascerai fare, stringerò appena un po’, nemmeno te ne accorgerai e passerò sopra il seno sfiorandolo e sopra le mutandine, no, non le ho tolte quelle, regalandoti qualche piccolo tocco nei dintorni del pizzo. Invece mangerò il resto delle gambe, legherò anche le tue caviglie e arriverò ai piedi che sanno di cuoio e di sudore appena accennato. Non potrò fare a meno di giocare con le dita. Sarò “di marmo” e vorrò spogliarmi ma non oserò togliere le mani e la bocca dai tuoi polpacci di ballerina. E tu avrai cambiato respiro. Non potrai muoverti. Ti sdraierò con una lieve pressione sulle spalle e andrai giù docile, appena impaurita. Entrerò con le dita sotto la corda che corre su tutto il tuo corpo e disegna strani ideogrammi, lasciandone l’impronta. Impiegherò ore per seguirne tutto il percorso. Tu avrai gli occhi chiusi e un leggero tremito ti agiterà gli angoli della bocca. Nel tuo viso entrerà un’espressione indecifrabile. Come il sapere che sta per succedere. Qualcosa. Mi svestirò e mi sdraierò accanto a te. Avrò voglia di prenderti subito, con furia, scostando appena un lembo di pizzo. Allora mi guarderai, implorando che lo faccia, che ti prenda, ma resisterò perché proverò a fermare il tempo e a convincere anche te che l’estasi potrà durare per sempre. Sarai arrabbiata, ma dovrai aspettare ancora, solo un po’, te lo dirò piano, cercando di non parlare e di fartelo capire in qualche modo. Allora mi regalerai un sorriso caldissimo, come se volessi trafiggermi. Avremo tutto il tempo prima che il sole vada giù e si alzi di nuovo. Sei ancora seduta e mi guardi sorniona mentre mi avvicino a te con la corda in mano e ci viene da ridere. – Pronta? Basta un cenno per farmi smettere. 230  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO LA pArtitA  di Euro Carello 13 agosto Non lo so neanch’io, come mi è venuto in mente. Non è da me. Sarà perché Piero e Gian continuavano a parlarsi addosso, un bicchiere via l’altro, tra antipasti e agnolotti, arrosto e bonet, e il mio interesse per il calcio è appena un filino più basso di quello per l’entomologia. Sarà quel capezzolo malizioso che occhieggiava sotto la garzina bianca, e anche lei aveva l’aria di annoiarsi a morte, mentre piluccava qua e là e si alzava di continuo per portare qualcos’altro o togliere i piatti usati. O sarà il Pelaverga che fa onore al suo nome. Fatto sta che a metà della rievocazione dell’ultima Champions League, tra le immancabili certezze dei mister da salotto, mi stendo bene il tovagliolo sulle ginocchia e allungo la mano. La reazione immediata di Alda è di scostarsi. Però, con un attimo in ritardo. Poi, mentre Piero, il marito, conciona su un rigore mancato, riaccosta il ginocchio come per caso, allungandosi sul tavolo per prendere il sale. E non lo sposta più. Lo prendo per un incoraggiamento, e mentre la destra giocherella con il bicchiere, il mio mignolo sinistro e poi le altre dita si allungano lentamente sulla pelle nuda del suo interno coscia. Intanto, più o meno, parliamo. Forse di film, ma non saprei dire. Sono troppo concentrato sui miei polpastrelli. Lei guarda i due ormai cotti, guance rosse di vino e occhi lucidi, e ogni tanto mi lancia un’occhiata veloce ma intensa, mentre si mordicchia l’angolo del labbro, così sensuale da provocarmi una sontuosa reazione nelle zone apposite. Quando la partita sta per iniziare, mi offro di aiutarla in cucina, tra gli sfottò dei due tifosi che si trasferiscono sul divano senza dimenticare la bottiglia. Sotto la mini di cotone ha solo un perizoma color carne. Non c’è neanche bisogno di toglierlo, basta alzare la gonna e scostarlo. Lo facciamo da dietro, lei appoggiata al lavello, con la testa girata per allungare la lingua sulla mia, io con le mani sotto la garzina a impastarle il seno, i bicchieri che tintinnano a ogni spinta. Di là, la telecronaca e le voci avvinazzate dei due sportivi coprono i nostri respiri affannati. Veniamo insieme: lei getta di scatto la testa all’indietro, io rischio una testata sul naso e mi morsico il labbro per non gridare. Ho appena chiuso la zip, quando un boato mi ghiaccia. Per un attimo temo il peggio, ma è solo un gol. Schiamazzi, urla del telecronista. Ora di là mi reclamano a gran voce. Un’ultima occhiata alle natiche di Alda che scompaiono sotto la mini, e mi avvio. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  231 DIPINGILO DI NERO  di Fabrizio Canciani 14 agosto – Il tuo racconto andrebbe anche bene – disse Valerio alzandosi dalla scrivania – però i nostri lettori sono diventati più esigenti. La nostra collana di romanzetti erotici ha retto alla crisi dell’editoria, all’avvento dei DVD, di Internet, e sai perché? Perché i lettori hanno ancora voglia di far lavorare la fantasia. Ma la descrizione degli amplessi non può essere sommaria, dev’essere credibile e al tempo stesso fantasiosa. – Quindi vorresti più realismo, è così? – domandò Irene. – Meno romanticismo e più realismo. – Ma ne “Il vizio segreto di Beatrice” c’è molto sadomasochismo, è tutt’altro che una storia zuccherosa. – Mi sembra però che tu abbia una conoscenza ancora approssimativa della materia. – E io che credevo di avere addirittura esagerato. – No, mia cara. Pensa all’immedesimazione dei lettori che sognano di spingersi verso l’eccesso. – Quindi cosa dovrei fare? – Ti fidi di me, vero? – Certo, sei il mio editor da anni. – Allora, prima di finire questo racconto devi sperimentare quello che descrivi, assumere il ruolo di Beatrice, la protagonista, affrontare quello che subisce lei, le umiliazioni e le sevizie. – Stai scherzando? Irene fece per andarsene ma Valerio la bloccò. – Non essere affrettata, vedila come un’occasione. Non ti costringerò a fare nulla, sarai tu a decidere. Uscirono sul pianerottolo, l’ascensore li portò fino al sotterraneo. Sbucarono in un corridoio scarsamente illuminato. Irene cominciava a percepire una strana sensazione di timore misto a eccitazione. Dietro a una porta blindata un vasto campionario di strumenti di tortura si presentò ai loro occhi. Alle pareti erano appese fruste, scudisci e altri attrezzi sconosciuti. Dal soffitto pendevano catene con bracciali di ferro, corde, carrucole. Una gogna faceva bella mostra in mezzo alla stanza. Irene sentiva che l’eccitazione e la paura stavano prendendo il sopravvento. Valerio chiuse la porta e cominciò a spogliarla: lei non oppose resistenza. Irene si ritrovava ora a desiderare di spingersi oltre, di collaudare quegli insani attrezzi di dolore e piacere. Valerio la accontentò, immaginando il gradimento dei lettori. E si spinse oltre, e poi ancora più in là, tra gemiti di piacere che lentamente si trasformarono in urla di dolore e in pianto disperato. E poi il silenzio. Maledizione, pensò Valerio, anche questa volta toccherà a me finire il racconto! 232  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO IL pALo  di Luca Di Gialleonardo 15 agosto La carrozza era colma di un vuoto irreale. Su quale spiaggia si stavano rosolando gli altri pendolari, mentre io, povera vittima, dovevo continuare a lavorare fino alle porte di Ferragosto? Pronta a scendere alla prossima stazione, ero persa nei miei pensieri banali, appesa al palo di sostegno nel centro del vano tra uno scomparto e l’altro. Mi venne da sorridere quando vidi arrivare un ragazzo, anche lui prossimo alla discesa. Ma forse per lui la solitudine non era così avvilente, accompagnata dalla musica disco sparata ad alto volume dall’iPod. Era diverso tempo che non riuscivo ad andare in discoteca. Ma cosa mi stava succedendo, dove stava finendo la mia giovinezza? Mi accorsi che il mio ginocchio si stava muovendo da solo. Quanta voglia di ballare. Strinsi la mano sul metallo, mentre i fianchi iniziavano a seguire la musica che superava la barriera delle cuffie. Chiusi gli occhi e il senso dell’udito prese il posto della vista. Il ritmo era ora padrone dei miei pensieri. Afferrai il palo anche con l’altra mano, sfiorai il metallo col seno, molleggiai sulle gambe, sentivo l’asta accarezzare l’interno delle cosce. Riaprii gli occhi. L’istinto mi intimò di fermarmi. Lo mandai al diavolo. Il ragazzo mi fissava imbarazzato, quasi rapito dalla mia danza. Sorrisi con lo sguardo, mantenendo le labbra serrate in un broncio accattivante. Avvinghiai l’asta con una gamba e roteai di trecentosessanta gradi. Il ragazzo continuava a fissarmi con la bocca spalancata. Decisi di esagerare, volevo farlo morire di quell’eccitazione che traspariva dalla sua tuta leggera. Baciai il palo, titillandolo con la lingua, persa nella musica, persa nella mia pazzia di desiderio. Tornai a muovermi sensualmente, come una gatta vogliosa di coccole. Poi il ragazzo si mosse e mi mise una mano su un seno. E ruppe l’incantesimo. O la mia follia inaspettata, se vogliamo. Una gelida cascata di imbarazzo mi affogò con irruenza e sbiancai mentre sentivo ardere le guance. Schiaffeggiai il ragazzo, facendolo quasi cadere, scagliando lontano una delle cuffie. Lui mi guardò più confuso che irritato. Sentii le porte aprirsi alle mie spalle. Mi risistemai velocemente e saltai giù dal treno. Mi voltai per un attimo a guardarlo. Era ancora sul treno, con una mano sulla guancia. La sua eccitazione era ancora ardente di me. Le porte si richiusero e il convoglio ripartì, trascinando il mio sfortunato complice verso la stazione successiva. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  233 LA MORTE È UNA SIGNORA  CHE VA A BRACCETTO COL PREGIUDIZIO di Matteo Mancini 16 agosto Fu quando il sole copulò con la luna che la lussuria proliferò sulla Terra, e la mia vita divenne fango. – Perché non viene a vedere l’eclisse, qui, sul promontorio? – mi chiese una lupa travestita da pecorella. Accettai, forse per via dell’intelligenza che la giovane mi aveva dimostrato nelle lezioni settimanali che impartivo ai trovatelli. Poveri disperati, privati degli affetti che ogni bambino meriterebbe di ricevere e che vedevano in me l’unica certezza della loro vita. Ho detto “intelligenza”, perché nessun altro motivo potrebbe giustificare le mie attenzioni per quella ragazza. Tant’è, sono solo inutili dettagli, perché sono i fatti a parlare e non i processi psicologici. Rammento la lunga salita sui prati in fiore e poco altro, se non l’avvento della massa discesa sul metallico bagliore lunare. Mi sdraiai sull’erba e lei… sì, doveva avermi stregato, compiuto chissà quale sortilegio, poiché me la ritrovai sopra, nell’attimo in cui l’eclisse raggiunse il suo apice. – Ti sto liberando, amore mio – mi sussurrò, aggiustandosi i capelli dietro le spalle. Quale peggior bestemmia avrebbe potuto proferire? Era nuda, col corpo velato di sudore e le mammelle che spiccavano dal gracile corpo da adolescente. Mi parve di vederla luccicare, quasi fosse scaldata da un fuoco che le ardeva nelle viscere. Strinse le cosce sul mio bacino e io… ero schiavo di un torpore figlio del maligno piacere offertomi da quella lingua che mi scivolava sul petto, sulle labbra. Che orrore ammetterlo: provai estasi, piacere. Diffusi il mio seme benedetto nel ventre di quella serpe e solo allora riconquistai il senno. Le allungai le mani sul collo e strinsi, strinsi forte, ma era troppo tardi! Ora sono chiuso in queste quattro mura, a osservare la luna da una griglia arrugginita. Il cappellano è passato poco fa, per l’ultima volta. Mi ha lasciato un rosario e la sua benedizione, ma non mi saranno utili: ho tradito il voto, capite? Ancora qualche minuto e le fiamme trasformeranno in cenere l’unica ricchezza che un uomo deve custodire e che io, invece, ho lasciato bruciare sotto un cielo trapuntato di stelle. La carne mi ha reso cieco. Ormai sono perduto, per sempre, per l’eternità. 234  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO IL GioCo deLLo SCAMBio  di Melanto Battista 17 agosto Le dicevano che avrebbe dovuto dimenticare in fretta, così tutto sarebbe stato più facile. Le dicevano che il passato era sepolto; che, ormai, era legata a un altro. Le dicevano che Dio l’avrebbe punita, se non avesse strappato gli sporchi pensieri che strisciavano nella sua testa e le portavano un diverso nome, alle labbra, che non era quello della persona che aveva dovuto sposare. Le dicevano tante cose, ma quando le mani di suo marito si poggiavano sulle spalle scoperte e poteva sentirne il ruvido della pelle, le callosità del troppo lavoro e la forza delle dita che si stringevano appena, trasmettendole il suo desiderio, i ricordi esplodevano in mille tentacoli insinuandosi in tutte le porte che le dicevano di tenere chiuse, per spalancarle senza pietà. E non avevano fretta, non ne avevano mai, le mani di Sandro, mentre scendevano sul seno che lei sollevava e abbassava nel lento respirare. Nella sua mente le sovrapponeva ad altre mani che, un tempo, l’avevano toccata allo stesso modo; così, per rendere davvero tutto più facile, chiudeva gli occhi e il gioco dello scambio aveva inizio. Dietro le palpebre serrate, non erano di Sandro le dita che s’insinuavano nel solco stringendosi poi a coppa sulle sue forme piene e morbide. Non erano di Sandro le attenzioni cui il suo corpo rispondeva; il tessuto della sottana sfregava sui capezzoli turgidi e sensibili tra fastidio e piccoli brividi che le correvano dentro e sfociavano in un calore intenso fra le cosce. Non erano di Sandro le labbra che aprivano la strada ad altri ricordi, che toccavano il collo in quell’umido gioco di lingua. Non era di Sandro l’ampio petto contro cui si abbandonava con tutta la schiena, né l’erezione che sentiva premere appena sopra le natiche. Non sarebbe stato lui quello che, alla fine, avrebbe accolto nel suo sesso e da cui avrebbe tratto infinito piacere. Non lui, ma Luca. Oh, sì, Luca ovunque, dentro e fuori; sulla sua pelle sudata, tra le labbra rosse e piene, tra i seni prosperi e le gambe aperte che gli avrebbe avvinto ai fianchi per sentirlo in lei fino in fondo, e rivivere fino all’ultima goccia i suoi ricordi. Persa in quella girandola di emozioni, con la testa di Sandro nascosta tra le cosce, il sorriso si tese con sottile compiacenza: diversamente da ciò che le invidiose megere di paese le dicevano, Dio l’aveva già punita, ma lei aveva scoperto come alleggerirsi la pena. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  235 LA CApreSe  di Giovanni Buzi 18 agosto Anna e Roberto si sposarono in maggio. Passarono la luna di miele a ridipingere l’appartamento in affitto. Dopo aver lavorato per tutto il giorno, non se la sentirono di cucinare. Lui aprì il frigo: – Pomodori e mozzarella. Perfetto. Sdraiati sul pavimento. – Cosa? – Spogliati e mettiti spalle a terra. Lei sorrise e scosse la testa, ma obbedì. – Roberto, in questo momento ho solo voglia di dormire. – Dormire la nostra prima notte? – Prima... non esageriamo. – La prima nella nostra nuova casa. Anche lui si spogliò. Le andò accanto con un vassoio: olio, sale, pepe, basilico, pomodori, mozzarella, forchetta e coltello. Tagliò a fettine pomodori e mozzarella. – Sei proprio matto – rise lei, – che vuoi fare? – Poi scattò a sedere sul parquet. – Hai sentito? – chiese. – No. Cosa avrei dovuto sentire? – Un rumore dalla porta. Roberto rimase in ascolto, poi disse: – Non sento niente. Sdraiati, dài... Di nuovo, lei ubbidì. Lui le mise una rondella di pomodoro su un capezzolo, una di mozzarella sull’ombelico, pomodoro al costato, mozzarella al ginocchio e così via. Un filo d’olio dalla testa ai piedi, sale, pepe, basilico e, impugnati forchetta e coltello, si passò la lingua sulle labbra: – Adesso ti mangio. – Sei da legare! – fece lei. Ora il rumore lo sentirono entrambi. – Saranno i vicini. Che ci importa? – fece Roberto. – C’è qualcuno! – disse Anna irrigidendosi. Si alzò, fece qualche passo verso la porta. Nuda nelle penombre, colando olio, mozzarella e pomodori. Guardò nello spioncino e restò di sasso. – C’è un diavolo, là fuori! – gridò portandosi le mani alla bocca. Roberto diede un’occhiata all’orologio. – È in anticipo – fece sorpreso. Anna restò a fissare il marito, come se avesse di fronte un extraterrestre. Infine, riuscì ad articolare: – Che vuoi dire? Roberto andò ad aprire la porta. Anna fece un passo indietro a veder entrare quello strano personaggio: aveva una caligola rosso sgargiante che incorniciava luminosi occhi verdi e polpose labbra prive di rossetto. Dello stesso rosso vivo, una tuta incollata al corpo, che lasciava scoperti solo i seni prosperosi e un vistoso sesso maschile già sull’allegro. Una frusta in mano e stivali di coppale rosso lucente. Anna sorrise al marito dicendo: – Sei incorreggibile... – Lo so che ti piace il piccante – rispose Roberto. – Alla caprese mancava solo il peperoncino. 236  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO gli occhi. ci sei tu. Finalmente. e affondo la mia bocca nella tua. devo sentirti per non perdermi. devo sentire le tue labbra sotto la ricerca avida della mia lingua.ECLISSE  di Francesca Claut 19 agosto Milioni e milioni di persone ci guarderanno senza sapere cosa succede davvero. mi mordi il collo bianco e la spalla. il mio inverso. le tue dita. mi fanno morire. stretto fra le mie mani. mentre la tua mano fra le mie gambe mi fa gridare. Finalmente. Il cuore mi si stringe che temo si spezzi. immaginando tutta quella gente sotto di noi. nero e sfolgorante. Apro la porta piano. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  237 . ti svesto della tua armatura di luce d’oro. e indicano con dita di carne quello spettacolo raro. costringendoti a inondarmi. mi ancoro a te per non annegare. e poi gemi. io ti abbraccio. milioni. che vede due dischi sovrapporsi e divenire uno. Ti sento solido. forse miliardi di occhi schermati da vetrini scuriti. Milioni di chilometri lontano da laggiù. Sorrido. non posso respirare… Quanti anni sono passati? Cento? Mille? Mille e mille persone ci stanno guardando. ma non sanno… Mi afferri. Non importa quanto tempo dobbiamo aspettarci. come sul negativo di una fotografia. scaglia dopo scaglia. in questo firmamento. e io sprofondo contro di te. io come oceano di petali umidi di fresca rugiada ti avvolgo. la luce rossa ci cosparge come braci ardenti. per accarezzare tutto il mio corpo. corpo d’ombra contro corpo di luce. pelle d’argento contro pelle d’oro. mentre ti alzi. lasciandomi sola davanti alla porta chiusa. Mi liberi dei veli delle vesti. Sole dentro di me sei incandescente. Cammino nella stanza celeste verso di te. così calde di sole. oh potrei annegare… Mi inarco contro di te. la metà luminosa della Luna. Ridono. passi la tua lingua fra i miei seni. Allaccio le mie cosce di cristallo ai tuoi fianchi di topazio. Apri le braccia per accogliermi. sorridendo. pelle d’onice contro pelle d’onice. adesso deserto. Finalmente. dopo tutti questi anni lontani nell’eterna danza attorno al Mondo. oh la tua voce… Come di vento. respiro. mi tocchi fra le scapole. La tua luce mi pervade. Milioni di uomini vedono i due dischi diventare un sole nero dai raggi lunari su cielo di ossidiana. mi vuoi fondere con te. senza bussare. Ognuno di questi attimi è di fuoco nella nostra memoria. ma non posso. E lì. mi stringi. disteso fra le coltri del cielo. Una marea di lava che mi sommerge di continuo. L’ultima Stella si è congedata con un inchino. Il desiderio è quasi dolore. Sospiro. Mi spingi sotto di te. mentre io. che torna ogni anno a ingravidare i piselli odorosi. Un corteo di cavalieri e paggi l’aveva scortata. finché cedette alla stanchezza. Ma questo baccello era più grande. – Ti desidero da sempre – le disse. Si girò e rigirò tra le lenzuola di seta impalpabile. La sua pelle di seta fremeva. Nel dormiveglia allungò una mano verso il bordo del letto e sentì qualcosa che assomigliava a un baccello nodoso. stretta da un’ansia ostinata. Si coricò pregando che il sonno benevolo le sfiorasse le palpebre. La luce perlacea della luna filtrava attraverso le tende di pizzo. Si ricordò della siepe di piselli odorosi che cresceva sotto la sua finestra al castello del padre e la nostalgia le morse il petto. e stranamente caldo. lasciando uscire piccole perle di giada. Lacrime brucianti le solcarono il viso. si convinse che stava sognando. Il farsetto di broccato cremisi copriva appena il ventre gonfio di birra. imponendole il silenzio. Dolci carezze lenirono il dolore acuto che sentiva nella parte più misteriosa del suo corpo. la pelle immacolata. Poi. Lui le mise una mano sulla bocca. Poi le sue braccia la cinsero e baci umidi e ardenti le impedirono di gridare. Il giorno del matrimonio era arrivato. vide il suo corpo sottile riflesso nello specchio. lungo strade assolate e polverose. che pulsava come un cuore trafitto. pensò. Quando il paggio entrò nel suo ventre acerbo. delicatamente. 238  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . fino al castello dello sposo. mentre il paggio ansimante le appoggiava il viso accaldato sui seni bianchi. mentre due gambe rinsecchite dall’età reggevano a stento il peso di un corpo pingue e sgraziato.LA prinCipeSSA e iL piSeLLo  di Virginia Coral 20 agosto Un’antica alleanza imponeva al padre di legarla al Re del Nord. – fin da quando strappavi i piselli acerbi dalla siepe sotto la tua finestra. La principessa chiese di ritirarsi presto. quella sera. Quando lui tenterà di inerpicarsi nelle tue viscere con la sua carruba secca. Allungò ancora la mano e si accorse che accanto a lei era disteso un paggio. Licenziò le damigelle e quando fu sola. Le piaceva tenerli fra le mani e accarezzarne la superficie pelosa e profumata di muschio. che scricchiolavano sotto i suoi denti. L’estate trasformava i piccoli fiori pervinca in baccelli gonfi e traslucidi. la pressione diminuì. un vecchio combattente che aveva infilzato più di mille nemici con la sua lancia d’acciaio. lentamente. i capelli color del miele. Li strofinava finché si aprivano. pronti a esplodere. pensa a me e all’estate. Lo vide. quella nascosta tra le cosce. Ah sì. E come sono. Meno male. Essere golosi non è una colpa. sei stata tu a chiedermelo. sono tutta sporca. e cosa aspettavi a dirmelo? è successo molti anni fa. mettilo in bocca. E poi. dove vado prima? Avanti piano. li hai visti? In che senso come sono? Lo sai. I miei complimenti. uno di loro è proprio vicino a te. tesoro. non mi ci sta in mano. E come se li pappa la mia golosona? Oh. Hai voglia? Da morire. Non posso farlo. basta. ma guarda cosa mi tocca fare. credevo di farti un regalo indimenticabile e ora mi hai spento la magia. così. guarda. I due si scambiarono un bacio al gusto di profitterol. amore. Sì. farlo è diverso. amore. non fare così. non li ho visti. solo pensarla. Perché? Perché sì. ti piacciono? Sìì. Lo sai che sei proprio perverso? è per questo che mi ami. E gli altri? Sono qui anche loro. invece. lo sento. Tranquilla. Ma è buio. lo sento. Amore. Oh. è così gonfio. Li mangerai tutti? Sì. prima li assaggio lentamente. non te la prendere ma non credo di farcela a finirli. allunga la mano. Be’. diciamo che la cosa mi alletta. sporca. Dai. caro. vero? Certo. tu starai lì e io con la bocca piena che mi sbrodolo tutta. e quelle palle dove le lasci? Queste? Sì. Puoi. Visto? Cos’hai capito. Dai. non credevo che mi prendessi in parola. Se sono tutti grossi come questo non penso di farcela. hai tutto il tempo vuoi. E poi manderai giù? Tutto quanto. niente scarti. Davvero? Certo. No. quelle. sono buonissime. Ma se non hai mai provato. Però da come ti brillano gli occhi non mi sembri scoraggiata. dopo che li ho assaporati con delicatezza. E chi te lo dice? Ah. Così? Sì. stavo fantasticando. Senti. mi sento così colpevole. tranquilla.TI STANNO ASPETTANDO  di Andrea Pistone 21 agosto Cosa mi fai fare? Vieni avanti. Quanti sono? Credo cinque in tutto. cara. Sei uno spettacolo. brava. No. e mi farai guardare. se le cose stanno così allora cambia tutto. Oh. le dimensioni. a uno a uno. dacci dentro. su entra che ti stanno aspettando. è grosso? Sembra proprio di sì. con quello che costano! Con questo ho finito. li prendo in mano e me li ficco in bocca. come piace a me. dovrai trovarli tu. la situazione. Oddio. la cosa finisce qui! Non ti arrabbiare. E con quanti? Tre. poi? Poi. è questo il bello. ancora non ti conoscevo. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  239 . ah che ingorda. vedrai che mi comporterò bene. ecco ci sei vicina. L’idea mi stuzzica. Smettila di pensare. succhialo tutto. Sì ma era il momento. giù la testa. così. non adesso che mi hai fatto venire voglia. ci girò intorno con la lingua. ma sulla rivista dicevano enormi. brasiliani. Adoro l’estate. un bel libro aperto esattamente a metà e posizionato sul basso ventre per nascondere l’erezione (magari un buon vecchio Bukowski giusto per restare in tema) e sguardo impassibile tra il sonnecchioso e il noncurante. seni acerbi. Mi accendo una sigaretta. e il gioco è fatto. senza inutili perdite di tempo. Da quel preciso istante basta un po’ di concentrazione e via. naturalmente! 240  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO .. Brune.FATE COME ME  (Tecnica di masturbazione) di Alex Panigada 22 agosto Adoro l’estate. ma soprattutto quando si piega per stendere l’asciugamano posizionando il suo culo a un palmo dal tuo naso. rosse. con il cuore che batte ancora all’impazzata. adoro starmene in spiaggia sdraiato sul mio lettino e assaporarmi pienamente quegli istanti. perizoma.. Ragazzine. e che si fottano tutti quei dannati sensi di colpa.. alte e basse. sederi sodi rivestiti da slip. Supermaggiorate. magre e grasse. ognuno naturalmente è libero di scatenarsi in base ai propri gusti. si parte: prossima fermata “il piacere assoluto”. L’unico inconveniente è che poi te ne rimani lì tutto imbrattato e appiccicaticcio. Niente di più semplice: occhiali scuri rigorosamente da sole. adoro starmene in spiaggia sdraiato sul mio lettino a fantasticare sulla maggior parte delle donne che sfilano davanti a me. bene. esausto. ne tiro una boccata e mi lascio cadere sul lettino. bionde e castane. Quale? Ma una bella nuotata. quello è il momento giusto per concludere. adoro il mare.. E in men che non si dica farle tutte mie. Si può immaginare ciò che si vuole senza timori di rifiuti... Poi basta lasciar scivolare la mano all’interno del costume. giovani donne.. senza corteggiamenti. E quando la biondona di turno si spalma la crema a un metro da te. Ormai nel corso degli anni ho anche affinato la mia personale tecnica. Chiudo leggermente gli occhi come in estasi.. adoro il mare. Ma ho trovato un rimedio anche per questo. diceva sua madre scuotendola e tirandola. che avvolge i seni candidi. i capezzoli enormi e scuri. E la colpa è sempre lì. lontano dalle labbra raggrinzite e pallide che sputavano veleno. gli occhi chiusi. muore in fondo alla gola spalancata. massiccia. percuote i denti. fino in fondo. per tanto tempo una perfetta corazza impermeabile a ogni voglia. Essere e basta. Solo con la voce poteva essere da qualche parte e starci bene. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  241 . Ma la sua voce ha imparato a trovare la strada anche nel buio. come pelo sul cuore. nocciole tenere e saporite. ancora. promette meraviglie e regala abissi. Col respiro pesante. sentirsi leggera. le mani nervose che si avventavano fra le sue cosce come verso un’umida terra promessa. ottusa. coperto di ciccia spessa. Con la voce lo aveva attirato a sé. La sua e quella degli altri. Talvolta un sorriso di simpatia. da mordere e masticare. come la voce di sua madre che abbaia insulti alla sua ciccia precoce e ostinata. più spesso la smorfia inconsapevole della compassione. la bocca aperta in un rantolo che raschia il palato. impara piano piano a sognare. Hai il cuore peloso. a respirare il desiderio di un uomo. che cresce e ricresce. prendendola da dietro e stringendole i seni in una morsa violenta. una donna-pesce che incanta e seduce. Nonostante il suo corpo di femmina obesa. come a tenerla a distanza. ancora… Anche lui lo dice: bambina cattiva! E la sculaccia piano. sei una bambina cattiva! Ancora ti sei sporcata. novanta chili disposti a raggiera intorno a un cuore di pietra amara. senza ritegno. Poi era arrivato lui. vibra. Una prigione dove ogni tanto penetrava la luce di una fantasia più conturbante di altre. Mentre il suo corpo danza. refrattaria alle regole. Essere desiderio. a esplodere nel cielo. lungo e magro. le braccia tese in avanti. come una sirena. Senza un guscio da sputare. ribelle a ogni dieta. senza vergogna. Bambina cattiva. che cola come lava incandescente fra le cosce e fin nel solco delle natiche. slanciarsi verso l’alto. Il suo corpo largo. abbastanza da non affondare nelle sabbie mobili del rancore.VOCE SOLA  di Marina Visentin 23 agosto Solo con la voce poteva occupare lo spazio. Il desiderio che vibra nella gola e fra le gambe. guardò quegli occhi scuri. o forse era solo sesso. si perse nella loro profondità cercando non sapeva bene cosa. D’istinto si domandò cosa avrebbe provato in quella posizione di totale impotenza. una curiosità perversa: – Però. cercando sicurezza là dove invece c’era un mare in tempesta. Ora sapeva che quelle urla trattenute erano forse bramate. forse… 242  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Lei cercava di rilassarsi e si sforzava di non gridare. infilare il grosso cazzo nella sua stretta apertura posteriore. Lui le prendeva le natiche con le mani a coppa. Gli aveva chiesto se erano state scaricate da Internet. sollevandole. In quanto a lei.FORSE  di Azzurra Bellezzi 24 agosto Lui amava il sadismo nel sesso e lei era rimasta perplessa nel momento in cui glielo aveva detto. si gettò di nuovo nel calore dell’abbraccio. aveva una libido molto spigliata. lo spasimo era solo un attimo mentre si faceva strada forzando un po’ la sua naturale opposizione. La donna nelle foto non mostrava il volto: le immagini erano state tagliate e solo il suo corpo nudo e vulnerabile era visibile. prenderla da dietro. un’inquietudine le bloccò quasi il respiro. Le sembrò di intravedere una scintilla di malignità e si sentì gelare. facendole perdere il controllo di se stessa. Si stava insinuando un altro pensiero. Chiuse gli occhi. Si staccò da lui. sì. in primo piano la vagina. la preparava in modo tale da non provocarle troppo dolore e lo faceva quando era abbastanza lubrificata. e la penetrava. affondata sulle carni morbide una bottiglia di plastica di cui s’intravedeva solo il fondo. ma lui aveva asserito di averle scattate con il consenso della partner: una donna legata su una sorta di panca in un modo che non le permetteva nessun movimento. una passione così forte che si godeva in pieno il momento mischiando dolore e piacere in un culmine di estasi tale che le impediva di distinguere l’uno dall’altro. un folto cespuglio di peli scuri le spuntava fra le gambe divaricate. era diventato un punto di forza per lei non gridare. lo avrebbe fatto poi mentre il primo orgasmo la squassava. una sensazione sconosciuta e sicuramente spiacevole. mostrandole le foto sullo schermo del pc. ma lo faceva con forza e non con violenza. timore… ma sottile. Di nuovo sgomento. anelate dall’uomo che in quel momento le accarezzava i capelli con dolcezza. Amava. Loro erano in un letto in cui solo poco prima avevano condiviso ore d’amore. Lui non si era mai rivelato violento con lei. non ha battuto ciglio. L’ho aperta. l’ho passato nei miei punti sensibili. forse. ho guardato e l’ho rimessa a posto come se scottasse. lo chiamiamo “il nostro assistente”. lo faccio da due settimane. e fra tre giorni conoscerò un uomo. con delle protuberanze morbide. è andato tutto perfettamente. è sparita la scatoletta: questo significa che lui in qualche modo lo usa. è quasi vellutato. So anche dove metterlo: sul pacco c’era scritto fili da ricamo. però non speciale. Lo rimetto via. Ho chattato. ho resistito. diverso dalla pelle. facendo le pulizie di primavera: era in una scatoletta. Intanto è arrivato il mio pacco: nove funzioni. presentarsi al primo appuntamento con un vibratore da ventidue centimetri in borsetta è stato eccessivo. ha tutte le fessure. Devo confessare che sì. Oggi ci ho giocato sul divano. flessibile. Ho schiacciato i tastini. sono stata in dispensa più volte. un po’ succhiato perché scivolasse dentro. le vene rilevate. ma devo dire che lui è stato davvero perfetto. Ma che ci fa mio marito con un vibratore? E di quelle dimensioni.. e ha anche riempito piacevolmente i tempi morti. Lo osservo: è realistico. Vedo mio marito girare inquieto per casa: so cosa mi vorrebbe chiedere. senza attributi. Certo che. ma vorrei che lo proponesse anche a me. Ho la scatoletta aperta sulle ginocchia. ma lo lascerò friggere ancora per un pochino prima di rimettere il suo “coso” a posto.LA CurioSitÀ È FeMMinA  di Alessandra Spagnolo 25 agosto L’ho trovato per caso. cosa che io trovo di cattivo gusto.. in mezzo alla confusione tipica delle dispense. ha anche gli attributi. Il sesso orale con lui è stata un’esperienza celestiale. Ora sono qui seduta sul divano che penso. è passata una settimana. poi? Mi viene da toccarlo. Lo abbiamo scelto assieme. Non sono gelosa. in verità. quindi se non è il mio è il suo. la piega della pelle. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  243 . viola. Perché non lo fa? Forse non mi pensa abbastanza avventurosa…. è stato piacevole. Da quanto è lì? Siamo solo io e lui. un po’ artificiale. ma è stato più forte di me. Ho viaggiato molto negli ultimi anni. per farmi curare. penso che questa sarà davvero una vacanza fantastica. 244  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . alla pensilina della stazione. processi e denunce per molestie sessuali: la mia condanna. che sia uomo o donna. non appena vidi un filmato della metro di Pechino. a meno che non sei fatto come me. e io mi lascio spingere. Il cuore mi batte a mille. Dietro di me ci sono già gli omini schiaccia persone. Pelle contro pelle. Davanti a me una fiumana di gente mi travolge e comincio a scoccare le prime palpate. le più affollate. Il mio sudore che si mischia con quello degli altri. Flash di inaudita perversione mi balenarono nella mente. poi… Non so dire se preferisco il tipo di persona che rimane pietrificata dal gesto molesto e inatteso o quelli che si inalberano. i miei trofei. Da dietro. invece. Non posso prendere subito la metro. Sono andato da un medico per capire perché sono fatto così. Quando vedo un corpo che mi interessa. Le reazioni. mi spingono verso le porte. Dio solo sa quanto e cosa avrei potuto palpeggiare e tastare su quei treni! Ora sono qui. non così presto. mi sono fatto tutte le grandi capitali europee. piantando su un casino assurdo che finisce sempre con l’accrescere il mio fascicolo di cause aperte. capii che dovevo al più presto andare nella capitale cinese. La clandestinità e l’ambiguità del gesto mi inebriano come nient’altro al mondo. A casa ho una cartella piena di documenti di avvocati. quando salirò per la prima volta sulla metro. Arriva il treno. Fu così che una sera. Ma oltre ad alleggerire il mio portafoglio non ha portato alcun cambiamento. Devo prima informarmi sulle ore di punta. E le mani. corpo contro corpo. Si aprono le porte. Le mani che non sai dove metterle. lo giuro. dice lo schermo. non posso fare a meno di toccarlo. la gente sta stipata come animali nei carri bestiame.TuriSMo SeSSuALe  di Stefano Valente 26 agosto Sceso dall’aeroporto mi faccio accompagnare in città da un taxi. E voglio essere in centro. Nelle ore di punta i mezzi pubblici sono quasi impraticabili. Non ci posso fare nulla. Nel video la gente nella metro era così tanta che ogni stazione aveva degli addetti pagati per spingere. schiacciare e ammassare le persone nelle carrozze. Non ora. bello o brutto. Tutti attaccati l’uno all’altro. La gente comincia a entrare e io. pronti a gettarmi contro il mio piacere sessuale definitivo. Ancora due minuti. in attesa del prossimo treno. Tra gli ascidi rossi individuo il più grosso. – Chi lancia vasi dal balcone? – Guarda in alto. Troppo lontano. Il tuo vaso nuovo. la stringo forte. circondata da ronzii. sei una macchia verderossa sull’asfalto. La Sarracenia Purpurea ha bisogno solo di acqua demineralizzata. Così. siamo l’uno dentro l’altra.. Sono furioso. con una leggera peluria all’interno e colme di un liquido viscoso. Ecco! Il sole illumina le trappole. riposa nel fango di terra e torba dal quale emergono diversi ascidi rosso incandescente. – Dio mio! Cos’ho fatto! – Mi affaccio. lo sento. perché nessuno possa vederci. – Ehi! – Mi ritraggo come un animale preso in una tagliola. La bocca rossa e carnosa. sul terreno ricoperto di torba. che nelle istruzioni per il rinvaso è rappresentato come un grosso bulbo rossiccio.. su di me. così. – Aspetta! – Corro ad abbassare la tenda parasole. infuriato. Ai piedi di mio padre che si pulisce le scarpe. Magnifica scarlatta. – Ci stendiamo sulle piastrelle calde. Mi spoglio. recita l’etichetta. Sono dentro di te. come se fossi altrove. e di luce. è una foglia secca. Vengo. così. Mi prendi la mano. perfetti. stenditi qui. Mi chiami a te. Siamo nudi uno davanti all’altra – Come sei bella. trattenuta dalla peluria sottile. Sono foglie turgide. Allora faccio per uscire. sotto i piedi nudi. Ah no. gemo – ti amo – ti sussurro in una delle tue tante orecchie. Mi sto eccitando. è in frantumi e tu. – Marco. così ti scaglio lontano. cave.. una volta. pieni... sono ferito. i tuoi ascidi. La pianta vibra nella luce del sole. Il vaso rimbalza con uno sdeng metallico sulla balaustra e finisce di sotto. morbidi. fermentano bile e corpi di insetti. Non andava bene? Eh? Non bastava? Non sono stato abbastanza uomo? Mentre sto uscendo qualcosa mi punge. due volte. non ci sono più. sei tu? – gli occhi ridotti a fessure. molta. una leggera peluria bionda mi sfiora la guancia. le vene rosse brillano sotto la pelle verde sottile. Una goccia è ferma sul labbro. Il rizoma. il resto se lo procura da sé. Mi avvicino con il viso. L’interno è scuro e senza fine. muove il corpo flessuoso. almeno due centimetri. smaltato di verde.. ma tu sei fredda. Dev’essere esposta alla luce diretta del sole. – Che luce accecante! – Il sole scalda il pavimento di cotto del terrazzo. molta e diretta. Sette piani di sotto tu non esisti più.SArrACeniA PurpureA  di Luca Rossi 27 agosto Il nuovo vaso verde smaltato è colmo d’acqua. Con gli occhi percorro la linea dei fianchi. – Ma sei nudo? 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  245 . nel caldo umido di quegli stomaci. Dentro. Sì. ecco. come se non fosse mai sazia. sul collo. Vengo ogni volta per soffrire con lei. Un Si? che non è domanda ma scommessa. Tranne stasera. perché il tuo sorriso mi ha distolto dalla dea. Canta solo per noi. quella che si posa dolcemente sulla pelle. inebriante e umido. perché non veda il disinganno nei miei occhi e comprenda l’abisso che ci separa. Perché ti fermi? Prima del pensiero arriva il tuo profumo. Canta. quasi mai. è una lingua di lava che traccia spire sulla pelle. che tormenti con una lingua ingorda. Atena. che come un serpente scivola tra i pizzi. Norma! Per questa mano benedetta. Sono troppo vecchia per te che. nell’invocazione di una Norma illuminata da vaghe luci. fra i capelli. con Norma. Perché sia solo mio. Sei troppo giovane per me. e da essa rinasco giovane e splendida. Esitano tra il pizzo. tu che approfitti del buio e risali con la mano sulla seta del collant. Non importa chi mi siede al fianco. 246  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . è bella la mia bocca. stanotte. divento la luna in eclisse che non vuol mostrare il proprio viso. ma il tuo corpo è caldo accanto al mio. mi lambisce e mi uccide dentro con lentezza ossessiva. ascolta le note dell’orchesta e le suppliche della donna ai suoi piedi. Non vedo il tuo volto. affamata. È una mano gentile. l’istante dopo è già certezza. Afferro il bracciolo della poltrona e trattengo il respiro. che spremi nella mano come uva matura. Le tue dita leggere provocano un brivido sulla pelle. silenziosa e distante. E io solo sua. Sono belli i miei seni. appesa sullo sfondo. Nell’ombra del palco sono ancora bella. perché la musica è il mio tempio e qui mi raccolgo come in preghiera. affonda nella carne per sentirne il sapore. un effimero confine del proibito. e succhia il miele ancora caldo del desiderio. divento Casta Diva.CAStA DiVA  di Solange Mela 28 agosto Il tempio greco e la luna bianca. una diversa. ripetuto. timidamente. Vita. piegato piccolo piccolo. Correndo insieme incontro al vento. Al futuro. continuo. Una piccola regalata da Tadeusz o una ruvida rubata a Bronislaw. quello nella Okopowa. sfiorava la lapide di Tadeusz. Si sedeva sulla panchina e vi appoggiava sopra una pietra. Al passato. Buongiorno – le diceva tutte le mattine. guardando nella stessa direzione. solo crampi e fitte allo stomaco. incoraggiato dall’espressione sorpresa di lei. E sotto vi nascondeva un fogliettino bianco. Ogni giorno. – … ja mam… krew… sangue. Tu sei la vita. nelle piccole labbra. Un vento caldo. – Nie. Ogien. scriveva. il fiato seccarsi nella gola. Luce.FRAMMENTI  di Ester Mistò 29 agosto Anche sua mamma. oltre le grandi labbra. – di gioia e di dolore. Avanti. all’angolo con la Anielewicza. Jasny. afferrandole i piccoli seni morbidi.. Sua madre aveva dato i nomi agli alberi. Io ho… – intrufolarsi sotto le calze spesse di lana. incontrava quella di Cecylia. Per farlo giocare. Quel mattino lui le prese la mano e la condusse nel bosco fitto e buio. una mano avida sollevarle la gonna e: – Nie. Zil lat 6. – Dzien dobry. Mia. Non sangue. mentre Anna sedeva sulla panchina del cimitero. Nie krew. Solo che sua madre lo faceva nelle paludi della Biebrza. le sue mani scivolavano nel maglione. Lui le sfiorò la nuca scostandole i capelli sudati. Moye. quando lei gli passava accanto. si appoggiarono a una pietra nera. tremule. la lingua scivolava tra le labbra e i denti. Poi si sedeva sulla panchina di fronte a Natan. quello semidistrutto. Per proteggere Natan. amava sedere su una panchina e guardare lontano. dentro. – Dzien dobry – rispondeva lei. Anna. Amore. ci scriveva sopra. la mano calda di lui avvinghiata alla sua. tra la neve ai loro piedi. Ma non quel mattino. Per fermare il tempo. più sicuro. quando era piccola. No. Dentro di loro. in uno spasimo. Fuoco. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  247 . bagnate. bagnato e caldo. invece. No… Ja mam. Alle lapidi. i suoi occhi scuri penetrarle le pupille e il suo sorriso aperto. contratte. voltandola. abbassarle l’elastico. cercando di avvistare le cicogne. rivelando il collo. Intorno a loro una distesa di lapidi. i lobi. le sorrideva e la guardava allontanarsi.. Le prese il viso con la mano e mentre. Milosc. Vissuto anni 6. sollevava la pala. lei si sentiva gelare il collo. Si fermava. Esausti per la corsa. sorrideva a Bronislaw e faceva l’occhiolino a Zofia. raggiungere l’irregolarità dell’ombelico. Zycie. Ty zycie. infilarsi dentro. calde. abbassando lo sguardo. sentendone ogni battito d’ali. – Bene. È questo il succo del frutto proibito. premurosi come sempre. mi fanno vestire. il mio compenso. Quindi mi accompagnano alla porta. Lui guida sicuro. come una goccia d’acqua trascinata in un vortice. come sempre. sazia e incompleta. La strada è la stessa di sempre. annunciandomi agli altri. per ogni orgasmo che arriva. e ogni volta che viene toccato mi manda scosse improvvise lungo la schiena. ogni parola la promessa di un piacere immenso. Faccio il mio ingresso. ogni volta. Abbandonarsi a quella marea è come tornare bambini. Finché. Annuisce e tenta un sorriso. la marea che sale inondando il mio corpo di mille punture di spillo. dopo aver divorato la vita con morsi voraci. Ogni contatto è un brivido. L’auto mi aspetta con il motore acceso. Mi lascio andare e vengo risucchiata. e giunti al portone mi saluta con un cenno. questa musica alta che avvolge la stanza. spogliata e bramata da mani e da occhi che conosco. Il mio seno si trasforma in un arco.SETTEMBRE  di Marco Bartoli 30 agosto L’auto mi aspetta con il motore acceso. ma che non so a chi appartengano. come sempre. Poi apre il finestrino e mi chiede la solita cosa. teso verso il piacere più estremo. e giunti al portone mi saluta con un cenno. senza che una parola accompagni i suoi gesti. avvertendone ogni fruscio. questi odori acri e dolciastri. come i miei pensieri. La mia bocca e le mie gambe sono aperte e calde. – Quanto? – Il solito. Mi prendono per mano e mi guidano dentro. È morire. facendomi scivolare in tasca. e in un attimo sono già nuda. come ogni mese. Il piacere che provo è una coppa di ambrosia che mi cola sul volto. sbocciato all’ombra della mia consapevolezza. rinascere. mi sento ancora una volta confusa. Loro mi accolgono. velandomi gli occhi e le labbra. con le maschere in volto. tesoro. percependone ogni singolo gemito. E. 248  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Le mie mani diventano i petali di un fiore che una volta non conoscevo. Mangiare quel frutto è come togliersi dal petto il peso dell’anima. le onde si placano. Allora mi lavano. senza che una parola accompagni i suoi gesti. è assaporare il piacere senza le conseguenze del rimorso. e sentirla aleggiare libera intorno alla stanza. Lui guida sicuro. né si spaventa di vederli sulla soglia. Il mare si calma. Non si stupisce. diventino parte di me. mi baciano la mano. la schiuma si ritrae. La strada è la stessa che facciamo ogni mese. Lascio che questa spirale di corpi e di maschere. Di questo passo a settembre potremo sposarci. Cinquecento. dove il solo bagliore del fuoco tinge di sanguigno il profilo affilato di monsieur. di domande sospese. questo? – è roca la voce di madame. fino a che non è tanto vicino da poterla toccare. di respiri trattenuti. oltre la porta pesante di mogano. la dama. era la vostra voglia – e quel sorriso impertinente da ragazzino le fa avvampare il viso e serrare le palpebre con forza. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  249 . di grida trattenute a stento. a ghermire un seno. un passo per ogni parola.VALzer di SALoMÉ  di Eleonora Goi 31 agosto C’è silenzio nella sala. – Avrete il mio appoggio. l’incavo delicato della spalla e poi scivolano giù. di lingua vorace che lambisce. dove la pelle scompare inghiottita dalla seta azzurra. a violare la sua eccitazione. – Era il vostro prezzo. nell’aria. a sublimare in un rantolo quel No che le è agonizzato sulle labbra. fino a che. il mento appena sollevato. Rumore di passi che s’allontanano. Di nuovo silenzio. un sussurro appena. è una carezza. che la lasciano tremante a rassettarsi le vesti. Fuori. di sguardi di sottecchi. dapprima. voraci. – No. a tentare di imbrigliare l’affanno e il ricordo di quel corpo addosso. Attende in piedi. riesce a penetrare la stanza delle ombre. dita che sfiorano la guancia incipriata. Parla di desiderio e del sapore metallico del sangue. ombra di carne e seta che si inarca contro il muro. tuttavia. nel modo in cui la lingua saetta a umettare le labbra sottili. C’è un che di famelico nel modo in cui la guarda. un animale braccato che sfida superbo le fauci del predatore. solido e bollente oltre la stoffa che li separa. Lo sente. su quel mia. macchiata di piacere e di vergogna come le dita umide che lui le poggia sulla bocca schiusa. madame. sente la sua mano tra le pieghe della gonna. nel mondo che vive e respira. il corpo di lui premuto contro il proprio. la musica ancora risuona a scandire cento e cento passi di danza. ombra di mani avide che si muovono. un silenzio affilato e opprimente. ora. Sono un’unica ombra al chiarore delle braci. a cercare il buio per scacciare la follia di quel fuoco. le ultime note di un valzer di Strauss per un momento. tra le pieghe della carne. Neppure un eco. di marchi sulla pelle e di pensieri interdetti alle donne di buona famiglia. repentine. a strapparle un gemito. mia signora – mormora. lo sguardo impudico e deliberato che ancora indugia sulla curva pallida del collo. Rumore d’una porta che si apre. oltre le scale di marmo bianco. la schiena che quasi sfiora la parete. la destra si solleva. la linea morbida della bocca di madame. Fino a questa mattina: non l’ho notato subito. e mi ritrovo spinta sulla porta. la gonna e la giacca. distogliendo lo sguardo solo un attimo dopo aver incrociato il mio. il modo in cui mi sorrideva e mi guardava. ma non insiste quando si accorge della serratura bloccata. Punto e basta. riflesso nello specchio: qualcosa di rosso. tutti gli indizi mi davano torto: la dottoressa dell’ufficio personale è giovane e agguerrita. tutte le volte che ci trovavamo vicine. Forse non sono stata abbastanza rapida a smorzare i suoi gemiti. tanto da poter sentire la forma del suo seno.QuALCoSA di roSSo  di Laura Poletti 1 settembre Fino a qualche giorno fa avevo dei dubbi: a volte la mente ti porta a fraintendere quello che vedi. 250  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . quello stupido test. gonna scura e camicia chiara. Mentre mi riallaccio la camicia chiara lo vedo sul colletto. E per il quieto vivere bastano piccoli sforzi. Poi. con la scusa di guardare il monitor. come omettere i pronomi e parlare il meno possibile della vita privata. la sua tenuta era quella standard. Per quel che mi riguarda. E il reggiseno. piccolo e rotondo. Ma c’era qualcosa di strano: il modo in cui mi sfiorava il braccio. per avere la certezza di essere vista. il modo in cui si appoggiava alla mia schiena. sono sempre stata discreta: va bene che siamo nel duemila. e non considero i rischi e le conseguenze. comunque. L’ho visto solo quando mi è passata accanto. come non m’importa il fatto che la schiena mi farà un male cane per giorni. che si vedeva in modo deciso sotto la camicia bianca. E. attraverso la stoffa della maglietta. sfiorandomi la mano: rosso carminio sulle labbra. ma certi pregiudizi sono lontani da morire. con un fidanzato aitante che è l’invidia di tutte le donne della ditta. ma non è importante. Capisco che lei lo sa. L’impronta delle sue labbra. come un’escalation è stata anche quella dei miei ormoni. Un’escalation. Forse qualcuno bussa. Mi aspetta. letto ad alta voce durante la pausa pranzo: che colore vi eccita di più? Era toccato a me rispondere e avevo detto la verità: il rosso. Ma non aveva ancora trovato la chiave giusta. Da quel momento è cominciato: prima la borsa. senza dire una parola. mentre siamo schiacciate nel minuscolo spazio fra la porta e il lavandino. aspetto solo che le gambe possano reggermi per seguirla. con il suo corpo contro di me e le sue mani ovunque. i capelli biondi raccolti in una coda. dopo averla premuta con tanta forza sulla porcellana fredda del lavandino. poi le scarpe. si sistema la gonna ed esce. Poi. Sono mani che ballano la mia musica. Lui mi ricorda una pioggia vecchia. Io rispondo: “Eccomi”. Rischio di morire di nuovo. mentre si è noi stessi. torno bambina. per un acquazzone di fine giugno. Lo è adesso. Mi chiama Elli solo quando sono nuda. trame di brutte esperienze. e lecco la sua pioggia fino alla sete. in questa cerimonia. Nudi siamo ingenui. è l’estasi che mi rimbomba le parole nella testa e dappertutto. – Fammi l’amore – gli dico. e come se fosse la prima volta che allargo la mia voglia di fronte a occhi d’uomo. la farsa della donna che non sono. Torno confusa. Sono. Schiocca. E che sarei? Mi rivestirebbe. Nudo è senza domande. sedicenne.Due di notte  di Eleonora Lo Iacono 2 settembre Non accenniamo a rivestirci. Lui risponde con i fianchi. Lo annuso e gli dico: – Piove. Ridevo. Non so se lo dice perché è vero. Mi sussurra di non smettere. non mi perdo. Così lo lego con le gambe. allacciato alla mia paura. Quando mi rivesto. Faccio pendant con le sue cosce. È pelle che parla di desideri. ondeggia. Lui è come me: riesce a essere normale solo quand’è nudo. se non lo faccio. insieme alla biancheria. Lui mi guarda in modo diverso. Appena combaciamo. Non ho ancora sbagliato niente. Notte fonda. fino al dolore. –Mi appoggia sulle labbra. È baci. Ammonticchio sulla sedia accanto al letto. Quando rimetto le mutandine. – Mi risponde che ci sono trenta gradi. e tutto suona. Le scarpe mi suggeriscono: scappa. Lo libero e gli permetto di farmi urlare – Sì – a morsi. Nuda ho le risposte. – Non smettere – prego. Sembriamo superstiti di un festino: sono andati via tutti e se ci alziamo anche noi è finita la cerimonia. È bocca che sorride semplice. Ancora. inesperti di ragionamenti. ricordo che non sopporto chi mi telefona il giorno dopo. Se dico sì tre volte. altro che pioggia. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  251 . Non riesce quasi a muoversi. E così via. torno donna da sedurre. – Piove ogni volta che sudi – e mi viene da ridere. Dico: “Ti voglio”. lo stringo. e mi sembra di non essere mai stata chiamata. Non accenniamo a rivestirci di quell’età che non serve. Nuda sono senza mode né artifici. di notte. Dicevano il nome di qualcun altro e io non mi voltavo neanche. Smetterebbe di chiamarmi Elli. smetto d’essere normale. Le mie braccia nude e bagnate odoravano come lui. È bello essere simili a qualcuno. Quando siamo nudi. Mentre aggancio il reggiseno. Se stringo. sono tuo. Mi torna la voglia di sentire il sapore di quel tempo. Nessuno mi aveva chiamata Elli. mi torna la smania di urlargli – Sì -. quando gli sbottono la camicia. – Elli. La sua saliva calda doveva scendere lenta su ogni mio orifizio. Per dilettarmi. Nella mia schiava dei piaceri proibiti.MAdAMe CrudeLtÀ  di Barbara Bertucci 3 settembre Vivevo dentro una favola capovolta. A stuzzicarmi le voglie. Un vero supplizio. Per esempio ad assumere una giovane al mio servizio. Le ricambiavo i favori godendo dei suoi spasimi e del suo affrettato respiro gemente. Volevo insudiciarla. Ma accanto a quella bimba d’incantevoli fattezze mi figuravo come una decomposta ottuagenaria. La trasformai in una lubrica viziosa dalle tremendi voglie a tormentarle il sonno. non v’era traccia. La facevo entrare nelle mie furenti stanze. Vent’anni più giovane di me. Diventò prediletto passatempo. Del mio. E ne ero al contempo terribilmente attratta. Con quella freschezza. 252  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Mutarle il pudore in feroce lascivia. Quel “vissero felici e contenti” mancante. al principio. d’interesse. Urlava bellezza e giovinezza da tutti i pori. Doveva offrirmi la vista delle sue rotonde natiche in concupiscenti pose. I soldi di un coniuge quasi sempre assente a pagare ogni desiderio. Naturalmente non ero niente di tutto questo. Ero una ricca borghese viziata che non aveva nulla da fare se non contemplare quel nulla dall’alto della sua privilegiata posizione. Sporcarle tutto il suo candore. La volevo a quattro zampe. Farle perdere il senno. Rovinarle l’innocenza. Che non gradii per nulla. D’interessi. Dopo anni mi ero ormai assuefatta. Ero perfetta. Mi sentivo una cariatide. Quell’abominio al quale ero costretta. Un monumento sfigurato dal tempo. Il continuo paragonarsi con quelle acerbe forme. Adagiata sulla mia chaise longue l’attendevo sgualdrina dal depilato corpo fiammante che mostravo impudicamente. direbbero oggi. La noia allevava i miei piccoli mostruosi parti mentali. Con un candido grembiulino orlato di pizzo sangallo e basta la pregavo di raggiungermi. Una dolce e sontuosa vendetta al crudele oltraggio di quell’imposta esistenza mancante di slancio. Magnifica. in confronto. rendendomi omaggio. Calze di seta nera e giarrettiere a completare la struggente immagine che di lei volevo. Plasmarla a mia immagine e somiglianza. Anche il più inutile. La odiavo. Mio strumento di piacere. Insidiarla. Attraversavo le lunghe e agonizzanti ore immersa nel tedio d’una quiete innaturale. Iniziava laddove finiscono tutte le altre. sferzavo il frustino di pelle su quella rosea perfezione che volevo disfare. velato di nere trasparenze. Svezzarla al peccato. Mi faceva impazzire. Un matrimonio quasi imposto. La sua lingua sapeva di menta e tabacco mentre si avvolgeva alla mia. mentre con le dita finivo da sola quello che lui aveva lasciato incompiuto. Anche i preliminari erano perfetti: le sue dita dentro di me avevano raggiunto punti che io stessa non credevo così sensibili. e a dire il vero la sua danza di seduzione mi aveva pure convinta. Entrami dentro – gli dissi. Lui sfoderò nuovamente quel sorriso vincente mentre mi accarezzava ancora un attimo fra le gambe con il sesso duro avvolto nel preservativo. tre volte… c’ero quasi… e poi più niente. Per tutta la serata lui aveva sfoderato un sorriso vincente e affascinante. Ero già bagnata.mi aveva offerto il miglior vino della lista.L’ORGASMO DEL PICCIONE  di Xel 4 settembre Dovevo aspettarmelo: quella scena l’avevo vista dal balcone del mio bilocale mentre fumavo una sigaretta. Mi sorpresi a chiedermi se anche loro avessero l’orgasmo. Era tutto troppo perfetto. velocissimo. al punto che quando mi baciò non mostrai la minima esitazione. L’avevo invitato a salire a casa per un drink. e dopo trenta secondi di convenevoli era già sotto la doccia. mentre la sua lingua mi portava sempre più vicina all’orgasmo danzando attorno al clitoride. le sue mani con grazia e delicatezza mi avevano sbottonato la camicetta alla ricerca dei seni. Non troppo grosso né troppo piccolo: perfetto. come le sue labbra mentre mi sfioravano il collo. e ancora aveva messo in mostra la sua impeccabile capacità di conversazione sui più disparati argomenti. la resa finale della femmina e l’accoppiamento. Doveva esserci per forza la fregatura! Mi tornò in mente la scena del giorno prima: la lunga danza di seduzione di un piccione maschio. Mi sentivo esplodere quando lo fermai: – Non farmi venire così. strofinando appena il pollice sui capezzoli. Li accarezzava con cura. Aveva pagato il conto della cena . Si spinse in me. dalla politica alla musica. Martini senza ghiaccio. appena il giorno prima. Casualmente aveva fatto in modo che leggessi le griffes dei suoi abiti e che gli facessi i conti in tasca. due. affermando di essere molto ricercato. poi con un colpo di reni mi fu dentro. Venne con un gemito strozzato. Aveva tirato fuori l’iPhone ridacchiando per qualche SMS galante. tanto che non ero riuscita neppure a contare fino a tre... richiesto la mia canzone preferita al pianista e aveva aperto la portiera della Porche per farmi salire. una. un’espressione estatica.il ristorante era chic e costoso . 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  253 . Eppure.IL RICHIAMO DELLA FOLLIA  di Cinzia Leo 5 settembre Accadeva ogni notte. Eppure. nella follia di una nevrosi. Miagolava. a ritmo crescente. attento a non svegliarla. Clara tornava a dormire serena. Alcune sere lo fissava pungendolo. un urlo acuto. I ricci biondi. la guardava. Niente lo aveva eccitato tanto. lo aspettava. Era insopportabile ignorare cosa vedesse in quei momenti. Sua moglie non esisteva che di notte. respirare l’odore acre del desiderio nascosto. di quelli che liberano l’anima. avvilito e stremato. Era ipnotizzato dalle mani di Clara che. da cinque anni. Il mattino dopo sarebbe tornata la donna di sempre. ma non a lui appartenevano quegli stralci di vita. Poi. ma di fronte alla vulnerabilità di un desiderio. Angelo sapeva che non era per lui quello sguardo. Un incubo a occhi aperti. quell’incubo. alle volte. prima. Sudava. lei si agitava. Non voleva assistere ancora ma non osava allontanarsi. per aria. mentre una mano stringeva il cuscino. Sconfitto dall’impotenza. sgusciava tra le lenzuola stiracchiando gambe e braccia come un gattino. Ne desiderava ancora. metteva fine allo strazio di Angelo. per lui. ma lui no. Imprigionata. Angelo sedeva immobile a guardarla. disegnavano archi sempre più grandi. La vedeva inarcare la schiena e impazziva di gelosia per quelle carezze invisibili. sfioravano la pelle di Angelo sparpagliandosi tra i cuscini e. 254  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . la sua tragica follia. Paralizzato. Di rabbia disperata. di carezze. Stringeva il lenzuolo finché le nocche non diventavano bianche. Godeva solo di quel misterioso orgasmo della moglie finché. a quel contatto. vedeva le sue gambe divaricarsi e la seta della veste scivolarle fino all’inguine. La donna che gli dormiva accanto si trasformava. Clara apriva gli occhi ma quell’azzurro era innaturale: metallico. nessun gemito o parola consapevole lo avrebbero scosso. Clara ululava reclinando il collo all’indietro. era costretto a rispondere pulsando di passione. Faceva le fusa con gridolini convulsi e spezzati. dentro. Poteva sentirne il fruscio. Angelo non l’aveva mai desiderata così. Angelo le carezzava il viso. Estranea a se stessa e al mondo. Non un suono sarebbe uscito da quella bocca. si lasciava anche lui cadere sul letto. Questa. Un urlo sospirato svegliava Angelo. la virilità del suo corpo rispondeva feroce. Angelo restava così. Clara ansimava sollevando il petto. . – Procediamo senz’altro. non le sembra che metà dei missili stia tornando indietro? La dottoressa si era tolta il camice e si stava slacciando la gonna. Adesso è chiaro. – Ma che sta facendo? – Anche noi combattiamo. – I missili identificano tutti gli obiettivi su cui possono agire. una prigioniera appesa per i polsi. Il generale seguì la dottoressa in una stanza divisa da una larga vetrata. Mi scusi. – Ha la mimetica – disse il generale. – Senta. Dieci minuti dopo erano sul tetto a guardare le scie dei razzi in partenza.. La dottoressa indicò una sporgenza sulla coda del cilindro: – Con questa punta. Le faccio anche notare che non l’hanno ferita nel tagliare la stoffa.ViBrAtori A GrAppoLo  di Marco Migliori 6 settembre – Eccone uno. Gli altri scopriranno la parte omosessuale che è in ognuno di loro. Due scie si materializzarono quasi istantaneamente attraverso la stanza. Quanto ci vorrà per una prova sul campo? – Abbiamo già pronte le rampe di lancio. Aspettavamo solo la sua autorizzazione per l’attacco in massa. Le consiglio di togliersi l’uniforme. Un tecnico di laboratorio la interruppe: – Siamo pronti per il collaudo. – Ah. e i due missili erano posizionati e operativi. ma questa è l’unica gonna che mi è rimasta. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  255 . Un cilindro. il missile taglia la stoffa intorno all’obiettivo. con un’estremità arrotondata e due piccoli razzi dall’altra parte. – Vede? – La dottoressa indicò dei quadranti. Senta. Dall’altra parte. – Capisco. – Sì. Il generale prese dalla mano della dottoressa l’oggetto e lo esaminò. non solo loro. Secondo i nostri studi. – Benissimo. mi stava dicendo che pensa che quest’arma farà finire la guerra. Spero che funzioni. – Incredibile. – I missili stanno avendo effetto sulla vittima. L’arma è funzionante. – Anch’io. mi è venuto in mente che le amazzoni hanno dei maschi come servi. se non vuole che si rovini.. Un turbinio di stoffa tagliata all’altezza dei fianchi della prigioniera. – Capisco. Vede.. – Come fa il missile. Vengono escluse solo le persone basse. Un tecnico schiacciò un pulsante. – Dottoressa. Lo scopo del progetto non è vincere. E lei dice che quest’arma farà finire la guerra? – Ne sono sicura. girando. Bambini e nani. ma far finire la guerra. Procediamo. le amazzoni combattono perché sessualmente represse dal loro regime. signore – disse la dottoressa Belli. onde che pulsano e buttano fuori vita e stress. estrae la solita boccetta. quasi una convulsione. Eppure. Lui in piedi davanti a me. Vorrei che mi facesse sua. La apre. Ne versa il contenuto in un bicchiere e me lo porge: il liquido incolore. con un’erezione già in atto e la borsa accanto. Con le ultime forze mi giro su un fianco. Il sangue inizia a defluire e al suo posto l’eccitazione mi entra nelle vene. attendo. Si alza. ora ha deciso da dove partire. si impregna del mio sangue e mi impedisce ogni movimento. sul mio petto. due onde. ora. sempre più forte. Lui inizia a manipolare il mio corpo con quel tocco pesante e sfacciato che mi fa impazzire. Tanti piccoli tagli lungo i dolci pendii dei seni. Mi guarda. sì. mi scende in gola. Ho un brivido. un oggetto. sono roba sua. Due soli. gli angoli d’ombra. ed eruttano linfa vitale da decine di crateri secondari. una schiava. 256  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . una cavia. e raggi rossi tutt’intorno. Poi. e ancora. le fossette e le giunture. premo l’interruttore del trasmettitore olografico VR e lui scompare. traccia due solchi leggeri sulle mie cosce. poi sospiro. come farebbe uno scultore con un blocco di marmo: forse vede già in me la sua opera d’arte. Fremo.. Languisco in una pozza vermiglia. testa e spalle adagiate su morbidi cuscini. un cerchio attorno all’ombelico: la Luna. Sale sul letto. lui si limita a strusciarmi il suo sesso addosso.MAree  di Aurora Alicino 7 settembre Nudi. estrae dalla borsa un bisturi. Gemo. le lenzuola tornano candide. Stringe pollice e indice lungo i segni lasciati dalla lama. Si alza per contemplarmi. ancora onde sulle mie braccia. Onde. A poco a poco le ferite si rimarginano. Le dita esplorano le mie curve e le cavità. Roba sua. Riprendo a respirare regolarmente. grido. Li spreme.. non mi sono mai sentita così viva. Le mie mani sfiorano l’inguine. Divarica la ferita sulla pancia e soffia sulla carne viva. inodore e dal vago aroma di anice. vorrei toccarmi. Ecco. il sangue svanisce. Io supina. che governa le maree. scusa. amore… – Mi piace quando mi chiami amore. no? 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  257 . dietro. Roberta. E davanti. non vedo l’ora… – Roberta? Ma… Giorgio? – Giorgio? No. – Anche a me piace chiamarti amore quando la tua lingua mi fa venire come una pazza e ho un wurstel su per il culo… – Anche a me piace che mi chiami amore quando la mia lingua… – Oh. allora lasci i bambini dai nonni e vengo io da te? – Be’. – Mmm. Mi eccita solo sentirti parlare. – Bene. – Lo sai che non aspetto altro. ma scusi. pronto? – Ciao sporcacciona. alle sei. basta che veniamo insieme come l’altro giorno… – Oh. ho bisogno. avrò sbagliato numero. – E tuo marito? – Torna alle otto. tranquilla. tranquillo. sempre. – Meno male. aspetta: è meglio che venga io da te. me lo fai diventare durissimo. scusi. a ripensarci me lo sono massacrato di seghe. – Oh. maschione. cazzone mio. mi bagno solo con le tue parole e… – Dài. è bello pronto. e allora? Quando ci vediamo? – Alle quattro? – Alle cinque è meglio. non sei Ro… – No. – Ciaaaao! Ciao cazzone mio. abbia pazienza. bastardo… – Eh. tutte le volte che vuoi. sono io. Allora passo io.ABBIA PAZIENZA  di Maurizio Matrone 8 settembre – Sì. – Come preferisci. anch’io. non vedo l’ora di prendetelo in mano. smettila. prima ho i bambini. sì mi sono masturbata a ripensarci con quei wurstel dentro i nostri culi… – Guarda. vengo solo con la tua voce. Solo in mano? – No. occhei? – Occhei. e tu non sei Giorgio? Chi sei. no. direi di sì. non vedo l’ora… – Anch’io. – Non ce la faccio più. ci tengo al tuo cazzo… e ai tuoi wurstel. anche in bocca. lo so che ti piace. stronzo? – Ma. cazzone. – Anch’io. – Massacrato? Guarda che… – No. non ho fatto il 3476661… – No. allora? – Ti ho chiamata perché ho voglia di scoparti. POSIZIONE PI GRECO MEZZI  di Marinella Lombardi 9 settembre Lo desiderava. L’attendeva al varco. Lui aveva scelto il giorno giusto per rivederla. Un anno e 73 giorni dopo, si trovava accanto a lei. Anzi, fra le sue braccia. In un risucchio umido di baci. Lei non l’aveva dimenticato. Gli aveva aperto la porta e cercava, in quel momento, di spalancargli la patta. – Sei-uno-zero, ricordi? – esordisce lui, mentre lei si sfila la maglietta. – Sì – risponde lei. L’aveva agganciato con un numero e lui l’aveva baciata. Il 28 giugno. Poi era sparito. – Sai che giorno è, oggi? Il 9 settembre 2009. In cifre: 9-9-9 – riprende lui, mentre lei si slaccia il reggiseno. – Quindi? – incalza lei. – Un numero palindromo. La più piccola somma di numeri primi di tre cifre pandigitali – esclama lui d’un fiato. Litia solletica i bottoni della camicia di Otto e quelli schizzano via a uno a uno. Poi si arresta. – Pan… che cosa? – lo fissa. – Pandigitali. 999 = 149 + 263 + 587. Tutte le cifre da 1 a 9 – risponde lui. Lei scoppia a ridere, poggiando il capo sulla spalla di Otto. Se ride, ama i numeri ed è felice, pensa lui. La scruta, le labbra convesse e lo sguardo algebrico. I seni gli fanno il solletico, sono coni da leccare. Taglia terza: 3, come l’esponente (8 = 23). E si rilassa. Un gesto, anche i pantaloni cedono e Otto guizza nudo sotto di lei. Pelle su pelle, una danza di superfici che si fanno geodetiche nello spazio. Litia l’accarezza con la lingua e le dita, si appiglia a ogni sporgenza. Ansima, a tratti geme. Lui avverte fitte ripetute, amplificate: è un numero decimale periodico e affoga di piacere in un mare infinito di cifre. Pensa alla natura dei numeri pari, li vede sfilare uno accanto all’altro e poi urla: – Goldbaaachhh! Cara Litia,  sono alla deriva, da quando sei penetrata in me. Tu, ovunque densa, hai interpolato il mio corpo, incurvandolo. Un terremoto quando lui è schizzato su un angolo retto. Pi greco mezzi radianti. Fiero e perpendicolare. Che volo, tesoro! Ti sei fermata a mirarlo e poi l’hai integrato a te, in te, per parti. E una scossa ha provocato uno scossone. Un’eruzione vettoriale! Un calcolo si è smosso e ho urlato. La congettura di Goldbach! Ogni numero pari è somma di due numeri primi. L’ho dimostrata, ho trovato la chiave, in quel momento esplosivo! I numeri sono con noi, Litia! Per l’ipotesi di Riemann sui numeri primi c’è un premio da un milione di dollari. Domani, 11, è un giorno primo e palindromo. Giochiamo ancora alla posizione pi greco mezzi? Un bacio a 360 gradi, il tuo Otto 258  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO LA COLONNA SONORA  di Samuele Nava 10 settembre Non mi era mai successo, neppure quand’ero giovane e bello, di conoscere una ragazza e di finirci a letto la sera stessa del primo incontro. Meglio tardi che mai. Volevo darle una buona prima impressione quindi ho profuso un impegno al limite dell’infarto. Confesso che per vincere l’ansia da prestazione avevo ingurgitato un paio di pasticche stimolanti, ma molto mi ha aiutato pure la musica di sottofondo. Eravamo in casa sua e, appena messo piede in camera da letto, lei ha infilato quel CD nello stereo. Musica magica, onirica, erotica. Non trovo le parole, posso solo dire che quella ragazza sapeva come creare la giusta atmosfera. Dopo l’amore, esausto e soddisfatto, mi sono imposto di non dormire. So di russare, in questi frangenti. Lei mi ha detto: – Vabbé, siamo stanchi, ma domattina ci rifaremo alla grande. Buonanotte, tesoro. Io avevo dato fondo a tutto il repertorio: che cosa pretendeva di più, quella ninfomane? Partì un rombo di tuono: si era messa a russare. A quel punto mi sono alzato dal letto per andare a pisciare. Mi sentivo umiliato, offeso, vecchio e impotente. Anzi, no, mi sentivo un innamorato non corrisposto. Sono passato accanto allo stereo e distrattamente ho preso in mano la custodia del CD, chiedendomi chi fosse l’autore di quella musica che tanto mi aveva affascinato. Nessun nome era indicato in copertina, solo una scritta fatta con un pennarello rosso titolava il contenuto come: “musica per fare l’amore”. Titolo azzeccato. Ne sorrisi. C’erano altri due dischi lì accanto, uno titolato “musica per fare i mestieri”, l’altro “musica per leggere”. Mi parve chiaro che la vita di quella ragazza era immersa in una continua colonna sonora. Mi piaceva, mi piaceva davvero. Ero cotto. Decisi che avrei fatto di tutto per non perderla: al risveglio l’avrei sderenata! Feci pipì e poi mi avvicinai al suo volto dormiente. Era bellissima. Ancora russava e le sue labbra vibravano a ogni grugnito. Poi, non so quale ispirazione mi colse: aprii il cassetto del suo comodino. Cosa cercavo? Forse una fotografia, un libro, un diario segreto. Trovai una frusta a lingua biforcuta, un vibratore solcato da protuberanze abrasive, un coltello di quelli per squamare il pesce e una graffettatrice con l’impugnatura foderata di cuoio nero. E un CD titolato “musica per coprire le urla”. Chiamatemi fesso, ma me ne sono andato. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  259 BuCo nero  di Enrico da Violemay 11 settembre Erano passati due anni dalla prima volta che ci eravamo incrociati, a casa di Agnese. Stella era arrivata con un grosso zaino e dei pantaloni marroni, scoloriti, che insieme alle scarpe da ginnastica e ai capelli color cenere non la rendevano attraente. Agnese le dava ripetizioni di greco. Mentre ero seduto sul divano con le gambe accavallate, Stella si è seduta al mio fianco, serena e decisa, per chiedermi qualcosa di me. Ora ero seduto al tavolo di un ristorante elegante, con mezza bottiglia di vino in corpo; lei mi guardava con quegli occhi brillanti, la mano poggiata sulla mia, e sapeva tutto di me: perché io e Agnese ci eravamo lasciati; quali fossero le mie aspirazioni e i miei limiti; cosa sapevo di quella notte di sesso tra loro. La prima e unica per entrambe, non erano attratte da altre donne. Ma qualcosa di lei, una ragazzina priva di senso del peccato con uno sguardo dolce e sognante, aveva fatto scattare in Agnese la voglia di assaggiare il sapore nascosto tra le sue gambe. E Stella - come avrei capito presto - non sapeva dire di no. Ora avevo anch’io quella voglia. L’avevo sentita crescere, in quei mesi, vedendo Stella camminare verso la mia auto, dopo avere atteso che uscisse da scuola per portarla a casa. Chiesi il conto e uscimmo, in silenzio, con un accenno di sorriso sulle labbra. Prima di finire il vialetto, la girai verso di me e la baciai. Nella sua bocca sentii il sapore dello sherry che avevamo bevuto, mischiato a quello dell’adolescenza. Salimmo in auto. Nel tragitto ci baciammo ancora, e le strisciai la mano tra le gambe, nel buio, fino a infilarle le dita tra i peli folti. Era bagnata. Mi chiese di salire in casa. All’ingresso, sul pavimento di legno chiaro, mi disse di togliere le scarpe e lo fece anche lei. Entrammo in camera sua. C’erano foto di lei al mare e di saggi di danza, libri, CD e quaderni colorati, vestiti sgualciti e biancheria. Il letto era piccolo, tra l’armadio e il muro, coperto di bambole e peluche. Mi sdraiai su di lei guardandola negli occhi e ci strisciammo, pube contro pube, mentre le baciavo il collo e le strizzavo i seni morbidi. Mi slacciò la camicia e poi i pantaloni. Me li tolsi mentre mi annusava il petto. Poi chiusi gli occhi ed entrai dentro di lei. Sentii come se il suo corpo fosse centrato sul suo sesso, come se le dimensioni dei suoi fianchi fossero quelle di un grande cerchio con una fessura al centro. Il busto e gli arti erano solo un contorno inutile a quell’apertura calda. Ero stato inghiottito. 260  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO ACquA  di Juan José da Silva 12 settembre Serena si spoglia senza cura. Il maglione di lana rossa scivola per terra e mostra il seno piccolo e sodo. I pantaloni finiscono sull’appendino attaccato alla porta. Le mutandine rosa, semplici, nel cesto della biancheria. Regola l’acqua della vasca e ci butta dentro il contenuto di un sacchettino di sali da bagno: che venga una bella schiuma. Rosa selvatica, oggi. Serena guarda la vasca riempirsi e sente calore sul corpo. Il calore dell’acqua? Forse sì. O il calore del desiderio di lui? Da quanto è andato via? Serena si annusa le mani per sentire il suo profumo, per sentirlo ancora vicino. Dopo, sarà solo rosa selvatica, dopo sarà ancora solitudine fino al suo ritorno. Si guarda un attimo allo specchio, i capelli arruffati, gli occhi appiccicosi del risveglio. E poi i capezzoli piccoli e duri, irti, piccoli proiettili d’amore puntati verso il prossimo, verso il mondo. Li accarezza appena con la punta delle dita e un brivido la scuote. Ha i capezzoli così sensibili! A lui piace baciarli e quante volte lei lo ha fermato per non venire subito, per farlo durare ancora. La mano destra scende accarezzando il ventre, e poi ancora più giù, a toccare il pube. Si infila piano nella vasca. Scotta! Lentamente, un sussulto quando il sedere tocca l’acqua, e poi dentro, giù, tutta. Solo la testa fuori. I capelli lunghi, sciolti, stanno appoggiati sulla schiuma, una ragnatela nera su tela bianca. Lascia andare i pensieri e la mano torna ad accarezzare quel capezzolo, mentre l’altra accarezza il sesso, ora, due dita premono leggermente e lui risponde, accettandole. Serena sente la lingua di lui farsi strada dentro, penetrarla dolcemente, le sue labbra chiudersi a mordere leggermente il clito, a succhiarlo. Sente il sesso di lui grosso, duro, entrare lentamente dentro di lei. Sente solo calore e piacere che arrivano a soddisfarla. Serena apre la bocca e geme sottovoce quando raggiunge l’orgasmo. Sorride. Addosso ora ha solo rosa selvatica, ma dentro ha imprigionato ancora il sapore di lui, e adesso potrà riaverlo ogni volta che ne sentirà il bisogno. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  261 LA MUNGITURA  di Marco Zava 13 settembre Ora vuole solo dormire. Abbandonarsi e crollare nel buio e nel niente. Basta piacere, eccitazione, orgasmi. Ormai non li conta più, né i suoi né quelli di lei, e non riesce neppure lui a capacitarsi della sua resistenza. Ma così è troppo anche per lui. Lei è troppo. Una procace infermiera da fumetto, tale quale l’ha sognata dai dodici anni in poi, le autoreggenti bianche sotto il camice così corto che copre a malapena il taglio glabro della fica e così stretto che le tette gonfie come palloncini minacciano di far saltare i bottoni. Gli è bastato vederla per dimenticarsi delle cinghie che lo tengono a braccia e gambe aperte disteso nudo sul lettino, e degli aghi nelle vene. Lei si è chinata su di lui, le grosse mammelle appoggiate al suo petto nudo, e per lui non c’è stata più scelta. Masturbato, succhiato, cavalcato, il suo cazzo ha prodotto in entrambi un orgasmo dopo l’altro, ma ora non ha più niente da dare. Quando lei, non ancora sazia, passa la lingua fra i solchi del suo addome muscoloso, lui implorerebbe pietà, se solo riuscisse a parlare, ma non gli esce che un gemito. Il suo sesso, ancora semiduro e bagnato di sperma, è inglobato in una bocca avida e bollente. Lo sveglia l’intensità del calore e della suzione. Nessuna infermiera, anche se gli aghi nelle braccia legate ce li ha davvero. Al suo posto, un cilindro di plexiglas colmo di un gel caldo e denso gli risucchia ritmicamente il sesso. Gli sfugge un gemito, di piacere e di sconforto insieme. Succede ogni giorno da quando l’hanno portato lì. Lei arriva appena si addormenta, e abusa di lui in tutti i modi possibili. Il sensore sul prepuzio registra il farsi ritto e duro del suo cazzo, e la mungitrice entra in azione. Se il cocktail di stimolanti ormonali e psicotropi che gli sgocciola nelle vene è ben dosato, ha almeno la fortuna di appagare in sogno le sue voglie, e venire fino all’ultima goccia di sperma. Altrimenti, come ora, chiude gli occhi per non vedere i tentacoli meccanici con cui la macchina lo violenta, ma non può fare a meno di godere a sentirli scorrere sulla pelle nuda come decine di lingue e di dita, stringergli le palle in un viluppo di piacere, e insinuarsi fra le cosce a stimolare l’ano. Con una guaina avvolgente come una fica che gli risucchia il cazzo e un tentacolo fallico che gli fotte il culo, la mungitrice gli strappa gli schizzi di un ultimo orgasmo, ne scansiona il materiale genetico e avalla la sua sopravvivenza per un altro giorno nei laboratori dell’Eugenetic Biotech. 262  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO CHAMpAGne  di Edda Biasia 14 settembre È domenica pomeriggio, piove, Rosa è seduta da sola sul divano, le gocce di pioggia sono sogni infranti. Pensa a Mario. Sospira. Da anni è il suo amante, spesso assente; Rosa accetta da lui rassegnata poche briciole di attenzione. Per consolarsi si è comprata oggi una bottiglia di Champagne; ne versa un bicchiere, lo beve a piccoli sorsi, passa più volte la lingua sulle labbra, è frizzante e fresco. Sfoglia una rivista, con foto di vestiti e pubblicità varia. Sceglie dieci vestiti. Immagina siano regali di Mario. A centinaia riempiono già armadi e cassetti, come corpi senza vita. Sospira ancora. Il cielo è grigio. All’ultima pagina, Rosa chiude la rivista imbarazzata; c’è una pubblicità irriverente. Riempie di nuovo il bicchiere, osserva le bollicine, una danza. Un lampo negli occhi, la riapre: foto di maschietti belli, muscolosi, nudi, a fianco i numeri di telefono con le prestazioni: dal Kamasutra, ai massaggi erotici, giochetti vari con strumenti strani, fino a… lo faccio alla francese. Rosa ha un’idea vaga del Kamasutra e dei giochetti, ma nessuna sul farlo alla francese. Osserva affascinata le foto dei maschietti. Alcuni sono biondi con capelli corti, altri mori con chiome lunghe, o hanno la pelle come l’ebano. Beve a grandi sorsi, le bollicine sempre più effervescenti. Si alza di scatto, corre al telefono e… sceglie incuriosita il regalo per la serata! Canticchia la “Vie en rose”, accende decine di candele, brillano come stelle, si spoglia, arrossisce mentre si depila il sesso, una bocca aperta a nuove sensazioni. Scioglie i capelli, indossa un négligé nero e trasparente, i seni floridi sembrano straripare. Si stende sul divano, accarezza i capezzoli, sono turgidi come chicchi d’uva, passa la mano sul sesso, è liscio e morbido come un petalo. Guarda l’orologio, ancora pochi minuti di attesa, le fiammelle vibrano di eccitazione. Arriva, è bello come un modello, profuma di muschio, i capelli fino alle spalle, la pelle liscia come il marmo. Senza parlare lui si spoglia, il pene in erezione. Rosa vorrebbe fargli alcune domande, lui le apre le gambe, è bagnata di piacere; le bacia il sesso, lo bagna con lo champagne, il ticchettio della pioggia accompagna i movimenti veloci della lingua sul clitoride, mentre cambia ritmo e intensità. Rosa geme di piacere, stringe il pene turgido, lo lecca inebriata, le bollicine di champagne le ballano in testa… che sia perché lo stanno facendo alla francese? 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  263 MAi  di G. B. Shock 15 settembre Qui nel privé la musica non è così assordante. Monica mi precede, forse per offrirmi la vista mozzafiato di lei che si siede accavallando le gambe, coperte a malapena dal vestito cortissimo. Sa che mi fa impazzire, così come sa che mi fa impazzire il semplice gesto di raccogliersi i capelli. Lo ripete e mi sorride maliziosa. Mi tiene in pugno. A legarmi a lei è la lunga catena composta da piccoli gesti quotidiani apparentemente insignificanti, ma che eseguiti da lei acquistano quel fascino erotico che giorno dopo giorno ha contribuito a cementare la mia ossessione. Il nodo che ho alla gola e l’ormai doloroso gonfiore che mi impedisce di sedermi comodamente mi ricordano che fra un’ora al massimo i miei desideri più perversi saranno esauditi. Il cameriere ci porge i listini, ma prima che io possa dire alcunché, lei prende l’iniziativa, ordinando per tutti e due. Vista da fuori sembra una cosa insignificante. Per me è un’altra stretta al cuore, un altro brivido fra le gambe, e lei lo sa. I suoi occhi trapassano i miei. Sono io a decidere per te, dice il suo sguardo. Non so come se ne accorse. Fatto sta che una mattina, davanti alla macchinetta del caffè, mi rivolse la parola: – Ho visto come mi guardi. Prima che potessi ribattere, continuò: – So esattamente quello che pensi. Quando ti passo vicino, quando tossisco per schiarirmi la gola.. Vorresti fottermi, lo so. Ma sono io ad averti fottuto il cervello. L’erezione improvvisa che mi colse fu il segno di resa che sancì la sua completa vittoria. Sorridendo, si allontanò. Le appartenevo. Posato il bicchiere vuoto sul tavolo, si passa la lingua sulle labbra. Un’altra frecciata. Ormai sono allo stremo. Il mio cuore quasi si ferma quando sento il suo piede appoggiarsi fra le mie gambe e iniziare un lento massaggio.  Porco, dice il suo sguardo. Sei così insignificante che meriti di essere toccato solo con i piedi. Mi mordo le labbra per mantenere la concentrazione. – So che ti ho ordinato di uscire con me, stasera, e che ti ho promesso che poi avremmo scopato. – Il movimento continua. Gli occhi mi si riempiono di lacrime mentre a fatica soffoco un gemito. – Ma ho cambiato idea. Il movimento cessa. – Non potrai mai avermi. Il mio orgasmo si infrange dolorosamente contro le sue parole. – Ho pensato che è più divertente così. Non trovi? Sospirando, una sola parola mi esce dalle labbra. – Sì. 264  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO AMORE E COLLEZIONISMO di Giulio Leoni 16 settembre Molte cose eccitano la sensualità della carne nell’uomo. Prendiamo per esempio le sorpresine degli ovetti Kinder. Avete mai visto qualcosa di più seducente delle curve rotondità di Ippopotami e Puffi? Oppure qualcosa più intrigante della mascolina virilità dei Piramolli? Quei piccoli mucchietti di plastica addolcita dal tepore delle mani che li accarezzano con morbosi andirivieni e diteggi degni di una sonata di Bach, non scatenano una subita tempesta ormonale al loro primo occhieggiare, appena liberati dalla prigione degli anonimi, giallastri semigusci? Saprebbe resistere qualcuno agli ammiccamenti sornioni di una Gallina Pallidova, languidamente distesa su una chaise longue dietro lo schermo scuro dei suoi occhiali da sole? Oppure esiste davvero un duro cuore talmente arido da restare inerte davanti all’esplosiva sensualità di Gaia Lavandaia, che trabocca dalla sua tinozza come acqua incontaminata da una polla sorgiva nel giardino dell’Eden? Chi altri meglio di loro saprebbe incarnare oggi l’idealtypus, l’essenza stessa della femme fatale dei nostri tempi? E fatale nel senso di destinata, scelta per noi non dal provvidente disegno di un Dio, ma dal più benevolo articolarsi del cieco caso, ben più giusto nella sua imparziale distribuzione di bene e male. Poche cose leniscono la nostra angoscia esistenziale come un ordinato allineamento di tali figurette davanti ai nostri occhi: quella ferita sanguinosa, quella lacerazione che l’esser gettato nel mondo ha inferto alla nostra anima, strappata dal nulla sensuale di un illimitato abbandono al mondo delle Idee e trascinata nella convulsione dell’essere, sembra per un momento ricomporsi in un estatico abbandono alla contemplazione. Talvolta il senso d’eccitazione travalica anche la misura dell’umano. C’è qualcosa nello sguardo della voluttuosa Sospir d’Amhur che va oltre la carica erotica implicita nella sua aggraziata postura un po’ sghimbescia: qualcosa che ricorda arcane figure delle Mille e una notte, profumate di esotici aromi. Nuvole d’incenso e olibano si levano nella nostra fantasia, misteriose lampade s’accendono su lontani tavoli arabescati, accanto a molli cuscini e un dolce calpestio di pantofole fruscia su folti tappeti dai ricami allusivi. Tutto l’Oriente e i suoi splendori s’apparecchia nel nostro immaginario. Smisurate erezioni ne conseguono, occulte e silenziose manipolazioni, ove la natura incontra se stessa. Nel grande catalogo Kinder si squaderna il Kamasutra della modernità. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  265 AL CAnto di un ViniLe  di Davide Gasbarro 17 settembre Il disco di vinile inizia a saltellare. Ripete quelle stesse, belle note. E non c’interessa. Mario mi ha chiesto di fare compagnia alla moglie, mentre lui è fuori, per giocare ai suoi cavalli. Non volevo tradirti, fratello. Ma questa donna, questa maledizione. E non vorrei urlare, come faccio sempre dopo aver finito, per la rabbia. Il buio di questa stanza è il buio della mia mente, che gode e si pente, e non riesce a fare in altro modo. – Ti voglio, Luca, ti voglio più di ogni altra cosa. Rifacciamolo. Rifacciamolo ancora. Prima che torni, ti prego. Sei magra, bianca, debole, sei la morte. Ma il tuo fascino mi esplode in faccia, quando saltelli su di me. Sì, dirigi questa orchestra, ti prego. Ancora, ancora. Non vai in alto, ma sempre più rapida, senza respiro. Quel movimento strano è una corsa all’amplesso. Paura che sia sempre l’ultimo. – Io non ce la faccio, senza di te. Non ce la faccio. Non ce la faccio. Si ripetevano, si ripetevano, parole di piacere e dolore, mentre un altro giro era finito. In quella penombra intransigente, che sembra già giudicarmi. – AIUTAMI, AIUTAMI A SMETTERE! NON VOGLIO! Urlo a squarciagola ma non serve! Non c’è niente che mi salvi dal ritmo di quella trappola mortale, di natiche e seni che ballano al pulsare del mio sangue. Finita, l’ennesima volta è finita. Le coperte ne sono piene, del mio e del suo. – Luca, abbracciami. Non me lo chiede mai. La nostra passione non è amore. – Mio marito è lì, dietro la porta. Ci ha spiati. L’ha sempre fatto. Siamo noi i suoi cavalli. 266  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO REGALO DI NOZZE  di Laura Schirru 18 settembre Mi hai perdonata, vero? Misi una mano sulla porta, spinsi ed entrai dietro di lui. Mi guardò, stupito. Con un colpo di tacco chiusi il battente. – Cosa ci fai, qui? Sorrisi, lo presi per la cintura, cominciai a scioglierla. – Secondo te? Lui mi afferrò i polsi. – Sei diventata matta? Lo sai dove siamo? Percorsi con un dito il duro rilievo, pietra sotto raso. – Insieme e da soli – risposi. Mi allontanò le mani, ma con così poca energia che seppi di averlo in pugno. – Vattene – protestò, rauco – prima che qualcuno ci veda. Stupido, pensai. Di tutte le risposte che poteva darmi, quella era in assoluto la meno indicata per cacciarmi via. Se la sua preoccupazione era che qualcuno ci vedesse, anziché l’etica di cornificare la moglie nel ristorante dove si teneva il suo banchetto di nozze, be’… – Siamo in una toilette. E non ci metterò molto, prometto: devo solo consegnarti il mio regalo di nozze. Dici sempre che ti serbo rancore, ma indovina un po’… – Gli tirai giù la lampo dei calzoni, che scivolarono intorno alle sue caviglie con un fruscio sommesso. Per farlo mi chinai in avanti, e non avevo bisogno di guardarlo per sapere che teneva gli occhi fissi sulla scollatura a balconcino del vestito, sulla parte del mio corpo che gli era sempre piaciuta di più: rossa naturale, sono piena di lentiggini, ne ho tantissime piccole piccole che spariscono dentro i vestiti, a guidare l’occhio dell’allupato di turno. Non fece neppure il gesto di resistere, il bastardo. Mi inginocchiai e glielo presi tra le labbra, piano, esplorando con la lingua il liscio glande rotondo, come gli piaceva. Gemette sottovoce e mi mise una mano sulla testa. Poco male. Mi ero fatta fare una piega facile da sistemare, proprio in previsione di quell’evento. – Sei… una… troia… dovevo… sposare… te… Lo presi per un complimento. Me lo spinsi in bocca quanto più potei, aiutandomi con le mani, come un bambino maleducato che fagocita tutto quel che ha nel piatto. Per il resto, dovetti fare ben poco: qualche spinta, un attimo di rigidità assoluta, poi la bocca mi si riempì di quella schifosa pomata calda, densa come detersivo per piatti, mentre lui rantolava cercando di non farsi sentire. Mandai giù, poi mi rialzati sistemandomi i capelli. – Tanti auguri, Giancarlo. Uscii, lasciandolo appoggiato alla parete della toilette, completamente svuotato. Mi hai perdonata, vero? Non volevo farlo, andare a letto con lui… è successo e basta… mi hai perdonata, vero? La sposa era radiosa, quel giorno. Se l’avevo perdonata? Sorrisi. Adesso sì. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  267 METODI  di Massimo Muntoni 19 settembre Un sorso di Baileys. E labbra umide cercarono il suo collo. Era combattuta, ma non si oppose. La mano di lui le scivolò sulla schiena, giocò con i capelli impazienti. Si fermò. Occhi, dall’odore di caramello, si afferrarono, abbreviando lo spazio tra le bocche… Lei scivolò e le lingue si mischiarono. Mani audaci le strinsero le spesse natiche, divorandole. La parte razionale di Michela era disorientata; come qualche ora prima, nel pomeriggio, quando il suo capo l’aveva invitata a fermarsi per cena. Le altre colleghe facevano spesso compagnia a Samuele. Il loro capo quarantenne con gli occhi alla Jude Law, così lo descriveva Maria. E spesso faceva loro piccoli doni. Ma a lei niente. Mai un invito, mai un regalo. Forse, aveva sempre pensato, veniva trascurata perché era sposata o forse per il suo aspetto: una taglia di troppo a modellare i suoi ventotto anni, e quegli occhiali dalle lenti troppo spesse che poggiavano su un naso troppo ingombrante. Non sarebbe andata oltre la cena, si era detta. Ora, invece, lui le mordicchiava il mento, mentre mani avide liberavano angoli di pelle bianca. Lui la spinse sul letto, le sfilò le mutandine. Passò le dita sulla fessura bagnata, baciandole le cosce con avidità. La sua testa affondò nel mezzo. Michela gemette soddisfatta, lanciando a tratti piccole urla. Lingua e dita stavano scolpendo il suo piacere in modo divino. La mente di lei, colma d’estasi, rievocò l’immagine dei volti raggianti delle colleghe le mattine successive alle loro uscite con Samuele. Quel loro responsabile dalla personalità pulsante che intimoriva e invischiava. Esitò. La sua coscienza di moglie le disse di rivestirsi e andare via. Fu solo un attimo, un pensiero fugace subito disciolto nel fiume in piena che la stava travolgendo. La sua schiena s’inarcò. Tremò e riprese fiato. Poi, come richiamata dalle grida soffici, una lingua sottile si presentò alla sua bocca. I suoi seni vennero stretti e due nuove lingue crearono cerchi di saliva sui capezzoli. Tutte le dita vennero contese da bambine golose. La danza saffica la inghiottì. E dal fondo umido della sua libidine riconobbe le colleghe. Fantasie? – Sei l’ultimo tassello della mia strategia di lavoro – disse Samuele, penetrandola. – Ho bisogno di un team affiatato, Michela. E io preferisco questo metodo a tutti quegli stronzi giochi psicologici. Sei con noi? Michela scorse i volti complici, stupita. Poi si avvinghiò all’uomo e disse: – Sì! 268  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO LA CAMPANELLA di Fontina Boy  20 settembre È un giovedì di supplenza. Ho un’ora sola, un’ora inutile prima dell’intervallo. Diserto l’aula, tanto ai ragazzi cosa posso spiegare di ita nella loro ora di mate? Al bagno dei professori una scritta mi blocca, sopra il water: “Si raccomanda la massima precisione”. Tzé, pensano di parlare con Tornado Joe. Test nordeuropei hanno dimostrato che gli schizzi di piscio maschile possono raggiungere un raggio di chilometri. Io sono l’eccezione, con me il cerchio diventa punto. Faccio la mia pipì, anche senza stare attento non tocco il bordo del water. Addirittura alzo e abbasso la ciambella, come se fosse il cerchio di fuoco per i leoni del circo. Non una goccia fuori, come da manuale. Esco. Chiamo una ragazza, non focalizzo se è una mia alunna oppure no. Le voglio mostrare il cartello, quanto sono stato bravo: lei abbocca. Una volta dentro, è il finimondo: le dò una gomitata nella nuca, così l’ecchimosi non si vedrà, usando i piedi come leva pitagorica le divarico le gambe, le si aprono come valve di una cozza che sta per inabissarsi. La poveretta vorrebbe urlare, ma non ce la fa. Con il pugno chiuso, a mo’ di noce di cocco, le sferro un destro sul pube: la piego ma non la spezzo. È un balletto di morte: come si incurva in avanti, la ruoto di 360°, il braccio disarticolato all’indietro e trattenuto sul punto di spezzarsi; ma sono pura geometria e, immobilizzandola, resto sul filo senza che faccia crack. Le anche le si sollevano naturalmente in quella posizione, e il suo posteriore mi si offre spavaldo. Lì mi dico che lo scherzo deve continuare e, come un mago che estrae il coniglio dal cilindro, sguinzaglio il mio, di cilindro, e la penetro come si conviene. È vergine, là dietro, e sanguina un po’. Ma, anche quando vengo, ho calcolato tutto al millimetro: come mi si raccomanda a parole nere su bianco, ho usato la massima precisione. Quasi non ci credo io stesso, tutto è ricaduto nella pozza d’acqua del water, neanche le pareti di maiolica ho intaccato. Abbagliano ancora. Come l’attimo del prestigio, anche questa è un’epifania e la vivo con un sorriso compiaciuto e sbigottito. Fin dove mi sono spinto? Tiro la cordicella dello sciacquone, vanifico il mio miracolo, le dò un buffetto tenero sulla guancia, mi abbraccia di spavento e di commozione, le faccio finire la ricreazione. Sono stato bravo, ma penso che lo posso essere anche di più. Suona la campanella. Tornando in classe, mi dico che oggi darò il mio primo sette, via. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  269 riproviamo.I SiGnori deGLi AneLLi  21 settembre di Massimo Costa   – A proposito – fa lei frugando nella borsetta. – Ehi. a quarant’anni ancora non sai come vanno queste cose? Allora. Perché. caaaro! – No. il bitorzolo va sopra o sotto? No. in effetti lei era la persona giusta. perché tanto tu ti vergogni troppo. Anzi. e in tutte le lingue. l’oggetto avrà sicuramente una sua logica da rispettare. C’è un verso? E poi. ci sono. dimenticavo. – Venti minuti – riprova lei – ma così rimarremo a metà della prima! – Brava. per cui è anche un regalo. anche se ora sghignazza un po’ troppo apertamente. va avanti da sé. La vergogna del gadget. scusa. l’uomo fa una battuta evidentemente riduttiva sulla sua potenza e/o dotazione sessuale e la donna deve (deve. 270  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . – La tua amica che è passata al nemico? – Sì. non è che ti fermerà il sangue? è davvero una donna fantastica. – Be’. – L’unico limite – dice lei – è che ha un’autonomia di venti minuti. non insultare la mia amica. scusa. deve per forza averla superata. – questo ce lo manda Valeria. a questo bastava pensarci un attimo. aspetta.. – Ma.. – Figurati. capito?) contestarla apertamente. no? – Senti. Che poi non ha voluto nemmeno i soldi. anche le istruzioni. ora che padroneggia il recondito meccanismo della psicologia del maschio. Ok. ma se mi è simpatica da morire. io nemmeno a parlarne e così l’ho fatto comprare a lei. l’anello lo fanno solamente di questo diametro? – Cioè? – Voglio dire. – Limite? Ma se è così ci basta per venti volte! – Già. Libero la scatolina dalla carta standard da farmacia con la circospezione dovuta a un pacco proveniente da Kabul. così mi piaci. vista la sua tendenza. Non foss’altro perché si veste come un ufficiale delle Panzerdivisionen. anche se ha l’aria e la consistenza di un giocattolo da neonati. Chiuse gli occhi mentre le dita sapienti dell’uomo si insinuavano lungo il solco tra le natiche. lo considerava uno stupido e un inetto. E non aveva torto. Sorrise osservando l’uomo avanzare. Gabriel era la doppia personalità di Marco. la sua anima nera. Mosse le dita. Sei fuori della sua portata. Lui era il suo amante nascosto. coperto solo da una corta camicia da notte di seta. quasi intimorita. la sua migliore amica. – E così l’hai sposato – fu l’asciutta risposta che ricevette. La sua stretta decisa. veniva scosso da un lungo brivido di eccitazione. – Dispiacermi? Perché dovrebbe? C’erano divertimento e una punta di disprezzo. infilandole sotto le spalline sottili. non avrebbe mai il coraggio di toccarti. non era la sua anima a muoverle. – Lo disse con la tranquilla sicurezza di chi sa il fatto suo. ma non era riuscita a convincerla. – Ciao… – mormorò con un filo di voce. tormentando con la lingua i capezzoli già duri. – Sì… ti dispiace? – chiese. nella voce baritonale. – Ma tu questo lo sai. – Gabriel – gemette. Quando ne incrociò i penetranti occhi neri si umettò le labbra. anche se era la sua lingua quella che le lambiva avidamente l’ombelico. lo sapeva. andandogli incontro lentamente. quella che si manifestava nell’oscurità della camera da letto. Le nozze avevano avuto luogo quella mattina. Si chinò su di lei e le posò le labbra sul seno. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  271 . denudandola fino alla vita. neanche Elisabetta. Lui le posò le mani sulle braccia. In quel nome risiedeva il vero motivo per cui si era sposata. maldestro e incapace di soddisfare una donna. Betta aveva cercato in tutti i modi di farle cambiare idea. esprimeva possesso. socchiudendo le palpebre per il piacere che quel semplice contatto già le stava provocando. scendendo sempre più giù. – Tanto non sarai mai sua. Con calma le fece scivolare lungo le braccia. così come stabilito. Lui era realmente uno smidollato. Voleva che fosse così. affondando le dita nella carne morbida. Perché. mentre il suo corpo. Strinse i corti riccioli scuri dell’amante e la sua testa si riversò all’indietro. – Ho osservato i suoi pensieri per tutta la cerimonia. lei disprezzava Marco. l’alterego perverso che dominava le sue notti. il segreto che nessuno conosceva. anche se erano le mani di Marco quelle che stavano seguendo la linea sinuosa dei suoi glutei in una maliziosa carezza. Sì. un roco gemito di piacere le sfuggì dalle labbra. quasi rapace.L’ALTRO  di Roberta Giacomini 22 settembre Nessuno era a conoscenza del motivo per cui l’aveva sposato. 272  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . spaccata in due dal sole. Metri cubi d’aria impregnata d’umori. corrono e si ritrovano sul mio corpo con le tue. La stanza è sfatta. prendendomi ancora e ancora. i suoi seni di luna sporca che dondolano. Indossa di nuovo il suo striminzito abito pink e le sue scarpette tacco 16. da animale ferito. – Auguri. cosi simile a un fico svuotato. sento quasi solo lei fra le mie gambe. il tuo. ancor tiepido d’estate che sguscia fuori. Lei si riveste. Ha la stessa consistenza della polpa d’un babaco maturo e nel nostro pallore si scompone in un’unica impronta di cioccolata sfusa. prezioso come questa notte. Chiude la porta oltre la notte. Tu sei il mio principe. nuda. di profumo artificiale. umida di tutte le sue piogge brasiliane. cercandosi. Un gemito di carne e ancora lei che mi accarezza. ha metri di pelle da stendere e il suo culo sembra terra soda. appiccicoso. Sfinita. lenta come le lancette d’un orologio esaurito. dell’ultima cenerentola di Berlino. dolceamaro. Quel succhiare che si spande fra le labbra del mio sesso in un’esplosione che fa male. Il suo corpo è fatto di sale integrale. lei si volta e traballando lascia la stanza. deodorante: il mio. Tutto il resto vale zero. spezzandosi fra lenzuola umide. dolce di fiele. Un groviglio di arti tesi. il suo pube macchiato di fango e il mio di te. sazia. Ultimi accenni d’un bacio. frutto maturo. restano solo i lampi bianchi degli occhi e un odore di gomma riscaldata. oltre la strada. E la tua mano mi tira i capelli come quella d’un contadino mentre falcia il grano. Mani leggere che scorrono. Mi eccitano i suoi capelli densi e così il suo muoversi. sudore. calze di seta. la sua bocca riprende i miei contorni. i miei capezzoli sono calamite protese verso le stelle nello spasmo delle tue dita eppure sento lei. capelli e dita. al peperoncino. è bella. di cristallo. nelle tue. ora. Ancora mi costringi fra le tue cosce tese mentre lei mi è addosso come una lumaca. L’ultimo orgasmo di questa notte in frantumi: mi penetri ovunque.BERLINO UNDERGROUND  di Fiorenza Fill 23 settembre Fragile d’ombra. a tratti. Le sue labbra lisce e tumide come la mia vulva e il tuo sesso appeso. il suo. amore – ripeti di nuovo. affettati dalle lame di luce che dalle serrande cadono. luminoso. Le sue mani laccate si allungano sulle banconote da 100 che tu le hai lasciato sul comodino e mentre mi sussurri nell’orecchio “auguri amore” appoggiando il tuo sesso di nuovo turgido fra le mie natiche. ora. Di lei. Batte l’orologio mezzanotte. Come lei mi cerca ti sento mentre mi dilati. dillo. pervertito. Dio bono.. abbassò le sopracciglia sul confine degli occhi per salvare lo sguardo dal sole. con la pomata per i capelli. tonico. mariti.m. dillo. Adamo. secco e muscoloso. figlio. scuro. vengo. mi ha beccato proprio mentre mi facevo portare in giro per la stanza alla cavallina. girò il capo.” (per inciso milletrecentododici abitanti).l. pederasta. ha borbottato: – Un pederasta. Forse è la volta che gli prende un infarto. Mi ha sbattuto fuori come un bastardino a metà luglio. Sergio e il serpente. Non sarà il giardino dell’Eden. Per i trentasette anni che è sopravvissuto. Forse è la volta buona che capisce che suo figlio è un dannato culattone. non ha mai più pronunciato il mio nome: (Er) Nesto Antinori. mi ha preso mentre giravo avvinghiato alla schiena di Sergio. contronatura. – Dio bono. sudati e abbronzati e secchi e muscolosi e sciupati e sporchi. se periferia si può definire quello che sta al di là del cartello “Scoppello – 612 metri s. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  273 .. nel duemilaenove. aggrappato al suo petto. mi inginocchio di fronte a lui. padre. Dietro a una porta che nessuno spalancherà all’improvviso mi faccio portare in giro per la camera alla cavallina. mi deposita a terra. dieci anni meno di me. Non dovrò più sentire mia madre interrompermi ogni volta che decido di dirglielo. aggrappato a Sergio. ogni volta che è passato davanti a quella casa. con i capezzoli caldi che mi forano i palmi delle mani. lui fingendosi Adamo. non dovrò più sentire commenti sudici su ogni gonna che incrocia l’auto quando andiamo al supermercato il sabato mattina. io. ma era pur sempre casa mia. la pomata per i capelli. vibrazione. – Cristo. anche quando né io né Sergio vivevamo più lì. che fai? Mi ha beccato.Tuo FiGLio EVA  di Filippo Suessli 24 settembre Adamo si girò verso Eva. fingendo di essere Eva. ebollizione. il bel muratore. lavoratori. non dovrò fare più finta di ridere. tenendoglielo in mano. Cacciato. dillo. Nesto. Eva e il serpente. Cristo. lui che si è sbattuto tutte le clienti. Ora vivo con Giulio. ma che è? – Mio padre è entrato in camera e mi ha scoperto. cattolici. – Dio bono.. non dovrò più fare finta di guardarle con i suoi stessi occhi. Cristo. Ernesto Antinori. quegli occhi da porco. forse è la volta che la smette di assillarmi con il suo essere uomini. con il suo pettinino per i baffi. – Dio bono. A mio padre sarebbe parso un vero muratore. Ebbene sì. Ossessione. Glielo afferrò e lo stringo sussurrando con tutta la violenza che ho in corpo: – Dillo. Sergio ha un monolocale in periferia. Poi.. ragazzo mio. Lei si è seduta così. Reagì come se l’avessi offeso. Mi slacciai i pantaloni e serrai la mano sull’uccello. dottore? – Stai tranquillo. Continua. ma sono un po’ agitato. sopra – mimò in maniera goffa il modo in cui i fantini salgono a cavallo – senza nemmeno un preliminare. dottore. dopo cinque minuti eravamo nudi in camera da letto. Ho sentito lo stomaco contrarsi. gemendo di piacere. Siamo saliti e abbiamo bevuto due birre seduti sul divano. Il ragazzo evitò di guardarmi. comportati come se non fosse successo nulla. Molti pensano sia una malattia. Mi ripeti con calma quello che è accaduto? Il ragazzo mi guardò con un mezzo sorriso. Mi masturbai con violenza. Chiusi la porta a chiave. mi ha riempito di merda! – Scattò in piedi. – Dottore. 274  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Mi ha rassicurato che i suoi erano via per un paio di giorni. lavandomi tre volte. mi sono voltato a guardarla. spalmandoselo addosso. Lo incoraggiai: – Non ti vergognare. L’ho sentita venire. Ascoltare i pazienti fa parte del mio lavoro. – Stavamo facendo l’amore e mi ha detto che le sarebbe piaciuto da dietro. Ho fatto appena in tempo ad aprire la tazza del water prima di vomitare.UnA queStione di GuSti  di Fabio Giannelli 25 settembre – Lei cosa ne pensa. – Si fermò. non mi sono fermato a pensare. io… – Il termine esatto è coprofagia. ma non è così. facendo cadere la sedia. È semplicemente una questione di gusti sessuali. – Quando ho realizzato ciò che stava facendo sono fuggito in bagno. vedrai che si sistemerà tutto. Mi sono gettato nella doccia. tappandomi la bocca. Per fortuna la scrivania aveva nascosto la mia esplosiva erezione. desiderando la ragazza. Non sai cosa ti perdi. – Due respiri profondi. e ha cominciato subito. – Eravamo a casa sua. Santo Dio. è sicuro? – Te lo ripeto: stai tranquillo. Dottore. – Mi perdoni. Dammi il numero di telefono della tua ragazza. Mentre aprivo la porta. Sapessi quante ne ho sentite in vent’anni di carriera. tremanti. Coprofagia. – Una questione di gusti? Dottore. – Non è la mia ragazza! – Le parlerò. Ho avuto spasmi a vuoto per non so quanto tempo. Basterà qualche seduta. Capisce? – Perfettamente. Nel frattempo. per favore. Ero tutto eccitato. ci godeva! Si rotolava in quello schifo. Per farla breve. era tremendo. ma l’odore non se ne andava. – Stai tranquillo. passandosi una mano tra i capelli. Per resistere dovette volare da lui. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  275 . immaginando di lambire con le labbra il seme del suo segreto amore e l’opera. Stringersi al suo petto. senza ascoltare oltre. segno che aveva apprezzato. Si era limitato a rispondere. ma quando vedeva Gabriella sorridere vogliosa sotto di sé. ma vorrei solo domandarle… Lui aveva alzato lo sguardo. Ma più il ricordo correva. E tuttavia. pur di non tornarsene a casa! D’improvviso un colpo alla porta. so che oggi non riceve. respirando il suo odore. avrebbe desiderato sdraiarsi abbracciato a quel tenero corpo di ragazzo. paga. che lo attendeva disteso con una mano ad accarezzarsi il ventre e l’altra tesa a frugare ogni angolo del suo amato. c’era un unico pensiero che Giorgio non riusciva ad accantonare quando faceva sesso con Lei: il pensiero di lui… Non riusciva a comprendere se si sentisse più in colpa o più incazzato. questo dovrebbe accelerare i tempi. aiuta a non pensarci troppo. Giorgio poteva quasi avvertirla su di sé. reclamando pietà. Non riusciva più a rimanere dentro quella gelida cavità infernale. – Buonanotte. un passo avanti o due e poi una voce dimessa: – Mi scusi. Ora la bacio sul collo e salgo a titillarle il lobo con la lingua. Giorgio era sopra di lei con il corpo. Un gemito di lei gliene diede conferma. L’unica maniera di rendere meno gravoso quel supplizio era chiudere gli occhi e seguire il protocollo. Da quel momento le loro vite si erano intrecciate in modo carnale e indissolubile. nella sua stanza. Subito Gabriella gli afferrò i capelli sopra la nuca. si compì. finalmente. allora. mentre spasimava in una solitaria corsa all’orgasmo. Spinse con forza dentro Gabriella. Si sentiva di nuovo uomo. Nient’altro. Lui poté accasciarsi sul materasso umido. più l’amplesso con Gabriella perdeva d’intensità. professore. Fare le cose meccanicamente. Cosa avrebbe fatto. Sua moglie si divincolò. così bello e pulsante di vita. malgrado tutto. Giorgio era chino a correggere una risma di compiti. amore – rantolò Gabriella. gli saliva il sangue alla testa. Con Marco si era riscoperto innamorato. Giorgio avvertì il suo fisico recalcitrare. Si erano incontrati la prima volta all’università. A Giorgio uscì solo una lacrima.IL PROTOCOLLO  di Luciano Dell’Aglio 26 settembre – Guardami! – ansimò Gabriella per la quarta volta. tutto solo. Invece di star lì a soddisfare lei. rapito: – Entra e chiudi la porta. Aveva ritrovato qualcosa di perduto. Meglio stringerle i capezzoli… le piace provare un lieve dolore prima di arrivare. e fu come se un’energia lo pervadesse. si sa. pur di coglierla nel sonno. 276  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Il controllore le sollevò la gonna leggera. il treno poco affollato. poi la penetrò con decisione. gentilmente. Suo marito la guardava soddisfatto e sorpreso. Sentiva sulla pelle la stoffa ruvida delle loro uniformi. Un’altra mano la stava frugando tra le cosce. rientrando dal turno di notte. – Questa volta ti è proprio piaciuto. non si era neanche sfilato. Si ritrovò a cavalcarlo suo malgrado. alzò i braccioli divisori. le sfilò le mutandine. Accanto a lui c’erano altri due uomini in divisa. I tre uomini ansimavano e grugnivano mentre lei nulla poteva se non subire passivamente. le suggerì di mettersi comoda: il viaggio era lungo. Si era abbassato i pantaloni e ostentava una poderosa erezione. Il treno correva veloce assecondando i loro movimenti con ritmiche oscillazioni. Lui la serrò a sé e. Stranamente non provò dolore.IN TRENO  di Gloria Gerecht 27 settembre Il treno viaggiava veloce. Tirò le tendine. la squadrò a lungo. vero? – le chiese con malcelato orgoglio. ma non ne vedeva i volti. Poi. pervasiva sodomizzazione. dopo averle restituito il biglietto. si sfilò i sandali e si sdraiò addormentandosi quasi subito. Fu risvegliata da una mano sulla bocca. Qualcuno da dietro le allargò le natiche. sollevatala. Era adesso in balia di due stupratori quando il terzo la afferrò per i capelli sollevandole la testa: anche la sua bocca fu violata senza che lei riuscisse a opporsi. Su di lei torreggiava il controllore. si rovesciò sul sedile opposto. avrebbe provveduto lui a non farla disturbare. Lei accettò grata. Poi andò a togliersi la divisa che. appagata. L’ondata di piacere la colse improvvisa e irrefrenabile. sentì lo sputo sullo sfintere e una immediata. erano loro che la tenevano ferma. solo i genitali scoperti e minacciosi nel loro turgore. Era sola nello scompartimento e vagamente insonnolita. Aprì gli occhi. Ogni suo orifizio era occupato in attività quasi sincrone. Entrò il controllore che. liberandola in un orgasmo che si prolungò in lunghi fremiti fino a lasciarla senza forze. Il dottore passa la mano sul letto. Si avvicina repentino. arrivando a baciare zone su cui non è stata ancora piantata una bandiera. e che lo rivedrà presto. solleva le lenzuola. d’un tratto. avanti e indietro. Ama aspettarlo così quando torna dal lavoro: la pelle fragrante. Sempre più forte finché lei non perde quasi i sensi nel parossismo delle contrazioni. sale subito sul letto. Stringe la mano dell’infermiera finché questa non si divincola indolenzita. divarica leggermente le labbra e attende che la sua lingua la travolga. mentre dal basso compare un pallido bastone. gli ormoni che escono dalla fessura tra le sue gambe come api da un alveare. ma dopo un attimo Nadia la vede fissarsi le mani vuote. guarda sotto al letto. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  277 . – Si calmi! Il dottore la fissa assorto in mezzo alle gambe. È svanito. Il dolore e la puzza dei medicinali le stanno dando alla testa: ha i muscoli della gola contratti ma non sente la sua voce. il bimbo sta uscendo. pallido in volto. Un’altra infermiera va per afferrarlo. le succhia i nervi sotto i capezzoli facendola ululare. Apre le gambe e lo sente avvicinarsi. la bocca calda. E non ci sono più confini. è rimasto fuori solo un piede. Luca non si fa la doccia. prima piano. dai peli pubici. Nadia è nuda sotto un lenzuolo rosso. perché lui le passa attraverso. Intorno a lei alcune persone si muovono sullo sfondo di muri bianchi e verdi. Qualcosa di grosso si agita dentro di lei. Suo marito è morto da mesi ma continua a rincasare alla stessa ora.NAdiA  di Matteo Carriero 28 settembre Nadia vede la mano dell’infermiera stretta nella sua. È svanito. Nonostante questo Nadia è tranquilla. La sua schiena sta sparendo a poco a poco. Ma non c’è niente da fare. dall’ombelico. Sa che il piccolo è fra le braccia di papà. Poi. mentre vede il pene del marito entrare come un coltello dall’alto. Si scosta con tutte le sue forze per riuscire a guardare e vede il piccolo immerso per metà nel lettino. D’un tratto la morsa del dolore si allenta. inebetita. penetrando ovunque. Luca comincia a fare l’amore con lei come una volta. aprendole pian piano l’utero per venire alla luce. Nadia ritrova il respiro: vede la testa del marito uscirle dal grembo. e Nadia sente la pressione delle sue dita sulle guance. Quando scende seguendo le sue curve. poi sempre più forte. Fino in fondo all’utero. Le ha detto che il bambino non sopravviverà. poi si tuffa in mezzo ai suoi peli ricciuti e da lì la sua bocca penetra nel pelo e nella pelle. le sue piccole labbra si schiudono solleticate. Che vadano a farsi fottere loro e la loro presunta supremazia tecnologica. celto. Un giorno. per clienti dai gusti particolari. magari. i compatrioti americani. Vorrei sorridere della faccenda. aveva ribadito il muso giallo. la carenza di materie prime e i finanziamenti all’industria cibernetica. Complende l’inglese. felice d’aver risparmiato ben duemila crediti sul prezzo di catalogo. Thomas Otum. aveva pure imboccato il vialetto. posizioni ardite. Vieni a farti scopare. E per la lingua? Io non parlo il mandarino. avanti e indietro. e il ronzio dei relè pervade ancora la stanza. prodigio della scienza moderna. Solo il mio nome. insomma è davvero una tuttofare? Celto. Dio mio. imperturbabile persevera nel suo meccanico atto. se la mia bocca non fosse già colma della tecnologia cinese. con i compatrioti. giochi perversi. Pare proprio che ci sia andato pure io. E la maledetta è ancora dietro di me. probabilmente. Sangue e fluidi ricoprono l’acciaio splendente. Non credo di poter resistere ancora. e fa tutto quello che dice qui. avevo pensato mentre stappavo via la confezione e lanciavo tra i rifiuti le lunghe appendici in lattice assemblabili. Riderei di gusto. l’andoloide ha glande – sorte beffarda. se le attilano cose stlane. Se ne sarebbe andata. Tre interminabili ore legato qui. vibrazione inserita… Me l’ero portata diritto a casa. le avevo urlato. Spero non scrivano nulla sulla mia lapide. Torna qui. puttanella. con i loro standard produttivi. Ingovernabile. di quell’essere robotico a comando vocale predisposto al soddisfacimento sessuale. Si fidi. Soffocherò. miliardi di impulsi inerziali in struttura silicica. Hmm. è anche meglio dei modelli amelicani. per la gioia dei sudici vicini guardoni. avanti e indietro. signole. nella brochure? Sesso sfrenato a richiesta. falà quel che desidela. se non l’avessi chiamata dalla soglia. lei può comandale dilettamente in inglese. factotum! Due giorni. avrei forse potuto intuire qualcosa – vocabolalio in memolia. Che si fottano.FACtotuM  di Maria Sole 29 settembre Quei dannati cinesi me lo avevano giurato. supino. cambio dimensione. Non ero riuscito a comunicare con lei. avanti e indietro. Con tanti giocattolini incolpolati. signole. sarebbe andata via. vagabondava nuda per casa. 278  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . le mani sulla nuca. Un cazzo. Signole. emissione di lubrificante. Richiusi la porta blindata alle mie spalle.. lucidalabbra nero petrolio. poi lascia le luci accese. non nera. Autentica stecca. troppo spessa. zona oscura tra l’abat-jour e la poltrona. guanti opera neri sopra il gomito. – Non è la sua pistola. Parlando al vuoto dell’appartamento. – Nel senso di imperatrice cosmica dell’S&M? Tacchi alti. – Hai barato. – Che risate. lupocattivo. – annuii. – Mi mordicchiò un lobo. E alla magnifica poltrona da barbiere tutta cuoio rosso e cromature... – Le labbra corsero lungo la mia gola. Mi fermai dov’ero. in quel black wet dream. calze a rete. La piegai bocconi sulla spalliera del divano. – La password... Varcai la soglia. – Le affondai la lingua nel sesso. manetta serrata al polso destro. maschera borchiata di cuoio nero. Cinghietto affibbiato dietro la nuca. Mi strinsi nelle spalle.. – Feci risalire le mani lungo le sue cosce... – Si tolse la maschera con un gesto secco.. Corrugai la fronte. Tirai fuori la mano di tasca. la Beretta FS da 9mm Parabellum. A proposito di Mark. Puntai dritto sulla scrivania roll-top di legno d’acero e al portatile. – Non abbastanza ombre. – Del computer di Mark. Le sistemai tra i denti il ballgag diametro cinque centimetri. Whirr-click. Le legai le caviglie ai verticali del poggiapiedi. – Gli occhi verdi dietro la maschera lampeggiarono. – Non riprovarci. – Che password? – Fai il furbo? . dietro la spalliera. Whirr-click.. – Non avevi detto niente della pistola finta. – Tutto questo lo dissi a voce alta. Estrassi il primo tratto di fune di nylon: – Contavo che lo dicessi.. Le serrai i polsi dietro la schiena. – Si materializzò dall’alone purpureo. Altrimenti. Abat-jour art-deco: troppo grossa.. – . – Ha funzionato lo stesso. nella stanza di soggiorno.. no? Si incollò a me. – Prima fa il no-global del cazzo. – Fermo dove sei. – è una replica. no prob. Altieri 30 settembre – E bravo Mark. fino alla carne calda oltre le calze.pASSWord  di Alan D... Cercò di tirarmi un calcio. quella? – E allora? – E allora. Ruotai la poltrona con lei sopra. – Tu saresti? – Biancaneve. – La password è. La trascinai sulla poltrona da barbiere. Prolunga elettrica disponibile. – Severamente punito. E bravo Mark. gambe bene aperte. fino a sfiorare umori caldi.La Beretta si alzò minacciosa. Dovrai essere punito. Nichelata.. polso sinistro. Unica nota cromatica fuori luogo. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  279 . – Oops. troppo rossa. – infilai la mano nella tasca destra. mini-abito di spandex nero incollato su un fenomenale lavoro ai siliconi calibro 6. Quell’alone purpureo. – Ma difatti. Non fece nemmeno in tempo a tentare di scappare. – Tirò il grilletto: click! Sogghignai. – . là dentro. Ma questo lo sai. dei suoi occhi. pensi smarrita. Sa che abitiamo vicini? L’ho vista dalla finestra di fronte l’altro ieri. I suoi occhi sorridono da soli. Tu torni a respirare. io sono qui. Ti aspetto. La sua mano che sfiora la tua e ti porge il barattolo dallo scaffale troppo alto. piacere mio. 280  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Accendi la luce e rileggi il biglietto. devo andare. non voltarti! Dodici tredici quattordici. Carrelli. Alla finestra. finalmente libera. tu borbotti un sì e ti alzi. veloce come il tamburo nel tuo petto. Senza voce. Vengo. Ho visto che sbirciavi. ancora. dentro. nei fotogrammi delle sue mani. Sono di riposo ogni giovedì pomeriggio. Fremi e tremi al pensiero di quella mano che ti scivola lenta lungo i jeans. una due tre volte. come soli nello spazio profondo. Che ne dice di un caffè? No grazie. anche quando scompaiono oltre l’angolo dei detersivi. mio marito… Lui è nel parcheggio. mani. Quella mano che un giorno ha stretto la tua. Ti aspetto… Ventinove trenta trentuno. mentre lo scirocco si allontana piano e l’aria è come nuova. Eri nuda. Ci guardano. ti prego. Spingi il carrello di corsa. mentre l’altra t’infila il foglio nella tasca dei jeans. Ansima su di te. A quella mano che ti circonda il polso. Sette otto nove. Chiudi gli occhi e conti in silenzio i sussulti. Oltre le palpebre chiuse vedi il neon del supermercato. Ti ho vista ieri sera dietro la tenda della tua finestra. volti. Nudo. − Silvia.ForSe doMAni  di Luigi Brasili 1 ottobre Il respiro di Marco. Il mio interno è il 9. Venti ventuno ventidue. scusami. leggera. vero? Come la sera prima. e ci sarò stasera. dentro la tasca. Senza respiro. non vieni a dormire? Un brivido alla voce di Marco. Stelle luminose a scaldarti l’anima. E lo vedi. scosti la tenda. ancora un po’… La tua mente scorre lungo giorni e settimane. delle sue labbra. Ecco. − Ti è piaciuto? − ti chiede. La sua mano. ci siamo quasi. Forse domani. mio marito è nel parcheggio… Be’ sarà per la prossima volta. i tuoi occhi falene inchiodate nella sua luce. Dentro. Marco si solleva con un ultimo grugnito e sprofonda come un sacco sul letto. Scirocco. Devo andare. La porta del bagno è una barriera corallina intorno all’isola lussureggiante oltre la finestra. una frustata di ghiaccio e di fuoco. aria liquida che t’inonda e ti affoga. Stefano. Getti il foglio nel water. Anch’io ero nudo. Scorre fino all’altro ieri. Una due tre volte. no. La voce ti giunge lontana. A lungo. lo senti. È dentro di te. ma non avvertì nulla. Più veloce.Notti  di Nunzia C. e probabilmente anche la sua risposta affermativa. quando si stava ormai chiedendo quando quella dolce tortura sarebbe finita. per assaporarlo lentamente. si sarebbe soltanto fatta del male. seguite rapide dalla bocca che. Forse perché. Per un istante. all’improvviso. e il suo respiro s’era mozzato. li aveva circondati e aveva iniziato a succhiarli lentamente. La luce della luna piena filtrava dalle finestre. come fosse un cibo squisito che non voleva far terminare troppo presto. sempre più forte. ardente. Ti voglio – le aveva ripetuto con voce roca. non poté fare a meno di chiedersi se ci fosse stato realmente. Aveva forse bevuto? Chissà. 2 ottobre Erano anni che lo desiderava. E allora non sentì più nulla. ti prego! avrebbe voluto urlargli. le sue labbra erano tornate su.ma come diavolo faceva a conoscerli? . – Ti amo. Lasciò che la mano cercasse il suo corpo accanto a sé. la guardava con occhi languidi e le diceva quelle parole che aveva sempre sognato di sentirsi dire. specchiandosi sui bicchieri di vino rosso. Adesso invece era lì. troppo lentamente. causandole piccoli brividi lungo la schiena.poi ancora più giù. troppi. ma in modo così dannatamente sensuale da farla morire di piacere.e chi l’avrebbe mai detto che quel vestito sarebbe stato così utile? .che le procuravano più piacere. sentirne il tocco su di sé. solo quella sensazione di completezza. ma si accorse che non riusciva a fare altro che ansimare. Erano appena tornati da una festa e lui aveva voluto riaccompagnarla a casa. Pian piano le sue mani erano scese ad abbassarle le spalline esili dell’abito . e quel corpo. sopra di lei. le sue dita le accarezzavano l’interno delle cosce e la solleticavano nei punti . per effetto dell’alcol. sul collo. dentro di lei. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  281 . i bicchieri sporchi e abbandonati le uniche prove. sfiorando l’ombelico e scivolando oltre. Poi. Quando riaprì gli occhi. Non c’era nessuno. la voce libera di uscire. se avesse continuato. disegnando ombre e luci sulla pelle. sui corpi. avvicinandosi. e ancora più giù. entrò in lei. era già mattina. sui capezzoli già turgidi. ancora e ancora. Ti voglio. – Ti amo. Non le importava. il suo corpo. Così tanti che aveva smesso da un pezzo di contare le volte in cui avrebbe voluto fare all’amore con lui. forte. Gridò il suo nome. tanti. – Vuoi salire da me? La domanda le era nata per caso. appagamento e godimento che aveva sempre sognato di provare. pensò. davanti a lei. di sicuro. un’impronta infantile che in lei è rimasta intatta e la fa spasimare di farle del male per poi curarla. affatto. probabilmente non lo è affatto. Forse a eccitarla è proprio il fatto di sentirsi più esperta. di morderla. se le piacerà quando Lisa le bloccherà i polsi sopra il capo o se ne sarà spaventata. se resta così com’è.VERENA  di Shinu 3 ottobre Non è sicura che lesbica sia il modo giusto di porla. quello che ti fa pensare “la amo così tanto che se lo volesse con lei potrei arrivare a farlo”. quali paradisi. è simpatica”. un’opportunità sprecata. Ha un’aria troppo pulita e timida. il corpo eternamente cristallizzato in una goffa adolescenza. Anzi. ma Lisa è stranamente certa che per Verena non sia così. Non è possibile che ogni volta che torna dal lavoro debba correre a chiudersi in bagno come una ragazzina. Si chiede se abbia mai provato a farsi scivolare una mano tra le gambe. perché la sua collega preferita ha un’aria ingenua e sperduta che le infonde fuoco liquido nelle vene. Lisa arde dal desiderio di stringerla a sé fino a lasciarle i segni. quale odore. Ma ogni volta che vede Verena le verrebbe voglia di mangiarsela in un boccone. mille perle di piacere e dolore che nessuno assaporerà mai da un viso tanto trasparente. di trattarla rudemente. seguite da quelle sulla clitoride. Un fiore non colto. che non attira più di un’occhiata rapida e il pietoso commento “be’. Come sarà il suo primo orgasmo. le morbide braccia bianche. ma anche di rassicurarla con un abbraccio e di guidarla quando arriverà al proprio limite e Verena sembrerà smarrirsi. A questo pensiero viene. E immagina che cosa possa voler dire leccarla. se le sue dita abbiano mai sfiorato il taglio netto della vulva scoprendo cosa cela. mentre le due dita che si era sepolta dentro si placano. stroncandola sul nascere. Ma intanto il suo desiderio resta. dominante. gli occhi nascosti da una montatura fuori moda e trovarsi a fantasticare su come sarebbe bello spezzare quell’innocenza. Retaggi puberali che per lei sono ormai una prassi. 282  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . se sarà quella la chiave per far emergere la parte più trasgressiva e disinibita che deve aver murato dentro di sé ormai da anni. C’è qualcosa nel suo aspetto che la commuove. unito alla tristezza di sapere che una ragazza d’oro come lei non avrà mai un partner degno di questo nome. Non è sicura che BDSM sia il modo giusto di porla. È piuttosto osservare il suo corpo rotondetto. e non è il tipo di sentimento che nasce dall’amicizia molto profonda. quale suono stupito emetterà. Quale sapore avrà. Grazia inventò lettere e ghirigori. Si erano fatte mortali. suggendo la pelle come se fosse stata nettare divino. Lisa prese fra le braccia quella donna troppo brava e la cullò. – Non è vero! – Oh. l’espressione ardente di curiosità e offesa. – Anch’io sono presuntuosa. non avrei materiale su cui scrivere. – Perché devi dilaniarti di domande? – Se non mi facessi tante domande. Grazia le leccò via quei giochi. – Non voglio apparire come una sciocca presuntuosa. macchiandosi la lingua di blu. Lisa rialzò lo sguardo con una risatina.. non sono certo alla tua altezza! E poi. accoccolata sul divano accanto a Grazia. – sussurrò Grazia.. – Io non sarò mai in grado di creare universi e persone come fai tu. Le sillabe fluirono lentamente fra gemiti interrotti. sì invece. Quando terminò lo spazio. – Tu scrivi e non me l’hai detto! – Ti prego. Quando terminò l’inchiostro. mentre Grazia le copriva la schiena di scritte. È un dono o una maledizione? – Un dono – sussurrò Lisa baciandole le mani con devozione. Ora e per sempre. Grazia le strusciava il naso contro i fianchi e il ventre. – Detta – le ordinò. Molto presuntuosa. E Lisa ubbidì. di cuori nuovi da imparare. Lisa tentò di negare. E se non scrivessi non ti avrei mai incontrata. la punta della penna prese ad accarezzarle i seni. perché le Muse non erano più dee e non erano più vergini.L’AMore e Le MuSe  di Alice di Mattia 4 ottobre – Adoro il tuo modo di scrivere! – esclamò Lisa. sorridendo dolcemente. E quando infine rimasero senza energie. – Perché voglio spogliarti l’anima. – Cosa ti piace di me? – domandò Grazia con improvvisa angoscia.. e pure dittatoriale. riscrivendole l’anima. – Con una mano tracciò qualcosa di vago nell’aria.. sorde alle preghiere.. L’arte aveva bisogno di sacrifici. Le labbra di Grazia planarono sulla sua futura Musa nel punto in cui il collo si congiunge con le spalle. Quando terminò le frasi. – La donna o la scrittrice? – E tu ami in me la donna o la lettrice? – Sfiorò con un dito le ginocchia di Grazia. – Perché? – mugolò lei in un’ultima difesa disperata. folle sognatrice. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  283 . – Un dono meraviglioso. quasi introvabili.. Lisa si arrese subito e si lasciò spogliare respirando in fretta. ma la scrittrice dai capelli rossi inchiodò gli occhi nei suoi. – Tutto ciò che tocco si muta in parole. – Lisa chinò il capo. Fece appena in tempo a finire di sfilarle i pantaloni che Grazia si sporse verso il tavolino e afferrò una stilografica. – Anche tu scrivi? – chiese Grazia sorpresa. È così vero che ti ordino di raccontarmi ciò che scrivi. ma lei insisteva: – Promettimelo! Finì la parola e un ululato di piacere rimbombò come un tuono fra le pareti di legno. la donna cannone aveva tentato di strappargli la promessa: – Giurami che riavrò lo spettacolo e sarò per sempre tua! Il direttore non rispondeva.LO SCAMBIO  di Silvia Lisi 5 ottobre Nella piccola roulotte. la donna cannone lo aveva sorpreso più volte a spiarla. gli mancava poco. urlando. gli si buttò addosso. Gli occhi gli brillarono. La roulotte traballò. l’uomo con cui era scappata lasciando nella merda il circo. dopo poche suppliche. le sputò in faccia il suo “no”. fece esplodere il quarto bottone. scaraventò l’uomo giù dalla branda e con rabbia. mentre il direttore le faceva una scenata. lasciando intravedere l’enorme seno. lasciando spuntare a compressione le tette enormi. quella sera stessa. sulla poltrona che cigolava a ogni suo movimento. che in ogni spettacolo. mentre si svestiva e rivestiva. Dopo un mese di sesso folle. prese a sbottonarsi suadente i primi bottoni della camicetta attillata. 284  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . con un movimento deciso delle spalle. La donna cannone scagliò il colpo di grazia: si alzo e. Cosa gli stava proponendo la donna cannone? Uno scambio? La pressione sanguigna salì vertiginosamente. Mentre lui faceva su e giù. La donna cannone divenne una furia. il direttore incazzato continuava a blaterarle contro maledizioni. Ci vollero tutti i domatori di elefanti e il domatore di leoni per levargliela di dosso. il direttore guardò ancora una volta l’incavo fra i seni e. volteggiando in alto. ma nessuno la vide più. e a masturbarsi dietro le tende del suo camerino. Il direttore ammutolì. La donna cannone scomparve. Sola e disoccupata aveva raggiunto di nuovo la compagnia e. l’aveva abbandonata. la donna cannone ascoltava in religioso silenzio le termiti che sgranocchiavano la poltrona di vimini su cui era seduta. completamente nuda. Gustandosi l’orgasmo. Ora quella vista ravvicinata gli procurava intense fitte di piacere. l’uomo afferrò un mazzo di fogli e prese a sventolarsi rapido per far scemare l’improvvisa calura. La cercarono lungo il perimetro del circo. Lui adorava quelle poppe prosperose. in città. Centoventi chili di ciccia feroce che con le mani schiaffeggiavano l’uomo e con le tette enormi cercavano di soffocarlo. Fece un balzo in avanti. avevano sfidato tutte le leggi della fisica gravitazionale. La cicciona sciagurata rivoleva il suo posto e. con un sorriso compiaciuto e amaro. su una brandina che sembrava dover collassare da un momento all’altro. quella notte. Urlano incuriosite nel vedere la ramazza equina sfoderata. come fosse il tubo di un potente aspirapolvere da strofinare negli angoli di casa. niente di più. Mi lascio amputare il corno afrodisiaco. mutandine di pizzo rosso che sbordano sul ventre gonfio di birra. i cacciatori mi soffocano lentamente. nei campi dove si alternano stagioni a stagioni sempre uguali. La verga dei liocorni risponde immediata agli stimoli olfattivi. me ne sto tra le piante di mais. Con il lazzo. Vuoi darti da fare? La ragazza inizia a frignare.PERCHÈ NESSUNO L’HA SISTEMATA PRIMA DI ME  di Roberto Lisi 6 ottobre I corvi odiano essere scoperti mentre si baciano. Le immagino dire: “Il cavallino ha raggiunto la vergine!” e poggiando la testa sul grembo del cesso. Non tira più vento! – Tesoro. indossano pantaloni dalle cerniere sbrindellate. È intimorita dai cacciatori che. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  285 . come al solito. teme che gli farò provare molto dolore. per tradizione. succhiando del gelato al limone. In molti dalla città si sono avvicinati per assistere alla cattura di un unicorno. mi sono consumato da piccolo montando un oggetto trovato negli orti (un piumone per il 50% acrilico e per il 50% di lana merino). Sento odore di foglie marce. Si siede sopra una fresa. La ragazza che deve fare da esca è un cesso. Gli uomini della città sono sessualmente impotenti e gli unicorni vengono sterminati senza pietà. si riapproprieranno della libido. non potrò godere del loro gesto perché sarò morto. degli ultimi pollini di Silene. e quando arriveranno con la mannaia al pisello. Eccitato. Tradiscono appena la mia presenza. Sarà l’ultimo amplesso della mia vita. e ascolto gli umani. – E se la ragazza non fosse vergine? – Se continua così non usciranno mai allo scoperto. – Come mai non escono ancora? Vedrai che qui ci sono solo unicorni froci e me li sbatto tutti! – spettegola un cacciatore. I contadini mi hanno teso una trappola perché. e magliette alla marinara decisamente troppo corte. Poi una cerva. Si levano sopra le piante di mais. muovi la gonnella. Il sesso con una vergine significa morte e rinascita. Io non sono un essere puro. mi lascio finalmente andare all’orgasmo. scappano via. e finalmente. mangiando pezzi del mio corpo. il suono del vento. l’odore di una vergine. e viene accompagnata dai cacciatori al centro di una corte. Oggi li trovo nell’orto mentre si masturbano con i sacchetti di plastica e. odore di muffa. un contadino. Alcune donne fissano la scena dall’alto di una collina. l’intensità del desiderio maschile. fa scorrere il cursore della cerniera sulla schiena inarcata. lui sguscia dentro prima che le molle la richiudano silenziosamente. alla nuca velata. Lei spalanca la porta blindata della suite. Lui finge di osservare le perle esposte oltre il vetro blindato. Ambra e gelsomino si diffondono nell’aria. La vede. raccoglie la biancheria di Gennaro sparsa sui marmi policromi. al di fuori. l’abbraccia. ma il volo per l’Italia è prossimo a partire. lo spietato biancore degli spiazzi assolati. racchiude in una manciata serica l’abbeya sottile. da lungo represso. nel suo portamento da regina. sale sulla pedana mobile diretta all’uscita tra cascatelle d’acqua scrosciante. lascia cadere a terra il tessuto morbido che si dissolve in una nuvola nera. Carmela stiva in valigia saponi e sali sottratti al bagno sontuoso. lancia in avanti il passo e fa volteggiare i lembi dell’abbeya che plasma forme appena dissimulate. vela completamente il viso con il lembo nero. le maniche arabescate con i colori del pavone s’irradiano dai polsi al seno morbido. Gli occhi bistrati affiorano dal khimar ripiegato sulla testa in una voluta sontuosa. libera le spalle erette. sottile confine tra salinità tiepida e vapore torrido. s’inoltra nella vasta galleria sfavillante di luci. L’ombra dei vertiginosi grattacieli di vetro nero. camicia e mutandoni volano attraverso la stanza. lei esce dalla penombra satura di essenze esotiche. Il meriggio è rovente. l’impeto selvaggio della natura spietata. Si tuffano sui taxi che si materializzano all’uscita. a Dubai.DuBAi. poi l’accelerazione sul lungomare deserto. L’amore ha il tatto di un pube liscio. sente il sudore scorrere sui fianchi stretti dalla dishdasha candida. tormenta la sebkha di grani d’avorio con dita impacciate. lancia un’occhiata allo specchio che lo sovrasta. scruta all’intorno facendo ondeggiare le nappine della khefia. Lei si avvicina al grande letto circolare. uno dopo l’altro. yA HABiBi  di Alessandro Falco 7 ottobre I commessi indiani si inchinano cerimoniosi. Curve e controcurve. Lui s’accosta. verso l’ardito profilo dell’albergo teso come una vela in planata sulle acque della baia. il seno ansante. Altera. Fende la folla. all’interno. di recente rasato. la segue. il sandalo inciampa incerto sul primo gradino dello scalone di vetro. lo sfarzo di un ambiente disegnato con sapienza. muschio e sandalo vi si mescolano quando i bottoni della veste sono slacciati. L’atmosfera rovente dell’esterno e l’ansia montante mozzano il respiro a entrambi. 286  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Eh! Amore. e trova divertenti le mie espressioni mentre cerco di allungarmi la vita. ma se non fosse per lei che mi stringe dolorosamente sarei morto. con l’aria che sa di cordite e le orecchie che fanno male. con l’uccello dritto e Mel che me lo lavora di bocca alla grande. – Allora? – Yuri entra finalmente nella stanza. Poi dopo tre Cuba Libre quell’espressione che ha cancellato tutto e nient’altro a parte la sua pelle mentre scopiamo in macchina. un lavoro da impiegato precario e una vita banale. Mel fa di nuovo quella cosa e finalmente mi scarico urlando tutto il dolore. è un attimo. la rabbia e l’eccitazione. – VODKA LISCIA – urlo con tutto il fiato che ho in gola. Ecco la situazione. Cerco disperatamente di fermarmi. La luce si spegne e l’aria si riempie di tuoni e lampi.. Comunque è andata così: Yuri ha fregato dei mafiosi russi che ora lo vogliono morto. Fa una pausa e con una mano mi accarezza i testicoli. Mel fa quella cosa con la lingua e le budella mi si attorcigliano e prendono fuoco. Zorro (il ciccione) ride perché mi ha detto che appena vengo mi fa saltare la testa. Tranne me. Non suonerebbe male. Eh! Amore.VodKA LiSCiA  8 ottobre di Christian Bencivenni   Ok. Che stronzata. Mi viene da piangere. sennò erano cazzi. se non fosse per le mani legate dietro la schiena da una fascetta di plastica. L’ho saputo dopo. Sorrido a Mel seduta in un angolo. nonostante tutto mi piace rivedere quell’espressione. ma per usare la parola d’ordine Yuri doveva esserci. Una serata a Rimini con gli amici. Mel invece no. poi mi sorride con quella sua espressione stronza e ricomincia a leccarmelo. E vissero tutti felici e contenti. Lei mi sorride. Yegor sogghigna e se ne va portandosi via i suoi e i cadaveri. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  287 . la pistola puntata alla testa e il ciccione albanese che ho di fronte che non smette di ridere. Non ho capito se è sadica o se ha pietà di me. Quindi ha ordinato a sua moglie di trovare qualcuno che gli somigli (io) e mandarlo a un appuntamento suicida al posto suo. Sono in ginocchio sul pavimento di una macelleria. Nel buio. Dopo. Certo. Yuri e Zorro si guardano e scoppiano a ridere come matti. Due mesi e una vita fa. Che ci crediate o no. ancora non lo sapevo che faceva la puttana ed era sposata con un albanese di nome Yuri che oltre a farla prostituire trafficava in droga e aveva un conto in sospeso con dei russi.. è la prima cosa di lei che ricordo. Ho impiegato sette ore a convincerlo che non ero Yuri e che potevo farglielo trovare. così si tiene i soldi dei russi. A dire il vero una volta mi ha anche detto che mi amava. nudo come un verme. Mi dice: – Sali. – Vittoria sono io. Alla mezza viene a riprendermi. Vittoria. Poi mi ha detto: – Non leccare. hai sedici anni. Adesso vado a dormire. Ma forse sono troppo stupida. Era salato. Lui è gentile. È bello quando ride. Anche se mi faceva un po’ schifo. quello che fa lui. ormai. È anche gentile. Ale viene con la macchina. Fa bene Ale.IO MI CHIAMO VITTORIA  9 ottobre di Piera Cherubini   Ale è buono e mi aiuta. E lui non vuole una moglie stupida. io. Ieri mi ha detto che sono carina. ridono tutti quando parlo. Si vede che sono proprio cattiva. Faccio la prima media. Forse perché sono un po’ vecchia? Ale è anche bello. Anche Ale ride. ma lui si è ancora arrabbiato. belle tette e ormai sei una donna. Poi lui spingeva e io quasi soffocavo. Si chiama servizio civile. lui. Però quest’anno la scuola è difficile. Io ho dura la testa. se non mi sposa. Così ho succhiato forte. Mi ha detto: – Fai finta che sia un gelato. Però lui non mi guarda. – Ha detto che ho delle belle tette. E lui me le ha toccate e ha detto che sono dure. Ho sedici anni. Come un ghiacciolo. Io ho succhiato forte. Il pomeriggio mi porta all’Associazione. Anche Ale rideva. Faccio ridere. Poi ha tirato giù i pantaloni. Io sono grande. Io oggi ho fatto la festa all’Associazione. Poi mi porta a scuola. Ho chiesto: – Quanti anni avrò domani? – Tutti ridevano e mi dicevano: – Auguri! – Anche io ridevo. Sono tutti belli quelli del servizio civile. A nessuno la dico. ma io non mi sono mossa. ma succhia. che ti sposo. ma non mi piaceva. Per farmi perdonare. A me non mi pare tanto. – Così mi ha detto Ale. – È una promessa. Perché sono brutta. Un po’ tanto schifo. la mattina. Io sono proprio cattiva. – Forse scherzava. Sì. un segreto – come ha detto lui. Poi mi ha detto: – Fammi vedere le tette. Io mi vorrei sposare con Ale. E io sono cattiva e stupida. Ale è gentile e io vorrei sposarmi con lui. Quelle sono dure solo davanti. 288  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . – Io ho leccato. Io volevo spostare la testa. Però sono simpatica. Ma Ale è il più bello di tutti. Ale se mi tocca le tette forse mi vuole bene. ma non tradisco una promessa. Ale è mio amico. Ma Ale mi ha detto: – Stai ferma così. Oggi mi ha detto: – Vittoria. oggi. Gli ho detto: – Posso smettere per un po’? – Ma Ale s’è arrabbiato. mica le tette. – Però il ghiacciolo è freddo e invece lui era caldo. Allora ieri gli ho detto se mi vuole toccare le tette. Non la dico però alla mamma questa cosa. Poi volevo sputare. Io da sola non so fare nulla. Poi ho sentito un po’ di schifo caldo. Ale mi accompagna a scuola. – Appunto! Come si comporta una donna con te? Luca sentì nuovamente il desiderio invaderlo. E non ci riesco. – Avete litigato ancora? – Stavolta non è neanche arrivato in fondo. Piano. Le si avvicinò e le carezzò dolcemente la testa. Sei zuppa. permettendo così a Luca di cogliere il respiro affannato di Selvaggia. arrivava alla sua femminilità. – Tranquilla – le sorrise Luca. fino alla scapola. Lei lo fissò stordita. ma il pensiero di lei nuda lo scuoteva. la camicetta abbottonata male. – Allora vuol dire che io sono negata! Sono mesi che proviamo! E io… A volte nemmeno mi bagno! Luca le lanciò una tuta per poi voltarsi verso la finestra. sorellina? È lui che è un idiota – sussurrò Luca prima di alzarsi e sparire. sorridendo. sovrastandola. – Per favore – lo implorò. ma non accennò a rompere il contatto. Selvaggia sentì il viso infuocarsi e rabbrividì ancora. – Afferrò un asciugamano e glielo passò sulla testa. lo sai – disse amaro. – È andata così male? – iniziò incerto. Luca si afferrò la radice del naso rilasciando un tormentato sospiro. – È uno stronzo. come tutte le cose. Il silenzio si diffuse nella stanza. sfiorandola con decisione. posandovi un impercettibile caldo bacio. Sospirò. Se solo avesse saputo! – Il sesso si impara. Si è acceso una sigaretta e mi ha cacciata – bisbigliò lei umiliata. – Lo amo. cercando di scrutarne il viso stravolto. È colpa mia. – Non riesco – si lamentò lei. – Non sono la persona adatta a consigliarti. Luca. le labbra gonfie. – Selvaggia – mormorò. e lo vide chiudere gli occhi dolente mentre quel dito impunito. lo sai. – Non so di che parli. il viso arrossato. lui la spinse contro il letto. La sentì rabbrividire. Lo stomaco gli si strinse in una morsa. e lì sostituì il dito con le labbra. – Scusami – mormorò lei affranta. stringendolo più forte. – Smettila. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  289 . Cercò di concentrarsi sulla pioggia.Non Ci rieSCo  di Debora Magini 10 ottobre Stava ancora tentando di avere la meglio su quell’assurdo esercizio di ingegneria quando un piccolo uragano irruppe nella stanzetta gettandoglisi fra le braccia. scivolando oltre le mutandine. le fece vagare un dito intorno al collo. – Cosa posso fare? – riprese lei. Sono un uomo. – Vedi. rotto solo dallo scrosciare del temporale. conscia della fame che dimostravano i suoi occhi. – Non posso spiegarti come eccitarti – sussurrò mentre la mano scendeva a carezzarle piano la nuca. Si mosse inquieta sotto il suo sguardo. lasciandola sola ed eccitata. Le sottili corde della fantasia si tendono. tu sei lì. lambisci la sua lingua. perché la tua fantasia è troppo vivida e tu troppo eccitata. ti accarezza. Quella scintilla di dolore e quella nuvola di piacere ti fanno risvegliare dal tuo sogno. ma per lui sei tutto. avvertendo un dolore fisico mentre sei strappata dal tuo sogno. si deformano e rimodellano attorno a voi: le sue mani ti accarezzano il viso. All’improvviso ti viene da piangere. in preda a una febbre incontrollabile. ti bacia. Bassi 11 ottobre Non sai niente di lui. Ti senti attirata come una falena alla luce. cominci a ricamare di fantasia. assapori il frutto proibito della vostra eccitazione. Non deve accadere. le cosce. vi spogliate e lui accarezza parti di te che si accendono e ardono al suo tocco. Ti chiudi la porta alle spalle e vi appoggi contro la schiena. Ora che non hai più ostacoli. ritirandoti nel privè. dove tu non sei l’anonima cameriera di un anonimo bar di città. tra le sue braccia. vuoi di più. lo vuoi completamente. Ti muovi lentamente. No. Non accade che i sogni si avverino e. e non ti basta. Magari per il mondo tu rimani anonima. nemmeno il suo nome.IL prezzo dei tuoi SoGni  di Laila L. Non resisti e con una scusa bofonchiata frettolosamente fuggi via dal bancone. Apri gli occhi di scatto. Non hanno importanza le parole e solo gli ansiti accompagnano i vostri corpi danzanti. nella realtà premi la schiena contro la porta chiusa e ti dai piacere con una mano. È stata la tua mano a portarti al piacere. È tuo. Chiudi gli occhi e ripensi a lui. È questo che pretendi dai sogni. Ci vuole poco. Impazienti. 290  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . e lui non ha occhi che per te. non è stato lui. come se un qualsiasi gesto brusco potesse spezzare il tuo sogno di cristallo. e mentre raggiungi l’orgasmo ti mordi il labbro. i fianchi. Perché il prezzo dei tuoi sogni è solo quello: lui non sa che esisti e tu ti rifugi in un mondo fittizio. ti culli nel nebuloso mondo dell’immaginazione. non prima che tu riesca a raggiungere l’apice del piacere. Un inebriante calore si diffonde per tutto il tuo corpo e inizi a sentire la testa pesante. sulle sue ginocchia. mentre doni a lui l’accesso al tuo corpo dove più gli piace. senti la vergogna del tuo gesto. recuperando il fiato. mentre cavalchi la fantasia e vinci il tuo lieto fine. Non è difficile e il tuo corpo comincia a rispondere al desiderio. Così. Assapori le sue labbra. le guance arroventate. ma se non ti puoi beare della sua attenzione. Scorro le immagini mentre un formicolio si insinua tra le mie dita. sono presenti quasi tutti i pianeti. finché l’acqua non è arrossata del suo sangue. Stringo con forza uno dei seni. Ed è quello che mi aspetto anche oggi. che si illumina brevemente mentre digito un codice di riconoscimento. Mi avvicino con un guizzo. e la trascino giù. La donna entra in silenzio e languidamente lascia cadere il velo che la riveste. Trattiene il respiro mentre il seno s’inturgidisce e si alza a contatto con l’acqua fredda. Una femmina umana. percorrendole il corpo avidamente. La voglia di toccare quei corpi sale. Mi prendo il tempo che occorre per scegliere la merce. mentre varco la soglia e attraverso il salone. dirigendomi alla console di prenotazione. e il calore si diffonde rapido dentro di me. ma solo lì posso trovare il meglio. Mi affretto a terminare l’ordine e mi lascio guidare fino alla stanza che ho scelto. ma l’odore del suo sesso riempie l’acqua. maschi e qualche raro ermafrodita. Adesso ho tutta la notte per godere del settimo senso. mentre con la mano libera la penetro. pregustando il piacere. Le sue grida mi inebriano e mentre scalcia per staccarsi stringo ancora più forte. e ancora. forme morbide. Ogni articolo è corredato da foto e didascalie. Mi spoglio lentamente. La adagio nell’acqua. avvinghiando il mio corpo a quello di lei. Le esamino. e mi abbasso a leccarle l’ombelico.IL GiArdino dei Sette SenSi  di Leonia Rossi 12 ottobre Il Giardino dei sette sensi è la casa di piacere più esclusiva del pianeta. Corti capelli biondi. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  291 . Costosa. Razze diverse. Il sapore ferrigno del sangue mi riempie la bocca. Non ha sapore. Mi muovo dentro di lei con esperienza e la vedo rovesciare la testa all’indietro. è vero. Non riesco più a trattenermi e mordo. Mi prendo tempo per il pasto. e mi immergo nella piscina al centro della stanza. impaziente di sentire il contatto della sua pelle. trascinandola sotto e mordendo ancora. Femmine. scivolando flessuosa nell’acqua. acuendo il mio desiderio. appoggiato sul mio ventre. e vengo con un sussulto. lasciando scivolare gli abiti a terra. lasciando che l’eccitazione si risvegli. Lei solleva le braccia per afferrarsi alle mie spalle e con una leggera spinta sale ad avvolgermi le gambe attorno ai fianchi. eccitandomi. per colmare la distanza che ci separa. Posso sentire il calore che emana dal suo sesso. mentre sospira di piacere. Mi immagino succhiare quei capezzoli rosa e decido che deve essere mia. 292  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . – Toni lecca le vene rigonfie. stringendo una mano esanime. ma lei ricade su se stessa. bambina? – Ora se la sbatte con violenza vicina al parossismo. che senza di lei non vive. Va avanti da ore. – Intanto la scopa adagio. con qualche spinta vigorosa si assesta dentro di lei. Poi mai più. Trasale quando la fronte di Petra batte il suolo con un tonfo sordo. Con la canna tra i denti: Petra. tirati su. È così eccitato che le morde la guancia. lasciando segni troppo netti. Toni si guarda attorno in cerca di un modo per riprenderla.. Non si placa da ore. Toni la guarda e si commuove. – Ti bevo. Toni singhiozza e ride. e vede la Beretta sul mobile. di solito. ma poi si bagnava di più. ma gli torna duro.. – Oh porc... – Scivola sul pavimento mentre le allarga le gambe col ginocchio. si era strappato i capelli sul balcone fissando stralunato la strada. Si avvicina strisciando. il corpo sembra squassarsi. – L’agguanta ai fianchi per metterla carponi. – È tutto come prima. L’ultimo pensiero prima di raggiungerla. – Lo sapevo. Toni le ficca la lingua in bocca e succhia la saliva che le cola giù per il mento. Seni pesanti e un culo da perderci la testa.. Lui quasi viene nel sentirla tanto docile. amore mio. Quella sera Petra aveva riso di lui. Petra rovescia la testa offrendogli la gola. Petra tentava una protesta. tremante di malata speranza. Toni insiste a vuoto.. – Dillo che ti piace! Petra tace e acconsente. faccia premuta sul marmo gelido. Oltre le suppliche.ASPETTA  di Maria Teresa Casella 13 ottobre – Aspetta. che la copriva di regali. – Sfrega la faccia sui suoi seni. – Aspetta! – bisbiglia trasognato. La infilza tra le natiche. Petra non andava: poliziotto batte in credibilità cameriera polacca dieci a zero. Toni si puntella. amore mio. Come quando Petra diceva sono solo tua con il morbido accento slavo. Che diventava una bestia se lei parlava con un altro. Toni si svuotava con un grugnito. – Ti prendo. non ti lascio. A questo punto.. Ma Petra se n’è andata.. Ora non si placa. – geme. – Dai. Una sera che Petra tardava. Solo di Toni. Allora ci crolla sopra. Cerca di raddrizzarla e si sganascia perché di nuovo il corpo rovina scomposto. di solito. E a quel punto. cede a un orgasmo disperato. a ritmo con il respiro alcolico. Toni ce l’ha persa davvero. – Quanto sei bella. Recupera baldanza. – Aspetta. Che tracannava vino ignorando le sue suppliche mentre la pestava a sangue. Toni si sfila e la rigira prona. Sotto di lui. e nemmeno se ne accorge. – Lo senti quant’è grosso. Si blocca un attimo e mi guarda. Mi sfiora la fede e sorride. Scuoto la testa e inizio ad allentarmi il nodo della cravatta. – È che mi hai preso da subito. All’improvviso mi è venuta voglia di frutta secca. Le afferro i capelli e la guido in basso. Lenta. La minigonna verde militare copre a stento due chiappe che potrebbero spaccare una noce dando solo una lieve stretta. lei e il suo gigantesco paio di tette. Potrei soffocarci. Si toglie la maglietta e la getta per terra.ALMENO FINO A STASERA  di Paolo Azzarello 14 ottobre La tipa alla cassa mi lancia un’occhiata maliziosa e si sporge un po’ di più sul bancone. È più forte di me – confessa. Le sue mani si mescolano alla mia pelle e la sua lingua è una piuma umida sul collo. qua dentro – mi dice. è un gran bel vedere. dove la invito a darsi da fare. ogni gemito è un inarcarsi di schiena e un dischiudersi di cosce. Un po’ di rossetto le si è sciolto agli angoli della bocca. Ha un paio di tette niente male. Quindi siamo soli. Faccio appena in tempo ad abbassarmi i calzoni che mi è addosso. Ma morire mi sembra la cosa più stupida da fare. a essere sinceri. Mi scaraventa sul bancone e mi monta. indugia sulle mie dita un secondo di troppo. Felina. anche se non me ne frega un cazzo. dopo aver chiuso a chiave e abbassato le tendine. Rispondo al sorriso e le strizzo l’occhio. vero? Penso alla Smith & Wesson che mi ha appena venduto e non riesco a trattenere una risata. Poi è la gonna a scivolare ai suoi piedi. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  293 . questo. Con uno sguardo da troia che già solletica le mie parti basse. È bagnata come un lago sotto il diluvio. Gran maiala. – Mi eccitano gli uomini sposati. – Lo sono – dico. Deve venire da fuori: non l’ho mai vista prima. avanza verso di me. Batte l’articolo mordicchiandosi il labbro inferiore e quando allunga la mano per recuperare la carta di credito. sfarfallando le ciglia e tormentandosi la scollatura con unghie laccate di viola. Strette in quella maglietta mimetica sembrano sul punto di straripare da un momento all’altro. in un fruscio seducente. Io. Ogni sua parola è un gemito. Almeno fino a stasera. Sento la pressione del suo seno sul torace. – Non sono sempre così – si schermisce. lì dentro. in questo momento. E il venerdì mattina non è che la gente faccia a botte per entrare. La osservo mentre gira attorno al bancone e si dirige sculettando verso la porta. – Fa un caldo. E. mentre la commessa. penso. – E tu lo sei. e morirei felice. – Capisco – dico. Invio una mano in avanscoperta sotto le mutandine. vicino a un espositore. È un negozio piccolo. È il tipo che ti tromba in ascensore e ti sussurra parole sconcie nei corridoi dell’ufficio. ma c’è qualcosa comunque. perdonami. – Scusami. è uscita. e l’altra ancora. L’ho incontrato di nuovo. nella bocca.Le nuMeroSe AniMe di EroS  di Nicoletta Stecconi 15 ottobre Sofia. Se mai dovessi cercare un amante per vendetta. Ha preso a scendere. Lancio ancora i dadi e attendo la prossima mossa di Eros. Ha giocato sul mio corpo e io ho goduto di quella piacevole sensazione di pienezza che mi lascia. mani sulle natiche e qualche vuota parola porca. perché lui non ha dovuto scavarmi dentro per trovare l’anima oscura e rubarmi il sonno. ogni volta. il mio uomo. ma quello che ne viene. sarebbe lui. Mi ha accarezzato le braccia: – è l’odore della tua pelle che. Mi ha baciato gli angoli di un sorriso: – Non sono del tuo stesso sesso. – Vero. non vuole che io parli. è Matteo che sedurrei. E rideva. dopo. Ho optato per la seconda. l’ha preso in bocca succhiandolo golosamente. non è il posto giusto. Il mio capezzolo era lì. Gioca. – A me non è mai successo che si innamorassero di me. mordendogli il collo. Le ho portato la mano alla scollatura. Lui. Una bottiglia di vino e poi abbiamo parlato e giocato. Se dovessi scegliere di avere un amante. una mano sulla bocca. nell’anima. uscendo dal vestito e rientrando dal fondo di una bottiglia vuota. e ricambierei il piacere. scendendo lentamente sul suo corpo con la lingua. nel sesso. si sa.. In vino veritas. né il momento. l’altra. l’amore che mi ruba l’anima.. recupererei il sonno dormendogli addosso e mi giocherei l’anima. Se mai dovessi cercare un’emozione vergine mi farei succhiare i capezzoli dalle sue labbra di donna. – Lo so. Pensavo di avere un orgasmo lì per lì. Uno sguardo e lui mi segue. Mi ha spogliato: – Non è il fatto di scopare un altro. Ma gioca con il fuoco. dispettosamente in attesa. Matteo. e ho dimenticato me stessa. – Non ho paura e non c’è nulla da perdonare al piacere. Allora o lo prendevo a schiaffi o me lo scopavo lì per lì. Intanto mi scavava dentro con gli occhi. E io silenziosa rivelo sempre più il mio modo. mi abbraccia da dietro. Eppure non sa. per l’eternità. chiedendomi: – Cosa sarò domani? 294  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . – Perderci il sonno? – Esatto. in silenzio mi prende. Se mai dovessi incontrare lui. lasciandomi con un seno scoperto e il corpo ansimante. Il mio uomo. Una sveltina in ascensore. è geloso dell’idea dell’amore che mi ruba l’anima. il cuore impazzava. E chissà quante altre cose imparerei. le donne non scindono il sesso dall’amore. per stanare la mia anima oscura. si gira dall’altra parte sorridendo semi-incosciente. E chi se lo sarebbe mai aspettato? Lei così pudica che dopo cinque minuti di avances ti ribalta come un calzino. stai pensando a chi conoscerai durante il giorno e a chi trasmetterai la tua voglia di scoprire il corpo altrui. carnagione chiara. donna che muta giorno dopo giorno in un turbinio costante. Ti metterebbe a posto la giornata con uno sforzo davvero minimo. è qui che scatta il meccanismo e mi stacco dalla realtà. come sarebbe vivere in un porno? Ti svegli la mattina intontito e la prima cosa che pensi è che non ti ricordi affatto cos’è successo la sera prima. scende e te lo prende in bocca. Donna che desideri incessantemente. Dalla notte si materializza una Polaroid che ti riprende sopra la tipa che hai di fianco. Ah. Donna che usi. Una donna seminuda giace accanto a te. Immagini tutte le tue colleghe nude che sfilano per farsi giudicare e consigliare. Ti guardi attorno e scopri che non sei solo. mentre il tuo migliore amico ti incita. per farti un pompino. La seconda cosa che pensi è che vorresti che oltre agli occhi schiudesse anche le labbra. avendo lui già provato. Socchiude gli occhi e in quel momento capisci che anche lei non ricorda cosa sia accaduto. ben consapevole. Si gira. sii sincero!”. donna che getti. Allora riaffiorano brandelli di sogni e ti scopri davanti a una finestra su un letto non tuo che tenti invano di inculare un amico di vecchia data. E invece no. meticolosamente impegnato in una penetrazione bianca e volta. come sarebbe vivere in un porno? Un oblio costante e rassicurante enfatizzato da una routine pallida e deludente. come sarebbe vivere in un porno? E chi l’ha detto che sarebbe poi così male? 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  295 . Carnagione scura. “Bene così?”.VIVERE IN UN PORNO  di Luca Merendi 16 ottobre Ah. ma tu sei già oltre. “Dài su. “Come mi muovo?”. Il problema è che non ti si drizza ed ecco di nuovo che dal sogno sterzi brusco alla realtà. che la cosa non ti dispiacerebbe. ti bacia. donna che seduci e prendi. Ah. mentre incredulo tocchi quel corpo tangibile. 296  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Sai che così dovrebbe essere. Le labbra che hai bramato per anni si sfamano finalmente della tua pelle. Non sai se stai sognando. Così. dividendosi in due. lui è morto e non tornerà. – Puoi toccarmi. in questo bacio umido che ti toglie il fiato. le dita sottili si artigliano ai tuoi fianchi e gocce di sudore scendono lente lungo la schiena mentre un grido di pura lussuria si libra nell’aria. discende pigramente in una carezza erotica verso il petto nudo. Una parte di te vuole vederlo andar via.. ma non puoi lasciarlo andare. disegnano la mascella decisa. e tu chiudi gli occhi inconsapevolmente. che non vuole separarsi da questa creatura onirica. nel silenzio della notte rotto solo da mormorii sommessi e ansiti lievi. per poi insinuarsi oltre le lenzuola che ti coprono appena. Stai perdendo il senno. e se questo ti porterà via la ragione non importa.. che non sei tu l’artefice di questa pazzia. se è la tua fantasia ad avere preso il sopravvento o un desiderio latente che hai tenuto nascosto per troppo tempo. Ed eccola la perfezione.. sai che non è reale. Nessuno ti ha preparato a una simile e dolorosa assenza. – Non era questo che volevi? Quel suono echeggia nella tua memoria come un urlo improvviso e una mano ti si posa sul collo. la mente si annebbia e qualsiasi dolore svanisce. Tuttavia non ha alcun valore. ti abbandoni a lui. intrappolano il mento fino a stringerlo fra i denti e poi.CreAturA OniriCA  di Giusy De Marco 17 ottobre La sua presenza aleggia palpabile nell’oscurità della stanza. La bocca famelica ti divora. Ma c’è qualcos’altro. – bisbigli con voce tremula. cancellare questo momento insieme a quei fugaci istanti in cui senti la sua voce sussurrarti all’orecchio. ormai. non sarai mai pronto a questo. fino a quando dita gelide ti scivolano sulla guancia. legati l’uno all’altro per l’eternità. Percepisci quel profumo familiare e il suo respiro sempre più vicino... fosse anche illusorio e ingannevole. raggiungendo l’ombelico.. vuoi goderti fino in fondo il tocco osceno delle sue mani e le sue gambe forti avvinte al tuo bacino. senza di lui non sapresti comunque cosa fartene. perché sono sintomo del baratro che ti sta avvolgendo. eppure non credevi che la follia potesse assumere contorni così nitidi e reali. poi risalgono chiudendosi sulla tua bocca. Il tuo animo si frantuma. quando il tuo essere si fonde totalmente col suo. sepolto nel tuo cuore. Il suo sapore è dolce e voluttuoso. adesso. l’avverti da tempo. – Mordimi ancora! – E si piega. gemente sotto un nudo velluto di petali. costante. le sorrido come sempre. svanisse. lento come il miele.. – Sì! Dai! – La sua bocca sparge la tortura sul mio collo. Sorrido se ne ho la forza. Ma continua a leccarlo.sussurrandolo. e geme. sull’orlo spoglio della coscienza. mi sbatte fra la plastica e il ferro. e io. Sempre più in fondo. giocandoci come se fosse mio. È il plenilunio a giocare davvero con il suo corpo. Io. L’eco dei nostri desiderii ci strattona di spasimi. Io sto venendo. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  297 . Vederla brillare. Lei mi bacia il collo. – Vieni vieni vieni. il gorgoglìo ansante del fiume scorrerci accanto. rilucendo flessuosa di bianco. lei viene . Il sangue le basta solo a tingersi di rosa . denso. È un’iniezione e mi porta all’orgasmo prima che alla morte.. nascosto. È un fiore bellissimo. Fa freddo. Freno a mano. pelle bagnata. umidità.. con la lingua che passa. un’inutile cocciniglia. Come se dormissi al caldo nel fango. Orchidea: ricordo che il fine ultimo di un germoglio è riprodursi. – Me lo ansima sulla pelle sudata. l’autunno sta finendo. dolce. stuzzicarle il ventre. Io sono un insetto. Forse è l’ultima volta. Siamo ladri per i polmoni. Sento il suo seno umido premermi il cuore. Ascoltiamo. Il tettuccio alla mia sinistra ha un colore vacuo che si divide curioso fra il grigiore e la solitudine. con le sue nudità e il suo strascico di foglie morte e colori caldi. Tengo l’altra mano vagamente flessa ad addomesticarle.. tacendo. Io vengo. Come se. avessi colto un minuscolo miracolo dalle alture celesti.ORCHIDEA  di Alecsh River 18 ottobre Ho un fiore bellissimo tra le mani. Non smette di leccarlo.di un viola appena accennato . senza impegno. Mi eccita sentire la pressione dei palmi sul petto. fra le spire viscide dello stelo. un afide misero in preda a crepitii febbrili. E fosse mio. E ora mi trovo. umidità. i denti che incidono la pelle. ascolto i gemiti riecheggiarle in gola. Ci stacchiamo.i petali che vibrano di piacere. forse senza volerlo. Spina dorsale. mordendomi. come se. geme di nuovo. luci spente. si schiude a poco a poco. sulle imbottiture logore dei sedili. ritmato e profondo. Gemo. mentre dai fianchi le accompagno il bacino. con un fiore che mi appassisce accanto. Come se non ci fossero altri autunni. scoppi di neuroni che sbattono fra loro a ogni spinta. in un momento sporco di beatitudine. Mi concede ogni palmo del suo tronco. non io. Con il dito scivolo su ogni vertebra. L’affanno si scompone in oblio. Forse è l’ultima volta. . con la schiena nuda e i capelli color oro che le scendevano come un fine velo. con l’aria da bambina e nella semplicità che solo una donna cosciente della propria bellezza sa sfoggiare. con quel comportamento. prima o poi devo dirle tutto. già. stringere quei capezzoli dritti e impettiti. All’improvviso. Sorrise. come avrebbe voluto immergere la testa fra quelle cosce. 298  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Giulia sorrise ancora. Laura sorrise forzatamente. Bastava trovare le parole giuste.. sotto la spinta dall’eccitazione che saliva da dentro. tornando verso il letto dal quale ogni giorno desiderava l’amica. si sfilò gli slip e li lasciò cadere sul pavimento freddo. ogni suo sguardo. Dio. Ancora in piedi.. Come un muro. le parole e i modi. Si girò. Eppure era lì. Da farti mancare le parole. del desiderio montante che provocava ogni suo gesto.. Uno spicchio di sole dai raggi bianchi e seducenti. il pube accuratamente depilato a parte una sottile striscia centrale. ma soltanto per lasciare posto a uno ancora più alto e spesso... Devo decidermi.. restò impietrita davanti a lei. Giulia si muoveva in tutta la sua calda naturalezza. – Che cosa volevi dirmi? – Ho conosciuto un ragazzo. In quel momento Giulia si tolse il reggiseno e lo gettò sul letto in un gesto di distratta sensualità. quel sorriso. – Già. diventando ancora più rossa. incurante degli occhi fissi su di lei. In un certo senso il muro crollò.. di spalle..fece. sodo. Poi: – A volte mi sembri una di quelle stupide adolescenti lesbiche pronte a dichiararsi all’amica del cuore.. che si tendevano in tutto il loro splendore. sentì una voce ferma e forte provenire da dietro di lei: – Devo parlarti.. Giulia si sedette sul letto. Quel sorriso.. Era davvero quello il momento giusto? Il momento per dichiararsi? Il momento per rompere finalmente quel muro alto e spesso? – Io. mostrandosi in tutta la sua splendida femminilità: il seno alto.. – Dimmi – disse. Sentì che era quello il momento per farsi sotto.CoMe un Muro   di Guido Pacitto 19 ottobre Era un piacere osservarla. – mentì Laura. sorridendo ancora.. Ma stavolta quel sorriso era come un oscuro sipario che calava sopra di lei. La osservò ancora una volta. Del resto anche lei. frugando tra un arcobaleno di capi intimi. Giulia si fece seria. reale. forse indistruttibile.. non sembrava del tutto distaccata.... Camminava scalza con passo felino. Giulia si girò di nuovo. Tutto era perfetto in lei: sembrava una di quelle ragazze che si possono soltanto sognare. . Il mio desiderio impazzì. passandosi quei tremendi artigli sui capezzoli turgidi. Il dolore fu sublime. così umida da gocciolare. Fui fuori dall’antro in un attimo e guardai giù. L’eccitazione crebbe in me con nuovo vigore. bagnandomi come l’acqua di una sorgente. coltellacci persiani. svenuto. Ero nella rete del ragno.IL deMone deL TAMArindo  di Emilio Daniele 20 ottobre Aveva occhi scuri. con un pensiero terribile nella mente. attendeva solo di essere riempita. Il corpo era sodo e generoso. Era una sorta di demone ermafrodita. Tra il promontorio e il deserto c’era un passo stretto che attraversava le montagne rosse. finché la mano affusolata non reclamò il mio membro eretto. a valle. La penetrai anch’io e lei eruttò dal suo sesso femmineo. Lei ghignò. che lambiva denti troppo lunghi e aguzzi. Adesso non potevo sfuggirle. Ma i capelli. celato da un semplice Kitone rosso. scendendo sempre più giù. Mi aveva catturato con un sortilegio mentre marciavo nel deserto con gli altri opliti. Lasciò scivolare il Kitone ai suoi piedi e vidi il suo sesso: un piccolo fallo eretto tra quelle gambe di dea. Sprizzai il mio seme sul suo torso nudo fino alla cintola. Alla fine si dileguò oltre l’apertura dell’antro. immobilizzandomi. nel buio. circondata da una peluria color del rame. I suoi capelli si mossero. e subito sotto un’ampia fessura rossa. Una gorgone? Una sirena del deserto? Ma ero certo che la volevo. profondi come pozzi. illuminando forme sparse di resti ossei. Non sapevo chi o cosa fosse. Scuoiati come capre al macello. Lasciandomi. Avvolgendomi in un bozzolo di capelli mi violentò. Quale tremenda creatura del Tartaro avevo incontrato? 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  299 . L’odore di tamarindo che mi saturava le nari. Avvertii il calore delle sue carezze ed esplosi all’improvviso. Le sue unghie mi sfiorarono l’addome. In me sentivo il desiderio di possedere il sesso misterioso di quell’essere. Se ne deterse neanche fosse stato un olio. Rosso come la sua lingua. Era affamata. Nella grotta entrava uno spiraglio di luce. In mezzo a quella gola giaceva il mio esercito in un fiume di sangue che bagnava la terra. Una ninfa. C’era odore di tamarindo. diventando tutt’uno con la notte che riempiva il deserto. si contorcevano come serpenti e le unghie erano artigli affilati. riempiendo la gola profonda tra i seni bianchi come l’avorio. Mi risvegliai di soprassalto alle prime luci. graffiando e mordendo con la foga di un’ape regina che alla fine divora il suo maschio. bianchi e lunghi. Quell’apertura lì in mezzo. vado ogni giorno in palestra per potenziare i miei lati migliori: ora ho un seno alto e sodo. il ticchettio dei tacchi rallenta. è la stessa cosa. Affondo il viso all’interno delle pagine e aspiro il profumo della carta. Avete presente il finto orgasmo di Sally nella tavola calda? Be’. fasciata da un bel completo gessato. le case editrici mi pagano perché abbia i miei orgasmi con i loro libri in mano. i muscoli pelvici cominciano a contrarsi. Avete capito bene: mi pagano per avere orgasmi in pubblico. Con sguardo languido accarezzo gli scaffali stracolmi di libri e la lingua. Comincio ad ansimare. devo sedermi. Inoltre. stringo il libro al petto e incrocio le gambe: serro le cosce e indurisco i glutei per comprimere il clitoride. E ora. un bel punto vita e un lato B da far invidia a J. uno qualsiasi. Non c’è niente da ridere. Quando mi riprendo sono deliziosamente bagnata e spossata. di sua iniziativa. impilate con ordine vicino all’entrata. vi chiederete? Ora ne ho fatto un lavoro. Alla vista delle nuove uscite.Lo. per attenuare la voglia che sale lungo la schiena.LA SindroMe di StendHAL  di Marcella Pasquali 21 ottobre Ho la sindrome di Stendhal. comincia a scivolarmi sulle labbra. Se lo trovo. Questo fino a un anno fa. nello stesso momento stringo le cosce. prendo uno sgabello. ho degli orgasmi nelle librerie. mi accorgo del capannello di persone che mi guardano. A quel punto fuggo in fretta. ma è inutile. una specie: invece di tachicardie e capogiri di fronte alle opere d’arte. Mi muovo come se fossi un serpente che deve cambiare pelle. Non appena le porte si chiudono dietro di me. Le librerie mi vogliono perché attiro clientela. quasi titubante. sapete? È una condizione invalidante: non posso mettere piede in un negozio di libri che subito attiro l’attenzione di tutti. avendo bisogno dell’adeguato physique du rôle. entro con passo sicuro in libreria. solo che il mio è vero! Immaginatevi la scena: io. apro la bocca e mi abbandono all’orgasmo. Non ci vuole molto: inarco la schiena. indicano e ridacchiano. Che volete di più? 300  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . altrimenti mi siedo a terra con un libro in mano. O meglio. 7 – comunica il ricercatore. mordicchiandole i capezzoli e leccandole poeticamente la vulva. – E?. – È lei! – Il ricercatore corre agli strumenti. Un Toblerone da 400 grammi “Special Edition” al doppio cioccolato e frutta secca. una vivace trentenne da noi denominata Alfa. – Ah – commenta freddo il professore. un rapido zoom inquadra la bocca di Alfa che si apre umida e fremente e si richiude attorno a un ragguardevole oggetto di piacere. – E segnale sonoro instabile. e infine a casa sua. dove ha interpretato in prima persona i versi “Assaporo la vetta della tua abbondanza e m’inebrio del nettare del tuo fiore”. – È tutto? – No.2 – annuncia il ricercatore. – Molto bene. dove le ha infilato la lingua nell’orecchio. – Tutto qui? La scala arriva a dieci. infine nella sua auto. Tre giorni fa il volontario Pier Luca l’ha portata a un reading di poesia erotica indiana. dove l’ha posseduta gagliardamente. – Ci stiamo lavorando – risponde il ricercatore capo. – E suono a intervallo serrato. Alvaro. ci stiamo lavorando e… La conversazione viene interrotta da un assordante allarme sonoro. è uscita con un nostro volontario sotto copertura.. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  301 .4 e allarme sonoro intermittente a intervallo medio.CoSA piACe VerAMente ALLe donne  di Francesca Garello 22 ottobre – Come va l’esperimento? – chiede lo scienziato ai ricercatori. Il sensore ha rimandato segnali di eccitazione con coefficiente di 5. E sta salendo! Il professore si china sul monitor. poi in pizzeria dove le ha infilato le mani sotto la gonna. Mentre il coefficiente sale a 9. – Quindi ancora non avete capito cosa piace davvero alle donne… – commenta arcigno il professore. – Abbiamo già qualche dato significativo? – domanda il professore. l’ha frustata con una rosa Baccarat a gambo lungo. non del tutto convinto. – Come le ho detto. Ieri il volontario Sigfried l’ha invitata in un club privato dove l’ha legata supina al letto con manette di visone. – C’è dell’altro. – Risultato? – 6. – Attivate la telecamera di controllo. professore. – Coefficiente 8. – 5. – La settimana scorsa il soggetto. Lui l’ha portata al derby Roma-Lazio.8.7. l’ha sodomizzata con un foulard di seta rossa e infine l’ha posseduta al ritmo della Cavalcata delle Valchirie. I dati raccolti attraverso il sensore sottocutaneo sono più attendibili di quelli ottenuti in precedenza con interviste frontali e test attitudinali. poi a cena da Maharaja dove le ha fatto servire spiedini di testicoli di toro. nei tuoi umori di donna. L’attesa mi distrugge. per paura di disturbarci nelle reciproche attività. atteso da tempo. Ci tocchiamo poco. Eppure. Il fumo delle sigarette non ci lega più. Attendo. Talmente piccolo che ogni movimento ci costringe a sfiorarci. della stoffa che struscia. Vorrei baciarti. Ho freddo e ho voglia di abbracciarti per percepire il calore della tua pelle bollente contro la mia. la mia dea. tanto sei presa dal racconto. E mi lacero nella comunione dei nostri corpi. Avverto i tuoi spasmi di vita ogni volta che facciamo l’amore. Ti bacio e spengo la luce. Ti sento danzare sulle mie dita. quasi insicure in ogni gesto che compiamo. La storia è finita. 302  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . E in questo perenne aspettare che tu ti conceda io annego. Mi nutro del tuo essere donna. per ora basta. Nel frattempo. Quello stesso odore che sento più vivo e pungente quando affondo il mio viso nelle tue profondità. sulla mia lingua. rendendoci un ostacolo per l’altra. nello sfiorarsi dei nostri seni. La mia donna. nel baciare le tue labbra. Vivo di te ogni giorno. Non te l’ho mai detto. solo i gomiti e le cosce si sfiorano. Non ti accorgi neanche che ti sto osservando e io non so neppure se percepisci la vicinanza dei nostri corpi. della tua femminilità. Ti sposti. È un contatto reso più distante dalla stoffa. muoio e rinasco non appena ho la possibilità di carezzare il tuo corpo. Naufrago in te. nel tuo ventre. limitandomi a studiare la tua espressione assorta. in cui studio la tua espressione assorta nella lettura. Faccio l’amore con il tuo profumo. e fremo nel percepire i nostri corpi che si sfiorano.si può assaggiare un profumo? . Mi avvicino un po’ di più con la sedia e lancio un’occhiata ansiosa allo scrollbar. ma so che ricambieresti distratta. Non ti disturbo. che assaggio . che per mia fortuna è sempre più vicino al fondo pagina. Sei mia. mi leghi a te con il più subdolo dei trucchi: l’attesa. Impacciate. della tua energia. Sposti un po’ il PC per permettermi di leggere l’ultimo capitolo di quella storia.AtteSA  di Rekishi 23 ottobre Il fumo delle nostre sigarette ci avvolge.e costituisce da tempo la mia droga preferita. delle tue forme. E come tale ti fai venerare e attendere. a causa di quel tavolo troppo piccolo per permetterci di stare comode nel suo lato più lungo. È tutto piccolo in questa casa che consideriamo nostra. si mischia insieme come l’aria che respiriamo. Come adesso. mi godo il tuo odore. Troppo. mentre leggiamo. ma neanche l’aroma del tabacco riesce a cancellare il tuo profumo di donna. Senza volerlo. Lei è sdraiata al mio fianco. L’amore mio. la mia è un’illusione. Sono qui nella mia stanza. Sta di fatto che a me è bastato scorgere la punta dei suoi bellissimi piedi per avere un’erezione immediata.IrreSiStiBiLe  di Giancarlo Marzano 24 ottobre Non sono mai stato bravo con le parole. e ora è qui. Ciò che conta è che io e lei adesso stiamo insieme. seduto sul bordo delletto che mi accendo una sigaretta dopo avere finito di fare l’amore (no. accanto a me. lei è bellissima. tra di noi.la voglia di possederla ancora. può darsi. diciamo due e mezzo. Amore? Passione? Desiderio? Chimica dell’attrazione? Non lo so e non me ne frega niente. quindi per farvi un’idea della mia donna dovrete accontentarvi di roba tipo “turgidi seni”. E il mio cuore . “labbra di corallo”. perché fa molto “protagonista di romanzo”). Una cosa è certa. ma mi sembrava una cosa figa dirlo. girata di spalle. L’ho conosciuta stamane sul posto di lavoro. appunto. perché la prima è andata quasi a vuoto. Spero in eterno. in realtà io non fumo. non è vero. Ma sono consapevole che. “gambe di gazzella” e tutte quelle banali stronzate da scrittore di serie B. Sento tornare in me . mi mostra il suo splendido culo di marmo. Quello che è successo al mio uccello quando ho visto il resto del suo magnifico corpo ve lo lascio solo immaginare. più che una speranza. appena coperto dalle lenzuola intrise dei nostri umori. Non so quanto potrà durare. però: portarla via dall’obitorio è stato rischioso.irresistibile . Pertanto vedrò di godermi anche il più piccolo istante passato insieme. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  303 . E ancora. Ma ve lo giuro. “neri capelli lucidi come la seta”. ma ne è valsa la pena.come batteva forte! L’ho presa sul posto. Tre volte (be’. ovviamente. Irresistibile. “Colpo di fulmine” direte voi. Chissà.oddio . scriverebbe uno scrittore di serie B). data la forza del mio “prorompente desiderio” come. Me ne sono innamorato a prima vista. Ripenso a tutte quelle missive virtuali. Devo scendere. è dolce ma risoluto. Un vortice di emozioni mi investe. pochi passi e mi fermo davanti a un numero metallico appeso un po’ storto. Ne avverto il respiro. non so dire con esattezza quando. Nessun rumore. Assaporo il buio con le gambe tremanti. Respiro la mia incertezza. di certo so che voglio restare. Il corridoio è ampio ma poco illuminato. Entro piano e chiudo la porta alle mie spalle. lentamente. Aspetto qualche secondo. diventando qualcosa di più grande di noi. tendendo l’orecchio. la maniglia si muove. anche se è soltanto un sussurro: – Ho avuto paura che non venissi… Mentre parla si avvicina. Attraverso la piccola hall e lascio il mio nome. attendo la sua voce che quando arriva squarcia il silenzio. indugiando lungo la curva dei miei fianchi. E lui intanto. tutto è stato pianificato nei minimi dettagli. Mi sciolgo in quell’abbraccio e bacio labbra che non ho mai visto. Cerca le mie mani per intrecciarle alle sue sopra alla mia testa e poi mi spinge contro la parete. chiude a chiave la porta. Ho molti dubbi. con lentezza disarmante. 304  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . fin quando la luce del corridoio si spegne. a un certo punto. senza lasciarmi scampo. Ho la certezza che. l’avrei rimpianto per tutta la vita… – riesco a dire tutto d’un fiato. assapora ogni centimetro del mio collo mentre sussurra il suo desiderio al mio orecchio. Si aprono le porte. percorre il profilo del mio corpo con le mani. Le parole prendono vita e calore. Busso due volte. Appoggio la testa alla porta. Forse non avrei dovuto accettare questo appuntamento folle. mi studia. con la mano sinistra. I gesti ora traducono alla perfezione l’intensità che prima apparteneva soltanto alle parole e ai pensieri. scendo di corsa e mi abbottono nervosamente il cappotto. Mi accarezza.LO SCONOSCIUTO  di Francesca Panzacchi 25 ottobre Guardo fuori dal finestrino il rassicurante paesaggio emiliano: case dai camini fumanti punteggiano la campagna avvolte da una nebbia non troppo fitta. poi inizio a salire le scale. L’albergo dista poche centinaia di metri dalla stazione. vicino al mio viso. alla potenza che scaturiva dalle nostre parole. Non so più se ho paura. Devo percorrere soltanto poche decine di chilometri ancora e poi sarò arrivata. la porta ora è socchiusa. Ma la mia curiosità li uccide tutti. Respiro la nebbia d’ottobre. – Se non fossi venuta. Mi sfiora il viso con le labbra. ciò che la nostra comunicazione aveva inaspettatamente generato abbia preso il sopravvento. mentre una mano di cui conosceva alla perfezione il tocco si posava quasi per caso alla base del seno. lasciandola sospesa nel sottile confine tra piacere e dolore. accompagnate da un gemito femminile che era quasi una supplica… Con il respiro accelerato. Un uomo a cui era stata tanto ingenua da concedersi. Un braccio le circondò la vita. In un misto di timore e perversa aspettativa. vibrante di desiderio. – Non a dormire. un bisogno tanto assoluto di placare il desiderio nel suo ventre da sopprimere qualunque dubbio o paura. come se l’appagamento di terminare una storia fosse solo un’altra forma di orgasmo. ma subito un roco mormorio bloccò ogni suo movimento. Lentamente riaprì gli occhi. con gli occhi chiusi. Di un estraneo. serrò le palpebre. Con gli occhi bendati l’intensità delle percezioni la stordiva. – Hai finito? – La voce profonda del compagno. corpi nudi avvinghiati nell’oscurità e labbra dischiuse che percorrevano la pelle. il respiro rovente. in preda al più dolce dei tormenti. le mani allungate alla ricerca del suo seno. divisa tra il rovente pulsare fra le cosce e un’urgenza di tipo diverso. mentre diventava parte della protagonista e si lasciava trasportare dalle sue sensazioni. nuda e tremante. Le sue dita scivolavano rapide sulla tastiera. Una fanciulla spaventata in balia di un guerriero senza nome. che la spingeva freneticamente a scrivere le proprie fantasie. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  305 . descrivendo dita ugualmente agili che s’insinuavano fra cosce sottili di fanciulla. Si tese non appena un pezzo di stoffa venne poggiato contro le sue palpebre e poi fissato saldamente dietro la nuca.A oCCHi CHiuSi  di Mariaelena Camposampiero 26 ottobre Era lì. Sorrise. lo sentì dietro di sé. un istante prima di voltare la sedia verso di lui e attirarlo contro le proprie labbra socchiuse. la bocca che aveva cominciato a morderle il collo. una presenza solida e reale dietro di lei. dove la pagina mezza vuota spiccava incompiuta nell’oscurità che avvolgeva la stanza. la fece sussultare. soffermandosi un istante sull’ombelico per poi scendere ancora. per poi risalire lentamente fino a racchiuderlo in una dolce stretta di possesso. Ormai aveva smesso anche di pensare. ogni fibra del suo corpo sembrava reagire a quel tocco sconosciuto che risvegliava in lei una frenesia nuova. O forse un brigante travestito da eroe. – Quasi. Fidarsi di lui. – Fidati di me. Un mercenario che le aveva salvato la vita. – Non pensi sia ora di venire a letto a dormire? Lanciò un’ultima occhiata allo schermo. come per leggere meglio dal libretto. – Giorgio e Daniela. siete venuti nella casa del Signore. – . prima della firma dell’atto di Matrimonio. si addossò allo sposo e gli appoggiò sulla gamba la mano che teneva i fiori. la spinse fino alla patta dello smoking. Il flash le illuminò gli occhi. sorridendo al fotografo e facendo comparire delle deliziose fossette sulle guance. ma continuò: – Siete disposti. Giorgio la guardò sconcertato. davanti al ministro della Chiesa e davanti alla comunità. vuoi che interrompiamo? – Don Mario non sapeva più se arrabbiarsi o preoccuparsi. come se volesse prenderne le distanze. coperta dal bouquet. Strinse il tiretto della lampo tra pollice e indice e aprì la zip. strusciando il raso con la punta delle dita. – Oooh. senza fare rumore.. La sposa si allontanò da Giorgio. sì – mugolò lo sposo. – Carissimi Giorgio e Daniela. Alla fine. Daniela sussurrò a Giorgio. Infilò la mano e abbassò l’elastico dei boxer. aaah! – Figliolo. sì! Adesso esagerava. perché la vostra decisione di unirvi in matrimonio riceva il sigillo. Daniela guardava il prete e sorrideva al fotografo come se niente fosse. seguendo la via del matrimonio. Lentamente infilò la mano libera sotto l’altra e. mentre prendeva la penna: – Visto? E tu che avevi paura di confonderti e non riuscire a dire “Sì”. 306  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO .. Dopo un po’. La cerimonia si concluse senza ulteriori intoppi..DonnA “di poLSo”  di Dario Mazzeo 27 ottobre La sposa si passò il bouquet dalla destra alla sinistra. però. Il prete restò un po’ sorpreso da quella risposta. arrossendo. Che sia drogato? pensò don Mario. Si ripassò il bouquet nella destra e piegò la testa. Il movimento fu naturale e nessuno lo notò. Era tutto rosso e sudava.. – Sìiiii. siete venuti a contrarre matrimonio in piena libertà e consapevoli del significato della vostra decisione? – Sì – disse Daniela – Mmm. non ti fermare! Adesso gli dava anche del tu! Stava iniziando ad arrabbiarsi. Vi chiedo pertanto di esprimere le vostre intenzioni. – No. ad amarvi e a onorarvi l’un l’altro per tutta la vita? – Sì. piano. ma gli venne duro all’istante. – Siete disposti ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà donarvi e a educarli secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa? – Sì. Il black out aveva cancellato ogni traccia di quello che solitamente chiamiamo esistenza o gliene conferiva una nuova. non era il momento dei ricordi. ma si allungò. Comparire all’improvviso era nel suo stile.BLACK out  di Florinda 28 ottobre – Paura del buio? – Un sibilo dietro la schiena ruppe il silenzio. La sua mano si fece strada nella mia camicia di seta bianca. In punta di piedi. Sentii il calore del suo corpo contro il mio. No. i suoi spasmi al vento. Vattene. Neanche la luna osava spiarci in quel mare d’inchiostro. Ci fondemmo al buio per tutta la notte. perse l’equilibrio. I lampioni affogavano nel buio. molteplice forma. Mi colse all’improvviso mentre rincasavo. Non se lo aspettava. Lo respinsi con tutte le mie forze. la borsa mi scivolò dalla spalla. Mentre lottavo contro i fili d’erba che mi incatenavano le caviglie e rallentavano i miei passi. Era proprio lui. Ero uscita prima dal suo letto. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  307 . Non c’erano stelle né alberi né pace né amore. Non feci in tempo a pronunciare la prima sillaba che mi tradì un gemito di piacere… Non dovevamo più vederci. stava per cadere riverso all’indietro. Le chiavi tintinnarono sull’asfalto. riuscì ad afferrarmi per il braccio e a trascinarmi contro di lui. Eravamo l’uno addosso all’altra. Scivolare nei miei vestiti il suo saluto. la sua voglia alla mia. L’avevo piantato. di intimargli di andarsene via. niente di niente. Una notte. La città era come risucchiata nel vortice nero dell’assenza di luce. stavo per dirgli. Neanche un saluto. distesi sul prato. di lasciarmi stare. L’avevo immaginato? Era la voce della notte che si prendeva gioco di me? Infilai nervosamente le chiavi nella toppa per lasciarmi quell’incubo alle spalle. nello stesso modo in cui ero entrata. I fari abbaglianti di un’auto gli restituirono per un attimo fattezze umane strappandolo al nulla. poi si dissolse nuovamente. che mi afferrò per i fianchi e si avventò su di me fino quasi a togliermi il fiato. poi dalla sua casa e infine dalla sua vita. Il suo profumo si mescolava al muschio. Neanche il tempo di voltarmi. non saprei. Non importa. era la veste a conferirle un certo volume. Le siedo accanto. Eccole. imploro un ausilio divino.. Sovente mia madre aveva a lamentarsi delle mie amare invocazioni alle entità celesti. Questa donna non ha seni. accidenti. Dieci anni di solitaria navigazione nello spazio deserto. Faccio scivolare il tessuto sulle spalle. Cosa…? Un brivido freddo corre lungo la schiena. Volgo lo sguardo all’empireo infinito. stavolta con epiteti poco cortesi. ormai. e donne meravigliose. il male del quarto millennio. Distesa sul mio letto. Questi uomini. E nuovamente chiamo in causa l’Altissimo. E tutto ciò per effetto del processo evolutivo in atmosfera non terrestre. lontana discendenza dei primi coloni. rammentando che qui i buon vecchi olomovies porno non sono mai arrivati. Inutile appendice. senza riprodursi. non ha nemmeno i capezzoli. Partirò alla ricerca di nuova vita. Colui che Tutto Osserva non aveva l’agenda troppo affollata. Le lacrime mi inondano gli occhi. Siedo ancora al desco dell’ipocrisia. per l’eternità.d. Non ha bisogno di riprodursi. si sono smarriti in qualche recondito passaggio evolutivo.i. gli organi genitali di questi esseri. mostrando rosse labbra carnose e denti d’avorio. Le Colonie! Innumerevoli persone salutano lo straniero venuto da lontano. Perché possa trovare le Colonie. sono diventati immortali. E incontrare una donna. Perché accolga con sé l’ultima testimonianza del nostro mondo defunto. i miei fluidi. o forse il tragico effetto di un esperimento bellico. Evidentemente. Un’epidemia fulminante di S. Quel che desidero è giacere con lei e liberare tutta la mia libido. Unico superstite. Uomini alti e poderosi. dannazione. il pene si affloscia come colto da malore improvviso. i corpi sinuosi appena celati dalle vesti cremisi. Rimangono uguali a se stessi. non più umani. La rotta è smarrita. Con voce atona l’essere mi chiarisce che l’immortalità è per definizione autoreferenziale e autoconservativa. in constante equilibrio numerico. non invecchiano. qualche piccolo segno di disagio psicofisico comincia a manifestarsi. dopo quindici anni di astinenza forzata. Non nascono. gli occhi turchesi spalancati. Sorridono. non muoiono. tra poco affonderò le mie dita voraci tra le sue… Quasi perdo i sensi. 308  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Perché. Immortali.FinCHÉ Morte non Ci SepAri  di Marco Maria Sorge 29 ottobre Sono l’ultimo Uomo della Terra. mentre scruta il mio membro eretto. germogliata nelle lontane Colonie di Orione. Destinati a vivere in eterno. non c’era né vergogna né pudore. pareva fatto di acqua cristallina che anelavo bere a piene mani. per frenare il calore che mi soffocava. Prima mi prese i piedi. come un alito benefico. serene. che mi cullasse in quel suo dondolio rassicurante. mi ci lasciavo invadere. indifferente e bellissimo. primigenio. tentatori del mio desiderio già debole. Cercavo l’unione. E quel suo continuo movimento frusciava nell’aria. una lacrima raccolta sulle ciglia mentre lui risaliva il mio seno e la mia sete cresceva insieme al sollievo. divorando ogni lembo di pelle con le sue labbra fresche e salmastre… e non finiva mai quel suo rollio che stordiva e ammaliava. libera dalle costrizioni. Finché mi arresi. per alleviare la mia sete. liberatorio. lo volevo. Lui non smetteva di muoversi. era un curativo per le mie ferite. creando come un’eco di parole sussurrate. la stessa che nutre gli amori impossibili. puntati su di me. languide. Lo desideravo più di ogni altra cosa. Ma lui non si fermava. Forse potevano bastarmi quei suoi fari turchesi. trascinando con sé anche la mia chioma nel suo abbraccio liquido. Avrei mai potuto possederlo? Lui si ritirava per poi tornare sfuggevole come un’illusione. Cominciai ad avvicinarmi piano. il suo odore penetrante. amore carnale. Perché lui aveva in sé l’amante e il compagno. Allora mi buttai. quella suprema. Sì. Finalmente il mare. Come il nostro. E rimasi nuda e pura.L’AMORE DI NETTUNO  di Alice Scuderi 30 ottobre Lo guardavo. e annegai. Lui era un mondo che mi girava intorno. Volevo che danzasse con me. instancabile. avventato e tenero. Non pensavo a niente se non ai giochi di luce su di lui: ogni raggio lo abbracciava. la dolcezza e la brutalità di chi fa sua l’essenza delle cose. Quando arrivò al collo la sua presa si fece più stretta. Era mio… 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  309 . Già ridevo della sua sfrontatezza. Avevo chiuso gli occhi alla luce palpitante del giorno. E io avrei voluto farlo mio. solo desiderio sincero. avevo i brividi. e lui mi sfiorava soltanto. togliendomi a uno a uno i vestiti che sparivano nella brezza. almeno per un minuto. continuava a danzare e i vapori della sua fatica mi si attaccavano alla pelle. sulle labbra. impudente. Ma lui sembrava insaziabile: lo sentivo salire lentamente in me come una marea. i paragrafi più lunghi erano una dolce tortura. sudare e contrarsi. – mentre con una mano indicava il risultato del suo lavoro. Sentiva le mani. nel minuscolo locale. che finì attorcigliato ai suoi piedi come un cucciolo in attesa. 310  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Il vento accarezzava la casa immersa nel silenzio e i suoi versi accompagnavano i gesti del vecchio: intingere. Quando ormai pensava di non poter reggere una frase ancora. sussurrando: – Maestro. Come l’inchiostro si asciugava. A un cenno dell’uomo s’infilò. A ogni tratto la ragazza socchiudeva gli occhi. passare la punta irrigidita sulla pelle della donna. nella stanza immobile. poi l’uomo iniziò a raccontare. In silenzio si volse alla finestra. offrendo la schiena nuda all’uomo che la contemplava immobile. al quale il vecchio s’inchinò profondamente. la ragnatela di brividi la avvolgeva. rapita dall’umida carezza del pennello. colorato dalle luci di piccole lampade di carta. lasciandola a metà di un sogno umido.LA STORIA E LA CARNE  di Matteo Poropat 31 ottobre La donna s’inchinò e attese sulla soglia. ricoperto da vesti rosse intessute d’oro. Le singole parole le strappavano gemiti. – La voce del pittore mozzò le sue sensazioni. l’uomo ripose il lungo pennello e si abbassò. finché le labbra screpolate non furono a pochi millimetri dalla pelle dipinta. circondato da una decina di bacinelle colme d’inchiostro colorato. la ragazza si sentiva avvolgere dal fiato tiepido dell’uomo. – Sei pronta. affamato. Dal buio emerse un uomo alto. a gustare la nuova storia. Quindi iniziò a soffiare. nell’attesa del prossimo tocco. accingendosi. quindi prese delicatamente la ragazza per mano. Per un attimo tutto rimase sospeso. diafana e incorporea come la nebbia. Si sedette intrecciando le gambe. assorbito dalla pelle candida. appoggiate sulle ginocchia per sorreggersi. Il suo respiro la accarezzava e si mescolava con l’inebriante odore dell’inchiostro. costringendola a mordersi un labbro per non proferire alcun suono. a ogni pausa tratteneva inconsapevole il respiro. mentre lui raccontava. colare l’eccesso. Dall’alto verso il basso. L’uomo rispose con un cenno della testa. mentre la storia del vecchio si spiegava lentamente sulla sua schiena. portandola con sé nel buio del corridoio. facendo scivolare con voluttà il kimono. Eppure quella mattina. in un giorno uguale a tutti gli altri. cerca donna per piacevole serata. Fino ad arrivare nella zona più intima. Poi l’occhio le era caduto sugli annunci personali: “Maschio 40 anni. ma non rimase delusa. Lei non aveva fatto nemmeno in tempo ad accorgersene. Tutt’altro. Un miscuglio di tabacco e alcol la infastidirono per alcuni secondi. Riagganciò dopo due squilli. Da quando il suo fidanzato l’aveva lasciata la sera prima delle nozze e lei era caduta di colpo in una depressione che si alimentava di psicofarmaci. Lui la toccava avidamente con quelle sue mani tozze e desiderose.” Le venne da sorridere e. In pochi secondi il minuscolo membro eretto di lui si insinuò tra le sue pieghe. Cenarono a base di pesce e vino bianco. Quando lo vide davanti al ristorante lo trovò brutto e ridicolo. con scarsi risultati. sui fianchi larghi e sul culo sovrappeso. più che altro per far passare il tempo. che si muovevano dappertutto. Un paio di volte aveva pure tentato il suicidio. Era ingrassata oltre venti chili e non riusciva nemmeno a guardarsi più allo specchio. Ma andava bene così. L’incontro le era bastato per sentirsi di nuovo viva... senza volerlo. E lo aveva sfogliato. sui seni cadenti. fino a penetrarla con rapidità. ansimando in maniera goffa ed esagerata. aveva trovato nella cassetta delle lettere uno di quei giornali gratuiti di annunci pubblicitari. solo. Da lì a ritrovarsi nuda nel letto di quello sconosciuto il passo fu breve. con quel riporto in testa e quel fisico tracagnotto. che da tanto tempo aspettava un momento del genere. Sentì una vampata di calore tra le gambe. perché le mancava il coraggio di andare fino in fondo. solitudine e ossessioni varie. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  311 . Fu tutto molto breve e insignificante. il tempo di pochi sospiri prima che l’uomo raggiunse l’orgasmo. si trovò a fantasticare su quei puntini di sospensione. D’impulso prese il telefono e compose il numero indicato. Distesa sul fianco. Non era abituata a bere e dopo un paio di bicchieri sentiva che i suoi freni inibitori la stavano lasciando. “Allora sei viva?” si chiese con sarcasmo. sentiva la lingua umida e invadente di lui che cercava di insinuarsi nella sua bocca.L’INSERZIONE  di Francesco Rago 1 novembre Ormai erano più di tre anni che non aveva un rapporto sessuale completo. Fece diversi tentativi prima di riuscire a fissare un appuntamento con quell’estraneo. “Ci siamo” pensò lei. Lei stava lì. già. Stava ansimando pesantemente dentro la maschera con le cerniere aperte. Caviglie strette in nodi di ruvida canapa. pronta a dare un’ultima impossibile sferzata se fosse stato necessario. un collare ancora troppo stretto. Così com’era si sdraiò rannicchiata. Si mise prima su un fianco e poi seduta. volgare peloso ventre stretto verso il basso da pantaloni di pelle troppo appiccicati per essere sfilati facilmente. nel suo oscuro futuro. Curiosamente erano le smagliature delle calze a rete a darle qualche fastidio. chinò il capo e lentamente chiuse le spalle. una gamba avanti e il torace di traverso. un’ennesima buona scena che la lasciava come lei voleva. Chi soffriva per cosa? Chi esorcizzava? Chi era abietto e chi bisognoso? Non lo sapeva. con i piedi gonfi e congestionati. il senso di onnipotenza e il dolore che sentiva dentro. la coda di cavallo così tesa che i capelli quasi si strappavano e le lunghe unghie laccate infilzate nei palmi delle mani. non la stretta appena sotto il ginocchio delle pieghe degli alti stivali di pelle. non le importava. Una buona scena. Infine si voltò. liberandosi senza fretta dei legami che solo apparentemente la costringevano. senza vita. 312  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Sentiva gli occhi più vuoti di quando avrebbe dovuto esser carne morta. le pupille dilatate nell’umido scantinato. Diede un’ultima occhiata. quasi come volesse piangere. il volto cosparso di sputi e sangue poggiato sull’insano cemento. i polsi legati dietro la schiena. colmi di terrore. aprì la pesante porta di ferro e si incamminò verso il suo radioso presente. ma era così che doveva essere. l’odore di sé stesso saturava l’ambiente alimentando ancor di più la rabbia. aspettò qualche minuto. un sudato. gli occhi ancora aperti. senza fiato. sbarrati. in alto segnato da bretelle di cinghie e borchie troppo tese per non arrossare quelle oscene tette di grasso. e atarassica decise di dormire. le labbra rosso fuoco erano il giusto contorno di chi non aspetta altro nella vita se non la giusta sofferenza. come se fosse morto lui. I graffi sulla pelle si rimarginavano e le piccole cicatrici poco alla volta non si notavano più. Non si mosse subito.SnuFF it!  di Michelangiolo Piccinali 2 novembre Centotrenta chili. Il volto ceruleo. la frusta ancora stretta forte nella mano tremante. inerme. Di tante altre cose aveva ormai dimenticato la ragione. poi chiuse piano gli occhi come se quel gesto fosse regolato dalla molla ormai quasi senza carica di un carillon. – Sono nuda! E tu? Cosa ti sei messo? – Tu. Accompagno la spalmazza con morbide carezze della sinistra. infermiere. La prossima volta andiamo in un motel. tutte le sere nel locale. L’uomo bianco sta per andare in scena. – Allora! è possibile che tutte le sere sia sempre la stessa storia? Per fare sesso dovete inventare ‘ste cose malate? Sono vostra figlia e non vi reggo più! Siete sposati da 40 anni. Allungo la mano destra per prendere la crema idratante. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  313 . – Mario? Sei tu. illuminandomi. Quand’è che vi deciderete a crescere? La volta scorsa era Batman. che venissi per quel cazzo di pastone che servite alla eco solidale? Voglio baciare quelle tettone morbide. Una manata di crema ed è fatta. Il fracasso buca la coltre della notte. – Ci sono – dico poi. Non ne voglio più sapere delle vostre fantasie di sesso da cronaca nera. Infoiato come lo stallone di Mugambo. a mangiare. – Chi? Cosa? Risposta sbagliata. Tutte uguali quelle della tua razza. Devo sbrigarmi. La porta si spalanca. La troia mi guarda. le proteste. cosa mi hai fatto ? Perché sono legata? Già. strano come certe parole possano addrizzare un arnese messo male come il mio. Adesso basta! Guardo mia moglie in silenzio. non crede ai suoi occhi. Inizio a spalmarmi iniziando dall’inguine. stai per provare l’ebbrezza di un rapporto carnale con l’uomo bianco. – Cara la mia pantera. Cameriere. Non è così che è andata? Mario non piace? Meno male che c’è Super Mario a mettere a posto le cose. componendo cerchi astratti con il ciondolone in libertà.Super MArio  di Massimo Dorianj Campolucci 3 novembre Sto qui a guardarmi allo specchio in attesa che mi si rizzi. L’ultimo tocco è per la faccia. tutte nere. Le voci incazzate. insceno un mini balletto muovendo anche un po’ i fianchi. Dietro di me la troia sta iniziando a svegliarsi. una manata. Salto sul letto per sprofondare nella foresta del Congo. poi cappuccetto rosso e il sadomaso. I lamenti. neanche del mio soave corteggiamento. Non vedo neanche più i peli sul torace né quelli intorno al pennello. Il letto non regge. legata. quello con la M maiuscola. Attacco il bidoncino da 5 chili intingendo ripetutamente la mano fino a che il pigiama non è equamente distribuito. Mi hai visto per una vita. maledizione. Faccio saltare il pettorale destro e quello sinistro. – Non ne hai voluto spere delle parole. – Il motel. Voglio intingere il pennello nelle praterie del Serengeti. Mario? – Super Mario! Solo che io la chiave a pappagallo ce l’ho in mezzo alle gambe. – Mario. troia dalla pelle nera. Cosa credevi. Parlava bene. Si sentì avvampare mentre i due parlavano. – Ina – sussurrò lui mentre lasciava che il suo seme sprofondasse dentro di lei. Non aprire bocca! – le disse Ina poco dopo. Guardò l’orologio di sfuggita e si accorse che erano quasi le undici. ridiscese a tirare su l’orlo della gonna e quasi con rabbia abbassò le mutandine. La mano sinistra scese seguendo il profilo del corpo e s’insinuò tra le sue gambe. Ora ti aiuto io! – disse risoluta. “Mio Dio!” pensò Eva. Non voleva opporsi. Si fermò un momento. lei. ma li aveva. Ina le si avvicinò con fare complice e le fece l’occhiolino. Eva si sentì venir meno. Era l’unica a sapere della sua cotta per quel barista così gentile e carino. mentre sentiva la sua mano armeggiare tra le gambe. le dita si strinsero sui capezzoli scoperti provocandole un dolore dolce e agognato. Si staccò da lei e lo sentì armeggiare con i pantaloni. Era talmente bagnata che lui non fece alcuna fatica a scivolarle dentro. morbido. – Vai in magazzino e appena arrivi giù togli gli occhiali. con quel fisico mozzafiato e quello sguardo che prometteva ore di passione! Lo vide e vide lei andargli incontro. Aprì la porta cigolante e rimase nel buio del magazzino ascoltando solo il proprio respiro e poi… Una mano scese su di lei. forse no: era troppa l’eccitazione. ora in cui lui sarebbe arrivato con il suo vassoio in bilico su una mano per portare caffè e cornetti. fra le carni calde e umide. – Non posso più vederti così. sorridente e compiaciuta. Era profumato.IL MAGAZZINO  di Simona Gervasone 4 novembre Era innamorata e questo era un dato di fatto. Allora anche lui provava qualcosa per lei! Doveva dirgli che per lei sarebbe stata la prima volta? La mano destra di lui le sollevò il volto e le labbra affondarono nelle labbra. Le ansimava con il viso affondato nell’incavo del collo mentre lei percepiva il suo pene massaggiarla vigorosamente con colpi secchi e precisi. Il respiro si fece più rapido. La timidezza era uno dei suoi peggiori difetti. magari non troppo evidenti. il collo e scese veloce sul seno senza che lei potesse opporsi. le sfiorò la spalla. se si mettevano da parte gli occhiali spessi e una fastidiosa acne. nonostante la verginità che oppose una debole resistenza. Rapido e passionale la prese in braccio e la sbatté quasi con violenza con la schiena contro il muro. Lei si toccava le punte dei capelli e ogni tanto le lanciava uno sguardo d’intesa. Aveva anche dei pregi. 314  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Scese con il cuore in gola. Lui forse se ne accorse. umido. i palmi a percorrere la curva dell’anca – che la solleva e la adagia su un rovente letto di afrori e secrezioni. suggere le areole e aderire ai capezzoli ritti al cielo. poi lasciarti scivolare – piccola goccia impregnata di selvaggi feromoni! – sulla superficie levigata dei seni impudici. li trasporta di epidermide in epidermide. intrecciando desideri ardenti nell’impalpabile trama di un surriscaldato eccitamento globale. mentre lei si morderà il labbro inferiore e con un ultimo miagolio inarcherà la schiena. introdurrà due dita sottili tra la pelle e l’elastico e lo solleverà per aggiustarsi il tanga. irresistibile femminilità. impegnate in una carezza segreta. e corteggiare i suoi fianchi modellati apposta per accogliere una presa virile – i pollici attorno all’ombelico. con piacevoli fusa a fare da sottofondo. Ancora potresti essere goccioline danzanti che solcano il ventre piatto di giovinezza. posando come scia un lungo bacio sulla pelle tinta dal sole: precipitare in estasi orgasmica nella cavità ombrosa tra le due curve anatomiche di assoluta perfezione. e diverrai tutt’uno con una deliziosa secrezione vischiosa. Umidità che intrappola ormoni bolliti al sole. L’occasione ti sarà data non appena lei – carnale amante dei raggi solari.AF(rodiSiAC)A di Mattocheride 5 novembre Umidità: acqua languida e pervasiva che abbraccia i corpi abbronzati. Invisibile potresti lambire il confine degli esigui slip e prepararti a profanarlo. Poi abbandonerai le dita. A questo punto ti spalmerai sulle sue falangi raffinate. sulla sua dirompente eleganza felina. e ti farai condurre alla sua odorosa. Oppure condensarti sulle rotondità costrette nel mini-costume. affamata di focosi baci – discosterà sfrontata le cosce roride di sudore pastoso. riducendolo alle minime dimensioni consentite dal pudore. gatta che non “prende” il sole ma lo invita a entrare in lei delicatamente. abbracciarle come una seconda pelle. infinitesimi spazi dal suo labbro superiore in un lungo bacio. lusingandole. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  315 . inumidendole. Potresti così accoccolarti a pochi. carni roride di mare e curvilinee nudità stillanti afrodisiaci sudori. inebriarti del suo respiro all’amarena. Ora vorresti essere vapore acqueo per posarti sulla tua vicina d’ombrellone. anche se i nostri rapporti si sono limitati sempre alla sfera professionale: non c’è mai stato niente di fisico al di fuori del nostro lavoro e la cosa non è che mi dispiaccia. da lì a poco. Ogni volta che lo fanno è un turbinio di sensazioni. In tanti anni di onorata carriera. ma soprattutto le loro mance. Scende piano piano. I suoi seni e i suoi glutei sono sodi. concedendo uno sguardo a ogni singolo avventore. e mai nessuno che mi degni di un’occhiata o mi attribuisca un onore qualunque. a malapena coperta. Poi stringe le braccia e le lunghe gambe intorno alla sommità del mio corpo freddo. ho una buona conoscenza delle donne. Dopo pochi secondi è già in topless. tutto si ferma. mi sembra quasi che. Ora sento la musica che inizia a provenire dalle casse e so che è il turno di Chantal. poco è lasciato all’immaginazione. possa iniziare a tremare. faccio anche venti spettacoli al giorno. I suoi capelli sono biondi e cortissimi. bionde e more. ma non so se considerarmi fortunato o meno. questo lavoro non ha nemmeno retribuzione. E quel tatuaggio che spunta dalla zona pubica. anche perché non potrei fare altrimenti. o meglio di quelle che praticano questo particolare mestiere. strusciando il suo corpo atletico contro il mio. da coprotagonista dei loro spettacoli. quasi si ha paura di sapere cosa vogliano dire. fermo e immobile. da un momento all’altro. a coppa di champagne. a volte sono fin troppo aggressive durante i nostri “numeri”. Certe cose mi sono precluse.UN COPROTAGONISTA QUALUNQUE  di Massimo Jumior D’Auria 6 novembre Sono qui. In più. rifatti. i clienti si girano verso il palco. in realtà un costume del genere non copre quasi nulla. ma oltremodo solido. ma d’altra parte alle mie poche necessità ci pensa Piero. Sono qui da dieci anni. Magre e prosperose. Inizia a ballarmi accanto. Non mi sono fatto mancare nulla. sfiorandomi con le sue dita sottili. Insomma. ho visto moltissime donne e di tutti i tipi. Quando entra in scena. ma è solo un’illusione. Dopotutto sono solo un palo di ferro in uno squallido locale di lap dance. ha occhi di ghiaccio che confondono le emozioni. con seni piccoli. estraniandosi dal mondo circostante. mi accarezza. mi usano senza ritegno. ma quando lo fa Chantal è qualcosa di estatico. vuole accattivarsi la loro simpatia. 316  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . io possa mettermi a gemere per il piacere. sembra quasi che io. suscita le fantasie più maliziose degli avventori. Chantal indossa un micro-bikini rosso. il padrone del locale: grazie a lui sono sempre tirato a lucido. quel tanto che basta ad arrostire la pelle e pensare che la pancia finisca nel collo. nel buio. non fai più i bambini” e io. non era la vigna di Gianni. Le mie sono fauci. misi gli occhi su Simone e mi dissi: “Fallo tu. in atterraggi di fortuna. A volte. Quella. non più ventenni e tanto scure da far paura a tutti i Simone del mondo. un po’ per guardarmi meglio sotto la gonna. Le scavò con dita di ghisa. ci srotolavo sopra le dita fino a ritrovarmi viola e gonfia come il tentacolo di un polpo. le mie sono ninnoli. carezza: scese in picchiata sulle due grinze rosse che tengo incastrate fra le gambe e mi fanno sentire una scimmia. tra foglie umide. persino per strada. biscia selvatica. furono diventate un solleticante uncino con cui frugarmi sotto la gonna. E io sono un uovo che gli uomini non possono toccare. Quando le mie mani vaniglia e borotalco. dove di notte il fieno sembra vivo e brucia di chiari di luna. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  317 . però. ma il campo del parroco e lui arrivò come un falco. le bagnò di finti. quando sperai avesse finito. Simone baciava come un pesce: bocca spalancata e occhi a palla. Così pensavo.L’UOVO DI EROS  di Maria Silvia Avanzato 7 novembre Mi sento un uovo e foglie di basilico argento mi crescono alla base: ne scosti una e trovi una bacca. Io ero un uovo e il guscio raffreddava: vuota e oscillante. Respiro piano e cerco il mio mirtillo. Per me. lui mi seguiva pendendo. che è piccola. un po’ per la stanchezza. Ci toccò scappare con le mutande in mano e una vergognosa scia di stelle giù per le cosce. sonori di grugniti spaventosi e. ascoltava Ké e vantava ben due peli sul petto. la prima volta che un dito ebbe il coraggio di scendere a dipanare un gran bel gomitolo di maledizioni. trovava il piccolo artiglio turgido sotto la cucitura del reggiseno e il fiato gli si faceva grosso e arreso. gemevo a singhiozzo. Allora giù. Me lo portai dietro come un cane. che i rusticani sanno tenere i segreti e l’erba. Mia nonna diceva “se tocchi lì. nodose. ci piantò nel mezzo un triste trofeo di pelle tremula e vene ingrossate. mischiavo nel ventre vischiose euforie di gelatina. fresche di lezione di pianoforte. famelici baci. Alla vigna non ci arrivammo.” “Fallo tu” perché era più grande delle altre ombre sui motorini. le mie sono vecchie falene bizzarre. inoltre palpeggiava un po’ a casaccio perché s’era guardato troppi film americani. rossa e sa di veleno. fino alla vigna di Gianni. solo grinze stirate: come tovaglie tirate per i lembi. ma al campo di rusticani del parroco sì. breve e inavvertito. che non ne volevo neanche mezzo. Aveva un grissino in bocca. Ma Passeri aveva altro per la testa. che si muoveva con decisione sul suo pene eretto. e solo allora ricordò quello che molti gli avevano detto prima del convegno: “Cercheranno in ogni modo di non farti salire sul palco… ”. Lui. Tremendamente eccitato. sotto il tavolo. 318  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Sul leggio in fondo alla sala gli ospiti del convegno si alternavano sul palco. ma un ultimo colpo deciso e imprevisto del piede della donna provocò il disastro: venne copiosamente. e il protocollo non ammetteva ritardi. Aveva già un’erezione formidabile. Mentre riportava lo sguardo sulla bionda. e vi faceva scorrere sopra la lingua con aria incredibilmente sexy. coprendosi con il tovagliolo. ma sapeva che molti gli avrebbero impedito di salire sul palco. fra le gambe. Era il suo turno. sandali con tacchi vertiginosi. Anzi. Fu così che non si accorse che lo stavano chiamando dal palco. che quasi gli impediva di respirare. allungando il piede verso il suo inguine. vestito rosso fuoco e. e avvampò quando vide che si trattava di un piede. sorridendo. Passeri sedeva a un tavolo in cui non conosceva nessuno. Passeri si accorse che lei lo fissava. lo guardò. Passeri si guardò attorno per accertarsi che quella provocazione fosse rivolta solo a lui. occhi da cerbiatta. perché la sua formidabile scoperta andava contro gli interessi delle multinazionali.. come se fosse un… Arrossendo. Liscio come seta. in un massaggio dalla forza ipnotica. Sconvolto. Il dottor Passeri era emozionato e nervoso: avrebbe dovuto tenere un importante discorso. La donna continuava a fissarlo e ammiccava con sguardo provocante. i tavoli apparecchiati con cura. che forse gli avrebbe spalancato le porte verso il Nobel. quando all’improvviso la donna. Passeri si abbassò la cerniera con una mossa furtiva e lasciò che il piede gli entrasse nelle mutande. Ormai stava quasi per venire sotto le carezze di quel piede morbido. Passeri provò ad alzarsi.UNA SCOPERTA IMPORTANTE  di Lorenzo Coltellacci 8 novembre La sala era imbandita. per finire. scollatura che metteva in risalto il seno formoso. Nonostante il nervosismo. gli indicò l’orologio.. Davanti a lui c’era una donna magnifica: capelli biondo platino. paonazzo e sorpreso. l’ospite successivo prese posto sul palco. Fingendo di sistemarsi il tovagliolo sulle gambe diede un’occhiata. smalto rosso e un piccolo anello a un dito. labbra carnose. Alle sue spalle. e fu costretto a risedersi. e ormai la sua attenzione era rivolta solo al piede della donna. insistentemente. avvertì qualcosa sfiorargli l’interno della coscia. in mezzo alle piante altissime. Le chiedo perché è venuta qui a fare la puttana.. Adesso. senza accendere la luce. E se è lei. nell’oscurità.. Una mano me lo impedisce. Ora. i corpi premuti contro le assi che ci portavano alla deriva.(IM)perFeCt StrAnGer  di Cristiana Astori 9 novembre Non so perché vado a puttane.... Mi chiudo lo zip dei pantaloni ed esco dalla stanza. Forse è lei.. – Chi sei? Avvicina le labbra alle mie. E poi mi piace scopare.. Lei sospira. bella. Perché anche lei mi ha preso per mano e mi ha trascinato sul letto e quei dannati braccialetti tintinnano mentre le sue mani scivolano lungo la mia cintura. Sono così eccitato che vorrei urlare... tesoro. Si china su di me ridendo e mi sfiora il cazzo con le labbra e poi la sua bocca lo avvolge e brucia brucia brucia finché una scossa mi afferra i nervi e mi fa tremare tutto. È in piedi accanto a me. Ride. … tintinnavano quando l’avevo presa per mano e avevamo attraversato la passerella di corsa. senza rispondere. il suo tocco era lento e ipnotico e io stavo per perdere i sensi immerso in quella vertigine di piacere. attraverso le veneziane abbassate del bordello. penso. in realtà. cerco l’interruttore.. – Non puoi essere tu. Un’altra risata alla frutta. e rivedo il lago. glielo dico. … i braccialetti di latta le tintinnavano intorno al polso esile mentre la sua mano scivolava lungo la fibbia della cintura e mi sbottonava i jeans. E detesto le chiacchiere. Tasto la parete. E senza voltarmi. Ancora quel suono. … caramelle scartate al lago di notte. le assi di legno e sento i nostri cuori che battono mentre una nausea sottile mi invade e l’orgasmo mi travolge in un’incandescente marea. e tutto gira come in un vortice. ed eravamo finiti al centro del lago. – Che succede? – chiedo. la mia stanza è al buio. però. – Senti. allora come adesso: che ti amo.. E quei braccialetti. Un sospiro. la sagoma che s’intravede appena. Ecco che cosa ti volevo dire. O forse sì. dove le erbe acquatiche sono più alte e più forti e tutto il mondo intorno sembra crollare e l’acqua sospira tra le assi che ondeggiano sotto di noi. Forse perché mi rilassa. polvere e profumo scadente. L’odore del bordello è sempre lo stesso: incenso. – Seituseituseitu – mormoro. Sanno di caramella alla frutta. Allora la prendo per i fianchi e me la tiro addosso. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  319 . respiro il suo profumo. Stavolta. le piante altissime... Non so bene che cosa. Una risata. Le accarezzo il viso. la sottoveste stropicciata che mi fruscia sotto le dita.. E chiude la porta. nella contemplazione di carne e mucose. un torrente vivo e vischioso. maniacale. Dalla finestra osservo il cielo giallastro di luna. è un capolavoro di ceramica. Gocce di sperma mi scivolano lungo la coscia. gli orgasmi esplodono come supernove. l’alba occhieggia tra i palazzoni della metropoli. Vengo. via l’inutile vestiario. un sudario umido che accresce la libido e disegna assurdi arabeschi sulle pareti. piano. benedico le sue carni. strizzandomi forte il prepuzio per frenare l’erezione. Per sempre. svegliandola. una beffarda sfida agli dèi. Mi allontano con indifferenza. Labbra turgide dischiuse nel sonno. Nei suoi incubi. trattenere l’orgasmo. L’estasi sessuale risiede nella svestizione assoluta. ma tornerò. Silenzio. Il viso. ne assaporo il gusto intenso. Sapendo che non si smetterà mai. si susseguono nei miei lombi fino a farmi ondeggiare sul baratro dell’incoscienza. non si sveglierà. i suoi muscoli. Buon Dio. splendore di incisivi che illuminano la notte. Immagino i capezzoli tesi e i seni marmorei puntati contro il cielo. shhh. Sarò con un’altra. come tutte le altre. quando tornerò a possederla. una sagoma nera nella nebbia lattiginosa. come quando si inala una nota di sigaretta dicendo: da domani smetto. Il sottile lenzuolo la avvolge come un bozzolo di seta. inconsapevole. È un lavoro lungo. esaltando le curve immobili del suo corpo. fino al calare del buio. via tutto. senza capire. poi un freddo alito di vento le carezzerà il sesso nudo. Lei dormirà ancora. Urlerà. Nei suoi sogni. Troverà il pigiama a pezzi. scosto il lenzuolo. poi mi spoglio nella penombra. 320  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . l’adipe che le fascia la vita come un cilicio lussurioso. nell’insensibile ed eterna maschera del sonno. È lì. Ho raggiunto la sua camera dopo aver fatto saltare la serratura della porta esterna con un piede di porco. un ovale opalescente su cui indugia il biancore di una piccola luce d’emergenza. La sua vagina è una ferita rosa che inghiotte il mondo. Dorme. La forbice lavora silenziosa. via le cuciture. Mi avvicino. Entro nella sua camera. Non ho bisogno di toccarmi. atterrita. Nel tragitto mi sono mosso con passi ridicoli. Estraggo dalla tasca del cappotto le forbici da cucito di mia madre. Poi mi rivesto. piego i vestiti e li depongo in un angolo.NuditÉ  di Luigi Musolino 10 novembre Non sentirà nulla. attento a non fare rumore. ponderati. Esco in strada. Le sfioro le labbra con la lingua. sporco del mio seme. Contemplo la nudità del suo corpo. un fiume pulsante di girini microscopici destinati al Grande Nulla. la mano stretta sulla sua. infine seguirono il profilo del naso e.. sentila. 11 novembre Tremava fra le sue braccia. trovasse sollievo.. tanto da farle male. Lasciandola poi in balia dei respiri affannati. di quella voce che le ripeteva come un mantra come lei fosse la sua musa. quando la mano si era appoggiata delicatamente sul suo collo. bruciando famelico. sfiorandole le labbra. però. sapendo esattamente cosa le stesse facendo. dolorosa e terrificante allo stesso tempo. – Bianca. – le sussurrò suadente mentre i lunghi capelli biondi scivolavano su di lei. una sinfonia perfetta d’amanti che si erano abbandonati alla passione. soffermandosi vicino alle palpebre.. sfiorata. sospirando di piacere quando lo sentì finalmente in lei. tormentandola sempre di più. e sentiva il traditore implorarlo per avere di più. come un pulsare frenetico in ogni fibra. Le agili dita risalirono la mascella accarezzandole la guancia. maneggiata con cura dalle mani d’un artista. La toccava in un modo talmente strano da farle sembrare d’essere diventata un’opera d’arte. cosa lei provasse: le sue mani erano nate per creare piacere. scivolarono sul seno percorrendolo lentamente. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  321 . che le mostrava il luogo dell’eterna dannazione baciandola. la cui lingua si muoveva sul suo corpo strisciando come un serpente. senza vergogna o rimorsi. Dentro di sé pregava affinché quell’eccitazione.. nel bene e nel male. – Abbandonati alla mia musica. Bianca si morse le labbra.. amata. quella paura s’era tramutata in qualcosa di più viscerale e profondo. sentendo sulla pelle il fiato caldo e smanioso proveniente da quella bocca. Si sentiva alla mercé del suo aguzzino. Stranamente. Il piacere intenso sgorgò come un fiume in piena. A un passo dall’orgasmo. supplice. dopotutto.. al piacere. spargendo nell’aria quel profumo che la inebriava d’estasi. compiacendosi nel vedere quel viso che rifletteva ogni singola emozione. il suo corpo tremava tormentato dalle sensazioni. come avessero creato un’opera d’arte. Ma lui lo era.SinFoniA  di Lucia Manuela M. lasciando una scia umida che la fece rabbrividire e le mozzò il fiato a mano a mano che scendeva là dove voleva essere toccata. toccandola. trascinandola. terrorizzata da quella passione che l’aveva colpita con forza non appena lui l’aveva guardata. Lui sollevò le labbra in un ghigno. e il mondo non ebbe più senso: tormento e passione si mescolarono al desiderio che premeva inesorabile. Gettò la testa indietro. Prima vidi le nuvole in un cielo limpido. dopo essersi staccata da me. lei musa. che era in grado di fare cose che neanche potevo immaginare. la lingua che toccò la mia e la accarezzò. Difficile capire cosa volesse dire: lei è sempre stata così. ipnotici. Bionda. 322  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . – In cosa consisterebbe questo tuo… cambiamento? Cosa ti è successo? – Adesso mi chiedi troppo. Non mi rispose. poi i tetti della città. mentre il sangue mi pulsava nelle tempie. mentre la immaginavo e la toccavo. Mi accesi di desiderio. Rimase nuda a farsi ammirare. si tolse la camicetta e si sfilò la gonna.. sui glutei.. ma posso assicurarti che mi piace. Non c’è ancora abbastanza intimità. Ti farò vedere il mio cambiamento. diversa. sbarazzina. Poi successe l’incredibile: alcuni secondi e il suo corpo si fece traslucido. tanto da mostrare il mondo fuori dalla finestra che. bruciare dall’inguine in su. alle sue spalle. inondava la stanza di sole. qualche giorno fa. nei miei. Poi scomparve. mentre si sedeva sul mio sesso teso allo spasimo e la sua lingua entrava nella mia bocca a mozzarmi il fiato. – Devo chiudere gli occhi? – le domandai. Mentre mi spogliava mi prese le mani e se le portò sul petto. – Ma insomma – si finse offesa. da quando ci eravamo visti l’ultima volta. Ho sempre sognato di poter scopare con la ragazza dei Fantastici Quattro.. sulle cosce. mi fa sentire bene. Lei rise. una rarità. – Mi è successa una cosa un po’ strana. Non ci crederai. – Susanna – sussurrai. ma non ti dirò come è successo. Aveva indossato una minigonna vertiginosa.. – Con voi sono ancora più brava. tra noi due. – Chiamami Susan. Lei mi si avvicinò e puntò i suoi occhi azzurri. – Sei davvero noioso! Non mi chiedi niente? – Di cosa si tratta? – rantolai con la gola secca. io un pittore che non sapeva da dove cominciare a ritrarla. Eppure sapeva stupire i bambini e ipnotizzarli con i suoi trucchetti. così come la canottiera rossa. – Susanna – ansimai. Ero confuso. Era magica. Camminò verso di me e a ogni passo la sua immagine si faceva meno netta e definita. Inizialmente pensai ai soliti giochi con le carte che mi aveva mostrato molte volte. tutto attraverso di lei.SUSANNA  di Alessandro Del Gaudio 12 novembre Mi disse che era cambiata. Una prestigiatrice. un corpo da favola. Si scostò e cominciò a spogliarsi. – Anche gli uomini – mi disse. forse sperava che le chiedessi di più. Mi sentii ardere dentro. Subito dopo mi baciò a lungo. Sorrise e mi regalò uno sguardo luminoso. La sua mano invisibile mi arpionò la cintura dei pantaloni. Aveva compiuto 40 anni da poco. Rincorreva l’orlo delle autoreggenti che aveva intravisto quando lei aveva accavallato le gambe per stare più comoda.. la sua bocca leccare la pelle. L’ascensore giunse al piano e Valeria uscì frettolosamente. Inspirò profondamente e il brivido le accarezzò le reni mentre le scorrevano nella mente le scene di un accoppiamento tra cani in calore che aveva visto da ragazzina. aveva i capelli lunghi e un lampo selvaggio negli occhi scuri. Sentì il suo respiro caldo sul collo. Aveva voglia di appoggiarsi all’uomo. ogni singolo muscolo. le caviglie. Era un odore inconfondibile fatto di dopobarba e di sudore. e decise di ignorare il fatto che avesse poco più di vent’anni.. di lasciarsi andare per una volta. Lo spazio era piccolissimo e la presenza dell’uomo alle sue spalle ingombrante e voluttuosa. Peccato che i mesi adesso passassero in fretta e che presto sarebbe stata meno attraente. sembrasse esplodere dalla voglia di fare l’amore. le sue mani cercare sotto la gonna. Se solo avesse trovato il coraggio di farlo ancora. lo sguardo animale percorrerle la schiena sinuosa. Valeria se ne accorse. Abbassò lo sguardo velato dal desiderio sull’elastico colorato dello slip che sbucava dai jeans sbiaditi. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  323 . di strofinarsi addosso a lui. Le bastò sentire il suo odore mentre gli poggiava lo stetoscopio sul petto per riconoscere l’uomo dell’ascensore e provare una vertigine.VedoVA dA un Anno  di Maria Gabriella Genisi 13 novembre L’autista seduto nel taxi sbirciava le sue gambe dallo specchietto. in stand-by da allora. Valutò il suo corpo statuario. sfilò il camice e ripassò insieme a lui la scena perfetta dei due cani in calore. di sentire il suo inguine duro premerle contro. Un richiamo sessuale potente a cui sembrava di colpo diventata sensibile. le cosce. Tolse il vestito e infilò il camice appeso all’attaccapanni poi andò a lavarsi le mani e citofonò all’infermiera perché facesse entrare il primo paziente. le scarpe dal tacco sottile. scivolarle sui fianchi morbidi e poi scendere ancora sfiorandole i glutei. meno sexy. Rispose ai saluti dei colleghi in corridoio ed entrò nel suo studio. Peccato anche che era vedova già da un anno e che il suo corpo. giusto in tempo per iniziare a capire che è quella l’età d’oro per la donna e che lei era un tipo che piaceva molto agli uomini. Ferma davanti alle porte dell’ascensore avvertì l’odore del maschio alle sue spalle. Il ragazzo era giovane e molto bello. Le porte si spalancarono e Valeria entrò senza voltarsi. due. Un ansito. l’adrenalina che la teneva in tensione le regalò delle punture brucianti di piacere. arrabbiata. una per ogni volta che premeva di bacino contro il morbido che teneva serrato ostinatamente fra le cosce. Gemette di rabbia e di frustrazione. Per non piangere. Fulminata dal piacere. e a lei rimaneva solo quella stupida maglietta. E singhiozzò. senza dolcezza. invece se ne restava lì ormeggiata. spalancò la bocca. Un’ondata improvvisa di profumo maschile le fece rabbrividire i seni turgidi. 324  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . bianca. tesi. Quello stronzo. Marco se n’era andato. Per ricacciare indietro le lacrime si morse le labbra e continuò con più forza. invece un tremito nervoso gliela fece stringere al petto. Ansimava ancora per l’agitazione. il ventre tirato. bruciante e colmo di rabbia quanto lei. un movimento alla volta. come se fosse qualcosa di meccanico e di assolutamente necessario. Premette di più. come per dispetto. Un singulto. sgarbato. Giaceva abbandonata su un angolo del letto. sconvolta. Senza riflettere. Strappando ansiti rumorosi. larga e intrisa del profumo di quello stronzo del suo padrone. attirando solo sguardi malevoli. che premeva sui seni gonfi e scalpitanti nel respiro affannoso. improvviso. contro la stoffa del vestito. in quel momento. I capezzoli le pizzicavano. mentre premendo provava piacere. tre volte. cominciò a dondolarsi. Veloce. che non si sarebbe mai aspettata in una situazione del genere: irrequieta. Una. era rimasta solo quella maglietta. Più veloce. trattenendo quell’orrido groppo in gola. Solo per non piangere. per non piangere. Un piacere strano. con aria derelitta.Per non piAnGere  di Maria Chiara Tamani 14 novembre Di tutto quello che era stato raccattato in fretta e furia dopo il litigio. lentamente. Fece per gettarla via con un’imprecazione. la bocca e gli occhi secchi dopo la sfuriata che aveva messo sottosopra la casa. Angela l’afferrò bruscamente. sedendosi sul letto. pianse. e gemette di nuovo rabbiosa. rabbrividì fin tra le gambe al profumo di lui. come se stesse per cadere da un momento all’altro. ogni scatto di bacino più sciolto e assieme più feroce. Non voleva piangere ancora. che cominciava a ferirla già con una nostalgia fuori luogo. Senza pensare a come si sarebbe sentita una volta finito. Controvoglia. Strinse gli occhi lucidi. Si accorse di tremare. una volta finito. e poteva sentire il proprio battito impazzito martellare contro la mano stretta. a ogni movimento una scossa forte. Premette con rabbia quella maglietta bianca fra le cosce. E. a pungermi gli occhi? Credo che il fuoco della colpa stia divorando i nostri corpi umidi e che si stia spostando dove le cosce si uniscono. gli si arrende e a volte lo supera. Rintocchi di ventre come suoni di campane. adesso. Fasci di luna sembrano leccarle il corpo e io annoto le misure della sua malizia.. perdonaci! E poi esplodo in mille scintille di luce bianca. La mia lingua arriva alla sua bocca. sotto. E adesso… Dentro di lei nascondo il mio vigore. Mi aggiro tra le pieghe della notte. lì. Vorrei un cielo di sole nuvole che ci lacrimasse addosso e ci regalasse l’illusione di poterci far scivolare tutto addosso. mentre la luna le si attacca alla chioma e le curve della sua vita si allargano davanti al mio corpo che sussulta. dalla nostra passione. Lia tiene le mani tra le cosce e lo sguardo basso. Che stupidi! Troppo presi da noi. Immagino il suo collo scoprirsi e i seni. Ma è troppo tardi. La sua pelle non la sento più! Penso: è davvero il cielo. questo? Di questo sono certo: vedo Lia e me in una cornice di fiamme. È l’Inferno. Le nostre labbra sono vicine ma lei si volta e si distende. la sua lingua striscia tra le dita e le sue grida annunciano l’abbandono dell’ultimo orgasmo. Premo feroce. che il dolore che provava aveva la sola urgenza di essere stanato. Il piacere incalza il dolore. Urlo: Luca. ormai. nella stanza accanto. Decidemmo subito: l’avremmo raggiunto nello stesso modo in cui l’avevamo prima creato e poi perso. ma il suo pudore è ingannevole. pensavamo. Abbiamo bevuto e mescolato allucinogeni per inventarci un altro mondo su misura e sonniferi per morirci dentro. Mi muovo al ritmo dei suoi sospiri urlando: mai più! Mai più: sofferenza! Arrivammo troppo tardi: la solita lagna. con le poche sillabe che biascicava. nostro figlio. Luca. e ci s’immerge dentro. Non avrebbe potuto spiegarci. proprio come una volta. desidero confezionare suggestioni e fargliele indossare. verso il crollo. Vorrei una luna prepotente che le lanciasse contro aghi di luce e le solcasse la pelle fino a rivelarne l’intimità. Adopero le mani come se fossero stoffa e scavo dove i bagliori non possono raggiungerla. La sua schiena scoperta diventa il foglio che accoglierà lo sporco inchiostro del mio delirio per l’ultima epigrafe.MACCHie di LuCe  di Mauro Marcialis 15 novembre Ha già fatto effetto.. così. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  325 . Le afferro i capelli e spingo il suo viso verso il mio. questo? E sono forse le stelle. Ci consegnamo al buio. rincorrerlo danzando. Io le cingo le spalle col mio manto nero e le stringo i fianchi. andava sempre di corsa… e non aspettò. Di fronte un grande specchio con cornice di legno. li mordeva. Mi spogliava con foga ma con dolcezza. e io mi ancoravo a lui ricambiando i colpi. accarezzavano quel corpo come se già lo conoscessero. lentamente. Mi accarezzava. Le mie mani lo accarezzavano. lui color cioccolata e io color del latte. fatto di sguardi intensi e di riso basmati assaporato con le dita. Io non potevo fare a meno di fare lo stesso con lui. li leccava. Mi baciava. delicata. 326  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . avanti e indietro. formando cerchi immaginari perfetti. i nostri gemiti e i respiri sempre più caldi e affannati erano solo una piccola rivelazione del piacere provato. Le labbra carnose e scure. non smetteva di farlo. Ogni tanto guardavo la scena dallo specchio. quelle labbra erano così morbide e il leggero sapore di nicotina e dolci spezie le rendeva ancora più gustose. Quando mi svegliai lui ancora dormiva. I suoi occhi con quella linea di Kajal erano misteriosi e tenebrosi. finché non arrivò nel mezzo e lì pensavo davvero di morire. Mi guardò negli occhi lucidi di piacere e mi disse: – Sei bellissima. Venimmo insieme. Non ho potuto resistergli. Fu lì che arrivai al primo orgasmo e mi aggrappai con le unghie alla sua schiena in cerca di salvezza. Poteva farmi di tutto. varie candele accese e tendaggi dai colori caldi. Decisi di andare e di non rivedere più quell’indiano che mi aveva stregata. poi sempre più mosso. ubriachi di piacere. Affascinante. Ci addormentammo abbracciati. Baciava le mie lunghe gambe affusolate e pallide. su e giù. sempre più profondi e veloci. All’inizio come onde sul bagnasciuga di un mare calmo. Mi ha sedotta con quegli occhi e con il labbro inferiore che ogni tanto mordeva. Il suo respiro eccitato sopra di me mi faceva sentire desiderata. rimani qui. La sua pelle era morbida e profumata. La sua lingua era sempre così pacata. mi baciò col sapore di me in bocca e finalmente mi penetrò. Il letto basso con cuscini. eravamo bellissimi. dal suo fascino. giocava con i miei capezzoli stringendoli. dal suo modo di toccarmi. Ritornò alle mie labbra. Eccome se lo volevo. ma sapeva bene dove andarsi a infilare. Si muoveva dentro di me con passione ed eleganza.PASSione dALL’IndiA  di Federica Iencenelli 16 novembre Odore di Sandalo. Nello specchio le nostre figure. piano piano. e io morivo d’estasi. Ero accesa di passione. Gli indiani mi hanno sempre affascinata. ero presa da lui. È stato un incontro passionale. il nostro. Le cose speciali si vivono una sola volta. Lo volevo. Mi baciò. Passa un minuto. Mi spinge al muro. Una bottiglia di Bolgheri Sassicaia 2006 in meno in cantina non sarà un problema. Mi diventa duro. – La manipolazione è arte culinaria – sentenzia. lei è una mandorla. mentre ora… solo istinto. da predatrice. – Mi eccito. – Fai la planetaria mentre finisco di qua – le dico – così finiamo prima. Domani sarà la solita routine.BANQUETING  di Alessio Taffarello 17 novembre Dopo duecento pasti non si ha voglia di far altro che riposare. Faccio finta di non sentire. Cambiamo posizione. Mi piace. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  327 . ma inutilmente. ma mi piace come lo gestisce. e non ti molla più. Lavorare con una donna non è impossibile ma arduo. Lo facciamo egoisticamente. di cambiarle reparto. Non mi sento in grado di gestirla come chiunque altro. e quel desiderio tra le gambe. come a volerci cibare l’uno dell’altra. Non resisto. Il suo corpo. andando in profondità. Me la spalma e lecca avida dopo ogni passaggio. Il viso provato dal servizio non maschera la sua bellezza. Scherzare va bene. fin troppo per una cuoca. Lei s’avvicina e me lo tasta. Non me ne frega nulla del sapore reale della sua pelle. quel sapore deciso. Ho voglia di sapori forti. Prendo la pasta di mandorle cruda. poi la bacio. Anche stasera… ti guarda con occhi non suoi. D’impulso vorrei fermarla. La spoglio. C’è che il problema sono io. Stasera tocca a me e al mio commis chiudere. la scaldo con le mani e la modello sul suo corpo nudo. Le tolgo la cuffia e rimango rapito dal tuffo delle sue chiome bionde. supino sul marmo gelido. Sono ipnotici ed eccitanti i suoi movimenti. È un contrasto che ben si presta al nostro rapporto di stanotte. ma oltrepassare certi limiti è rischioso. Prendo la riduzione all’aceto balsamico e gliela spalmo sulle labbra. La giacca cade seguita dal resto della divisa. I bicchieri placano la stasi. Me lo succhia piano. La mia pelle sa di cannella e limone. L’ho ripetuto spesso allo chef. Dalla bocca scende un rivolo di denso liquido scuro. quando la guardo tuffare le braccia nell’impasto rimango spesso ipnotizzata – dice. – Sai. Dobbiamo saziarci a vicenda. La divisa non riesce a mistificarne il fascino. Cinzia fa lo stesso con me. apre il frigo e prende la catalana rimasta. ci intrecciamo e rilasciamo di continuo. Il suo viso. È lenta ed esperta. una calamita. calda e umida. La massaggio quasi a impastare l’anima con la carne e il mio desiderio insieme. perfino. Le sue gambe mi guidano dentro di lei. Mette in ordine il garde manger quando la chiamo in pasticceria per aiutarmi. un’ensamble di linee morbide. Siamo nutrimento reciproco. Cinzia è bella. Quasi sono imbarazzato dal fruscio dei miei stessi movimenti. Why… la sua voce. in questo momento. Con il dito accarezzo i contorni delle ombre. Perché è così che ti piace. Vorrei saziare le mani possedendo gli angoli più nascosti del tuo corpo chiudendolo nella morsa del mio desiderio. fin dentro la pancia. Me l’hai lasciata tu. Annie Lennox. Morderli piano. entro in casa senza accendere la luce. il sottofondo di molte notti d’amore. Ho una contrazione di fastidio. Vorrei… l’unica cosa che posso. Tu non ci sei. Mi dirigo verso la camera da letto. Vorrei sentirti gridare mentre ti afferro i capelli dietro la nuca. prendermi dentro di te mentre aumenta il ritmo dei miei movimenti. Tutto è immobile. e stempera una luce calda colore dell’oro. vorrei sentire il tuo calore. come se fosse seduta accanto a te su quel treno che corre lontano. appendo il cappotto umido di neve. è toccare il tasto play dell’impianto sul comodino. gironzolo per qualche istante nel silenzio che incombe tra corridoio cucina e sala. e non me ne faccio una ragione. nel biancore di una nevicata che ricorda la notte in cui sono nato. Non riesco ancora ad accettare di non vederti raggomitolata nel letto con i capelli scolpiti sul cuscino. il tuo respiro. Vorrei vedere i tuoi occhi socchiudersi mentre ti accarezzo le gambe. Ancora silenzio. e uscire sulla pelle per scorrere rapide sugli umori del nostro corpo. Sembra ronzarmi nelle orecchie come un fastidioso moscone. delle parole che ti dico. Quando spalanco la porta quasi con sorpresa mi rendo conto che non sei nemmeno qui ad aspettarmi. Vorrei modellarlo per trasformarlo nell’unico oggetto del mio piacere. Mi stendo sul letto con gli occhi spalancati e il braccio teso verso l’alto. quasi automatico. vorrei stringerti il seno. l’interno delle cosce. sul nostro sudore. mormorii che entrano nelle orecchie per arrivare al cervello e scendere liquide verso il cuore. Poi chiudo gli occhi e penso che vorrei baciarti. il profilo della schiena… e in ogni istante sentire che nulla di quello che faccio serve per rendermi soddisfatto fino in fondo. giocare con la lingua attorno ai capezzoli. a parte le ombre sul soffitto che tremano al ritmo della fiammella della candela che accendo con un gesto rituale. e lasciarti accompagnare da lei.VORREI  di Angelo Marenzana 18 novembre Cara Leyla. Vorrei sentirti sollevare il bacino. Nella penombra della camera il tempo ha perso la sua dimensione. 328  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . è un mozzicone giallo che profuma di vaniglia. Dici che ha il potere di purificare l’aria dalle energie negative. la abbranca godendo di quel corpo che si tende e irrigidisce senza controllo in preda alle onde divenute un oceano in tempesta. cancellando ogni sua capacità di pensare. uniti un po’ di più come ogni volta. avvinghiati. a eccezione della fragranza pungente della sua erezione. Lei è totalmente inabissata nel piacere.SAnGue…  di Bartolomeo Badagliacca 19 novembre – Hai mai fatto l’amore con un vampiro? La voce roca le si è insinuata dentro possedendole il cervello. A ogni passo. costringendola a desiderare e reclamare quell’amorevole violenza che la squassa. ogni parte del suo corpo è concentrata sulle onde che iniziano a scaturire dal Tempio tra le sue gambe. Non sa più chi è. senza scivolare fuori da quel corpo accogliente e vibrante che si avvinghia a lui in una congiunzione bramosa. gemiti. Rigidità contro cedevolezza. Il freddo della ceramica sotto i piedi nudi della donna guizza disperdendosi nel suo corpo. non ha coscienza del mondo o dell’esistenza se non del buco nero che sembra inghiottirla dal di dentro. e da lui dentro di lei. in una pozza rubiconda nel suo ombelico tremulo. fino a lui. e poi più giù. Lui si colma la bocca del liquido rossastro e la bacia impedendole di urlare. Si guardano negli occhi. Bianco e rosso. la schiena straziata da scudisciate di piacere. Per la donna non esiste più nulla. fronte sulle piastrelle. Un sorriso. Completamente. l’assenza di un qualsivoglia odore della pelle. I suoi occhi rilucono di paura ma i suoi capezzoli sfolgorano di desiderio. diventare una cosa sola. Rivoli scarlatti colano tra i seni gonfi fin sul ventre. Abbandona la cavità umida che è il centro dell’Universo e la volta. l’uomo spinge un po’ di più. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  329 . la sua improbabile forza. La donna si appoggia con le mani alla parete per non accasciarsi. e lei precipita nei suoi occhi neri come pozzi senza fondo. Subito dopo piacere e dolore esplodono simultanei. Il suo ventre annaspa nell’improvviso arrestarsi di quel piacere intenso e ritmato che le ha dilaniato i freni inibitori. pressa dentro di lei come se volesse fondersi alla sua carne. Un istante di totale immobilità. La gira. Tenebre. Cadono a terra. strappandole un gemito. E si libera dentro di lei. Pancia contro schiena. Denti sul collo pulsante. così intensa nella bocca quando… La solleva. La doccia è un sarcofago nel buio. L’innaturale resistenza dell’uomo. il succo di mirtillo sui loro corpi increduli. L’uomo si inarca cercando l’interruttore della luce. Liquido denso e colpi lenti ma forti. I lasciti odorosi delle regioni più nascoste. Non importa. Forme e parole sono menzogne. Perché la pelle è figlia della vita che ha indossato. su cui le vibrazioni corrono e s’intersecano. La lingua curiosa scivola lentamente. Ci riesco tutte le volte. protetto dalla tenda. colori fin troppo vivaci. Quando accendo la luce il mondo mi si rovescia addosso. per poi sottrarsi crudele. come a saggiare la consistenza del piacere. Strabordante le precise regole del bello. Trovato l’accordo la danza si fa frenetica. che il sistema ha fissato e che mi escludono senza possibilità di appello. All’uomo piace guardare. Il tatto e l’odorato sono primitivi. Allenati da chi ha deciso i canoni di bellezza. Ci resto immerso qualche istante. oppure gambe.PeLLe e odore  di Umberto Maggesi 20 novembre – I soldi. Orrendo. Le dita allenate cercano segni. Spegni la luce. Non siamo tutti uguali. Mi concedo tempo per capire e adattarmi. Non parlare. Portatrice di piacere. Fisso il muro. L’abilità di due corpi nel cercare di accordarsi per suonare la musica del sesso è fatta di contatti e odore. timido all’inizio. Scendendo sulle cosce fino all’umido fra le gambe. Tutte le volte. La pelle dice più cose. specchi che riflettono infinite forme infinite volte. come un bozzo che lascia il mondo fuori. L’umido che si fa strada poco alla volta. Torpore soddisfatto. con un aggricciarsi della pelle. Siamo fatti soprattutto di questo. anche con questi corpi troppo usati da mani maldestre. Oppure bacio delicatamente l’avvallamento fra le gambe. Il graduale inturgidimento. – Le uniche parole che pronuncio. Incedo su un seno. Uno dei tanti dogmi che il sistema ci fa ingoiare. Come un suono che si fa sempre più vicino. poi forti a colorare l’atmosfera della tinta del piacere. indispensabile per accordarci uno nell’altra. 330  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Altrimenti la zona sensibile dietro il collo. Protettivo. Costruzioni che nascondono false prospettive. sul comodino. Senza forma. odori umidi e muschiati. Solo tracce dissolte dalla prepotenza dei movimenti. Gli odori sommergono. Pelle. Tornerà il buio. con le sue forme a spigoli. A volte è il ventre a rispondere per primo. Lo avverto e ricerco l’accordo con braccia e spalle. Ci sono corpi che preferiscono carezze periferiche. L’accordo è diverso per ognuno. ultima gratificazione. Il nostro piacere è fatto di sfregamenti e fruscii. Da collo a ventre. le superfici lucide. Anche il mio volto e il mio corpo. doppi fondi. lontani da questo sistema di ordini precisi. prima lievi. La pelle si fonde nella vibrazione del piacere. Da dove viene questa belva assetata che un attimo fa era un cane fedele che mi adorava? Quanti uomini è? Chi trabocca dalla sua testa. Sei la mia Dea Pagana. praticamente – sorrido. fino a farmi spalancare gli occhi dietro la benda. Sta’ ferma – un sussurro e una mano che percorre la mia schiena dalla nuca al coccige. avverto solo lo spostamento d’aria e il gesto che mi stringe i capelli. Giù! – ordina. che dice: sono io e voglio farti godere. Afferra la corda. Hai angoli incontaminati e panorami mozzafiato. sì. così. Qualcosa che sta occupando lo spazio in mezzo alle mie gambe piegate sul tappeto. mentre mi sollevo ad assecondare la trazione che mi divide in due.. – Uno zoo. qualcosa che riconosco quando la sua lingua si appoggia. – non finisco la frase. Il dolore è un lampo. la tira fino a farmi provare l’effetto della sega circolare che mi entra nella carne tenera. M’inchino davanti al demone che lo abita. Ne riconosco il sale: sono io. da spargere di sale. piatta. quando aspetti qualcosa. Una mano calda. dovrei essere l’icona dell’impotenza. oscena e totale. sensuale. Non sento i passi che si avvicinano. insidiosa e lussureggiante. sotto la benda. Hai il ramarro. La mia eccitazione s’impenna. Il dolore s’intensifica e si espande fino a liquefarmi. Viene voglia di adorarti. come se fossi una dea pagana. aspra e selvaggia. Appoggio le labbra su un ginocchio e il sapore della mia pelle basta a rassicurarmi. – Brava. lo voglio offerto. farei una statua di te. è interminabile. passa tra le mie cosce e mi assicura i polsi dietro le reni. materna. Splendida. stronzetta. s’impone sulla considerazione dell’insondabile assurdità del piacere che ricevo dal subire questi insensati soprusi. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  331 . così ingombrante da essere vomitato fuori? E perché non mi fa paura? – Giù la testa e su il culo. E sto godendo. caldo. l’attesa. che mi abita. sai? Mi chiedo quale deità vede in me adesso: in ginocchio sul tappeto. contro la mia vulva. – Uno zoo. adesso. – Sei come una terra senza nome. mi attraversa e mi sbriciola. e adesso mi faccio un bel safari.PiCCoLi oLiMpi SenzA iMportAnzA  di Valeria Bucchignani 21 novembre – Tu non ti rendi conto della potenza che emani.. che aspetta di tornare al sole. Hai la lepre nell’erba alta e il colibrì nel fiore. che mi solletica l’interno delle cosce. – Attento alle specie protet. Hai il passero tra i rami e la volpe nella chioma. Perfetta. seduta sui talloni. Una lingua che comincia sapientemente ad adorarmi. una corda che mi stringe la vita. nascosto tra le rocce. Sei terra di conquista. rossa e umida di rugiada. Ha infilato la mano nel suo dormiveglia per accarezzarla. Ha spostato libri. Vuole solo vederlo. che implora carne e calore. E sarà in quel modo che la toccherà. mobili. in bilico sul manubrio come l’asta di un equilibrista. svolazzante sul sellino della bicicletta. dall’altra lei. lui non verrà. sentire com’è fatto. sapori. È ormai disperata. Glielo ha scritto dopo sei mesi di messaggi e lei ha impiegato più di un’ora per scovarlo. accanto alla porta d’ingresso. parole. quando alzando il coperchio per sedersi a fare pipì. olfatto. al centro del post-it. Ha scavalcato la recinzione. Non l’ha visto subito. Glielo ha scritto in una calligrafia sottile. ma il primo in cui lui la toccherà. da lì in poi. dimenticandosi persino di mangiare. Ti bacerò. minuscola. Se lo ricorda ancora. La trovano con l’estasi che dimora sul suo viso. È il messaggio che più ha atteso e più ha rischiato di non trovare. scopre l’invito per il suo primo bacio. voce. pensando a come ottenerli. Si addormenta a gambe spalancate. Diceva il primo. poco prima di morire. Sa benissimo che se non legge. Non è il primo biglietto che trova in casa. Sul muro. Non ha mai capito come faccia a entrare. ascoltando i rumori della notte. Sono parole che la spaccano in due. lasciando le mutandine sul pavimento. ma mentre lo fa sorride lusingata. sopra il cuscino. Stanotte ti sfiorerò una guancia. Da una parte il suo sesso. Un pensiero per te. ha lasciato un messaggio incomprensibile. Stanotte mi sentirai dentro. ma la porta della camera resta accostata. che lui è venuto. perché prima c’era la rosa.PoSt-it  di Raffaele Serafini 22 novembre Stanotte ti prenderò in bocca. che ha bisogno di un corpo. appiccicato sotto una sedia del salotto. su due righe. ha scritto su un post-it. come un bozzolo che non è riuscito a trattenere la propria farfalla. proprio come aveva detto. 332  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Lo capisce solo all’alba. Gliene lascia uno al giorno. pensa. ma in quel momento non le interessa. pentole. Rimane sveglia per ore. nero su giallo. eppure non l’ha mai visto in faccia. toccarlo. deceduta per cause naturali. dopo un sonno brevissimo. S’infila a letto così. sguardi. Portami via con te. Vuotato cassetti e credenza. Accarezzava il suo corpo e giù. guardava la via lunga sfilarsi a est e a ovest per poi perdersi chissà dove. l’altalena. la perla dura che mirava in alto. quella frazione d’infinito. gli occhi lontani del cielo che negli occhi di lei si riflettevano. animando quell’universo fermo. i propri capelli. Nel vederla inarrivabile aveva dischiuso le labbra e le farfalle erano nate dal suo respiro. E così i tre alberi scuri. quella frazione di infinito. Rapido si faceva il tocco come le dita sui tasti bianchi di un pianoforte. le raccontavano menzogne. Il suo ventre era un nido d’insetti.Kuroi (L’InVerno)  di Giorgia Rebecca Gironi 23 novembre Snella. giacché lui una notte era giunto. Negli sguardi la promessa scivolava sui suoi seni. e quando si posarono sulle sue braccia lei allargò il respiro e sciolse la treccia. bionda e stretta in un bustino di pizzo. le falene. le falene succhiavano via il sale dal suo corpo. e le falene le bisbigliavano all’orecchio. Scosse il capo. tre alberi scuri come inchiostro seccatosi su un foglio. Come neve caduta in novembre su prati già bianchi di neve. un’altalena. a ogni colpo di frusta sciabordava il mare del desiderio. e aveva un impermeabile nero che strusciava al suolo mille sussurri. bianche come la neve che cade in novembre: volando su percorsi a loro cari mirarono quegli occhi allora pieni di stelle. trillando poi una nota alta. pettinandosi i capelli. un quadrato che fu d’erba. Attendeva l’uomo dalle cui labbra nascevano falene. quel quadrato che fu d’erba. le bevevano dagli occhi. stivali ai piedi. come il cielo quando nevica in novembre. eppure lei guardava sempre la via lunga. Oltre la finestra c’era un mondo chiuso. si nascondevano le une sotto alle altre. Si sfilava il bustino di pizzo. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  333 . pettinandosi i capelli. Poi voltandosi socchiudeva gli occhi sul suo letto di conchiglia e la testa le si riempiva di bianche falene. la notte. La sua lancia era uno sciame di falene. sparendo nella bruma. la via la guardava a sua volta. inghiottita dalla nebbia. Ed era di notte che si rianimava pure il ricordo. Il cigolio dell’altalena. sulla sua bianca pelle. Allora lei guardava la via lunga sfilarsi a est e a ovest. Slacciò ogni decenza e si lasciò sedurre senza chiedere mai chi sei? Camminavano. dove lui era giunto e dove era andato via. quando godeva lacrimava latte. trillando quella nota grave. senza nemmeno sapere chi fosse. Sempre uguale. Lei guardava sempre la via lunga. mutandine velate. Maglietta stretta con curve in evidenza. – Poi scopro che a mezzanotte hai chiamato Alessio. dandole le spalle. Sicuro: non toccherò mai la sabbia dell’abisso. per ingoiarmi l’anima come sa fare lei. 334  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . bocche umide d’adrenalina. – Ma è un amico! – si schernisce lei. Leggo il messaggio. Non mi pento. la lingua tenta di schiudermi le labbra. Con l’altra mano mi slaccia i pantaloni. gambe slanciate e nude. – Dai.IndeCiSione e deBoLezzA  di Claudio Costa 24 novembre Non torno. mi afferra il polso. – Davvero? – L’altra notte non rispondevi al telefono – sospiro. Ma così. Estraggo e lo porto dietro la sua schiena. Biondi capelli spettinati. Ci fissiamo. la schiaccio. Devo sopprimere quel pensiero. Stringo il manico della valigia. ma non l’insulto. Non devo. S’inginocchia. Fallo per noi – insiste. Sbuffo. Mi perdo nel cercare il fondale. Giro la chiave nella toppa. riccioli morbidi. – Rimani. – Se non mi lasci andare. – Rimani – mormora. prendendomelo in bocca e cominciando a succhiarlo. Mi strizza un capezzolo: dolore vicino all’estremo piacere. non torno. come se le bugie profumassero di verità: è un lungo bacio per accettare la finzione. La sua gamba s’infila tra le mie. acqua e sapone. Quando arrivi. Respiri ansimanti. Capitolo. Mugola. Soffoco. Le sfilo la maglietta e lei mi spinge la testa tra le tette. Non sono piccoli baci per un semplice ciao. Scruto le pupille verde mare. La sua mano m’accarezza il fianco. È forse un breve istante di vergogna che mi permette di abbandonare una lacrima vera dentro un oceano di falsità. mi volto. Palpebre calate. Con una contorsione del braccio. le dita scorrono sul petto. La stringo: non voglio lasciarla. è il mio turno di sorridere. – Rimani. Nella tasca mi vibra il cellulare: un SMS. Truccata e vestita da gara opporrei una maggiore resistenza. papà? Ricordati il regalo per la mamma! Il cervello è caduto con i calzoni. quando esco dalla porta. Movimenti lenti: una parte di me vuole restare. Quel sorriso ironico merita una punizione. Ma non torno. La sua mano mi sbottona e s’intrufola nella camicia. conducendo calore. Questa volta. Non mi perdono. è l’immagine dell’innocenza. dopo! Il mio pollice preme rapido i tasti. Mi bacia. brezze d’energia sulla faccia. È un suicidio: la via diretta all’inferno. Questa volta non torno. Le unghie graffiano le natiche. fondendola su di me. – Addio – pronuncio. mordo. L’espressione e la sua intelligenza assaporano la vittoria imminente. Non voglio guardarla negli occhi. – Non ci riuscirai – sussurro. t’ammazzo. bastano i seni sempre diversi. programmato per il piacere e non per la felicità. ragiona così lui. è come se sentissi il suo cervello mandargli questo segnale ininterrotto: tu sei giovane. Ma mentre sto qui – è solo un attimo! – vedo la donna aprire la finestra di una camera al primo piano dell’hotel. il ragazzo bruno tutto ricci e tatuaggi che non sa cos’è sentirsi vecchi. perché adesso devo sapere chi è lei. musica idiota e felice che viene da chissà dove. gonfi di futuro. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  335 . l’orrore assopito. gli leggo dentro come in un libro. molto tranquilla. quasi cercasse una risposta. la facciata dell’hotel e le donne in costume da bagno. coperta e vestita come fosse già settembre. un gene. tutte intorno a me le ragazze qui nella piscina. un’isola che vede da lontano il continente dove vivono gli altri. cammino nell’acqua come un astronauta sulla luna. bastano i piedi abbronzati. una razza. sempre uguali. fissa il cielo con gli occhi chiari e trasparenti. e gli occhi limpidi e senza borse. sei giovane come le ragazze che ti guardano. Scruta fuori un istante. consueto. sei giovane. è convinto che lui non sarà mai vecchio. è convinto che la vecchiaia sia come avere la pelle nera o nascere senza orecchie. cullando la mia mezza erezione. carico di pancia e di soldi cresciuti insieme negli anni. senza guardare più nessuna. i culi pieni e sodi che mi tengono qui a mollo. una gabbia del tempo da cui non si esce mai. bastano le gambe a rubarmi gli occhi. potente. i colli senza rughe. tutta questa pelle d’oro. azioni e titoli di stato. io lo so. l’acqua che mi alleggerisce e tutt’intorno i pini. stanco. muscolose più di quelle del ragazzo che ora si tuffa senza togliersi i Ray-ban per far ridere le sceme che lo guardano. oh sì!. qui a mollo nell’acqua tiepida della piscina. forti. nell’acqua che mi arriva alla gola e mi solleva le braccia che un tempo erano magre. schizzando gocce e spruzzi. poco convinta. misteriosi. mai come me. che poi non sono neanche tanto vecchio (ho cinquantatrè anni). E allora io mi alzo come un brontosauro dall’acqua. è convinto che la giovinezza sia qualcosa che fa parte di lui per sempre.L’ATTIMO  di Raul Montanari 25 novembre Mentre me ne sto qui a mollo. di essere maschio. Poi torna dentro. e lentamente esco dalla piscina. i capelli bagnati. qui. consumato. niente topless qui in piscina ma non ce n’è bisogno. le pance piatte così diverse dalla mia. a cullarmi e coccolarmi l’erezione a metà. stretti negli splendidi bikini che mi incantano. Laggiù. Il ragazzo balzò su gridando e ricadde in ginocchio.7 e EV-2. – Sua Grazia JAHV-1. – Inoltre – proseguì il Giudice – per la salvezza della Comunità Celeste. Un accordo perfetto maggiore sancì l’esito del processo. – Tacciano tutti! – reclamò il Gran Cerimoniere. con la loro infausta progenie. disabitato. Sorpreso dalla durezza del verdetto. Mentre il colpo rimbombava sotto la vertiginosa cupola del Tribunale. mormora qualcosa che non si percepisce. bloccato da catene di luce rossa. Premette un pulsante. lui scivola docile fra le sue gambe.Un peCCAto oriGinALe  di Massimo Mazzoni 26 novembre Lei gli prende dolcemente una mano e se la posa sul seno.en-39. chiudendo gli occhi con un’espressione di beatitudine. Tutti tacquero.23145. – Preso atto dell’eccezionale gravità del crimine – esordì il Giudice dall’alto del suo scranno – questa Corte CONDANNA in via definitiva la qui presente imputata. sta per lasciare l’aula. in un futuro prossimo o remoto.22! – ordinò il Gran Cerimoniere. l’intero Consesso tratteneva il fiato. nei secoli dei secoli! Il Giudice calò il pugno sulla cattedra svettante. cristallizzate in ologrammi violacei. quasi non osasse carezzare quella pelle fremente. gli imputati rimasero a capo chino. e il di lei fratello. ispiratrice dell’immondo commercio. Lui osserva smarrito. Forse con il tempo. 336  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO .1. su quello sperduto frammento di terra che sarà subito cancellato dalle rotte. AD-2. si dissolsero lentamente. alla pena dell’esilio perpetuo. sapranno meditare sulle proprie colpe. ma appare in balia dello splendido corpo che gli si offre completamente. la Corte DECRETA che nessun cittadino di questo universo mai più venga a contatto con i condannati o. La ragazza guardava impassibile nel vuoto.. – Perciò – concluse il Giudice – la Corte IMPONE quale luogo di pena il pianeta ED. Lei lo attira a sé. – Orrore e abominio! Anatema su di voi. lo libera della veste leggera. Supremo Giudice del Tribunale della 1a Costellazione. scrutando invano l’irrevocabile silenzio del cosmo. – In piedi. Siano reietti per l’eternità! Le ultime parole echeggiarono a lungo. le immagini inequivocabili dei due amanti. vittima e complice. i rei siano condotti e abbandonati al loro destino. Lui esita ancora. Un mormorio scandalizzato aleggiava tra i membri del Consesso. – Ora Sua Grazia darà lettura della sentenza. Di perfida beatitudine.. terzo di un sistema solare nella 39a Galassia dell’Agglomerato 23145. In ginocchio al centro dell’aula. Lei si inarca all’indietro. Lei gli sorride con aria invitante. mettici su questo. la Madonna. prima di uscire. Ti ho mai delusa? No. dopo il mio passaggio. … gel a uso topico che si applica sopra e dentro l’area genitale femminile. Finte trasgressioni da anni settanta. Cazzo. In strada faccio pochi metri. Senza? Nulla d’inedito: senza tanga. Questo era un tubetto da 50 ml. Tento! Ieri sera Fosforo mi ha lanciato il suo guanto di sfida all’apericena del Palomino. non capisci più dove ti trovi. dammi retta. non si fa chiamare Fosforo perché è intelligente. affusolata..” Gusto macabro e pessimo. a suo dire. La Murgia. M’imbratto tutta l’area: dal culo alla topina. No. è piuttosto scemo. (Ma figuriamoci. quando ci capiti in mezzo. Succede. Dicendola tutta.. Mi lascio andare sul selciato. così sono ridotte. Presto. Ha ustioni mostruose nella natura. spergiura che è fosforo bianco.. Mi ha sussurrato: Esci senza. Allargo le gambe e prendo a strofinarmi lì ben bene. sta mutando. è solo un idratante per scopare meglio!) In ogni caso non voglio deluderlo. Volano i tacchi 15..ARDATH LILI  di Danilo Arona 27 novembre Tento di resistere. Devo resistere.. diventa lunga. Uno sconvolgimento tellurico che.. Il nickname di battaglia gli deriva dall’uso militare del fosforo bianco perché... “le mie vittime. In ogni caso l’ho fatto. Un’esperienza mai provata.. e a seguire: Intimate gel Moisturing Warming. ma non ci riesco. ma che vuoi dimostrarmi. per favore.. autoreggenti. creando una sensazione di estremo piacere con effetto caldissimo. Fosforo? Ma Fosforo non aveva ancora finito la frase. Devo venire! DEVO! VENGO! URLO! – Codogno.. Gonna corta e aderentissima.. – Fallo per me. E. occhiali a specchio. leggo che ci propina Ardath Lili. … prima. il mio marine.. sembra un laboratorio da microclima. succede dentro. Laggìù lo chiamano Ardath eccheccazzo d’altro.. Con la scritta Pleasure Gel of Ardath Lili. L’ unica certezza è il fuoco che brucia il perineo con fiumi umorali che tracimano dalla sponda del letto sul pavimento.. agisce stimolando intensamente l’area trattata. non ci capisco niente. telefona ai RIS! 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  337 . Insomma.. questa roba. domattina. tacco da 15. che è stato in Iraq. Cazzo! Esco. dura.. Nella strada troppa gente. La sensazione dominante è proprio quella: la passerina si è trasformata in un cratere e ne sbordano fiumi di lava.. Prendo il tubetto e ne faccio uscire una generosa dose sulle dita.. svestita per uccidere.. C’è una morta senza mutande in un vicolo. Fosforo a letto è un vortice.. M’infilo in un vicolo. vieni in via Gluck. M’infilo le dita.. fino a quando sente il gemito di Valentina. La schiena di Valentina decide di inarcarsi. E stringe la presa sul pene. in un gioco sensuale di ombre. Valentina solleva il viso. Il suo pene svanisce nella bocca di Valentina. Alba descriveva. Sei braccia. Alba smette di giocare con lei e affonda nell’uomo. si muove dentro. calda. Ora eccole. esplora delicata con le dita. I loro occhi si parlavano. Allora unisce le labbra a quelle della sua intimità. Nelle luci fredde dei neon. in balia delle due dottoresse. sei gambe. pensa Valentina. autopsia dopo autopsia. I muscoli contratti del viso sono solo scultura di un lento soffocamento. Eppure esita ancora. È la prima volta che si trova così. che ha eroso giorno dopo giorno le ragnatele delle convenzioni sociali. Oltre la penombra. Alba si muove dietro di lei. – Ricordati che è anche mio – la voce di Alba è ovattata. si guarda intorno. lo desidera. stracci di pene tra le labbra. nuda accanto a un uomo nudo. è solo attesa silenziosa e complice.RiFLeSSi  di Giovanni Sicuranza 28 novembre Sa come fare. Non reagisce. la sua collega di lavoro. con la complicità silenziosa dell’uomo. fino a spezzarsi il fiato. è desiderio concretizzato grazie ad Alba. Sì. Lei risucchia. Corpi nudi. – Dài – le sussurra Alba. Gli occhi socchiusi. Nel luogo della morte si è nutrito il desiderio. questa è la prima volta di Valentina. prima di affondare la bocca nel suo inguine. Lo specchio riflette tutto. Lo specchio sul muro davanti a loro è uno schermo che trasmette l’immagine di un unico corpo che si fonde nella penombra della stanza. Nell’alta marea del piacere. L’uomo che tace e diventa rosso. è il livor della morte che trasforma. Le parole sono un soffio che penetra l’orecchio. E Valentina ha un brivido lungo. Sì. L’uomo non reagisce. È il turno del suo pasto. sangue come un rossetto scuro sul sorriso soddisfatto. E aspetta. Nuda. come se provenisse dalla vagina e le risalisse fino alla gola. sì. offrendo all’altra gli umidi segreti tra le gambe. la sua nuova amica. Due donne e un uomo. il rossore intenso della pelle. Valentina tratteneva il respiro. 338  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . scende a scaldarle il corpo e a sciogliere ogni incertezza. la sala autoptica mostra i corpi degli uomini e delle donne senza più maschere. Assapora e le mani diventano artigli sui fianchi di lui. Valentina ne intuisce i muscoli del volto contratti. che scioglie il respiro. In realtà nel gioco l’uomo ha il ruolo dell’oggetto passivo. insieme a un’altra donna. La pelle rossa non svela pudore. Sapevo che sarebbe venuto. giù. fin dove la mia bocca calda lo avvolge facendolo gemere. e scelgo il vuoto. Ogni altro pensiero si annulla. tirandomi a sé. Due penetranti occhi scuri mi stanno fissando. Brividi mi assalgono. la sua bocca sfiora la mia. Lui. Mi stringe il seno. anche senza catene. mi fissa con lo sguardo indifferente. le sue ultime parole si ripetono all’infinito nella mia testa: – Voglio essere libero. immobile sul ciglio della scogliera. Un passo. ormai sazio. Basterebbe un passo. la furia delle onde che si infrangono contro le rocce. Il peso del suo corpo mi schiaccia contro la roccia dura e bagnata. Le sue mani si muovono vogliose sul mio corpo mentre con gesti ruvidi comincia a spogliarmi. sento la sua lingua insinuarsi fra le mie labbra e il solito languore si diffonde fra le gambe. Ha smesso di piovere e la pallida luna sembra un acquerello sbiadito. Perché l’istinto di conservazione ha il sopravvento sul mio cuore annientato? Con rabbia avanzo verso il bordo. Sobbalzo e mi volto. Lui. lontano dal ciglio. sfiora con la lingua i capezzoli induriti. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  339 . non ti amo. Un lunghissimo attimo sospeso. Lo guardo. Ansimando ricambio le carezze e percorro con la lingua il torace muscoloso. All’improvviso una mano forte sul braccio mi blocca. Mi aggrappo alle sue spalle mentre il suo abbraccio si fa più insistente. Il desiderio si fa strada nella mia carne come un coltello affilato. è sopra di me. come sempre quando mi tocca. Mi fa sdraiare a terra. Frammenti di voci rabbiose. La pioggia mi sferza le braccia ormai insensibili. La mano dell’uomo mi trascina. voglio solo il tuo corpo. Come al rallentatore vedo il suo viso avvicinarsi. mi allarga le gambe e mi penetra con vigore.IL Vuoto  di Claudia Alpa 29 novembre Non so da quanto tempo sono qui. Lui allunga la mano e mi accarezza dolcemente i capelli. quasi con prepotenza. Il dolore violento mi esplode nel petto e annebbia la mia mente. Il mio corpo brucia. delicata ma decisa. poi il vuoto e l’abbraccio gelido dell’acqua. dentro me solo dolore. Quando infila la mano fra le mie gambe mi sfugge un grido: l’urgenza di appagamento dei nostri corpi si fa pressante. Sa che non posso fuggire: sono prigioniera. Il pulsare ritmico del suo cuore mi trasmette una sensazione di calore nonostante siamo entrambi fradici e gelidi. Guardo il mare ribollire. Mi lascio sommergere. Solo un passo. La notte esplode e ondate di piacere mi travolgono. il sorriso ironico sul volto. Mi volto verso il mare. Col pene che superava lo choc iniziale dando segni di vita. ingenuamente le chiesi: – Ma si può sapere cosa sei venuta a fare? Con un’involontaria perla di saggezza zen. rispose: – Solo del mio meglio. fotteva sempre ogni logica. usa la spada.LO ZEN. il filo grezzo della lama scorrere tra le natiche fino a minacciare il clitoride… La spada in mano e le braccia larghe a mo’ di un novello Toshiro Mifune in attesa della battaglia. in particolare: questa volta tra le sue gambe ci avrei lasciato la pelle. Zucchero. MONICA E L’ARTE DELLA SPADA  di Alberto Cola 30 novembre A una settimana esatta dalle esequie del suo ultimo rapporto sentimentale. Non era affilata. Monica venne in ufficio da me. sfoderai la spada e immaginai la commistione tra l’acciaio brunito e il tatuaggio sulla schiena di lei. Tuttavia il mio masochismo. – Mo’. Già sapevo che sarebbe finita male. invocando il perdono di milioni di samurai e sensei di kendo. non ne avevo mai avuto il coraggio. la congiunzione tra l’impugnatura intarsiata e lo spazio vuoto fra i seni. Prese a spogliarsi con l’irruenza di chi vuole una rivincita e poco importa se ciò avrebbe causato delle vittime. Lei allargò le gambe e disse: – La fantasia non ti manca… Un’arma come quella trasformata in strumento al servizio della sessualità errante di Monica. Nella penombra della stanza al crepuscolo. Il suo corpo da ventenne non lasciava spazio a compromessi. lasciando caste scie rosse su quel sedere da favola che mi aveva fatto passare notti insonni. – Ho bisogno di piangere – disse. era quanto di più prosaico riuscissi a pensare. presi a sculacciarla col piatto della lama. con la luce esterna dei lampioni a rischiarare quel quadro simile a una catastrofe sottomarina. dai… Non mi sembra il caso… Come sempre. 340  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . disse: – Questa volta. Una. soltanto le sue cosce tese e le natiche appoggiate sulla mia scrivania sembravano la cornice giusta per contenere certezze. Tesi il braccio e staccai dal supporto la katana che conservavo gelosamente dai tempi in cui mi fu regalata per il mio diciottesimo compleanno. mi ignorò. Già solo per quello meritava di essere punita. Ignorai i gridolini imbronciati mentre la mettevo a novanta gradi e. però. Sfilandosi le mutandine con raffigurato un Winnie the Pooh beato nel suo miele. per abitudine. penso. Per esperienza sapevo che ad accarezzarlo ti restava qualcosa di indefinito sulle dita. – Spegni la luce. con prepotenza. Vicino alla riva emerse lenta una creatura splendida. Quando sentì l’orgasmo arrivare strinse a sé il compagno. Guardò Axa che continuava a fissarlo. si voltò preoccupato verso l’altro. ma Axa lo guardò soddisfatto e a lui non restò che sospirare rassegnato. Stanco di resistergli. con la punta delle dita scese lungo quel corpo. sollevandolo facilmente. doveva averlo subito. Appoggiò una mano sulla pietra fredda per sostenersi. per poi mordergli avido la spalla. Le gocce scivolavano su quella pelle candida come infiniti piccoli diamanti. l’afferrò per il collo. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  341 . Subito si abbandonò contro il suo corpo. per poi spingerlo via e allontanarsi. Si perse in quell’umido calore. Non appena il suo respiro tornò normale. Raggiunse Axa in un attimo. Gli tirò i capelli per fargli sollevare il viso e lo costrinse in un bacio violento. Poi. non subito almeno. A Iura sfuggì un piccolo sorriso: ecco finalmente la sua divinità personale. quasi totalmente immerso nell’acqua. Poi più giù. I lunghi capelli furono sollevati con gesti lenti. Quel corpo lo intossicava. fino a superare la barriera dell’acqua. Lento e leggero. I suoi occhi divertiti gli lanciavano una muta sfida. bloccandogli un braccio dietro la schiena. lo spinse verso le rocce. liberando una schiena setosa e morbida alla sola vista. era stato troppo violento. Iura non reagiva mai troppo bene a quei suoi scatti improvvisi. procurando anche in lui il piacere. Questa volta aveva esagerato.LE DIVINITÀ DEL LAGO  di Francesca Ferrara 1 dicembre Quel lago era davvero un incanto. Iura non aspettò neppure un momento prima di assaggiare quella pelle fresca. Iura continuò a spingere con sempre maggior irruenza. Axa inarcò la schiena contro il suo petto. A Iura venne da sorridere: non avrebbe mai vinto contro quel ragazzo. e di solito quello era il suo compito. Axa sollevò un braccio circondandogli il collo. accarezzandogli con la lingua la pelle del petto. Lo bloccò contro la roccia penetrandolo con forza. adorandolo. rendendolo schiavo e impuro come un comune mortale. Ma Axa lo sorprese di nuovo. Bruscamente lasciò andare quei pensieri. Axa lo stava torturando. le gambe non erano più una garanzia. Non voleva aspettare ancora. ma lui non aveva intenzione di cedere. Axa non si accorse della presenza di Iura finché non sentì le sue braccia stringerlo forte per i fianchi. Sull’acqua la luce lunare si sdraiava creando un’effimera patina d’argento. scosso da un grido di dolore e di piacere. risponde al poeta: – Mi sa che hai ragione. deformi. che però gli fa cenno di alzare la voce. e cade ai piedi della scala: immediatamente si riprende e si getta sul primo buco disponibile. da un tempo che nessuno di loro ricorda più. Qualcuno scivola sullo strato di umori vaginali. oppure è assalito a sua volta da qualcun altro. Fuori dalla porta. Si piega. L’immenso carnaio si distende a perdita d’occhio. gli sfinteri si dilatano. sopra i corpi. scivolano sul denso strato di umori che ricopre ogni cosa. i retti talmente sfondati da non riuscire più a trattenere il contenuto degli intestini. Ci sono giovani. senza interruzioni. belli. guardandosi attorno. Camminano tra i corpi. arrotolati tra di loro. mi sa che mi invento qualcos’altro! Il poeta. I membri eiaculano. sudore e sperma che ricopre gli scalini. i peni sono arrossati e coperti di cicatrici. mentre due uomini le stanno eiaculando addosso. questa cosa qua non la racconto mica. Sono solo in due a essere impegnati in un’attività che non sia orizzontale. Un’obesa sta perforando l’ano di una ragazza sui sedici anni con la gamba di una sedia. grassi. Le strade brulicano letteralmente di corpi frementi e sfiniti. l’odore del sudore si mischia a quello dello sperma. Uno di loro è penetrato da un ragazzo che al contempo manipola avidamente la vagina di una donna sui quarant’anni.IL SECONDO  di Nicolò Petruzzelli 2 dicembre La stanza è impregnata del sudore delle decine di donne e di uomini intenti a copulare brutalmente. dal momento che il gemito degli orgasmi sembra squassare il cielo. I palazzi sono gremiti di esseri umani sbavanti. che ripete la domanda più forte: – Vate. vecchi. avvicinando l’orecchio alla bocca del compagno. un tappeto di carne ansimante si srotola sulle scale. impegnata a ricevere in gola il fiotto acido di sperma di un uomo magrolino dalle fattezze asiatiche. L’uno dice qualcosa all’altro. le labbra delle vagine sono sfinite dai membri che lottano instancabili tra di loro per garantirsi l’effimero privilegio di affondare in quelle caverne polpose e pestilenziali. Molti accusano i segni degli infiniti coiti: la pelle sfrega contro altra pelle assottigliandosi sempre di più. Il primo osserva sgomento la scena. le bocche sbavano. alti. I pori dilatati dei corpi rilasciano tossine nauseabonde. 342  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . L’espressione del secondo è invece quella di chi è consumato spettatore di una rappresentazione raccapricciante a cui però non è ancora riuscito ad abituarsi del tutto. infilati gli uni dentro agli altri. L’ULTIMO DESIDERIO  di Gianmarco Amici 3 dicembre 2500 secondi all’impatto. fa capriole. Un arco di scintille multicolore ci traghetta sfrigolando nel buio improvviso. avvinghiati. ci aggrappiamo a provvisori sostegni mentre l’abitacolo ci scuote. giochiamo come se il tempo si dilatasse all’infinito. mi sfugge. pochi giorni di vita e sono già in grado di capire le stelle. Automaticamente si sono attivate le procedure d’emergenza previste per questi casi: occultamento e programma militare di difesa e contrattacco. Sento fluire un’energia . nudi come l’uomo ci ha fatto. 1545 secondi all’impatto. 1860 secondi. pare di trovarsi in un tesseratto.40 . 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  343 . 560. abbassando gli occhi. li dov’è più morbido e indifeso. Sudati. primo sintomo dell’avaria. Ride mentre i suoi capelli chiari le ondeggiano davanti agli occhi. La pelle rilascia il suo profumo segreto. femminile. Su ogni lato interno sono fissate postazioni e terminali. 1135 secondi. Ne inspiro l’essenza fino a saturarmene il cervello. sensuale.2. La voce di Madama Morte. 3. anche se le vedo solo ora per la prima volta.1. Avete mai sentito parlare di ansia da prestazione? 1470. filamenti di DNA intrecciati sul telaio della chimica. 100. fluttuiamo come naufraghi in direzione opposte. Con le labbra le inumidisco il collo proprio dietro l’orecchio. non sono le nostre vere carni quelle che si sfiorano. A breve ci vedranno e forse qualcuno esclamerà: – Guarda. – Piano – mi dice. Un tempo ci avrebbero chiamato cloni. Con un guizzo scomposto mi allungo e le afferro un piede. un ruggito metallico copre le sue parole. Le comunicazioni si sono interrotte un’ora fa. che si fanno sempre più ravvicinati e decisi. una stella cadente! Esprimi un desiderio. – è la prima volta. ma è solo il mio personaggio. verso la superficie. La voce del computer è morbida. Io sono James. è un cubo ampio e funzionale. 2270 secondi. Uno scossone ci separa. La sala principale della Eco. d’altronde. la tuta elastica le fascia il corpo come una seconda pelle. Le mie mani in realtà indugiano. Nuota nell’aria come una rana. stazione spaziale di ultima generazione. indecise su dove posarsi. Il bacino guida autonomamente i miei colpi. Sono nuovo anch’io. Sono abiti confezionati su misura. Anche ora che le nostre tute vanno alla deriva. pochi secondi prima che tenui luci di emergenza trasformino il nostro piccolo mondo in sfumature di rosso. Norma Jeane galleggia fluida davanti a me. Abbozzo un’espressione sorniona e vissuta.qualcosa si fa strada dentro di me. 2370 secondi all’impatto. 935 secondi all’impatto. Vengo proprio mentre spengo il motore. abbandonata sul sedile. Un non so che si accende nell’aria. con la chioma ricciuta. la protuberanza è troppo grossa e. Le sue gambe salgono prima. Uno. slanciata. Lei ride: – Io Charlotte. 344  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Non ci credo ancora. Ho studiato francese alle medie. M’imbatto in lei. fra poco sarò a casa. ma intenso. spinge in basso e me lo infila in bocca. è un po’ fuori strada. Procedo ancora per un po’. Che cos’è. Quando schiude le labbra riesco a vedere con la coda dell’occhio quel filo di saliva che le incolla leggermente. Fantastico di solite assurdità. un assorbente? Non avrà mica le sue cose.. Fa male? Oddio. Un brivido mi percorre l’avambraccio e sale fino al centro del petto. attribuibile per lo più a timidezza. Si sta fidando. il gioco è fatto. Anche lei ha sentito. Ma rimane composta. Cerco di ritrarre la mano. ma è come se avessi il pilota automatico. come per digerire la dura giornata di lavoro. dài! Sto guidando”. ma lei (o lui) non perde un attimo. poi sento quella sporgenza. Com’è che non l’aveva ancora caricata nessuno? Dev’essersi appena messa a fare l’autostop. Con lei però qualcosa lo farei. mi ci vuole un buon attimo per arrivare al viso. Tranquilla. – Dove vai? Risponde in francese e capisco che vuole arrivare alla stazione. Tipo top model. ma annuisco mentre il mio sguardo cade dentro una scollatura che pare un boulevard. poi devo accostare..IL pASSAGGio  di Franco Zadra 4 dicembre Sto guidando da un paio d’ore. Quasi le dico: “Ferma. Sono così morbide e carnose che mi pare di sentirle sfiorarmi il collo. La osservo di sottecchi e noto il cambiamento. Guardo la strada. Allunga la mano sinistra.. col sesso ho avuto qualche problema. ma riesco a spiaccicare solo un penoso: – Je suis Marcello. Metto in terza e con le nocche le sfioro leggermente il ginocchio. Sono già nel panico... Chiede un passaggio e la faccio salire. due e tre. lei mi prende la mano e se l’infila sotto la gonna: – Adesso tocca a te ricambiare – mi dice. Come se avessi pigiato il bottone di un telecomando la vedo illanguidirsi e farsi più vicina. mi sbottona la patta e s’infila dentro con quelle unghione da gatta. Ma capisco subito che non è questo. m’afferra la testa. Breve. inorridito. Nera. continua a crescere! – Per la miseria! – grido. Sono sempre riuscito a controllarmi. Ciucciandosi con gusto il medio.. quando finalmente comprendo. Come rifiutarmi? Eccitato al massimo allungo la mano. ma non sono mai andato oltre il consentito. perché so di essere oggetto del tuo sguardo. getto indietro la testa. finché sento un’onda fredda carezzarmi le caviglie. Nuoto lungo la costa. Ammiro soddisfatta il rosso sgargiante che riconosco starmi proprio bene. mi sfili il tanga senza neppure chiedermi il permesso e mi spingi su un enorme masso. sulla lingua avverto il sapore del sale impastarsi al gusto del trionfo. Non passano che pochi secondi e mi hai già penetrata. L’irruente amplesso è finito da un pezzo e tu mi rivolgi un’occhiata infastidita. – Di che ti lamenti? È stata tua la splendida idea di andare in vacanza facendo finta di non conoscersi. – Da domani niente topless! – sbuffi. dove stai già affondando il viso. dando sollievo a questo corpo che ti desidera da giorni. Dopo essermi sfiorata le labbra. Sento il laccio del costume allentarsi e ora ho i seni scoperti. Come ieri: sono arrivata in spiaggia a seno scoperto. così decido di arrendermi e mandare al diavolo l’orgoglio. Io sorrido di rimando. e attendere diventa sempre più invitante. Appena noto la tua figura seguire il mio esempio. Questo gioco continua ormai da una settimana. l’espressione vaga di chi finge di non saperne nulla. eppure sembra che questa soluzione estrema abbia funzionato. rivolgendo uno sguardo al cielo. Chissà… 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  345 . Sì. Oggi noto con piacere che ti sei seduto a poca distanza e sembri intenzionato a fare la mossa giusta. vedremo. ti piace. Faccio un semplice respiro. Non faccio neppure in tempo a voltarmi che avverto subito una morsa ai polsi e sei tu. prima di tuffarmi nel denso manto color smeraldo. – Mah. Gran bella soluzione alla nostra crisi di coppia! Scrolli le spalle. Non hai gradito. facendo in modo che avvinghi le gambe alla tua schiena per favorirti l’accesso. All’improvviso mi alzo dall’asciugamano e rimango immobile.SOLUZIONE ESTREMA  di Arlaune 5 dicembre Non ho mai smaltato le unghie per andare al mare. la mia terza abbondante sotto lo sguardo di tutti. giusto i secondi necessari perché tu possa inquadrare il mio sedere. vero? Avanzo di alcuni passi verso il mare. ostento resistenza. ci vedi bene: indosso un tanga parecchio sgambato. ma questa è una vacanza speciale. ma sembra che la cosa non ti interessi. Avventuri la mano fra le mie cosce. La pelle d’oca che adesso avverto è il sentore dei tuoi occhi. no? Tu adori guardarmi. in un gesto deliberatamente provocante. anche se non apprezzi quando lo fa qualcun altro. raggiungendo gli scogli che ci separeranno da occhi indiscreti. . E questo mi basta.. Entri e mi aspetti lì. provoca. partendo da quei piedi suadenti. Ride. prendo tempo. questo proprio no. – Allora. sì. è come un film di Eisenstein sulla Rivoluzione. – E se ti dico che lavoro per la CIA. fino a massaggiare il rigonfiamento indurito della patta. La ascolto affascinato. Uno sfioramento leggero vicino al ginocchio. i riflessi lucenti sui capelli. – Cos’è. Una donna bellissima. Entriamo. gli sketch di Vianello. Canzonissima con le Kessler. “Nada” intuisce. la tua cantante preferita. no. dovresti incontrare un mio amico. Sorride e mi dice: – Lo sai che prendo la pillola? – Non sono abituato all’intraprendenza delle zoccolette emancipate. davanti alla tele. l’aspetto fresco. 6 dicembre 1969 È sabato. Movimenti delicati risalgono piano piano i pantaloni. le sue gambe bellissime. Qualche minuto e io ti raggiungo. Qualcosa non torna in quello che racconta. Assomiglia molto a Nada. riprende a sfiorarmi col piede. se tu sapessi dove sono e con chi. Raffiche stridule percorrono la penombra azzurrina del salotto. ma dove? – Piazza Fontana. dimmi. Operaia. Lascio parlare. venerdì. Tu la prendi e la porti in banca. tutto quello che vuoi. – Ti posso chiedere un favore? – Sfoggia un sorriso bellissimo. D’accordo? – Sì. Non sembra avere sulle spalle una settimana di fabbrica. leggera e sorridente. “Nada”. tre turni sulle ventiquattro ore. Niente bugie: sono sposato e gliel’ho detto. ma il ristorante è quasi deserto. la tensione svanisce. Immagino il sapore di quella bocca. gli occhi. risponde: – Certo. Le guardo le mani. Sbircio sotto il tavolo. Johnny Dorelli e Raimondo Vianello. Vedo le mie mani scorrerle sul corpo come un’orda barbarica. certo.. che ridere! Ridi pure. Ti passerà una valigetta. Una scarpina abbandonata. Cosa importa? Ci sta. Un cameriere ci accompagna al tavolo. Me lo fai questo favore? Strana richiesta. “Tino il cretino”. i mugolii da zoccoletta libera e disinibita. Mia moglie è a casa. cara. Banca Nazionale dell’Agricoltura.. Mia moglie adora le Kessler. – Settimana prossima. divertiti. Certo. Mi parla di sé. 346  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Mi manca il respiro. Ha mani morbide e un po’ troppo curate. Lavorando è riuscita a laurearsi. – Be’. ci credo – rispondo. ci credi? – Ah ah ah. rauca. fasciate da collant intonati alla minigonna. me lo fai il favore? – Sorride. mi prendi in giro! Ridiamo insieme. Sento dilagare l’adrenalina. “Nada” dice qualcosa. La mia voce. – Sì. ti sei bloccato? Hai delle inibizioni o non ci credi? – Ride.CAnzoniSSiMA ‘69  di Nicolò Tambone 6 dicembre Milano. Esito. non riesco a sganciarmi da queste tre parole. A breve entreranno dalla porta d’ingresso. Quando scopi con quelle come lei puoi considerarti fottuto. Caterina è del Sistema Immunitario Imperiale. L’innesto nell’utero analizza il liquido seminale e in pochi istanti dà la risposta: geneticamente perfetto o portatore sano d’imperfezione.EVOLUZIONE  di Miller 7 dicembre A breve sfonderanno la porta d’ingresso. – Guarda pure – sibila. riconosce e blocca il nemico per consegnarlo ai purificatori. alla ricerca della profondità del presente. A breve saprò dove portano quelli come me. facendosi strada nella mia bocca. agisce. osservo il suo corpo ritto di fronte a me. non posso dire di rientrare nel primo caso. Sento la canna uscire dalla bocca. Con gli occhi ritorno sul suo basso ventre. Esploro con la lingua la cavità della canna. così come il corpo. Lei che ruota il polso e aumenta la pressione. sono stato munto come una vacca! Scoppio in una risata isterica. Mi inchino al destino: e pensare che poco fa era Caterina ad avere qualcosa in bocca. Espello anche il mio corpo imperfetto. – perché una come me non la scoperai mai più. penso. ma non riesco ad andare oltre al seno. Indossa solo gli slip. nell’increspatura degli slip. il loro lato oscuro era rintracciabile negli atteggiamenti. con la canna lunga e fredda di un’arma da fuoco puntata sulle labbra. e pensare che qualche minuto fa erano i suoi turgidi capezzoli a essere puntati contro il mio viso. Lei mi tiene sotto tiro. nella fisionomia. Le versioni precedenti erano riconoscibili. Ora sono invisibili. ma non riesce a proferire parola. vita o morte. Lei che dice di chiamarsi Caterina. Lei che mi guarda con aria schifata. Penetrato fino all’ugola da un’arma da fuoco. Lo fisso. dopo esserselo scopato. Al trentesimo piano del grattacielo di Cesenatico. Mi guarda mentre mi trascino verso la finestra. e pensare che un attimo prima il mio pene sembrava il suo unico collegamento con questo mondo. Ma il destino non pensa. Al momento è l’unico mio appiglio. Inginocchiato. Ha ragione. non riesco a farne a meno. Alzo gli occhi per riprendere il suo sguardo. Evoluzione di merda. Non riesco a fermarmi. La apro ed espello gli ultimi sussulti nel vuoto. Ben salda sui lunghi tacchi sembra inchiodata al pavimento. Evoluzione di merda. Carne e nanotubi fanno miracoli. Cazzo. L’addestramento è perfetto. Un sorriso sardonico mi trasfigura il volto. è il mio ultimo pensiero. appena sotto il promontorio. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  347 . Vide cose mai viste e l’emozione fu grande. Ma ora cambiava tutto. ma si trattava di una bramosia innocente. Vide quei capezzoli indurirsi sempre di più. Marina era a servizio da loro da quasi un anno. 348  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Mattia consumò la sua merenda in cucina e. Marina alzò gli occhi e gli sorrise. La giovane continuava a masturbarsi gettando sguardi compiaciuti a Mattia che la osservava. sempre sorridente e. adesso. ma non smise. A quel punto Marina alzò lo sguardo e si accorse di lui. cantava anche durante i lavori più faticosi. rendendolo partecipe. Era una ragazza espansiva. La prima volta fu nel pomeriggio di una domenica estiva. sedici anni racchiusi in un corpo prosperoso. ma poi.COMPLICI  di Antonio Lusci 8 dicembre Si capivano. sparse le briciole sul pavimento. cosa che a lui piaceva tanto. contornata da un alone di sanguigna vitalità come gli occhi del dodicenne Mattia non l’avevano mai vista. insinuò le mani nella peluria bruna e Mattia ebbe un tuffo al cuore. Un modo ingenuo per dare un nome a quel sentimento di possesso che cresceva di giorno in giorno. Lei. non lo avrebbe mai tramutato in una creatura aggressiva. Il ragazzo dapprima indietreggiò impaurito. si riavvicinò e continuò a guardare. stava facendo il bagno nella tinozza. Si capivano benissimo. innocenti e maliziosi allo stesso tempo. Sorrise anche lui. intuendo il tacito invito. e le dita agitarsi frenetiche tra le cosce ben tornite. lentamente. loro. La ragazza strofinò la spugna sulla pelle abbronzata e l’acqua scivolò via in piccoli rivoletti sulle sue forme sode. sospeso nel tempo e nello spazio. In preda al piacere sorrise ammiccante allo spiraglio della porta semiaperta e continuò. Marina amava mostrarsi a lui. Mattia sentiva che era un po’ come se fossero fidanzati. C’era sì malizia nel suo sguardo. così confortata. Non l’aveva mai vista né immaginata così. poiché l’attenzione di Mattia era diversa dalle solite occhiate smaniose degli uomini. e non si sentiva in colpa perché lei stava condividendo la sua intimità con lui. una giornata senza tempo in cui Mattia l’aveva scorta nel bagno. Si capivano benissimo. loro. I loro sguardi comunicavano tacitamente. Il viso si infiammò mentre il cuore scoppiava nel petto. incurante delle raccomandazioni della mamma. Marina. Si accarezzò il seno e. Marina si chinò ai suoi piedi per pulire e lui guardò il seno muoversi all’interno del vestito a fiori. godeva nell’offrire a quegli occhi il suo corpo nudo. Il tuo corpo si muove con il mio. Ansimi anche tu. Accarezzo il tuo capo posato sul mio seno. – Sei perfetta.... E lo faccio. – Sì! Voglio sposarti! – Le ultime sillabe vengono calcate di più dalla forte scossa emotiva che prende il sopravvento su di me. ti sorrido innamorata.. Ti amo. – Ti abbraccio forte. come solo tu sai fare... mi stringi come se avessi paura di perdermi. Ti sento gemere nella mia bocca. senza fermare i tuoi dolci movimenti dentro di me.. te ne stai così.. ti amo tanto.. – T-ti amo. sei dentro di me ed è la sensazione più bella del mondo. – Insieme. Obbedisco. – Amore. Amami e sarò tua per sempre. – è appena un sussurro. – Tesoro... gli occhi mi si riempiono di lacrime. Dio quanto ho aspettato questo momento.. per avvolgerla in un gioco sensuale. Dopo pochi minuti di riposo sento che stai ricominciando a muoverti dentro di me. Tremo per l’emozione. per poi lasciare che la tua bocca mi dedichi le dovute attenzioni. – Siamo venuti insieme. L’aria è colma dei nostri sospiri... così. mio.. Continui a sussurrarmi parole dolci mentre mi rendo conto di stare per toccare il cielo con un dito. amore mio. ti guardo e tu sorridi speranzoso. fermo e ansimante. aspettando la mia risposta. Non mi perderai. con amore e tenerezza. Mi carezzi la schiena e poi mi baci la fronte. e di nuovo mi ritrovo a invocarti. abbracciandoti stretto. – Stringimi. – è stato bellissimo – sospiro. quando le mie mani ti accarezzano i fianchi. insieme per sempre.InSieMe  di Valentina Abate 9 dicembre Sento le tue labbra percorrermi la pelle.. mi scosti appena. Le tue mani mi accarezzano la schiena. come una bimba che ha appena scoperto qual è il regalo di Natale. mentre la tua lingua cerca la mia. mentre sento il piacere sopraggiungere. mentre una lacrima mi sfugge dagli occhi. il tuo petto scolpito freme al passaggio della mia lingua e. mentre i nostri corpi si muovono assieme come quelle fiamme ardenti. e lo urlo con gioia quando mi fai tua.. Scivoliamo stesi sui cuscini posati sul tappeto e mi sussurri di amarmi mentre con mani esperte mi massaggi il seno. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  349 . la mia voce. ancora dentro di me. anzi. per guardarmi in viso e poi sussurrarmi: – Sposami. Il fuoco nel camino riscalda la stanza. sorrido.. Il tuo piacere mi invade nello stesso istante in cui arrivo in paradiso. e sento le tue labbra sulla pelle. per sempre. lo facciamo insieme. – Sento che non mi ci vuole molto per tornare ad ansimare. amore mio. La mia bocca si schiude in un’espressione di stupore. e le sollevò le anche per entrare maggiormente dentro di lei. uscendo quasi da lei e le si buttò dentro cercando il fondo del suo sesso. senza sforzo. la sua anima si unì a quella di lei. che lei veramente l’avesse lasciato entrare dentro di sé e che lui veramente avesse avuto il coraggio di entrare dentro di lei. faceva caldo e Mikaijll era sceso in città a fare spese. restava tra di loro. per entrare del tutto e rompere anche l’ultimo velo che ancora. Si sollevò un poco. arretrando. E lei fece un piccolo gemito che non era di piacere. e lei era così bella che a lui parve impossibile. 350  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . poi si avvicinò e la salutò. si baciarono e le loro parti più tenere si avvicinarono ed entrarono l’una nell’altra. lei che lo guardava. Chiacchierarono un poco e una luce morbida li avvolgeva entrambi. forse. E forse solo in quel momento. veramente. Poi ridendo e scherzando salirono su da lui e si toccarono. E lui stette lì a guardarla. Era una giornata di agosto. e credette di essere giunto a toccarla. Era molto bella e gentile. Per poco tutto gli parve scivolare come dovrebbe scivolare la vita. Esitò. Entrò in un negozio di stoffe ed ebbe un colpo quando la vide. pareva che il tempo non fosse passato. E la sua asta entrava e usciva da lei e lei lo prendeva e lo lasciava dentro di sé E allora lui fu travolto dal desiderio di averla di più quando già aveva avuto tutto.MORBIDE GALASSIE  di Jacopo Fo La vera storia di Mikaijll Kandinski. Lui le chiese: – Ti ha fatto male? E lei rispose: – Sì. ancora di più. dell’invasione del mondo e dei mostruosi Crow Capitolo 20 10 dicembre Il tempo era passato. si spogliarono. La volle ancora. La bramosia di possedere lei in ogni più piccolo riflesso della pelle lo scaraventò in avanti. Si toccò sforzandosi di non fare rumore. La vide sfiorarsi tra le gambe e lasciarsi sfuggire un gemito sottile.PENSIERI IMPURI  di Yu 11 dicembre Probabilmente Monica aveva creduto di essere sola nello spogliatoio. ansimando quando lo faceva lei. prima di spostarsi e fare qualche passo verso la porta. prima di chiudersi nel box doccia e lasciare che l’acqua lavasse via i suoi pensieri impuri. e lei non poté che ricambiare con un pizzico di imbarazzo. Vide le dita afferrare il capezzolo e sfregarlo mentre sospirava e lasciava l’altra mano scivolare sullo stomaco e il ventre. e riproducendo su se stessa ogni suo movimento. Lara abbassò gli occhi. E in effetti lei non avrebbe dovuto essere lì. di quelli che fanno venire l’acquolina in bocca e la voglia di toccare. Monica. deviando lo sguardo su una delle pareti. Aveva un bel corpo. e sospirò con lei. Si aprì l’accappatoio e si appoggiò nuda contro le piastrelle fredde dello spogliatoio. Monica le sorrise quando s’incrociarono al centro dello spogliatoio. stringendosi nell’accappatoio mentre l’eccitazione prendeva possesso del suo corpo. impastandosi dolcemente la carne morbida. nascosta dietro il muro divisorio. mentre si accarezzava i peli pubici e si premeva un dito oltre le labbra. Lara rimase con la fronte appoggiata alle piastrelle a riprendere fiato. Si strinse nell’accappatoio e aspettò che Monica chiudesse l’acqua. ma tenendo gli occhi sempre fissi su Monica. Si sfiorò il seno. aumentando il ritmo del dito quando lo faceva lei. Si appoggiò al muro e sospirò silenziosamente per la sensazione di piacere che sentì risalirle la spina dorsale. a quell’ora della sera. leccare. arrossendo per quegli stupidi pensieri inopportuni e molesti. Ma c’era e l’aveva vista. divaricando le gambe quando lo faceva Monica. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  351 . Lo sguardo finì sulla mano di Monica. stretta attorno a un seno candido. venendo per il suo orgasmo. con gli occhi chiusi e i denti piantati nel labbro. Ma sussultò quando un mugolio spezzò il ritmo scrosciante dell’acqua e rimbombò fino a lei. esplorare. con la porta del box doccia spalancata a mostrare il corpo nudo che riluceva sotto la luce artificiale del neon. tonico e invitante. Monica era sotto il getto d’acqua calda. Era già così duro. La pressione si fece più insistente. Non era mai stata così brava. li spalancò e rilesse in fretta il messaggio. non era quello il risultato che si aspettava. Si era presa una soddisfazione. appena due baci. Glielo succhiò piano piano e poi più avidamente. Gli occhi velati di lacrime. Che importanza poteva avere? Decise di leggere. bijou. – Dimmi quando sei libera. – Non avere fretta. Lui chiuse gli occhi e portò la testa all’indietro. Camminava a testa alta lungo il corso affollato. quasi a volerlo aprire per far strada al suo sperma. Aveva vinto. si alzò e… – Bene. Lui che apriva la lampo e lo tirava fuori. – Ecco. Non poteva credere ai suoi occhi. spogliati. subito scoppiava la passione. – Brutta stronza. appiccicoso di saliva e liquido spermatico. Un bacio sulle labbra. Le si stampò un largo sorriso sul volto e fece una giravolta su se stessa con gli occhi al cielo. in mezzo alla gente che le camminava accanto. di quei brevissimi dieci minuti che lui le concedeva di tanto in tanto in quello spazio angusto. scoprendo il suo splendido corpo vestito solo di reggiseno a balconcino e culotte. pensò Lisa. Ormai lei non poteva più accontentarsi dei suoi ritagli di tempo. Voleva di più. Si inginocchiò. bijou. Sospiri. Un beep ovattato la scosse: un SMS. quando te ne vai dopo una sveltina.LiSA  12 dicembre di Lucia D’Aiutolo   – Why not? Con aria maliziosa Lisa aveva risposto così a un ennesimo invito di lui nel retrobottega. ma aveva vinto. Si mordeva le labbra. Incapace ancora una volta di capire gli uomini. All’improvviso Lisa si fermò. Indugiò sulla punta con movimenti rotatori che convergevano verso il centro. i contorni non erano nitidi. il tempo era poco. Il tutto durò uno spazio di tempo così breve da permettergli solo di aprire gli occhi e seguirla con lo sguardo perplesso mentre si richiudeva la porta alle spalle. Ti porto in albergo. si avviò verso casa con il cuore in gola. la giusta punizione. non sapeva come. ma lo aveva perso per sempre. iniziò a leccarglielo. Ora capirai cosa provo io. ma non distingueva più le persone. Un abbraccio. dalla base verso l’alto. – Dai. Ciao. adesso vado. questo sì. 352  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Una volta dietro. Diceva proprio così. raccolse il cappotto e scomparve. Questa volta Lisa l’aveva fatta grossa. Sta’ tranquillo che ti faccio un servizio che non te lo scordi più… Si sbottonò il cappotto e lo lasciò scivolare per terra. prima di realizzare che si trovava nel pieno centro della città. Pochi passi separano ormai il mio corpo dal suo. caldo e pieno come un paesaggio in fiamme. Si spengono le luci nella sala deserta. un segno sull’asfalto che rovescia il cuore. ma che importa adesso. Nessuna reazione al passaggio della mia impronta accanto alla sua. la biglietteria e le poltrone della sala. Forse domani ti getterò via proprio come un fiore appassito. sussultare delle mani che annegano e stringono sempre più a fondo e incolliamo le labbra vicinissime come al cospetto di un antro cavernoso in cui rovesciare tutto il godimento come parole fatte di rugiada. Mi aggrappo salda a questa nuca così piccola e perfetta per allentare il continuo battito che emerge dal sesso vivo e al contempo scioglierlo. l’anima. per poi scivolare evasiva oltre le scale. Guardo lo schermo senza decifrare veramente le forme che aggrediscono l’occhio. il tempo. sostiamo nell’oscurità come due calle immobili. finché il corpo ormai unito non emette più alcun suono e si arresta. la stoffa quasi si lacera per la troppa intensità. e prima ancora che la nebbia galleggiante di quest’attesa diventi fuoco la sua bocca si fa di colpo immensa fino a bermi tutto il respiro e mangiarmi la lingua. Prima di entrare la mandorla sottile dei suoi occhi s’incurva su di me. Socchiudo gli occhi alla furia del mio mordere te che mordi me nell’aria appannata dal fiato della penombra. come se l’alito opaco del desiderio mutasse già i contorni delle cose in orlo tremolante di febbre. Poi le sue dita mi sfiorano i pistilli della carne salendomi dentro e istintiva frugo anch’io la penombra accogliendo il bel fiore galleggiante. Sollevo la testa e una scia casuale rapisce il mio sguardo: tra i contorni sfuocati del buio c’è un uomo. o forse tu congelerai questo silenzio in parole superflue. Gli occhi si aprono di scatto. l’ansimare dell’aria notturna brucia i pensieri con le sue dita torride. senza mai toccarsi. Sento la pelle dell’uomo invadermi il sangue. La voce preme per uscire. Fermi uno di fronte all’altra. come due silenzi che recedono e si aprono. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  353 .ALLA LuCe deLLo SCHerMo  di Sacha Rosel 13 dicembre In strada. Nessuno laverà via questo incontro dalla memoria. Le ombre delle nostre sagome in fuga sembrano osservarsi a distanza nel nero dell’oscurità. gridare. tagliati dai freddi lampi di luce che lo schermo proietta nell’aria. Decido di seguirlo. ancora più fluido. quando la bocca rossa di un cinema appare ferma all’orizzonte. ricordando Jack Lemmon vestito da donna. – Era tanto che non la sognavo. Quella era una porta stretta che non avrei varcato Ma. 354  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . un desiderio di piangere. per non vedere chi ora mi stava di fronte. con un riso tenue. dottore. Quanto l’ho desiderata. Mi accorsi d’essermi distratto solo quando la voce cambiò tono: calda. gentile. solo e senza amore. l’analisi intravedeva il porto. io mi sentii. vero? Sentii un fruscio e chiusi gli occhi. d’un tratto. Mi mossi a disagio. – Mi parli. Sentivo il suo calore. Una carezza. Mi rilassai sulla poltrona. nello studio in penombra. con un sorriso di speranza. – Poi la sua mano scendeva sui miei fianchi. pensando alle centinaia di articoli sul transfert e sul sesso tra paziente e analista. In fondo… Nessuno è perfetto. – Luca – dissi. Il volto incorniciato dal pizzo biondo e dai baffi appena accennati. da oltre lo schienale della chaise-longue. Tacque. pensai. e mai così – disse. raccontava un sogno in cui compariva. Bene. una gioia. finalmente. sollevando una mano verso il suo volto. lei mi baciava. e io ero in piedi di fronte a lei. Eravamo in questa stanza. Era venerdì sera e fantasticavo sull’appuntamento con Marta. dottore.NESSUNO È PERFETTO  di Alessandro Defilippi 14 dicembre La voce. Ma la voce proseguiva: – E infine. – C’era penombra. La voce riprese. Lo guardai in viso. – O forse non gliel’ho mai confessato. come adesso. mi dissi. un padre affettuoso e amabile. Qualcosa di tiepido si mosse nel mio petto. un po’ di sesso. di lì a poche ore: al Massimo proiettavano A qualcuno piace caldo. No. le spalle esili. Era una buona giornata. – Ma adesso la seduta è finita. sfiorando i miei ginocchi con i suoi. Oh. appena rotta dall’emozione. più sicura. infine. Il silenzio era caldo e pieno. Il film. mentre la voce continuava. come un vuoto. ritornò a salire. la cena leggera. con Marilyn Monroe. mentre quella sensazione nel mio petto aumentava. tacque. – Mi guardi. Non fare l’isterico. dottore. quasi intima. – La voce si spense. slanciato e sottile. mi guardi. Sorrisi. Sorrisi ancora. poi mi alzai. la prego. i fianchi stretti. pensai. e lei allungava una mano e mi toccava il viso. Stava in piedi di fronte a me. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  355 .G. Un guizzo argenteo all’angolo dell’occhio. Non sai chi è. tra le volute di fumo. lei affonda le dita nel cumulo di cenere che è stato il suo amante. Nel buio. e tu senti l’inguine pulsare dolorosamente di voglia. ti cavalca ruotando il bacino con colpi secchi e precisi. modulando dal fondo della gola un suono rauco. È calda. mentre il guizzo incolore dei suoi occhi si fa grigio e poi blu. estatica. e che come un fiume aumentano di velocità. ne ripone un pizzico in un portapillole d’argento. arde come stella e fuoco. La sua pelle. Almeno per ora. la sottile bocca pallida. e hai deciso di volerla – di volere sotto di te quella pelle diafana. serpeggiando. Ti ha fatto stendere sotto la finestra. dove si mescola ai resti di centinaia d’altri. su e giù. come un gatto che fa le fusa. traccia glifi e tatuaggi sulla pelle calda e fragrante di sudore e sesso. Vibra come la sottile corda di un violino. giù fino al punto madido e caldo dove i vostri corpi si fondono. nel suo corpo. Nemesi 15 dicembre Tutto – tutto in lei è pallido e minuto e fresco. Il suo respiro brucia più del sangue vivo. Lei si porta il liquido vischioso alle labbra. ebbro. la sua bocca. come un fiume. nella notte. il tuo sesso. le allarghi le natiche con le mani. in un concerto di estasi e terrore. affondi i denti nel tumido labbro roseo. ed è al suono ritmico di quel respiro che si strofina il resto della cenere sul corpo. perfino gli occhi. saziata. ritmicamente. con l’eco ferroso di quel pizzico di cenere che si è spinta tra le labbra prima di spogliarsi. e nell’umore stillante fra le sue cosce. le carezzi il viso con la bocca. come una perla nell’acqua scura. ora. il bel corpo latteo che si torce in preda all’estasi. il ventre. mentre lei ti prende più in profondità dentro di sé. tutto di lei arde. è come un sorso d’acqua montana. ormai. e ora si muove su di te. E la bambola di porcellana si è fatta improvvisamente viva sotto le tue dita. e ti beve il sudore dal labbro e dalla fronte. ma è troppo tardi. né occhi per piangere. e ti ergi per baciarle le palpebre. La baci con ferocia. in una polla di mobile luce lunare. i capelli così chiari da parere argentei. i fianchi che ondeggiano lenti. Persino la sua bocca. morbida e calda. Pensi di vedere i suoi occhi scintillare fiochi. come il cuore di una stella. Sa di brina. un bianco abbacinante. mentre le sue dita ti stuzzicano il petto. e persino mentre le sue trecce candide s’imporporano. e spingi. lieve. quando vi immergi la lingua. mentre il suo respiro si fa fumo. Non c’è più traccia di gelo. il tuo corpo. le intimi di prendere tutto di te. che dondola su e giù. la lingua che guizza. e grida alla luna. facendola ridere. il tuo calore. un piacere che brucia così forte da essere bianco. e sanguinare appena.Cenere  di M. d’aria frizzante. forte. e non hai più bocca per gridare. e schiudi la bocca in un grido. Ti inarchi sotto di lei. Lei non si è negata. tu vieni. L’hai vista nelle profondità scure del locale. il gusto di sale e sudore e sangue e cenere ti esplode sulla lingua. e i suoi denti si chiudono sul tuo cuore. Grazie. Per un attimo gli occhi del ragazzo s’illuminano. – Una carta – fa il ragazzo. timido come la testa di una tartaruga. Adesso Bart lo sta sbattendo con forza e lui è paonazzo. Chi vuoi fregare? penso. – I miei boxer. Alza su di me occhi pieni d’odio e io gli passo il dito medio bagnato tra il labbro superiore e il naso. Anch’io. scosto le gambe e comincio a girellare con la punta del medio intorno al clitoride. Il seno ballonzola come un tuffatore sul trampolino. Invece non dico nulla e lo scruto. Geme. e via. Bravo ragazzo. Per aggiungere un po’ di pepe – oltre all’azzeramento del debito – gli ho detto che se resto nuda potrà fare di me ciò che vorrà: quella è stata l’esca. Chi dice che alle donne le scene omosex non piacciono? Io adoro quelle maschili e Bart è perfetto. Conserva la sua dignità. Bart si riveste. Se vince la partita glieli abbuono. lui. Ho l’orgasmo. ma non grida. quando posso osservarlo mentre domina un ragazzo vergine. non mi guarda. Penultimo indumento. I ventimila che mi deve sono stati l’amo. Ho quasi quarant’anni ma la natura m’ha dotata di una compattezza tonica. – Mi devi ancora i ventimila – gli dico. – Ecco i miei slip – sempre gelida. formandogli un baffo che profuma di me. Così. in piedi. mi pare. favoleggio d’essere la sua preda. proprio lì nel mezzo. Dov’è finita la tua spavalderia? gli vorrei chiedere. 356  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . ma io gli guardo il pomo d’Adamo che va su e giù. mi deve ancora i ventimila e io posso godermi lo spettacolo di Bart. penso. deciso. – Io ne cambio due – dico gelida. Lui stira le carte e fa un sorrisetto. con finto distacco. – Il ragazzo s’alza e se li toglie. Ha pelle d’ebano che si confonde col colore dell’unico indumento che indossa. il suo sesso. Compare. Se vinco io. I suoi boxer in latex nero evidenziano forme già pronte all’uso. M’avvicino e il ragazzo è distrutto. con i suoi ventitrè centimetri marmorei. Ora nel piatto ci sono tutti i gettoni e lui ha cambiato espressione. la mia guardia del corpo. – Reggiseno – dico. che lo sodomizza. Bart è dannatamente virile ma non sono mai riuscita a convincerlo a scoparmi perché è anche dannatamente gay. invece. Mentre li sfilo lui abbassa gli occhi. Il ragazzo urla.IL DEBITO  di Paola Contarelli 16 dicembre Il ragazzo ha smarrito la sfrontatezza che mostrava a inizio partita. Ci osserva. Mi sono accorta da un bel pezzo di come m’inquadrava. così sei più eccitante… Mi distendo sulla sedia. che frigge come l’aglio in un padellino. algida. Bart invece gli dà un’occhiata ai glutei. Anche Bart. Fa parte della posta. Tiralo fuori. ai suoi seni bianchi. un ultimo sforzo! Penso alla mia prima ragazza del liceo. la paga è la stessa miseria di prima. è celato da una ciocca più scura e folta. John! Immagino la spalla di lei che sfiora la mia e si allontana fra le ombre. Penso a mamma che piange. Mamma è contenta. per un attimo ti eri distratto. perché i soldi sono pochi. ma non sanno che lavoro faccio e come ci riesco. le cosce. Rimango rapito dalla bassa foresta bionda. I nostri corpi nudi che si sfiorano. trovati un lavoro. a quella sera al chiaro di luna sulla spiaggia. la mia prima ragazza del liceo. Spingi. ziggurat del piacere. Immagino le mie mani che accarezzano i seni bianchi di lei. Spingi. John. John. s’inginocchia davanti a me e apre la bocca. Scruto la sua schiena nuda che scende bruna fino ai globi lattei dei glutei. I suoi piedi nervosi si voltano e il mio sguardo risale. insinuo lo sguardo ed esploro. Vengo! 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  357 . ai suoi occhi dolci. la sua saliva dolce che si unisce alla mia. Mostra il tuo enorme cazzo alla cinepresa. candido e incavato. si accarezzano e rimangono abbracciati sulla sabbia. a fondo. Rifletto per mesi e poi risolvo. le tue pelvi che sbattono contro il suo culo. morbide. alle sue labbra rosse. Mio padre è scomparso. snelle. ancora. Arriva un’altra donna. Voltala ancora e continua. affonda. consegnando pizze. appoggio le labbra su ciascuna e subito s’inturgidiscono e crescono nella mia bocca. infilalo e spingi. impegnato a ubriacarsi in qualche bettola e i miei sei fratelli chiedono a mamma almeno un panino per il pranzo. Cambio lavoro. Più su scavalco l’ombra dei suoi seni ed eccole lì. I miei occhi tra il suo folto ciuffo biondo. diritte. umido. Ciuffi rossicci si nascondo ai bordi delle grandi labbra umide. la mia lingua sulla sua. spingi! Le sue gambe velate dal pareo che lentamente cade e le svela. Ancora. si deve vedere quanto è grosso. il suo sesso aperto. la sua faccia contro il muro. Le bacio. i miei fratelli mangiano. io spingo ancora. Le caviglie. mostralo bene alla luce dei riflettori. Penso a mia madre che quella sera mi dice basta scuola. adesso in piedi. Penso al mio sguardo che si solleva e le percorre il ventre. le tue mani affondate nei suoi fianchi. mentre il culmine roseo. spingi che abbiamo quasi finito. Voltala. mostra il tuo grosso membro eretto.NeLLe Mente di BiG JoHn  di Marco Cartello 17 dicembre Ancora. Sbattila con forza. l’ombelico rotondo e profondo. le piccole punte rosa protese all’infuori che aspettano la mia lingua. Ho un attimo di esitazione. ma solo uno. Voglio sentire ancora di più: mi metto un dito in bocca. Sono a letto ma non riesco a prendere sonno. a pochi metri da me. Scivolo fuori dalle lenzuola. Lo infilo in bocca. in fondo. Il pomeriggio l’avevo passato a studiare. il dito scende fino ai capezzoli. Mi lascio cullare da quel torpore. sulla cassettiera in camera. Claudia morirà dalle risate. a quel pacchetto color amaranto. in un limbo di morbido velluto. – Ci vai tu! – avevano stabilito le mie amiche e io. Sto pensando che l’addio al nubilato di Claudia è tra una settimana: di tempo ne ho ancora parecchio… 358  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . Una scelta veloce. Stringo fino alla soglia del dolore. Poi. Mi giro sul fianco e provo a dormire. è la prima volta che tengo tra le mani un vibratore. Quando lo sento tra le gambe provo un brivido. e tutte le volte che ci passavo accanto lo guardavo. – Erano state le ultime parole delle ragazze prima della mia missione. Ma non ero riuscita a combinare molto: il mio pensiero andava sempre lì. – E se…? – mi chiedo ad alta voce. prima di entrare. giù. Prendo il pacchetto tra le mani e lacero la carta. ubriaca di sensazioni. Rimango lì per un tempo indefinito. avida. Ne sento la presenza. Ma alla fine mi ero decisa. – Vedrai come ci divertiremo. Riuscivano sempre a convincermi a fare le cose più strane. dopo aver provato inutilmente a protestare. Scivola con facilità: il mio sesso è morbido e zuppo di umori. Quell’oggetto è lì. la lascio scorrere nelle vene. Il contatto con le lenzuola mi solletica la pelle. Ogni lembo del corpo viene saziato. premendolo e sfregandolo contro la radice del mio piacere. – Me lo può incartare? è un regalo – avevo sottolineato con enfasi. lasciandola cadere a terra. e finisco la frase solo nei miei pensieri. Poche parole. Prima ne tocco uno. a piena bocca. per bagnarlo e farlo entrare più facilmente. Lo spingo più in profondità. ma è inutile. imbarazzanti o proibite. poi l’altro. Inizio a muoverlo dentro di me. Ne palpo la consistenza. ma non lo trattengo. Sorrido. Mi mancava solo un esame e non volevo perdere la sessione. ho una gran voglia di provarlo. sento il contatto con la lingua. L’estasi si propaga nel corpo come un’onda d’urto. Avevo sbirciato la vetrina del negozio molte volte. avevo accettato l’incarico. fino a quando non esplode l’orgasmo: è un urlo. Il contatto con il pavimento mi dà una piacevole sensazione. Mi avvolgo su di lui. lungo il collo. perché.TentAzione in AMArAnto  di Rossella Penserini 18 dicembre L’avevo appoggiato lì. Ho bisogno di ossigeno. dopo averla girata sotto di me. Quando esplodo. Poi si rilassa. L’afferro per i fianchi e. mentre cerco di coglierne l’espressione. Mi distacco. mi abbraccia. Mi prega di continuare. ma non ci riesco. mi fa oltrepassare il confine. Lei ha il viso arrossato e la sento contrarsi. Dev’essere uscita dalla doccia da poco. Mi avvicino e lei si stringe. – Non sei ancora venuto? – mi chiede con un filo di voce. abbandonandosi a peso morto. e io lo faccio. un lamento roco come non avevo mai fatto. Vorrei trattenermi. È un angelo. Il mio corpo risponde e allora mi aggancia. la sua lingua sembra un frullo d’ali intorno alla mia. Il movimento del suo bacino ha un ritmo che non avevo mai provato prima. Oggi vuole prendere il largo. lei sopra. la bestialità. Solo lì la materia diventa più accogliente. Forse è la passione dell’amore a farmi cogliere certe sfumature. La mia mente si libera da ogni delicatezza che l’amore trasmette. La sento leggera. scivolo sul pelo morbido come seta. e lei lo sa. Le sfilo il perizoma. accarezzandola lungo la schiena fino a passare con una semplice rotazione al seno sodo e morbido. emetto un vagito. in cui ti preoccupi del piacere del partner e non del tuo. mordendolo appena. Mi ritrovo sotto.L’ALLunGo deL MezzoFondiStA  di Giorgio Bona 19 dicembre Siamo in mezzo alla stanza. Scioglie i drappeggi per guadagnarsi un mondo che non le appartiene. Mi sento mancare. La sento mentre allungo la falcata digrignando i denti per allontanare la crisi. guardandola attraverso la cascata di riccioli che le inonda il viso. M’inebria il suo profumo al gelsomino. Incontro la sua bocca. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  359 . comincio a cavalcarla con foga. Sono ostaggio del suo impeto. Le stringo i capezzoli e lei riprende a farmi passare la lingua sul collo. nonostante la fatica che si accompagna al piacere. Ha ancora i capelli bagnati. Prevalgono l’istinto. come se volesse risucchiarmi dentro di lei. Sento le pareti della sua vagina serrarsi come una morsa e poi tornare elastiche come una membrana al ritmo del suo movimento. di coprire la carne rosa e viva del suo sesso. Non pensavo che quella domanda potesse eccitarmi. uno di fronte all’altra. La sento gemere più volte e l’ultimo grido sembra un gorgoglio sordo e strozzato. fino al lobo dell’orecchio. e un angelo devi vederlo sorridere. mentre sollevo le ginocchia per richiamare il fiato che si accorcia. le pare di sentire anche l’odore. Chiude gli occhi. Spintonata a ogni fermata del mezzo. Anche ora. signori’? Malu stati? – L’armigero baffuto che la squadra con ansia è una vecchia muscolosa. Si gira e… – Chi avi. le pare di sentirlo dietro di sé. Oh. Lei non si muove. godendo quelle manovre goffe e un po’ violente. e marcio per di più. vi si fondeva dandole il capogiro. Con fare indifferente agevola la cosa. Le ha fatto quasi male. Sale sul predellino. una scusa di Claudio per strusciarsi e provocarla. non le resta che affidarsi ai bei ricordi per distrarsi. quello di Claudio. Le pare un secolo che nessuno le si poggia addosso. in fondo possono finire anche altrove. Claudiuzzu. Che buon sapore. oggi. Del pesce. Eccolo! Non c’è dubbio. Dalla sua sporta fa capolino un lungo cetriolo. pensa leccandosi le labbra. Ahi. E quale ricordo migliore del corpo di Claudio? Quel corpo non aveva colpa. detesta ogni cosa. Aspetta. ormai ne ha una voglia pazza. ma ha girato per ore senza trovare nulla. Il peccato. Una sardina in scatola. sì. con l’ultima spinta. facciamolo qui! Ma proprio adesso che è pronta. ma lui le è ancora dietro. si offre meglio. Lidia odia la gente e anche il sole impietoso che le fa colare il trucco e mille goccioline di sudore tra i seni. Corpi. lo sente. Così. è uscita a comprare nuovi vestiti. a pensarci. era perfetto.Dietro  di Cinzia Pierangelini 20 dicembre La fermata è piena di gente. Non è certo Claudio. da quando Claudio l’ha lasciata. si sposta un po’. E ha fatto tardi. il tram si svuota d’improvviso. La verità è che l’abbandono l’ha messa in crisi: si vede brutta. come allora: quando per dormire assumevano la posizione del cucchiaio. Decide di voltarsi a guardarlo. In effetti. Ma è vero. la sensazione è la stessa. liscio e profumato. Possibile? Qualcosa di duro le si intrufola tra le cosce. E allora dài. Eppure. Il capolinea! Si ritrova libera. Soprattutto prendere il tram all’ora di punta. Uno sconosciuto le sta pigiando sotto il vestito il suo affare voglioso. e pian piano riesce a intrufolarsi tra la gente. L’idea di un uomo che la desideri così insolentemente da tentare un’avance sul tram comincia a eccitarla. 360  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . indesiderabile. Sì. contendendo a gomitate uno spazietto. si adattava a meraviglia al suo. Si vede che non resiste più. Come le cose buone: il pane appena sfornato o un cono da leccare all’infinito. d’altronde. ecco come si sente. Lidia odia il tram. E che roba deve avere! Altro che Claudio coi suoi continui mal di capo. Alla faccia di Claudio. sul suo membro che quasi sentivo. Con la mia mano specchio della sua. che portava piacere alla piccola bocca golosa di caramelle e di zucchero a velo. ecco la sua voce dolce e profonda che m’intimava di toccarmi. Era sempre Alex a incominciare: lui amava finire sul pesante. insistette. una sorta di estasi. deciso come la sua voce. tanto desiderato sin dalla prima volta. vogliosa. conosceva come calmarmi e poi dove portarmi. Al suono di quelle parole capii che quella telefonata sarebbe stata diversa: un brivido mi pervase la schiena. Poi il mio trasferimento complicò tutto. come mi voleva. Il mio no. irrequieto. sfuggiti e cercati. Su e giù lo cavalcavo mentre le sue mani sotto la maglietta mi sfioravano i seni. l’unico contatto soltanto il telefono. non poté non intuire. Fiero della sua preda mi conduceva in pascoli erbosi con fiori profumati. la mia mente era annebbiata. ansimavo. caldo. Ancora prima che le mie dita scivolassero nella coulotte già bagnata. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  361 . Non ero nessuno. l’amaro finì per aleggiare sui nostri volti. ma a causa dei nostri impegni. come un grillo. perché non era da me. Ero tutti. Ero diventata stranamente nervosa. palmo a palmo fuori e dentro di me. non fece che aumentare il suo desiderio. confondevo sogno e realtà e in men che non si dica mi portò su di lui. che quasi cercavo. frenetica poi. lì. dolce prima. fino a farmi crollare. come ape intorno al suo miele. come cerbiatta alla fresca fonte. tra racconti di lavoro. fluttuavano sui miei fianchi in piena agitazione. insieme. Ebbe inizio così il suo viaggio. con gusto. musica. sotto la sua guida. noi due soli. in tanti mesi sì e no che gli avevo accennato di due tipi dai quali ero regolarmente scappata. fui spaventata. gli incontri tra me e lui furono appena due e sempre fugaci. la solita a casa di amici. sapevo che se decideva avrebbe preso ciò che voleva. ero eccitata. sesso e gli amori appena nati. lui invece mille conquiste. titubante. questo per Alex era terreno fertile. L’nico che gli mancava era il mio. galeotta fu una cena. sentivo la sua presenza. Stavo cadendo. dopo un po’. il mio respiro non era più regolare. ero sua in quegli attimi. io quella più tranquilla. deciso. Lo ascoltavo e fremente lo desideravo. Alex. il mio battito aumentò. Le sere e spesso le notti erano nostre. Tutto mi avvolgeva nel piacere.Fuori e dentro di Me  di Monica Lucciola 21 dicembre Alex e io ci conoscevamo da poco più di un anno. – Ti piacerà – mi sussurrò. anche solo perché la sto guardando. sottili. sopra. Mentre tagliati verso i vent’anni. di chi non lo sa nemmeno lei. E se non è così. ma che ne sanno i gay delle donne o dei loro piedi? Quello che vedono loro non è quel che vediamo noi maschi etero. liberi. lucido.. Oh. di chi non solo non sa di avere dei bei piedi. la verità è che l’immaginario maschile è qualcosa che nessuno sa cosa e dove sia. tutti in fila. con un parziale essiccamento a microonde e successivamente reidratati con glicerina. Ma non è per questo che taglio i piedi alle donne! Noooooo! è che è un peccato che i piedi invecchino! Calli. Se è sotto. lunghi. ispessimento della pelle. Un infradito da dieci euro portato con l’eleganza chi è indifferente ai soldi. ma grosso modo so che è vero che vuol essere prigioniera. Del resto. subito trattati con formaldeide. Vero o falso che sia conta poco. va bene ugualmente. Anche se i gay si illudono di essere i creatori dell’immagine femminile. se possibile. è una di quelle curve dolci e leggere che sono così tipiche del corpo femminile. in basso. quante brutte cose accadono ai piedi. ma se è sopra ho l’impressione che il piede sia volontariamente prigioniero e che quel segno sia una catena e che sia io a tenere il prolungamento di quel vincolo. soprattutto se è circondata da un laccio di cuoio scuro.L’ArCo deL piede  di Massimo Mongai 22 dicembre In una donna mi piace vedere l’arco del piede leggermente arcuato. Che quella caviglia sia in mio potere. mi piace che sporgano insieme dall’ultimo cinturino del sandalo.200 euro. in quel momento. oh. di quella catena. dissanguati.. la caviglia è bella comunque. Mi piace la caviglia.. Danno un’idea di gioventù. non necessariamente mia. Alla curva della pianta. sotto. restano intatti per sempre! Nelle loro bellissime scarpe. onestamente. il segno sia sopra il malleolo. ma nemmeno ci pensa. 362  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . ai bellissimi piedi delle donne. diventa così sottile che quasi sembra impossibile possa sostenere la donna. nelle scatole di cristallo sulle mensole.. e questo perché quella caviglia chiede di essere mia prigioniera. Il piede. Mi piacciono le dita dei piedi. gli infradito non sono da meno. nero. di delicata fragilità. E mi piace che il laccio. duroni. nemmeno noi. di indifferente eleganza. di quel limite. Se i sandali con i tacchi sono il non plus ultra. è mille volte meglio di un paio di stilettos o pumps Dolce e Gabbana o Manolo Blanick da 1. corrisponde in alto. lì. il cinturino. la curva del dorso del piede ed entrambe definiscono il piede e quasi sempre ne fanno risaltare gli elementi più sottili. cioè l’unica vera eleganza. con la stessa voglia. lo faranno una volta la settimana. mi guardo allo specchio: quante volte abbiamo fatto sesso qui davanti? Ci eccita molto osservare i nostri corpi avvinghiati riflessi lì dentro… ecco un’altra voce: “questa è la tua vera natura. voglio farlo impazzire. calda e desiderosa di farmi godere. ne sono convinta. così la domenica ci si riposa.INCONTRI  di Ippolita D’Orso 23 dicembre La casa è avvolta dal silenzio. – Buongiorno a lei. Chissà se con sua moglie scopa allo stesso modo. Sento le sue mani appoggiarsi al sedere fasciato da una gonna stretta e corta. lo sento ansimare. inizia lentamente. chiudendo la porta. mi dice di prenderlo in bocca: inizio a leccarglielo. Sono molto agitata. credo di no. chiudi questa relazione prima che sia troppo tardi”… ma è già troppo tardi. non posso più fare a meno di lui. la stessa passione: no. ma non ce la faccio: Daniele sta venendo da me e so già che passeremo qualche ora in camera da letto. vado ad aprire. come tutte le coppie dopo qualche anno di matrimonio… “Finché morte non vi separi”… Comincia a baciarmi e a leccarmi dappertutto. sa di tabacco. M’inginocchio e comincio a masturbarlo. ammettilo!” – Buongiorno. mi sembra di essere in un’altra dimensione… c’è qualcosa di meglio. una vocina mi sussurra “una brava moglie e mamma non fa queste cose. Il suono del citofono mi spaventa. proprio come faccio io con mio marito. mi avvicina a sé. cerco la sua lingua. Daniele mi dice di fermarmi. l’oggetto del mio desiderio spinge sotto gli slip. li faccio scivolare verso il basso. cinque minuti nella posizione del missionario. del suo corpo. magari il sabato sera. vuole scoparmi davanti allo specchio. nella vita. potrei fingere di non esserci. divorati dal desiderio. Ci spogliamo guardandoci negli occhi. la sua lingua mi scivola dentro. l’unico rumore che sento è il ticchettio dell’orologio in salotto: sembra la quiete che precede la tempesta. si sofferma a lungo tra le mie gambe. E adesso mi penetra. la mia bocca rossa lo succhia lentamente. su e giù. non ti vergogni? Lascialo perdere. – Lo bacio sulla bocca. anche se per un attimo sarei tentata di non farlo. mi sforzo di restare tranquilla. mi fa sdraiare per terra. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  363 . ansimiamo con lo stesso ritmo. Apro la porta e la socchiudo. Mi sbottono la camicetta e con una mano comincio a toccarmi il seno. è così da sempre. Mentre lo aspetto con il cuore in gola. c’è qualcosa di duro sotto i pantaloni: glieli slaccio e comincio ad accarezzarlo tra le gambe. che provare queste sensazioni? No. signora – mi dice. provocandomi una strana sensazione di pericolo ed eccitazione. Il mescolarsi di sensazioni così diverse era veramente unico. – Mi vuoi scopare? Va bene. alcune con gusti molto particolari. Ma io ti taglio il testicolo destro. – Cosa? – Stai fermo. ma reggeva in mano un lungo coltello da cucina che mi appoggiò di piatto sull’interno coscia. Afferrai il libro e la colpii con quanta forza riuscivo a imprimere in quella posizione. adesso! – Col cazzo! Invece non riuscivo a muovermi. Quando li riaprii lei era ancora inginocchiata ai piedi del letto. quando stimolati da una donna tanto bella. Però Giulia era diversa. Mi abbassò i pantaloni. è la mia specialità – disse leccandosi le labbra. chiusi gli occhi per godermi fino in fondo quel momento di piacere. Chiusi la porta-finestra appena in tempo per impedirle di affondare il colpo. sentivo la sua gola sul mio glande mentre le sue mani erano su di me e le labbra mi accoglievano calde e frementi. lettura impegnativa per una collezionista di testicoli umani. il volto teso dalla furia e gli occhi verdi che lanciavano vampe al di là del vetro. provocandomi un inaspettato piacere. Venni presto e molto. Sentivo la punta fredda fra i testicoli che mi solleticava la pelle e i peli.Su CoLLezioniSte di troFei uMAni  e IL CApitALe di MArx di Lorenzo Arcozzi 24 dicembre Il termine più usato è sesso compulsivo e io ci sono dentro da più di due anni. Il coltello le cadde e io saltellai fino al balcone. – Spero ti sia piaciuto. Sdraiato sul letto. allacciandomi i pantaloni. Saltai giù atterrando sul prato mentre la sentivo gridare: – Ti ho fatto venire come nessun’altra! Ora dammi il mio testicolo! Mi appartiene! 364  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . quasi temendo di rimanere scottato dal sapore. Spogliai il suo corpo abbronzato esitando ad assaggiarlo. Preferiva essere lei a condurre il gioco: acconsentii. Paura e piacere. Sul comodino vidi un bel libro voluminoso: Il Capitale di Karl Marx. Era stupenda con il suo bel corpo sudato. Era giovane e selvaggia. e lei ingoiò tutto. Per placare il desiderio ho conosciuto molte donne. Ricominciò a usare lingua e denti sul mio pene mentre la lama continuava a pizzicarmi leggermente fra i testicoli e si spingeva anche verso l’ano. per la mia collezione. Avevo timore di una creatura tanto perfetta ai miei occhi. con i pantaloni abbassati che mi bloccavano le gambe e il pericolo di una lama troppo vicina ai genitali. sanno essere un potente connubio. l’avrebbe fatto. – Ora tagliamo! Non ne dubitai per un istante. con tutti gli annessi e i connessi. Peccato lo abbia già promesso. La messa finisce. – Quando finisci il noviziato? E poi. Guardo se mi guarda. – Perché non ci siamo incontrati prima? Abbassa la testa e torna al suo posto. Si alza. Si siede sempre lì. dove vai? Cambi convento? Spero di sì. tra le due consorelle anziane che la accompagnano. ma gli occhi mi si incollano alla sua gonna ondeggiante. proprio a quel Cristo con cui gli ingenui che mi sfilano davanti si illudono di fondersi ingoiando un pezzo di pane azzimo. Il viso incorniciato dal velo è un triangolo sensuale di carne innocente. vivo solo per questo momento. Estinguo a fatica l’incendio che mi divampa in quel momento tra le gambe. per sempre. – Non sarà facile trovare un altro chierichetto motivato come te – mi dirà don Oreste. Mi terrorizza l’idea che i fedeli si accorgano di ciò che mi succede sotto i paramenti quando me la ritrovo davanti per la Comunione. mima una genuflessione facendosi il segno della croce. So di non avere nessuna speranza. sento lo sfrigolio del cotone grezzo delle calze bianche strusciare a ogni passo che la porta via da me. nella prima panca della fila di sinistra. e insieme a quel pezzo di cialda sacra. Una fessura le cresce sulla bocca. Se riuscissi a sentire anche il suo odore credo che impazzirei. I suoi grandi occhi verdi mi trafiggono per una frazione di secondo. Spero che la portino lontano. per averlo rinuncerei volentieri a qualsiasi altro. da quando la vidi entrare in chiesa per la prima volta. in sagrestia. Intravedo la piccola lingua appuntita farsi strada tra due file di perle. grande appena perché ci passi l’ostia. Non riesco a vedere. Riceve la Comunione. Ha capito. La guardo percorrere la navata centrale fino al portone. il viso sempre rivolto in basso. Intuisco la forma delle giovani gambe. Eppure. Ci penso mentre mi cambio. Esce dalla fila incastonata fra le sue custodi. Le solite vecchie pettegole di paese le si affollano intorno. Quando lei se ne andrà me ne andrò anch’io da questa chiesa. Ho deciso di finire all’inferno. Prima di uscire si volta.LA noViziA  di Enzo Artale 25 dicembre Per fortuna non si avvicina mai abbastanza. Non so per quanto sarò ancora capace di controllarmi senza dare scandalo. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  365 . Non sopporterei più questa messa in scena. – Il corpo di Cristo… Il corpo di Cristo… Il suo è l’unico corpo che mi interessa. Cerco di fare finta di niente. Le labbra le si schiudono timide come i petali di una rosa che sboccia. mi sciolgo anch’io nella sua saliva. tastando e assaporando ogni millimetro di polpa. Appoggi la guancia sulla mia pancia.NoCCioLi e CoLteLLi  di Anna Cardelli 26 dicembre Mangiami. Mangiami. Non è di seta. beandomi del mio calore e dei tuoi brividi. Non prendertela comoda. senza remore. So perfettamente che hai l’acquolina in bocca. e non ti stupire della mia nudità. fino a quando è così duro che dovrai fare forza per spezzarmi. Ti sento. marinaio. sii il mio coltello e il mio schiavo d’amore. Non stare a guardare mentre lascio naufragare quell’ultimo spallino sino ai golfi tondi del seno. poche file più avanti di te. tutto. lasci scivolare le dita più in basso e ti accorgi che oh. Mangiami.. mi sbuccerò per te. Voglio sentire le tue mani entrarmi dentro come se con quelle dita stessi cercando di ripulirmi di tutta la polvere che con gli anni ho accumulato. la caviglia incatenata alle assi di legno di quella tua nave sgangherata così colma d’amore. la notte? Cos’altro ho scoperto di te? Tutto. al di là del cotone sottile del mio gilet. seduto su quella sedia universitaria poche file più indietro di me. così forte. Tagliami fino al nocciolo. chiudo gli occhi e sobbalzo teatralmente e tu. sentimi. e non è uno solo. E mi afferreresti i fianchi. perché non sia mai che un coltello tema la propria pesca. fino al cuore. Un paio di file più indietro di me. Procedi a remi verso quell’oasi. Temi che ti abbia scoperto? Credi che sappia come mi sogni. e ti prometto che saprò essere succosa. toccami. Se solo tu ne avessi la possibilità… mi godresti goccia dopo goccia. Assaggiami. E io inarcherei il busto così tanto che i miei seni svetterebbero verso il cielo come un’isola morbida all’orizzonte. Io il frutto e tu il coltello. nutrendoti dei miei ansiti e di quelle parole (versi) che – dolci – non posso controllare. Ammaina le vele. in quell’eterea dimensione di sogno che abbiamo faticato tanto a creare. Osservami. a lezione.. è un denso nido di velluto che ho costruito raccogliendo filo dopo filo. allora. Non c’è un corpo di seta al di là delle mie camicette di lino. Parole d’amore. non c’è nessun ricciolo con cui giocare lungo il percorso. quando sarai riuscito ad accarezzare quell’involucro morbido che mi rende una pesca così fragile. bambino. ti ritrai. Non avere paura. 366  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . accarezzandomi in silenzio nelle notti d’inverno più fredde. per te. Io sorrido. E quando lo avrai fatto. così piano. lasci che i tuoi occhi mi entrino dentro. Non te lo aspettavi. Fino in fondo. sai. lo so. Solo per te! E nel cuore rideresti. mentre gli occhi divorano i capezzoli turgidi. – Sì! – rispondi trattenendo una risata e stringendoti appena nelle spalle. una a una. il brivido leggero che ti attraversa tutta. Il chiaroscuro perfetto ha trasformato la lunga chioma liscia in un’opera astratta che sottolinea la curva dolce delle spalle. immaginando il tuo tepore tra le mie mani e sotto le mie labbra. rovinando il mio lavoro di drappeggio.. le incrocio. Una ciocca. Immergo un dito nell’acqua tiepida e ti accarezzo come solo io posso. assaporandone ogni centimetro. – sussurri roca. percorrendola adagio più volte.CAMERA OSCURA  di Elena Barsottelli 27 dicembre Il buio che mi avvolge è un amico fedele. – È come fare l’amore ogni volta.. fermandosi sulle ginocchia strette l’una all’altra. – Solletico? – soffio attraverso quella morbida cortina. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  367 . il tuo sorriso innocente e malizioso insieme. Vedo la tua pelle incresparsi sotto le mie dita che la sfiorano. Le braccia candide cingono le ginocchia. l’odore acre d’aceto che pizzica il naso e impregna gli abiti. Scivolo con i polpastrelli sugli stinchi sottili. piccoli tocchi che diventano carezze leggere corrono delicate dal seno al fianco. le mani sono studiatamente abbandonate in una posa casualmente sensuale. coprendole morbida fino ai gomiti. sollevandole. perfetti. – È bello lavorare con te. Riprendo il mio cammino sul tuo corpo e scendo. Con lo sguardo carezzo senza pudore la tua pelle. rifugiato in quel morbido nascondiglio. le tue forme si disegnano sulla carta. muovendoti come se fossi una bambola. esplorando la linea intrigante del fianco. avvertendo il tuo calore e toccandoti dove non dovrei. trattenendo l’impulso irrazionale di morderle. Ti stringo le caviglie con fermezza e. intrappolate nella seta dei tuoi capelli. poi un’altra. risalgono lente lungo le cosce. indugiano sulla pienezza dei glutei. su lungo le gambe sottili. mollemente incrociate. il profumo di casa. Il trillo del contaminuti rompe il silenzio e il mio mondo si tinge nuovamente di rosso. diafane. Le allargo un poco e incontro il tuo sguardo. il ventre piatto che muore in quella fessura calda tra le tue cosce. L’osservo incantato. come materia da plasmare insieme alla luce sulle tue membra. scivolo dai piedini nudi. – Ora devo ricominciare daccapo! – borbotto distogliendo lo sguardo che era corso ancora più giù. Sorrido appena mentre. Sbuffo e il mio respiro scivola veloce sulla curva del tuo seno. Pelle sotto le mie dita che la sfiorano appena. Percepisco il tuo sorriso. cercando il tuo volto nascosto. Sfioro le dita. imprigionando quelle di lei. il contatto lieve degli avambracci pelle contro pelle. provò vergogna ed eccitamento al contempo. Lui infranse allora le regole: solo per un breve istante aprì gli occhi e così li tenne giusto il tempo necessario per osservare il volto della sua compagna. Ancora una volta la strinse a sé serrando le braccia. sentì qualcosa sciogliersi tra le gambe. aveva detto loro il maestro. senza mai perdere il contatto.. questi sono i vostri veri occhi. il movimento ritmico e sostenuto delle reni e delle cosce e all’improvviso ciò che era mera pratica didattica divenne qualcosa di differente. Le vostre mani. i movimenti si fecero più rapidi a mano a mano che il desiderio di essere una cosa sola si impadroniva di loro. Me lo sto immaginando? si chiese. Come l’acqua. 368  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . ma non riusciva a fermarsi. dolcemente. scivolando sulla sua.CoMe L’ACquA  di Giuseppe Chiaia 28 dicembre Le gambe intrecciate. Dovete fluire l’uno dentro l’altra. i vostri piedi. i capezzoli duri. la pelle morbida delle sue braccia premeva contro la sua producendo un tiepido attrito. Stretti l’un l’altra in una soffice morsa. i piedi serrati l’un l’altro. appena accennato. mentre lei cercava agilmente di divincolarsi e contrattaccare. Lui si sorprese a saggiare con il petto il suo piccolo seno. in un bacio morbido. le palpebre serrate. le labbra appena schiuse a esalare lentamente: i due praticanti volteggiavano in rapide evoluzioni. poi fu un attimo. il danzare delle mani alla ricerca dei corpi. il morbido cedere alla pressione seguito dall’incalzare della figura contro la figura. indugiando questa volta sulle sue forme. essere come l’acqua. e ancora una volta lei prese a sfregarsi contro di lui. I sensi volarono a sondare l’intera stanza mentre un fresco odore di sandalo gli riempiva le nari. qualcosa di piacevolmente fluido. La bocca di lui fu contro la sua. le braccia protese.. il suo turgore prendere forma lento ma inesorabile. per un attimo vide le sua bocca schiudersi e la sua lingua poggiarsi lieve sul labbro inferiore. la sua lingua prese a danzargli sulle labbra ed egli si unì alla danza. non poteva smettere di cercare il suo corpo e i due presero a scivolare e a sfregarsi l’un l’altra cercando nuove vie per arrivare al contatto più completo. Pensieri alieni alla disciplina marziale si facevano strada piano piano nella sua mente: prese a immaginare il corpo di lei sinuoso e nudo stretto contro il suo. Sembra bianca a causa del colore intenso su cui naviga.L’AFFRESCO  di Ben Pastor Sulle porte degli antichi bordelli. bocche.. muscoli – furiosamente o in abbandono sereno. come se il maschio fosse esposto da sempre alle intemperie (tempo. Quel che i corpi facessero – mani. forse pagò senza fare ritorno al bordello. (Robyn Fox. ma forse tornò ancora e ancora. simile al caglio. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  369 . di quel bruno con cui i romani. la curva della caviglia. robusta. quel bordo di materasso. nel momento in cui sprofonda dietro il colle si accende d’argento contro il cielo della notte sconfitta. Pompeii and Herculaneum) 29 dicembre Era l’incavo del piede. che si deponevano con una ghirlanda di fiori nelle tombe delle fanciulle morte anzitempo. semidisteso con lei al fianco. ma in realtà ha lo stesso tono cinerino del cielo tutt’intorno. in quell’atto perduto. marinai che per quella stanza e per quel letto erano passati.. Non si vedeva altro di lei sullo sfondo di un colore sfuocato. forse mercanteggiò. imparando dagli egizi. forte. La gamba dell’antica cortigiana. proprio per quello anzi. rendevano l’abbronzatura maschile. Non si vedeva altro di lei se non quella piccola gamba tornita e lasciva sul letto. che forse gli piacque forse no. così come l’antico cliente era stato ritratto. viene interrotta da una piccola nube grigio pallido. un ginocchio piegato ad angolo. d’un biancore d’avorio come quello delle bambole romane dalle piccole teste azzimate. per il desiderio e la gioia di mercanti. o sopra. guerra. stranieri. non è dato sapere. C’era. a beneficio dei gusti del suo cliente. farcitura bianca fra strati di tinta muffosa. sul muro. snodate alle giunture. vento. spesso un affresco illustrava la specialità della ragazza che lavorava in una specifica stanza. soldati. Un ginocchio glabro e bruno. e fu l’amore stesso – alla fine – a cancellare dal muro l’attimo mercenario. Di loro non resta neanche la salsedine. o alla faccia della luna quando tramonta poco prima dell’alba. E la gamba di lui. come una chiazza che dilaga sull’orizzonte. e pur nel chiarore che avanza da est. quando a oriente una nuvola rosa acceso. in quel letto perduto. Così. il sudore. quella tinta sfuocata da cui emergeva la caviglia color di luna. così era quell’agile gamba di donna. per sempre contro il ginocchio bruno di lui. né – di lei – l’ammiccamento o il sorriso. o a una pecora mansueta nello stazzo. come quello che si osserva talvolta dopo il tramonto del sole. secoli) e la donna restasse bianca come la spuma del latte. talvolta. pelle su pelle e. lei prese la grande mano di lui e leccò via dal dorso le sue lacrime. poteva amare ancora un’ultima volta. più a se stessa che al bellissimo ragazzo che l’aveva invitata a cena appena una settimana prima. Quel prato era l’unica zona sicura. senza sballi alcolici né droghe a obnubilare i sensi. Entrambi lo pensavano. mentre tutto attorno le urla di panico iniziavano a farsi assordanti e una gigantesca sfera infuocata iniziava a solcare il cielo. Non così. stretti in dolcissimi abbracci. lo so. carne nella carne. In breve le loro mani scivolarono sulle zip dei pantaloni. che vennero lanciati lontano. quel fazzoletto d’erba l’unica oasi dove prepararsi alla fine. in conflitto fra paura e desiderio: era viva. La passione li dominò per quei pochi eterni minuti e l’orgasmo arrivò improvviso. carne nella carne. lei inginocchiata inarcò la schiena poggiando le mani sulle sue ginocchia. accelerando il movimento senza pensare a nulla che non fosse sentire lui e amarlo fino in fondo prima che tutto finisse di schianto. vivendo il momento senza scorciatoie. Andarsene insieme. All’ultimo bottone. andarsene nel pieno della coscienza. rimasero soltanto loro e la passione carnale che li stava lentamente pervadendo.NON COSÌ  di Matteo Gambaro 30 dicembre Non era così che aveva desiderato la sua prima volta con lui. che le affondava nella schiena dita forti e frementi d’indecisione. rispondevano quelli di lui. restava solo l’erba umida sulla pelle e loro stessi. poi gli morse piano il pollice e lo succhiò dolcemente. al loro primo appuntamento. la rabbia esplose in un pianto discreto. Lasciò fare. L’enorme prato fiorito era costellato di coppie seminude contorte in ogni sorta di posizione. Scivolarono via veloci anche le mutande. chiuse gli occhi e iniziò a sospirare. ma insieme avevano deciso che era l’unica scelta possibile. ma i più erano impegnati in amplessi di sesso sfrenato o. Lui sembrava gradire. Sentì slacciare il primo bottone della camicetta. lentamente. 370  365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO . d’amore. ben sapendo che trovarsi in altri quartieri in quel momento avrebbe significato morire per mano di fanatici religiosi o pazzi d’ogni sorta. ma lei lo disse per prima. Lei era inginocchiata a cavalcioni su di lui. Lui la guardò con gli occhi arrossati ormai privi di lacrime. senza voltarsi. – Non così… – in un sussurro pieno di rimpianti. facevano eco i suoi occhi. Lui si sdraiò. ma non sapeva più cosa rispondere. Alcuni piangevano. – Non qui… – disse ancora lei. All’improvviso il prato sparì con tutte le coppie in amore. così l’ho leccata. Così sondavo anche i limiti della sua voglia di essere scoperta. che certe parti di lei erano dolci. mi ha fatto una richiesta nuova: – Coprimi! Nei suoi occhi c’è l’idea che forse la deluderò. Abbiamo un anno intero di parole davanti. il calore. In quanto agli odori. Ho anche provato a scoprirla più in profondità. farsi male. Sa bene che è facile coprirla con luoghi comuni: coprirla col mio corpo. c’è un vocabolario intero di odori scritto su di lei. Con l’orecchio appoggiato al suo corpo ho ascoltato i battiti del suo cuore. però. ma anche questo gesto. Altre parole sulla pelle. tra passione e paura. è freddo. Dentro c’è Gioia nuda sul letto sfatto. L’ho scoperta con gli occhi guardandola nuda. Mi aveva detto – Scoprimi! – un certo numero di volte.I 365 Modi deLL’AMore  di Sergio Cicconi 31 dicembre Con Gioia mi piace sperimentare. altre salate o aspre. Da me Gioia si aspetta qualcosa di diverso. Mangiarla non potevo. Seni turgidi e glutei sodi e gambe spalancate fatte di parole incontrano la sua pelle. rivelare. ovviamente. affondare. Oggi è il 31 dicembre. Neanche il Kamasutra era arrivato a tanto. Ogni volta ho provato ad accogliere la sua sfida con queste parole in mente. Appoggio il foglio sul suo stomaco. Prima da lontano. come gli altri. lo apro. il fruscio che produceva muovendosi tra le lenzuola. 365 modi di declinare l’erotismo. – Scoprimi! – guardandomi con aria di sfida. in attesa di essere coperta. Eccetera. – Tre gennaio! – le dico. così che fossero solo le dita a dirmi di lei: la sua ruvidità. 365 storie per narrare l’infinita varietà di modi in cui ci si può amare. Sottopelle. Oggi. Con una lama. ricordandomi che era saporita. 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO  371 . Di baci e di carezze. il mio compito: decifrarlo. Ho provato anche a toccarla con gli occhi chiusi. Parole per coprirla con le scoperte degli altri. coprirla d’amore. scoprirsi. Scoprire significa: togliere ciò che nasconde. – Primo gennaio! – le sussurro. poi da vicino per rivelare certi dettagli. mi avvicino a Gioia e strappo la prima pagina. aprendola un po’ fino a svelare i luoghi dell’incontro tra sangue e dolore. Di ricchezza. Sul comodino c’è l’antologia dei “365 racconti erotici per un anno”. arrivare a conoscere ciò che prima era ignoto. i misteri rumorosi del suo stomaco. sarebbe solo la dichiarazione della mia sconfitta. e non c’è delusione nei suoi occhi. O potrei coprirla di vestiti. be’. Fuori nevica. E Gioia sorride. Rifletto a lungo su come soddisfare la sua richiesta. far capire. scontrare. Prendo il libro. toccare. protegge. Nuovo foglio su di lei. Finito di stampare nel mese di giugno 2010 per conto della Delos Books srl – Milano dalla Stampa Editoriale – Avellino – Printed in Italy .
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